Prefazione
La nostra Camera di Commercio di Nizza ha già compiuto il suo undicesimo anno di vita e continua la sua attività, forte dei suoi dinamici soci italiani e francesi. I successi ottenuti finora dimostrano che occorre tenere saldi i rapporti con i mercati europei, particolarmente con quelli più vicini. Se oggi questo interscambio aumenta è sicuramente grazie a persone come Luciana Falotico, la prima ad aver creduto nella necessità di una Camera di Commercio Italiana a Nizza e che è stata all’origine della sua creazione. Prematuramente scomparsa, la sua figura è quella di una donna coraggiosa, sincera, attenta, che ha speso la propria vita agendo nell’interesse del nostro Paese e dello sviluppo della nostra economia. Anche quest’anno vogliamo ricordarla con la nona edizione del Premio, un’iniziativa patrocinata dal Ministero italiano degli Affari Esteri, con il sostegno del Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e il Centro Stampa Offset di Imperia, che vuole dare ai giovani laureati la possibilità di farsi conoscere e di farsi strada nel mondo dell’imprenditoria. La tesi premiata è quella di Milena Viassone intitolata “Regional Competitiveness Index: un’applicazione comparativa alle regioni Piemonte e PACA (Provence Alpes Côte d’Azur)” All’interno di un contesto di globalizzazione, la dott.ssa Viassone si cala in una realtà più circoscritta, quella della regione, da cui prende spunto per definire la competitività regionale. Questo fenomeno sempre più attuale trae la sua importanza dall’attrattività politicoeconomica delle regioni, intese qui come unità territoriali statistiche (NUTS). L’obiettivo della ricerca di Milena è quello di delineare le caratteristiche di un modello di competitività regionale, individuando i driver di attrattività in una prospettiva più evoluta, e di applicare questo modello al Piemonte e alla regione PACA, tramite un’analisi comparativa, per poter attuare le possibili strategie. L’attualità del tema di questa tesi e la concretezza e utilità del modello di competitività regionale sono alcuni dei principali motivi per i quali abbiamo voluto premiare il suo eccellente lavoro. Le porgiamo i nostri migliori auguri di una brillante carriera.
Agostino Pesce Direttore generale
Préface
La Chambre de Commerce italienne de Nice, qui vient de célébrer son onzième anniversaire, continue son œuvre, soutenue par ses dynamiques associés italiens et français. Les succès obtenus jusqu’à présent démontrent qu’il faut maintenir de solides liens avec les marchés européens notament les plus proches. Si ces liens s’intensifient aujourd’hui, c’est certainement grâce à des personnes telle que Luciana Falotico, qui la première a cru en la nécessité d’une Chambre de Commerce Italienne à Nice, et qui a été à l’origine de sa création. Prématurément disparue, c’était une femme courageuse, sincère, attentive, qui agi toute sa vie dans l’intérêt de notre pays et pour le développement de notre économie. Cette année encore, nous voulons nous souvenir d’elle à travers la neuvième édition du Prix Falotico, un évènement soutenu par le Ministère Italien des Affaires Etrangères avec le soutien du Ministère du développement économique, en collaboration avec la Confédération Italienne de l’Artisanat et de la Petite et Moyenne Entreprise et le Centro Stampa Offset de Imperia, qui veut donner aux jeunes la chance d’émerger et de se frayer un chemin dans le monde de l’entreprise. La thèse qui a reçu le prix est celle de Milena Viassone intitulée « Regional Competitiveness Index : une application comparative aux régions Piémont et PACA (Provence Alpes Côte d’Azur)". Au sein de la mondialisation, Milena Viassone essaie d’analyser une réalité plus circonscrite dont elle s’inspire pour définir la compétitivité régionale. Cette dernière, qui constitue un phénomène de plus en plus actuel, puise son importance de l’attractivité politico-économique des régions en tant qu’unités territoriales statistiques (NUTS). L’étude de la lauréate vise à tracer les caractéristiques d’un modèle de compétitivité régionale, en considérant les indicateurs d’attractivité dans une perspective plus aboutie. Elle applique ensuite ce modèle au Piémont et à la région PACA, à travers une analyse comparative, afin de vérifier les stratégies possibles. Ce thème très attenant à l’actualité ainsi que le caractère concret et utile du modèle de compétitivité régionale créé par Mlle Viassone sont quelques-unes des raisons principales pour lesquelles nous avons voulu récompenser son excellent travail. Nous lui présentons toutes nos félicitations et nos vœux pour un avenir professionnel rayonnant.
Agostino Pesce Directeur géneral
Prefazione del Centro stampa Offset d’Imperia
Il nostro centro stampa Offset anche quest’anno è fiero di accompagnare la Camera di Commercio Italiana di Nizza nella realizzazione della nona edizione del Premio Falotico in memoria di una grande persona qual era la signora Luciana Falotico molto attenta ai problemi dei giovani e al loro ingresso nel mondo del lavoro. Insieme alla Camera siamo certi di come, per un giovane laureato, sia importante la gratificazione di vedere pubblicata e presentata in pubblico la propria tesi per incoraggiarlo e motivarlo ad affrontare il mondo del lavoro. La tesi premiata quest’anno analizza il problema della competitività regionale, dove la dottoressa Milena Viassone ha scelto di mettere allo specchio due regioni storicamente e geograficamente vicine: il Piemonte e la regione Provence Alpes Cote d’Azur. In un mondo come quello di oggi, dove la globalizzazione rischia di compromettere l’identità dei singoli paesi, è molto interessante riscoprire attraverso questa tesi, quanto sia importante non dimenticare la dimensione regionale riscoprendone i vantaggi. Augurando a tutti una buona lettura.
Giovanni Amadeo
AVANT-PROPOS DE LA SOCIETE GRAFICHE AMADEO C.S.O. D’IMPERIA
Notre centre d’imprimerie Offset a une fois de plus l’honneur d’épauler la Chambre de Commerce Italienne pour la réalisation de la neuvième édition du Prix Falotico en mémoire de Luciana Falotico, femme émérite, ô combien attentive aux problèmes des jeunes et à leur entrée dans la sphère du travail. Nous sommes conscients de l’importance de la gratification, pour un jeune lauréat, de voir sa thèse publiée et présentée au public, car cela contribue à l’encourager et à le motiver en vue de son avenir professionnel. L’étude qui a reçu le Prix cette année aborde le sujet de la compétitivité régionale. Mlle Milena Viassone a décidé de comparer deux régions proches aux niveaux historique et géographique: le Piémont et la région Provence Alpes Côte d’Azur. Dans un monde comme celui d’aujourd’hui, où la globalisation risque de compromettre l’identité des pays, il est très intéressant de redécouvrir, comme l’évoque si bien ce travail, l’importance de ne pas oublier la dimension régionale, en valorisant ses avantages. Bonne lecture à tous !
Giovanni Amadeo
–Introduzione–
Introduzione. I. Obiettivi e contributi innovativi.
Il tema della competitività regionale ha assunto un ruolo di rilievo nel dibattito economico internazionale dell‟ultimo decennio1. Il ruolo delle regioni nel nuovo contesto economico internazionale è vitale. Le regioni non sono solo sottosistemi nazionali e geografici ma anche entità spaziali e finanziarie essenziali dell‟economia globale2, aree all‟interno delle quali si sviluppa una determinata forma economicoorganizzativa, uno stile di vita ed una struttura3. La globalizzazione e l‟internazionalizzazione del tessuto imprenditoriale hanno provocato non solo un allargamento dei confini dei mercati di beni e servizi ma anche, paradossalmente, il ritorno al territorio come fattore primario di sviluppo delle differenti economie regionali4. Mentre è largamente riconosciuto il carattere di forte complessità caratterizzante il fenomeno della globalizzazione, è possibile identificare alcune rilevanti caratteristiche generali in tema di sviluppo regionale. La diminuzione dei costi di trasporto e lo sviluppo della comunicazione e delle tecnologie dell'informazione riducono considerevolmente l'importanza della distanza nella strategia imprenditoriale5. Le 1
Porter M., (2003), The economic performance of Regions, Regional Studies, 37, 549-578. Cassia L., Colombelli A., (2007), Do regional features impact on new firms growth? Empirical evidence from UK, 47th Congress of the European Regional Science Association, Paris, forthcoming. Kitson M., Iyer S., Toho B., (2005), Social capital, economic growth and regional development, Regional Studies, 39 (8), 1015-1040. Andersen P., (2006), Regional Clusters in a Global World: Production Relocation, Innovation, and Industrial Decline, California Business Review, 49 (1), 101-122. Ganzaroli A., Fiscato G., Pilotti L., (2006), A scoreboard to evaluate clusters‟ competitiveness in the knowledge-based economy. An empirical study on Emilia Romagna region, Paper provided by Department of Economics University of Milan Italy in its series Departmental Working Papers with number 2006-30. 2 Kotios A. & Tselios V., (2002), Globalisation, new economy and regional development, University of Thessaly Discussion Paper Series, 8 (4), 67-86. Scafarto T., Sansone M., Formisano V., Polese F., (2006), Assetti organizzativi e ruolo delle banche locali per lo sviluppo della competitività delle PMI- Convegno nazionale AIDEA –Roma ,Settembre. 3 Ferlaino F., Molinari P., (2006), Ricomposizioni territoriali tra ragioni funzionali e conflitto interistituzionale: il caso del Piemonte, XII Conferenza Italiana di Scienze Regionali. Fabbrini G. (a cura di), Gambino S., Regione e governo locale fra decentramento istituzionale e riforme. Esperienze e culture a confronto, Rimini, 1997. 4 Cafferata R., Cerruti C., (2005), Distretti industriali e agroalimentari. Esperienze a confronto, Aracne. 5 Sorenson O., Baum J.A.C., (2003) Geography and Strategy : The Strategic Management of Space and Place, Advances in Strategic Management, 20, 1-19.
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–Introduzione–
caratteristiche della globalizzazione (commercio internazionale, FDI, specializzazione e mobilità delle risorse umane, trasformazione di tecnologia) e la competitività internazionale hanno influenzato profondamente i territori6. Questo sviluppo spiega l‟aumento parziale della tendenza delle imprese verso il nomadismo7 che obbliga i territori a riconsiderare la loro inserzione nella concorrenza internazionale. Lo spazio ha sempre un suo peso nelle strategie ma in un senso allargato e complesso. Le imprese effettuano le proprie scelte localizzative ma raccolgono le risorse in una molteplicità di luoghi. Esse sono inserite allo stesso tempo in uno spazio locale e in territori molto distanti tra loro8. I territori sono così forzati a proporre risorse difficilmente trasferibili che incoraggiano le imprese a mantenere la propria attività. La capacità di sopravvivenza di un territorio proviene dunque dalla sua capacità di rigenerarsi, di assorbire risorse esterne9, di costruire risorse non trasferibili. Il gioco consiste quindi nel rinnovamento delle competenze chiave10. Questa “nuova competizione” è principalmente trasferita alla “competizione tra territori”, la quale è stata un‟interessante area di ricerca per molti studiosi, soprattutto negli ultimi trent‟anni, da quando è stata collegata ai drammatici cambiamenti nella distribuzione del potere economico. In questo nuovo contesto il ruolo delle regioni diviene vitale11. Su questo punto e secondo Lever and Turok12, i territori ed in particolare le regioni non competono nello stesso modo delle imprese commerciali. I territori competono al fine di incrementare la propria attrattività verso il potenziale
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Baccarani C, (2005), Baccarani C., Postilla: amo viaggiare in , Martomo U. Management dei sistemi territoriali. Gestione e marketing delle destinazioni turistiche., Giappichelli, Torino. Cariola A. , Costabile M. , Lanza A. , Monteforte D. , Raimondo M. A., (2003), Impresa e Territorio. L‟azione di Sviluppo Italia Calabria BIC per lo sviluppo economico e imprenditoriale, Sinergie Rapporti di ricerca, 16, Progetto di riferimento: Impresa e Territorio. Bagnasco A., (2006), Imprenditorialità e capitale sociale: il tema dello sviluppo locale, Stato e mercato, 3, 403-426. 7 Zimmermann J.B., (2002), Des clusters aux small worlds : une approche en termes de proximités. Géographie, Economie, Société, 4, 3-17. 8 Nachum L., Keeble D., (2003), MNE linkages and local clusters: Foreign and indigenous firms in the media cluster of Central London, Journal of International Management, 9 (2), 171-192. 9 Bacci L. (2002), The intangible determinants of competitiveness and their measurement: the case of regional analysis, PRISM Policy Implications Research Papers, WP03. Giuliani E., (2005), Cluster Absorptive Capacity. Why do some clusters forge ahead and others lag behind ?, European Urban and Regional Studies, 12 (3), 269-288. 10 Hamel G., Prahalad C.K., (2002), Competing for the future; Tata McGraw Hill, New Delhi. 11 Kotios A., Tselios V., (2002), Globalization, new economy and regional development, University of Thessaly Discussion Paper Series, 8 (4), 67-86. 12 Lever F., Turok I. (1999), Competitive cities : introduction to the review, Urban Studies, 5-6, 791-793.
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–Introduzione–
target di mercato (investimenti, turismo, grandi eventi, risorse umane specializzate13, infrastrutture moderne, alta tecnologia, attività innovative e sistemi14). Il concetto di regione è soggetto a varie interpretazioni (Harding, 2007)15. Certamente vi è una grande divergenza nei termini in cui le regioni sono analizzate all‟interno e tra le diverse discipline. Gli economisti regionali e i geografi cercano di fare una distinzione tra regioni funzionali e regioni formali16. Le regioni formali condividono le stesse caratteristiche su una o su un‟altra dimensione, come la struttura industriale, la storia, il linguaggio o essi possono appartenere alla stessa unità amministrativa o politica. Le regioni formali sono caratterizzate da cosa esse hanno in comune. Le regioni funzionali, comunque, sono connesse da differenze combinate con dipendenze comuni. Al fine di definire esaustivamente una regione è importante fornire una sistematica organizzazione e questo contributo proviene dagli studi geografici. Nella
geografia
economica
l‟approccio
alla
comprensione
e
alla
rappresentazione delle realtà territoriali ha trovato particolare applicazione in relazione alla tematica della regionalizzazione, dove, per “regione geografica”, si intende “qualsiasi forma di agglomerazione sociale, attrezzata con attività economiche ed interagente con l‟ecosistema naturale”. La nozione di regionalizzazione enfatizza i limiti della teorizzazione che può far coincidere il sistema territoriale con le amministrazioni riallocate istituzionalmente dall‟ordinamento legale e caratterizza una pluralità di programmi con la regione naturale, la regione amministrativa, la regione omogenea e la regione sistemica. La regione naturale ha un approccio sistemico ma soltanto con riferimento ai fattori fisici naturali e può essere individuata sulla base di criteri deterministici ambientali, tipici delle scienze naturali.
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Roth-Zanker R., (2001), How to attract managers and professionals to peripheral regions? Recruitment strategies in the Weser-Ems Region, Germany., European Planning Studies, 9 (1), 47-68 14 Santos D., (2000), Innovation and Territory: which strategies to promote regional innovation systems in Portugal., European Urban and Regional Studies, 7 (2), 147-157 15 Harding A., (2007), Taking City Regions Seriously? Response to Debate on „City-Regions: New Geographies of Governance, Democracy and Social Reproduction, International Journal of Urban and Regional Research, 31 (2), 443–458 16 In particolare, per regione geografica si intende “qualsiasi forma di agglomerazione sociale, fornita di attività eocnomiche e interagente con l‟ecosistema naturale”. Questo concetto è affrontato in Spinelli G., Scarpelli L., Ambiente, economia, ecosistemi. Dai limiti dello sviluppo alla sostenibilità, Kappa, Roma, 73.
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–Introduzione–
Al contrario la regione amministrativa ha, come unica caratteristica, l‟ordinamento giuridico da cui è delineata ed è, in un a certa prospettiva, una “non regione” ma soltanto una costruzione formale con lo scopo di descrivere un‟area specifica17. Più strettamente collegati ad un concetto sistemico sono i modelli di regione omogenea, funzionale e sistemica. La prima descrive una realtà con una stabile organizzazione, dove le interrelazioni tra le parti sono solide e creano interazioni meno frequenti ed intense. Come già accennato precedentemente, la regione funzionale è il risultato dello sviluppo delle attività industriali moderne per estensione, intensità e distribuzione spaziale. In questi modelli i processi di polarizzazione riguardano i centri urbani rendendo i dinamismi sistemici più frequenti, intensi e rapidi. Infine, la regione sistemica appare come la consapevolezza che un differente approccio dei percorsi di sviluppo economico può essere seguito. Esso affronta in un primo momento il problema della sintesi dell‟ecosistema naturale con quello socio-economico. Dal tentativo di fornire una definizione di questo concetto difficile, molte teorie di sviluppo regionale sono state create; partendo dal periodo post-bellico, molti ricercatori si sono domandati perché alcune regioni dello stesso Paese si sviluppano ad un ritmo differente. In particolare in questa monografia ci riferiamo al concetto di regione come divisione amministrativa in certi Paesi ed in particolare alla divisione in NUTS (Nomenclature d‟Unités Territoriales Statistiques) proposta dalla Commissione Europea. Molti studiosi hanno contribuito ad arricchire il bagaglio conoscitivo relativo alla competitività regionale18 per rispondere alle pressioni esterne attraverso l‟utilizzo
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Vallega A.,(1994), Geopolitica e sviluppo sostenibile, Il sistema Mondo nel XXI secolo, Mursia, Milano. 18 Porter M., (2003), The economic performance of Regions, Regional Studies, 37, 549-578. Poot J., (2007), Demographic Change and Regional Competitiveness: The Effects of Immigration and Ageing, Population Studies Centre Discussion Papers dp-64, University of Waikato, Population Studies Centre. Governa F., (2005), Territorio e azione collettiva nelle politiche di sviluppo locale, Geotema. Governa F., Santangelo M, (2006), Territorial Governance and territorial cohesion in the European scenario, International Conference- University of Leuven, 8-9 June. Cassia L., Colombelli A., (2007), Do regional features impact on new firms growth? Empirical evidence from UK, 47th Congress of the European Regional Science Association 2007, Paris, forthcoming.
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–Introduzione–
dei propri driver competitivi. Esistono tuttavia delle carenze con riferimento al livello di esaustività dei driver di attrattività su cui una regione può costruire il proprio vantaggio competitivo. Così l‟obiettivo di questa ricerca consiste nella costruzione di un modello prescrittivo, in grado di individuare i principali driver della competitività regionale. Partendo dalle predette carenze esistenti in letteratura questo approccio porta al ripensamento dell‟approccio regionale tradizionale in una prospettiva più evoluta. L‟obiettivo di questa tesi vuole essere multiplo e consiste:
nella formulazione di un modello di competitività regionale in grado di affrontare le pressioni esterne caratterizzanti il nuovo contesto internazionale, individuando i driver competitivi, consentendo così l‟incremento del vantaggio competitivo e provvedendo alla sua misurazione con un set di indicatori socioeconomici; nella creazione di un indice di competitività regionale (RCI=Regional Competitiveness Index), con un‟opportuna ponderazione di singoli indicatori da applicare alle diverse regioni e nella formulazione delle opportune strategie volte al miglioramento della posizione competitiva. Questo contributo risulterà in un ripensamento dell‟approccio tradizionale in una prospettiva più evoluta che permetta la comparazione con altre regioni e che possa offrire un orientamento strategico allo sviluppo del vantaggio competitivo.
II. Metodologia. L‟obiettivo di questa tesi consiste nella costruzione, per mezzo della letteratura, di un modello descrittivo, prescrittivo e comparativo di attrattività regionale capace, da un lato, di dare enfasi al ruolo che ogni driver gioca nella sua determinazione e, dall‟altro, di attivare un processo di benchmarking tra le regioni. Un modello di questa natura dovrebbe permettere una comparazione tra le aree al fine di creare un benchmark di attrattività tra le varie regioni. Kitson M., Martin R., Tyler P., (2004), Regional competitiveness: an elusive yet key concept?, Regional Studies, 39 (9), 991-999.
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–Introduzione–
Innanzitutto, questo modello è descrittivo cosicché si giunge ad una più approfondita comprensione di questa situazione. Il modello evolverebbe in un secondo momento in prescrittivo ed infine esso potrebbe essere usato per il confronto tra regioni utilizzando dati facilmente comparabili. Lo sviluppo dello schema proposto fornisce una chiara rappresentazione delle skill esistenti, consente la realizzazione di un benchmarking tra un range di concorrenti, una maggior efficienza nell‟utilizzazione delle risorse e nello sviluppo delle capacità. Questa tesi nasce dall‟individuazione delle carenze relative alla modellizzazione delle nuove dinamiche strategiche regionali e da un insufficiente livello di esaustività nell‟individuazione di “driver strategici” grazie ai quali una regione può costruire un duraturo vantaggio competitivo. Al fine di raggiungere questo obiettivo la ricerca sarà strutturata nelle seguenti fasi intermedie:
individuazione dei principali contributi accademici e non e delle opportune metodologie che, prendendo in considerazione le opinioni di esperti del settore, può risultare nella formulazione del modello oggetto della ricerca. validazione del modello per mezzo di esperti regionali che possano sottolineare i punti di forza e debolezza dello stesso; misura del modello attraverso un indice esaustivo di competitività regionale; costruzione di un‟indagine al fine di applicare il modello a due regioni: Piemonte e PACA; individuazione dei vantaggi a cui questo modello può condurre e dei relativi limiti della ricerca. I risultati attesi consisteranno nell‟individuazione degli strumenti attualmente disponibili per la creazione del vantaggio competitivo regionale, in un indicatore esaustivo di competitività regionale capace di essere replicato in regioni diverse, in uno studio esplorativo dell‟ambiente competitivo e dei driver di competitività del contesto territoriale del Piemonte e della regione PACA, in un asset metodologico in grado di fornire una validazione del modello ed, infine, nella costruzione di un adeguato
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–Introduzione–
strumento di supporto all‟individuazione di possibili implicazioni strategiche e manageriali. Così, al fine di raggiungere tali risultati, le fasi precedenti saranno sviluppate in sette principali capitoli strutturati nel seguente modo: Capitolo 1. Sviluppo di un modello di competitività regionale. Capitolo 2. Misura del livello di competitività di una regione. Capitolo 3. Analisi empirica di due regioni: Piemonte e PACA. Capitolo 4. Applicazione dell’indice di competitività regionale e possibilità di trasferibilità di un modello. Nel Capitolo 1 si intende costruire un modello teorico iniziando da un‟esaustiva review della letteratura nazionale ed internazionale e da una sua critica disamina, finalizzata ad una più completa modellizzazione delle principali risposte offerte dal contesto regionale: in particolare questo processo prevede tre step evidenziati nella Fig. I. Fig. I. Fasi costitutive del modello.
Scopo
Design
Test
Fonte: elaborazione personale.
Mentre le singole fasi sono generiche, il loro ordine è molto importante. Per esempio, le decisioni riguardanti il raggiungimento dello scopo impatteranno sul metodo di ricerca o sul modo in cui il modello può essere costruito. Come usualmente accade, la prima fase nello sviluppo di un modello maturo consiste nel determinare lo scopo dello stesso. Il focus è riferito al dominio al quale il modello maturo verrà indirizzato ed applicato. Un‟approfondita review della letteratura deve quindi essere effettuata in ogni dominio. Questo modello ha, quale principale obiettivo, la determinazione dei driver di competitività regionale e delle relative determinanti, non unicamente ad un livello teorico, bensì anche attraverso l‟investigazione di casi reali. La combinazione delle decisioni influenzerà tutte le successive fasi del framework di sviluppo del modello generico determinandone lo scopo e traccerà i confini per l‟applicazione e l‟uso del modello. Lo scopo del modello è 10
–Introduzione–
riassunto nella Tab. I. La review conferma anche che gli accademici e i professionisti sono accomunati da un forte interesse nello sviluppo di un modello atto a colmare questo gap.
Tab. I. Scopo e stakeholder del modello. Criteri
Caratteristiche
Focus del modello
Identificazione dei driver di competitività
Stakeholder
Accademici
Imprenditori
Enti pubblici
Fonte: elaborazione personale. Il secondo step dello schema proposto consiste nel determinare un‟architettura del modello che costituisca la base per ulteriori sviluppi ed applicazioni. In particolare il design del modello incorpora le esigenze dell‟audience e le modalità con cui queste esigenze verranno soddisfatte. Al fine di soddisfare i bisogni dell‟audience, il design del modello deve trovare il giusto equilibrio tra una realtà spesso complessa e la semplicità del modello. Esso risulta un compromesso tra la letteratura e il contributo degli esperti. Un modello super semplificato può non riflettere adeguatamente la complessità del dominio e non fornire quindi informazioni sufficienti per l‟audience, mentre un modello che appare troppo complicato può limitarne l‟interesse o creare confusione. Inoltre, un modello troppo complicato accresce il potenziale di applicazioni inesatte fornendo risultati errati. Il modello proposto in questo volume è strutturato su due livelli:
-
i driver di attrattività, determinati dal contributo della letteratura; in
particolare è importante sottolineare che la review non ha solamente coinvolto il campo strategico ma, data la complessità del tema, anche i contributo storico, economico e geografico sono stati considerati; mentre nel capitolo 2 si è effettuata una disamina dei filoni portanti relativi alla tematica in oggetto, il capitolo 3 è volto, attraverso una più estesa review della letteratura che arriva fino ai giorni nostri, allo sviluppo e alla validazione di un modello di competitività regionale. -
le determinanti di ogni driver, ovvero fattori che possono influenzare i
driver più di altri.
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Una volta costruito il modello, esso può essere testato per rilevanza e rigore. E‟ importante testare sia il costrutto che gli strumenti del modello per validità, affidabilità e generalizzabilità. Un ulteriore strumento utilizzato in questa ricerca al fine di testare la validità del modello è il metodo Delphi; esso consiste in un gruppo di processi capace di raggiungere e aggregare le opinioni di un numero adeguato di interlocutori privilegiati19. Il metodo Delphi è un processo iterativo usato per raccogliere i giudizi di esperti e i relativi feedback attraverso una serie di questionari. In un primo momento esso prevede la somministrazione di un questionario a domande aperte per la raccolta delle opinioni degli interlocutori e poi, attraverso successivi questionari, cerca di ottenere ulteriori informazioni dai partecipanti20. Il processo si ferma nel momento in cui viene raggiunto il consenso di tutti i partecipanti21 o quando un numero sufficiente di informazioni è stato raccolto22. Al fine di raggiungere tale scopo la tecnica Delphi è composta di una regolare sequenza di attività23. Questa metodologia è stata considerata particolarmente appropriata per il modello di competitività regionale poiché consente di accedere ad un vasto range di esperti. La tecnica Delphi include l‟identificazione e la selezione di un panel di esperti con le seguenti caratteristiche:
-
Conoscenza ed esperienza nella tematica investigata;
-
Capacità e possibilità di parteciparvi;
-
Tempo sufficiente per partecipare al metodo Delphi e capacità
comunicative adeguate24.
19
Millar V. (1984), The Delphi Technique, Information Systems Strategy, The Executive's Journal, 1, 3236. 20 Brancheau J., Wetherbe J., (1987), Key Issues in Information Systems Management, MIS Quarterly. 21 Delbecq A., Van de Ven A., Gustafson D. (1975), Group Techniques for Program Planning: A Guide to Nominal Group and Delphi Processes, Scott-Foresman, Glenview. 22 Salancik J.R., Wenger W., Helfer E., (1971), The construction of Delphi events statements, Technological Forecasting and Social Change, 3, 65-73. 23 Malla F.G., Zabala I., (1978), La previsión del futuro en la empresa (III): El Método Delphi, Estudios Empresariales, 39, 13-24. 24 Adler M., Ziglio, E., (1996), Gazing into the oracle, Jessica Kingsley Publishers: Bristol, PA.
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–Introduzione–
Un‟attenzione particolare deve essere rivolta alla taglia del campione. E‟, infatti, necessario considerare un certo numero di fattori:
esempi omogenei o eterogenei: dove il gruppo risulta omogeneo, un campione più piccolo di circa 10-15 persone può fornire risultati sufficienti. Comunque se gruppi disparati sono coinvolti, un campione più grande sarà necessario e centinaia di persone verranno coinvolte; qualità decisionale/gestionale: al crescere della taglia del campione si registra una riduzione dell‟errore; verifiche interne ed esterne: più è ampio il gruppo di riferimento e più convincenti sono i risultati.
Gli studi effettuati con la metodologia
Delphi sono considerati opportuni
quando: occorre affrontare una tematica particolarmente complessa25; si cerca di combinare differenti punti di vista al fine di migliorare la qualità decisionale26; si contribuisce a colmare uno stato incompleto di conoscenza27; esiste una carenza di evidenze empiriche28.
Lo sviluppo di un modello maturo in un dominio complesso riguarda la totalità dei punti precedentemente elencati. Okoli e Pawlowski (2004) inoltre individuano quali principali aree di applicazione del metodo Delphi le previsioni tradizionali e lo sviluppo di modelli i cui studi sono normalmente strutturati nei seguenti due step: 25
Okoli, C., Pawlowski, S. D. (2004), The Delphi method as a research tool: an example, design considerations and applications. Information & Management, 42 , 15-29. Ono R., Wedemeyer D. J., (1994), Assessing the Validity of the Delphi Technique, Futures 26 (3), 289304. 26 Bass B. M., (1970), When Planning for Others, Journal of Applied Behavioral Science, 6 (2), 151-171. 27 Delbecq A.L., Van de Ven A. H., Gustafson D. H., (1975), Group techniques for program planning: A guide to nominal group and Delphi process,. Glenview, IL: Scott-Foresman. 28 Murphy M. K., Black N. A., Lamping, D. L., McKee C. M., Sanderson C. F. B, Askham J., Marteau, T. (1998), Consensus development methods and their use in clinical guideline development, Health Technology Assessment, 2 (3).
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–Introduzione–
-
identificazione ed elaborazione di un set di concetti
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classificazione/tassonomia dello sviluppo. Ulteriori spunti nell‟uso del
metodo Delphi e nello sviluppo di un metodo maturo sono forniti da Rosemann e De Bruin29. I principali vantaggi degli studi Delphi possono essere così riassunti: l‟anonimato porta a risultati maggiormente creativi e aggiunge ricchezza ai dati30; i problemi relativi al confronto tra gruppi con personalità dominanti sono così virtualmente eliminati31; i confini geografici sono essenzialmente rimossi32; la durata e i costi dello studio possono essere drasticamente ridotti33.
Allo stesso modo, negli studi Delphi esistono numerose criticità che includono: la natura flessibile del design dello studio Delphi34; il corso della discussione che è determinato dai ricercatori35; l‟accuratezza e la validità dei risultati36. 29
Rosemann M., De Bruin T., (2004), Application of a Holistic Model for Determining BPM Maturity, Proceedings of the AIM Pre-ICIS Workshop on Process Management and Information Systems, Washington, D.C., December, 46-60. 30 Van De Ven A. H., Delbecq A. L., (1974), The Effectiveness of Nominal Delphi and Interacting Group Decision Making Processes., Academy of Management Journal, 17 (4), 605-621. 31 Loo R., (2002), The Delphi method: a powerful tool for strategic management. Policing an International Journal of Police Strategies & Management, 25 (4), 762-769. 32 Loo R. (2002), The Delphi method: a powerful tool for strategic management, International Journal of Police Strategies & Management, 25 (4), 762-769. Okoli C., Pawlowski S. D., (2004), The Delphi method as a research tool: an example, design considerations and applications, Information & Management, 42 , 15-29. 33 Powell C. (2003), The Delphi technique: myths and realities, Journal of Advanced Nursing, 41 (4), 376382. 34 Erffmeyer R. C., Erffmeyer E. S., Lane I. M., (1986), The Delphi Technique: An Empirical Evaluation of the Optimal Number of Rounds, Group and Organization Studies, 11/(1-2), 120-128. Schmidt R. C., (1997), Managing Delphi Surveys Using Nonparametric Statistical Techniques, Decision Science, 28 (3), 763-774. 35 Dalkey N., Helmer O. (1963), An Experimental Application of the Delphi Method to the Use of Experts, Management Science, 9 (3), 458-467. Richards J. I., Curran C. M., (2002), Oracles on "Advertising": Searching for a Definition, Journal of Advertising, 31 (2), 63-76. 36 Ono R., Wedemeyer D. J., (1994), Assessing the Validity of the Delphi Technique, Futures, 26 (3), 289-304. Woudenberg F. (1991), An Evaluation of Delphi, Technological Forecasting and Social Change, 40, 131-
14
–Introduzione–
Considerando tutti questi elementi, abbiamo utilizzato il metodo Delphi nella nostra ricerca selezionando tre gruppi di stakeholder (Fig. II) a cui indirizzare le interviste al fine di validare il modello: costruttori di indici di attrattività/competitività regionale, accademici/studiosi in ambito territoriale ed infine le imprese e gli enti pubblici delle due regioni di riferimento (Piemonte e PACA). Attraverso le interviste è possibile testare la pertinenza e la completezza dei driver e successivamente lo stesso test sarà rivolto agli indicatori scelti per la loro misurazione. Successivamente è necessario controllare la maturità della misurazione con particolare riferimento all‟idoneità degli strumenti usati nella valutazione e nell‟introduzione di appropriate domande e misure. E‟ stata scelta una metodologia come quella dell‟indagine che può essere attuata attraverso mezzi elettronici.
Questa
scelta è dovuta al fatto che il reperimento di dati attraverso mezzi elettronici rende l‟indagine più facilmente estendibile ad un ampio range di interlocutori oltre i confini geografici. Il nostro modello necessita, infatti, di una validazione
da parte di
stakeholder italiani, francesi ed Europei. Fig. II. Stakeholder selezionati per l’applicazione del metodo Delphi.
Costruttori di indici di competitività territoriale
Metodo Delphi
Imprese ed Enti pubblici delle regioni Piemonte e PACA Fonte: elaborazione personale.
Accademici in campo territoriale
Nel Capitolo 2 proviamo a misurare la competitività regionale; in particolare, 150.
15
–Introduzione–
dopo un‟attenta review dei differenti indicatori esistenti supportati dalla letteratura, è volto ad individuare un cruscotto di indicatori per ciascun driver competitivo regionale; in particolare, individueremo per ciascun driver opportuni indici; questo porterà alla costruzione di un set di indicatori scelti sulla base di tre principali criteri: pertinenza, accessibilità e trasferibilità. Questo primo set di indicatori verrà sottoposto ad un test attraverso la metodologia Delphi; per mezzo di un questionario, infatti, sarà testata la pertinenza di tali indicatori rilevando le opinioni di interlocutori privilegiati sull‟argomento e i loro personali consigli. Successivamente, sempre per mezzo del questionario, chiederemo agli stessi di fornire un peso a ciascun driver e relativo indicatore; quando il set di indicatori sarà testato dalla letteratura e dagli esperti selezionati chiederemo agli stakeholder del nostro campione, di valutare, su 100 punti, la ripartizione degli stessi per ogni driver in base alla loro personale esperienza. Successivamente, in base alle loro risposte, abbiamo calcolato il peso medio da attribuire a ciascun driver. Questa ponderazione ci ha permesso di creare, per mezzo di un criterio razionale, un Indice di Competitività Regionale (RCI= Regional Competitiveness Index) e di definire quattro livelli di competitività ai quali una regione può posizionarsi: bassa, moderata, buona ed elevata competitività. Poi, una volta trovato lo strumento di misura procediamo nel Capitolo 3 verso un‟analisi empirica di due regioni molto vicine geograficamente, le quali presentano similitudini con riferimento all‟area ricoperta e alla composizione di province ma con differenti caratterizzazioni nella costituzione del vantaggio competitivo. In questo capitolo vengono analizzate le componenti dell‟indice di competitività del Piemonte e della regione PACA al fine di comprendere le cause del rispettivo livello di competitività globale e sottolineare alcune principali caratteristiche per entrambe le regioni. In particolare la nostra analisi prende in considerazione nove fattori: istruzione, popolazione, conoscenza e creatività, lavoro, tecnologia, capitale fisico, tolleranza, finanza e turismo. Il capitolo seguente (Capitolo 4) raccoglie i risultati delle analisi precedenti al fine di restituire un valore dell‟RCI di entrambe le ragioni e sottolineare, per mezzo di un‟analisi SWOT, i principali punti di forza, debolezza, opportunità e minacce delle stesse. Infine attraverso l‟ulteriore applicazione del metodo Delphi vengono individuate
16
–Introduzione–
le possibili strategie attuabili per il Piemonte e la regione PACA. Attraverso l‟effettuazione di interviste ad un gruppo selezionato di stakeholder (16 interviste), sono stati tratti importanti ed innovativi spunti di riflessione da proporre agli Enti pubblici sulla base dei risultati ottenuti dalla precedente analisi SWOT. Così, i risultati prodotti da queste traiettorie di studio sono stati sottoposti al nostro set di stakeholder al fine di ottenere un‟attenta riflessione all‟interpretazione dei risultati e tracciare opportuni orientamenti strategici per gli enti pubblici regionali. Inoltre, in questo capitolo, sono state vagliate le possibilità di trasferibilità dell‟indice ad altri contesti regionali dell‟Europa Occidentale ed oltre focalizzandosi sulla generalizzazione del modello e sulle relative condizioni di trasferibilità. Infine, abbiamo provveduto a tracciare le principali conclusioni risultanti dalla ricerca, sottolineando le maggiori carenze e le possibili future applicazioni. Particolare attenzione è stata dedicata all‟individuazione di vantaggi e limiti della ricerca e alla possibile estensione del modello a successivi progetti di ricerca.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare.
1.1. Il conteso concetto di competitività regionale. "Studies of competitiveness and economic development have tended to focus on the nation as the unit of analysis, and on national attributes and policies as the drivers. As regional scientists and economic geographers have long understood, however, there are substantial differences in economic performance across regions in virtually every nation. This suggests that many of the essential determinants of economic performance are to be found at the regional level." Michael E. Porter, 2003 Negli ultimi anni, infatti, la competitività dei territori è sempre più al centro del dibattito politico ed accademico37,
consacrando alcuni di essi al livello di aree
benchmark. 37
Negli ultimi 15 anni una moltitudine di studiosi hanno focalizzato il loro lavoro sulla competitività dei luoghi. Tra di essi si distinguono i seguenti: Saxenian A., (2007), The new argonauts: regional advantage in a global economy, Harvard University Press, Cambridge. Genco P., (2006), La dematerializzazione del territorio e dell‘impresa: l‘impresa-progetto, Sinergie, 70, 99-115. Andersen P., (2006) Regional Clusters in a Global World: Production Relocation, Innovation, and Industrial Decline, California Business Review, 49/1, 101-122. Martin R., (2005), Thinking about regional competitiveness, Paper commissioned by the East Midlands Development Agency. Steinle W.J., (1992) Regional competitiveness and the single market, Regional Studies, 26/4, 307-318. Cheshire P. and Gordon I.R. (Eds), (1995), Territorial Competition in an Integrating Europe, Aldershot: Avebury. Duffy H., (1995), Competitive Cities: Succeeding in the Global Economy, London: Spon. Storper M., (1995), Competitiveness policy options; the technology-regions connection, Growth and Change, Spring, 285-308. Storper M., (1997), The Regional World: Territorial Development in a Global Economy, New York: Guilford Press. Baccarani C., Golinelli G.M., (1993) Tratti del divenire dei distretti industriali, Quaderni dell‘Istituto Tagliacarte. Golinelli G., Tardivo G., Miglietta A., (2003), Per una imprenditorialità senza frontiere, Sinergie, 15, 68,69. Jensen-Butler C, Schacher A. and Weesep J. Van (Eds), (1997), European Cities in Competition, Aldershot: Avebury. Begg I., (1999), Cities and Competitiveness, Urban Studies 36, 5/6, 795-810. Begg I., (2002), Urban Competitiveness: Policies for Dynamic Cities, Bristol, Policy Press.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Anche se vi sono stati alcuni predecessori38, il termine ―competitività‖ è diventato di uso comune soltanto nel 1980 ad opera di Michael Porter. Questo concetto ha però immediatamente incontrato una dura opposizione da parte degli economisti ed in particolare da Krugman per il quale la competitività non è altro che una ―ossessione dannosa‖39. Inoltre egli non è convinto che un termine utilizzato abitualmente con riferimento alle imprese individuali possa essere significativamente applicato all‘economia nazionale o regionale. Altri studiosi hanno collegato la competitività di un territorio alla presenza di beni collettivi locali per la competitività40. In particolare, essa assume un significato diverso ai diversi livelli di studio41; nella letteratura internazionale, infatti, ci sono riferimenti alla dimensione spaziale42 ed in particolare a tre principali livelli di analisi: micro, medio e macro (Fig. 1.1.).
Camagni R, (2002), On the concept of territorial competitiveness: sound or misleading?, Urban Studies, 39/13, 2395-2411. Velo D., Usai G., (2003), I sistemi locali nell‘Europa comunitaria, Sinergie, 61-62/21. Gardiner B., Martin R.L., Tyler P., (2004), Competitiveness, productivity and economic growth across the European regions, Regional Studies, 38, 1045-1067. Kitson M., Martin R. L. And Tyler, P., (2004), Regional competitiveness: An elusive yet key concept? Regional Studies, 38, 991-999. Krugman P., (2003), Growth on the Periphery: Second Wind for Industrial Regions?, The Allander Series, Fraser Allander Institute, Scotland. Porter M. E., (2003), The economic performance of regions, Regional Studies, 37, 6/7, 549-578. Porter M. E., Ketels C. H.M., (2003) UK Competitiveness: Moving to the Next Stage, DTI Economics Paper 3, London: Department of Trade and Industry. Regional Studies, (2004), Special Issue on Regional Competitiveness, Regional Studies, 38, 9. Bristow G., (2005), Everyone‘s a ‗winner‘: problematizing the discourse of regional competitiveness, Journal of Economic Geography, 4, 285-304. Bagnasco A., Le Galès P., (2000), Introduction. European cities: local societies and collective actors?, in Bagnasco A., Le Galès P., Cities in Contemporary Europe, Cambridge Universitary Press, Cambridge, 132. Pepe C., (2006), Il ruolo del distretto nel rapporto tra piccole imprese e canali evoluti, Sinergie, 69, 115136. 38 Reinert E. S., (1995), Competitiveness and its predecessors – a 500 year cross national Perspective, Structural Change and Economic Dynamics, 6, 23-42. 39 Esso dovrebbe essere considerato come un riconfezionamento, per il consumo da parte di una nuova generazione di uomini politici. Krugman P., (1996), How the Economy Organizes Itself in Space: A Survey of the New Economic Geography, Working Papers 96-04-021, Santa Fe Institute Baldwin R. E., Krugman P., (2004), Agglomeration, integration and tax harmonisation, European Economic Review, Elsevier, 48/1, 1-23. 40 Crouch C., Le Galès P., Trigilia C., Voelzkow H., (2004), I sistemi di produzione locale in Europa, Bologna, Il Mulino 41 Kitson M., Martin R., Tyler P., (2004), Regional competitiveness: an elusive yet key concept?, Regional Studies, 39/9, 991-999. 42 In particolare questo è presente in Huggins R., (2003), Creating a UK competitiveness index: regional and local benchmarking, Regional Studies, 37, 89–96 and in Lloyd C., Powell T., (2005), Toward a general theory of competitive performance: Comments and extensions on Powell, Strategic Management Journal, 26, 385-394.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
A livello di impresa43 la competitività assume un significato relativamente chiaro44 che può essere facilmente definito come il potenziale (capacità) di un‘impresa di sopravvivere e crescere, considerando anche la competizione di altre imprese per lo stesso profitto. Il vantaggio competitivo di un‘impresa è influenzato da fattori endogeni ed esogeni. Infatti, secondo questo autore, la competitività di un‘impresa non è strettamente basata sull‘efficienza, ma dipende anche dal valore dei beni e servizi prodotti, come ad esempio la loro unicità e qualità. Le ricerche attuate da Porter hanno permesso l‘esplorazione di fattori e di contributi di questo autore, scoprendo la rilevanza che esso gioca nel determinare il vantaggio competitivo imprenditoriale45. Questo è stato possibile poiché, come sostenuto da Salone46, questi driver hanno caratteristiche territoriali: possiamo così ottenere una rappresentazione delle dinamiche competitive delle imprese promuovendo il ruolo del contesto territoriale a differenti livelli come elemento esplicativo del vantaggio competitivo. Questo contributo permette di esplorare il livello macro o nazionale dove la nozione di competitività può divenire più oscura. Gli stati non competono come le imprese ma al fine di creare condizioni di sviluppo appropriate all‘attività economica di riferimento. Essi competono al fine di formulare politiche,
di
implementare
cambiamenti
strutturali
relativi
al
processo
di
47
globalizzazione , di gestire disfunzioni del mercato e creare uno schema istituzionale che rafforza la fiducia, produce capitale sociale e favorisce l‘imprenditorialità, crea le condizioni per un incremento e un miglioramento del lavoro, migliora le competenze 43
Il livello dell‘impresa coincide con quello micro. Questo concetto è affrontato da Powell T.C., (2001), Competitive advantage: logical and philosophical considerations, Strategic Management Journal, 22, 875-888 and by Brush T., Bromiley P., Hendricks M., (1999), The relative influence of industry and corporation on business segment performance: an alternative estimate, Strategic Management Journal, 20/6, 519-547. 44 Chiacchierini C., (2001), Competere attraverso l'organizzare. Come ottenere e sostenere il vantaggio competitivo negli scenari della nuova economia, CEDAM. 45 Becattini G., Rullani E., (1994), Sistema locale e mercato globale, in Becattini G., Vaccà S. (a cura di) Prospettive degli studi di Politica industriale in Italia, Franco Angeli, Milano. Governa F., (2005), Territorio e azione collettiva nelle politiche di sviluppo locale, Geotema. Dematteis G., Governa F., (2005), Territorialità, Sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Franco Angeli, Milano, 39 Bellini N., (a cura di), (2000), Il marketing territoriale. Sfide per l‟Italia nella nuova economia, Franco Angeli, Milano. Stam E., (2007), Why Butterflies Don‘t Leave. Locational behaviour of entrepreneurial firms, Economic Geography, 83/1, 27-50 46 Salone C., (2005), Politiche territoriali, Utet Libreria, Torino. 47 Barnett P., McKendrick D. G., (2004), Why are some organisations more competitive than others? Evidence from a changing global market, working papers, Johnson Graduate School, Cornell University.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
della forza lavoro, crea maggiori opportunità e supporta la coesione sociale e la qualità della vita. Infatti, come già sostenuto da Bagnasco48, la globalizzazione porta le imprese ed i territori a non essere più situate su un territorio, bensì ancorate ad esso.
Fig. 1.1. Livello di competitività territoriale.
Livello macro: competitività di una nazione LIVELLO DI COMPETITIVITA’
Livello meso: competitività di un sistema economico locale Livello micro: competitività di imprese individuali ed organizzazioni
Fonte: elaborazione personale. Il concetto di competitività si riferisce alla ―capacità di sostenere e migliorare la qualità di vita dei cittadini, in termini di incremento di occupazione e guadagni reali, diminuzione della disoccupazione così come di supporto alle forze ed alle opportunità, all‘interno
e
all‘esterno
dei
confini
nazionali,
sotto
le
―condizioni
della
globalizzazione‖49. La competitività di una nazione è il grado a cui esso può, sotto libere condizioni di mercato, produrre beni e servizi che incontrino il test dei mercati internazionali espandendo, nello stesso tempo, i ricavi reali dei suoi cittadini. La competitività di una nazione è basata su performance pruduttive superiori e sulla capacità di collegare gli output alle attività altamente produttive che possono, a loro volta, generare elevati livelli di salari reali. La competitività può dunque essere definite come l‘abilità di un Paese di produrre beni e servizi che incontrino l‘apprezzamento dei mercati internazionali, sostenendo allo
48
Bagnasco A., (2003), Società fuori squadra. Come cambia l‟organizzazione sociale, Bologna, il Mulino, 14. 49 Michailidis G.M., Georgiadis G.A. Koutsomarkos N. D., (2006), Regional Competitiveness In search of a framework for Greek regions, strategic planning and measurement of competitiveness, ERSA conference papers.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
stesso tempo alti livelli di reddito reale o, più in generale, la capacità di generare redditi reali ed occupazione elevati essendo esposti alla competizione esterna50. Dopo questa dissertazione sulle dimensioni micro e macro verrà presentato ora il livello più critico di approccio: il livello meso51. Esso viene normalmente associato alla competitività regionale, urbana o in termini più generali alla competitività locale 52. Il livello mesoeconomico solo di recente ha assunto rilevanza nel dibattito economico come variabile analitica all‘interno dei processi economici e dello sviluppo locale e, ancora più recentemente, la logica territoriale e la differenziazione nei percorsi di sviluppo è stata accettata dalla comunità scientifica. Anche a livello governativo, l‘interesse sulle fondamenta regionali della competitività nazionale è andato incrementandosi53 e con lo sviluppo di nuove forme di intervento politico ha supportato il miglioramento della competitività di molte regioni e città. Secondo i teorici del localismo, lo sviluppo locale è fortemente condizionato dai comportamenti degli attori locali dello sviluppo, dal contesto istituzionale locale e soprattutto dall‘esistenza di relazioni, formali e informali, tra imprese. A tal proposito, è di estrema importanza tutta l‘ampia letteratura sui distretti industriali che ha le sue radici nel pensiero di Marshall e al suo esplicito riferimento alle economie esterne d‘impresa. Il livello mesoeconomico risulta, quindi, essere il passaggio intermedio nella creazione della ricchezza di un Paese, che si inserisce nella formazione della catena del valore e concorre a determinare le relazioni e i comportamenti esistenti tra i singoli soggetti
50
This definition was provided in the European Commission, (1999), Sixth Periodic Report on the Social and Economic Situation of Regions in the EU. 51 Questo coincide con il livello meso ed è affrontato in Kitson M., (2004), Failure followed by success or success followed by failure? A re-examination of British economic growth since 1949, in Floud R. and Johonson P. (eds), The Cambridge Economic History of Modern Britain, Volume III: Structural Change and Growth, Cambridge University Press, 3, 27-56. 52 Bosma N., Stam E., Schutjens V., (2006), Creative Destruction and Regional Competitiveness. Zoetermeer: EIM Business and Policy Research. Varaldo R., Amato G., Lazzeroni M., (2006), La città nell‟era della conoscenza e dell‟innovazione, Franco Angeli Editore Kitson M., Michailidis G.M., Georgiadis G.A, Koutsomarkos N.D, (2006), Regional Competitiveness In search of a framework for Greek regions‘ strategic planning and measurement of competitiveness, Paper provided by European Regional Science Association in its series ERSA conference papers with number ERSA, August. Martin R., Tyler P., (2004), Regional competitiveness: an elusive yet key concept?, Regional Studies, 39/9, 991-999. 53 Kitson M., Martin R., Tyler P., (2004), Regional competitiveness: an elusive yet key concept?, Regional Studies, 38/9, 991-999 Porter M. E., (2003), The economic performance of regions, Regional Studies, 37, 549-578
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
economici (livello microeconomico) e le variabili economiche aggregate (livello macroeconomico). In generale, la letteratura economica riconosce due prospettive di approccio al concetto di competitività regionale: competitività regionale come combinazione di misure per la quantificazione della competitività delle imprese in una regione e competitività regionale come derivata da fattori macroeconomici. Nessuna delle due prospettive è completamente accettabile: la prima si focalizza troppo sulla produttività e sul profitto delle imprese senza considerare il livello di occupazione delle regioni, la seconda non considera il fatto che certe leggi che regolano l‘economia del commercio internazionale non funzionano in modo adeguato o non esistono ad un livello sub-nazionale. Nel primo caso la competitività di una regione è connessa alla competitività delle sue imprese. D‘altro canto, la competitività delle imprese dipende dalle proprie performance e dal contesto imprenditoriale in cui esse operano. Vi sono alcuni fattori (istituzioni locali, strutture, società locali) generalmente accettati in ogni regione che influenzano globalmente tutte le imprese ivi locate. Questi costituiscono il tessuto imprenditoriale regionale. Diramazioni di attività economiche possono essere distribuite all‘interno di una regione o paese, ed alcune regioni possono essere specializzati nell‘organizzazione del business o in una particolare strategia54. In molti casi opera un elemento di interconnessione o interdipendenza. La regione, come specifica parte di un Paese, è però anche influenzata dalla competitività a livello macro: Politica economica Condizione sociale ed istituzioni Estesi contesti macro Apertura dei mercati ed esposizione alla competizione. Nonostante alcune regole relative alla competizione internazionale, come i movimenti del tasso di cambio e la flessibilità dei prezzi/salari non funzionino a livello regionale, esiste la competitività inter-regionale, come anche fattori di mobilità inter-regionali, come mercato del lavoro e capitale, che costituiscono una minaccia per le regioni. Per
54
Questo può coincidere con i poli innovativi, i cluster, le aree industriali o turistiche. Questa citazione proviene da Marques P., (2007), Conceptualizing power in regional innovation systems, paper presented at Regional Studies Association National Conference, Lisbon.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
questo motivo il British Department of Industry55 aggiunge alcuni elementi della competizione domestica alla definizione della competitività regionale. Si crea spesso una certa confusione tra il concetto di competitività e attrattività e può a volte creare stupore che sistemi locali particolarmente attrattivi possano in realtà non essere altrettanto competitivi56. L‘attrattività è una componente fondamentale della competitività57 poichè misura la capacità di una regione di attrarre risorse umane, finanziarie e tecnologiche. L‘attrattività di un territorio (Nazione, Regione, Provincia…) può essere definita come la capacità di attrarre uomini, capitali, investimenti ed attività economiche provenienti dall‘esterno.58. Il livello di attrattività di una regione non riflette quindi completamente la sua competitività59, un concetto più ampio che include anche performance macroeconomiche, la dinamica dello sviluppo endogeno, il successo delle imprese regionali con riferimento all‘export e al governo locale. Così i fattori che definiscono l‘attrattività di un territorio non sono necessariamente in grado di supportare la competitività delle imprese su esso situate; l‘attrattività da al territorio (in particolare alle regioni) un vantaggio di breve periodo, mentre la competitività è basata su fattori di medio-lungo termine60. E‘ proprio a livello regionale che i cosiddetti ‗soft‘ factors61 sono considerati sempre più influenti sulle performance dell‘attività economica. Molti sono gli interrogativi relativi alle modalità in cui le regioni competono ma, parlare di competitività regionale significa paragonarli ad imprese o stati.
55
DTI, (1998), A Fair Deal for Consumers: Modernising the Framework for Utility Regulation, CM 3898, London, The Stationery Office. 56 Questi concetti sono spesso oggetto di confusione. Questo è espresso in Pacetti V., (2006), Attrazione degli investimenti e sviluppo locale. Le agenzie di promozione del territorio tra beni collettivi e competitività, Studi Organizzativi, 2, 11-34. 57 Picchierri A., (2002), La regolazione dei sistemi locali. Attori, strategie, strutture., Bologna, Il Mulino. 58 Villa Borges R., Jacquier-Roux V., Le Bas C., (2006), Échelle et variété de l‘attractivité technologique d‘une région, l‘exemple de Rhône-Alpes, Electronic Working papers series, ESDES, November, 3. 59 Neto P. A., (2007), Strategic Planning of Territorial Attractability, Joint Congress of the European Regional Science Association (47th Congress) and ASRDLF, Paris 60 Gallino L., (2005), L‟impresa irresponsabile, Torino, Einaudi. 61 Andersen H., (2006), Regional Cluster in a Global World, California Management Review, 49/1. Iammarino S., Prisco M. R., Silvani A., (1999), Alla ricerca di un modello vincente di innovazione regionale: alcune considerazione sull‘esperienza italiana, L‟Industria, 3, Luglio-Settembre.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
In ogni caso le regioni sono differenti da questi ultimi, sono ―una via di mezzo‖62. Le regioni non possono infatti essere considerati soltanto un‘aggregazione di molte imprese o attori economici nel caso delle imprese63. Molte definizioni di competitività regionale sono già state fornite; in particolare occorre ricordare la concettualizzazione di Michael Storper64 corrispondente alla ―capacità di una regione di attrarre e mantenere al proprio interno imprese con quote di mercato stabili o crescenti in una particolare attività, garantendo allo stesso tempo standard di vita stabili o crescenti ai propri cittadini65‖. In particolare la tematica della competitività regionale ha velocemente guadagnato una vasta accettazione ed utilizzazione tra i Nuovi Regionalisti66. Un‘altra chiara definizione di competitività regionale è fornita da Sotarauta, Linnamaa, Cooke & Schienstock67 secondo cui essa corrisponde alla ―capacità di attrarre flussi di informazione, tecnologia, capitale, cultura, persone e organizzazioni che sono importanti per la regione e con questo l‘abilità di sostenere e sviluppare la qualità e gli standard di vita dei residenti locali, così come la capacità di creare un ambiente innovativo, in cui le imprese possano sviluppare la propria competitività‖. Inoltre, secondo Krugman, la competitività di una nazione è una chimera. Se la competitività possiede un significato essa è per l‘autore semplicemente un altro modo di
62
Cellini R., Soci A., (2002), Pop competitiveness, Banca Nazionale del Lavoro, Quarterly Review, LV, 220, 71-101. 63 Le regioni, infatti, non hanno una valuta e non possono stabilire i propri tassi di interesse, ma la loro competitività può essere anche influenzata dalle macro-politiche monetarie e fiscali. Bristow G., (2005), Everyone‘s a ‗winner‘: problematizing the discourse of regional competitiveness, Journal of Economic Geography, 4, 285-304. 64 Storper M., (2007), The new argonauts: regional advantage in a global economy AnnaLee Saxenian, Journal of Economic Geography, Oxford University Press, 7/1, 113-117. 65 Storper M., (1997), The Regional World, New York, Guilford Press. 66 Maskell P., Malmberg A., (1999), Localised learning and industrial competitiveness, Cambridge Journal of Economics, 23, 167–185. Malecki E., (2002), Hard and soft networks for urban competitiveness, Urban Studies, 39, 929– 945. Huggins R., (2003), Creating a UK competitiveness index: regional and local benchmarking, Regional Studies, 37, 89–96. 67 Sotarauta, M., (2000), Kaupunkiseudun ydinkompetenssien kehittäminen. In Kostiainen, J. & Sotarauta, M. (eds) Kaupungit innovatiivisina toimintaympäristöinä. Tekniikan akateemisten liittoTEK ry. Helsinki. Cooke P., Schienstock, G., (2000), Structural Competitiveness and Learning Regions, Enterprise and Innovation Management Studies, 1/3, 265–280. Cooke P., (2002), Knowledge Economies: Clusters, learning and co-operative advantage, Routledge. London – New York.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
dire produttività e così il focus corretto dell‘attenzione dovrebbe essere rivolto all‘incremento di produttività68. Michael Porter e i suoi collaboratori offrono invece una visione contrastante della competitività, ma concludono anche sostenendo che la produttività costituisce la chiave della competitività. Porter and Ketals sostengono che la competitività rimane un concetto che non è ben compreso, anche se è ampiamente riconosciuta la sua importanza. Per comprendere la competitività, il punto di partenza deve essere
la fonte della
prosperità di una nazione. Lo standard di vita è determinato dalla produttività della sua economia, che è misurata dal valore di beni e servizi prodotti per unità di risorsa umana, naturale e di capitale. La produttività dipende dal valore dei prodotti e dei servizi di una nazione, misurato dai prezzi che essi riescono a spuntare nei mercati aperti e l‘efficienza con cui essi possono essere prodotti69. Il punto di partenza di un‘analisi maggiormente esaustiva sembrerebbe essere l‘analisi dei principali concetti di aggregazione territoriale, shareholder coinvolti, le relazioni tra essi e i driver relativi di competitività da un punto di vista pluridisciplinare. 1.2. Competitività regionale: un’analisi pluridisciplinare. In letteratura è un‘opinione condivisa che i differenti livelli di competizione regionale dipendano da processi sociali, economici e politici70 nei quali ogni attore locale prova a raggiungere risultati commisurati con i suoi obiettivi71.
68
Egli scrisse: ―productivity isn‘t everything, but in the long run it is almost everything‖. Questa citazione è tratta da Krugman, P., (1990), The Age of Diminished Expectations, Cambridge MA, MIT Press, 9. 69 Porter M., Ketals C., (2003), UK Competitiveness: Moving to the Next Stage, DTI Economics Paper n. 3, Economic and Social Research Council and Department of Trade and Industry, 11. 70 Varanini F., (2007), Knowledge management ovvero saper come fare tradotto in saper cosa fare, Sviluppo e organizzazione, 219/S, 201. Cainarca G., (2007), Contingenze, competenze e strategie: il racconto dello sviluppo delle conoscenze e della loro trasformazione in competenze distintive nella storia della leadership italiana dell‘industria delle macchine per calzature, Sviluppo e Organizzazione, 219/S, 189-208. Pinch S., Henry N., Jenkins M., Tallman S., (2003), From industrial districts to knowledge clusters: A model of knowledge dissemination and competitive advantage in industrial agglomerations, Journal of Economic Geography, 3/4, 373-388. Genco P., (2006), La dematerializzazione del territorio e dell‘impresa: l‘impresa progetto, Sinergie, 70/06.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Allo stesso tempo, vi è un opinione condivisa tra gli studiosi in queste quattro diverse discipline che, in quanto parte del processo di globalizzazione economica accelerata, le regioni diventano di giorno in giorno più importanti come motori chiave di produzione di ricchezza e governance economica72. Così cominceremo la nostra ricerca prendendo in considerazione i contributi economico, storico e geografico a supporto di quello strategico, focalizzandoci su quegli studiosi le cui teorie sono spesso prese come punto di riferimento nel dibattito attuale. Non è possibile fare un dibattito sulla competitività regionale senza considerare il contributo di Perroux ed in particolare la sua teoria di crescita e dei poli di sviluppo. Esso è strettamente collegato alle riflessioni Shumpeteriane sugli effetti della trasformazione che i processi innovativi provocano sulla società ed introduce un‘idea di spazio astratta73. La sua grande carenza consiste nel fatto che egli non prende in considerazione caratteristiche geografiche e topologiche (presenza di montagne che condizionano la comunicazione, distribuzione ineguale di risorse naturali…) poiché lo spazio è rappresentato, secondo Perroux, come ―campo di forze‖ dove gli attori sono attratti e respinti in modo selettivo da e verso luoghi differenti. Questo spazio è costituito da imprese che possono essere viste come ―centri (o poli o foci) da cui forze centrifughe sono emanate e a cui forze centripete sono attratte. Ogni centro, essendo un centro di attrazione e repulsione, ha un proprio campo, che è situato nei campi di altri centri74‖.
71
Lowe P., Murdich J., Ward N., (1995), Networks in rural development beyond exogenous and endogenous models in Van Der Ploeg J.D. Van Dijk G., eds., Beyond modernisation: The impact of endogenous rural development,. Assen: Van Gorcum, 87-105. Flyn A., Marsden T., (1995), Guest editorial: Rural change, regulation and sustainability, Environment and Planning, A, 27, 1180-1192. 72 Ohmae K., (1995), The End of the Nation State: The Rise of Regional Economies, London: Harper Collins. Storper M., (1997), The Regional World: Territorial Development in a Global Economy, New York: Guilford Press. Scott A.J., (1998), Regions and the World Economy: The Coming Shape of Global Production, Competition and Political Order, Oxford: Oxford University Press. Porter M. E., (1998a), On Competition, Boston, Mass, Harvard Business School Press. Porter M. E., (1998b), Location, clusters and the new economics of competition, Business Economics, 33/1, 7-17. Porter M. E., (2001), Regions and the new economics of competition, in Scott A.J. (Ed), Global City Regions, Oxford: Blackwell, 139-152 73 Questo richiama il concetto di polo di crescita ed è presente in Perroux F., (1950), Note sur la notion de pôle de croissance, Economie appliquée, 1-2, 307-320. 74 Perroux F., (1964), Economic Space: Theory and Application, in Friedman J., Alonso W. (eds.), Regional Development and Planning: a Reader, Harvard University Press, Cambridge, Mass, 27.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
All‘interno di un network ogni impresa ― ha una dimensione, occupa uno spazio nel network delle relazioni e costituisce un luogo di azioni e retroazioni75‖. Le agglomerazioni territoriali emergono attorno ad industrie chiave e altre direttamente influenzate dal loro successo. In queste agglomerazioni è possibile notare l‘intensificazione delle attività economiche dovute alla prossimità e ai contatti umani. L‘agglomerazione urbana industriale è formata da consumatori con uno schema di consumi diversificato e progressivo se comparato con quelli dei contesti rurali agricoli. I bisogni collettivi (abitazione, trasporto, servizi pubblici) emergono e diventano affiliati. I redditi sulla locazione sono aggiunti ai guadagni del business. Nel corso della produzione, le tipologie di produttori aumenta così come gli imprenditori e i lavoratori qualificati, gli schemi industriali sono formati, si influenzano reciprocamente, creano le loro tradizioni individuali ed eventualmente partecipano in uno spirito collettivo. Nella teoria di Perroux lo sviluppo economico è, per sua natura, sbilanciato. Infatti egli sottolinea che ―la crescita non si manifesta simultaneamente ovunque, ma si manifesta in punti o poli di crescita di varia intensità; l‘espansione ha luogo verso canali differenti e con effetti finali che variano in relazione all‘intera economia76‖. Così lo sviluppo locale favorisce alcuni poli di crescita con differente intensità; da questi punti di partenza esso si diffonde lungo linee chiamate canali e coinvolge in modo differente diverse parti dello spazio77. Secondo Perroux esistono tanti spazi economici quanti sono i gruppi di relazioni tra gli attori economici. Egli puntualizza che queste relazioni sono asimmetriche. Le interazioni economiche, in alter parole, vengono instaurate tra attori che ―sono più o meno dominanti e più o meno dominate e capaci di azioni che non risultino in reazioni di egual forza78‖. Secondo Perroux esistono in particolare due importanti relazioni tra le imprese: le relazioni competitive e le relazioni di scambio. 75
Perroux F., (1988b), The pole of development‘s new place in a general theory of economic activity. In Higgens B. and Savoie, D.J. (eds.) Regional Economic Development. Essays in Honour of Francois Perroux. Unwin Hyman Ltd., London, 84. 76 Perroux F., (1966), L‟Economia del XX secolo, Milano, Edizioni di Comunità. 77 I poli di crescita sono agglomerazioni industriali dove le imprese e i settori produttivi definiti propulsive sono localizzati; queste imprese, grazie alla loro dimensione, alle capacità innovative e alle relazioni con i settori produttivi circostanti creano un effetto moltiplicativo, capace di stimolare la crescita di altre unità produttive. 78 Perroux F., (1979), An outline of a theory of the Dominant Economy. In Modelski, G., Transnational Corporation and World Order. Reading in International Political Economy, W. H. Freeman and Company, San Francisco, 135.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Questo è spiegato più dettagliatamente nel secondo concetto sviluppato dagli economisti (Polo di sviluppo), maggiormente adatto a descrivere i processi di trasformazione profonda dei sistemi regionali. In particolare il primo concetto (Polo di crescita) è spesso ridotto a uno strumento di pianificazione regionale e il focus veniva principalmente diretto verso lo sviluppo di unità spaziali (regioni) ed imprese. Un polo di sviluppo può essere visto come un network dinamico costituito attraverso spazi economici, es. relazioni orizzontali e verticali più o meno asimmetriche, che presuppone un certo grado di interdipendenza tra gli attori che sono parte del network. Le relazioni competitive costituiscono cosa Perroux considera spazio economico definito come aggregato omogeneo79. Questo spazio economico può essere considerato come l‘industria in cui l‘impresa compete, esso è costituito da relazioni tra imprese i cui prodotti sono in diretta competizione gli uni con gli altri80. In particolare, secondo Perroux, la più importante forma di competizione è la competizione attraverso l‘innovazione, ma le industrie differiscono con riferimento all‘attività innovativa e al potenziale di crescita. Una delle ragioni è dovuta al fatto che ogni industria ha una specifica base tecnoeconomica, che è una funzione delle caratteristiche tecnologiche, dello schema della domanda e del potenziale di domanda, e delle possibilità di proteggere le innovazioni81. All‘interno della rete di attori un‘innovazione di successo proveniente da una delle imprese può creare un dinamismo tecnologico poiché essa introduce variabili diverse e supplementari nell‘orizzonte economico ed ha un vero e proprio effetto destabilizzante. Un‘innovazione ben sviluppata da certi agenti serve come esempio per altri e provoca una crescita delle imitazioni, le quali sono a loro volta creative. Inoltre l‘innovazione di successo, nel creare un surplus di disuguaglianze tra gli agenti, ben consapevoli delle attività della concorrenza, intensifica la volontà verso i guadagni82.
79
Perroux F., (1964), Economic Space: Theory and Application, in Friedman J., Alonso W. (eds.) Regional Development and Planning: a Reader, Harvard University Press, Cambridge, Mass. 80 Porter M., (1990), The Competitive Advantages of Nations, The Macmillan Press Ltd., London. 81 Pavitt K., (1984), 'Patterns of technical change: towards a taxono my and a theory', Research Policy, 13,. 6. Dosi G., The nature of the innovation process in G. Dosi, et al. (eds.), (1988) Technical Change and Economic Theory, London: Pinter Publisher.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
In particolare, le relazioni di scambio costituiscono ciò che Perroux definisce spazio economico; questo sviluppo è collegato alla formazione di relazioni di scambio, che abitualmente richiedono cooperazione e condivisione di informazioni tra le parti. Spesso questo implica investimenti, che possono limitare le strategie future delle imprese così come rende il cambiamento dei partner più difficile. L‘utilizzo di poli di crescita come generatori di crescita locale perde potere persuasivo alla luce della visione di Perroux secondo cui lo sviluppo prende a prestito risorse da località lontane e contribuisce anche all‘espansione del polo di sviluppo al di fuori dei limiti spaziali83. Il concetto di polo di sviluppo avanzato da Perroux non dovrebbe essere visto in un contesto di equilibrio generale, ma piuttosto all‘interno di una teoria definita dallo stesso ―teoria dell‘equilibrio generale di unità attive‖84. Questa teoria assume che gli agenti siano capaci di apportare cambiamenti al loro contesto umano e materiale; il comportamento asimmetrico degli agenti è importante per la teoria di sviluppo di Perroux anche se il riferimento è alla teoria della leadership. Lo sviluppo attraverso i poli non è sinonimo di sviluppo territoriale; così, anche se un polo di sviluppo non può essere territorializzato, Perroux attribuisce notevole importanza all‘effetto‖ di intensificazione delle attività economiche dovute alla prossimità e ai contatti umani‖. Grazie a questa prossimità imprenditori, lavoratori particolarmente qualificati e quadri industriali ―sono formati, reciprocamente influenzati l‘uno con l‘altro, creano le loro tradizioni e possono condividerle in uno spirito collettivo85‖. Così le politiche dell‘istruzione e, più generalmente, la trasmissione di informazioni favoriscono lo sviluppo poichè contribuiscono alla formazione. All‘interno di questo spazio, la polarizzazione era misurata con riguardo all‘intensità delle transazioni tra imprese ed industrie. Perroux ha intenzione usando azione di government di trasformare il ―polo di crescita‖ e l‘agglomerazione territoriale di individui selezionati ed unità commerciali che
82
Perroux F., (1970), Note on the Concept of ―Growth Poles‖, in McKee, L.D. et al. (eds.) Regional Economics: Theory and Practice, The Free Press, New York, 98. 83 Higgins B., Savie D.J., (1989), Regional Economic Development: Essay in honour of Francois Perroux, Journal of regional science, 29, 670. 84 Russo M., (1966), Units of investigation for local economic development policies, Economie Appliquee, 8. 85 Perroux F., (1966), L‟Economia del XX secolo, Milano, Edizioni di Comunità, 154.
