CASUM – N. 2 Arredamento, interior design, architettura – Salone del Mobile di Milano 2015 – iSaloni

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Casa ergo sum N. 2 | 06.2015




Form Chair Form Armchair


EDITORIALE

Salone. Dentro, attorno e fuori Alla scoperta di design, know-how e creatività nella galassia dell’arredamento. Un reportage su aziende e designer, novità e icone, dal Salone dei saloni sull’eleganza del legno, come Hida, chi sugli ultimi 25 anni di produzione, come Riva 1920, chi invece su materiali e lavorazioni sostenibili al 100%, come Deco. A scrivere la nuova storia del design danese ci pensano Muuto e Normann Copenhagen, con oggetti e arredi che reinterpretano il design nordico, in chiave giovane e contemporanea. Ad Euroluce aziende come FontanaArte ed Artemide puntano ad unire design storico e tradizione alle nuove tecnologie. E se per Danese ai pezzi storici si aggiungono coloratissime e danzanti novità, per Dwc Éditions, dopo le lampade amate da Le Corbusier, arrivano nuovi progetti di architetti contemporanei o riedizioni degli anni Sessanta. Anche gli spazi espositivi raccontano storie e danno vita ad atmosfere diverse, dall’effetto notte di Foscarini, al Un pieno di energia. Come ogni anno il Salone del

bianco totale di Davide Groppi.

Mobile, i suoi satelliti e tutti gli altri pianeti della

Al SaloneUfficio c’è chi dà importanza alla persona-

sua galassia mostrano il meglio del design interna-

lizzazione delle aree di lavoro, come UniFor, e chi

zionale. La sensazione netta per espositori e visita-

mette in discussione il confine tra ambito persona-

tori è quella di essere nel posto giusto al momento

le e lavorativo, come Arper.

giusto. Ecco dunque in questo numero un reporta-

E se al SaloneSatellite si sente viva la creatività e la

ge dei principali luoghi di questa galassia: lo sfac-

voglia di mettersi in gioco di numerosi giovani desi-

cettato Salone del Mobile, i tecnologici Euroluce e

gner, al FuoriSalone la notte fa brillare luci, riflessi e

SaloneUfficio, il freschissimo SaloneSatellite e l’af-

colori, in un’esaltazione dei cinque sensi.

fascinante FuoriSalone.

Un invito alla scoperta per chi non c’è stato.

Al Salone del Mobile c’è chi punta tutto sul mix tra

Un diverso punto di vista per chi ne è già rimasto

icone e nuovi prodotti, come Zanotta ed Ercol, chi

affascinato.

emanuelemingozzi@libero.it

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PROGETTO EDITORIALE E GRAFICO

RESPONSABILITÀ

Emanuele Mingozzi

Tutte le informazioni pubblicate

emanuelemingozzi@libero.it

sono state riportate con la massima cura.

www.ming.altervista.org

L’autore declina tuttavia ogni responsabilità per eventuali errori, inesattezze ed omissioni

RINGRAZIAMENTI

contenuti nelle informazioni pubblicate

Un grazie speciale a coloro che hanno collaborato

o per eventuali errori intervenuti nella loro

con idee, stimoli e consigli per la realizzazione

riproduzione.

di questo progetto editoriale. PUBBLICAZIONE COPYRIGHT

Pubblicazione senza alcuna periodicità.

© 2015 Emanuele Mingozzi

Questo numero è stato pubblicato

Via D. Galimberti 43/E

nel mese di giugno 2015 su Issuu:

47121 Forlì (FC) Italia

www.issuu.com/casum

Tutti i diritti riservati. Sono vietate la riproduzione e la copia, sia digitali sia meccaniche, anche parziali, di tutte le fotografie, le immagini e i testi presenti su questa pubblicazione senza il consenso scritto dell’autore.

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IN COPERTINA Uno degli ambienti espositivi di Arper al SaloneUfficio, con sedie operative Aston. 6

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CASUM | N. 2 | 06.2015

In questo numero SALONE DEL MOBILE 14 20 26 30 34 36 40

Normann Copenhagen Zanotta Ercol Muuto Deco Hida Riva 1920

EUROLUCE 44 46 50 52 56 58

Danese Dcw Éditions FontanaArte Artemide Davide Groppi Foscarini

SALONEUFFICIO 62 68

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UniFor Arper


SALONESATELLITE 76 80 84 88 90 94 96 98

Christoph Friedrich Wagner David Derksen Design Johan van Hengel Aalto University Sozen Formellt Alexander Åsgård Atelier Max Lipsey

FUORISALONE 104 Viabizzuno 110 Raw 118 Università Statale

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Š Sambonet Paderno Industrie S.p.A.

www.sambonet.it

photo Mariavittoria Backhaus styling Sergio Colantuoni

LO STILE IN TAVOLA


Salone del Mobile > Normann Copenhagen e Muuto: la tradizione scandinava si rinnova > Zanotta: icone del design e idee nuove > Ercol: ecco lo stile italiano di Paola Navone > Deco: non solo imbottiti e tavolini, ora anche librerie > Hida: un omaggio alle venature del sugi > Riva 1920: una vetrina degli ultimi 25 anni, in chiave sostenibile

Sedie e poltroncine della serie Fiber di Muuto.

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SALONE DEL MOBILE

Normann Copenhagen Si allargano le famiglie Era e Form, abilmente presentate in uno stand dove ospite d’onore è il contrasto. Rigore nel design e prodotti innovativi: ecco il binomio vincente dell’azienda danese FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Una struttura di legno, una piccola ma evocativa architettura del tutto simile a quella dello scorso Salone. Eppure diversa. C’è qualcosa di nuovo quest’anno nello stand di Normann Copenhagen: tutta la forza dei contrasti giocata con l’abilità degli accostamenti. La struttura a telaio è infatti tamponata con materiali molto differenti tra loro, che danno vita a svariati mood: innanzitutto il vetro verde scuro come sfondo all’esposizione delle iconiche sedie Form, disegnate da Simon Legald. Alla serie si aggiungono quest’anno lo sgabello da bar e la seduta a dondolo, entrambe con scocca in plastica e gambe di quercia o noce. Dietro a questa quinta, un’area conversazione dall’atmosfera industriale, con rivestimenti di metallo a specchio, a pavimento e a parete. Qui è protagonista il divano, anche in versione a dondolo, che va ad ampliare la linea Era. Completa la scena Solid, tavolino con piano in marmo italiano, una strizzata d’occhio al Belpaese.

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Sedie della serie Form, disegnata da Simon Legald, alla quale si aggiungono quest’anno lo sgabello da bar e la seduta a dondolo (in questa pagina). Il fronte principale dello stand, con struttura su due piani, dove è esposta la serie Form (pagina accanto).

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Una zona pranzo, utilizzata come area riunioni, arredata con tavolo Slice, sedie Just e lampade a sospensione Bell (in questa pagina). Mood industriale per la zona conversazione con i nuovi divani della serie Era. Tavolino Solid e lampade a sospensione Amp (pagina accanto, a sinistra). La zona reception, con contenitori a parete della serie Pocket (pagina accanto, a destra).

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«Se inizialmente producevamo oggetti e accessori, ora con l’arredamento andiamo a coprire molte aree della casa» Infine un’altra area conversazione, calda e morbida, con velluto bordeaux alle pareti, moquette rossa e imbottiti nelle gradazioni dello stesso colore, completati da un tocco di rosa. L’azienda, nata nel 1999, è di Copenhagen, come ricorda il nome. «Se inizialmente producevamo oggetti e accessori, ora con l’arredamento andiamo a coprire molte aree della casa» spiega con soddisfazione l’export manager Daniel Leosson. L’azienda, che in questo Salone presenta diverse nuove varianti di serie esistenti, mira a un design curato sotto ogni punto di vista: «Una sedia deve essere bella e rifinita anche capovolta, senza fori o altri elementi vistosamente tecnici. È per questo che nella serie di sedie Form i punti di attacco per le diverse tipologie di gambe sono sempre gli stessi quattro». Un estremo rigore nel design e prodotti innovativi, ma dall’aria molto familiare. Ecco il binomio vincente di Normann Copenhagen.

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Una sedia deve essere bella e rifinita anche capovolta, senza fori o altri elementi vistosamente tecnici Daniel Leosson, export manager di Normann Copenhagen (sopra). Sui toni del rosso l’area conversazione con pareti rivestite di velluto. Divano e poltrona della serie Era, disegnata da Simon Legald, accompagnati dai pouf Circus e dal Tavolino Stay (pagina accanto).

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Zanotta Novità e pezzi iconici, che resistono allo scorrere del tempo e al susseguirsi delle mode, per un’azienda che continua a fare la storia del design italiano. A partire da un’idea FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

All’esterno dello stand, progettato da Fabio Calvi e Paolo Brambilla, campeggiano grandi pannelli bianchi con le immagini dei prodotti più iconici di Zanotta. All’interno, in un’atmosfera a luci soffuse, convivono novità e arredi che hanno contribuito alla storia del design italiano. Come Genni, poltrona con poggiapiedi progettata nel 1935 da Gabriele Mucchi, ora anche in versione nera dopo quella cromata, accostata a William, nuova linea di divani progettata da Damian Williamson. Tra le novità lo specchio rotondo Raperonozolo, progettato da Atelier Oï, in tre diverse dimensioni, con bordo intrecciato di cuoio accoppiato ad Alcantara.

