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Corriere del Veneto Domenica 16 Maggio 2021
VE
Venezia&Mestre
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
venezia@corriereveneto.it
0412385648 0412385668 0412385653
Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino
0412385631 0412385639 0412385642
FARMACIE AiSeiGigli Excelsior AlMondo
041717356 0415261587 0415225813
Impiantisti pronti allo stop Mose, fine dei lavori a rischio
Leo verso il processo Indagato anche un altro medico per 80 mila euro
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La vicenda ● Il Mose è un sistema di dighe mobili composto da 78 paratoie divise in 4 schiere. Quando l’acqua alta prevista supera i 110 centimetri, le dighe vengono sollevate per chiudere le bocche di porto ● A realizzare l’opera è il Consorzio Venezia Nuova, un pool di imprese, ora guidato dal liquidatore Massimo Miani. Il committente è il provveditorato alle opere pubbliche, presieduto da Cinzia Zincone. C’è poi il commissario sblocca cantieri Elisabetta Spitz ● Nelle ultime settimane Miani ha prima chiesto alle imprese consorziate di ripianare 58 milioni di rosso dei bilanci, poi ha avviato un accordo di ristrutturazione proponendo di pagare il 30% dei crediti
in azione Le paratoie durante uno dei sollevamenti di questi mesi: il Mose ha già difeso Venezia dall’acqua alta per venti volte
– chiude la porta a pagamenti parziali. E tra i corridoi del Cvn già si parla di un «piano B» che punterebbe proprio a «tenere buoni» gli impiantisti, pagandoli integralmente per poter finire l’opera. Venerdì Zincone, Spitz e Miani si sono incontrati per ore e ne sono usciti garantendo l’impegno di tutti, grazie ai 538 milioni che a breve arriveranno dal Cipe, per salvare il Cvn e finire l’opera. «Sia il Mose che le opere di salvaguardia», sottolineava la nota finale. E ieri, anche a fronte di chi so-
steneva che quei soldi basteranno solo a finire le dighe, mettendo invece da parte il piano Europa e tutti gli interventi di compensazione ambientale, Zincone ha precisato: «I 538 milioni basteranno per tutti i lavori previsti». Tra chi ha dei dubbi ci sono anche i sindacati, che ieri hanno voluto manifestare tutte le loro preoccupazioni e che domani faranno partire una lettera al prefetto Vittorio Zappalorto per chiedere di convocare un tavolo tra tutti i soggetti. «Non bastano più gli
Le opere Zincone: i 538 milioni basteranno per finire le dighe e le altre opere
Le elezioni di Caorle
Il ritorno di Sarto: tris senza partiti
E’ Marco Sarto
già stato sindaco di Caorle per due mandati, dal 2002 al 2012. Ora Marco Sarto punta al tris nelle prossime elezioni amministrative che si terranno nell’autunno di quest’anno. «Molti compaesani mi hanno chiesto di candidarmi per mettere a disposizione l’esperienza amministrativa che ho maturato - sottolinea Sarto - Ho risposto positivamente, con un
progetto nuovo libero dal condizionamento dei partiti». Consulente del lavoro, 55 anni, la sua prima esperienza era stata in realtà già nel 1997, quando fu vicesindaco di Luigino Moro. La sua lista si chiamerà «Marco Sarto – Caorle di tutti» e punterà su un’attenzione alla persona, alla famiglia, alle attività economiche e allo sviluppo sostenibile. (a. r. t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
incontri singoli, dove ognuno ci dice la sua versione - spiegano i segretari Ugo Agiollo (Cgil), Paolo Bizzotto (Cisl) e Igor Bonatesta (Uil) - Bisogna dialogare tutti assieme e il prefetto è il soggetto che può fare da garante». Sul tavolo ci sono i temi noti: il nuovo cronoprogramma (la fine lavori slitterà a dicembre 2022), i debiti che mettono a rischio 1500 posti di lavoro delle imprese, ma anche l’Autorità della laguna, che è ancora in stallo. Proprio per questo l’obiettivo è anche di arrivare a Roma. «Tutti i soggetti in campo sono stati nominati dal governo ed è il governo che deve prendersi la responsabilità di finanziare l’opera», sottolinea Bizzotto. «Bisogna trovare tutte le risorse per il passato e per il futuro, il Mose è un’opera di interesse nazionale», aggiunge Bonatesta. Altrimenti, cosa mai successa per il Mose, è pronto lo stato di agitazione, con lo sciopero all’orizzonte. «Se le risposte non arriveranno o non saranno quelle attese, apriremo una conflittualità - conclude Agiollo - Fino a oggi abbiamo avuto come sindacato un atteggiamento responsabile, ma ora vogliamo chiarezza». Alberto Zorzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
I progetti della nuova proprietà dell’hotel
«Bonvecchiati, restauro e un brand internazionale» Nuovo ingresso Per la Ece Group è il primo albergo a Venezia: pronti ad altri affari
«Il piano è quello di modernizzare e riposizionare l’hotel sotto la gestione futura di un brand internazionale in un settore di più alto livello». Ece Group, a pochi giorni dalla chiusura dell’operazione di acquisto della Bonvecchiati Srl, società proprietaria dell’omonimo hotel e del vicino Palace, svela i suoi progetti. Il gruppo tedesco-lussemburghese ha messo sul tavolo più di 100 milioni di euro per rilevare lo storico albergo veneziano da Eligio Paties e Giampaolo Dal Pos, che avevano acquistato nel 1990 la sede principale e poi nel 2000, dall’Enel, quella secondaria: due strutture da quattro stelle con quasi duecento camere e VENEZIA
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Truffa e falso
Crediti per 21 milioni. I sindacati minacciano il primo sciopero: sos al prefetto
VENEZIA «Le sottoscritte imprese comunicano di essere costrette a prendere in considerazione la sospensione entro i prossimi 10 giorni dell’esecuzione delle rispettive prestazioni». E poi ancora: «Comunicano fin d’ora di non essere disponibili all’accettazione di proposte che contemplino la riduzione dei crediti». Dopo le tensioni con le aziende consorziate, ora sul tavolo del liquidatore del Cvn Massimo Miani scoppia anche la «grana» degli impiantisti, che stanno lavorando alla parte cruciale del Mose. Nei giorni scorsi le imprese Sirti, Siram, Abb, Radar e Del Bo hanno scritto a tutti gli enti – dal ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini al governatore del Veneto Luca Zaia, dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro al provveditore Cinzia Zincone, dal commissario del Mose Elisabetta Spitz allo stesso Miani – per dare l’ultimatum. Nelle premesse ricordano di avere crediti per circa 21 milioni, che è «risultato inutile ogni sollecito» per il pagamento, ma soprattutto di aver appreso nei giorni scorsi dell’apertura da parte del liquidatore di una procedura di «accordo di ristrutturazione del debito», che ha superato i 200 milioni. «All’inadempimento si aggiunge la constatazione dell’incapacità del Cvn di far fronte alle proprie obbligazioni», aggiungono preoccupati. In realtà il liquidatore Miani, o meglio l’avvocato Stefano Ambrosini a cui si è rivolto, aveva deciso di tenere un occhio di riguardo in più per gli impiantisti. Nei giorni scorsi i consorziati e altri creditori come i consulenti avevano ricevuto una lettera in cui viene proposto il pagamento solo del 30 per cento delle fatture; i non consorziati (come appunto gli impiantisti) dovrebbero invece ricevere un’offerta del 40 per cento, quasi una sorta di «premio» per essere stati vincitori di gare d’appalto e non assegnatari diretti. La lettera di cui sopra però – com’è naturale, in una trattativa
ComunaleDucale Magnaguagno
circa 10 mila metri quadri di spazi complessivi. «E’ il nostro primo hotel a Venezia e in Veneto - spiegano i proprietari - è la prima acquisizione da parte di questo nuovo fondo, ma siamo aperti a ulteriori affari in Italia in futuro». A completare l’acquisto è stato infatti l’Ece European Lodging Recovery Fund, fondo che si rivolge a investitori istituzionali, come banche, assicurazioni e così via. L’hotel era in vendita da un paio d’anni, dopo che Paties e Dal Pos hanno deciso di passare la mano, vista l’età, il primo concentrandosi sul suo ristorante Do Forni che nel 2022 festeggerà mezzo secolo. «Visti la sua dimensione e la splendi-
Due alberghi L’ingresso dell’hotel Bonvecchiati Palace. A poche decine di metri c’è l’hotel Bonvecchiati (Foto Pattaro)
da posizione, a 150 metri da piazza San Marco, c’è già un grande interesse da parte di molti brand internazionali», prosegue la nuova proprietà. «Aver acquisito un asset di primo livello in una location così unica per il nostro primo Ece hotel sottolinea la nostra
determinazione a usare tutte le risorse disponibili per ripetere i successi dei nostri investitori», evidenzia Volker Kraft, il fondatore di Ece. Nell’operazione di restauro e sviluppo dell’hotel saranno coinvolti anche altri due partner, Soravia e Denkmalneu. La joint venture creata si chiama «Venice Il Cuore Acquico Srl» e l’advisor fiscale e legale è stato lo studio Andersen, coordinato da Paolo Trevisanato. E’ l’ennesimo ingresso di capitali esteri nel mondo degli alberghi veneziani, basti pensare al recente acquisto dei «muri» del Luna Baglioni da parte dei fratelli Reuben per 100 milioni. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
i avvicina il processo per Oliviero Leo, noto medico di base di San Donà famoso anche per la sua attività politica, che l’ha portato ad essere vicesindaco della città. Il pm Federica Baccaglini nei giorni scorsi ha chiuso le indagini e a breve chiederà il rinvio a giudizio. Leo è accusato di truffa e false dichiarazioni nell’ambito di un’indagine nata dalle lamentele dei suoi pazienti, che si erano rivolti all’Usl 4 dicendo che non lo trovavano mai al telefono e tanto meno nel suo ambulatorio. La Guardia di Finanza ha così ricostruito l’incredibile quantità di lavori di Leo, che oltre al medico di base faceva anche il medico legale, il medico militare, il medico del lavoro, il dentista ed era impegnato pure per conto della motorizzazione civile. Lui in realtà era abilitato a fare tutto questo, ma avrebbe dovuto segnalarlo all’Usl e accettare di vedersi decurtare il numero massimo di pazienti, che a regime è di 1500, così come lo stipendio. Le fiamme gialle gli hanno così contestato tutti gli stipendi «pubblici» ricevuti tra il 2014 e il 2019, per un totale di 540 mila euro, che gli sono stati sequestrati su ordine del gip Marta Paccagnella: decisione poi confermata dal tribunale dei riesame, a cui la difesa si era appellata. Soldi che peraltro erano stati trovati sui conti correnti del medico e politico. Leo era poi anche stato indagato dalla Corte dei Conti per danno erariale. Lo stesso pm Baccaglini ha poi messo sotto indagine anche un altro medico, residente a Preganziol (Treviso), ma che operava nel Veneziano, per gli stessi motivi: ovvero di svolgere molti più lavori privati del dovuto, a scapito del suo ruolo pubblico. In questo caso, secondo la procura, il valore della truffa sarebbe stato di 85 mila euro e allo stesso modo era stato chiesto un sequestro conservativo, per evitare che i soldi potessero essere dirottati altrove e non essere quindi più recuperabili in caso di condanna e di confisca da parte del giudice. In questo caso però il gip Luca Marini ha deciso in maniera diversa da quella della sua collega, respingendo la richiesta di sequestro e affermando che non ci fossero i gravi indizi di colpevolezza. Il pm Baccaglini ha però deciso di andare avanti e ha presentato un appello cautelare al tribunale del riesame, che lo discuterà a breve. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Domenica 16 Maggio 2021
Fascia Viola
SEGUE DALLA PRIMA
La campagna di vaccinazione procede molto bene: la percentuale di dosi utilizzate, nonostante le differenze tra le varie regioni, è intorno al 90% sul territorio nazionale. Questo significa che la logistica messa in campo dal Generale Figliuolo funziona e che le dosi che riceviamo vengono immediatamente distribuite e somministrate. L’effetto della vaccinazione per rischio clinico si riflette in un drastico calo della pressione sugli ospedali e, a breve, ci porterà dove tutti speriamo di arrivare: a ridurre altrettanto drasticamente il numero di morti. Ci saremmo potuti arrivare prima, se avessimo da subito scelto di vaccinare prima le persone più fragili, ma oggi non vorrei ricordare gli errori e i ritardi. Oggi vorrei parlare di fiducia. Abbiamo vissuto
mesi di paura, una paura cronica che ci ha indebolito, come singoli e come società. La paura ci ha portato a fare scelte spesso frettolose e sbagliate, e l’ansia raccontata quotidianamente da stampa e TV ha alimentato questi sentimenti negativi e distruttivi. Bisognava comunicare la necessità di aderire alle regole e di fare attenzione ma, spesso, questo è stato fatto senza considerare che a casa c’erano persone spaventate e sole. Oggi più che mai, per ricominciare a vivere come e meglio di prima della pandemia, è necessario avere fiducia. Per uscire in fretta dalla crisi abbiamo prima di tutto bisogno di credere nell’efficacia e nella sicurezza dei vaccini. Lo so: c’è stata tanta confusione e qualche errore che si poteva evitare, ma i vaccini che stiamo utilizzando funzionano. È solo grazie alla loro efficacia che stiamo ricominciando a uscire di casa e incontrare amici e parenti.
DIAGNOSTICA
L’efficacia dei vaccini nel proteggerci non solo dalla malattia ma persino dal contagio è altissima, e questo ha consentito ai Paesi che hanno vaccinato tanto e bene di eliminare restrizioni, distanziamenti e persino le tanto odiate mascherine. Le persone vaccinate possono quindi ricominciare ad abbracciarsi, cenare insieme senza distanziamento, ritrovare quella serenità e naturalezza dei rapporti interpersonali che abbiamo perso a causa del virus. Anche il nostro Governo deve però avere fiducia nei vaccini e rimuovere quelle assurde regole che prevedono la quarantena o i tamponi per le persone vaccinate. Se si chiede fiducia ai cittadini, bisogna che i governi per primi dimostrino di credere nella scienza. Abbiamo imparato molto da questa crisi: abbiamo compreso quanto siamo fragili se impreparati e quanto invece ci sia necessario guardare lontano, avere visione, prevenire le crisi future. E credo che sia diventato anche chiaro il ruolo
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I cittadini devono avere fiducia nei vaccini ma deve averla anche il governo, rimuovend o regole assurde come la quarantena o il tampone per chi si è vaccinato
della scienza come unico faro in questo viaggio verso l’ignoto. Ma anche noi scienziati abbiamo compreso che se non saremo in grado di comunicare la scienza, se non daremo il nostro contributo per migliorare la cultura scientifica del Paese, se non renderemo il nostro pensiero accessibile anche ai non addetti ai lavori, rimarremo inascoltati anche dalla politica. Se vogliamo partecipare con le nostre competenze alla guida del Paese, se crediamo che la ricerca possa aiutare la società a prevenire disastri e trovare soluzioni, allora abbiamo il compito di divulgare. Non possiamo permetterci di non avere voce. Per tutti questi motivi, i temi della mia rubrica non saranno più limitati alla pandemia. Perché ho fiducia che, se continueremo a vaccinarci e avremo ancora un po’ di pazienza, ne saremo fuori a breve. Perché è arrivato il momento di parlare d’altro. E, per me, parlare d’altro non può che essere parlare di scienza.