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interagiscono con esso, in un polo di sviluppo che beneficia di unità non inizialmente incluse nei suoi itinerari. L‘azione può essere semplice come la creazione di sviluppi di linee di trasporto e di comunicazione. Esso può essere implementato in modi differenti, come ― accordi spontanei delle grandi imprese‖, ― il consenso razionale delle grandi imprese alla direzione delle autorità‖, ―la negoziazione metodica tra imprese ed autorità‖ o ―pressioni limitanti‖ applicate alle grandi imprese dalle autorità politiche86. In ogni caso, Perroux riconosce la possibilità che un polo di crescita possa esistere in uno spazio economico anche come entità territoriale e considera le possibili implicazioni. Così egli presta attenzione al rafforzamento delle influenze della concentrazione spaziale, l‘effetto di disparità interregionali e l‘impatto del polo di crescita su di esso. Riassumendo, nell‘intento di Perroux, il processo di creazione di un polo di sviluppo si articola in quattro elementi principali: 1) Il processo di crescita produttiva, principalmente dell‘industria motrice, che, secondo Perroux, deve essere una grande impresa; questo gli permette di mettere sul mercato una quantità maggiormente elevata di prodotti e di destinarli alle esportazioni sui mercati nazionali ed internazionali. Questo accrescerà gli investimenti e la loro dimensione, creando una certa dominanza di queste imprese su alter imprese regionali e causando condizioni non equilibrate sul territorio dove esse sono locate. Questo disequilibrio attrarrà altri flussi di risorse e di popolazione. 2) Il processo di polarizzazione sociale e demografica, poichè l‘accumulazione create dall‘industria motrice è all‘origine di un eccesso di offerta di lavoro che attrarrà flussi di immigranti da altre aree nazionali o altri Paesi; questo provoca un aumento di domanda nei servizi e nelle infrastrutture, ma, secondo un profilo cumulativo, il loro sviluppo attrarrà nuovo impiego e, di conseguenza, nuova popolazione. 3) L‘effetto di questa crescita sarà la creazione di economie esterne, in particular modo di economie specializzate che favoriscano l‘intero sistema economico. 4) La crescita della popolazione ed il successivo incremento della domanda favoriscono un‘accelerata del tasso di investimento dell‘industria motrice e dei settori 86
Meardon S. J., (2001), Modelling Agglomeration and Dispersion in City and Country, American Journal of Economics and Sociology, 60/1, 42.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
correlati. Questo significa che la maggior circolazione di capitali porta ad una diversificazione del settore economico e ad un incremento nelle relazioni tra individui localizzati nelle attività di servizi, consumi collettivi e rapporti con gli enti pubblici. Così il polo di crescita era descritto inizialmente come un complesso di industrie, legate in un senso input-output e dominate da un‘industria propulsiva o stimolante (industria motrice), motore di innovazione e di stimolo per le altre industrie. L‘impresa innovativa era definita un‘unità attiva esercitante un effetto induttivo sulle unità passive o meno attive. Al fine di comprendere ulteriormente le condizioni relazionali del dinamismo tecnologico del network è però necessario analizzare il concetto di tensione strutturale sviluppato da Dahmén87. Secondo l‘autore ―…il successo economico ad una certa fase può richiedere la realizzazione di una o più fasi complementari‖. L‘eliminazione delle tensioni strutturali spesso si traduce in una espansione cumulativa dove si realizza sviluppo potenziale del network. Come già accennato in precedenza, il principale limite della teoria di Perroux riguarda il concetto di spazio geografico, la cui astrattezza è legata a quella dei modelli economici ortodossi e alla carenza nel considerare che il processo di espansione dell‘industria motrice è ristretta dai limiti e la crescita generale dell‘economia regionale produce diseconomie esterne. Ma è necessario attribuire a Perroux il merito di aver abbandonato un ―concetto di bilancio statico‖ nella spiegazione di meccanismi di crescita economica. Infine, le politiche di sviluppo influenzate dagli studi di Perroux non tengono in considerazione le interrelazioni sociali, culturali e politiche che caratterizzano la comunità di persone. Un filone di pensiero sottostante il concetto di polo di crescita pianificata riguarda la locazione all‘interno di una regione di un‘impresa appartenente ad un‘industria propulsiva, con l‘aspettativa che questo stimolerebbe lo sviluppo di industrie legate al polo pianificato. Emergono così due tipi di confusione: l‘assunzione che il polo di crescita nello spazio geografico sia semplicemente una particolare variante del polo di crescita nello spazio economico e, da questo, l‘assunzione che il polo di crescita naturale nello spazio 87
Dahmén E., (1950), Svensk industriell företagarverksamhet – Kausalanalyse av den industrielleutvecklingen 1919-1939, Lund. Dahmén E, (1991a), Development Blocks, Industrial Economics, in Carlsson B. and Henriksson R. G. H. (eds.), Development Blocks and Industrial Transformation. The Dahménian Approach to Economic Development. Almquist and Wiksell, Stockholm.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
geografico possa essere replicato nella forma di un polo di crescita pianificato, con l‘instaurazione di industrie propulsive e la fornitura di infrastrutture a particolari centri urbani. Un contributo maggiormente complesso, con riferimento alla contestualizzazione dello sviluppo, ci viene proposto da un originale storico francese: Fernand Braudel. Infatti, per la nostra analisi, è estremamente importante conoscere le radici del territorio analizzato. Il pensiero dell‘autore è riassunto in un importante libro intitolato La Méditerranée e le monde méditerranéen à l‟époque de Philipe II; in questo lavoro Braudel esprime il concetto di durata suddividendo la durata degli eventi osservati in tre ritmi temporali: - un ritmo lento, relativo ai cambiamenti ambientali, certi comportamenti etici, forme culturali e religiose. La cosa importante è che egli definisce lunga durata la presenza dello stesso e la fondamentale azione dello stesso dietro gli individui; - un ritmo congiunturale, tipico delle fasi di media durata; - un ritmo molto breve, corrispondente ai fatti giornalieri o ad azioni irrilevanti. Certamente Braudel non sottovaluta l‘importanza degli individui o della collettività ma attribuisce ad essi una maggiore o minore importanza a seconda dell‘impatto che essi producono. Braudel si differenzia da Perroux nel considerare estremamente importante tutto ciò che è sviluppato in una dimensione spaziale; in particolare questo autore tende a tracciare le radici degli uomini nel loro ambiente naturale e a sottolineare forme di simbiosi ed adattazione delle relazioni tra questi e le rispettive condizioni geografiche. La sua scoperta di lunga durata è dovuta al congiunto nesso di analisi geografica e ai lenti
cambiamenti
come
quelli
dell‘area
mediterranea
verso
i
corrispettivi
comportamenti umani e ritmi differenti di forze politiche ed economiche affrontati nella seconda metà del ‗500. Ma, come Perroux, egli esalta la forza costruttiva di gruppi di individui; essi producono sistemi mentali, culturali ed economici che, durante la storia, costruiscono armadi sociali. Infatti, l‘idea di Braudel è che la storia sia fatta di uomini e non di spazi geografici. Egli sostiene che ―ce ne sont pas les espaces geographiques qui font l‘histoire, mais bien les hommes, maître ou inventeurs des ces espaces88». 88
Braudel F., (1990), La Méditerranée e le monde méditerranéen à l‟époque de Philippe II, T.2, Paris, Armand Colin, 206.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Braudel sostiene che nello spazio europeo esiste un gruppo di ―armadi tecnologici e di pensiero‖ dettati dagli individui, dall‘economia e della società. In particolare egli studia una tipologia di queste strutture umane, ovvero il capitalismo mercantile che dominò l‘Europa dal ‗400 al ‗600. Oggetto di questa indagine sono, prevalentemente, meccanismi essenziali e forme tipiche di quel sistema che ebbe come protagonisti veneziani, fiorentini, genovesi e milanesi. Così egli definisce il modello di un fenomeno di lunga durata, cioè un tipo di configurazione che mostra l‘essenza del capitalismo mercantile, denominato dall‘autore ―economia mondo‖. Un‘economia mondo è un sistema economico le cui forze sono radiate da un centro dominante, capace di organizzarle e di dar loro coerenza. Inoltre, alla tradizionale successione di sistemi socio-economici, questa teoria sostituisce un‘interpretazione più complessa dello sviluppo delle società, la cui struttura tende a ripetersi; da questo concetto emerge la dipendenza di alcune società meno favorite rispetto ad altre. In questa descrizione del fiorire delle città italiane Braudel utilizza tre livelli di indagine, ognuno dei quali supportato da un vocabolario specifico: quello dell‘ambiente, quello dei destini collettivi ed infine quello degli eventi. Un simile uso metaforico del vocabolario geografico gli permette di comprendere la nascita delle civiltà nelle loro durature relazioni con l‘ambiente, che, a sua volta, diventa un attore di diffusione delle culture dei popoli condizionandone lo spostamento, gli scambi commerciali e le economie. Il vocabolario dei destini collettivi permette all‘autore di descrivere le caratteristiche di un‘intera era. In questo modo è possibile comprendere la misura del secolo dei grandi movimenti finanziari e del commercio di metalli preziosi. Così l‘economia sembra supportare il destino di un‘epoca come un collante e una misura del tempo. In particolare, con riferimento alla situazione italiana, le relazioni mercantili capitalistiche esistevano già nel XIV e XV secolo ma, a causa della frammentazione politica e della contro riforma, ebbe inizio una decadenza durata fino all‘unificazione nazionale. Le principali cause della decadenza furono: - la mancanza di un mercato interno unico; -la presenza di barriere commerciali e alti dazi doganali; -in ogni zona italiana soltanto le principali città potevano espandere la propria industria; - quando Inghilterra, Francia e altri paesi del Nord svilupparono le loro manifatture, I prodotti delle città italiane (Firenze, Venezia, Milano, Padova), specialmente quelli
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
tessili, non erano più competitivi. Altre industrie erano in crisi come, per esempio, quella del cotone e delle costruzioni. Soltanto i prodotti di lusso continuarono ad essere richiesti ma il consumo coinvolgeva solo una piccola minoranza; - dopo la conquista di Costantinopoli da parte Turchi nel 1453, i mercanti italiani dovettero pagare elevate tasse al fine di riacquistare i loro diritti commerciali e, di conseguenza, i loro rapporti con l‘Oriente ebbero fine; - con la scoperta del continente Americano il Mar Mediterraneo perse importanza a vantaggio delle coste atlantiche. A causa di questa decadenza economica, mercanti ed imprenditori iniziarono ad abbandonare la loro attività cercando altri settori dove investire i loro capitali. Così ci fu lo sviluppo di operazioni finanziarie e anche di operazioni consistenti nel prestito a tassi eccessivamente alti, l‘acquisto di terre e titoli nobiliari da parte della borghesia. Mercanti, banchieri ed imprenditori si trasformarono in proprietari terrieri, che davano piccoli appezzamenti di terra in affitto ai contadini a condizioni semi-feudali. Braudel sostiene che ―…le Méditerranée du XVI siècle est, par priorité, un univers de paysans, de métayers, de propriétaires fanciers…89‖. In Italia il Rinascimento iniziò, in particolare a Firenze, grazie al contributo di Lorenzo de‘ Medici. L‘anno successivo alla sua morte l‘accesso al trono papale di Alessandro VI accrebbe la supremazia spagnola in Italia. Questo era il periodo di splendore di grandi artisti quali fra' Angelico, Paolo Uccello, Domenico Ghirlandaio, Domenico Veneziano, fra' Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Benozzo Gozzoli, Andrea del Castagno, Donatello, Brunelleschi, il Pollaiuolo, Leonardo da Vinci, Bramante, Michelangelo, Raffaello, il Verrocchio, il Perugino, Giorgione, il Tiziano, il Poliziano, l'Ariosto, Machiavelli e Guicciardini. Genova e Venezia dominarono l‘Est ma, dopo la caduta di Costantinopoli, esse persero le loro basi e il loro commercio sul Mar Nero. Venezia continuò a commerciare con i Turchi pur perdendo molti privilegi e i genovesi si convertirono in proprietari di navi, investitori e banchieri prevalentemente verso la Spagna. Essi prestarono somme al re di Castiglia e gestirono business molto vantaggiosi in Italia, come il commercio della seta, dei cereali, della lana e dell‘acciaio. La decadenza italiana fu soltanto una conseguenza di quella spagnola dovuta 89
Braudel F., (1990), La Méditerranée e le monde méditerranéen à l‟époque de Philippe II, T.2, Paris, Armand Colin, 517.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
all‘abdicazione di Carlo V e vennero sostenute rilevanti spese in guerre e nella gestione coloniale. Braudel descrive accuratamente anche tutte le rivoluzioni per combattere l‘alta tassazione in tutta l‘Italia (Milano, Napoli, Messina). In Italia la borghesia decadde e lo stessa sorte toccò al commercio, alla piccola proprietà, all‘agricoltura ma i latifondi crebbero. Anche l‘industria milanese tramontò. Anche la Savoia fu occupata dagli spagnoli mentre i territori veneziani vennero ridotti a favore degli Asburgo, dell‘Austria e della Lombardia. Lo stato della chiesa fu alla mercé del disordine amministrativo, della miseria delle persone e dei saccheggi. Le politiche spagnole erano giustificate dalla grande quantità di denaro necessario a sostenere gli eserciti. Un altro importante tema affrontato da Braudel fu quello del commercio del grano. Infatti la coltivazione del grano e la sua importanza nell‘alimentazione sono elementi strutturali. In particolare il Mediterraneo era caratterizzato dalla scarsità del raccolto, dovuto alla mancanza di uomini e ai cambiamenti delle condizioni climatiche; l‘alternante risultato dei raccolti nelle diverse aree risultò in un fenomeno congiunturale. Infatti dove il raccolto era scarso, il prezzo del pane crebbe; di conseguenza, nei luoghi dove i mercanti acquistavano il loro grano, i prezzi crebbero e questo portò al paradosso che aree con abbondanti raccolti erano quelle con costi più elevati, provocando un ulteriore impoverimento dei paesani. Invece, con riferimento al Piemonte, ci fu un ampliamento del controllo sabaudo tra il 1400 e il 1500. Solo nel 1559, con il trattato di Cateau-Cambrésis, Emanuele Filiberto di Savoia ottenne il controllo dei suoi territori. I gruppi sociali e religiosi che entrarono nello Stato Sabaudo non erano omogenei: a fronte di una maggioranza cattolica vi erano piccole comunità di ebrei e gruppi protestanti nelle città e nei villaggi. Vi erano tradizioni locali e religiose che non seguivano una politica comune condivisa da Spagna e Francia. Dopo aver ricordato le radici italiane e fornito un altro concetto di ―spazio‖ dobbiamo affrontare il concetto di competitività regionale da un punto di vista prettamente strategico. L‘autore che maggiormente ha influenzato la visione strategica relativamente alla tematica di riferimento è Michael Porter. Grazie a Porter l‘attenzione di molti ricercatori si è spostata dalla competizione tra singole organizzazioni economiche alla competizione tra sistemi,cioè dalla competizione tra imprese alla competizione tra
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
gruppi di imprese, individui non economici e organizzazioni legate ai territori con differenti identità (sociali, economiche e culturali). Porter ha trovato una forte correlazione tra i salari medi dei settori commerciali e i salari medi dei settori locali, che tende a confermare la teoria. Prima di tutto, egli usa un concetto di competitività definito originariamente per le economie nazionali senza domandarsi se questo concetto è il più utile e significativo per l‘applicazione su scala sub-nazionale (urbano e regionale). In secondo luogo, Porter sostiene che la teoria dello sviluppo vede l‘economia come fattore guida. Tradizionalmente, il vantaggio competitivo di un Paese90 nel commercio internazionale è stato determinato dallo sviluppo di alcune risorse come terreni, risorse naturali, lavoro e taglia della popolazione locale. Secondo la teoria del vantaggio comparativo, la base per lo sviluppo dell‘export è l‘intensità dei fattori: la nazione dovrebbe esportare prodotti che usano intensivamente i suoi fattori abbondanti. Uno degli aforismi di Porter è che ―la prosperità nazionale è creata, non ereditata‖ che contrasta con la teoria del vantaggio comparativo in cui il reperimento delle risorse sottolineava la competitività regionale e nazionale. Come Perroux egli sostine che lo spazio economico può essere visto come l‘industria in cui l‘impresa compete91. Nel suo pensiero possiamo trovare qualcosa di simile al concetto di polo di crescita, sviluppato da Porter in quello di cluster locale o regionale92. Secondo Porter ―…un cluster è un gruppo geograficamente vicino di imprese interconnesse ed istituzioni associate in un particolare campo‖93. Cluster influenza la competizione in tre diversi modi: -
Incrementando la produttività delle imprese;
-
Incrementando la loro capacità di innovazione e, in questo modo, la crescita di produttività;
-
Stimolando la formazione di nuovi business che incrementano il livello di innovazione e portano all‘espansione del cluster.
90
Solinas G., (2006), Integrazione dei mercati e riaggiustamento dei distretti industriali, Sinergie, 69/06, 106. 91 Haraldsen, T., (1994), Technology, economy and space – a theoretical analysis of relations between industrial and territorial processes of change, Lund University Press: Lund (in Norwegian). 92 Porter M, (2003), The economic performance of regions, Regional Studies, 37, 549-578. 93 Molti cluster includono istituzioni come Università, agenzie formative che offrono una formazione specializzata, istruzione, informazione, ricerca e supporto tecnico. Possiamo ritrovare questi concetti in Porter M., (2000), Location, Competition, and Economic Development: Local Clusters in a Global Economy, Economic Development Quarterly, 14/1, 15-34.
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Molti vantaggi del cluster rimangono sulle economie esterne o spillovers tra imprese ed industrie di varia natura. Così, come Perroux, Porter attribuisce un ruolo chiave alla prossimità geografica come vantaggio competitivo nazionale94. Egli sostiene che la base dell‘export (vendite al di fuori della regione/stato) è un segnale del vantaggio competitivo. Inoltre, Porter, si rende conto che, visto che il valore economico è il risultato del differente intreccio delle diverse catene del valore, l‘area competitiva è costituita da tutti gli individui appartenenti alle catene del valore concorrenti. Di conseguenza, egli considera quali determinanti del vantaggio competitivo: condizione dei fattori, condizioni della domanda, la presenza di settori industriali correlati e di supporto, la strategia, la struttura e la competizione dell‘impresa all‘interno di questo settore, il caso e le politiche. Porter95, muovendo da queste riflessioni generali sul diamante competitivo, sottolinea che anche i territori infra-nazionali (es. regioni) competono, anche se in modo differente rispetto alle economie nazionali e alle imprese96. Così, considerando la dimensione locale, l‘autore propone quattro elementi del vantaggio competitivo delle aree locali (Fig. 1.2): 1)
Locazione strategica: queste aree sono opportunamente infrastrutturate e
possono garantire lo sfruttamento dei vantaggi della prossimità al centro del business, ai servizi per le imprese e all‘intrattenimento. 2)
La domanda locale di mercato: se le aree centrali sono completamente servite,
molto aree vicine ad esse mancano di strutture commerciali, servizi finanziari e persone; esse possono avvalersi di una domanda non solo locale e della diffusione dei consumatori nella parte centrale dell‘area; 3)
L‘integrazione coi cluster regionali: la capacità di accedere ai cluster competitivi
esterni fornisce importanti elementi come ad es. l‘incentivo alla creazione di nuove imprese. 4)
Risorse umane: Porter sottolinea nuovamente la ricchezza effettiva e potenziale
del mercato urbano del lavoro, estendendo il suo giudizio anche alle aree interne. 94
Bergman E. M., Feser E.J., Industrial, Regional or Spatial Clustering?, OECD Workshop Position Paper on Cluster Analyses and Cluster-based Policies, (Amsterdam, 10-11.10.97). Paris: OECD Industrial Cluster Focus Group. 95 Porter M., (1997), Competitive Advantage, Agglomeration economies and regional policies, International Regional Science Review, 19, 85-90. 96 Porter M., (1995), The competitive advantage of the inner city, Harvard Business Review, may, 55-71.
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In termini più generali, Porter suggerisce, come fattore competitivo fondamentale, una forza lavoro qualificata, un equipaggiamento infrastrutturale efficiente, un sistema di governance locale rapido a reagire alle pressioni dei contesti esteri, un mercato flessibile del lavoro, elevati standard ambientali e un‘elevata qualità della vita. Secondo Porter, la rivalità locale spinge le imprese ad innovare e a potenziarsi incoraggiando le esternalità statiche e dinamiche nel contesto locale di business (es. accesso più facile alla tecnologia e alle informazione di mercato, sviluppo di risorse umane specializzate). In questa teoria, la rivalità tra imprese locali offre maggiori benefici all‘aggiornamento competitivo rispetto alle ulteriori importazioni di imprese estere con investimenti minimi nella nazione. La rivalità locale non solo porta ad un incremento delle esternalità positive, ma crea maggiori incentivi competitivi e maggiori pressioni verso il rinnovamento della produttività dato che i rivali locali neutralizzano i vantaggi dovuti agli input di costo e altre condizioni di business locale97. Il ruolo del Governo nel diamante di Porter consiste nell‘agire ―come catalizzatore e sfidante, nell‘incoraggiare le imprese ad accrescere le loro aspirazioni ed evolvere verso più alti livelli di performance competitive…‖.
97
Porter M., Sakakibara M., (2000), Competing at home to win abroad: evidence from Japanese industry, Review of economics and statistics, February, 2.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Fig. 1.2. Il Diamante competitivo di Porter.
Fonte: Byoungho, Hwy-Chang Moon, 200698.
Essi devono incoraggiare le imprese a migliorare le loro prestazioni, stimolare la domanda di prodotti innovativi, concentrarsi sulla creazione di fattori specializzati e stimolare la rivalità locale, limitando la cooperazione diretta e rafforzando l‘applicazione del regolamento antitrust. Michael Porter, sostiene: "Credo che molti responsabili politici, come molti corporate executive, vedano la vera fonte di competitività in un contesto sbagliato. Se si credere che la competitività provenga dal capitale, di aver manodopera a basso costo e valuta a prezzi bassi e che la stessa competitività sia guidata da efficienza statica, poi è utile comportarsi in un certo modo per aiutare l'industria. Tuttavia, la mia ricerca insegna che la competitività è una funzione dinamica di progressività, l'innovazione e la capacità di
98
Byoungho Jin, Hwy-Chang Moon, (2006), The diamond approach to the competitiveness of Korea's apparel industry: Michael Porter and beyond, Journal of Fashion Marketing and Management, 10/2, 195208.
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cambiare e migliorare. Usando questo quadro, le cose che guardano all‘utile alla luce del vecchio modello possono allora rivelarsi controproducenti99‖. Secondo Porter, la chiave della competitività regionale è la produttività. Il principale obiettivo di una nazione è quello di produrre un elevato e crescente livello di vita per i suoi cittadini. Così secondo Porter la competitività rimane un concetto non ben compreso, nonostante l'accettazione diffusa della sua importanza. Per comprendere la competitività, il punto di partenza devono essere le fonti di prosperità di una nazione. Il tenore di vita di una nazione è determinato dalla produttività della sua economia, che è misurata in base al valore dei suoi beni e dei servizi prodotti per unità di risorse umane e di capitale disponibili a livello nazionale. La produttività dipende sia dal valore dei prodotti e servizi di una nazione, misurata dai prezzi che possono essere imposti sui mercati aperti e dall'efficienza con cui essi possono essere prodotte. La vera competitività, quindi, è misurato dalla produttività. La produttività permette ad una nazione di sostenere alti stipendi, una moneta forte e ritorni di capitale elevati e,di conseguenza, un elevato tenore di vita100. Allo stesso modo, Krugman sostiene che: "La produttività non è tutto, ma, a lungo termine, è quasi tutto. Un paese in grado di migliorare il suo tenore di vita nel tempo dipende quasi esclusivamente dalla sua capacità di aumentare la propria produzione per lavoratore101. Inoltre Porter sostiene che "il vantaggio competitivo è creato e sostenuto attraverso un processo altamente localizzato‖102. Così, secondo l'autore, il vantaggio competitivo è un processo altamente localizzato, che richiede un ulteriore impegno per l‘elaborazione; esso suggerisce che vi è qualcosa di distintivo che riguarda lo sviluppo economico regionale e locale: l'economia regionale, che non è solo la somma (o aggregato) delle sue parti. Cellini e Soci (2002) suggeriscono che la competitività assume un significato diverso a seconda del livello di analisi utilizzato; si può distinguere quindi tra il livello macro (la competitività di un paese), il livello micro (la competitività delle singole imprese) e il
99
Porter M. E., (1992), Competitive Advantage: Creating and Sustaining Superior Performance, Issue 10 London: PA Consulting Group. 100 Porter M. E., Ketelds C. H. M., (2003), UK Competitiveness: Moving to the Next Stage, DTI Economics Paper 3, London: Department of Trade and Industry. 101 Krugman P., (1994), Competitiveness: a dangerous obsession, Foreign Affairs, 73/ 2, 28-44. 102 Porter M. E., (1998b), Location, clusters and the new economics of competition, Business Economics, 33/1, 7-17.
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livello meso (la competitività dei sistemi economici locali), dove quest'ultimo è ulteriormente suddivisa in distretti industriali103 e regioni. Nel pensiero di Camagni una regione ha vantaggi competitivi assoluti quando possiede superiori asset tecnologici, sociali, istituzionali, infrastrutturali o attività che sono esterni, ma che vanno a beneficio di imprese individuali in modo tale che nessun insieme di prezzi di fattori alternativi possano indurre ad una redistribuzione geografica delle attività economiche. Porter sostiene che non solo le economie innovative sono altamente efficiente, ma anche che sono in grado di creare un valore unico per i prodotti e i servizi. Essi possono prosperare solo attraverso l‘invenzione e l‘innovazione le quali portano ad un costante aggiornamento della base industriale, rendendola così più efficace utilizzando i fattori e gli investimenti, e creando un alto valore aggiunto per i suoi prodotti. Ma, secondo Porter, un aspetto chiave del vantaggio competitivo regionale è il grado di interrelazione sociali, l'esistenza di reti sociali efficienti, il capitale sociale e le strutture istituzionali. Come evidenziato dal lavoro di Porter, la domanda di prodotti di una regione è un importante "driver" del vantaggio competitivo regionale. In realtà, il basso livello di domanda locale tende a smorzare l'innovazione e l‘imprenditorialità locale, favorisce l'esodo di manodopera qualificata e istruita, ostacola lo sviluppo di capitale culturale e infrastrutturale di alta qualità e, in generale, indebolisce la dinamica della concorrenza. Porter sostiene che non è cosa un paese o una regione produce, ma come lo produce ad incrementare il livello di crescita e di competitività104. In lavori più recenti sulla competitività regionale, Porter105 enfatizza il ruolo chiave dei cluster orientati all‘esportazione come base per un elevato standard di vita regionale.
103
Porter would call these ones ‗clusters‘. This is reported in Viesti G., (2000), Come nascono i distretti industriali, Roma-Bari, Laterza 104 Woodward D., (2004), Porter‟s Cluster strategy versus industrial targeting, paper presented at ICIT Workshop, Orlando, Florida, 1. 105 However, this focus on regional export shares as a measure of regional competitiveness is problematic. This is reported in Porter M. E., (1998), Clusters and the new economics of competitiveness, Harvard Business Review December, 77-90. Porter M. E., (2000), Location, competition and economic development: local clusters in the global economy, Economic Development Quarterly 14, 15-31. Porter M. E., Regions and the new economics of competition, in Scott, A. J. (Ed.), (2001a), Global City Regions, Blackwell, Oxford, 139-152. Porter M. E., (2001b), Cluster of Innovation: Regional Foundations of US Competitiveness, Council on Competitiveness, Washington, DC.
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Infine, si deve sottolineare che, nella competitività regionale, un ruolo molto importante è svolto dai geografi che si concentrano sulla definizione del territorio e tentano di fornire una spiegazione alla crescita dell‘output di una regione/territorio106. In particolare, notevole attenzione è dedicata al ruolo della regione come fonte di attività critiche per lo sviluppo in forma di rendimenti crescenti ed esternalità positive107. Secondo Hall108 e Scott109 le più suggestive forme di agglomerazione sono oggi le città o agglomerati di super-regioni, che sono venuti in essere in tutto il mondo negli ultimi decenni, con le loro complesse strutture interne comprendenti più nuclei urbani, appendici estese extraurbane e aree dell‘entroterra più vaste. Queste città-regioni sono locomotive delle economie nazionali entro le quali esse si trovano, e sono siti di massa densa di attività economiche interdipendenti, che solitamente hanno anche alti livelli di produttività in ragione del loro comune agglomerato di economie e delle loro potenzialità innovative. L'esistenza di un agglomerato di economie basate su esternalità ed effetti di rendimenti crescenti richiede un pieno riconoscimento della regione come una unità organica della realtà economica110. Negli ultimi anni sempre più il ruolo attivo svolto dal territorio ha coinvolto anche il mondo britannico, aprendo un dibattito non ancora concluso, che contrappone le teorie di Sack e Raffestin. Il primo autore ritiene la territorialità il tentativo di un individuo o di un gruppo di controllare una zona geografica chiamata territorio. Completamente diversa è la posizione di Raffestin, secondo cui la territorialità, è "un insieme di rapporti creati in un sistema tridimensionale società-spazio-tempo, al fine di raggiungere la maggiore autonomia compatibilmente con le risorse di sistema‖111. In particolare, le principali definizioni di territorio che hanno a che fare con il problema evidenziato nel dibattito internazionale sulla governance sono il territorio come una 106
Camagni R.P., (1992), Final report of the research project on development prospects of the Community‟s lagging regions and the socio-economic consequences of the completion of the internal market: An approach in terms of local „milieux‟ and innovation networks, Milan, GREMI. Illeris S., (1993), An inductive theory of regional development, Papers in Regional Science, 72/2, 113134. Storper M., (1995), The resurgence of regional economies, ten years later: The region as a nexus of untraded interdependencies, European Urban and Rural Studies, 2-3, 191-221. 107 Scott A., Storper M., (2003), Region, Globalization, Development, Regional Studies, 37, 7. 108 Hall P., (2001), Global city-regions in the twenty- first century, 59-77 in A. J. Scott (ed.), Global CityRegions: Trends, Theory, Policy, Oxford: Oxford University Press. 109 Scott A. J., (2001), Industrial Revitalization in the ABC Municipalities, São Paulo:Diagnostic Analysis and Strategic Recommendations for a New Economy and a New Regionalism, Regional Development Studies, 7, 1 – 32. 110 Scott A., Storper M., (2003), Region, Globalization, Development, Regional Studies, 37, 8. 111 Raffestin C., Per una geografia del potere, Unicopli, Milano.
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costruzione sociale e politica e il territorio come capitale territoriale. Il primo concetto, sostenuto in particolare da Bagnasco112 e Le Galès, sottolinea come l‘azione collettiva possa guidare verso diversi risultati (cooperazione, conflitto e confronto). Il secondo riassume113 le diverse forme di capitale (intellettuale, sociale, politico e materiale) identificate da Innes and Davoudi114 al fine di descrivere la creazione di nuove forme di governance e lo sviluppo di capacità strategiche che permettano di cogliere nuove opportunità115. Ma un contributo innovativo alla descrizione dello spazio con riferimento al secondo è fornito da Dematteis con il suo modello SLoT
116
. Esso è costituito da due gruppi di
attori (rete di attori locali e ambiente) e tre tipi di rapporto (tra gli attori locali, tra gli attori locali e il milieu territoriale locale e quelli tra le componenti locali e quelle sovralocali). Si tratta di una serie di quattro elementi (Fig. 1.3.): 1)la rete di attori: è formata da tutti i rapporti tra gli individui pubblici, privati, locali esistenti sul territorio locale117. E 'possibile parlare di SLoT quando il gruppo di soggetti inizia ad agire come un attore collettivo al fine di realizzare progetti comuni di sviluppo territoriale 118. 2) il milieu locale: è l'insieme di condizioni favorevoli per lo sviluppo territoriale in un contesto particolare. Esso può essere letto con un obiettivo di riferimento se le sue risorse derivano da un lungo processo di co-evoluzione tra il territorio e la società locale. Ma ha anche un lato soggettivo, con riferimento al valore delle rappresentazioni proposte da attori locali.
112
Bagnasco A., Le Galès P., (2000), Introduction. European cities: local societies and collective actors? In Bagnasco A., Le Galès P., (2000), Cities in contemporary Europe, Cambridge University Press, Cambridge (1st editin), Villes en Europe, La Découverte, Paris, 1-32. 113 Dematteis G., Governa F, (2005), Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Franco Angeli, Milano. 114 Davoudi S., Towards a conceptual framework for evaluation of governance relations in polycentric urban regions of Europe, in Miller D., Patassini D., (2005), Evaluating Governance, Ashgate, Aldershot. 115 Governa F., Santangelo M, (2006), Territorial Governance and territorial cohesion in the European scenario, International Conference- University of Leuven, 8-9 June. 116 SLoT significa Sviluppo Locale Territoriale ed è descritto in Dematteis G., (2003), Il modello SLoT come modello di analisi dello sviluppo locale in SloT Quaderno 3, a cura di Rosignolo C, Imarisio C.S., Baskerville, Bologna, 13-28. 117 Qui per locale Dematteis intende il livello geografico che consente le interazioni tipiche di prossimità fisica: relazioni basate sulla fiducia, sulle esperienze comuni di un particolare milieu . 118 Dematteis G., (2001), Per una geografia della territorialità attiva e dei suoi valori territoriali, in SLoT Quaderno1, a cura di Bonora P., Baskerville, Bologna, 17.
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3)l'interazione tra rete locale e milieu (e gli altri ecosistemi locali): essa trasforma il potenziale del milieu in valore ambientale, culturale, estetico, sociale ed economico. 4) l'interazione tra reti locali e sovra locali: consiste in azioni che modificano la composizione delle reti locali, dell‘ambiente, i rapporti con l'ambiente locale importando i valori esogeni che modificano, in un secondo tempo, le reti locali e l'ambiente in cui sono regolate. In questo modo il modello SLoT ha una specifica organizzazione e bagaglio culturale ed è il luogo in cui le razionalità locali creano regole territoriali. Quindi ogni SLoT possiede una capacità di auto-rappresentarsi e auto-progettarsi; questa capacità interagisce con quella analoga dei livelli sovra-locali nelle forme di cooperazione, conflitto e negoziazione. Questo tipo di auto-organizzazione poi deve essere noto, disciplinato ed orientato da politiche di sviluppo locale(governance). Questo concetto è molto diverso da quello Vidaliano (Pays), in quanto il suo obiettivo non è quello di trovare un sistema territoriale già esistente, ma un insieme di capacità e di esperienze che, per mezzo di azioni di Governance, costruisca un territorio sviluppato. Purtroppo vi sono ancora alcuni problemi non risolti; infatti, esso vuole descrivere la geografia delle nostre risorse (capacità di auto-organizzazione locale, l'organizzazione di volontariato territoriale per la produzione di risorse specifiche nel processo di sviluppo), ma queste risorse possono non essere distribuite in modo uniforme. E‘possibile disporre di uno Sviluppo locale territoriale solo quando vi è un certo rapporto tra territorialità attiva e specifiche risorse territoriali. Il valore ottenuto mescolando azione collettiva autonoma, risorse locali e interazioni sovra locali crea un valore aggiunto territoriale dello sviluppo. Pertanto, le risorse fisiche locali possono essere considerate "capitale territoriale" e hanno alcune caratteristiche comuni: - Devono essere inserite in determinati territori; -Devono essere reperiti con difficoltà altrove con le medesime qualità; -Non devono essere prodotti in breve tempo;
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Fig. 1.3. Relazioni esistenti tra network locale, milieu ed ecosistema. NETWORKS SOVRALOCALI
Sviluppo Sistema Locale Territoriale
NETWORKS
MILIEU TERRITORIALE Sostenibilità
AMBIENTE Fonte: Dematteis, 2001.
Così esse possono essere individuati nelle condizioni dell‘ambiente naturale, nel patrimonio storico, nel capitale fisico accumulato in infrastrutture, nei beni relazionali, incorporati nelle risorse umane locali. Possiamo notare dunque che, mentre le prime due classi sono individuabili anche da un attore esterno, l'ultima necessita di azioni collettive locali. Inoltre Dematteis sostiene che la diversificazione del territorio per sistemi locali deve essere considerata come una forma di ricchezza, perché queste differenze culturali agiscono come un pool genetico e la loro trasmissione verticale e locale aumenta la capacità innovativa e l‘autonomia. Essa alimenta inoltre il sistema economico globale, che riproduce le conoscenze ambientali, ottimizza l'impiego delle risorse umane e riduce le disuguaglianze. Nella Tabella 1.1. si cerca di raccogliere i contributi di tutte queste discipline al fine di ampliare la definizione del concetto di competitività regionale/locale.
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Tab. 1.1. Contributi teorici.
Economia mondo
Polo di crescita e di sviluppo Città regioni
Contributo strategico
Regioni e cluster
Gruppi di imprese interconnesse ed istituzioni associate in ―campo di forze‖ irradiate da un centro dominante che rappresentano una particolare le locomotive delle economie nazionali. disciplina.
Attori locali
Società come gruppi di individui imprese
Relazioni
Lo sviluppo economico è sbilanciato
Grande importanza delle relazioni competitive e di Grande importanza scambio (anche se delle relazioni tra asimmetriche per natura) gli attori economici tra gli attori economici
Gruppi di imprese, individui non economici e organizzazioni legate al territorio con Network locali di differenti entità (sociale, attori e milieu economica, culturale) Grande importanza della cooperazione, delle relazioni di negoziazione e Grande importanza delle conflitto tra gli relazioni competitive tra attori economici gli attori
limiti
Elementi di analisi
Elementi vantaggio competitivo
del
Concetti teorici
Sviluppo economico
Definizione dell’unità spaziale
Unità spazial e
Contributo storico
Discipline Contributo Contributo ecnomico geografico
Armada tecnologici e di pensiero, comportamento collettivo
Innovazione, dinamismo tecnologico, istruzione, prossimità, risorse umane, infrastrutture e investimenti esteri.
Ambiente, destini collettivi, eventi di lunga durata Strettamente economici Non prende in considerazione le caratteristiche geografiche, sociali e culturali e le interrelazioni temporali (XV-XVI politiche che secolo) e spaziali caratterizzano la comunità (area mediterranea) di persone
Fonte: elaborazione personale.
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Azione collettiva, risorse locali, diversificazione territoriale ed interazioni sovralocali.
1) locazione strategica 2) domanda locale di mercato 3) integrazione con I cluster regionali 4) risorse umane ma anche base di export
Sociali, economici e culturali
Le risorse non possono essere uniformemente Eccessiva propensione a distribuite generalizzare
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1.3. Una classificazione di teorie sulla crescita regionale.
Purtroppo questa prima classificazione è solo un punto di partenza, perché non esiste una sola teoria che fornisca una definizione generalmente accettata e una spiegazione della competitività regionale, ma d'altra parte abbiamo una gamma di diversi contributi teorici di crescita regionale (Tab. 1.2.), da cui devono essere dedotte importanti implicazioni sulla competitività regionale.
Modello tradizionale. Nel 1950 un gruppo di teorie classificate come modello tradizionale affermavano che la produzione può essere considerata una funzione di input di lavoro e capitale. Prezzi e salari flessibili sui mercati regionali garantiscono la piena utilizzazione delle risorse regionali. All'interno di questo primo gruppo di esponenti (teoria neoclassica della crescita), alcuni sostenevano l‘idea che la competitività delle imprese deriva dalla disponibilità di manodopera e di capitale. Secondo questa teoria la mobilità di lavoro e di capitale è limitato da diversi fattori. In particolare, la mobilità del lavoro non dipende solo dal reddito, ma anche dai costi della mobilità, dalla resistenza non economica alla migrazione e dai legami familiari. Sebbene la mobilità dei capitali è molto più elevata di quello del lavoro, essa è spesso limitata dal carattere irregolare degli investimenti, che vengono realizzati su grandi unità, il che implica che, una volta che le imprese si sono insediate in un luogo, i vantaggi a rimanerci sono maggiori di quelli di abbandonarli119. Altre obiezioni fanno riferimento alla negligenza dei costi di trasporto, alle barriere commerciali e alle differenze dello sviluppo tecnologico tra le economie regionali. Altri studiosi (la teoria di base di esportazione) hanno affermato che è la quota delle attività economiche in una regione che produce beni o servizi per l'esportazione a determinare il cambiamento economico regionale. In particolare quest‘ultimo ha un legame più stretto con l‘idea del vantaggio comparativo regionale. Il successo della base negoziabile di una regione è ritenuta una delle principali determinanti (tramite effetti moltiplicatori) del rendimento dell'economia regionale nel suo complesso. 119
Terluin I.J., (2001), Rural regions in the EU: Exploring differences in economic development, Rijksuniversiteit Groningen.
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Produttività e innovazioni tecnologiche sono stimolate dalla base negoziabile di una regione e, attraverso vari effetti moltiplicatori, la crescita guidata dalla domanda si diffonde in tutta l'economia regionale. Ogni regione possiede un vantaggio comparativo in alcuni settori e uno svantaggio comparativo in altri. Le performance competitive regionali vengono così massimizzate concentrandosi sul primo piuttosto che su quest'ultimo. Il problema è che il vantaggio comparativo regionale non è un concetto statico: esso deve fronteggiare costantemente i cambiamenti dei gusti dei consumatori, l‘entrata sul mercato di nuovi competitor e lo sviluppo di particolari tecnologie. Il rischio per le regioni consiste nel perdere il loro vantaggio comparativo molto rapidamente nel caso esse non siano tempestive nel rispondere a tali pressioni120.
Modello della pura agglomerazione. Un nuovo gruppo di teorie (modello di agglomerazione pura), creato nel 1960 sosteneva che l'output dipende dalla quantità di lavoro e capitale disponibile in una regione e da effetti esterni. All'interno di essi, mentre Perroux, con la sua teoria dei poli di crescita ha affermato che, in una particolare zona vi sono alcune aziende che conducono e stimolano le altre aziende attraverso un effetto moltiplicativo; Myrdal121 ha sostenuto che quando nascono disparità regionali, inizia un processo di auto-rafforzamento che, in assenza di eventi catastrofici, mantiene lo status di zone di crescita (teoria delle causalità cumulative). Contrariamente alla tendenza verso la convergenza delle teorie neoclassiche, la divergenza tra le regioni è il risultato atteso. Un agglomerato di attività economiche e di persone risulterebbe in un ciclo di espansione dove le regioni in ritardo di sviluppo sono di fronte a una spirale negativa che porta al declino delle attività economiche. Infine Kilkenny122 formula un modello di equilibrio generale che comprende due regioni, una "urbana" e l'altra "rurale" attraverso il quale egli dimostra che le zone rurali diventano attrattive per le
120
Un primo modello di risposta alle pressioni esterne è descritto a livello settoriale in Lemaire J.P., (2000), Measuring the International Environment Impact on Corporate Marketing and Strategy: The 'P.R.E.S.T.' Model", Proceedings of the 16th Annual IMP Conference, Bath, 7-9 septembre, CD-Rom. 121 Myrdal G., (1957), Economic theory and under-developed regions, London: Methuen University Paperbacks. 122 Kilkenny M., (1998a), Transport costs and rural development, Journal of Regional Science 38-2, 293312. Kilkenny M., (1998b), Transport costs, the new economic geography, and rural development, Growth and Change, 29, 259-280.
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imprese industriali e per i lavoratori, quando i costi di trasporto industriale sono minori di quelli di trasporto agricolo.
Modello del milieu locale. In queste teorie relative ai modelli del milieu locale, diversi fattori locali, come le competenze della forza lavoro, la tecnica e il know-how organizzativo, le strutture sociali e istituzionali,influenzano i ricavi derivanti da capitale e lavoro. Occorre però effettuare una distinzione tra i modelli di crescita endogena (che fanno riferimento alle aree agglomerate ma non metropolitane con imprese di piccole e medie dimensioni che scambiano prodotti semilavorati, bassi costi di transazione ed impiego molto simile a livello tecnologico), le teorie Neo - Shumpeteriane (che considerano l'innovazione tecnologica e l‘imprenditorialità quali fattori trainanti della competitività regionale) e le teorie basate sui cambiamenti organizzativi del lavoro, in cui la composizione della forza lavoro, in termini di competenze, costi, mobilità, ecc subisce variazioni tra le regioni e ciò può influire sulle decisione localizzativa delle imprese. In particolare, le prime due rivolgono una grande attenzione al ruolo della conoscenza e del cambiamento tecnologico regionale come fonti di vantaggio competitivo123. Secondo la prima teoria ci sono sempre più importanti ritorni associati con l‘accumulazione localizzata di lavoratori qualificati. L'istruzione e la ricerca sono diventati driver essenziale per il successo regionale, dal momento che questi consentono innovazione locale e miglioramenti tecnologici e, di conseguenza, la crescita della produttività. Occorre che gli spillover della conoscenza siano localizzati cosicché le innovazioni locali vengano rafforzate. Le teorie Neo-Schumpeteriane danno una grande importanza all'innovazione come chiave del vantaggio competitivo regionale. Così esse sostengono che le differenze in tema di vantaggio competitivo regionale dipendono dalle differenze regionali relative alla creazione ed applicazione di conoscenza, ovvero l'innovazione. L‘innovazione guida la competizione e la competizione guida l‘innovazione. In questo contesto, i driver locali di innovazione ed imprenditoriali supportano la spiegazione
123
Martin R., Peter S., (2003), Deconstructing clusters: chaotic concept or policy panacea?, Journal of Economic Geography, 3, 5-35
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delle differenze regionali nel vantaggio competitivo. Infine, con riferimento alle teorie basate sulle modifiche nell‘organizzazione del lavoro, il punto di partenza è che la composizione della forza lavoro, in termini di competenze, costi, mobilità e questo può influenzare le decisioni localizzative delle imprese. In particolare, in queste teorie, lo sviluppo di una particolare regione dipende dall‘interazione di fattori esterni (contesto nazionale e internazionale) e di attori locali (risorse materiali disponibili e fattori di produzione, struttura industriale e composizione sociale della zona ).
Modelli di innovazione territoriale. La teorie relative ai modelli di innovazione territoriale sottolineano che, oltre che dal lavoro, dal capitale e dai fattori del milieu locale, la diffusione dell‘innovazioni gioca un ruolo importante nella crescita regionale e lo sviluppo dell‘economia locale dipende dalla sua capacità di trasferire le sue risorse dalle vecchie attività a quelle nuove124. Molte teorie appartengono a questo modello: Le teorie dell‘incubatore, che enfatizzano la tendenza della R&D e delle attività innovative a muoversi verso le aree con una concentrazione di persone ed attività. Queste aree normalmente traggono beneficio dalle economie esterne, dagli effetti di spin-off di una forza lavoro qualificata e di know how organizzativo e tecnologico, che creano un ambiente fertile per gli investimenti in R&D ed innovazione. I cicli di vita del prodotto, divisi in tre fasi: innovazione, crescita e maturità. La fase innovativa ha luogo in aree con una concentrazione di lavoro tecnico e scientifico, mentre la fase di maturità del prodotto necessita di aree con grandi quantità di lavoro a basso costo come nelle regioni periferiche. Commenti su questa teoria riguardano l‘accorciarsi del ciclo di vita di molti prodotti che si traducono in una riduzione nel tempo della diffusione spaziale del prodotto maturo. La teoria del milieu innovativo, che concettualizza il comportamento industriale basato sull‘innovazione all‘interno di un‘area geografica e connette il milieu
124
Questi differiscono dal modello del milieu locale poichè considerano l‘innovazione in senso esteso: essa include prodotti, processi ed innovazioni organizzative per l‘impresa così come innovazioni sociali ed istituzionali a livello industriale, regionale e nazionale: Possiamo ritrovare questi concetti in Molle W., Cappellin R., (1988), Regional impact of community policies in Europe, Aldershot: Avebury.
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locale125 con i processi di innovazione. Il milieu innovativo è normalmente descritto come un milieu locale di imprese medio-piccole con proprietà specifiche, alimentato dall‘innovazione attraverso network extraterritoriali; alcuni milieu sono anche riferiti alle ―learning regions‖ o ai
―sistemi di
innovazione regionale‖ (Armstrong and Taylor, 2000:299). Inoltre ci sono imprese, che producono le diverse parti dei loro prodotti in diversi Paesi e vendono i loro prodotti sul mercato mondiale ma anche imprese che si concentrano sui cluster regionali. Queste realtà differenti formano la ―rete di imprese‖126. Così si può affermare che i network sono un importante fattore del milieu locale. Teoria del vantaggio competitivo delle nazioni, in cui Porter individua sei determinanti (Diamante) da cui dipende la competitività delle nazioni: condizioni dei fattori, condizioni della domanda, industrie correlate, strategia dell‘impresa, struttura e rivalità, il caso e il government. Esse sono influenzate da fattori politici, sociali e culturali. Teoria induttiva dello sviluppo regionale di Illeris, in cui la struttura dell‘economia locale e delle condizioni locali contribuiscono alla spiegazione dello sviluppo economico delle regioni. Essa è induttivamente costruita analizzando la crescita della popolazione dal 1970 in NUTS3 in 18 Paesi dell‘Europa Occidentale. Questa teoria include anche elementi di scienze politiche e sociologia. Secondo Illeris, la sua teoria si adatta a nozioni più ampie sui cambiamenti societari contemporanei, che possono essere indicate in termini di servizi, informazioni o società della conoscenza. Esiste poi una crescente parte di letteratura—generalmente raccolta sotto il termine di ―nuovo regionalismo‖—che enfatizza il crescente significato di cittàregione come un locus di vita economica e sociale ed intervento politico127. 125
Camagni R., (1995a), Global network and local milieu: Towards a theory of economic space, in Conti S., Malecki E.J., Oinas P., eds., The industrial enterprise and its environment: Spatial perspectives. Aldershot: Avebury, 195-214. 126 Capello M., (1996), Progetto di stazione sismica analogica a tre componenti: manuale operativo, schede, componentistica, Rapporto Interno Osservatorio Vesuviano. 127 Gli autori di questo filone di pensiero abbracciano la teoria della regione come nesso di interdipendenze non negoziabili. Molti autori sono citati di seguito: Wannop U., (1995), The Regional Imperative: Regional Planning and Governance in Britain, Europe and the United States, Regional Policy and Development Series, 9, Jessica Kingsley Publishers, London. Brenner N., (1999a), Globalization as reterritorialization: the re-scaling of urban governance in the European Union, Urban Studies, 36/3, 431–451.
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Prima di tutto, nella scelta dei driver territoriali, le specificità dei luoghi erano minimizzate in favore dei comportamenti di apprendimento generico e del vantaggio basato sulla conoscenza128. In secondo luogo, la dimensione sistemico locale era privilegiata rispetto alle relazioni globali di politica economica. La teoria di Storper, il quale nel 1995 sostenne che le imprese sono collegate ad altre imprese attraverso scambi formali (es. legami input-output) e attraverso interdipendenze non negoziabili. Queste possono essere riassunte nei mercati del lavoro, nelle istituzioni pubbliche e nelle norme d‘azione, dei consumi e dei valori. Le interdipendenze non negoziate possono essere considerate in termini di ―cultura della produzione regionale‖ o ― cultura civica‖ che immobilizza le capacità per un‘attività economica efficiente. Queste interdipendenze formano gli asset pubblici del sistema produttivo e hanno differenti caratteristiche tra le regioni. Tutti i sistemi di produzione sono soggetti ad incertezza tra i produttori, tra produttori e lavoratori, tra produttori e consumatori. Alcuni di questi sistemi di produzione sono più competitive di altri (Silicon Valley). L‘evoluzione di questi sistemi produttivi è fortemente dipendente dalle convenzioni sottolineate. Queste possono creare conseguenze nel mercato del lavoro, nel sistema inputoutput e nel sistema di conoscenza e tendono a fornire un carattere di alta specificità alla produzione.
Brenner N., (1999b), Global cities. ―Glocal‖ states: state re-scaling and the remaking of urban governance in the European Union, Unpublished PhD thesis, Department of Political Science, University of Chicago. Scott Allen, ed. (2001), Global City-Regions: Trends, Theory, Policy. Oxford: Oxford University Press. Soja Edward, (2000), Cosmopolis: Globalization of Cityspace. Postmetropolis: Critical Studies of Cities and Regions, Malden MA: Blackwell Publishers. Storper M., (1997), The Regional World: Territorial Development in a Global Economy, New York: Guilford Press. Keating M., (1997), The invention of regions: political restructuring and territorial government in Western Europe, Environment and Planning C, 15, 383-398. Lefèvre C., (1998), Metropolitan government and governance in western countries: a critical overview, International Journal of Urban and Regional Research, 22, 1, 9-25. MacLeod G., (2000), The learning region in an age of austerity: capitalizing on knowledge, entrepreneurialism and reflexive capitalism, Geoforum, 31,219-236. 128 Sayer A., (1989), The ‗new‘ regional geography and problems of narrative. Environment and planning D, Society and Space, 7/2, 253-276 Lagendijk A., (2003), Towards conceptual quality in regional studies: the need for subtle critique — A response to Markusen, SECONS Discussion Forum, Contribution Number 3, Bonn: Socio-Economics of Space Working Group.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Teorie di crescita regionale e vantaggio competitivo basate sui cluster.. Esse sono più strettamente associate a Michael Porter129 e ai cosiddetti modelli della ―nuova geografia economica‖ di Krugman130. Questi si focalizzano sull‘importanza delle economie locali esterne associate con l‘agglomerazione spaziale dell‘attività economica. Secondo Porter, i cluster locali dell‘export orientati alla specializzazione industriale sono le basi del successo regionale. Il clustering delle imprese correlate genera diverse economie esterne, fonti di crescenti guadagni alle imprese coinvolte, in particolare la presenza di lavoratori specializzati, fornitori diligenti e network di istituzioni di supporto. Il clustering intensifica anche la rivalità tra le imprese e gli spillover della conoscenza. I modelli di Krugman hanno caratteristiche molto simili; essi, infatti, tengono in considerazione l‘effetto di economie esterne di mercato incrementate dalla presenza di ampie e agglomerazioni urbane non necessariamente industrialmente specializzate. I modelli dei cluster di competitività regionale di Porter hanno avuto un peso enorme in ambito politici, anche se non senza limitazioni e difetti131. Questo dice poco relativamente al modo in cui alcuni cluster si sviluppano o alla causa del loro declino e nulla circa le modalità in cui i cluster impattano sull‘intera economia regionale (cioè lo spazio ―non cluster‖). Le prospettive evoluzionistiche sulla competitività regionale mettono l‘accento sulla natura dinamica del vantaggio competitivo regionale132. Un certo numero di assunzioni chiave introduce una prospettiva evoluzionistica: Le economie regionali sono differenti tra di loro; Le differenze tra le stesse persistono nel tempo; Ciò che determina il vantaggio competitivo di una regione coincide con il potenziale di adattamento del suo business, dei suoi lavoratori e delle sue istituzioni al costante cambiamento del contesto (mercati, competitor e tecnologie);
129
Porter M., (1998), Clusters and the new economics of competition, Harvard Business Review,November-December, 77-91. Porter M. E., (2001), Regions and the new economics of competition, in Scott A.J. (Ed), Global City Regions, Oxford: Blackwell, 139-152. 130 Krugman P., (2003), Growth on the Periphery: Second Wind for Industrial Regions?, The Allander Series, Fraser Allander Institute, Scotland. 131 Martin R.L., Sunley P.J., (2003), Deconstructing clusters: chaotic concept or policy panacea?, Journal of Economic Geography, 3, 3-35. 132 Boschma R. (2004), Competitiveness of regions from an evolutionary perspective, Regional Studies, 38, 1001-1014.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Ogni regione influenza il proprio ambiente competitivo attraverso l‘innovazione e lo sviluppo. Infatti il vantaggio competitivo dinamico di una regione è considerato il risultato di un processo evolutivo complesso riguardante il gioco di forze messo in atto a fini innovativi e la nascita di nuovi sentieri di sviluppo economico.
Resoconti istituzionali e culturali della competitività regionale sottolinea il ruolo estremamente importante di molti fattori ―soft‖ nel formare la crescita economica e le perfomance. Il pensiero istituzionale è considerato molto importante. Le istituzioni hanno il compito di facilitare lo sviluppo del business, l‘innovazione, la formazione di capacità dei lavoratori, la fiducia e la cooperazione tra le imprese locali: esse possono agevolare la formazione di un senso comune di propositi e direzioni dell‘economia locale. Così il ruolo di capitale sociale è enfatizzato, anche se risulta molto meno facile misurarlo133. Allo stesso modo i valori culturali tendono a sottolineare l‘importanza di una base culturale aperta al successo regionale: la diversità culturale e l‘apertura tendono a promuovere la creatività e, secondo Florida134, la capacità di una regione o città di attrarre e coltivare una ―classe creativa‖ è ora un driver chiave del successo economico. Inoltre è importante ricordare che l‘attrattività di una regione verso questi lavoratori creativi è altamente influenzata dal range di infrastrutture regionali che permettono di garantire una vita locale di qualità. Così è facile comprendere come gli aspetti ―soft‖ del capitale culturale/istituzionale di una regione sono difficili da valutare. Così è possibile concludere che i fattori culturali/istituzionali giocano un ruolo formativo nella governance economica locale e possono supportare il vantaggio competitivo delle regioni. Dati questi differenti approcci, la fase successiva dovrebbe essere la determinazione di una lista di driver chiave del vantaggio competitivo regionale da questi vari filoni teorici. Questo sarà l‘obiettivo del seguente capitolo, consistente nella costruzione di un modello di competitività regionale. 133
Fine B., (2001), Social Capital and Social Theory, London: Routledge. Casey, T. (2004) Social capital and regional economies in Britain, Political Studies, 52, pp. 96-117. 134 Knudsen B., Florida R., Gates G., Stolarick K., (2007), Urban Density, Creativity, and Innovation, working papers series, May.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Tab. 1.2. Teorie di crescita regionale Anni
Principali teorie Modelli tradizionali
descrizione l'output può essere definito come funzione dell‘input di capitale e lavoro
Modelli di agglomerazione pura Modello del milieu locale
L‘output dipende dalla disponibilità di capitale e lavoro e dagli effetti esterni e dalle economie di scale, che possono crescere a causa della concentrazione di capitale e lavoro in una particolare area. Esistono molti fattori nel milieu locale come competenze della forza lavoro, knowhow tecnico ed organizzativo e strutture sociali ed istituzionali che influenzano I ritorni dall‘input di capitale e lavoro.
‘50
‘60 ‘70
Modello di territoriale
innovazione
‘80
‘90
Teorie basate sui cluster Prospettive evolutive
Dal 2000
Contributi istituzionali culturali Teoria culturale
e
Sub-theories Teoria neoclassica della crescita Teoria della base dell‟export Teorie dei poli di crescita Teorie di cumulative causation
Modelli di crescita endogena Teorie basate sui cambiamenti nell‟organizzazione del lavoro Teorie neo-Shumpeteriane Teorie dell‟incubatore Esse assumono che- a parte capitale, lavoro e fattori del milieu locale- la diffusione Ciclo di vita produttivo di innovazioni è un importante fattore di crescita. L‘innovazione deve però essere Teoria del milieu innovativo considerate in senso ampio. Teoria porteriana sul vantaggio competitivo delle nazioni Teoria di Storper sulla regione come nexus di interdipendenze non negoziate Queste si focalizzano sull‘importanza delle economie esterne locali associate con l‘agglomerazione spaziale dell‘attività economica. Il vantaggio competitivo regionale dipende dalla presenza di cluster localizzati di industrie orientate all‘export e associa i fornitori di supporto e i network istituzionali. Il vantaggio competitivo di una regione deriva normalmente dallo spessore delle sue istituzioni. Infatti un set di istituzioni informali ben sviluppato a livello regionale può favorire lo sviluppo e l‘espansione di un contesto territoriale. Un ampio gruppo di teorie che attribuisce il successo di una regione all‘esistenza da una parte alla diversità culturale e tolleranza e dall‘alltra all‘offerta culturale ed infrastrutturale favorevole che supportano l‘attrattività regionale.
Fonte: integrazione personale alla classificazione di Martin, 2005.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
1.4. L’evoluzione del concetto: un nuovo scenario competitivo. Il concetto di sviluppo economico evolve nel momento in cui i Paesi, le regioni e le città affrontano e risolvono nuovi problemi e l‘innovazione e la conoscenza sono diffusi attraverso le organizzazioni economiche e sociali. Così il nostro schema di base della letteratura è cambiato per adattarsi al nuovo contesto mondiale. Al centro delle considerazioni teoriche c‘è, come nel passato, la questione dell‘incremento della produttività e dei meccanismi che favoriscono la crescita dei processi di cambiamento strutturale delle economie. Estendendo la sua riflessione a livello mondiale, Braudel ha anticipato l‘analisi dei maggiori gruppi regionali. "Dal Medio Evo e persino in antichità‖ scriveva l‘autore, ―il mondo era diviso in aree economiche relativamente centralizzate e coerenti… Questi mondi economici erano il terreno economico in cui cresceva il capitalismo‖... E‘ da questa incredibile prospettiva che, negli ultimi anni, l‘Unione Europea è divenuta conscia dei radicali cambiamenti che stanno trasformando le condizioni da cui dipende la competitività del business. Esternamente la riduzione delle barriere tariffarie e non, la maggior efficienza dei sistemi di trasporto e comunicazione e, più in generale, l‘estesa disseminazione di capitale e tecnologie hanno accresciuto la globalizzazione dell‘economia ed intensificato la competizione. Un nuovo scenario per lo sviluppo inizia con la nuova fase dell‘integrazione economica durante gli ultimi anni ‘80; come fenomeno interessante, possiamo ricordare la caduta del muro di Berlino e l‘apertura del liberalismo economico e dei mercati della Cina, dell‘India e del Vietnam. La caduta del muro di Berlino e la disintegrazione finale dell‘Impero Sovietico due anni più tardi liberarono più di 400 milioni di persone dalla morsa del comando centrale e dai sistemi economici essenzialmente chiusi. Allo stesso tempo la crisi del 1982 e la risultante ―ultima decade‖ del 1980 ebbe delle conseguenze dolorose per molte nazioni del terzo mondo e fallì nel tentativo di raggiungere la prosperità evitando capitali esteri e proteggendo e sovvenzionando le industrie create da poco. A cominciare dal Cile nel 1970 e dalla Cina nel decennio successivo, LDC dal Messico ed Argentina all‘India hanno aperto recentemente i loro mercati e accolto investimenti esterni. In contrasto a quelle politiche fallimentari, certi Paesi hanno gestito
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
il drastico miglioramento dei loro standard di vita dalla deregolamentazione delle economie domestiche e dall‘apertura dei mercati globali. Hong Kong, Singapore, Taiwan and South Korea ne sono importanti esempi. Dalla tipica povertà del Terzo Mondo nel 1950, ognuno di questi ha raggiunto oggi uno standard di vita equivalente a quello delle nazioni industrializzate, con redditi pro-capite concorrenti con quelli delle prospere nazioni Occidentali. Il modello di crescita ispirato dal fondamentalismo del capitale non è più utile. Questo succede non solo perchè il declino dell‘Unione Sovietica e la caduta del muro di Berlino hanno provato la superiorità dell‘economia di mercato su un‘economia pianificata ma anche perché le politiche intraprese in alcuni Paesi in via di sviluppo ed implementate dai programmi di aiuto internazionale dai Paesi sviluppati e dalle organizzazioni internazionali sono fallite, come Easterly99puntualizza. La globalizzazione dell‘ultimo decennio non è stata il risultato di una fede cieca nei mercati imposti dall‘alto ma di una totale spossatezza di ogni visione alternativa. Ampie aree del mercato libero sono state create tra il 1992 e il 1995. Un quarto della popolazione mondiale è raggruppata in quattro aree: lo spazio economico europeo (25 Paesi dell‘Unione Europea, Norvegia, Islanda e Liechtenstein), NAFTA, la North American Free Trade Agreement, che unisce Usa, Canada e Messico e AFTA, l‘ Asian Free Trade Association (più di 500 milioni di abitanti) e MERCOSUR, Mercado Común del Cono Sur istituito nel 1995. Un altro 45% è rappresentato da India e Cina. Nel 1995 è diventato operative il WTO (World Trade Organization) che gestisce accordi generali e speciali che regolano le grandi aree di business: il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) per beni industriali e agricoli, il General Agreement on Trade in Services (GATS) per servizi e quello di Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPS) per la proprietà intellettuale. Il principale obiettivo del WTO consisteva nel favorire i liberi mercati, abolendo ogni forma di dazio e barriera. Anche se alcuni cronisti affermano che la recente ondata di globalizzazione non è veramente nuova100, la crescita del livello di interazione tra le economie nazionali negli ultimi due decenni del ventesimo secolo è stato senza precedenti. Infatti, dagli anni ‗80, 99
Easterly W. (2001), The Elusive Quest for Growth: Economists‟ Adventure and Misadventures in the Tropics. Cambridge, Mass: MIT Press. 100 Williamson J.G., (1997), Globalization and inequality, past and present, World Bank Research Observer, 12, 117-35.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
il commercio mondiale, ha subito una forte espansione e gli investimenti diretti esteri si sono quintuplicati, con la più ampia percentuale di commercio mondiale e IDE registrati nei Paesi sviluppati. La maggior espansione nel commercio degli IDE è avvenuto nei Paesi in via di sviluppo dovuti all‘apertura delle frontiere e al passaggio dalle strategie economiche basate sulla sostituzione dell‘input o la pianificazione centrale ai sistemi di mercato liberi. La liberalizzazione
delle
economie
è
spesso
stata
accompagnata
da
politiche
macroeconomiche di stabilità rivolte a frenare l‘inflazione e ridurre il deficit fiscale. La liberalizzazione non è però stata accompagnata (con poche eccezioni quali Cina, India o Irlanda) da prospettive di crescita economica elevata nel lungo periodo o dall‘alta crescita dell‘occupazione. In un numero di Paesi latino-americani, per esempio, la crescita degli anni ‘90 fu addirittura minore rispetto all‘ultimo decennio degli anni Ottanta. La crisi asiatica rappresenta una problematica seria nelle performance delle economie del Sud-Est asiatico; inoltre la liberalizzazione economica e le misure di stabilità macroeconomica non sono prive di rischio. L‘effetto Tequila del 1955 in Messico, la crisi asiatica del 1997 o le crisi argentina e turca sottolineano la variabilità macroeconomica dei Paesi la cui produzione è spesso incapace di farcela con una ristrutturazione rapida. Questa tendenza dominante è stata analizzata da una serie di studiosi, guidati da Dani Rodrik (2000), il quale ha analizzato gli effetti benefici del commercio per la crescita economica. La combinazione della liberalizzazione economica con la stabilità macroeconomica hanno avuto effetti positivi. L‘effetto più eclatante consiste nella riduzione dell‘inflazione. Dal 2003 un‘altra importante tesi ha influenzato il nuovo contesto competitivo e necessita di essere analizzato. Goldman Sachs sostiene che il potenziale economico di Brasile, Russia, India e Cina è tale da poterle annoverare tra le quattro economie dominanti nel 2050. E‘ previsto che questi Paesi includono oltre il 40% della popolazione mondiale e registri un PIL di 14.951 trilione di dollari. Su quasi ogni scala, essi sarebbero la maggior entità su scala globale. In ogni caso questi Paesi hanno compiuto passi avanti nella crescita delle loro politiche di cooperazione, prevalentemente per influenzare il posizionamento degli USA sui maggiori accordi commerciali o, attraverso la minaccia implicita di cooperazione politica, come modalità
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
di estorsione di concessioni politiche dagli USA. La tesi relativa ai paesi del BRIC riconosce che il Brasile, la Russia, l‘India e la Cina abbiano cambiato i loro sistemi politici
abbracciare il capitalismo globale. Si ipotizza che la cooperazione sia un
successivo step tra i BRIC poiché Brasile e Russia insieme costituiscono i fornitori di prodotti tipici di India e Cina. Il Brasile è dominante nella fornitura di soia e ferro mentre la Russia ha enormi fornitori di olio e gas naturale. Al fine di acquisire competitività, questi Paesi hanno simultaneamente messo l‘accento sull‘educazione, gli investimenti esteri, i consumi interni e l‘imprenditorialità locale. Secondo lo studio, l‘India ha il potenziale di crescita più rapido tra i Quattro Paesi del BRIC nei prossimi 30-50 anni. Un motivo più valido è dovuto al fatto che il declino della popolazione in età lavorativa avverrà in ritardo in India e Brasile e rispetto a Russia e Cina. Tutti questi cambiamenti non fanno altro che sottolineare nuovi elementi di competitività regionale; così, è proprio in questo nuovo contesto influenzato dalla liberalizzazione, che proviamo a rivolgere la nostra analisi al vantaggio competitivo dal punto di vista economico, geografico, strategico e storico.