Lo stand visto dall’esterno. Sui pannelli numerosi pezzi iconici di Zanotta, dagli anni Trenta in avanti (sotto). Il nuovo tavolo della serie Santiago, progettata da Frank Rettenbacher, accostato alle iconiche sedie Tonietta di Enzo Mari, disegnate nel 1985. Lampade a parete 265, di Paolo Rizzatto, per Flos (pagina accanto).

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«Quello che davvero ci interessa è l’idea che sta alla base di un arredo: è questa la chiave con la quale scegliamo cosa produrre» «Non facciamo “shopping” di designer famosi» afferma Marta Zanotta, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda. «Quello che davvero ci interessa è l’idea che sta alla base di un arredo: è questa la chiave con la quale scegliamo cosa produrre. Come abbiamo fatto per Santiago, la nuova serie di tavoli disegnata dal trentaquattrenne Frank Rettenbacher, responsabile creativo di Philips Television». E con l’industrial designer di origini austriache Zanotta collabora dal 2014, quando sono state introdotte la consolle Mina e i tavolini Emil. A selezionare i nuovi progetti in arrivo c’è un apposito team aziendale, che cerca anche attivamente nuovi talenti, per esempio al SaloneSatellite.

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Una delle diverse ambientazioni per la nuova linea di divani componibili William, disegnata da Damian Williamson. Lampade da terra Luminator di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, del 1954, per Flos. Poltrone con poggiapiedi Genni, ora proposte anche nella versione con tubolare laccato nero (pagina accanto, in alto). Marta Zanotta, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda (pagina accanto, in basso).

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La storia di Zanotta passa soprattutto attraverso i suoi prodotti, che resistono allo scorrere del tempo e al susseguirsi delle mode. È motivo d’orgoglio aziendale sapere che i propri arredi si tramandano di generazione in generazione, un po’ come avviene per i mobili di antiquariato. Per questo in azienda sono custodite le dime di ogni divano prodotto da Zanotta lungo la sua attività e si possono realizzare nuove fodere anche per imbottiti ormai fuori produzione. A ciò si aggiunge la sostituzione di parti di mobili, come pezzi di ricambio, ma in versione design. «È anche una questione di sostenibilità» conclude Marta Zanotta. «Un mobile di qualità è fatto per durare nel tempo e si evita di produrne altri per sostituirlo». Un approccio che va ben oltre la sola vendita. «Il profitto da solo non ci interessa. Come ha detto il fondatore, Aurelio Zanotta, vogliamo realizzare cultura e profitto insieme».

Poltrone e divano della serie Throw-Away, disegnata nel 1965 da Willie Landels, accostati alla poltroncina bianca Veryround e al tavolino bianco Quaderna (in questa pagina). Divano angolare della nuova serie William e tavolini Spillino 677, di Damian Williamson, ed Emil, di Frank Rettenbacher. A parete nuovi specchi Raperonzolo, disegnati da Atelier Oï (pagina accanto, in alto). Al divano William sono qui accostati un tavolino Toi e due poltrone Susanna. Appesi a parete due tavolini Cumano, di Achille Castiglioni. Lampade da terra Toio, dei fratelli Castiglioni per Flos (pagina accanto, in basso).

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Ercol Nuovi prodotti che reinterpretano alcuni pezzi storici dell’azienda e il design nordeuropeo. Ottima sintesi tra il know-how di Ercol e lo stile di due designer internazionali. Al femminile FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Un divano-nido colorato e una fluente sedia in faggio curvato. Presentate a questo Salone, Nest e Flow sono due delle novità di Ercol, azienda inglese fondata nel 1920. Il divano Nest, progettato da Paola Navone, è disponibile in due larghezze, entrambe con struttura in legno di faggio, con finitura laccata nera o opaca e tinte a base d’acqua. A sostenere l’imbottitura è una maglia di elastici che rendono la seduta più sottile e il prodotto più leggero. Come rivestimenti, infine, diverse combinazioni di tessuti colorati. «Abbiamo incontrato Paola Navone nel suo studio a Milano – racconta Edward Tadros, presidente e nipote del fondatore dell’azienda, Luciano Ercolani – e siamo rimasti positivamente colpiti dal modo in cui ha inserito nel suo luogo di lavoro alcuni pezzi vintage di Ercol. L’abbiamo quindi invitata in Inghilterra, nel nostro stabilimento a Princes Risborough, dove abbiamo parlato insieme della curvatura del legno e di come adattare il suo stile italiano a quello di Ercol».

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Attorno al tavolo della serie Romana sono disposte le nuove sedie Flow. Realizzate in legno di faggio, sono disegnate dalla giapponese Tomoko Azumi (in questa pagina). Edward Tadros, presidente e nipote del fondatore dell’azienda, Luciano Ercolani (pagina accanto).

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«Con Paola Navone abbiamo parlato insieme della curvatura del legno e di come adattare il suo stile italiano a quello di Ercol» Nest, infatti, reinterpreta in chiave contemporanea lo Studio Couch, uno dei pezzi storici di Ercol, parte della linea Originals. Sempre in faggio è la sedia impilabile Flow, progettata dalla giapponese Tomoko Azumi, che ha lavorato anche con aziende italiane, come Zilio A&C e Riva 1920. «Per Flow e Nest – spiega Edward Tadros – abbiamo scelto il legno di faggio perché è quello che più si presta ad essere curvato a vapore». Non a caso di faggio sono realizzate le storiche sedie Thonet e la Y Chair, progettata dell’olandese Hans Wegner. A differenza della Y Chair, in Flow l’elemento flesso è composto da tre parti curvate in 2D, che formano un unico sinuoso elemento nello spazio. La storia del design è e resta, insomma, un punto di partenza imprescindibile. Ercol docet.

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Due colorati divani della nuova serie Nest, progettata da Paola Navone. Tavolini della serie Originals (in questa pagina). Il divano Studio Couch, parte della linea Originals, in laccato nero. Lampada a parete Lampe Gras N° 214, di Dcw Éditions (pagina accanto).

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Muuto La nuova generazione del design scandinavo che amplia la tradizione e progetta oggetti e arredi contemporanei. All’insegna di bellezza, utilità e semplicità FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

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La freschezza di Muuto è tutta racchiusa nel suo payoff: New nordic. L’azienda danese, con sede a Copenhagen, è nata nel 2006 con la volontà di partire dalla tradizione scandinava per ampliarla all’insegna di bellezza, utilità e semplicità. Come mostra la serie di sedie Fiber, presentata nel 2014, e alla quale quest’anno si aggiunge la versione di colore rosso polveroso. Progettata dallo studio Iskos-Berlin di Copenhagen, Fiber è disponibile con quattro diversi tipi di base e anche nella versione imbottita. La scocca è costituita al 25% da trucioli di legno ottenuti dagli scarti di lavorazione dell’azienda e per il resto da polipropilene, di cui il 5% colorato. Novità assoluta è invece il pouf pentagonale Field, rivestito di tessuto, con cuciture che richiamano un pattern di campi visto dall’alto, come dice il nome.

Una zona conversazione dove domina la serie di imbottiti Oslo, disegnata dallo studio Anderssen & Voll. Dello stesso studio il nuovo pouf in primo piano, Field. Tavolini Around, di Thomas Bentzen.

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«Siamo orgogliosi dei grandi maestri scandinavi, ma Muuto vuole mostrare il design della nuova generazione» Il pouf è progettato da Anderssen & Voll, studio norvegese con sede a Oslo, che per Muuto ha disegnato anche altre serie di imbottiti: Rest, del 2011, Connect, del 2012, e Oslo, la più recente. Oggetti e arredi lasciano traspirare una giovane ma profonda consapevolezza di cosa significa fare design oggi. A confermarlo è lo stesso Peter Bonnén, fondatore e direttore di Muuto: «Siamo partiti con in mente i grandi designer scandinavi, come Arne Jacobsen. Ovviamente sono ancora grandi maestri dei quali siamo orgogliosi. Ma Muuto vuole mostrare la nuova generazione del design scandinavo». Sono 35 i designer che hanno collaborato con Muuto in questi otto anni. Quasi un decennio. E promette davvero bene.

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Sedie e poltroncine della serie Fiber, progettate dallo studio Iskos-Berlin e composte al 25% da trucioli di legno di scarto (in questa pagina e nella pagina accanto, in alto). Peter BonnĂŠn, fondatore e direttore di Muuto (pagina accanto, in basso).

