con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri
Premio “Luciana Falotico” 2010 undicesima edizione
La collaborazione tra Italia e Francia per la promozione dell’innovazione Tesi di
Vittoria Negro Beggiato
Riproduzione vietata. ProprietĂ letteraria riservata. Edizione fuori commercio.
Voglio ringraziare il Professore Bresciani ed il Professore Rainero per la disponibilità e comprensione dimostratami durante la fase di stesura di questa mia tesi, soprattutto nei momenti in cui credevo di non farcela. Ringrazio poi tutti coloro che ho intervistato,cercato tramite mail e telefono, incontrato per richiedere loro informazioni e dati sulla loro attività. Professori delle Università italiane, ricercatori, direttori e impiegati nei numerosi Parchi scientifici e tecnologici e distretti italiani, rappresentanti di Camere di Commercio italiane e francesi, rappresentanti di Enti pubblici e privati di ricerca e di enti che si occupano di promuovere le relazioni italiane e francesi; a tutti loro voglio dedicare questo mio lavoro e ringraziali davvero tantissimo per essersi interessati al mio caso e anche per gli auguri per la tesi. Grazie!!! Un grazie speciale a: Maria Raffaelli, Lucie Pellissier, Micol Cristina, Gianluca Carenzo, Giacomo Pirazzoli, Professor De Feo, Stanislao Patalano, Maria Giuseppina Robecchi e Daniele Caviglia. Infine, ma non per ordine di importanza, dedico questa tesi alla mia famiglia ed ai miei amici che mi ha sempre sostenuta in questi anni, sopportandomi quando sono stata nervosa per lo studio. GRAZIE! Ah, dimenticavo, dedico il mio lavoro anche a me stessa, che ho faticato e lavorato sodo in tutti questi anni di università. Adesso mi godo i meritati frutti…
Vittoria
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PREFAZIONE Anche quest’anno, la Camera di Commercio Italiana di Nizza presenta con orgoglio e soddisfazione il Premio Falotico, giunto alla sua undicesima edizione e divenuto a pieno diritto uno dei nostri appuntamenti annuali più rilevanti. Nato per rendere onore alla memoria di Luciana Falotico, intraprendente e lungimirante funzionario del Ministero degli Affari Esteri che diede un importante contributo alla creazione della nostra Camera, il riconoscimento è dedicato ai giovani delle università italiane e francesi che portano avanti nei loro studi le relazioni economiche e culturali tra Italia e Francia. Patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri, il Premio viene assegnato quest’anno alla dottoressa Vittoria Negro Beggiato, laureata presso l’Università di Torino. La tesi, intitolata “La collaborazione tra Italia e Francia per la promozione dell’innovazione”, incarna perfettamente lo spirito dell’iniziativa, concentrandosi sulla necessità di cooperare e investire risorse comuni per la ricerca e lo sviluppo. La cooperazione per l’innovazione tra Italia e Francia, e in generale tra i paesi europei, è di estrema importanza, e puo’ rappresentare la chiave per uscire dal periodo di crisi in atto dal 2008. Il Premio Falotico, che riunisce italiani e francesi per riflettere su un tema di interesse comune, è a tutti gli effetti una manifestazione di questa collaborazione europea. L’invito che ci viene rivolto e che dobbiamo cogliere, è che vengano abbattute quelle frontiere burocratiche e politiche che ancora limitano gli scambi nell’ambito dell’innovazione, e che di fatto ostacolano il progresso e limitano la crescita economica. Ringraziamo sentitamente il Centro Stampa Offset di Imperia, che da anni lavora al nostro fianco in questo importante progetto, e porgiamo le nostre congratulazioni a Vittoria, con l’auspicio che il suo lavoro possa essere trampolino di lancio per una brillante carriera professionale.
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Agostino Pesce
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PREFAZIONE DEL CENTRO STAMPA OFFSET DI IMPERIA I miei complimenti a Vittoria Negro Beggiato, laureata presso l’Università di Torino, per l’importante traguardo raggiunto, e i miei migliori auguri per il suo futuro professionale. Sono felice di poter contribuire anche quest’anno, con la pubblicazione della tesi di laurea della dottoressa Negro Beggiato, ad un progetto che la Camera di Commercio Italiana di Nizza porta avanti in memoria della figura di Luciana Falotico. Sono convinto che sia fondamentale valorizzare il lavoro dei giovani, soprattutto se i loro studi toccano temi d’interesse internazionale, come appunto la promozione dell’innovazione per lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica e di una maggiore sostenibilità. Credo inoltre fermamente nella cooperazione tra le realtà economiche e politiche di Italia e Francia, paesi già fortemente legati da un punto di vista geografico, storico e culturale. Il momento di particolare crisi sta certamente ridefinendo i mercati di produzione e di commercializzazione per ogni tipo di prodotto; certamente l’innovazione tecnologica delle aziende potrà contribuire ad una ripresa della produzione e dell’economia in generale, in quelle nazioni che saranno capaci di dare i servizi necessari (reti stradali, ferroviarie, portuali, contributi per la ricerca, ecc…). A mio giudizio può riprendere solo con il contributo di tutti.
Giovanni Amadeo
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Introduzione Il 2009 verrà sicuramente ricordato in futuro come l’anno della crisi, la più grande dopo quella degli anni ’30; capace di far tremare le economie nazionali di tutto il mondo, essa è nata negli Stati Uniti come crisi finanziaria ma è diventata tracollo anche dell’economia reale in tutti i Paesi i quali stanno lottando contro la recessione ormai da più di un anno iniziando solo ora a vedere la luce alla fine di un lungo tunnel che ha portato alla scomparsa di tante imprese, posti di lavoro e di circa 3400 miliardi di dollari1. La globalizzazione ha accelerato la diffusione della crisi in tutto il mondo contribuendo ad aumentarne il costo a livello mondiale e costringendo i vari Governi a correre ai ripari per cercare di contenere le perdite. Ogni Paese sta cercando gli strumenti giusti per la ripresa, la ricetta magica che riporti il Pil ai livelli pre-crisi, e tutti sono concordi nell’individuare l’innovazione come fattore chiave per la crescita futura. L’Unione Europea, quasi preveggente, ha iniziato nel 2000 a investire massicciamente e sistematicamente nell’innovazione, definita come l’obiettivo prioritario per una crescita economica sostenibile. I buoni propositi europei per lo sviluppo dell’innovazione sono tutti riassunti nella Strategia di Lisbona, sviluppata dal Consiglio Europeo nel marzo 2000: “entro il 2010 l’Unione Europea deve diventare l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile, con nuovi e migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale”. Uno degli obiettivi importanti da raggiungere entro il 2010 è quello di un investimento annuale in R&S pari a 3% del Pil. Il 2010 è vicino ma purtroppo l’obiettivo non è ancora stato raggiunto. Di questo si parlerà specificatamente nel primo capitolo. Molti passi avanti sono però stati fatti, ad esempio l’Europa ha ridotto il digital divide nei confronti di Stati Uniti e Giappone e molte iniziative per la promozione dell’innovazione hanno permesso alle PMI di crescere e aumentare la loro competitività sui mercati nazionali ed internazionali. La grande attenzione che l’Unione Europea ha rivolto all’innovazione dal 2000 ha rafforzato negli anni le imprese e oggi le aiuterà ad affrontare ed uscire dalla crisi grazie alla base di conoscenze creata nel tempo la quale è l’elemento da cui partire per trovare nuove soluzioni di sviluppo sostenibile e mantenere la competitività. Stima fatta a settembre dal Fondo Monetario Internazionale presente nel rapporto sulla stabilità finanziaria globale 2009 (Gfsr), http://www.imf.org/external/pubs/ft/gfsr/2009/02/pdf/text.pdf
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E proprio per quanto riguarda l’innovazione e la competitività è bene specificare fin da subito che si tratta di un binomio inscindibile, secondo molti la chiave della ripresa. Le imprese che riusciranno ad uscire dalla crisi, e quindi i Governi dei Paesi ove queste sono ubicate, saranno quelle che anche in questo periodo buio della storia economica investono in innovazione, cercano di creare nuovi prodotti e processi che stimolino la domanda. Una volta che i consumi riprenderanno a crescere, vi saranno commesse e quindi la creazione di nuovi posti di lavoro. La chiave di tutto è quindi la capacità di trasformare la conoscenza in prodotti/ processi ma per fare questo bisogna investire in ricerca e sperimentare continuamente e ancora di più adesso che vi è la necessità di ricominciare a far crescere l’economia. Gli sforzi innovativi dei Paesi membri dell’UE sono stati e saranno in futuro sostenuti da fondi comunitari finalizzati ad agevolare la ricerca, sia essa di base che sperimentale, verso la quale sono destinate ingenti risorse finanziare stanziate nell’ambito dei “Programmi Quadro”, dei Fondi Strutturali e altre misure comunitarie. Inoltre si cerca di promuovere la collaborazione tra i diversi Stati membri con lo scopo di creare uno Spazio Europeo della Ricerca (ERA), nel quale le energie e gli sforzi dei ricercatori dei diversi Paesi convergano verso obiettivi comuni, senza duplicazioni di progetti e quindi senza spreco di risorse. Proprio in quest’ottica sistemica si collocano gli accordi tra l’Italia e la Francia i quali abbracciano diversi ambiti scientifici: si tratta di una cooperazione esistente ormai da diversi anni ma che continua a rafforzarsi sempre di più nel tempo avendo dato finora ottimi frutti e avendo contribuito allo sviluppo economico e sociale dei due Paesi. Il tema principale di questa tesi è proprio quello della collaborazione tra Italia e Francia per lo sviluppo e la promozione dell’innovazione: la prima parte del mio lavoro è dedicata ad inquadrare il contesto nel quale gli accordi si sviluppano e più in particolare parlerò dei risultati della ricerca in Europa e dello stato della ricerca in Italia ed in Francia. La seconda parte del lavoro è invece dedicata all’analisi della struttura dell’innovazione e degli attori della ricerca. Il terzo capitolo è dedicato all’inquadramento del contesto istituzionale di finanziamento della ricerca: parlerò del VI e VII Programma Quadro per la ricerca, dei Fondi strutturali, del CIP e, brevemente, dei PON e POR. Il quarto capitolo è invece dedicato ad una analisi approfondita degli accordi esistenti tra i due Paesi; tratterò di accordi stipulati tra Enti Pubblici di Ricerca, Università ed imprese, cercando, dove possibile, di contestualizzarli nell’ambito delle forme e programmi di finanziamento. L’ultima parte della presente tesi è riservata alla analisi degli adempimenti fiscali delle imprese che ricevono gli aiuti e dei soggetti che si occupano di gestire il denaro proveniente dai fondi europei, nazionali e regionali.
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Capitolo I La ricerca scientifica in europa, francia ed italia 1.1 L’attenzione dell’unione europea all’innovazione A livello europeo si è iniziato a dedicare attenzione all’innovazione prima dell’inizio del nuovo millennio, ma è con il Consiglio Europeo straordinario di Lisbona tenutosi nel 2000 che si è cercato di imprimere un nuovo slancio alle politiche comunitarie dell’innovazione, in un momento in cui la congiuntura economica era molto diversa dall’attuale, molto promettente e caratterizzata da un generale clima di fiducia percepito sia dalle imprese che dai cittadini. Partendo dalla considerazione che la nascita e lo sviluppo del vantaggio competitivo di un Paese o di una Regione sono indissolubilmente legati alla gestione del sistema delle conoscenze si è fissato per il decennio successivo l’ambizioso obiettivo per l’Europa di diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. A settembre 2000 la Commissione Europea ha definito il piano “L’innovazione in un’economia fondata sulla conoscenza”2 nel quale sono fissati gli obiettivi comuni per le politiche di innovazione degli Stati membri: • Rendere coerenti le politiche di innovazione, coordinando le attività di benchmarking delle politiche nazionali e la diffusione delle best practices; • Favorire la creazione e la crescita di imprese innovative; • Realizzare un quadro normativo favorevole all’innovazione; • Costruire una società aperta all’innovazione incentivando il dialogo aperto tra ricerca,impresa,Governo e opinione pubblica; In questo contesto si è fissato nell’ambito della strategia di Lisbona l’ obiettivo di raggiungere entro il 2010 in ogni Paese Membro investimenti in R&S pari al 3% del Pil, di cui il 66% da parte dei privati. Attualmente, come è visibile nell’ “European Innovation Scoreboard 2008”3 (“Segnapunti dell’innovazione europea 2008”) e nel rapporto “Science, Technology and Competitiveness http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2000:0567:FIN:IT:PDF Testo del piano “L’innovazione in un’economia fondata sulla conoscenza” 3 http://www.proinno-europe.eu/EIS2008 2
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key figures report 2008/2009”4 (“Rapporto sui dati chiave di scienza, tecnologia e competitività 2008/2009”) gli investimenti medi in Europa non superano l’1.84 % e quindi pare davvero difficile raggiungere l’obiettivo di Lisbona 2010. Per accentrare ulteriormente l’attenzione sulla necessità di aumentare gli sforzi nella ricerca, il 2009 è stato dichiarato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo l’ANNO EUROPEO DELLA CREATIVITÀ E DELL’INNOVAZIONE 5. Lo scopo dell’ EYCI 2009 (European Year of Creativity and Innovation) è quello di aiutare tutti gli europei a prendere coscienza dell’importanza della creatività e dell’innovazione per lo sviluppo sociale ed economico, stimolare l’istruzione e la ricerca e promuovere dibattiti politici su questi temi di grande importanza. La volontà è quella di sensibilizzare i Governi e i cittadini sull’importanza della formazione come base per il benessere individuale e collettivo e quindi per il progresso sociale. Alla base dell’innovazione vi è infatti il patrimonio di conoscenze che gli individui posseggono, ma queste conoscenze devono venire accumulate nel corso della vita attraverso l’istruzione e devono poi venir tradotte in prodotti/servizi nuovi che permettano di migliorare il benessere collettivo. Sempre per sottolineare l’importanza dell’innovazione e rafforzare la performance innovativa europea si è svolto il 13-14 ottobre 2009 a Bruxelles, nel Parlamento Europeo, il primo Summit Europeo per l’Innovazione. Questo summit ha riunito i responsabili delle politiche provenienti da istituzioni dell’UE e Stati membri, rappresentanti delle organizzazioni regionali e parti interessate del settore accademico e privato con diversi background e competenze. L’obiettivo principale dell’evento è stato la sensibilizzazione sull’importanza di generare e gestire l’innovazione per sostenere il futuro dell’Europa. Questa breve sintesi delle recenti iniziative realizzate a livello europeo dimostrano quanto l’Unione Europea ha preso coscienza dell’importanza dell’innovazione come fattore competitivo strategico capace di consentire alle imprese dei Paesi membri di affrontare la concorrenza internazionale sempre più spietata. È sempre più sentita la necessità a livello europeo di utilizzare strumenti di supporto alle imprese finalizzati ad accrescerne la competitività partendo però dalla consapevolezza che vi sono ancora delle criticità riguardanti il supporto comunitario alle imprese che devono essere risolte. In una recente comunica-
http://ec.europa.eu/research/era/publication_en.cfm http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2008:348:0115:0117:IT:PDF Testo della decisione n. 1350/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008.
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zione la Commissione Europea6 si è soffermata sulla necessità di coordinare le politiche di supporto dell’innovazione create a livello europeo, nazionale e regionale al fine di meglio aiutare le imprese europee a crescere ed essere sempre più forti sui mercati internazionali. Nella comunicazione si può chiaramente leggere la volontà di semplificare la governance europea dell’innovazione, riducendo la burocrazia e la duplicazione di strumenti promotori, al fine di colmare il gap esistente, abbastanza alto, tra quanto le imprese europee si aspettano e quanto e/o cosa gli strumenti di supporto offrono loro. La stragrande maggioranza delle imprese, 75%7, chiede la semplificazione delle procedure e delle regole di partecipazione ai programmi europei di supporto all’innovazione e la Commissione Europea vuole cercare il più in fretta possibile di rispondere a queste richieste: “Semplificare le procedure di accesso rafforzerà il sistema di innovazione e garantirà un più efficiente uso dei fondi e strumenti, assicurando una maggiore partecipazione delle imprese e quindi aiuterà a raggiungere gli obiettivi che sono stati prefissati negli anni passati e che allo stato attuale delle cose appaiono essere ancora lontani dall’essere raggiunti nonostante i miglioramenti che si sono già registrati negli ultimi tempi” (Commissione Europea, 2 settembre 2009).
1.2 LO STATO DELLA RICERCA IN EUROPA Ogni anno vengono redatti due importanti documenti che forniscono un quadro sullo stato della ricerca in Europa: tali elaborati sono l’ “European Innovation Scoreboard”8 e l’ “Innobarometer”9. Il primo viene creato per conto del Direttore Generale per le imprese della Commissione Europea dal Maastricht Economic and Social Research and Training Centre on Innovation and Technology (UNU-MERIT) in collaborazione con il Joint Research Centre della stessa Commissione; il secondo è realizzato dalla Gallup su richiesta della Direzione Generale Imprese ed Industria della Commissione Europea. Mentre l’EIS 2009 tratta della ricerca in generale, a livello macro, l’Innobarometer invece concentra l’analisi più a livello micro, soffermandosi sulle imprese e le loro caratteristiche innovative. È inoltre importante citare il lavoro realizzato da ERAWATCH, Osserhttp://ec.europa.eu/enterprise/policies/innovation/files/com%282009%29442final_en.pdf Testo della comunicazione n.442 finale/2009/CE della Commissione Europea del 2 settembre 2009. 7 http://ec.europa.eu/enterprise/policies/innovation/files/com%282009%29442final_en.pdf Testo della comunicazione n.442 finale/2009/CE della Commissione Europea del 2 settembre 2009. 8 http://www.proinno-europe.eu/EIS2008 9 http://www.proinno-europe.eu/admin/uploaded_documents/Innobarometer_2009_Summary.pdf 6
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vatorio Europeo sull’Innovazione, che periodicamente crea dei reports10 utili per valutare i risultati della ricerca sia a livello europeo che a livello nazionale. Qui di seguito farò un breve riassunto dei risultati fatti emergere dall’EIS 2008, dall’Innobarometer e nei report 2009 di Erawatch.
Figura 1 Performance innovativa dei Paesi Membri dell’UE calcolata sulla base di 29 indicatori e confrontata con la media europea Fonte: European Innovation Scoreboard 2008 Per calcolare una performance generale dei Paesi membri dell’UE in riferimento all’innovazione, sono stati utilizzati 29 indicatori riguardanti diversi aspetti dell’innovazione e sulla base dei valori assegnati i Paesi membri sono stati divisi in 4 gruppi (sono state inserite anche le performance di Croazia, Norvegia, Islanda,Turchia e Svizzera): • Innovation Leaders, con performance innovativa molto al di sopra della media europea e a quella degli altri Stati. Fanno parte di questo gruppo Svizzera, Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca ed il Regno Unito • Innovation Follower, con performance innovativa inferiore a quella dei leaders ma superiore a quelle europea media. Fanno parte di questo gruppo Austria, Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Francia e Olanda. • Moderate Innovators, con una performance innovativa inferiore alla media europea. Fanno parte di questo gruppo Cipro, Estonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Spagna, Portogallo, Grecia ed Italia. • Catching-up Countries, con una performance innovativa ben al di sotto della media europea ma che hanno fatto progressi negli ultimi anni. Fanno parte di questo gruppo Malta, Ungheria, Repubblica Slovacca, Polonia, Lituania, Romania, Lettonia e Bulgaria. Come si può quindi vedere, l’Italia fa parte dei paesi moderatamente innovatori mentre la Francia tra gli innovation follower anche se dalla figura 2 si 10
http://cordis.europa.eu/erawatch/index.cfm?fuseaction=reports.home
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evince che l’Italia ha una performance innovativa leggermente superiore a quello francese. I Paesi che nell’ultimo anno hanno visto crescere di più la propria performance sono la Bulgaria e la Romania.
Figura 2 Convergenza nelle performance innovative Fonte: European Scoreboard 2008 L’EIS ha permesso di mettere in luce quanto l’UE stia facendo progressi in merito all’innovazione, con un forte incremento nel numero di laureati in scienze ed ingegneria, con una crescita degli investimenti di venture capital e con una riduzione del gap innovativo nei confronti degli Stati Uniti e del Giappone. Il gap restante riguarda il numero di brevetti internazionali, collaborazioni tra il settore pubblico e privato nella ricerca e spesa in R&S (in merito alla quale gli investimenti europei e statunitensi non sono aumentati significativamente rispetto agli anni precedenti mentre quelli giapponesi sono in crescita).Tuttavia, nonostante i progressi realizzati nelle varie aree dell’innovazione permangono ancora delle criticità che i reports di Erawatch ben evidenziano. La stagnazione all’1,84% dell’intensità R&S (spesa nel campo della R&S in percentuale del PIL) nell’Europa dei 27 mina l’aspirazione dell’UE a diventare una società basata sulla conoscenza che sia competitiva su scala mondiale. Nonostante molti Stati membri abbiano migliorato l’efficienza dei propri sistemi di ricerca e abbiano aumentato gli investimenti nel settore, l’UE è ancora ben lontana dal raggiungimento dell’obiettivo di Lisbona di investire il 3% del PIL nella R&S. Tra il 2000 e il 2006 gli Stati membri hanno aumentato la loro spesa in R&S, il che dimostra il loro impegno a perseguire gli obiettivi della
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strategia di Lisbona. Tuttavia, il tasso di crescita del PIL è rimasto immutato durante lo stesso periodo, e ciò ha fatto sì che dal 2005 l’intensità della R&S si situi attorno all’1,84%.
Figura 3 Investimenti in R&S,percentuale del Pil, 2008 Fonte Eurostat,2009 Ciò che frena la ricerca è la ancora debole intensità degli investimenti privati in R&S che nel 2008, a livello europeo, sono stati del 55 % a fronte dell’obiettivo del 66% di Lisbona 201011. Va segnalato però che vi sono delle forti disparità tra gli Stati membri: infatti troviamo Stati nei quali gli investimenti dell’industria in R&S superano il 66% (esempio Lussemburgo, circa 80%, Finlandia, 68%) e altri nei quali il livello è ben al di sotto di tale percentuale (esempio Italia, 40 %, ma anche Francia, 52%)
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OECD: Main Science and Technology Indicators Database, May 2009
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Figura 4 Investimenti in R&S (% del Pil) divisi per fonte di provenienza in Europa, Giappone,Stati Uniti Fonte: mia elaborazione a partire dai dati presenti in OECD, Main Science and Technology Indicators database,May 2009 Passando dal livello macro a quello micro, cioè delle imprese, sono interessanti i risultati evidenziati dal documento Innobarometer 2009. Solo una impresa su 10 considera l’innovazione come la fonte primaria dei propri ricavi (9% del totale). Il 14% circa vede l’innovazione come fonte importante ma non fondamentale delle vendite e il 57% investe in R&S ma ritiene di non ottenere rilevanti incassi dai propri nuovi prodotti. Dal 2006 a oggi circa metà delle imprese europee (46%) ha fatto innovazione di processo e/o prodotto anche se non sono stati particolarmente elevati gli investimenti. Infatti solo il 26% delle imprese europee spende più del 5% del fatturato in innovazione mentre il 59% spende meno del 5% e addirittura un 6% non vi investe affatto. Il giudizio delle imprese sulle politiche di incentivo all’innovazione è abbastanza positivo: il 48% dichiara che le politiche pubbliche sono servite a stimolare gli investimenti in R&S, la restante parte, invece, non considera gli aiuti pubblici all’innovazione come uno strumento particolarmente persuasivo. Nel mondo delle imprese vi è anche la consapevolezza (6 imprese su 10) che il vantaggio competitivo è intrinsecamente legato alla capacità di innovare e proprio in virtù di ciò il 23 % dichiara di voler sviluppare nell’immediato futuro nuovi prodotti/servizi mentre il 21% sostiene di voler modificare una versione
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già esistente di prodotto/servizio. L’importanza di questa dichiarazione è subito chiara se si pensa che il tessuto industriale pare comunque intenzionato a investire nonostante la crisi e la carenza di liquidità che interessa le attività produttive; anche se l’investimento privato in R&S è ancora lontano dall’obiettivo di Lisbona 2010, è molto importante e positivo che vi sia la consapevolezza di dover dedicare sempre più risorse alla ricerca, vero e unico strumento per uscire da questo periodo si stagnazione economica.
1.3 LO STATO DELLA RICERCA IN FRANCIA La Francia è al secondo posto in Europa12 in termini di spesa per la R&S ed i suoi investimenti, nel 2006 hanno rappresentato il 17.7% della somma complessivamente spesa nell’Europa dei 27 (European Commission 2009). Con una percentuale di spesa in R&S sul Pil pari al 2.08% (2007) la Francia è uno dei Paesi che da sempre si situa sopra la media europea del 1.84% (1.85% nel 2007) nonostante l’intensità di R&S sia inferiore rispetto a quella degli anni ’90 (2.33% nel 1992)13.
Figura 5 Spesa in R&S sul PIL nell’Unione Europea ed in Francia, 2007 Fonte: mia elaborazione dati Eurostat OMPI, Comunicato stampa del 27/01/2009 ERAWATCH, Policy Mix Country Reports 2009, http://cordis.europa.eu/erawatch/index. cfm?fuseaction=reports.content&topicID=600&parentID=592 12 13
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Questo Stato fa parte del gruppo degli Innovation Followers (EIS 2008)14, insieme a Austria, Irlanda, Lussemburgo, Belgio e Olanda e si trova al secondo posto in Europa per accoglienza di centri di R&S e centri decisionali (2007 Ernst e Young), e al terzo posto per la produzione di pubblicazioni scientifiche (2006)15. Finanziando il 38 % della spesa in R&S nel 2008 (media europea 34%)16 il Governo è un attore importantissimo per la mobilizzazione delle risorse destinate agli investimenti di medio /lungo periodo nella ricerca ed alla realizzazione delle relative infrastrutture.
Figura 6 Spesa in R&S suddivisa per fonti di finanziamento in Francia e nell’Unione Europea -27,2008 Fonte: mia elaborazione dati OECD Come si può vedere dal grafico il settore privato finanzia il 52% della spesa totale della ricerca e quindi l’obiettivo di Lisbona (66%) non è ancora stato raggiunto. Proprio per questo motivo sono state attuate delle politiche incisive per http://www.proinno-europe.eu/EIS2008 OST, Indicateurs de Sciences et de Technologies, Edizione 2008 16 OECD: Main Science and Technology Indicators Database, May 2009 14 15
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aumentare gli investimenti industriali: • Politiche per promuovere la creazione di nuove imprese innovative (esempio: attribuzione dello Stato di Giovane Impresa Innovativa che conferisce vantaggi fiscali/operativi alle imprese oppure lo sviluppo di nuovi Business Incubators); • Politiche di stimolo alla R&S per imprese performanti scientificamente (esempio: Credito d’Imposta CIR, creazione di cluster tecnologici); • Politiche per incentivare la ricerca in imprese che ancora non la fanno; • Politiche per favorire la collaborazione tra settore pubblico e privato nella ricerca. Analizzando il sistema dell’innovazione francese emergono punti di forza ma anche di debolezza17:
I punti di forza e debolezza elencati derivano dall’analisi del rapporto ERAWATCH, Policy Mix Country Reports 2009 (http://cordis.europa.eu/erawatch/index.cfm?fuseaction=reports.con tent&topicID=600&parentID=592) e dalla lettura della relazione dell’Agence National pour les Investissement Internationaux (http://www.ambafrance-it.org/IMG/pdf/Innovazione.pdf) 17
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Come si può vedere dalle tabelle soprastanti il sistema della ricerca francese possiede molti elementi di forza che hanno permesso e permetteranno nei prossimi anni di rafforzare la base scientifica nazionale consentendo alla Francia di ricoprire sempre più un ruolo di primo piano nel panorama europeo e più in generale mondiale. Molti passi avanti devono però ancora essere fatti al fine di superare le debolezze che ancora vi sono. Proprio per questo motivo a partire dal 2005 i dispositivi francesi di ricerca e sviluppo sono stati interessati da riforme profonde: riorganizzazione dei dispositivi esistenti, rafforzamento del partenariato pubblico e privato, ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie. Alla base delle riforme vi è la consapevolezza che la R&S delle imprese, le collaborazioni tra il settore pubblico e quello privato, la creazione e lo sviluppo di imprese innovative sono i motori della competitività e della crescita. Per questo motivo si vuole nei prossimi
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anni continuare ad agire su tre direttrici nel modo seguente18: a. Rafforzare la R&S e l’innovazione nelle imprese • Semplificazione e aumento del credito d’imposta per la ricerca • Aumento del sostegno dell’OSEO in favore delle PMI b. Incoraggiare il partenariato pubblico-privato • Aumentare il sostegno nella fase di ricerca del/i partner/s • Accompagnamento dei poli di competitività • Aumento del numero delle convenzioni industriali per la formazione dei dottorati nelle imprese c. Sostegno alla creazione e allo sviluppo di imprese a alto potenziale di ricerca • Aiuti pubblici per la creazione/sviluppo di incubatori di impresa • Concorsi pubblici nazionali finalizzati a sostenere la creazione di nuove imprese • Assegnazione di status di “Giovane Impresa Innovativa”19 e “Giovane Impresa Universitaria Della struttura del sistema della ricerca francese e di alcuni incentivi nazionali per la promozione dell’innovazione si parlerà più diffusamente nel prossimo capitolo.
1.4 LO STATO DELLA RICERCA IN ITALIA L’ Italia è caratterizzata da un ritardo negli investimenti in R&S rispetto agli altri Paesi europei che hanno un livello si sviluppo simile. La spesa in R&S è sottodimensionata se confrontata con il profilo economico del Paese e vi è una generale convergenza di opinioni sul fatto che la situazione competitiva della nazione sia fortemente deteriorata, diagnosi a partire dalla quale è stato redatto il Piano Nazionale di Ricerca (2005-2007)20. Con una percentuale di spesa in R&S Informazioni tratte dall’opuscolo “La recherche et l’innovation en France” creato da Ministere de l’Enseignement et de la Recherche, http: www.enseignementsup-recherche.gouv.fr, 2008 19 Confrontare, «Tableau de bord de l’innovation” 21° edizione, Direction Génèrale de la compétitivité, de l’industrie et des services, 2009 http://www.industrie.gouv.fr/p3e/tableau_bord/ innov/so_tbi.htm 20 ERAWATCH, Policy Mix Country Reports 2009 (http://cordis.europa.eu/erawatch/index. cfm?fuseaction=reports.content&topicID=600&parentID=592) 18
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sul Pil pari a 1.13% (2007) l’Italia è un paese che si situa sotto la media europea dell’ 1.84% (1.85% nel 2007) e che è inserita nel gruppo dei Moderati innovatori (EIS 2008)21 insieme a Cipro, Estonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Spagna, Portogallo e Grecia. Come si può vedere dalla figura l’obiettivo della Strategia di Lisbona è ancora lontano dall’essere raggiunto.
Figura 7 Spesa in R&S sul PIL nell’Unione Europea ed in Italia, 2007 Fonte: mia elaborazione dati Eurostat Pur essendo uno dei Paesi al mondo con la maggiore propensione imprenditoriale, questa caratteristica riesce con difficoltà ad armonizzarsi con le dinamiche di ricerca e innovazione che operano all’interno del medesimo contesto. Basti pensare al numero di occupati in ricerca e sviluppo, che in Italia è fermo al 7,2 per mille addetti22. Essendo però l’Italia un Paese di sorprendenti contraddizioni va anche detto che si colloca all’ottavo posto nel mondo per la pubblicazione di articoli scientifici, alimentando il 3,47% del totale della letteratura scientifica (in Europa quarto posto, preceduta dalla Francia)23. http://www.proinno-europe.eu/EIS2008 Comunicazione del Ministero della Università e Ricerca su base dati OECD, Main Science & Technology Indicators, 2007 23 http://www.cotec.it/it/wp-content/uploads/2009/10/RAPPORTO_ANNUALE_cotec_2009.pdf 21 22
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Anche in Italia, come in Francia, il Governo svolge un ruolo importantissimo per la mobilizzazione delle risorse destinate a investimenti di medio/lungo periodo nella ricerca.
Figura 8 Spesa in R&S suddivisa per fonti di finanziamento in Italia e nell’Unione Europea -27, 2008 Fonte: mia elaborazione dati OECD Come si può vedere dal grafico il settore privato finanzia il 40% della spesa totale della ricerca e quindi l’obiettivo di Lisbona (66%) è ancora lontano dall’essere raggiunto. Il Rapporto Industria 2008 dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sottolinea come investimenti così deboli in R&S riflettano sai la tradizionale struttura produttiva italiana, caratterizzata dalla prevalenza di piccole imprese operanti in settori a media intensità tecnologica, sia la complessità del sistema di regolazione, che induce vincoli allo sviluppo e alla propensione all’innovazione a causa principalmente di dispersione di risorse per via della duplicazione di incentivi nonché a un complesso apparato burocratico sottostante all’erogazione dei finanziamenti per la ricerca.