1.5. I nuovi driver della competitività regionale in un contesto di apertura internazionale.
Come abbiamo visto, è opinione condivisa che stiamo assistendo ad una rinascita delle regioni come elementi chiave nell‘organizzazione
e nel governo della crescita
economica e di benessere. Negli ultimi anni si è potuta notare una rinnovata attenzione politica e accademica alla nozione di competitività: nazioni, regioni e città non hanno opzioni ma si sforzano di essere competitive al fine di sopravvivere nel nuovo contesto di mercato. Così, dopo aver individuato i principali cambiamenti che hanno sconvolto lo scenario competitivo mondiale negli ultimi anni, proveremo a rispondere a due importanti interrogativi: 1)
Quali sono i driver regionali in un contesto globale?
2)
In che modo possono creare un vantaggio competitivo regionale?
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Dato che in ogni disciplina vi sono molti punti diversi e sarebbe difficile avere una visuale omogenea sul concetto di competitività e dei relativi driver, analizzeremo solo i punti in comune tra gli studiosi in campo strategico, geografico, economico e storico. In questo modo proveremo a raggiungere un punto di vista comune con riferimento alla competitività, allo sviluppo e al dinamismo regionale e a costruire un nuovo modello di competitività regionale adatto all‘attuale contesto di riferimento. Come già sostenuto, secondo l‘opinione di Porter, l‘unico concetto significativo di competitività è la produttività. Per l‘autore il principale target di una nazione consiste nel produrre uno standard di vita crescente per i suoi cittadini. Egli sostiene che la capacità di realizzarlo dipende dalla produttività con cui le risorse nazionali/regionali sono impiegate. Questo concetto era già presente nei modelli tradizionali, nell‘agglomerazione pura e nei modelli del milieu locale; era infatti convinzione comune che un crescente standard di vita dipendesse dalla capacità delle imprese di una nazione di raggiungere alti livelli di produttività e continuare ad accrescerla. Anche se la produttività regionale è certamente un utile indicatore di quello che dovrebbe essere definito ―competitività regionale rivelata‖101, ci sono problemi empirici nel misurarla accuratamente102. La produttività, poi, permette ad una nozione di supportare alti salari, una moneta forte e guadagni attraenti e con essi un alto standard di vita103. Ma in letteratura esistono numerose difficoltà nel sostenere che la semplice disponibilità di uno stock di imprese maggiormente produttive rendono una regione necessariamente più prospera104. Infatti la diretta causalità tra produttività e prosperità regionale è molto problematica e più alti standard di vita in una regione possono attrarre alla lunga investimenti da imprese maggiormente produttive105. 101
Gardiner B., Martin R.L., Tyler, P., (2004), Competitiveness, productivity and economic growth across the European regions, Regional Studies, 38, 1045-1067. 102 Numerose difficoltà sorgono nel trovare una definizione condivisa del concetto di produttività regionale. Questa problematica è contenuta in Kitson M., (2004), Failure followed by success or success followed by failure? A re-examination of British economic growth since 1949, in Floud, R. and Johonson, P. (eds), The Cambridge Economic History of Modern Britain, Volume III: Structural Change and Growth, Cambridge University Press, 3, 27-56. 103 Porter M. E., Ketels C. H. M., (2003), UK Competitiveness: moving to the next stage, London: Department of Trade and Industry. 104 Bristow G., (2005), Everyone a winner: problematising the discourse of regional competitiveness, Journal of Economic Geography, 5, 285-304. 105 Commission of European Communities, (1999).
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
La produttività regionale può essere considerata come una media delle differenti attività economiche regionali e rifletterà la sua particolare struttura industriale e i disegni di specializzazione106. Ma è un‘opinione condivisa che gli incrementi di produttività e crescita siano più legati che mai ai progressi tecnologici. L‘introduzione di nuovi stabilimenti produttivi o di nuovi metodi agricoli di produzione sta creando maggior produttività ed efficienza, ma frequentemente a spese dell‘occupazione. Questa mancanza di lavoro sta contribuendo all‘esclusione di grossi numeri di lavoratori non qualificati e all‘espansione di economia informale, entrambi nei Paesi sviluppati o in via di sviluppo107. Come conseguenza, una nuova economia, caratterizzata da un grande livello di polarizzazione sociale sta emergendo dal processo di globalizzazione. In particolare Camagni sostiene che la capacità di una regione di agevolare rapidi cambiamenti nel livello di produttività risulta più significativa in termini di prosperità regionale rispetto ai livelli di produttività regionale relativa o assoluta108. Così la produttività è soltanto un aspetto della competitività regionale e riguarda importanti determinanti come tecnologia e lavoro109. Su questo tema Camagni110 afferma che le regioni competono attraendo imprese e lavoratori, ma sulla base del loro vantaggio assoluto. Una regione quindi può essere pensata come detentrice di un vantaggio competitivo assoluto quando possiede asset istituzionali, infrastrutturali, sociali e tecnologiche superiori. Questi asset tendono ad attribuire alle imprese regionali una più alta produttività rispetto ad altri casi.
106
Markusen A., (1994), Sticky Places in Slippery Spaces: The Political Economy of Post-War Fast Growth Regions, New Brunswick Center for Urban Policy Research, Rutgers University Working Paper n. 79 107 Schneider F., Enste D., (2000), Shadow Economies Around the World - Size, Causes, and Consequences, IMF Working Papers, 00/26, International Monetary Fund. 108 Camagni R., (2002), On the Concept of Territorial Competitiveness: Sound or Misleading?, Urban Studies, 39/13, 2395-2411. 109 Böckerman P., Maliranta M., (2003), The micro-level dynamics of regional productivity growth: The source of divergence in Finland, ERSA Conference Papers. Budd L. and Hirmis A., (2004), Conceptual framework for regional competitiveness, Regional Studies. Turok I., (2004), Cities, regions and competitiveness, Regional Studies. 110 Camagni R., (2002), On the concept of territorial competitiveness: sound or misleading? Urban Studies, 39, 13, 2395-411.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
A questo elenco Maskell aggiunge anche le risorse fisiche e della conoscenza come driver di competitività regionale111. In accordo con questo ultimo autore, Rullani112 sostiene l‘idea che gli elementi che definiscono le differenze tra le regioni sono: Infrastrutture Bagaglio di conoscenze Densità del tessuto relazionale Qualità della vita Grazie ai contributi di Porter, Maskell, Rullani e Camagni e di altri autori possiamo notare come i driver regionali sono addirittura maggiormente tangibili. Questo concetto è ulteriormente enfatizzato nella geografia economica dalla nozione di Michael Storper delle interdipendenze non commerciali – come i flussi di conoscenza tacita, spillover tecnologici, network di trust e cooperazione di sistemi di norme e convenzioni, cioè anche visti come centrali nella comprensione delle performance economiche e del vantaggio competitivo regionale113. In particolare, considerevole enfasi è ora attribuita alla conoscenza locale, all‘apprendimento e alla creatività114. Infatti il vantaggio competitivo delle imprese, sia a livello locale che nazionale sono sempre più determinati dalla creazione di conoscenza115. 111
Maskell P., (1998), Successful low-tech industries in high-cost environments: The case of the Danish furniture industry, European Urban and Regional Studies, 5/2, 99-118. 112 Rullani E., (1998), Internazionalizzazione e nuovi sistemi di governance nei sistemi produttivi locali, in Corò G., Rullani E. (a cura di), Percorsi locali di internazionalizzazione, Franco Angeli, Milano. 113 Storper M., (1995), Competitiveness policy options; the technology-regions connection, Growth and Change, Spring, 285-308. Polenske K. R., (2004), Competition, collaboration and cooperation: an uneasy triangle in networks of firms and regions, Regional Studies. 114 Pinch S., Henry N., Jenkins M. and Tallman S., (2003), From ―industrial districts‖ to ―knowledge clusters‖: a model of knowledge dissemination and competition in industrial agglomerations, Journal of Economic Geography, 3, 73-88. Morgan K., (2004), The exaggerated death of geography: learning, proximity and territorial innovation systems, Journal of Economic Geography, 4, 3-22. Lazzeretti L., Cinti T., (2006), Dinamiche relazionali per la governance dei cluster culturali urbani, Finanza, Marketing e Produzione, 24/2, 83-112. Brioschi M.S., Cassio L, Colombelli A., (2005), Common frameworks for Regional Competitiveness: insight from a number of local knowledge economics, paper presented at ERSA 2005, Amsterdam, 23-27 August. Bakkevig M., (2003), The facilitator of regional competitiveness, Paper at The Regional Studies Association conference, Pisa, 12-15 April. Benneworth P., (2003), The micro-dynamics of learning networks: how local actors contest peripherality, Paper presented to Reinventing regions in the global economy, Regional Studies Association International Conference, Pisa, 12-15 April. 115 Questa assunzione, presente in Smith K., (2002), What is the Knowledge Economy? Knowledge intensity and distributed knowledge bases, Discussion paper, United Nations University, Maastricht, è già supportata dagli autori del modello di milieu locale.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
La questione è che in un contesto di globalizzazione, le risorse chiave della competitività regionale dipendono da processi localizzativi di creazione della conoscenza116, in cui le persone e le imprese apprendono nuove tecnologie, imparano a fidarsi le une delle altre e condividono le informazioni117. Ci sono state infatti alcune ricerche relative al concetto di cluster geografico di attività tecnologiche a conoscenza intensiva; particolarmente i casi di Silicon Valley e Route 128 sono ampiamente conosciuti a livello internazionale118. Un fattore competitivo territoriale estremamente importante e collegato alla conoscenza è rappresentato dalla qualità del processo del networking119 come fattore fondamentale del processo di apprendimento collettivo. In questa prospettiva esistono due forme di apprendimento: la prima, definita collective learning ha una base territoriale poichè legata al processo di learning by doing e learning by localizing120; la seconda forma di apprendimento è quella di cooperazione in network121. Infatti, come sostenuto da Cooke (2002), la crescente competizione sui mercati richiede una cooperazione strategica di attori e organizzazioni locali mentre lo 116
Grandinetti R., Tabacco R., (2003) I distretti industriali come laboratory cognitive, Sviluppo locale, 22. Cumbers A., Birch K., MacKinnon D, (2006), Revisiting the old industrial region: adaptation and adjustment in an integrating Europe, Working paper n.1, Centre for Public Policy for Regions. Silvestri G., Pilati M., (2005), La gestione strategica delle risorse umane: un nuovo patto tra direzione del personale e management, Economia e Management, 1, 97-113. Grandinetti R., Camuffo A., (2006), I distretti industriali come sistemi locali di innovazione, Sinergie, 69, 33-60. Lanza A., (2000), Dinamiche competitive e cooperative nell‟economia della conoscenza, EGEA, Milano. Rullani E., (2004), Economia della conoscenza: creatività e valore nel capitalismo delle reti, Carocci, Roma. Martelli A., (2003), Gli scenari per creare conoscenza condivisa, Sviluppo e Organizzazione, 200, 93-104. 117 Kingsley G., Malecki E.J., (2004), Networking for Competitiveness, Small Business Economics, 23/1, 71-84, August. 118 Kenney M., (2000), Understanding Silicon Valley, Standford University Press. 119 Yli-Renko H., Autio E., Sapienza H.J., (2001), Social Capital, knowledge acquisition and knowledge exploitation in young technology based firms, Strategic Management Journal, 22, 587-613. Cook P., (2002), Knowledge economies: Clusters, learning and co-operative advantages, London, New York. Hepworth M., Pickavance L., (2004), The Geography of the Scottish Knowledge Economy, A report prepared for Scottish Enterprise, Local Futures. 120 Questi processi hanno ad oggetto il trasferimento di conoscenza tacita fondata sull‘accumulazione di esperienze. Essi sono presenti in Rabellotti R., (1997), External Economies and Cooperation in Industrial Districts: a Comparison of Italy and Mexico, Mcmillan, London. Maillat D., (1998), Innovative Milieux and New Generations of Regional Policies, Entrepreneurship and Regional Development, 10, 1-16. 121 Dematteis G., Governa F., Territorialità, Sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Franco Angeli, Milano, 2005. Padula G., (2000), Reti di imprese, know how collaborativi e apprendimento, Finanza, Marketing e produzione, 18/3, 55-90.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
sviluppo dei cluster nelle economie basate sulla conoscenza necessita di capitale sociale e apprendimento collettivo. La struttura di un sistema produttivo locale (particolarmente nel caso dei cluster industriali) è costituita dalla presenza di network di imprese industriali122. Le relazioni all‘interno dei network inducono allo scambio di prodotti e servizi tra gli attori e anche di conoscenza tecnologica e codici comportamentali123. Quando questi network di imprese diventano organizzazioni formali e informali vengono accelerati i trasferimenti di informazioni, costruiscono rapporti di fiducia e promuovono i loro interessi congiunti124. Le relazioni come queste contribuiscono allo stock di asset collettivi in ogni organizzazione. I loro effetti sono così frequentemente positivi ma possono divenire negativi quando le condizioni locali e il contesto istituzionale crea problemi come la rivalità interorganizzativa. Inoltre altri driver regionali come la qualità e le competenze della forza lavoro (capitale umano), il debito e l‘orientamento di forme di network sociali e istituzionali (capitale sociale/istituzionale), la presenza di una classe creativa ed innovative (capitale innovativo/creativo)125
e
la
qualità
delle
infrastrutture
pubbliche
(capitale
infrastrutturale) supportano una base produttiva efficiente alla competitività regionale126. Con riferimento al capitale umano127 è importante sottolineare che esso richiede la presenza di una classe imprenditoriale altamente qualificata, creativa ed innovativa.
122
Un network industriale è costituito da attori (l‘impresa è il sistema produttivo locale), risorse (umane, naturali, infrastrutturali), attività economiche (produttive, commerciali, tecniche, finanziarie, sociali e legali) e dalle loro interrelazioni (interdipendenze e scambi). Questo concetto è presente in Musso F., (2006), Internazionalizzazione fra economie distrettuali e filiere estese, Sinergie, 69, 61-85. Pepe C., (2000), Il doppio sistema distretto canale nei percorsi internazionali delle imprese minori, in Musso F., Economie distrettuali e canali di distribuzione all‟estero, Aspi/Ins-Edit, Genova. 123 Becattini G., (1997), Totalità e cambiamento: il paradigma dei distretti industriali, Sviluppo locale, 4/6, 75-94. Ripubblicato con il titolo Il paradigma distrettuale, in Becattini, G. (2000), cit., 173-96. 124 Asheim B.T., (2000), Industrial Districts: the Contributions of Marshall and Beyond, in Clark G.L., Feldman M.P., and Gertler M., eds, The Oxford Handbook of Economic Geography, Oxford: Oxford University Press, 413-431. Becattini G, (1990), The Marshallian Industrial District as a Socio-Economic Notion, in Pyke, F, Becattini G, Sengenberger W., eds, Industrial Districts and Inter-Firm Cooperation in Italy, Geneva: International Institute for Labour Studies, 37-51. 125 Prospero M. A., (2004), Innovation Awards, Fast Company, December. Economist, (2003), Expect the Unexpected, The Economist, 4 September. 126 Kitson M., Martin R. L. and Tyler P., (2004), Regional competitiveness: An elusive yet key concept? Regional Studies, 38, 991-999. 127 Cepollaro G., Samuelli F., Varchetta G., Veronesi F., (2006), Gestione delle risorse umane e management della rincorsa, Sviluppo e Organizzazione, 217, 97-111.
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Questo driver in particolare era già supportato dai quattro precedenti studiosi (Porter, Perroux, Dematteis, Braudel) ed enfatizzato negli anni Settanta dalla scuola del modello del milieu locale e le teorie di crescita regionale basate sui cluster. Il ruolo centrale giocato dal capitale umano128 nello sviluppo economico è stato documentato negli studi su larga scala delle performance economiche nazionali129 e regionali degli USA e di altri paesi avanzati130 anche se dagli studi recenti è chiaro che i livelli di capitale umano sono divergenti e le differenze tra le regioni stanno crescendo131. Infatti la connessione tra il capitale umano e la crescita regionale è supportata da un ampio corpo di evidenze empiriche a livello nazionale ma anche a livello regionale. Un particolare contributo è fornito da Edward Glaesar della Harvard University, il quale trova una stretta connessione tra il capitale umano e la crescita economica. Egli mostra che le imprese si localizzano non al fine di ottenere vantaggio dai network di consumatori e fornitori, come sostenuto da molti economisti, ma al fine di trarre vantaggio dall‘insieme di
Cersosimo D., Nisticò R., (2005), Fiducia, capitale sociale e sviluppo locale, Discussion Paper n.46. del Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria. 128 Bassanini A., Scarpetta S., Visco, I., (2000), Knowledge, Technology and Economic Growth: Recent Evidence from OECD Countries, OECD Economics Department Working Paper No. 259. Borgatti S.P., Cross R., (2003), A Relational View of Information Seeking and Learning in Social Networks, Management Science, 49/4, 432–445. Botella T., Durvy J.N., (2004), Learning Networks as a Policy Instrument: an example from a Network of Regions of Excellence, The IPTS Report - Issue 84, May, European Commission, Institute for Prospective Technological Studies (IPTS). Cassi L., (2003), Information, knowledge and social networks: is a new buzzword coming up?, Paper presented at the DRUID Academy Winter 2003 PhD Conference, Aalborg, Denmark January 16 -18. 129 Barro R. J., (1991), Economic Growth in a Cross Section of Countries, Quarterly Journal of Economics, 106/2, 407-443. Gyourko J., Mayer C., Sinai T. (2006), Superstar Cities, NBER Working Paper n. 12355, July. Shapiro J. M., (2006), Smart Cities: Quality of Life, Productivity, and the Growth Effects of Human Capital, The Review of Economics and Statistics, 88/2, 324-335. 130 Rauch J., (1993), Productivity Gains from Geographic Concentration of Human Capital: Evidence from the Cities, Journal of Urban Economics, 34, 380-400. Simon C., (1998), Human capital and metropolitan employment growth, Journal of Urban Economics, 43, 223-43 131 Berry C. R., Glaeser E. L., (2005), The Divergence of Human Capital Levels Across Cities, NBER Working Paper n. 11617, September. Florida R., (1999), Competing in the age of talent, Report to the R. K. Mellon Foundation, Rittsburgh, PA. http://www.heinz.cmu.edu/~florida. Florida R., (2002a), Bohemia and economic geography, Journal of Economic Geography, 2, 55 – 71. Florida R., (2002b), The rise of the creative class: And how it‟s transforming work, leisure, and everyday life, New York: Basic Books. Florida R., (2002c), The Economic Geography of Talent, Annals of the Association of American Geographers, 92/4, 743 – 755. Florida R., Gates G., (2001), Technology and tolerance: The importance of diversity to high-tech growth, Washington, DC: Brookings Institution, Centre for Urban and Metropolitan Policy. Simon C., (1998), Human capital and metropolitan employment growth, Journal of Urban Economics, 43, 223 – 43.
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gruppi di lavoratori talentuosi132. Inoltre, lo studente di Glaesar, Spencer Glendon trovò che i livelli di capitale umano nelle città dei primi anni del ventesimo secolo fornivano una previsione della crescita cittadina nel corso dell‘intero secolo133. Nel loro studio sugli effetti economici delle Università, Harvey Goldstein e Joshua Drucker diede un contributo rilevante, sostenendo che le università supportano la crescita economica più attraverso la produzione di capitale umano che attraverso la ricerca e lo sviluppo. Dato che un grande numero di studi ha trovato forti relazioni tra il capitale umano e lo sviluppo regionale134 abbiamo deciso di includere questo importante driver nel nostro modello di competitività regionale. Inoltre una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata al fattore dell‘innovazione. L‘innovazione a livello regionale135 è sempre più al centro delle economie locali136. La grande importanza della competizione basata sull‘innovazione137 ha radici lontane. Già Schumpeter negli anni Trenta e Quaranta sosteneva che l‘introduzione sul mercato di nuovi prodotti, processi, mercati, input o forme organizzative, porta ad un processo di ―distruzione creativa‖ dove il vecchio è sostituito con il nuovo. Vi è poi un‘opinione diffusa di competizione come parte di un ―sistema evolutivo‖. L‘assunzione del rischio è motivata da un temporaneo vantaggio monopolistico creato da un‘innovazione di successo. 132
Glaeser E., (2000), The New Economics of Urban and Regional Growth, in Clark G., Gertler M. and Feldmen M. (eds.), The Oxford Handbook of Economic Geography, Oxford University Press, 83-98. 133 Glendon S., (1998), Urban Life Cycles, Harvard University, Department of Economics, unpublished working paper, 1998. 134 Glaeser et al, (2000), The new economics of urban and regional growth in The Oxford handbook of economic geography, ed. Clark G., Gertler M. and Feldman M., Oxford: Oxford University Press , 83-98. Rauch J. E., (1993), Productivity gains from geographic concentrations of human capital: Evidence from cities, Journal of Urban Economics, 34, 380 – 400. Eaton J., Eckstein Z., (1997), Cities and growth: Theory and evidence from France and Japan, Regional Science and Urban Economics, 27/4-5, 443 – 74. Black D., Henderson V., (1998), A theory of urban growth, Journal of Political Economy, 107/2, 252 – 84. Noland M., (2004), Popular attitude, globalization, and risk, Working paper. Institute for International Economics. 135 Fleming L., King III C., Juda A., (2006), Small Worlds and Regional Innovation, Working papers Harvqrd Business School, March. 136 Leibovitz J., (2003), Learning to collaborate? Institution-Building and collaborative regionalism in the governance of Canada‘s technology triangle, Paper presented at the Regional Studies International Conference, Pisa, April. 137 Markides C.C., Anderson J., (2006), L‘innovazione strategica supportata dall‘ICT, Sviluppo & Organizzazione, 217, Settembre/Ottobre, 79-96. Andersen P.H., (2006), Regional clusters in a global world: production relocation, innovation and industrial decline, California Management Review, 49/1, 101-103. Iammarino S., Prisco M.R., Silvani A., (1999), Alla ricerca di un modello vincente di innovazione regionale: alcune considerazioni sull‘esperienza italiana, L‟Industria, 3, luglio-settembre, 537.
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Quando la competizione globale divenne più intensa, il sistema di approccio innovativo138 attrasse nuovamente una crescita di interesse nell‘innovazione. Da una prospettiva politica l‘approccio del sistema innovativo sposta l‘attenzione al comportamento degli attori locali relativamente ai tre elementi chiave nel processo innovativo: apprendimento, relazioni e investimento139. Questo è particolarmente importante nei paesi in via di sviluppo dove gli attori hanno sviluppato un set di abitudini e pratiche con riferimento a quei processi che sono spesso nemici dell‘innovazione. Relazioni verticali stabili tra gli utenti e i produttori, per esempio, possono ridurre i costi correlati all‘informazione e alla comunicazione, i rischi associati con l‘introduzione di nuovi prodotti e il tempo necessario a spostare l‘innovazione dal laboratorio o dal tavolo da disegno al mercato140. Le collaborazioni orizzontali tra alcune PMI possono anche guadagnare conoscenza collettiva sotto forma di costi di transazione ridotti, innovazione accelerata attraverso un accesso al mercato più rapido. In altre parole, l‘innovazione è un processo di creazione di nuovi e profittevoli prodotti ed idee combinando osservazioni o intuizioni avanzate in precedenza141. Così le idee necessarie per l‘innovazione sono contenute negli individui con creatività, know-how, competenze da impiegare nella tecnologia avanzata142.. Detto questo, è importante focalizzarsi sulle principali determinanti dell‘innovazione regionale, precedentemente citata come creatività. L‘importanza della creatività come forza trainante nella crescita economica regionale è stata precedentemente documentata da Richard Florida143. In particolare, comparando il 138
Martino F., (2007), L‘innovazione aperta: soluzioni organizzative, Sviluppo & Organizzazione, 219, Gennaio/Febbraio, 17-34. 139 Mytelka L.K., (2000), Local Systems of Innovation in a Globalized World Economy, Industry and Innovation, 7/1, June, 15-32. 140 Lundvall B.A. ed., (1992), National Systems of Innovation. Towards a Theory of Innovation and Interactive Learning, Pinter Publishers, UK. Wolfe D., Meric G., (1998), The Dynamics of Regional Innovation in Ontario, in De la Mothe J. and Paquet G. (ed.), Local and Regional Systems of Innovation, Amsterdam: Kluwer Academic Publishers. 141 Le innovazioni hanno luogo quando gli individui con elevato grado di creatività e conoscenza rinnovano le combinazioni della loro conoscenza con nuove nozioni osservate o apprese attraverso gli spillovers. Questo è riportato in Desrochers P., (2001), Local Diversity, Human Creativity, and Technological Innovation, Growth and Change, 32, 369-394. 142 Knudsen B., Florida R., Gates G., Stolarick K., (2007), Urban Density, Creativity, and Innovation, Working papers serie of Creative Class Group. 143 Florida R, (2002a), The Rise of the Creative Class, Basic Books, New York. Florida R, (2002b), The economic geography of talent, Annals of the Association of American Geographers, 92.
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punto di vista di Kitson con il modello sviluppato da Richard Florida, è possibile trovare significanti sovrapposizioni ponendo particolare enfasi sulla definizione di capitale sociale e creativo144. In particolare secondo Florida, la creatività può essere definita una risorsa pluridimensionale contenente differenti forme (economica, tecnologica, culturale e creatività artistica) ed avente tre fattori alla base: talento, tecnologia e tolleranza. Il talento individuale è alla base del processo di creazione tecnologica ed innovazione. La definizione di talento è molto discussa in letteratura145. Secondo molti accademici il talento corrisponde a un set di caratteristiche di eccellenza, mentre secondo altri autori esso è un bagaglio di competenze distintive che possono essersi formate successivamente attraverso processi specifici di un particolare contesto competitivo146. Con riferimento al capitale creativo e sociale di Florida, le principali discussioni vertono sulle seguenti tematiche: Le economie regionali di maggior successo sono quelle con una combinazione di asset che attraggono il talento creativo; Questi asset includono la presenza di altre persone creative e l‘accesso alla tecnologia; La questione territoriale e quei luoghi che offrono una qualità di vita pensata da persone creative diventeranno i nuovi centri di competitività economica; L‘ascesa di certe professioni ed occupazioni associate alla ―nuova economia‖ ha dato risalto alla ―classe creativa‖ che conduce l‘economia. Il fulcro di questa classe include i campi della matematica, architettura, ingegneria, le scienze sociali, l‘istruzione, l‘arte, il design, l‘intrattenimento, lo sport, etc. Così il talento ha un ruolo determinante nella determinazione del più generale concetto di creatività. La tecnologia è lo strumento per mezzo del quale il valore di questo talento può essere espresso, sviluppato e diffuso.
Florida R, (2002c), Bohemia and economic geography, Journal of Economic Geography, 2. 144 Florida R., (2003), Cities and the creative class, City and Community, 2, 3-19. 145 Lewis R.E:, Heckman R. J., (2006), Talent management: a critical review, Human resource management review, 16, 139-154. Bagdadli S., Rognoni M., (2004), Le pratiche di gestione dei talenti, Sviluppo & Organizzazione, 203, 1728. 146 Paoletti F., (2006), Gestire le persone di talento o il talento delle persone, Sviluppo & Organizzazione, 218, Novembre-Dicembre. Gaido M., Poggio M., Rosato T., (2005), La gestione dei talenti: una sfida possibile?, Economia & Management, 1, 12-20.
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Inoltre, anche con riferimento all‘innovazione/creatività, è importante sottolineare che le città e le regioni innovative sono caratterizzate da relazioni istituzionali maggiormente complesse e da un numero più elevato di attori ed istituzioni. Questo porta alcuni studiosi a riferirsi a questi processi in termini di "pensiero istituzionale". Con riferimento a quest‘ultimo punto un modello interessante è quello del ―Triple helix‖. In questo modello viene descritta una configurazione con un sistema di relazioni tra università-industria-government147. La tesi del Triple Helix sostiene che università ed altre istituzioni accademiche giochino un ruolo sempre più importante nell‘innovazione delle società basate sulla conoscenza. Questo modello è basato sulla cooperazione tra Università, imprese e government come punto centrale del sistema innovativo. Il modello del triple helix presenta attori centrali in un nuovo modello cooperativo per la produzione di conoscenza ed innovazione. Per le regioni e le singole imprese è necessario competere con successo148. Comunque, la sfida maggiore è quella di una stretta cooperazione tra industria ed istituti di formazione specializzata149. Cohen et al. (2002) valutano come utili informazioni transitino dalle università ad altre istituzioni di ricerca pubblica e alle strutture di R&D industriale in alcune industrie e dimostra come i canali relativi ai flussi di conoscenza, pubblicazioni e conferenze siano i più importanti in molte industrie. Nel 1989 Jaffe concluse che una regione che migliora il suo sistema di ricerca universitario incrementerà l‘innovazione locale attraendo R&D industriale e aumentando la sua produttività150. Un aspetto davvero cruciale per l‘effettività dei percorsi di sviluppo regionale è la cooperazione tra tre poli economici (industria, government e università), che mira a recuperare innovatività implementando le infrastrutture tecnologiche
147
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regionali151. Così la relazione tra i primi attori come fonte di sviluppo regionale è stata testata. Ora è importante conoscere quanto il supporto del governo dovrebbe essere ricevuto dalla ricerca universitaria; il potenziale per la crescita continua nell‘industria regionale cresce significativamente se c‘è un facilitatore centrale
che controlla le
risorse vitali in questa base di conoscenza e usano questo controllo come base per giocare il ruolo di un venditore (che implica invitare attori nazionali ed internazionali a prendere parte nell‘attività di ricerca), di un proprietario (che gestisce gli accordi per gli attori ivi stabilizzati, che possono incrementare anche l‘attrattività regionale per i nuovi entranti), gardener (che supporta le idee dal contesto della ricerca, degli studenti e delle industrie con conoscenza rilevante e cruciale relativamente alla tecnologia,il mercato e il management con un accesso al capitale attraverso le differenti fasi dello sviluppo di un business) e gli agenti collegati (che crea un fondamento per la comunicazione e la collaborazione). Anche la cooperazione tra governance deve essere affrontata; è stato sostenuto che le forme collaborative e associative di governance possono accrescere la competitività economica delle città e delle regioni152. Le istituzioni possono avere un ruolo chiave di coordinazione in termini di rafforzamento delle norme, delle routine, della fiducia e della collaborazione all‘interno del processo di innovazione. Inoltre, occorre ricordare che l‘instabilità e l‘incertezza sono parti integranti dell‘imprenditorialità tecnologica e di un processo di sfide tecnologiche che è fondamentalmente evoluzionario153. Un altro importante driver di competitività regionale deve essere considerato al fine di costruire un modello completo: la tolleranza. In particolare questo concetto ha assunto notevole importanza con la maggior apertura alla diversità operata da Richard 151
Tondl G. and Vuksic G., (2003), What makes regions in Eastern Europe catching up? The role of foreign investment, human resources and geography, Working Paper Research Institute for European Affairs, April. 152 Governance collaborative ed associative riguardano i processi politici e le infrastrutture istituzionali che facilitano la partecipazione e l‘interazione tra un ampio range di attori pubblici e private. Possiamo trovare questi concetti in Amin A. and Thrift N., Globalization, institutional ‗thickness‘ and the local economy, in P. Healey et al. (eds.), (1995), Managing Cities: The New Urban Context, Chichester: Wiley, 91-108. Cooke P. and Morgan K., The Associational Economy, Oxford: Oxford University Press, 1998. Florida R., (1995), Toward the learning region, Futures, 27, 527-536. Storper M., (1997), The Regional World, New York, Guilford Press. Gertler M.S., Technology, culture and social learning: regional and national institutions of governance, in Getrler M.S. and Wolfe D.A., (eds.),(2001), Innovation and Social Learning, Basingstoke: Macmillan. 153 Freeman C. e L. Soete (1997), The Economics of Industrial Innovation, 3a edizione, Pinter, Londra.
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Florida154. L‘autore rivolse pesanti critiche alla visione di Putnam155 che considerava il ―capitale sociale‖ come fattore essenziale per lo sviluppo regionale e lanciò il concetto di capitale creativo; in ogni caso, secondo l‘autore, entrambi i concetti hanno a che fare con le norme della società civile, i valori e i network in cui questi valori e queste norme sono distribuiti, es. ciò che in genere viene definito capitale sociale 156. Infatti anche Florida parla di tolleranza come di ―capitale sociale‖ e lo definisce come la creazione di comunità locali propense all‘apertura verso tutte le etnie e gli stili di vita. Così in questa ricerca la tolleranza è considerata alla base dell‘accettazione della reciproca diversità e garanzia di apertura sociale e culturale e verrà disegnata quale determinante del capitale sociale. Florida ipotizza che una società civile eterogenea con diversi valori combinati con la tolleranza sta influenzando la crescita regionale in modo positivo; infatti, egli sostiene in più contributi che la tolleranza o l‘apertura alla diversità rende le risorse locali maggiormente produttive ed efficienti agendo attraverso meccanismi chiave. Innanzitutto, la locazione di una popolazione di bohemian è un sintomo di basse barriere all‘entrata per il capitale umano. Alcune località attraggono facilmente a talenti, incrementando l‘efficienza dell‘accumulazione del capitale umano. Inoltre Page fornisce la base per una teoria economica generale di tolleranza e migliora i risultati economici. Egli nota come non solo la diversità cognitiva guidi alla miglior capacità decisionale ma anche come essa sia associata alla diversità di persone e gruppi, che aprono nuove prospettive. L‘autore sostiene inoltre che la diversità è associata con alti tassi di innovazione e crescita157. In secondo luogo, una larga porzione di bohemien sottolineerebbe un meccanismo in grado di incrementare l‘efficienza degli spillovers della conoscenza e le esternalità del 154
Florida R., (2002a), The Rise of the Creative Class, New York: Basic Books. Florida R., (2002b), The Economic Geography of Talent, Annals of the Association of American Geographers, 92/4, 743-755. Florida R., (2002c), Bohemia and economic geography, Journal of Economic Geography, 2, 55-71. 155 Putnam R. D., (1993), Making Democracy Work. Civic Traditions in Modern Italy, Princeton, NJ: Princeton University Press. Putnam R. D., (2000), Bowling Alone. The Collapse and Revival of American Community, New York, NY: Simon & Schuster. Putnam R. D., (2001), Social Capital Community Benchmark Survey: Community Result Matrix. http://www.ksg.harvard.edu/saguaro/communitysurvey/results_matrix.ht ml (2004-01-16). 156 Westlund H., Calidoni Lundberg F., (2006), Social Capital and the Creative Class Civil Society, Regional Development and High-Tech Industry in Japan, paper of Swedish Institute for growth policy studies. 157 Page S., (2007), The Difference, Princeton: Princeton University Press, forthcoming.
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capitale umano che Lucas158 identifica come motore primario della crescita economica. Studi più recenti159 sottolineano il ruolo del network artistico come canale per la diffusione di nuove idee e per il trasferimento di conoscenza attraverso le imprese. In questo modo maggiori concentrazioni di artisti riflettono il meccanismo regionale che accelera le esternalità del capitale umano e gli spillover della conoscenza. In terzo luogo, la popolazione di artisti riflette i valori regionali che sono meritocratici, tolleranti al rischio e orientati all‘espressione di se stessi. Inglehart e altri (2003, 2005) hanno notato la correlazione tra valori relativi all‘espressione di se‘ stessi e l‘incremento del PIL a livello nazionale, mentre studi psicologici160 hanno sostenuto la tesi che la self-expression sia positivamente associata con l‘attività innovativa ed imprenditoriale. Infine, come quarto punto, la presenza di una maggior percentuale della popolazione costituita da artisti sottolinea la presenza di meccanismi che incrementano la produttività delle attività imprenditoriali161. Occorre però notare che gli studi empirici relativi a ciò che qui è definita come ―ipotesi di Florida‖, ad es. la correlazione positiva tra diversità e tolleranza sono persino meno frequenti di quelli di Putnam. Questo è probabilmente dovuto al fatto che il contributo di Florida è scritto nove anni più tardi rispetto a quello di Putnam e che egli normalmente prende tempo per nuove ipotesi e spunti per nuovi studi. Dall‘altro lato, uno studio di Ottaviano e Peri162 supporta l‘idea generale di Florida che trova la diversità etnica e culturale covariata con la produttività regionale. A conclusione di ciò, occorre sottolineare che soltanto un numero relativamente limitato di studi ha testato empiricamente le diverse connessioni tra società civile e sviluppo regionale suggerite rispettivamente da Putnam e Florida. L‘ipotesi sull‘importanza del
158
Lucas R., (1988), On the Mechanics of Economic Development, Journal of Monetary Economics, 22, 3-42. 159 Questo è riassunto nei seguenti contributi: Markusen A., Schrock G., (2006), The Artistic Specialization and Economic Development Implications, Urban Studies, 43/10,1661-1686, forthcoming. Currid E., (2006), New York as a Global Creative Hub: A Competitive Analysis of Four Theories on World Cities, Economic Development Quarterly, 20/4, 330-350. Currid E., (2007), The Warhol Economy, Princeton University Press, forthcoming. 160 Amabile T., (1996), Creativity in Context, Boulder, CO: Westview Press Fredrickson B. L., (2001), The role of positive emotions in positive psychology: The broaden-and-build theory of positive emotions, American Psychologist, 56, 218-226 Stenberg R.J. (Ed.), (1999), Handbook of Creativity, New York: Cambridge University Press. 161 Florida R. and Mellander C., (2007), There Goes the Neighborhood: How and Why Bohemians, Artists and Gays Effect Regional Housing Values, Working paper series, Creative class group. 162 Ottaviano G., Peri G., (2004), Cities and Cultures, CEPR Discussion Papers 4438.
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capitale sociale è stata applicata sia ai Paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo, mentre l‘ipotesi di Florida sembra essere stata applicata agli studi degli Stati Uniti e dell‘Europa. Inoltre, con riferimento al capitale fisico (l‘unico driver tangibile), è importante sottolineare come le iniziative relative alla costruzione di infrastrutture e capitale sociale siano importanti strumenti per lo sviluppo urbano e regionale163. L‘influenza delle infrastrutture regionali influenzano in modo significativo la competitività di un territorio e le imprese ivi situate. Esse non sono sostituibili da altre forme di capitale, così la loro localizzazione e qualità determina il loro potenziale di sviluppo. La letteratura sulla competitività dei moderni sistemi produttivi concorda con la sempre maggior importanza del livello di diffusione delle infrastrutture164. Gli investimenti in capitale economico overhead hanno, come obiettivo, rendere queste città-regioni globali più attrattive agli investimenti interni e al capitale globale e, come risultato, la creazione dei network fra città165. Come precedentemente affermato, le vere agglomerazioni sono caratterizzate da molte fonti addizionali di guadagno attraverso le proprie strutture transazionali, i mercati locali del lavoro, gli effetti dell‘apprendimento e così via. Questi fenomeni possono supportare i vantaggi dell‘agglomerazione perfino di fronte ai costi crescenti della concentrazione urbana dovuti a congestione, inquinamento, crimine… Nel nuovo contesto competitivo lo schema semplice di infrastrutture continua a giocare un ruolo importante ma esse assumono una rilevanza differente in base al fatto che essi connessi con i fattori immateriali (i.e. l‘offerta di servizi addizionali, il bagaglio di conoscienza locale, le competenze umane innovative ed interattive166). Inoltre, un altro punto critico in tutto questo lavoro sulla competitività e sull‘innovazione è l‘importanza degli imprenditori come vettori tra innovazione e commercializzazione e tra gli asset regionali e la loro capacità di essere competitivi. 163
Questo concetto era già stato largamente sottolineato da Francois Perroux e da Gosso in Gosso M., (2005), Trasporto merci e sviluppo sostenibile: concreta opportnità o moderna utopia?, Economia & Management, 5, 95-110. 164 Rohm A.J., Chatterjee S., Habibullah M., (2004), Strategic measure of competitiveness for ranked data, Managerial and decision economics, 25, 103-108. 165 Scott A. J., (2001), Industrial Revitalization in the ABC Municipalities, São Paulo: Diagnostic Analysis and Strategic Recommendations for a New Economy and a New Regionalism, Regional Development Studies, 7,1 – 32 166 Lazzeroni M., (2001), La competitività territoriale: proposta di una metodologia di analisi, Bollettino della Società Geografica Italiana, 1-2, 65-82.
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Imprenditori ed imprenditorialità hanno attratto considerevole attenzione da parte dei politici e degli accademici nello scorso decennio. L‘imprenditorialità è stata legata in modo crescente allo sviluppo economico167. Vi è ora un‘opinione diffusa che l‘imprenditorialità sia importante per la competitività168. Secondo Krugman169 è più pertinente parlare di competitività regionale che di competitività nazionale 170. Molti studiosi hanno supportato l‘idea che nell‘odierna era della globalizzazione, le regioni siano diventate più importanti dei paesi nella creazione di crescita economica 171. Inoltre è anche importante sottolineare che l‘imprenditorialità è altamente sensibile alle condizioni regionali172. Tra esse l‘imprenditorialità gioca un ruolo rilevante, promuovendo gli spillover della conoscenza, assumendo un ruolo cruciale nel costruire competenze innovative regionali e imprenditoriali e rafforzando la capacità di apprendimento. L‘imprenditorialità è sempre più considerata un driver importante per le performance economiche173. Contributi recenti della letteratura su quest‘area di ricerca174 sottolineano l‘esistenza di un collegamento positivo tra capitale imprenditoriale e la creazione di nuove imprese e nuovi businness.
167
Wennekers S. & R. Thurik (1999), Linking entrepreneurship and economic growth, Small Business Economics, 13, 27-55. Carree M.A. & Thurik A.R., (2003), The impact of entrepreneurship on economic growth. Chapter 17 in Acs, Z. & D.B. Audretsch (eds), Handbook of Entrepreneurship Research, Dordrecht: Kluwer, 437-472. 168 Porter M.E. (1990), The Competitive Advantage of Nations, New York: The Free Press. 169 Fujita M., Krugman P., (2003), The new economic geography: Past, present and the future, Regional Science, 83/1. 170 Bosma N., Stam E. and Schutjens V., (2006), Creative destruction, regional competitiveness and policy, Paper for the DIME WP 2.3 Conference on Normative Policy Implications from Recent Advances in the Economics of Innovation and Industrial Dynamics, London, UK, December 15-16. 171 Castells M., Hall P., (1994), Techno-poles of the World: The making of 21st Century Industrial Complexes, Routledge, London. Storper M., (1997), The Regional World: Territorial Development in a Global Economy, Guilford Press, New York. Porter M. E., (2000), Location, competition and economic development: local clusters in the global economy, Economic Development Quarterly, 14, 15–31. 172 Feldman M. P. (2001), The entrepreneurial event revisited: firm formation in a regional context, Industrial and Corporate Change, 10/4, 861-891. Stam E., Garnsey E., (2007), Entrepreneurship in the Knowledge Economy, in Bessant, J. (ed.), Innovation and Productivity, Cheltenham: Edward Elgar. In press. 173 Uno dei contributi più recenti è quello di Cassia L., Colombelli A., (2006), Entrepreneurship as Regional Development Catalyst, ERSA 2006 46th Congress of the European Regional Science Association, Volos, Greece. 174 Audretsch D.B. and M. Keilbach, (2004), Does Entrepreneurship Capital Matter?, Entrepreneurship Theory and Practice, 28, 419–430.
75
-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Un‘utile analogia è quella di una piramide , dove la maggior parte degli sforzi e delle risorse sono spesi alla base, in imprenditorialità, creando un contesto di supporto alle iniziative e alla creatività; questo a sua volta migliora la capacità delle regioni e delle comunità a mantenere ed espandere il business esistente, che, a sua volta, rende le stesse regioni e comunità attraenti agli investimenti esteri. Dove gli asset di una regione o di una comunità sono ben sviluppati, l‘enfasi politica dovrebbe essere rivolta nella costruzione e nella capitalizzazione degli asset imprenditoriali, piuttosto che cercare di attrarre imprese di altri Paesi175. Così, per le ragioni precedentemente elencate, l‘imprenditorialità deve essere considerata come un driver altamente influente di competitività regionale. Infine non è possibile parlare di competitività regionale senza considerare il capitale finanziario. Come è stato più volte puntualizzato, la competitività può essere vista come elemento strategico che attrae investimenti e non è unicamente influenzata da fattori umani, sociali e tecnici ma anche da quelli finanziari ed istituzionali. Il tema delle pressioni competitive da un lato e le risorse finanziarie dall‘altro, da Schumpeter ritenute importanti per le attività innovative, sono anche enunciate dalla letteratura con riferimento agli effetti delle pressioni finanziarie sulle imprese 176. In letteratura esistono studi sia teorici che empirici i quali suggeriscono una relazione positiva tra finanza e crescita177. Il ruolo rilevante giocato dal settore finanziario nel processo di sviluppo economico è stato lungamente riconosciuto in letteratura178. Si Cassia L., Fattore M. and Paleari S., (2006), Entrepreneurial Strategy: Emerging Businesses in Declining Industries, Edward Elgar: Cheltenham. 175 Dabson B., (2005), Regional Competitiveness, Innovation and Entrepreneurship Economic Development and the University of Missouri-Columbia, Working Paper n.. 1, Framing the Debate September. 176 Kitson M., Michie J. and Quinn M., (2001), Markets, competition, cooperation and innovation, ESRC Centre for Business Research, Cambridge University, Working Paper N.212. 177 Levine R., (1997), Financial Development and Economic Growth: View and Agenda, Journal of Economic Literature, 35/2, 688-726. 178 McKinnon R. L., (1973), Money and Capital in Economic Development, Washington, DC: Brookings Institution. Shaw E. S., (1973), Financial Deepening in Economic Development, New York: Oxford University Press. Greenwood J. and Jovanovic B., (1990), Financial Development, Growth, and the Distribution of Income, Journal of Political Economy, 98/5, 1076-107. Bencivenga, V. R., and B. D. Smith (1991). ‗Financial Intermediation and Endogenous Growth‘. Review of Economic Studies, 58 (2): 195-209. King R. G. and Levine R., (1993a), Finance and Growth: Schumpeter Might Be Right, Quarterly Journal of Economics, 108/3, 717-37. King R. G. and Levine R., (1993b), Finance, Entrepreneurship, and Growth: Theory and Evidence, Journal of Monetary Economics, 32/3, 513-42.
76
-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
sostiene infatti che un sistema finanziario efficiente possa stimolare
la crescita
economica fornendo un importante numero di funzioni facilitando l‘allocazione di risorse nello spazio e nel tempo e riducendo i costi delle informazioni179. Inoltre la finanza gioca un ruolo molto importante nella competitività regionale supportando attività basate sulla R&S e le strategie basate sull‘innovazione180. In ogni caso, un numero di nuove assunzioni può essere delineato dagli avanzamenti in lavori teorici, mentre le varie funzioni degli intermediari finanziari devono essere messe in risalto. E‘ importante, per esempio, ricordare il modello endogeno di Greenwood e Jovanovic, in cui la finanza e la crescita sono congiuntamente determinate. Esso sottolinea due essenziali funzioni degli intermediari finanziari nel promuovere la crescita: collezionare ed analizzare informazioni relative a progetti di investimento alternativi e incrementare l‘efficienza degli investimenti attraverso l‘allocazione di fondi ai progetti con alte aspettative di rendimento. Questo contributo, aggiunto a molti di quelli seguenti181, fornisce prove evidenti che lo sviluppo finanziario locale può influenzare la crescita di lungo termine attraverso canali differenti. Un ulteriore canale capace di influenzare lo sviluppo finanziario in molti modi è quello delle politiche pubbliche. Roubini and Sala-i-Martin studiarono il modello di crescita endogena incorporando il comportamento del Governo e lo sviluppo finanziario. Inoltre essi mostrarono come la relazione
tra
finanza
e
crescita,
prevista
dalla
crescita
endogena,
fosse
considerevolmente supportata da un numero di studi empirici. Tra gli altri è importante Merton R. C., Bodie Z., (1995), A Conceptual Framework for Analysing the Financial Environment, in D. B. Crane et al. (eds), The Global Financial System, a Functional Perspective. Cambridge, MA: Harvard Business School Press, 12-6. Levine R., (1997), Financial Development and Economic Growth: View and Agenda, Journal of Economic Literature, 35/2, 688-726. Capuano G., (2003), Distretti pilastri reti: Italia ed Europa, Roma, 8-9 aprile. 179 Merton R. C., Bodie Z., (1995), A Conceptual Framework for Analysing the Financial Environment, in D. B. Crane et al. (eds), The Global Financial System, a Functional Perspective, Cambridge, MA: Harvard Business School Press, 12-6. 180 Pencarelli T., Gentili G., (2005), Finanza e innovazione nelle politiche regionali. Esperienze e proposte, Esperienze d‟impresa, 13/2, 5-32. Pennarelli T., Metallo G., (1995), I circuiti finanziari tra localismi e globalizzazione, Giuffrè, Milano. 181 Bencivenga V. R. and Smith B. D., (1991), Financial Intermediation and Endogenous Growth, Review of Economic Studies, 58/2,195-209. Levine R., (1997), Financial Development and Economic Growth: View and Agenda, Journal of Economic Literature, 35/2. Saint-Paul G., 1992), Technological Choice, Financial Markets and Economic Development, European Economic Review, 36/4, 763-81.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
sottolineare gli studi di King e Levine i quali mostrano come maggiori livelli di sviluppo finanziario siano positivamente associati con più rapidi tassi di crescita economica attuali e futuri, accumulazione di capitale fisico e miglioramenti dell‘efficienza economica; o in aggiunta quelli di Beck, Levine, e Loayza i quali sostengono che maggiori livelli di sviluppo intermediario finanziario producano più rapidi tassi di crescita economica e di crescita produttiva totale o quelli simili di Levine, Loayza, and Beck. In ogni caso tutti questi studi empirici suggeriscono un primo ordine di relazioni positivo tra sviluppo finanziario e crescita economica; così, basato su importanti suggerimenti emersi dalle teoria sulla crescita in tema di competitività regionale, abbiamo deciso di considerare il capitale finanziario come un driver da prendere in considerazione nel nostro modello. Contrariamente a quanto appena affermato un ampio corpo di ricerche in economia, da una prospettiva empirica e teorica, hanno sottolineato i benefici economici e le economie aperte. Ricerche empiriche, come per esempio quelle di Sachs and Warner182, tendono a confermare le performance economiche ritenute superiori dei Paesi transfrontalieri. Coe, Helpman, and Hoffmeister183 sottolineano anche l‘esistenza di una forte relazione tra il grado di apertura di un Paese e la sua crescita economica, come risultato della capacità degli stessi di raccogliere i benefici di una crescente mobilità di capitali e tecnologia. I lavori di Grossman ed Helpman184, Coe ed Helpman185 o Frankel e Romer186 hanno enfatizzato la maggior capacità delle economie aperte di trarre beneficio dagli spillover e dai trasferimenti di tecnologia. Gli effetti di ristrutturazione e della produttività della liberalizzazione e dell‘integrazione regionale sono stati enfatizzati187. Analizzando tutte queste variabili e comparando lo schema di
182
Sachs J.D. and Warner A., (1995), Economic reform and the process of global integration, Brookings Papers on Economic Activity, 1, 1-95. 183 Coe D.T. and Helpman E., (Hoffmeister, A.W. (1997) ―North-south R&D spillovers‖, in Economic Journal 107, 134-49. 184 Grossman G. and Helpman E., (1991), Innovation and growth in the global economy, MIT press, Cambridge (Mass.). 185 Coe D.T. and Helpman E., (1995), ―International R&D spillovers‖, European Economic Review, 39, 859-87. 186 Frankel, J.A. and Romer, D. (1999) ―Does trade cause growth?‖ in American Economic Review 89 (3): 379-399. 187 Kang N.H., Johansson S. (2000) Cross-border mergers and acquisitions: Their role in industrial lobalization. Paris: OECD, STI Working Papers, Directorate for Science, Technology and Industry.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Kitson per la competitività regionale con il modello sviluppato da Richard Florida (2003), troviamo significative sovrapposizioni con Florida anche se viene posta maggior enfasi sulle nozioni di capitale creativo, sociale e produttivo. Entrambi i modelli offrono fattori comuni per descrivere la competitività regionale e queste connessioni sono state riassunte nella Fig. 1.4.
1.6. L’indagine. Verso una validazione del modello. Il modello teorico dei driver regionali e le terminanti della competitività regionale sono stati testati attraverso il metodo Delphi precedentemente descritto. In particolare l‘indagine è stata condotta in tre fasi: -
In un primo momento gli esperti nei tre differenti campi sono stati intervistati
per mezzo di un questionario; -
In un secondo momento i risultati sono stati inviati allo stesso campione
intervistato; -
Sono quindi state raccolte le riflessioni degli attori privilegiati su questi risultati.
Con riferimento al contenuto del questionario, sono state formulate alcune domande a risposta chiusa, seguite da domande aperte attraverso cui gli esperti sono stati chiamati a motivare le risposte precedenti in modo più dettagliato.
Fig. 1.4. Modello teorico di competitività regionale.
Infrastrutture
Qualità e competenze
Innovazione
DINAMICHE FISICHE
DINAMICHE UMANE
DINAMICHE CREATIVE
Collective Learning
Cooperazione in Network
DINAMICHE DELLA CONOSCENZA
DINAMICHE PRODUTTIVE
Vantaggio competitivo regionale
DINAMICHE IMPRENDITORIALI
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DINAMICHE SOCIALI
DINAMICHE FINANZIARIE
Banche e finanza pubblica
-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Condizioni lavorative e tecnologia
Imprenditorialità
Tolleranza
Fonte: elaborazione personale.
In questo modo è stato possibile fornire rilevanti contributi al modello originario; in particolare il modello teorico è stato migliorato in due aspetti: sono state introdotte nuove determinanti della competitività regionale che non erano state identificate ed inoltre è stata ideata una nuova formalizzazione dei driver al fine di evitare inutili ripetizioni. In particolare la risposta al questionario mostra come il 95% del campione consideri i driver pertinenti (Fig. 1.5.) (3 di essi non hanno risposto al questionario) anche se il 67% sostiene che esistano carenze nel modello (Fig. 1.6). Con riferimento al secondo aspetto sono stati introdotti tre driver: turismo, mercato del lavoro (con particolare riferimento al costo del lavoro e all‘occupazione) e i dati relativi alla popolazione.
Fig.
1.5. Rilevanza dei drivers
no 5%
sì no
sì 95%
Rilevanza dei driver.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Fonte: elaborazione personale.
In particolare il turismo è divenuto un fenomeno ampiamente diffuso ed un punto di estrema importanza nella politica economica per molte regioni che competono al fine di attrarre più turisti e questo può contribuire significativamente alla crescita economica e all‘occupazione regionale188. Così esso ha un enorme potenziale come strumento di sviluppo regionale189. 188
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81
-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Il turismo è un settore con un forte impatto ambientale, con conseguenze a livello sociale ed economico; così è di estrema importanza un‘analisi globale che permetta di studiare le dinamiche di sviluppo e calcolare l‘impatto e i benefici su molti settori con cui esso entra in contatto. In questo modo, il territorio, considerato quale fonte di cultura, beni naturali e occasione di sviluppo locale190, diventa la base da cui partire per la formulazione di un prodotto turistico, al fine di analizzare la complessità e la peculiarità delle componenti e comprenderne forze e debolezze191. Questo è particolarmente rilevante nel caso delle regioni con alti tassi di disoccupazione, bassi livelli di PIL pro-capite e con prodotti da esportazione in grado di affrontare le difficoltà competitive a livello internazionale. Molti studiosi usano la valutazione della fornitura delle strutture turistiche in una data area (il ―profilo turistico regionale‖) come base per costruire e aggregare espressioni per la competitività dell‘area192 anche se il successo del settore turistico in un paese dipende da diversi aspetti. La conseguenza è che la competitività delle destinazioni turistiche ha ricevuto crescente interesse nella ricerca economica con uno sguardo all‘identificazione dell‘attrattività degli utenti di un‘area turistica. Il nuovo trend del settore turistico verso le destinazioni non tradizionali e maggiormente remote è un‘espressione del passaggio dal turismo di massa ad una nuova era del turismo ed illustra un cambiamento nell‘atteggiamento e nei bisogni di molti turisti193. Così la destinazione turistica tende ad essere vista non più come un set di risorse naturali, culturali, artistiche e ambientali, ma come un prodotto allettante in una certa Della Corte V., (2000), La gestione dei sistemi locali di offerta turistica, Padova, Cedam. Dematteis G., (2001), Per una geografia della territorialità attiva e dei valori territoriali, in G. Bonora P.(a cura), SLoT quaderno 1, Bologna, Baskerville, 11-30. Dematteis G., Governa F., (2003), Il territorio nello sviluppo locale. Territorialità attiva e sviluppo, Discussed paper, Stresa, 19-20 giugno. Gatti F., (1990), Territorio e sviluppo del locale il microsistema territoriale, in Magnaghi A. (a cura di), Il territorio dell‟abitare. Lo sviluppo locale alternativa strategica, Milano, F. Angeli, 269-303. Governa F., (2004), Modelli e azioni di governance. Innovazioni e inerzie al cambiamento, Rivista Geografica Italiana, 1. 190 Gatti F., (1990), Territorio e sviluppo del locale: il microsistema territoriale, in Magnaghi A., Il territorio dell‟abitare. Lo sviluppo locale alternativa strategica, Milano, F. Angeli, 269-303. 191 Dallari F., (2007), Il turismo per lo sviluppo locale e la competitività internazionale, working paper, Mc Graw-Hill Companies. 192 Cracolici F., Nijkamp P., (2005), Attractiveness and Effectiveness of Competing Tourist Areas, a Study on Italian Provinces, paper provided by Free University Amsterdam, Faculty of Economics, Business Administration and Econometrics in its series Serie Research Memoranda, 0009. 193 Fayos–Sola E., (1996), Tourism Policy: a Midsummer Night‘s Dream?, Tourism Management, 17/6, 405–412. Poon A., (1993), Tourism, Technology and Competitive Strategies, CAB, Oxford.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
area: un pacchetto complesso ed integrato di un territorio in grado di fornire una vacanza che incontri gli svariati bisogni dei turisti194. Normalmente, l‘analisi delle destinazioni turistiche si focalizza sulle unità territoriali precedentemente stabilite perché in questi casi è più facile ottenere dati. Comunque, questo non si scontra con la realtà del turismo, dato che le persone tendono a viaggiare in particolari luoghi non all‘interno dei confini amministrativi. Questo è specialmente il caso delle regioni di frontiera dell‘Unione Europea che condividono le risorse naturali attrattive con le regioni vicine. Il successo delle destinazioni turistiche dipende così dalla loro competitività in termini di caratteristiche che costituiscono la forza turistica di una determinata area. Oppermann e Chon195 sostengono che il turismo sia un‘industria usata dai Paesi sviluppati per perpetuare la dipendenza dei Paesi in via di sviluppo. Invece di ridurre le disparità regionali socio-economiche nei Paesi in via di sviluppo196, il turismo le rinforza poiché lo sviluppo turistico nei paesi in via di sviluppo è largamente presente in natura197. Le comunità locali tendono ad essere poco considerate relativamente ai loro bisogni sociali ed economici ogni volta che lo sviluppo di un turismo controllato di elite viene introdotto nel contesto di riferimento198. Riconoscere il turismo e lo svago come un‘industria in crescita ha guidato alla sua identificazione come driver potenziale di rigenerazione degli svantaggi economici locali. Sfortunatamente le dinamiche del settore non sono sempre ben comprese, così come lo sviluppo di una politica di supporto focalizzata sul turismo può essere problematica. Esiste poi una relazione empirica tra il trasporto e la destinazione turistica, quindi,una parte importante in ogni ricerca prova a misurare come le infrastrutture influenzino lo sviluppo di una regione. Comunque, come riconosciuto da Prideaux199, anche il significato economico del trasporto come fattore della domanda turistica è stato riconosciuto e condiviso da un largo numero di ricercatori, anche se la letteratura 194
Baccarani C., (1999), Il marketing delle località turistiche, Relazione, presentata al convegno Il Marketing per lo sviluppo locale, Roma, Luiss, marzo, 1999 195 Oppermann M. and Chon K.S., (1997), Tourism in developing countries, International Thomson Business Press, London. 196 Tagliagambe S., Usai G., (1999), Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico, Giuffrè. 197 Britton S.G., (1982), The Political economy of tourism in the third world, Annals of Tourism Research 9, 331–358. 198 Ceballos-Lascurain H., (1996), Tourism, ecotourism and protected areas, IUCN Publication, Gland. 199 Prideaux E., (2000), Japan Orders Screening of Biotech Foods, The San Diego Union-Tribune, April 27:C1, C2.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
commette un errore nell‘identificare ogni relazione causale specifica. Questa competizione non è centrata sui singoli aspetti del prodotto turistico (risorse ambientali, mezzi di trasporto, servizi turistici, ospitalità, etc.), ma in particolare sulla destinazione turistica come potenziale pacchetto turistico per il cliente200. Alla luce di questi fattori, elementi come l‘attrattività turistica e la competitività della destinazione -e la sua misura- hanno attratto interesse crescente nella letteratura turistica negli ultimi anni201. Un importante concetto da considerare è anche l‘effettività del sito turistico (TSE= Tourist Site Effectiveness) che esprime la capacità di una destinazione turistica di incontrare i bisogni del consumatore. In altri termini, interpretiamo la TSE come la capacità di un‘area di gestire ed organizzare le sue risorse turistiche al fine di offrire un‘esperienza ai turisti che è uguale o migliore di altre esperienze di destinazione competitiva presenti sul mercato. Ma non tutti i territori hanno lo stesso bagaglio di risorse e le medesime opportunità. Tra le definizioni disponibili, l‘unica che ci interessa è quella di destinazione come luogo di consumo con una certa immagine, dove una persona può usufruire dei servizi ed acquisire prodotti materiali che, considerando una migliore o peggiore organizzazione, trasmetteranno una certa percezione del territorio202. La popolazione di una particolare regione o, più in generale, di un particolare territorio è una delle principali variabili dello sviluppo regionale. Il profilo demografico di una regione è, infatti, normalmente visto come un fenomeno dal background in lento cambiamento nell‘analisi della competitività regionale e della crescita regionale. Comunque, il cambiamento demografico regionale può avere un impatto significativo sulla competitività regionale e un tale cambiamento è spesso più rapido e profondo del
200
Come conseguenza, le destinazioni affrontano la sfida di gestire ed organizzare le loro risorse efficientemente al fine di fornire un’esperienza di vacanza che possa essere maggiormente performante rispetto alle offerte concorrenti. Questo concetto è presente in Buhalis D., (2000), Marketing the Competitive Destination of the Future, Tourism Management, 21, 97–116. 201 Alavi J., Yasin M.M. (2000), A Systematic Approach to Tourism Policy, Journal of Business Research, 48/2, 147–156. Crouch G.I., Ritchie J.R.B., (1999), Tourism, Competitiveness, and Societal Prosperity, Journal of Business Research, 44, 137–152. Kozak M., (2002), Destination Benchmarking, Annals of Tourism Research, 29/2, 497–519. Enright M.J., Newton J., (2004), Tourism Destination Competitiveness: A Quantitative Approach, Tourism Management, 25, 777–788. 202 Vera F., (2002), Estrategias de diversificación y diferenciación en destinos turísticos litorales, Estrategias turísticas urbanas, Pardella S, X. (coord.), AECR, Vigo.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
livello nazionale. Dal canto suo la taglia della popolazione regionale, la sua composizione e distribuzione sono endogene allo sviluppo economico regionale203. Un rivalutazione del ruolo ricoperto dalle risorse umane proviene dal livello di mezzo (ovvero quello regionale) che può contare su preziose ecologie sociali e storiche, ma allo stesso tempo devono affrontare uno scenario sempre più mutevole attraverso una capitalizzazione della conoscenza ed una valorizzazione dei legami creativi e delle competenze degli abitanti204. La possibilità di affrontare i cambiamenti strutturali che possono essere raggiunti da un particolare contesto territoriale e le strategie necessarie a raggiungere questo target sono dominate dal tessuto naturale e sociale e dal network di relazioni interne ad esso. Oggi vi è una corposa letteratura sull‘interazione spaziale della popolazione e dell‘occupazione, sia su scala urbana che regionale. Da un punto di vista teorico l‘interazione della popolazione e dell‘occupazione sarebbe simultanea.
203
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Fig. 1.6. Carenze dei driver. Carenze
no 33% sì no sì 67%
Turismo
Mercato del lavoro
Dinamiche demografiche
(costo del lavoro ed occupazione) Fonte: elaborazione personale. Comunque è giusto dire che i teorici sono partiti dall‘idea che l‘occupazione è esogena alla popolazione. In particolare nella letteratura economica urbana, il modello monocentrico introdotto da Alonso205 che presume che l‘impiego sia esogeneamente locato nel distretto di business centrale, è divenuto standard. In aggiunta molti libri di testo economici regionali prendono estensivamente in esame il ruolo della base dell‘export e i collegamenti di input-output. Molti autori sottolineano che non esistono restrizioni all‘offerta di lavoro e ciò implica che la popolazione regionale aggiusti la domanda206. L‘idea che la popolazione sia esogena all‘occupazione è sempre stata meno considerata dalla teoria economica207. Borts and Stein (1964) costituiscono l‘eccezione, sostenendo per primi che è l‘offerta di
205
Alonso W., (1964), Location and land use, Harvard University Press, Cambridge, MA. McCann P. (2001), Urban and regional economics, Oxford University Press, Oxford. 207 Vermeulen W., Van Ommeren J., (2004), Interaction of Regional Population and Employment: Identifying Short-Run and Equilibrium Adjustment Effects, Tinbergen Institute Discussion Paper 083/3. 206
86
-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
lavoro (e successivamente la popolazione regionale) a determinare l‘occupazione piuttosto che la domanda208. Spesso viene affermato che popolazione ed occupazione siano interrelate. Per definizione i cambiamenti occupazionali possono essere realizzati unicamente attraverso cambiamenti demografici (migrazione o crescita naturale); questo sottolinea l‘importanza dei processi del mercato del lavoro nella spiegazione della composizione della popolazione regionale e dell‘interazione dell‘occupazione. I risultati ottenuti attraverso il questionario hanno fornito importanti suggerimenti per una diversa formalizzazione del modello. Circa il 30% degli interlocutori hanno risposto che, secondo la loro esperienza personale, le dinamiche creative e della conoscenza dovrebbero essere trasformate in una sola variabile. Partendo da questo primo consiglio abbiamo poi trovato in letteratura una comparazione con riferimento al concetto di Regional Innovation System (RIS), il quale da rilevanza al vantaggio competitivo regionale ed istituzionale; in questo caso l‘innovazione è vista come un processo collettivo ed interattivo emergente da relazioni tra gli stakeholder. Molti ricercatori hanno studiato l‘agglomerazione della produzione e dell‘innovazione nello spazio, misurando gli spillover della conoscenza internazionale in comparazione con quelli tra le nazioni209. Si è inoltre attribuita particolare importanza al successo dell‘‖economia della conoscenza‖ dipendente dalle proprie capacità di sfruttare la conoscenza e competere attraverso l‘innovazione210. Inoltre, con l‘introduzione dei driver della popolazione, gli esperti regionali enfatizzarono la necessità di suddividere le dinamiche umane in due driver differenti: le dinamiche dell‘educazione e quelle della popolazione211. Essi hanno inoltre suggerito di sostituire le dinamiche sociali con quelle della tolleranza al fine di evitare confusioni. di abbandonare la variabile 208
Muth, R. F., (1971), Migration: chicken or egg?, Southern Economic Journal, 37/3, 295-306. Greenwood M.J., Hunt G. L., (1984), Migration and Interregional Employment Redistribution in the United States, The American Economic Review, 74/5, 957-969. 210 Branstetter L., (1996), Are Knowledge Spillovers International or Intranational in Scope? Microeconometric Evidence from the US and Japan, NBER WP, 5800 Coe D.T. and Helpman E., (1995), International R&D Spillovers, European Economic Review. Keller W., (1999), How Trade patterns and Technology Flows Affect Productivity Growth, NBER WP, 6990 211 Benneworth P., (2006), The role of university spin-off firms in strengthening regional innovation systems in weaker places, Paper presented to ―Territorial Production and Networks 3: Knowledge, Development and Policy‖, Sixth European Urban & Regional Studies Conference, 21st – 24th September, Comwell Hotel, Roskilde, Denmark. 209
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
dell‘imprenditorialità poiché considerata difficilmente comparabile tra le differenti regioni e di cambiare il nome alle dinamiche produttive sostituendole con quelle della tecnologia. Così, considerata l‘introduzione di nuove determinanti e le modifiche apportate alla formalizzazione, la struttura del nuovo modello è quella presentata nella Fig. 1.7.
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
Fig. 1.7. Modello validato di competitività regionale.
DINAMICHE FISICHE
DINAMICHE DELLA CONOSCENZA E DELLA CREATIVITÁ
DINAMICHE DELL’ISTRUZIONE
COMPETITIVITÁ REIGONALE
DINAMICHE DEL TURISMO
DINAMICHE FINANZIARIE
DINAMICHE DELLA TOLLERANZA
DINAMICHE TECNOLOGICHE DINAMICHE DEL MERCATO DEL LAVORO
Fonte: elaborazione personale. 89
DINAMICHE DEMOGRAFICHE
-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
ALLEGATO A. BOZZA DI QUESTIONARIO.
MISURA DELLA COMPETITIVITÁ REGIONALE E DINAMISMI LOCALI. Modello teorico di competitività regionale. Il seguente modello è diretto all‘identificazione dei principali driver di competitività regionale, considerando questo termine come la capacità di attrarre uomini, fondi, investimenti industriali, attività economiche provenienti dall‘esterno (R. Villa Borges, 2006). Nella mia ricerca sono stati identificati 8 macro-driver di competitività regionale (rettangoli bianchi) e le loro rispettive determinanti (rettangoli grigi). Modello teorico di competitività regionale.