● Con una circolare firmata dal professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, i test salivari entrano nella pratica quotidiana di diagnostica anti-Covid. ● Il Veneto li ha lanciati per primo l’8 ottobre 2020, all’Università di Padova
I test salivari entrano ufficialmente nel potenziale diagnostico anti-Covid. Lo sancisce una circolare firmata dal professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, e per il Veneto, primo a testarli all’Università di Padova, si tratta di un ulteriore riconoscimento dopo la vittoria spuntata con i tamponi rapidi. Fortemente voluti dalla Regione, che il 15 gennaio scorso ha visto accogliere dal dicastero retto da Roberto Speranza la richiesta di inserirli nel sistema di sorveglianza, insieme ai molecolari. «Anche in questo caso siamo stati i primi a puntare su un’ulteriore innovazione — conferma il governatore Luca Zaia —. Quando abbiamo iniziato a testare i test salivari, metodo diagnostico non invasivo, ancora non c’erano evidenze scientifiche, quindi possiamo dire che il ministero della Salute li ha validati in base allo studio condotto dall’Università di Padova in collaborazione con la Regione. Entreranno a pieno titolo nella pratica quotidiana: come e in quali ambiti lo decideranno i responsabili dei 14 Laboratori di Microbiologia e Virologia coordinati dal dottor Mario Rassu». Il debutto dei test salivari si deve al professor Mario Plebani, direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio dell’Ateneo padovano, che insieme alla collega Daniela Basso lo scorso settembre li propose al rettore Rosario Rizzuto e dopo il suo benestare dall’8 ottobre ha cominciato ad utilizzarli per lo screening, ogni 15 giorni, sul personale, arrivando a 40mila campioni. Il metodo è molto semplice, non richiede l’intervento di sanitari nè implica code o prenotazioni per l’utente. Il kit si compone di una sorta di cotton fioc da masticare per almeno un minuto la mattina, VENEZIA
prima di fare colazione, e di una provetta in cui riporlo e da consegnare ai microbiologi. Il campione viene processato in laboratorio con gli stessi reagenti impiegati per l’analisi del tampone molecolare nasofaringeo e l’esito è garantito in tre ore. La sensibilità, cioè la capacità di individuare correttamente soggetti positivi o negativi al Covid-19, è sovrapponibile a quella del tampone molecolare nasofaringeo, considerato gold standard, cioè sfiora il 100%. «Il confronto con il test molecolare indica per la saliva una sensibilità simile a quella osservata per il tampone nasofaringeo — si legge nella circolare ministeriale —. Il campione di saliva può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione da Covid-19 qualora non sia possibile ottenere tamponi oro/nasofaringei e in
individui asintomatici sottoposti a screening ripetuti per motivi professionali o di altro tipo, al fine di aumentare l’accettabilità di test ripetuti. In particolare: per anziani, disabili e bambini. La saliva può essere utilizzata come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei preferibilmente entro i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi». «E’ un metodo decisamente meno fastidioso del tampone nasofaringeo e consente di risparmiare medici, infermieri e spazi dedicati, che possono essere destinati alla campagna vaccinale o ad altri servizi — spiega Plebani —. Soprattutto in questo momento di pianificazione delle ferie negli ospedali. L’Azienda ospedaliera ha chiesto alla Regione la possibilità di adottarli per lo screening sui sanitari che, benché vaccinati, vengono controllati
● L’editoriale Troppe denunce contro i medici
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Zaia: «Validato un metodo introdotto e sperimentato dal Veneto» Rizzuto: «Grande soddisfazione, sistema non invasivo e affidabile»
Test salivari, il sì del ministero: «Ideali per anziani e bambini» La scheda
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di Antonella Viola
Il vaccino funziona, è l’ora della fiducia Padovana di adozione Originaria di Taranto, si è laureata a Padova dove vive. È sposata ed è madre di due figli
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SEGUE DALLA PRIMA
nche in Italia è invalso l’americanismo per cui, in caso di invalidità o decesso di un malato, avvocati e ditte infortunistiche ricordano ai parenti con insistenti mail e telefonate stile You Too - anche tu potresti essere vittima di malasanità -, che hanno dieci anni di tempo per portare i sanitari in tribunale. Se è sempre più difficile avvicinare una donna ai tempi del #MeToo, sarà sempre più difficile avvicinare un paziente. Allora lo si tiene distante con costosi ed inutili esami. Il giustizialismo in medicina ha ingenerato una deriva
Il professor Mario Plebani In laboratorio
chiamata medicina difensiva dove i medici, per non essere denunciati, prescrivono esami non necessari esaurendo risorse vitali e limitate. Per prevenire una denuncia magari infondata non si previene come si deve un cancro. Si parla già di denunce per colpa medica che arrivano da parenti di vittime Covid. E’ di questi giorni la notizia della condanna a un anno di carcere e a un milione di euro di risarcimento al medico che avrebbe fallito la diagnosi di Davide Astori, il calciatore della Fiorentina morto improvvisamente tre anni fa; la moglie dell’atleta si è detta «molto felice che si sia fatta giustizia». Il nome e la foto del medico sono su tutti i giornali. Al di là di giustizialismi e corporativismi, non sarebbe ora di trovare una vera alleanza tra medici e pazienti? Cominciando col depenalizzare la colpa medica, tra l’altro causa della fuga dei
medici da specialità «rischiose» come chirurgia e anestesia. L’errore medico accade per una molteplicità di cause convergenti, compresa l’incidentale o sistematica inadeguatezza delle strutture e degli attori sanitari, o di chi li ha mal-preparati. Non può esserci un singolo colpevole: la malattia può prendere il corso peggiore perché il medico o la struttura sanitaria fanno parte della malattia. L’errore umano, per difetto di cultura o per eccesso di stanchezza, si può curare. Ma costa. Si riparte dalla complessità. Per rimanere sul caso del bimbo di otto anni morto, medici, società scientifiche e politici discutano se sia giusto e sostenibile fare un ecocardiogramma a tutti i ragazzi sopra una certa età. Ma poi urge una cultura della rianimazione cardiopolmonare da instillare già nelle scuole primarie; quindi la diffusione capillare dei
a seconda del grado di rischio 1 o 2 volte ogni 15 giorni. Siamo molto soddisfatti del riconoscimento ottenuto, è un successo legato al gioco di squadra e alla lungimiranza del rettore, che ha avuto il coraggio di crederci quando ancora non c’erano dati a supporto». «Per noi è una bella soddisfazione — ammette Rizzuto — è stata approvata la bontà dell’approccio a un sistema affidabile, di facile uso, molto poco impattante e in grado di ricercare il virus su grandi numeri. E’ una svolta radicale ed è l’ideale per lo screening nelle scuole: ne ho parlato con il generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza». E infatti i test salivari sono in sperimentazione all’Istituto Scalcerle di Padova, su 1500 alunni. Ora che entrano nella pratica quotidiana, devono essere inseriti dalle Regioni nel sistema informatico e nel bollettino di sorveglianza. «La Regione sta valutando con il Dipartimento di Prevenzione le modifiche da apportare al Piano di Sanità pubblica per introdurre l’adozione dei test salivari e decidere in quali contesti», annuncia Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
defibrillatori; e poi un nuovo culto dell’autopsia, un trapianto metafisico da estendere a tutte le morti naturali inspiegate. La pandemia ha trovato noi nudi e la scienza fallibile. Nonostante gli esami più raffinati si morirà improvvisamente, anche se sempre meno. Qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di far giocare i ragazzi e non potrà essere lasciato solo perché come Virginia Woolf fa dire alla signora Dalloway «è molto, molto pericoloso vivere anche un giorno soltanto» . La depenalizzazione della colpa medica non è una bieca difesa corporativa ma anzi un avvicinamento alla complessità delle cose e alla fede nello sforzo collettivo che ci aspetta. Non vinca il pensiero semplice che «giustizia è fatta» con un risarcimento in denaro e qualcuno in galera. Gabriele Bronzetti
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Domenica 16 Maggio 2021 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La nuova fase
850 aziende venete si erano candidate a poli di immunizzazione LA CAMPAGNA Oltre Carraro: «Bastano i centri pubblici». L’appello di Michielli per l’estate
Vaccini,passoindietrodelleimprese Eilturismochiedehubsullespiagge di Stefano Bensa e Marco Bonet La campagna di adesione aveva riscosso un successo notevole, con oltre 850 aziende venete (600 fra le sole province di Treviso e Padova) pronte ad allestire spazi per vaccinare i dipendenti, i loro familiari e, in alcuni casi, aprirsi al pubblico come hub. Anche il protocollo d’intesa con la Regione era stato messo a punto, e prevedeva che «la somministrazione» (si legge) sarebbe avvenuta «per mano dei medici competenti, che aderiscono al protocollo su base volontaria». La realizzazione del progetto, tuttavia, sarebbe dipesa «anche dalla disponibilità di dosi di vaccini che potrà fornire il Servizio Sanitario Nazionale». Era lo scorso marzo, e tutto si fermò proprio a causa di quest’ultimo punto: la mancanza di vaccini. Dopodiché il vento è cambiato: le dosi sono state consegnate via via sempre più rapidamente ma, a parVENEZIA
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Carraro Siamo sempre disponibili se necessario, ma il sistema regionale ha dimostrato di funzionare
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Michielli Mettiamoci nei panni di un ospite che scopre di dover fare il richiamo quando sarà via te i casi della Marzotto di Arzignano o della struttura allestita nel Bellunese grazie a Luxottica, il piano «vaccini in azienda» non decollerà comunque. Per quale motivo? Perché la rete degli hub allestita dalla Regione funziona bene e sta spingendo le imprese - di fatto - a fare un passo indietro. Lo conferma il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, che pure elogia gli imprenditori per la loro disponibilità «fin dalla prima ondata della pandemia». «Ovviamente restiamo pronti qualora fosse necessario - afferma Carraro - ma ormai sono stati vaccinati i più fragili, gli anziani, i 60enni e siamo già arrivati alla fascia dei 40enni. A questo punto credo che ci avvarremo degli hub pubblici». Insomma, per una volta la «macchina da guerra» pubblica ha accelerato a tal punto, rispetto alle dosi disponibili, da riuscire ad effettuare tutte le somministrazioni possibili. Senza la necessità di rinforzare il sistema con l’aiuto dei privati. Almeno finora. «Siamo in dirittura d’arrivo,
il progetto ipotizzato a marzo è fuori tempo massimo. Un conto sarebbe stato collaborare nel pieno della pandemia per far fronte ad una massiccia consegna di fiale, un altro è in questa fase: le somministrazioni procedono in centri ben organizzati», puntualizza il presidente di Confindustria Veneto. Insomma, laddove le aziende sono già partite, come la Marzotto e la Luxottica, entrambe con spazi destinati alla cittadinanza (nel secondo caso si procede al ritmo di 250 somministrazioni al giorno al Palaskating di Sedico), si proseguirà fino al completamento della campagna vaccinale. Per il resto, ci si fermerà. «La disponibilità delle imprese è stata comunque un segnale positivo. Già l’anno scorso, durante la prima ondata, ci rendemmo disponibili a collaborare con le autorità. E lo restiamo tuttora se dovessero chiedercelo», conclude il leader veneto degli industriali. Resta invece ancora aperto,
Le tappe
L’adesione massiccia al piano Lo scorso marzo, la Regione mise a punto un protocollo che avrebbe consentito alle aziende di somministrare i vaccini a dipendenti, loro familiari e, in qualche caso, di aprirsi alla cittadinanza. All’appello aderirono 850 imprese venete
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L’accelerazione della campagna Con la consegna delle dosi, gli hub vaccinali hanno proceduto così rapidamente da rendere ormai superfluo il rinforzo del sistema, che ha ormai aperto le porte anche ai 40enni
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per ovvie ragioni di calendario, il capitolo del turismo, che si sviluppa su due fronti: il primo è quello dei lavoratori del comparto, da vaccinare in fretta così da garantire la massima sicurezza ai clienti di alberghi, campeggi, ristoranti e stabilimenti; il secondo è quello dei turisti, che potrebbero aver bisogno di sottoporsi al richiamo del vaccino proprio nel bel mezzo della vacanza sulla costa veneta, sulle Dolomiti o al lago di Garda. Quanto ai lavoratori, la Regione ha già garantito corsie prioritarie per l’inizio di giugno, quando la profilassi dei quarantenni sarà a buon punto (le prenotazioni sono state aperte venerdì) e le Usl hanno iniziato a raccogliere dalle associazioni di categoria i numeri delle persone potenzialmente coinvolte, così da poter iniziare ad approntare la macchina con un po’ di anticipo. Quanto ai turisti, invece, al momento non si sta muovendo alcunché, se non a livello di dibattito politico-economico.
Spiega Marco Michielli, presidente di Confturismo: «Mi rendo conto che la vaccinazione dei turisti non sia in cima alle priorità ma sarebbe un plus davvero interessante per la nostra offerta, che deve recuperare il terreno perso a favore di Grecia e Spagna, puntando soprattutto sui servizi aggiuntivi. Mettiamoci nei panni di un milanese o di un tedesco che ha prenotato qui le ferie e scopre un mese prima della partenza di dover fare il richiamo quando sarà via: ovviamente disdice oppure, a monte, neppure prenota per prudenza. Non credo che per il sistema sanitario del Veneto, digitalizzato e all’avanguardia, sarebbe un problema». Il presidente della Regione Luca Zaia conferma ma chiede un accordo a livello nazionale, perché ovviamente serve un coordinamento. Sia per quanto attiene le forniture (le Regioni turistiche dovrebbero avere più fiale) sia per le anagrafi vaccinali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scienziata
Tacconelli: «Ci sono tutte le condizioni per riaprire» VERONA «Gli ospedali si stanno svuotando, come da previsione. I reparti Covid vengono progressivamente chiusi. Molti colleghi stanno tornando al lavoro che amano, alle rispettive specialità. È tempo di riaprire, con le dovute precauzioni». Se il confronto tra gli esperti fosse una partita di calcio, Evelina Tacconelli, direttrice del reparto di Malattie Infettive di Borgo Roma, verrebbe inserita, di diritto, nella rosa degli «ottimisti». Una dicotomia che, però, l’infettivologa disapprova: «Mi hanno dato dell’ingenua sottolinea - ma io parlo in base ai dati e alle mie esperienze. Fare previsioni è sempre difficile, non si possono conoscere tutti i parametri, tuttavia non ci sono elementi per far pensare a una ripresa dell’epidemia, almeno fino al prossimo autunno». Parole che permettono di tirare un sospiro di sollievo, anche se temporaneo, in vista, soprattutto, della possibile «zona bianca» che potrebbe toccare il Veneto nel giro di un paio di settimane. «Ci sono tutte le condizioni per tornare a fare gradualmente un po’ tutto - prosegue - anche se è chiaro che ci sono ancora dei comportamenti a rischio. Ora abbiamo la fortuna che si sta andando avanti rapidamente con le vaccinazioni, ma bisogna ricordare che non tutti i soggetti fragili sono vaccinati o saranno in grado di farlo». Sul fronte dei vaccini e della loro durata nel tempo, il Policlinico sta portando avanti uno studio insieme ad altre realtà europee, che tenterà di rispondere a una domanda fondamentale, ossia quanto si è al sicuro a mesi di distanza dalla somministrazione. I sanitari sono stati i primi, in tutto il mondo, ad avere ricevuto le inoculazioni: per molti ormai sono passati quattro mesi: molti si chiedono se resisteranno gli anticorpi. «Fra un mese - assicura Tacconelli - avremo i risultati su oltre 37mila persone testate in diversi Paesi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI
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Coronavirus: l’emergenza sanitaria i numeri del primo report di ministero e iss
Con i vaccini crollano morti e ricoveri Ma 2 milioni di over 70 aspettano ancora la prima dose. In arrivo “l’operazione giovani” su TikTok Nadia Ferrigo
L’opera è composta da 12 uscite a 9,90 euro.