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Analizzando il sistema dell’innovazione italiano emergono punti di forza ma anche di debolezza24:
I punti di forza e debolezza elencati derivano dall’analisi del rapporto ERAWATCH, Policy Mix Country Reports 2009 (http://cordis.europa.eu/erawatch/index.cfm?fuseaction=reports.con tent&topicID=600&parentID=592) e dalla lettura della relazione del Ministero dell’Università e Ricerca Italiano http://www.miur.it/DefaultDesktop.aspx?doc=1116 24
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Al fine di risolvere le criticità caratterizzanti il sistema della ricerca, a partire dal 2005 sono state attuate delle riforme introdotte principalmente dalle Leggi Finanziarie e dall’ultimo Quadro Strategico Nazionale. Tre linee di intervento sono state definite e perseguite: • Definizione di programmi sempre più specifici, finalizzati a raggiungere obiettivi quantificati e non più generici; • Aumento dell’attenzione e supporto rivolto alle imprese innovative (esempio credito d’imposta per le attività di ricerca, agevolazioni per i versa-
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menti contributivi del personale aziendale che svolge attività di R&S: questa misura è prevista nella Legge Finanziaria 2009 ma non ancora operativa); • Aumento dei collegamenti tra politiche di sviluppo e politiche per la promozione della R&S. Un elemento particolarmente positivo è il fatto che in Italia è aumentata la consapevolezza di dover necessariamente incrementare gli investimenti in ricerca e di agire per lo sviluppo di un sistema europeo della ricerca sempre più efficiente ed efficace. Tutto questo si può realizzare se si migliorerà l’internazionalizzazione della ricerca, la mobilità delle persone in Europa così come se si promuoveranno i giovani ricercatori cercando di valorizzarne i meriti evitando così la ormai tristemente nota “fuga dei cervelli” che interessa massicciamente la nazione italiana.
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Capitolo II La struttura e gli attori della ricerca in francia ed in italia 2.1 IL SISTEMA DI RICERCA ED INNOVAZIONE FRANCESE Il sistema della ricerca francese è piuttosto articolato e vede la partecipazione di numerosi attori. Uno schema esemplificativo della struttura dell’innovazione francese è qui di seguito riportato:
Figura 9 Panoramica della struttura di governance del sistema di ricerca francese Fonte:ERAWATCH,Policy Mix Country Reports 2009
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Il compito degli organi consultivi è quello di consigliare il Presidente della Repubblica, il Parlamento ed i Ministri incaricati su quelli che sono le priorità di investimento nella ricerca, sulle criticità del sistema innovativo nazionale,nonché su aspetti di carattere più tecnico inerenti la ricerca e l’innovazione. Gli organi consultivi sono 8: • HCST: l’Haut Conseil de la Science et de la Technologie è nato a seguito della recente adozione della legge sulla ricerca avvenuta nell’aprile 2006. Esso è composto da 20 personalità di alto livello nominate dal Presidente della Repubblica per un periodo di 4 anni. L’HACST ha la missione di dare indicazioni al Capo dello Stato e al Governo su tutte le questioni relative alla politica di ricerca ed innovazione tecnologica ed in particolare: 1) Contribuire alla riflessione politica ed alla definizione di strategie e priorità di ricerca 2) Individuare un piano di azioni sulle evoluzioni sociali, economiche e culturali in Francia e nel Mondo 3) Definire una strategia di azioni per far fronte alla crisi di vocazione scientifica • OPECST: l’Office Parlamentaire d’Evaluation des Croix Scientifique et Technologique ha il compito di informare il Parlamento delle possibilità scientifiche allo scopo di far si che questo prenda decisioni chiare e ben fondate. Per far ciò l’OPECST raccoglie informazioni e avvia programmi di studio. È composto da 8 membri dell’Assemblea Nazionale e 8 membri del Senato i quali sono nominati garantendo una rappresentazione proporzionale dei gruppi politici. • GCAE: il Comité de Gestion des Aides à l’Enterprise è l’organo istituzionale specializzato nel fornire assistenza tecnica al Fondo per la Competitività delle Imprese, in particolare sulle questioni riguardanti i progetti di ricerca e di innovazione sviluppati in partnership tra pubblico e privato. • CPCI: la Commision Permanente de Concertation pour l’Industrie è presieduta dal Ministro dell’Economia, della Finanza e dell’Industria ed ha come missione quella di consigliare i poteri pubblici e dare la propria opinione sulla situazione dell’industria in Francia e sul suo contributo allo sviluppo dell’economia e dell’impiego, sulle azioni necessarie in materia di politica industriale e dell’innovazione e sull’impatto delle politiche
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pubbliche sull’industria. A tale scopo la Commissione: 1) Crea un rapporto annuale sulla situazione dell’industria francese; 2) Organizza la concertazione tra le Amministrazioni locali e le imprese per tutti i temi legati allo sviluppo industriale in Francia; 3) Realizza degli studi sull’impatto dei testi o progetti di legge, nazionali o comunitari relativi all’industria e alla competitività delle imprese; 4) Fa proposte per favorire lo sviluppo delle attività e dell’impiego industriale. • CSRT: il Conseil Supérieur de la Recherche et de la Technologie è presieduto dal Ministro della Ricerca e viene consultato su tutte le grandi scelte della politica scientifica e tecnologica del Governo, così come sugli effetti della politica di ricerca. È incaricato di creare una interfaccia attiva di dialogo con la comunità nazionale e di mettere in comune le informazioni scientifiche e tecniche. Il CSRT è composto da un collegio di 22 membri rappresentativi della comunità scientifica dei diversi settori della ricerca, e da un altro collegio di 22 membri di personalità rappresentative del mondo del lavoro, dei settori produttivi, sociali e culturali e delle regioni. • CCDT: il Comité Consultatif pour le Developpement Technologique ha come missione quella di contribuire alla elaborazione degli orientamenti strategici della politica pubblica in materia di sviluppo tecnologico e dell’innovazione e di definire dei modi per trasformare i risultati della ricerca pubblica in realizzazioni industriali. • CNESER: il Conseil National de l’Einsegnement Supérieur et de la Recherche è composto da 69 membri ed è presieduto dal Ministro dell’Insegnamento superiore o dalla persona da esso designata a svolgere il compito. Comprende rappresentanti delle scuole superiori, università e anche insegnanti e ricercatori. • CIRST: il Comité Interministériel de la Recherche Scientifique et Technologique ha la competenza sulla politica e le priorità di ricerca ed innovazione. Esso è presieduto dal Primo Ministro ed è coordinato dai Ministeri dell’Educazione, dell’Insegnamento superiore e della Ricerca che opera in collegamento con altri Ministeri (Ambiente, Industria, Trasporti, Difesa, Cultura e Agricoltura) competenti nella
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definizione della Strategia Nazionale di Ricerca. A livello delle Istituzioni Pubbliche di finanziamento troviamo, oltre al Presidente della Repubblica ed al Parlamento, la Direction Generale des Enterprises (DGE) presso il Ministero dell’Industria, la Direction General de la Recherche e de l’Innovation (DGRI) presso il Ministero della Ricerca, altri Ministeri collegati (Difesa, Agricoltura,Trasporti..ecc) e la Mission Interministeriale pour la Recherche e l’Einsegnement Supérieur. • DGE: la Direction Generale des Enterprises è incaricata della definizione e della promozione delle misure legate alla competitività industriale ed all’innovazione delle imprese. La DGE è il principale riferimento delle imprese francesi, svolge un ruolo centrale nell’attuazione delle politiche di sviluppo e di innovazione industriale, monitorando la realizzazione delle politiche a livello locale e la loro coerenza con le misure adottate sul piano nazionale. Tra i principali obiettivi la DGE deve: 1) Operare come riferimento per l’Agencie pour l’Innovation Industriale 2) Favorire lo sviluppo delle imprese e l’attrattività del territorio 3) Sostenere l’innovazione e la ricerca applicata 4) Migliorare la competitività internazionale delle imprese • DGRI: la Direction General de la Recherche e de l’Industrie opera nell’ambito del Ministero della Ricerca ed elabora la politica del Governo,in collaborazione con altri Ministeri. È l’organo responsabile della definizione degli obiettivi e del priorità scientifiche in accordo il CIRST. Partecipa alla definizione delle politiche di sostegno alla ricerca industriale e all’innovazione e definisce la politica organizzativa delle attività di ricerca a livello territoriale attraverso accordi Stato-Regioni. Questi accordi hanno lo scopo di definire gli ambiti operativi degli organismi di ricerca locali, garantire la coerenza e la qualità del sistema francese dell’innovazione, assicurare la tutela degli organismi pubblici incaricati della ricerca, assegnare i fondi agli organismi pubblici di ricerca e valutarne l’efficienza, garantire la disponibilità dei mezzi e degli strumenti necessari alla realizzazione delle priorità scientifiche definite. • MIRES: il compito della Mission Interministeriale de la Recherche et de l’Enseignement Superieur è quello di indirizzare la politica di ricerca in Francia secondo gli orientamenti espressi dal Primo Ministro e dal Presidente della Repubblica. Il MIRES coordina e sviluppa gli obiettivi
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stabiliti attraverso l’assegnazione dei fondi ai programmi di ricerca iscritti al bilancio delle attività di ricerca e sviluppo. La centralità del MIRES all’interno del sistema di governance deriva dal peso che tale organismo assume nella definizione delle priorità, delle strategie e dei programmi di R&S e per via della gestione finanziaria dei finanziamenti diretti alla ricerca. I finanziamenti vengono erogati a favore dell’ Agence National de la Recherche (ANR) e dell’ OSEO i quali poi li veicolano verso gli operatori pubblici e privati della ricerca • ANR: l’ Agence National de la Recherche è un organismo posto sotto la tutela del Ministro della Ricerca; creata il 1° gennaio 2007 ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo della ricerca teorica e applicata, di supportare l’innovazione e la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato, contribuendo, inoltre, al trasferimento dei risultati della ricerca pubblica al mondo industriale. L’ANR sostiene la politica di ricerca definita dal Governo e deve rispondere al raggiungimento degli obiettivi da esso prefissati. Nell’ambito dei programmi di ricerca e di sviluppo tecnologico che realizza l’ANR ha la facoltà di: 1) Erogare finanziamenti a progetti di ricerca e sviluppo tecnologico selezionati tramite bando a progetto seguendo i criteri di qualità scientifica e tenendo conto degli obiettivi sociali, economici e culturali; 2) Fare delle donazioni di capitale a fondazioni di ricerca riconosciute di utilità pubblica; 3) Contribuire all’elaborazione ed alla realizzazione degli accordi di cooperazione scientifica internazionale; 4) Partecipare ad attività di ricerca in collaborazione con altri servizi amministrativi centrali, con le amministrazioni locali, con altri organismi pubblici o privati, francesi o stranieri. • OSEO: è un organismo pubblico posto sotto la tutela del Ministero della Ricerca e del Ministero della Ricerca. Il suo obiettivo è promuovere e sostenere le PMI per la crescita e lo sviluppo industriale e tecnologico. Si compone di tre organismi settoriali distinti: -OSEO-INNOVATION per il sostegno all’innovazione e trasferimento
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tecnologico. Dal 2008 l’AII (Agence pour l’Innovation Industrielle), organismo creato nel 2005 per rafforzare la cooperazione tra le grandi e le piccole imprese nella ricerca pre-competitiva, è stata fatta confluire in OSEO-INNOVATION ed ora non esiste più. -OSEO-FINANCEMENT per il finanziamento degli investimenti, in partenariato con i principali intermediari finanziari bancari -OSEO-GARANTIE per la garanzia dei finanziamenti bancari. Come si può vedere i tre organismi sono complementari e tutti rivolti all’erogazione di servizi per sostenere l’innovazione e la crescita delle PMI (PME in francese) in Francia. I finanziamenti erogati dall’ ANR e dall’OSEO sono così rivolti alle piccole e medie imprese, grandi imprese ma anche raggruppamenti che queste fanno per poter essere più competitive. Si tratta essenzialmente dei POLI DI COMPETITIVITÀ, POLI DI RICERCA ED INSEGNAMENTO SUPERIORE (PRES), RETI TEMATICHE DI RICERCA AVANZATA (RTRA), RETI DI RICERCA ED INNOVAZIONE TECNOLOGICA (RRIT). Inoltre i finanziamenti vanno verso Enti Pubblici di Ricerca dei quali si parlerà più approfonditamente nel prossimo capitolo. • POLI DI COMPETITIVITÀ: rappresentano uno degli elementi essenziali della politica attuata dal Governo francese per rilanciare l’industria ed il sistema di ricerca ed innovazione. Pur se dei poli di competitività parlerò nel prossimo paragrafo, a livello generale si può dire che essi favoriscono i partenariati pubblico-privato a livello nazionale ed estero, stimolano sinergie tra attori operanti a livello territoriale nell’industria, della ricerca e della formazione di progetti innovativi a carattere geografico. Il finanziamento concessi ai poli di competitività viene gestito dalle autorità centrali e dalle agenzie locali per indirizzare l’attività di ricerca. La governance di questo sistema è affidata al settore privato, ovvero alle industrie partecipanti alle iniziative scientifiche dei poli, talvolta in collaborazione con le autorità locali. I fondi stanziati per il finanziamento dei poli provengono dal bilancio pubblico dello Stato, da Istituzioni pubbliche come la Caisse des Depots e da contributi privati. • PRES, i Poles de Recherche e d’Enseignement Superior sono strumenti di condivisione delle attività di ricerca fra organismi pubblici e privati, territorialmente vicini, nell’ottica di miglioramento dell’efficacia e dell’attrat-
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tività del sistema di istruzione superiore francese. Gli obiettivi principali di questi strumenti sono il rafforzamento dei partenariati accademici e di ricerca e lo sviluppo di attività di ricerca a servizio dei poli di competitività. • RTRA: le Réseaux Thématiques de Recherche Avancée sono delle strutture create con lo statuto di fondazioni scientifiche. Raggruppano diversi Istituti di ricerca e di istruzione superiore pubblici o privati ed eventualmente anche imprese che collaborano in uno o più settori della ricerca. Hanno finalità di accrescere la massa critica e stimolare sinergie fra unità di ricerca appartenenti a università ed organismi di ricerca diversi ma con obiettivi scientifici simili e svolgono un ruolo complementare a quello dei poli di competitività. Puntano infine ad aumentare la visibilità della Francia sulla scena internazionale • RRIT: le Réseaux de Recherche et d’Innovation Technologiques sono state create con lo scopo di favorire la collaborazione tra ricerca pubblica e privata, promuovendo congiuntamente lo sviluppo di prodotti e servizi in settori prioritari per la crescita delle imprese. Ciascuna rete è gestita da un Comitato di Orientamento, costituito da industriali e da rappresentanti della ricerca pubblica, con il compito di definire le azioni prioritarie e di esaminare i progetti proposti. Le reti operano a livello internazionale attraverso collegamenti con le strutture loro simili e svolgono attività di collaborazione soprattutto nell’ambito del programma Eureka e del Programma Quadro per la ricerca e lo Sviluppo. Vi sono 4 reti: la Rete Nazionale di Ricerca in Telecomunicazioni; Rete di Ricerca sulle Micro e Nano-Tecnologie; la Rete Nazionale sulle Tecnologie del Software e la Rete di Ricerca ed Innovazione sugli Audiovisivi e Multimedialità. Gli operatori pubblici della ricerca sono numerosissimi e vanno dalle Università, agli Enti Pubblici (CNRS, INSERM, INRA, IRD, IFREMER…), ai laboratori militari di ricerca così come gli Enti no profit (esempio l’ Institut Pasteur). Dall’accordo tra uno o più laboratori di ricerca di istituti superiori di ricerca (università o Istituti secondari) con il CNRS nascono le UMR, Unité Mixte de Recherche • UMR: le UMR sono entità governative nata dalla stipula di un contratto di associazione fra due o più laboratori di ricerca di Università o Istituti di formazione secondari (Scuole Superiori) con il CNRS. Di solito l’accordo è per 4 anni.
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2.2 IL SISTEMA DI RICERCA E INNOVAZIONE ITALIANO
Figura 10 Panoramica della struttura di governance del sistema di ricerca italiano Fonte: mia elaborazione grafico presente in ERAWATCH,Policy Mix Country Reports 2009 Nel sistema di ricerca italiano il ruolo principale è giocato dai Ministeri competenti anche in materia di innovazione: Istruzione, Università e Ricerca, Sviluppo Economico, Economia e Finanze, Difesa, Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Anche in Italia troviamo organi consultivi, ma meno che in Francia: • CIVR: il Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca è un organismo di nomina governativa che ha il compito di promuovere l’attività di valutazione della ricerca attraverso il sostegno alla qualità e alla valorizzazione scientifica. L’attività del CIVR si articola in iniziative che comprendono:
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1) determinazione di criteri generali per le attività di valutazione svolte dagli enti di ricerca e dalle istituzioni scientifiche; 2) formulazione di criteri per la costituzione di appositi comitati interni di valutazione per gli enti di ricerca; 3) progettazione e la realizzazione di attività di valutazione esterna di enti di ricerca da esse vigilati. • CNVSU: il Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario è un organo istituzionale del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, che interagisce autonomamente con le università e il Ministero. Tra i suoi compiti troviamo: 1) fissare i criteri generali per la valutazione delle attività delle università; 2) predisporre una relazione annuale sulla valutazione del sistema universitario; 3) predisporre rapporti sullo stato di attuazione e sui risultati della programmazione; 4) svolgere per il Ministro attività consultive, istruttorie, di valutazione, di definizione di standard, di parametri e di normativa tecnica, anche in relazione alle distinte attività delle università, nonché ai progetti e alle proposte presentate dalle medesime. • CUN: Il Consiglio Universitario Nazionale è organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario. Il CUN formula pareri e proposte al Ministero dell’ Università e della Ricerca, relativamente a diverse materie tra cui l’assegnazione dei fondi per la ricerca universitaria. Tra le Istituzioni pubbliche di finanziamento troviamo il Parlamento,il Consiglio dei Ministri, il CIPE e i diversi ministri competenti. • CIPE: il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica è presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e si compone di 12 membri permanenti che sono i Ministri in carica più il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome. Il CIPE è un organo di decisione politica in ambito economico e finanziario che svolge funzioni di coordinamento in materia di programmazione della politica economica da perseguire a livello nazionale, comunitario ed internazionale, esamina la situazione socio-economica generale ai fini dell’adozione di provvedimenti congiunturali, individua gli indirizzi e
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le azioni necessarie per il conseguimento degli obiettivi di politica economica, alloca le risorse finanziarie a programmi e progetti di sviluppo, approva le principali iniziative di investimento pubblico del Paese. Tra i principali argomenti soggetti ad approvazione del CIPE troviamo: 1) il Quadro Strategico Nazionale: è un documento utilizzato per realizzare il coordinamento tra la programmazione della politica regionale nazionale e quella a valere sui Fondi Strutturali comunitari, ivi inclusi quelli di incentivo all’innovazione; 2) il Programma Nazionale della Ricerca: è il documento programmatico del Ministero dell’ Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), contenente il quadro della situazione del settore della ricerca scientifica e tecnologica italiana, nonché gli indirizzi e le proposte del Governo. Il Programma Nazionale della Ricerca, è diretto principalmente a definire il quadro di contesto, gli obiettivi generali, le opportunità per la ricerca italiana nel contesto internazionale e il quadro dei possibili interventi; 3) gli strumenti di sostegno alle imprese (tra cui i progetti di innovazione industriale). A livello delle Istituzioni Pubbliche di finanziamento troviamo i diversi Ministri competenti in materia di innovazione i quali presiedono il CIPE e come prima specificato contribuiscono a definire gli stanziamenti nazionali nella R&S nonché il coordinamento dei fondi italiani con quelli comunitari. I diversi ministeri poi gestiscono direttamente i fondi erogandoli alle Regioni, Università, Istituti ed Enti pubblici di ricerca, Associazioni, Consorzi, Fondazioni, Distretti tecnologici ed imprese. • UNIVERSITÀ: in Italia, nel 2009, vi sono 89 atenei, di cui 61 Atenei statali (tra i quali 3 Politecnici), 28 Atenei non Statali (tra i quali 11 sono telematici) e altre 6 istituzioni universitarie25. Quasi tutte le università italiane fanno attività di ricerca ed alcune di queste hanno anche accordi con le università francesi, ma di questo ne parlerò nel prossimo capitolo. • ISTITUTI ED ENTI DI RICERCA PUBBLICI: in Italia essi sono numerosissimi e fanno capo ai diversi Ministeri. 1) Enti di Ricerca e Istituti che fanno capo al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (esempio: Consiglio Nazionale delle fonte: Ufficio di Statistica del Miur, http://statistica.miur.it/scripts/Infoatenei/prima.asp
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Ricerche (CNR), Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)...ecc); 2) Istituti che fanno capo al Ministero degli Affari Esteri (esempio: Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP), Centro Internazionale per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia (ICGEB), Istituto Agronomico Mediterraneo (IAM-B)); 3) Istituti che fanno capo al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Centro Studi di Tecnica Navale (CETENA), Istituto Nazionale per Studi ed Esperienze di Architettura Navale (INSEAN)); 4) Istituto che fa capo al Ministero delle Comunicazioni l’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione (ISCOM); 5) Istituti e Organismi che fanno capo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio: Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT), Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare (ICRAM); 6) Istituti che fanno capo al Ministero dell’Economia e delle Finanze: Istituto di Studi e Analisi Economica (ISAE), Istituto Italiano di Tecnologia (IIT); 7) Istituti che fanno capo al Ministero della Salute (esempio: Istituti Zooprofilattici Sperimentali (II.ZZ.SS.), Istituto Superiore di Sanità (ISS), Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS)); 8) Istituti che fanno capo al Ministero della Difesa: Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), Istituto per le Telecomunicazioni e l’Elettronica della Marina Militare “Giancarlo Vallauri” (MARITELERADAR Livorno); 9) Istituti che fanno capo al Ministero delle Attività Produttive: Istituto per la Promozione Industriale (IPI), Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA); 10) Istituti che fanno capo al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (esempio: Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA), Istituti di Ricerca e Sperimentazione Agraria (IRSA), Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), Laboratorio Centrale di Idrobiologia); 11) Istituti che fanno capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’ Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori (ISFOL).
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• CONSORZI E ISTITUZIONI: tra essi troviamo 1) Consorzio Interuniversitario per le Biotecnologie (CIB); 2) Cineca - Consorzio Interuniversitario; 3) Consorzio Interuniversitario per le Applicazioni di Supercalcolo per Università e Ricerca (CASPUR); 4) Consorzio Interuniversitario “Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi” (INBB); 5) Istituto di Studi e Analisi Economica (ISAE); 6) Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT); 7) Rete Informativa Scienza e Tecnologia (RISeT). • DISTRETTI TECNOLOGICI E PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI: Sia dei distretti che dei parchi scientifici e tecnologici parlerò più approfonditamente nel prossimo paragrafo tuttavia qualcosa può già essere anticipato. 1) Distribuiti nelle 20 regioni italiane, i Distretti tecnologici sono stati creati grazie a un’azione congiunta fra Regioni e Governo. Il loro ruolo è quello di promuovere la collaborazione fra grandi e piccole/ medie imprese su progetti innovativi. La creazione di un Distretto è determinata da alcune caratteristiche di base della Regione. Il Miur valuta la situazione del territorio, la fattibilità, la potenzialità del progetto e la capacità di attrarre investimenti. È necessaria la presenza sul territorio di università e centri di ricerca autorevoli, di una diffusa imprenditorialità e di risorse umane altamente qualificate. Una struttura di governance ha il ruolo di collettore fra le attività dei centri di ricerca e le attività delle imprese attorno a progetti altamente tecnologici in grado di avere ricadute positive sul mercato 2) I Parchi Scientifici e Tecnologici nascono negli anni ‘90 grazie a finanziamenti del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e, in alcune Regioni, attraverso i Fondi Strutturali della Comunità Europea. Gli obiettivi principali di queste strutture, come di altre affini (ad esempio, Consorzi Ricerca, Tecnopoli, Consorzi Città Ricerca), sono la conduzione, la promozione e il coordinamento tra le attività del mondo della Ricerca (Università, Centri di ricerca,di formazione) e quello delle Imprese. Ciascun Parco si occupa di settori tematici specifici come: ambiente, biotecnologie, telecomunicazioni, hi-tech e multimedialità.
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2.3 I POLI DI COMPETITIVITÀ FRANCESI: PROTAGONISTI DELLA RICERCA D’OLTRALPE In un’economia mondiale sempre più concorrenziale la Francia ha lanciato nel 2004 una nuova politica industriale che mobilita i fattori chiave della competitività, al primo posto dei quali figura la capacità d’innovazione. Così 6 anni fa sono nati “les pôles de compétitivité” o cluster (questo il loro termine internazionale) che in breve tempo sono cresciuti di numero fino a diventare 71 nel 200926. Un polo di competitività è su un territorio dato, l’associazione di imprese,di centri di ricerca e di enti di formazione,impegnati in un’azione di cooperazione (strategia comune di sviluppo) destinata a far emergere delle sinergie intorno a progetti innovativi portati avanti in comune verso un(o vari) mercato (i) dato (i). Lo scopo è quello di far leva sulle sinergie e progetti innovativi sviluppati in collaborazione per permettere alle imprese partecipanti di assumere una posizione di primo piano nel loro settore sia in Francia che all’estero. Quattro elementi sono la chiave di successo del polo: • La realizzazione di una strategia comune di sviluppo economico coerente con la strategia globale del territorio; • Collaborazioni approfondite fra protagonisti intorno ai progetti; • La concentrazione su tecnologie destinate a mercati ad alto potenziale di crescita; • Una massa critica sufficiente per acquisire una visibilità internazionale. A partire da una visione condivisa tra gli attori del polo, ogni polo di competitività elabora la sua strategia di 5 anni che gli permette di: • Stipulare dei partenariati tra i diversi attori aventi delle competenze complementari; • Realizzare in collaborazione dei progetti strategici di R&S che possono beneficiare di aiuti finanziari pubblici; • Promuovere un ambiente favorevole all’innovazione e agli attori del polo realizzando delle azioni di accompagnamento dei membri del polo su tematiche quali ad esempio la formazione umana, la proprietà industriale, il finanziamento privato, l’internazionalizzazione..ecc; La governance del polo è affidata a un’entità giuridica propria, il più delle volte un’associazione. Tale struttura è tenuta ad accordare un posto preponderante ai protagonisti industriali, scientifici ed accademici nelle sue istanze dirigenti permettendo anche la rappresentanza delle collettività territoriali interessate. Fonte:sito del Governo Francese http://www.competitivite.gouv.fr
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Le missioni principali dell’ associazione incaricata di gestire il polo sono: • Definizione della strategia generale del polo; • Coordinamento e selezione dei progetti di ricerca candidati ad un sostegno da parte dei finanziamenti pubblici assegnati specificamente alla politica dei poli; • La comunicazione del polo, soprattutto verso l’internazionale; • La realizzazione della cooperazione con altri cluster siano essi francesi o stranieri; • La valutazione dei progetti. Un contratto quadro regola la relazione tra i poli, lo Stato e le collettività territoriali coinvolte. Ed è proprio lo Stato che si impegna a promuovere un ambiente favorevole alle imprese ed all’innovazione sostenendo lo sforzo di ricerca e di sviluppo dei poli di competitività. A livello nazionale o regionale lo Stato accompagna lo sviluppo dell’innovazione nelle imprese finanziando i migliori progetti di R&S attraverso i fondi del FUI (Fond Unique Interministerial), sovvenzionando parzialmente le strutture presenti nel polo di competitività, rafforzando i partenariati tra gli attori del polo attraverso la collaborazione con le Istituzioni pubbliche di ricerca e in particolare l’ANR e l’OSEO. Sul piano internazionale si tratta di aiutare gli attori del polo, in primo luogo le imprese, a identificare i migliori partenariati internazionali. La volontà di affiancare le imprese dei poli deriva dal fatto che l’80% di queste sono PMI27, le quali hanno normalmente molto bisogno di essere sostenute e affiancate nei propri sforzi di ricerca. Proprio allo scopo di sviluppare la dimensione internazionale dei poli di competitività nel 2006 e 2007 sono stati investiti 4 milioni di euro per l’internazionalizzazione, dei quali 2,35 milioni di euro sono stati rivolti all’accompagnamento internazionale delle piccole e medie imprese presenti nei cluster francesi. I polo di competitività sono nati nel 2004 e la prima fase dello sviluppo si è conclusa nel 2008. Attualmente è appena iniziata una seconda fase, chiamata “Pôles 2.0” che durerà fino al 2011. Al termine della prima fase i risultati raggiunti sono stati favorevoli, così come evidenziato dallo studio, commissionato dal Governo, del BCG (Boston Consulting Group) e di CM International28. Semplificando al massimo i dati emerge che: Fonte: presentazione dei poli di competitività realizzata da Governo francese,dato del 2007 http://www.industrie.gouv.fr/liste_index/index-brochure.html 28 Lo studio è consultabile su http://www.competitivite.gouv.fr/IMG/pdf/synthese_BCG-CMI_ evaluation_des_poles_de_competitivite.pdf 27
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• 39 poli hanno raggiunto gli obiettivi della politica dei poli di competitivà (cfr sopra); • 19 poli li hanno parzialmente raggiunti; • Solo 13 poli hanno bisogno di riconfigurarsi ma si tratta essenzialmente di criticità riguardanti la governance o la pianificazione strategica, mentre le attività di ricerca sono comunque andate/stanno andando a buon fine. In definitiva, la relazione di valutazione del mese di luglio 2008, effettuata dagli studi Boston Consulting Group e CM International, dà una valutazione positiva a 58 dei 71 poli, vale a dire più di 4 su 5. I 13 poli che non hanno raggiunto gli obiettivi dispongono ancora di un anno per dar prova del loro potenziale.
Figura 11 Le fonti di finanziamento dei Poli di Competitività Fonte: Agenzia per la promozione degli investimenti in Francia, 2009 Nel 2009 è iniziata la seconda fase che vedrà un finanziamento statale di 1,5 miliardi di Euro e che si estrinsecherà in 3 misure di sostegno ai poli: • Crédit d’Animation (50 milioni di euro) finalizzato a finanziare le strutture interne ai poli; • Crédit d’Intervention (600 milioni di euro) volto a sostenere lo sviluppo dei progetti di R&S; • Interventi delle Istituzioni pubbliche di ricerca (850 milioni di euro) dei quali 600 milioni per l’ANR e 250 milioni per l’OSEO e la Cassa Depositi e prestiti. Nella fase precedente il sostegno statale è stato altrettanto alto: dal 2005 sono 544 i progetti di R&S che hanno beneficiato di un finanziamento pubblico per un totale di 1,1 miliardi di euro dei quali circa 730 milioni di euro da parte del Governo. Questi progetti hanno e/o dovranno (quelli
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non ancora terminati) rappresentare più di 3,6 miliardi di euro di spesa in R&S nonché dar lavoro a quasi 12000 ricercatori. Inoltre, nel 2006 e 2007, 1343 progetti sono stati aiutati finanziariamente dalle agenzie dello Stato (ANR e OSEO) per una cifra totale di 770 milioni di euro. Attualmente i poli di competitività sono 71 e sono diffusi da nord a sud su tutto il territorio francese. Essi sono classificati come segue: • Poli di competitività mondiali: in numero 7, sono quelli che hanno sviluppato relazioni con altri poli/distretti tecnologici/reti dell’innovazione esteri sviluppando progetti mondiali. Si occupano di sistemi di comunicazione di sicurezza, virologia, sistemi di telecomunicazioni, nanotecnologie, aerospazio ed infettivologia e cancro; • Poli a vocazione mondiale, sono 10 capaci di sviluppare progetti mondiali che toccano i settori multimediale, uso alternativo di prodotti dell’agricoltura, oceanografia, cantieristica navale e pesca, innovazione terapeutica, costruzioni ferroviarie, elettronica e telecomunicazioni, chimica e ambiente ed infine orticultura ed arboricoltura; • Poli nazionali o regionali, sono 54 e hanno ambizioni e potenzialità a diventare veri poli di competitività ma per il momentosono focalizzati su progetti esclusivamente francesi.
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Figura 12 I poli di competitività francesi Fonte:sito del Governo dedicato ai poli tecnologici www.competitivitè.gouv.fr
2.4 I CLUSTER ITALIANI Esistono in Italia due tipi di cluster, ufficialmente riconosciuti dallo Stato (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca): i Parchi Scientifici e Tecnologici ed i Distretti Tecnologici. I parchi sono stati creati negli anni ’90 mentre i distretti sono un fenomeno più recente (2002). A differenza dei Parchi, i Distretti, come i Poli di Competitività francesi, sono necessariamente focalizzati intorno a tematiche ben precise. Possono, in alcuni casi, far parte di un parco (esempio il distretto Centro di
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Biomedicina Molecolare (CBM) fa parte del Parco multisettoriale Area Science Park, Trieste). Attualmente in Italia si contano 31 Parchi Scientifici e Tecnologici e 29 Distretti Tecnologici, ma il loro numero è destinato ad aumentare in futuro come frutto di una attenzione all’innovazione sempre maggiore da parte dello Stato, Regioni ed Enti locali.