Infrastrutture
Qualità e competenze
Innovazione
DINAMICHE FISICHE
DINAMICHE UMANE
DINAMICHE CREATIVE
Collective Learning
Cooperazione in Network
DINAMICHE DELLA CONOSCENZA
Vantaggio competitivo regionale
DINAMICHE PRODUTTIVE
DINAMICHE IMPRENDITORIALI
DINAMICHE SOCIALI
Condizioni lavorative e tecnologia
Imprenditorialità
Tolleranza
DINAMICHE FINANZIARIE
Banche e finanza pubblica
Fonte: elaborazione propria. Con riferimento a questo modello:
Considera rilevanti gli elementi scelti come driver (rettangoli bianchi) della competitività regionale? Si No
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-Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare-
In caso di risposta negative, commentare: ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… 2. Secondo Lei, esistono importanti driver di competitività regionale che non sono stati presi in considerazione? Sì No In caso di risposta positive specificare i driver mancanti: Driver Innovazione Dinamiche umane Dinamiche della conoscenza Tecnologia Dinamiche fisiche Imprenditorialità Tolleranza Dinamiche finanziarie …………………………….. ……………………………. ……………………………. …………………………….
La ringrazio per il Suo prezioso contributo!
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Capitolo 2. Verso una misura della competitività regionale 2.1. Il processo “ a 5 step” di misura della competitività regionale.
Il significato di competitività regionale e i fattori che la influenzano sono stati lungamente discussi. La competitività regionale è un concetto significativo poiché il commercio mondiale viene rafforzato nel lungo periodo e non è unicamente un gioco a somma zero tra diverse economie che combattono per spartirsi una fetta di torta. La misura della competitività regionale basata su tutti i driver socio-economici individuati nel capitolo precedente è un compito difficile e richiede la determinazione dei più appropriati indicatori per ogni fattore. La misura della competitività regionale e i sistemi di valutazione vengono utilizzati prevalentemente per comparazioni interregionali in termini di input e fattori determinanti della competitività spaziale oppure output e livelli di reddito, valore aggiunto e benessere in generale. Significative differenze possono anche essere riscontrate in ogni disciplina non solo con riferimento all‟approccio alla competitività regionale ma anche alla sua misura212. Il benchmarking (di input e output o di un indice ponderato) è lo strumento base per comparare una regione con le altre (confinanti o comparate). Questi report definiscono le funzioni di base o input, le suddividono in categorie, le misurano e confrontano le performance di una regione con la regione maggiormente performante o con altre regioni di un determinato Paese, di un Unione di Paesi (UE) o Stati (USA). Un resoconto sul benchmarking è stato realizzato dalla Welsh Development Agency in cooperazione con Barkley‟s Bank PLC comparando la regione gallese con 15 tra le regioni più competitive al mondo (tra cui 10 Europee). Nonostante le difficoltà nella ricerca di dati e nella loro armonizzazione, il report ha usato la ricerca primaria e secondaria per ottenere solamente un numero limitato di fattori determinanti.
212
Michailidis G.M., Georgiadis G.A., Koutsomarkos N.D., (2006), Regional Competitiveness. In search of a framework for Greek regions‟ strategic planning and measurement of competitiveness, Paper provided by European Regional Science Association in its series ERSA conference papers.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Un simile report sul benchmarking era già stato condotto dal governo locale delle regioni dell‟Est e dell‟Ovest Midlands nel 1997. Il report utilizzava un modello multifattoriale comprendente 55 indicatori suddivisi in indici input-output. Il report mostrava come la competitività regionale dipendesse da certi particolari fattori. Secondo Michael Porter, le regioni competono per risorse finite con i loro vicini, con altre regioni dell‟UE e con regioni esterne all‟UE. E‟ difficile identificare esattamente come ogni particolare fattore influenzi la competitività. Questo è dovuto alla natura intangibile di alcuni fattori e al fatto che alcuni di essi si sovrappongono gli uni con gli altri. Al fine di costruire un set di indicatori capaci di misurare la competitività regionale occorre definire un aspetto importante, ovvero la modalità con cui indici nazionali, regionali ed urbani già esistenti sono stati costruiti. Molti tentativi sono stati fatti al fine di misurare la competitività regionale. Infatti le autorità cittadine e regionali sono sempre più interessate a costruire indici di competitività al fine di consentire una comparazione tra il relativo standing delle loro località e quello altrui e per sviluppare strategie politiche che portino la propria area in una posizione più elevata nella classifica. Inoltre, analizzando le metodologie di costruzione degli indicatori, è stato rilevato che il World Economic Forum produce ogni anno alcuni indici di competitività globale che classificano i luoghi sulla base di questa o quella misura di competitività213. Questo Forum pubblica un Global Competitiveness Index (che mette a confronto le prestazioni dei diversi Paesi), ma non ci sono indici ufficiali regionali comparabili. Due approcci dominanti di misurazione del benessere sono quindi stati individuati: un approccio soggettivo che prova a misurare il benessere di un individuo attraverso le proprie prospettive di vita o di vari aspetti di essa, per esempio, sanità, occupazione, tenore di vita, sicurezza futura; un approccio oggettivo volto a misurare le condizioni materiali e le situazioni sociali, economiche e ambientali che hanno incidenza sul benessere. La scelta degli elementi è stata guidata dalla letteratura esistente e raffinata attraverso workshop e progetti di consulenza. A loro volta, questi elementi sono stati raggruppati in due principali categorie: gli indicatori socio-demografici, che incorporano elementi relativi alla dimensione umana quali la popolazione, l'istruzione, 213
Kitson M., (2004), Regional competitiveness: an elusive yet key concept?, Regional Studies, 38 (9), December, 991-992.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
la salute e la criminalità e gli indicatori socioeconomici, che incorporano elementi di benessere che si concentrano sugli aspetti del benessere del mercato del lavoro e sul rendiconto finanziario. Questi includono il mercato del lavoro, la diversità economica, la dipendenza dalle risorse naturali, il reddito, la casa di proprietà, etc. Il Progressive Policy Institute di Washington, per esempio, costruisce vari indici di rendimento della "New economy" per le città e le regioni degli Stati Uniti 214.. Allo stesso modo, Robert Huggins Associates produce il World Knowledge Competitiveness Index, che cerca di creare un sistema di benchmarking tra le regioni europee con un‟economia principalmente basata sulla conoscenza e propone lo European Competitiveness Index (applicabile alle regioni) sia nel Regno Unito che in Europa. Esso rivela un grande divario di competitività tra le regioni ricche e quelle povere215. Un altro di questi indici di competitività territoriale è l‟"indice di creatività" di Richard Florida, un proxy per l'apertura di una zona della città a diversi tipi di persone e di idee216. Inoltre, la promozione di un sistema di valutazione e monitoraggio di una serie di grandi variabili quantitative è progettato nel quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000-2006 per le regioni meridionali italiane come un fondamentale strumento di pianificazione, selezione di progetti e monitoraggio degli effetti provocati da tali interventi. Al fine di rafforzare la convergenza territoriale, l'obiettivo generale del PSN consiste in un tasso di crescita nel Mezzogiorno d'Italia nettamente superiore alla media UE, al fine di colmare in misura considerevole le attuali lacune delle regioni del Sud217. I dati regionali comparativi forniscono alle regioni un quadro chiaro delle loro posizioni in materia di politiche di competitività territoriale, mentre i progetti di sviluppo a medio e lungo termine aiutano la Regione a posizionarsi strategicamente nel proprio ambiente competitivo. Inoltre, sono stati introdotti metodi innovativi per impostare e utilizzare i
214
Atkinson R. D., Coduri R., (2002), The 2002 State New Economy Index, Progressive Policy Institute, Washington, DC. Atkinson R. D., Wilhelm T. G., (2002), The Best States for E-Commerce, Progressive Policy Institute, Washington, DC. 215 Robert Huggins Associates, (2003), World Knowledge Competitiveness Index, Robert Huggins Associates, Pontypridd. Robert Huggins Associates, (2005), UK Competitiveness Index: The Changing State of the Nation, 19972005, Robert Huggins Associates, Pontypridd. 216 Florida R., (2002), The Rise of the Creative Class, New York: Basic Books. 217 L‟accordo del 1999 tra l‟Italia e la Commissione Europea definisce le azioni e le regole attraverso cui è stato varato il Piano di Sviluppo Nazionale per il Sud Italia. Attraverso il CSF, le Regioni del Sud Italia sono contenitori dei fondi dell‟Unione Europea. La maggior parte delle linee guida e delle regole condivise dalle regioni e dalle amministrazaioni centrali comprese nel CSF sono successivamente estese a tutte le politiche di investimento pubblico delle regioni meridionali.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
parametri di riferimento al fine di valutare l'impatto degli interventi, in particolare nel corso della valutazione ex ante del PSN e di definire opportuni programmi regionali218. Nell'ambito delle priorità del CSF219 è stato individuato un insieme di indicatori per descrivere la situazione socioeconomica del Sud e fornire indicazioni per il confronto spaziale e temporale il quale è stato utilizzato al fine di permettere un'ampia valutazione d'impatto del programma in termini di miglioramento della competitività del settore. Gli indicatori sono collegati - con diverse intensità - alle scelte strategiche del CSF e possono essere considerati come una quantificazione degli obiettivi dei piani nazionali e regionali. Se le previsioni di crescita del Sud avessero effettivamente luogo, dovrebbero essere previste dalla evoluzione di questo insieme di variabili. A livello europeo, la direzione delle regioni dell'Unione Europea, il Dipartimento del Commercio e dell'Industria del Regno Unito producono relazioni annuali dettagliate sulla competitività regionale, ma gli indicatori non sono combinati in un indice ufficiale in grado di riassumere il rendimento globale. Per il DTI e l‟Ufficio Nazionale di Statistica la Competitività regionale e lo stato delle regioni sono destinati a dare un quadro equilibrato di tutte le informazioni statistiche inerenti queste tematiche220. Tuttavia, esse sembrano non combinare i dati in una valutazione globale della competitività regionale. Alcuni indicatori inclusi nel report del DTI e dello stato delle regioni sono: valore aggiunto lordo e reddito disponibile delle famiglie pro capite; produttività del lavoro investimenti nel settore manifatturiero e output del Regno Unito
Inoltre un altro importante indice di attrattività regionale è stato sviluppato da Pricewaterhouse Coopers nel 2001 ed applicato alle regioni della Romania. Questo modello è stato sviluppato utilizzando indici che misurano il livello socioeconomico delle regioni per l'anno 2002. Si sostiene infatti che attraverso la comprensione del contesto politico, economico, commerciale, sociale e lo standard di vita di una regione sia possibile sviluppare più utili previsioni ed intuire più facilmente dove esse 218
Oltre al Piano di Sviluppo Nazionale e allo Schema di Supporto Comunitario, relativo all‟intero Sud, ogni regione ha redatto ed è responsabile di uno specifico Piano Regionale. 219 Il CSF è strutturato in 6 parti principali: risorse naturali, culturali, umane, sviluppo locale, sviluppo urbano e il network di informazioni. 220 DTI, (2005), Regional Competitiveness and the State of the Regions (www.dti.gov.uk/sd/rci).
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
dovrebbero concentrare le loro attività. E‟ stato inoltre compreso che misurare la capacità di attrazione regionale, sulla base di indici socioeconomici e dello standard di vita risulta un compito complesso. Per garantire la coerenza e la comparabilità dei dati, un numero limitato di fattori socioeconomici sono stati selezionati, analizzati e suddivisi in alcune categorie: demografici, imprenditoriali, sociali e tenore di vita. Vi sono poi stati anche casi di alcune misure utilizzate solamente una tantum come indici di competitività regionale. Per esempio, è utile ricordare uno studio condotto in Finlandia su 85 sub-regioni in cui i ricercatori hanno misurato 16 variabili in base a quattro tematiche: il capitale umano, l'innovazione, l'accessibilità e l‟agglomerazione. L'indice di competitività era molto stabile. La metodologia è stata particolarmente complessa e l‟esperimento non è stato ripetuto al di fuori della Finlandia. Tuttavia, molti esperti ritengono che uno dei più importanti indicatori di competitività sia la produttività del lavoro, misurata ad esempio dal valore aggiunto lordo per ora lavorata (GVA / ora). Gli ultimi dati dal DTI mostrano come Yorkshire e Humber abbiano registrato un GVA orario di 93,7 rispetto al 100 del Regno Unito nel 2003221. Anche Huggins quindi ha messo a punto una metodologia per la costruzione di un indice composito di competitività regionale, che è stato applicato alle regioni del Regno Unito222, come pure alle città, ai comuni ed alle aree metropolitane del Regno Unito223. L'indice è costruito utilizzando uno schema a tre fattori basato su input, output e risultati. La chiave di accesso è rappresentata dalla densità del business, dalla percentuale di imprese basate sulla conoscenza come percentuale del totale delle imprese e dai tassi di attività economica. Queste variabili sono concepite come fattori molto influenti sulla produzione/produttività di una regione, misurata in termini di PIL pro capite. Infine, l'impatto o il risultato di questi diversi fattori è misurato con 221
MacGillivray A., Macie D., (2005), Measuring Responsible Competitiveness: a regional index for Yorkshire and Humber , July. 222 Huggins R., (2000), An Index of Competitiveness in the UK: Local, Regional and Global Analysis, Centre for Advanced Studies, Cardiff University, April. Huggins R., (2003), Creating a UK competitiveness index: regional and local benchmarking, Regional Studies, 37, 89–96. Cooke P., Clifton N., Huggins R., (2001), Competitiveness and the Knowledge Economy: The UK in Global, Regional and Local Context, Centre for Advanced Studies, Cardiff University, Regional Industrial Research Report, 30, January. 223 Huggins R., (2002), The State of Urban Britain: UK Competitiveness Index 2002 Cardiff: Robert Huggins Associates.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
riferimento al livello di reddito medio e alla proporzione di individui disoccupati. A ciascuno di questi tre elementi (ossia input, output e risultati) è attribuito il medesimo peso nella ponderazione per il calcolo dell‟indice globale, dal momento che è ipotizzato che ognuno di essi sarà interconnesso ed economicamente vincolato dagli altri. Come abbiamo potuto notare, quindi, vi sono diversi tipi di indicatori di competitività regionale, ma essi presentano tre principali carenze: • risultano incompleti poiché considerano solo una parte limitata dei driver; alcuni di essi sono incentrati su dinamiche umane, finanziarie ed altri sulle dinamiche economiche e sulla conoscenza. • Non esiste una visione globale nella costruzione di un indice di competitività regionale, un tentativo di prendere in considerazione tutte le possibili variabili che influenzato i driver di competitività regionale. • Inoltre essi sono spesso rivolti alle regioni di un determinato Stato e sono costruiti in considerazione delle specifiche caratteristiche regionali/nazionali. Quindi l‟intento di questa ricerca vuole essere doppio; esso consiste infatti nella costruzione di un indice il più completo possibile (considerando tutti i driver disponibili presentati in letteratura e convalidati da esperti regionali) e nell‟utilizzo, nella costruzione dello stesso, dei dati relativi alle Regioni dell'Europa occidentale, al fine di andare oltre il discorso nazionale. Per garantire la coerenza e la comparabilità dei dati soltanto un numero limitato di indicatori è stato selezionato ed analizzato per ciascun driver. Il processo di selezione può essere suddiviso in cinque fasi (Fig. 2.1.):
Analisi delle misurazioni dei nostri driver in letteratura e rilevazione di vari indicatori disponibili a livello europeo: in particolare, in questa fase, sono stati consultati i dati Eurostat, OCSE e dell‟ Istituto nazionale di statistica. Dopo questa prima fase abbiamo individuato una serie di possibili indicatori, ma non tutti sono necessari. Quindi abbiamo scelto il set di indicatori, basandoci su tre criteri: pertinenza, accessibilità e trasferibilità. Individuazione di indicatori aggiuntivi o maggiormente corretti attraverso il metodo Delphi; nella bozza del questionario presentato nell‟allegato B del capitolo 5, abbiamo infatti interpellato il nostro campione di 24 interlocutori privilegiati sulla
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
pertinenza degli indicatori scelti ed abbiamo chiesto loro di individuarne potenziali carenze. Ponderazione dei driver e delle relative determinanti. Costruzione di un indice di competitività regionale.
Fig. 2.1. Principali step del processo di misura
Individuazione degli indicatori
Scelta degli indicatori
Test con il metodo Delphi
Ponderazione
RCI
Fonte: elaborazione personale.
2.2. Individuazione e scelta degli indicatori della competitività regionale.
Il primo passo verso la costruzione di un indice di competitività regionale consiste nella ricerca di indicatori per ogni singolo driver; questo compito può risultare molto complesso e può essere realizzato in due fasi principali. In primo luogo una review della letteratura su questo argomento potrebbe sostenere le nostre misurazioni e fornirci importanti suggerimenti; è necessario dunque scegliere alcuni di essi ed includerli nel nostro modello in base a tre criteri: • Rilevanza: è il grado in cui le statistiche attuali e potenziali soddisfano le esigenze degli utenti. Essa si preoccupa di controllare se tutte le statistiche necessarie vengono prodotte e la misura in cui i concetti utilizzati (definizioni, classificazioni, ecc) riflettono le esigenze degli utenti. La rilevanza/pertinenza richiede l'individuazione di gruppi di utenti e delle loro esigenze, le quali sono in continuo cambiamento; potrebbero quindi sorgere nuove esigenze che richiedono l‟utilizzo di nuovi dati. La pertinenza può essere indirettamente valutata verificando se vi sono processi in atto che influenzino il punto di vista degli utenti e l‟uso che essi fanno dei dati. • L'accessibilità/trasferibilità dei dati riflette la facilità con cui i dati possono essere posizionati e risultano accessibili. L'accessibilità comprende l'adeguatezza della forma in cui i dati sono disponibili, i mezzi di diffusione e la disponibilità di metadati e dei servizi di supporto agli utenti. Inoltre anche la trasferibilità non dovrebbe essere
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
trascurata. I ricercatori notano la specificità di una determinata situazione e provano a confrontarla con un ambiente o situazione di cui sono a conoscenza. Se non ci sono abbastanza analogie tra le due situazioni, i lettori possono essere in grado di dedurre che i risultati della ricerca saranno uguali o simili nella loro situazione. In altre parole, essi "trasferiscono" i risultati di uno studio in un altro contesto. Per fare questo in modo efficace, i lettori hanno bisogno di conoscere, per quanto possibile, il contesto della ricerca originale, al fine di determinare se quello comparato è simile ad esso. Pertanto, i ricercatori devono fornire una descrizione dettagliata della loro situazione e dei metodi di ricerca utilizzati. I risultati di qualsiasi tipo di ricerca possono essere applicati ad altre situazioni. Le relazioni sulla base di tali metodi di ricerca sono dettagliate e specifiche. Tuttavia, poiché spesso considerano solo un oggetto o un gruppo, i ricercatori raramente sono in grado di generalizzare i risultati ad altre popolazioni. Il carattere dettagliato dei risultati, tuttavia, li rende ideali alla trasferibilità. La misura della competitività regionale basata su tutti gli indicatori socioeconomici e relativi allo standard della vita risulta un compito particolarmente complesso. Per garantire la coerenza e la comparabilità dei dati, è stato selezionato un numero limitato di fattori socioeconomici, suddivisi in 9 categorie: conoscenza e creatività dei driver, popolazione, istruzione, tecnologia, capitale fisico, mercato del lavoro, tolleranza, turismo e capitale finanziario. Occorre ora descrivere gli indicatori esistenti in letteratura per ogni driver di competitività valutando le caratteristiche precedentemente illustrate. La definizione degli indicatori utilizzati è fornita nell‟Allegato C del capitolo 5..
2.2.1. Indicatori di istruzione.
Un driver molto importante per la competitività regionale è rappresentato da uno dei principali fattori del capitale umano: l'istruzione 224 . Se e come l'istruzione e le agenzie di
formazione locale riescono a reagire alle sfide può avere un impatto
224
Belussi F., Pilotti L., (2002), Learning and innovation by networking within tha Italian industrial districts: the development of an axplorative analytical model, Sinergie, 58, 3-43. Santarelli E., Vivarelli M., (2004), Cambiamento organizzativo, innovazione tecnologica e formazione: le nuove sfide per il futuro, L’Industria, 25 (1), 173-176. Vagnani G., Ferri A., (2001), Evaluating and managing education and training need arising from dynamic industries: the case of Rome, Atti del convegno Internationalizing Entrepreneurship Education and Training, Johannesburg, Sud Africa.
99
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
significativo sull‟economia regionale225. Questo driver, infatti, era già stato introdotto da Porter nel diamante competitivo sotto il termine di “condizione dei fattori". Considerando Silicon Valley, senza ombra di dubbio uno dei principali fattori a cui viene attribuito il proprio successo è costituito dagli istituti d'istruzione superiore226. Investire in capitale umano, infatti, significa investire in istruzione o in acquisizione di competenze per i lavoratori al fine di produrre un valore aggiunto per l'economia. Mak e Moncur 227 affermano che investimenti maggiori nell‟istruzione superiore producono maggiore qualità e costi più bassi di istruzione. Purtroppo le competenze incarnate negli individui sono difficili da misurare. Tuttavia non valutare il capitale umano e non riconoscerlo come risorsa economica renderebbe non veritiere le relazioni tra gli elementi del bilancio di esercizio. A causa delle difficoltà riscontrate nell‟individuazione e nella misurazione dei problemi, alcuni studiosi hanno esaminato la pertinenza del valore del capitale umano; il principale meccanismo istituzionale per lo sviluppo del capitale umano (abilità e conoscenze), è il sistema di istruzione formale 228 . La difficoltà di misurazione del capitale umano risiede nella sua natura sfaccettata e dinamica, combinata con il numero limitato di dati disponibili. Attualmente esistono alcuni metodi per la misurazione del capitale umano. Uno dei principali
è quello che utilizza l‟istruzione come un
riavvicinamento per il capitale umano. Su questa misura, lo studio dell'OCSE ha rilevato che:«Misure di capitale umano basate sugli anni di studio e sui livelli di scolarizzazione sono ben lungi dall'essere sufficienti in relazione ad una definizione ampia di competenze umane e di altri attributi. Il focus sul completamento del livello di istruzione e di qualifiche associate marginalizza la questione dell‟ammortamento del
225
Porter M. E., (2003) The economic performance of regions, Regional Studies, 37, 549-578. Rogers, E.M. and J.K. Larsen, (1984), Silicon Valley Fever NY: Basic Books. 227 James M., James E.T., (2003), Interstate migration of college freshmen, The Annals of Regional Science, Springer, 37 (4), 603-612. 228 Zeynep Girgin K., Stevens, D.D., (2005), Bridging in-class participation with innovative instruction: use and implications in a Turkish university classroom, Innovations in Education and Teaching International, 42 (1), 93-106. Sabatini F., (2005), Social Capital, Public Spending and the Quality of Economic Development, Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Economia pubblica, Paper accepted for presentation at the COE/JEPA (Center of Excellence / Japan Economic Policy Association) Joint International Conference, "Towards a New Economic Paradigm", Kobe, Japan, 17-18 December. Portes A., MacLeod D., (1998), Educating the Second Generation: Determinants of Achievement among Children of Immigrants, Princeton University, Department of Sociology. Sandefur G., Meier A., Hernandez P., (1999), Families, Social Capital and Educational Continuation, CDE Working Paper, 99-19, Center for Demography and Ecology, Università di Wisconsin. 226
100
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
capitale umano »229. Secondo i diversi punti di vista il capitale umano è spesso misurato come il numero totale di anni di istruzione o il tasso di alfabetizzazione di una regione. Il proxy più largamente utilizzato per il capitale umano negli Stati Uniti è l‟istruzione, che è poi il motivo per cui Florida misura le risorse umane di un determinato territorio che hanno un diploma superiore o livelli più elevati di istruzione. Wossmann230 scrive che l'istruzione è solo un metodo di accumulazione del capitale umano. Florida misura il talento per mezzo del tradizionale indice del capitale umano, ovvero il numero di persone laureate e, in certe analisi, con l'occupazione totale di scienziati, ingegneri, tecnici e professionisti. Tale indicatore è stato criticato per essere incompleto poiché non include le conoscenze e le competenze apprese al di fuori della scuola. Quindi, un Paese può avere un livello di istruzione modesto ma una consistente formazione sul lavoro, che permette ai lavoratori di acquisire la maggior parte delle conoscenze e delle competenze dell'innovazione
232
231
. Secondo il quadro di valutazione europeo
, anche la Life Long Learning 233 può essere considerata un indice
adeguato per la misurazione delle risorse umane. Secondo Florida 234 le Università non dovrebbe concentrarsi sull‟obiettivo delle aziende di creare valore aggiunto per l'economia, bensì sull‟educazione e la formazione di lavoratori e pensatori. Le università sono anche volte a formare le persone in vista dei posti di lavoro che andranno ad occupare, ma rivestono prima di tutto un ruolo importante come attrattori di talenti di un settore, sia all'interno del Paese che attraverso i confini internazionali e come creatori di poli di crescita. Machin e Van Reenen
235
, per esempio, sottolineano una significativa
associazione tra l'aggiornamento delle competenze e una misura direttamente osservata
229
OECD, (2000a), Education at a Glance: OECD Indicators (Paris). OECD, (2000b), Investing in Education: Analysis of the 1999 World Education Indicators (Paris). 230 Wossmann L., (2003), Specifying Human Capital, Journal of Economic Surveys, 17 (3), 239-270. 231 Business Support Policies, contribution to the International Handbook of Industrial Policy (editors: Patrizio Bianchi, S. Labory). 232 European Innovation Scoreboard, (2003), Cordis Focus, 20 (03). 233 Field J., (2003), Civic engagement and lifelong learning: Survey findings on social capital and attitudes towards learning, Studies in the Education of Adults, 35 (2), 142-156(15). Field J., (2005), Social capital and lifelong learning, The Policy Press, Bristol, UK. Bostrom A.K., (2003), Lifelong Learning, Intergenerational Learning, and Social Capital. From Theory To Practice, Institute of International Education, Stockholm University. 234 Florida R., (2005), Cities and creative class, Routledge, London. Florida R., (1999), The Role of the University: Leveraging Talent, not Technology, Science and Technology, 15 (4), 67-73. 235 Machin S., Van Reenen J., (1998), Technology And Changes in Skill Structure: Evidence From Seven Oecd Countries, The Quarterly Journal of Economics, MIT Press, 113 (4), 1215-1244.
101
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
di sviluppo tecnologico ed intensità di R&S in sette Paesi OCSE nel periodo 1973-89236. Così, viene normalmente utilizzato quale indicatore di istruzione il tasso di scolarità237. Il tasso di scolarità è calcolato nel seguente modo: (Studenti / persone in età scolastica) * 1000 Si tratta di un indicatore di istruzione il cui obiettivo è quello di misurare indirettamente la percentuale di giovani che, all‟interno di una determinata popolazione di riferimento, si iscrivono ad una scuola. L'età di riferimento dipende dal sistema di istruzione. Il livello di istruzione ha un alto grado di trasferibilità grazie all‟accessibilità dei dati su Eurostat ed, in particolare, alla facilità di fare confronti tra i vari Paesi; i dati di ciascuno Stato membro, infatti, sono assegnati ai vari livelli di istruzione della classificazione internazionale standard dell'istruzione (ISCED). La Tabella 2.1. include ulteriori informazioni sugli indicatori prescelti. Tab. 2.1. Indicatori dell’istruzione. Driver misurato Istruzione
Indicatori
Rilevanza
Trasferibilità
Tasso di scolarità Partecipazione in life long learning (% riferita alla classe di età compresa nel range 25-64 anni)
Le università devono formare persone per lo svolgimento di determinate attività (Florida 1999); inoltre, il livello di istruzione locale medio è significativamente correlato con il PIL pro capite e il consumo. Questo suggerisce che il maggiore livello di benessere permette alle famiglie di finanziare periodi di studio più lunghi238.
Dati Eurostat di ogni stato membro sono posizionati ai vari livelli di istruzione dell‟International Standard Classification of Education (ISCED), UNESCO.
Fonte: elaborazione personale..
236
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
2.2.2. Indicatori della popolazione. Le variabili demografiche 239 possono influenzare pesantemente il livello di competitività di un contesto regionale. Il livello di urbanizzazione e la distribuzione di una popolazione a livello nazionale e infra-regionale può essere un'indicazione di accesso alle grandi istituzioni sociali e commerciali. Innanzitutto, questi fattori sono collegati alla forza lavoro industriale240. Normalmente, il profilo demografico di una regione è considerato come un fenomeno di sfondo per l'analisi della competitività e della crescita regionale in lento cambiamento241. Tuttavia, il cambiamento demografico regionale può avere un impatto significativo sulla competitività e tale cambiamento è spesso più rapido e profondo che a livello nazionale. A sua volta, la dimensione della popolazione, la crescita, la composizione e la distribuzione regionale sono fattori endogeni dello sviluppo economico regionale. Così, conoscere la dimensione della popolazione di una regione potrebbe essere d‟aiuto a spiegare importanti caratteristiche dello stesso territorio. Le prestazioni economiche possono avere, a livello regionale, un maggiore collegamento con la dimensione, la densità, la crescita e la composizione della popolazione, anche se certamente la causalità va in entrambi i sensi: da prestazioni economiche a caratteristiche demografiche e viceversa242. Un altro importante insieme
239
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di variabili demografiche influenti sulla competitività regionale è individuato nel numero di nascite e nella crescita della popolazione. Una delle difficoltà nel valutare l'impatto dei cambiamenti demografici sulla competitività regionale è che la causalità si manifesta in entrambi i versi 243 . Il cambiamento della popolazione può influenzare i risultati economici regionali e, al tempo stesso, le fondamentali forze demografiche della fertilità 244 , mortalità e flussi migratori sono tutti colpiti da condizioni economiche. Vi è, tuttavia, asimmetria tra le prove empiriche 245 . Da un lato, le determinanti economiche dei comportamenti demografici sono state oggetto di ricerche e prove empiriche concernenti l'importante ruolo svolto da tali effetti economici nel confronto, spesso difficile da quantificare, tra forze sociali, politiche ed istituzionali246. E‟ importante quindi considerare l'impatto della competitività regionale sulla popolazione. In primo luogo, quando la competitività regionale è elevata e le condizioni economiche portano ad una crescita del reddito, questo provoca un abbassamento del livello di fertilità. La chiave del meccanismo attraverso cui questo si verifica è da ricercarsi nell‟aumento del livello di istruzione femminile (in risposta a rendimenti più elevati di istruzione), nei più elevati salari femminili e nella crescente partecipazione femminile alla forza lavoro. Un indice di fertilità particolarmente ridotto provoca, nel lungo termine, l'invecchiamento della popolazione di una regione, ma le condizioni dinamiche dell‟economia provocano, nel breve termine, forti ondate migratorie verso l‟interno, generando una struttura per età più giovane. Un maggior tasso di fertilità crea una struttura demografica con una percentuale maggiore di giovani e persone di mezza età. Inoltre è necessario sottolineare che il cambiamento della popolazione deriva da un mix di tendenze e di fattori, tra cui la fertilità (qui definita come persone nate vive). Poot J., Cochrane B., Baxendine S., (2005), Description and Spatial Analysis of Employment Change in New Zealand Regions 1986-2001, Population Studies Centre Discussion Papers dp-57, University of Waikato, Population Studies Centre. 243 Migliore M. C., (2001), L'evoluzione della popolazione, in Buran, P. (a cura di), Verso l'economia della conoscenza, Scenari per il Piemonte del Duemila, Primo Rapporto Triennale, Torino: IRESPiemonte, 81-98. 244 Migliore M.C., (2003), Having children in a big city: different social groups, different conditions, different behaviours, in F. Michielin, Fertility in an urban context. A complex phenomenon. Torino, Quaderno di Ricerca Ires Piemonte, 102. 245 Rosenzweig M., Oded S., (1993), Introduction: Population and family economics, Handbook of Population and Family Economics, in: M. R. Rosenzweig & Stark, O. (ed.), Handbook of Population and Family Economics, 1 (1), 1-17, Elsevier. 246 Pool I., Baxendine S., Cochrane B., Lindop J., (2005), New Zealand Regions, 1986-2001: Population Dynamics, September.
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A loro volta, questi cambiamenti influenzano la struttura della popolazione, come sarà discusso da Bedford e da Pool. In base alle precedenti considerazioni abbiamo scelto come indicatori da aggiungere al nostro modello la popolazione media regionale e il tasso di fertilità247. In particolare, i dati utilizzati in questa parte sono stati raccolti da Eurostat e dalle stime annuali della popolazione fornite dagli istituti nazionali di statistica. Le stime annuali della popolazione nazionale sono basate sia sul censimento più recente, applicando il metodo delle componenti che sui dati estratti dalla popolazione registrata. Con riferimento al primo indicatore, esso è normalmente calcolato come la popolazione presente il 1° gennaio o la popolazione media durante l'anno. Se non diversamente disposto, è utilizzato quale indicatore la popolazione presente il 1° gennaio mentre, con riferimento al secondo indicatore, si considera il tasso di fertilità come il numero medio di figli che sarebbero nati vivi da una donna nel corso della sua vita, nel caso essa sia ricompresa nella classe fertile nell‟anno di riferimento. Esso è quindi il tasso di fertilità di un‟ipotetica generazione, calcolato sommando i tassi di fertilità femminile per classi di età in un dato anno (il numero di donne di ogni età si suppone essere lo stesso). Il tasso di fertilità totale è anche utilizzato per indicare il livello di fertilità di sostituzione; nei Paesi più sviluppati, un tasso del 2,1 è considerato come livello di sostituzione. Nella tabella 2.2 sono riassunte queste considerazioni.
2.2.3. Indicatori di conoscenza e creatività.
2.2.3.1. Indicatore della conoscenza.
È un luogo comune considerare la conoscenza come elemento essenziale all‟incremento della competitività e alla promozione della crescita economica 248. Boisot
247
Horváth G., (2004), The competitiveness of nations and economic growth in the ECE region, Paper prepared for the Seventh Spring Seminar of the Economic Commission for Europe, United Nations Geneva, 23 February . 248 I contributi che enfatizzano la rilevanza della conoscenza da una micro ed una macro prospettiva sono per esempio Metcalfe (2002: 3f.), Dohse (2001: 131), Caniëls (2000: 1), Matusik and Hill (1998: 682f.), Carlino (1995: 15), Jaffe et al. (1993: 578), Audretsch and Feldman (1986: 630) e anche Nelson (1982: 453). Baccarani C., Giaretta E., (2004), “Quesiti sull'etica d'impresa: dialogo tra il dubbio e la conoscenza” in Dall'analisi economica all'economia sociale, Scritti per Giuseppe Gaburro, Padova, Cedam.
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sostiene 249 che il patrimonio della conoscenza si manifesta in termini di tecnologie, competenze e capacità 250 . La tecnologia è definita come un «sistema socio-fisico configurato in modo da produrre alcune specifiche tipologie di effetti fisici». La competenza denota «la capacità organizzativa e tecnica coinvolta nel raggiungimento di un certo livello di prestazioni nel settore della produzione di tali effetti». La capacità viene interpretata come la «competenza strategica nell‟applicazione e nella integrazione delle competenze».
Tab. 2.2. Indicatori della popolazione. Driver Indicatori Rilevanza misurato Popolazione Popolazione La taglia della media popolazione regionale è Tasso di endogena allo sviluppo fertilità economico regionale. Così, conoscendo la taglia della popolazione di una regione si possono spiegare caratteristiche importanti dello stesso territorio.
Trasferibilità
I dati sono raccolti dall‟Eurostat, in particolare dal National Statistical Offices. Le stime nazionali annuali sono basate sul censimento più recente, applicando il metodo delle componenti o Una maggior fertilità utilizzando i dati si traduce in una popolazione estratti dall‟anagrafe più giovane o di media età. della popolazione.
Fonte: elaborazione personale.
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È possibile definire le attività concernenti la conoscenza come un sottoinsieme di disposizioni di agire, o "potenziali d'azione251" incorporati negli individui, gruppi, o sistemi socio-fisici con prospettive future di creazione di valore. L‟interpretazione da parte degli agenti della loro esperienza e il significato che essi attribuiscono alla conoscenza e all‟apprendimento varia tra contesti istituzionali e geografici. In questo senso, il ruolo delle istituzioni a tutti i livelli di aggregazione è fondamentale252. Dato che la conoscenza è considerata come un elemento chiave per l'innovazione253 e poiché gli individui raramente affrontano situazioni in cui tutte le informazioni sono acquisite, l'apprendimento svolge un ruolo centrale in ogni processo di innovazione254. Il concetto di apprendimento collettivo è alla base del concetto di ambiente: la presenza di una comune conoscenza che va oltre i confini dell‟impresa, ma che rimane entro i confini del territorio, da luogo a un processo cumulativo del sapere locale, di una traiettoria tecnologica del sapere locale che non è altro che l‟omologo territoriale del concetto di traiettoria tecnologica dell‟impresa proposta da Dosi. Un primo elemento aperto ad ulteriori riflessioni risiede nel concetto di apprendimento collettivo. L‟apprendimento collettivo è generalmente definito come «un processo sociale di conoscenza accumulata sulla base di una serie di norme condivise e di procedure che consentano ai singoli di coordinare le loro azioni nella ricerca di soluzioni ai problemi». Un secondo elemento che richiede un'ulteriore riflessione è il concetto di apprendimento collettivo come elemento intrinseco del milieu: esso può infatti essere interpretato come risultato di un comportamento cooperativo di agenti locali, e quindi, per definizione, nasce da un comportamento consapevole degli agenti presenti localmente, come un‟esternalità locale, generata dal locale, che gli agenti interessati possono sentirsi liberi di sfruttare.
251
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In questa prospettiva 255 l‟apprendimento collettivo può essere definito come un processo dinamico di conoscenza cumulativa, trasferita, anche contro la volontà del primo inventore, tra gli agenti economici interattivi attraverso i meccanismi esistenti, grazie a norme comuni e a comuni procedure organizzative e gestionali. Nella letteratura sulla gestione della conoscenza256, tale concetto coincide con la modalità in cui le aziende gestiscono il loro patrimonio di conoscenze. In particolare, l'apprendimento è visto come «un processo prevalentemente interattivo e socialmente integrato» 257 . Uno dei più comuni approcci per analizzare i flussi di conoscenza all'interno del sistema innovativo è la teoria dei cluster sviluppata da Michael Porter. Secondo l‟autore, le imprese e le istituzioni di sostegno sembrano essere legate da accordi informali di cooperazione che promuovono la creazione e la diffusione della conoscenza attraverso l‟instaurazione dei benefici di un ambiente innovativo di fiducia. Un altro filone di studi attesta che l'innovazione è fondamentalmente un processo geografico, il concetto della creazione della "regione che apprende". Conoscendo la natura sociale dell‟apprendimento e dell‟innovazione, i processi innovativi dovrebbe funzionare meglio quando gli attori coinvolti sono abbastanza vicini l'un l'altro per permettere una frequente interazione e un costante scambio di informazioni. Le capacità innovative regionali sono sostenute attraverso le comunità che condividono una comune base di conoscenze. Contributi recenti hanno però posto l'accento anche su un nesso di causalità circolare che consente l'apprendimento dei processi di produzione, al fine di spiegare l‟accumulo endogeno della conoscenza. Una crescita dello stock di capitale umano258 in grado di apprendere attraverso un processo industriale di R&S deve essere presa in considerazione. Imparare a livello sociale può essere meglio concepito come un processo di apprendimento collettivo o
255
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condiviso. Il concetto di prossimità 259 è stato sviluppato da economisti, sociologi e geografi, che si sono concentrati sulle dimensioni organizzative e istituzionali dei luoghi, degli agglomerati industriali o dei milieu innovativi. Tutti questi lavori hanno consentito di sviluppare ed arricchire la tradizionale analisi dei diversi tipi di agglomerati. Tuttavia, una delle principali prospettive della ricerca sulla prossimità ha sottolineato una chiara concettualizzazione legata agli strumenti di misurazione utilizzabili. In questa prospettiva, Bouba Olga e Grossetti260 definiscono tre dimensioni della prossimità. La vicinanza geografica può essere riassunta, secondo Torre e Gilly e Boschma, nella distanza che separa agenti (individui o organizzazioni), e può essere misurata mediante indicatori di distanza e di costo, come le miglia o i costi di trasporto. La dimensione geografica del concetto di prossimità socioeconomica può essere suddiviso a sua volta in due categorie: la prossimità cognitiva e la prossimità relazionale. La prima si riferisce alla conoscenza dei comportamenti e degli agenti e, in particolare, alle conoscenze e alle capacità tecnologiche, ma anche alle pratiche gestionali, ai discorsi, alle azioni economiche e così via. La seconda fa riferimento alla nozione di base di interazione e di struttura. Individui o organizzazioni quali aziende sono vicini a vicenda in un senso relazionale quando condividono la stessa struttura di interazione, compiono operazioni o realizzano scambi. L'intensità di interazione e la comunicazione possono essere identificati al fine di misurare un livello di prossimità relazionale. Per questo, strumenti più qualitativi e quantitativi sono disponibili per la costruzione di basi di dati relazionali: reti di imprese, relazioni finanziarie, joint venture o altri accordi, cooperazione e collaborazione261 pubblicazione di brevetti, ma anche le reti sociali come l'amicizia. Esempi di apprendimento più o meno organizzato per mezzo dell'interazione sociale sono seminari interni, riunioni del personale giornaliere, settimanali o mensili e raduni di più ampia portata un paio di volte l'anno262. Tuttavia, l'acquisizione di una nuova capacità di base avviene solo attraverso joint venture, acquisti o fusioni di società, che potrebbero trasferire una tecnologia in
259
Torre A., Gilly J.P., (2000), On the Analytical Dimension of Proximity Dynamics, Regional Studies, Taylor and Francis Journals, 34 (2), 169-180, April. 260 Buba Olga O., Grossetti M., (2005), Une redefinition de notions de proximité, Umpublished research note. 261 Audretsch D.B., Feldman M. P., (1996), R&D Spillovers and the Geography of Innovation and Production, The American Economic Review, 86, 630-640. 262 Wibe M.D., Narula R., (2002), Interactive learning and non-globalization: knowledge creation by Norwegian softaware firms, paper presented at the DRUID Summer Conference on “Industrial Dynamics of the new and old economy-who is embracing whom?”, Copenaghen, Helsinore, 6-8 June, 14-16.
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tutto il suo contesto commerciale, con tutte e quattro le dimensioni delle competenze rappresentate. Dopo queste considerazioni sull‟apprendimento collettivo, è importante sottolineare che esiste un'altra forma di conoscenza dinamica: la creazione di reti collettive. Ogni società è costruita attorno a relazioni. L'idea guida alla base dell‟analisi della rete sociale è che il comportamento di un attore non può essere pienamente compreso se non si considerano le azioni degli altri attori con cui egli è collegato attraverso vari legami di rete263. Secondo Camagni264, le reti innovative possono essere definite come «l'insieme, o la complessa rete di relazioni sociali informali presenti su una zona geografica limitata, spesso determinate da una specifica immagine esterna e da una specifica rappresentazione interna e senso di appartenenza, che promuovano la capacità innovativa locale attraverso processi di apprendimento collettivo». Inoltre, Bröcker 265 fornisce un quadro completo e tempestivo sulle località, sulle reti e sui cluster come significato importante nella comprensione teorica di innovazione regionale e sui fattori influenzanti la produttività e la competitività regionale. Per l'analisi del rapporto tra architettura di rete e performance della diffusione della conoscenza, Cowan e Jonard266 modellano la diffusione della conoscenza come un processo di baratto in cui gli agenti si scambiano diversi tipi di conoscenza. Meagher e Rogers 267 , invece, studiando il rapporto tra densità della rete e la sovrapposizione di R & S, in particolare, hanno scoperto che l'effetto marginale delle ripercussioni sulla capacità innovativa non è monofonico e, d'altro lato, che la densità della rete può influenzare l'innovazione, ma solo quando vi sono aziende eterogenee. La costruzione e la manutenzione della rete sociale268 sono spesso viste come condizioni preliminari per il successo dell'innovazione e della fiducia, ma possono 263
Granovetter M., (1985), Economic Action and Social Structure: The Problem of Embeddedness, American Journal of Sociology, 91(November), 481-510. 264 Camagni, R., (1991), Innovations Networks: Spatial Perspectives, London and New York. 265 Bröcker J., Dohse D. and R. Soltwedel (Eds.), (2003), Innovation Clusters and Interregional Competition, Heidelberg. 266 Cowan R., Jonard N., (2004), Network Structure and the Diffusion of Knowledge, Journal of Economic Dynamics and Control, 28, 1557-1575. 267 Meagher K., M. Rogers, (2004), Network density and R&D Spillovers, Journal of Economic Beahvior and Organization, 53, 237-260. 268 Bianchi M., (1995), Imprese e organizzazione di rete nei sistemi locali, Piccola impresa, 3. Boari C., Grandi A., Lorenzoni G., (1992), Le organizzazioni a rete: tre concetti di base. Accordi, reti e vantaggio competitivo, Etaslibri, Milano. Börzel T., (1998), Le reti di attori pubblici e privati nella regolazione europea, Stato e Mercato, 54.
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anche portare ad inerzia e illeciti, nonché ad elevati costi sociali e personali. Il ruolo della fiducia nelle operazioni di mercato, infatti, è sempre più spesso oggetto di dibattito tra gli economisti, mentre, per lungo tempo, è stato argomento di indagine solo per alcuni sociologi. Secondo alcuni economisti, la fiducia può essere associata ad effetti di reputazione e analizzata con gli strumenti della teoria microeconomica, mentre altri economisti integrano l‟analisi con fattori extra-economici. Tutte le reti sociali sono più o meno importanti per le attività innovative. Tuttavia, è necessario uno sforzo nel classificare le reti sociali, a seconda del modo in cui esse influenzano le attività innovative. Secondo Powell e Smith-Doer269 esistono quattro tipi di reti: gruppi di imprese, reti regionali, reti di ricerca e sviluppo (R & S) e reti tradizionali. I gruppi di imprese sono un fenomeno sociale basato su collegamenti (similitudini culturali, legami informali, etc.) e sono presenti in molti Paesi, sotto vari nomi, come il keiretsu in Giappone, il chaebol in Corea, il konzerne in Germania e il grupos economicos in America Latina. Essi sono considerati come una forma organizzativa di federazione delle imprese giuridicamente indipendenti, unite da meccanismi formali e informali. La prospettiva delle reti regionali aiuta a illuminare le relazioni storicamente evolute tra l'organizzazione interna delle aziende e le loro connessioni le une con le altre e con le strutture sociali e le istituzioni delle loro particolari località270. La semplice prossimità fisica rivela poco circa la capacità delle aziende di rispondere ai mutamenti dei mercati e delle tecnologie. La rete sociale per lo sviluppo regionale volge l'attenzione al complesso di reti di relazioni sociali all'interno e tra le imprese e tra le imprese e le istituzioni locali. La localizzazione di know-how e di informazioni favorisce il perseguimento di diverse tecniche e opportunità di mercato attraverso raggruppamenti spontanei di abilità, tecnologia e capitale. La regione sembra essere organizzata in modo da innovare continuamente271. Come risultato, la prossimità fisica potrebbe essere considerata come Bramanti A., (1998), From space to territory: relational development and territorial competitiveness, Working paper (on line). 269 Powell W., Smith-Doerr L., (1994), Networks and Economic Life, in Smelser N. J. and R. Swedberg (eds.), The Handbook of Economic Sociology, Russell Sage Foundation, Princeton University Press, Princeton, N.J. 270 Nohria N., Eccles, R., (1992), Networks and Organizations, Harvard Business School Press, Boston. 271 Sabel-Kosehella, U., (1988), Field studies of erosion in the southern Guinea Savanna of Western Nigeria, Ph.D thesis, Lehrstuhl fur Bodenkunde, Technisohe Uthversitat Munchen, Germany.
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condizione necessaria ma non sufficiente per l'emergere di reti regionali di innovazione, che si affidano soprattutto al modo in cui le competenze e le tecnologie vengono organizzate all'interno della complessa rete di relazioni sociali. Un ruolo importante è svolto anche dalle reti di R & S. E 'un pensiero comune che il locus di innovazione sia da ricercarsi probabilmente nelle reti sociali: la cooperazione all'interno delle reti di R&S è al tempo stesso un biglietto di ingresso a una rete di informazione ed un veicolo per la rapida comunicazione di nuove opportunità e ostacoli272. Ma le attività innovative emergono anche da collaborazioni informali di R&S, che di solito assumono un carattere più formale e contrattuale e queste collaborazioni vengono spesso avviate da rapporti personali promossi dalla prossimità geografica. Con riferimento alle reti tradizionali come base del capitale sociale, è importante spiegare questo ultimo termine; il concetto di capitale sociale, introdotto da Bourdieu e Coleman, è stato analizzato da Putnam e, di recente, è stato assunto come concetto fondamentale da organizzazioni internazionali (ad esempio, la World Bank). Il capitale sociale si riferisce alle istituzioni, ai rapporti e ai valori normativi che formano la qualità e la quantità delle interazioni di una società attraverso la combinazione di reti che facilitino la cooperazione all'interno o fra i gruppi. Esso può essere considerato come un quadro generale che sostiene il processo di apprendimento attraverso l'interazione e richiede la formazione di percorsi di rete sia orizzontali (tra agenzie e settori) che verticali (tra agenzie e comunità di individui). Quindi il capitale sociale svolge un ruolo importante nel promuovere le reti sociali e nel sostenere un ambiente istituzionale e sociale pronto ad adattarsi e a cambiare nel tempo. Infine le reti dei rapporti di collaborazione tra imprese e istituti di ricerca pubblici sono state ampiamente riconosciute come importante forma organizzativa delle attività innovative. Powell e altri (1996) sostengono che in caso di rapidi cambiamenti tecnologici, il locus di innovazione viene a trovarsi all'interno di reti di relazioni interorganizzative per sostenere i flussi di conoscenze scientifiche e tecniche. E‟ però spesso dato per scontato che la struttura delle reti di innovazione sia legata allo sviluppo del settore esplorando e sfruttando una specifica serie di conoscenze scientifiche e tecnologiche. Un importante canale di conoscenza collettiva è anche rappresentato da 272
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Internet. Molti studiosi considerano Internet una tecnologia rivoluzionaria che cambierà il modo in cui le imprese, il commercio, la medicina, la scienza, la comunicazione, il diritto, la politica e di governo vengono condotte273. Andrew Grove, presidente di Intel Corporation, prevede che Internet diventerà così pervasivo che, in futuro, ogni azienda sposterà il proprio business su Internet274. Allo stesso tempo molti pensano che Internet potenzialmente offra ai Paesi in via di sviluppo l'opportunità di crescere. Quindi, è importante aggiungere al nostro insieme di indicatori di conoscenza alcuni indicatori dell‟utilizzo di Internet. L'analisi ISTAT fornisce ogni anno numerosi dati relativi a questo argomento ed in particolare i più importanti indicatori da prendere in considerazione sono l‟utilizzo di Internet suddiviso per età e per tipologia di utilizzo. Dopo aver descritto le due componenti di apprendimento (apprendimento collettivo e di cooperazione in rete) occorre scegliere un indicatore pertinente alla loro misurazione. In questo caso, il secondo criterio (trasferibilità) svolge un ruolo più importante a causa del numero limitato d indicatori comparabili tra Paesi. I teorici hanno sottolineato diversi meccanismi di accumulo di conoscenza - R & S, capitale umano e capitale fisico (con la conoscenza incorporata) e le interazioni tra di esse. L'approccio utilizzato, in questo caso, tuttavia, si concentra esclusivamente sulle attività di R & D come driver di accumulo di conoscenza. In letteratura si sostiene spesso l'idea che una componente importante della conoscenza sia senza dubbio la spesa per la ricerca e lo sviluppo (R&S). L‟intensità della R&S è una chiave di ingresso per l'apprendimento e uno degli indicatori più ampiamente utilizzati per confrontare il livello di conoscenza in diversi Paesi. La spesa in R&S costituisce un indicatore alternativo di attività di apprendimento che indica lo sforzo innovativo, piuttosto che gli output innovativi. Relativamente agli input, molti studi prendono in considerazione il livello di investimenti in ricerca e sviluppo (R&S); questo è diviso in investimenti in R&S effettuati da imprese private e in investimenti in R&S presso enti pubblici di ricerca, università e laboratori275. Atkinson e Gottlieb276 273
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comprendono nella valutazione dell‟innovazione anche investimenti in capitale di rischio. Un altro approccio per misurare gli investimenti in R&S considera gli ingressi del capitale umano, più che gli investimenti finanziari. Per esempio, nel loro Metropolitan New Economy Index, Rob Atkinson e Paul Gottlieb comprendono la concentrazione di scienziati e ingegneri in R&S come una misura di capacità di innovazione. Il livello delle spese in R&S è stato il proxy più ampiamente usato per la misurazione dello sforzo innovativo. Come vantaggio, esso è un termine relativamente ben compreso; tuttavia, la definizione precisa delle attività di R & D è sottoposta alla stessa discussione 277 . Il Manuale di Frascati, elaborato dall'OCSE (1993), definisce la R&S come «ricerca e sviluppo sperimentale comprendente il lavoro creativo svolto su base sistematica per aumentare il bagaglio di conoscenze, compresa la conoscenza degli uomini, della cultura e della società e l'uso di tale bagaglio di conoscenze al fine di concepire nuove applicazioni». I benefici della R & S travolgono l‟intera economia. In particolare, la spesa lorda per la ricerca e lo sviluppo (GERD) è l'indicatore più comunemente utilizzato per la misurazione di spese di R&S in una economia; la R&S svolge un ruolo fondamentale per la competitività delle aziende fornendo schemi per le innovazioni di prodotto o di processo. Inoltre, con riferimento ai criteri di trasferibilità, la R&S è un indicatore raramente disponibile nelle statistiche ufficiali. Le principali fonti di dati sugli investimenti in R & S basati su definizioni comparabili sono l'UNESCO, l'OCSE, l‟Eurostat e il RICYT per i Paesi dell'America latina. In questo lavoro verranno utilizzati i dati Eurostat. Il principale aggregato utilizzato per i confronti internazionali è la spesa interna lorda in R&S (GERD) (Tabella 2.3). Questa consiste nel totale delle spese (correnti e di capitale) in R&S da parte di tutte le imprese, istituti di ricerca, università e laboratori di governo situati ed operanti sul territorio. Essa esclude le spese di R&S finanziate da imprese nazionali, ma eseguite all'estero. I dati sono disponibili per tutti i Paesi dell‟OCSE. Il GERD è composto da: spesa delle imprese in R&S (BERD), spesa dell‟alta istruzione in R&S (HERD), spesa del governo in R&S (GOVERD) e spesa di privati senza scopo di lucro in R&S (PNPRD). I database sulla R&S sono trasmessi a Eurostat per l‟ UE - 25 Stati membri, i paesi candidati, l'Islanda, la Norvegia, la Svizzera e la Federazione russa. L'OCSE fornisce 276
Atkinson R.D. and Gottlieb P.D., (2001), The Metropolitan New Economy Index, Progressive Policy Institute, Washington, DC. 277 H.M. Treasury, (2005), Supporting growth in innovation: enhancing the R&D tax credit, July.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
dati per la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti. I dati sono raccolti in unità di base come valute nazionali per la spesa in R & S o come numero di occupati in R & S.
Tab. 2.3. Indicatore di conoscenza. Driver misurato Conoscenza
Indicatore
Rilevanza
Trasferibilità
Gross È la misura dell‟input Eurostat Expenditure on del processo di Stati/Regioni Research and apprendimento; essa Development indica lo sforzo (GERD) innovativo più che l‟output innovativo. Fonte: elaborazione personale.
2.2.3.2.Indicatore della creatività.
L'importanza dell'innovazione per i risultati economici dei Paesi industrializzati è stata ampiamente sottolineata recentemente dalla letteratura teorica ed empirica 278 . L'innovazione può essere definita come il processo in grado di portare qualcosa di nuovo in uso. L'innovazione è evidente in una serie di attività economiche279, tra cui la
278
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
nascita e la crescita di nuove imprese, la brevettazione della proprietà intellettuale e lo sviluppo di nuovi processi, prodotti o servizi
280
. MacPherson
281
ha definito
l'innovazione come il risultato della commercializzazione dopo un periodo di successo nella progettazione, nello sviluppo, nel completamento e nel perfezionamento di un prodotto. Shyu e Chiu 282 hanno affermato che l'innovazione consiste in una serie di attività nei settori della scienza, della tecnologia, dell'organizzazione, della finanza e del commercio e che l'innovazione si manifesta nel momento in cui viene commercializzata con successo. Richard Florida283 sostiene che la forza lavoro creativa costituisce una fonte primaria di crescita economica per i suoi membri, perché incorpora la capacità di generare idee, di progettare prodotti e creare nuove imprese284. Anche se l'innovazione e la tecnologia sono strettamente correlate, l'innovazione non è limitata al tradizionale settore dell‟"high-tech"; siccome le comunità cercano di stabilire o mantenere un vantaggio comparativo nell‟odierno contesto competitivo, l'innovazione è ritenuta fondamentale in tutto lo spettro economico. La grande importanza dell‟innovazione basata sulla concorrenza ha radici lontane. Schumpeter nel 1930 e 1940, sosteneva già che i risultati dell'innovazione si manifestano in nuovi prodotti, processi, mercati, ingressi o forme organizzative, che portano ad un processo di "distruzione creativa" dove il vecchio è sostituito dal nuovo. Vi è poi una convinzione diffusa che considera la concorrenza come parte di un "sistema evolutivo". L'assunzione di rischi è motivata dal monopolio del temporaneo vantaggio ottenuto dal successo dell‟innovazione. I dati a livello regionale in materia di innovazione sono di particolare interesse e valore per due diversi motivi: in primo luogo le politiche di innovazione sono spesso sviluppate e attuate a livello regionale e anche a livello comunale; in aggiunta a livello nazionale e comunitario le politiche e, in secondo luogo, molte attività innovative sono fortemente localizzate in raggruppamenti di imprese innovative, talvolta in stretta Bellini N.; Lazzeroni M., (2003), Le politiche dell'innovazione delle regioni italiane: limiti e opportunità della prospettiva federalista, L'Industria, 24 (2), 351 – 361. 280 Thomas J., Darnton J., Supanich- Goldner F., (2005), Tide: key empirical literature, Report prepared for State of Michigan Cool Cities Team, 1. 281 MacPherson A.D. (1997), The role of external technical support in the innovation performance of scientific instruments firms: empirical evidence from New York state, Technovation, 17 (3), 141-51. 282 Shyu J.Z. and Chiu Y., (2002), Innovation policy for developing Taiwan‟s competitive advantages, R&D Management, 32 (4), 369-74. 283 Wadhwa S., Bhoon K.S., Chan F.T.S., (2006), Postponement strategies through business process redesign in automotive manufacturing: knowledge innovation, Industrial Management & Data Systems, 106 (3), 307-26. 284 Florida R., America‟s looming creatvity crisis, Harvard Business Review, 82 (10), 122.
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cooperazione con le istituzioni pubbliche, quali istituti di ricerca e università; questo è stato puntualizzato anche da Antonelli 285 , il quale ha rilevato che la concentrazione regionale e l‟attività di innovazione tecnologica «suggeriscono l'importanza crescente di forze di crescita endogena». Più in generale, la dimensione territoriale delle attività innovative è dimessa come importante, anche quando questa non assume la forma di cluster pienamente sviluppato. Così la politica ha bisogno di essere diretta a sostenere questi gruppi e incoraggiare nuovi cluster di innovazione in altre regioni. Ma uno dei punti critici riguarda la misurazione del livello di innovazione. Come per la misurazione di innovazione, molti studi ritengono che gli input e gli output siano gli elementi più importanti da esaminare; gli input consistono nelle spese, nel personale, nell'intensità di R&S e nelle tecnologie importate, mentre gli output nel risultato dell‟innovazione, del marketing e nello sviluppo di nuove produzioni e del numero di licenze286. In altri studi gli indicatori relativi al processo di innovazione sono classificati in tre categorie generali, che aggiungono i risultati intermedi a quelli precedenti, di solito sotto forma di brevetti287. Valutare le capacità di innovazione è un compito complesso, in quanto non vi è un ampio spettro di determinanti e di solito ci sono scarti temporali tra le attività di R&S e le conseguenti prestazioni. Tuttavia, vi è un insieme di indicatori di performance che viene spesso utilizzato per misurare l'efficacia delle attività di R&S 288. Esistono approcci qualitativi e quantitativi per la misurazione dei risultati dell'innovazione. L'approccio quantitativo misura dati sull‟innovazione chiaramente citati come il numero di brevetti, ma non viene esaminata l‟incidenza di questi dati sull‟azienda. Viceversa, è difficile dedurre gli effetti delle performance innovative delle imprese utilizzando il solo approccio qualitativo. Per queste ragioni, dobbiamo concentrare la nostra attenzione su input intermedi e indicatori e, in particolare, al fine di seguire i criteri di pertinenza e trasferibilità, verrà utilizzato il numero di brevetti.
285
Antonelli C., (2001), The Microeconomics of technological systems, Oxford University Press. Romijn H., Albaladejo M., (2002), Determinant of innovation capability in small electronic and software firms in Southwest England, Research Policy, 31 (7), 1053-1067. MacPherson A., (1997), The role of external technical inputs in the innovation performance of small manufacturing firms, R&D Management, 27, 127-144. 287 Florida R., (2004), The rise of the creative class: And how it’s changing the way we work, live and play. Porter M. E. (2003), The economic performance of regions, Regional Studies, 37 (6-7), 549-578. 288 Zhang Y., (2004), Using Bayesian Priors to Combine Classifiers for Adaptive Filtering, in Proceedings of the 27st Annual International ACM SIGIR Conference on Research and Development in Information Retrieval, Sheffield, United Kingdom. 286
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Un provvedimento intermedio spesso utilizzato come indicatore di innovazione è, di fatto, l'attività di brevettazione. I brevetti possono essere misurati in numeri assoluti289, pro capite e tassi o cambiamenti dei tassi nel corso del tempo. Una traiettoria di ricerca considera la diffusione di nuove idee, attraverso la misurazione della frequenza e della distribuzione spaziale delle successive domande di brevetto 290. Dal momento che molte invenzioni brevettate non si traducano in prodotti innovativi venduti sul mercato, l‟attività brevettuale è considerata più come una "uscita intermedia" del processo di innovazione291. In questo modo, il conto del brevetto realmente concesso agli inventori residenti in una regione, è utilizzato come misura dell‟output innovativo della regione. Il dibattito sui pro e contro dei brevetti tecnologici come indicatori di attività è aperto da tempo292; nel nostro studio abbiamo utilizzato i brevetti come un indicatore di innovazione, perché essi sono molto utili per la ricerca economica in quanto forniscono informazioni: 1. Sulla residenza dell‟inventore e, quindi, sono geograficamente definiti partendo dal codice postale; 2. Il contenuto tecnologico dell‟invenzione, che può essere classificato in base ai settori industriali; 3. Sui tempi di innovazione in un lungo lasso di tempo e quindi sono adatti per un'analisi dinamica.
Ai fini della nostra analisi, le statistiche sui brevetti sembrano particolarmente adatte, poiché rappresentano l'unico indicatore che permetta di registrare le citazioni di precedenti innovazioni. In altre parole, la citazione del brevetto rappresenta una parte delle conoscenze esistenti sancita nella nuova tecnologia. Pertanto le innovazioni 289
Florida R., (2004), The rise of the creative class: And how it’s changing the way we work, live and play. Porter M. E. (2003), The economic performance of regions , Regional Studies, 37 (6-7), 549-578. 290 Bee Ed. (2003), Knowledge networks and technical invention in America's metropolitan areas: A paradigm for high-technology economic development, Economic Development Quarterly, 17 (2), 115131. 291 Audretsch D., Feldman M., (1996), R&D Spillovers and the Geography of Innovation and Production, American Economic Review, 86, 631-640. 292 Pavitt K., (1982), R&D, Patenting and Innovative Activities. A Statistical Exploration, Research Policy, 11, 33-51. Griliches Z., (1990), Patent Statistics as Economic Indicators: A Survey, Journal of Economic Literature, 28, 1661-1707.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
brevettate in
Paesi stranieri sono tenute ad avere un valore economico, anche se
presentano caratteristiche di forte eterogeneità. Per valutare l'importanza dei diversi fattori nella produzione di innovazione si assume l‟esistenza di una relazione tra gli investimenti in R&S effettuati nell'ambito di una regione e la sua produzione di nuove conoscenze. Questo indice è stato scelto anche con riferimento al suo grado di trasferibilità; a tale scopo, i dati sono stati raccolti dal US Patent and Trademark Office (USPTO), e dall'Ufficio europeo dei brevetti (UEB). Questa raccolta fornisce agli utenti i dati concernenti le domande di brevetto per l'Ufficio europeo dei brevetti - UEB (Tab. 2.4). I dati sono forniti a livello nazionale e regionale. I dati del UEB si riferiscono a tutte le domande di brevetto per anni di priorità.
Tab. 2.4. Indicatore di creatività. Driver misurato Indicatori Rilevanza Trasferibilità Creatività n. di brevetti Misura dell‟innovazione Paesi/Regioni intermedia. dell‟European Patent Essi forniscono Office informazioni: 1. sulla residenza degli inventori e sono geograficamente definiti tramite il codice fiscale; 2. sul contenuto tecnologico dell‟invenzione e può essere classificato a seconda dei settori industriali; 3. sulla tempistica dell‟innovazione e sono appropriati per un‟analisi dinamica. Fonte: elaborazione personale.
2.2.4. Indicatore del mercato del lavoro.
Il mercato del lavoro gioca un ruolo molto importante nella determinazione della competitività regionale. La competitività è associata ad un crescente standard di vita,
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
un‟espansione delle opportunità di impiego293 e alla capacità di una nazione di sostenere i propri obblighi internazionali; essa non è soltanto la misura della propensione di una nazione a vendere all‟estero e a sostenere un equilibrio commerciale294. Un importante inconveniente empirico di questi indicatori consiste nella loro difficoltà di reperimento a livello sub-nazionale295. Un altro possibile inconveniente296 è che esso può rivelare effetti perversi quando la causa dei miglioramenti della produttività coincide con la perdita del lavoro (es. attraverso la chiusura di stabilimenti). Idealmente, sia la crescita di produttività che di impiego dovrebbe avvenire contemporaneamente: la crescita della produttività causa un miglioramento della posizione competitiva, che guida verso una domanda più alta di beni e servizi prodotti, la quale a sua volta comporta una domanda crescente di input di lavoro. Essi suggeriscono anche che la competitività in un contesto regionale sia una nozione “aggregativa” basata su un‟ampia varietà di fonti possibili di competitività. In questo contesto, la misura comune delle performance economiche nella forma di output pro-capite è una combinazione di fattori relativi alla forza lavorativa (particolarmente il tasso di occupazione) e all‟attuale produttività lavorativa. La produttività lavorativa e il tasso di impiego sono misure della cosiddetta “competitività rivelata”. Da parte loro, comunque, essi rivelano poco sulle vere fonti di vantaggio competitivo297. La decomposizione di misure competitive generali (GDP/capita) in differenti modi ha mostrato alcuni strumenti di analisi più dettagliata di competitività nazionale e regionale, di produttività lavorativa e tasso di impiego, ma anche della struttura delle attività economiche298. Così un indicatore ampiamente utilizzato per il mercato del lavoro è il tasso di impiego.
293
Invernizzi E., (1976), Aspetti dell'occupazione e della struttura produttiva in Lombardia, (in collaborazione con G.Barile e F.Silva), Relazione presentata alla Conferenza sull'occupazione e lo sviluppo economico, organizzata dalla Regione Lombardia, Milano, ottobre. 294 President‟s Commission, (1984), Entrepreneurship and its Impact on the U.S., D.C.: President‟s Commission on Industrial Competitiveness. 295 Kitson M., Martin R., Tyler P., (2004), Editorial: In honour of David Keeble: pioneer in the study of regional enterprise and entrepreneurship, Regional Studies, 38 (8), 867-869. 296 Bartelsman E.J., Doms M., (2000), Understanding productivity: lessons from longitudinal microdata, Journal of Economic literature, 38 (3), 569-594. 297 Gardiner G., (2006), Young People's Perception of Career Success in Aotearoa/New Zealand: An Exploratory Analysis, Research Report, 3. 298 Vincze M., Regional Competitiveness In Romania, working paper, www.infoeuropa.ro
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Normalmente questi tassi indicano la percentuale di persone in età lavorativa che sono occupate, suddivise in tre gruppi di età. La più giovane classe di età contiene persone che sono appena entrate nel mercato del lavoro, il secondo gruppo quelle che da poco hanno iniziato a lavorare e il terzo gruppo quelle che sono vicine all‟età pensionabile. I tassi di occupazione nei differenti gruppi di età sono significativamente influenzati dalle politiche di governo con riferimento all‟alta istruzione, alle pensioni e all‟età pensionabile. Al fine di calcolare il tasso di occupazione per un dato gruppo di età, la popolazione totale è divisa tra occupati e disoccupati. Gli occupati sono espressi come percentuale del numero totale nella classe di età di riferimento. L‟occupazione è generalmente misurata attraverso indagini sulla forza lavoro e secondo le linee guida dell‟ ILO, gli occupati sono definiti come gli individui di età pari o superiore a 15 anni che sostengono di aver lavorato in modo non gratuito per almeno un‟ora nella settimana precedente l‟indagine. I disoccupati coincidono con persone che non lavorano ma sono alla ricerca di un lavoro, studenti e tutti gli altri che si sono esclusi dalla forza lavoro per una ragione o per l‟altra, come l‟incapacità o il bisogno di badare a bambini ed anziani. Tutti i Paesi dell‟OECD utilizzano la guida dell‟ILO per misurare l‟occupazione, ma le definizioni operazionali usate nell‟indagine sulla forza lavoro nazionale variano sensibilmente in Islanda, Messico e Turchia. I livelli occupazionali sono anche facilmente influenzati dai cambiamenti nella formulazione dell‟indagine e nella conduzione della stessa, ma il tasso d‟occupazione è sempre molto elevato. Come per i denominatori – la popolazione in ogni gruppo di età – i dati sono tratti dall‟indagine sulla forza lavoro (Tab. 2.5)299.
Tab. 2.5. Indicatore del mercato del lavoro. Driver misurato
Indicatore
Rilevanza
299
Trasferibilità
Niebuhr A., (2004), Market Access and Regional Disparities New Economic Geography in Europe, Hwwa Discussion Paper.