Non c’è nessun margine di intepretazione nelle direttive del general-commissario Francesco Paolo Figliuolo: la priorità assoluta va agli over 80 e alle persone più fragili. Subito dopo a chi di primavere ne ha tra le 70 e le 79. Molto semplice a dirsi, ma non altrettanto a farsi: all’appello mancano oltre 2 milioni di italiani over 70, che non hanno ricevuto nemmeno la prima dose del vaccino. Secondo il primo primo report nazionale dell’Istituto superiore di Sanità e del Ministero della Salute, aggiornato allo scorso 14 maggio, 519.666 cittadini ultra ottantenni – l’11 per cento della popolazione di questa fascia d’età – e 1. 495.947 tra i 70 e i 79 anni – il 24 per cento, poco più di due su dieci – non sono ancora immunizzati. Per individuare i cosiddetti “ottantenni fantasma”, che sembrano sfuggire ai radar della campagna vaccinale, il piano di Figliuolo pre-
Roma, folla di turisti a fontana di Trevi, chiusa ieri per alcune ore
A Rimini festa per la riapertura del “Bagno 62”
vedeva anche una sorta di “vaccino a domicilio”, magari con il coinvolgimento delle unità mobili di aeronautica ed esercito. Ma se le direttive sono nazionali, le competenze restano in capo alle regioni.
la regione che ha vaccinato meno è invece la Sicilia, con il 42 per cento. Quella che è andata meglio? La Puglia, dove resta un 15 per cento di non immunizzati. Ma perché? In Sardegna prima scarseggiavano Pfi-
A leggere i dati nel dettaglio tra gli over 80 la più indietro è la Sardegna, con un 31 per cento che non ha avuto neanche la prima dose, mentre in Veneto la percentuale precipita all’1,56 per cento. Tra i 70-79enni
zer e Moderna e abbondava AstraZeneca, poi il rapporto si è invertito. E le Asl denunciano: «difficile programmare le vaccinazioni, se non sappiamo che abbiamo in casa». Ieri c’è stato il passaggio al portale di pre-
notazione di Poste Italiane, con le registrazioni aperte anche gli over 50. L’isola inizia già il conto alla rovescia per la zona bianca: il cambio di colore potrebbe esserci dal 24 maggio. Secondo il report, è la regione italiana con l’indice di trasmissibilità del Covid, l’R (t), più basso d’Italia. Buone notizie, ma completare le vaccinazioni della fascia più vulnerabile in Sardegna e in tutte le altre regioni agli ultimi posti in classifica è se possibile ancor più importante: a partire dai 35 giorni dall’inizio del ciclo vaccinale si osserva una riduzione dell’80% delle infezioni, del 90% dei ricoveri e del 95% dei decessi. La prossima settimana è previsto l’arrivo di altre tre milioni di dosi: oltre ai 2,1 milioni di Pfizer, dovrebbero essere invece distribuiti anche 200mila shot di Johnson & Johnson, 500mila di Astrazeneca e oltre 100mila di Moderna. E stavolta le destinazioni dei camion dell’esercito potrebbero subire diverse variazioni. Novità anche per i giovanissimi: in cantiere una campagna di sensibilizzazione sull’importanza della vaccinazione: per gli under 20 su Tik Tok, per gli under 30 con i vip di Instagram, Facebook e Twitch. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITÀ
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI
legge contro l’omotransfobia
Ddl Zan, piazze contro A Firenze c’è Malika Il “no” invade Milano La ragazza cacciata dalla famiglia: «Adesso sono felice» Tensioni tra manifestanti e polizia in piazza Duomo
ROMA
Tante piazze arcobaleno ad attraversare l’Italia per dire sì al Ddl Zan. A Roma, Firenze, Cagliari, Rimini cittadini e politici sono scesi in strada per chiedere l’approvazione della legge contro l’omotransfobia. A Firenze c’era anche la giovane Malika Chalhy, la 22enne di Castelfiorentino cacciata da casa dopo aver rivelato alla sua famiglia di essere omosessuale. «Amare una persona dello stesso sesso o non sentirsi bene con il proprio corpo non è una malattia, è sintomo di coraggio, amore e libertà – ha detto Malika – e la libertà va sempre cercata come la felicità. Io ho trovato la felicità accanto alla mia compagna, che mi ha cambiato la vita. Non sarò mai abbastanza grata alle persone che mi sostengono ogni giorno, cosa che però nel-
le mura domestiche non ho trovato. La famiglia non ha colori», ha detto Malika circondata dall’affetto di tanti manifestanti in una delle piazze che ha aderito alla chiamata voluta alla mobilitazione voluta dal Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” che, a Roma, ha visto la partecipazione dello stesso deputato Alessandro Zan. «Questa piazza sta dicendo in modo gioioso che non è più possibile fare passi indietro, stiamo parlando di dignità delle persone. Il Senato deve fare in fretta, siamo al terzo tentativo in Parlamento e non è possibile fallire di nuovo – ha detto il deputato da piazza del Popolo –. Faccio un appello ai membri del Senato affinché venga approvata questa legge contro i crimini d’odio. L’Italia è “maglia nera” in Europa per quel che riguarda la discriminazione e la violenza».
A Milano si è riunita l’altra piazza, quella contraria al ddl Zan, alla quale ha partecipato Matteo Salvini. «Tante associazioni di omosessuali, lesbiche e femministe sono contrarie, perché ghettizza, perché con la scusa di parlare di diritti porta avanti una battaglia ideologica. Uno deve poter amare chi vuole senza essere discriminato e aggredito, tanto che la Lega e l’intero centrodestra hanno presentato una proposta per delle aggravanti per chi aggredisce o insulta per strada, a scuola, sul lavoro un altro essere umano», ha detto Salvini. All’iniziativa di Milano si sono registrati momenti di tensione con spintoni e qualche manganellata fra la polizia e un gruppo di manifestanti intervenuti in piazza del Duomo per protestare contro un’iniziativa anti-ddl Zan. —
In alto disordini alla manifestazione di Milano contro il ddl Zan. Sotto le famiglie arcobaleno in piazza a Roma
reggio emilia
Picchiato dai bulli e umiliato con un video Vittima due volte: prima del pestaggio subito nel parco di un comune della Bassa Reggiana e poi del cyberbullismo, con la pubblicazione online del video in cui, dopo essere stato picchiato, è stato obbligato a inginocchiarsi davanti al suo aggressore e a chiedergli scusa. Immagini – che vedono protagonisti dei giovanissimi – girate con i telefonini da una decina di ragazzini divenute subito virali. Talmente virali da finire sul tavolo dei carabinieri di Reggio Emilia che hanno approfondito la questione e, una volta individuato, denunciato l’aggressore alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minori di Bologna con l’accusa di lesioni personali. Analizzate le immagini, rimbalzate da uno schermo all’altro, i militari hanno prima identificato la vittima – un minore di 14 anni – e poi ricostruito minuziosamente i fatti. Dopo esser stato minacciato dai bulli, il ragazzino, ha cercato di fuggire in bicicletta ma è stato raggiunto da un ragazzo che lo ha colpito con schiaffi e pugni e poi costretto a inginocchiarsi e chiedergli scusa davanti alla videocamera di un telefonino. —
Silvio Berlusconi con il vicepresidente del gruppo San Donato, Kamel Ghribi, che lo ha incontrato prima delle sue dimissioni dal San Raffaele
Il presidente di Forza Italia dimesso dal San Raffaele. Niente clamore Tajani: «Infondate le notizie allarmistiche sul suo stato di salute»
Berlusconi lascia l’ospedale Potrà curarsi ad Arcore dai postumi del coronavirus IL PERSONAGGIO
«S
tiamo ancora qui...». Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi è stato dimesso nel tardo pomeriggio di ieri dall’ospedale San Raffaele dove era stato ricoverato lunedì sera, per
seguire alcune terapie contro le complicazioni legate al post Covid. Prima di lasciare l’ospedale milanese l’ex premeir, al telefono con interlocutori che si sono sincerati del suo stato di salute, ha ringraziato per l’attenzione e si è lasciato andare, anche facendo alcune battute sdrammatizzanti. Il suo ritorno a casa cancella i ru-
mors circolati anche nelle ultime ore in modo incontrollato sui social di ipotetici repentini aggravamenti. Rimane comunque alta l’ansia e la preoccupazione per le condizioni di salute del Cavaliere, tenuto conto dell'età, 85 anni il prossimo settembre, e di un quadro clinico da anni complesso, reso ancora più de-
licato dall’infezione contratta mesi fa. Già in mattinata, Licia Ronzulli, senatrice azzurra e stretta collaboratrice di Berlusconi, aveva anticipato che in giornata sarebbe tornato a casa: «Si va verso le dimissioni», sono state le sue parole, interpellata telefonicamente dall’agenzia Ansa. Poi alle 18.30 circa, la notizia tanto attesa: contrariamente alle precedenti dimissioni dalla stessa struttura, il Cavaliere ha preferito evitare di farsi vedere da cronisti e cameramen che lo attendevano all'uscita del padiglione D dell’ospedale. Non era infatti presente a bordo di una delle auto del corteo che è partita dal padiglione ma, a quanto si è saputo, è stato fatto salire su un’altra vettura che attendeva nei pressi ed è uscito da un altro varco. Prima di uscire, l’ex premier ha incontrato il vice presidente del Gruppo San Donato Ka-
mel Ghribi, proprietario del San Raffaele. «Siamo davvero felici per il presidente Berlusconi. L’ho trovato forte e in forma», ha riferito Ghribi poco dopo le dimissioni. Del loro incontro è stata diffusa una foto, che mostra il Cavaliere seduto a un tavolo con dei fogli e una penna in mano, in completo scuro, pallido e piuttosto provato in volto. Ma vigile, anche dopo una terapia complessa che lo aiuta a recuperare la carenza di ossigenazione del sangue causata dai postumi dell’infezione Covid. Una terapia che potrà continuare anche ad Arcore, ogni volta che sarà necessario, in una sala appositamente attrezzata. Intanto è grande il sollievo, soprattutto da parte dei fedelissimi di Forza Italia, dopo ore di grande ansia. «Berlusconi - spiegava il coordinatore nazionale Antonio Tajani su Skytg24 prima delle dimissioni - è un leone e vincerà anche il Covid ed i vaccini. Gli ho parlato l’altra sera. Aveva qualche linea di febbre ma nulla di preoccupante». In serata, con un lungo post su Facebook, sempre Tajani ha dato voce ai sentimenti del partito azzurro, fornendo anche qualche dettaglio sulla via del recupero: «Il Presidente Berlusconi - ha scritto - continuerà a domicilio un adeguato periodo di riposo, di riabilitazione e cure come prescritto dai sanitari. Si conferma così l’infondatezza delle notizie allarmistiche circolate nei giorni scorsi, delle quali il Presidente stesso ha sorriso coi i suoi stretti collaboratori». Con un tweet il saluto del leader della Lega, Matteo Salvini, «Bentornato a casa Silvio, alla faccia di gufi e avvoltoi!». © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI
sondaggio di diamanti su repubblica
Fiducia nei leader, Zaia batte Salvini di 10 punti In testa Draghi con il 75% di gradimento seguito da Conte al 68 Il governatore veneto al 53% piace più di Speranza, Meloni e Letta Albino Salmaso / PADOVA
La pandemia ha cambiato la gerarchia dei leader in politica: a guidare la classifica del gradimento c’è Mario Draghi con il 75% di consensi, seguito da Giuseppe Conte con il 68 e poi da Luca Zaia con il 53%, dieci punti in più rispetto a Matteo Salvini e cinque più di Giorgia Meloni, l’astro nascente del centrodestra sovranista anti-Ue. Il sondaggio di Ilvo Diamanti pubblicato da 3FQVCCMJDB riflette la classifica di quello commissionato da Agorà a Emg che vede sempre Draghi e Conte al comando con Zaia che stacca di 5 punti Salvini. Dal sondaggio di Diamanti il divario tra il governatore del Veneto e il leader della Lega è un abisso di dieci punti, ma anche Letta, Di Maio, Speranza, Gentiloni e Zingaretti perdono il confronto con il Doge serenissimo. Cos’è cambiato? La pandemia ha mandato in cri-
Matteo Salvini e Luca Zaia a Venezia: strette di mano e patto di fedeltà
si la fiducia nei partiti e gli italiani si affidano a leader autorevoli, in primis al premier Draghi, per vincere la paura della crisi, sanitaria ed economica. Anche Conte nei suoi 1000 giorni di Palazzo Chigi ha garantito un profilo tecnico europeista, con il capolavoro dei 191 miliardi del Pnrr. Come si spiega la fiducia al 53% per Zaia, che si candida come leader
del governo di centrodestra al prossimo test? Il presidente è un amministratore che rassicura l’opinione pubblica con il tuo tg web non-stop da 15 mesi, un talk show di statistica fai da te Covid, auguri ai centenari, politica da bar e ottimismo sulle ali dei primati ineguagliabili della sua squadra. Quando c’è qualche serio problema sollevato dalle opposi-
zioni, Zaia schiera in sua difesa 9 supertecnici, con una prassi che il ministro Speranza mai ha pensato di utilizzare per rispondere agli assalti di FdI. Forte del suo 76%, il Doge di Godega può raggiungere qualsiasi traguardo. E gli italiani lo preferiscono a palazzo Chigi al posto di Salvini e Meloni, ottimi leader sovranisti da comizio, ma con un profilo tecnico troppo debole per tenere l’Italia ancorata all’Europa dopo la durissima crisi. A chi gli chiede cosa ne pensa di tali sondaggi, Zaia risponde recitando il solito salmo di umiltà, come un abate che non vuole mancare di rispetto al priore. «Salvini fa bene il segretario, finiamola con manfrine sul mio futuro, a me non interessa il ruolo di presidente del consiglio o segretario del partito», ha dichiarato il 30 aprile scorso al tg web. «A quelli preoccupati del mio futuro dico: state tranquilli, non me ne frega niente di fare scalate politiche. L’ultima campagna elettorale è stata sei mesi fa! E allora dico: dormite tranquilli». Salvini, che guida una Lega leninista con i veneti sottomessi ai lùmbard dal 1989 dopo l’accordo Rocchetta-Bossi, è sereno e tranquillo. Chi ogni sera si arrovella nel dilemma è il Pd. Non c’è dubbio: meglio Zaia di Salvini a Palazzo Chigi. Così alle prossime regionali forse si supera la barriera dell’11%. Si potrà mai avverare il doppio miracolo?—
Tutte le regole per spostarsi in Italia e all’estero
Buon viaggio
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stampato da grafica veneta
Per il libro di Palamara scattano le denunce di altri tre magistrati PADOVA