2.5 I PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI ITALIANI PROTAGONISTI NELLA RICERCA DAGLI ANNI ’90 I Parchi Scientifici e Tecnologici in Italia nascono negli anni ‘90 grazie a finanziamenti del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e, in alcune regioni, attraverso i Fondi Strutturali della Comunità Europea. Lo sviluppo dei Parchi Scientifici in Italia è iniziato in ritardo rispetto ad altri Paesi europei e agli Usa: mentre i Parchi europei risalgono per lo più agli anni Settanta e Ottanta e quelli americani agli anni ’60, quelli italiani, fatte pochissime eccezioni, agli anni Novanta. Infatti, in Italia, prima del 1991 ne erano costituiti solo quattro, dal 1992 al 2000, invece, si sono diffusi rapidamente, con una media di due-tre localizzazioni all’ anno29. Tale rapida crescita è in parte spiegabile con lo sforzo per recuperare il ritardo nel campo della ricerca e sviluppo che l’Italia sconta, fanalino di coda dell’U.E.
Figura 13 Anno di attivazione di un Parco Scientifico Tecnologico Fonte: APSTI, 2009 Gabriele Zanetto, Università degli Studi di Venezia Ca’ Foscari, 2005, pag 3
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I Parchi Scientifici e Tecnologici (PST) sono nati essenzialmente quali strumenti per incentivare la competitività territoriale e stimolare la crescita economica regionale, promuovendo la nascita e lo sviluppo di aziende ad alto contenuto tecnologico e svolgendo attività di trasferimento tecnologico dai centri di ricerca e dalle università alle imprese. Essi promuovono, sviluppano e quindi coordinano la ricerca e l’innovazione in ambiti territoriali determinati. Sono costituiti in forma di consorzio, società consortile o società per azioni, con partecipazione maggioritaria di privati. Ne fanno parte Istituti di istruzione universitaria, Enti pubblici e privati tra cui le Camere di commercio, centri di ricerca pubblici e privati, imprese. Le principali attività sono: • Trasferimento di informazioni e conoscenze tecnologiche al sistema delle imprese; • Qualificazione del sistema e delle strutture di ricerca e trasferimento tecnologico, e il potenziamento del loro collegamento con il sistema produttivo; • Partecipazione diretta ai programmi di cooperazione scientifica; • Facilitazione dell’accesso da parte del sistema imprenditoriale ai finanziamenti nazionali, regionali e comunitari a favore della ricerca e dell’innovazione.
Figura 14 Servizi offerti da un Parco Scientifico Tecnologico, in % sul totale PST Fonte:APSTI, 2009
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Come si può vedere i servizi offerti sono numerosi e altrettanto numerose sono le priorità che guidano l’organizzazione di un PST; al fine di offrire servizi efficienti ed efficaci alle imprese insediate nel Parco è indispensabile definire dei punti cardine intorno ai quali organizzare tutte le attività dell’ente gestore del PST.
Figura 15 Le priorità di un Parco Scientifico Tecnologico in % Fonte:APSTI, 2009 Il ruolo dei Parchi Scientifici e Tecnologici va visto come snodo tra il mercato e la produzione di conoscenza, come strumento in grado di facilitare, abbreviare e rendere meno costoso il percorso tra bisogni di sostegno all’innovazione e la realizzazione di nuove soluzioni. All’interno della maggioranza dei PST sono presenti anche servizi ed infrastrutture d’incubazione per la nascita e sviluppo di nuove imprese a base innovativa, funzionalmente e strutturalmente integrati con il Parco, in cui le idee innovative provenienti dall’eccellenza scientifica trovano un habitat naturale per trasformarsi in impresa. L’APSTI -Associazione dei Parchi Scientifici e Tecnologici italiani- è stata creata nel 1991 e riunisce i 31 principali Parchi Scientifici italiani i quali cooperano in rete al fine di rispondere alle esigenze di innovazione e crescita delle imprese (soprattutto di piccola e molto piccola dimensione) e degli altri interlocutori interessati, Università e centri di ricerca. I Parchi, pur essendo molto diversi tra loro, per dimensioni e struttura organizzativa, hanno alcuni fattori comuni come la vicinanza con Università e Centri di ricerca, l’offerta di strutture immobiliari e di servizi qualificati per lo sviluppo competitivo di sistemi di Pmi, il supporto e la promozione, attraverso gli incubatori, di start up tecnologiche. Ciò che spinge le imprese a localizzare le proprie strutture di ricerca nei Parchi è la vicinanza fisica ad altre imprese innovative ed il supporto loro offerto dall’ente gestore del Parco Tecnologico il quale organizza il network
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di imprese hi-tech, fa incontrate tali imprese tra di loro e con centri di ricerca per stimolarne la propensione all’innovazione. Inoltre, attraverso la condivisione di spazi comuni le imprese possono godere di economie di scala nonché spesso l’ente coordinatore del Parco stimola l’aggregazione su progetti comuni (commercializzazione,finanza innovativa, internazionalizzazione).
Figura 16 Facilites presenti dentro un Parco Scientifico Tecnologico, in % Fonte:APSTI, 2009 Per quanto riguarda le discipline di studio dei Parchi Scientifici Tecnologici, l’ICT è la materia prevalente seguita dalla scienza e tecnologia dei materiali e dalla meccanica
Figura 16 Discipline di un parco scientifico tecnologico, in % Fonte: APSTI, 2009
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La proprietà dei Parchi è nella maggior parte dei casi (circa 50 %) principalmente pubblica o comunque mista pubblico/privato (circa 25 % dei casi); solo circa il 10% dei PST è posseduto esclusivamente da privati mentre il 15 % circa da una compagine societaria in stragrande maggioranza privata30. Questa situazione di grande partecipazione alla proprietà da parte di enti pubblici è ragionevolmente derivante dalla volontà da parte di questi soggetti di intervenire direttamente per la promozione dell’innovazione, sia finanziando le attività dei PST sia attraverso la gestione di quanto in essi svolto, con lo scopo di prendere le decisioni migliori per incentivare l’innovazione nelle PMI, colonne portanti del sistema produttivo italiano. Passando alla distribuzione geografica dei Parchi Scientifici Tecnologici, le Regioni Italiane nelle quali si registra una maggiore presenza di PST sono la Lombardia al primo posto con 6, seguita a pari merito da Lazio, Toscana e Veneto tutti con 3 PST ciascuno31. Soltanto in 4 Regioni non vi sono PST: Abruzzo, Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.
Figura 17 Mappa dei 31 Parchi Scientifici Tecnologici italiani iscritti all’APSTI Fonte: APSTI, 2009 Studio APSTI,2009 Le informazioni sono tratte dal sito dell’APSTI, http://www.apsti.it/index.php?id=14
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I numeri dei 31 parchi membri dell’APSTI, che comunque sono i principali PST italiani, sono estremamente positivi: basti pensare che in essi vi sono ben 14 Incubatori i quali hanno aiutato a “nascere” 140 nuove imprese Hi-tech, sono 600 le aziende Hi-tech insediate, 6.300 gli occupati ad elevata specializzazione tecnologica, 115 Centri di ricerca pubblico/privati presenti in essi32. Queste entità sono dunque da considerare come un’interfaccia nella filiera della conoscenza per permettere ai membri di raggiungere una dimensione critica, di modernizzare le loro infrastrutture e le loro piattaforme tecnologiche, di concentrare le loro risorse intorno ad obiettivi e a progetti strategici. Alcuni di questi Parchi Scientifici Tecnologici hanno relazioni con Poli di Competitività francesi ma di questi accordi tratterò nel 4 capitolo.
2.6 I DISTRETTI TECNOLOGICI ITALIANI Il concetto di Distretto Tecnologico, ispirandosi al modello dei “Distretti Industriali” che caratterizzano l’industria italiana, è il risultato di un processo intrapreso dal MIUR a partire dal 2002, tendente a razionalizzare e a stimolare le dinamiche presenti sul territorio in seno ai Parchi Tecnologici, ai centri di ricerca e ad altre entità simili. Distribuiti in molte regioni italiane, i Distretti tecnologici sono stati creati grazie a un’azione congiunta fra Regioni e Governo. I Distretti tecnologici, promossi su iniziativa del MIUR per rafforzare in modo strutturale i meccanismi di trasferimento tecnologico e di promozione dell’innovazione, aggiornano e superano gli strumenti di sviluppo territoriale preesistenti in quanto compongono al proprio interno la necessità di mantenere una cabina di regia nazionale nelle attività di ricerca strategiche, e al contempo riconoscono ed integrano nella gestione delle problematiche di sviluppo le specificità locali e territoriali. La Regione ha facoltà esclusiva di proposta per la costituzione di un Distretto tecnologico. Il MIUR valuta la situazione di partenza del territorio, la fattibilità e potenzialità del progetto e la capacità di attrarre investimenti. Le caratteristiche che un ’cluster high tech’ deve possedere sono: • coerenza con le Linee Guida del Governo in materia di Politica Scientifica e Tecnologica; • presenza di aziende leader nel settore; • presenza dei principali attori pubblici (Università, centri di ricerca); • presenza di una struttura di governance; • definizione di una entità giuridica responsabile del coordinamento delle iniziative; 32
APSTI, dati riferiti a novembre 2009
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• apporto di competenze e di finanziamenti pubblici e privati e previsto intervento di attori significativi del sistema finanziario a livello regionale; • previsione a medio-lungo termine dell’autosostenibilità del Distretto Tecnologico. La firma di un Protocollo d’intesa fra il Ministro del MIUR e il Governatore della Regione e del successivo Accordo di programma pongono le basi per la definizione delle attività di competenza dei soggetti coinvolti per il raggiungimento degli obiettivi. Il coordinamento del Distretto spetta generalmente a un consorzio, associazione, fondazione o società per azioni. In ciascuna aggregazione l’ente di coordinamento del distretto istituisce meccanismi di collegamento tra i centri di produzione della conoscenza, il mercato e la società nel suo complesso per il trasferimento e la valorizzazione economica dell’innovazione tecnologica. Inoltre le strutture di gestione dei Distretti Tecnologici hanno il compito di aggregare aziende e centri di ricerca attorno a programmi dall’alto contenuto tecnologico, in grado di avere ricadute positive sul mercato in funzione delle condizioni che si realizzano su un determinato territorio regionale. Fino a oggi sono 29 i Distretti Tecnologici formalmente approvati e finanziati dal MIUR a livello di 370 milioni di euro. Finora questo meccanismo ha permesso di raggiungere massa critica ed economie di scala negli investimenti in R&S sul territorio italiano al punto che, oggi, i Distretti Tecnologici si stanno affermando - sul panorama nazionale ed internazionale- come spazi privilegiati di promozione dell’innovazione knowledge-based risultante in un approccio integrato che coinvolge i sistemi innovativi territoriali nel loro complesso. Ora il modello dei Distretti Tecnologici sta uscendo dalla fase sperimentale, nella quale la spinta identitaria dei singoli poli territoriali ha prodotto modelli eterogenei di Distretto, per evolvere verso uno stadio più maturo, che vede il progressivo consolidamento delle esperienze maturate fino a questo momento. La diversità nei livelli di sviluppo che ha interessato, ed in parte interessa ancora, i distretti industriali deriva dal fatto che essi non sono stati creati simultaneamente e soprattutto al momento della loro nascita alcune Regioni presentavano poli già ben organizzati che i finanziamenti del Ministero hanno permesso di consolidare, mentre, in altri casi, la creazione del distretto si è fondata su competenze esistenti ma senza reale collaborazione strutturata tra i diversi partner. Tra i distretti meglio organizzati in come tali e più attivi, si possono citare, in modo non esauriente, Torino Wireless (Piemonte), Veneto Nanotech (Veneto), IMAST (Campania), CBM (Friuli Venezia Giulia). Per i Distretti Tecnologici la possibilità di lavorare in rete è la strada che consente di capitalizzare le esperienze condotte da ciascuno, mettendo in comune gli sforzi e le capacità per affrontare le sfide poste dai mercati internazionali e
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contrastare meglio le pressioni competitive provenienti dall’estero (ad esempio la globalizzazione). Infatti il ruolo principale dei Distretti è quello di promuovere la collaborazione fra grandi e piccole/medie imprese su progetti innovativi in modo da unire la forze ed essere più competitivi sul mercato. settori.
In Italia, finora, sono stati approvati 29 Distretti Tecnologici, attivi in vari
Figura 18 I distretti tecnologici italiani e la loro specializzazione Fonte: RIDITT- Rete Italiana per la Diffusione dell’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico alle imprese, 2009
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Figura 19 La localizzazione geografica dei Distretti Tecnologici Fonte: RIDITT- Rete Italiana per la Diffusione dell’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico alle imprese, 2009 L’ADITE, Associazione dei Distretti Tecnologici, riunisce 7 dei principali distretti tecnologici presenti in Italia: TORINO WIRELESS -TO- tecnologie wireless, VENETO NANOTECH-PD- nanotecnologie, SIIT -GE- sistemi intelligenti integrati, CBM -TS- Biomedicina molecolare, IMAST -NA- materiali polimerici, compositi e strutture, DHITECH -BA- Hi-Tech.
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L’Associazione ha come propri scopi istituzionali: 1. promuovere, sviluppare, migliorare e assicurare l’aggiornamento continuo del modello del “Distretto Tecnologico” quale sistema di innovazione territoriale; 2. promuovere e favorire la riconoscibilità di questo modello di sviluppo territoriale, creando un contesto interdisciplinare per l’innovazione tecnologica; 3. creare un contesto interdisciplinare di sviluppo a favore dell’integrazione dei Distretti Tecnologici e della creazione di valore dei territori di riferimento; 4. operare a favore dei propri membri in quanto elemento di riconoscimento e visibilità nazionale ed internazionale e per la condivisione dei rispettivi punti di forza; 5. operare per il continuo miglioramento dell’efficacia e della qualità dell’azione dei Distretti Tecnologici. Così come i Parchi Scientifici e Tecnologici, anche alcuni Distretti Tecnologici italiani hanno stipulato negli anni accordi di ricerca con Poli di Competitività francesi e di questi accordi si parlerà nel capitolo 5.
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Capitolo III Gli strumenti di finanziamento dell’innovazione 3.1 IL FINANZIAMENTO DELL’INNOVAZIONE E DELLA COOPERAZIONE TRA ITALIA E FRANCIA Il panorama dei finanziamenti ai quali le imprese, Università, Enti pubblici di ricerca, Parchi Scientifici, Distretti tecnologici e Poli di competitività possono accedere è molto ampio e anche abbastanza complesso. Si tratta infatti di finanziamenti comunitari, nazionali, regionali, privati ma anche un misto degli stessi e spesso è particolarmente difficile individuare i soggetti finanziatori e anche l’ammontare di denaro da essi stanziato. Come già scritto nell’introduzione del presente lavoro la stragrande maggioranza delle imprese, 75%33, chiede la semplificazione delle procedure e regole di partecipazione ai programmi europei di supporto all’innovazione e questo perché le pratiche burocratiche che stanno dietro alla richiesta di fondi europei sono tante e in alcuni casi scoraggiano l’avanzamento della domanda di finanziamento. Questa situazione non riguarda però solo le imprese ma interessa, seppur in misura minore, anche le Università; contattando i docenti universitari responsabili di accordi con la Francia al fine di analizzare la fonte di finanziamento di questi ultimi, vedasi oltre, più di uno si è lamentato della difficoltà e lungaggine delle pratiche di accesso ai finanziamenti comunitari, tanto che in due casi mi è stato detto che vi è stata la rinuncia preferendo ricorrere esclusivamente a fondi dell’Università o addirittura a fondi personali. In un altro caso poi, il tempo necessario che intercorreva dalla domanda di finanziamento comunitario fino alla sua eventuale concessione sarebbe stato più lungo dell’eventuale collaborazione e si è deciso di rinunciare finanziando esclusivamente con fondi interni delle Università interessate all’accordo. Nonostante quanto finora detto sulle difficoltà di accesso ai fondi comunitari, questi continuano ad essere una delle principali fonti di finanziamento degli accordi di cooperazione tra imprese, Università, Enti pubblici di ricerca, Distretti Tecnologici, Parchi Scientifici e Poli di competitività italiani e francesi. http://ec.europa.eu/enterprise/policies/innovation/files/com%282009%29442final_en.pdf Testo della comunicazione n.442 finale/2009/CE della Commissione Europea del 2 settembre 2009 33
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Un importante studio effettuato a fine 2004 dal Servizio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Parigi ha messo in luce le fonti di finanziamento degli accordi di cooperazione italo-francesi34.
Figura 20 Tipologia di finanziamento per organismo (2004) Fonte: Ambasciata d’Italia a Parigi “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, pag 32 Considerando gli Enti pubblici di Ricerca, il 46,2% dei progetti di cooperazione è stato finanziato tramite la partecipazione a programmi comunitari (la percentuale sale al 55,2% se si considerano i finanziamenti misti); il 25,5% delle collaborazioni è stato finanziato tramite fondi propri l’11,7% attraverso finanziamenti da programmi nazionali ed il 3,5% da fondi privati. Per quanto riguarda le università, la principale fonte di finanziamento delle cooperazioni è stata quella dei programmi comunitari (con il 49,5% del totale; tale percentuale aumenta al 55% considerando i finanziamenti misti) mentre il 12,5% è stato finanziato da programmi nazionali, il 15,4% da fondi propri e l’8,7% da finanziamenti privati. Analizzando in aggregato il settore pubblico, si può rilevare che il 47,8 % dei progetti in collaborazione sono stati finanziati totalmente dai programmi europei, mentre solo il 6,1% da finanziamenti privati. Nel settore privato è importante rilevare che la fonte principale di finanziamento per le cooperazioni industriali è stata quella dei programmi comunitari (80,9%), Francesco Grasso e Claudio Bellantonio, Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, pag 32 34
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mentre il 13,1% dei progetti di collaborazione è stato finanziato con fondi propri, il 2,7% tramite finanziamenti da programmi nazionali ed il 2,2% da finanziamenti misti. Da quanto detto sopra si evince quindi che le fonti di finanziamento degli accordi di cooperazione sono essenzialmente 4: i Fondi comunitari, quelli nazionali (divisi in Statali e Regionali), i Fondi propri (esempio quelli propri dell’università) e quelli privati (imprese,associazioni di categoria…); questi poi possono combinarsi insieme dando vita a forme di finanziamento miste. Qui di seguito analizzerò separatamente le fonti sopracitate al fine di fornire una panoramica chiara della struttura di finanziamento nazionale e europea dell’innovazione. La scelta di dedicare parte del mio lavoro a questa tematica è dovuta alla necessità di voler contestualizzare ogni accordo, che in seguito analizzerò, e questo perché qualunque studio di accordi/programmi di ricerca italo-francesi rischia di perdere significato se non si specifica la portata geografica (europea, nazionale, regionale) e quindi il finanziamento dell’accordo stesso.
3.2 I FINANZIAMENTI COMUNITARI La conoscenza si trova al centro della strategia dell’Unione Europea la quale vuole diventare «l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo». Il «triangolo della conoscenza: ricerca, istruzione e innovazione» è un elemento essenziale degli sforzi europei per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di Lisbona. Molti programmi, iniziative e misure di sostegno sono attuati a livello comunitario per promuovere queste tre dimensioni della conoscenza. L’Unione Europea dispone di diversi strumenti di incentivo all’innovazione che si possono distinguere, a grandi linee, a seconda che siano gestiti esclusivamente dalla Commissione Europea a livello centrale oppure siano delegati in gestione agli Stati membri: 1. PROGRAMMA QUADRO DELLA COMUNITÀ EUROPEA. Creato ogni 7 anni, prevede dei finanziamenti a imprese/enti/università innovative gestiti a livello centrale dalla Commissione Europea. Vengono emessi dei bandi, chiamati inviti a presentare proposte, rivolti a organismi (imprese/enti/università) che collaborano tra di loro ai quali, nella maggioranza dei casi, è richiesto di provenire da almeno due Stati membri dell’Unione Europea (esempio un’impresa italiana e una francese, o un’impresa italiana e un Ente di ricerca pubblico francese);
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2. POLITICA DI COESIONE DELLA COMUNITÀ EUROPEA basata sul cofinanziamento nazionale o regionale e che si realizza attraverso i Fondi Strutturali. In pratica la Commissione Europea investe risorse finanziarie con l’obiettivo di ridurre i divari esistenti fra i livelli di sviluppo delle diverse regioni europee finanziando progetti e/o accordi che toccano diversi argomenti tra i quali l’innovazione. La gestione dei Fondi Strutturali, cioè del denaro comunitario, viene delegata allo Stato e alle Regioni le quali gestiscono i progetti/bandi e partecipano anche con proprie risorse finanziarie; 3. PROGRAMMA EUROPEO PER LA COMPETITIVITÀ E L’INNOVAZIONE (CIP) creato nel 2007 è uno strumento esterno al Programma Quadro ed ai Fondi Strutturali. Promuove misure per l’innovazione nel settore dell’industria e sostiene l’introduzione sul mercato di tecnologie nuove ma anche già esistenti; 4. EUREKA, è un’iniziativa europea per progetti di cooperazione transnazionale nei settori ricerca e sviluppo industriali orientati al mercato; indipendente rispetto al Programma Quadro della Commissione europea e dai Fondi Strutturali, è nata con l’obiettivo di potenziare la competitività europea. La gestione è affidata all’associazione EUREKA che si occupa dell’erogazione dei fondi insieme agli Stati membri partecipanti; 5. PROGRAMMA COMUNITARIO SOCRATES/ERASMUS, è finalizzato a favorire la mobilità di studenti e professori nei Paesi dell’Unione Europea finanziandone gli spostamenti e la permanenza. È uno strumento di incentivo all’innovazione poiché stimola la circolazione della conoscenza all’interno dello spazio europeo.
3.2.1 IL PROGRAMMA QUADRO DELLA COMUNITÀ EUROPEA Il programma quadro della Comunità Europea per il finanziamento dell’attività di Ricerca e Sviluppo è sicuramente lo strumento principe di supporto dell’innovazione. Creato ogni 7 anni, attualmente è in atto il VII PROGRAMMA QUADRO PER LA RICERCA E LO SVILUPPO TECNOLOGICO valido dal 2007 al 2013. Il programma usufruisce di uno stanziamento di bilancio che supera i 50 miliardi di euro e beneficia di un notevole aumento di risorse rispetto al programma quadro precedente: il 6° PQ (aumento del 41% ai prezzi del 2004 e del 63 % ai prezzi correnti)35. Questo aumento dimostra l’importanza rivestita dalla ricerca in Europa. La maggior parte di questi Commissione europea,settore ricerca, http://ec.europa.eu/research/fp7/understanding/ fp7inbrief/what-is_it.html 35
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fondi viene erogata sotto forma di sovvenzione a ricercatori in Europa e serve a cofinanziare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e i progetti dimostrativi. Le sovvenzioni sono assegnate in base a inviti a presentare proposte ed a seguito di una procedura di valutazione tra pari. Per essere complementari con i programmi di ricerca nazionali, le attività di ricerca finanziate in base al 7° PQ devono avere un «valore aggiunto europeo». Un aspetto fondamentale del valore aggiunto europeo è il carattere transnazionale di molte azioni: i progetti di ricerca devono essere condotti da consorzi costituiti da partecipanti provenienti da diversi Paesi europei e non, mentre le borse di ricerca del 7° PQ prevedono la mobilità oltre i confini nazionali. Ciò nonostante, il 7° PQ contempla anche una nuova azione per «gruppi individuali» senza obblighi di cooperazione transnazionale. In questo caso il «valore aggiunto europeo» sta nel portare la concorrenza tra gli scienziati che si occupano della ricerca «di frontiera» di base dal livello nazionale a quello europeo. Il 7° PQ è il successore del programma precedente, il 6° PQ, ed è il frutto di consultazioni con il mondo della ricerca nel settore pubblico e privato, con il mondo economico e con gli organi decisionali in Europa. Il 7° PQ è più vasto e più completo dei suoi predecessori. Inoltre è più flessibile e le sue procedure sono state notevolmente semplificate. I programmi quadro per la ricerca hanno due obiettivi principali: • rafforzare la base scientifica e tecnologica dell’industria europea e incoraggiare la sua competitività internazionale; • promuovere la ricerca che appoggia le politiche dell’UE. La partecipazione al 7° PQ è aperta a un’ampia gamma di organizzazioni e individui: • gruppi di ricerca universitari o presso istituti di ricerca; • imprese intenzionate a innovare; • piccole e medie imprese (PMI); • associazioni o raggruppamenti di PMI; • enti pubblici o di governo (locali, regionali o nazionali); • ricercatori all’inizio della carriera (studenti post-laurea); • ricercatori esperti; • istituzioni che gestiscono infrastrutture di ricerca di interesse transnazionale; • organizzazioni e ricercatori di paesi terzi; • organizzazioni internazionali; • organizzazioni della società civile. Il 7° PQ è diviso in 5 programmi specifici, tutti riguardanti l’innovazione:
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1. 2. 3. 4. 5.
COOPERAZIONE IDEE PERSONE CAPACITÀ RICERCA NUCLEARE
1. COOPERAZIONE Il nucleo del 7° PQ è il programma Cooperazione, che beneficia dei due terzi (32.413 milioni36 di EUR) dello stanziamento globale di bilancio. Questo programma promuove la ricerca in collaborazione in Europa e in altri Paesi partner attraverso i progetti transnazionali. È proprio in questo programma che si inseriscono molte collaborazioni tra imprese/enti pubblici di ricerca/università/ PST/Distretti Tecnologici e Poli di Competitività italiani e francesi. La ricerca riguarda le seguenti dieci aree tematiche principali: • salute; • prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie; • tecnologie dell’informazione e della comunicazione; • nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione; • energia; • ambiente (compresi i cambiamenti climatici); • trasporti (compresa l’aeronautica); • scienze socioeconomiche e discipline umanistiche; • spazio; • sicurezza. La ricerca in collaborazione, inserita sotto il titolo Cooperazione, costituisce la parte principale e più rilevante dei finanziamenti comunitari a favore della ricerca. Oltre alla ricerca in collaborazione, il programma Cooperazione comprende anche le Iniziative tecnologiche comuni (Joint Technology Inititiative ossie piattaforme tecnologiche), il coordinamento di programmi di ricerca nazionali e la cooperazione internazionale. Alcune Piattaforme Tecnologiche Europee possono stimolare la nascita di uno o più organismi internazionali, a partecipazione pubblico-privata, ai sensi dell’Art. 171 del Trattato UE – “La Comunità può creare imprese comuni o qualsiasi altra struttura necessaria alla migliore esecuzione dei programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione comunitari”. Le JTI sono realizzate tramite la creazione di Imprese Comuni (Joint Undertaking) di cui fanno parte: • la Commissione Europea; • industrie ed enti di ricerca (solitamente tramite una associazione senza Commissione Europea, Cordis, http://cordis.europa.eu/fp7/cooperation/home_it.html
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fini di lucro all’uopo costituita) ed in alcuni casi gli Stati membri. L’identificazione delle Piattaforme Tecnologiche è sottoposta ad un processo di selezione assai rigoroso da parte della Commissione Europea, che comprende diversi criteri come ad esempio l’importanza strategica del progetto, la possibilità di trasferirlo a livello industriale e l’evidenza di un impegno industriale di medio-lungo termine. Il programma specifico Cooperazione sostiene tutti i tipi di attività di ricerca svolti da vari organismi in cooperazione transnazionale e punta a raggiungere un ruolo di primo piano oppure a consolidarlo in aree scientifiche e tecnologiche di primaria importanza. Il 7°PQ destina 32.413 milioni37 di EUR al programma Cooperazione. 2. IDEE La ricerca di frontiera avviata su iniziativa dei ricercatori, nell’ambito delle attività comunemente definite ricerca di base è determinante per la produzione di nuove conoscenze che porteranno ad applicazioni ed a mercati futuri. Nonostante abbia ottenuto molti successi ed anche un alto livello di prestazioni in moltissimi campi, l’Europa non sfrutta al massimo il suo potenziale di ricerca e le sue risorse e quindi necessita urgentemente di una maggior capacità di generare conoscenza e di tradurla in valore e in crescita sociale ed economica. L’obiettivo del programma specifico Idee è rafforzare l’eccellenza, il dinamismo e la creatività della ricerca europea e rendere l’Europa più interessante per i migliori ricercatori europei e dei Paesi terzi, così come per gli investimenti nella ricerca industriale, offrendo una struttura di finanziamento aggiuntiva rispetto ai finanziamenti nazionali. La comunicazione e la divulgazione dei risultati della ricerca costituiscono un aspetto importante di questo programma. Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione ha istituito nell’ambito di questo programma specifico, il Consiglio Europeo della Ricerca (CER), che è formato da un Consiglio scientifico indipendente e una struttura specifica di attuazione. Il CER opera secondo i principi dell’eccellenza scientifica, dell’autonomia, dell’efficacia, della trasparenza e dell’affidabilità sostenendo i progetti di frontiera avviati su iniziativa dei ricercatori in tutti i settori della ricerca e trasversalmente ad essi. Inoltre questo organo si occupa della diffusione dei risultati raggiunti. Le sovvenzioni CER sono assegnate con un concorso generale a progetti guidati da ricercatori giovani e affermati, senza tenere conto delle loro origini, che lavorano in Europa. 3. PERSONE Il programma Persone appoggia la mobilità della ricerca e lo sviluppo Commissione Europea, Cordis, http://cordis.europa.eu/fp7/cooperation/home_it.html
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della carriera dei ricercatori nell’Unione europea e a livello internazionale. Questo programma viene attuato attraverso una serie di azioni di nome Marie Curie, che prevedono borse di ricerca e altri interventi per aiutare i ricercatori a sviluppare le loro abilità e le loro competenze nel corso della loro carriera: • formazione iniziale dei ricercatori – Reti Marie Curie; • partenariati e percorsi congiunti industria-università; • cofinanziamento di programmi di mobilità regionali, nazionali e internazionali; • borse di studio intraeuropee; • dimensione internazionale: borse di ricerca in entrata e in uscita, sistema di cooperazione internazionale e sovvenzioni di reinserimento; • Premi Marie Curie. Le Azioni Marie Curie sono da tempo uno degli elementi più conosciuti e apprezzati dei Programmi Quadro comunitari per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico. Il loro orientamento ha subito una notevole evoluzione, trasformando le azioni da semplice programma di borse di studio a favore della mobilità a programma volto a favorire lo sviluppo della carriera dei ricercatori. In particolare esse hanno conosciuto un grande successo rispondendo alle esigenze di formazione, mobilità e sviluppo di carriera della comunità scientifica europea. Interamente dedicato alle risorse umane nella ricerca, questo programma specifico è dotato di un bilancio che supera i 4,7 Miliardi di euro in un periodo di sette anni, ossia fino al 2013, equivalente a un aumento medio del 50% rispetto al 6 o PQ. Il programma specifico Persone riconosce che uno degli aspetti concorrenziali determinanti in campo scientifico e tecnologico è la quantità e qualità delle risorse umane. L’obiettivo strategico globale del programma è rendere l’Europa più attraente per i ricercatori, quale premessa per sostenere il consolidamento e l’ulteriore sviluppo dello Spazio europeo della ricerca. 4. CAPACITÀ Il programma Capacità rafforza le capacità di ricerca necessarie all’Europa per diventare un’economia prospera basata sulla conoscenza e prevede le seguenti attività: • infrastrutture di ricerca: creazione e rafforzamento delle infrastrutture di ricerca esistenti; • ricerca a vantaggio delle PMI: misure specifiche per aiutare le PMI a fare attività di ricerca; • regioni della conoscenza: appoggio ai distretti regionali basati sulla ricerca; • stimolare la ricerca nelle regioni interessate dalla politica di convergenza;
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• la scienza nella società: incoraggiare il dibattito scientifico nella società, far prendere coscienza alla popolazione dell’importanza dell’innovazione; • attività specifiche di cooperazione internazionale: attivare progetti di ricerca con partner fuori dall’UE. Le proposte della Commissione per il programma Capacità del 7°PQ puntano a migliorare le capacità di ricerca e innovazione in Europa e a garantire il loro utilizzo ottimale. Il programma Capacità dispone di un bilancio di 4.097 Milioni di euro. 5. RICERCA NUCLEARE Il programma per la ricerca nucleare e le attività di formazione comprende la ricerca, lo sviluppo tecnologico, la cooperazione internazionale, la divulgazione delle informazioni tecniche, le attività di utilizzo e la formazione. Sono previsti due programmi specifici: • il primo programma riguarda la ricerca sull’energia di fusione (in particolare ITER), la fissione nucleare e la radioprotezione; • il secondo programma riguarda le attività del Centro Comune di Ricerca (CCR) nel campo dell’energia nucleare, compresi la gestione dei rifiuti radioattivi, l’impatto ambientale e la sicurezza nucleare.