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Deco Imbottiti e accessori realizzati esclusivamente con materiali naturali. E da quest’anno anche una nuova libreria componibile, dal gusto anni Cinquanta FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Sono diversi i nuovi arrivati in casa Deco. Innanzitutto Pierre e Marie, due serie di divani un po’ fuori dal comune, così come la famosa coppia di fisici Pierre e Marie Curie. Disegnate da Sara Ferrari, le due serie sono una più maschile, con linee decise, l’altra più femminile, con linee curve e rivestimento piegato agli angoli. Si aggiunge quest’anno la prima libreria firmata Deco. Si chiama Enrica ed è progettata da Federico Peri. Composizione e dettagli richiamano gli anni Cinquanta, ma lavorazione e materiali, ferro o acciaio satinato non trattato, sono all’insegna dell’innovazione. Innovazione che si esprime anche nell’utilizzo di soli materiali naturali. Gli imbottiti, infatti, hanno struttura in legno massiccio di faggio o abete certificato FSC, molle in acciaio non trattato, cinghie di juta, imbottiture di lattice naturale al 100% o di gomma naturale, tessuti naturali come lino, lana e cotone, pelle pieno fiore conciata senza l’uso di cromo, cerniere in ferro e cotone, mentre il legno è trattato solo con olio di lino. Una scelta forte, per un modo sostenibile di produrre imbottiti.

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La nuova serie di divani Pierre e la nuova libreria componibile Enrica (in questa pagina). Da destra: Davide Barzaghi, proprietario di Deco, insieme a tre membri di 3D Hubs, community di stampatori 3D, che hanno lavorato alla realizzazione dei giunti neri della struttura alle loro spalle; Francesco Pusterla e Giovanni Trapella. In basso: Asanka Wlthanaarachchi (pagina accanto, a sinistra). La nuova serie di divani Marie (pagina accanto, a destra).

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Hida Legno con finitura liscia e forme che richiamano gli anni Cinquanta per uno stile giapponese contemporaneo. All’insegna di eleganza e semplicità FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Un elogio del legno, in versione liscia. Si chiamano Kisaragi e Seoto le due levigatissime serie di arredi prodotte dall’azienda giapponese Hida, nata nel 1920. Progettate dal giapponese Motomi Kawakami, classe 1940, le due collezioni comprendono tavoli, tavolini, sedie e divani. Come ci spiega Takako Sonoda, designer interna all’azienda, Kisaragi significa “rinascita”. La serie richiama subito alla mente il design degli anni Cinquanta. Merito delle forme tondeggianti e morbide, dei tessuti materici sui toni del grigio e del beige e delle sottili gambe cuneiformi sempre poste in obliquo. Ma soprattutto giocano un ruolo fondamentale il colore e le venature del legno utilizzato: il sugi, il cosiddetto cedro giapponese (anche se di cedro non si tratta), più propriamente Cryptomeria japonica. È questa la specie più diffusa nelle grandi foreste nipponiche. Per rendere il legno più duro e adatto all’uso in arredamento, Hida ha sviluppato un processo particolare, durante il quale il prodotto semilavorato viene sottoposto a compressione a caldo, tramite apposite macchine.

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Divano, tavolino e mobile tv della serie Kisaragi, disegnata da Motomi Kawakami e realizzata in legno di sugi (in questa pagina). Le calde venature del legno di sugi nel bracciolo del divano (pagina accanto).

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Sedie e tavolo della serie Seoto, di Motomi Kawakami. Tre le essenze: quercia, noce e faggio (in questa pagina). Il legno di sugi nelle tappe della sua lavorazione: il tronco, le assi e le assi compresse a caldo, che sono piÚ robuste e di colore piÚ scuro (pagina accanto, in alto). Takako Sonoda, designer interna all’azienda (pagina accanto, in basso).

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La particolare lavorazione del sugi imprime al legno un colore più scuro e insieme più caldo Una lavorazione che imprime al legno un colore più scuro e insieme più caldo. L’altra serie, Seoto, che vuol dire “suono del ruscello”, utilizza invece tre diverse essenze: quercia e noce, provenienti dagli Stati Uniti, e faggio, importato dalla Germania. Seoto, pur avendo vari elementi comuni alla serie precedente, si distingue per i suoi piani orizzontali che sembrano fluttuare leggermente sulle gambe sottostanti, grazie a una discreta connessione indiretta. Uno stile essenziale, tutto nipponico, che vive del connubio tra eleganza e semplicità.

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Riva 1920 In vetrina i progetti degli ultimi 25 anni, con scaffalature pensate per essere riutilizzate, senza rivestimento a pavimento. Tutto nel segno della sostenibilità FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Per questo Salone l’azienda di Cantù ha scelto di presentare molti dei prodotti realizzati in questo ultimo quarto di secolo. Una sorta di grande vetrina che testimonia le numerose collaborazioni tra l’azienda e tanti designer, italiani e stranieri. «Quest’anno per noi è un anno particolare – spiega Maurizio Riva, contitolare di Riva 1920 – è il nostro 95esimo anniversario. I prodotti nuovi sono volutamente pochi, perché mettere continuamente in produzione diverse novità significa “bruciare” altrettanti progetti». Lungo tre lati del perimetro dello stand, progettato da Terry Dwan, art director e designer per Riva 1920, sono disposte alte scaffalature metalliche industriali, modulari e regolabili, che sostengono numerosi pallet, dove stagliano gli arredi. Scaffalature cantilever che verranno poi riutilizzate presso il magazzino dell’azienda. Al centro dello stand una struttura su due livelli, con alcune ambientazioni al piano terra e uno spazio privato per eventi al primo piano. Nessun rivestimento a terra, la pavimentazione di calcestruzzo del padiglione è a vista. Un’ulteriore scelta all’insegna della sostenibilità.

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Il tavolo Riflessi Millenari, con piano in kauri e base in acciaio, disegnato da Helidon Xhixha, (in questa pagina). L’esterno dello stand, dove risaltano numerosi sgabelli, esposti nella struttura metallica da magazzino (pagina accanto).

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Euroluce > Danese: ballerine seducenti, connubio di aria e luce > Dcw Éditions: riedizioni anni Sessanta e lampade tecno chic > FontanaArte: in scatola è la luce, sempre più a led > Artemide: l’innovazione, da Murano alle onde luminose > Davide Groppi: una casa minimale, dove la semplicità è fascino > Foscarini: i prodotti vanno in acropoli

Lampade a sospensione In the Tube di Dcw Éditions.

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EUROLUCE

Danese Una danza fresca e luminosa sui toni del giallo e del fucsia. Un progetto elvetico, innovativo e affascinante, per un marchio storico del made in Italy FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Tra le diverse novità di Danese, Les Danseuses è con molta probabilità la più affascinante. Lo storico marchio del design italiano, fondato nel 1957 e ora parte del Gruppo Artemide, presenta a quest’edizione di Euroluce una lampada a sospensione che sembra danzare. Progettata dallo studio svizzero Atelier Oï, Les Danseuses è pensata per migliorare la qualità ambientale del luogo in cui si trova, non solo a livello luminoso. Allo stelo che sostiene il corpo illuminante è collegato un disco, con intorno un tessuto, a formare una sorta di abito da ballerina. Una volta attivata la funzione ventilatore, il disco comincia a ruotare, aprendosi sempre di più all’aumentare della velocità. I tagli al laser effettuati nel tessuto, nero all’esterno e colorato all’interno, sono studiati in relazione alle forze centrifughe e centripete e alla capacità di muovere l’aria senza il rischio di strappi. Il progetto è complesso. Il risultato è semplicemente affascinante.

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Les Danseuses, la nuova lampada-ventilatore disegnata dallo studio svizzero Atelier O誰, in tre diversi colori (in questa pagina e nella pagina accanto).

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EUROLUCE

Dcw Éditions L’azienda parigina amplia la famiglia Lampe Gras e riedita una lampada a sospensione del 1969. Entra in scena anche In the Tube, disegnata dell’affiatato duo Perrault e Lauriot-Prévost FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Le Rouge et le Noir. Sono questi i colori che stagliano nello stand di Dcw Éditions a Euroluce 2015. Il rosso riveste quasi interamente le pareti e la copertura a due falde, un chiaro richiamo al concetto base di casa. Il nero è il colore principale dei prodotti dell’azienda parigina, che alle riedizioni di lampade e arredi storici abbina nuove serie contemporanee. Innanzitutto Lampe Gras, progettata nel 1921 da Bernard-Albin Gras e utilizzata da tantissimi maestri del XX secolo, da Le Corbusier in avanti. La collezione comprende svariati modelli, alcuni pensati per l’esterno. Nuovi sono i paralumi in rame lucido e grezzo, Les Acrobates de Gras, lampade a sospensione con cavi tesi in diagonale, e Les Mobilier de Gras, piccoli piani di appoggio a parete con Lampe Gras integrate, nella versione comodino o scrivania. Progettata nel 1969 dall’architetto francese Bertrand Balas, la lampada a sospensione Here Comes the Sun, rieditata quest’anno, è disponibile in cinque misure e quattro finiture.

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La nuova serie di lampade Here Comes the Sun, riedizione dell’originale disegnato da Bertrand Balas nel 1969 (in questa pagina). Lampe Gras XL Outdoor, versione da esterni della storica serie di lampade progettata nel 1921 da Bernard-Albin Gras (pagina accanto) .