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Mercato lavoro
del Tasso La competitività in un d‟occupazione contesto regionale è una nozione aggregata basata su un‟ampia varietà di possibili fonti di competitività. La produttività del lavoro e il tasso d‟impiego sono misure di ciò che viene definita “competitività rivelata”.
La fonte relativa ai dati sull‟occupazione regionale è la European Union Labour Force Survey (LFS). Questa indagine è condotta trimestralmente su un determinato campione in tutti gli stati membri dell‟UE, in Bulgaria e in Romania. Il target di popolazione della LFS è composto da privati con un età maggiore ai 15 anni.
Fonte: elaborazione personale.
2.2.5. Indicatori della tecnologia. La competitività tecnologica è un driver studiato molto di recente300. Esso indica la capacità di un territorio di assorbire le attività di ricerca e di innovazione dalle imprese estere nella ricerca di vantaggi comparativi. La singolarità di questo 300
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
comportamento è dovuto al fatto che, contrariamente a molti input, la localizzazione non è disponibile sul mercato. Le determinanti di questa ultima forma di competitività sono discussi nella recente letteratura. Al centro di tutte le spiegazioni, vi è, ovviamente, la forza del territorio con riferimento alle competenze (o conoscenza). La misurazione della competitività è difficile. Vi è il ricorso, in generale, a misure di indicatori ex post. Per esempio, la capacità di attrazione tecnologica di una determinata area, può essere misurata dalla percentuale di spesa per l'innovazione realizzata in ciascun settore da parte di imprese provenienti da fuori. Un gruppo di indicatori, costruiti a partire dai brevetti, misura la posizione dell‟area nella produzione di conoscenza rispetto alle altre zone o al il resto del Paese. Questo indicatore può essere totale o individuato in una particolare tipologia di conoscenza. Questo da un‟indicazione sull‟attrattività tecnologica di un territorio. Jolly 301 ha sottolineato l'esistenza di due distinti nuclei familiari tra i criteri di valutazione tecnologica: il criterio della competitività tecnologica, che le aziende possono controllare e il criterio dell‟attrattività tecnologica , che non dipende dalle azioni delle aziende ed è al di là del loro controllo. Le capacità tecnologiche sono sempre state una componente fondamentale della crescita economica e del benessere. Una delle loro principali caratteristiche è che sono lungi dall‟'essere distribuite in modo uniforme in tutti i Paesi, regioni e imprese. Nel nostro secolo, non vi è dubbio che la tecnologia sempre più svolge un ruolo importante nella nostra vita. La produzione di conoscenza302 è in gran parte concentrata in pochi Paesi altamente industrializzati. L'accesso alle nuove e alle vecchie conoscenze è molto lontana dall'essere geograficamente omogenea a dispetto del commercio internazionale, delle comunicazioni, degli investimenti diretti esteri, delle politiche pubbliche che promuovono la cooperazione scientifica e di molti altri canali di trasferimento della tecnologia. Prima di cercare una misura delle capacità tecnologiche, è importante ricordare le seguenti: - La capacità tecnologica di una nazione è composta da una varietà di fonti di conoscenza e di innovazione. Alcune delle capacità sono disincarnate, come le nuove 301
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
idee e le invenzioni. Altre sono contenute in attrezzature, macchinari e infrastrutture, mentre altre sono contenute nelle capacità umane303. - La capacità tecnologica304 è composta da gruppi di innovazioni associate alle diverse ondate di sviluppo industriale. - L'integrazione dei nuovi sistemi di tecnologia305 richiede la padronanza delle tecnologie precedenti, che consente agli operatori economici di costruire competenze in modo cumulativo. - Le diverse fonti di capacità tecnologica hanno maggiori probabilità di essere complementari piuttosto che intercambiabili. Prima di tutto il tasso infrastrutturale, la mancanza di manodopera sufficientemente qualificata sarà inutile e viceversa306. Inoltre, una buona integrazione tra le varie ondate di innovazioni, ha l'effetto di moltiplicare il suo impatto economico e sociale307. - La creazione e il miglioramento delle competenze tecnologiche comportano un elemento cruciale dello "sforzo" tecnologico. L'accesso alle tecnologie avanzate è una condizione necessaria, ma deve essere accompagnato da investimenti mirati e sostanziali per poter essere assorbito, adottato ed appreso308. - Dato che le differenze tra le competenze tecnologiche sono colossali, una misura per quantificarle significativamente dovrebbe considerare le componenti specifiche per le nazioni sviluppate e in via di sviluppo309. I miglioramenti nella comprensione del processo di progresso tecnologico e di innovazione e il loro ruolo in ambienti socioeconomici della moderna società nel corso degli ultimi due decenni hanno portato a miglioramenti significativi nella disponibilità 303
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124
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
di scienza, tecnologia e innovazione (STI )310. La misura del livello tecnologico di una regione può essere effettuata con molti metodi diversi. Secondo la Commissione Europea un utile indicatore della tecnologia può essere rappresentato dagli investimenti in ICT. Durante il processo concorrenziale, le tecnologie sono generate come un risultato spontaneo perché le organizzazioni che partecipano al gioco economico sono coinvolte nell'aumento dei loro profitti311. Un'altro indicatore della presenza di imprese innovative in una regione può essere desunto dai dati relativi all‟occupazione dei settori ad alta tecnologia. Poichè questi indicatori sono presenti e calcolati nello stesso modo in tutti i Paesi, ci concentreremo su di essi per misurare il livello di tecnologia. Ciò è giustificato dal fatto che il vigore e il dinamismo delle economie locali dipende dalla capacità delle imprese di adattarsi al mutamento dei mercati e delle tecnologie introducendo prodotti commercialmente validi, servizi e processi produttivi. Non tutte le economie locali riescono però ad adattarsi con successo. L'esito dipende dalla capacità delle imprese locali di adottare le nuove conoscenze tecnologiche e di mercato e di applicarle in modo efficace. In realtà, il grado di prosperità delle economie locali dipende dalla loro capacità ad adeguarsi alle nuove opportunità tecnologiche e di mercato attraverso l'innovazione dei prodotti, dei servizi e dei processi produttivi. Queste performance innovative312 dipendono, a loro volta, dalla capacità delle imprese locali di sviluppare nuove conoscenze tecnologiche e di mercato o di acquisirle altrove e successivamente di applicarle. Così, secondo Eurostat, misure adeguate dell‟intensità tecnologica di una regione sono l‟occupazione in media e alta tecnologia (HRSTRisorse umane occupate nei campi della scienza e della tecnologia) (Tabella 2.6). Lo stock di capitale umano è in primo luogo rappresentato dalla forza lavoro potenziale. Un modo per indicare l'importanza della conoscenza incorporata nel capitale umano in una economia è quello di individuare parte del potenziale di forza lavoro specificamente dotato di conoscenze. L'OCSE (1995), manuale per la misurazione delle risorse umane dedicate alla scienza e la tecnologia (HRST) definisce l‟HRST come gli appartenenti
310
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
alla forza lavoro con un alto livello di istruzione o come lavoratori con una specifica occupazione in S&T. Essi possono essere ricompresi nelle seguenti categorie:
-
Dirigenti, comprese le operazioni di produzione e responsabili di reparto (ISCO - 88: 122), altri responsabili di reparto e dirigenti;
-
Professionisti, compresi professionisti in fisica, matematica, scienze ed ingegneria, scienze della vita e della sanità, insegnamento;
-
Tecnici e professionisti associati, tra cui professionisti associati in scienze fisiche e ingegneria, scienze della vita e della salute, insegnamento e altri professionisti associati.
Tab. 2.6. Indicatori della tecnologia. Driver misurato Tecnologia
Indicatori Impiego in tecnologia e settori a conoscenza intensiva HRST (Human Resources in Science and Technology)
Rilevanza
Trasferibilità
Il vigore e il dinamismo Eurostat delle economie locali Stati/Regioni dipende dall‟abilità delle imprese locali di adattarsi ai cambiamenti di mercato e tecnologici introducendo quotidianamente prodotti commerciali in grado di sopravvivere ed innovando con successo.
Fonte: elaborazione personale.
2.2.6. Indicatori del capitale fisico.
In generale con il termine capitale fisico ci si riferisce a qualsiasi attività non umana compiuta dagli esseri umani e poi utilizzata nella produzione. Di conseguenza, la designazione come "fisico" è stata oggetto di una recente controversia313. 313
Dezi L., Gilrdoni A., Miglietta A, Testa F., (2006), L‟esperienza delle public utilities locali: un modello di rapporto impresa-territorio?, Sinergie, 70.
126
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Spesso si fa riferimento al capitale economico con alcune combinazioni ambigue di capitale infrastrutturale e naturale. E' quindi importante definire cosa si intende con queste due tipologie di capitale. Con il termine capitale infrastrutturale ci si riferisce a tutti i mezzi di produzione al di là di quelli che possono essere raccolti direttamente o trovati in natura. Esso può includere strumenti, strade, porti, fabbriche o qualsiasi miglioramento fisico apportato in natura. In macroeconomia il termine infrastruttura si riferisce di solito al valore aggiunto di uno Stato relativamente al proprio capitale naturale ed ecologico. Il livello di infrastrutture di un Paese riguarda la competitività e il rendimento in un certo numero di modi 314 . Infrastrutture insufficienti possono aumentare la congestione del traffico, ridurre i costi ed incrementare la produttività. Questo non riguarda solo le imprese già esistenti, ma anche la competitività di un Paese come investimento e la posizione generale della qualità della vita. Invece, il capitale naturale è una metafora per le formazioni minerali, vegetali e animali della biosfera se considerato come produttore di servizi per l‟ecosistema. Nella tradizionale analisi economica dei fattori di produzione, il capitale naturale viene di norma classificato come "terra" distinto dal "capitale" nel suo senso originale. La storica distinzione tra la terra e il capitale è quella che identifica la terra come fattore naturale considerando la sua fornitura come fissa, mentre il capitale, come definito originariamente, si riferisce unicamente ai beni costruiti dall‟uomo. Alcuni economisti e politici, tra cui Martin, credono che la misura del capitale naturale assuma un ruolo chiave nella fornitura di liquidità e nella misura dell‟inflazione. Tali analisi, tuttavia, falliscono nel fare distinzioni considerate critiche da molti economisti moderni. Il capitale naturale cresce, mentre il capitale infrastrutturale deve essere costruito. Anche un‟"equilibrata" crescita economica include molti processi Sheng H.S., (1999), Impact of Infrastructure on Regional Development in the Yellow River Delta, China, Regional Development Studies, 5, 63-78. Moreno R., (1998), Public infrastructure, private capital and the performance of manufactures: short and long run effects, Paper provided by European Regional Science Association in its series ERSA conference papers 98, 165. De La Fuente A., Estache A., (2004), Infrastructure Productivity and Growth: A Quick Survey, Washington DC, WBIGF. Fan S., Chan-Kang C., (2005), Road Development, Economic Growth and Poverty Reduction in China, Research Report 138, International Food Policy Research Institute Washington, DC. Ahmed R., Donovan C., (1992), Issues Of Infrastructure Development: A Synthesis Of The Literature. Washington, DC: International Food Policy Research Institute. 314 Bologna S., (1998), “Trasporti e logistica come fattori di competitività di una regione”, in Perulli P. (a cura di), Neoregionalismo, l’economia arcipelago, Bollati-Bringhieri, Torino.
127
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
ritenuti di crescita antieconomica. Il capitale umano richiede riposo e deve fare delle scelte tra tempo libero e reddito, che il capitale fisico non è tenuto a fare. Picci315 e Bonaglia316 analizzano anche la composizione del capitale pubblico317, di base e non. Il primo include tipologie di infrastrutture meglio collegate al processo produttivo; le infrastrutture non core sono una componente residuale. La stessa classificazione è adottata da un recente lavoro di Mastromarco e Woitek (2004) dove il capitale pubblico è suddiviso in funzioni produttive, in componenti core e non core; in questo lavoro viene
sottolineato il ruolo di ciascun componente ai fini della
determinazione del diverso livello di sviluppo del Nord o del Sud Italia. In letteratura le infrastrutture sono spesso distinte in materiali e immateriali, riferendosi, con le prime alle reti di trasporto, distribuzione di acqua e di energia e con le seconde alla struttura di sviluppo, di innovazione e alla formazione. Aschauer (1989) ha attribuito al capitale pubblico, un ruolo molto importante nella crescita economica di un Paese, in particolare con riferimento alle infrastrutture core alle quali è associato il maggiore coefficiente di elasticità. Quindi, nella nostra analisi utilizzeremo quali indicatori del capitale fisico le infrastrutture. Le infrastrutture core comprendono strade e autostrade, aeroporti, il trasporto pubblico, i servizi elettrici e del gas, la rete idrica. In particolare abbiamo deciso di misurare il capitale fisico con indicatori relativi ai mezzi di trasporto perché essi sono essenziali per il supporto decisionale nella pianificazione e nello sviluppo rurale delle infrastrutture di trasporto che ha un notevole impatto sulla società. In un contesto geografico318, infatti, le infrastrutture di una località o di una regione particolare forniscono le basi della vita economica e sociale per coloro che vivono e lavorano in quel territorio.
315
Picci L., (2002b), Le opere pubbliche dall'Unità d'Italia: l'informazione statistica, Rivista di Politica Economica, special issue, May-June. The data. Picci L., (2002a), “Le infrastrutture in Italia. Le differenze territoriali e l'efficienza della spesa”, in L'Italia nella competizione globale - Regole per il mercato, a cura di Mario Baldassarri, Giampaolo Galli e Gustavo Piga, Edizioni il Sole 24 Ore, Milano. The data. 316 Bonaglia F., Picci L., (2000), Il capitale nelle regioni italiane, WP, 374, DSE, Università di Bologna. The data on private investment/capital. 317 Middleton C., Longford G., Clement A., Potter A. B., (2006), ICT Infrastructure as Public Infrastructure: Exploring the Benefits of Public Wireless Networks, Paper presented at the 34th Research Conference on Communication, Information and Internet Policy. Hicks M., (2006), Transportation and Infrastructure, Retail Clustering, and Local Public Finance: Evidence from Wal-Mart's Expansion, Paper fornito dalla University Library of Munich, Germania nella sua serie MPRA 52. 318 Chandrasekhar B.P., (2005), Indicators for the rural transport sector, seminar: sustainable access and local resource solutions, PIARC – RGC, Siem Reap, 28-30 November.
128
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Al fine di rispettare i criteri di trasferibilità useremo i dati Eurostat disponibili in materia di trasporti stradali, ferroviari e vie navigabili a livello regionale (Tabella 2.7). La rilevanza di questi indicatori è facilmente spiegabile. In particolare, il più grande vantaggio competitivo del trasporto stradale è la sua capacità di trasportare merci in tutta l'Unione Europea e nell‟intero continente, con una grande flessibilità e ad un prezzo basso. Uno dei principali obiettivi della politica ferroviaria della Commissione europea è quello di liberalizzare il settore dei trasporti ferroviari e di aprire il mercato ferroviario, non solo per i servizi di trasporto internazionale di merci, ma anche per il cabotaggio. Inoltre, all'interno della Comunità anche il trasporto marittimo e fluviale sono due componenti chiave di intervento che rappresentano un mezzo per far fronte alla crescente congestione delle infrastrutture stradali e ferroviarie e all'inquinamento atmosferico. La quantità di traffico e le prestazioni del trasporto ferroviario di merci sono misurate in tonnellate (di massa) e in tonnellate/chilometro. Il trasporto ferroviario di passeggeri è misurato in passeggeri/chilometro. Le statistiche dei trasporti ferroviari sono segnalati sulla base del principio di territorialità. Ciò significa che ogni Paese segnalante riferisce il carico/imbarco, scarico/sbarco e i movimenti di merci e di passeggeri che si svolgono nel loro territorio nazionale. Per questo motivo, "tonnellata per chilometro" o " passeggeri per chilometro" è la migliore misura per il confronto tra modi di trasporto e Paesi, perché l'uso di tonnellate di passeggeri comporta un elevato rischio di doppio conteggio, in particolare nei trasporti internazionali. "Tonnellate-chilometro" è un‟unità di misura per il trasporto di merci che rappresenta il trasporto di una tonnellata (1000 chilogrammi) di merci per rotaia su una distanza di un chilometro. Solo la distanza sul territorio nazionale del Paese dichiarante deve essere presa in considerazione. Il peso da prendere in considerazione include, oltre al peso delle merci trasportate, il peso dell'imballaggio e la tara dei contenitori, delle casse mobili, dei pallet nonché dei veicoli stradali trasportati per ferrovia nel corso di operazioni combinate di trasporto. Qualora le merci siano trasportate utilizzando i servizi di diverse imprese ferroviarie, quando possibile, il peso delle merci va conteggiato più di una volta. Nel trasporto passeggeri è inclusa qualsiasi persona, escluso il personale del treno, che viaggia a mezzo ferrovia. Per il "numero di passeggeri" si intende il numero di viaggi effettuati dai passeggeri ferroviari, dove ogni
129
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viaggio è definito come il movimento dal luogo d'imbarco al luogo di sbarco, con o senza trasferimenti da un veicolo ferroviario all'altro. Anche le statistiche relative al trasporto fluviale 319 rispettano il "principio di territorialità". Anche in questo caso la "tonnellata per chilometro" è la migliore misura per il confronto tra modalità di trasporto e Paesi. Il trasporto marittimo fornisce i dati per il trasporto marittimo di peso lordo delle merci (in tonnellate), per i movimenti di passeggeri (in numero di passeggeri), e per le navi che arrivano nei porti principali (in numero di navi e in stazza lorda dei pescherecci). La raccolta dei dati è basata sui termini della direttiva del Consiglio 95/64/CE sulla rilevazione statistica dei trasporti di merci e di passeggeri via mare e delle decisioni della Commissione 98/385/CE, 2000/363/CE e 2005/366/EC .
Tab. 2.7. Indicatori del capitale fisico. Driver misurato Capitale fisico
Indicatori
Rilevanza
Trasferibilità
Strade, ferrovie Ci si aspetta che esse coprano Eurostat e vie navigabili a un ampio range di informazione Stati/ Regioni livello regionale sullo status fisico, sulle performance del sistema e del subsistema e sul reddito con effetti sulla società e l‟ambiente. Esse sono essenziali per supportare l‟organo decisionale nella pianificazione e nello sviluppo di infrastrutture di trasporto rurale che ha un noto impatto sulla società.
Fonte: elaborazione personale. 2.2.7. Indicatori della tolleranza.
La tolleranza è considerata un elemento fondamentale e un valore necessario della democrazia pluralista. Si richiede ai cittadini di sostenere e garantire il diritto dei
319
European Commission, (2005), Annex I Review of White papermeasures, Final Report, Belgium.
130
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gruppi, di partecipare pienamente alla politica, alla vita sociale ed economica 320 . In particolare, in questo paragrafo cerchiamo di esaminare la tolleranza delle popolazioni per le minoranze etniche all'interno di una regione. Si sta formando una corposa letteratura su questo argomento, ma ora l'obiettivo è quello di sviluppare un quadro teorico macro per spiegare le differenze regionali relativamente al livello di tolleranza. Sebbene la tolleranza possa assumere molte for321, è possibile concettualizzarla come riconoscimento dei diritti sociali e politici altrui anche se essi vengono esercitati in modo poco attraente. Secondo alcuni studiosi322 la variabilità tra individui è semplicemente il risultato di fattori che facilitano o ostacolano il processo di apprendimento sociale. La tolleranza per le minoranze etniche è spesso collegata con le leggi che regolano l'acquisizione della cittadinanza e le norme relative all'espressione della differenza etnica; così, il contesto è estremamente importante per la comprensione delle relazioni intergruppo e le politiche della cittadinanza hanno importanti implicazioni per la maggior parte delle forme di tolleranza politica e sociale della popolazione verso le minoranze etniche. Il 16 novembre 1995, data del 50° anniversario della UNESCO, gli Stati membri hanno adottato una dichiarazione di principi sulla tolleranza, che ha sostenuto che la tolleranza non è né compiacenza né indifferenza. Essa è invece «il rispetto e l'apprezzamento della ricchezza e della diversità delle culture di questo mondo, delle nostre forme di espressione e dei nostri modi di esprimere la nostra qualità di individui umani. La coesione di una comunità deriva da un diffuso impegno di alcuni valori fondamentali, sia tra le comunità sia al loro interno; uguaglianza ed equità; dialogo e consultazione, tolleranza, compromesso, riconoscimento e rispetto della diversità, e, non meno importante, determinazione ad affrontare ed eliminare il razzismo e la xenofobia323».
320
Sullivan J.L., Piereson J., Marcus G. E., (1982), Political tolerance and American democracy, University of Chicago Press, Chicago . Sniderman P. M., (1996), The Clash of Rights: Liberty, Equality, and Legitimacy in Pluralist Democracy, New Haven, Yale University Press, C.T. Florida R., Mellander C., (2007), Inside the Black Box of Regional Development: Human Capital, the Creative Class and Tolerance, Working paper series of Creative Class Group. Florida M., Gertler M.S., Gates G., Vinodrai T., (2002), Competing on Creativity: Placing Ontario‟s Cities in North American Context, report prepared for the Ontario Ministry of Enterprise, Opportunity and Innovation and the Institute for Competitiveness and Prosperity. 321 Esistono, infatti, diverse interpretazioni di tolleranza. Questo tema è affrontato in Walzer M., (1997), On toleration, The Castle lectures in ethics, politics, and economics, Yale University Press, New Haven. 322 Duch R. and Gibson J., (1992), 'Putting up with' Fascists in Western Europe: a comparative, crosslevel analysis of political tolerance, Western Political Quarterly, 45 (1), 237-74. 323 Parekh B., (2000), Rethinking Multiculturalism, London: Macmillan.
131
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Questo concetto è molto più difficile da definire che da misurare. In letteratura un contributo importante è fornito da Florida, che fornisce quattro indici per tentare di catturare il livello di tolleranza e le diversità all'interno delle aree metropolitane più popolose: indice relativo al numero di gay, di bohemienne, di stranieri e di diversi indici compositi, in particolare l‟indice relativo al numero di stranieri è calcolato come la percentuale di coloro che entro una determinata zona metropolitana (nel nostro caso regionale) non sono nati nel Paese di cui la regione fa parte. Inoltre, dato che la tolleranza può essere collegata alle leggi di un Paese e ai diritti dei cittadini, anche l'acquisizione di dati sulla cittadinanza, livello di istruzione, condizioni di lavoro, permesso di soggiorno per gli stranieri devono essere prese in considerazione. Purtroppo tutti questi indicatori non soddisfano il principio di trasferibilità perché non ci sono indicatori disponibili e comparabili tra le regioni europee. Una visione europea324 stabilisce un nesso tra coesione e inclusione e osserva che l'inclusione è un processo di adattamento a doppio senso e di adeguamento da parte di immigrati e minoranze e la società più grandi, che richiede il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate. Poi Masahisa Fujita e Shlomo Weber325 mostrano che un Paese con un più alto livello di tolleranza nei confronti degli immigrati consentirebbe una maggiore quota di immigrazione e otterrebbe un più elevato livello di benessere. Xavier Escandell mostra come l'istruzione riduca l'intolleranza verso gli immigrati 326 . Le persone più istruite hanno quindi atteggiamenti più positivi nei confronti degli immigrati. Secondo le ultime due frasi e considerando la disponibilità dei dati, decidiamo di utilizzare come misura di tolleranza internazionale l‟immigrazione per sesso e per fasce d'età e il numero di persone con un elevato livello di istruzione (Tab. 2.8). Entrambe sono calcolate basandosi su dati Eurostat. La statistiche regionali sulla migrazione contengono dati a livello NUTS 2. Il livello di istruzione ha un alto grado di trasferibilità, grazie all'uso dei dati Eurostat e, in particolare, al fine di facilitare il confronto tra i vari Paesi, i dati di ciascuno Stato
324
Council of Europe, (2000),13. Fujita M. and Weber S., (2004), Strategic Immigration Policies and Welfare in Heterogeneous Countries, FEEM Working paper, 02/2004, 2. 326 Escandell X., (2004),The Impact of Political Engagement on Social and Political Tolerance toward Immigrants in Southern Europe Working Papers Center for Comparative Immigration Studies. 325
132
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
membro sono assegnati ai vari livelli di istruzione della Classificazione internazionale standard dell'istruzione (ISCED ).
Tab. 2.8. Indicatori di tolleranza. Driver misurato
Tolleranza
Indicatori Numero di persone con un alto livello di istruzione Immigrazione internazionale per sesso e classe di età
Rilevanza L‟istruzione riduce l‟intolleranza verso gli immigrati Un territorio con un maggior livello di tolleranza verso gli immigrati consentirà una quota di immigrazione maggiore e raggiungerà un più elevato livello di benessere attraverso la conoscenza
Trasferibilità Dati Eurostat di ogni stato membro sono allocati sui vari livelli di istruzione dell‟ International Standard Classification of Education (ISCED), UNESCO. Eurostat Stati/Regioni
Fonte: elaborazione personale.
2.2.8. Indicatori finanziari.
In un'analisi regionale sul vantaggio competitivo, è impossibile non considerare l‟aspetto finanziario 327 . Nella nuova economia, i depositi bancari possono segnare il futuro di molte comunità rurali328. L'analisi del mercato del credito riguarda i mezzi a disposizione delle filiali bancarie, che devono essere adeguati alle esigenze del territorio; inoltre, è necessario che l'incontro tra domanda e offerta di capitali avvenga in modo efficiente. Nel 1990, un folto gruppo di studiosi tra i quali King e Levine 329, ha indicato, 327
Mullins D. R., Pagano M. A., (2005), Local Budgeting and Finance: 25 Years of Developments, Public Budgeting & Finance, 25/4s, 3–45. Metallo G., Pencarelli T., (1995),I Circuiti finanziari tra localismi e globalizzazione: verso un'integrazione, Giuffrè, Milano. 328 Low S., (2005), Regional Asset Indicators: bank deposit depth and evolution,, The main street economist, 1. 329 King R.G., Levine R. (1993a), Financial Intermediation and Economic Development, in Mayer, C., Vives, X. (eds.), Capital markets and financial intermediation. Cambridge University Press, 156-89. King R.G., Levine R. (1993b), Finance and Growth: Schumpeter Might be Right, Quarterly Journal of Economics, 108/ 3, 717-38. King R.G., Levine R. , (1993c), Finance, Entrepreneurship, and Growth: Theory and Evidence, Journal of Monetary Economics, 32/ 3, 513-42.
133
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
sia a livello nazionale che regionale, una relazione positiva tra il livello di sviluppo raggiunto dal sistema bancario e quello raggiunto dai tassi di crescita delle variabili reali (PIL pro-capite, produttività pro capite, valore aggiunto dei singoli settori industriali, le vendite da parte delle singole imprese). Le variabili utilizzate per misurare il sistema bancario sono di due tipi. Il primo si riferisce alla presenza e alla diffusione del sistema bancario o, in un‟analisi a livello regionale, alla quota di sportelli bancari messi a disposizione della popolazione residente330. Il secondo gruppo di variabili misura invece l‟ammontare di intermediazioni finanziarie da parte delle banche331. Tra queste variabili, vi sono il rapporto tra credito e PIL nazionale, la quota del credito concesso al settore privato o il credito concesso al settore privato in rapporto al PIL. In ogni caso, le banche sono considerate essenziali per lo sviluppo economico, nel senso che sono un dispositivo fondamentale per la selezione di imprenditori e la ripartizione delle risorse finanziarie e reali332. Se questa è la funzione principale delle banche, è a questo che gli indicatori del sistema bancario di sviluppo dovrebbero, in qualche modo, riferirsi. La letteratura economica ha individuato, quali canali attraverso cui le banche possono influenzare il processo di crescita economica, l'accumulazione di capitale, nonché la concessione di credito. Con riferimento agli ultimi, è una convinzione comune che le banche dovrebbero individuare gli imprenditori maggiormente capaci di introdurre innovazioni, fornendo loro il potere d'acquisto necessario per deviare i mezzi di produzione dal loro precedente utilizzo. Quindi, in questo panorama occorre sollevare qualche riflessione, concentrando l'attenzione su alcune particolari variabili. I depositi sono un patrimonio fondamentale nei prestiti finanziari di imprenditori di alto valore oltre che una componente molto importante di sviluppo regionale. Al fine di garantire la vitalità delle comunità rurali, le banche regionali devono svolgere un ruolo di primo piano nel fornire l'accesso al capitale alle imprese rurali. In questo modo le banche possono prestare denaro ad imprenditori particolarmente innovativi e di alto valore. 330
Ferri G., Mattesini, F., (1997), Finance, Human Capital and Infrastructure: An Empirical Investigation of Post-War Italian Growth, Temi di discussione, 321, Banca d‟Italia. 331 Rajan R.G., Zingales L. , (1998), Financial Dependence and Growth, The American Economic Review, 88, 559-86. Gardiner B., (2003), Regional Competitiveness Indicators for Europe - Audit, Database Construction and Analysis Regional Studies Association International Conference, Pisa, 12-15 April. 332 Diamond D., (1984), Financial Intermediation as Delegated Monitoring, Review of Economic Studies, 51, 647-63.
134
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Inoltre, è anche necessario ricordare che la banche locali sono tradizionalmente la principale fonte di finanziamento per le piccole imprese. Esse hanno sempre un migliore accesso a informazioni locali rispetto alle grandi banche e questo aspetto consente loro di ridurre i costi ed i rischi relativi ai prestiti alle piccole imprese. Inoltre, una categoria di credito che sta assumendo un‟importanza sempre maggiore è il credito agevolato; in particolare la fornitura di sovvenzioni alle imprese d‟esportazione è molto diffusa nei mercati emergenti. La fornitura di questo tipo di credito a imprese nazionali è un importante obiettivo politico in molti mercati emergenti, ed è particolarmente diffusa nei settori di esportazione. Una particolare attenzione deve essere rivolta anche al leasing e factoring. Il leasing è considerato un‟importante tecnica di finanziamento utilizzata particolarmente dalle PMI, a causa delle modalità di finanziamento delle operazioni di entità commerciali da tre fonti principali di capitale: cash generato internamente, i prestiti bancari e i mercati dei capitali. Nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, infatti, i mercati dei capitali sono relativamente sottosviluppati e le banche preferiscono spesso prestare denaro ad imprese più grandi, con una proficua esperienza e in grado di offrire maggiore sicurezza. Inoltre, le banche spesso non sono in grado o non vogliono intraprendere prestiti a termine. L'idea che questa esperienza svantaggi le imprese nelle loro relazioni con il mercato dei capitali è stata per lungo tempo popolare333. L'esistenza di questo tipo di problemi porta molte aziende a cercare diverse alternative di finanziamento per le loro operazioni. Al fine di alleviare questi problemi, molte aziende hanno puntato sul factoring. Pertanto, al fine di rispettare queste considerazioni, abbiamo deciso di scegliere una serie di indici finanziari, che sono in gran parte reperibili presso la Banca d'Italia. Essi sono i seguenti (Tabella 2.9):
-
N. di banche e fliliali/popolazione
-
Credito al consumo
-
Impieghi
-
Depositi
-
Finanziamenti a lungo termine
-
Credito agevolato
-
Leasing
333
Binks M.R., Ennew C. T., (1998), Big Bnaks Small Business, Forum of private business, Knutsford.
135
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
-
Factoring
-
IDE
Tab. 2.9. Indicatori finanziari. Driver misurato
Finanza
Indicatori
Rilevanza
Trasferibilità
N. di banche e fliliali / popolazione credito al consumo Impieghi Depositi Finanziamenti a lungo termine Credito agevolato Leasing Factoring IDE
Un ampio gruppo di studiosi supporta l‟esistenza, a livello regionale, di una relazione positiva tra il livello di sviluppo raggiunto dal sistema bancario e la crescita dei tassi delle variabili reali (PIL procapite, produttività procapite, valore aggiunto dei singoli settori industriali, fatturato delle imprese individuali).
Dati disponibili sulle rispettive banche nazionali con riferimento al livello regionale.
Fonte: elaborazione personale.
2.2.9. Indicatori del turismo. Molti studiosi utilizzano la valutazione del turista relativamente all‟offerta di strutture turistiche e delle caratteristiche di una determinata area (il "profilo turistico regionale") 334 come base per la costruzione di un indicatore atto a misurare la competitività relativa a questo territorio, anche se il successo del settore turistico di un Paese dipende da diversi aspetti 335 . La conseguenza è che la competitività delle
334
Cracolici F., Nijkamp P., (2005), Attractiveness and Effectiveness of Competing Tourist Areas, a Study on Italian Provinces, paper provided by Free University Amsterdam, Faculty of Economics, Business Administration and Econometrics in its series Serie Research Memoranda, 0009. Silvestrelli S., Agazzani D., (2002), Diversificazione dei prodotti turistici e marketing territoriale: due casi a confronto, Economia e Diritto del Terziario, 1, Franco Angeli, Milano, 241-272. 335 Signori P., (2003), Analisi organizzativa di prodotti turistici veronesi. Un caso di studio in , AA.VV., (2003), Il Pensiero e la Scienza nel Turismo Italiano, Progress in Tourism Research, Ministero Attività Produttive - Direzione Generale per il Turismo, 331-342.
136
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
destinazioni turistiche ha ricevuto crescente interesse dalla ricerca economica con un occhio particolare all'identificazione degli utenti competitivi nel settore turistico336. Molti importanti contributi sono stati forniti con riferimento ai modelli territoriali applicati al settore turistico, come il milieu turistico337, il cluster turistico338 o il distretto turistico339. Tuttavia, le opportunità non sono le stesse per ogni territorio, ed è facile capire che, considerate le risorse disponibili, non tutte le regioni hanno la possibilità di scegliere di basare la proprio strategia di sviluppo sul settore turistico340. In particolare, il paesaggio è una risorsa naturale e le strutture ricettive turistiche sono considerate come un indicatore di turismo sostenibile341. Pertanto, con riferimento al turismo, consideriamo i seguenti dati disponibili a livello europeo:
-
n. di alberghi
-
campeggi turistici
-
case di vacanza
-
altri alloggi collettivi
-
posti letto in albergo
Esiste una grande varietà di indicatori turistici, ma è difficile sapere quali utilizzare e perché. Sebbene molti indicatori siano stati sviluppati, non vi è un impegno
336
Adamo G.E., (2005), Autenticita' e risorse locali come attrattive turistiche: il caso della Calabria, Sinergie, 66, 79-112. Golinelli C.M., Simoni M., (2005), L'impatto dell'innovazione tecnologica sulle dinamiche competitive: una visione d'insieme per lo studio del fenomeno, Sinergie, 66, 237-257. Bonetti E., Simoni M., (2005), L'integrazione tra marketing turistico e marketing territoriale come leva per lo sviluppo economico dei sistemi d'area, Sinergie, 66, 315-336. 337 Peyrache-Gadeau V. (2003), Le developpement durable des territoires de montagne: un objet de concertation sur le devenir des stations touristiques?, paper presented at Meeting Concentration et Segregation dynamiques et inscriptions territoriales, Lyon, 1, 2 e 3 Settembre. 338 Gordon I., Goodall B., (2000), Localities and Tourism, Tourism Geographies, 2 (3),290-311. Nedlac (National Economic Development & Labour Council), (1999), National Tourism Collaborative Planning Action Initiative. South Africa Tourism Cluster, http://www.nedlac.org.za. Van Den Berg L., Braum, E., Van Winden W., (2001), Growth cluster in European Metropolitan cities, Aldershot, Burlinghton, AshGate. 339 Becattini G., Bellandi M., Dei Ottati G. e Sforzi F. (a cura di), (2001), Il caleidoscopio dello sviluppo locale, Rosemberg & Sellier, Torino. Antonioli Corigliano M. (1999), Strade del vino ed enoturismo. Distretti turistici e vie di comunicazione, Franco Angeli, Milano. 340 Cadima Ribeiro J., Cruz Vareiro, L., Padin Fabeiro,C., Pardellas de Blas, X, (2005), Land Use and Water Management in a Sustainable Network Society, 45th Congress of the European Regional Science Association, Vrije Universiteit Amsterdam, 23 – 27 August. 341 Farsari Y., (2006), Sustainable Tourism Indicators For Mediterranean Established Destinations, Working paper, Foundation for the Research and the Technology Hellas (FORTH), Greece.
137
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
a pubblicizzare la loro efficacia342. Lo sviluppo della economia turistica. di un territorio può non avere nulla a che fare con la piena conoscenza delle sue potenzialità in termini di ricettività turistica343. In particolare, le case vacanza rappresentano sia un vincolo per la compatibilità tra il modello di offerta turistica proposto dalle comunità locali e la politica infrastrutturale e un vero driver della condizione competitiva dei sistemi turistici locali344. Sorgono dunque molte difficoltà nella scelta di buoni indicatori per ogni funzione, nell‟aggregarli in un unico indicatore e, nel caso di attività turistiche, sono spesso scarsi, incompleti e disponibili solo per anni più recenti 345. Come misura del livello di sviluppo del turismo in ogni destinazione è stato scelto uno degli indicatori più comunemente usato ed applicato, ossia il numero di alberghi, campeggi, case vacanza registrati e altre strutture ricettive ogni 100 abitanti 346 . L‟insieme di dati è costituito dall‟armonizzazione dei dati raccolti dagli Stati membri nel quadro della direttiva del Consiglio sulle statistiche del turismo 95/57/CE relativa alla raccolta di dati statistici nel settore turistico. Le tipologie di strutture ricettive prese in considerazione sono le seguenti: 1. Alberghi e stabilimenti analoghi; 2. Altre sistemazioni collettive: campeggi, case vacanza, altri alloggi collettivi (Tab. 2.10).
Tab. 2.10. Indicatori del turismo.
342
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Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Driver misurato Turismo
Indicatori
Hotels, campeggi e vacanza Altre sistemazioni collettive
Rilevanza
Comunque, le case opportunità non sono le stesse per ogni territorio ed è facile comprendere che, considerando le risorse disponibili, non tutte le regioni possono scegliere di basare la propria strategia di sviluppo sull‟industria turistica
Trasferibilità
Dati regionali Eurostat . I dati sono forniti dal Consiglio direttivo sulle statistiche turistiche 95/57/EC
Fonte: elaborazione personale.
Così, considerando questi importanti fattori, abbiamo creato il set di indicatori mostrato nella Tab. 2.11.
139
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Tab. 2.11. Set di indicatori di competitività regionale forniti dalla letteratura. Driver misurato
Indicatori
Istruzione
Tasso di istruzione Life-long learning – partecipazione degli adulti, in età compresa tra i 25 e i 64 anni, all‟istruzione e alla formazione al livello NUTS 1 e 2
Popolazione
Popolazione Tasso di fertilità totale GERD per settore di performance e regione Brevetti depositati all‟EPO per anno di priorità a livello regionale
Conoscenza e creatività Mercato del lavoro Tecnologia
Capitale fisico Tolleranza
Turismo
Finanza
Tasso d‟occupazione Dati annuali su HRST e sottogruppi (% della popolazione totale) Occupazione nei settori tecnologici e a conoscenza intensiva Kmq di strada, ferrovia e vie navigabili a livello regionale Immigrazione per sesso e classi di età-Paesi non europei Studenti ai livelli ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Hotels, campeggi turistici e case vacanza Altre sistemazioni collettive Indicatori bancari: n. di banche e filiali/popolazione, credito al consumo, impieghi, depositi, finanziamenti a lungo termine, credito agevolato, leasing, factoring, IDE.
Fonte: elaborazione personale.
2.3. Test del set di indicatori con il metodo Delphi (Figura 2.2).
Dopo una prima revisione della letteratura sul tema della misurazione dei driver di competitività regionale effettuata nel precedente capitolo abbiamo ottenuto un cruscotto di possibili indicatori, ma non siamo certi che esso sia veramente completo ed applicabile. Così abbiamo nuovamente consultato il nostro gruppo di 24 esperti inviando loro un breve questionario in cui si chiede di verificare la pertinenza di ciascun indicatore e di individuare possibili carenze nel nostro primo modello (Allegato B). Il tasso di risposta è stato pari al 100%.
140
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Fig. 2.2. Test di rilevanza degli indicatori. Test di rilevanza degli indicatori
No; 6; 25%
ss
Sì; 18; 75%
Fonte: elaborazione personale
Il 75% degli interlocutori ha considerato gli indicatori presentati nel modello teorico pertinenti, fornendo importanti suggerimenti, con particolare riferimento all'introduzione dei seguenti indicatori: • con riferimento al mercato del lavoro: salari medi; infatti, le tecniche di segnalazione del nuovo mercato del lavoro interessano i risultati economici misurati in termini di salari347. Questo fornisce una base per la determinazione di livelli auspicabili di spesa per istruzione e formazione nel settore pubblico e privato, mentre i risultati possono essere direttamente collegati alla produttività348. Inoltre, l‟attuale condizione dei salari dovrebbe fornire un utile indicatore per le prospettive di lavoro future 349 . Anche il costo del lavoro può essere considerato un vero e proprio driver di competitività regionale, come indicato nella risposta al questionario. Il costo dei fattori regionali o differenziali di produttività riguardano la teoria del commercio tradizionale. Non troviamo alcuna prova per la rilevanza delle differenze del costo del lavoro;
347
Hinchliffe K., Youdi R. (eds), The practice of manpower planning revisited, IIEP, UNESCO, Paris, 1993. 348 Middleton J., Ziderman A, Van Adams A., (1993), Skills for productivity: policies for vocational education and training in developing countries, Oxford University Press for World Bank. 349 Bernstein J., (1997), Low wage labor market indicators by city and state. The constraint facing welfare reform, working paper, 118, October.
141
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
tuttavia, i differenziali di produttività settoriale tra le regioni generalmente contribuiscono a spiegare gli investimenti relativi ai vari settori350. Numerosi studi dimostrano che esiste una certa forma di rapporto tra salari regionali e il mercato potenziale351. Inoltre, un altro aspetto può essere considerato con riferimento al costo del lavoro; infatti, nel contesto della globalizzazione, l'aumento del costo del lavoro domestico favorisce il trasferimento della produzione verso Paesi a basso salario. Un aumento salariale regionale implica un aumento del costo del lavoro per ciascun settore e questo, a sua volta, avrà effetti negativi sulla crescita dell'occupazione. Infine vi è anche un altro importante driver di competitività regionale352, che non è stato preso in considerazione per il primo modello teorico: le dinamiche della popolazione. Un'altra proposta importante riguarda gli investimenti per persona occupata. E‟ opinione condivisa che gli investimenti, sia pubblici che privati, nazionali e diretti esteri, guidano la creazione di occupazione, sia direttamente che indirettamente. In particolare, l'ILO incoraggia le autorità locali a sostenere e attuare le norme di lavoro e a promuovere la qualità del lavoro353. La raccolta dei dati è effettuata dall‟Istituto nazionale di statistica e i dati aggregati sono trasmessi a Eurostat. Purtroppo non siamo in grado di aggiungere al nostro set di indicatori i salari medi a causa delle numerose carenze di dati a livello europeo, che non ci permettono di rispettare i criteri di accessibilità; infatti essi sono forniti (con riferimento a periodi recenti) solo per poche nazioni. Così abbiamo aggiunto al nostro sistema di misura un indicatore più diffuso suggerito da alcuni interlocutori, ovvero il numero medio di ore settimanali abituali di lavoro nelle principali occupazioni. Esso comprende tutte le ore lavorative (anche le ore di straordinario), pagate e non, ma esclude il tempo del viaggio tra il domicilio e il luogo di lavoro così come le principali pause pranzo. Per gli apprendisti, i tirocinanti e le altre persone in formazione professionale, è richiesta l‟esclusione del tempo trascorso a scuola o in altri centri di formazione speciale. Le
350
Niebuhr A., (2004), Market access and regional disparities. New economic geography in Europe, Hwwa discussion paper, 269. 351 Roos M. (2000), Wages and Market Potential in Germany, Jahrbuch für Regionalwissenschaft, 21, 171-195. 352 Sudekum J., Blien W., (2004), Wages and employment growth, disaggregated evidence for West Germany, IZA discussed paper, 1128. 353 ILO stays for International Labour Organisation. The cited contribution is ILO, (2004), Cities at work, Employment promotion to fight urban poverty, ILO publications.
142
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
statistiche pubblicate comprendono il numero annuale di ore lavorative per persona e la percentuale di lavoro inferiore a 20 ore o superiore alle 40 ore settimanali. • anche con riferimento alla popolazione è stato proposto un cambiamento; gli esperti suggeriscono di sostituire la media della popolazione totale e il tasso di fertilità con la più adatta densità di popolazione e il tasso di natalità; la popolazione di un territorio è, infatti, una variabile fondamentale intorno alla quale avviene lo sviluppo territoriale. In particolare, i comportamenti demografici sono caratterizzati da cambiamenti sempre più rapidi e, per questo motivo, lo studio della composizione e della dinamicità demografica presente nelle diverse aree territoriali diventa ogni giorno più importante. Secondo molti studiosi gli indicatori socioeconomici e demografici sembrano essere il tasso di natalità e la densità della popolazione. La densità della popolazione, infatti, fornisce una visione più chiara della reale consistenza della popolazione, mentre il secondo indicatore (tasso di natalità) è il risultato di particolari condizioni economiche e ha un forte impatto su tutta l'economia354. Inoltre, è importante sottolineare altre importanti modifiche: • con riferimento al capitale fisico, canali e fiumi sono stati eliminati perché non esistenti in tutte le regioni; inoltre, alcuni esperti suggeriscono di confrontare l'indicatore con il suo sistema di riferimento (autostrade/km); • con riferimento all'istruzione, gli esperti sottolineano che il tasso di istruzione è disponibile solo in pochissimi Stati e che potrebbe essere difficile da utilizzare per il calcolo del RCI; a seguito dei loro suggerimenti è stato scelto come indicatore il numero di studenti a livello ISCED 3 (GPV) – come % di tutti gli studenti a livello ISCED 3 su base regionale. Il livello 3 di istruzione corrisponde nella maggior parte dei Paesi alla fase finale di istruzione secondaria. Ci sono differenze sostanziali nella durata tipica dei programmi tra i Paesi, che vanno in genere da 2 a 5 anni di scolarizzazione. • Tuttavia il cambiamento più importante riguarda le componenti finanziarie; gli esperti hanno espresso un parere negativo sugli indicatori bancari scelti nella fase precedente, poiché considerati non molto significativi. Essi propongono di sostituirli con due indicatori spesso utilizzati: il PIL pro capite e il GVA (Gross Value Add) pro 354
Isserman A.M., (1986), Population change and the economy: Social Sceince theoriesand models, Springer.
143
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
capite. La maggior parte degli indicatori di competitività nazionale e regionale è altamente correlata con il prodotto interno lordo pro capite (PIL) e il valore aggiunto lordo (VAL) e, in misura minore, con il tasso di crescita del PIL pro capite. In questa ricerca si è deciso di adottare il criterio del PIL pro capite. Un modo comune di parlare di competitività regionale (o urbana) consiste nel classificare le regioni (o città) in base a questo o a quell‟indicatore economico355. Molte ragioni ci portano alla scelta di questi indicatori per spiegare le componenti finanziare; molti paper misurano il risultato della competitività di una regione, che contribuisce alla produzione/produttività di una regione attraverso il PIL pro capite e il GVA356. Così, l'ultima serie di indicatori è presentata nella Tab. 2.12, mentre una più esauriente descrizione di ciascun indicatore è fornito dal glossario (Allegato D).
Tab. 2.12. Set finale di indicatori regionali. Driver misurato
Indicatori
Istruzione
Studenti a livello ISCED 3- come % di tutti gli studenti a livello ISCED 3 su base regionale Life-long learning – partecipazione degli adulti in età compresa tra i 25 e i 64 anni nell‟istruzione e nella formazione al livello NUTS 1 e 2 Tasso di natalità Densità della popolazione (GERD) per settore di performance e regione Brevetti depositati all‟EPO per anno di priorità a livello regionale N. medio di ore lavorative settimanali nelle principali attività Tasso d‟occupazione
Popolazione Conoscenza e creatività
Mercato del lavoro
355
Martin R., (2005), Thinking About Regional Competitiveness: Critical Issues, Background „ThinkPiece‟, Paper Commissioned by the East Midlands Development Agency, 26 ottobre. 356 Bristow G., (2005), Everyone‟s a „winner‟: problematising the discourse of regional competitiveness, Journal of Economic Geography, 5, 285-304.
144
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Tecnologia
Capitale fisico Tolleranza
Turismo
Dati annuali su HRST e sottogruppi (% della popolazione totale) Occupazione nei settori tecnologici e a conoscenza intensiva Autostrade/ kmq ferrovia/kmq Immigrazione per sesso e classi di etàPaesi non europei Studenti ai livelli ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Hotel, campeggi turistici e case vacanze Altre sistemazioni collettive
Finanza
PIL pro capite GVA pro capite
Fonte: elaborazione personale. 2.4. Verso la costruzione di un indice di competitività regionale.
Come abbiamo detto in precedenza lo scopo di questo studio consiste nell‟analizzare la competitività economica delle regioni e nella costruzione di un indice complessivo che unisca le componenti dell‟istruzione, della popolazione, della conoscenza e della creatività, della tecnologia, del lavoro, del capitale fisico, della finanza, della tolleranza e del turismo. Ciascuno di questi nove driver della competitività è ponderato in modo da riflettere il suo "valore" e il contributo in termini di output e input. Il risultato finale è un indice di competitività globale. In questa fase abbiamo utilizzato il metodo Delphi in un primo step relativo alla ponderazione dei driver e delle determinanti e all'assegnazione dei punteggi per ciascun driver. Infatti, come è possibile notare nella bozza di questionario (Allegato B), abbiamo chiesto agli esperti intervistati, oltre che di valutare la pertinenza di ciascun indicatore, di effettuare, su 100 punti, la ripartizione degli stessi tra i vari driver (Fig. 2.3), basandosi sulla propria esperienza personale. Successivamente, in base alle loro risposte abbiamo calcolato il peso medio di ogni driver. Dato che la loro somma deve corrispondere a 100 abbiamo ottenuto il contributo personale che ciascun driver apporta al livello di competitività regionale. Si può facilmente notare il ruolo dominante giocato dalle componenti della conoscenza e della creatività che da sole spiegano il 24% della competitività regionale; anche la tecnologia assume un peso rilevante, pari al 16%. I componenti considerati meno importanti dal gruppo di esperti sono quelli relativi al 145
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
capitale fisico e alla popolazione. Il passo successivo consiste quindi nella creazione di un metodo idoneo ad assegnare un corretto peso (numero di punti) a ciascun indicatore. Al fine di facilitare tale compito, abbiamo scelto lo stesso numero di determinanti (2) (corrispondenti a quelli con il più alto punteggio assegnato) per ciascun driver. In un secondo momento, si è proposto agli intervistati il modello definitivo e si è chiesto loro di assegnare un peso per ogni singolo indicatore di ciascun driver (Allegato C). In questo caso, per la maggior parte dei driver il 100% della popolazione propone di assegnare il 50% dei punti a disposizione ad ogni componente (istruzione, popolazione, conoscenza e creatività, mercato del lavoro, tecnologia, capitale fisico e finanziario); una situazione diversa si è manifestata con riferimento al turismo e alla tolleranza . In effetti, avendo raccolto per queste variabili pareri opposti si è assegnato loro il valore medio delle risposte. In particolare, con riferimento al primo driver (turismo) sono stati assegnati 6 punti agli alberghi, campeggi turistici e case vacanza e 3 ad altri tipi di sistemazioni collettive. Poi, con riferimento alla tolleranza, il punteggio assegnato corrisponde a 5 per il numero di immigrati distinti per sesso e per fasce d'età e 4 per gli studenti con un grado di istruzione ISCED 5-6 – come % di tutti gli alunni e gli studenti a livello regionale. Fig. 2.3. Ponderazione dei driver con l’utilizzo del metodo Delphi. Ponderazione driver
turismo istruzione; 8 popolazione; 7
finanza turismo; 9 finanza; 10 tolleranza; 9
tolleranza cap.fisico tecnologia
con. e creatività; 24 lavoro; 12
cap.fisico; 5 tecnologia; 16
lavoro con. e creatività popolazione istruzione
Fonte: elaborazione personale.
146
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Inoltre abbiamo dovuto affrontare il problema del numero elevato di modalità presentate da ciascuna componente e la necessità di riclassificarle in classi della stessa dimensione. Così, utilizzando SPSS, abbiamo segmentato le variabili originarie in una nuova variabile suddivisa in 4 classi contenenti ognuna la medesima parte della popolazione (25%). In questo modo si avrà la possibilità di assegnare un diverso peso ad ogni determinante basandosi sulla classe in cui il suo valore è contenuto (set di tabelle 2.13) ed un differente punteggio per ogni determinante in base al fatto che il suo valore appartenga alla classe 1, 2, 3 o 4.
Set di tabelle 2.13. Punteggi assegnati ad ogni driver e livelli di competitività regionale. Istruzione Tasso di istruzione
Punti 4
Classi di punti 1=1 2=2 3=3 4=4
Life-long learning
4
1=1 2=2 3=3 4=4
Popolazione Tasso di natalità
Punti 3,5
Classi di punti 1=0,875 2=1,75 3=2,625 4=3,5
Densità della popolazione
3,5
1=0,875 2=1,75 3=2,625 4=3,5
147
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Conoscenza e creatività GERD
Punti 12
Classi di punti 1=3 2=6 3=9 4=12
Brevetti depositati all‟EPO
12
1=3 2=6 3=9 4=12
Mercato del lavoro
Punti
Classi di punti
N. medio di ore lavorative 6
1=1,5
settimanali nelle principali
2=3
attività
3=4,5 4=6
Tasso d‟occupazione
6
1=1,5 2=3 3=4,5 4=6
Turismo
Punti
Hotels, campeggi e case
6
vacanza
Classi di punti 1=1,5 2=3 3=4,5 4=6
Altre sistemazioni collettive
3
1=0,75 2=1,5 3=2,25 4=3
148
Capitolo 2- Verso una misura della competitivitĂ regionale
Tecnologia
Punti
Dati annuali su HRST e
8
sottogruppi
(%
della
Classi di punti 1=2 2=4
popolazione totale)
3=6 4=8
Occupazione in tecnologia
8
1=2
e settori ad alta intensitĂ di
2=4
conoscenza
3=6 4=8
Capitale fisico
Punti
autostrade/ kmq
2,5
Classi di punti 1=0,625 2=1,25 3=1,875 4=2,5
ferrovia/kmq
2,5
1=0,625 2=1,25 3=1,875 4=2,5
Tolleranza
Punti
Immigrazione per sesso e
5
classi di etĂ
Classi di punti 1=1,25 2=2,5 3=3,75 4=5
Studenti a livello ISCED 5-
4
1=1
6 - come % di tutti gli
2=2
studenti a livello regionale
3=3 4=4
149
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Finanza
Punti
PIL pro capite
5
Classi di punti 1=1,25 2=2,50 3=3,75 4=5
GVA pro capite
5
1=1,25 2=2,50 3=3,75 4=5
Fonte: elaborazione personale.
Classi
Punti
0-25 punti
Bassa competitività
26-50 punti
Moderata competitività
51-75 punti
Buona competitività
76-100 punti
Alta competitività
Fonte: elaborazione personale.
Dopo tutte queste considerazioni abbiamo ottenuto un indicatore globale, che varia da 0 a 100 (0 - meno attraente; 100 - più attraente). Abbiamo chiamato questo indicatore RCI (Regional Competitiveness Index). Esso può essere calcolato come la somma dei punteggi dei nove driver. Al fine di meglio comprendere la sua composizione, ogni driver può essere scomposto nei punteggi assegnati alle proprie componenti.
RCI= ES+PS+KCS+LS+TES+PHS+TOS+FS+TS
dove:
ES= (SL3S+LLLS) PS=(CBRS+DPS) KCS=(GERDS+PAS) 150
Capitolo 2- Verso una misura della competitivitĂ regionale
LS= (WHS+ERS) TES= (HRSTS+ETKS) PHS= (MS+RS) TOS= (IS+SS) FS= (GDPS+GVAS) TS= (HS+OS)
RCI = (SL3S+LLLS) + (CBRS+DPS) + (GERDS+PAS) + (WHS+ERS)+ (HRSTS+ETKS) + (MS+RS) + (IS+SS) + (GDPS+GVAS) + (HS+OS)
con:
ES=Education scores SL3S= Students at ISCED level 3 (GPV) - as % of all students at ISCED level 3 at regional level Scores LLLS= Life Long Learning Scores PS= Population Scores CBRS= Crude Birth Rate Scores DPS=Density of Population Scores KCS=Knowledge and Creativity Scores GERDS= GERD scores PAS=Patents Scores LS=Labour scores WHS= Working hours for week scores ERS= Employment Rate Scores TES= Technology Scores HRSTS= HRST Scores ETKS= Employment in Technology and Knowledge-intensive sectors Scores PHS= Physical Scores MS= Motorways par skm Scores RS= Railways par skm Scores TOS= Tolerance Scores
151
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
IS= Immigration Scores SS= Students at ISCED levels 5-6 - as % of all pupils and students at regional level Scores FS= Financial Scores GDPS=GDP Scores GVAS=GVA Scores TS=Tourism Scores HS= Hotels Scores OS=Other collective accomodations Scores
Di conseguenza, abbiamo individuato 4 intervalli che corrispondono ai diversi livelli di competitività. I punteggi di competitività regionale sono indici di valutazione relativi alla popolazione e non devono essere interpretati come valori assoluti. Ciò significa che la competitività (relativa) di una regione può essere modificata anche senza alcun cambiamento dei fattori che descrivono quella regione, ma soltanto attraverso i cambiamenti dei fattori di altre regioni.
152
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
ALLEGATO B. BOZZA DI QUESTIONARIO.
INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI DELLA COMPETITIVITÀ REGIONALE.
Le informazioni ottenute dal precedente questionario, ci hanno consentito di creare un modello di competitività regionale. Dopo questo primo step, abbiamo individuato i seguenti driver per ciascun indicatore, basando la nostra scelta sui principi di rilevanza, accessibilità e trasferibilità. I risultati di questa analisi sono riassunti nella seguente tabella: Driver misurato
Indicatori
Istruzione
Tasso di istruzione Life-long learning – partecipazione degli adulti, in età compresa tra i 25 e i 64 anni, nell‟istruzione e nella formazione al livello NUTS 1 e 2 Popolazione Tasso di fertilità totale GERD per settore di performance e regione Brevetti depositati all‟EPO per anno di priorità a livello regionale Tasso d‟occupazione
Popolazione Conoscenza e creatività
Mercato del lavoro Tecnologia
Capitale fisico Tolleranza
Turismo
Finanza
Dati annuali su HRST e sottogruppi (% della popolazione totale) Occupazione nei settori tecnologici e a conoscenza intensiva Kmq di strada, ferrovia e vie navigabili a livello regionale Immigrazione per sesso e classi di età-Paesi non europei Studenti ai livelli ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Hotels, campeggi turistici e case vacanza Altre sistemazioni collettive Indicatori bancari: n. di banche e fliliali/popolazione, credito al consumo, impieghi, depositi, finanziamenti a lungo termine, credito agevolato, leasing, factoring, IDE
153
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
1. Con riferimento a questo modello:
Considera rilevanti gli elementi scelti come indicatori della competitività regionale?
sì
no
In caso di risposta negativa, commentare: …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………
2. Secondo la sua esperienza, vi sono importanti indicatori di competitività regionale che non sono stati presi in considerazione nel modello teorico?
sì
no
154
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
In caso di risposta positiva, specificare i driver e/o indicatori mancanti; inoltre, basandosi sulla propria esperienza personale, valutare, su 100 punti, la ripartizione degli stessi su ciascun driver. Driver misurato Istruzione
Popolazione
Conoscenza e creatività
Mercato del lavoro Tecnologia
Peso
Indicatori Tasso di istruzione Life-long learning – partecipazione degli adulti in età compresa tra i 25 e i 64 anni all‟istruzione e alla formazione ai livelli NUTS 1 e 2 Popolazione Tasso di fertilità totale GERD per settore di performance e regione Brevetti depositati all‟EPO per anno di priorità a livello regionale Tasso d‟occupazione
Dati annuali su HRST e sottogruppi (% della popolazione totale) Occupazione nei settori tecnologici e a conoscenza intensiva Capitale fisico Kmq di strada, ferrovia e vie navigabili a livello regionale Tolleranza Immigrazione per sesso e classi di età-Paesi non europei Studenti ai livelli ISCED 5-6 come % di tutti gli studenti a livello regionale Turismo Hotel, campeggi, e case vacanza Altre sistemazioni collettive Finanza Indicatori bancari: n. di banche e fliliali/popolazione, credito al consume, impieghi, depositi, finanziamenti a lungo termini, credito agevolato, leasing, factoring, IDE Grazie per la preziosa collaborazione!
155
Indicatori aggiuntivi
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
ALLEGATO C. BOZZA DI QUESTIONARIO
MISURAZIONE DELLA COMPETITIVITÁ REGIONALE. MODELLO DEFINITIVO DI COMPETITIVITÁ REGIONALE.
Il seguente modello è diretto alla ponderazione delle principali componenti di ogni driver di competitività regionale; considerando i punti assegnati a ogni driver suggerisca un‟assegnazione di questi punti ad ogni componente a seconda dell‟importanza che pensa essi abbiano nella misura del driver a cui si riferiscono.
Driver misurato
Punti totali
Istruzione
8
Popolazione
7
Conoscenza e creatività
24
Mercato del lavoro
12
Tecnologia
16
Capitale fisico
5
Tolleranza
9
Turismo
9
Finanza
10
Indicatori Studenti a livello ISCED 3- come % di tutti gli studenti a livello ISCED 3 su base regionale Life-long learning – partecipazione degli adulti in età compresa tra i 25 e i 64 anni nell‟istruzione e nella formazione al livello NUTS 1e2 Tasso di natalità Densità della popolazione (GERD) per settore di performance e regione Brevetti depositati all‟EPO per anno di priorità a livello regionale N. medio di ore lavorative settimanali nelle principali attività Tasso d‟occupazione Dati annuali su HRST e sottogruppi (% della popolazione totale) Occupazione nei settori tecnologici e a conoscenza intensiva Autostrade/ kmq ferrovia/kmq Immigrazione per sesso e classi di età-Paesi non europei Studenti ai livelli ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Hotels, tourist campsites and holiday dwelling Other collective accommodation establishments PIL pro capite GVA pro capite
Grazie per la preziosa collaborazione!
156
Peso
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
ALLEGATO D. GLOSSARIO DEGLI INDICATORI FINALI.
Indici Tasso di istruzione LLL
Tasso di natalità
Densità della popolazione GERD
N. di brevetti
Tasso d’occupazione
Investimenti per persona occupata
Descrizione (studenti/persone in età scolare)*1000 Percentuale di popolazione tra i 25 e i 64 anni che han partecipato a programmi di istruzione e formazione nelle 4 settimane antecedenti l‟intervista. Il rapporto tra n. di nati vivi durante l‟anno e la popolazione media registrata nello stesso anno. Il valore è espresso ogni 1000 abitanti. Popolazione media di un determinato anno/area del territorio di riferimento. Gross domestic expenditure on R&D (GERD) è composta da: Business enterprise expenditure on R&D (BERD), Higher Education expenditure on R&D (HERD), Government expenditure on R&D (GOVERD) and Private Non-profit expenditure on R&D (PNPRD). Il totale di GERD è espresso per settore di performance e regioni come % del PIL. Questa raccolta di dati fornisce agli utenti il n. di brevetti depositati all‟European Patent Office (EPO). I dati son forniti a livello regionale e sono relativi al periodo posteriore al 1977. La distribuzione regionale di brevetti è assegnata in base al paese di residenza dell‟inventore. Se un‟applicazione ha più di un inventore, essa è suddivisa equamente tra essi e di conseguenza tra i paesi di residenza, evitando così il doppio conteggio. I dati sui brevetti sono classificati per anno di priorità e sono forniti in numero totale. Il tasso d‟occupazione rappresenta le persone occupate come percentuale della popolazione residente in abitazioni private. Il tasso può essere classificato per età e sesso, es. il tasso d‟occupazione delle persone aventi tra i 15 e i 64 anni in relazione al numero di persone comprese in questa fascia di età. L‟insieme di dati contiene soltanto una serie di dati relativi a tutte le attività
157
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Dati annuali su HRST
Occupazione in tecnologia e settori ad elevata conoscenza
autostrade/ kmq ferrovie/kmq Immigrazione da Paesi non EU
Studenti a livello ISCED 5-6
industriali, delle costruzioni, distributive e di servizi (esclusi quelli finanziari) ed ha come periodo di riferimento l‟anno. Individui che soddisfano almeno una delle seguenti condizioni: -coloro che hanno completato con successo il percorso di studi al terzo livello (versione ISCED ‟97 livelli 5a, 5b o 6 in un campo di studio relativo alla S&T o/e - hanno un‟occupazione in S&T dove la qualificazione formale è normalmente richiesta (ISCO „88 COM codici 2 o 3). HRST e i suoi sottogruppi sono misurati usando le caratteristiche dell‟istruzione e occupazione e seguendo prevalentemente le linee guida del Canberra Manual, OECD, Parigi, 1994. Tutte le persone che durante la settimana di riferimento hanno lavorato almeno un‟ora percependo una remunerazione o erano temporaneamente assenti da questi lavori nei settori dell‟alta tecnologia; questo settore consiste in prodotti manufatturieri o farmaceutici, chimica medica e prodotti botanici, costruzione di macchinari da ufficio e computer, costruzione di radio, televisioni ed apparati comunicativi; costruzione di prodotti medici, di precisione ed ottici, orologi e sveglie; costruzione di aerei e veicoli spaziali. I dati sulle autostrade sono disseminati su base annuale. L‟area è espresso in kmq. I dati sulle ferrovie sono disseminati su base annuale. L‟area è espresso in kmq. I dati sull‟immigrazione sono presentati per sesso e classi di età e disseminati su base annuale I dati sono espressi come % di tutti gli studenti a livello regionale. ISCED 5 diploma non universitario di educazione terziaria: I programmi a questo livello generalmente non conducono al raggiungimento di un diploma universitario o titolo equipollente. L‟ammissione ad un programma di questo livello normalmente richiede il completamento con successo del programma di scuola superiore. In alcuni sistemi di istruzione questi programmi son
158
Capitolo 2- Verso una misura della competitività regionale
Hotel, campeggi e case vacanza Altre sistemazioni collettive PIL pro capite
GVA pro capite
terminali dove essi non guidano ad altri programmi di educazione terziaria. In altri sistemi gli studenti che completano con successo i loro studi a questo livello possono poi procedere verso programmi universitari nello stesso campo. ISCED 6 Istruzione universitaria, primo stage: i programmi a questo livello portano al raggiungimento di un primo diploma universitario o titolo equivalente. Questi programmi sono pensati per studenti che hanno completato con successo programmi al livello di scuola secondaria. N. di hotel, campeggi e case vacanza disseminati su base annuale. N. di altre sistemazioni collettive disseminate su base annuale. Il PIL ai prezzi di mercato può essere definito in 3 diversi modi: 1. Approccio all‟output: il PIL è la somma dei GVA dei vari settori o delle varie industrie+tasse- sovvenzioni sui prodotti (che non sono allocate nel settore/industria). 2. Approccio alla spesa: è la somma degli usi finali di beni e servizi delle unità istituzionali residenti (spesa sul consumo finale e capitale in formazione)+exportimport di beni e servizi. 3. Approccio al reddito: il PIL è la somma dei mezzi utilizzati nella generazione economica totale di reddito: compensazione degli occupati, tasse sulla produzione ed import-sovvenzioni, i surplus operativi e i redditi misti dell‟economia totale. Le diverse misure del PIL regionale sono espresse in cifre assolute (in euro) e in Purchasing Power Standards (PPS), cifre per abitante e dati relativi comparati alla media degli EU25. Essi fanno riferimento ai milioni di euro e sono calcolati agli attuali prezzi di mercato a livello NUTS 2. GVA è il risultato netto dell‟output valutato ai prezzi base, meno il consumo intermedio valutato al prezzo d‟acquisto di un‟unità produttiva residente in una regione. Il GVA è calcolato prima del consumo di capitale fisso. Il consumo
159
Capitolo 2- Verso una misura della competitivitĂ regionale
intermedio (ESA 1995, 3.69) consiste nel valore di beni e servizi consumati come input di un processo di produzione, escludendo gli asset fissi il cui consumo è registrato come consumo di capitale fisso. I beni e servizi possono essere trasformati o utilizzati nei processi produttivi. Infine esso è diviso per il n. di abitanti. Fonte: Definizioni fornite dallâ€&#x;Eurostat.
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- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA. 3.1. Introduzione all’applicazione dell’RCI. L‟RCI necessita ora di essere applicato. Infatti il tentativo operativo del progetto è di misurare la competitività delle regioni in termini di punti accumulati su 100 e stabilisce se esse si trovano in una situazione positiva o negativa. Ma questo non è l‟unico obiettivo di questa fase perché, parlando di competitività l‟aspetto più interessante consiste nel comparare la condizione di differenti regioni e in particolar modo quella delle stesse con le regioni benchmark. Così nei prossimi paragrafi verrà calcolato l‟RCI di due regioni: Piemonte e PACA. Generalmente ha senso concentrare l‟attenzione sulla “league” a cui esse appartengono; molto spesso le regioni non solo vogliono confrontarsi con altre regioni della stessa “league” ma anche con le regioni vicine per motivi di complementarità, competizione e cooperazione transregionale. In questo caso le due regioni sono state scelte perché oltre ad essere geograficamente vicine presentano un‟area comparabile: 31.400 kmq per la regione PACA e 25.402 kmq per il Piemonte. Inoltre esse presentano una composizione simile con riferimento al numero di province: 6 per la regione PACA e 8 per il Piemonte, una popolazione (4.666.849 per la regione PACA e 4.231.334 per il Piemonte) e un PIL pro capite confrontabili (con riferimento al 2003)(24.100 per la regione PACA e 25.800 per il Piemonte) (sempre calcolato a prezzi correnti di mercato al livello 2 delle NUTS-fonte: Eurostat). Di seguito analizzeremo le componenti dell‟RCI del Piemonte e della regione PACA al fine di comprendere le cause del loro livello globale di competitività; al termine abbiamo calcolato l‟RCI per le due regioni sommando i punti cumulati dei diversi driver e abbiamo identificato il livello di competitività raggiunti dal Piemonte e dalla regione PACA. Questi risultati han permesso di effettuare una comparazione tra le due regioni al fine di identificare, nel prossimo capitolo, forze e debolezze, che unitamente alle minacce e alle opportunità esterne consentono la realizzazione di un‟analisi SWOT delle due regioni e
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- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
successivamente la formulazione di spunti di riflessione e suggerimenti. Le informazioni ottenute costituiscono infatti una base informativa molto importante per gli enti pubblici e privati, particolarmente utile come strumento di consultazione per i decision makers.