Figura 21 La ripartizione indicativa (in miliardi di euro) tra i programmi Fonte: mia elaborazione da Cordis, 7PQ - le risposte di domani cominciano oggi, 2006, pag 4
3.2.1.1 I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO PREVISTI DAL 7° PROGRAMMA QUADRO Con il termine meccanismi di finanziamento si intendono i tipi di progetti attraverso i quali si attua il programma:
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1. Progetti in collaborazione I progetti in collaborazione sono progetti di ricerca con obiettivi scientifici e tecnologici chiaramente definiti da cui ci si aspetta risultati specifici (ad esempio la creazione di nuove conoscenze e tecnologie per migliorare la competitività europea). Questi progetti sono realizzati da consorzi formati da partecipanti di diversi Paesi dall’industria e dall’università. 2. Reti di eccellenza Il meccanismo di finanziamento delle reti di eccellenza è stato progettato per gli istituti di ricerca che intendono combinare e integrare in modo funzionale una parte considerevole delle loro attività e capacità in un dato settore, con l’obiettivo di creare in questo campo un «centro virtuale di ricerca» europeo. 3. Coordinamento e azioni di supporto Si tratta di azioni che non riguardano la ricerca in senso stretto ma il coordinamento e la creazione di reti di progetti, programmi e politiche. Per esempio potrebbero includere il coordinamento e la creazione di reti di attività, la divulgazione e l’utilizzo della conoscenza, attività come studi o gruppi di esperti che agevolano l’attuazione del PQ, azioni per stimolare la partecipazione delle PMI, appoggio alla cooperazione con altri sistemi di ricerca europei. È quindi un finanziamento rivolto ai soggetti che coordinano e supportano al fine di sostenerli nella loro attività. 4. Progetti individuali. Sono i progetti elaborati da gruppi di ricerca individuali nazionali o multinazionali guidati da un «ricercatore principale» e finanziati dal Consiglio Europeo per la Ricerca (CER). 5. Sostegno alla formazione e allo sviluppo della carriera dei ricercatori. La formazione e lo sviluppo di carriera per i ricercatori dell’Unione europea e dei suoi partner di ricerca avviene attraverso un’ampia gamma di azioni intitolate a Marie Curie 6. Ricerca a vantaggio di gruppi specifici, in particolare le PMI Si tratta di progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico in cui il grosso del lavoro viene svolto da università, centri di ricerca o altre persone giuridiche a vantaggio di gruppi specifici, specialmente le PMI, oppure per le organizzazioni della società civile e le loro reti. Il processo di finanziamento prevede che la Commissione Europea an-
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nunci i piani concreti per l’attuazione dei programmi specifici (cooperazione,p ersone,capacità…) nei programmi di lavoro adottati annualmente. Questi programmi di lavoro contengono il calendario degli «inviti a presentare proposte», chiamati comunemente «inviti», che sono pubblicati nel corso dell’anno. Il passo successivo prevede che, dopo la scadenza dell’invito, tutte le proposte presentate vengono valutate da una giuria di valutatori indipendenti, che sono specialisti riconosciuti del campo pertinente. La giuria confronta la proposta con una serie di criteri pubblicati per verificare se la qualità della ricerca proposta merita di essere finanziata e decide quale proposte sovvenzionare. È bene specificare che la Commissione non «acquista» servizi di ricerca stipulando contratti e pagando un prezzo, ma eroga delle sovvenzioni ai progetti contribuendo per una quota ai costi globali. I tassi massimi di rimborso dei costi di un progetto dipendono dal meccanismo di finanziamento, dallo status giuridico del partecipante e dal tipo di attività. Il tasso standard di rimborso per attività di ricerca e di sviluppo tecnologico è del 50 %. Alcune persone giuridiche possono ottenere fino al 75 % (enti pubblici senza fini di lucro, PMI, organismi di ricerca, istituti di istruzione secondaria e superiore). Per le attività dimostrative il tasso di rimborso può raggiungere il 50 %, mentre per altre attività (gestione del consorzio, creazione di reti, formazione, coordinamento, divulgazione ecc.) può arrivare al 100 % dei costi ammissibili.
3.2.1.2 LO STATO DI ATTUAZIONE DEL 7 PROGRAMMA QUADRO IN ITALIA ED IN EUROPA Un’ interessante studio realizzato nel 2008 da Unioncamere Piemonte ha indagato il grado di partecipazione dell’Italia al 7° Programma Quadro analizzando 52 bandi europei completati alla data 31 maggio 2008 ed i risultati emersi sono i seguenti:
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Figura 22 Numero partecipanti ammessi al finanziamento per Paese UE Fonte: Unioncamere Piemonte, La partecipazione delle imprese piemontesi al 7° Programma Quadro, 2008 Come si può vedere dal grafico l’Italia, alla data 31 maggio 2008, si posiziona al 4° posto per numero di partecipanti ammessi al finanziamento subito dopo la Francia mentre al primo posto troviamo la Germania. L’Italia conta 1.807 partecipanti, su un totale europeo di 18.038. Per quanto riguarda i soggetti che alla data del 31 maggio hanno partecipato al finanziamento troviamo le Università svolgere un ruolo predominante sia in Italia che in Europa. Nel caso dell’Italia38 la percentuale dei partecipanti è così ripartita: • Università: 34,6 %; • Grandi Imprese: 14,3 %; • Piccole e Medie Imprese: 16,0 %; • Centri di ricerca pubblici e privati: 26,6 %; • Altri soggetti non riconducibili ai precedenti: 8,4 %. La media europea rispecchia invece le seguenti percentuali: • Università: 37,3 %; • Grandi Imprese: 13,0 %; • Piccole e Medie Imprese: 14,9 %; Unioncamere Piemonte, La partecipazione delle imprese piemontesi al 7° Programma Quadro, 2008 38
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• Centri di ricerca pubblici e privati: 24,6 %; • Altri soggetti non riconducibili ai precedenti: 10,2 %. Come si può vedere la situazione italiana è molto simile a quella europea infatti in entrambe troviamo la stessa classificazione: al primo posto per numero di partecipanti troviamo le Università, poi i Centri di Ricerca Pubblici e Privati, le Piccole e Medie Imprese seguite dalle Grandi Imprese ed infine in aggregato i soggetti che non rientrano tra i soggetti sopracitati.
Figura 23 Ripartizione % dei finanziamenti sul budget totale per i 52 bandi approvati al 31/05/2008 Fonte: Unioncamere Piemonte, La partecipazione delle imprese piemontesi al 7° Programma Quadro, 2008) L’Italia ha ricevuto 522,7 Mln €, a fronte di un’erogazione di 5.305,9 Mln € a livello europeo (27 paesi membri UE). Gli stati che alla data del 31 maggio 2008 hanno ottenuto maggiori finanziamenti sono la Germania, Gran Bretagna, Francia ed al 4° posto l’Italia, esattamente nello stesso ordine individuato calcolando il numero di partecipanti ammessi al finanziamento. Questo di fatto significa che il valore medio del finanziamento ottenuto dal singolo soggetto è simile in tutta Europa.
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3.2.2 LA POLITICA DI COESIONE COMUNITARIA: I FONDI STRUTTURALI ED IL LORO RUOLO DI INCENTIVO ALL’INNOVAZIONE Il Programma Quadro dell’Unione Europea è sicuramente lo strumento principale di incentivo all’innovazione tuttavia vi sono anche i Fondi Strutturali ed essi sono il secondo strumento comunitario più importante di promozione della ricerca. Tali fondi vengono stanziati nell’ambito della Politica di Coesione Comunitaria la quale interessa un arco di tempo identico a quello del PQ e quindi attualmente si parla di POLITICA DI COESIONE 2007-2013. Tale politica, che figura nei trattati sin dal 1986, si è posta come obiettivo quello di ridurre i divari esistenti fra i livelli di sviluppo delle diverse Regioni al fine di rafforzare la coesione economica e sociale. Per raggiungere questo fine vengono previsti degli stanziamenti in Fondi di diverso tipo e scopo, che si chiamano FONDI STRUTTURALI. Ciò che principalmente distingue i Programmi Quadro dai Fondi Strutturali è la modalità di gestione delle risorse finanziarie. Mentre nel PQ la Commissione Europea finanzia direttamente i progetti, nel caso dei fondi strutturali si parla di finanziamento indiretto: i fondi sono gestiti dalla Autorità Nazionali o Regionali le quali hanno anche l’obbligo di contribuire al finanziamento dei progetti. Il rapporto tra la Commissione Europea che eroga una percentuale significativa del finanziamento ed il beneficiario pertanto non è diretto, ma mediato da autorità nazionali, regionali o locali le quali hanno il compito di programmare gli interventi, emanare bandi e gestire le risorse comunitarie. I fondi strutturali previsti sono 3: 1. FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) che promuove investimenti pubblici e privati per ridurre gli squilibri regionali dell’UE; 2. FSE Fondo Sociale Europeo volto ad accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l’accesso alla occupazione e rafforzare l’inclusione sociale; 3. Fondo di Coesione per interventi dell’ambiente e delle reti di trasporto trans europee negli Stati con Reddito Nazionale Lordo inferiore al 90% della media comunitaria (non interessa l’Italia). Questi fondi vengono poi organizzati intorno a tre obiettivi:
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Figura 241 I Fondi Strutturali 2007-2013 Fonte: mia elaborazione L’obiettivo convergenza tende a migliorare le condizioni per la crescita e l’occupazione nelle Regioni in ritardo di sviluppo. Esso si concentra in particolare sull’innovazione e la società della conoscenza, l’adattabilità ai cambiamenti economici e sociali e sul miglioramento della qualità dell’ambiente e l’efficienza amministrativa. Questo obiettivo è finanziato dal FESR, dal FSE e dal Fondo di Coesione. Le zone dell’ obiettivo Convergenza comprendono le Regioni con PIL pro-capite <75% della media dell’UE e gli Stati membri con un Reddito Nazionale Lordo <90% del reddito nazionale lordo medio comunitario. In Italia le zone ammesse all’obiettivo convergenza sono la Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. La Basilicata è in una fase di phasing out, cioè non rientra più nel limite comunitario a causa dell’abbassamento del PIL pro-capite medio europeo (a seguito dell’ingresso in Europa dei Paesi dell’Est), ma viene aiutata ancora, progressivamente meno, poiché non vi è stato un reale miglioramento del benessere in tale area ma più semplicemente non rientra più nell’obiettivo convergenza per “questioni matematiche” (ora il suo PIL è più alto della media europea ma solo perché tale media si è abbassata e non perché vi sia stato un reale sviluppo della Regione italiana). L’obiettivo competitività regionale e occupazione riguarda le zone dell’Unione Europea che non rientrano nell’obiettivo Convergenza. Esso mira a rafforzare la competitività e l’attrattività delle Regioni nonché l’occupazione. Questo obiettivo è finanziato dal FESR e dal FSE. Anche in questo caso vi è una
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fase intermedia, chiamata phasing in, che interessa le Regioni precedentemente coperte dall’obiettivo 1 ma con un Pil superiore al 75% del Pil medio europeo
Figura 25 Le Regioni ammesse agli obiettivi convergenza e competitività regionale e occupazione per il periodo 2007-2013 Fonte: Commissione Europea, Regional Policy Inforegio, http://ec.europa.eu/ regional_policy/atlas2007 L’obiettivo cooperazione territoriale europea è quello che più interessa la collaborazione tra l’Italia e la Francia ed è inteso a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale intervenendo in modo complementare agli altri due obiettivi poiché le Regioni ammissibili possono inoltre fruire degli obiettivi Convergenza o Competitività regionale e occupazione.
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La cooperazione è incentrata sulla ricerca, lo sviluppo, la società dell’informazione, la tutela dell’ambiente, la prevenzione dei rischi e la gestione integrata delle risorse idriche. Si distinguono tre forme di cooperazione territoriale europea: 1. Cooperazione TRANSFRONTALIERA che riguarda le Regioni situate lungo le frontiere degli Stati Membri
Figura 26 Le Regioni interessate dal sotto obiettivo cooperazione transfrontaliera 2007-2013 Fonte,Commissione Europea, guida alla politica di coesione 2007-2013, 2007, pag 21 2. Cooperazione TRANSNAZIONALE che riguarda tutte le Regioni ma, di concerto con gli Stati membri, la Commissione ha individuato tredici zone di cooperazione, tra cui l’area chiamata “Spazio Alpino” la quale comprende le Regioni italiane, francesi, svizzere, austriache e slovene interessate dalla catena montuosa delle Alpi. La Svizzera, pur se non è membro dell’UE, viene considerata come area di cooperazione.
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Figura 27 Le Regioni dello Spazio Alpino interessate dal sotto obiettivo cooperazione transnazionale Fonte: Commissione Europea, Regional Policy Inforegio, http://ec.europa.eu/ regional_policy/atlas2007 3. Cooperazione INTERREGIONALE che interessa l’intero territorio dell’Unione Europea.
3.2.2.1. L’APPLICAZIONE DELLA POLITICA DI COESIONE COMUNITARIA NEGLI STATI MEMBRI In seguito alla proposta da parte della Commissione Europea, di concerto con gli Stati membri, degli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione ogni Paese presenta un Quadro di riferimento Strategico Nazionale coerente con tali orientamenti il quale funge da strumento di riferimento per la programmazione dei Fondi. Il Quadro Strategico Nazionale (QSN) si applica all’obiettivo Convergenza e all’obiettivo Competitività regionale e occupazione. Tuttavia, se uno Stato membro lo decide, può anche riguardare l’obiettivo
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Cooperazione territoriale europea. Il QSN introduce un’unica strategia, ossia una unica visione di insieme a livello di ogni singolo Stato. In seguito la Commissione Europea chiede ai Paesi membri di preparare dei PROGRAMMI OPERATIVI NAZIONALI, ognuno dei quali riguarda esclusivamente uno dei tre obiettivi, contenenti la definizione delle priorità, le disposizioni di attuazione ed il piano di finanziario con indicazione dell’ammontare di fondi Statali che il Paese aggiunge a quelli comunitari (questo è quello che viene chiamato cofinanziamento comunitario). Stessa processo avviene a livello regionale dove ogni Regione è chiamata a preparare dei POR, PROGRAMMI OPERATIVI REGIONALI, uno per ogni fondo.(es POR-FESR) Una volta che questi documenti vengono approvati da parte della Commissione Europea si passa alla fase di attuazione che vede lo Stato e le Regioni svolgere un ruolo di primo piano. Il sostegno ai soggetti che realizzano progetti ammissibili agli obiettivi convergenza, cooperazione territoriale europea, competitività regionale e occupazione si realizza, così come nel caso del PQ, attraverso bandi ai quali possono accedere i soggetti che possiedono i requisiti richiesti. Tuttavia, a differenza del PQ, i bandi e le risorse finanziarie (tutte insieme quelle europee, nazionali, regionali) vengono gestiti non dalla Commissione Europea ma dallo Stato o dalle Regioni, a seconda delle caratteristiche del finanziamento. In Italia nel ciclo di programmazione 2007-2013 sono 66 i PO approvati, 42 finanziati dal FESR e 24 dal FSE. In Francia invece vi sono in totale 36 PO, 31 finanziati dal FESR (in francese FEDER) e 5 dal FSE (l’acronimo è lo stesso anche in francese). L’ammontare totale di risorse finanziarie comunitarie destinata alla politica di coesione 2007-2013 è di 347,410 miliardi di euro, a prezzi correnti. Di queste ben l’81,5% è destinato all’obiettivo Convergenza mentre la percentuale più bassa riguarda la Cooperazione interregionale con lo 0,1% delle risorse totali.
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Figura 28 La ripartizione dei Fondi Strutturali per obiettivo Font: Commissione Europea, guida alla politica di coesione 2007-2013, 2007, pag 24 Per quanto riguarda l’Italia e la Francia la dotazione finanziaria è la seguente: 1. ITALIA L’ammontare totale di risorse comunitarie stanziato è di 28, 812 miliardi di euro divisi in 21,641 miliardi di euro per l’obiettivo Convergenza, 6,325 miliardi di euro per l’obiettivo Competitività regionale e occupazione ed infine 846 milioni di euro per l’obiettivo Cooperazione territoriale europea; 2. FRANCIA L’ammontare totale di risorse comunitarie stanziato è inferiore a quello dell’Italia, addirittura circa la metà. Questa differenza è ascrivibile alla minore dotazione per la Francia nell’ambito dell’obiettivo Convergenza e questo deriva dal fatto che in Italia molte risorse sono destinate allo sviluppo del Mezzogiorno mentre in Francia non vi sono disparità significative nel benessere dei diversi dipartimenti. Il totale stanziato dalla CE è di 14,319 miliardi di euro divisi in 3,191 miliardi di euro per l’obiettivo Convergenza, 10,257 miliardi di euro per l’obiettivo Competitività regionale e occupazione ed infine 872 milioni di euro per l’obiettivo Cooperazione territoriale europea
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Figura 29 La ripartizione dei Fondi Strutturali in ITALIA per obiettivo Fonte: mia elaborazione dati presenti in: Commissione Europea, guida alla politica di coesione 2007-2013, 2007, pag 25
Figura 30 La ripartizione dei Fondi Strutturali in FRANCIA per obiettivo Fonte: mia elaborazione dati presenti in: Commissione Europea, guida alla politica di coesione 2007-2013, 2007, pag 26
3.2.3. IL PROGRAMMA EUROPEO PER LA COMPETITIVITÀ E L’INNOVAZIONE Oltre al 7 Programma Quadro nel 2007 l’Unione Europea ha lanciato il Programma Europeo per la Competitività e l’Innovazione (CIP- Competitiveness
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and Innovation Programme) che si protrarrà fino al 2013. Il Cip promuove misure per l’innovazione nel settore dell’industria e sostiene l’introduzione sul mercato di tecnologie nuove e già esistenti; in particolare promuove un uso efficiente dell’energia, delle fonti di energia rinnovabile, delle tecnologie ambientali e un miglior utilizzo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione. Il target principale sono le piccole e medie imprese che vengono aiutate anche grazie ad un più facile accesso alla finanza e ai servizi di supporto del business. Per il periodo 2007-2013 è stato stanziato un budget di 3,621 Miliardi di Euro suddiviso in tre programmi operativi ognuno dei quali con un preciso obiettivo e stanziamento: 1. Entrepreneurship and Innovation Programme, EIP: con un budget di 2,166 Miliardi di Euro ha molteplici obiettivi: a. Migliorare l’accesso al mercato finanziario da parte delle piccole e medie imprese attraverso il venture capital (circa 1 Miliardo di euro di stanziamento) e la concessione di garanzie; b. Servizi di supporto all’innovazione attraverso un network europeo: The Enterprise Europe Network (EEN). L’ EEN fa incontrare partner potenziali per progetti di ricerca e sviluppo, trasferimento di tecnologia e sviluppo sociale, avvalendosi dell’aiuto dei due centri associatisi nel 2008, Innovation Relay Center (IRC) e Euro Info Center (EIC), che vantano oltre dieci anni di esperienza nel settore. 600 centri regionali e quaranta Paesi offrono un supporto personalizzato e fidato: oltre a un aiuto nella ricerca dei partner, la rete EEN offre attività di sostegno in fase di trattativa o nella ricerca di soluzioni a eventuali problemi; c. Promozione dell’imprenditorialità; d. Supporto all’eco-innovazione. 2. Information Communication Technologies Policy Support Programme, ICT PSP; con un budget di 728 Milioni di euro i suoi obiettivi sono: a. Realizzare uno spazio unico europeo per l’ ICT e rafforzarne il mercato interno europeo; b. Incoraggiare l’innovazione facilitando gli investimenti; c. Sviluppare una società informatizzata e fornire servizi di pubblico interesse più efficienti ed efficaci migliorando la qualità della vita.
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3. Intelligent Energy Europe Programme, IEE; con un budget di 727 Milioni di euro è rivolto a: a. Migliorare l’efficienza energetica attraverso un uso razionale delle fonti energetiche; b. Promozione di fonti energetiche alternative; c. Promozione dell’efficienza energetica nel settore dei trasporti. Come si può vedere un terzo dell’intero budget del CIP è rivolto alla creazione di strumenti finanziari di supporto alle piccole e medie imprese. Questi strumenti finanziari non sono resi direttamente disponibili alle imprese ma gestiti dal Fondo Europeo degli Investimenti (EIF) ed istituzioni finanziarie selezionate. Le piccole imprese possono entrare in contatto con queste ultime per richiedere l’accesso ai finanziamenti; per quanto riguarda il finanziamento attraverso il venture capital l’EIF investe in Fondi che a loro volta investono in imprese nella fase “seed” ed “early stage”, cioè fase embrionale e primo sviluppo. In merito alla concessione di garanzie l’EIF stipula degli accordi di condivisione del rischio con intermediari che forniscono fondi alle piccole e medie imprese (ad esempio banche).
3.2.4. L’INIZIATIVA EUREKA EUREKA è un iniziativa particolare poiché ottiene finanziamenti della Commissione Europea ma è gestita e finanziata in massima parte dagli Stati membri. La Commissione Europea svolge il ruolo di finanziatore e partecipa alle riunioni per la definizione dei lavori ma rispetto ad altre iniziative EUREKA è gestita in modo più decentrato. EUREKA ha carattere internazionale ed è un’azione intergovernativa di promozione e sostegno della ricerca scientifica ed industriale varata nel 1985. Il suo principale obiettivo è accrescere la produttività e la competitività dell’economia e dell’industria europea promovendo la nascita di progetti di R&S. La partecipazione ad un progetto EUREKA consente l’accesso a finanziamenti pubblici erogati dal Ministeri competenti dei diversi Stati membri. Il finanziamento dei progetti EUREKA non si avvale di un fondo comune centralizzato. Ciascun partecipante deve pertanto, sulla base degli specifici quadri normativi predisposti dai Paesi membri, ricercare all’interno del proprio sistema nazionale, possibili supporti finanziari allo sviluppo del progetto. Da tale impostazione finanziaria, che costituisce uno degli elementi portanti dell’Iniziativa EUREKA, derivano ampi margini di flessibilità che consentono a ciascun Paese membro di adottare opportune scelte prioritarie di sostegno alla ricerca applicata ed industriale. Vi
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sono però delle caratteristiche uguali in tutti i Paesi che devono essere soddisfatte per poter ottenere i finanziamenti. Infatti una proposta di progetto EUREKA deve soddisfare i seguenti criteri: • prevedere la partecipazione di partner indipendenti di almeno due Paesi Membri. Attualmente i membri di EUREKA sono 39 Stati, non tutti dell’Unione Europea (ad esempio Israele, Malta, Monaco, Turchia, Corea del Sud); • possedere caratteristiche di innovatività relativamente al settore cui il progetto afferisce; • mirare a sviluppare un prodotto, un processo, un servizio rispondente ai bisogni del mercato e di pronta trasferibilità alla produzione; non sono pertanto ammesse le attività che si configurano come “ricerca di base” a meno che non siano integrate in un progetto complessivo e siano funzionali al raggiungimento di risultati da trasferire alla produzione; • essere destinata al settore civile. Non esistono limitazioni alle dimensioni finanziarie dei progetti, alla loro durata e ai settori tecnologici interessati.
Figura 31Progetti Eureka in corso di realizzazione, 2009 Fonte: sito Eureka, http://www.eureka.be/inaction/AcSearchProject.do
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3.2.5 IL PROGRAMMA COMUNITARIO SOCRATES/ERASMUS SOCRATES, è il programma comunitario per la cooperazione nel settore dell’istruzione: è stato adottato nel 1995 ed al suo interno vi è il Programma ERASMUS rivolto al settore dell’insegnamento superiore. Lo scopo generale del Programma è quello di creare un’area europea di istruzione superiore e incentivare l’innovazione nell’UE. Il Programma Erasmus dà la possibilità ad uno studente europeo di studiare in un’università straniera o effettuare un tirocinio in un Paese presente all’interno dell’Unione Europea per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi. È possibile mobilitare gli studenti anche in alcuni Paesi associati all’Unione come Liechtenstein, Islanda, Norvegia e Turchia. Inoltre il programma si rivolge anche a docenti che vogliono andare ad insegnare all’estero ed ai ricercatori. Il budget previsto per il periodo 2007-2013 è di circa 3 miliardi di euro, i quali, divisi tra tutti gli studenti partecipanti, compongono la borsa che dà diritto ad una somma di denaro e all’iscrizione gratuita nell’università ospitante. Attualmente le Università europee che partecipano al programma ERASMUS sono il 90% del totale, mentre il numero di studenti che vi ha partecipato dal 1987, anno della sua creazione, fino a oggi è circa 2 milioni.
3.3 GLI AIUTI NAZIONALI ALL’INNOVAZIONE Oltre agli aiuti comunitari esistono anche finanziamenti nazionali finalizzati ad incentivare l’innovazione nelle imprese, Università, Enti di ricerca pubblici e privati, Distretti tecnologici, Poli di competitività e Parchi Scientifici e Tecnologici. Tali incentivi si dividono in due grandi gruppi: • FINANZIAMENTI GESTITI A LIVELLO CENTRALE DALLO STATO • FINANZIAMENTI REGIONALI Ogni Stato e ogni Regione, rispettando i dettami europei in materia di aiuti di Stato alle imprese, può definire misure di diversa natura ed entità al fine di incentivare la R&S sul territorio gestito. Come è facile intuire questi aiuti sono numerosissimi e molto differenti uno dall’altro. Lo Stato o la Regione gestisce le iniziative da esso/a create e si occupa in via esclusiva del finanziamento. Al solo scopo esemplificativo presenterò una sola misura Statale e una Regionale italiana e francese. La volontà è quella di citare quattro esempi per rendere più chiara al lettore la situazione dei finanziamenti nazionali.
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3.3.1 IL CASO ITALIANO • FINANZIAMENTO CENTRALE DELLO STATO: un esempio di incentivo statale all’innovazione è il Credito d’imposta per imprese che investono in ricerca previsto dall’ articolo 1, commi da 280 a 283, della legge 27 dicembre 200639. Il credito spetta nella misura del 10 % dei costi sostenuti. Detta misura è elevata al 40% se i costi di ricerca e sviluppo si riferiscono a contratti stipulati con università ed enti pubblici di ricerca. L’ammontare complessivo dei costi sulla base dei quali è determinato il credito d’imposta non può essere superiore a 50 milioni di euro per ciascun periodo d’imposta. Il credito d’imposta è utilizzabile ai fini dei versamenti delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive dovute per il periodo d’imposta in cui le spese sono state sostenute. • FINANZIAMENTO REGIONALE: nella Regione Piemonte una forma di incentivo all’innovazione è il bando PROTEIN40 (Sviluppo di PROgetti TEcnologici e di INNovazione) il quale intende favorire l’incontro tra imprese e Università, contribuendo alla realizzazione di progetti tecnologici e di innovazione attraverso le competenze di giovani laureati ai quali vengono assegnate delle borse di studio. È un programma promosso dalla Provincia di Torino, dalla Città di Torino e dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino, con la collaborazione della Regione Piemonte. Le imprese beneficiarie sono le PMI con sede operativa in un comune della provincia di Torino. Sono previste anche delle borse di studio (50 borse di studio all’anno di 20000 euro cadauna) rivolte a giovani laureati di età inferiore ai 35 anni, provenienti dagli Atenei Piemontesi o da un centro del CNR e dell’INRIM. Alle imprese è richiesto un cofinanziamento del 15%
3.3.2 IL CASO FRANCESE • FINANZIAMENTO CENTRALE DELLO STATO: anche in Francia così come in Italia lo Stato ha previsto il Credito d’Imposta41 (CIR Testo della legge presente sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico all’indirizzo http://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/phpu2z42K.pdf 40 Le regole del bando sono visibili sul sito della Regione Piemonte, Le regole del progetto sono visibili sul sito della Regione 41 Le informazioni sul CIR sono visibili sul sito del Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Insegnamento Superiore, http://www.enseignementsup-recherche.gouv.fr/cid20358/le-credit-impot-recherche-cir.html 39
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Crédit d’Impôt Recherche). Destinato ad incoraggiare gli sforzi delle imprese in materia di R&S consiste in una riduzione d’imposta calcolata sulle spese di R&S sopportate delle aziende. Dal 1° gennaio 2008 il dispositivo è stato rinforzato e semplificato. Attualmente lo sgravio fiscale accordato alle imprese è del 30% delle spese di R&S per somme fino a 100 mila euro e 5% per le somme superiori. Le imprese che ricorrono a questo dispositivo per la prima volta ottengono un aiuto del 50% delle spese il primo anno e il 40% nel secondo anno. Il credito d’imposta è utilizzabile ai fini dei versamenti delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive dovute per il periodo d’imposta in cui le spese sono state sostenute. Ne possono beneficiare tutte le imprese industriali, commerciali e agricole sottoposte all’imposta sui redditi indipendentemente dalla dimensione o settore di attività. • FINANZIAMENTO REGIONALE42: una forma di incentivo all’innovazione nella Regione Ile- de France è il programma Sesame 2010 il quale esiste dal 1994 e ha permesso di sostenere più di 300 progetti di ricerca realizzati in laboratori presenti nella Regione con un finanziamento di circa 110 milioni di euro. Tale strumento permette di sostenere in cofinanziamento di progetti di ricerca innovativi i quali devono richiedere un investimento materiale importante. L’aiuto è rivolto a organismi di ricerca pubblici o parapubblici così come ad istituzioni private senza scopo di lucro. È rivolto a tutte le discipline scientifiche e si realizza mediante un aiuto all’acquisto delle apparecchiature e materiali necessari per realizzare la ricerca.
Le regole del progetto sono visibili sul sito della Regione Ile-de France, http://www.iledefrance.fr/appels-a-projets/recherche-manifestations-scientifiques/sesame-2010/ 42
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Capitolo IV Gli accordi per la promozione dell’innovazione tra l’italia e la francia 4.1 PANORAMICA SUGLI ACCORDI ESISTENTI Vi sono numerosissimi accordi di collaborazione scientifica tra l’Italia e la Francia. Una loro quantificazione precisa non può essere fatta poiché spesso si tratta di accordi nati per iniziativa privata delle aziende al di fuori dei Programma Quadro, dei Fondi Strutturali e anche degli altri programmi europei. Di tali accordi non vi sono informazioni ufficiali poiché vengono creati, finanziati e gestiti dai diretti interessati senza che questi li comunichino o registrino pubblicamente. Gli accordi sui quali si possono trovare informazioni sono quelli che riguardano Università, Enti pubblici di ricerca, imprese che collaborano nell’ambito dei Fondi Strutturali, Programma Quadro, iniziativa EUREKA, e, in misura minore, di quelli stipulati da Distretti tecnologici e Parchi scientifici. Gli accordi possono essere bilaterali o multilaterali: gli accordi bilaterali sono stipulati esclusivamente tra un’impresa/altro soggetto francese e un’ impresa/altro ente italiano, quelli multilaterali invece riguardano anche imprese/enti di altri Stati. Al fine di inquadrare nel migliore dei modi gli accordi esistenti, ho scelto di trattarli in maniera duplice. Innanzitutto riprenderò le forme di finanziamento comunitarie e per ognuna di esse discuterò degli accordi in vigore; in un secondo momento invece concentrerò l’analisi sui soggetti degli accordi distinguendo accordi tra imprese italiane e francesi, tra Università e tra Enti pubblici di ricerca dei due Paesi, tra Distretti Tecnologici italiani e Poli di competitività francesi, tra Parchi Scientifici e Tecnologici italiani e Poli di competitività francesi. Le informazioni fornite sugli accordi possono derivare da ricerche in rete ma soprattutto da incontri, colloqui, interviste da me realizzati con docenti universitari, responsabili di Distretti Tecnologici, Parchi Scientifici e Tecnologici, rappresentanti di Enti di Ricerca pubblici, Associazioni che si occupano dei rapporti italo francesi e responsabili dell’Università italo- francese. I dati sono aggiornati a fine novembre 2009 ed in alcuni casi derivano da indagini statistiche che ho preparato in fase di stesura della presente tesi di laurea magistrale. Laddove non sia riuscita ad entrare in possesso di informazioni aggiornate farò riferimento a dati presenti
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in tre studi: due realizzati dal Servizio Scientifico dell’Ambasciata di Francia in Italia nel marzo e nel giugno 2003 e uno dall’Ambasciata d’Italia a Parigi nel dicembre 2004. Il primo riguarda la cooperazione tra Enti pubblici di ricerca italiani e francesi43, il secondo tra università ed Enti di ricerca italiani e francesi44, il terzo invece è più generale e riguarda sia la cooperazione tra il settore pubblico sia tra quello privato45. Gli accordi dei quali tratterò sono riassunti nelle seguenti tabella dalla quale partirò per l’analisi approfondita di ognuno di essi:
Figura 31Gli accordi nell’ ambito dei finanziamenti comunitari diretti e indiretti ai quali partecipano soggetti italiani e francesi Figura: mia elaborazione AUGIER L., CARLES R., Servizio Scientifico dell’Ambasciata di Francia in Italia, “Recherche: les rapports bilateraux entre la France et l’Italie”, marzo 2003 44 AUGIER L., CARLES R., Servizio Scientifico dell’Ambasciata di Francia in Italia, “La situation italienne: Universitè, Recherche, cooperation avec la France”, giugno 2004 45 GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia “, dicembre 2004 43
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4.2 L’ACCORDO DI COOPERAZIONE SCIENTIFICA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA FRANCESE ED IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA La collaborazione tra l’Italia e la Francia ha radici profonde. I due Paesi, per via della prossimità geografica e di una cultura molto simile, hanno stretti rapporti fin dall’antichità. Con lo sviluppo di nuove tecnologie, l’enfasi posta a livello mondiale sull’innovazione e in tempi più recenti la nascita della Comunità europea, questi rapporti si sono rafforzati ulteriormente e al giorno d’oggi i due Paesi collaborano su diversi fronti, uno dei quali è lo sviluppo scientifico e tecnologico. Il principale strumento legislativo per la cooperazione scientifica fra Italia e Francia è l’ “Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica” firmato a Torino il 29 gennaio 2001. Esso costituisce il quadro di riferimento normativo per favorire la mobilità dei ricercatori, lo scambio d’informazioni, l’esecuzione di programmi congiunti, l’approfondimento di studi nel campo della ricerca di base ed applicata, stimolando anche il collegamento con il settore industriale privato. Questo significa che è un accordo soprastante a tutti gli altri, anche quelli riguardanti progetti e finanziamenti europei. A sua volta esso fa seguito a un accordo precedente, l’Accordo di Cooperazione Culturale tra la Francia e l’Italia firmato addirittura 60 anni fa. Riconoscendo la necessità di rinforzare la collaborazione nel campo della ricerca di base e tecnologica i Governi dei due Paesi si sono incontrati a Torino nel gennaio 2001 e hanno sottoscritto l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica. In esso è stata prevista la creazione di una Commissione mista che si deve riunire una volta all’anno e che ha i seguenti obiettivi: 1. Definire le priorità sul tema della ricerca scientifica e tecnologica; 2. Identificare i settori di interesse comune; 3. Creare un programma annuale di lavoro nel quale vengono specificate le modalità di attuazione della collaborazione; 4. Valutare il grado e qualità delle relazioni realizzate; 5. Dare consigli ai Governi su come migliorare costantemente la cooperazione.