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Lampade a sospensione della nuova serie In the Tube, disegnata da Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost . Sul piano rosso, album con foto e disegni dei prodotti dell’azienda (in questa pagina). Les Acrobates de Gras, novità nell’assortimento di Lampe Gras (pagina accanto).

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Les Acrobates de Gras: la nuova serie di Lampe Gras, dove l’equilibrio e il movimento sono protagonisti Novità assoluta è la lampada In the Tube, disponibile in cinque misure e nelle finiture rame, oro e argento, utilizzabile a sospensione o a parete, sia in interni sia in esterni. Disegnata da Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost, la lampada è stata poeticamente presentata anche al FuoriSalone, presso il negozio Raw in zona Brera. In un’atmosfera da bosco incantato.

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FontanaArte Grandi scatole racchiudono le novità luminose, in un’atmosfera movimentata e multicolore. Sempre più spazio al led, anche per le lampade storiche FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

L’intero allestimento dello stand di FontanaArte, progettato dagli architetti Fabio Calvi e Paolo Brambilla, utilizza come elemento base la scatola. A partire dalle pareti esterne, disegnate come una serie di scatole accatastate con aperture puntuali, per mostrare alcuni prodotti o selezionare una vista dello spazio espositivo. All’interno, elementi scatolari di varie dimensioni mettono in mostra le novità dell’azienda milanese, che punta sempre più sul led, anche nei modelli storici. Le scatole, bianche fuori e colorate dentro, sembrano rappresentare stanze in miniatura. A movimentare quest’elemento base sono le alette, che si aprono lungo i quattro lati in modo irregolare. Unico ambiente dello stand completamente coperto è la zona conversazione, illuminata da Igloo, lampada a sospensione di Studio Klass, e Blom, lampada da tavolo di Andreas Engesvik, entrambe vincitrici del Red Dot Award. Uno spazio espositivo che dà voce alla variegata e multiforme collezione di FontanaArte, da Gae Aulenti a Karim Rashid.

La zona conversazione, con lampade a sospensione Igloo, disegnate da Studio Klass, e lampade da tavolo Blom, di Andreas Engesvik.

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L’interno dello stand, con grandi scatole dove sono esposte le novità (in questa pagina).

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Artemide Lampade di vetro di murano, con tecnologia led, firmate da architetti e designer internazionali. Ma anche una serie che gioca con la trasparenza e un prototipo che studia le lunghezze d’onda della luce. Quando la ricerca è alla base di tutto FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Come tenere insieme design storico e innovazione? Per Artemide la via è chiara. Tutto sta nella ricerca che precede il prodotto e nei valori di cui si fa portatore. E proprio per la ricerca l’azienda dispone di un apposito centro presso la sede di Pregnana Milanese. «I nostri prodotti non passano di moda – afferma Laura Salviati, del reparto marketing di Artemide – come nel caso di Tolomeo: ha circa trent’anni, ma non li dimostra, sembra nuova». E proprio Tolomeo, progettata nel 1986 da Michele de Lucchi e Giancarlo Fassina e rivisitata nel tempo con numerose varianti, non smette mai di stupire. Quest’anno eccola in versione da esterno, con paralume di tessuto a trama grossa, in nero o beige. Diverse sono le novità con paralumi di vetro di Murano, ormai una tradizione per Artemide. Innanzitutto Lutetia, disegnata dall’architetto francese Jean-Michel Wilmotte, dalla forma a goccia e dotata di un led ad alta potenza.

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Lutetia, lampada a sospensione con paralume di vetro di Murano, disegnata da Jean-Michel Wilmotte (in questa pagina). La serie Tolomeo nella nuova versione da esterni, con paralume di tessuto a trama grossa (pagina accanto).

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Poi la serie Vigo, progettata dall’architetto inglese David Chipperfield. Disponibile nelle versioni a sospensione, a parete e da terra, è una chiara reinterpretazione di Conica, un precedente modello disegnato sempre da Chipperfield per Artemide. Del designer israeliano Arik Levy sono le due sospensioni Reverso Conic e Reverso Strip, caratterizzate da paralumi che possono essere capovolti per modificare l’effetto estetico e luminoso. Reverso è prodotta nelle varianti colorate o neutra, con una fascia decorativa a incisioni oblique. Decisamente più tecnologiche le lampade della serie Discovery, disegnate dal fondatore e presidente di Artemide, Ernesto Gismondi. Sono costituite da un disco di polimetilmetacrilato, che si illumina grazie ad una serie di led inseriti lungo il profilo circolare di alluminio. La loro particolarità sta nel fatto che a luce spenta la superficie del disco risulta trasparente, se accesa, appare quasi opaca. Infine Spectral Light, prototipo di Philippe Rahm, che si basa sullo studio delle lunghezze d’onda della luce visibili dagli esseri viventi, uomo compreso. Passato e futuro s’incontrano: dalla storia del vetro di Murano alla ricerca sulla percezione della luce.

Prodotti che non passano di moda, perché uniscono la tradizione alla ricerca. Dal vetro di Murano allo studio delle onde luminose

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Lampade a sospensione della serie Reverso Conic, disegnata da Arik Levy. Paralumi reversibili in vetro di Murano, in diversi colori e finiture (in questa pagina). La nuova serie di lampade Vigo, di David Chipperfield, disponibile nelle versioni da terra, da parete e a sospensione (pagina accanto).

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EUROLUCE

Davide Groppi Uno stand di nitida composizione accoglie novità e pezzi forti dell’azienda. Dove la semplicità va a nozze con l’innovazione. Perché, parafrasando Mies van der Rohe, led is more FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Pareti bianche di cartongesso, struttura metallica volutamente lasciata a vista. Punta sulla semplicità e sulla verticalità lo stand dell’azienda piacentina a quest’edizione di Euroluce. La parte racchiusa dalle pareti copre solo la metà dell’area dello stand, lasciando un ampio spazio aperto arredato con una reception, due panche e quattro tipi di lampade, di cui uno, Sampei, spicca per la sua altezza. L’arretramento rispetto al fronte dell’area ricorda l’impostazione di Mies van der Rohe nella realizzazione del Seagram Building a New York. Una specie di piccola piazza che accoglie i visitatori e che media tra le corsie e lo spazio chiuso dello stand. All’interno un’atmosfera intima e raccolta, dove sono presentate, in piccole e minimali ambientazioni, le nuove lampade, innovative, molte delle quali progettate personalmente da Davide Groppi. Dalle sospensioni Cathode, Perfect Lovers e Simbiosi alla nuova versione da terra di Tetatet, ironicamente chiamata Tetater. Tutte con una limpida quanto essenziale visione del fare luce. Ovviamente a led.

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Il fronte principale dello stand, con una coppia di Sampei, slanciate lampade da terra disegnate nel 2011 da Davide Groppi ed Enzo Calabrese, Compasso d’Oro ADI 2014 (in questa pagina). All’interno dello stand molte novità e qualche pezzo già a catalogo (pagina accanto).

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EUROLUCE

Foscarini Un grande spazio con pedane degradanti dove convivono novità, riedizioni e pezzi iconici. Con sfondo scuro e parallelepipedi bianchi a soffitto FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Atmosfera effetto notte nello stand di Foscarini, progettato dall’architetto Ferruccio Laviani. Anche lo spazio espositivo a Euroluce 2013 era firmato da Laviani, ma quest’anno si è scelto di realizzare un unico vasto ambiente gradonato, una sorta di acropoli-vetrina. Sullo sfondo scuro e neutro stagliano semplici superfici bianche, dove sono collocate le lampade da terra e da tavolo, e ancor più candidi parallelepipedi appesi a soffitto, dai quali scendono le sospensioni. Convivono in questo spazio novità, riedizioni e pezzi divenuti ormai simbolo dell’azienda: come Supernova, sempre di Laviani, o Caboche, di Patricia Urquiola ed Eliana Gerotto, ora anche in versione led. A confermare la stretta collaborazione tra Foscarini e Ferruccio Laviani, è l’installazione al FuoriSalone, Tunnel of Light, presso lo store Foscarini di via Fiori Chiari 28, in zona Brera. Qui, al contrario, domina il rosso. Una lunga galleria dal sapore un po’ space age.

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Il grande logo di Foscarini campeggia all’angolo dello stand, progettato, come gli anni passati, da Ferruccio Laviani (in questa pagina). Nell’ambiente color blu di Prussia stagliano le superfici bianche, che fanno da supporto alle lampade (pagina accanto).

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Ercol Furniture Ltd, Summerleys Road, Princes Risborough, Bucks. HP27 9PX. UK


SaloneUfficio > UniFor: nuova vita al legno per l’ufficio. Michele De Lucchi sceglie la personalità, Jean Nouvel Design la flessibilità > Arper: uno stand dal progetto internazionale, per prodotti che vanno oltre alla consueta separazione tra casa e ufficio

Un’area di lavoro con arredi di Arper.