Il libro di Luca Palamara e Alessandro Sallusti “Il Sistema”, edito da Rizzoli e stampato da Grafica Veneta di Trebaseleghe, provoca nuove inchieste che ora salgono a tre. Palamara ha scritto il libro per raccontare la sua verità dopo la sua radiazione dall’ordine giudiziario: era infatti presidente dell’Associazione nazionale Magistrati e membro togato del Csm, radiato nell’ottobre del 2020 in seguito a un’inchiesta sul suo ruolo di “mediatore” tra le correnti della magistratura. Per competenza territoriale, data la stampa del libro a Trebaseleghe, è la Procura di Padova che raccoglie le denunce di chi si sente diffamato dal contenuto del libro. A marzo era stato aperto un primo fascicolo dopo la segnalazione del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo. Ma era solo l’inizio di quella che potrebbe diventare una vera e propria pioggia di querele. In questi giorni, infatti, si sono aggiunti altri magistrati, come Antonio e Ferdinan-
do Esposito, padre e figlio, il primo presidente del collegio della Corte di Cassazione che condannò Silvio Berlusconi per la frode fiscale sui diritti Mediaset, e poi il giudice Piergiorgio Morosini, giudice per le indagini preliminari del processo Stato-Mafia a Palermo. I primi due contestano la ricostruzione fatta da Palamara che ricostruisce con numerosi particolari due procedimenti disciplinari interni al Csm, uno contro Antonio Esposito, assolto dall’inchiesta interna per aver anticipato a un giornalista le motivazioni della condanna di Berlusconi, l’altra al figlio Ferdinando, sottoposto a sua volta a procedimento per una serie di illeciti penali che gli venivano contestati dalla Procura di Milano, tra cui alcune frequentazioni con l’ambiente di Arcore, in particolare con Nicole Minetti. Palamara, che si ritrova indagato per diffamazione, dovrà rispondere nei prossimi giorni alle domande del pubblico ministero padovano Marco Peraro che coordina le inchieste. — ELENA LIVIERI
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PRIMO PIANO
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: il rischio sanitario
Fragili e disabili in ritardo con le vaccinazioni Zaia: «Non si prenotano». Fimmg: «Errori Usl» Manca all’appello quasi un terzo delle persone più vulnerabili al Covid. Il dg Bramezza: «Recupereremo in fretta» Laura Berlinghieri / VENEZIA
La vaccinazione delle fasce più deboli della popolazione trova un inatteso ostacolo proprio nelle stesse persone che avrebbero diritto alla profilassi in via prioritaria. Vulnerabili e disabili gravi: le due categorie che, più delle altre, stanno disertando l’appuntamento. Sono circa 300 mila i primi, 200 mila i secondi, ma la percentuale di copertura fatica a decollare, fermandosi rispettivamente al 68,8% e al 72,4%. In pratica, tre su dieci continuano a dire no al vaccino anti-Covid. Del resto, lo ha ammesso un paio di giorni fa lo stesso governatore Zaia: «Abbiamo posti liberi dedicati a vulnerabili e disabili, ma mancano le prenotazioni. Probabilmente, molte persone appartenenti a queste categorie le abbiamo già vaccinate, procedendo per fasce di età». Le spiegazioni, in realtà, sono molteplici. Dalla difficoltà nel procedere con la prenotazione online, al bisogno, per una percentuale importante di queste persone, di essere sottoposte alla vaccinazione domiciliare. «Per noi medici di famiglia, vulnerabili e disabili sono i pazienti più preziosi, che appartengono antropologicamente alla medicina generale. Eppure ci sono alcune aziende sanitarie che hanno deciso di procedere autonomamente con la loro vaccinazione, magari con l’ausilio delle Usca, e i risultati sono scadenti. Questa categoria dovrebbe essere riservata ai medici di famiglia» tuona
il report
Somministrate venerdì 44.726 dosi Record di prenotazioni
La vaccinazione di una persona in sedia a rotelle. In alto a destra Maurizio Scassola, sotto Carlo Bramezza
Maurizio Scassola, presidente regionale di Fimmg. «D’altra parte, in occasione dei “vax day”, nei quali abbiamo potuto procedere con le vaccinazioni domiciliari, noi medici di famiglia abbiamo somministrato una media di quattromila dosi al giorno, per provincia. Siamo stanchi di essere considerati la pezza per rattoppare il sistema». Secondo Scassola, dunque, la spiegazione non andrebbe individuata in una ipotetica ri-
trosia dei fragili di fronte al vaccino, con il timore che la profilassi possa interferire negativamente in un quadro già delicato. «La percentuale di “no vax” in tutta la popolazione si aggira intorno al 5-6%, ma scende tra i fragili e le loro famiglie, ben consapevoli dell’importanza della profilasi» sottolinea Scassola. Intanto le Usl continuano con le telefonate. «Gli ospedali procedono tutti i giorni nella convocazione dei fragili,
chiamandoli uno ad uno» spiega Luca Sbrogiò, commissario alla vaccinazione nell’Usl 3 veneziana. Ma quella dei vulnerabili è una categoria vasta e composita. «Non escludo che alcuni di loro non sappiano nemmeno di appartenere a questa fascia» ipotizza Carlo Bramezza, direttore generale dell’Usl 7 Pedemontana. «Per questo, molti attendono lo sblocco della propria coorte anagrafica, per prenotare la dosi. E, una volta effettuata la
padova smette di vaccinare, altre province in bilico
La rivolta dei medici di famiglia «Ci trattano come concorrenti» VENEZIA
I soldi non c’entrano, è una questione di rispetto. I medici di famiglia veneti minacciano di sfilarsi dalla campagna di vaccinazioni. Un rischio che fa il paio con la profilassi in farmacia ancora non pervenuta, nonostante i continui proclami. E allora il piano presentato in pompa magna giusto tre giorni fa, in Veneto, dal generale Figliuolo rischia di crollare ancor prima di vedere la luce. I primi ad alzare la voce, in tempi non sospetti, erano stati i medici di base di Treviso. Ieri la questione è deflagrata a Padova, dove i camici bianchi della Fimmg se ne sono andati sbattendo la porta: «Garantiremo solo richiami,
In Veneto sono state somministrate venerdì 44.726 dosi di vaccino anti-Covid , mai così tante dall'inizio della campagna in una sola giornata. Il totale dallo scorso dicembre sale così a 2.246.558, pari al 91,9% delle forniture ricevute. Lo riferisce il report della Regione. I veneti che hanno già completato il ciclo con richiami sono 649.393, il 13,3% della popolazione. Sono invece 1.565.700 (32,1%) quelli che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Per fasce d’età, ha ricevuto almeno una dose il 97,3% degli ultraottantenni, l’83,2% degli over 70, il 67,2% degli over 60 e un quarto degli over 50. Venerdì è partita poi la prenotazione per gli over 40: le chiamate sono state 208.990: pure questo un dato record.
vaccinazioni a domicilio e prenotazioni già fatte». È meno perentorio il presidente regionale Maurizio Scassola, ma solo perché la sua posizione gli consente di bilanciare le situazioni delle diverse Usl: «In alcune ci sono condizioni molto pesanti, in altre meno. Ma il tema riguarda tutto il Veneto». Ed è fondamentalmente uno: «L’impossibilità per i colleghi di fare una programmazione anche solo settimanale. Ci vengono promessi vaccini che non arrivano. Giusto oggi, una medicina di gruppo ha dovuto disdire 350 appuntamenti, per la mancata consegna delle dosi attese. Solo nell’Usl 3 veneziana, i medici possono sapere tramite il portale quanti tra i loro pazien-
L’hub vaccinale in Fiera a Padova: Regione accusata di tenersi i vaccini
vaccinazione, vengono cancellati automaticamente dalle due liste, per età e per categoria». Ma a preoccupare non è solo l’elevata non adesione tra i fragili, ma anche tra gli anziani “meno anziani”. In sintesi, i settantenni, tra cui la percentuale di copertura è ferma a 83,2%, vale a dire ben 14 punti percentuale in meno rispetto agli ultraottantenni, tra i quali la disponibilità alla profilassi è stata plebiscitaria. «Ma è solo perché abbiamo ini-
ziato a vaccinarli dopo. Sono sicuro che, terminata la campagna, anche tra i settantenni l’adesione sarà altissima» rassicura Bramezza. «Non è una generazione di “no vax” e il “digital divide” non c’entra. Anche perché stiamo ricevendo l’aiuto prezioso di medici di famiglia, comuni e associazioni di categoria. In questo modo, prenotare è semplice per tutti, anche per chi non sa utilizzare il computer». —
ti hanno prenotato la seduta nell’hub aziendale. Altrove, i colleghi non fanno altro che rincorrere le persone con le telefonate, per poi sentirsi dire: “Abbiamo già fatto, grazie”. C’è un accordo regionale che prevede modelli molto precisi di organizzazione, ma ci sono aziende, in giro per il Veneto, che non stano rispettando questo accordo, cercando di accentrare tutto negli hub aziendali. Non vogliamo sfilarci e crediamo ci siano margini di recupero, ma pretendiamo al più presto un incontro con la Regione. Senza risposte chiare, prenderemo eventualmente le decisioni più drastiche, compresa la possibilità di abbandonare la profilassi, extrema ratio a cui non voglio neanche pensare». Il programma vaccinale, nell’immaginario iniziale, doveva essere un mosaico dalle tante tessere. Nel concreto, si è trasformato in un “tutti contro tutti”. Solo la settimana scorsa, i medici aderenti allo Snami si erano scagliati contro la profilassi in farmacia, valutando i farmacisti incompeten-
ti per la redazione dell’anamnesi. Ora lo scontro si inserisce in un nuovo binario e vede fronteggiarsi medici di famiglia e aziende sanitarie. I primi dipendono dalle seconde negli approvvigionamenti. Le seconde macinano iniezioni, pur non avendo ancora raggiunto la potenzialità massima. E, forse per questo, tengono per sé i vaccini. «Le aziende sanitarie vogliono dare precedenza agli hub, con cui non vogliamo entrare in competizione. Ma siamo stanchi di trascorrere le giornate rincorrendo i pazienti, pretendiamo rispetto. Si è voluto accelerare con le coorti anagrafiche, almeno ci sia consentito subito di vaccinare i quarantenni, altrimenti rischiamo di rimanere al palo ancora. Quando ci sono stati dati i vaccini, abbiamo dimostrato quanto possa essere prezioso il nostro aiuto, con numeri pari se non superiori a quelli forniti dagli hub. Non siamo più disposti a mandar giù» conclude Scassola. —
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LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Economia
Domenica 16 Maggio 2021 www.gazzettino.it
L’intervista Antonio Fallico a Russia ha sempre bisogno e voglia di made in Nordest. E quello russo non è solo un mercato strategico, ma anche un Paese strategico. Malgrado tutto, ci sono segnali di distensione. È interesse di tutti cercare una coesistenza tranquilla, incontrarci su quelle cose su cui siamo d’accordo. Il business per esempio può sostituire la diplomazia». Antonio Fallico, 76 anni, è un uomo che della Russia e del mondo vicino a Mosca sa molto, quasi tutto. «Ci andai per la prima volta nel 1974 quando l’allora Banca Cattolica del Veneto aprì un ufficio, dopo la laurea e lo sbarco a Verona, la mia città d’adozione dove ho insegnato all’università». Oggi è presidente di Banca Intesa Russia e dal 2012 è ai vertici di Mir Capital, il primo Fondo d’investimento italo-russo fondato da Intesa e Gazprombanke. Ma è anche impegnatissimo a creare ponti culturali con l’associazione «Conoscere Eurasia», fondata nel 2007 a Verona.
«L
In questi ultimi anni lavorare per la Russia non è stato semplice: sanzioni, rapporti diplomatici tesi. Lei come la vede la situazione oggi? «Le sanzioni proibiscono esportazioni dall’Europa soprattutto nell’agroalimentare e nell’alta tecnologie - risponde da Mosca Fallico - ma soprattutto sono una barriera psicologica per gli imprenditori italiani. E sono una barriera anche per i russi: a Mosca capiscono che il nostro governo non è ostile, ma queste sanzioni un pochino scoraggiano e vediamo qualche disinvestimento in Italia. È deperito soprattutto l’interscambio: dal 2014 al 2020 il calo è stato del 35%, in certi casi anche del 50%. Ma gli investimenti diretti sono diminuiti di pochissimo, - 10%».
«Il disgelo con la Russia può aiutare la ripresa a Nordest» Il presidente di Banca Intesa a Mosca: «Chi `«L’aumento del petrolio aiuta il rilancio ha investito qui ha fatto un grande affare» di un Paese che è anche leader tecnologico»
grande possibilità di sviluppo. Ma la Russia è anche un Paese di alta tecnologia. Leonardo compra i suoi chip in Siberia. Il 20 giugno Enel inaugura il più grande parco eolico al mondo sul Don, pensi che 14 anni fa il primo forum a Verona di «Conoscere Eurasia» era dedicato alle energie alternative, sembrava fantascienza. E sono all’avanguardia anche nella farmaceutica».
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Import - Export Import 2019
Import 2020
Export 2019
Export 2020
Veneto
Friuli Venezia Giulia
323.980.976
1.307.504.882
233.327.308
214.849.998
246.795.196
1.218.990.055
197.991.241
231.495.835
Russia 9.254.881
7.995.743
80.496.745
9.443.009
Kazakistan 40.919.670
403.337
7.203.973
4.750.972
55.800.077
1.164.288
17.877.802
4.465.630
55.316.757
862.772
18.732.112
38.757.338
56.089.574
0
2.102.095
32.558.817
52.912.540
0
1.661.435
15.490.246 Bielorussia
Armenia
INTESA RUSSIA Antonio Fallico 72.017
2.760.406
0
169.054
49.610
3.145.424
0
127.331
Kyrgyzstan Fonte: ISTAT
IL VACCINO SPUTNIK POTREBBE OTTENERE PRESTO IL VIA LIBERA ED ESSERE PRODOTTO ANCHE IN VENETO
A che punto è lo sbarco del vaccino Sputnik in Italia? «Sputnik è stato già venduto in 60 paesi, viene prodotto all’estero. Entro fine maggio speriamo nel via libera dell’Europa e poi si potrebbe vendere anche in Veneto: il governatore Zaia mi sembra aperto a quest’ipotesi. E chissà che non si possa anche produrlo lì». Le imprese hanno bisogno di banche d’appoggio... «Come Intesa qui abbiamo una storia importante, un migliaio di addetti e grande autonomia. Poi c’è Unicredit, che è l’altra grande banca straniera. Intesa insieme alla Gazprom ha varato Mir Capital, un fondo che investe in aziende medie italiane e russe, come la Lima di Udine. Poi c’è l’iniziativa tra Cdp e il fondo russo Rdif, ma non la vedo molto attiva».
L’Ego-Hub
Perché? «Chi si radica qui ha maggiori possibilità di sviluppare gli affari. Ci sono diversi esempi di successo di imprese del Nordest in Russia, penso a Danieli, Zoppas, la Codest di Udine. La maggior dai mobili esportati sono del Nordest, ci sono tanti negozi
Calzedonia, il Prosecco è molto popolare. La Russia ti apre anche uno spazio commerciale immenso, fino alla Cina grazie all’Unione Economica Euroasiatica. Anche la Serbia ha accordi particolari con Mosca». Quali sono i settori più promettenti dove investire?