4.3 LA PARTECIPAZIONE DI IMPRESE ITALIANE INSIEME A IMPRESE ED ENTI FRANCESI AI PROGRAMMI QUADRO COMUNITARI Il 7° Programma Quadro della Comunità Europea, il quale copre il periodo 2007-2013, è in piena fase di realizzazione e proprio per questo motivo non sono
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ancora disponibili dati riguardanti la partecipazione congiunta italo-francese ai bandi comunitari. Per quanto riguarda il 6° Programma Quadro sono stati fatti degli studi sul grado di partecipazione italiana ma poco si sa sulla partecipazione congiunta con imprese/enti francesi. Il quadro globale della partecipazione ha registrato 5.250 partecipanti italiani e ha permesso all’Italia di attestarsi al quarto posto dopo Germania, Regno Unito e Francia46. Al fine di ricavare qualche dato che permetta di farsi un’idea della dimensione della cooperazione ho effettuato uno studio utilizzando il database dell’Anagrafe Nazionale delle Ricerche47 e ho analizzato 1000 progetti riguardanti attività di R&S ai quali hanno partecipato almeno un’impresa italiana. È bene specificare che non tutti i 1000 progetti hanno visto la partecipazione francese e che anche nel caso vi fosse un soggetto francese nella stragrande maggioranza dei casi il progetto non è stato bilaterale ma multilaterale, cioè vi erano anche partecipanti di altri Paesi europei. Per realizzare lo studio ho analizzato ogni progetto che ha ottenuto il finanziamento comunitario e ho visto se vi era almeno un partecipante francese; se la risposta è stata positiva ho segnato il tipo di soggetto classificandolo come impresa, Università oppure Ente Pubblico di Ricerca. I risultati ai quali sono pervenuta sono visibili nelle tabelle sottostanti.
Figura 32 Partecipazione di imprese italiane con partner francesi Fonte: mio studio, novembre 2009 Come si può vedere dalla tabella nel 58% dei casi (580 progetti) vi era un partner francese elemento questo che sta a dimostrare quanto sia alta la collaborazione scientifica tra Italia e Francia. Nel 42 % dei casi invece le imprese italiane hanno collaborato con partner di altri Paesi europei. Union Camere Piemonte, La partecipazione delle imprese piemontesi al 7° Programma Quadro, 2008 47 http://www.anagrafenazionalericerche.it/arianna/contentpages/default.aspx 46
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Figura 33 Tipologie di partner francese Fonte: mio studio, novembre 2009 Per creare il grafico soprastante ho distinto progetti nel quale vi era un solo partner francese e quelli in cui invece ce n’erano più di due. Laddove il partner francese era solo uno ho specificato se questo partner era un’impresa, un Ente pubblico di ricerca oppure un’Università. Dove invece vi era più di un partner francese ho individuato le diverse combinazioni possibili, come si può vedere nel grafico. Le imprese italiane, laddove hanno partecipato con un solo partner francese, nella maggioranza dei casi hanno collaborato con un’impresa (20%). Sono state anche molto numerose le collaborazioni tra un’impresa italiana e un’impresa ed un ente Pubblico di Ricerca (17%). Pochi i progetti nei quali il partner francese era esclusivamente un’Università (3%), mentre sono stati più numerosi quelli dove vi erano, oltre all’Università, anche un’impresa e un Ente Pubblico di ricerca (5%). Da notare come solo nell’1% dei casi un’azienda italiana ha collaborato solo con un’Università ed un Ente di ricerca pubblico senza la partecipazione di aziende francesi. Più numerose le collaborazioni tra un’impresa italiana, un’azienda ed un’Università francese (4%).
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4.4 IL PROGRAMMA DI COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA ALCOTRA Il programma Alcotra si inserisce nell’ambito dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea della Politica di Coesione comunitaria finanziata dai fondi strutturali e più in particolare dal FESR. Si tratta di un’iniziativa volta a favorire la cooperazione transfrontaliera tra l’Italia e la Francia e l’edizione 2007-13 è l’ultima di 3 precedenti (1991-1993; 1994-1999; 2000-2006). Il programma per il periodo 2007-13 è stato approvato il 29 novembre 2007 dalla Commissione Europea la quale ha destinato un contributo FESR pari a 149,7 milioni di euro, per un costo totale di circa 237,5 milioni di euro. Il piano di finanziamento è il seguente: • Risorse FESR assegnate dalla Commissione europea • Risorse nazionali così divise: Per l’Italia, 100% a carico dello Stato (delibera del CIPE) Per la Francia, 14,5 % a carico dello Stato, 23,5 % a carico dei Consigli Regionali, 58,5% a carico dei Consigli Generali e 3,5 % a carico di altri enti pubblici • Altri finanziamenti sotto forma di autofinanziamento pubblico/privato La disponibilità finanziaria è di 138.754.261 euro per l’Italia e 98.832.657 euro per la Francia.
Figura 34 Le fonti di finanziamento di Alcotra CPN: somma dei contributi nazionali dati da contributi statali + regionali + di altri enti locali Fonte: sito del programma, http:/www.interreg-alcotra.org L’ammontare di risorse FESR destinate al programma aumenterà progressivamente nel corso dei prossimi 7 anni.
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Figura 35 Ripartizione risorse FESR per anno nel periodo 2007-2013 Fonte:mia elaborazione dati presenti su ALCOTRA, programma operativo, 2007 Il programma riguarda la cooperazione transfrontaliera lungo il confine continentale tra Italia e Francia. Il territorio interessato dal Programma comprende per la parte italiana la Regione Autonoma Valle d’Aosta, le Provincie di Torino e Cuneo (Regione Piemonte) e la Provincia di Imperia (Regione Liguria); per la parte francese i Dipartimenti dell’Alta Savoia, della Savoia, delle Alte Alpi, delle Alpi di Alta Provenza e delle Alpi Marittime. Alcotra è però aperto anche ai territori adiacenti che sono per l’Italia le Province di Biella, Vercelli, Asti, Alessandria e Savona, per la Francia i dipartimenti dell’Ain, dell’Isère, della Drôme, del Vaucluse e del Var. Vi sono poi altri territori ai quali è consentito di partecipare in virtù del principio della flessibilità dei FESR: per l’Italia la Provincia di Genova; per la Francia, i dipartimenti del Rhône e delle Bouches-du-Rhône. Al Programma possono inoltre partecipare, senza ricevere finanziamenti FESR in quanto Paesi terzi non UE, il Principato di Monaco e la Svizzera.
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Figura 36 I territori interessati dal Programma a titolo di territori ammissibili e adiacenti Fonte: Commissione europea, Regional policy- Inforegio,programma operativo ‘Alcotra ‘, 2007 Il programma persegue l’obiettivo generale di migliorare la qualità della vita delle popolazioni e lo sviluppo sostenibile dei sistemi economici e territoriali transfrontalieri attraverso la cooperazione in ambito sociale, economico, ambientale e culturale. Gli obiettivi strategici del Programma, in linea con l’obiettivo globale e con le priorità indicate dai regolamenti, sono i seguenti: • promuovere la competitività e lo sviluppo durevole dei sistemi produttivi transfrontalieri mediante interventi concernenti tre settori: i sistemi produttivi, l’economia rurale e il turismo; • elaborare strategie comuni atte a preservare e gestire la biodiversità, le risorse naturali e il paesaggio della zona transfrontaliera; • prevenire e gestire i rischi naturali e tecnologici nonché aumentare l’efficacia degli interventi urgenti;
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• promuovere l’attrattività del territorio migliorando i servizi e rafforzando l’identità delle comunità transfrontaliere nei settori della sanità, delle pari opportunità e dell’offerta e dell’accesso ai servizi per la popolazione (mobilità e servizi culturali, educativi e lavorativi); • accompagnare lo sviluppo di un’autentica cooperazione transfrontaliera assicurando una gestione unitaria del Programma e garantendo l’efficacia degli interventi realizzati dal Programma. L’obiettivo globale si declina poi in obiettivi specifici che si traducono in maniera concreta in assi e misure. Gli assi prioritari sono: 1. SVILUPPO E INNOVAZIONE: A questo asse è destinato circa il 30,9% dell’investimento complessivo. L’obiettivo Strategico dell’Asse 1 è quello di favorire la competitività e lo sviluppo sostenibile dei sistemi produttivi transfrontalieri. Le misure previste nell’ambito di questo asse sono 3 e sono rivolte ai sistemi produttivi, all’economia rurale ed al turismo. In particolare gli obiettivi della cooperazione transfrontaliera in questo asse si concentreranno: • sugli scambi transfrontalieri per favorire lo sviluppo della conoscenza e dell’innovazione dei sistemi produttivi; • nello stimolo alla crescita sostenibile dei sistemi produttivi finalizzata agli obiettivi generali e specifici della strategia per lo sviluppo sostenibile dell’UE; • nell’individuazione di possibili sinergie tra i territori transfrontalieri per favorire la valorizzazione delle produzioni tipiche locali; • nell’aumento della sostenibilità dei sistemi turistici attraverso progetti comuni per la diversificazione e l’organizzazione dell’offerta. Per quanto riguarda la misura 1, cioè quella dei sistemi produttivi, che è la più legata alla collaborazione per l’innovazione, le azioni che si vogliono intraprendere con lo scopo di raggiungere gli obiettivi sopra citati sono numerose e riguardano la realizzazione di studi e iniziative per lo sviluppo di reti che favoriscano il trasferimento tecnologico, la creazione di reti transfrontaliere di parchi tecnologici, di imprese e di gruppi di imprese, di reti miste, gli scambi di risorse qualificate con competenze specifiche, gli studi e sperimentazioni congiunte per lo sviluppo della ricerca e per l’attivazione di iniziative imprenditoriali nel campo delle energie rinnovabili e della protezione ambientale.
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2. AMBIENTE E PREVENZIONE DEI RISCHI: A questo asse è destinato circa il 30,9% dell’investimento complessivo. Tale priorità è finalizzata alla definizione e attuazione di strategie comuni volte a preservare la biodiversità, le risorse naturali ed i paesaggio anche attraverso il controllo dei rischi naturali e tecnologici. 3. QUALITÀ DELLA VITA: A questo asse è destinato circa il 33,4 % dell’investimento complessivo. È finalizzato a promuovere l’attrattività del territorio migliorando i servizi sanitari, di trasporto, culturali e scolastici offerti alla popolazione residente. 4. ASSISTENZA TECNICA: A questo asse è destinato circa il 4,7 % dell’investimento complessivo. L’obiettivo è quello di rafforzare le capacità tecniche delle autorità responsabili del Programma al fine di permettere una gestione efficace delle fasi di preparazione, attuazione, monitoraggio, valutazione e informazione degli interventi. Il Programma Alcotra 2007 - 2013 è gestito da un partenariato allargato grazie a una serie di strutture dove è coinvolto l’insieme delle autorità italiane e francesi interessate dalla Cooperazione transfrontaliera. Vi sono 8 organi incaricati della gestione del Programma: Comitato di Sorveglianza, Autorità di Certificazione, Autorità di Gestione, Autorità di Audit, Segretariato Tecnico Congiunto, Comitato Tecnico, Gruppo Tecnico Ambiente e un Comitato formato dai rappresentanti dei diversi Paesi e della Commissione Europea. L’Autorità di Gestione di Alcotra è la Regione Piemonte. I tipi di progetto che possono essere presentati sono tre: requisito fondamentale per tutti i progetti è la definizione di un partenariato transfrontaliero. I tipi di progetto ammissibili al finanziamento sono: 1. PROGETTI DI COOPERAZIONE SINGOLI 2. PROGETTI STRATEGICI 3. PIANI INTEGRATI TRANSFRONTALIERI (PIT) 1. PROGETTI DI COOPERAZIONE SINGOLI Sono progetti che si riferiscono a una sola misura e sono presentati da almeno due partner, uno italiano e uno francese. I partner si impegnano reciprocamente con una convenzione di cooperazione, designando un capofila unico che coordinerà il partenariato e lo rappresenterà di fronte alle istanze del Programma.
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2. PROGETTI STRATEGICI Sono progetti finalizzati ad approfondire problematiche di interesse comune e a valorizzare le potenzialità di sviluppo di particolari ambiti e settori. Si tratta di progetti “pubblici” che richiedono competenze di tipo istituzionale e politico, e i cui impatti interessano l’intera area transfrontaliera o gran parte di essa. I promotori di tali progetti sono lo Stato, le Regioni e le Province per l’Italia, lo Stato, le Regioni e i Dipartimenti per la Francia. 3. PIANI INTEGRATI TRANSFRONTALIERI (PIT) Piani costituiti da un insieme di progetti di cooperazione singoli che riguardano settori e temi diversi (possono quindi riferirsi ognuno a una differente misura del Programma) ma che hanno un comune obiettivo di sviluppo economico e sociale di uno specifico territorio transfrontaliero. Ogni progetto all’interno di un PIT è autonomo a livello amministrativo e finanziario e segue le stesse regole dei progetti singoli. Ai progetti possono partecipare tutti i soggetti pubblici e privati che hanno residenza nei territori ammissibili, adiacenti, oppure ammessi a titolo della flessibilità dei FESR. L’accesso ai finanziamenti avviene tramite risposta ad un bando e a seguito di analisi e valutazione da parte del Comitato di Sorveglianza. Di norma il progetto deve essere realizzato entro due anni a partire dalla data di notifica della sua approvazione trasmessa dall’Autorità di Gestione. I progetti del periodo di programmazione 2007-2013 approvati fino a giugno 2009 riguardanti l’asse 1, sviluppo ed innovazione, misura 1.1 sistemi produttivi sono 3 e riguardano attività congiunte per l’innovazione:
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Figura 37 I progetti approvati al 30 giugno 2009 nei quali vi sono partner italiani e francesi Fonte: Sito Alcotra
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Figura 38 Le fonti di finanziamento di Alcotra divise per asse Fonte Commissione europea, Regional policy- inforegio,programma operativo ‘Alcotra’, 2007 Come si può vedere l’asse cha ha ottenuto più finanziamenti è quello riguardante la Qualità della vita con 66 752 465 milioni di euro, seguito dall’asse Sviluppo e innovazione e Ambiente e prevenzione dei rischi entrambi con 61 695 460 milioni di euro cadauno. Alcotra è il terzo Programma dell’ obiettivo Cooperazione territoriale europea italo-francese in termini di ammontare totale di finanziamento (circa 200 milioni di euro).
4.5 IL PROGRAMMA DI COOPERAZIONE TRASFRONTALIERA ITALIA-FRANCE MARITIME Il programma Italia-France maritime si inserisce, così come il programma Alcotra, nell’ambito della Politica di Coesione comunitaria e più in particolare nell’obiettivo Cooperazione territoriale europea cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale FESR. Si tratta di un accordo bilaterale, ovvero vi partecipano solo due Stati. Il 16 novembre la Commissione Europea ha approvato tale programma destinando un contributo FESR di 122 milioni di euro pari a circa l’1,4 % dell’investimento complessivo dell’UE a titolo dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea. Il costo totale del programma Italia-France maritime è di 162 milioni di euro provenienti dalla Commissione europea, dallo Stato italiano e francese e dalle Regioni interessate. Le provincie che partecipano al programma sono quelle di Sassari, Medio-Campidano, Nuoro, Cagliari, Oristano, Ogliastra, Olbia, Imperia, Savona, Genova, La Spezia, Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto, Corse du Sud e Haute Corse lungo la frontiera marittima tra la Francia e l’Italia.
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Figura 39 Le zone interessate dal programma Italia-France maritime Fonte: Commissione europea, Regional policy- Inforegio,programma operativo ‘Italia-France maritime’, 2007 La cooperazione transfrontaliera del Programma Italia/Francia Maritime ha la particolarità d’interessare un territorio vasto e ricco definito dallo spazio marittimo e costiero dell’Alto Tirreno. L’insieme delle zone interessate dalla cooperazione è caratterizzato da diversità notevoli sia dal punto di vista delle dimensioni del territorio che della popolazione. Il programma copre una superficie complessiva di 459 269 km² di cui 40 588 km² sul territorio italiano. La popolazione interessata è di 5 036 977 abitanti di cui 271 856 in Corsica. Il tasso di
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disoccupazione nella zona in oggetto è del 9,8% 48 tenendo conto del fatto che la Sardegna ha un tasso di disoccupazione superiore al 16%. L’allargamento dello spazio di cooperazione rispetto alla precedente programmazione permette di aumentare il potenziale di questa zona di cooperazione a partire dai seguenti temi chiave: • Lo spazio transfrontaliero marittimo: che cioè il mare sia considerato come opportunità di sviluppo e risorsa da valorizzare, piuttosto che come ostacolo alla continuità territoriale e allo sviluppo congiunto; • Le reti materiali e immateriali, essenziali per rendere più competitiva e attraente l’area di cooperazione nel contesto mediterraneo; • La Competitività integrata nel contesto mediterraneo e globale, ovvero, l’esigenza di investire sull’integrazione, la modernizzazione e innovazione del sistema produttivo; • Il patrimonio culturale e naturale: un approccio congiunto in termini di conservazione e valorizzazione permette di ottimizzare la gestione di questa ricchezza, specialmente in una prospettiva di attrattività turistica dello spazio tirrenico; • Lo scambio e l’integrazione di funzioni rare e/o di eccellenza, ovvero valorizzare l’accesso ai servizi presenti nell’area. La volontà è quella di migliorare la cooperazione transfrontaliera negli ambiti dell’accessibilità, dell’innovazione, della valorizzazione delle risorse naturali e culturali, dell’integrazione delle strutture e dei servizi al fine di accrescere la competitività dell’area. Il programma operativo si articola in 5 priorità: 1. ACCESSIBILITÀ E RETI DI COMUNICAZIONE: A questa priorità è destinato circa il 30% dell’investimento complessivo. Questa priorità intende migliorare l’accesso alle reti materiai ed immateriali e ai servizi dei trasporti per raggiungere un piena integrazione di queste reti rendendole competitive. 2. INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ: A questa priorità è destinato circa il 20% dell’investimento complessivo. Nell’area transfrontaliera interessata dal programma vi è una presenza importante di università, di centri di ricerca e di poli tecnologici di rilevanza internazionale, ai quali si aggiungono la presenza di grandi siti industriali (siderurgico, petrolchimico, etc.) e una diffusa presenza di PMI; Tuttavia, si registra una bassa performance in termini di indicatori della strategia di Lisbona. La Fonte Commissione europea, Regional policy- inforegio,programma operativo ‘Italia-France maritime’, 2007 48
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ancora non sufficiente capacità innovativa del settore privato e del settore pubblico determina un limite alla competitività dell’area. La ricerca, infatti, risulta modesta nelle piccole ma spesso anche nelle grandi realtà di impresa; c’è una scarsa relazione tra le imprese ed i centri scientifici di eccellenza; il coinvolgimento dei lavoratori nel processo innovativo è scarso; c’è resistenza nel tradurre le Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (TIC) in innovazioni organizzative. Tenuto conto di ciò la politica di cooperazione transfrontaliera punta a creare reti transfrontaliere per l’innovazione al fine di rafforzare il raccordo tra imprese e centri di eccellenza e far sì che la società della conoscenza sia quanto più possibile diffusa sul territorio. In particolare essa cerca di rafforzare le reti di cooperazione tra il sistema di ricerca e le imprese, consolidare lo sviluppo di distretti e poli tecnologici internazionali, favorire l’integrazione delle risorse umane, valorizzare le competenze scientifiche esistenti, favorire l’applicazione dell’innovazione anche nel settore rurale, turistico, artigianale e commerciale. Esempi di iniziative che possono ottenere finanziamenti nell’ambito di questo asse strategico sono: creazione di reti tra università e centri di ricerca superiore, nascita di servizi rivolti alle PMI quali facilitazioni per l’insediamento nell’area e sportelli di supporto, azioni di formazione innovative per sviluppare l’innovazione produttiva in agricoltura e nell’uso dei prodotti forestali per la promozione di costruzioni eco-sostenibili. Destinatari di questi aiuti previsti dalla seconda priorità sono Enti pubblici, Consorzi pubblici e pubblico-privati, Università e Istituti di ricerca, Parchi scientifici e tecnologici, Centri di innovazione, Enti e Associazioni senza scopo di lucro, Agenzie di sviluppo locale, imprese e loro consorzi, distretti industriali e Camere di Commercio. 3. RISORSE NATURALI E CULTURALI: A questa priorità è destinato circa il 30% dell’investimento complessivo. L’obiettivo è quello di tutelare gestire e valorizzare in comune le risorse naturali e culturali presenti nelle Regioni interessate dal programma. 4. INTEGRAZIONE DELLE RISORSE E DEI SERVIZI: A questa priorità è destinato circa il 14% dell’investimento complessivo. L’obiettivo è quello di sviluppare la collaborazione e favorire la creazione di reti per migliorare l’accesso ai servizi pubblici così detti “funzioni rare” nei settori della sanità, cultura, turismo, qualità della vita ed istruzione.
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5. ASSISTENZA TECNICA: A questa priorità è destinato circa il 6% dell’investimento complessivo. Lo stanziamento è rivolto all’attuazione di un sistema di gestione, di follow up e di controllo efficace finalizzato alla valutazione del programma e dei progetti nonché ad assicurare le attività di comunicazione e di pubblicità del programma. Gli organismi preposti all’attuazione del programma sono 7: Autorità di Gestione, Segretariato Tecnico Congiunto, Autorità di Certificazione, Autorità di Audit, Comitato di Sorveglianza, Comitato Direttivo ed un Comitato formato dai rappresentanti dei diversi Paesi e della Commissione Europea. L’autorità incaricata della Gestione di tale programma per il periodo 2007-2013 è la Regione Toscana. Le tipologie progettuali identificate dal partenariato del Programma sono le seguenti: 1. PROGETTI STRATEGICI 2. PROGETTI SEMPLICI 1. PROGETTI STRATEGICI Il progetto strategico è una tipologia progettuale complessa e fortemente centrata su obiettivi del programma chiaramente identificati e misurabili. Il progetto strategico deve rispondere ai seguenti criteri: • beneficiari provenienti dall’Italia e dalla Francia costituenti un partenariato di progetto con una competenza specifica nella materia; • un’area di riferimento adeguata al tema di interesse generale; • un approccio strategico comune, con specifico riferimento all’attuazione della strategia di Lisbona rinnovata e delle strategie europee settoriali; • perennità di risultato rispetto al finanziamento europeo; • capacità di svolgere un effetto leva delle risorse mobilitate; • capacità di promuovere la ripetizione delle esperienze generate mediante un’opportuna azione di diffusione e capitalizzazione dei risultati. 2. PROGETTI SEMPLICI I progetti semplici sono delle azioni bilaterali o multilaterali promosse da soggetti dell’area interessata dal programma e finalizzati a promuovere progetti innovativi ed a rafforzare la cooperazione. Di durata limitata possono essere promossi da un partenariato già esistente oppure di nuova costituzione. La procedura per l’ottenimento dei fondi è la seguente: L’Autorità di Gestione Unica crea un bando pubblico che può avere una scadenza fissa, all’interno della quale presentare i progetti, oppure prevedere una procedura aperta di presentazione, con valutazione periodica dei progetti presentati. I progetti presentati
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vengono poi scelti di concerto dall’Autorità di Gestione Unica e dal Segretariato Tecnico Congiunto e quelli che vincono il bando ottengono il finanziamento. Una volta che il progetto è attuato vi è un processo di monitoraggio della buona realizzazione dell’iniziativa e tale attività di sorveglianza è realizzata dalle Regioni, dall’Autorità di Audit e dal Comitato di Sorveglianza. Per quanto riguarda i membri del partenariato il numero di partner può variare da un minimo di due ad un massimo di otto (anche se il numero di partner consigliato è di quattro). È requisito essenziale che siano presenti partner provenienti da ambedue gli Stati membri ed è ammessa la partecipazione di soggetti non aventi sede nel territorio ammissibile a patto che rivestano un ruolo particolare nella collaborazione e che siano dei soggetti pubblici con conoscenze specifiche nell’area di riferimento del progetto. Recentemente sono stati approvati a seguito primo bando per progetti semplici 16 iniziative 2 delle quali riguardanti l’innovazione.
Figura 40 I progetti semplici approvati dal primo bando 2009 nei quali vi sono partner italiani e francesi Fonte: mia elaborazione dati presenti sul sito del programma, http://www.maritimeit-fr.net
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Figura 41 Le fonti di finanziamento divise per asse di Italia-France Maritime Fonte Commissione europea, Regional policy- inforegio,programma operativo ‘Italia-France maritime’, 2007 Come si può vedere dalla tabella gli assi che hanno ottenuto più fondi sono Accessibilità e reti di comunicazione e Risorse naturali e culturali cadauno con 48 592 907 euro. L’asse più legato all’aspetto innovativo e cioè Innovazione e competitività ha ottenuto 32 395 271 milioni di euro, 10 milioni in più dell’asse Integrazione delle risorse e dei servizi.
4.6 IL PROGRAMMA DI COOPERAZIONE TRASNAZIONALE MEDITERRANEO Il Programma Mediterraneo (Programma MED) è un programma multilaterale che si sviluppa nell’ambito dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea della Politica di coesione comunitaria. È stato approvato il 20 dicembre 2007 dalla Commissione europea e, nel periodo 2007-2013, coinvolge Cipro, Francia, Regno Unito, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna (con la partecipazione di Croazia e Montenegro). Nel nostro Paese interessa 18 Regioni poiché Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige sono esclusi. In Francia vi partecipano 4 Regioni: Corsica, Languedoc-Roussillon, PACA (Provence Alpes Côte d’Azur) e Rhone-Alpes. Il programma ha una dotazione complessiva di circa 256 milioni di euro: il finanziamento comunitario tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ammonta a circa 193 milioni di euro pari a circa il 2,2 % dell’investimento complessivo dell’UE stanziato per l’obiettivo Cooperazione territoriale europea nell’ambito della politica di coesione per il 2007-13.
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Figura 42 I territori interessati dal Programma Mediterraneo Fonte: Commissione europea, Regional policy- Inforegio,programma operativo ‘Mediterraneo’, 2007 Il Programma intende rafforzare l’economia della regione mediterranea per assicurare la crescita e l’occupazione nell’interesse delle generazioni future. Esso intende anche promuovere la coesione territoriale e intervenire a difesa della tutela dell’ambiente in una logica di sviluppo sostenibile. Mediterraneo ha i seguenti obiettivi specifici: • disseminazione delle tecnologie innovative e del know-how; • rafforzamento della cooperazione strategica tra attori dello sviluppo economico e pubbliche amministrazioni; • protezione e valorizzazione delle risorse naturali e del patrimonio; • promozione dell’energia rinnovabile e miglioramento dell’efficienza energetica; • prevenzione dei rischi marittimi e rafforzamento della sicurezza marittima nel Mediterraneo; • miglioramento dell’accessibilità marittima e delle capacità di transito.
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Anche questo programma cosi come gli altri si articola in assi che sono: 1. RAFFORZAMENTO DELLE CAPACITÀ INNOVATIVE: A questo asse viene destinato circa il 30 % del finanziamento complessivo. Le aree interessate dal Programma sono caratterizzate da disparità regionali e gli operatori economici conducono le loro attività in modo estremamente frammentato. Il programma intende quindi incoraggiare il trasferimento di tecnologie e di know-how per rafforzare le sinergie e generare una massa critica tra questi operatori economici. Si promuove la diversificazione delle attività economiche nelle aree più povere della regione. Anche le piccole e medie imprese (PMI) dovrebbero rafforzare i loro legami internazionali grazie al sostegno del programma. Le misure previste nell’ambito di questo asse sono: • Diffusione delle tecnologie innovative e know how, attraverso lo sviluppo di reti collaborative transazionali tra operatori economici, enti che supportano le imprese, Camere di Commercio, Distretti tecnologici ed industriali, Parchi Scientifici e Tecnologici e Poli di competitività con lo scopo di favorire la diffusione dell’ innovazione e delle best practices; • Rafforzare la cooperazione strategica tra autorità pubbliche dei diversi Paesi ed a tutti i livelli (nazionale, regionale, locale), creando ad esempio strutture transazionali che aiutino le Regioni ad attuare politiche di incentivo all’innovazione, ma anche attraverso azioni congiunte di sostegno all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. 2. PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO TERRITORIALE SOSTENIBILE: A questo asse viene destinato circa il 34% del finanziamento complessivo. Il programma finanzierà misure per proteggere l’ambiente e promuovere prassi di sviluppo sostenibile. Le organizzazioni responsabili dello sviluppo regionale, della pianificazione e i settori correlati dovrebbero cooperare per assicurare che le risorse naturali e il patrimonio del Mediterraneo siano gestiti, tutelati e sviluppati in modo responsabile. 3. MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITÀ ED ACCESSIBILITÀ TERRITORIALE: A questo asse viene destinato circa il 20% del finanziamento complessivo. Questa priorità intende migliorare i collegamenti dei trasporti per incoraggiare la mobilità e le connessioni territoriali soprattutto per le regioni isolate, le isole e le zone rurali
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le quali risentono di una scarsità di collegamenti tra di loro e con le regioni vicine. 4. PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO POLICENTRICO E INTEGRATO: A questo asse viene destinato circa il 10% del finanziamento complessivo. Il programma intende rafforzare i legami tra le aree urbane e le zone rurali più povere e si prefigge di migliorare la governance in relazione a tutta una serie di tematiche di sviluppo. Queste attività sono finalizzate a promuovere la competitività e ad assicurare che le disparità territoriali non si allarghino ulteriormente. 5. ASSISTENZA TECNICA: A questo asse viene destinato circa il 6% del finanziamento complessivo. L’obiettivo è quello di coadiuvare l’attuazione del programma. La gestione del programma spetta a 6 organismi che sono: Autorità di gestione, Segretariato Tecnico Congiunto, Autorità di Certificazione, Comitato di sorveglianza, Autorità di Audit, oltre ad un comitato formato dai rappresentanti dei diversi Paesi e della Commissione Europea. L’Autorità di gestione è il Consiglio Generale Provenza - Costa Azzurra. Possono partecipare al Programma autorità pubbliche (o equivalenti) e soggetti privati (che non possono avere il ruolo di capofila ma partecipano solo come partner di progetto); è richiesto però che vi siano almeno 3 partner di 3 Paesi dell’area di cooperazione. Ogni partner deve cofinanziare il progetto con una somma di almeno 50 000 euro e comunque superiore al 5 % del budget complessivo. I progetti ammessi al finanziamento sono di due tipi: 1. PROGETTI CLASSICI 2. PROGETI STRATEGICI 1. PROGETTI CLASSICI I progetti semplici possono riguardare tutti gli assi e possono essere presentati sia da soggetti privati che pubblici 2. PROGETTI STRATEGICI I progetti strategici vengono promossi da enti pubblici e riguardano obiettivi specifici stabiliti dal Comitato di Sorveglianza: • Definizione e sviluppo di strategie transazionali per network istituzionali; • Definizione e sviluppo di sistemi e strumenti comuni;
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• Messa in coerenza e coordinamento di politiche pubbliche di dimensione transazionale; • Disseminazione di tecnologie, processi, know how, sistemi innovativi di gestione a livello transazionale. Sia per i progetti classici che quelli strategici l’accesso al finanziamento avviene rispondendo ai bandi pubblicati e la procedura di selezione prevede due fasi: nella prima si valuta l’ammissibilità del progetto attraverso diversi indicatori e si scartano quelli che non rientrano nei requisiti, nella seconda fase si utilizzano altri indicatori per dare un giudizio complessivo importante nella decisione se finanziare o meno un progetto. Alla data del 5 febbraio 2009 i progetti approvati a seguito del primo bando del 2009 sono stati 50 in totale; tra questi si può vedere una partecipazione alta dell’Italia e della Francia.