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SALONEUFFICIO

UniFor Michele De Lucchi e Jean Nouvel Design danno una nuova veste al legno come materiale per l’ufficio. Dove linoleum e alluminio si uniscono in un tavolo minimale dal piano sottilissimo FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

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Rosso e vetro trasparente dominano la composizione dello spazio espositivo di UniFor a quest’edizione del SaloneUfficio. Una struttura che è anche un prodotto: Parete SC&A, disegnata dallo Studio Cerri & Associati, che ha progettato anche lo stand. Sottili pilastri di acciaio cromato sono circondati da lastre di vetro a tutt’altezza, alcune fisse, altre scorrevoli. A sovrastarle una fascia opaca, costituita da pannelli rossi, su cui campeggia il logo di UniFor, azienda parte del Gruppo Molteni. Lo stand, simile a quello di Orgatec 2014 a Colonia, è tripartito: nella fascia centrale, aperta sui lati corti, due progetti di Michele De Lucchi. Hatch è un sistema basato su pannelli grigliati di noce canaletto, per comporre pareti divisorie con varchi attrezzati, aree di lavoro o di conversazione dal tono caldo e accogliente.

Cases, la nuova serie componibile di contenitori e piani di lavoro, progettata da Jean Nouvel Design.

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Unico vincolo per la composizione degli elementi contenitivi di Cases è che quelli metallici stiano sotto a quelli in multistrato di pioppo. Gli elementi metallici fungono anche da seduta e gradino per raggiungere i ripiani piÚ in alto (in questa pagina). Hatch, il nuovo sistema progettato da Michele De Lucchi (pagina accanto).

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Studiolo è un moderno secretaire, realizzato in legno e vetro trasparente. Una specie di vetrina, come dice De Lucchi, per mettere in mostra i propri strumenti di lavoro e, quindi, la propria personalità. Dodici nuovi colori si aggiungono ai due esistenti per il tavolo della serie Less Less, progettata dallo studio Jean Nouvel Design. Il tavolo, dal piano in apparenza davvero sottile, ha struttura in alluminio e superficie di lavoro rivestita di Furniture Linoleum, un particolare tipo di linoleum per l’arredamento, prodotto dall’azienda svizzera Forbo. Il vero ospite d’onore, però, è il nuovo sistema componibile Cases, sempre di Jean Nouvel Design. Gli elementi contenitori sono di metallo o di multistrato di pioppo tinto in tre colorazioni, sia a giorno sia con ante. Sulla superficie esterna, piccoli fori disposti secondo una maglia uniforme permettono di unire i moduli tra loro. A completare il sistema, aerei e resistenti piani di lavoro, che poggiano su piastre ancorate ai mobili contenitori. I vari elementi sono liberamente posizionabili, a formare totem contenitivi, grandi isole di lavoro o piccole postazioni personalizzate. Un nuovo modo di fare ufficio, dove la regola è la libertà compositiva.

Soluzioni altamente personalizzabili, all’insegna della componibilità. Per una flessibilità lavorativa che parte dagli arredi

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Studiolo è un moderno secretaire. Una specie di vetrina, per mettere in mostra i propri strumenti di lavoro, la propria personalità Studiolo, il nuovo secretaire progettato da Michele De Lucchi (sopra). Lo stand è delimitato da Parete SC&A, un sistema disegnato da Studio Cerri & Associati, che ha progettato anche lo spazio espositivo (pagina accanto).

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SALONEUFFICIO

Arper Mimetica tecnologia all’avanguardia per arredi versatili. Tra casa e ufficio FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Cinque stanze per cinque colori: rosso, giallo, bianco, grigio chiaro e scuro. Trait d’union di questi elementi è il rivestimento esterno di legno chiaro, lo stesso utilizzato anche per il logo in rilievo. A progettare questo stand al SaloneUfficio e quello al Salone del Mobile, tre diversi studi: per la parte architettonica il newyorkese 2x4, per la direzione creativa e comunicazione il barcellonese Lievore Altherr Molina e per lo styling Studio Bakker, di Amsterdam. Un team internazionale per un’azienda che punta sulla versatilità dei propri arredi. Sedute, tavoli e tutti gli altri elementi sono infatti pensati secondo il binomio life/work, cioè adattabili ad ambienti domestici o lavorativi. Con un alto contenuto tecnologico, sempre discreto, mai messo in mostra. A risaltare sono la semplicità e la pulizia del design. Caso esemplare è la nuova serie di pannelli fonoassorbenti Parentesit, in svariati colori e forme, che danno alla parete un deciso tono grafico. Luci a led e un sistema di diffusione sonora completano le funzionalità del prodotto, progettato dallo studio Lievore Altherr Molina, lo stesso che ha firmato anche la linea di sedute operative Kinesit. Lanciate in occasione di Orgatec 2014, sono caratterizzate da rivestimenti bicolore e comandi nascosti nella seduta, ai quali quest’anno si aggiungono i nuovi braccioli regolabili con movimento 2D. Infine, con la nuova serie di imbottiti Steeve, disegnata dal francese Studio Massaud, Arper elimina le cuciture da braccioli e schienale, per un ciclo produttivo decisamente più efficiente. La serie comprende panche, poltrone e divani, rivestiti in pelle o tessuto, con lati esterni di schienale e braccioli in legno, disponibile in diverse essenze. Eleganza domestica e tecnologia professionale, insomma. Perché sempre più mutevole è il confine tra sfera personale e lavorativa.

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Tre sedute operative Aston, progettate da Studio Massaud, e pannelli fonoassorbenti gialli della serie Parentesit, disegnata dallo studio Lievore Altherr Molina.

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Sulle pareti esterne, impiallacciate di legno chiaro, sono appesi blocchi di fogli con i prodotti di Arper, per un catalogo personalizzato e self service, pi첫 sostenibile e dal forte impatto visivo (in questa pagina). Nello stand spiccano i colori dei cinque ambienti espositivi (pagina accanto).

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Sedia operativa Kinesit e pannelli fonoassorbenti Parentesit, entrambi disegnati dallo studio Lievore Altherr Molina. Tavolo Cross, progettato da Fattorini+Rizzini+Partners (in questa pagina). Serie di divani Steeve, disegnata da Studio Massaud, con rivestimento di schienale e braccioli privo di cuciture (pagina accanto).

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MOIRÉ JEWELRY

WWW.DAVIDDERKSEN.NL


SaloneSatellite > Christoph Friedrich Wagner: stessa idea, prodotti diversi > David Derksen Design e Atelier Max Lipsey: mille mondi per mille progetti > Johan van Hengel: una sottile sorpresa > Aalto University: un satellite nel Satellite > Sozen: tradizione remix > Formellt: una famiglia colorata > Alexander Åsgård: la flessibilità, sempre

Lampada Moiré Light, di David Derksen Design

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SALONESATELLITE

Christoph Friedrich Wagner Lampade minimali e versatili, con lucidi dischi in cinque finiture. Accompagnate da mobili con piani di rovere e slanciate gambe metalliche FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Whizz Kid, Vladimir e Grigor. Sono questi i nomi di lampade e arredi progettati e prototipati dal designer tedesco Christoph Friedrich Wagner, per la seconda volta consecutiva al SaloneSatellite. Architetto di formazione e con alle spalle tre anni di apprendistato per imparare a lavorare il metallo, nel 2011, un anno dopo la laurea, ha aperto un suo studio di architettura a Francoforte. Non solo product design, ma anche progettazione di interni, soprattutto appartamenti. Whizz Kid è una serie basata su un corpo lampada base, che dà forma alle versioni a sospensione e da appoggio, sia con stelo, sia senza. La laccatura nera all’esterno fa risaltare il disco sul quale si innesta la lampadina. Disco proposto nelle finiture lucide rame, bronzo, ottone e acciaio inossidabile. Una serie elegante con un design minimale, che rievoca mood del passato, un po’ anni Cinquanta.

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Tavolini della serie Vladimir, con piani di rovere europeo oliato e barre di metallo (in questa pagina). Christoph Friedrich Wagner, designer e architetto, con studio a Francoforte (pagina accanto).

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Vladimir e Grigor sono entrambi realizzati con piani di rovere europeo oliato e barre di metallo. La serie di arredi Vladimir comprende tavolo, tavolino e sgabello e sfrutta unicamente l’inclinazione delle barre per sostenere il piano di legno inferiore. Con lo stesso sistema è realizzata Grigor, scrivania dotata di un minimale contenitore nero per la cancelleria, da tenere sopra o sotto il piano di lavoro. Due idee base reggono dunque l’intera produzione proposta del designer tedesco a questo SaloneSatellite: quella di Whizz Kid, dove un unico corpo lampada assolve ai diversi usi, e quella delle due linee di arredi Vladimir e Grigor, entrambe basate sullo stesso principio compositivo. Come semi, che contengono in sé la grandezza e la precisione dell’intero albero.

Due idee base reggono l’intera produzione proposta del designer tedesco a questo SaloneSatellite

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Le tre serie Whizz Kid, Vladimir e Grigor all’interno dello stand (in questa pagina). Tavolo e sgabello della serie Vladimir, sospensioni Whizz Kid (pagina accanto, a sinistra). Scrivania Grigor con sgabello Vladimir, realizzati con gli stessi materiali (pagina accanto, a destra).