3.2. Piemonte e PACA: principali caratteristiche. Il Piemonte è situato in una posizione geografica che può fornire numerosi vantaggi. È circondato su tre lati dalle Alpi, che comprendono il Monviso, dove nasce il fiume Po, ed il Monte Rosa. Confina con la Francia, la Svizzera e le regioni italiane della Lombardia, Liguria e Valle d'Aosta. Se, da un lato, la posizione geografica del Piemonte determina la marginalità delle comunità locali, dall'altro esalta la sua centralità nella gestione dei rapporti tra l'Italia e il resto d'Europa. Infatti sin dall‟epoca dei Romani il Piemonte è crocevia di scambi e traffici verso la Francia, la Svizzera, la Gran Bretagna, la Spagna e il Portogallo. Il consolidamento di questi rapporti, unito agli investimenti infrastrutturali, spiega l'importanza del ruolo assunto da Torino e, più in generale, dal Piemonte nel processo di unificazione nazionale e nello sviluppo sociale ed economico dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma anche nello scenario contemporaneo come importante risorsa per il ripensamento del ruolo delle economie locali. Il Piemonte è diviso in otto province: Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli. Con l'integrazione europea e la globalizzazione dell'economia, ma anche di altri settori, il Piemonte può godere di un nuovo ruolo centrale 357
. Il quadro che si ottiene dall'esame degli indicatori di qualità della vita delle province del
Piemonte converge su alcune linee principali: un diffuso benessere economico, che è confermato dal tenore di vita, accompagnato da un contesto ambientale spesso sotto stress ma gestito da buone politiche attive e da offerte per il tempo libero generalmente accettabili e soddisfacenti per Torino, Novara e Verbania. La situazione demografica è invece precaria, a parte per Cuneo, mentre la criminalità è molto preoccupante in molti contesti provinciali, anche se probabilmente sovrastimata (se confrontata con altre aree italiane) per la grande inclinazione a denunciare reati minori. Anche la situazione economica è favorevole.
357
ITP Annual Report 2003.
162
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
La pianura piemontese è, inoltre, una fertile regione agricola, che produce frumento, riso, mais e uve da vino. Il Piemonte è una delle grandi regioni vitivinicole in Italia e questo ha un effetto positivo sullo sviluppo del turismo. Più della metà dei suoi 700 kmq (170000 ettari) di vigneti sono registrati con denominazioni DOC. Essa produce vini di rinomata qualità come i famosi Barbera, Barolo, Barbaresco e Moscato, così come le varietà meno conosciute del Dolcetto, Freisa, Grignolino e Brachetto. La regione comprende importanti centri industriali, in particolare Torino, sede dell'industria automobilistica FIAT. Biella produce tessuti e sete. Cuneo è la casa dell‟industria del cioccolato (Ferrero) e di importanti industrie meccaniche, in grado in passato di costruire il rimorchio per lo Space Shuttle Columbia. Anche il terziario è fiorente: uno dei principali gruppi bancari e assicurativi d'Italia, Sanpaolo IMI, ha sede a Torino. Per tutti questi motivi, il Piemonte riceve costantemente aiuti per migliorare i prodotti regionali ed i servizi sui mercati internazionali, stimolando la creazione di progetti di cooperazione ed interazione, l'elaborazione di azioni volte a promuovere opportunità per partnership commerciali ed industriali a livello internazionale e la costruzione di network per la collaborazione e lo scambio di conoscenze e di esperienze. In Piemonte sta per essere costruito un nuovo modello di sviluppo, incentrato sulla gestione delle competenze, della tecnologia e dell'internazionalizzazione, un valore aggiunto che deve coinvolgere tutti i settori, dall'economia all'istruzione, dalla pubblica amministrazione ai servizi358. Dall‟altra parte, PACA è una regione amministrativa della Repubblica francese, nel sud-est. È confinante con l'Italia da cui è separata delle Alpi meridionali. Nel Nord, è chiusa dalle Rhone-Alps e in Occidente dal Languedoc-Roussillon di cui il Rodano segna il limite. La regione PACA è bagnata a sud dal Mar Mediterraneo e comprende sei dipartimenti derivanti dalle province dell'Ancient Régime della Provenza e del Delfinato. La geografia della zona PACA è caratterizzata da una grande diversità e dalla chiara divisione del suo territorio. PACA è popolata da 4,7 milioni di abitanti. Il territorio non è molto vasto: 31.400 km ², cioè, 5,8% della superficie nazionale. Presenta un territorio bello e variegato, pieno di contrasti, anche nella popolazione, che è divisa in maniera ineguale, densa sulla costa, rara in montagna. La Provenza è una delle aree maggiormente ricche di
358
ITP Annual Report 2003.
162
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
vegetazione e animali. Il clima mediterraneo determina una fauna ed una flora diverse tra le zone più a nord o ovest della regione. La vegetazione è prevalentemente costituita da foreste di pini, cespugli, querce ed olmi vicino ai litorali. Il clima mediterraneo permette a questa zona di specializzarsi in alcune attività economiche, quali la coltura della vite, la produzione di vini (in particolare quelli rosè), così come la coltura della lavanda e dell'ulivo, che l'hanno resa nota in tutto il mondo per le sue tradizioni e per tutto ciò che riguarda il turismo. La zona presenta poi con vegetazione simile alla taïga sulle montagne ed un‟assenza della stessa a quote più elevate. L'area conosce quindi allo stesso tempo il calore ed il rigore dei due climi (mediterraneo e di montagna), tutto concentrato in una distanza di un centinaio scarso di chilometri. La regione PACA conta 963 Comuni. Si tratta di una zona molto urbanizzata con 4,5 milioni di abitanti (90% della popolazione) fortemente civilizzati, che risiedono nelle tre grandi metropoli, Marsiglia, Nizza e Tolone e in molte città di medie dimensioni con più di 20.000 abitanti. Il suo ambiente naturale e culturale la rende la prima area di accoglienza per il turismo francese, la seconda per il turismo estero e per i pensionati francesi benestanti. La Provence Alp Cost d'Azur è la terza regione della Francia per popolazione. All'inizio degli anni '90, la crescita demografica era scesa a più o meno 27.000 abitanti per anno. Dal 1999, ha subito un‟accelerata, passando a 40,000 abitanti all'anno, in media, vale a dire un aumento del 0,8% ogni anno. Il modello di insediamento sul territorio è piuttosto disuguale. Circa due terzi della popolazione vive nelle tre principali superfici urbane, Marsiglia, Nizza e Tolone, tutte e tre situate ai margini del mare, mentre la montagna o le zone alpine interne sono poco popolate. Anche la zona situata lungo il Rodano (con le città di Arles, Avignon, Orange) è molto popolata. La regione PACA è però solo al settimo posto per numero di posti di lavoro nel comparto industriale. Poggia su una base importante di industrie pesanti (come quella chimica e di raffinazione) molto localizzate, e sullo sviluppo di nuove attività creative di occupazione come microelettronica e farmacia. Essa è posizionata su alcuni settori trainanti, ha un chiaro dinamismo ed una forza lavoro qualificata. L'importanza delle sue infrastrutture dovrebbe sostenere lo sviluppo di sinergie. Con l'11% dell'utilizzo del territorio per il settore industriale, PACA è al 220o posto su 254 aree europee. Le zone meglio posizionate sono quelle collocate nel nord Italia 163
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
(Lombardia, Veneto, Piemonte), e di molte zone dell'Europa orientale poste in Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia. Anche diverse aree del sud della Germania appaiono tra le prime posizioni, in particolare quelle di Tuebingen e Stoccarda, ciascuna con oltre il 35% dei posti di lavoro nel settore industriale. Nell'arco del Mediterraneo, la regione PACA è posta dietro alle aree del Nord Est della Spagna, come la Catalogna o la comunità di Valencia, ciascuna con più del 20% dei posti di lavoro nel settore industriale. Ci sono solo pochi Paesi in cui la manodopera industriale aumenta. L'Industria in PACA (11% del lavoro dipendente e di valore aggiunto), è certamente più debole che in Francia, ma rappresenta comunque un numero significativo di posti di lavoro. Questo settore conta più di 168.000 imprenditori, ponendo l‟area in settima posizione con riferimento alla manodopera industriale. Nel complesso, l'area PACA presenta un profilo globale simile a quello della Francia. L'industria agroalimentare è importante, così come la chimica meccanica. L'industria tessile non è molto radicata. Queste caratteristiche si riscontrano in un certo numero di grandi aree, come ad es. i Paises de la Loire. La totalità degli altri settori industriali fornisce alla regione PACA una parte considerevole di posti di lavoro. Questa situazione la rende una zona relativamente poco specializzata. Tuttavia, questa distribuzione omogenea è solo apparente. Se la maggioranza dei grandi comparti industriali è rappresentata, una più approfondita analisi rivela una maggiore specializzazione intersettoriale. Ad esempio, i cantieri navali, i settori aeronautico e ferroviario contano in PACA quasi 12.000 impiegati. Questi sono concentrati principalmente in un solo sottosettore: l'ingegneria aeronautica e spaziale, che rappresenta quasi i due terzi della manodopera. L'industria ferroviaria non è molto presente nella zona. Inoltre, grazie al suo clima, ai suoi eccezionali paesaggi ed alla vita culturale, la regione PACA attrae molti viaggiatori. Dai palazzi al rafting, dalle stazioni sciistiche alle riserve naturali, la regione offre la più ampia gamma di attività per il tempo libero, rendendo il turismo uno dei principali punti di forza dell'economia regionale. Oltre al ricco ambiente naturale ed alla molteplicità di offerte sportive, artistiche e culturali per il tempo libero, vi sono il sole e la qualità dell'offerta dei professionisti. Un punto di forza fondamentale della regione PACA è poi costituito dall'«high-tech»: potenziale scientifico e di ricerca con importanti settori come la microelettronica e famosi poli tecnologici come Sophia-Antipolis specializzato in
164
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
informatica. Molto importanti sono anche l'ottica e la fotonica e alcuni settori dell'agricoltura, delle telecomunicazioni a Marsiglia e l'industria dei profumi e Grass.
3.3. Analisi dei driver competitivi delle regioni Piemonte e PACA. 3.3.1. Istruzione. Il livello di istruzione è un parametro importante per comprendere il potenziale di un territorio e la sua vocazione. L‟istruzione, infatti, è generalmente considerata una risorsa chiave della crescita economica359. Molti studiosi, come ad esempio Florida360, sostengono che le aree con un‟elevata percentuale di soggetti altamente istruiti rispondono più velocemente alle sfide che le pressioni economiche e tecnologiche quotidianamente propongono. Al fine di identificare forze e debolezze del sistema formativo del territorio Piemontese, è necessario analizzare la situazione europea. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento del livello medio di istruzione in tutti i Paesi OECD, anche se con grandi differenze tra gli stati: mentre in Italia e in Svizzera nel periodo dal 2000 al 2004 il numero di persone con un diploma universitario è raddoppiato con una percentuale di persone laureate pari al 50% degli studenti (grazie anche all‟introduzione delle lauree brevi), in Austria e in Germania uno studente su dieci arriva al diploma e il valore medio è uno su tre361. C‟è anche un‟elevata percentuale di giovani che termina il livello medio di studi, considerato il livello base per entrare nel mercato del lavoro; circa il 30% degli adulti raggiunge un livello istruzione primaria e secondaria e il 25% di essi ottiene un alto livello. Le differenze tra genere e sesso stanno cambiando a favore delle donne. In 20 Paesi OCSE su 30, tra gli adulti compresi nel range tra i 25 e i 34 anni risulta un grado di istruzione maggiormente elevato tra le donne.
359
De Haan M., Van Rooijen-Horsten M., (2003), Knowledge indicators based on satellite accounts, Final
report for NESIS, August, 8. 360 Florida, R. (2002). The Rise of the Creative Class, New York: Basic Books. 361
Ribaldi V., (2006), Il mondo dell‟istruzione in uno sguardo: dati a confronto per 30 paesi in Europa ed
oltre, Education at a glance, OECD.
165
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
In 23 Paesi OCSE su 30, il numero di studenti con un grado di istruzione coincidente con la scuola dell‟obbligo dovrebbe decrescere nei prossimi 10 anni a causa della decrescita delle nascite, con conseguenze per gli investimenti.
Tab. 3.1. Studenti a livello ISCED 3 (GPV) - come % di tutti gli studenti a livello ISCED 3 a livello regionale. Min (Oberösterreich)
Max (2 regions of Ireland)
Valore medio
23,4%
100%
50,32%
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003.
Tab. 3.2. Life Long Learning in Europe Occidentale. Min (Aland)
Max (Outer London)
Valore medio
2,8
567,1
111,2685
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003.
Al fine di comprendere meglio la situazione formativa, questa parte analizza: Studenti a livello ISCED 3 (GPV)- come % di tutti gli studenti a livello ISCED 3 a livello regionale (Tab. 3.1) Life Long Learning (Tab. 3.2) L‟istruzione è speso più organizzata lungo percorsi tematici che a livello ISCED 2 e gli insegnanti tipicamente devono possedere un livello più elevato, o maggiormente specifico e qualificante rispetto al livello. Esistono sostanziali differenze nella durata tipica dei programmi a livello ISCED 3 tra i Paesi, tipicamente compresi tra i 2 e i 5 anni. Con riferimento al primo indicatore, il valore massimo è ricoperto dalle due regioni irlandesi; infatti, in anni recenti
l‟educazione superiore è incrementata notevolmente.
Il
Dipartimento dell‟Istruzione, sotto il controllo del Ministero dell‟Istruzione è sotto il controllo politico, finanziario e direttivo mentre altre importanti organizzazioni sono la National Qualifications Authority Irlandese e l‟Higher Education Authority ad un livello locale. Molti studenti frequentano e completano il livello di istruzione secondaria, e
166
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
approssimativamente il 90% di essi consegue il certificato finale. Invece, il valore minimo è coperto dalla regione austriaca di Oberösterreich. Poi, con riferimento al secondo indicatore (LLL) il picco è raggiunto dall‟ Outer London, che registra un‟alta proporzione di cittadini altamente qualificati. Questo si riflette nei progressi di Londra verso il National Targets for Education and Training. Approssimativamente il 51% degli adulti londinesi sono qualificati al livello 3 NVQ o superiore comparato con il 45% a livello nazionale (Inghilterra), mostrando che Londra ha già raggiunto il target razionalmente stabilito per il 2002. Oltre un terzo (35%) degli adulti sono qualificati a livello 4 NVQ comparato al 26% a livello nazionale (Inghilterra); inoltre Londra ha già superato il target nazionale del 28%. Comunque, occorre evidenziare come i livelli di qualificazione di Londra variano a seconda dei gruppi sociali/economici e delle diverse aree. La London Skills Survey traccia il profilo dei livelli di qualificazione tra differenti gruppi londinesi. Questo risulterà estremamente utile ad identificare quelli che richiederanno il supporto dei programmi ESF. La London Skills Survey trova che la differenza nel livello di qualificazione tra gli occupati e i disoccupati è estremamente distinto. A seconda dei settori, l‟industria dei servizi ha una forza lavoro maggiormente qualificata rispetto all‟industria produttiva e manifatturiera. Il dato minimo è poi coperto dalla regione Finlandese di Aland: questo dato ha conseguenze drammatiche anche sul tasso di disoccupazione attribuendo a questa regione la maglia nera nella disoccupazione. 3.3.1.1. Istruzione del Piemonte. La situazione dell‟istruzione Piemontese è positiva: infatti il Piemonte presenta un basso tasso di analfabetismo soprattutto se comparato con il Sud Italia. Il livello di istruzione con la percentuale più alta è quello dell‟istruzione secondaria: le persone con un livello di istruzione secondaria in Piemonte è 271.961 (Tab. 3.3) corrispondente al 41,6% (Tab. 3.4). Questo dato deriva dalla riforma della scuola secondaria, approvata dal Parlamento nel 1962 e resa effettiva nell‟anno seguente. Questa riforma ha portato il numero di anni dell‟istruzione obbligatoria a 8 riducendo la popolazione analfabeta. Non dovrebbe quindi stupire che vi siano 28.908 studenti piemontesi, tra i 16 e i 65 anni, ricompresi nella popolazione analfabeta. L‟analfabetismo, infatti, appare suddiviso per classi di età: il fenomeno presenta una frequenza ridotta tra le 167
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
persone più giovani rispetto a quelle tra i 45 e i 50 anni, mentre è più elevato nell‟età più anziana. Questo significa che le persone analfabete sono prevalentemente quelle che si trovavano in età scolare prima della riforma della scuola secondaria. Inoltre dobbiamo ricordare che anche al livello più elevato di istruzione la situazione si presenta positiva. Negli ultimi 10 anni
il sistema formativo Piemontese è stato caratterizzato da un
rallentamento della sua diffusione e dall‟incremento della sua copertura. All‟inizio degli anni 2000, l‟elemento principale è stato la trasformazione qualitativa delle differenti parti del sistema, con la progressiva ripresa delle iscrizioni362, dovuta al crescente numero di studenti stranieri363. Nel 2005 il sistema formativo appariva ancora con obiettivi di espansione nella domanda e nei prodotti. Esso presenta segni
di riorganizzazione nella riduzione del numero di
insegnanti e dipartimenti scolastici mentre vi è una ridefinizione della pianificazione dei corsi universitari. Un cambiamento qualitativo del sistema differente consisterà nella sempre più elevata presenza di studenti stranieri anche al livello primario e secondario di istruzione. Per meglio comprendere il livello di istruzione in Piemonte occorre analizzare la composizione dello stesso; mentre abbiamo già notato il primato del livello secondario di istruzione riscontriamo anche un‟alta percentuale nel livello 3 (24,35%), ovvero nello stadio finale dell‟istruzione secondaria in molti Paesi. Poi, con riferimento al secondo indicatore scelto nel nostro modello (LLL), possiamo notare che, anche in questo caso, il Piemonte si colloca nella classe 3 ottenendo 3 punti (Tab. 3.5); ma, in questo caso, è possibile fare molte considerazioni analizzando il suo trend nel periodo 1999-2005: in sette anni è più che raddoppiato raggiungendo il livello massimo nel 2004 (125,8) con variazioni positive trimestrali (Fig. 3.1). Questo risultato è dovuto prevalentemente al trend crescente nella formazione lavorativa. Poi il Lifelong Learning registra una piccola decrescita (9,5%) tra il 2001 e il 2003 passando da 101,8 a 92,1. Ulteriormente dovremmo considerare che la LLL presenta la presenza più ridotta di
362
Abburrà L., (2006), Osservatorio Istruzione 2006.
363
Osservatorio Istruzione Piemonte.
168
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
donne (47%), un dato certamente dovuto alla modalità di intervento co-finanziato nella LLL, con riferimento all‟istruzione degli adulti.
Scheda 1. Istruzione piemontese. Tab. 3.3. Piedmont education. Driver
Indicatori
Classe
Punti
4
4
Istruzione
Studenti a livello ISCED 3 (GPV) come % di tutti gli studenti a livello regionale Life Long Learning
3
3
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003. Tab. 3.4. Livello di istruzione della popolazione piemontese (in migliaia). Livello di istruzione Studenti Istruzione primaria - livello 0 (ISCED 1997)
103762
Primo step dell‟istruzione di base - livello 1 (ISCED 1997)
176858
Secondo livello dell‟istruzione di base- livello 2 (ISCED 1997)
112775
Istruzione secondaria superiore - livello 3 (ISCED 1997)
159186
Istruzione post-secondaria - livello 4 (ISCED 1997) Istruzione terziaria - livello 5-6 (ISCED 1997) Non pervenuto Totale (ISCED 1997)
1392 99735 0 653708
Fonte: EU Labour Force Survey (2003) Tab 3.5. Livello di istruzione della popolazione piemontese (%). Livello di istruzione Studenti (%) Istruzione primaria - livello 0 (ISCED 1997)
15,87%
Primo step dell‟istruzione di base - livello 1 (ISCED 1997)
27,06%
Secondo livello dell‟istruzione di base- livello 2 (ISCED 1997)
17,25%
Istruzione secondaria superiore - livello 3 (ISCED 1997)
24,35%
Istruzione post-secondaria - livello 4 (ISCED 1997) Istruzione terziaria - livello 5-6 (ISCED 1997) Non pervenuto Totale (ISCED 1997)
Fonte: EU Labour Force Survey (2003)
169
0,21% 15,26% 0,00% 100,00%
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Tab. 3.6. Trend del livello di istruzione in Piemonte (1999-2005). Livello di istruzione
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Istruzione primaria - livello 0 (ISCED 1997)
98821
99030
100794
101783
103762
106055
107530
Primo step dell‟istruzione di base - livello 1 (ISCED 1997)
171987
173456
175621
175845
176858
180162
184015
Secondo livello dell‟istruzione di base- livello 2 (ISCED 1997)
105881
109050
109567
111621
112775
114673
116060
Istruzione secondaria superiore livello 3 (ISCED 1997)
161320
156450
160952
165244
159186
166326
168859
3491
4583
3779
4324
1392
2776
8147
102332 0
92707 0
97588 0
89568 0
99735 0
100307 0
101924 0
Istruzione post-secondaria livello 4 (ISCED 1997) Istruzione terziaria - livello 5-6 (ISCED 1997) Non pervenuto
Fonte: EU Labour Force Survey (2003) Figura 3.1. Partecipazione in Life Long Learning in PACA (in migliaia). Piemonte 140 125,8
LLL in Piedmont
120
117,3 101,8
100 89,4
95,3
92,1
80 Piemonte 60 40
37
20 0 1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
ye ars
Fonte: EU Labour Force Survey (2003)
3.3.1.2. Istruzione della regione PACA. L‟istruzione della regione PACA si presenta molto performante permettendo a questa regione di posizionarsi nella terza classe sia con riferimento agli studenti a livello ISCED 3 e alla Life Long Learning (Tab. 3.7). Questa posizione fornisce alla regione PACA un 170
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
punteggio di tre per entrambi gli indicatori. Nel 2003 infatti essa conta 194.160 studenti al livello di istruzione secondaria (Tab. 3.8) e un valore di partecipazione nella LLL di 125 (Fig. 3.2). Per costruire il futuro, occorre offrire ad ogni giovane tutte le opportunità di successo. Questo perché l‟area di riferimento fa dei giovani la sua priorità. Circa metà del suo budget è destinato ad essi. In PACA il 55,73% della popolazione supera il livello primario di istruzione (Tab. 3.9) e addirittura il 14,03% dei giovani continua i suoi studi (dopo il quarto livello) nei 179 college pubblici e nei 91 college privati e 35.000 giovani sono accolti in centri formativi e di apprendistato. Nel 2003 è iniziata la costruzione di 16 nuovi stabilimenti che dovrebbe proseguire fino al 2010. Costruire, fornire a studenti buone condizioni di studio implica la costruzione di luoghi piacevoli, stabilimenti ben forniti e rinnovati. Inoltre è importante sottolineare che anche per la regione PACA l‟istruzione secondaria presenta la più alta percentuale raggiungendo un valore di 41,46%. In particolare, con riferimento al trend di questo livello di istruzione possiamo notare che dal 1999 al 2005 l‟istruzione secondaria ha registrato un incremento del 5% passando da 434.552 a 456.435. In un contesto di crescita nei livelli di diploma, in particolare tra le persone giovani, il ruolo protettivo del diploma deve comunque essere relativizzato: in PACA, come a livello nazionale, più che un disoccupato su tre ha un diploma di livello uguale o maggiore del livello universitario nel 2004. Occorre inoltre ricordare che i newcomers hanno mediamente un livello di istruzione superiore alla popolazione locale e le persone istruite sono geograficamente molto più mobili rispetto a quelle non istruite: il 38% dei newcomers nell‟area ha un diploma elevato di istruzione, contro il 20% dei “sedentari” (quelli che vivono già in PACA nel 1999). La continuazione degli studi elevati spesso implica una mobilità geografica verso i centri universitari principali; inoltre, i più istruiti frequentemente occupano funzioni che autorizzano o che, alcune volte, impongono più frequentemente mobilità professionali e geografiche.
I Newcomers dell‟area parigina sono molto più istruiti che i newcomers in
PACA: il 42% degli stessi ha un diploma di elevata istruzione, ovvero 5 punti in più dei newcomers delle altre aree metropolitane. Quasi tutti gli indici sono migliorati nei 6 anni dal 1999 al 2005 risultando in una situazione reale positiva (Tab. 3.10). 171
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
All‟inizio del 2006 per il secondo anno consecutivo, il numero di bambini istruiti nell‟area non tende più ad incrementarsi. Questi 900.000 bambini sono distribuiti equamente tra educazione primaria (53%) e secondaria (47%). Al 31 gennaio 2005
le due università di Aix-Marseilles e Nice contavano 62.700
insegnanti. Con 23.600 insegnanti e professori della scuola, il numero degli insegnanti della scuola elementare rimane stabile. L‟istruzione secondaria include 31.300 professori, vale a dire 550 posti in meno in un anno. In particolare il 17,5% dell‟istruzione secondaria è pubblica. Un‟altra evoluzione degna di nota è costituita dal fatto che il livello di diploma della popolazione incrementa il rimpiazzo della vecchia generazione incrementando le generazione molto più istruita. Le migrazioni contribuiscono anche a questa rapida crescita del livello di diploma. I tassi di attività dell‟area sono sempre minori di quelle dell‟area metropolitana francese, in particolare per le donne. Con la metà del 2004, 154.867 studenti del PACA più vecchi di 14 anni erano in possesso di un livello di alta istruzione, che colloca l‟area al quarto rank delle aree francesi, dietro Ile de France, Rhone-Alps e i Midday-Pyrenees, e di fronte all‟Alsazia e alla Languedoc-Roussillon. Queste aree sono relative a quattro importanti metropoli, con una forte concentrazione di occupazione altamente qualificata e grandi università, che in parte spiega il numero significativo di persone istruite. L‟area conta proporzionalmente più persone istruite rispetto alla media delle aree della provincia e questo a praticamente a tutte le età. La variazione è continuamente cresciuta negli ultimi 40 anni, in particolare sotto l‟effetto dell‟arrivo di migranti qualificati. D‟altro canto, la regione PACA è locata nella media nazionale relativamente alla percentuale di persone non istruite o titolari del solo certificato di studio (32%). Come altre aree poco industrializzate, la regione PACA
conta un numero minore di
possessori di un CAPE o di un BEP (22% per una media di 24% nella Francia Metropolitana). Vi sono in PACA, come a livello nazionale, tante donne istruite quante gli uomini (22%). La percentuale di donne in possesso di diploma universitario (17%) è leggermente maggiore rispetto a quella degli uomini (16%) mentre si registra una tendenza contraria con riferimento alla titolarità di CAPE o di un BEP, diplomi che spesso corrispondono a campi professionali prettamente maschili. L‟area ha potuto beneficiare di una crescita rapida del livello formative. In sei anni, dal 1999 al 2005, il numero di persone 172
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
in possesso di un diploma universitario o di un livello elevato di istruzione è passato da 140.174 a 154.041 registrando un incremento del 9,8 % della popolazione di età maggiore o uguale a 14 anni che ha terminato gli studi. Questo progresso rispecchia strettamente quello presente a livello nazionale. Questa evoluzione è dovuta a un fenomeno demografico: il ricambio delle vecchie generazioni, raramente istruite, da giovani generazione che hanno tratto profitto dalla spettacolare espansione dell‟istruzione secondaria ed elevata degli ultimi 20 anni. Inoltre, anche i dati sulla formazione sono positivi in quest‟area. Infatti, con riferimento al Lifelong Learning, possiamo notare un incremento del valore pari al 107% nel periodo 1999-2005; in particolare è importante sottolineare il picco raggiunto nel 2004 con un valore di 132,2 e un decremento di 3 anni dal 2000 al 2002 dove la Lifelong Learning si è spostata da valori di 73,2 a 54 segnando un crollo del 26,2%, una riduzione maggiore se comparata con quella del Piemonte in quegli anni. In particolare nel 2004, mentre registriamo una partecipazione nel Lifelong Learning di 132.200 persone, in Provence-AlpCoast d‟Azure la formazione ha riguardato 32.400 apprendisti in 71 stabilimenti. Due terzi preparano brevetti di studi professionali (BEP) o certificati di capacità professionali (CAPE), 20% dei baccalaureates tecnologici o professionali, il 9% dei brevetti di tecnologie di alto livello (BTS) o diplomi universitari tecnologici (HAD) e il 5% dei diplomi universitari o di ingegneria.
173
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 1B. Istruzione in PACA. Tab. 3.7. Istruzione in PACA. Driver
Istruzione
Indicatori
Classi
Punti
Studenti a livello ISCED 3 (GPV) - come % di tutti gli studenti a livello regionale
3
3
3
3
Life Long Learning
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003 Tab. 3.8. Livello di istruzione della popolazione della regione PACA (migliaia). Livello di istruzione
PACA
Istruzione primaria - livello 0 (ISCED 1997)
180341
Primo step dell‟istruzione di base - livello 1 (ISCED 1997)
298393
Secondo livello dell‟istruzione di base- livello 2 (ISCED 1997)
258499
Istruzione secondaria superiore - livello 3 (ISCED 1997)
194160
Istruzione post-secondaria - livello 4 (ISCED 1997) Istruzione terziaria - livello 5-6 (ISCED 1997) Non pervenuto Totale (ISCED 1997)
2568 153130 4711 1091802
Fonte: EU Labour Force Survey (2003) Tab. 3.9. Livello di istruzione della popolazione della regione PACA (%). Level of Education
Students (%)
Istruzione primaria - livello 0 (ISCED 1997)
16,52%
Primo step dell‟istruzione di base - livello 1 (ISCED 1997)
27,33%
Secondo livello dell‟istruzione di base- livello 2 (ISCED 1997)
23,68%
Istruzione secondaria superiore - livello 3 (ISCED 1997)
17,78%
Istruzione post-secondaria - livello 4 (ISCED 1997) Istruzione terziaria - livello 5-6 (ISCED 1997) Non pervenuto Totale (ISCED 1997)
Fonte: EU Labour Force Survey (2003)
174
0,24% 14,03% 0,43% 100,00%
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Tab. 3.10. Trend del livello di istruzione (1999-2005). Level of Education Istruzione primaria - livello 0 (ISCED 1997) Primo step dellâ€&#x;istruzione di base - livello 1 (ISCED 1997) Secondo livello dellâ€&#x;istruzione di baselivello 2 (ISCED 1997) Istruzione secondaria superiore - livello 3 (ISCED 1997) Istruzione post-secondaria livello 4 (ISCED 1997) Istruzione terziaria - livello 5-6 (ISCED 1997) Non pervenuto
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
173493 175101 178343 179158 180341 182868 182801
301685 299540 298168 298211 298393 298375 300210
246699 249924 253752 256083 258499 258664 255602
187853 188969 189068 191267 194160 197390 200833 1342
1280
1773
2043
2568
2962
3089
140754 142738 146771 146170 153130 154867 154041 4761 4408 4589 4392 4711 4601 1023
Fonte: EU Labour Force Survey (2003) Figura 3.2. Partecipazione nella Long Learning in PACA (in migliaia) 140 125
120
132,2
125,3
LLL PACA
100 80 60
73,2
LLL PACA
60,5 51,3
54
40 20 0 1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Years
Fonte: EU Labour Force Survey (2003)
175
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.2. Popolazione. Un driver particolarmente importante nell‟analisi del livello di competitività di una regione è rappresentato da un‟analisi approfondita delle caratteristiche qualificanti il capitale umano e le sue dinamiche demografiche. La popolazione di un particolare territorio rappresenta infatti una delle principali variabili attorno a cui un territorio si sviluppo. Una rivalutazione del ruolo ricoperto dalle risorse umane ha coinvolto in particolare le aree intermedie (es. Regioni e, nel nostro caso, il Piemonte) che possono contare su preziose ecologie storiche e sociali, ma allo stesso tempo devono affrontare gli scenari sempre mutevoli attraverso una capitalizzazione della conoscenza e la valorizzazione delle relazioni e delle capacità adattive/creative degli abitanti369. La fitta rete esistente tra i destini individuali, l‟influenza esercitata dai sistemi a cui appartengono e le opportunità di turnover generazionale rese possibili dalle dinamiche geografiche influenzano enormemente il raggiungimento di tali obiettivi. In questa parte verrà effettuata un‟analisi delle principali caratteristiche demografiche delle due regioni, investigando il ruolo giocato dai due indici scelti in base ai criteri di accessibilità e trasferibilità: Densità della popolazione Tasso di natalità Negli ultimi anni, infatti, dietro alla sempre crescente domanda quantitativa di informazione a livello periferico, possiamo osservare una sempre maggior dinamicità dei processi di trasformazione nei differenti contesti urbani: i comportamenti demografici sono molto rapidi e presentano una differenziazione di fasi e ritmi in differenti contesti. Così lo studio della composizione e della dinamicità della demografia in un particolare territorio sta diventando sempre più importante. Nel nostro contesto di analisi comprendente 175 NUTS dell‟Europa Occidentale si registra una densità media della popolazione pari a 412,9896. Il valore massimo è raggiunto dalla regione inglese dell‟Inner London strettamente collegato alla sua storia; infatti tra il 1901 e
369
Cugno A., Lazzarini G., (2002), Famiglia, comunità e servizi, Franco Angeli.
176
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
il 1981, la popolazione dell‟inner London è declinata nella forma di decentralizzazione ai sobborghi periferici e di un ambiente più pulito. Questo è stato incoraggiato dalle politiche di governo degli anni ‟30. Dopo il 1991 questo trend è stato ribaltato così come la rigenerazione degli schemi ha incoraggiato maggiori investimenti e una miglior qualità ambientale, specialmente nella zona centrale e nell‟inner London. Esso è caratterizzato da un‟economia basata su servizi e informazione, strettamente connessa alle transazioni internazionali. E‟ anche un centro di cultura, media, governo e organizzazioni internazionali. E la sua popolazione residente include alcuni dei membri più poveri e benestanti delle rispettive nazioni. Al contrario il valore minimo è raggiunto dalla Guyana; questo dato trova una facile spiegazione nella sua natura di regione sul mare e nella sua area estesa: essa è infatti il dipartimento più esteso della Francia. Tab. 3.11. Densità della popolazione dell’Europa Occidentale. Min (Guyane)
Max (Inner London)
Valore medio
2,2
9073,4
412, 9896
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003). Tab. 3.12. Tasso di natalità dell’Europa Occidentale. Min (Sachsen-Anhalt)
Max (Inner London)
Valore medio
6,7
16,6
10,3437
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003). . Anche con riferimento al tasso di natalità il primato è raggiunto dall‟Inner London per i motivi summenzionati; questa volta il valore minimo è coperto dalla regione di SachsenAnhalt. Una delle possibili cause di questi dati è l‟emigrazione di molti giovani tedeschi che raggiunge la più alta percentuale di disoccupazione in Germania.
177
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.2.1. La popolazione del Piemonte. La densità del Piemonte corrisponde a 171 abitanti per km2 ed è caratterizzata da valori elevatissimi in provincia di Torino seguiti, anche se a distanza, dalle province di Novara e di Biella. Anche se comparato con il dato italiano il Piemonte non sembra molto popolato, il suo valore è molto elevato e pone questa regione nella classe 3 (su 4 classi) assegnando a questa regione un punteggio di 2,625 su 3,5 punti disponibili (Tab. 29). Il suo valore è sotto la densità media della popolazione perché la distribuzione della densità della popolazione è concentrata verso bassi valori ma il valore medio è raggiunto da valori estremi di regioni come Inner London, Regione di Bruxelles e Wien che coincidono con le aree delle grandi città. L‟altissima densità attorno al capoluogo di provincia (Torino) ha le sue radici in una particolare condizione geografica di alcune province e in un particolare contesto storico complesso. Le forti caratterizzazioni territoriali devono essere considerate come una ricchezza e una risorsa culturale che deve essere valutata e usata completamente, mentre più problematica è l‟esistenza di “confini interni” tra le aree differenti370. Nel dato della provincia di Torino è per esempio contenuto lo storico bagaglio della città e, più di tutti, la sua influenza nel periodo dalla sua proclamazione a capitale d‟Italia all‟inizio del „900 o l‟intenso incremento della densità di popolazione nel 1899, anno della fondazione della FIAT, la principale industria italiana e piemontese. La parte Sud Occidentale del Piemonte è la meno popolata a causa delle sue caratteristiche morfologiche; infatti essa è prevalentemente montuosa. Così il dato non può essere giustificato dalle condizioni morfologiche perché, come possiamo notare nella mappa 3.1, il Piemonte è prevalentemente formato da montagne e colline: una spiegazione può invece essere trovata nella situazione economica favorevole della regione e il ruolo sempre predominante giocato dal gigante industriale e in particolare dall‟ampia area coperta dal Piemonte (25.402) che pone lo stesso sopra l‟area media dell‟Europa Occidentale. Un altro importante indicatore della popolazione è rappresentato dal tasso di natalità. Nella demografia, il tasso di natalità di una popolazione è il numero di bambini nati vivi ogni 1000 persone per anno.
370
Osservatorio Culturale del Piemonte, Provincia di Cuneo, 2002, p.4.
178
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Esso può essere matematicamente rappresentato da:
Dove n è il numero di bambini nati vivi nell‟anno e p è la popolazione corrente. Il Piemonte presenta un tasso di natalità di 8,6 collocandosi nella classe più bassa (1) con un punteggio di 0,875 su 3,5; il suo valore è, infatti, sotto la media. Al fine di meglio comprendere il tasso di natalità, è importante analizzare la struttura per età di una regione; infatti, una popolazione strutturalmente giovane dovrebbe avere tassi di natalità maggiori e lo stesso dovrebbe succedere se abbiamo un numero elevato di presenze femminili in età fertile. Contrariamente a questa condizione la popolazione italiana è una delle più vecchie al mondo e il Piemonte è una delle regioni dove il fenomeno è presentato in modo più marcato371. In questa regione è possibile contare 4 persone anziane per ogni bambino (Tab. 3.14). L‟indice medio di vecchiaia, cioè il rapporto tra il numero di persone anziane e i ragazzi sotto i 15 anni è 175,89 (secondo una elaborazione su dati del censimento della popolazione del 2001, ovvero il più aggiornato rispetto al 2003) cioè circa 2 anziani per ogni giovane. Il livello elevato dell‟età anziana è dovuto a due essenziali fattori: un incremento delle nascite irrilevante (circa 0) correlato a un basso tasso e a un incremento dell‟età media. Il primo fattore è giustificato da fattori quali l‟educazione, la partecipazione femminile all‟attività produttivo, l‟alto controllo delle nascite, l‟incremento dell‟età a cui le persone si sposano e a cui esse hanno il primo figlio; invece il tasso di nascita è anche dovuto alla diminuzione del tasso di natalità. Fortunatamente le previsioni per il futuro sono positive; secondo molti studiosi, le dinamiche dei prossimi anni delle classi più giovani della popolazione piemontese saranno determinate da variazioni specifiche della popolazione straniera.
371
Bottazzi Alessandro, Settore statistico, Luglio 2005.
179
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 2A. Popolazione in Piemonte. Tab. 3.13. Popolazione in Piemonte. Driver
Popolazione
Indicatori
Classi
Punti
Densità della popolazione
3
2,625
Tasso di natalità
1
0,875
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003). Map 3.1. Caratteristiche morfologiche del Piemonte. N
Limite provinciale
W
Nessuno I quartile II quartile III quartile 75-90 percentile 90-95 percentile Sopra al 95 percentile
E S
0
10
20
Km
Fonte: elaborazione personale su dati ISTAT–bilancio socio-economico dell‟area del Sud Ovest Piemonte. Tab. 3.14. Indicatori relativi alla struttura della popolazione. Regione
Tasso di natalità
Piedmont
Indice di vecchiaia Anziani per bambino ogni 100 inhabitants
8,6
175,89
Fonte: Elaborazione Istat 2001. 180
4
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.2.2. La popolazione della regione PACA.
La popolazione della regione PACA è stimata, al primo gennaio 2006 pari a 4,8 milioni di abitanti la parte maggiore della quale è femminile. Secondo i dati esistenti (2003) ottenuti dal censimento della popolazione, la densità della popolazione della regione PACA è pari a 149,2. Con questi numeri, la regione PACA si piazza nella classe 2 ottenendo 1,75 punti (Tab. 3.15). Il 10% dei suoi abitanti non viveva nell‟area 5 anni prima. PACA è così la terza regione della Francia per numero di abitanti (dopo Ile de France e Rhone Alpes). Tutti questi dipartimenti, in particolare i dipartimenti alpini, hanno conosciuto una rapida crescita della popolazione. Ma è nei comuni peri-urbani che la progressione demografica è cresciuta più velocemente in valori relativi. Il dipartimento delle Alp-of-High-Provence rappresenta per molti un dipartimento rurale
e montagnoso con una popolazione anziana. Questa immagine
corrisponde solo parzialmente alla realtà. Così, circondato da altri dipartimenti dell‟area, quello delle Alp-of-High-Provence presenta una diversità geografica come demografica e socio-economica. Questa area ha guadagnato circa 280.000 abitanti dal 1999, ovvero approssimativamente 40.000 per anno. Il tasso/ritmo dell‟incremento della popolazione dell‟area (0,9% per anno) è meno basso rispetto a quello della Languedoc Roussillon (1,4%), dei Midday-Pyrenees (1,1%) e della Corsica (1,0%), e uguale a quella della Bretagna, dei Paesi della Loira e delle Rhone-Alps. E‟ necessario anche sottolineare che la popolazione dell‟area sta invecchiando. Infatti il 24,13% (1.087.784 persone) della popolazione ha più di 60 anni. L‟età relativamente giovane dei newcomers nell‟area – più di due terzi hanno meno di 40 anni se comparati con meno della metà della popolazione totale – non è sufficiente a risollevare l‟invecchiamento della popolazione. L‟area è comunque una delle meno anziane dell‟arco Mediterraneo, dalla Murcia a Napoli. La dimensione delle famiglie decresce, l‟area precipita a valori inferiori al fenomeno nazionale. La percentuale delle persone che vivono da sole o in due cresce. Nel 2004, il 67% delle famiglie sono così composti di una o due persone, vale a dire 3 punti in più rispetto a 5 anni prima. 181
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Il motivo degli insediamenti sul territorio regionale è differente e registra concentrazioni sul litorale, nella valle di Rhone, e lungo il Durance. La peri-urbanizzazione attorno alle metropoli da Marseilles, Toulon e Nice provoca una crescita demografica. La popolazione dei sei dipartimenti dell‟area cresce ad intervalli uguali (il delta del Rhone) o maggiori al ritmo nazionale. Il delta del Rhone così guadagna 72.000 abitanti in 6 anni, dal 1999 al 2005, VAr 69.000, le Alpes-Maritimes 53.000, Vaucluse 30.000. Alp-of-High-Provence e Hautes-Alpes, molto meno popolate (rappresentano ognuna approssimativamente il 3% della popolazione regionale) nonostante abbiano guadagnato rispettivamente 14.000 abitanti e 10.000 abitanti in 6 anni. A dispetto della popolazione anziana, PACA ha un altissimo tasso di natalità che la pone nella classe 4 assegnando un punteggio di 3,5. In particolare in PACA, il surplus delle nascite sulle morti (surplus naturale) contribuisce alla crescita demografica in modo considerevole. Infatti essa presenta un tasso di natalità di 11,8, molto maggiore se comparato con quello del Piemonte anche se minore rispetto al dato nazionale. Questo dato regionale è comunque specialmente fornito dalle migrazioni372 provenienti dalle aree locate nel Nord e nell‟Est e in particolare dall‟area parigina. Se non si tengono in considerazione gli scambi migratori con altre aree della Francia Metropolitana, Ile de France contribuisce per circa il 60% con il surplus migratorio regionale di PACA. Tra le aree della provincia, North-Not-of-Calais porta il contributo più forte a questo surplus di immigrazione (tra 2.500 e 3.000 persone per anno), perché vi è molta più migrazione da quest‟area verso la regione PACA che viceversa. Approssimativamente il 10% degli abitanti dell‟area non viveva lì 5 anni prima373. E‟ maggiore che in Rhone-Alps (8%) e minore che in Languedoc-Roussillon (13%). Tra essi, il 2% risiedeva precedentemente all‟esterno e l‟8% in altre aree della metropoli o un dipartimento o il territorio sul mare. Questi newcomers sono giovani e in particolare più di due terzi hanno meno di 40 anni.
372
Brulon F., Cappelluti C., (2007), Entre 5,5 et 5,8 millions d‟habitants en Provence-Alpes-Côte d'Azur à
l‟horizon 2030, Sud Insee, l’essentiel, 104. 373
Oger P., (2007), Forte croissance de la population dans les six départements de Provence-Alpes-Côte
d‟Azur, Sud Insee, l’essentiel, 101.
182
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
L‟attività economica è, in PACA come altrove, il principale motore di movimenti migratori di lunga distanza. Il 55% dei newcomers ha un impiego o lo cerca, contro il 47% della popolazione totale. Il numero di nascite in PACA è infatti 56.200 nel 2005, vale a dire 460 di più rispetto al 2004. Le classi di età più numerose in PACA sono infatti i giovani e le classi centrali. Il delta del Rhone delta segna 350 nuove nascite, le Alps-Maritimes 120, gli altri dipartimenti sono stazionari. Il numero di nati fuori dal matrimonio corrisponde ad un nato su due. Nel 2003, il tasso apparente buono era però sempre minore alla media nazionale, 1,83 bambini per donna per la regione PACA contro 1,87 nella Francia Metropolitana. Dopo il picco del 2003 (47 000 morti), la mortalità è diminuita nel 2004 (44 400 morti), crescendo poi nuovamente nel 2005 (45 400 morti). Nel 2003, l‟aspettativa di vita delle donne si è stabilizzata su 83 anni circa, rispetto a quella degli uomini corrispondente a 76 anni e mezzo. Qualsiasi sia il sesso, l‟aspettativa di vita nell‟area è di pochi mesi maggiore rispetto alla media nazionale. Nel 2005, matrimoni (+750), Pacs (+1 550) e divorzi (+ 2.800) hanno fatto registrare forti progressi nell‟area. Nel 2004, la vita di coppia riguarda una persona su quattro. La proporzione è identica per i divorziati.
183
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 2B. Popolazione in PACA. Table 31. PACA population. Tab. 3.15. Popolazione in PACA. Driver
Popolazione
Indicatori
Classe
Punti
Densità della popolazione
2
1,75
Tasso di natalità
4
3,5
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003). Tab. 3.16. Distribuzione della popolazione in Francia al 1st Gennaio 2006. Estimation of population-January 2006 (thousands) 2005 Provence-Alpes-Côte d'Azur 4.751 Rhône-Alpes 5.958 France métropolitaine 60.825 Guadeloupe 444 Guyane 198 Martinique 396 La Réunion 775 France métropolitaine et Dom 62.638
2006 4.781 6.005 61.167 447 202 399 784 62.999
Tab. 3.17. Data and indicators concerning the structure of population par age.
numero (Regioni) e migliaia (Francia) Provence-Alpes-Côte d'Azur
France (totale)
Meno di 20 anni
1 047 459
14 951
Da 20 anni a 59 anni
2 371 010
32 555
60 anni e più
1 087 784
12 681
Totale
4 506 253
60 187
11,8
12,7
Tasso di natalità
Fonte : INSEE – Censimento della popolazione 1999
3.3.3. Conoscenza e creatività.
Un ruolo sempre più importante nella competitività regionale è giocato dalle dinamiche della conoscenza e della creatività/innovazione. I processi di innovazione hanno accentuato 184
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
le dimensioni
regionali
e
le condizioni per l‟attività
innovativa differiscono
considerevolmente tra le aree geografiche. Una delle principali ragioni per questo impatto di locazione sull‟innovazione è la disponibilità di conoscenza. Un ruolo di locazione per l‟attività di innovazione implica che parte della conoscenza rilevante è specifica di una certa regione e forma le attività innovative in quest‟area. Le imprese del settore privato, le università e gli istituti pubblici di ricerca sono le principali fonti di conoscenza. In ogni caso c‟è un generale accordo tra gli economisti e i geografi sul fatto che l‟attività innovativa è formata dallo spazio circostante e concentrata in certe aree374. Gli esempi principali di cluster innovativi sono Silicon Valley, Route 128 e la regione tecnologica di Cambridge (UK)375. Successivamente
Bottazzi e Peri376 mostrano per l‟Europa, che
Northrhine-Westfalia, Bavaria, Baden-Wuerttemberg, Ile de France e East Anglia sono responsabili per circa la metà del numero totale di brevetti europei nel periodo 1977-95. E‟ necessario comprendere le cause degli alti livelli di attività innovativa e sviluppi tecnologici rapidi in certe regioni per comprendere le forze che governano i processi innovativi regionali. Così nella nostra ricerca analizziamo: GERD (Gross Expenditure on Research and Development) (Tab. 3.18) Brevetti depositati all‟EPO (Tab. 3.19) E‟ importante ricordare che i brevetti sono titoli giuridici grazie ai quali un monopolio temporaneo di sfruttamento dell‟innovazione è dato per un periodo preciso, al fine di evitare che altri vendano o usino questa invenzione senza autorizzazione. E‟ ampiamente accettato ora che la conoscenza scientifica giochi un ruolo essenziale per lo sviluppo economico e il benessere sociale e proviene da due fonti principale: ricerca universitaria e ricerca nel settore privato. Entrambe le fonti di conoscenza sono di natura distinta. La ricerca universitaria non può essere direttamente commercializzata mentre la R&D industriale è prevalentemente diretta a fini commerciali.
374
Feldman, Maryann P. (1994): The Geography of Innovation, Kluwer Academic Publishers, Boston. Athreye, Suma (2004): Agglomeration and Growth, A Study of the Cambridge High-tech Cluster, in Breshahan, Timothy and Alfonso Gambardella (eds.): Building High-Tech Clusters: Silicon Valley and Beyond, Cambridge University Press. 376 Bottazi, Laura and Giovanni Peri (2003): Innovation and spillovers in regions: Evidence from European patent data, European Economic Review, 47, 687-710. 375
185
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
In aggiunta al GERD (Gross domestic expenditure on R&D ) analizziamo anche il livello di creatività di una regione per mezzo del numero di brevetti377. Un brevetto indica un‟invenzione che amplia il campo di conoscenza. L‟unico problema di questo indice è il rischio di sottostimare i risultati della ricerca di base che non possono essere brevettati. Un brevetto è assegnato al distretto in cui l‟inventore ha registrato la propria residenza nel momento in cui è stata presentata l‟applicazione. Se un brevetto ha più di un inventore, ognuno dei quali locato in distretti diversi, il conteggio è suddiviso per il numero di inventori coinvolti. Per questa ragione il numero di brevetti per distretto non è sempre corrispondente al totale reale. Nel nostro esempio possiamo notare che, tra le regioni dell‟Europa Occidentale, troviamo i valori più bassi di GERD nella regione finlandese di Aland; su queste isole l‟economia è infatti pesantemente dominata dalla pesca, dal commercio e dal turismo. La pesca in particolare rappresenta circa il 40% dell‟economia, con numerosi mezzi di trasporto posseduti e operativi fuori da Aland. Molte imprese coinvolte nella pesca sono piccole, con meno di 10 impiegati. La pesca è un‟importante combinazione con l‟industria alimentare. Soltanto poche imprese con un profilo tecnologico elevato contribuiscono a rendere l‟economia prospera. Il valore maggiore del GERD (6,03) è invece coperto dalla regione svedese di Vastsverige; generalmente le regioni svedesi di Stoccolma e Västsverige sono ai primi posti nel ranking delle regioni innovative; parte di questo successo è spesso giustificato da un‟attività di clustering molto intensa.
377
Greif, Siegfried und Dieter Schmiedl (2002): Patentatlas Deutschland, Deutsches Patent- und Markenamt, Muenchen.
186
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Tab. 3.18. GERD in Europa Occidentale. Min (Aland)
Max (Västsverige)
Valore medio
0,16
6,03
1,4863
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003). Tab. 3.19. Brevetti in Europa Occidentale. Min (Calabria)
Max (Baden-Württemberg)
Average value
0,0002
3342,6086
164,989
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003).
Con riferimento ai brevetti il valore medio è 164,989 con il picco più basso raggiunto dalla regione italiana della Calabria (0,0002), dovuto alla bassissima spesa e occupazione della regione in ricerca e sviluppo. Per il motivo opposto (la più alta spesa in R&D) la regione tedesca di Baden-Württemberg si posiziona al primo posto per numero di brevetti.
3.3.3.1. Conoscenza e creatività in Piemonte. Il Piemonte, con un GERD pari a 1.751 milioni di euro corrispondenti all‟1,57%, ricopre un‟alta posizione se comparato alle altre regioni dell‟Europa Occidentale; infatti, il suo dato è più elevato del valore medio fissato a 1,4863 e permette al Piemonte di ottenere ben 9 punti (Tab. 3.20) anche grazie all‟elevato peso attribuito alla conoscenza e alle dinamiche creative sul vantaggio competitivo regionale. Con riferimento a questo driver, il Piemonte ha una condizione favorevole, essendo una delle prime regioni italiane per investimenti in ricerca e sviluppo, insieme alla Lombardia e al Lazio. Nel periodo 1999-2003 ha avuto un trend sempre crescente passando da 1564,2 a 1751 milioni di euro (Fig. 3.3). Un fatto importante è la forte incidenza della spesa privata sul spese di R&D totali. Questo dato trova spiegazione nel forte carattere industriale della regione; infatti è importante sottolineare che il dato della spesa in R&D è fortemente polarizzato verso le grandi imprese mentre la percentuale di GDP spesa in R&D è una delle più basse d‟Europa; inoltre il Piemonte ha adottato una nuova regolamentazione sulla ricerca e l‟innovazione. Poi la
187
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
particolare condizione del Piemonte deve essere letta considerando la presenza locale del centro di ricerca del principale gruppo industriale italiano. Le performance innovative del settore industriale sono relativamente buone; si registra in particolare un‟elevata incidenza delle spese private in R&D e una notevole propensione a collaborare con i centri di ricerca pubblici situati nella regione. Per questi aspetti la regione si colloca nelle prime posizioni. La legge n. 4/2006 punta a promuovere e a supportare l‟attività di ricerca all‟Università, nelle imprese e nei centri di ricerca. Nella Tripla Elica di Florida troviamo infatti l‟importanza delle interazioni tra gli attori di queste differenti economie al fine di rendere maggiormente performante il sistema di innovazione. Per questa ragione la legge vuole supportare e sviluppare il sistema regionale della ricerca. Anche con riferimento ai brevetti depositati all‟EPO (European Patent Office) il Piemonte registra ottime performance, primeggiando in Italia e raggiungendo un dato pari a 340,1096 nel 2003 (Fig. 3.4), molto maggiore del valore medio ma significativamente distante dalle regioni europee più innovative, come Baden-Württemberg. Questo è il risultato di un trend molto movimentato che registra una decrescita nel 2000 e nel 2003 ed un considerevole incremento nel 2001 e 2002. L‟attribuzione regionale dei requisiti è operata basandosi sull‟indirizzo dell‟inventore. Questa posizione assegna al Piemonte 12 punti. Il Piemonte segue una differente direzione rispetto all‟Italia; il nostro Paese presenta infatti un numero molto basso di brevetti se comparato con la Germania, la Francia e il Regno Unito, sempre nelle prime posizione nella classificazione per innovazione. La distribuzione dei dati sui brevetti divide l‟Italia in due parti: il Nord con una vocazione all‟innovazione alquanto marcata e il Sud con un livello di innovazione insignificante. In questo contesto è importante ricordare che il dato del Piemonte dipende prevalentemente dalla provincia di Torino che contribuisce ai 2/3 del totale. Infine, è importante sottolineare come le performance del sistema innovativo regionale siano pesantemente peggiorate dai bassi risultati ottenuti nell‟area di finanza innovativa.
188
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 3A. Conoscenza e creatività in Piemonte. Tab. 3.20. Conoscenza e creatività in Piemonte. Driver
Indicatori
Classe
Punti
3
9
4
12
GERD Conoscenza e creatività
Brevetti
Fonte: elaborazione personale. Figura 3.3. Trend del GERD in Piemonte (milioni di Euro). Piemonte 1800 1751
1750
GERD
1700 1662,08
1650
Piemonte
1600 1564,2
1550 1500 1450
1999
2000
2003
Years
Fonte: elaborazione personale dei dati Eurostat -Regioni 2003. Figura 3.4. Brevetti in Piemonte (1999-2003). 600
566,3973
540,1344 500
485,986
513,0466
Patents
400 340,1096 300
Patents
200 100 0 1999
2000
2001
2002
Years
Fonte: elaborazione personale dei dati Eurostat -Regioni 2003.
189
2003
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.3.2. Conoscenza e creatività in PACA.
Questo driver è certamente il punto di forza della regione PACA poichè, per mezzo delle sue due componenti, posiziona la regione nella classe 4 ed è in grado di assegnare alla regione 24 punti (12 per i brevetti e 12 per la GERD) (Tab. 3.21). Nel 2004, la regione PACA ha occupato, con 12.300 stazioni, la terza posizione delle aree francesi per manodopera occupata in ricerca pubblica, dietro a Ile de France e Rhone-Alps. Questo è il quarto rank nella ricerca privata (11.500 occupati). Il trend della GERD in PACA ha registrato una crescita rilevante nel periodo 1999-2003 con un picco di 2099,395 nell‟ultimo anno (Figura 3.5). Inoltre, con 274 brevetti depositati nel 2003 (Figura 3.6), PACA è anche la terza area francese, sempre dietro a Ile de France e Rhone-Alps. Nel 2003, i numerosi aiuti europei hanno superato i 13 milioni di euro, cioè il 70% dell‟ammontare dei supporti alla ricerca allocati nell‟area. Nel 2003, la spesa interna in Ricerca e Sviluppo (DIRD) dell‟area Provence-Alp-Coast d‟Azure ha raggiunto i 2.099 milioni di euro. Essi corrispondono al 6,4% della spesa della Francia metropolitana e piazza l‟area al terzo posto dopo Ile de France, Rhone-Alps e the Midday-Pyrenees, davanti ad Aquitaine e Brittany. L‟attività di R&D è concentrata nella manifattura dell‟equipment di radio, televisione e comunicazione e nell‟industria di costruzione spaziale e aeronautica. I principali stabilimenti dell‟area in R&S sono ECA, CNRS, Texas instruments, Gemplus, Inria. L‟intensità di ricerca e sviluppo (quota di spesa del PIL in R&S) ha raggiunto l‟1,9% nella regione PACA nel 2003. E‟ stabile da 3 anni e piazza l‟area alla settima posizione, dietro la media francese (2,1%). I Midday-Pyrenees (3,7%), Ile de France (3,2%), Rhone-Alps (2,6%), Auvergne (2,4%), Franche-Comté (2,1%) e Languedoc-Roussillon (2%) sono meglio piazzati. PACA è localizzata nelle prime 50 aree Europee per intensità di ricerca, sullo stesso livello del Lazio. L‟obiettivo europeo consiste nel raggiungere il 3% dell‟intensità della ricerca da oggi al 2010. Nel 2002, Ile de France e i Midday-Pyrenees sono così le uniche aree francesi che soddisfano questo obiettivo. Nel 2003, la manodopera in R&S in PACA rappresenta 22.200 soggetti full time, vale a dire il 6,6% di manodopera della Francia Metropolitana. L‟area viene si aggiudica quindi il 190
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
terzo posto dopo Ile de France (40% della manodopera in R&S) e Rhone-Alps (11%). In Provence-Alp-Coast d‟Azure, il settore pubblico concentra il 55% di manodopera in R&S. Dal 1999, la manodopera in R&S è progredita maggiormente nelle imprese (+ 23%) che nel settore pubblico (+ 11%). Dal 1999, il numero di ricercatori è cresciuto del 29% in Provence-Alp-Coast d‟Azure. L‟area conta 13.800 ricercatori, includendo anche gli “stockbrokers” di tesi, vale a dire il 7,3% dei ricercatori francesi. Essi sono più numerosi nel settore pubblico che nelle imprese. Nel complesso, tra gli impiegati in R&S dell‟area, il 62% sono ricercatori. L‟Unione Europea (strategia di Lisbona) auspica che la sua economia diventi una delle più competitive in termini di conoscenza a livello mondiale. A livello francese, i nuovi strumenti che si erano installati durante gli anni 2005 e 2006 sono utili a tale strategia: la creazione della National Agency of Research, l‟Anvar e il BDPME per creare OSEO, la creazione dell‟Agenzia dell‟innovazione industriale e i poli di competitività. A livello regionale, il concetto di cluster è stato sfruttato per molti anni: questi progressi consentono la certificazione di otto poli di competitività. Inoltre, l‟area non sfrutta sufficientemente il suo potenziale accademico: essa conta il 7% dei ricercatori francesi, ma soltanto il 5,5% dei brevetti depositati in Francia. Inoltre, la spesa domestica in R&S delle imprese è troppo debole oggi. Sarebbe necessario che essa raddoppiasse da oggi al 2010 al fine di raggiungere gli obiettivi definiti dall‟UE. Questo è particolarmente allarmante poichè le conseguenze negative di questo sottoinvestimento sarà percepito solo fra un po‟ di anni. Questo crea due priorità strategiche: sviluppare il potenziale di R&S delle imprese e sviluppare il potenziale accademico regionale. L‟implementazione dei passi operativi dalle azioni di settore è incentrata sui poli di competitività e implica un‟azione trasversale per l‟intero tessuto regionale. Nei poli di competitività, i supporti finanziari pubblici per la ricerca e lo sviluppo collaborativo incoraggia gli attori a cooperare. L‟obiettivo consiste nel costituire “sistemi regionali di innovazione” emerge dall‟immagine di Silicon Valley o dall‟agglomerazione di Boston negli United States. Il polo tecnologico di Sophia Antipolis è ispirato da questo concetto. Più piattaforme di ricerche, l‟immagine del CIMPACA (Integrated Centre of Microelectronics PACA), dovrebbe rendere possibile creare comunità tra imprese e ricercatori. Inoltre, la diffusione dell‟innovazione verso i settori più tradizionali deve essere investigato al fine di sviluppare la competitività di questi settori. 191
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 3B. Conoscenza e creatività in PACA Tab. 3.21. Conoscenza e creatività in PACA. Driver
Indicatori
Classe
Punti
GERD
4
12
4
12
Conoscenza e creatività
Brevetti
Fonte: elaborazione personale. Figure 3.5. Trend del GERD in PACA. 2500
2000
2099,396
2044,627
1958,72
GERD
1807,38 1575,44
1500
GERD 1000
500
0 1999
2000
2001
2002
2003
Ye ar s
Fonte: elaborazione personale dei dati Eurostat -Regioni 2003. Figura 3.6. Brevetti in PACA. 600 500
522,8984 486,54
499,6292
492,9159
Patents
400 300
274,8018
200 100 0 1999
2000
2001
2002
2003
Years
Fonte: elaborazione personale dei dati Eurostat -Regioni 2003.
192
Patents
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.4. Mercato del lavoro. E‟ opinione comune che il mercato del lavoro in tutte le sue varie dimensioni geografiche funzione se esistono buone caratteristiche: se ci sono investitori disponibili a investire e rischiare, servizi e infrastrutture efficienti, se la sicurezza è sotto controllo, se l‟unione commerciale e le imprese creano relazioni collaborative e costruttive. Questi sono tutti requisiti per un efficiente mercato del lavoro. I principali indicatori scelti al fine di offrire una visione della situazione piemontese relativa al lavoro prova a prendere in considerazione tutti i summenzionati aspetti: tasso di attività, tasso di occupazione, impiegati per settore, ore settimanali di lavoro nei principali lavori; secondo i nostri criteri di accessibilità, trasferibilità e pertinenza scegliamo come indicatore del mercato del lavoro il tasso di occupazione e i salari medi. Il tasso di occupazione è calcolato come impiegati con un‟età maggiore di 15 anni e la popolazione totale con più di 15 anni378. E‟ importante ricordare che la somma degli impiegati è data dalle persone che hanno dichiarato di essere in un‟altra condizione ma che hanno lavorato per una o più ore percependo una retribuzione. Non possiamo considerare come occupati le persone che frequentano un corso universitario al fine di ottenere un dottorato di ricerca, i dottori che frequentano scuole di specializzazione, le persone con borsa o con un‟attività di volontariato. In questo contesto abbiamo scelto quali indicatori: Il tasso di occupazione (Tab. 3.22) Il numero medio di ore settimanali lavorative nelle principali attività (Tab. 3.23) Con riferimento al primo indicatore abbiamo il valore maggiore in Aland e il più basso in Campania dove la situazione è divenuta sempre peggiore nel quarto trimestre del 2005; infatti il numero di disoccupati continua a decrescere (- 52.000), il tasso di occupazione decresce del 1,3% (dal 44,9% al 43,6%), il tasso di attività decresce di 2 punti % (da 53,9% a 51,9%) e addirittura se il tasso di disoccupazione decresce (0,7%), è difficile giudicare la situazione positiva.
378
Bilancio socio-economico d‟area del Piemonte sud-occidentale: province di Alessandria, Asti e Cuneo
193
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Poi, con riferimento al secondo indicatore l‟ultima posizione è ricoperta da Groningen (Netherlands) con un valore di 29,7 mentre il massimo è raggiunto dalla regione greca di Sterea Ellada (45,7). Tab. 3.22. Tasso d’occupazione in Europa Occidentale. Min (Campania)
Max (Aland)
Valore medio
40,7
80
64,4
Fonte: elaborazione personale dei dati Eurostat -Regioni 2003. Table 3.23 N. medio di ore lavorative nelle principali attività nell’Europa Occidentale. Min (Groningen)
Max (Sterea Ellada)
Valore medio
29,7
45,7
37,7531
Fonte: elaborazione personale dei dati Eurostat -Regioni 2003.
3.3.4.1. Mercato del lavoro in Piemonte. Nel 2003 il tasso di occupazione in Piemonte è, in media, del 49,3%379. La situazione è più o meno la stessa nell‟intera regione (Mappa 3.2). Questo dato è in linea con il valore medio europeo e posizione il Piemonte nella classe 2 attribuendogli 3 punti (Tab. 3.24). Nella Figura 3.7 abbiamo la ripartizione dell‟impiego per attività; in particolare le attività economiche sono state classificate in 3 settori: -
agricoltura
-
industria
-
servizi
Questa figura mostra come l‟agricoltura e l‟industria hanno una maggior importanza nell‟occupazione totale raggiungendo un peso vicino al 50% per i primi due settori e percentuali molto basse nei servizi per la maggior parte del Piemonte a parte che per Torino che presenta dati importanti sul turismo.
Ora il mercato del lavoro in Piemonte è
caratterizzato da luci e ombre, con rischi forti ma anche grandi opportunità anche se vi sono
379
Eurostat- Regional Data, 2003.
194
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
molto imprese in crisi. Comunque, come mostrano i dati disponibili, il bilancio del Piemonte è positivo, specialmente considerato il clima di crisi esistente nel 2003 nel settore industriale, le cui conseguenze sul mercato del lavoro sono state attutite da ammortizzatori sociali e hanno anche trovato fattori efficienti di compensazioni in altri settori di attività. La crisi dell‟automobile non ha provocato una diminuzione dell‟occupazione ma una riduzione in ore di lavoro e un incremento in lavori part-time e forme contrattuali più flessibili. Il punto reale di criticità per il Piemonte è legato al lavoro temporaneo che coinvolge in particolare le persone giovani. Ma ora il lavoro è certamente più flessibile e snello in proporzione se comparato con il mercato del lavoro degli anni ‟80, quando contratti permanenti prevalgono; questo significa che ora lo stesso numero di persone corrisponde a una minore quantità di lavoro prodotto. Negli ultimi anni, a livello settoriale, abbiamo assistito ad un decremento nel settore manifatturiero e ad un incremento in altri settori connessi con i giochi olimpici del 2006. E‟ importante sottolineare una forte crescita di occupazione nel settore della sanità, dovuta all‟invecchiamento della popolazione. La situazione relativa al numero medio di ore lavorative settimanali nelle principali attività posiziona il Piemonte ad un livello alto; infatti essa pone il Piemonte nella classe 3 con un dato di 39 e attribuisce alla stessa 4,5 punti.
195
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda. 4A. Mercato del lavoro in Piemonte. Tab. 3.24. Mercato del lavoro in Piemonte. Driver
Indicatori
Classe
Punti
Mercato del
Tasso d‟occupazione
2
3
lavoro
N. medio di ore lavorative nelle principali
3
4,5
attività nell‟Europa Occidentale Fonte: elaborazione personale. Mappa. 3.2 Distribuzione di E.R. per ogni 100 abit.
Figura. 3.7. Occupati per settore.
Fonte: elaborazione su dati ISTAT –Bilancio Socio-economico d‟Area del Piemonte SudOccidentale: province di Alessandria, Asti, Cuneo Tab. 3.25. Investimenti per persona impiegata (2003). Anno
Investimenti per persona impiegata
2003
39
Fonte: dati Eurostat 2003.