Figura 43 La partecipazione dei partner al Programma ‘Mediterraneo’, 1° bando 2009 Fonte: sito del programma http://www.programmemed.eu/
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Figura 44 Numero di progetti approvati per asse, 1° bando 2009 Fonte: sito del programma http://www.programmemed.eu/ Come si può vedere dal grafico 44 l’asse che ha visto più progetti approvati è stato l’asse 1, riguardante il rafforzamento delle capacità innovative seguito, con 8 progetti in meno, dall’asse 2 il quale riguarda la protezione dell’ambiente e promozione di uno sviluppo territoriale sostenibile.
Figura 45 Le fonti di finanziamento divise per asse del Programma ‘Mediterraneo’ Fonte Commissione europea, Regional policy- inforegio,programma operativo ‘Mediterrane’, 2007 Come si può vedere dal grafico sopra l’asse che ottiene più risorse finanziarie è il secondo dedicato all’ambiente e sviluppo sostenibile, seguito dal primo asse che è quello più legato all’innovazione.
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4.7 IL PROGRAMMA DI COOPERAZIONE TRASNAZIONALE SPAZIO ALPINO Anche il Programma Spazio Alpino si inserisce nell’ambito della Politica di coesione comunitaria finanziata dai FESR. Si tratta di un programma multilaterale approvato, per il periodo 2007-2013, dalla Commissione europea il 20 settembre 2007 al quale partecipano Germania, Francia, Italia, Austria e Slovenia (ma anche il Liechtenstein e la Svizzera). Per quanto riguarda l’Italia vi prendono parte le Regioni Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Valle d’Aosta, Veneto. Per la Francia invece partecipano al Programma l’ Alsazia, Franche-Comté, Provence-Alpes-Côte d’Azur e Rhône-Alpes. Il Programma Spazio Alpino ha una dotazione finanziaria complessiva di circa 130 Mio EUR. L’investimento comunitario tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ammonta a circa 98 Mio EUR pari a circa 1,1% dell’investimento complessivo dell’UE destinato all’obiettivo “Cooperazione territoriale europea” nell’ambito della politica di coesione per il periodo 2007-13.
Figura 46 I territori interessati dal Programma Fonte: Commissione europea, Regional policy- Inforegio,programma operativo ‘Spazio alpino’, 2007 Il programma intende accrescere la competitività e l’attrattiva delle regioni interessate sviluppando azioni comuni in ambiti in cui la cooperazione transnazionale è maggiormente efficace ed anche necessaria per trovare soluzioni sostenibili. I Paesi partecipanti hanno sviluppato una serie di indicatori
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applicabili a ciascuna delle priorità del programma al fine di valutare i progressi realizzati in corso di attuazione dello stesso. I risultati concreti saranno misurati in termini di creazione di imprese, tassi di occupazione, livelli d’inquinamento, livelli di consapevolezza ambientale, investimenti pubblici generati e così via. Più di 150 piccole e medie imprese (PMI) e centri di ricerca e sviluppo tecnologico, 30 autorità ambientali e ONG e 10 autorità dei trasporti/operatori di mobilità dovrebbero partecipare alle attività di progetto e ricavarne beneficio. Il programma prevede anche l’esecuzione di più di 25 progetti orientati sulla qualità. Il Programma si articola nei seguenti assi: 1. COMPETITIVITÀ E ATTRATTIVITÀ DELLO SPAZIO ALPINO: A questo asse viene destinato circa il 32.6 % del finanziamento complessivo. Gli obiettivi sono: • Rafforzare le capacità di innovazione delle PMI, promuoverne lo sviluppo e incoraggiare la cooperazione tra i centri di R&ST e le PMI; • Incoraggiare opzioni di sviluppo basate sui settori tradizionali e sul retaggio culturale; • Rafforzare il ruolo delle aree urbane quali motori dello sviluppo sostenibile nonché dello sviluppo delle aree periferiche. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso il finanziamento di progetti che supportino i cluster innovativi e promuovano la nascita di nuovi, lo sviluppo di iniziative pilota per il trasferimento dell’innovazione, la valorizzazione di prodotti tipici regionali,…ecc 2. ACCESSIBILITÀ E CONNETTIVITÀ: A questo asse viene destinato circa il 27.9% del finanziamento complessivo. Gli obiettivi da raggiungere sono assicurare un accesso equo ai servizi pubblici, all’informazione ed alla comunicazione, promuovere modelli sostenibili ed innovativi di mobilità che tengano conto dell’ambiente e della salute umana, accrescere la connettività per porre le basi di una società dell’informazione. 3. AMBIENTE E PREVENZIONE DEI RISCHI: A questo asse viene destinato circa il 32,6% del finanziamento complessivo. Gli obiettivi riguardano l’accrescimento della cooperazione sulle tematiche della protezione ambientale, l’incoraggiamento di approcci rivolti alla conservazione delle risorse naturali e culturali, il supporto di un uso efficiente delle risorse idriche, energetiche e delle materie prime.
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4. ASSISTENZA TECNICA: A questo asse viene destinato circa il 6,9% del finanziamento complessivo. Questa priorità prevede un sostegno alla gestione del programma e comprende anche le attività di informazione e comunicazione. I responsabili della implementazione del Programma sono: l’Autorità di gestione, Autorità di certificazione, Autorità di Audit, Segretariato tecnico e un Comitato formato dai rappresentanti dei diversi Paesi e della Commissione Europea. L’Autorità di gestione è l’ufficio Governativo di Salisburgo. Possono partecipare ai progetti tutte le organizzazioni pubbliche e private localizzate nei territori interessati dal Programma e possono farlo sia nella veste di partner che come coordinatore del progetto. Il partenariato prevede obbligatoriamente la partecipazione di Partner provenienti da almeno 3 Paesi, di cui almeno 2 Stati membri. L’accesso ai finanziamenti avviene, come in tutti gli altri casi precedentemente discussi, tramite partecipazione a bandi pubblici. La procedura di accettazione è divisa in due fasi: la prima fase di selezione consiste nel valutare se il progetto è ammissibile, mentre la seconda fase riguarda la selezione vera e propria. Il finanziamento comunitario non supera la soglia del 76% delle spese totali. È richiesto l’autofinanziamento da parte dei Partner partecipanti al progetto. I progetti in corso di realizzazione congiuntamente tra Italia e Francia aggiornati a dicembre 2009 sono i seguenti:
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Figura 47 I progetti in corso di realizzazione congiuntamente tra Italia e Francia riguardanti attivitĂ innovative e aggiornati a dicembre 2009 Fonte: sito del Programma Spazio Alpino, http://www.alpine-space.eu
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Figura 48 Le fonti di finanziamento divise per asse del Programma ‘Spazio Alpino’ Fonte Commissione europea, Regional policy- inforegio,programma operativo ‘Spazio alpino’, 2007 Come si può vedere dal grafico gli assi che ottengono maggiori risorse finanziarie sono l’asse ‘Ambiente e prevenzione dei rischi’ e l’asse ‘Competitività e attrattività dello Spazio Alpino’; quest’ultimo è l’asse più legato alla promozione dell’innovazione.
4.8 IL PROGRAMMA DI COOPERAZIONE INTERREGIONALE INTERREG IVC Il Programma INTERREG IVC è un programma che si sviluppa nell’ambito della Politica di coesione comunitaria e più in particolare nella Cooperazione territoriale europea tra le iniziative per la cooperazione interregionale. Approvato l’11 settembre 2007 dalla Commissione europea riguarda i 27 Stati membri dell’UE più Norvegia e Svizzera. Le risorse finanziarie complessivamente disponibili per l’intero periodo e per tutti i Paesi ammontano a 405.094,936 euro, di cui 321.321,762 euro a carico dei Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale e 83.773,174 euro a carico dei fondi nazionali dei diversi Paesi. Inoltre, generalmente è richiesto ai Partner che partecipano ai progetti un parziale autofinanziamento (a volte la quota a carico del partner può provenire dal suo bilancio o da risorse pubbliche messe a disposizione a livello centrale, regionale o locale)
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Figura 49 I territori interessati dal Programma Fonte: Sito del Programma, www.interreg4c.eu L’obiettivo generale del Programma è quello di migliorare, attraverso la promozione della cooperazione interregionale, l’efficacia delle politiche di sviluppo regionale nei settori dell’innovazione, dell’economia della conoscenza, dell’ambiente e della prevenzione dei rischi, in modo da contribuire alla modernizzazione economica e ad incrementare la competitività dell’Europa. Queste finalità potranno essere raggiunte attraverso il raggiungimento di ulteriori obiettivi specifici. 1. Specifici obiettivi tematici: • Miglioramento delle politiche locali e regionali per quanto riguarda l’innovazione e la conoscenza economica, mediante il miglioramento delle capacità regionali per la ricerca e lo sviluppo tecnologico a supporto dell’imprenditorialità e delle PMI;
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• Miglioramento delle politiche regionali e locali per quanto riguarda l’ambiente e la prevenzione dei rischi, mediante il miglioramento della prevenzione e della gestione dei rischi naturali e tecnologici. 2. Specifici obiettivi operativi: • Permettere ai soggetti regionali e locali, provenienti dai Paesi dell’Unione Europea, di scambiare le loro esperienze e conoscenze; • Collegare le Regioni con minor esperienza in un determinato settore specifico con quelle dotate di maggior esperienza; • Assicurare che le pratiche andate a buon fine identificate all’interno dei progetti di cooperazione interregionale siano rese disponibili agli altri soggetti regionali e locali e trasferite all’interno delle politiche regionali e in particolare all’interno dei programmi principali dei Fondi Strutturali Europei. Questo programma di cooperazione interregionale ha tre assi tematici prioritari 1. INNOVAZIONE ED ECONOMIA DELLA CONOSCENZA: l’obiettivo di questo asse è permettere alle autorità regionali e locali e ad altri beneficiari a livello regionale di migliorare le proprie politiche, metodi e capacità nei suddetti settori attraverso lo scambio ed il trasferimento di conoscenze e di esperienze fra le Regioni UE e lo sviluppo di nuove politiche. Le aree tematiche interessate da questo primo asse sono 4: innovazione, ricerca e sviluppo tecnologico; attività imprenditoriale e PMI; società dell’informazione; occupazione, capitale umano e formazione. Sono sostenuti i progetti di cooperazione interregionale che contribuiscono a: • Migliorare la capacità delle regioni di rafforzare la ricerca, la tecnologia e l’innovazione; • Promuovere e facilitare l’attività imprenditoriale e lo sviluppo di nuove iniziative in tutti i settori rilevanti per le economie regionali, in particolare quelli basati sulla conoscenza e sull’innovazione; • Aiutare le PMI, in particolare nello sviluppo e nella crescita di nuove ed innovative strade attraverso il trasferimento di servizi specifici e la creazione di servizi condivisi; • Favorire la riqualificazione delle Regioni che maggiormente dipendono dall’industria tradizionale, incluso la riqualificazione delle zone industriali per favorire nuove iniziative;
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• Promuovere l’uso di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte di servizi pubblici e del grande pubblico, specialmente nelle aree rurali; • Migliorare le politiche regionali per l’occupazione, lo sviluppo della professionalità, la formazione e l’istruzione; • Creare le condizioni necessarie affinché le economie regionali si adattino ai più importanti cambiamenti socio-economici, in particolare al fenomeno della globalizzazione ed ai cambiamenti demografici. 2. AMBIENTE E PREVENZIONE DEI RISCHI: Scopo generale di questa priorità è rafforzare la protezione dell’ambiente e la sinergia tra il contesto ambientale e quello economico. 3. ASSISTENZA TECNICA: Questo asse riguarda le attività necessarie alla gestione ed alla implementazione del programma. Gli organismi preposti all’attuazione del programma sono 5 e sono: Autorità di Gestione, Autorità di Certificazione, Autorità di Verifica, Comitato di Sorveglianza e Segretariato Tecnico Congiunto. L’autorità di gestione è la Regione Nord-Pas-de-Calais. I progetti che possono accedere al finanziamento sono di due tipi: 1. PROGETTI DI INIZIATIVA REGIONALE 2. PROGETTI DI CAPITALIZZAZIONE 1. PROGETTI DI INIZIATIVA REGIONALE I progetti di iniziativa regionale sono i classici progetti di cooperazione interregionale su un tema condiviso di politiche regionali all’interno delle sopracitate priorità del Programma Operativo. 2. PROGETTI DI CAPITALIZZAZIONE I progetti di capitalizzazione sono progetti che si concentrano sul trasferimento di buone pratiche di sviluppo regionale nei programmi tradizionali dei Fondi Strutturali UE (Convergenza, Competitività regionale ed occupazione e gli altri programmi europei di cooperazione territoriale) delle Regioni che partecipano al progetto o che sono rappresentate nella partnership. Così come per gli altri Programmi di cooperazione territoriale, possono partecipare ai progetti sia soggetti pubblici che privati, anche se la partecipazio-
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ne è prevalentemente pubblica. L’accesso ai fondi avviene attraverso la risposta a bandi pubblicati periodicamente. Dopo la presentazione, ogni proposta è soggetta ad una procedura di selezione in due tappe. Inizialmente i progetti sono esaminati rispetto ai criteri di eleggibilità in modo da accertare che essi soddisfino i requisiti tecnici del Programma. Soltanto i progetti che soddisfano i criteri di eleggibilità saranno soggetti alla valutazione di qualità. La valutazione di qualità è basata su un sistema di punteggio attraverso il quale viene stilata una graduatoria di tutte le domande presentate. L’organo che si occupa di entrambe le fasi è il Segretariato Tecnico Congiunto. Per quanto riguarda il primo bando dell’anno 2008 i progetti che sono stati approvati sono 41 (35 sono progetti di iniziativa regionale e 6 progetti di capitalizzazione). Tra questi vi sono progetti ai quali hanno partecipato partner italiani e francesi.
Figura 50 Numero e % di progetti approvati a seguito del primo bando divisi per asse Fonte: mia elaborazione dati presenti nella relazione ‘First-collection final LowRes’ del Fondo europeo di sviluppo regionale, luglio 2009 Come si può vedere dal grafico la stragrande maggioranza (61%) dei progetti approvati per il primo bando riguardano l’asse 1, Innovazione ed economia della conoscenza, pari a 25 progetti contro 16 dell’asse 2, Ambiente e prevenzione dei rischi. Tra questi 41 bandi i progetti riguardanti il 1° asse, più legato all’innovazione, che hanno visto la partecipazione di partner italiani e francesi sono 6 e sono spiegati nella tabella sottostante.
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Figura 51 I progetti approvati a seguito del 1° bando del 2008 nei quali vi sono partner italiani e francesi Fonte: Fondo europeo di sviluppo regionale, relazione ‘First-collection final LowRes’, luglio 2009
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4.9 I PROGETTI DELL’INIZIATIVA EUREKA AI QUALI PARTECIPANO PARTNER ITALIANI E FRANCESI La presentazione approfondita dell’iniziativa Eureka è già stata fatta nel capitolo 3; obiettivo di questo paragrafo è quello di presentare i progetti innovativi che sono stati realizzati oppure che si trovano in corso di attuazione ai quali partecipano partner italiani e francesi. Tali progetti sono 549: 1. MEDEA+: questo progetto è iniziato a gennaio 2001 ed è terminato a dicembre 2008. Il costo totale è stato di 4 milioni di euro ed ha interessato partner provenienti da 14 paesi europei (membri e non dell’UE). Per quanto riguarda l’Italia vi ha partecipato l’azienda St Microeletronic srl, mentre per la quanto riguarda la Francia vi ha preso parte l’azienda Bull S.A. Il progetto dal titolo “Microelectronic Development For European Applicatin System Innovation On Silicon For the Economy” ha avuto come punto centrale la collaborazione in attività di R&S nel settore della microelettronica. 2. EUROFORSER (IMP): questo progetto è iniziato a gennaio 1999 ed è terminato a gennaio 2009. Il costo totale è stato di 100 milioni di euro ed ha interessato 22 partner internazionali. Tra questi anche un istituto di ricerca italiano, una PMI italiana e una francese. La contribuzione dell’Italia e della Francia al progetto è stata del 4% delle spese. Il progetto dal titolo “New Technologies Oriented To Improve Sustainable Management In The European Forestry Sector” ha riguardato lo sviluppo di nuovi strumenti biotecnologici e tecnologie agronome per lo sviluppo del settore forestale europeo. 3. EULASNET: questo progetto è iniziato a giungo 2006 ed è terminato a gennaio 2010. Hanno partecipato a questo progetto partner provenienti da 16 Paesi membri tra i quali l’Enea per l’Italia e il Club Laser Et Procedes per la Francia. Il progetto dal titolo “European Laser Technology And Applications Network” ha riguardato il settore delle tecnologie laser. 4. EURIPIDES: questo progetto è iniziato a giungo 2006 e terminerà nel mese di giugno 2013. Il costo totale è di circa 1 miliardo di euro ed interessa partner di 16 Paesi europei e non. Per quanto riguarda l’Italia vi partecipa un centro di ricerca privato e un’impresa. In Francia invece vi partecipano 8 imprese. La contribuzione della Francia al progetto è del 25%, per l’Italia l’8%. Il progetto dal titolo “Eureka Initiative for Packaging And Integration Of Micro-Devices And Dato aggiornato a dicembre 2009
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Smart System” riguarda lo sviluppo di nuovi prodotti attraverso la miniaturizzazione, un moderato utilizzo di energia, usando micro e nanotecnologie. 5. CATRENE: questo progetto è iniziato a gennaio 2008 e terminerà a gennaio 2012. Il costo totale è di 3 miliardi di euro ed interessa 12 Paesi europei e non. Per quanto riguarda l’Italia è stato espresso un interesse da parte di un’impresa privata la quale sta per entrare nel partenariato mentre in Francia vi partecipano 5 imprese. Il titolo del progetto è “Cluster For Aplication And Technology Research On Nanoelectronics” ed esso riguarda attività di R&S realizzate congiuntamente da enti pubblici e privati nei paesi partecipanti nel settore delle nanotecnologie.
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Capitolo V I soggetti degli accordi 5.1 PANORAMICA SUGLI ACCORDI TRA ENTI PUBBLICI DI RICERCA, UNIVERSITÀ E TRA ISTITUZIONI PRIVATE ITALIANE E FRANCESI Gli accordi esistenti tra soggetti pubblici e/o privati italiani e francesi sono numerosissimi ma definire un numero preciso è impossibile perché molti sono informali e spesso non pubblicizzati. Nel dicembre 2004 il Servizio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Parigi ha cercato di definire un numero che rendesse l’idea dell’intensità della collaborazione franco italiana nell’innovazione. A tal fine ha proceduto ad effettuare, un’indagine che è stata condotta sottoponendo un questionario a Università, Enti pubblici di ricerca pubblici e privati ed alle Imprese (tutti soggetti italiani). Nello specifico l’analisi è stata condotta contattando 100 Istituti Nazionali di Ricerca, 38 Università e 47 grandi imprese. Coloro che hanno aderito all’iniziativa sono 132 e più in particolare 71 Enti di ricerca, 33 Università e 28 imprese industriali. In base ai dati pervenuti sono stati conteggiati 567 progetti di cooperazione di cui il 30.2 % realizzati negli Enti pubblici di ricerca, 36.6% nelle Università ed il restante 33.2% nelle imprese.
Figura 52 % di progetti in cooperazione sul totale (567) per soggetto italiano partecipante, dicembre 2004 Fonte: mia elaborazione a partire da dati presenti in GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 18
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Per quanto riguarda gli Enti pubblici di ricerca, 171 progetti di ricerca in collaborazione, le aree privilegiate di cooperazione sono risultate essere le scienze della vita (23.4%), il settore chimico (19.3%), le scienze della Terra e dell’ambiente (13.5%) e l’ingegneria industriale (13.5%).
Figura 53 Aree della cooperazione negli Enti pubblici di ricerca, % dei progetti sul totale realizzato negli Enti pubblici di ricerca in collaborazione con soggetti francesi Fonte: mia elaborazione a partire da dati presenti in GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 19 Le Università italiane hanno realizzato 208 progetti in collaborazione, i quali hanno riguardato principalmente la chimica (21.2%) ed l’ingegneria industriale e le scienze della vita (18.2%). Per quanto riguarda le imprese, con 188 progetti in collaborazione, nell’ingegneria (e prevalentemente in quella industriale) si sono concentrate il 59.7% delle collaborazioni mentre le telecomunicazioni e le scienze della vita hanno rappresentato rispettivamente il 16% ed il 10.7%.
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Figura 54 Aree della cooperazione nelle Università, % dei progetti sul totale realizzato nelle Università in collaborazione con soggetti francesi Fonte: mia elaborazione a partire da dati presenti in GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 19
Figura 55 Aree della cooperazione nelle imprese, % dei progetti sul totale realizzato nelle imprese in collaborazione con soggetti francesi Fonte: mia elaborazione a partire da dati presenti in GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 19 122
Analizzando la natura pubblica o privata del partner francese con cui i progetti sono realizzati emerge che la collaborazione si realizza prevalentemente tra soggetti simili, ossia le Università italiane tendono a collaborare prevalentemente con le Università francesi, le imprese italiane con quelle d’oltralpe e anche per quanto riguarda gli Enti pubblici la situazione è la medesima:
Figura 56 Tipologia di partner francese per soggetto italiano partecipante a progetti in collaborazione, dicembre 2004 Fonte: mia elaborazione a partire da dati presenti in GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 34 L’analisi delle cooperazioni tra Enti pubblici italiani e partner francesi mostra che la percentuale di collaborazioni con Enti pubblici francesi è molto alta toccando quasi il 70% dei progetti realizzati. Abbastanza elevata la collaborazione con le Università francesi mentre più contenuta quella con le imprese. Per quanto riguarda le Università italiane il 43.73% dei progetti è realizzato con le “colleghe” francesi; molto elevata la percentuale di collaborazioni con gli Enti pubblici di ricerca d’oltralpe ed è anche abbastanza alta quella con il settore privato. Le imprese italiane tendono nel 71% dei casi a collaborare con altre imprese mentre è ancora molto contenuta la percentuale di progetti realizzati insieme a Università. Da segnalare che i partenariati misti più numerosi sono quelli che avvengono proprio nel settore privato (11.3% dei progetti). Nei prossimi paragrafi tratterò più nello specifico gli accordi che attualmente sono in atto distinguendo gli accordi tra Enti di ricerca pubblici italiani e francesi, quelli tra Università e quelli tra Parchi Scientifici e Tecnologici, Distretti Tecnologici ed i Poli di Competitività francesi. Inoltre verrà spiegato il ruolo dell’Università italo-francese quale soggetto facilitatore dello scambio di conoscenze tra i due Paesi nonché come finanziatore di numerosi progetti tra Università nazionali e d’oltralpe. Per la trattazione dell’argomento farò riferimento a dati da me reperiti attraverso questionari ed intervisti sottoposti agli attori interessati. Tuttavia, laddove i dati non fossero sufficienti come rappresentativi
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dell’universo oppure non fosse stato possibile reperire informazioni adeguate, utilizzerò dati che scaturiscono da indagini effettuate dalle Ambasciate italiane e francesi verso metà degli anni 2000.
5.2 GLI ACCORDI TRA ENTI PUBBLICI DI RICERCA ITALIANI E FRANCESI 5.2.1. L’ACCORDO TRA CNR E CNRS Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è il più grande ente di ricerca pubblico italiano ed ha il compito di svolgere attività di ricerca nei propri laboratori, sia promuovendo l’innovazione e la competitività del sistema industriale, sia fornendo tecnologie e soluzioni capaci di dare risposte ai bisogni emergenti, individuali e collettivi. Gli obiettivi del CNR sono numerosi: promuovere l’internazionalizzazione del sistema della ricerca, fornire attività di consulenza al Governo e ad altre istituzioni su temi strategici per il Paese e la collettività e contribuire alla qualificazione delle risorse umane. Occupa 8200 dipendenti, è formato da 11 dipartimenti ed è presente in tutta Italia attraverso una rete di istituti che operano al fine di favorire una diffusione capillare delle proprie competenze su tutto il territorio nazionale ed agevolare i contatti e le collaborazioni con enti e industrie locali. Principale organismo della ricerca a carattere pluridisciplinare in Francia il Centre national de la recherche scientifique, CNRS, svolge ricerche in tutti i campi scientifici, tecnologici e sociali. Il suo obiettivo è quello di creare nuova conoscenza e di metterla a disposizione della società al fine di promuoverne il progresso. Opera in tutti i campi scientifici: matematica, fisica, ICT, fisica nucleare e energie alternative, scienze umane e sociali, ambiente ed ingegneria. Composto da 10 istituti occupa 32000 persone e accoglie annualmente 5000 ricercatori stranieri nelle proprie strutture. Tra il CNR e il CNRS esiste un accordo di cooperazione scientifica firmato nel novembre 2007 che ha come base l’Accordo tra il Governo italiano e quello francese firmato a Torino il 29 gennaio 2001. L’Accordo CNR-CNRS ha lo scopo di sviluppare e approfondire la reciproca cooperazione tra le équipes ed i singoli ricercatori dei due Paesi, nonché l’uso comune delle loro attrezzature e materiali in settori di interesse. La Cooperazione tra gli enti è prevalentemente orientata su “progetti comuni di ricerca” di durata biennale o triennale, concordati fra gruppi di ricerca italiani ed esteri, con un responsabile italiano ed uno straniero. I progetti
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possono essere rinnovati una sola volta e possono prendere la forma di50: • PROGETTI DI COOPERAZIONE SCIENTIFICA, PICS: Un PICS, della durata di tre anni, non rinnovabile, è un progetto scientifico stabilito e presentato congiuntamente da due gruppi di ricerca che abbiano già pubblicazioni in comune e che facciano parte, uno di un laboratorio affiliato al CNRS e l’altro di un laboratorio affiliato ad un partner straniero (in questo caso CNR). Il finanziamento accordato dai due partner è destinato a missioni, all’organizzazione di riunioni e, eccezionalmente, ad altri sovraccosti legati alla collaborazione; • GRUPPI DI RICERCA EUROPEI, GDRE: Si tratta di reti di coordinamento scientifico di laboratori di diversi Paesi dello Spazio Europeo della Ricerca ed eventualmente al di fuori di questo. Il finanziamento accordato da tutti i partner verte sul coordinamento dei gruppi, sulla mobilità del personale, sull’organizzazione di seminari e di laboratori. La durata dei GDRE è di quattro anni, rinnovabile una volta; • LABORATORI EUROPEI ASSOCIATI, LEA: I LEA sono laboratori “senza mura”. Associano gruppi che fanno parte di un laboratorio affiliato al CNRS e di un laboratorio affiliato ad un partner straniero (in questo caso CNR), che mettono in comune risorse umane e materiali per realizzare un progetto di ricerca definito congiuntamente. I gruppi o laboratori che partecipano al LEA conservano la loro autonomia, il loro statuto e la loro localizzazione separata. La durata di un LEA è di 4 anni, rinnovabile una volta. I progetti attivi tra il CNR ed il CNRS aggiornati a gennaio 201051 e divisi a seconda della tipologia sono i seguenti:
I PICS, LEA E GDRE non sono una forma di collaborazione che vi è solo tra CNR e CNRS ma più in generale forme di collaborazione tra il CNRS e partner stranieri. 51 I dati sono stati raccolti sul sito del CNRS,nella sezione dedicata agli accordi con l’Italia https://dri-dae.cnrs-dir.fr/spip.php?rubrique310 50
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Figura 57 I progetti in collaborazione tra CNR-CNRS in corso di realizzazione, 2010: Fonte:mia elaborazione a partire dalle informazioni presenti sul sito del CNRS
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5.2.2 L’ACCORDO ASI E CNES L’Agenzia Spaziale Italiana, ASI, è nata nel 1988 ed è uno dei più importanti attori mondiali sulla scena della scienza spaziale, delle tecnologie satellitari, dello sviluppo di mezzi per raggiungere ed esplorare il cosmo. L’ASI ha oggi un ruolo di primo piano tanto a livello europeo, dove l’Italia è il terzo paese che contribuisce maggiormente all’Agenzia Spaziale Europea, quanto a livello mondiale. Ente pubblico a carattere industriale e commerciale il Centre National d’Etudes Spaziale, CNES, è incaricato di proporre al Governo la politica spaziale della Francia nell’ambito europeo e la sua attuazione. La Francia e l’Italia hanno numerose cooperazioni, in particolare per sviluppare strumenti scientifici per le missioni dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA)52. Un esempio di collaborazione nell’ambito dell’ESA è il programma Envisat il cui obiettivo è quello di osservare, sondare e analizzare l’atmosfera, le masse oceaniche e le terre emerse. Altro esempio di cooperazione è il progetto Cassini-Huygens al quale partecipano i Paesi membri dell’ESA e la Nasa. L’obiettivo è quello di studiare l’atmosfera di Saturno, i campi magnetici e i suoi satelliti. Vi sono però numerosi altri progetti ai quali partecipano sia l’Italia che la Francia in quanto membri ESA: ad esempio il progetto Galileo (navigazione satellitare), Vega (lancio satellitare), Orfeo (Sistema duale per l’osservazione della Terra), Fermi-Glast (struttura ed evoluzione dell’Universo e del programma di ricerca di fisica fondamentale senza acceleratori), Integral (studio dei corpi celesti), Iss-Stazione Spaziale Internazionale (esperimenti scientifici), Helios (osservazione spaziale militare). Vi è poi il progetto Athena-Fidus (French Italian Dual Use Satellite), diverso da quelli sopracitati in quanto è un accordo bilaterale, cioè riguarda esclusivamente l’Italia e la Francia. Nel 2011 Francia e Italia lanceranno un innovativo satellite duale (destinato sia ad usi civili che militari), nel solco della prestigiosa missione COSMOSkyMed, la costellazione duale di satelliti per l’osservazione della Terra la cui messa in orbita è iniziata nel 2007. Si tratta di un complesso programma nato da un accordo tra l’ASI e l’omologa francese CNES, sottoscritto a giugno 2006 che Gli stati membri dell’ESA sono 17 ed il compito dell’ESA è quello di delineare il programma spaziale europeo e quindi di dargli attuazione. I progetti dell’Agenzia sono concepiti per scoprire quanto più possibile sulla Terra, l’ambiente spaziale circostante, il Sistema solare e l’Universo in generale, ma puntano anche allo sviluppo di tecnologie e servizi satellitari e alla promozione delle industrie europee. Inoltre, l’ESA collabora attivamente con le organizzazioni spaziali extraeuropee per condividere con tutta l’umanità gli enormi vantaggi derivanti dalla ricerca spaziale. 52
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prevede lo sviluppo, il lancio e la realizzazione del relativo segmento a terra di comando e controllo di un satellite geostazionario, per servizi di comunicazione duali a “larga banda”, dedicati, indipendenti e proprietari. Il progetto ATHENAFIDUS si prefigge di soddisfare i fabbisogni crescenti di mezzi di telecomunicazioni spaziali delle amministrazioni pubbliche e delle Difese Italiane e Francese. Athena-Fidus realizza una rete di telecomunicazioni per usi militari e civili governativi (sicurezza, vigili del fuoco, carabinieri, ecc.) indipendente da quella terrestre in grado di operare in ogni condizione di calamità, interruzione delle reti convenzionali, di intervento in territori all’estero con comunicazioni sicure. Da parte italiana l’investimenti è di circa 120 milioni di euro53.