«Le produzioni tecnologiche, ma anche l’alimentare, e ci sono grandi vantaggi fiscali. I numeri non ci danno ragione ma bisogna forzare i nostri imprenditori a prendere più fiducia». Con l’aumento del prezzo del petrolio c’è aria di ripresa? «Il barile è 67 dollari dà una
C’è ancora spazio per imprenditori coraggiosi? «Sì, ma bisogna costruire ponti, noi ci proviamo: quest’anno nel forum a San Pietroburgo ci sarà anche il ministro Giorgetti. Il primo luglio a Innoprom l’Italia sarà ospite d’onore col ministro Di Maio. E il 28-29 ottobre il forum a Verona». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 16 Maggio 2021 www.gazzettino.it
L’intervista Francesco Paolo Figliuolo Massimo Martinelli rancesco Paolo Figliuolo è abituato a parlare poco. Per capire il polso della situazione sulla pandemia in Italia, però, basta guardarlo in faccia. E in questi giorni la sua faccia è decisamente serena. Come quella di chi ha (quasi) risolto la sua missione. Generale Figliuolo, lei ha parlato di una “spallata” di giugno alla pandemia. Ci siamo, mancano due settimane. Che succederà? «Succederà che per la prima volta gli arrivi di vaccini in un mese supereranno i 20 milioni di dosi e si potrà dare ancora più velocità ad una campagna che ha già superato i 26 milioni di somministrazioni, quando a marzo – prima del piano in corso – eravamo ben al di sotto dei 5 milioni. La questione degli approvvigionamenti è cruciale, ma abbiamo lavorato molto anche per aumentare la potenzialità della macchina, che ha dimostrato di poter fare 500 mila iniezioni al giorno. A giugno, con più vaccini, questa potenzialità potrà essere espressa con maggiore regolarità ed anche incrementata, grazie a nuovi punti vaccinali – già oggi ne abbiamo più di 2500 cioè mille in più rispetto a marzo - e anche al contributo più esteso dei medici di medicina generale, delle farmacie e delle aziende che hanno messo a disposizione delle Regioni i loro spazi e strutture. Giugno sarà anche il mese in cui mi aspetto di vedere protetta la stragrande maggioranza delle persone più vulnerabili ed esposte al Covid. Oggi più dell’88% degli over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, quasi tutti gli ospiti delle Rsa sono stati raggiunti e oltre il 96% del personale sanitario ha avuto una somministrazione. Ma occorre continuare lo sforzo sulle fasce over 60, per poi agire in parallelo sui più giovani. È il senso delle ultime indicazioni date alle Regioni dopo aver rilevato il buon andamento della campagna: aprire le prenotazioni agli over 40 senza però lasciare le persone più a rischio indietro. Una buona pratica è quella della Provincia autonoma di Bolzano, che ha vaccinato la quasi totalità dei propri soggetti fragili, raggiungendoli praticamente casa per casa. Anche altre Regioni stanno adottando questa buona pratica, attraverso risorse proprie e con il supporto dei team sanitari mobili della Difesa». C’è da dire che le statistiche sulle vaccinazioni raccontano un’Italia a due velocità: Lombardia e Lazio avanti e il meridione con larghe fasce di anziani ancora da immunizzare. Come è potuto accadere? «Le statistiche indicano che la campagna vaccinale nazionale sta viaggiando a ritmo elevato: la scorsa settimana sono state fatte più di 3 milioni e 334 mila somministrazioni, un dato positivo che cresce di settimana in settimana e la cui bontà viene riscontrata anche dal calo di ricoveri e di decessi a livello nazionale. La campagna non è una gara tra Regioni o tra nord e sud, ed eviterei generalizzazioni. Una stessa Regione può far registrare ottimi risultati
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«Pass, spetta alle Regioni fornirlo a chi ne ha diritto» Il commissario del governo: «Giugno sarà decisivo per i vaccini, in un mese avremo oltre 20 milioni di dosi. Immunità di gregge confermata per fine estate» `
IN ARRIVO PER GLI SPOSTAMENTI IL GREEN CERTIFICATE EUROPEO DIGITALE O CARTACEO E A PROVA DI FALSIFICAZIONI
IL GENERALE CHIAMATO DA DRAGHI Francesco Paolo Figliuolo, 59 anni, è stato comandante logistico dell’Esercito. Dal marzo 2021 è commissario straordinario per i vaccini
LO STOP DELLA CORTE DEI CONTI A REITHERA? ABBIAMO GIÀ QUATTRO SIERI E PRESTO POTREBBE ARRIVARE CUREVAC
per una fascia di età e aver bisogno di accelerare in un’altra. Esistono certo delle differenze, legate a diversi fattori, e una parte importante del lavoro della struttura commissariale consiste nel fare la sintesi fra le 21 diverse sensibilità e caratteristiche proprie delle Regioni e Province autonome. Peraltro sugli over 80 le maggiori percentuali di somministrazione arrivano da Veneto e Toscana, quest’ultima partita male». E quando è previsto, con gli attuali ritmi, il raggiungimento dell’immunità di gregge? «Secondo il piano elaborato a marzo, che ipotizzava approvvigionamenti regolari in termini di tempo e di quantità e un tasso di adesione costante alla campagna vaccinale, si era stimato che alla fine dell’estate avremmo avuto la copertura dell’80% dell’intera platea da vaccinare. I tagli di alcune forniture e la sospensione temporanea di AstraZeneca e Johnson&Johnson hanno provocato qualche rallentamento, che si conta di recuperare grazie alle maggiori forniture previste nel terzo trimestre. L’obiettivo del piano rimane invariato». La Corte dei conti ha bloccato la procedura di finanziamento deciso dal governo per la ricerca e la produzione del vaccino Reithera. Gli italiani si chiedono: può un cavillo giuridico fermare una procedura che è volta a mettere in sicurezza la popolazione? «Si tratta di una questione amministrativa che non rientra direttamente nell’attuazione della campagna vaccinale, che attualmente si avvale già di quattro prodotti e in futuro potrebbe contare su un quinto vaccino, Curevac, attualmente in valutazione da parte dall’Ema. Più strumenti a disposizione si hanno per la campagna e meglio è, naturalmente, fermo restando che Reithera non sarebbe
entrato in campo a breve». A proposito, per quanti mesi (o anni) lei pensa che sarà necessario fare richiami del vaccino anti covid? «Si tratta di valutazioni che spettano alle autorità sanitarie. Certo si dovrà iniziare a pensare collettivamente anche a come gestire una futura fase post-emergenziale, e rendere strutturale questo tipo di attività». Il pass vaccinale è ancora un oggetto sconosciuto. Non sarebbe il caso di “crearlo” e renderlo fruibile nella stessa forma fisica su tutto il territorio nazionale? Ad esempio, in Campania il governatore De Luca ne ha stampato uno regionale, delle dimensioni di una patente. Perchè non ce n’è uno nazionale? «Il decreto-legge 52 del 22 aprile 2021 prevede la possibilità di spostamento in entrata e in uscita dai territori collocati in zona rossa o arancione, anche ai soggetti muniti di certificazione verde (oltre che per comprovate esigenze lavorative o per situazioni di necessità o per motivi di salute). Si tratta di una certificazione a cura delle Regioni e Province autonome con validità nazionale, che comprova uno dei seguenti stati: il completamento del ciclo vaccinale, oppure la guarigione dall’infezione, ovvero un test molecolare o antigenico rapido per la ricerca del virus Sars-CoV-2 che riporti un risultato negativo, eseguito nelle 48 ore antecedenti. In ambito europeo si parla di Digital Green Certificate, un certificato, digitale o cartaceo, che riporta indicazioni simili attraverso un QRcode. Il DGC sarà gratuito e in italiano e inglese e, per la Provincia Autonoma di Bolzano, anche in tedesco. La finalità è quella di facilitare la circolazione dei cittadini tra i diversi Paesi dell’Unione Europea, attraverso la definizione di criteri comuni tra i 27 Paesi
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e l’utilizzo di certificati interoperabili, che potrebbero evitare periodi di quarantena o ulteriori test. Un’altra finalità è la riduzione delle falsificazioni dei certificati. Il possesso di uno dei certificati non rappresenta un prerequisito per viaggiare, ma agevola gli spostamenti, senza quarantena». Le persone si pongono una sola domanda: quando? Quando toglieremo le mascherine, quando riapriranno i locali, quando si potrà fare tardi la sera. E non si accontentano più di risposte generiche del tipo: “quando il contagio scenderà”. Lei ha una risposta diversa? «Io ritengo sia opportuno sottolineare il fatto che vaccinarsi sia la chiave per far ripartire il Paese. Occorre farlo e nel frattempo non abbassare la guardia, come suggeriscono gli esperti sanitari». AstraZeneca sembra spaventare una parte degli italiani. E’ vero che al Sud ci sono molte dosi inutilizzate? Secondo lei perchè? E davvero pensate di ridistribuirle nel resto d’Italia come hanno chiesto Lazio e Lombardia? «Il controllo dei fabbisogni è una delle principali azioni dirette e costanti che svolgo unitamente alla mia Direzione Operativa. Quando serve, si operano dei bilanciamenti che vengono concordati con i Presidenti delle Regioni. Non esiste un “magazzino” di vaccini, sarebbe totalmente illogico. I trasferimenti di dosi hanno carattere provvisorio, perché quando la situazione degli approvvigionamenti si normalizza la Regione che ha ceduto temporaneamente i vaccini a sua disposizione ne riceve altrettanti, secondo il principio “una testa – un vaccino”. Voglio poi sfatare la vulgata “Sud-Nord”: la Campania usa AstraZeneca tanto quanto la Lombardia. E’ vero che ci sono Regioni del sud come Sicilia, Calabria e Basilicata – ma anche del Centro come l’Abruzzo - in cui vi è una percezione non adeguata del vaccino anglo-svedese. Ma il primo bilanciamento, pari a 50 mila dosi, è avvenuto - con la regia della Struttura Commissariale - tra Sicilia e Puglia, su esplicita richiesta del Presidente Emiliano che ha incontrato il consenso del
I GOVERNATORI DEVONO AVERE PAZIENZA ED EVITARE FUGHE IN AVANTI SENZA CADERE IN COMPETIZIONI INSENSATE
Presidente Musumeci. Il piano dev’essere applicato per bene, con il controllo continuo della Struttura commissariale e con la collaborazione dei Presidenti delle Regioni: in tal modo le azioni acquistano valore positivo e si produce un effetto moltiplicatore». Alla Campania, come sostiene il governatore De Luca, mancano 200 mila vaccini. Entro quando verrà colmato questo divario? «Tutte le Regioni hanno condiviso l’attuale criterio di suddivisione delle dosi, che segue il principio “una testa – un vaccino”, mentre all’inizio della campagna vaccinale si tenne conto – oltre che del numero di abitanti – anche dell’età della popolazione e di fattori sanitari. Per alcune Regioni, come la Campania, comparando il vecchio criterio con il nuovo basato solo sulla popolazione, si è reso necessario un riequilibrio. Chiaramente la Struttura Commissariale non dispone di dosi aggiuntive per ripianare in un’unica soluzione le necessità di otto Regioni in credito, per cui il recupero è graduale, attingendo ai nuovi approvvigionamenti e alla riserva che ho creato. Il piano di recupero Per le dosi della Campania siamo in piena fase di recupero, secondo un piano di bilanciamento che si concluderà entro la prima settimana di giugno». Il governatore De Luca ha dichiarato che la Campania arriva sempre prima: sulle isole covid free, sui vaccini ai quarantenni. Davvero il governo è arrivato dopo? «Già il 19 marzo avevo chiesto ufficialmente alla Protezione Civile e alla Difesa un piano per vaccinare gli abitanti delle isole minori. Il criterio ispiratore è quello di mettere in sicurezza i nostri connazionali che vivono in aree sprovviste di adeguati presidi sanitari e che in caso di cluster epidemiologici si troverebbero assai esposti al Covid, senza contare le difficoltà di raggiungerli per effetto di condizioni meteo avverse. Aggiungo che gli stessi criteri vengono usati per le aree montane degli Appennini e delle Alpi che sono più isolate e non facili da raggiungere. Chiaramente questa pianificazione è stata poi attuata quando ci sono stati più vaccini a disposizione, in particolare il monodose Johnson & Johnson che permette un’azione rapida, risolutiva e logisticamente sostenibile. Occorre precisare che per quanto riguarda le isole si sta parlando di isole come le Eolie, le Tremiti, Salina o Capraia e non di quelle comunque dotate di capacità sanitarie e di maggior continuità territoriale. La facoltà di aprire le prenotazioni agli over 40 è stata data per far sì che le Regioni abbiano la possibilità di programmare ad ampio spettro, sfruttando bene i tempi quando a giugno arriveranno più dosi di vaccino. Da questo punto di vista le Regioni devono avere pazienza ed evitare fughe in avanti. Seguire il piano in modo coordinato e armonico - senza cadere magari in competizioni insensate - significa raggiungere il bene comune, assicurando a tutti, a partire dai più fragili, la salvezza da questa pandemia. In questa fase della campagna, le aperture libere da criteri penalizzano gli over 60 e a questo proposito voglio rivolgere un appello alle Regioni: bisogna tenere la barra dritta perché abbiamo il dovere morale di proteggere i più vulnerabili. Se la curva dei contagi si è abbassata, così come le ospedalizzazioni i ricoveri in terapia intensiva e i decessi, lo dobbiamo ai comportamenti responsabili e all’applicazione dell’ordinanza n. 6 del 9 aprile che ha fatto registrare un’impennata del 20% delle somministrazioni agli over 80, un incremento del 35% per gli over 70 e una forte attenzione ai soggetti fragili e agli ospiti delle Rsa. Bisogna continuare su questa strada, se si vuol davvero rendere un servizio al Paese e alle proprie comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La lotta al Covid
Belluno, tra i no-vax anche un primario Dopo il primo ricorso respinto dal tribunale ne arriva un altro `Rischiano sospensione dal servizio e procedimenti disciplinari con 62 firmatari, tra cui tre medici: «Non intendono vaccinarsi» La precedente decisione dei giudici: prevale il diritto alla salute `
NO VAX Una delle manifestazioni delle ultime settimane del movimento che rifiuta la profilassi: in questo caso a Vittorio Veneto
IL CASO BELLUNO Un primario e due dirigenti medici. Spuntano tre nomi importanti dal secondo ricorso “no-vax”in provincia di Belluno, quello presentato da 62 dipendenti dell’Ulss Dolomiti e di quattro case di riposo del territorio. In cima alla lista dei ricorrenti c’è Sergio Bissoli, primario di Medicina nucleare al San Martino di Belluno. Subito dopo compaiono i nomi di Federica Zanatta, medico in Cure palliative (distretto di Feltre), e del dottor Cosimo Damiano Smiraglia, che ha un incarico dirigenziale di alta specializzazione in Psichiatria a Feltre. Medici, quindi persone che hanno gli strumenti culturali necessari per valutare l’efficacia della vaccinazione e rifiutano di sottoporsi alla profilassi.
Ma la profilassi funziona: decessi ridotti del 95% IL FOCUS ROMA «Diciamo la verità: un anno fa, di questi tempi, l’ipotesi di avere un vaccino già all’inizio del 2021 che ci avrebbe protetto dai decessi al 95 per cento e dell’infezione all’80, era sì una speranza, ma non è una certezza. Per fortuna, i primi risultati che uscivano allora dalle sperimentazioni sono stati confermati dalla vita reale». Il professor Massimo Andreoni è direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali. E ieri analizzava con soddisfazione i risultati del primo report
dell’Istituto superiore di sanità sull’effetto delle vaccinazioni. Sono state prese in considerazione le persone a cui è stata somministrata almeno una dose a partire dal 27 dicembre del 2020. In totale sono stati analizzati gli effetti su 13,7 milioni di italiani fino al 3 maggio.
Dopo i 35 giorni si osserva una stabilizzazione della riduzione che è circa dell’80 per cento per il rischio di diagnosi, del 90 per cento per il rischio di ricovero e del 95 per cento per il rischio di decesso». Lo studio riguarda tutti e quattro i vaccini autorizzati
RISULTATI
REPORT DELL’ISS: GIÀ DOPO LA PRIMA DOSE LE INFEZIONI DIMINUISCONO DELL’80%
Si legge nel report: «L’analisi congiunta ha evidenziato che il rischio di infezione da Sars-CoV-2, ricovero e decesso diminuisce progressivamente dopo le prime due settimane e fino a circa 35 giorni dopo la somministrazione della prima dose.
Test salivari, c’è il via libera per scuole, anziani e disabili L’ipotesi per la maturità IL PIANO ROMA Per scovare il Sars Cov 2 d’ora inpoibasteràunpiccoloprelievodi saliva. La circolare del ministero della Salute che dà il via libera ai test salivari «per i soggetti asintomatici sottoposti a screening ripetuti per motivi professionali» si rivela provvidenziale per il tracciamento del virus nelle classi. «Data la semplificazione della tecnica di prelievo- scriveilministero- itestsalivari possono rappresentare uno strumento utile per il monitoraggio e il controllo dell’infezione da Sars-cov 2 in ambito scolastico». La novità diagnostica, che potrebbe entrare a regime nelle aule alla ripresa delle lezioni in autunno, forse sarà già utilizzata per i prossimi esami di terza media e di maturità. Il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, infatti, ha anticipato di voler sottoporre «il tema all’attenzione del ministro Patrizio Bianchi». Favore-
La notizia dei tre medici bellunesi contrari al vaccino anti-covid ha gelato il mondo della sanità. «Preferisco non commentare» ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. Hanno risposto allo stesso modo l’Ulss Dolomiti («Non commentiamo») e il presidente dell’Ordine provinciale dei medici Stefano Capelli. Al ricorso partecipano 62 persone: 52 dipendenti dell’Ulss Dolomiti (medici, infermieri, oss), 4 di Valbelluna servizi srl (Borgo Valbelluna), 4 di Azienda Feltrina (Feltre), uno di Fondazione Casa di riposo Meano (Santa Giustina) e un altro di Le Valli scs (Longarone).
GLI OBIETTIVI
(Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson) senza distinguere tra un prodotto e l’altro. Numericamente comunque il dato è influenzato maggiormente dai risultati di Pfizer-BioNTech, visto che in Italia i 2/3 dei vaccini distribuiti sono dell’alleanza delle due case farmaceutiche americana e tedesca. Segue, come peso, AstraZeneca, che rappresenta circa il 23% delle dosi consegnate alle Regioni. Ricorda il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro: «I dati del primo report confermano l’efficacia delle vaccinazioni e della campagna vaccinale, e la necessità di raggiungere presto alte coperture in tutta la popolazione per uscire dall’emergenza grazie a questo strumento fondamentale».