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SALONESATELLITE

David Derksen Design Discipline diverse ispirano l’affascinante produzione del designer olandese. Oggetti mai autoreferenziali, sempre allusivi, dalle caraffe alle lampade, passando per gioielli e incisioni FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Architetture da tavolo, caraffe da laboratorio, lampade e gioielli ad effetto. È pieno di riferimenti e rivisitazioni il variegato mondo di David Derksen, designer con studio a Rotterdam, che partecipa al SaloneSatellite con altri giovani talenti olandesi. New York City, Chicago o San Francisco? Porta sul tavolo un’intera città la serie Table Architecture, composta da vassoi, piccoli contenitori e candelabri. Una città che vive grazie al salto di scala e a una buona dose di immaginazione: pareti di metallo perforato laccato, piani di vetro riflettente e supporti di calcestruzzo. 1L Carafe sembra appena uscita da un laboratorio chimico: ecco la peculiarità di questa caraffa, che fa delle tacche di misurazione un elemento decorativo. È proposta in quattro differenti versioni di pattern, sempre con la stessa capienza: un litro, come suggerisce il nome.

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Lampade della serie MoirĂŠ Light, nelle tre versioni con dischi in acciaio inox, ottone o rame (in questa pagina). Ruotando, i due dischi che compongono la lampada generano effetti ottici e luminosi diversi (pagina accanto).

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Infine il più illuminante dei prodotti del designer: Moiré Light. Evoluzione della serie di gioielli presentata nel 2014 al FuoriSalone, questa lampada si basa sull’effetto moiré, generato in questo caso da due identici layer metallici sovrapposti. Muovendo una levetta attorno alla lampada è possibile far girare uno dei due dischi, dando così vita a diversi pattern luminosi. Tre le versioni per i dischi: acciaio inox, ottone e rame. Ed è proprio il rame a dar vita al Copper Project, frutto della ricerca su storia e lavorazione di questo metallo. Al progetto appartengono la Mining Bowl, ciotola che riprende le forme di una miniera a cielo aperto, e History, serie di lamine di rame incise con soggetti fotografici. E soprattutto le Mining Etchings, incisioni che rappresentano le cave viste dal satellite, presentate al FuoriSalone di quest’anno, in zona Tortona. Una produzione basata su ricerca e immaginazione. Arricchita dal contributo di ambiti diversi, dalla chimica alla fotografia, dalla storia all’architettura.

«Per la serie Table Architecture mi sono ispirato alle architetture urbane componendo vassoi, piccoli contenitori e candelabri»

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Table Architecture, serie di vassoi, piccoli contenitori e candelabri (in questa pagina). David Derksen, designer olandese di Rotterdam (pagina accanto, a sinistra). Le caraffe della serie 1L Carafe (pagina accanto, a destra).

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Johan van Hengel Linee asciutte e imbottiture extra. Per lampade e arredi che sorprendono, ma in modo sottile FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Lampade a sospensione a mezzaluna, imbottiture abbondanti per sedie e poltrone e per finire rigorosi portatutto da parete, che si animano con riviste, buste e disegni. L’ottica di Johan van Hengel, designer olandese con base a Rotterdam, è quella di generare in chi vede o utilizza i suoi prodotti una sottile sorpresa. Il tavolino Tor, progettato nel 2011 in collaborazione con Ralf Lambie, è stato messo in produzione da Montis, mentre i prodotti presentati al SaloneSatellite di quest’anno sono prototipi. La lampada Amulet trae ispirazione dalla gioielleria, come ricorda il nome, ed è sospesa a due fili, proprio come una collana. L’aspetto grafico e bidimensionale della lampada, rivestita di feltro o frassino, è reso possibile dall’utilizzo di una striscia led come fonte luminosa. La poltrona Contour è caratterizzata da quattro elementi imbottiti (seduta, schienale e due braccioli), tenuti assieme dai quattro elementi verticali di legno, extra smussati. Un design nitido e accattivante. Oggetti che chiedono solo di essere vissuti.

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Poltrona Contour, con imbottitura abbondante e struttura in legno. A parete contenitori multiuso, in lamiera piegata, laccata in diversi colori (in questa pagina). Dettaglio della poltrona Contour, la cui sottile struttura di legno si inserisce tra i blocchi imbottiti (pagina accanto).

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La lampada Amulet trae ispirazione dalla gioielleria: è sospesa a due fili, proprio come una collana Contenitore da parete multiuso, con ganci per appendere chiavi, borse, foulard etc. (sotto, a sinistra). Lampade Amulet, rivestite di impiallacciatura di frassino o di feltro nero o grigio (sotto, a destra). Sedia con schienale extra imbottito, rivestito di tessuto con decorative cuciture oblique (pagina accanto).

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Aalto University Still Leben: ecco i migliori progetti dei giovani che studiano design alla Aalto University. Tappeti, sedute, vetri e ceramiche. Un satellite nel Satellite FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Sulle pareti nere spiccano diversi e colorati prototipi. A realizzarli alcuni studenti del Dipartimento di Design della School of Arts, Design and Architecture della finlandese Aalto University. Cinque poltroncine blu e nere per cinque designer. Tutte realizzate con sottili fogli di compensato e tubi di acciaio, si distinguono per forma e carattere. Da Auvo, di Ines Wartiainen, composta da un unico foglio sagomato e piegato, a Taipuva, di Joel Klemetti, dove la flessibilità del materiale dà elasticità alla seduta. Migliaia e migliaia di punti colorati compongono invece il tappeto Shades of Gray, prototipo della studentessa Sandra Wirtanen, già esposto anche presso la galleria dell’Università. Colori che, visti da lontano, tendono a unirsi, generando una tonalità indefinita, tendente al grigio, come dice il nome. Progetti molto diversi, ma quello che conta è l’effetto finale, collettivo. Come nella pittura puntinista.

Spiccano nello stand le cinque poltroncine blu, realizzate con sottili fogli di compensato e tubi di acciaio (sotto). La studentessa Sandra Wirtanen, che ha disegnato e realizzato il tappeto Shades of Gray (pagina accanto).

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Sozen Una giovane azienda cinese reinterpreta l’antica lavorazione del bambù. Una tradizione che non teme fascette da elettricista e acciaio inox FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Vivono dell’energia degli intrecci i prodotti esposti al SaloneSatellite da Sozen. L’azienda cinese, con sede ad Hangzhou, è stata fondata nel 2011 da Junjie Zhang, giovane professore della China Academy of Art. Le trame derivano dalla tradizione cinese nella lavorazione del bambù, reinterpretata in chiave contemporanea, per non perdere una delle più importanti abilità artigiane del Paese. Figlio diretto di questa lavorazione è il lampadario a sospensione Bean, formato da tanti elementi tondeggianti in bambù, uniti con fascette da elettricista dello stesso colore, prodotte ad hoc. E se al posto del flessibile elemento naturale si utilizza l’acciaio inox? Può nascere una serie di sedute come Sunyata, dove la struttura minimale è abbinata a un intreccio di sottili fasce metalliche. Sedia, sgabello e sgabello alto sono caratterizzati da una maglia simile alla paglia di Vienna, ma in forma semplificata. Porte aperte alla tradizione quindi, quella vera. In versione remix.

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Lampade a sospensione Bean, realizzate con elementi di bamb첫 intrecciato e serie di sedute Sunyata, realizzata in acciaio inox (in questa pagina). Dettaglio delle lampade a sospensione Bean, disponibili in tre diverse misure (pagina accanto).

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Le sedute della serie Sunyata sono composte da sottili ma resistenti fascette di acciaio inox intrecciate (in questa pagina e nella pagina accanto, in basso). Junjie Zhang, fondatore e designer di Sozen (pagina accanto, in alto).

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Formellt Tre elementi colorati, che reinterpretano il patrimonio del design svedese. Per arredi che rispecchiano i ruoli della vita domestica FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Una sedia, una poltroncina e un elemento contenitivo personalizzabile, ognuno associabile al carattere di un componente famigliare. Nata da una stimolante visita al Nordic Museum di Stoccolma, la serie Legacy è un progetto di Formellt, studio della capitale svedese, fondato nel 2013 da Frida Erson e Martin Eckerberg. Un’intera famiglia, interpretata con una buona dose di ironia, realizzata con struttura di legno e rivestimenti in tessuto e pelle. Chair, una sorta di sorella, è una sedia con struttura in legno, dal carattere sobrio, disponibile in blu e rosa cipria, due colori che sembrano evocare il maschile e il femminile. Box, elemento contenitore di legno massiccio con rivestimenti in pelle colorata, fa un po’ la parte dei genitori, suggerendo al figlio di mettere ordine. Due basi a croce color rosa cipria sostengono elementi a giorno di differenti misure, spostabili a piacere. Easy Chair, infine, è una avvolgente e morbida poltroncina rivestita in tessuto e pelle. Una specie di nonno, attorno al quale raccogliersi. Un patrimonio, un’eredità. Per sentirsi a casa. In famiglia.