5.2.3 GLI ACCORDI TRA L’ENEA ED ENTI PUBBLICI DI RICERCA FRANCESI L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) è un Ente pubblico di ricerca finalizzato alla ricerca e all’innovazione tecnologica nonché alla prestazione di servizi avanzati nei settori dell’energia, con particolare riguardo al settore nucleare e dello sviluppo economico sostenibile. Opera in modo autonomo ma soprattutto stipula numerosi accordi con partner internazionali, sia europei che non. Con la Francia la cooperazione è piuttosto intensa e si realizza in modo particolare con Enti pubblici ma anche con Università ed imprese francesi. La Francia è insieme alla Germania il Paese con il quale l’Enea ha il maggior numero di partner e partecipazioni.
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Fonte: sito dell’ASI, www.asi.it
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Figura 58 I Partner Europei dell’ENEA nei Progetti finanziati dall’Unione Europea, 2008 Fonte: Pubblicazione “Contratti dell’Enea con la Commissione Europea”, pag 31, 2008 I progetti di ricerca tra l’ENEA e partner francesi, sia Enti pubblici che non, si possono distinguere a seconda che siano finanziati dall’Unione Europea oppure che siano progetti di cooperazione bilaterale o multilaterale.
5.2.4 PROGETTI TRA ENEA E ENTI FRANCESI FINANZIATI DALL’UNIONE EUROPEA Complessivamente i progetti in corso nel 2009 sono stati 103 di cui 71 con la Francia. Di questi 32 hanno riguardato il 7° Programma Quadro (19 per il 7° PQRST e 13 dell’ EURATOM), 30 il 6° Programma Quadro (25 per il 6° PQRST 5 dell’EURATOM), 3 il CIP 2007-2013 e 6 attività fuori il Programma Quadro.
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Figura 59 Progetti europei in corso con la Francia nel 2009 distinti per programma al quale fanno riferimento Fonte: mia elaborazione dati presenti sul sito ENEA, www.progettiue.enea.it Per quanto riguarda i progetti di R&S in corso nel 2009 con Enti pubblici francesi se ne possono contare ben 54, su 71 progetti totali realizzati con la Francia; in pratica il 53% dei progetti finanziati dall’Unione Europea ai quali partecipa l’Enea sono attuati con almeno un Ente pubblico francese. I partner più ricorrenti sono il CNRS (Centre national de la recherche scientifique), CEA (Commissariat à l’Énergie Atomique) ed in misura minore l’IFREMER (Institut Francais de Recherche pour l’Exploitation de la Mer). Il settore nel quale si collabora di più è quello energetico ed in particolare le energie alternative. Buona anche la collaborazione in materia di ambiente e sviluppo sostenibile. Nella tabella sottostante sono stati inseriti tutti i progetti finanziati dall’Unione Europea in corso di realizzazione nel 2009 tra l’ENEA e Enti pubblici di ricerca francesi:
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Figura 60 I progetti europei realizzati con Enti pubblici di ricerca francesi dall’ENEA, 2009: Fonte: mia elaborazione dati presenti sul sito ENEA, www.progettiue.enea.it Come si può vedere dai dati e dalla tabella soprastanti l’Enea ed i suoi partner francesi partecipano massicciamente ai progetti europei dando un grande contributo allo sviluppo dell’innovazione all’interno dell’Unione europea. La collaborazione tra l’ENEA e partner francesi non si limita però solo ai progetti europei ma vi sono anche numerosi accordi bilaterali, multilaterali ed internazionali esterni ai programmi comunitari. Di questi ultimi si parlerà nei prossimi paragrafi.
5.2.5 PROGETTI BILATERALI TRA L’ENEA E GLI ENTI PUBBLICI FRANCESI Nell’ambito degli accordi governativi bilaterali la cooperazione scientifica e tecnologica si realizza attraverso l’elaborazione di protocolli o programmi esecutivi nei quali prendono forma contenuti ed obiettivi scientifici, tecnologici e socio-economici collegati alla ricerca. Questi accordi di cooperazione bilaterale costituiscono una cornice formalizzata a livello di istituzioni governative che assicura l’allineamento degli obiettivi generali dei progetti, definiti congiuntamente con le analoghe
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organizzazioni di altri Paesi, alle priorità strategiche nazionali fissate per le diverse macro-aree di attività. Tale approccio risponde all’esigenza di rafforzare il coordinamento delle attività di ricerca condotte dai diversi soggetti, evitando inutili quanto dannose duplicazioni di attività e quindi ottimizzando i benefici per il sistema nazionale. Anche nel caso degli accordi bilaterali così come in quello dei progetti europei trattati nel paragrafo precedente, la collaborazione italo-francese è particolarmente sviluppata: su un totale di 18 accordi stipulati con 9 Paesi differenti ben 6 progetti sono realizzati con la Francia. Questo significa che il 33% degli accordi bilaterali dell’ENEA è realizzato con un partner francese. Per quanto riguarda gli accordi stipulati con Enti pubblici di ricerca francesi sono 5 su 6 totali realizzati con la Francia.
Figura 61 Gli accordi bilaterali tra l’ENEA e Enti Pubblici di Ricerca francesi Fonte: mia elaborazione dati presenti sul sito ENEA, www.progettiue.enea.it
5.2.6 PROGETTI MULTILATERALI TRA L’ENEA ED I PARTNER FRANCESI La cooperazione scientifica multilaterale si attua attraverso la conclusione di accordi di associazione tra più parti. La tipologia degli accordi è ampia in quanto dipende dalla varietà delle attività scientifiche, dalla missione dei partecipanti coinvolti e dall’entità dell’onere finanziario da sostenere per la partecipazione. Nei settori scientifici di competenza dell’Enea, sono attualmente operativi quattordici accordi correlati ad attività di cooperazione scientifica multilaterale.
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In tutti questi accordi vi è la partecipazione francese. Purtroppo non è stato possibile reperire i nomi degli Enti pubblici di ricerca francesi che partecipano a tali accordi.
5.2.7 INIZIATIVE INTERNAZIONALI ALLE QUALI PARTECIPANO L’ENEA ED ENTI PUBBLICI DI RICERCA FRANCESI Vi sono 7 iniziative internazionali alle quali partecipa l’Enea ed in tutte queste è coinvolta anche la Francia. Come nel caso precedente purtroppo non è stato possibile reperire i nomi di tutti gli Enti pubblici di ricerca francesi che partecipano a tali accordi, tuttavia ho scelto di elencare tali iniziative internazionali e di approfondirne una per la quale è stato possibile trovare le informazioni sull’ Ente francese coinvolto. Le iniziative internazionali alle quali partecipa l’Enea insieme con la Francia sono: 1. EUREKA, della quale ho parlato nei capitolo precedenti; 2. ITER, che riguarda la realizzazione di reattori commerciali a fusione; 3. ITPA, cui partecipano i partner di ITER, ha lo scopo di coordinare lo sviluppo della fisica di base nel campo nucleare; 4. CSLF, che riguarda il cambiamento climatico; 5. GIF, che ha il fine di sviluppare i sistemi nucleari di futura generazione; 6. IPHE, che interessa lo sviluppo nell’utilizzo dell’idrogeno; 7. VAMAS, che riguarda materiali tecnologici avanzati. ITER è un progetto internazionale al quale prendono parte sette partner: UE, Cina, Corea del Sud, India, Giappone, Federazione Russa e USA. L’obiettivo programmatico di ITER è di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione nucleare per scopi pacifici e soprattutto coordinare la ricerca in campo nucleare realizzata nei Paesi aderenti al fine di razionalizzare la gestione e promuovere lo scambio di know-how. Sulla base delle informazioni derivate dal programma complessivo si procederà in futuro alla costruzione di un reattore dimostrativo. L’ENEA partecipa alla progettazione di ITER attraverso l’EFDA (European Fusion Development Agreement), un accordo tra istituti europei per la ricerca nucleare al quale prende parte anche la Commissione Europea nel ruolo di supervisore. Attualmente sono 27 gli Stati che prendono parte all’EFDA:
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Figura 62 I Paesi che prendono parte all’EFDA: Fonte: sito dell’EFDA, www.efda.org Per quanto riguarda la Francia gli Enti Pubblici di ricerca partecipanti sono il CEA (Commissariat à l’Énergie Atomique) e l’IRFM (Institut de Recherche sur la Fusion Magnétique). In Italia vi partecipano oltre all’ENEA anche due istituti del CNR
5.3 GLI ACCORDI TRA LE UNIVERSITÀ ITALIANE E QUELLE FRANCESI Prima di trattare approfonditamente gli accordi esistenti tra Università italiane e francesi verrà di seguito presentato l’Università italo-francese, organismo che promuove gli scambi culturali tra i due Paesi coordinando le relazioni tra gli Atenei e mettendo a disposizione delle proprie risorse finanziarie al fine di favorire la mobilità dei ricercatori e degli studenti.
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5.3.1 L’UNIVERSITÀ ITALO-FRANCESE L’Università Italo Francese (UIF) è un’istituzione binazionale la cui azione s’iscrive nel piano strategico di internazionalizzazione del sistema universitario italiano. È stata creata da un accordo tra Italia e Francia sottoscritto a Firenze il 6 ottobre 1998 in occasione del vertice dei Ministri degli Esteri dei due Paesi ma la collaborazione tra i due Stati in materia universitaria affonda le sue radici più indietro nel tempo e più in particolare a circa 50 anni fa. Il compito dell’UIF è quello di favorire e stimolare ogni forma possibile di collaborazione tra Francia e Italia sul piano dell’insegnamento universitario, della ricerca scientifica e della cultura. Ciò si realizza attraverso la promozione di iniziative diverse, tra le quali figurano bandi di concorso annuali che finanziano corsi di studio, programmi di mobilità e di ricerca progettati e svolti congiuntamente dalle istituzioni universitarie e dai centri di ricerca dei due Paesi. L’UIF si propone di: • Potenziare la cooperazione universitaria tra i due Paesi, in particolare nell’ambito della formazione continua e della ricerca; • Promuovere la convergenza dei rispettivi sistemi universitari; • Dare il proprio sostegno alla preparazione e alla realizzazione di progetti di cooperazione binazionale; • Favorire il rilascio di doppi diplomi e di diplomi congiunti; • Favorire la creazione di banche dati e di reti telematiche tra i due sistemi universitari al fine di creare un sistema integrato di informazione. Oltre alle azioni finalizzate a favorire la mobilità e il riconoscimento congiunto dei titoli di studio conseguiti nei due Paesi, l’UIF finanzia progetti realizzati da team di ricercatori provenienti da Università ed Enti di ricerca pubblici italiani e francesi. Si tratta quindi di un incentivo all’innovazione misto, rivolto cioè a soggetti pubblici di diversa natura. L’attività dell’Università italo francese si estrinseca nella pubblicazione di Bandi per la realizzazione di progetti finanziati sia con fondi dell’UIF ma anche con fondi che i Ministeri italiani e francesi destinano loro. I progetti gestiti dall’UIF sono due: il progetto Vinci che riguarda il riconoscimento dei doppi diplomi e borse di studio per dottorati in co-tutela, ed il progetto Galileo che promuove lo scambio di ricercatori su base progettuale. Il programma Galileo è stato istituito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per l’Italia e dal Ministère des Affaires Etrangères et Européennes e dal Ministère de l’Enseignement Supérieur et de la Recher-
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che per la Francia. Obiettivo del Programma, che è annuale, è quello di sviluppare rapporti di cooperazione scientifica di alta qualità tra centri e laboratori di ricerca dei due Paesi, su progetti comuni, favorendo scambi di ricerca, tra giovani squadre e/o su tematiche nuove. L’offerta è diretta a gruppi di ricercatori e studiosi in attività presso Istituzioni universitarie e/o Organismi di ricerca francesi ed italiani ed i progetti hanno durata di un anno difficilmente prorogabile. I fondi per il finanziamento del programma provengono dai Ministeri sopracitati nonché dall’UIF la quale ha anche il compito, insieme all’associazione EGIDE della gestione dei bandi (uno all’anno pubblicato nel mese di febbraio e che si chiude a maggio). Per quanto riguarda l’anno 2009/2010 sono sostenuti i progetti riguardanti la ricerca fondamentale e applicata che contribuiscono allo sviluppo sostenibile dell’ambiente, al miglioramento della qualità della vita, allo sviluppo di tecnologie innovative, alla valorizzazione dei beni culturali ed allo sviluppo della conoscenza nelle scienze sociali, giuridiche e politiche. Il finanziamento riguarda la mobilità dei soggetti partecipanti ai progetti e non le spese di ricerca. La partecipazione ai bandi pubblicati è normalmente molto alta e lo è stata anche nell’ultimo periodo (2008/2009) quando progetti presentati sono stati 220 e quelli approvati 30. Per quanto riguarda il 2009/2010 i progetti che si è deciso si sovvenzionare sono attualmente 21.
Figura 63 Progetti presentati per discipline scientifiche, 2008/2009 Fonte: Dossier dell’Ambasciata di Francia a Roma, “Programma Galileo 2008/2009, distribuzione scientifica dei progetti presentati”, 2009
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Analizzando i progetti presentati nel periodo 2008/2009 si può notare che la disciplina scientifica con più domande di candidatura è quella riguardante lo “sviluppo delle tecnologie innovative” seguita da quella per il “miglioramento della qualità della vita”.
Figura 64 Progetti presentati per la disciplina Sviluppo delle tecnologie innovative 2008/2009 Fonte: Dossier dell’Ambasciata di Francia a Roma, “Programma Galileo 2008/2009, distribuzione scientifica dei progetti presentati”, 2009 Come si può vedere dal grafico soprastante per la disciplina “sviluppo delle tecnologie innovative” la maggior parte (23.23%) dei progetti presentati ha interessato l’ ingegneria industriale e dell’informazione seguita di poco dalle scienze chimiche (21.21%) e dalle scienze informatiche e matematiche e da quelle fisiche entrambe con il 20,20% dei progetti presentati.
5.4 LA DIMESIONE DELLA COLLABORAZIONE TRA LE UNIVERSITÀ ITALIANE E FRANCESI La collaborazione tra le Università e Politecnici dei due Paesi è da sempre molto intensa: gli accordi stipulati annualmente negli ultimi anni sono stati sempre superiori ai 200 e anche il 2009 non ha fatto eccezione. Attraverso finanziamenti nazionali, regionali, europei e anche propri interni le Università/Politecnici sono state in grado di costruire nel corso del tempo
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una rete della conoscenza le cui maglie sono sempre più strette e nella quale lo scambio di informazioni e sapere cresce costantemente nel tempo abbracciando moltissimi campi del sapere.
Figura 65 Le materie della collaborazione tra Università italiane e francesi,2004 Fonte: GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 21 Le materie nelle quali la collaborazione risulta essere particolarmente intensa sono la chimica (21.1%) seguita dall’ingegneria industriale (18.8%) e dalle scienze della vita (18.8%). Ancora da sviluppare la collaborazione in materia di ingegneria spaziale (1.0%) ma anche informatica (3.4%) e matematica (3.4%). Gli accordi tra le Università e Politecnici dei due Paesi possono riguardare la mobilità di studenti, ricercatori e professori oppure anche, ma è un aspetto meno legato all’innovazione, la formazione comune che si realizza, ad esempio, con il riconoscimento di un doppio diploma italo-francese. Per quanto riguarda gli aspetti geografici della collaborazione, essa riguarda le Regioni con una maggiore concentrazione di Università e Politecnici ma anche quelle prossime quali ad esempio il Piemonte, la Liguria, il RhôneAlpes e la Provence-Alpes-Côte d’Azur.
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In Francia sono 3 le Regioni che si spartiscono più della metà degli accordi in atto: l’Ile de France che da sola rappresenta circa 1/3 degli accordi interuniversitari italo-francesi, seguita poi da la Provence-Alpes-Côte d’Azur (15%) e Rhône-Alpes (13%).
Figura 66 Le Regioni francesi più attive nella stipula di accordi interuniversitari con l’Italia, % degli accordi sul totale Fonte: GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 31 In Italia 5 grandi Regioni si spartiscono 2/3 degli accordi interuniversitari dei due Stati. Si tratta del Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte, tutte con % comprese tra il 10 ed il 15 %. La Liguria è un’altra Regione che partecipa agli accordi ma, nonostante sia territorio di frontiera, il suo ruolo è marginale rispetto alle 5 Regioni sopracitate e questo a causa della scarsa densità di studenti.
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Figura 67 Le Regioni italiane più attive nella stipula di accordi interuniversitari con l’Italia, % degli accordi sul totale Fonte: GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 31 Analizzando la provenienza dei partner delle Regioni maggiormente interessate dagli accordi interuniversitari si può vedere come dal lato francese nell’Ile-de France i partner provengono principalmente dal Lazio, nella regione PACA (Provence-Alpes-Côte d’Azur) dalla Liguria mentre nel Rhône-Alpes è il Piemonte la regione maggiormente interessata. Dal lato italiano invece il Lazio, la Toscana, la Lombardia e l’Emilia Romagna hanno partner provenienti prevalentemente dall’ Ile-de France mentre il Piemonte dal Rhône-Alpes.
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Figura 68 I partner delle 3 principali Regioni universitarie francesi (rappresentanti il 66 % degli accordi), 2004 Fonte: GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 33
Figura 69 I partner delle 5 principali Regioni universitarie italiane (rappresentanti il 68 % degli accordi), 2004 Fonte: GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 33
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Il finanziamento di questi accordi interuniversitari proviene prevalentemente da fondi comunitari, nazionali, regionali, propri delle Università e anche da parte dell’ Università italo-francese. Tuttavia da una indagine che ho realizzato a fine 2009 vi sono anche accordi non finanziati affatto o addirittura sostenuti finanziariamente dai docenti e ricercatori promotori. Analizzando le risposte pervenutemi non è stato difficile capire come vi sia la necessità di una ancora maggiore attenzione dei due Paesi al tema della collaborazione, attenzione che si dovrebbe estrinsecare in stanziamenti maggiori di fondi per la mobilità/attività di ricerca di coloro che sono i generatori di nuova conoscenza e quindi dello sviluppo economico tanto ricercato in questo periodo di crisi globale. Mi sono pervenute risposte di docenti alquanto scoraggiati dalla carenza di risorse i quali per portare a termine i propri progetti collaborativi non esitano a sostenere da soli le spese finanziarie degli spostamenti e vi è stato anche un caso in cui mi è stato detto che “sulla carta l’accordo esiste ma che in realtà non è mai riuscito a decollare”. Insomma al di là dell’analisi, come è giusto che sia, degli accordi e del finanziamento degli stessi ciò che più mi preme sottolineare è come ci sia bisogno di ulteriori sforzi da entrambe le parti a fine di costruire un percorso di sviluppo che sia sostenibile nel tempo e che non goda delle risorse necessarie solo nella fase di start up ma anche durante tutte le fasi della propria evoluzione cosa che purtroppo allo stato attuale delle cose non avviene ancora. Venendo però allo studio da me realizzato ho cercato prima di tutto di capire quanti fossero gli accordi universitari italo-francesi attivi a fine 2009: accedendo alla banca dati affidata in gestione a CINECA dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, dal Ministero degli Affari Esteri ed in collaborazione con la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ho ricercato gli accordi interuniversitari attivi nel 2009 e escludendo quelli riguardanti le scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, quelle storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche e quelle giuridiche poiché non riguardanti l’innovazione ho individuato 207 accordi attivi. Ho contattato i docenti responsabili di questi accordi collaborativi (alcuni di questi erano responsabili di più di un progetto) e su 112 referenti contattati sono pervenute risposte riguardanti 80 progetti. Il campione che ha risposto è stato considerato rappresentativo dell’universo in quanto corrispondente al 36%. Nel questionario che ho inviato a ciascun docente responsabile di almeno un accordo collaborativo ho chiesto di indicare se l’accordo fosse finanziato o meno dall’Unione Europea e nel caso la risposta fosse stata positiva ho chiesto di specificare se si trattasse di un finanziamento nell’ambito del 6/7 Programma Quadro, Fondi Strutturali oppure del programma Socrate/Erasmus.
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Figura 70 Macrofonti di finanziamento degli accordi interuniversitari italo-francesi, 2009 Fonte: mia indagine, 2009 Come si può vedere dal grafico la maggioranza degli accordi è finanziato dai Fondi Europei (32%) ed il 30% da finanziamenti delle Università interessate dall’accordo. Secondo quanto indicato nell’intervista ben il 13.8% degli accordi non ottiene finanziamenti, mentre sono pochi gli accordi finanziati esclusivamente con fondi nazionali (2.5%). Particolarmente interessante notare come l’Università italo-francese sia particolarmente attiva nella promozione degli accordi collaborativi. L’11.5% degli intervistati non ha saputo indicare precisamente da chi fosse finanziato l’accordo e questo di fatto spiega le leggere differenze rispetto ai risultati emersi dall’indagine realizzata nel 2004 dall’ Ambasciata d’Italia a Parigi e presentati nel capitolo 3 paragrafo 1 di questa tesi. Anche in quest’ultima i risultati dicono che la maggioranza degli accordi è finanziata da programmi comunitari seguiti poi da fondi propri universitari (non distinti però in fondi dei partecipanti all’accordo o fondi dell’UIF) però è di molto maggiore la percentuale di accordi finanziati da fondi nazionali (12.5 % contro 2.5% della mia indagine). Questa differenza deve essere però letta come risultato di due elementi: primo nella mia indagine una percentuale elevata di docenti non ha saputo indicare
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precisamente la fonte di finanziamento e, secondo, soprattutto dal 2004 a oggi tutti gli Stati Europei hanno ridotto la propria autonomia decisionale a favore di un’attività coordinata a livello europeo. In parole semplici invece di agire da soli investendo i fondi nazionali in azioni interne autonome slegate dall’Unione Europea i Governi dei Paesi membri destinano tale ammontare di risorse in programmi comunitari. In questo modo il denaro transita da piani nazionali a quelli comunitari (6/7 PQ, Fondi Strutturali ed altre misure) risultando in tale modo inferiore lo stanziamento esclusivamente nazionale. Inoltre, i risultati della mia indagine apparentemente sono leggermente diversi da quelli del 2004 poiché è differente la classificazione delle risorse adottata. È appena il caso di specificare che nelle risposte “altro” rientrano n.1 risposta “accordo finanziato esclusivamente dall’università francese con la quale si collabora”, n.1 risposta “accordo finanziato con risorse personali del docente” e n.1 risposta “vi è un accordo sulla carta ma la collaborazione di fatto non si è mai avviata veramente” per un totale di 3 risposte su 80 pari al 3.75% del totale.
Figura 71Classificazione dei fondi provenienti da programmi comunitari, 2009 Fonte: mia indagine, 2009 A livello di fondi europei il programma comunitario maggiormente utilizzato per il finanziamento degli accordi interuniversitari italo-francesi (i quali sono 25 su 80 risposte) è il Programma Socrates/Erasmus (64% dei casi) seguito dal Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico, PQRST, (32%) ed infine dai Fondi Strutturali (4%).
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5.5 GLI ACCORDI TRA LE IMPRESE ITALIANE E FRANCESI Le imprese italiane e quelle francesi collaborano le une con le altre sempre più intensamente negli ultimi anni. Lo dimostra il fatto che periodicamente vengano organizzate delle manifestazioni che hanno come obiettivo quello di far incontrare le imprese dei due Paesi affinché discutano su progetti da realizzare congiuntamente (un esempio di tali manifestazioni è TEQNOPOLIS che avviene ogni anno nel mese di novembre e che è promossa da UBI France, ente che opera in tutto il mondo per facilitare l’internazionalizzazione di imprese ed enti francesi). La collaborazione tra le imprese è stata studiata dall’Ambasciata d’Italia a Parigi la quale ha realizzato l’indagine già precedentemente presentata e per la realizzazione della quale si è proceduto a contattare 47 imprese sia di grande che piccola e media dimensione ed impiegate in diversi settori scientifici. Le risposte pervenute sono state 28. I settori nei quali la collaborazione è più intensa sono quelli dell’ingegneria industriale (59,4%) e le telecomunicazioni (16%). Ancora molto bassa la cooperazione nell’informatica (2%).
Figura 72 Le materie della collaborazione tra imprese italiane e francesi Fonte: GRASSO F, BELLANTONIO C., “La cooperazione in campo scientifico e tecnologico tra l’Italia e la Francia”, Servizio Scientifico Ambasciata d’Italia a Parigi, dicembre 2004, pag 19
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5.6 GLI ACCORDI TRA I DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI ED I POLI DI COMPETITIVITÀ FRANCESI I Distretti Industriali italiani formalmente approvati e finanziati dal MIUR sono attualmente 29. Al fine di definire quanti di questi abbiano accordi con i Poli di Competitività francesi ho provveduto ad effettuare un indagine inviando a ciascun Distretto un questionario nel quale si chiedeva di indicare se avessero o meno un accordo con i “vicini” francesi. Purtroppo la partecipazione non è stata molto alta e mi sono pervenute poche risposte; qui di seguito verranno indicati gli accordi dei quali si ha evidenza. 1. Accordo tra il Distretto SIIT (Distretto Tecnologico Ligure sui Sistemi Intelligenti Integrati e le Tecnologie) ed il polo di competitività Capenergies; tale accordo è stato firmato in data 3 aprile 2008 sotto forma di MoU, Memorandum of Understanding, e attualmente vi partecipa anche l’Università di Genova. Con il termine sistemi intelligenti integrati si intendono sistemi complessi che possiedono diversi gradi di intelligenza operando in ambiti in passato ritenuti dominio esclusivo dell’essere umano, sostituendolo nello svolgimento di funzioni difficili o pericolose. Le tematiche del Pôle Capenergies riguardano “tutte le energie non produttrici di gas serra”, ovvero le rinnovabili in generale, più le nucleari (fissione e fusione) e si integrano perfettamente con la linea d’azione “Energia” del Distretto (la linea energia è una delle 6 aree tematiche di azione dell’ente). Varie ipotesi di progetto sono state analizzate e studiate: non vi è ancora un progetto attivo ma, tramite i contatti che si sono potuti stabilire in questo scenario, ci sono varie proposte in corso di elaborazione, in particolare verso i fondi comunitari. Un’altra attività ipotizzata, ma non ancora concretizzata, è l’organizzazione di uno o più corsi di master in ambito nucleare vista la partecipazione a SIIT di Ansaldo Energia (e quindi indirettamente Ansaldo Nucleare) ed il rinnovato interesse da parte italiana per queste tematiche. 2. Rapporti informali tra il Distretto SIIT e il polo di competitività francese SCS (Solutions Communicantes Securisees); sono stati presi contatti tra questi due enti ma non vi è stata ancora la formalizzazione della volontà di cooperare in un documento pubblico.
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3. Accordo tra il Distretto Torino Wireless ed il Polo di Competitività SCS (Solutions Communicantes Securisees); tale accordo è stato firmato nel novembre 2006 ed è finalizzato a creare una regione Hi-tech nell’area che comprende il Piemonte e la Provenza. L’accordo cerca di facilitare la cooperazione tra imprese Hi-Tech, soprattutto quelle piccole e medie, promuovere la realizzazione congiunta di progetti, la divisione dei costi ed evitare gli sprechi. Si fornisce anche un supporto attivo per l’accesso ai finanziamenti comunitari. Il Mou, Memorandum of Understanding, è stato firmato con il supporto dell’ AFIRIT (Associazione Franco-Italiana per la Ricerca Industriale e Tecnologica) ed a seguito della Manifestazione Teqnopolis 2006. 4. Accordo tra AMRA (Analisi e Monitoraggio del Rischio Ambientale) ed il Polo di Competitività RSVT (Risques naturels et vulnérabilités des territoires); le firma dell’accordo è avvenuta il 9 ottobre 2006 e riguarda la collaborazione nello studio, comprensione e prevenzione dei rischi ambientali quali ad esempio quello idrogeologico. 5. Accordo tra il Distretto tecnologico per la meccanica avanzata dell’Emilia Romagna con la Fondazione Sophia Antipolis; l‘accordo è stato firmato nel maggio 2008 a seguito dell’incontro tra il Distretto ed il Cluster durante Teqnopolis 2007 e riguarda la realizzazione di progetti congiunti nell’ambito del programma europeo Mediterraneo.
5.7 GLI ACCORDI TRA I PARCHI SCIENTIFICI E TECNLOGICI ITALIANI E I POLI DI COMPETITIVITÀ FRANCESI Il numero degli accordi tra i PST, Parchi Scientifici e Tecnologici, italiani ed i Poli di Competitività francesi non sono molto numerosi. Come nel caso delle collaborazioni tra i distretti tecnologici nazionali e i poli di competitività d’oltralpe al fine di individuare quali fossero gli accordi in essere ho inviato alla direzione dei PST un questionario chiedendo di specificare se vi fossero o meno degli accordi con i poli francesi. Sebbene la partecipazione sia stata più elevata rispetto al questionario sui Distretti molte risposte hanno avuto esito negativo e queste, sommate alle mancate risposte ha fatto si che gli accordi per i quali si ha evidenza non siano molto numerosi. Gli accordi tra PST e poli di competitività
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rilevati sono i seguenti: 1. Accordo tra il PST Luigi Danieli (Friuli Innovazione) e il polo francese Sophia Antipolis; l’accordo riguarda il progetto EXE PRIZE approvato nell’ambito dell’azione pilota Erasmus per Giovani Imprenditori della Commissione europea e finalizzato a migliorare lo spirito imprenditoriale, l’internazionalizzazione e la competitività di micro, piccole e medie imprese di recente installazione nonché di potenziali imprenditori nell’UE. Obiettivo del progetto è realizzare 50 azioni di scambio rivolti ad imprenditori emergenti con una business idea innovativa e preferibilmente basata sulla tecnologia. Il progetto prevede per i giovani imprenditori la possibilità di trascorrere un periodo di tempo (da 1 6 mesi) presso una piccole o media impresa in un altro Stato membro per acquisire esperienza diretta. L’ente gestore del progetto è Friuli Innovazione mentre i partner stranieri sono 4 tra cui il polo Sophia Antipolis. 2. Accordo tra Bioindustry Park del Canavese con il polo francese ADEBAG, Association for the Development of Bioindustry in the Grenoble Area; nella forma originale (dal 2006) l’accordo interessava solo l’Italia, la Francia e la Svizzera, ma dal 2008 è stato allargato anche ad altre Nazioni. Vi partecipano le regioni dell’arco alpino di Italia, Francia, Svizzera, Austria e Germania ossia Piemonte, Lombardia, Rhône-Alpes, Svizzera Occidentale, Tirolo e Baviera, le quali si costituisco come territorio unitario nel settore delle biotecnologie e danno vita a Alps Bio Cluster. Questi territori hanno formalizzato la creazione dell’Alps Bio Cluster un’iniziativa sostenuta dalla Commissione europea che mira a riunire risorse industriali, di ricerca e di formazione nei settori delle biotecnologie e del biomedicale. L’obiettivo è quello di riuscire a creare le condizioni necessarie per supportare lo sviluppo delle piccole e medie imprese di queste regioni a livello europeo ed internazionale, stimolandone l’innovazione attraverso la cooperazione a livello di territorio transalpino. Questo obiettivo è perseguito attraverso due linee d’azione: Autonomia e cura della persona e Nuove diagnosi e terapie ed entrambe convergono verso il fine di aumentare la competitività dei territori ed il benessere di chi vi abita attraverso la creazione di un contesto in cui le imprese biotech possano svilupparsi sfruttando i vantaggi competitivi offerti da tutti i territori coinvolti. Alps Bio Cluster sarà co-finanziato al 76% dalla Commissione europea per un periodo di tre anni (2008-2011) e il
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budget totale del progetto è di circa 1.8 milioni di euro. Durante questi tre anni i partner stimoleranno la cooperazione a livello trans-alpino tra centri di ricerca, Università, imprese start-up e PMI creando reti tematiche che raggrupperanno risorse dal mondo accademico, industriale e della formazione. 3. Accordo tra Environment Park ed il Tecnôpole de l’Environnement; il Tecnôpole raggruppa 3 poli di competitività Gestion des Risques et Vulnérabilité des Territoires, Trimatec et Capénergies ma anche due Poli Regionali di Innovazione e Sviluppo Economico: Eco-entreprises et Développement Durable et Bâtiment Durables Méditerranéens. L’accordo tra Environment Park ed il Tecnopolo francese risale al 2007 e riguarda lo sviluppo di progetti internazionali sulle tematiche ambientali e d’innovazione. L’accordo è finanziato dai firmatari e verte sulla cooperazione transfrontaliera per attività di trasferimento tecnologico, scambio di buone pratiche e coinvolgimento in progetti trasfrontalieri e/o europei. 4. Accordo tra Environment Park e il polo francese TENERRDIS (polo per le energie rinnovabili); tale accordo è stato firmato nel 2007 e ha portato alla presentazione ed approvazione del progetto PITER nell’ambito del 7 PQ, area Capacità. Al progetto partecipano Regione Rhône Alps (coordinatore - Francia), TENERRDIS (Francia), Regione Piemonte (Italia), Environment Park (Italia) ed Alma Consulting Group (Francia). L’obiettivo principale del progetto PITER è quello di supportare contemporaneamente la riduzione delle emissioni di CO2 e lo sviluppo delle economie regionali attraverso la ricerca in energie rinnovabili. Viene incoraggiato l’apprendimento reciproco attraverso lo scambio di buone pratiche, la valutazione e la mappatura delle attività. Il progetto ha durata biennale ed è stato rinnovato anche per il periodo 2009-2010 con un budget di 665717€ di cui 569 992 € cofinanziati dall’ Unione Europea. 5. Accordo tra Environment Park e il polo francese Association Chimie-Environnement Lyon Rhône-Alpes, Axelera (polo per la chimica verde); tale accordo è stato firmato nel 2008 ed ha come obiettivo quello di creare una “factory of the future” attraverso lo scambio di buone pratiche e attraverso l’implementazione di nuove tecnologie eco-sostenibili e una più stretta cooperazione su progetti R&D a carattere internazionale.