Ma cosa sperano di ottenere? L’avvocato Andrea Colle l’ha messo nero su bianco nel ricorso. Vengono chiesti “provvedimenti necessari e sufficienti a dichiarare il diritto dei ricorrenti di scegliere liberamente se vaccinarsi o meno, senza che ciò comporti la loro sospensione dal lavoro senza retribuzione o il loro demansionamento”. Il decreto, secondo l’avvocato, sarebbe inapplicabile “perché in contrasto con gli articoli 3, 8, 21, 35 e 38 della Carta dei Diritti e delle Libertà Fondamentali dell’Ue”. Nel caso in cui il giudice del lavoro Anna Travia non ritenesse abbastanza forti queste motivazioni, i ricorrenti sollevano la questione di legittimità costituzionale del decreto. Ma su questo punto si è già espresso il collegio del Tribunale di Belluno quando ha rigettato il reclamo, presentato sempre da Colle, su istanza di altri 7 operatori socio sanitari no vax. Nell’ordinanza si legge che “è da ritenersi prevalente, sulla libertà di chi non intende sottoporsi alla vaccinazione anti-covid-19, il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario”. Davide Piol
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LA DECISIONE Nessuno di loro ha patologie per cui il vaccino è sconsigliato. Si legge nella premessa del ricorso: “I ricorrenti svolgono il loro servizio con mansioni di medico, infermiere e di operatore socio sanitario ed hanno tutti scelto di rifiutare la somministrazione del vaccino “Pfizer-BioNTech covid-19”, facoltà di scelta fra l’altro implicita nella richiesta di sottoscrivere un consenso informato”. E più avanti: “Non hanno intenzione di vaccinarsi nemmeno nel prossimo futuro, fermo restando che non è dato sapere quale vaccino verrà loro “offerto” nel periodo post decreto”. Quella di non vaccinarsi è una scelta dettata da convinzioni personali che rischiano ora di mettere in discussione il loro ruolo di medici. Se infatti rimarranno fermi su questa posizione – intento già dichiarato nel ricorso – l’Ulss Dolomiti dovrà sospenderli dal servizio fino al 31 dicembre. E avvisare l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri a cui sono iscritti, che potrebbe avviare provvedimenti disciplinari (tra cui la sospensione dall’albo).
LE REAZIONI
voli all’utilizzo dei test salivari anche i sindacati della scuola, convintiche inquestomodosaràpossibile svolgere esami in sicurezza. Dell’utilità di questa nuova procedura per diagnosticare la positività al virus in realtà si parlava già da diversimesi.
I VANTAGGI Maurizio Sanguinetti, direttore del dipartimento di Scienze di Laboratorio e infettivologiche del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società europea di Microbiologia e Malattie infettive, è
SÌ DEL MINISTERO ALL’ESAME ALTERNATIVO AL TAMPONE SCREENING A REGIME AD OTTOBRE
uno degli esperti che hanno contribuito alla stesura del documento del ministero. «I test validati per la saliva - spiega - sono tre-4. E hanno una sensibilità che è assolutamente sovrapponibile al tampone nasofaringeo. Col passare dei mesi c’è stata una evoluzione significativa delle modalità del prelievo, che li rende facili da utilizzare e sicuri. Quindi, si tratta certamente di una strategia che può essere messa in campo nelle scuole». Rispetto agli altri test diagnostici, i salivari hanno infatti qualche marcia in più. «Il tampone è una misura fastidiosa, soprattutto per i bambini, quindi il prelievo della saliva è potenzialmente una svolta - rimarca Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia - Dal punto di vista della sensibilità, poi, ci si è avvicinati molto a quella del tampone. E comunque, la probabilità di un falso
Tre tipi di tampone Una sorta di lungo bastoncino cotton-fioc è usato per prelevare materiale biologico, utile a scoprire l’infezione da Sars-Cov 2 COSA PRELEVA
COSA CERCA
IN CHE TEMPI
AFFIDABILITÀ
Rino-faringeo (”classico”)
la mucosa da naso e gola
RNA del virus (test molecolare)
2-6 ore in laboratorio
alta (70-98%)
Nasale (”rapido”)
la mucosa dal naso
le proteine del virus (test antigenico)
15 minuti nel luogo del prelievo
media
Salivare
la saliva in bocca
se l’organismo ha prodotto anticorpi (può essere molecolare o antigenico)
10-12 minuti nel luogo del prelievo
bassa*
*come il test sierologico (prelievo del sangue) indica chi è entrato a contatto col virus, non se è attualmente positivo L’Ego-Hub
negativo è più bassa. Ora le Regioni si stanno attrezzando per poterli usare, perché rappresentano un metodo diagnostico più semplice e meno invasivo. La raccolta del campione, poi, è più rapida. Sono convinto che questo sistema si possa utilizzare anche nei porti o negli aeroporti». Per ora, però, a beneficiarne saranno alcune categorie ben definite. «I test salivari - rimarca Fausto Baldanti, direttore del Laboratorio di Virologia molecolare del policlinico San Matteo di Pavia - hanno il grande vantaggio della praticità di prelievo. Sono disegnati e
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sviluppati soprattutto per i bambini o le persone con difficoltà, disabili oppure soggetti che non hanno la compliance sufficiente con gli altri test molto fastidiosi». Utilizzarli, dunque, nelle scuole permetterà di scovare gli asintomatici senza grande fatica. «Sappiamo che gli istituti hanno avuto diversi problemi per quanto riguarda il tracciamento - precisa Baldanti - La praticità dei salivari sta poi nel fatto di poter ripetere il test, in certi contesti, su base periodica». Se sarà necessario confermare il test salivare con un tampone nasofaringeo in caso di
positività ancora non è chiaro. «Dipende da quello che deciderà il ministero». Quanto alle varianti, non dovrebbero esserci problemi a scovare il virus, visto che «quella che predomina - assicura Baldanti - è l’inglese. Comunque, se anche ci fosse una minore sensibilità del test, il fatto che siano facilmente ripetibili può consentire il tracciamento di intere classi. Ricordiamo che finora, con gli altri test, si è rivelato difficoltoso e ha messo in evidenza tutta una serie di complicazioni pratiche». Graziella Melina © RIPRODUZIONERISERVATA
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La lotta al Covid-19
Dal 16 giugno vaccini liberi a tutti Tra un mese prenotazioni aperte indipendentemente dall’età. Trecentomila le dosi iniettate dal 27 dicembre `
CAMPAGNA VACCINALE VENEZIA Centossessantamila vaccinazioni da qui a un mese esatto, equamente suddivise: 80 mila nuove prime dosi, tra cui ci sono i primi 25 mila quarantenni che dall’altro ieri, con l’apertura delle prenotazioni, sono corsi in massa a iscriversi, e altrettanti richiami, tra cui c’è una consistente presenza, tra gli altri, di lavoratori della scuola che si stanno sottoponendo alla seconda inoculazione.
ACCELERAZIONE L’Ulss 3 Serenissima continua a spron battuto la propria campagna vaccinale, pronta per la “spallata” d’inizio estate, mentre giusto ieri ha tagliato il traguardo delle 300mila dosi totali somministrate da quando ha cominciato, il 27 dicembre dell’anno scorso. Il direttore del Dipartimento di Prevenzione, Luca Sbrogiò, conferma che anche per il Veneziano vale quanto annunciato dal presidente della Regione Luca Zaia l’altro ieri: «Dal 16 giugno è plausibile l’apertura delle vaccinazioni libere senza più il criterio delle classi d’età» e, probabilmente, senza neanche il criterio delle categorie professionali, fermo restando che molte grandi aziende si stanno attrezzando per vaccinare i propri dipendenti e collaboratori, con convenzioni ad hoc siglate con ospedali e centri clinici.
I QUARANTENNI Tra i già prenotati, in base alla disponibilità attuale delle dosi, ci sono – per la precisione – 24.943
IERI SONO STATE 5.100 LE DOSI SOMMINISTRATE DALL’AZIENDA SANITARIA VENEZIANA
quarantenni, cioè i nati tra il 1972 e l’81; 40.126 cinquantenni; 10.979 sessantenni, 2.027 settantenni e 177 ottantenni; e, ancora, 354 disabili gravi e 1.955 soggetti estremamente vulnerabili. Approfittando di qualche slot libero, i singoli appuntamenti fissati a orario preciso, già ieri sono stati vaccinati i primi 245 quarantenni, mentre altri 350 sono prenotati per oggi. «Ora le indicazioni nazionali e regionali sono che per aprire a una classe d’età inferiore non è più necessario che per la precedente sia stato raggiunto il 70% di copertura, ma si può procedere spediti», spiega Sbrogiò. E, infatti, tra i 50 e i 59 anni, tra già vaccinati e prenotati, la percentuale arriva finora al 64,7, mentre in tutte le altre decadi il traguardo è stato raggiunto e superato: 75,4% tra i 60 e i 69; 83% tra i 70 e i 79 anni; quasi il 100% dagli 80 anni in su, mentre oltre il 70% si posizionano anche i disabili gravi, 74,4%, e gli estremamente vulnerabili, 73%. Adesso l’attenzione è tutta rivolta ai quarantenni, per i quali le prenotazioni sono state aperte venerdì anche prima delle annunciate ore 16, con un boom di iscrizioni in poche ore: oltre 20mila, segno che lo stesso passaparola personale e il tam-tam sui social network spingono tantissimo ad andare sulla piattaforma regionale, tramite il portale dell’azienda sanitaria, per cercare di fissare l’appuntamento. Discorso che vale maggiormente in una fetta della popolazione molto più avvezza all’uso dei dispositivi informatici rispetto a quella più anziana, per la quale è stato spesso fondamentale, per fare la prenotazione, il supporto dei medici di medicina generale e dei farmacisti di fiducia che si sono
Solo nell’Ulss 3 “Serenissima” sono 20mila i quarantenni iscritti in poche ore. Già immunizzato un veneziano su tre `
Le vaccinazioni nell'Ulss 3 70-79
60-69
50-59
Popolazione
70.467
83.738
106.400
85.769
Vaccinazioni 1ª dose
56.502
52.118
28.762
13.306
% primo ciclo
80,2%
62,2%
27,0%
15,50%
Prenotati
2.027
10.979
40.126
24.943
% con prenotati
83,1%
75,4%
64,7%
44,6%
Mancanti
11.938
20.641
37.512
47.520
%
%
40-49
L’Ego-Hub
prestati con grande disponibilità.
Ulss 4 del Veneto Orientale
Centomila persone hanno ricevuto una dose. Prenotati diecimila 40enni
PREVENZIONE Il dottor Luca Sbrogiò
DAL PROSSIMO MESE SCATTERÀ LA PROFILASSI NELLE AZIENDE E IN ALTRE STRUTTURE
Vaccinazioni, toccata quota centomila all’Ulss 4. Il numero è stato fornito ieri: a fronte di 183mila persone in tutto, dai 16 anni in su, 100mia sono quelle che nel Veneto Orientale, risultano avere fatto almeno la prima dose. Un numero destinato ad aumentare con l’apertura delle prenotazioni per la fascia d’età compresa tra i 40 e i 49 anni: in una sola giornata hanno chiesto di essere vaccinati circa 10mila over 40 (per la precisione 9.519), su un totale di 13.530 posti attivati. Entro una settimana inizieranno le vaccinazioni anche per loro. Da ricordare che, per la fascia 50-59, si era registrato il sold-out con 11.600 prenotati
LE SOMMINISTRAZIONI
F.Cib.
Ieri, complessivamente, sono stati somministrati 5.100 vaccini, così che l’Ulss ha potuto sfondare quota 300mila da inizio campagna, quattro mesi e mezzo fa: «Più di un veneziano su tre, il 35%, ha ricevuto almeno la prima dose», sottolinea Sbrogiò. Circa duemila sono stati effettuati al PalaExpo, dove i sanitari e i volontari lavorano ogni giorno fino a esaurimento scorte, accompagnati dal continuo “blin-blon” del segnale acustico di chiamata a ogni paziente, il cui codice compare sui pannelli luminosi per lo smistamento alle varie posizioni. Un suono decisamente un po’ snervante, alla lunga, per chi nell’ex struttura fieristica ci lavora tutto il giorno, tanto che l’Ulss sta correndo ai ripari mettendo un po’ di musica di sottofondo, ben più riposante del cicalino. Alvise Sperandio
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su 11.600 dosi a disposizione. Domani si continuerà con le vaccinazioni agli ultracinquantenni e, come sempre, con le seconde dosi. Si ricorda, infine, che, per quanto riguarda lo stato dei contagi, la discesa della curva ha determinato la chiusura di un’altra sezione di malattie infettive al Covid-Hospital di Jesolo, dove ne risultano aperte due, per un totale di 22 persone ricoverate, più altre 12 persone allo Stella Marina, la struttura che ospita i pazienti in via di definitiva guarigione; un paziente è in terapia intensiva, ma all’ospedale di Portogruaro.
Personale sanitario, ultimo richiamo «Ma i no-vax sono veramente pochi» I LAVORATORI DELLA SANITÀ VENEZIA Ultimissima chiamata. Il prossimo fine settimana l’Ulss 3 Serenissima aprirà gli ultimi posti per la vaccinazione del personale sanitario che ancora non si è vaccinato, ma decidesse di farlo.
PROFILASSI OBBLIGATORIA Per questa categoria, com’è noto, la profilassi è divenuta obbligatoria come condizione per esercitare la professione, e chi rifiuta senza giustificato motivo è passibile di sanzione che va dal demansionamento alla sospensione del lavoro e dello stipendio. L’azienda sanitaria in queste settimane ha inviato 3.900 lettere nominali ai diretti interessati per chiedere conto dell’esclusione, di cui 900 sono dipendenti diretti. Dalla categoria dei non dipendenti «sono arrivate 1.747 risposte, ma finora ho trovato una sola lettera di obiezioni di un avvocato», spiega il direttore del Dipartimento
di Prevenzione Luca Sbrogiò, secondo il quale, alla fine della conta, i no-vax «saranno un numero residuale». Molti, infatti, hanno chiesto il vaccino, precisamente 442, 299 ieri e 193 oggi, e l’azienda sta procedendo con le somministrazioni; altri 5/600 hanno certificato di essersi vaccinato in altre regioni o di non poterlo fare in quanto affetti da qualche malattia o in terapia farmacologica che ne sconsigliano la somministrazione, oppure ancora, per le donne, di essere incinte o nel periodo dell’allattamento; c’è anche chi è iscritto all’Ordine, ma non lavora più, magari per il pensionamento.