196
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.4.2. Mercato del lavoro in PACA. PACA presenta un tasso d‟occupazione molto basso. Con riferimento a questo indicatore, la regione è solo a livello 1 guadagnando 1,5 punti (Tab. 3.26). nel 2003, l‟area PACA ha contato approssimativamente 1.772.300 impiegati (Tab. 3.27). Questo dato posizione PACA in terza posizione a livello nazionale, dopo Ile de France e Rhone Alps anche se questo risulta molto sotto la media europea. Con riferimento alla distribuzione della forza lavoro tra settori possiamo notare che la maggior parte di occupati lavora nei servizi (78%), il 18% nell‟industria e solo un 3% in agricoltura (Fig. 3.8). L‟attività industriale rimane comunque importante nelle zone di Fos sur Mer e Berrel‟Étang e gli occupati in agricoltura rimangono elevati attorno a Carpentras e Châteaurenard. Nel 2003, la progressione di occupazione è scivolata nell‟area ma questa evoluzione rimane positiva contrariamente alla debole riduzione osservata a livello nazionale (- 0,4%). Infatti le attività del settore terziario e delle costruzioni han fatto parte della crescita dell‟occupazione pagata nell‟area380. La progressione dell‟impiego temporaneo è importante. Tutti questi dipartimenti dell‟area hanno mostrato una crescita della propria manodopera nel 2003, eccetto il VAR. Costruzioni e servizi han mantenuto il trend nel 2004 mentre l‟industria continua a perdere occupazione. In particolare, nel primo trimestre dell‟anno 2004, il tasso di disoccupazione è dell‟11,7% della popolazione lavoratrice. A parte Hautes-Alpes dove esso rimane stabile, il tasso di disoccupazione è caduto da 0,2 a 0,3 punti comparati con la fine del 2003, per tutti i dipartimenti. Inoltre la regione PACA presenta un minor numero medio di ore lavorative settimanali nelle principali attività (37,4) (Tab. 3.28) se comparato con il dato piemontese (39) probabilmente giustificato dal livello più basso del tasso di occupazione.
380
INSEE, (2005), L'emploi résiste en Provence-Alpes-Côte d'Azur, Sud Insee conjoncture, 3.
197
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 4B. Mercato del lavoro in PACA. Tab. 3.26. Mercato del lavoro in PACA. Driver
Indicatori
Mercato del
Tasso d‟occupazione
lavoro N. medio di ore lavorative nelle
Classe
Punti
1
1,5
2
3
principali attività nell‟Europa Occidentale Source: personal elaboration Tab. 3.27. Distribuzione dell’occupazione in PACA. 2003 Alsace Aquitaine Auvergne Basse-Normandie Bourgogne Bretagne Centre Champagne-Ardenne Corse Franche-Comté Haute-Normandie Île-de-France Languedoc-Roussillon Limousin Lorraine Midi-Pyrénées Nord-Pas-de-Calais Pays de la Loire Picardie Poitou-Charentes Provence-Alpes-Côte d'Azur Rhône-Alpes Hors territoire(2)
725,6 1.176,9 526,1 566,4 646,5 1.201,7 982,7 526,5 99,4 452,0 698,6 5.338,7 848,2 283,1 847,1 1.069,0 1.439,1 1.383,2 667,3 651,4 1.772,3 2.424,7 278,2
Francia metropolitana
24.604,9
DOM
510,4
Francia (totale)
25.115,3
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostar 2003.
198
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Figura 3.8. Occupazione per settore.
1%
3%
18%
Agriculture, hunting, forestry and fishing Industry Services No answer
78%
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostar 2003.
Tab. 3.28. N. medio di ore lavorative settimanali nelle principali attività (2003). Anno
N. medio di ore lavorative settimanali nelle principali attività
2003
37,4
Fonte: Dati Eurostat 2003.
3.3.5. Turismo. Il turismo è una fonte importante di ricavi per molti paesi e fornisce soldi allo stato attraverso la tassazione dei servizi correlati al turismo (es. dazi aeroportuali)381. Forti caratterizzazioni dei territorio devono essere considerati una ricchezza e una risorsa culturale da utilizzare completamente. Così nella nostra ricerca un ruolo particolare è giocato dalla competitività dei “viaggiatori” di una regione.
381
www.wikipedia.it
199
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
In questa prospettiva i territori con una bassa densità di popolazione e con consistente produzione agricola necessita di trend turistici controllati, non in grado di creare pressioni sproporzionate portando queste aree al degrado382. Inoltre, al fine di trasferire e supportare competenze, innovatività, imprenditorialità e conoscenza, una porzione di esperienze degli operatori in diversi territori è necessaria. L‟integrazione tra cultura e turismo è uno degli assi strategici di molti territori: in questo modo infatti l‟offerta turistica aggiunge risorse economiche contribuendo allo sviluppo economico regionale. Cultura e attività culturali rappresentano una motivazione aggiuntiva di competitività per il settore dei viaggi e ha un ruolo di strutturazione dell‟offerta, un elemento importante di valorizzazione territoriale. Alcuni elementi hanno rivoluzionato il mercato negli ultimi anni:. La moneta unica e l‟area di libera circolazione facilita la progettazione dei viaggi nei paesi europei; L‟Euro ha modificato molti dati sulla competitività relative basata sui prezzi; Crescita dell‟instabilità nazionale: catastrofi naturali, crisi finanziarie, conflitti regionali producono shock di breve e medio termine modificando i flussi europei in input e output; Paesi in via di sviluppo stanno modificando la composizione del turismo internazionale: Cina, India e Russia; La rivoluzione del trasporto aereo, il crescente potere delle compagnie a basso costo hanno modificato la tipologia di viaggiatore, con conseguenze sul comportamento di viaggio, contribuendo a cambiare gli itinerari. Basandosi su tali considerazioni, analizziamo l‟offerta di strutture ricettive (Tab. 3.29, Tab. 3.30) al fine di spiegare il driver del turismo nella determinazione dell‟attrattività regionale.
382
Dal Bozzolo L., (2002), Osservatorio culturale del Piemonte, Provincia di Cuneo.
200
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Tab. 3.29. Totale hotel, campeggi turistici e case vacanza. Min (Flevoland)
Max (Veneto)
Valore medio
72
41432
2165,7703
Fonte: elaborazione su dati Eurostat, 2003. Tab. 3.30. Altre strutture ricettive. Min (Bremen)
Max (Veneto)
Valore medio
9
41722
1370,1
Fonte: elaborazione su dati Eurostat, 2003. Il numero totale di hotel, i campeggi turistici, le case vacanza e altre strutture di ricettività turistica raggiungono il Massimo picco nella regione italiana del Veneto, giustificato dalla presenza in questa regione di un‟offerta di località marittime, montuose e culturali con una predominanza di principali città quali Venezia, Verona e Padova. I livelli minimi, invece, sono ricoperti da Flevoland (con riferimento a hotel, campeggi turistici e case vacanze) e da Bremen (con riferimento ad altre strutture ricettive). 3.3.5.1. Turismo in Piemonte. Il bagaglio di risorse turistiche è un requisito di base al fine di incrementare le performance in questo settore e su questo punto il Piemonte possiede un significativo elemento di forza. L‟offerta deve essere veramente strutturata come un‟offerta e deve essere il risultato di un accordo tra diversi territori. Così il settore dei viaggi ha il compito importante di rappresentare l‟immagine di riferimento, a volte il nome di alcuni territori. L‟offerta turistica in Piemonte è molto ricca (Tab. 3.31); la regione ottiene con questo driver 7,5 punti presentando un‟offerta medio-alta di hotel, campeggi turistici e case vacanza e un numero molto elevato (livello 4) di altre strutture ricettive. Il Turismo in Piemonte attrae sia italiani che stranieri con trend sempre crescenti. Come è facile comprendere l‟incremento maggiore è stato provocato dai giochi olimpici di Torino. Ma il Piemonte è stato penalizzato dal trend di un mercato dei viaggi orientato verso destinazioni canoniche come strutture sciistiche.
201
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
La conseguenza era l‟incidenza limitata del turismo in differenti settori economici a la sua concentrazione sulle aree lacuali (Lago Maggiore e Lago d‟Orta) e montagnose. Ma vi sono anche altre aree di appeal turistico, come ad esempio quelle legate al turismo enogastronomico, come il distretto di Langhe e Roero e attrae prevalentemente stranieri. . Molto importante è anche il turismo nelle principali città con un ruolo fondamentale giocato da Torino. In questo contesto il Piemonte ha presentato nel 2003 (anno scelto per il confronto tra regioni europee) un totale di 1.471 hotel, 150 campeggi e 525 case vacanza per un totale di 23.292 posti letto. Questo dato del Piemonte è molto vicino al valore medio e posizione la regione nella classe 3, conferendogli 4,5 punti su 6. Anche con riferimento alle altre strutture ricettive il Piemonte raggiunge numeri molto elevati (1878) piazzandosi nella classe 4 (3 punti). Con il termine “altre strutture ricettive” ci riferiamo a tutti quei villaggi, altre strutture ricettive, hotel, agriturismo (legati al turismo enogastronomico). Queste tipologie di strutture ricettive, preferite dai turisti, trovano la loro collocazione naturale Torino e Cuneo. Per quest‟ultima provincia, il dato dipende soprattutto dalle dinamiche del turismo enogastronomico e montano. Comunque ci sono diverse aree in Piemonte che necessitano dello sviluppo e promozione di una forte strategia territoriale.
202
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 5A. Turismo in Piemonte. Tab. 3.31. Strutture ricettive turistiche in Piemonte. Driver
Indicatori
Classe
Punti
3
4,5
4
3
Hotel, campeggi turistici Turismo
e case vacanza Altre strutture ricettive
Source: personal elaboration. Tab. 3.32. Hotels e strutture ricettive simili in Piemonte. Hotels e strutture ricettive simili 1471
Stabilimenti
68094
Posti letto
Fonte: Eurostat-dati regionali 2003. Tab. 3.33. Campeggi turistici in Piemonte.
Campeggi turistici 150 47571
Stabilimenti Posti letto
Fonte: Eurostat-dati regionali 2003. Tab. 3.34. Case vacanza in Piemonte. Case vacanza 525
Stabilimenti
7627
Posti letto
Fonte: Eurostat-dati regionali 2003. Tab. 3.35. Altre sistemazioni collettive in Piemonte. Altre sistemazioni collettive in Piemonte, Totale 1878 78925
Stabilimenti Posti letto
Fonte: Eurostat-dati regionali 2003.
203
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.5.2. Turismo in PACA. Nel complesso la situazione del turismo in PACA è molto positiva. Hotel, campeggi e case vacanze sono numerose nella regione: essi posizionano la regione PACA nella classe 4 fornendole un punteggio di 6 punti (Tab. 3.36). PACA presenta infatti 2175 hotel (Tab. 3.37), 754 campeggi (Tab. 3.38), 300 case vacanza (Tab. 3.39) e 1217 altre strutture ricettive (Tab. 3.40) nel 2003 per un totale di 992.405: questa rappresenta una buona offerta turistica. Anche le altre strutture ricettive forniscono un punteggio pari a 2,25. Importante è anche l‟alta classificazione degli hotel con elevate percentuali coperte da hotel con 2,3 e 4 stelle383. Anche per i campeggi le percentuali maggiori sono coperte dalla classificazione a 2 e 3 stelle. L‟offerta turistica in PACA è molto ricca: un litorale con 900 km di costa, 60.000 spiagge. Più di 213.000 imbarcazioni registrate, più di 953.500 navi da crociera, 357.000 delle quali a Marsiglia, 140.000 a Toulon e Saint-Tropez, 456.500 a Nice Cannes. Un‟eredità naturale con 3 parchi naturali, 4 riserve naturali regionali (la Camargue, Luberon, Queyras, il Verdon) e molti spazi nazionali incontaminati, più di 90 siti turistici. Un‟eredità culturale con più di 2.000 costruzioni storiche, più di 400 musei classificati e controllati. Il turismo della regione PACA può essere suddiviso in un turismo estivo e invernale. Con riferimento ai principali fattori caratterizzanti lo stesso sono: Assets della regione (posizione geografica, diversificazione dell‟offerta turistica) Sforzi effettuati in promozione e comunicazione Il buon rapporto qualità-prezzo dei servizi Presenza di molti eventi sportive o culturali
Poi, con riferimento al secondo tipo di turismo, un ruolo importante è giocato dalle Alpi del Sud che in media registrano circa 2 milioni di soggiorni turistici che generano 13 milioni di notti da dicembre ad aprile. Le High Alps beneficiano dei 2/3 delle frequenze. Il perimetro 383
INSEE- Region PACA, www.insee.fr.
204
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
con neve delle Alpi del Sud registra in media più di 13 milioni di notti da Dicembre ad Aprile che è generato da più di 2 milioni di soggiorni turistici (media delle ultime 3 stagioni).
Scheda 5B. Turismo in PACA. Tab. 3.36. Indicatori del turismo in PACA Driver
Indicatori Hotel, campeggi turistici e case vacanza
Classe 4
Punti 6
Altre strutture ricettive
3
2,25
Turismo
Fonte: elaborazione personale. Tab. 3.37. Hotel in PACA.
Hotels e strutture ricettive simili 2175 137426
Stabilimenti Posti letto
Source: Eurostat-Regional data 2003. Tab. 3.38. Campeggi turistici in PACA.
Campeggi turistici Stabilimenti
754
Posti letto
290499
Source: Eurostat-Regional data 2003. Tab. 3.39. Case vacanza in PACA. Case vacanza Stabilimenti
300
Posti letto
112315
Source: Eurostat-Regional data 2003. Table 3.40. Altre sistemazioni collettive in PACA. Altre sistemazioni collettive in PACA 1217 452165
Establishments Bed-Places
Source: Eurostat-Regional data 2003.
205
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.6. Tecnologia.
Al fine di comprendere il ruolo continuo della tecnologia e gli effetti del suo potenziale differenziale in vari paesi, regioni e culture è importante analizzare i trend tecnologici e le varie dimensioni della tecnologia che crea opportunità. Per comprendere i significati regionali dobbiamo prendere in considerazione le componenti tecnologiche. Le tecnologie possono essere descritte utilizzando 3 fattori: la tecnologia, l‟artefatto o dispositivo e i servizi associati. I Paesi e le regioni rispondono e danno forma a implementazioni tecnologiche attraverso un numero di fattori di reazione e causali come cultura, capacità, capitale e controllo. E‟ l‟intersezione di queste misure di partecipazione con elementi tecnologici che forniscono una mappa per comprendere il successo e la partecipazione futura. La tecnologia corrisponde all‟idea o alla proprietà intellettuale basata sulle proprietà scientifiche che permettono la creazione di un prodotto che lo incarna. Molti fattori danno forma e caratterizzano l‟approccio di una nazione o di una regione all‟introduzione e allo sviluppo di tecnologie e insieme questi fattori differenziano le risposte regionali e nazionali all‟introduzione tecnologica e al cambiamento. Essi sono: Capacità: questo corrisponde alla presenza di infrastrutture fisiche sviluppate. Queste in particolare includono la presenza di una popolazione ben istruita con elevato tasso di alfabetismo fornendo il capitale umano richiesto per sfruttare la tecnologia. Capitale: la partecipazione nazionale o regionale al cambiamento tecnologico richiede a risorse di capitale significative, sia fonti di capitale interne che esterne. Le mutevoli strutture dei mercati del capitale rappresentano un‟altra importante determinante differenziale dell‟impatto della tecnologia in questi Paesi. La disponibilità di fondi per nuovi business e concetti il modo in cui il processo dei fondi direttamente influenza la crescita e lo sviluppo di nuove industrie in ogni data nazione. Un forte supporto finanziario e istituzionale per la ricerca è importante per
206
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
lo sviluppo di una fornitura di tecnologia professionale e pronto accesso alla tecnologia sfruttabile. Cultura: linguaggio, nazionalità, stratificazione sociale sono temi importanti nell‟accettazione della tecnologia. Per esempio, le conseguenze del fallimento, la disponibilità di accettare e abbracciare il fallimento come il successo sono chiare misure di una reazione sociale a un meccanismo di cambiamento. Il grado di mobilità della forza lavoro, comprensiva dell‟abilità di espandere e accettare il lavoro degli stranieri è strettamente legato all‟accettazione dell‟immigrazione e all‟accettazione di altre culture e idee. Controllo: il grado e la natura del controllo che un governo esercita su vari segmenti di una società è un altro fattore importante che da forma alla posizione tecnologica di una nazione. Il controllo del Governo può avere effetti positivi e negativi sulla propensione di una società al cambiamento. Per esempio, i temi della governance che influenzano la mobilità della classe, l‟accettazione del cambiamento e l‟abilità di creare benessere individuale. L‟assimilazione tecnologica richiede strutture legali permettendo, proteggendo e rafforzando i diritti allo sviluppo e alla proprietà della tecnologia384. Inoltre è importante ricordare che le dinamiche di S&T riguardano i legami tra gli attori (individui o organizzazioni), l‟assunzione di impiegati in S&T, l‟acquisizione di conoscenza codificata e la diffusione di informazioni relative alla S&T. Per facilitare la comprensione delle dinamiche, scegliamo 2 indicatori della tecnologia: Dati annuali relativi a HRST e sottogruppi (percentuale di popolazione totale) Occupazione nei settore della tecnologia e della conoscenza intensiva (migliaia) In particolare, con riferimento al primo indicatore, il Portogallo seguiva con le ultime tre regioni. Continente, Região Autónoma de Madeira e Região Autónoma dos Açores hanno registrato 21.6%, 18.9% e 15.4% di forza lavoro in S&T come proporzione della loro forza
384
U.S. Government, Assessing the impact of Science and Technology Drivers in Regions, Discussion
paper.
207
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
lavoro totale385 mentre Stoccolma raggiunge il picco più elevato con un valore di 45,9%. Con riferimento all‟impiego in tecnologia e nei settori di conoscenza intensiva possiamo nuovamente trovare Aland nelle posizioni più basse, che riflette, naturalmente, il trend negativo della Life Long Learning e della Gross Expenditure on Research and Development. Il picco, invece, è ricoperto da Nordrhein-Westfalen e in particolare da Dortmund dove dal 1985 è stabilito un centro tecnologico con una funzione imprenditoriale in concerto con l‟università locale e auspica una partecipazione degli istituti di ricerca applicata sui materiali. Inoltre un parco tecnologico caratterizzante una concentrazione di imprese si è sviluppato vicino all‟Università.
Tab. 3.41. HRST. Min (Região Autónoma
Max (Stockholm)
Valore medio
45,9
23,72
dos Açores) 8,6
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat, 2003 Tab. 3.42. Occupazione in settori a conoscenza e tecnologia intensiva. Min (Åland)
Max (Nordrhein-
Valore medio
Westfalen) 14,256
7475,16
969,811
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat, 2003
3.3.6.1. Tecnologia in Piemonte. In anni recenti si è registrata una crescente consapevolezza dell‟importanza del capitale umano come motore di crescita ed è sempre più importante quantificare queste risorse al fine di vedere a quale livello i singoli Paesi e le single regioni in particolare sono capaci a trasformare il loro potenziale umano in R&D e attività innovative. Il Piemonte è una regione con elevati investimenti in ricerca e innovazione tecnologica, con particolare attenzione alle università e alla loro partecipazione ai programmi europei. Esso raggiunge 385
Eurostat HRST, (2002).
208
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
alti livelli specialmente nell‟occupazione in tecnologia e nei settori a conoscenza intensiva guadagnando 8 punti da questo dato (Tab. 3.43). Il Piemonte presenta una percentuale di HRST sulla popolazione attiva del 30% (Tab. 3.44) e un dato sull‟occupazione in tecnologia e settori a conoscenza intensiva che lo colloca nella classe 4 (Tab. 3.45). Il Piemonte è storicamente una regione industriale e rimane fortemente ancorata alla attività manufatturiera. Comunque, il governo regionale e l‟amministrazione cittadina hanno congiuntamente abbracciato una strategia di posizionamento della regione come una moderna economia tecnologicamente avanzata. Il Piemonte investe significativamente in ICT come parte delle sue strategie integrate che cercano di migliorare lo sviluppo regionale attraverso l‟accrescimento della competitività economica e della coesione sociale. Poi il Piemonte è una delle aree europee leader nello sviluppo di prodotti e servizi ICT, particolarmente in relazione alle tecnologie di wireless, telecomunicazioni e software. Queste forze riflettono una forte cassa comune di imprese ICT globalmente competitive, istruzione universitaria rinnovata e capacità di ricerca e industrie di lunga data come quella dell‟automobile, design e aerospazio. Inoltre il Piemonte è una delle aree industriali più importanti in Italia ed è all‟interno di questo framework che le attività relative al Global Navigation Satellite Systems (GNSS) hanno avuto inizio e oggi Torino gioca un ruolo chiave nel campo del GNSS. Il progetto Galileo è uno dei maggiori catalizzatori per questo sviluppo. Il governo Queensland, attraverso il suo Information Industries Bureau (IIB), ha segnato uno Statement Of Intent (SOI) nel luglio 2006 con la fondazione di Torino Wireless, un cluster tecnologico nella Regione Piemonte. Quest‟ultima fu creata nel 2003 per accrescere l‟economia piemontese e promuovere una crescita regionale maggiore raffinando le sue capacità ICT. TWF è sponsorizza dai settori governativi e non ed ha formato un cluster tecnologico, che riunisce un range di stakeholders i quali devono coordinare: Strategie di promozione di strutture produttive condivise e conoscenza; Una più forte capacità di trasformare conoscenza in crescita; La creazione di nuove imprese; Fornire un supporto finanziario robusto all‟innovazione.
209
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
A dispetto di questo risultato sulla HRST (classe 1), il Piemonte compie molti sforzi al fine di supportare un sistema di parchi scientifici e tecnologici integrati collegati all‟Università e al Politecnico. L‟Università in Piemonte rappresenta caratteri di eccellenza nel contesto nazionale con particolare riferimento all‟uso delle risorse fornite dai programmi di ricerca europei, in stretta sinergia con le camere di commercio del Piemonte. I fondi europei sono utilizzati specialmente in IST – settori dell‟Information Society Technology-aeronautico e Spazio, Nanotecnologie e Nanoscienze. La grandiosa attività regionale in innovazione tecnologica è espressa anche da scambi esteri di servizi tecnologici, come mostrato dalla Bilancia dei Pagamenti della tecnologia i cui flussi rappresentano un indicatore di input (pagamenti) e output (reddito) in tecnologia. Contrariamente al trend nazionale la BPT presenta nel 2004 un saldo positivo di 235 miliardi: nel contesto nazionale il Piemonte è un esportatore netto di tecnologia. Tra le regioni più attive negli scambi esteri di tecnologia, il Piemonte è al terzo posto dopo la Lombardia e il Lazio. La struttura della BPT del Piemonte è caratterizzata da alte esportazioni in tecnologia specialmente con riferimento agli studi tecnici e di ingegneria: i servizi tecnologici coprono il 65% dei redditi. Non deve stupirci il dato sull‟impiego in tecnologia e nei settori a conoscenza intensiva; infatti Torino e il Piemonte costituiscono un ambiente fertile per la creazione e lo sviluppo di cluster tecnologici di successo, grazie alle università e ai centri di ricerca capaci di effettuare ricerca di alta qualità e di fornire al mercato conoscenza innovativa in tecnologia e scientifica e risorse umane ad elevato profilo. Su 2,000 ricercatori in ICT (circa il 20% del totale italiano), 700 sono nell‟area wireless, più di 6,000 PMI attive nello stesso campo; la disponibilità di fondi privati e pubblici per supportare le attività di ricerca e la creazione di nuove iniziative imprenditoriali (il Piemonte investe il 2.5% del suo GDP in innovazione e attrae un quarto di tutti gli investimenti privati italiani in ricerca e sviluppo). Un aspetto del focus sulla ricerca è rappresentato dai 6 parchi scientifici e tecnologici sponsorizzati dall‟EU: il parco bio-industriale del canavese (To), 150,000 kmq a disposizione delle imprese farmaceutiche e biotecnologiche (includendo Serrano e BARCO); il parco ambientale di Torino (100,000 kmq), dedicati alle imprese high tech; il parco scientifico e tecnologico della Valle Scrivia (72,000 kmq), a Tortona, (Al); il Tecnoparco (180,000 kmq) a Verbania, sulle rive occidentali del Lago Maggiore, che include imprese provenienti da diversi settori: da quello 210
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
del giardinaggio a quello ecologico, ricerca nel campo dei nuovi materiali fino all‟automazione e ai componenti industriali. Ed infine il parco multi-media e della realtà virtuale a Torino (8,000 kmq) dove lo stato dell‟arte audiovisivo e i progetti multimediali vengono intrapresi, grafici tridimensionali e specialisti della post-produzione digitale sono formati e film, messaggi pubblicitari possono essere girati nei due studi con piscina per scene subacquee e una scatola blu per il set virtuale).Dovremmo poi anche menzionare il nuovo centro Tecnogranda per l‟innovazione tecnologica nei campi dell‟elettronica e meccanica a Dronero, vicino a Cuneo. L‟autorità televisiva statale ha stabilizzato il centro di innovazione tecnologica e di ricerca RAI a Torino nel 1930, un incubatore delle evoluzioni nei sistemi digitali, le trasmissioni DVB e i sistemi di compressione video e audio. Torino è anche famosa nel campo dei sistemi audio grazie alla Vitaminic Farm, una piattaforma leader a livello europeo per la distribuzione di musica digitale nel formato MP3: 385,000 pezzi di 87,000 artisti, coinvolgenti 100 paesi in collaborazione con Mtv. Un organismo che collega l‟Università e il mondo lavorativo è il COREP, un consorzio che opera come uno strumento per l‟implementazione delle iniziative di collaborazione tra università, il mondo manufatturiero, dei servizi delle istituzioni pubbliche locali. Le principali aree da prendere in considerazione sono l‟innovazione tecnologica e la formazione top level attraverso i diplomi post laurea. Due organizzazioni di formazione internazionale hanno la loro sede principale a Torino: il centro di formazione dell‟International Labour Organisation (ILO-ITC) e l‟ETF (European Training Foundation), un‟agenzia fondata dall‟Unione Europea per promuovere l‟innovazione nel campo delle risorse umane per imprese e la comunità. L‟eccellenza tecnologica sta crescendo nel campo multimediale ma non possiamo non sottolineare le attività tradizionali: il centro di ricerca Fiat opera a Torino dal 1976, e può vantare 336 progetti approvati dall‟EU e partnerships consolidate con 250 università e centri simili in tutto il mondo. Alenia Aerospazio, la più grande compagnia italiana nel campo dell‟aerospazio, ha la sua sede centrale nei sobborghi torinesi. Essa è parte di Finmeccanica ed è coinvolta nei più ambiziosi progetti scientifici e tecnologici, che hanno coinvolto 15 paesi per più di 4 anni: la creazione di un nuovo International Space Station (ISS) per rimpiazzare la stazione 211
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Soviet MIR. Comunque, il punto di forza dellâ€&#x;Alenia rimangono le telecomunicazioni: essa possiede il 50% dei satelliti TLC, un record che ha permesso alla compagnia di diventare una delle 40 compagnie Europee nel progetto Galileo, di studiare un nuovo sistema di navigazione satellitare che sarĂ una valida alternativa al sistema Russian Glonass e il piĂš famoso sistema americano GPS386.
Scheda 6A. Tecnologia in Piemonte. Tab. 3.43. Tecnologia in Piemonte. Driver
Indicatori
Classe
Punti
HRST
1
2
Occupazione in settori a
4
8
Tecnologia conoscenza e tecnologia intensiva Fonte: elaborazione personale. Tab. 3.44 HRST
HRST 615
migliaia % di popolazione attiva Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003.
30
Tab. 3.45. HRST in Piemonte (migliaia).
HRST 1835,699 migliaia Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003.
386
www.regionepiemonte.it.
212
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.6.2. Tecnologia in PACA. Anche la situazione tecnologica della regione PACA è ampiamente positiva: essa infatti si posiziona nella classe 3 con riferimento alla HRST e nella classe più elevata (4) con riferimento all‟impiego in tecnologia e nei settori a conoscenza intensiva; così in totale per la tecnologia essa guadagna 14 punti (Tab. 3.46) da aggiungere agli altri fattori del Regional Competitiveness Index. PACA presenta una percentuale di HRST sulla popolazione attiva pari al 36,1% (Tab. 3.47) e un dato sull‟impiego in tecnologia e nei settori a conoscenza intensiva di circa 1.536.000 (classe 4) (Tab. 3.48). L‟industria della regione PACA include i settori tradizionali come l‟agricoltura e l‟industria alimentare, ma l‟industria dell‟acciaio, chimica e petrolchimica sono connesse alle principali aree dell‟alta tecnologia come la microelettronica, l‟elettronica, l‟aeronautica e l‟aerospazio. Tutti questi settori traggono beneficio dall‟elevata concentrazione di risorse tecnologiche in Europa, in particolar modo quelle in telecomunicazioni, ottica, sistemi d‟immagine, ingegneria del software, materiali avanzati e scienze naturali. Tutti i maggiori settori del terziario sono rappresentati in PACA. Essi forniscono queste industrie e i centri tecnologici di servizi finanziari, di marketing e amministrativi in un‟area focalizzata sullo sviluppo internazionale. Esistono nell‟area PACA due grandi poli a vocazione scientifica ad est e ad ovest dell‟area e un polo a vocazione operativa e tecnologica nell‟area di Toulon387. Questi poli dirigono le loro ricerche a seconda delle caratteristiche della media locale, sviluppando gli stessi verso set di tematiche più generali. E‟ allo stesso tempo una forza, perché rende possibile coprire un gran numero di tematiche e una debolezza, perché disperde la manodopera su tutta la costa. Le analisi dei laboratori sottolineano anche l‟elevato livello della ricerca: la partecipazione nei migliori programmi scientifici e i network europei o nazionali di ricerca, come il set complementare di tematiche degli attori. La ricerca in PACA comprende: 2 osservatori di scienze dell‟universo, 10 osservatori UMR dipendenti dalle università, CNRS e IRD.
387
Chambre Regional de Commerce et d‟Industrie, (2005), Étude d’initialisation d’un observatoire du Pôle
de compétences Multimédia en PACA.
213
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
E‟ necessario notare inoltre particolari competenze complementari negli ecosistemi lagunari. E‟ anche chiaro che il potenziale di oceanologia in PACA è rinforzato dagli scambi e cooperazioni con set di tematiche molto ben rappresentate in PACA: robotica, idrodinamica, materiali, tele-detection, modellistica, così come le tecnologie necessarie al “genius” oceanico (la fotonica, il NTIC, il trattamento di segnali, etc). Occorre poi fare un focus sulle tecnologie chiave (Mappa 3.3); le tecnologie
dell‟informazione e della
comunicazione sono un campo su cui il più gran numero di imprese opera (51 attori identificati). Esse sono molto presenti nell‟area Provence the Alps Riviera. Di converse , le tecnologie “dei beni di consumo e dei servizi” e le “tecnologie e metodi di design management - produzione” sono molto poco quotati. Le imprese operanti nelle “tecnologie dell‟informazione e della comunicazione” e nelle tecnologie dei “trasporti - aeronautica spazio” sono per la maggioranza delle imprese da 20 a 500 persone. Per tutti gli altri campi (eccetto “beni di consumo e servizi” e “tecnologie e metodi di design - management produzione”) vi è una distribuzione omogenea tra le imprese con meno di 20 addetti e quelle tra i 20 e i 500addetti. E‟ difficile obbligare la manodopera dell‟impresa ad adottare una tecnologia chiave; comunque il campo delle tecnologie chiave principale in termini di occupazione è momentaneamente quello delle tecnologie della comunicazione e dell‟informazione. Le tecnologie dei materiali e le tecnologie agro-alimentari sono sviluppate con la stessa intensità nell‟Aix zone Marseilles e nella zona di Nice-Sophia Antipolis. Le tecnologie dei materiali-chimica e le tecnologie della costruzione e delle infrastrutture sono i 3 principali campi di tecnologia nella zona di Tolone. Su 119 tecnologie chiave del 2005, 107 sono identificate come nell‟area Provence the Alps Riviera. Queste 107 tecnologie chiave sono sviluppate, o integrate, o utilizzate da imprese regionali. Le due liste corrispondenti (107 TC e 93 TC) sono presentati in appendice. La mappa 3.3 è una rappresentazione sintetica delle tecnologie chiave nell‟area della Provence the Alps Riviera. 107 tecnologie chiave sono rappresentate secondo la propria categoria (DA o cd. = tecnologia sviluppata; IA or IP= tecnologia integrata; UA or UP= tecnologia utilizzata) e la propria importanza (un numero di eventi: la taglia del numero di tecnologie è più o meno ampia a seconda del numero di eventi). Si è notato che, per la maggioranza delle tecnologie chiave, (eccetto i campi delle tecnologie delle costruzioni, infrastrutture, habitat e le tecnologie e i metodi del 214
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
design - management - produzione”), la distribuzione è omogenea tra le varie categorie. Nella popolazione dell‟area PACA vi sono tante tecnologie integrate quante quelle usate. Dall‟altro lato, le tecnologie chiave nel campo del “design - management - produzione” sono utilizzate dagli attori tecnologici dell‟area PACA, ma molto poco sviluppata (non ci sono veri sviluppi). Si considerano anche le principali tecnologie su cui il più grande numero di imprese lavora e porta valore aggiunto. Solo i driver dello sviluppo e le relative determinanti (istogramma verde) sono considerate come imprese che apportano un reale beneficio sulla tecnologia. Di conseguenza nell‟identificare le principali tecnologie dell‟area della Provence Alps Riviera occorre prendere in considerazione solo queste 3 categorie. Tra le 107 tecnologie chiave identificate nell‟area PACA, 10 sono prevalenti. Queste tecnologie chiave appartengono ai campi delle tecnologie dell‟informazione e comunicazione e le tecnologie delle costruzioni-infrastrutture-habitat388.
388
Panorama des technologies clés en region PACA, DATEM Ingénieurs Conseils Associés.
215
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 6B. Tecnologia in PACA. Tab. 3.46. Tecnologia in PACA Driver
Tecnologia
Indicatori
Classe
Punti
HRST
3
6
Occupazione in settori a
4
8
conoscenza e tecnologia intensiva Fonte: elaborazione personale Mappa 3.3. Localizzazione geografica di tecnologie chiave in PACA
Fonte: Panorama delle tecnologie chiave nella regione PACA. Tab. 3.47. HRST in PACA. HRST migliaia
770
% di popolazione attiva
36,1
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003. Tab. 3.48. HRST in PACA (migliaia).
HRST 1535,895
migliaia
Source: Eurostat-Regional data 2003.
216
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
3.3.7. Finanza. Il dominio regionale contiene un ampio range di indicatori, molti dei quali sono direttamente rilevanti per gli studi della competitività regionale. Gli indicatori rilevanti includono GDP, Gross Value Added (GVA) e occupazione. In particolare, GVA e occupazione sono disponibili con una disaggregazione settoriale, che può essere utilizzata per identificare come la produttività del settore influenza le performance regionali. Una rappresentazione comune della competitività che rispecchia in senso lato questa descrizione è il PIL pro capite, che può essere scomposto in vari fattori, ognuno con un‟interpretazione economica. L‟analisi non è indipendente in quanto alcune interrelazioni sono riscontrabili tra gli indicatori (es le regioni altamente produttive che usano lavoro qualificato possono ben rappresentare elevati tassi d‟impiego). Secondo la letteratura389 questi due tipi di indicatori devono essere considerati come indicatori di output della competitività regionale. La produttività comparativa regionale (crescita), infatti, è certamente una misura chiave della competitività . Ma ispezioni strette suggeriscono che la distinzione tra input e output non è privo di confusione. Così la domanda può essere “Una regione è altamente produttiva perchè competitiva?” o “E‟ competitiva perché produttiva?”. In realtà, la competitività regionale è spesso meglio visto come un complesso evoluto autoalimentato, in cui gli output diventano inputs in modo da influenzare i futuri output. Generalmente le regioni più competitive hanno un livello di PIL pro capite maggiore rispetto alla media mentre l‟opposto è vero per le regioni meno competitive390. La competitività territoriale è il risultato di diversi fattori; ognuno di questi contribuisce a spiegare la differenza tra il livello di PIL pro capite in una regione e la media OECD. Per esempio, un alto tasso di impiego dovrebbe tradursi in un livello di PIL pro capite maggiore della media; un basso livello di produttività determinerebbe un livello di PIL procapite più basso della media391.
389 390
Vincze M., (2003), Regional competitiveness in Romania, working paper. Organisation for economic Co-operation and development, (2003), Territorial Benchmarking for
competitiveness policy, 6th session of the working party on territorial indicators, June, Switzerland 391
For instance, in the region of Queensland (Australia) GDP per capita is 2,209 US $ below the OECD
217
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Tab. 3.49. GDP pro capite. Min (Dytiki Ellada)
Max (Inner London)
Valore medio
0,0093
0,0669
0,023565
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003.
Tab. 3.50. GVA pro capite. Min (Tees Valley and
Max (Inner London)
Valore medio
0,0582
0,02158
Durham) 0,0042
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003.
Così nella nostra analisi scegliamo il PIL e il GVA pro-capite come driver finanziari della competitività regionale (Tab. 3.49-3.50). Con riferimento all‟Europa occidentale registriamo una dominanza sia del PIL (66,9%) che del GVA pro capite (58,2%) nell‟Inner London, che nuovamente risulta nella prima posizione. Inoltre la regione con il ranking minore relativamente al PIL pro capite è la regione greca di Dytiki Ellada mentre il valore minimo del GVA pro capite è ricoperto da Tees Valley e Durham che hanno un GVA pro capite di 17% minore della media.
3.3.7.1. Finanza del Piemonte. Con riferimento agli indicatori finanziari, il Piemonte è in una discreta posizione ricoprendo il livello 3 in entrambi i 2 indicatori (GDP e GVA pro capite) (Tab. 3.51); questo conferisce alla regione un totale di 7,50 punti. Essa presenta infatti un PIL pro capite di 25.756 euro e un GVA pro capite di 23.200 (Tab. 3.52). E‟ necessario puntualizzare che il valore aggiunto di un‟impresa, di un settore o dell‟economia di un Paese, si ottiene dalla differenza tra il totale della produzione e il totale
average. This difference is the sum of: a gain of 337 $ due to specialisation in high productivity industries, a loss of 2,101 $ due to low average productivity, a loss of 417 $ due to low employment rate, a gain of 748 $ due to the age of the population, and a loss of 776 $ due to low participation rate.
218
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
dei costi relativi a beni e servizi coinvolti nel processo produttivo di un‟impresa, di un‟economia settoriale o provinciale. Le nuove misure sono costruite sulla base dei prezzi degli anni precedenti. Le nuove serie hanno sostituito le precedenti poiché garantiscono una miglior rappresentazione della crescita economica, ma senza dubbio presentano delle incertezze con riferimento al trattamento. Nel 2005 la crescita del PIL a livello nazionale era inesistente se comparata con quella del 2004; lo stesso risultato è registrato nel Nord Ovest; anche nelle ripartizioni territoriali i trend sono simili; nel Nord Est il tasso di crescita è 0,1%, mentre nel sud e nell‟Italia Centrale si è registrata una riduzione rispettivamente di –0,1 e -0,2%. Il PIL pro capite, misurato come rapporto tra PIL nominale e numero medio di abitanti è cresciuto in Italia del 3%. Questo trend è il risultato di una dinamica differenziata tra ripartizioni geografiche.
I relativi valori assoluti nell‟Italia
Centro-Settentrionale sono in ogni casi maggiori. La crescita zero delle economie del NordOvest può essere spiegata dal trend dell‟attività Agricola e industriale, settori dove il valore aggiunto in termini reali registra una decrescita (3,6% e 4,2%), a cui si contrappongono il settore dei servizi e delle costruzioni. Basati sui dati del National Institute for Statistics, il Piemonte è una delle regioni più benestanti in Italia. Così il PIL pro capite in Piemonte ricopre una buona posizione (terza classe) e registra un incremento rilevante del 3,7% nel periodo 2003-2005, come mostrato nella Tab. 3.53. La regione è sottoposta ad un intenso processo di trasformazione causato dalla ridotta presenza del settore manufatturiero, un fiorente settore dei servizi e terziario e crescenti attività di R&D. Comunque, a dispetto di questi trend, il Piemonte mantiene la sua forte vocazione industriale e lo piazza al 20° posto nella classificazione delle 200 regioni europee. Inoltre, un importante aggregato nella contabilità nazionale riferito alle regioni è presentato dal valore aggiunto; esso fornisce una misura quantitativa di ricchezza prodotta da un sistema economico. E‟ un indicatore che, se diviso per la popolazione esistente permette di individuare il trend più o meno favorevole di un territorio al fine di fare una comparazione con il trend economico generale. Con riferimento alla composizione per attività un ruolo molto importante è sempre giocato dalle “altre attività” (prevalentemente il settore manifatturiero e dei servizi) e dall‟industria (Tab. 3.54). In particolare nell‟industria il Piemonte registra una percentuale più elevata se comparata al dato nazionale, che riflette la sua vocazione originale. 219
- Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA -
Scheda 7A. Finanza in Piemonte. Tab. 3.51. Finanza in Piemonte. Driver
Indicatori
Classe
Punti
Finanza
GDP pro capite
3
3,75
GVA pro capite
3
3,75
Fonte: elaborazione personale. Tab. 3.52. PIL e GVA pro capite in Piemonte. Piemonte GDP pro capite
25.756
GVA pro capite
23.200
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003. Tab. 3.53. Variazione % annuale del PIL pro capite.
Fonte: Istituto Tagliacarte- Elaborazione CCIAA Cuneo. Tab. 3.54. Composizione del valore aggiunto per settore. Composizione % del GVA per attivitĂ (2003) Agricoltura
Industria
Alter attivitĂ
Totale
1,9
31,6
66,5
100
Fonte: Dati regionali Eurostat 2003.
220
3.3.7.2. Finanza in PACA.
Il punteggio del GDP e GVA in PACA riflette la situazione della finanza in Piemonte; infatti, con un PIL pro capite di 24.073 e un GVA pro capite di 21.646 nel 2003 (Tab. 3.55) PACA si piazza nella classe 3 per entrambi gli indicatori, guadagnando un totale di 7,5 punti (Tab. 3.56), lo stesso risultato del Piemonte. La regione PACA produce approssimativamente il 7% della ricchezza nazionale, che la posizione nella terza posizione a livello nazionale subito dopo Ile de France (28%) e Rhone-Alps (9%). Su scala europea, l‟area è in 21^ posizione in termini di PIL. Partendo dal 2002 il PIL in PACA ha registrato una continua crescita corrispondente a un totale di 4,6 nel periodo 2002-2004 (Tab. 3.57). Con riferimento alla composizione percentuale del GVA per attività, possiamo notare che i principali servizi commerciali coprono la più elevate percentuale (56%), seguiti dai servizi amministrativi (25%) e dall‟industria (11%). Così il settore terziario genera più dell‟80% della ricchezza (Figura 3.9). Nel 2005, gli inport della Provence-Alp-Coast d‟Azure sono cresciuti a 22,6 miliardi di euro e gli export a 15,9 miliardi di euro. In particolare i beni legati alla chimica, alla metallurgia e all‟elettronica genera importanti surplus. Dall‟altro lato, gli import relativi all‟agro-alimentare e ai beni di consumo sono strutturalmente maggiori degli export (683 milioni di euro). L‟Unione Europea è la zona privilegiata del commercio estero della regione PACA, con più di metà degli export e un terzo degli import. Tra gli stati membri, l‟Italia e la Spagna, ma anche Germania e United Kingdom sono i principali partner commerciali. Altri Paesi vicini al bacino mediterraneo e in particolare quelli del Maghreb, sono anche clienti e importanti fornitori dell‟area. I budget stimati delle comunità locali nel 2005 sono caratterizzati da una crescita del volume previsto, del 19% per l‟area, dal 2% al 15% nei vari concili generali. Questa crescita si è verificata in un contesto di cambiamento delle loro missioni all‟interno del framework del nuovo stadio di decentralizzazione. Il ruolo dell‟area è stato così rafforzato con riferimento alla formazione. La crescita nella spesa è finanziata da un apprezzevole incremento nella pressione fiscale, consentendo un miglioramento. La realizzazione del budget 2004 dell‟area rivela un surplus di 38 milioni di euro, dopo un 221
deficit di 25 milioni di euro nel 2003. Gli introiti erano più alti di 100 milioni di euro rispetto a quanto previsto. Il prestito è stato maggiore di quello previsto (319 milioni di euro invece di 211 milioni di euro). D‟altro canto, i trasferimenti ricevuti erano 37 milioni di euro più bassi delle previsioni. La spesa è anche maggiore di quella registrata con il primo budget, ma in proporzione minore rispetto
a quella registrata (62 milioni di euro). Infatti le spese assorbono
completamente la crescita. Le spese amministrative pro capite sono minori della media francese. 8 comuni dell‟area su 10 appartengono a gruppi completamente tassati. Queste strutture pubbliche di cooperazione comune copre l‟88% della popolazione della regione PACA. Una conta così una comunità urbana (Marseilles-Provence-Metropolis) e 14 comunità. Queste ultime sono concentrate nei territori urbanizzati, in primo luogo nel Rhone delta e nelle Alpes-Maritimes. Al contrario, i due dipartimenti alpine hanno solo comunità di comuni392.
392
INSEE, Bilan économique et social - Année 2006.
222
Scheda 7B. Finanza in PACA. Tab. 3.55. Finanza in PACA. Driver
Indicators
Classe
Punti
Finanza
PIL pro capite
3
3,75
GVA pro capite
3
3,75
Fonte: elaborazione personale. Tab. 3.56. PIL e GVA pro capite in PACA. PACA 24.073
PIL pro capite
21.646
GVA pro capite Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat- 2003.
Tab. 3.57. Tasso di crescita reale del PIL regionale ai prezzi di mercato a livello NUTS 2 – variazione % nell’anno passato. 2002
2003
2004
1
1,1
2,3
0,3 1,6 PACA Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat- 2003.
2,7
Francia
Figura 3.9. Composizione % del GVA per attività (2003).
2%
11%
25% 6% Agriculture, silviculture, fishing Industry Building Mainly commercial services Administrative services
56%
Fonte: elaborazione personale su dati Insee, Finanza in PACA, 2003.
223
3.3.8. Capitale fisico. Un importante driver della competitività regionale è rappresentato dalle infrastrutture; molti investimenti pubblici come quelli supportati dai Fondi Strutturali vanno alle infrastrutture; un‟adeguata dotazione di infrastrutture è una condizione necessaria ma non sufficiente per la competitività economica di una regione, un fattore importante che determina sia la locazione delle attività economiche e le tipologie di attività o settori che sviluppa. L‟investimento in infrastrutture è essenziale per ridurre l‟effetto di distanza tra le regioni, specialmente tra quelli in periferia e nel centro. I miglioramenti in infrastrutture riducono il tempo e il costo di trasporto dei beni incrementando così la produttività e alterano il vantaggio competitivo proveniente dall‟essere localizzati in differenti regioni. Ugualmente, essi hanno un effetto simile con riferimento al tempo trascorso nei viaggi per lavoro, estendendo così i confini dei mercati del lavoro locali e incrementando l‟offerta effettiva di lavoro. Le infrastrutture
relative al trasporto, comunque, rimangono largamente sotto la
responsabilità del governo e sono ancora un‟importante componente della politica strutturale e regionale. Tra le infrastrutture relative ai trasporti abbiamo scelto di analizzare: -autostrade/area (Tab. 3.58) -ferrovie/area (Tab. 3.59) Infatti le strade sono il mezzo predominante di trasporto. Lo sviluppo di autostrade ha incrementato la densità del trasporto stradale. Negli ultimi 10 anni a livello regionale la crescita ha seguito un percorso di crescita. La rete autostradale è meno sviluppata nei Paesi del nord (il valore minimo infatti è coperto dalla regione svedese di Mellersta Norrland), specialmente nella parte più settentrionale. Il valore massimo è raggiunto invece dalla regione di Lisbona, dato che la stessa è connessa ai suoi sobborghi e al resto del Portogallo da un‟estesa rete autostradale. Vi sono 3 autostrade circolari attorno alla città; la 2ª circolare, la CRIL e la CREL. Ogni regione presenta specifiche necessità a questo riguardo, sia in termini di scala globale delle reti dei trasporti che in particolari modalità di trasporto. Un livello minimo di infrastrutture di trasporto è necessario per la competitività regionale, ma questo non è necessariamente lo stesso per tutte le regioni.
224
Inoltre, un equipaggiamento di infrastrutture po‟ essere importante per lo sviluppo. Invece, l‟importanza del trasporto ferroviario nell‟Unione è diminuito a dispetto della modernizzazione della rete in un elevato numero di paesi. In ogni caso, la rete ferroviaria è stata ammodernata in alcuni Paesi coesi. Anche con riferimento alla rete ferroviaria il valore minimo è presentato nei Paesi del Nord. Il primato negativo è coperto dalla regione finlandese. Il maggior equipaggiamento ferroviario è posseduto dalla Francia. Il ruolo di Parigi come centro di commercio internazionale e turismo ha portato molti miglioramenti nel suo sistema di trasporto nei secoli passati e il suo sviluppo è progredito rapidamente. Solo nei trascorsi decenni Parigi è divenuta il centro di un sistema autostradale, ferroviario ad alta velocità e, attraverso i suoi due maggiori aeroporti, un hub del traffico aereo internazionale. I network pubblici della regione di Parigi sono coordinati dal sindacato dei trasporti dell‟Île-de-France (STIF), formalmente Syndicat des transports parisiens (STP). I membri del sindacato includono il RATP, che include i bus suburbani, il Metro e sezioni di RER; l‟SNCF, che include le line ferroviarie suburbane e le altre sezioni della RER. Il Métro è uno dei più importanti mezzi di trasporto dell‟area parigina.
Tab. 3.58. Autostrade/area. Min (Mellersta Norrland)
Max (Lisboa)
Valore medio
0,0002
0,2252
0,03733
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat data 2003. Tab. 3.59. Ferrovie/area. Min (Pohjois-Suomi)
Max (Île de France)
Valore medio
0,008
0,1499
0,043828
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat data 2003.
225
3.3.8.1. Capitale fisico in Piemonte. Le autostrade e le ferrovie non sono costruite solo per se‟ stesse; essi sono servizi che rispondono alla domanda di mobilità e può essere modellata sui bisogni dei propri abitanti. E‟ una nozione facile da comprendere e non è corretto tacere sulle responsabilità di tecniche e amministrazioni pubbliche nella fase di progettazione urbana. E‟ a causa di questi che la domanda di mobilità sta divenendo difficile da fermare: la localizzazione delle espansioni urbane, gli insediamenti produttivi non sono subordinate alla presenza della previsione di un adeguato trasporto pubblico. La risposta alla domanda di mobilità, del trasporto delle persone e beni è domandata all‟iniziativa dei cittadini che, deve spostarsi usando l‟auto privata con conseguenze quali il congestionamento di strada sui bilanci pubblici senza considerare tutti i danni ambientali. Per tutte queste ragioni, il ruolo delle ferrovie è rivalutato; così non è possibile avere una situazione passiva ( al massimo una cattiva gestione). In questo contesto vogliamo introdurre la tematica del grande collegamento nazionale e internazionale poichè supportano la rivitalizzazione del sistema delle linee locali. Così critiche e proposizioni al passaggio alpino del Piemonte devono essere contestualizzate nel panorama della gestione territoriale e del destino dei suoi abitanti. Generalmente il Piemonte registra buoni risultati con riferimento alle ferrovie ottenendo un punteggio di 4 nel RCI (Tab. 3.60). Infatti la regione ha una rete ferroviaria di circa 2000 km, ovvero circa 70 metri di ferrovia per ogni kmq ( Tab. 3.61) che appartengono quasi interamente all‟RFI del gruppo FS. Soltanto 8 km delle linee RFI ha 4 binari elettrici, circa 600 km hanno un doppio binario elettrificato per circa 600 km. Il Piemonte è in una posizione strategica per i commerci internazionali verso Francia e Svizzera. Questa posizione è stata utilizzata per la costruzione di due reti ferroviaria di grande comunicazione internazionale, entrambe con treni a lunga percorrenza, treni regionali e tremi merci che attraversano le Alpi: Il traforo del Frejus (linea Torino-Modane) tra Italia e Francia, dove vengono trasportate circa 10 milioni di tonnellate di beni. Il passo del Sempione (Milano/Novara-Sempione) tra Italia e Svizzera.
226
Inoltre possiamo aggiungere la linea internazionale Cuneo-Limone-Ventimiglia/Nizza che, a causa della sua tortuosità non è utilizzato per lo scambio di beni. Altre importanti linee interne (Mappa 3.4) per il traffico sono:
Torino-Asti-Alessandria-Novi Ligure (Genova) Torino-Novara-(Milano) Alessandria-Tortona (Piacenza) (Milano) Tortona-Arquata Scrivia (Genova) Alessandria-Novara Torino-Savona Inoltre, non meno importante con riferimento al traffico locale sono altre linee (quasi tutte a binario singolo) dove circolano treni regionali. L‟incremento del traffico e la conseguente saturazione delle più importanti linee ha portato l‟UE a pianificare un network ad alta velocità che riguarda in particolare la regione del Piemonte; ci riferiamo in particolare a due linee: AV/AC Torino - Milano, collegati da un lato alla linea AV/AC Torino - Lione, e dall‟altro all‟AV/AC Milano - Venezia - Trieste a completamento del "Corridoio 5" Parigi/Barcellona - Kiev. AV/AC attraverso il passo di Giovi che collegherà il sistema portuale di GenovaVoltri
al Piemonte e all‟hinterland lombardo e al passo del Gottardo e del
Sempione. L‟attività consiste nel dare un‟accelerata all‟iter di approvazione dei progetti e per ulteriori iniziative di accordo con le regioni francesi per il miglioramento della comunicazione internazionale (Tenda, Mercantour, Monginevro). Ma anche il network autostradale costituisce un importante mezzo di comunicazione del Piemonte, dove per ogni km corrispondono 30 metri di autostrada. Inoltre più di 1000 km di autostrade in Piemonte collegano la regione con il resto d‟Europa in Italia. I collegamenti con la Francia sono assicurati dalla A32 attraverso il tunnel del Frejus e il passo del Monginevro nel nord-ovest e dall‟A6 via Ventimiglia nel Sud. Inoltre 227
l‟A26 collega il Piemonte a Sud con Genova e attraverso il passo del Gottardo e del Sempione con Svizzera e il nord Europa. La linea Torino-Milano è rafforzata con la costruzione della quarta corsia e il collegamento con l‟aeroporto continentale di Malpensa. Poi l‟A6 e l‟A21 saranno collegate con la nuova linea Asti-Cuneo, in costruzione. Tutti questi km di autostrada collocano il Piemonte nella classe 3 raggiungendo un punteggio di 1,875 anche se sono presenti grossi problemi di viabilità.
228
Scheda 8A. Capitale fisico. Tab. 3.60. Capitale fisico in Piemonte. Driver
Indicatori
Classe
Punti
Capitale fisico
autostrade/area
3
1,875
ferrovie/area
4
2,5
Fonte: elaborazione personale. Tab. 3.61. Km di autostrada e ferrovia per ogni kmq. autostrade/area 0,03 ferrovie/area
0,07
Fonte: elaborazione personale. Mappa 3.4. Ferrovia in Piemonte.
Fonte: elaborazione personale. .
229
3.3.8.2. Capitale fisico in PACA. La situazione infrastrutturale della regione PACA è positiva: infatti, mentre le autostrade posizionano la regione PACA nella classe 2, le ferrovie riflettono una situazione maggiormente positiva (classe 3) fornendo alla regione un punteggio totale di 3,125 (Tab. 3.62). In particolare nel 2003, PACA presenta circa 40 metri di ferrovie e 20 metri di autostrade per kmq (Tab. 3.63). Un‟offerta rafforzata, tariffe gravitazionali, materiali moderni, servizi migliorati, lo sviluppo della complementarità e intermodalità … treni e vagoni regionali sono organizzati dall‟area per rispondere nel migliore dei modi alle aspettative degli utenti. Il regolare incremento nel numero dei passeggeri sui treni regionali incoraggia così l‟azione intrapresa dall‟area verso il profitto. Tutto questo progresso è anche frutto degli scambi tra utilizzatori, rappresentanti delle istituzioni e SNCF, all‟interno dei comitati. Oggi, il network regionale offre una pubblica utilità di prossimità che rende possibile passare da un mezzo all‟altro: miglior informazione, accesso alle stazioni organizzate e rese sicure, sviluppo delle tariffe combinate con una sola coordinazione, documentazione di trasporto dell‟offerta con la propria autorità locale ad organizzare la continuità e complementarità del network. Il lancio all‟inizio dell‟anno lavorativo del parziale raddoppio della linea tra Aix e Marseilles illustra il desiderio di sviluppare il trasporto rail-bound nelle agglomerazioni. Quest‟estate 7 treni turistici e prezzi fissi speciali ogni giorno sono stati proposti in partnership coi comuni. La qualità della public utility, la democrazia partecipativa e la solidarietà contribuiscono allo sviluppo del trasporto collettiva in PACA in favore del nostro contesto e del nostro stile di vita393. Il mezzo privilegiato del trasporto collettivo in PACA è il treno dall‟arrivo del TGV al Mediterraneo (Mappa 3.5). Nel 2005, esso ha registrato nuovamente una crescita del 3% in termini di viaggi per km. Il trasporto aereo ha confermato la crescita iniziale durante l‟ultimo anno, dopo molti anni di caduta: + 3,3% tra il 2004 e il 2005, con 16 milioni di viaggiatori. Il traffico marittimo dei passeggeri è dovuto per metà a Marseilles, per un terzo a Nice e per il resto a Toulon. Questi porti registrano circa 4,3 milioni di passeggeri nel
393
PACA Region , Guide de transport regional, discourse du President.
230
2004. Se il traffico regionale era stabile nel 2004, Nice e Marseilles registrano una caduta del 3%, con un vantaggio per Tolone, in forte crescita (+ 21%). Nel 2004, il parco automobilistico regionale era di tre milioni di veicoli, incluso l‟85% di veicoli personali. Con un tasso di 543 auto private per migliaia di abitanti, PACA conta 40 unità in più della media nazionale. Nel 2005, la decelerazione della crescita economica, la crisi petrolifera e lo sviluppo della competizione estera ha influenzato il settore dei trasporti. Interrompendo la ripresa dello scorso anno, il trasporto stradale dei beni ha subito una caduta dell‟attività e i risultati interi del trasporto ne hanno sofferto. Comunque, la navigazione fluviale del bacino del RhoneSaone ha reso vigorosi i progressi e, da un lato, l‟attività portuale regionale è progredita. Approfittando, in particolare, del rinnovo dell‟attività turistica in PACA, il numero di passeggeri trasportati è cresciuto sia con riferimento al trasporto aereo che marittimo e probabilmente anche ferroviario. Lo sviluppo debole dell‟economia spiega, parzialmente, il ritiro del settore dei trasporti. Si sa che in un periodo di crescita poco supportata, come nel 2005 quando il PIL è cresciuto del 1,4%, il trasporto è sottoposto ad un‟accentuata decelerazione, a causa della contrazione della richiesta di trasporto dei beni. La crisi petrolifera, generando un incremento annuale nel prezzo del gasolio (al netto delle tasse) di 19,6%, secondo il Road National Committee, ha avuto un forte impatto sui prezzi e sulla tesoreria delle imprese. Il trasporto ha registrato una perdita di occupazione nel 2005 . Nel primo trimestre del 2005, il numero di occupazione nel trasporto regionale è decresciuto del 3% in termini di scivolata annuale. Paradossalmente, il mercato del lavoro è migliorato: le offerte di lavoro hanno registrato in ANPE un incremento le richieste sono state molto minori. Contrariamente all‟intera economia regionale, il settore dei trasporti ha visto la creazione di meno imprese nel 2005 rispetto al 2004 (- 5,6%). Con 674 compagnie formate, l‟anno 2005 è in media ai risultati osservati dal 2000. Il tasso annuale di fallimento delle del imprese di autotrasporti, misurato nel terzo trimestre del 2005, risulta simile a quello dell‟anno precedente. Nel 2006 si sono registrati miglioramenti dell‟offerta di servizi. Incrementi e miglioramenti della qualità dell‟offerta di treni e bus sono così sintetizzabili: 540 treni regionali al giorno 231
113 strade regionali per giorno complementariamente ai treni Più di 100.000 viaggiatori al giorno hanno usufruito di nuovi servizi: dispositivi inormativi per viaggiatori nelle stazioni e sui treni, creazione di lavori di reception in stazione e sicurezza, ammodernamento della segnaletica … Inoltre è stata ristrutturata l‟intera rete ferroviaria: 30 TER2N, 12 motorizzati e 10 B 2N NG sono stati immessi sul mercato; 35 AGC in corso di costruzione. Oggi un treno su 2 offre un servizio di trasporto di nuovi materiali; 26 auto USI; 33 treni sono stati muniti di aria condizionata e riparati per un migliore comfort con aggiunte di dispositivi di ammodernamento dell‟intero parco regionale. Un nuovo range tariffario regionale è stato creato, così come un‟equiparabile offerta di servizi a tariffa ridotta dal 25 al 90% rispetto alla normale tariffa per gli impiegati, persone giovani, domande di lavoro e viaggiatori occasionali. Inoltre tariffe combinate treno+bus+metro+tram sono state predisposte al fine di semplificare l‟accesso al treno col network urbano con solamente un documento di trasporto (14 reti di partner). Inoltre sono stati pianificati prezzi fissi speciali per i turisti. Al fine di migliorare gli scambi e l‟accesso al territorio regionale, le azioni si spostano su raggiungimento di grandi lavori di equipaggiamento in particolare per la rete ferroviaria e le strade. Due azioni sono state pianificate: L‟incremento delle capacità delle vie ferroviarie. Costruzione di una seconda via tra Aix and Marseilles, terza via di Marseilles-Aubagne e Cannes-Nice, la riapertura di linee: Cannes-fatty, Sluice-Meyrargues, ammodernamento delle stazioni, incremento delle banchine, ripresa delle vie ferroviarie della Provence nel network regionale di trasporti. Ammodernamento delle strade: adattamento delle strade ai flussi di veicoli, messa in sicurezza delle strade, raddoppio degli agglomerati (nelle Alpi: RN 94, RN 202bis raddoppiata …).
232
Progetto di una linea ad alta velocità Riviera, essenziale collegamento degli assi ferroviari dell‟arco mediterraneo per cui l‟area era un importante attore dell‟ultimo dibattito pubblico. Apertura della rete ferroviaria del tunnel del Monginevro, per l‟apertura delle HautesAlpes dalla valle di Durance per migliorare il raggio di mercato dell‟autorità portuaria di Marseilles. Implementazione del lavoro interinale grazie allo sviluppo di un sistema di trasporto comune a tutte le aree e i Paesi provvisto di indicazioni adattate alla circolazione di tutti i treni.
233
Card 8B. Capitale fisico in PACA. Tab. 3.62. Capitale fisico in PACA. Driver
Indicatori
Classe
Punti
Capitale fisico
Autostrade/area
2
1,25
Ferrovie/area
3
1,875
Fonte: elaborazione personale. Tab. 3.63. Km di autostrada e ferrovia per ogni kmq. Autostrade/area
0,02
Ferrovie/area
0,04
Fonte: elaborazione personale. Mappa. 3.5. Ferrovie in PACA.
Fonte : Web Ufficiale SNCF- TER della regione PACA.
234
3.3.9. Tolleranza. Da molti studi, è emerso che la tolleranza gioca un ruolo importante nello sviluppo regionale. In particolare Florida sostiene che la tolleranza e l‟apertura alla diversità siano estremamente importanti394. Possiamo notare inoltre che la tolleranza è significativamente associate sia col capitale umano che con la classe creativa così come coi salari e i redditi. Le Università e i servizi ai consumatori influenzano anche la distribuzione regionale di capitale umano e classe creative, ma sostanzialmente molto meno della tolleranza. Questi tre fattori non operano in competizione tra loro ma tendono a giocare ruoli complementari nella distribuzione geografica di capitale umano e classe creative e nello sviluppo regionale395. Inoltre è importante sostenere che la tolleranza gioca anche un ruolo nello stimolare la creatività in città e regioni. In aggiunta la tolleranza e l‟apertura contribuiscono alla diversità e influenzano il livello di distribuzione geografica di istruzione e capacità. Florida (2002) sostiene inoltre che la tolleranza – specificatamente “basse barriere all‟entrata” per individui– è associata con le concentrazioni geografiche di talento, alti tassi di innovazione e sviluppo regionale. Secondo tutte queste argomentazioni decidiamo di misurare la tolleranza attraverso: Immigrazione internazionale (numero totale) (Tab. 3.64); Studenti ai livelli ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale (Tab. 3.65);
394
Florida R., (2002a), The Rise of the Creative Class, New York: Basic Books.
Florida R., (2002b), The Economic Geography of Talent, Annals of the Association of American Geographers, 92/4, 743-755. Florida R. (2002c) Bohemia and economic geography, Journal of Economic Geography, 2: 55-71. 395 Richard Florida, Charlotta Mellander, and Kevin Stolarick, (2007), Inside the Black Box of Regional Development: Human Capital, the Creative Class and Tolerance,Working paper creative class group.
235
In letteratura396 il tasso di correlazione tra l‟alto livello di istruzione e i salari e lo sviluppo regionale è spesso sottolineato; un alto livello di benessere permette infatti alle famiglie di finanziare lunghi periodi di studio. Così, con riferimento al primo indicatore, Flevoland copre la più bassa posizione con un dato di 1,6%; essa ha le seguenti università: Università di Amsterdam (Almere), Institute for Information Engineering (PABO), Higher vocational agricultural school (Dronten). La prima posizione è inoltre coperta dalla regione di Vienna. Ha un sistema di educazione accessibile per la promozione massima di talenti. Vienna è una delle maggiori città universitarie con 8 differenti università. La città di Vienna ha infatti lanciato molte iniziative per espandere ulteriormente queste basi di conoscenza: ci sono 8 fondi di promozione scientifica, garantisce programme e applicazioni relativi alla conoscenza e alla scienza. Inoltre, con riferimento al secondo indice il picco è raggiunto dall‟Ile de France; infatti circa 4 immigrati francesi su 10 sono in Ile-de-France a metà del 2004. Ci sono solo 3 regioni che raggruppano il 60% di immigranti che abitano nelle metropoli: l‟Ile-de-France, Rhône-Alpes (11 %) e Provence-Alps-Côte d‟Azur (9 %), anche se il primato è per l‟Ile de France. Invece è una regione greca a raggiungere la più bassa posizione (Dytiki Makedonia).
Tab. 3.64. Studenti a livello ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale-Europa Occidentale. Min (Flevoland)
Max (Wien)
Valore medio
1,6
33
14,589
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003. Tab. 3.65. Immigrazione per sesso e gruppo d’età. Min (Dytiki Makedonia)
Max (Ile de France)
Valore medio
80
73262
7498,94
Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat 2003. 396
Bacci L., (2002), The intangible determinants of competitiveness and their measurement: the case of regional analysis, IRPET.
236
3.3.9.1. Tolleranza in Piemonte. Al fine di comprendere il livello di tolleranza in Piemonte è importante focalizzarsi sul livello dell‟istruzione generale e dell‟immigrazione. Se analizziamo gli alti livelli di istruzione in Piemonte essi riflettono una posizione molto positiva; infatti, con il 15,3% di studenti ai livelli ISCED 5-6 su tutti gli studenti a livello regionale (Tab. 3.67), essa si piazza nella classe 3 e ha un punteggio di 3 (Tab. 3.66). Il dato è prevalente focalizzato sulla provincia di Torino e può essere motivato dai contributi culturali rilevanti concentrati a Torino nel periodo in cui la stessa era capitale d‟Italia. Inoltre, nei paesi industrializzati la popolazione risultava suddivisa in due differenti livelli: una ricca classe altamente istruita e una classe di analfabeti. Con il movimento di capitali da Torino a Firenze nel 1864, un periodo di grande splendore per primo. Torino ha risposto molto bene alla crisi, gettando le basi per diventare uno dei centri italiani maggiormente istruiti. Inoltre nell‟era fascista la riforma Gentile riconobbe 23 università, inserendo Torino tra le 10 università pubbliche. Dopo il periodo della guerra negli anni ‟70 l‟Università registrò un incremento di studenti e professori. Ora, dopo aver analizzato l‟istruzione primaria e secondaria occorre focalizzarsi sui più interessanti dati scelti nel nostro modello: alto tasso di istruzione (Università) e LLL. Secondo il primo indicatore possiamo notare una situazione di ritardo per il Piemonte, soprattutto a livello Universitario dove esso compare sotto la media nazionale. Le cause di questa situazione devono essere ricercate nel modello economico di sviluppo per il Piemonte, caratterizzato per anni da una forza lavoro con livelli medio alti di istruzione; ma il dato del 2001 mostra una ripresa che fornisce al Piemonte valori vicini alla media nazionale. Ma il dato regionale medio nasconde una grande difformità a livello provinciale; infatti gli indicatori di frequenza, sono fluttuati di 15 punti in percentuale nel 1999. Se possibile il Piemonte è in una posizione ancora migliore con riferimento all‟immigrazione; infatti con 11.852 immigranti internazionali (censimento 1999) (Tab. 3.68) esso è nella classe 4 ottenendo 5 punti (Tab. 3.69). La distribuzione degli immigrati in 237
Piemonte non è uniforme (Mappa 3.6) con riferimento alla qualità, nazionalità e caratteristiche sociali. In Piemonte vivono più di 90.000 cittadini stranieri. Solamente 103 città su 1.206 non hanno cittadini stranieri e sono molto piccole. Circa la metà di essi vivono in provincia di Torino e circa un terzo del totale vive nel capoluogo regionale mentre i restanti vivono in altre grandi città. Poche città non hanno cittadini stranieri. Vi sono concentrazioni di stranieri nel Sud Est del Piemonte: le pianure delle Langhe in provincia di Cuneo (3 stranieri per 100 residenti), in provincia di Asti (tre stranieri ogni 100 abitanti) e nel Casalese.