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I tre elementi della nuova serie Legacy possono essere interpretati come i componenti di una famiglia (in questa pagina). Frida Erson, che, insieme a Martin Eckerberg, ha fondato lo studio Formellt. Elemento contenitivo personalizzabile Box, della serie Legacy (pagina accanto).

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Alexander Åsgård Lampade e arredi con forma o funzione modificabili, secondo il momento. Ecco un designer norvegese che sembra proprio amare il cambiamento FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Due mini serie, Duple e Auxiliary, entrambe basate sul concetto di adattabilità. Prima volta al SaloneSatellite per il designer norvegese, originario di Oslo. È qui che ha studiato product design e praticato uno stage presso Anderssen & Voll, studio che ha firmato diversi progetti per aziende come Muuto, Foscarini e ClassiCon. Duple è composta da sgabello e panca, trasformabili in tavolini, grazie a elementi imbottiti su un lato solo, utilizzabili anche come vassoi. La struttura di barre metalliche saldate è laccata color blu di Prussia e sormontata da un piano fisso di legno massiccio di quercia sbiancata. Alla serie di lampade appartengono Auxiliary 3.5 e Auxiliary 6.3, la prima da tavolo e la seconda da terra, composte da una base cilindrica di calcestruzzo nella quale si inserisce lo stelo metallico. Per il collegamento elettrico col corpo lampada è stato scelto un cavetto aux, come quelli di auricolari e cuffie. Dettaglio che permette di rimuovere agevolmente il paralume metallico, per passare dalla configurazione verticale a quella obliqua. Cambiamenti minimi, risultati davvero diversi.

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I due tavolini della serie Duple, con sedute imbottite trasformabili in ripiani o vassoi, e la lampada da tavolo Auxiliary 3.5 (in questa pagina). Alexander Ă…sgĂĽrd, designer norvegese di Oslo (pagina accanto).

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Atelier Max Lipsey Progetti che rievocano un melting pot di forme e vite preesistenti. Ecco il designer che sa come portare a tavola una testa di nave FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Una poltrona tutta curve, uno sgabello con seduta di tappi di sughero, contenitori da tavolo con base in tondini di acciaio. Progetti materici, per un’atmosfera che unisce l’industriale al domestico, dove l’interazione tra materiali diversi gioca un ruolo fondamentale. D’origine statunitense, Max Lipsey ha fondato il suo atelier ad Eindhoven, nei Paesi Bassi. Forse uno dei suoi prodotti dal tono più caldo e domestico, la bergère Monna riprende le linee tondeggianti del fisico femminile, con un esplicito riferimento all’italianità. Il sistema contenitivo Scrim Shelf sembra reinterpretare l’iconica Eames Storage Unit, progettata nel 1949 da Charles e Ray Eames. Il sistema, laccato nei tre colori primari giallo, ciano e magenta, è caratterizzato da pannelli scorrevoli di acciaio perforato e piani di legno.

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Bergère Monna, elemento mobile per libri e riviste Book Vessel e scaffale Scrim Shelf, con ante scorrevoli in acciaio perforato (in questa pagina). Dettaglio della bergère Monna, che richiama le curve del fisico femminile (pagina accanto).

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La seduta di Cork è composta da tappi di sughero, che rievocano un aperitivo con un calice di vino, seduti sugli sgabelli davanti al bancone Segue Cork, sgabello alto con struttura di acciaio laccato bianco e seduta di tappi di sughero, componenti insoliti in arredamento e che rievocano un aperitivo con un calice di vino, seduti sugli sgabelli davanti al bancone. Un progetto che tiene insieme il recupero di materiali di scarto e una certa dose di ironia. Steel Vessels è una serie di contenitori circolari di acciaio laccato, disponibili in quattro misure e tre colorazioni. Pratici come contenitori multiuso, possono anche essere portati a tavola, come portafrutta o portapane. Il nome, navi d’acciaio, deriva dall’utilizzo per la ciotola di un componente industriale standard prodotto per i serbatoi di gas compresso, detto appunto testa di nave. Oggetti ispirati a forme preesistenti, siano esse il fisico femminile, un’icona del design, un tappo di sughero o una testa di nave. Perché, citando il padre della chimica Antoine-Laurent de Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

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Tavolo Stuben, sgabello alto Cork, contenitori d’appoggio Steel Vessels. A parete, ganci di rame Copper Hooks (in questa pagina). Seduta dello sgabello Cork, con evocativi tappi di sughero (pagina accanto).

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photo L. Pennati / designer G. Pesce

showroom Milano, via pontaccio 19 Miami, 2750 nw 3rd ave / Singapore, 30 tuas bay drive

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FuoriSalone > Viabizzuno: sette silos uguali, dove è la luce a fare la differenza > Raw: un cocktail party anticipa l’estate, tra boschi, uccellini e farfalle in volo > Università Statale: un sogno per la vita di domani fatto di marmo finissimo e porcellana décor

Il negozio Raw di via Palermo 1, riallestito per il FuoriSalone.

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Viabizzuno Un viaggio luminoso in sette tappe. La dimostrazione di quanto la luce possa fare la differenza, comunicando sensazioni diametralmente opposte FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Terra, aria, lampadina, sole, luna, acqua e fuoco: sette temi per sette padiglioni. L’installazione “Solis silos, nutrirsi di luce” di Viabizzuno è allestita negli spazi aperti retrostanti lo showroom di via Solferino 18 a Milano. I silos, visitabili per tutto il periodo di Expo, sono un progetto di Mario Nanni, fondatore e presidente dell’azienda di Bentivoglio, nel bolognese. Posti tra la Biblioteca di Luce e via San Marco, questi elementi dall’aspetto industriale sono collegati tra loro, a formare un unico percorso, sensoriale ed emozionale. Nel primo ambiente, che rappresenta l’elemento terra, si cammina su vasetti di vetro capovolti, che s’illuminano a random. Per l’aria un ambiente tutto bianco, con piccole luci appese a fili neri e proiezioni alle pareti di piume azzurre che ondeggiano. Il terzo silo è quello della lampadina, un omaggio alla grande invenzione di Edison: in un mood total black risaltano numerose e differenti lampadine appese a soffitto, che si accendono e si spengono a ritmo alternato.

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Le lampade Ninfea, progettate nel 2009 da Marcello Chiarenza (in questa pagina). Ai sette silos è contrapposta la Biblioteca di Luce, utilizzata da Viabizzuno per corsi e incontri (pagina accanto).

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Le lampade da esterni Maxxi Poppy, disegnate nel 2011 da Gruppo Startt, arredano lo spazio esterno davanti all’ingresso dei silos (in questa pagina). Nel silo dedicato all’aria, piume azzurre proiettate sulle pareti bianche (pagina accanto, in alto), mentre in quello per la luna un disco con luci montate su pistoni che si muovono (pagina accanto, in basso).

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Nell’ambiente dedicato al sole, lampada a sospensione Da Ma, disegnata da Mario Nanni e David Chipperfield (in questa pagina). Il silo dell’elemento fuoco, con la nuova lampada a sospensione Sempre Mia, disegnata da Mario Nanni (pagina accanto, a sinistra). L’uscita dal percorso dei silos, con una porta che ricorda quelle dei sottomarini (pagina accanto, a destra).

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I sette ambienti collegati formano un unico percorso, sensoriale ed emozionale, oltre che luminoso Per il sole, l’interno del silo è stato colorato di giallo ed illuminato col lampadario a sospensione Da Ma, realizzato per l’occasione in dimensioni extra, con lenti biconcave più rade rispetto alle versioni a catalogo. L’ottone che compone la struttura della lampada, progettata nel 2011 da Mario Nanni e David Chipperfield, ricorda i colori ed i riflessi dell’oro, metallo spesso associato al sole. Per la luna, un elemento tecnologico, circolare, sospeso, con pistoni in movimento, che evoca l’effetto del bianco disco luminoso nel cielo. E se per l’acqua si è scelto di rafforzare l’atmosfera con una caduta di pioggia, per il fuoco ecco pareti con segni rossi e uno slanciato elemento luminoso che sale vero l’alto. È la nuova lampada a sospensione Sempre Mia, disegnata da Mario Nanni. Non solo luce. Ma un modo di vedere le cose, di cambiarle.

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Raw Presentate nuove carte da parati e una serie di lampade cilindriche, di tono elegante e tecnologico. Effetto bosco e decine di grandi farfalle in volo. E che l’estate abbia inizio FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

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Rinnovamento totale per il negozio Raw di via Palermo 1 in occasione del FuoriSalone. Nell’ambiente principale ecco un ampio scaffale di legno rivestirsi di carta da parati con grandi farfalle bianche e nere che volano su un delicato sfondo giallo. È Catch Me, disegnata da Giovanni Pesce per Wall&Decò, che presenta anche Midsummer Night, di Lorenzo De Grandis. Questa carta riveste completamente la sala più piccola, dove ai ramage sui toni del grigio ardesia sono accostate numerose piante di asparagina, con evocativi uccellini colorati che cinguettano. L’allestimento, inaugurato con un cocktail party, è l’occasione per presentare anche una delle novità di Dcw Éditions: In the Tube, lampada polifunzionale progettata da Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost. Un’atmosfera ricca di fascino, in pieno stile Raw.