SONO STATE 3.900 LE LETTERE INVIATE DALL’AZIENDA A DIPENDENTI CHE HANNO RIFIUTATO L’IMMUNIZZAZIONE
Il bollettino dell’epidemia La pandemia continua a frenare: solo 72 nuovi contagi e meno pressione negli ospedali Un morto, 72 nuovi contagi, tre ricoveri in meno, di cui due terapie intensive. Continua la frenata della pandemia. Il bollettino serale di Azienda zero ha rilevato, ieri, un decesso in più rispetto a venerdì (uno era stato anche l’altro ieri, numeri ben inferiori rispetto ai giorni scorsi), per un totale di 1.993 vittime dall’inizio dell’emergenza sanitaria, 15 mesi fa. D’incoraggiante c’è che le nuove positività restano sotto il centinaio, circostanza che non si verificava da tempo. Attualmente i positivi sono 2.574, 22 in meno rispetto a due giorni fa, su un dato cumulativo di 68.800. Crescono, invece, di 95 unità i “negativizzati”, che sono adesso in tutto 64.233. I
ricoveri in provincia (Ulss3 e Ulss4) diminuiscono: erano 151 venerdì, sono 148 adesso, di cui 140 in area non critica (-1 sulle 48 ore) e 8 in terapia intensiva (-2). Stando solo nell’azienda Serenissima, il tasso di positività registrato grazie ai tamponi scende in 24 ore dello 0,2%: dal 2,6 al 2,4. In generale si conferma, così, il miglioramento della situazione, che certamente può dare fiducia, ma non giustificare un abbassamento della guardia: a tutti, anche agli stessi vaccinati, è comunque raccomandato l’uso della mascherina, l’igienizzazione delle mani e il distanziamento per contrastare la diffusione del contagio. (a.spe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IN PRIMA LINEA Personale sanitario in servizio negli ospedali
EQUIPE AL LAVORO La risposta va data nel termine dei cinque giorni dalla ricezione della richiesta di chiarimenti. Per analizzare la documentazione l’Ulss ha creato un’equipe dedicata e punta a chiudere la partita al massimo entro fine mese. Il destino dei sanitari no-vax è nelle mani della direzione sanitaria. Tra i dipendenti, il maggiore ostracismo è venuto dagli operatori socio-sa-
nitari, mentre la risposta dei medici è stata pressoché unanime. Il decreto legge che dai primi di aprile ha reso obbligatoria la vaccinazione ha cambiato le carte in tavola dopo la prima fase della campagna in cui l’adesione anche dei sanitari era volontaria. E non sono stati pochi che, di fronte all’eventualità della sanzione, ci hanno ripensato. A.Spe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
XI
Mestre
EFFETTO COVID L’analisi conferma che i settori più in difficoltà a livello occupazionale sono quelli interessati dalle restrizioni anti-contagio
Domenica 16 Maggio 2021 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
Lavoro, con il turismo fermo congelate anche le assunzioni I numeri dell’agenzia regionale: rilevata `Fatica il commercio, nel Veneto una flessione di due terzi rispetto al 2019 Venezia è la provincia più sofferente `
LO STUDIO MESTRE Mentre il Veneto inizia
la sua ripresa e recupera posti di lavoro, Venezia continua a fare i conti con il congelamento di un settore, quello del turismo, trainante per l’economia metropolitana. Nei primi 4 mesi dell’anno, nonostante una lieve ripresa rispetto allo scorso anno, le assunzioni nel veneziano sono quasi un terzo di quelle registrate, nello stesso periodo, nel 2019. Lo rivelano i dati di Veneto Lavoro, che ha pubblicato uno studio sul mercato occupazionale relativo al primo quadrimestre. Il saldo regionale è positivo: con 18 mila posizioni lavorative dipendenti in più, tra gennaio e aprile si segna un netto miglioramento rispetto al saldo negativo fatto registrare nel 2020 in pieno lockdown, anche se resta un valore ancora lontano dal +44 mila registrato nel 2019.
MANIFESTAZIONE Commercianti in corteo contro le restrizioni: gli effetti della pandemia sul mercato del lavoro sono stati devastanti
Un modo per avvicinare anche chi abitualmente non frequenta gallerie o mostre, di avvicinarsi, o conoscere più da vicino, le espressioni artistiche del nostro tempo. «Questa mostra – ha sottolineato l’assessore Mar – non ha solo un valore artistico, ma anche simbolico per la città. È una sorta di ripartenza, di rigenerazione umana e sociale in questo periodo buio legato alla pandemia». «È significativo – ha osservato l’assessore Costalonga – che si sia riusciti a portare l’arte in uno dei luoghi di ritrovo, di socialità, di convivialità più frequentati dai cittadini». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’inaugurazione
Arte al mercato, aperta la mostra MESTRE Arte da comprare, o quantomeno da consumare come un bene primario che si compra al mercato. Una vernice tutta particolare quella di “Arte al kilo”, la mostra d’arte contemporanea inaugurata ieri mattina al mercato San Michele alla presenza, tra gli altri, degli assessori Paola Mar e Sebastiano Costalonga, della curatrice dell’esposizione Marina Bastianello, dell’amministratore del mercato Giampaolo Zane e di molti degli artisti selezionati. Sono 17 le opere, tutti di artisti italiani contemporanei, che resteranno esposte tra i banchi del mercato sino al 30 giugno.
DOMANDA IN CALO L’analisi di Veneto lavoro conferma infatti come la flessione della domanda in questo periodo si sia concentrata principalmente nei settori soggetti alle restrizioni, in particolare i servizi turistici che in tutto il Veneto perdono il 78% dei posti di lavoro. Male anche editoria e cultura (-79%), servizi di vigilanza (-33%) e industria conciaria (-32%). Una lieve inversione di tendenza si registra invece, in questo ultimo mese di aprile, il settore manufatturiero e le costruzioni. «Riguardo agli scenari per il prossimo futuro concludono da Veneto lavoro -, le previsioni economiche globali sono improntate a una forte ripresa, anche in virtù dello sviluppo della campagna vaccinale. Recupero in vista anche per l’Italia e per il Veneto, il cui PIL è visto in crescita del 5,5% nel 2021 e del 4,5% nel 2022». Melody Fusaro
I DATI Nel solo mese di aprile, il saldo occupazionale è positivo per circa 5.900 posizioni di lavoro dipendente. Nello stesso mese del 2020 in regione se ne erano perse 10.065, ma il confronto, tenendo conto che si tratta del mese in cui l’economia è improvvisamente crollata sotto i colpi della pandemia e del lockdown, ha più senso il confronto con il 2019, quando lo stesso dato era quasi il doppio (+19.250). Se sono ancora in calo sia le assunzioni che i licenziamenti, sono i settori di turismo e commercio a pagare, anche sotto il profilo dei posti di lavori, gli effetti della mancanza di visitatori e delle limitazioni. Risulta infatti in maniera evidente come siano state le province a elevata propensione turistica, non solo Venezia ma anche Verona, a pagare i costi più rilevanti della crisi pandemica. Tra le provin-
ce, è Venezia a soffrire di più, perdendo 6 nuove assunzioni su 10. La flessione della domanda di lavoro, rispetto al 2019, si mantiene infatti elevata ovunque, con punte del -61% proprio nella provincia di Venezia e del -35% in quella scaligera. Un dato eclatante rispetto a quello di Vicenza (-22%), Padova (-22%), Treviso (-20%) e su valori minimi a Belluno e Rovigo (-7%). Il saldo del periodo gennaio-aprile è positivo ovunque (tranne Belluno dove si registra la perdita di 500 posti di lavoro probabilmente per gli effetti della stagionalità), ma su valori inferiori rispetto al 2019. In dati assoluti Venezia nel 2019 aveva chiuso il primo quadrimestre con 54111 posizioni di lavoro dipendente nel settore privato (che include posti a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato). Nel 2021 questo dato è sceso a 21341 posti.
Dopo trent’anni giù il rudere di via Mestrina `Scatta la demolizione lin e il Comune. Il primo, infat-
Due nuove palazzine pronte entro fine 2022 EDILIZIA MESTRE La lunga e travagliata
storia del rudere di via Mestrina volge al termine. La società 2M Costruzioni di Spinea ha avviato il cantiere, con i ponteggi, per la ristrutturazione di quel che resta dell’edificio abbandonato da quasi 40 anni e la realizzazione di due palazzine da 22 appartamenti, anche con il recupero del retrostante parco pubblico. Nel tratto che dà verso corso del Popolo, gru e camion vanno e vengono tanto che per non rovinare la pavimentazione della strada, zona a traffico limitato, è stato posato a terra un rinforzo capace di sopportare il transito dei mezzi pesanti preservandola da danneggiamenti.
LA SVOLTA Così si è finalmente a una svolta di una vicenda irrisolta da metà anni Ottanta, quando iniziò un lunghissimo braccio di ferro tra la proprietà della società Vincenzo Scatto-
ti, aveva comprato lo stabile che ospitava a suo tempo un’officina trovando l’opposizione dell’Amministrazione ad alzare le volumetrie da 6.600 metri cubi a 8.400 e, anzi, vedendosele poi ridotte a 3.100. Ne scaturì una battaglia legale che è arrivata ai giorni nostri, con il privato che un anno fa ha ottenuto il permesso di costruire. Molti ricordano che sul vecchio cancello arrugginito all’entrata dell’edificio, a lungo è rimasto il cartello che annunciava la demolizione ancora nel lontano 1989. La costruzione delle due palazzine, la cui conclusione è prevista per la fine del prossimo anno, cambierà volto alla zona, dove verrà riqualificata anche l’area verde a ridosso di piazza Barche che non sempre vanta buone frequentazioni. In questi giorni è stato abbattuto anche il vecchio mura di cinta, operazione che a dire il vero ha ricevuto qualche critica sui social, comunque in forza della quale ora si può vedere con chiarezza l’estensione dell’area oggetto dell’intervento che chiude il vecchissimo contenzioso. (a.spe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
RUDERE Le immagini della parziale demolizione del rudere di via Mestrina, annunciata già nel lontano 1989
«Basta polveri sottili», sit-in in strada a Zelarino Presi i ladri dei distributori AMBIENTE MESTRE «Basta nascondere le
polveri sottili sotto il tappeto». Questo lo slogan lanciato dal gruppo Zelarino e dintorni Che ieri ha manifestato sullarotatoriadi via Paccagnella per chiedere l’installazione di una centralina che monitori i valori dell’aria tra Zelarino e Trivignano. «Sono previsti sconvolgimenti nella zona compresa tra la tangenziale di Mestre e quartieri Zelarino Trivignano e Cipressina - dicono i manifestanti - Il traffico aumenterà inevitabilmente a causa dell’apertura del nuovo centro Iperlando e di altri interventi. Pretendiamo quindi un monitoraggio costante per conoscere in tempo reale qua-
le è la qualità dell’aria che respiriamo». Il comitato chiede che la centralina venga posizionata nella zona del cimitero, all’incrocio tra due delle arterie principali: via Castellana e via Paccagnella. Zona nella quale, secondo i residenti, prima del Covid che ha ridotto il viavai ci sarebbe stato un passaggio quotidiano di quasi 20mila auto e nel quale la situazione del traffico è peggiorata dalla presenza di 7 semafori. Ad affiancare il comitato, tante associazioni ambientaliste cittadine e l’Adico che ha deciso di sostenere la battaglia dei residenti inviando una diffida a Ca’ Farsetti per chiedere il garantire il monitoraggio. (m.fus.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
di Confcommercio e Uil DENUNCIATI MESTRE Continuano i colpi ai di-
SMOG I residenti di Zelarino chiedono l’installazione di una centralina per monitorare la qualità dell’aria
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stributori automatici degli uffici. Nel mirino dei banditi questa volta sono finiti la sede della Confcommercio di viale Ancona (già colpita in passato) e quella della Uil di via Bembo. In entrambi i casi, però, le volanti della questura sono riuscite a intercettare i ladruncoli e a denunciare i responsabili. Il primo colpo, segnalato alla polizia da un istituto di vigilanza, è avvenuto nella notte. I poliziotti, una volta sul posto, non hanno trovato i colpevoli ma pattugliando la zona, nelle ore successive, sono riusciti a individuarli. Quando gli agen-
ti hanno visto due persone con il volto travisato fuggire alla vista dell’auto della polizia hanno capito di essere sulla strada giusta. I due sono stati quindi subito bloccati e portati in questura. Con loro avevano un piede di porco e 15 euro in moneta: difficile spiegare come mai. Per entrambi, un italiano e un marocchino, è scattata la denuncia per reati contro il patrimonio e porto ingiustificato di armi (il piede di porco, in un modo o nell’altro, è considerato tale). Poco dopo l’intervento alla Uil, dove gli agenti hanno trovato un personaggio noto alle forze dell’ordine con bibite e monetine. Anche per lui, quindi, è scattata la denuncia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano Vaccinazioni in Veneto DOSI SOMMINISTRATE IERI
+44.726 Totale
Dosi fornite
2.246.558 91,9% PRIME DOSI
+24.628 Totale
Popolazione
1.578.486 32,1%
Domenica 16 Maggio 2021 www.gazzettino.it
Veneto, record di vaccini Prima dose per uno su tre Oltre 2,2 milioni di somministrazioni: `Venezia, dal 16 giugno aperti a tutti tra gli over 80 la percentuale sale al 97,3 Padova, ad agosto sedicenni “protetti” `
CICLI COMPLETATI
+20.098 LA GIORNATA Totale
Popolazione
668.058
13,3%
CON ALMENO 1 DOSE Popolazione OVER80
97,3% Popolazione 70-79 anni
83,2% Popolazione 60-69 anni
67,2% Popolazione 50-59 anni
25,1% Disabili
72,4% Vulnerabili
68,8% NB: Popolazione di riferimento ISTAT
L’ANDAMENTO SETTIMANALE ∆
Totale campagna ULSS n. 1 Dolomiti
1.610
105.340
ULSS n. 2 Marca Trevigiana
7.565
389.341
ULSS n. 3 Serenissima
4.702
296.822
ULSS n. 4 Veneto Orientale
2.366
100.089
ULSS n. 5 Polesana
1.443
122.352
ULSS n. 6 Euganea + AOUPD
7.271
414.522
ULSS n. 7 Pedemontana
4.285
162.846
ULSS n. 8 Berica
4.547
224.198
ULSS n. 9 Scaligera + AOUIVR
10.905
417.703
Istituto Oncologico Veneto
32
13.345 TOTALE
44.726
2.246.558 L’Ego-Hub
VENEZIA Un veneto su tre ha avuto la prima dose di vaccino anti-Covid 19. E uno su dieci, per la precisione il 13,3%, ha avuto anche il richiamo, così da essere completamente immunizzato. È quanto emerge dal report diramato da Palazzo Balbi che segna anche il record assoluto di somministrazioni: 44.726 nella giornata di venerdì 14 maggio, mai così tante dall’inizio della campagna vaccinale. Non solo: l’Ulss 3 Serenissima di Venezia conta di aprire dal 16 giugno la profilassi a tutti, senza più distinzioni di età, mentre l’Ulss 6 Euganea di Padova punta a vaccinare per agosto i sedicenni. Sfondata, intanto, la soglia dei 420mila positivi dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
I NUOVI TAMPONI E visto che il ministero della Salute ha sdoganato i test salivari, ritenendoli “uno strumento utile per il monitoraggio e controllo dell’infezione da Sars-CoV-2 in ambito scolastico”, la Regione del Veneto sta valutando di modificare il proprio Piano di sanità pubblica inserendo appunto anche questi nuovi tamponi, molecolari e antigenici rapidi, con l’uso della saliva. Tra l’altro i test salivari potrebbero essere utilizzati, in vista dei prossimi esami di terza media, per tutto il corpo insegnante, gli studenti, i bidelli e il personale di segreteria.