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6. Accordo tra il Polo Tecnologico Padano (PTP) ed il polo francese Qualimed (polo agroalimentare); tale accordo è stato firmato nel 2007 e riguarda la possibilità di svolgere progetti di ricerca in comune e attività di soft landing nel settore delle incubazioni di impresa. La ricerca in comune si è concretizzata nella realizzazione di un grosso progetto sulle tematiche della resistenza alle malattie nel riso. Per quanto riguarda l’attività di accompagnamento allo sviluppo delle imprese si tratta essenzialmente di offrire spazi e servizi ad aziende francesi che vogliono esplorare il mercato italiano e viceversa. 7. Accordo tra il Polo Tecnologico Padano (PTP) ed i polo francesi Qualimed (polo agroalimentare) e Alimentec (polo agroalimentare); L’accordo riguarda il progetto europeo ABC Network. ABC Network è un progetto istituito nell’ambito di Europe Innova, che si è svolto nel corso del triennio 2006-2008 e che ha visto il coinvolgimento di otto partner europei (Parco Tecnologico Padano come coordinatore, Oslo Teknopol, Agrobiopole Wallon, Agropolis (polo Qualimed), South Great Plain Regional Development Agency, Alimentec, Finlombarda, Laclave Allemand Associés). L’obiettivo principale di ABC Network consisteva nella creazione di un network tra alcuni dei più innovativi cluster europei sulle biotecnologie alimentari al fine di stimolare e promuovere nuove attività di clustering nel settore delle biotecnologie animali e vegetali applicate al settore agro-alimentare. Il budget destinato è stato di 798.292,00 €. Attraverso un approccio multi-livello, il progetto si proponeva di facilitare la nascita di strategie comuni e l’individuazione di una serie di strumenti per la gestione dei cluster operanti nel settore agro-food. Questo nell’ottica di sviluppare delle raccomandazioni sulle policy che sono state presentate alla CE alla conclusione del progetto nel giugno 2008. Proprio in tale sede è emerso come sia necessario rafforzare la cooperazione fra cluster così come l’apparato finanziario legato al settore.
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Capitolo VI Aspetti fiscali dei contributi comunitari, nazionali e regionali all’innovazione 6.1 L’ORGANISMO PAGATORE REGIONALE E LA CONTABILIZZAZIONE DEI CONTRIBUTI COMUNITARI NEL BILANCIO AZIENDALE, PREMESSA Come anticipato nel capitolo 3, i finanziamenti europei nell’ambito della Politica di Coesione comunitaria vengono lasciati in gestione alle Regioni le quali utilizzano i fondi comunitari, nazionali e regionali per attuare i Programmi Operativi Regionali, POR. A loro volta le Regioni possono creare/controllare delle società che si occupano della gestione di tutti i fondi a disposizione (somma di quelli propri, statali ed europei), che sono rivolti all’innovazione, allo sviluppo urbano, rurale, ambientale, sostegno alle classi sociali in difficoltà…ecc. Tali società si chiamano “Organismi Pagatori Regionali”, OPR. Per quanto riguarda il Piemonte, l’OPR è Finpiemonte una società in house della Regione Piemonte partecipata, con quote di minoranza, da numerosi Enti Locali e dalle Camere di Commercio. Di questa impresa e del suo bilancio ne parlerò approfonditamente nel paragrafo 6.3. In questo capitolo tratterò però non solo del bilancio del soggetto che è incaricato dell’erogazione dei fondi ma anche di quello delle imprese che ricevono tali finanziamenti e che devono iscriverli in contabilità. Vi sono diversi tipi di contributi e per ognuno sono richieste delle scritture contabili specifiche che verranno brevemente presentate.
6.2 LA CONTABILIZZAZIONE DEI CONTRIBUTI ALL’INNOVAZIONE I contributi siano essi comunitari, nazionali o regionali possono aver diversa natura e a seconda di quest’ultima la rendicontazione richiesta dalle norme è differente. I contributi si distinguono nelle seguenti tre categorie: 1. contributi in conto esercizio: hanno la funzione di integrare i ricavi dell’azienda (laddove si verifichino, ad esempio, situazioni congiunturali
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tali da incidere negativamente sull’attività dell’impresa) o di ridurre i costi d’esercizio che le imprese sostengono per esigenze legate all’attività produttiva (ad esempio i costi per l’acquisto di fattori produttivi – a condizione che non costituiscano beni ammortizzabili –, per il personale, ecc…); 2. contributi in conto capitale: hanno lo scopo di arricchire patrimonialmente l’impresa ma non sono collegati all’obbligo di effettuare uno specifico investimento; 3. contributi in conto impianti: sono concessi specificatamente in relazione all’acquisto di beni ammortizzabili. Il trattamento fiscale dei suddetti contributi varia in funzione della natura degli stessi, come di seguito sintetizzato: • contributi in conto esercizio (art. 53 - comma 1 - lett. f), D.P.R. n. 917/1986). Possono essere erogati da qualunque soggetto, anche diverso dallo Stato o da altri enti pubblici. Sono da considerarsi ricavi e concorrono a formare il reddito per competenza, indipendentemente quindi dalla effettiva percezione del contributo (principio della competenza economica). Secondo lo schema obbligatorio di cui all’art. 2425 del Codice Civile, i contributi in conto esercizio vanno iscritti alla voce A.5 (“Altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio”) del conto economico. Così ad esempio un finanziamento comunitario (per ipotesi un finanziamento della mobilità dei ricercatori) riguardante ricerche avvenute nell’anno in t=0 ma incassato dall’impresa nell’anno t=1 partecipa alla formazione del reddito nell’anno t=0 e viene considerato come un ricavo partecipante alla determinazione dell’utile. La rilevazione in contabilità dei contributi in conto esercizio avviene attraverso la seguente scrittura:
Figura 73 Rilevazione contabile dei contributi in conto esercizio
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• contributi in conto capitale (art. 55 - comma 3 - lett. b) - D.P.R. n. 917/1986). Rilevano nel momento in cui entrano nella disponibilità materiale e giuridica del percettore, ovvero al momento dell’incasso. Costituiscono una sopravvenienza e, a partire dall’esercizio 1998, possono concorrere alla formazione del reddito o interamente nell’esercizio in cui sono incassati o, in quote costanti, in questo e nei successivi esercizi, ma non oltre il quarto. L’imputazione in bilancio avviene in base al principio di competenza, mediante collocazione nella voce E.20 tra i “Proventi straordinari”. Così ad esempio un finanziamento comunitario sotto forma di rimborso delle spese di R&S sostenute dall’impresa nell’anno t=0 il cui versamento del rimborso avviene nell’anno t=1, partecipa alla definizione del reddito nell’anno t=1 e può essere iscritto per il 100% del valore nell’anno t=1 oppure in quote annuali costanti fino al massimo all’anno t=4. (quindi ¼ del rimborso iscritto nel bilancio) a partire dall’anno t=1. La rilevazione in contabilità dei contributi in conto esercizio avviene attraverso la seguente scrittura:
Figura 74 Rilevazione contabile dei contributi in conto capitale • contributi in conto impianti (art. 53 - comma 3 - lett. b) - D.P.R. n. 917/1986). La concessione è specificatamente condizionata dalla legge all’acquisto di beni ammortizzabili. Esistono come specifica categoria dall’esercizio 1998. Concorrono alla formazione del reddito in base al principio di competenza. Nel rispetto dei dettami della tecnica contabile relativi all’acquisto di beni ammortizzabili i contributi in conto impianti devono essere accreditati al conto economico in maniera graduale, tenuto conto della vita utile del cespite. Al riguardo, si ritiene che i contributi in conto impianti debbano partecipare alla formazione del reddito, ma possano essere contabilizzati nei seguenti due modi: a. il contributo viene portato a diretta riduzione del costo del bene ammortizzabile a cui si riferisce; così facendo, il contributo, senza essere
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evidenziato in conto economico, concorre alla formazione del reddito d’esercizio attraverso le minori quote di ammortamento
b. assimilazione del contributo ad un ricavo differito, con conseguente imputazione al conto economico dello stesso e rinvio per competenza agli esercizi successivi attraverso l’iscrizione di risconti passivi. In questo caso il contributo viene iscritto nel conto economico alla voce A.5 “altri ricavi e proventi” e negli esercizi successivi ripreso sotto forma di risconto passivo. Se si sceglie di utilizzare la tecnica in base alla quale il contributo viene portato a diretta riduzione del costo storico del cespite (caso a.) le scritture contabili nel corso dell’esercizio saranno le seguenti:
Figura 75 Rilevazione contabile dei contributi in conto impianti quando portati a diretta riduzione del costo Come si può vedere il contributo si estrinseca in un minore ammortamento grazie a un ridotto valore del cespite acquistato. Infatti il costo del cespite, inizialmente di 100€, grazie al contributo di 40€ diventa di 60€ e l’ammortamento si calcola su questi 60€ invece che su 100€, riducendo così il costo dell’investimento nell’impianto. La rilevazione dei contributi in conto impianti secondo la tecnica dei risconti passivi avviene, invece, con le seguenti scritture:
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Figura 76 Rilevazione contabile dei contributi in conto impianti quando si usano i risconti passivi In questo caso il contributo viene considerato come “altro ricavo e provento” (voce Contributi in conto impianti) e l’ammortamento è pagato sul costo storico di 100€. L’aiuto del contributo si estrinseca in un’entrata finanziaria distribuita nel corso del tempo attraverso i risconti passivi.
6.3 FINPIEMONTE: L’ORGANISMO PAGATORE REGIONALE PIEMONTESE Finpiemonte S.p.A. è una società finanziaria pubblica che opera da oltre trent’anni a sostegno dello sviluppo e della competitività del territorio piemontese. Si tratta di una società in house della Regione Piemonte ed è partecipata, con quote di minoranza, da numerosi Enti Locali e dalle locali Camere di Commercio.
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Nei suoi trenta anni di attività Finpiemonte ha erogato fondi regionali e comunitari a oltre 50.000 beneficiari, per un importo complessivo che supera 1,7 miliardi di euro, ha partecipato alle più importanti operazioni di sviluppo urbano e territoriale ed ha offerto servizi e competenze tecniche qualificate a sostegno dell’elaborazione delle politiche di sviluppo dei suoi azionisti. L’attività riguarda l’erogazione di fondi sia comunitari che nazionali, regionali e provinciali ed interessa non soltanto le imprese ma anche i cittadini. La finanza agevolata è l’attività principale di Finpiemonte S.p.A, sia in termini di impatto sullo sviluppo del territorio, sia in termini di flussi finanziari e di risorse dedicate. Finpiemonte gestisce i processi necessari alla valutazione, all’erogazione e al controllo delle agevolazioni a valere su leggi e provvedimenti di origine comunale, provinciale, regionale, nazionale e comunitaria. Sono destinatari delle misure di finanza agevolata gestite dall’OPR le imprese industriali piccole, medie e grandi, quelle artigiane, commerciali, dei servizi e del turismo, le cooperative, gli enti locali e i soggetti no-profit. Infine, alcune misure, quali quelle a sostegno del risparmio energetico e dell’utilizzo di fonti rinnovabili, hanno come destinatari primari i singoli cittadini. L’attività di gestione dei finanziamenti è in costante crescita sotto il profilo dell’ammontare dei fondi erogati, come dimostra la serie storica degli ultimi 10 anni che passa da 50 milioni di euro nel 1999 agli oltre 300 milioni del 2009. Attualmente sono 34 le misure di finanza agevolata gestite da Finpiemonte 12 delle quali riguardanti la Politica di Coesione comunitaria. Al fine di promuovere contenuti tecnologici, sociali, culturali ed economici per lo sviluppo del territorio Finpiemonte detiene partecipazioni nelle Società di Gestione dei Parchi Scientifici e Tecnologici, negli Incubatori e nei Distretti Tecnologici e nelle Fondazioni. Le strutture partecipate sono: Bioindustry Park S.p.A, Environment ParkS.p.A, Parco Scientifico Tecnologico e delle Comunicazioni in Valle Scrivia S.p.A, Tecnogrand S.p.a, Tecnoparco del Lago Maggiore S.p.A., Virtual Reality & Multi Media Park S.p.A, Consorzio Torino Time, Fondazione Torino Wireless, Incubatore del Politecnico S.c.p. aI3, Società per la gestione Incubatore Imprese Universita’ di Torino S.c.r.l. - 2I3T ed Incubatore di Impresa del Polo di Innovazione di Novara S.c.r.l. L’art 7 del Regolamento di funzionamento e contabilità di Finpiemonte stabilisce che “L’Organismo Pagatore, svolge le funzioni di autorizzazione, esecuzione e contabilizzazione delle spese e delle entrate afferenti gli aiuti, contributi, premi e interventi comunitari, previsti dalla normativa dell’Unione Europea, secondo le norme fissate dal Regolamento (CE) n. 1258/99 e n. 1663/95”. Nell’attuazione delle funzioni sopra elencate Finpiemonte è tenuto ad effettuare i seguenti controlli:
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a) controllo amministrativo/tecnico: è di norma svolto dai soggetti incaricati dell’istruttoria delle domande; consiste nella verifica delle condizioni di ammissibilità delle stesse e nella verifica della correttezza tecnica e formale della documentazione allegata ad esse; b) controlli incrociati nell’ambito del SIGC (Sistema Integrato di Gestione e Controllo): consente la verifica dei dati dichiarati dal richiedente tramite la domanda di contributo e la documentazione allegata con le informazioni contenute nelle base dati alfanumeriche e grafiche dell’Ente c) controllo oggettivo: consiste nella verifica oggettiva in loco del rispetto delle condizioni di concessione degli aiuti e dei premi e verte almeno su un campione nazionale o regionale rappresentativo delle domande; il tasso di controllo e i criteri di estrazione del campione, tenuto conto dell’analisi di rischio, sono stabilite in conformità della normativa comunitaria, nazionale e regionale; d) controllo di secondo livello: è effettuato dal Servizio Tecnico e/o da un soggetto esterno e consiste nel verificare la ripetibilità dei controlli dei soggetti delegati. Il controllo sull’attività dell’OPR è invece realizzato da tre soggetti: UNIONE EUROPEA, AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) e dall’Organismo di Certificazione incaricato annualmente di certificare i conti dell’ Organismo Pagatore. Proprio in merito alla contabilità di Finpiemonte l’art 13 del Regolamento di funzionamento e contabilità stabilisce che: 1. L’Organismo Pagatore, nel rispetto della vigente normativa comunitaria, adotta un sistema di gestione contabile ispirato ai principi del bilancio di cassa; 2. La contabilità relativa ad aiuti, premi e contributi comunitari e nazionali cofinanziati è formulata in termini finanziari di sola cassa. La gestione registra unicamente i movimenti finanziari relativi alle entrate ed alle spese delle diverse tipologie di aiuto. Questa gestione è nettamente distinta e separata da quella inerente il funzionamento dell’Organismo Pagatore. A tal fine sono istituiti distinti conti partitari e capitoli per la contabilizzazione delle entrate e delle spese comunitarie connesse o cofinanziate; 3. L’esercizio finanziario, nel rispetto della normativa comunitaria, ha durata annuale e termina con la definizione di un bilancio d’esercizio.
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6.3.1 IL BILANCIO CONSOLIDATO 2008 DI FINPIEMONTE L’assemblea dei soci Finpiemonte S.p.A. in data 1 luglio 2009 ha approvato il Bilancio al 31.12.2008, che evidenzia un utile di esercizio di Euro 1.204.582,30. Per quanto riguarda la sua attività prioritaria, quella relativa alla finanza agevolata, l’OPR, ha gestito nel corso dell’esercizio 2008 oltre quaranta provvedimenti di agevolazione, attraverso l‘esame di circa settemila domande di finanziamento, erogando poco meno di duecentocinquanta milioni di euro. Nel 2008 si è proceduto a continuare il processo di ristrutturazione delle società partecipate (i Parchi Scientifici e Tecnologici e gli Incubatori) iniziato nell’esercizio precedente; a tal proposito, in coerenza con le direttive impartite dall’amministrazione regionale, è stata avviata un’incisiva attività volta alla specializzazione della missione dei Parchi Scientifici e Tecnologici, per riportarli, anche attraverso una complessiva rivisitazione degli assetti gestionali e di controllo, a una più coerente e corretta attività di stimolo e promozione della vocazione innovativa del territorio, che si rifletterà nei prossimi esercizi sul miglioramento dei loro risultati economici. I dati dimostrano che i parchi scientifici e tecnologici tendono ad una stabilizzazione della loro situazione, contenendo in molti casi la perdita rispetto all’esercizio precedente, a dimostrazione che la due diligence disposta da Finpiemonte S.p.A. inizia a produrre i risultati auspicati e, se questo trend verrà confermato, nel prossimo esercizio si potrà probabilmente raggiungere un sostanziale pareggio per tutte le realtà.
Figura 77 Partecipazioni detenute da Finpiemonte, in euro Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008
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Figura 78 Risultato d’esercizio delle strutture controllate, in euro Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008 Le attività connesse alla gestione dei regimi di aiuti affidati alla Società sono proseguite nell’esercizio 2008 ad un volume sostenuto, come evidenziato nella tabella che segue:
Figura 79 Richieste dell’anno 2008 Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008 Per quanto concerne l’allocazione dei fondi erogati, si osserva, accanto al consolidato sostegno ai tradizionali settori del tessuto economico piemontese, primo tra tutti l’artigianato, una decisa focalizzazione sull’innovazione e la ricerca, in coerenza con gli orientamenti strategici espressi dalla Regione:
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Figura 80 Aree alle quali sono stati erogate i finanziamenti nell’anno 2008 Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008 Come si può vedere dal grafico l’innovazione è l’area alla quale è stata destinato l’ammontare di risorse più alto con circa 20 milioni di euro in più rispetto alla seconda area più sostenuta finanziariamente, l’artigianato. Proprio nell’ambito di innovazione e ricerca, anche in connessione alle esigenze di sostenibilità ed efficienza energetica, si registrano le principali nuove commesse avviate nel corso del 2008. Esse sono: 1. Azione di coordinamento Manunet 2008 (L.r. 34/08), che finanzia progetti di ricerca industriale e/o di sviluppo pre-competitivo, presentati da raggruppamenti di imprese, di cui almeno una ubicata in Piemonte e almeno una ubicata fuori dal territorio italiano; 2. Misura Ri.3 (L.r. 34/08), che finanzia programmi di innovazione nel processo produttivo, di ecoinnovazione, di miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre che l’introduzione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione; 3. Misura I e II (POR FESR 07/13 – Asse II), volte ad agevolare gli investimenti delle PMI per produrre energia sfruttando le fonti rinnovabili e/o migliorare l’efficienza energetica dei processi e per attiva-
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re nuove linee di produzione di sistemi legati alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica. Alla data del 31/12/2008 il valore della produzione scende, rispetto al passato esercizio a 8,2 milioni di euro. La composizione percentuale dei ricavi delle prestazioni evidenzia che i medesimi derivano per l’86% da affidamenti per la realizzazione di attività strumentali alle funzioni della Regione Piemonte:
Figura 81 Aree alle quali sono stati erogate i finanziamenti nell’anno 2008 Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008 Per quanto concerne i costi della produzione, un primo confronto tra i due esercizi evidenzia un decremento complessivo della voce pari al 18,3% (-2,5 milioni di euro). I costi per materiali di consumo diminuiscono del 31,7%, per servizi del 24,3%, per godimento beni di terzi del 7,6%, per il personale dell’8,9%, per ammortamenti dell’8,7% e per oneri diversi di gestione del 43%. Passando ad esaminare la voce proventi e oneri finanziari il confronto con l’esercizio precedente evidenzia un decremento complessivo mentre per quanto riguarda i proventi ed oneri straordinari vi è stato un aumento positivo di quasi 300 mila euro. L’esercizio 2008, come anticipato si è chiuso con un utile di 1.204.582 euro, in crescita rispetto all’esercizio precedente del 29.5%. Per quanto riguarda l’evoluzione prevedibile della gestione Finpiemonte ritiene che il 2009 sarà prevedibilmente l’esercizio in cui si raggiungerà la massima intensità le misure a valere sui fondi strutturali 2007-2013, con prevedibile notevole aumento delle attività di Finpiemonte S.p.A. Sempre sul fronte dei ricavi, la Società vedrà prevedibilmente aumentare la propria azione sull’assistenza tecnica alle politiche di sviluppo, anche in ragione delle nuove competenze di cui si sta dotando nel settore degli strumenti finanziari a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo, così come in quello della finanza di progetto.
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Figura 82 Stato Patrimoniale di Finpiemonte al 31/12 2008 Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008
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Figura 83 Conto Economico di Finpiemonte al 31/12 2008 Fonte: bilancio consolidato Finpiemonte, 2008
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Conclusioni Sin dall’antichità i rapporti tra l’Italia e la Francia, per via della prossimità geografica e della vicinanza delle due culture, sono sempre stati intensi e hanno riguardato sia aspetti economici che sociali. La partecipazione all’Unione europea non ha fatto altro che rafforzare ulteriormente queste relazioni aggiungendo però un aspetto finanziario importante (un sostegno economico rilevante) che permette di raggiungere risultati particolarmente positivi nel campo dell’innovazione congiunta ma anche della migliore qualità della vita dei cittadini nei due Paesi. In questo senso quindi nel caso italo-francese l’Europa ha agito come fattore di consolidamento di relazioni comunque già esistenti ed il sostegno economico comunitario di fatto è semplicemente un mezzo attraverso il quale ottenere risultati maggiori di quelli che i due Paesi riuscirebbero a raggiungere da soli. Quindi, a differenza di altri Stati membri che hanno imparato a conoscersi ed a collaborare solo dopo la nascita dell’UE, nel caso italo-francese il fare parte dell’Unione ha funto da rafforzativo e non da primo collante relazionale. A sostegno di quanto scritto sopra vi è il fatto che la Francia è uno dei partner principali dell’Italia a livello europeo e che, anche al di là del finanziamento e cofinanziamento comunitario, vi sono numerose collaborazioni tra gli enti ed imprese dei due Paesi. Basti pensare alle collaborazioni universitarie che per più del 50% non sono finanziate a livello comunitario ma solo interno. Questo dimostra quanto la voglia di continuare a collaborare esista, sia grande ma anche abbastanza slegata dall’incentivo finanziario comunitario. Molti importanti risultati sono stati raggiunti negli anni ma la strada da percorrere è ancora lunga. Bisogna continuare a crederci ed a investire per rafforzare le relazioni instaurate. Soprattutto bisogna stimolare i soggetti della ricerca a collaborare sempre di più facilitando l’accesso ai finanziamenti e riducendo le pratiche burocratiche rilevanti che al momento esistono e che richiedono grande dispendio di energia, talvolta perfino scoraggiando i richiedenti. La crescente attenzione alla R&S da parte degli Stati e della Commissione europea si estrinsecherà sempre di più in misure di incentivo all’innovazione congiunta perché la volontà è quella di evitare la duplicazione di progetti in sviluppo che spesso si è verificata in passato. L’attenzione all’ambiente, alle energie pulite e rinnovabili apre la strada a sperimentazioni importanti dalle quali dipenderà il benessere delle generazioni future, europee e non: non è un caso che moltissimi progetti realizzati tra Enti pubblici di ricerca, tra PST, distretti e Poli di competitività italiani e francesi riguardino proprio le energie pulite. Gli strumenti attraverso i quali realizzare questi progetti vi sono e sono
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numerosi: a livello comunitario troviamo i Programmi Quadro per la Ricerca Scientifica, la Politica di coesione comunitaria, il CIP ed Eureka, a livello nazionale vi è ad esempio il Programma Nazionale della Ricerca, a livello regionale diversi bandi per il finanziamento di progetti innovativi (es Bando Protein per il Piemonte). Per quanto riguarda l’innovazione la volontà è quella di far progressivamente diventare l’Europa come un unico grande Stato, uno Spazio Europeo della Ricerca. Vi sono però ancora molti ostacoli da superare. Primo fra tutti l’investimento medio nella ricerca degli Stati. L’obiettivo di Lisbona di investimenti pari al 3% del PIL entro il 2010 non sarà raggiunto: nel 2009 l’investimento è stato mediamente dell’ 1.84% e quindi, ragionevolmente, nel 2010 non si riuscirà a colmare il gap, soprattutto perché gli Stati stanno attraversando difficoltà a causa della crisi economica e hanno meno risorse finanziarie. Altro ostacolo è quello della presenza di Stati membri che hanno un livello di “innovatività” differente. La Francia investe in innovazione più dell’Italia ma meno dei Paesi nordici. I catching up country sono ancora più in ritardo su questo aspetto: la mancanza di strutture per la ricerca e la scarsità di fondi disponibili rende questi Paesi poco competitivi e poco interessanti agli occhi di terzi per la realizzazione di collaborazioni. La soluzione è quella di continuare ad aiutare i Paesi meno innovativi a sviluppare strutture di ricerca all’avanguardia e parallelamente stimolare i Paesi innovation leader, follower e moderate innovator a continuare ad investire. Su un punto si è però tutti d’accordo: la ricetta per uscire dalla crisi è proprio l’innovazione che porta alla creazione di nuovi prodotti e servizi, stimola la domanda, porta alla creazione di nuovi posti di lavoro e in definitiva fa progredire le nazioni e aumenta il benessere delle persone. Il benessere nostro e delle generazioni future è direttamente proporzionale all’investimento in R&S che riusciremo a fare oggi e domani: il tempo speso in sperimentazioni, studi e realizzazione di progetti ci verrà restituito a breve sotto forma di una qualità della vita superiore ed un futuro più sostenibile.
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Documenti
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Siti internet
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CNR, www.cnr.it CORDIS, www.cordis.europa.eu Osservatorio nazionale sui distretti tecnologici, www.distretti-tecnologici.it Econsulenza, www.econsulenza.eu ENEA, www.enea.it Enterprise Europe Network, www.enterprise-europe-network.ec.europa.eu Eureka, www.eureka.be Europa, www.europa.eu Fondazione Crui, www.fondazionecrui.it Globus, www.globus.cameradicommerc Governo francese, www.competitivite.gouv.fr Il Sole 24 ore on-line, www.ilsole24ore.com IMAST, www.imast.biz Interreg IVC, www.interreg4c.net Italia Francia Marittimo, www.maritimeit-fr.net/ Italian Network, www.italiannetwork.it Knowledge4Innovation, www.knowledge4innovation.eu Minister de l’Economie, de l’Industrie et de l’emploi Ministero della Pubblica Istruzione, www.pubblica.istruzione.it Ministero dello Sviluppo Economico, www.dps.tesoro.it Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, www.miur.it Pôle de compétitivité, www.competitivite.gouv.fr Pro-Inno Europe, www.proinno-europe.eu PSTL - Parco scientifico e tecnologico della Liguria, www.pstliguria.it Regione Piemonte, www.regione.piemonte.it Ricerca italiana, www.ricercaitaliana.it/distretti.htm Teqnopolis, www.teqnopolis.eu Territori in rete per l’Europa, www.territori.formez.it Università degli Studi di Genova, www.unige.it Università degli Studi di Trento, www.portale.unitn.it Veneto Nanotech, www.venetonanotech.it
Riviste
• Innovare, Editrice L’Ammonitore, dicembre 2009
• Finanza mercati, Editori PerlaFinanza, novembre 2007
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Indice Introduzione
pag. 10
Capitolo I La ricerca scientifica in europa, francia ed italia 1.1 L’attenzione dell’ Unione Europea all’innovazione 1.2 Lo stato della ricerca in Europa 1.3 Lo stato della ricerca in Francia 1.4 Lo stato della ricerca in Italia
pag. 13 pag. 15 pag. 20 pag. 24
Capitolo II La struttura e gli attori della ricerca in francia ed in italia 2.1 Il sistema di ricerca ed innovazione francese 2.2 Il sistema di ricerca ed innovazione italiano 2.3 I poli di competitività francesi: protagonisti della ricerca d’oltralpe 2.4 I cluster italiani 2.5 I parchi scientifici e tecnologici italiani protagonisti della ricerca dagli anni ’90 2.6 I distretti tecnologici italiani
pag. 30 pag. 37 pag. 42 pag. 46 pag. 47 pag. 52
Capitolo III Gli strumenti di finanziamento dell’innovazione 3.1 Il finanziamento dell’innovazione e della cooperazione tra Italia e Francia 3.2 I finanziamenti comunitari 3.2.1 Il Programma Quadro della Comunità Europea 3.2.1.1 I meccanismi di finanziamento previsti dal 7° Programma Quadro 3.2.1.2 Lo stato di attuazione del 7° Programma Quadro in Italia ed in Europa 3.2.2 La politica di coesione comunitaria: i fondi strutturali ed il loro ruolo di incentivo all’innovazione 3.2.2.1 L’applicazione della politica di coesione comunitaria negli Stati membri 3.2.3 Il Programma Europeo per la Competitività e l’Innovazione 3.2.4 L’iniziativa Eureka 3.2.5 Il programma comunitario Socrates/Erasmus 3.3 Gli aiuti nazionali all’innovazione 3.3.1 Il caso italiano 3.3.2 Il caso francese
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Capitolo IV Gli accordi per la promozione dell’innovazione tra l’italia e la francia 4.1 Panoramica sugli accordi esistenti pag. 84
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4.2 L’accordo di cooperazione scientifica tra il Governo della Repubblica Francese ed il Governo della Repubblica Italiana 4.3 La partecipazione delle imprese italiane insieme ad imprese ed enti francesi ai Programma Quadro Comunitari 4.4 Il Programma di Cooperazione transfrontaliera Alcotra 4.5 Il Programma di Cooperazione transfrontaliera Italia-France Maritime 4.6 Il Programma di Cooperazione transnazionale Mediterraneo 4.7 Il Programma di Cooperazione transnazionale Spazio Alpino 4.8 Il Programma di Cooperazione interregionale Interreg IVC 4.9 I Progetti dell’iniziativa Eureka ai quali partecipano partner italiani e francesi Capitolo V I soggetti degli accordi 5.1 Panoramica sugli accordi tra Enti pubblici di ricerca, Università e tra Istituzioni private italiane e francesi 5.2 Gli accordi tra Enti pubblici di ricerca italiani e francesi 5.2.1 L’accordo tra CNR e CNRS 5.2.2 L’accordo ASI e CNES 5.2.3 Gli accordi tra l’ENEA ed Enti pubblici di ricerca francesi 5.2.4 Progetti tra l’ENEA ed Enti francesi finanziati dall’Unione Europea 5.2.5 Progetti bilaterali tra l’ENEA e gli Enti pubblici francesi 5.2.6 Progetti multilaterali tra l’ENEA ed i partner francesi 5.2.7 Iniziative internazionali alle quali partecipano l’ENEA ed Enti pubblici di ricerca francesi 5.3 Gli accordi tra le Università italiane e quelle francesi 5.3.1 L’Università Italo-Francese 5.4 La dimensione della collaborazione tra le Università italiane e francesi 5.5 Gli accordi tra le imprese italiane e francesi 5.6 Gli accordi tra i Distretti industriali italiani ed i Poli di Competitività francesi 5.7 Gli accordi tra i Parchi Scientifici e Tecnologici italiani ed i Poli di Competitività francesi
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pag. 120 pag. 124 pag. 124 pag. 127 pag. 128 pag. 129 pag. 132 pag. 133 pag. 134 pag. 135 pag. 136 pag. 138 pag. 146 pag. 147 pag. 148
Capitolo VI Aspetti fiscali dei contributi comunitari, nazionali e regionali all’innovazione 6.1 L’Organismo Pagatore Regionale e la contabilizzazione dei contributi comunitari nel bilancio aziendale, premessa pag. 152 6.2 La contabilizzazione dei contributi all’innovazione pag. 152 6.3 FINPIEMONTE: l’Organismo Pagatore Regionale piemontese pag. 156 6.3.1 Il bilancio consolidato 2008 di FINPIEMONTE pag. 159 Conclusioni
pag. 166
Bibliografia
pag. 168
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Finito di stampare nel mese di novembre 2010
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