Sullo sfondo dell’ambiente principale un ampio scaffale con gli interni rivestiti di carta da parati Catch Me, disegnata da Giovanni Pesce per Wall&Decò.

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Rinnovo totale per il negozio Raw di via Palermo 1, con nuove carte da parati di Wall&Decò e lampade di Dcw Éditions Paolo Badesco e Costantino Affuso, artefici dei due negozi Raw di Milano (sopra). Da destra: Christian Benini, presidente e direttore creativo di Wall&Decò, che in quest’occasione presenta due nuove carte da parati; Raffaella Audiffredi e Matteo Sartori, in arte The Elusive Otter, che hanno disegnato diverse fantasie per Wall&Decò (pagina accanto, in alto). Un ambiente del negozio, rivestito con carta da parati Midsummer Night, di Lorenzo De Grandis. Lampade Lampe Gras e Lampe Mantis di Dcw Éditions (pagina accanto, in basso).

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Ecco un ampio scaffale di legno rivestirsi e animarsi con grandi farfalle bianche e nere che volano su un delicato sfondo giallo Nell’ambiente più ampio, elementi grezzi come i sacchi di juta, riutilizzati come cuscini, convivono con altri estremamente raffinati, come le farfalle incorniciate e quelle disegnate nella carta da parati di Wall&Decò (sopra). I due ambienti, che contrastano per l’utilizzo di toni caldi e freddi, sono collegati dai soggetti naturali rappresentati sulle carte da parati e dall’atmosfera a luci soffuse (pagina accanto).

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Al cocktail party per inaugurare il nuovo allestimento anche designer, architetti e i deus ex machina di Wall&Decò e Dcw Éditions Frédéric Winkler, cofondatore di Dcw Éditions, con la moglie Emma Pradere (in questa pagina). La nuova serie di lampade In the Tube, progettata da Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost per Dcw Éditions, è esposta in differenti colori e misure, sia a parete sia a sospensione (pagina accanto).

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FUORISALONE

Università Statale Porcellane incastonate come diamanti, sculture di marmo di incredibile plasticità, due grandi camere oscure e linee rette di colore rosso ad alto contenuto energetico. Un sogno per il domani FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI

Nel Cortile della Farmacia l’installazione Future Flowers, progettata da Daniel Libeskind in collaborazione con Oikos, azienda che produce vernici e materiali per l’architettura.

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Da diciott’anni una tappa d’obbligo tra gli eventi del FuoriSalone. Anche nel 2015 i chiostri dell’Università degli Studi di Milano, comunemente detta Statale, accolgono l’esposizione organizzata dalla rivista di interior design Interni. Intitolata “A Dream for Tomorrow. Looking to the Past to Invent the Future”, quest’anno il variegato panorama di installazioni e progetti parla di come migliorare città e ambienti domestici nel prossimo futuro. Tra le installazioni, Future Flowers dell’architetto Daniel Libeskind spicca per la sua imponenza visiva e per il suo dialogo con il Cortile della Farmacia. La struttura di acciaio, laccata rosso vivo, è progettata in collaborazione con Oikos, azienda del forlivese che produce vernici e materiali per l’architettura. Un omaggio all’importanza di colore e forma per la vita.

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Una bottiglia di champagne in versione gigante, un sinuoso nastro riflettente e scultoree opere di marmo convivono all’interno del Cortile d’Onore Yellow Tower, a forma di bottiglia di champagne, è progettata da Luca Trazzi per Veuve Clicquot (sopra a sinistra). Elementi specchianti disposti in modo sinuoso riflettono l’architettura del Cortile d’Onore. È Living Line, dello studio Speech Tchoban & Kuznetsov, in collaborazione con Agniya Sterligova (sopra a destra). Le eleganti e sinuose opere di marmo, progettate dal designer Raffaello Galiotto per diverse aziende italiane. Digital Lithic Design è stata realizzata in collaborazione con Marmomacc, salone di riferimento per il settore lapideo, organizzato da Veronafiere (pagina accanto).

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Piatti, zuppiere, zuccheriere, manici e pomoli di porcellana rivestono i portali degli Scaloni d’Onore. Una luminosa reinterpretazione del rinascimento Si rivestono di elementi di porcellana per la tavola firmati Richard Ginori i due portali degli Scaloni d’Onore. Il progetto è di Alessandro Michele, direttore creativo della storica azienda italiana, acquistata nel 2013 da Gucci. Da gennaio il designer è direttore creativo anche per Gucci (sopra e nella pagina accanto).

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Piccole architetture che rimandano a luoghi diversi: Camera Chiara mostra soggiorni di abitazioni libanesi, Irori una cucina di stampo giapponese Dell’architetta franco-libanese Annabel Karim Kassar è l’installazione Camera Chiara, che ha come tema la casa libanese (sopra a sinistra). Uno dei due padiglioni ospita proiezioni di video d’autore sulle tecniche artigianali di produzione, da guardare comodamente seduti sui materassi disposti a terra (sopra a destra). Una cucina che reinterpreta la tradizione dell’antico focolare, racchiusa in una struttura di leggera carta vulcanizzata. È Irori, che in giapponese significa appunto “focolare”, progettata dall’architetto Kengo Kuma. In collaborazione con TJM Design, per la cucina, e Viabizzuno, per l’illuminazione (pagina accanto).

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Persone e attività citate PERSONE Costantino Affuso Alexander Åsgård Raffaella Audiffredi Gae Aulenti Tomoko Azumi Paolo Badesco Bertrand Balas Davide Barzaghi Thomas Bentzen Peter Bonnén Paolo Brambilla Enzo Calabrese Fabio Calvi Achille Castiglioni Pier Giacomo Castiglioni Marcello Chiarenza David Chipperfield Lorenzo De Grandis Michele De Lucchi David Derksen Terry Dwan Charles Eames Ray Eames Martin Eckerberg Andreas Engesvik Luciano Ercolani Frida Erson Giancarlo Fassina Sara Ferrari

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Raffaello Galiotto Eliana Gerotto Ernesto Gismondi Bernard-Albin Gras Davide Groppi Arne Jacobsen Annabel Karim Kassar Motomi Kawakami Joel Klemetti Kengo Kuma Ralf Lambie Willie Landels Gaëlle Lauriot-Prévost Ferruccio Laviani Le Corbusier Simon Legald Daniel Leosson Arik Levy Daniel Libeskind Max Lipsey Enzo Mari Alessandro Michele Gabriele Mucchi Mario Nanni Paola Navone Jean Nouvel Federico Peri Dominique Perrault Giovanni Pesce

Emma Pradere Francesco Pusterla Philippe Rahm Karim Rashid Frank Rettenbacher Maurizio Riva Paolo Rizzatto Laura Salviati Matteo Sartori Takako Sonoda Agniya Sterligova Edward Tadros Giovanni Trapella Luca Trazzi Patricia Urquiola Mies van der Rohe Johan van Hengel Christoph Friedrich Wagner Ines Wartiainen Damian Williamson Jean-Michel Wilmotte Frédéric Winkler Sandra Wirtanen Asanka Wlthanaarachchi Helidon Xhixha Aurelio Zanotta Marta Zanotta Junjie Zhang


AZIENDE Alcantara Arper Artemide ClassiCon Danese Davide Groppi Deco Dwc Éditions Ercol Flos FontanaArte Forbo Foscarini Gruppo Molteni Gucci Hida Montis Muuto Normann Copenhagen Oikos Philips Richard Ginori Riva 1920 Sozen TJM Design UniFor Veuve Clicquot Viabizzuno Wall&Decò Zanotta Zilio A&C

STUDI 2x4 Anderssen & Voll Atelier Max Lipsey Atelier Oï David Derksen Design Fattorini+Rizzini+Partners Formellt Gruppo Startt Iskos-Berlin Jean Nouvel Design Lievore Altherr Molina Speech Tchoban & Kuznetsov Studio Bakker Studio Cerri & Associati Studio Klass Studio Massaud The Elusive Otter

ALTRO Aalto University China Academy of Art Interni Marmomacc Nordic Museum Orgatec Raw Università degli Studi di Milano Veronafiere

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CASUM Casa ergo sum N. 2 | 06.2015 Aalto University aalto.fi/en

Foscarini foscarini.com

Alexander Åsgård alexanderaasgaard.com

Hida kitutuki.co.jp/english

Arper arper.com

Johan van Hengel johanvanhengel.com

Artemide artemide.com

Muuto muuto.com

Atelier Max Lipsey lipsmax.net

Normann Copenhagen normann-copenhagen.com

Danese danesemilano.com

Raw rawmilano.it

David Derksen Design davidderksen.nl

Riva 1920 riva1920.it

Davide Groppi davidegroppi.com

Sozen sozen.cn

Dcw Éditions dcw-editions.fr

UniFor unifor.it

Deco d3co.it

Viabizzuno viabizzuno.com

Ercol ercol.com

Christoph Friedrich Wagner christophfriedrichwagner.com

FontanaArte fontanaarte.com

Zanotta zanotta.it

Formellt formellt.se


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