LE SOMMINISTRAZIONI In Veneto le somministrazioni totali di siero dallo scorso 27 dicembre sono state 2.246.558, pari al 91,9% delle forniture ricevute. Le persone che hanno già completato il ciclo con richiami sono 668.058, di cui 649.393 residenti, il 13,3% della popolazione. Sono invece 1.578.486 (1.565.700 i residenti, pari al 32,1%) quelle che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Per quanto riguarda le fasce di età, in Veneto ha avuto almeno una dose il IN ATTESA Persone in coda al Centro vaccinale di Padova per avere la somministrazione del siero 97,3% degli over 80, l’83,2% dei 70-79enni, il 67,2% dei 60-69en- IL CONFRONTO cioè oltre 2 milioni di italiani ni, il 25,1% dei 50-59enni. Infine Come riconosciuto anche dal over 70 che non hanno ancora rile categorie: tra i disabili ha avu- commissario per l’emergenza co- cevuto la prima dose del vaccino. to almeno una dose il 72,4%, tra i ronavirus Francesco Paolo Fi- Tra gli over 80 la regione più invulnerabili il 68,8%. gliuolo, il Veneto è una delle Re- dietro è la Sardegna, con un gioni più avanti nella campagna 30,99% che non ha avuto neandi profilassi. Va detto che, in base che la prima dose mentre in Veneto la percentuale scende all’ultimo report del governo, agall’1,56%. Tra i 70-79enni la regiogiornato sempre a venerdì 14 ne che ha vaccinato meno è la Simaggio, in tutta Italia ci sono cilia, con il 42,57% e quella che è 519.666 ultra ottantenni (l’11,49% andata meglio è la Puglia, dove della popolazione di questa fa- resta un 15,70% di non vaccinati. scia d’età) e 1.495.947 cittadini In Veneto continuano intanto GIORNATA NAZIONALE tra i 70 e i 79 anni (il 24,84%) che le prenotazioni delle sedute vacnon sono stati vaccinati. Ci sono cinali per i quarantenni. Da VENEZIA «Non abbiamo mai lasciato a piedi nessuno, anzi. Lo sforzo del personale sanitario durante la pandemia non si è sostanziato soltanto nell’affrontare i casi di Covid, ma anche nel prendersi cura di tutte le aree critiche della sanità regionale, e dell’oncologia in particolare». Parola del governatore Luca Zaia nel giorno in cui viene celebrata la Giornata attività ricettive saranno finalnazionale del malato oncolomente pronti ad abbracciare gico: «Conoscere i numeri tutti gli ospiti che verranno a del cancro in una popolaziotrovarci», ha affermato Alesne significa guidare la presandro Berton, presidente di venzione e le cure, quantifiUnionmare. care le risorse necessarie per A Jesolo ieri erano aperti circontrastare tale malattia, ca 150 hotel sui 360 totali. A promuovere interventi di sentire gli operatori, è arrivata prevenzione e di diagnosi addirittura più gente di quanto precoce. Con il nuovo sito era previsto fino a una settimaweb istituzionale del Regina fa. «La sensazione riscontrastro tumori del Veneto ragta all’arrivo dei turisti negli hogiungiamo cittadini e profestel - dicono le associazioni desionisti con dati epidemiologli albergatori - è che l’avere gici aggiornati dei tumori tolto la quarantena al rientro, della popolazione residente. ma anche il fatto che si inizi a Grazie al lavoro prezioso del parlare di togliere anche il codirettore Massimo Rugge, la prifuoco, o comunque spostarnostra regione è stata la prilo, unito al sole e alla voglia di JESOLO Tutto pronto per accogliere i turisti, manca solo il caldo ma a ottenere la certificaziovacanza ha convinto molti a ne di qualità ISO 9001:2015 di prenotare last minute. Sono arun Registro tumori italiarivati soprattutto italiani, mol- zati o rimborsati” per i turisti no». Dalle analisi effettuate ti altoatesini, ma anche dalla che arrivano sul litorale, ovvesu 84.246 veneti sottoposti a Lombardia». ro la possibilità di prenotare il tampone è emerso che il riPer quanto riguarda Austria proprio posto in spiaggia e di schio di infezione nei paziene Germania, la risposta è anco- ottenere (in cambio di un picti oncologici è simile a quello ra tiepida, anche se si registra- colo sovrapprezzo) un rimbordel resto della popolazione no le prime presenze. Tra l’al- so in caso di maltempo. Lo conma è sensibilmente maggiotro anche quest’anno Jesolo ri- ferma Claudia Davanzo, diretre il pericolo di complicanze. propone la formula “Abbron- tore generale di Jesolo Turi-
Zaia: «Mai trascurato i malati di tumore»
PALAZZO BALBI RIVEDE IL PIANO DI SANITÀ PUBBLICA PER CONSENTIRE L’USO DEI TEST CON LA SALIVA
Ombrelloni e lettini pronti per l’estate ma il freddo frena l’arrivo dei turisti LA RIPARTENZA VENEZIA Da Rosolina a Jesolo, il tempo incerto ha frenato gli arrivi dei turisti, soprattutto pendolari, nel giorno di riapertura al pubblico delle spiagge nel rispetto delle norme Covid. Sono andate però bene le prenotazioni. Anche sulla costa friulana, dove ieri si è svolto un singolare e suggestivo evento simbolico, l’apertura in contemporanea di oltre 25.000 ombrelloni, con le “ola” fatte sempre con gli ombrelloni, l’afflusso di visitatori è stato inferiore alle aspettative.
VENETO «La costa veneta è pronta: dalle foci del Tagliamento al delta del Po tutte le spiagge del Veneto sono in grado di accogliere al meglio gli ospiti. Le ultime strutture stanno completando le operazioni di riapertura, ma possiamo dire che nei prossimi giorni il 100% delle spiagge, dei campeggi e delle
quando, lo scorso 1° aprile, è stato aperto il portale regionale, ci sono state complessivamente 1.274.210 prenotazioni di cui 208.990 nella giornata di venerdì scorso, quando, nel pomeriggio, sono stati accettati anche i quarantenni. A Venezia la prossima tappa, come anticipato dall’Ulss 3 Serenissima, sarà il “liberi tutti”: dal 16 giugno sarà possibile a chiunque prenotare indipendentemente da età, stato di salute e professione. Venezia ha già dato l’annuncio, resta da capire se anche le altre Ulss faranno lo stesso tra un mese. E a Padova l’Ulss 6 Euganea punta a vaccinare i sedicenni per agosto.
A JESOLO APERTI 150 HOTEL SUI 36O TOTALI. E TORNA LA FORMULA “ABBRONZATI O RIMBORSATI”
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BOLLETTINO Continua a scendere la curva dei contagi Covid-19 in Veneto. La regione registra nelle ultime 24 ore 382 nuovi positivi e 9 decessi. Il totale degli infetti dall’inizio dell’epidemia ha sfondato la soglia dei 420mila, per la precisione 420.045, mentre quello delle vittime è salito a 11.485. Appena superiore a quota 1.000 il numero dei pazienti Covid negli ospedali: sono 1.002 i posti letto occupati, dei quali 882 (-31) nelle aree non critiche e 120 (-9) nelle terapie intensive. I veneti attualmente positivi e in isolamento sono 15.730. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
CONTAGI, SFONDATO IL TETTO DEI 420MILA MA I REPARTI OSPEDALIERI CONTINUANO A SVUOTARSI
smo, nel giorno di apertura della stagione: «Siamo alla disponibilità di tre quarti della spiaggia, siamo partiti con il servizio di salvataggio dal faro fino a piazza Torino. Per il pieno regime stiamo attendendo la fine dei lavori di rimpascimento della pineta, ma presumo che nell’arco delle prossime due settimane saremo al 100%».
FRIULI VENEZIA GIULIA Scarsa l’affluenza a Lignano Sabbiadoro, una delle località turistiche del litorale friulano tra le più note e frequentata anche dai turisti della vicina Austria, come dai tedeschi. A scoraggiare bagnanti e vacanzieri nel giorno della riapertura degli impianti balneari il tempo non proprio da mare, col cielo coperto da dense nubi. «Al momento - ha detto ieri il sindaco di Lignano Sabbiadoro, Luca Fanotto - non si registra molto movimento nella località, auspichiamo che il bel tempo continui anche domenica, quando si potrà effettivamente valutare l’afflusso verso la nostra spiaggia nel corso di questo weekend». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 IL MATTINO
Coronavirus: il turismo il litorale veneziano
Spiagge e mare inizia la stagione Per ora si vedono solo gli stranieri Schiavon: «ll 70 per cento degli alberghi ha aperto i battenti Decisivo lo stop alla quarantena, a giugno arrivano gli italiani» Giovanni Cagnassi / JESOLO
L’estate non inizia ancora con il botto sulla costa veneziana, ma i primi segnali sono incoraggianti. Il clima instabile ha condizionato il weekend di apertura che ha fermato a casa anche molti pendolari oltre che ai turisti per lo più italiani che volevano trascorrere il fine settimana in spiaggia. Cancellata la “mini quarantena” di 5 giorni dai paesi Ue e dalla Gran Bretagna, si torna alla normalità. Resta l’obbligo del tampone negativo nelle 48 ore prima dalla partenza, altro test di sicurezza. Piccoli o grandi impedimenti che ora appaiono come un deterrente rispetto ad altri Paesi quali Grecia, Spagna, Croazia, pronti a fare il pieno già in questo periodo. «Un primo passo lo abbiamo compiuto» dice il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon, «togliendo la quarantena e subito i telefoni hanno ricominciato a squillare. Ora attendiamo il coprifuoco che è un grosso ostacolo. Germania e Austria sono i paesi di riferimento, anche se la Pentecoste appare compromessa. La situazione è in divenire e potranno esserci novità last minute a giorni». Dei circa 1000 alberghi sulla costa veneta apriranno il 70 per cento in questi giorni e fino alla prossima settimana. Per i primi di giugno saranno praticamente tutti operativi. Gli albergatori confidano in arrivi last minute dal 22 maggio, che
Massimiliano Schiavon
coincide con il fine settimana della Pentecoste. L'obiettivo è arrivare al 30% di occupazione, a conti fatti più o meno 30 mila turisti e quasi tutti stranieri. Dal primo giugno inizieranno ad arrivare gli italiani. Marco Michielli, presidente Confturismo Veneto, è prudente: «Non dimentichiamo che in Germania la quarantena c'è ancora per il turista tedesco che rientra a casa. Se ci avessero dato retta e certe misure fossero state anticipate non partiremmo in ritardo rispetto a Grecia, Spagna, Croazia che hanno iniziato subito e si stanno riempiendo». Al lido di Jesolo, la città balneare è già a pieno ritmo, pagando comunque lo scotto del coprifuoco, dei pranzi e cene ancora solo all'aperto. «La mosse che il Governo dovrebbe fare» dice il presidente dell’Aja, associazione jesolana albergatori, Alberto Maschio, «sarebbero di togliere il coprifuoco subito e anche il tampone entro le 48 ore. E ci chiediamo
chi controllerà nella confusione più totale. I primi segnali positivi sulle prenotazioni stanno arrivando, in una settimana l’occupazione media è aumentata di 2 punti, superando il 20 per cento». Le spiagge si stanno attrezzando sulla base della regola dei 12 metri quadri fissati come superficie minima dalla Regione. A Jesolo, su circa 50 mila ombrelloni, significherà perderne il 25 per cento. A Bibione, 27 mila ombrelloni, ne perderanno il 20 per cento e lo stesso a Caorle, però con 40 mila ombrelloni circa. Più o meno stesse percentuali a Sottomarina. Eraclea Mare, con 5 mila ombrelloni non registrerà perdite. Gli stabilimenti balneari di Bibione e Caorle sono già tutti aperti, mentre al lido di Jesolo manca ancora il 40 per cento della spiaggia in concessione da attrezzare. In piazza Mazzini a Jesolo, lo stabilimento dei fratelli Bottan è stato aperto ieri nel cuore del lido: «Si parte lentamente, ancora con il mal tempo, ma intanto ci siamo con tutti i servizi a partire dal salvataggio». Ombrellone e due lettini sul litorale veneziano vengono a costare dai 25 ai 12 euro a seconda delle file. Allo storico Lido dei Lombardi, sempre a Jesolo, il gestore Alessandro Iguadala è entusiasta: «Siamo partiti il 15 maggio, ora confidiamo di lavorare a pieno regime almeno da giugno». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primi turisti in spiaggia a Jesolo: c’è ottimismo per la stagione che si apre sul litorale adriatico veneto
Si spera nei vaccini in vacanza per i turisti
Cavallino gioca d’anticipo grazie alla Pentecoste C’è ottimismo nei camping LA PREVISIONE
e prenotazioni ci indicano che abbiamo salvato il 60% delle presenze della Pentecoste 2019. Le due settimane della festività di inizio stagione, che vale il 20% delle presenze, potrebbero subire flessioni solo nella prima settimana». È la lettura delle proiezioni di questa apertura del presidente di Assocamping, Francesco Berton. Il dato favorevole si registra nel contesto di una apertura dei battenti di 26 camping su 30 totali di Cavallino-Treporti, per una operatività del 95% della capacità ricettiva. Rimangono chiusi sola-
«L
Alessandro Sgaravatti
mente il Miramare, il Joker, Silva e l'Europa, strutture turistiche che comunque apriranno tutte a breve. «La Pentecoste è molto meno a rischio rispetto a prima» esulta Berton «nel senso che potrebbe avere scoraggiato solamente gli ospiti che hanno prenotato nella prima settimana. Il tutto grazie alla semplificazione dal 15
Renzi e Grillo: da attori della politica a fattori della crisi
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FABIO BORDIGNON
IL COMMENTO
on erano semplici sassolini nell’ingranaggio. Renzi e Grillo, tra il 2012 e il 2014, erano macigni scagliati contro una macchina che già sbandava da tutte le parti. Interpretavano, tuttavia, una istanza di rinnovamento politico profonda e diffusa. I loro partiti si proponevano di raccoglierla, portarla nelle istituzioni. Dopo quasi dieci anni di crisi ancora senza sbocco, il loro ruolo è radicalmente cambiato.
maggio che ha incoraggiato i turisti del nord Europa dopo la rimozione delle restrizioni di quarantena all'arrivo e al ritorno in patria. I prossimi step del settore en plein air potrebbero essere: togliere il coprifuoco e permettere la libera circolazione fra i paesi che hanno una compatibile sicurezza sanitaria». A fare da cartina di tornasole della stagione anche il primo camping 5 stelle d'Italia, Union Lido, che da solo prima della pandemia totalizzava oltre un milione di presenze turistiche a stagione. «Sono diminuite del 17% le cancellazioni per la Pentecoste dopo l'annuncio del premier Draghi che dal 15 maggio non sarebbe stata più obbligatoria la quarantena di 5 giorni» conferma l'amministratore delegato di Union Lido, Alessandro Sgaravatti. «Sta giocando a favore anche lo stop delle restrizioni al rientro nelle nazioni di provenienza dei turisti e la progressione della campagna vaccinale che raggiungerà in Veneto gli over 40 e 30». —
Par averne un indizio, basta scorrere i giudizi espressi dai cittadini. Renzi e Grillo occupano (da tempo) gli ultimi due posti delle graduatorie dei leader registrate dai sondaggi. Il primo guida una formazione che non riesce a schiodarsi dal 2%. Il secondo continua a condizionare la vita di un ex-non-partito che ha dimezzato i propri consensi, rispetto al 2018. Lontanissimi gli anni in cui i due capi cavalcavano l’onda del risentimento
nei confronti delle élite. Indicavano una radicale trasformazione di un sistema – quello della Seconda Repubblica – in via di disfacimento. Erano, insomma, due facce, diverse ma complementari, del momento populista italiano. Capaci di raccogliere, in momenti diversi – spesso a spese l’uno dell’altro – grande successo presso l’elettorato. Quel capitale di consenso è stato in larga misura dilapidato. Il rottamatore sembra avere consumato la parte più si-
gnificativa della sua parabola politica: in particolare, dalla scommessa (fallita) del referendum 2016 è iniziata la sua caduta libera. Il M5s non ha retto la trasformazione da forza di opposizione a forza di governo, ed è oggi in balia di un big bang dagli esiti imprevedibili. Il declino del progetto politico e persino lo spettro di una scomparsa dalla scena politica non ne annullano, però, l’influenza sulle dinamiche politiche. Renzi conserva
una residua, ma significativa, capacità di condizionare la vita interna del Pd, ma anche il sistema nel suo complesso. Ne fa sfoggio ogni qual volta si presenta l’opportunità, come si è visto nella formazione dei tre governi succedutisi nel corso di questa legislatura. Anche perché, nella prossima, la presenza di Italia Viva è tutt’altro che scontata. Nel caso del M5s, il processo di disgregazione interna, oltre a lasciare in stand-by il
progetto-Conte e generare una condizione di sostanziale ingovernabilità, ostacola la formazione del nuovo centro-sinistra. E getta molte incognite sul processo di ri-bipolarizzazione avviatosi con l’esperienza giallo-rossa. Tutto ciò sta emergendo in modo nitido nella definizione delle candidature in vista del voto nelle città. Renzi, Grillo, le rispettive formazioni: solo pochi anni fa, erano attori della crisi, ma ne promettevano, al contempo, una via di una uscita. Oggi, al contrario, sembrano essere diventati fattori di una crisi politica senza uscita. — © RIPRODUZIONE RISERVATA