Le caratteristiche
dell‟immigrazione sono determinate dalla domanda di lavoro. Anche le politiche di inserimento degli immigrati a livello locale influenzano la stabilità e le dinamiche sociali degli immigrati. Le caratteristiche dell‟immigrazione sono determinate dalla domanda di lavoro. Gli immigrati di alcune nazionalità sono concentrati in particolari aree. Le due nazionalità maggiormente diffuse sembrano essere quella africana e quella europea. I cittadini africani sono presenti nella regione dall‟inizio del movimento migratorio. Essi sono distribuiti nell‟intera regione, ad accezione delle aree montante. Si concentrano in particolare nella provincia di Cuneo. Cittadini europei, prevalentemente albanesi, jugoslavi e rumeni vivono in pianura nella provincia di Cuneo, in Val di Susa e nella provincia di Asti, nel Canavese e nel Novarese. Questo dipende dal fatto che, in queste aree, centri di benessere sono stati create nel 1991. I cittadini dei paesi europei che vivono in Piemonte sono numerosi, concentrate nella provincia di Torino e nelle aree montane che circondano il territorio regionale. In particolare le persone provenienti dall‟ex-Jugoslavia vivono nella provincia di Cuneo e nelle Langhe dove molte persone lavorano in agricoltura. Con riferimento agli immigranti asiatici, in particolare i cinesi ha una particolare distribuzione spaziale: quasi assenti in molte aree, essi sono concentrati in certe città. Una di queste aree di concentrazione è la provincia di Cuneo. Tra gli immigrati Americani, quelli provenienti dal centro e dal Sud America sono i più numerosi (in particolare da Perù, Brasile, Equador e Repubblica Dominicana). I paesi con il
238
maggior numero di cittadini residenti in Piemonte sono Marocco, Albania, UE, Repubblica dell‟Ex-Jugoslavia, Romania, Cina, Perù e Senegal. Così la presenza di stranieri in Piemonte diventa sempre più diffusa e stabile, una presenza sempre più formata da famiglie con un progetto di integrazione. Inoltre, occorre comprendere sempre meglio gli immigrati che lavorano in Italia poichè forniscono un importante contributo all‟economia nazionale. La presenza straniera nel territorio, generalmente collegata all‟offerta lavorativa, tende a essere distribuita in aree differenti basata sulla vocazione delle stesse aree. E‟ importante ricordare che anche i lavoratori irregolari sono parte di un‟economia. Ora l‟Italia può offrire lavoro agli immigrati. In molte aree la domanda di lavoro è più alta dell‟offerta, anche se questo tipo di lavoro non è molto attraente, poichè rischioso e faticoso. L‟industria assorbe nell‟intera regione circa il totale di lavoratori stranieri. Gli immigrati che lavorano in agricoltura non sono numerosi per differenti ragioni; l‟agricoltura infatti necessita di lavoro stagionale per la cura dei frutteti e la stessa situazione è presente nel settore vitivinicolo; inoltre questi lavori sono in Paesi difficili da raggiungere senza automobile. Inoltre c‟è una consistente presenza di stranieri nei diversi settori con una distinzione per sesso: gli uomini sono impiegati nelle costruzioni mentre le donne nel lavoro assistenziale.
239
Scheda 9A. Tolleranza in Piemonte. Tab. 3.66. Tolleranza in Piemonte. Driver Tolleranza
Indicatori Immigrazione per sesso e gruppi d‟età Studenti a livello ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Fonte: elaborazione personale
Classe 4
Punti 5
3
3
Table 3.67. Immigration and high education in Piedmont (2003). Immigrazione per sesso e gruppi d‟età
11.852
Studenti a livello ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003). Map 3.6. Area Geografica di provenienza.
15,3%
Figure. 22 Foreigners par sector.
0%
N
Limite provinciale
W
100%
E S
Europa Africa Asia America Oceania Apolidi
25%
75%
BL NO VC AT AL
co lt u <A g ri
TO
50%
VCO
75%
tr ia us nd
50%
<I
ra
CN
25%
100% 0%
0
10
20
0% 25%
50%
75%
Altro >
Km
Fonte:elaborazione su dati ISTAT 2001
Fonte:elaborazione su dati ISTAT 2001
240
100%
3.3.9.2. Tolleranza in PACA.
Analizziamo la tolleranza in PACA sotto due aspetti:
immigrazione alta istruzione Con riferimento al primo aspetto occorre ricordare che l‟area è un‟area di immigrazione da molto tempo. Con 15.305 immigrati internazionali (censimento 1999) (Tab. 3.68), PACA si piazza nella classe 4 guadagnando 5 punti (Tab. 3.69). Conformemente alla sua taglia, essa è la terza area in termini di ricezione di immigrati, dietro solo ad Ile de France e le Rhone-Alps. La percentuale di immigrati sulla popolazione totale ammontava a circa 10% tra il 1999 e la metà del 2004. Le migrazioni sono il principale motore della crescita demografica nella maggioranza delle aree che costituiscono il territorio della regione PACA. Soltanto Rhone-native space e il litorale sono stati caratterizzati da una considerevole crescita naturale. Gli scambi dell‟area con Languedoc Roussillon sono intensi. All‟interno dell‟area, nove spostamenti su dieci sono relative al litorale, sia come luoghi di partenza che di arrivo. Le migrazioni interne prediligono come mete i paesi centrali e le montagne, spesso in una logica di peri-urbanizzazione. In un contesto nazionale di mobilità crescente, in particolare verso l‟Atlantico e il Mediterraneo, PACA ha usufruito , tra il 1999 e il 2004, di un contributo migratorio interregionale di circa 20.000 persone per anno. Se l‟area attrae immigrati di tutte le età, la percentuale di giovani newcomers tende a crescere. Comunque, questo non è sufficiente a combattere l‟invecchiamento della popolazione, come nelle altre aree metropolitane. La dimensione del nucleo familiare decresce ed è sempre minore della media nazionale. Una famiglia su tre è composta da una sola persona. Da circa 30 anni, il numero di immigrati è stabile in PACA. Nel 1999, essi erano leggermente più di 430.000, corrispondente al 9,5% della popolazione regionale. Il paese di origine di queste popolazioni riflette le principali correnti migratorie in relazione all‟area: Italia, Portogallo e Spagna per l‟Europa, Algeria per l‟Africa (Tab.
241
3.70). Gli immigrati comprendono anche le persone che sono immigrate per lavoro con tutta la famiglia dal 1974. A causa delle vecchie migrazioni, la percentuale di persone anziane nella popolazione di immigrati è più importante che nella media francese. I problemi più sentiti dagli immigrati sono confermati dal mercato del lavoro: il loro tasso di disoccupazione supera quello della popolazione regionale di ben 12 punti, variazione che si è ulteriormente accentuata negli ultimi 10 anni. In PACA gli uomini immigrati rivestono il 20% degli occupati in agricoltura e nell‟industria delle costruzioni. Le donne lavorano specialmente nel settore della salute e del sociale. Inoltre, con riferimento alla seconda determinante della tolleranza (alta istruzione), PACA occupa una posizione bassa (è soltanto nella seconda classe) ottenendo un punteggio di 2 con solo il 14% di studenti ai livelli ISCED 5-6 su tutti gli studenti a livello regionale (Tab. 3.71). Ma questa posizione può essere considerata abbastanza positiva; infatti circa due terzi degli studenti vanno all‟Università. Come per l‟anno accademico 2005-2006, 154.300 studenti si sono iscritti negli istituti di alta istruzione dell‟area. 2 su 3 dipendono dall‟accademia di Aix-Marseilles (Tab. 3.72). L‟Università ha raccolto i due terzi degli studenti. Lettere, lingue e scienze sociali occupa un terza del personale universitario. Un secondo terzo è distribuito tra scienze economiche, amministrazione economica e sociale, diritto e scienze politiche. Il personale sta diminuendo nella maggior parte delle discipline e in particolare nelle materie letterarie (- 980 iscritti) e STAPS (- 490 iscritti). D‟altro canto, con l‟incremento di numerosi articoli, gli iscritti continuano ad essere più numerosi in medicina e odontologia (+560 presenze). Nel sistema dell‟alta istruzione le maggiori frequenze sono registrate nelle sezioni di tecnici di alto livello (9,5%) e gli istituti tecnologici universitari (5%) anche se il loro personale continua a diminuire. Dall‟altro lato la progressione del numero di studenti continua nelle scuole commerciali (+ 16%).
242
Scheda 9B. Tolleranza in PACA. Tab. 3.68. Tolleranza in PACA. Driver Indicatori Tolleranza Immigrazione per sesso e gruppi d‟età Studenti a livello ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat, 2003.
Classe 4
Punti 5
2
2
Tab. 3.69. Immigrazione e elevate istruzione in PACA (2003). Immigrazione per sesso e gruppi d‟età
15.305
Studenti a livello ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale Fonte: elaborazione personale su dati Eurostat (2003).
14%
Tab. 3.70. Ripartizione degli immigrati per Provincia di provenienza. 1999 in % Europe
effective
44,9
1.934.144
7,3
316.232
Italie
8,8
378.649
Portugal
13,3
571.874
Pologne
2,3
98.571
Espagne
Autres pays d'Europe
13,2
568.818
39,3
1.691.562
Algérie
13,3
574.208
Maroc
12,1
522.504
Tunisine
4,7
201.561
Autres pays d' Afrique
9,1
393.289
Afrique
12,8
549.994
Turquie
Asie
4,0
174.160
Cambodge, Laos, Vietnam
3,7
159.750
Autres pays d'Asie
5,0
216.084
3,0
130.394
///
///
Amérique, Océanie Not declared Total
100,0
Effective
4.306.094
Fonte : Insee, censimento della popolazione, 1962-1999.
243
4.306.094
Tab. 3.71. Studenti universitari per Facoltà. Accademia di Aix Marseille
Accademia di Nice
PACA
PACA/ Francia
22292
10781
33073
6,7
4957
1838
6795
8,4
Principali scienze e applicazioni
10461
6362
16823
7,1
DIRITTO e Scienze politiche
12086
5755
17841
9,7
Letteratura,Lingue, Scienze Umane Scienze naturali, della terra, dell’Universo
Scienze economiche e 11391 6611 18002 amministrazione sociale 1636 1484 3120 Scienze Sportive 1823 / 1823 Farmacia 7451 2885 10336 Medicina Fonte : Ministero dell’Istruzione nazionale, dell’Insegnamento superiore e della ricerca.
244
7,8 7,5 6,2 7,1
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. 4.1. Considerazioni iniziali: dall’applicazione del RCI a un tentativo di analisi SWOT.
Dopo un'accurata analisi delle due regioni di riferimento abbiamo applicato ad entrambe l'indice RAI ed abbiamo provveduto alla sua scomposizione. Il Piemonte, in particolare, ha realizzato un punteggio di 76,375 mentre PACA si è comportata meglio ottenendo un punteggio di 79,625 (Tab. 4.1). Questo risultato non deve stupire, perché in molti studi la regione PACA è considerata un punto di riferimento anche se la regione Piemonte è a sua volta caratterizzata da un elevato potenziale competitivo. Per comprendere meglio il ruolo di ciascun driver sul punteggio totale proponiamo una scomposizione dell'RCI del Piemonte (Figura 4.1) e della regione PACA (Figura 4.2).
Tab. 4.1. RCI delle regioni Piemonte e PACA.
RCI=(SL3S+LLLS) + (CBRS+DPS) + (GERDS+PAS) + (WHS+ERS) + (HRSTS+ETKS) + (MS+RS) + (IS+SS) + (GDPS+GVAS) + (HS+OS) RCI del Piemonte =(4+3) + (0,875+2,625) + (9+12) + (4,5+3) + (2+8) + (1,875+2,5)+ (5+3)+ (3,75+3,75) + (4,5+3)= 76,375 RCI del PACA= (3+3) + (3,5+1,75) + (12+12) + (3+3) + (6+8) + (1,25+1,875) + (5+2) + (3,75+3,75) + (6+2,25)=79,625
Fonte: elaborazione personale.
Il singolo risultato non dà particolari indicazioni sul livello delle due regioni, ma può assumere un significato particolare se si considerano i singoli punti in cui le regioni hanno un rendimento migliore o peggiore; il punteggio totale può fornire informazioni importanti solo tramite una dettagliata analisi dei punti deboli e di forza a livello regionale. Quindi,
245
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. questo può essere considerato solo come un punto di partenza che ci fornisce una prima misura della competitività regionale del Piemonte e della regione PACA e ci permette di delineare le opportunità e le minacce di queste aree, così come i loro rispettivi punti di forza e di debolezza. Grazie a questi primi risultati, si può notare come entrambe le regioni possano essere posizionate nella classe di competitività più elevata anche se Piemonte si sistema sul limite inferiore della stessa: possiamo dunque considerare sia il Piemonte che la regione PACA come una sorta di regioni di riferimento. In base ai risultati ottenuti nell’analisi precedente, in questo capitolo procederemo a svolgere una analisi SWOT per entrambe le regioni; questo è uno strumento assai comune per le diagnosi territoriali e la valutazione di programmi regionali. E’ uno strumento capace di sottolineare i fattori principali, interni ed esterni al contesto di riferimento, in grado di influenzare il successo di un piano o programma. In quest’ottica, cioè in termini qualitativi, l’analisi ragionata su cui il metodo è fondato è di grande effetto. Così, partendo dal commento alla situazione del PACA e del Piemonte mostrata nella tabella 4.1, investighiamo i punti di forza e debolezza e le opportunità e minacce relative alle due regioni. Dopo questo intervisteremo gli interlocutori privilegiati già interpellati nelle fasi precedenti al fine di tracciare traiettorie di azione per sfruttare forze e debolezze al fine di rispondere alle opportunità e minimizzare le minacce. Come possiamo notare dalla tabella 4.2, l’RCI mostra la regione PACA come la più attrattiva; in particolare Piemonte e PACA presentano lo stesso numero di driver di eccellenza (6) ma, mentre il Piemonte presenta 2 driver critici, PACA ha solo il tasso d’occupazione come serio punto di debolezza. Il Piemonte presenta anche molti punti di forza relativi al livello di istruzione, brevetti, impiego in tecnologia e conoscenza, ferrovie, immigrazione e strutture turistiche non incluse in hotel, campeggi e case vacanza. Ma occorre anche affrontare 2 importanti problemi come il bassissimo tasso di natalità e il numero di HRST. Al contrario PACA presenta una situazione altamente favorevole con riferimento al tasso di natalità;inoltre, come il Piemonte, essa può contare tra i propri punti di forza la conoscenza e la creatività, l’impiego in settori ad elevata conoscenza e tecnologia, immigrazione e turismo. Ma è importante sottolineare il grande problema dell’occupazione nella regione
246
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. PACA. Così, a parte alcune eccezioni, Piemonte e PACA presentano caratteristiche simili e sono considerate regioni performanti. Ora è utile sviluppare un’analisi SWOT delle due regioni al fine di scoprire un potenziale di espansione in questi contesti territoriali.
4.1.1. La SWOT analisi del Piemonte.
Forze. Nonostante le trasformazioni nel corso degli ultimi 20 anni, il Piemonte conserva alcune caratteristiche principali che hanno contribuito al suo sviluppo (Tab. 4.3). La regione continua ad essere, in primo luogo, una realtà produttiva e le sue prospettive sono legate alla sua capacità di esprimere livelli di eccellenza nel settore industriale e nella competitività dei servizi. E 'questo il fattore che contribuisce prevalentemente all'elevato livello di ricchezza pro capite; imprese innovative nei settori altamente tecnologici397 (chimica, dei materiali), dove i dipendenti sono altamente qualificati; infatti, al fine di conservare questi standard elevati nei due precedenti settori, il Piemonte può puntare su un altro vantaggio legato al suo bagaglio di competenze professionali, di rete di servizi, di sistemi di approvvigionamento e di centri di innovazione. L'aspetto innovativo del Piemonte si riflette nell'elevato numero di brevetti anche se è importante ricordare che il dato del Piemonte dipende prevalentemente dalla provincia di Torino che contribuisce ai 2/3 del totale; il Piemonte è quindi una delle principali regioni in Europa nello sviluppo di prodotti e servizi ICT, in particolare in relazione alla tecnologia wireless, software e delle telecomunicazioni. Più precisamente, un aspetto che riflette l’attenzione alla ricerca è rappresentato dai 6 parchi scientifici e tecnologici sponsorizzati dalla UE; 397
Barberis R., Iano F., Lanzetti R., (2005), Percorsi di innovazione delle PMI piemontesi, Contributi di Ricerca IRES, 89.
247
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
un altro importante punto di forza è rappresentato dall'apparato formativo398, impegnato nella creazione di una rete di competenze in grado di vendere un sofisticato servizio sul mercato o di sostenere le funzioni direzionali per attività esecutive decentralizzate o di attirare gli investimenti nei settori ad alta tecnologia. Naturalmente, ciò acquisisce particolare importanza nella zona di Torino, ben posizionata in riferimento al potenziale tecnologico, la ricerca scientifica, l'innovazione, la formazione, la direzionalità e la riproduzione di conoscenze. In poche parole, il meccanismo di valorizzazione delle risorse territoriali tipiche del distretto industriale è stato utilizzato, negli ultimi dieci anni, per capire ed organizzare aree non necessariamente specializzate, ma con la presenza di forti economie di agglomerazione e di reti di comunicazione (come i distretti tecnologici) grazie ai raggruppamenti innovativi che questi settori possono sviluppare399.
il Piemonte presenta poi buone istituzioni di formazione (Università e Politecnico) ed un sistema normativo nel mercato del lavoro e della formazione professionale, che è diventato più moderno negli ultimi anni; Tab. 4.2. Comparazione dell’RCI di Piemonte e PACA. Driver
Indici
Punti del Piemonte
Istruzione
Studenti a livello ISCED 3 (GPV) - come % di tutti gli studenti a livello ISCED 3 su base regionale Life Long Learning Tasso di natalità Densità della popolazione GERD
4
Punti della regione PACA 3
3 0,875 2,625 9
3 3,5 1,75 12
12 4,5
12 3
Popolazione Conoscenza e creatività Lavoro
Brevetti N. medio di ore lavorative settimanali nei principali lavori a livello NUTS 2 (ore)
398
Aburrà L., Durando M., Fasolis L., (2003), Il sistema formativo piemontese all’appuntamento con le riforme, Contributi di Ricerca, 175. 399 Antonelli C. (ed), (1999), Conoscenza tecnologica. Nuovi paradigmi dell'innovazione e specificità italian, Edizioni della Fondazione Agnelli, Torino.
248
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Tecnologia Infrastrutture
Tasso d’occupazione HRST Impiego in settori a tecnologia e conoscenza intensiva Autostrade per kmq Ferrovia per kmq
3 2 8 1,875 2,5
1,5 6 8 1,25 1,875
Immigrazione
5
5
Studenti a livello ISCED 5-6 - come % di tutti gli studenti a livello regionale
3
2
PIL pro capite
3,75
3,75
GVA pro capite
3,75
3,75
Hotel, campeggi turistici e case vacanze
4,5
6
Altre sistemazioni collettive
3
2,25
76,375
79,625
Tolleranza
Finanza
Turismo
RCI
Fonte: elaborazione personale. inoltre, è importante notare come la totale accessibilità (in particolare ferrovie e autostrade) del territorio appare - in una valutazione comparativa tra le città della macroregione alpina - come un grande vantaggio. È presente un'articolata rete stradale nelle zone pianeggianti e collinari che convergono verso la metropoli di Torino. Quest'area appare ben collegata anche alla rete autostradale ed aeroportuale. Queste sono caratteristiche fondamentali per lo sviluppo del settore a livello economico e commerciale. Importante è anche la presenza di un sistema di trasporto pubblico su rotaia e di un rete capillare di autolinee (gestita dalla GTT) che collega Torino all'aeroporto di Caselle (Sadem); forte presenza di immigrati, distribuiti in diverse aree a seconda della vocazione delle aree stesse. La maggior parte di essi sono impiegati in agricoltura (in particolare nella provincia di Cuneo), mentre i restanti hanno occupazioni diverse in base al sesso: gli uomini lavorano nel comparto edile mentre le donne come badanti e domestiche. Questo dato riflette il crescente livello di tolleranza della regione;
249
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. sviluppo del settore turistico: il Piemonte presenta una ricca offerta di bellezze naturali e una concentrazione di turisti nelle zone montane e lacustri400; vi è poi un altro tipo di turismo, quello enogastronimico (tipico del distretto di Langhe e Roero), che attira prevalentemente stranieri. Questi dati spiegano la preferenza di "altre strutture ricettive", che dipende soprattutto dal dinamico turismo montano ed eno-gastronomico.
Altri driver molto positivi (anche se non di eccellenza) caratterizzano la realtà del Piemonte:
alta densità di popolazione determinata, in particolare, dalla condizione geografica di alcune province e da un contesto storico particolarmente complesso, che attira molte persone sin dall'inizio del '900 con la nascita del colosso FIAT; un altro importante aspetto socio-demografico della regione è dato dall'alto livello della qualità della vita; se la specializzazione manufatturiera è spesso considerata un ostacolo da superare gradualmente, nel quadro di un confronto interregionale a livello europeo può essere invece considerata come un punto di forza, strettamente legata al più alto livello di ricchezza pro capite. Inoltre, è il Piemonte, con il Lazio, l'unica regione italiana che presenta un livello di ricerca tecnologica paragonabile alla media europea, con una incidenza sul PIL dell'1,7%; in questo contesto, un ruolo molto importante è svolto dalla ricerca da parte delle imprese in grado di avere le più forti ricadute sull'innovazione industriale;
alta competitività distrettuale in vari settori (tecnologico, turistico, tessile, meccanico, viticolo e gastronomico) e forte capacità associativa.
Debolezze.
400
FEEM (Fondazione ENI Enrico Mattei), (2006), Orme Torino lascia il segno, Rapporto di ricerca.
250
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. Il Piemonte presenta anche punti di debolezza ottenendo valori molto bassi in alcuni driver. In particolare, è importante ricordare che:
il Piemonte è nel gruppo delle regioni italiane ed europee in cui l'età media è più elevata; se annullassimo i flussi migratori, la forza lavoro si ridurrebbe del 10% nei prossimi dieci anni a scapito soprattutto della componente giovanile, la cui consistenza potrebbe andare incontro ad una riduzione del 25-30%. Questa popolazione anziana ha un tasso di natalità molto basso dovuto all' aumento dell'età in cui le coppie si sposano e le donne hanno il primo figlio401;
basso tasso di occupazione, in particolare con riferimento alle donne, ai giovani e a coloro con più di 50 anni; questo problema può essere dovuto al basso investimento in materia di occupazione da parte del governo che sottovaluta questa situazione critica. Inoltre questa debolezza può essere spiegata anche con la minore crescita dei servizi, settore che offre opportunità lavorative più accessibili per i giovani. Il vero punto di critica del Piemonte è legato al lavoro temporaneo che coinvolge soprattutto i giovani: esso risulta più flessibile ed agile e lo stesso numero di persone corrisponde ad una minore quantità di lavoro prodotto;
lo sviluppo troppo limitato del turismo, se confrontato con le possibilità della regione; il "nuovo" turismo, che potrebbe offrire risorse e opportunità per lo sviluppo locale è ostacolato, in particolare a livello informativo, dall'incapacità di valorizzare le diverse risorse naturali e le potenzialità di parchi e riserve naturali.
con riferimento alle infrastrutture, esistono alcuni importanti problemi in aree a forte dinamismo economico (come Biella e Cuneo) e ciò può ostacolare la relativa espansione. Inoltre, alcune zone del Piemonte (valli senza sbocco, principalmente nella provincia di Cuneo, nell'Appennino in provincia di Alessandria e in provincia di
401
Aburrà L., (2006), Osservatorio Istruzione Piemonte: Rapporto 2006, Pubblicazione IRES.
251
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. Verbania, nella zona interna del Monferrato) evidenziano gravi problemi di marginalità (crollo demografico, declino economico e sociale) dovuti alla loro difficile accessibilità.
Un altro problema importante è quello legato agli shock alimentari; aree agroalimentari in pianura402, con culture intensive e un’organizzazione più evoluta, non sono in grado di darsi un ordine indipendente di sostegno comunitario perché rischiano di fallire a causa di concorrenti BRIC e sono molto esposti agli shock alimentari403.
Il governo locale è ostacolato dalla frammentazione amministrativa: individuare opportuni rimedi (aziende consortili, patti territoriali, comunità montane) richiede l'applicazione di un procedimento negoziativo talvolta dispersivo.
Bassa percentuale di risorse umane nella scienza e nella tecnologia, anche se questo settore è uno dei più “performanti”.
Tab. 4.3. Analisi SWOT del Piemonte.
402
Aimone S., Cagliero R., Cominotti C., (2005), Filiere e politiche agro-industriali in Piemonte, Contributo di Ricerca IRES, 192. 403 Buran P., (2001), Verso l’economia della conoscenza. Introduzione., IRESCENARI.
252
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. PUNTI DI FORZA Elevato potenziale tecnologico Risorse umane con alte capacità professionali Aziende innovative e presenza di un alto numero di brevetti Sistema educativo e di formazione altamente sviluppato Presenza di significative offerte logistiche e di una favorevole area di confine Forte presenza di immigranti che evidenzia un elevato livello di tolleranza Forte attrattività turistica specialmente legata alle montagne, ai laghi ed al turismo del vino, il tutto appoggiandosi su eccellenti infrastrutture Elevato livello di qualità della vita Alta capacità distrettuale in diversi settori Forte capacità associativa Elevata capacità manufatturiera Alto livello di ricchezza per abitante Importante bagaglio di risorse naturali OPPORTUNITÁ’ L’aumento del numero di persone anziane già impiegate determina una crescita di capitale umano disponibile, grazie al bagaglio di esperienze lavorative; Le migrazioni interregionali e estere supportano la base demografica, compensando il tasso demografico negativo. Esse contribuiscono anche alla diminuzione dell’età media della popolazione; La crescita dei servizi verso i cittadini potrebbe valorizzare risorse lavorative femminili, anziane e più istruite mentre la promozione di alcune attività legate al tempo libero e alla cura dell’ambiente potrebbero incontrare il favore dei più giovani; Nuovi campi di specializzazione di alcuni settori di beni e servizi (ad esempio, prodotti e servizi legati alla salute); Numerosi shock alimentari dovrebbero produrre una competizione basata sulla qualità, sulla transizione della cultura artigianale agli standard industriali; Grandi centri commerciali dovrebbero produrre positivi effetti sul territorio come attrattori di flussi semituristici; Crescita della popolazione in età lavorativa dovuta al positivo flusso migratorio.
Fonte : elaborazione personale.
253
DEBOLEZZE Invecchiamento della popolazione dovuto al basso tasso di natalità Scarso tasso di occupazione in particolare per le donne e i gruppi estremi (giovani e persone sopra i 50 anni) Sviluppo del turismo troppo limitato Problemi infrastrutturali in alcune aree con elevato dinamismo economico (Biella, Cuneo) Problemi di marginalità di alcune aree piemontesi Settore agro-alimentare sempre troppo legato ai programmi di supporto comunitario legati agli shock alimentari Frammentazione amministrativa Bassa percentuale di risorse umane impiegate nel settore tecnologico e scientifico Potrebbero svilupparsi infiltrazioni di criminalità organizzata
MINACCE Diminuzione del PIL dovuta alla transizione verso il settore terziario; Politiche di immigrazione potrebbero provocare fenomeni di eccesso non facilmente gestibili; Difficoltà nell’integrare la popolazione e possibilità di emarginazione per queste fasce di cittadini; Difficoltà nell’alimentare il sistema produttivo con manodopera giovane; L’entrata nella catena commerciale internazionale può creare rischi di sottomissione da parte dei settori industriali regionali, in particolare nei settori delle piccole imprese; Affrontare il processo di diminuzione della popolazione nelle aree periferiche; Danno ambientale (geologico, idrico…) dovuto all’abbandono di attività agricole; Difficoltà nel creare un sistema aperto verso l’esterno e l’interno; Estinzione del settore artigianale con perdita di un importante patrimonio culturale e dell’identità territoriale; Eccessivi costi per la riorganizzazione dei servizi che potrebbero essere supportati dalla popolazione; Abbandono dei centri urbani e delle aree più periferiche verso i centri commerciali; Perdita di singolarità e tipicità di attività tradizionali di qualità; Interventi sul territorio non coordinati; Insoddisfacente rapidità di intervento delle amministrazioni locali; La competizione territoriale può anche produrre effetti negativi se usata solo per raccogliere risorse.
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Opportunità.
Al fine di delineare un quadro analitico e spiegare il posizionamento competitivo del Piemonte nel più ampio contesto nazionale, è importante definire anche le opportunità che caratterizzano la regione.
Non necessariamente il processo di "invecchiamento", cioè la continua crescita dell’età media della regione, deve essere visto come una minaccia; infatti, per esempio, l'incremento nel numero di persone più anziane che già lavorano provoca un aumento del capitale umano disponibile, grazie al bagaglio di esperienza lavorativa. Questo può provocare effetti positivi sulla crescita economica della regione404.
Migrazioni interregionali e di stranieri sostengono la base demografica del Piemonte, compensando il tasso demografico negativo405. Esse contribuiscono anche a ridurre l'età media degli abitanti; ma il peso della popolazione straniera in Piemonte è inferiore a quello di altre regioni del Nord Italia mentre sarebbe importante attrarre manodopera qualificata estera. Questo, tuttavia, richiede una seria riflessione sulla competitività del Piemonte in termini di salari e di ospitalità in una visione a lungo termine406.
Il grave problema di invecchiamento della popolazione potrebbe quindi essere affrontato con un aumento della produttività, il miglioramento della efficienza psicofisica degli anziani, l'aumento del tasso di occupazione, l'aumento di istruzione e 404
Aburrà L., (2000), Tra ripresa economica e mutamenti demografici: il mercato del lavoro torinese nel futuro prossimo, Pubblicazione del Comune di Torino. 405 IRES Piemonte (2006), L’immigrazione straniera in provincia di Biella, Contributo di ricerca 205. 406 IRES Piemonte, (2003), I lavoratori dipendenti stranieri in Piemonte nei dati INPS, Contributo di ricerca 169.
254
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. lo sviluppo di strutture di Life Long Learning, il riorientamento - di un sistema di welfare oggi sbilanciato verso gli anziani, la capacità di gestire la diversità di interessi e valori, politiche e strutture.
La crescita di servizi verso i cittadini dovrebbe valorizzare maggiormente le risorse di lavoro delle componenti femminili, anziane e più istruite, mentre la promozione di talune attività legate al tempo libero e alla cura dell'ambiente dovrebbero soddisfare le preferenze dei giovani. Inoltre su alcune produzioni di beni e servizi (ad esempio prodotti e servizi della sanità), il Piemonte potrebbe sviluppare nuovi campi di specializzazione.
Il Piemonte sta subendo alcuni ritardi nelle attività chiave della nuova economia (per esempio nel settore delle telecomunicazioni407. I vantaggi ottenuti da una situazione di eccellenza dovrebbero essere accelerati tramite l'azione di supporto finanziario (capitale di rischio) e di gestione (incubatore) su cui progetti e sperimentazioni stanno già agendo. Con riferimento al settore commerciale, la prevalenza di imprese estere potrebbe consentire alla debole catena distributiva italiana di sopravvivere attraverso processi federativi, come ad esempio il gruppo francese Leclerc, stabilitosi in provincia di Cuneo; comunque, lo sviluppo di un più moderno sistema di distribuzione dovrebbe tradursi in un miglioramento dei servizi per i consumatori attraverso politiche di prezzi bassi e varietà di offerta.
Poi i numerosi shock alimentari dovrebbero produrre una concorrenza basata sulla qualità, sulla transizione dalle cultura artigianale agli standard industriali, un campo in cui l'economia italiana presenta possibilità di successo.
Una nuova organizzazione commerciale può svolgere un ruolo significativo sulla struttura del territorio; se ben programmati, i grandi centri commerciali dovrebbero
407
IRES Piemonte, (2003), Piemonte Economico-Sociale 2003.
255
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. produrre effetti positivi sul territorio come attrattori di flussi semi-turistici: nelle aree a forte attrattiva turistica può essere favorita la costruzione di importanti realtà urbanistico-commerciali mentre in altri settori, la creazione di negozi potrebbe offrire un importante miglioramento del servizio distributivo.
Anche la cultura del Piemonte è stata valorizzata in questi ultimi anni; oggi è strutturata come un sistema e può diventare un vero e proprio punto di attrattiva a livello internazionale negli anni futuri. I giochi olimpici hanno svolto, naturalmente, un ruolo molto importante in questo processo408. Il rifiorire delle culture locali, che si manifesta negli ultimi anni in molte parti del Piemonte (Langhe, a partire da diverse esperienze dei Patti territoriali), può provocare importanti processi di sviluppo, ma deve adottare una visione strategica. Ciò può creare opportunità importanti per il turismo, in grado di prendere in considerazione il bagaglio culturale non solo per i suoi valori estetici, ma anche per quelli sociali, legati alle tradizioni etnografiche e linguistiche di un territorio.
Rafforzare le linee ferroviarie, realizzare punti di interscambio secondo la metodologia europea di Park and Reload ed estendere i servizi ferroviari per il trasporto di beni; anche un coordinamento dei trasporti pubblici con quelli privati dovrebbero essere importante per infondere la cultura del trasporto pubblico sul modello di alcune capitali europee (Londra, Parigi, Berlino).
Favorire il dialogo tra le associazioni di categoria.
Investire in ricerca e sviluppo operando in sinergia con i centri di eccellenza (Università, IRES…).
408
Occelli S., (2000), Le Olimpiadi del 2006: un evento speciale per favorire l’innovazione del sistema Piemonte, Working paper 144.
256
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. Favorire lo sviluppo di servizi innovativi (basati sulle nuove tecnologie come le ICT, wireless, fibre ottiche…).
Favorire lo sviluppo dei servizi di project financing (capitali di rischio).
Migliorare la qualità dei servizi per i gruppi più deboli e pendolari.
Favorire l'insediamento di attività in materia di promozione delle specificità locali e agire in modo sistemico con un’interazione sinergica tra gli stakeholder territoriali per promuovere in modo coordinato tutte le iniziative del territorio; un'altra importante azione consiste nella formazione di operatori turistici e di gestione delle destinazioni tramite workshop, seminari esecutivi, ecc.
Minacce.
Le principali minacce per il Piemonte sono le seguenti:
anche se la transizione verso attività terziarie e la selezione di funzioni sempre più qualificate rappresenta una tendenza positiva, essenziale per riposizionare l'economia del Piemonte in un modello competitivo di prospettiva, nel breve termine un'eccessiva diffusione del processo - per esempio tramite delocalizzazione concentrata nel tempo e nello spazio - potrebbe non solo creare impatti sociali negativi, ma anche cadute del PIL e dei consumi, con effetti negativi anche sul piano strettamente economico;
vi
sono
rischi legati ad una visione a breve termine nella gestione delle transazioni demografiche, dal momento che cambiamenti nella struttura di età possono conseguentemente determinare la necessità di repentine variazioni nelle strutture di servizio; nei prossimi 10 o 15 anni, l'invecchiamento demografico potrebbe portare
257
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. effetti economici positivi, inducendo molte persone a sottovalutare il problema. Poi, lo spostamento della popolazione lavorativa verso gruppi più anziani accresce il capitale umano, in termini di professionalità accumulate in esperienze lavorative. E' un'illusione ottica dovuta ad un momento di pausa tra due fasi di recessione demografica, per un effetto ritardato del baby boom. Politiche di immigrazione guidate dalla domanda di lavoro in breve termine potrebbero provocare fenomeni di eccessi non facilmente gestibili;
anche se il Piemonte ha bisogno di immigrati nel medio periodo, una parte di essi potrebbe non riuscire ad integrarsi, creando invece una nicchia con le sue reti, le offerte e le richieste e le sue logiche. Ciò potrebbe provocare un'emarginazione di queste popolazioni;
nei prossimi 10 anni il Piemonte non sarà costretto a sperimentare il problema della totale mancanza di forza lavoro, grazie all'aumento delle fasce centrali di età provocato dal baby boom degli anni '60 -'75. Ma potrebbe trovare difficoltà nel fornire, se necessario, giovani al sistema produttivo;
inserirsi nelle catene commerciali internazionali con un'economia caratterizzata dal settore manufatturiero come quella del Piemonte potrebbe creare rischi di sottomissione di una parte dei settori dell’industria regionale, in particolare nei settori della piccola impresa;
nei prossimi anni, si potrebbero verificare infiltrazioni della criminalità organizzata;
rilancio della competitività, attraverso un saldo positivo;
aumento della popolazione in età lavorativa determinato dal positivo flusso migratorio;
258
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
affrontare il processo di diminuzione della popolazione in aree periferiche; rilancio di alcune categorie economiche tramite l’impiego di categorie considerate deboli (donne, anziani…); il danno ambientale (geologico, idrico…) dovuto all'abbandono di attività agricole;
difficoltà nella creazione di un sistema aperto verso l'esterno e l'interno;
estinzione del settore artigianale con perdita di un importante patrimonio culturale e dell’identità territoriale;
migliorare il richiamo dei prodotti locali tramite la creazione di marchi di protezione che, in una seconda fase, potrebbero essere trasformati in marche nazionali e internazionali nel settore finanziario, per il riciclaggio dei redditi provenienti da attività illecite internazionali (armi, traffico di droga ed immigrazione irregolare);
costi eccessivi per la riorganizzazione di servizi che potrebbero essere sostenuti dalla popolazione;
abbandono di centri urbani e zone più periferiche verso centri commerciali insediati all'interno dei confini di alcuni complessi urbani; perdita di singolarità e di tipicità di tradizionali attività di qualità;
possibilità di orientarsi su un turismo di massa e di privare il territorio di quei caratteri di singolarità e tipicità;
259
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. interventi non coordinati sul territorio in grado di diminuire ricchezza invece di crearne di nuova;
le sfide in materia di governo locale aumentano ogni anno. È una crisi di crescita, legata alla ristrutturazione delle reti di servizi ed al miglioramento selettivo del sistema di welfare che comportano la necessità di adeguare le strutture, ridurre la burocrazia, rafforzare la professionalità e la creatività dell'amministrazione, usare l'offerta privata senza perdere il controllo sulla qualità del servizio. La minaccia in questo caso risiede nell'insoddisfacente rapidità di adattamento delle amministrazioni territoriali;
la concorrenza territoriale può essere virtuosa, se produce specializzazione e diversificazione dell'offerta, ma può anche produrre effetti negativi se utilizzata al solo fine di raccogliere risorse e funzioni;
la forte rapidità nella modernizzazione del sistema dei trasporti nelle regioni di confine (Svizzera, Rhône-Alpes) potrebbe produrre un vantaggio relativo per il Piemonte, creando legami preferenziali che potrebbero influenzare la struttura delle direttrici di traffico; per esempio, deve preoccupare il rischio di un by-pass dei trasporti tra l'Europa centrale e l'arco del Mediterraneo costruito sulle Alpi occidentali per i ritardi nella realizzazione della rete ferroviaria tra Torino e Lione e per la carenza di valichi alpini evidenziata dalla crisi del tunnel del Monte Bianco.
4.1.2. Analisi SWOT della regione PACA.
Nonostante le grandi difficoltà nel convertire dati socioeconomici in termini numerici ed uniformi, nell'analisi del contesto emergono criticità e opportunità, essenziali per l’effettuazione di un’opportuna analisi SWOT .
Forze. Come si può notare dalla Tab. 4.4, la regione PACA presenta molti punti di forza:
260
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Un tasso netto di natalità decisamente elevato, che contribuisce alla crescita economica della regione è dovuto alle migrazioni provenienti dalle zone situate a Nord e ad Est e, in particolare, dall’area di Parigi409.
Un livello molto elevato di conoscenza e creatività ed, in particolare, di R&S concentrata nella fabbricazione di apparecchiature radio, televisive e per le comunicazioni e nel settore aerospaziale; in particolare, si deve sottolineare l'elevato numero di brevetti depositati e l’impegno nel costruire poli di competitività, al fine di far emergere i sistemi regionali di innovazione. I grandi sistemi complessi con una dimensione internazionale posizionano la regione PACA sui mercati mondiali relativi alle applicazioni in esame. Essa presenta un elevato livello di occupazione nel ramo tecnologico (con partecipazione ai migliori programmi scientifici e alle reti europee o nazionali di ricerca) nonché di complementarietà tra i temi di ricerca degli attori. Tecnologie chiave appartengono ai settori di "informazione e comunicazione" e di "costruzione - infrastrutture - habitat". Elevata capacità di attrazione turistica della zona e sviluppata offerta turistica410. La destinazione PACA, in concorrenza con più di altre 500 mete turistiche nel mondo, è entrata in una guerra economica in cui la competizione è aggravata per il rapporto qualità/servizi/valore aggiunto. In termini di ripercussioni economiche locali, quasi 1 impiego regionale su 5 è legato al turismo. Essere, a livello mondiale, all'altezza delle richieste in perenne cambiamento, accresce decisamente la questione di una strategia comune delle imprese turistiche, questione che richiede, sia alle comunità che alle loro organizzazioni affiliate (con altri attori del settore), di innovare e di ottimizzare gli strumenti di marketing.
Buona offerta di servizi nei centri urbani. 409 410
INSEE, (2007), Données Economiques et Sociales, Annuaire statistique régional PACA. INSEE, (2006), Bilan économique et social 2006, Conjoncture.
261
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Disponibilità di fonti di energia rinnovabili.
Esistenza di organismi di cooperazione strutturata con finalità diversificate.
Significativa esperienza di cooperazione dovuta a 15 anni di pianificazione interregionale.
Debolezze.
Anche se la regione PACA può essere considerata una delle più attraenti regioni francesi, essa presenta tuttavia i seguenti punti di debolezza:
Un territorio eterogeneo, (zone rurali e urbane, litoranee e montane), dove coesistono zone in procinto di trasformarsi in un deserto, distretti degradati ed aree di notevole qualità; è però importante sottolineare la densità di popolazione estremamente bassa: la distribuzione demografica potrebbe non opporsi a squilibri di insediamento che contrappongono zone di campagna e montane (dove la densità di popolazione raramente supera i 20 abitanti per chilometro quadrato) alla zona litoranea che, tra Marsiglia e Tolone, risulta altamente popolata. L'attività industriale è concentrata in alcune aree, soprattutto nel delta del Rodano e nella zona di Tolone. E' completamente assente, invece, nelle zone rurali delle Alpi Marittime, è limitata ad alcune specificità ed a grandi stabilimenti in Vaucluse (frutta candita di Apt) e nella zona alpina dell'Alta Provenza. Dagli anni '70, l'industria ha subito il declino delle sue attività tradizionali (navali, tessili, minerarie). Settori più recenti (industria siderurgica, di difesa, aeronautica, petrolchimica, raffinazione) sono portati a ridurre il proprio organico.
Occorre che un tessuto estremamente economico di grandi imprese si consolidi in alcuni settori strategici (microelettronica in particolare), ma si sta assistendo ad un
262
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. insufficiente costituzione di PMI ed una grande maggioranza di TPE ha problemi di adattamento411.
Un tasso di disoccupazione superiore di tre punti rispetto alla media nazionale, che varia dal 7 al 18% a seconda della zona di occupazione e che risulta superiore al 20% in alcune aree urbane; in particolare le costruzioni ed il settore terziario contribuiscono fortemente alla crescita di lavoro retribuito. Nel complesso, il settore terziario rappresenta un'importante risorsa nella creazione di posti di lavoro. Ma tale elemento, in questo settore, non è sufficiente a compensare le perdite nei settori primario e secondario. Durante il periodo 1990-1998, la disoccupazione è aumentata di oltre il 40%, in particolare nella zona urbana. Il 40% di coloro che cercano lavoro sono disoccupati di lungo corso. A Marsiglia, la disoccupazione è stabilmente pari al 22,3%, con una elevata percentuale di disoccupati da molti anni (44%) e, in particolare, di disoccupazione
femminile
(43,6%).
La
considerevole
crescita
delle
attività
amministrative, dei servizi pubblici e dei servizi alle compagnie in generale a Marsiglia resta insufficiente per contrastare gli effetti delle ristrutturazioni industriali e portuali.
Una disparità tra uomini e donne, essendo queste ultime maggiormente impiegate in attività meno qualificate;
Nel settore della formazione, una debolezza strutturale si riscontra nella moltiplicazione dei diplomi e nell'insufficiente coordinamento delle università. Questo spiega l’emergere di un fenomeno di anti-selezione: i migliori studenti non sono naturalmente motivati a seguire studi di dottorato e gli studenti migliori delle università privilegiano master professionali (ad esempio, DESS), a danno dei percorsi di ricerca (DEA). Questa situazione crea inoltre un doppio squilibrio con una concentrazione di studenti in percorsi formativi considerati più semplici ma dubbi per quanto riguarda gli 411
CEIS, (2006), Etude diagnostic des activités économiques dans les Alpes Maritimes préparatoire à une phase de réflexion prospective.
263
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. sbocchi professionali e un numero sempre più ridotto di studenti in percorsi formativi scientifici caratterizzati da un elevato livello di ricerca. La dispersione dei team e dei mezzi e l'insufficiente coordinamento dei centri di decisione hanno, come diretta conseguenza, la mancanza di leggibilità del potenziale scientifico regionale. Inoltre, il grande numero di discipline scientifiche, presenti in Provence Alps Riviera, costituisce allo stesso tempo un punto debole per la leggibilità del potenziale scientifico regionale: contrariamente ad altri settori, la regione PACA non possiede una forte specializzazione in un particolare settore e alcuni settori hanno un peso importante a livello nazionale o europeo.
La mancanza di armonizzazione nella presentazione dell'offerta di formazione declinata secondo la logica di ogni stabilimento per i contenuti disciplinari - gestita con una mancanza di leggibilità per gli studenti stranieri desiderosi di continuare gli studi in Francia, come pure per gli studenti che devono conoscere e comprendere il sistema universitario.
E' poi importante notare una carenza nella formazione universitaria legata a una moltiplicazione dei diplomi.
Un'offerta non completamente positiva in infrastrutture con particolare riferimento alle autostrade.
Il settore del turismo svolge un ruolo determinante nello sviluppo socioeconomico della zona. Le attrezzature turistiche, in alberghi, campeggi o strutture di alloggio collettivo, è importante. Tutta l'area riceve 27 milioni di persone all'anno e quindi il turismo rappresenta una delle prime attività economiche. Ma le potenzialità turistiche potrebbero non essere sfruttate in modo equilibrato e grandi flussi turistici continuano a muoversi verso il litorale. Inoltre il coordinamento e l'integrazione dell'offerta turistica sono spesso scarsi.
264
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. Mancanza di coordinamento delle politiche di pianificazione territoriale.
Mancanza di fonti statistiche e dati omogenei a livello di zona di frontiera.
Tab. 4.4. Analisi SWOT della regione PACA. FORZE Tasso di natalità molto elevato Livello di immigrazione piuttosto alto Elevato livello di conoscenze e creatività e in particolare un’attività di R&S concentrata nella manifattura di apparecchiature radio, televisive e nell’industria di costruzione aeronautica e spaziale Alto numero di brevetti Elevato livello di impiego nei settori tecnologici con partecipazione nei migliori programmi scientifici ed ai network di ricerca europei e nazionali Alta capacità di attrazione turistica dell’area e offerta turistica sviluppata Buona offerta di servizi nei centri urbani Disponibilità di fonti di energia rinnovabili Esistenza di organismi di cooperazione con differenti finalità Significativa esperienza di cooperazione dovuta a 15 anni di pianificazione interregionale
OPPORTUNITÁ Il maggior dialogo e cooperazione tra attori può permettere di recuperare un po’ del terreno perso sul fronte tecnologico, dando impulso all’innovazione e rafforzando la posizione dei suoi leader Politiche comuni per accrescere il supporto di attività con elevato impatto Molti poli di eccellenza potrebbero creare importanti sinergie in settori competitivi Rafforzare il ruolo strategico del turismo grazie ai paesaggi naturali che caratterizzano la regione Percorsi educativi e di formazione comuni in due lingue Elevata cooperazione tra PMI dinamiche, startup, enti di educazione/ricerca pubblici e privati Dar impulso alla spesa in R&S del settore privato Sviluppo di strategie comuni per preservare e gestire la biodiversità, le risorse naturali ed il paesaggio Miglioramento nei servizi e rafforzamento dell’identità delle comunità di confine Armonizzazione di leggi e politiche
Fonte: elaborazione personale.
265
DEBOLEZZE Forti squilibri territoriali tra le aree urbane e quelle periferiche Densità di popolazione molto bassa Un tasso di disoccupazione di tre punti più alto di quello nazionale Una disparità tra uomini e donne, le ultime in particolare con un minore tasso di attività ed un più basso livello di qualificazione Una moltiplicazione dei diplomi, un’insufficiente coordinamento delle università Una percentuale molto bassa di persone con alto livello di istruzione incontra difficoltà nel trovare un impiego che corrisponda alle proprie aspettative Un’offerta infrastrutturale non completamente positiva con particolare riferimento alle autostrade Uno scarso coordinamento ed un’integrazione dell’offerta turistica Mancanza di coordinamento delle politiche di pianificazione territoriale Mancanza di risorse statistiche e di dati omogenei a livello di zona di confine MINACCE Problemi di alloggio vicino ai fiumi e rischio di allagamenti Rischio di esclusione dalle aree economicamente più forti Alta difficoltà nell’introduzione delle donne e dei giovani sul mercato del lavoro Presenza di allarmi sanitari e bisogno di un maggior coordinamento tra i sistemi di vigilanza Un’offerta turistica eccessivamente stagionale con picchi di presenze solo in estate ed in inverno Presenza di lupi che possono creare minacce per i visitatori Esistenza di differenze normative ed amministrative nelle varie parti della regione Più elevata densità di imprese vicino alla costa
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Opportunità.
Un certo numero di opportunità nella regione PACA potrebbe compensare carenze nel corso degli anni a venire:
Se il sistema dei cluster riuscisse a spezzare l'isolamento della ricerca pubblica e a stimolare maggiore dialogo e cooperazione tra gli attori, allora la regione PACA potrebbe essere in grado di recuperare parte del terreno perso sul fronte tecnologico, promuovere l'innovazione, rafforzare la posizione dei propri leader, proteggere i propri settori industriali più deboli (raggruppamenti nell'industria tessile, per esempio, sebbene rimanga una sfida ambiziosa). L'effetto cluster potrebbe portare ad un aumento della spesa del settore privato nella R&S e ad un aumento della produttività della ricerca del settore pubblico. La creazione di strutture simili a cluster stranieri potrebbe tradursi, in Francia, in maggiori scambi e riconoscimenti a livello internazionale;
politiche comuni per aumentare la sostenibilità delle attività ad elevato impatto possono favorire la competitività e lo sviluppo sostenibile di sistemi produttivi di frontiera;
in considerazione della presenza di numerosi poli di eccellenza, potrebbe essere importante creare sinergie nei campi della competitività e rafforzare le reti di poli di eccellenza nell’innovazione tecnologica;
un'altra importante opportunità è offerta dai paesaggi naturali che caratterizzano la regione; essi potrebbero essere utilizzati per rafforzare il ruolo strategico del turismo, migliorando la competitività tramite la promozione di sistemi turistici organizzati per produrre effetti positivi nel mercato del lavoro e dell'economia locale;
266
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
buone prestazioni in materia di istruzione potrebbero essere valorizzate nell'ottica transfrontaliera, attraverso l'educazione comune e percorsi di formazione in due lingue, in attesa di un contesto favorevole per l'istituzione di un diploma italo - francese di istruzione secondaria;
l'accresciuta cooperazione tra PMI dinamiche, start-up ed organismi di educazione pubblici e privati.
Un'altra importante opportunità potrebbe risiedere nel rafforzamento delle spese in R&S del settore privato, una debolezza strutturale della regione PACA.
Il maggior dialogo con cluster esteri.
Sensibilizzazione della popolazione e dei turisti su tematiche ambientali attraverso lo sviluppo di strategie comuni per conservare e gestire la biodiversità, le risorse naturali ed il paesaggio della zona transfrontaliera.
Un'altra importante opportunità è offerta da un miglioramento dei servizi e dal rafforzamento dell'identità di comunità di confine.
L'armonizzazione delle disposizioni legislative e politiche.
Sviluppare un progetto di una reale cooperazione tra aree e soggetti di frontiera.
Valorizzare i centri di medie dimensioni e il sistema di collegamenti. Riduzione delle distanze tra le zone centrali e quelle periferiche.
Accrescimento della mobilità transfrontaliera dei giovani e della forza lavoro.
267
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Consolidamento delle filiere produttive d'eccellenza.
Minacce. L’area PACA si presenta come un ambiente eccezionale, per la qualità e la diversità dei suoi paesaggi o dei suoi biotopi, ma minacciato dallo sviluppo economico, dalla pressione urbana e turistica e, in aggiunta, da una forte esposizione ai rischi delle popolazioni e delle attività su quasi la totalità della zona. In riferimento alle costruzioni, ci sono molte case costruite vicino a fiumi e ciò potrebbe essere problematico in caso di inondazioni.
Il rischio di esclusione delle aree economicamente più forti; di fronte ad un rischio di chiusura di importanti stabilimenti o ad improvvise crisi di settore, i territori che hanno un sistema produttivo specializzato ed un forte tasso di disoccupazione sono più fragili. Di conseguenza, le zone confinanti con il Pond de Berre, la cui occupazione è concentrata in grandi stabilimenti, avrebbero maggiori difficoltà ad assorbire gli effetti dei cambiamenti economici. Al contrario, le metropoli regionali, in particolare quelle di Aix en Provence, Cannes - Antibes e Nizza sono diversificate e quindi meno fragili.
Con riferimento al mercato del lavoro, è anche prevista un'ancor più elevata difficoltà nell'introduzione di donne e giovani; 50 dopo il diritto di voto alle donne, 33 anni dopo la legge che stabilisce la condivisione dell'autorità dei genitori, la parità di diritti tra uomini e donne è acquisito. Per quanto riguarda l'effettiva parità, i progressi sono numerosi, ma restano le disuguaglianze. Pur contando su un maggior numero di lauree rispetto agli uomini, le donne non sempre traggono benefici dal loro successo scolastico e incontrano maggiori difficoltà nel mercato del lavoro. I tassi di disoccupazione più elevati, part-time più frequenti, salari più bassi, minor accesso ai ruoli di responsabilità caratterizzano l’attività femminile. Per quanto riguarda la parità, né la regione PACA, né la Francia fanno parte dei Paesi più avanzati in questo senso. Per quanto concerne i giovani, la situazione non è migliore.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Necessità di maggiore coordinamento dei sistemi di vigilanza per lo sviluppo di metodi avanzati per la valutazione dei rischi per la salute della popolazione.
Un'offerta turistica troppo stagionale, con picchi di presenze solo in estate e inverno; questo determina un altro problema importante, perché il 50% degli edifici sono ad uso stagionale.
Presenza di lupi che possono creare minacce per i visitatori e gli abitanti; questo è un inconveniente anche per le attività legate alla pastorizia.
Esistenza di differenze normative ed amministrative nelle diverse parti della regione.
Una più elevata densità di imprese in prossimità della costa.
269
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Figura 4.1. Schema della misura della competitività Piemontese.
EIS=4 CBRS=0,875
LLLS=3
DPS=2,625 GERDS=9
PAS=12
ISTRUZIONE
POPOLAZIONE
CONOSCENZA E CREATIVITÁ
WHS=4,5
GDPS=3,75
MERCATO DEL LAVORO
COMPETITIVITÁ PIEMONTESE
FINANZA GVAS=3,75
ERS=3
TECNOLOGIA
CAPITALE FISICO
HRSTS=2
MS=1,875
TOLLERANZA
TURISMO RS=2,5
ETKS=8 IS=5
HS=4,5
SS=3
Fonte: elaborazione personale 270
OS=3
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. Fig. 4.2. Schema della misura della competitività della regione PACA EIS=3 CBRS=3,5
LLLS=3
DPS=1,75
GERDS=12 PAS=12
ISTRUZIONE
CONOSCENZA E CREATIVITÁ GDPS=3,75
POPOLAZIONE WHS=3, 5
FINANZA
MERCATO DEL LAVORO
COMPETITIVITÁ DELLA REGIONE PACA
ERS=1,5
TECNOLOGIA
CAPITALE FISICO MS=1,25
HRSTS=6
TOLLERANZA
GVAS=3,75 RS=1,875
TURISMO
ETKS=8 OS=2,25 IS=5
HS=6
SS=2
Fonte:elaborazione personale
271
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
4.2. Suggerimenti. Nel condurre un’analisi regionale, può essere utile intervistare alcuni attori significativi del territorio, al fine di avere una prospettiva più profonda del territorio stesso. In questa ultima fase, noi cerchiamo di proporre nuovi suggerimenti sulla base dei risultati ottenuti dalle precedenti analisi SWOT. Nel delineare i principali piani d'azione, adottiamo nuovamente la metodologia Delphi coinvolgendo i principali esperti dei due settori di riferimento. Questo passo è stato realizzato per mezzo di 16 interviste semistrutturate ai principali stakeholder, che prendono decisioni a livello regionale e che sono già stati intervistati in precedenti fasi della ricerca (Allegato E). Il campione può essere considerato significativo, sia per la rilevanza del loro ruolo sul territorio sia per le loro precedenti esperienze in questo campo. In particolare, il nostro campione di esperti può essere riassunto nel seguente modo:
Responsabile Camera di Commercio del Piemonte Responsabile Distretto dei Vini del Piemonte Responsabile ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) Ex amministratore Enti Pubblici del Piemonte Responsabile Unione industriale di Torino Consulente Fondazione CRT Responsabile italo - francese Camera di Commercio Direttore CCI dello sviluppo industriale della regione di Arles Vice Rettore - Università Sophia Antipolis - Nizza Responsabile CERAM - Sophia Antipolis - Nizza Responsabile - Camera di commercio e dell'industria dei Pays d'Arles Responsabile Licence 3 Management Public Marseille Institut di Management Public Gouvernance Territoriale - Università degli Studi di Marsiglia Direttore del LEREP (Laboratoire d’Etudes et de Recherche sur l'Economie, les Politiques et les Systèmes Sociaux) – Tolosa Responsabile Relazioni Internazionali - Università Sophia Antipolis di Nizza – Facoltà di Scienze Economiche e Gestionali Presidente del Dipartimento di Geografia dell'Istituto di Geografia - Liège
272
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Ai nostri intervistati abbiamo proposto punti deboli e punti di forza (emersi dalla precedente analisi) delle due regioni e abbiamo domandato loro di riflettere su questi risultati, al fine di suggerire le linee di miglioramento e di sviluppo sia per la regione PACA che per il Piemonte. In realtà le persone che vivono nel territorio possono cogliere aspetti che potrebbero sfuggire ad altri strumenti di indagine territoriale. L'intervista è stata condotta in forma colloquiale, cercando, anche se tramite domande, di facilitare l’interazione tra gli intervistati. Un draft esemplificativo di intervista è mostrato nell'Allegato E.
4.2.1. Identificazione delle strategie territoriali per il Piemonte.
L'analisi dei pareri degli attori privilegiati precedentemente selezionati ha fornito importanti suggerimenti per migliorare la competitività del Piemonte, delineando 8 importanti assi di intervento (Fig. 4.3):
Un migliore dialogo tra Università e imprese: è inutile ricordare il ruolo fondamentale svolto dal Piemonte nella storia industriale dell'Italia; ma è molto importante anche sottolineare il contributo decisivo del Piemonte nella storia della ricerca italiana nel settore industriale e nella formazione dei manager. Nonostante i crescenti sforzi del Governo e delle regioni, le risorse destinate alla ricerca sono state ridotte; così è importante proporre una strategia in grado di favorire il recupero di imprese operanti nei settori industriali tradizionali ed aumentare la competitività regionale attraverso lo sviluppo di imprese in nuovi settori . Quindi, una prima strategia richiede progetti di innovazione e ricerca applicata congiunti tra le Università, i centri di ricerca e le imprese al fine di diffondere le tecnologie trasversali e creare un elevato valore aggiunto (ad esempio, l'elettronica, l'informatica, la telematica, le biotecnologie e le nano-tecnologie) in prodotti e processi dei settori tradizionali; la seconda strategia richiede la definizione di una o più idee vincenti per la competitività del territorio realizzato come un "mosaico" di progetti selettivi che coinvolgono l'intero sistema di ricerca del Piemonte; infatti, una domanda territoriale pubblica di prodotti e servizi innovativi potrebbe essere un'idonea strategia di recupero. Un'altra azione importante
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
potrebbe essere il bando di borse di studio per gli studenti con progetti imprenditoriali innovativi.
L'aumento dimensionale delle imprese: La struttura dell'industria piemontese è spesso considerata inadatta all'attuale contesto competitivo; è opinione comune che le dimensioni delle aziende potrebbero aumentare, ma ciò può avvenire solo se le basi sono sane. Questa condizione necessaria porta ad interventi di politica industriale e finanziaria. Un processo di sviluppo delle imprese in Piemonte ha bisogno di modelli che devono essere attentamente analizzati – da individuare all'interno dei pochi punti di riferimento di successo sul piano piemontese ed italiano. Una maggiore attenzione ai modelli di sviluppo sia regionali che industriali a livello europeo è necessaria se si considera la specializzazione produttiva del Piemonte orientata verso rapporti intersettoriali con l'Europa: una più forte integrazione con i nostri partner europei è un incentivo e un obiettivo.
La politica del lavoro: per ammorbidire il problema del basso tasso di occupazione si potrebbero sviluppare importanti politiche del lavoro; in particolare, con riferimento ai contratti di lavoro ed alle politiche riguardanti l'offerta di lavoro, è importante sostenere un negoziato collettivo sui rapporti di lavoro; successivamente, è necessario realizzare interventi per promuovere la partecipazione e rafforzare lo spirito imprenditoriale. Inoltre, come strategia per contrastare la disoccupazione, una regione dovrebbe offrire servizi territoriali per l'occupazione, incentivi fiscali per il datore di lavoro verso l'assunzione di nuove persone. Un ultimo punto potrebbe essere rappresentato da contributi di sostegno alle imprese che attivano iniziative che coinvolgono la responsabilità sociale delle imprese verso le donne, i disoccupati di lunga corso e i giovani senza precedenti esperienze lavorative.
Cambiamenti demografici: la struttura demografica del Piemonte ha raggiunto un elevato livello di maturazione cosicché le sole strategie per incentivare la maternità non sono sufficienti a fermare la diminuzione della popolazione nei prossimi 50 anni. E’ indispensabile, quindi, mostrare che anche i flussi migratori possono fornire importanti conseguenze per il futuro: l'integrazione sociale di seconda e terza generazione significherebbe convergenza sui livelli di natalità della popolazione locale. Quindi,
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
sarebbe anche necessario creare incentivi per gli immigrati a rimanere in Piemonte e a non trasferirsi all'estero in modo definitivo.
Potenziamento
delle infrastrutture:
il
Piemonte possiede innovazione,
competenze e relazioni, ma le sue infrastrutture non funzionano molto bene. Questo non è solo un problema piemontese e, in particolare, il trasporto rapido è stato per anni nell'agenda strategica del Piemonte. Un rafforzamento delle infrastrutture è dunque necessario, soprattutto per quel che riguarda il sistema aeroportuale ed i porti della Liguria, lungo i grandi corridoi europei che collegano Barcellona e Kiev. Alcuni intervistati suggeriscono che gli imprenditori e le associazioni dovrebbero fare lobbing sulle istituzioni, al fine di stimolare e rinvigorire gli sforzi attuali. Gli interventi dovrebbero coinvolgere il miglioramento della viabilità. Tra le strategie per le infrastrutture dovrebbe rientrare la risistemazione del territorio dalla montagna alla pianura, in modo da evitare smottamenti idrologici e risolvere il deterioramento prodotto dall'abbandono di alcune zone di montagna. Poi, una particolare attenzione deve essere riservata alla gestione delle acque, alla manutenzione dei bacini ed alla costruzione di invasi per prevenire le inondazioni; con le infrastrutture, anche i servizi logistici e di trasporto dovrebbero essere rafforzati.
Modifica dell'offerta turistica: considerando il ricco paesaggio naturale, un importante driver di azione è costituito dal turismo. In particolare, l'unicità conservata dal territorio potrebbe costituire un vero e proprio fattore di concorrenza. Un possibile asse di intervento può essere costituito dalla conversione del grande flusso escursionistico (cioè senza pernottamento) in flusso turistico (caratterizzato da almeno un pernottamento); al fine di raggiungere questi risultati è importante la creazione di una rete di strutture in grado di offrire una sistemazione economica (ostelli, B&B, ecc.). Successivamente, un altro asse di intervento può essere l'attivazione di percorsi turistici e la realizzazione di itinerari e manifestazioni (vale a dire la realizzazione di workshop della durata di 2-3 giorni, al fine di promuovere il turismo congressuale). E' essenziale puntare su valori di unicità al fine di creare un processo di brandisation naturale sul territorio, il cui nome diventa sinonimo di stretti legami tra risorse comunitarie, territoriali e turistiche, risultato di un'azione sinergica con le parti interessate.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Il grande bagaglio culturale della zona, sempre più conosciuta a livello internazionale, potrebbe costituire un elemento di attrattiva per i turisti; per il raggiungimento di questo scopo, è necessario investire in progetti che riguardino le principali peculiarità di questo territorio; nella società della conoscenza, le strutture di un ambiente culturalmente ricco acquistano valore e divengono uno dei principali fattori competitivi per giocare in un contesto competitivo-cooperativo dinamico a livello regionale e subregionale. Poi, con riferimento alla disponibilità di alloggi, dobbiamo sottolineare che alcune strutture utilizzate per le Olimpiadi potrebbero essere parzialmente utilizzate per i turisti e per le attività legate allo sport. E’ necessario quindi delineare una serie di azioni al fine di qualificare il turismo in termini di qualità, di professionalità e di partecipazione delle componenti economiche. Molti intervistati suggeriscono di puntare sul turismo enogastronomico poiché esso è molto attrattivo e tipico nel territorio delle Langhe e del Monferrato. Da questo punto di vista vi è anche l’intenzione di introdurre il paesaggio delle Langhe e del Monferrato nel patrimonio dell'Unesco, iniziativa che, se attuata, porterà grandi vantaggi al territorio in termini di immagine e di flussi turistici. Quindi, per rendere il turismo più continuo, sarebbe importante creare pacchetti turistici che colleghino ogni evento agli altri e percorsi che uniscano diversi comuni. Promozione in rete: l'efficienza dei risultati è indicata dalla rapidità delle informazioni. Così l’impiego della rete diventa indispensabile: accanto alla più classica configurazione del commercio elettronico (B2B, B2C), ci sono oggi modelli di T2B e T2C, cioè la possibilità di promuovere e vendere attraverso tutta la rete, nel mercato elettronico, il proprio Territorio alle imprese (T2B, territorio alle imprese) e ai cittadini (T2C, territorio ai consumatori: turisti, studenti, lavoratori). Attraverso la rete è possibile scoprire il territorio; selezionando alcune parole chiave da inserire nei motori di ricerca è possibile individuare i link che cominceranno a trovare le informazioni necessarie in molti siti. Conoscere il territorio per mezzo della rete significa apprendere con rapidità, esplorando siti ufficiali.
Infine, per migliorare l'impiego dei punti di forza, è necessario costruire un sistema di governance dello sviluppo locale che coinvolga le istituzioni e le organizzazioni territoriali per la realizzazione di una strategia unitaria di sviluppo. Così una pianificazione strategica, in grado di individuare e condividere gli obiettivi dello sviluppo dovrebbe essere attuata. E’ necessario dunque costruire una matrice comune al 276
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
fine di utilizzare al meglio le risorse pubbliche e private dal momento che in Piemonte vi è un bagaglio di conoscenze non sufficientemente valorizzato.
4.2.2. Identificazione delle strategie territoriali per la regione PACA.
Anche con riferimento alla regione PACA, dovremmo cercare di utilizzare, come meglio possibile, i suoi punti di forza al fine di definire i vantaggi provenienti dalle opportunità offerte dal contesto competitivo di riferimento. Per far fronte a questa situazione si possono delineare i seguenti suggerimenti che sono espressione degli esperti intervistati (Fig. 4.4):
Posizionare la regione come un importante centro a livello mondiale per la progettazione di fonti rinnovabili di energia : la regione PACA, infatti, ha un enorme potenziale in materia di fonti energetiche rinnovabili (energia solare ed eolica) che non è assolutamente sfruttato per il momento; molte sono le cause: mancanza di convinzione da parte degli amministratori in carica, rifiuto dei residenti (collegato, in particolare, ad idee false ma largamente accettate ed alla grande mancanza di informazione), le riserve da parte dei professionisti, ad es. nel settore turistico (VAR e Alpi Marittime, in particolare). Tuttavia, sviluppare poli di competenze in questi settori e, in particolare, concretizzarne le applicazioni, potrebbe essere fondamentale per il futuro di quest'area. A questo scopo, è necessario sviluppare l'immagine di una regione all'apice per quel che riguarda le energie rinnovabili ed i progetti innovativi.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Figura 4.3. Strategie per il Piemonte. Progetto di innovazione e ricerca applicata congiunta tra Università, centri di ricerca e imprese
Interventi di politica industriale e finanziaria
Costruzione di una matrice comune per utilizzare meglio le risorse pubbliche e private
Promuovere il territorio alle imprese e ai cittadini attraverso la rete.
Definizione di una o più idee vincenti per la competitività del territorio. Conversione del flusso escursionistico allargato in flusso turistico.
Introduzione del paesaggio delle Langhe e Monferrato nel patrimonio dell’Unesco
Un miglior dialogo tra università e imprese Modifica dell’offerta turistica
Crescita dimensionale Governance dello sviluppo locale
Politiche del lavoro
Promozione in network Potenziamento delle infrastrutture
Attivazione di sentieri di visita turistici e realizzazione di itinerari e avvenimenti.
Cambiamenti demografici
Supportare una negoziazione collettiva di relazioni lavorative Promuovere la partecipazione e sostenere l’imprenditorialità Offrire servizi territoriali e incentivi fiscali agevolazioni fiscali all’impiego Supportare le imprese che attivano iniziative relative al CRS Incentivi agli immigrati a restare in Piemonte Sostegno della fecondità
Rafforzare il sistema aeroportuale e i porti liguri
Imprenditori e associazioni di categoria dovrebbero far lobbing sulle istituzioni
Attenzione alla gestione delle acque
Fonte: elaborazione personale.
Politiche sociali: sviluppare servizi per gli anziani (costruzioni, case di riposo, cliniche private, case di cura, ecc.), che rappresentano la maggior parte della popolazione: queste persone sono numerose in PACA e coprono una notevole porzione di occupazione; inoltre, potrebbe essere utile integrare le popolazioni immigrate nei programmi di marketing dell'area legata al loro Paese di origine.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Una vera politica dei trasporti: riesaminare i disegni di città e Paesi pianificando completamente e prevedendo infrastrutture che privilegino i modelli di spostamento breve; a tal fine, si potrebbe adottare, come punto di partenza, il modello svizzero di valorizzazione delle ferrovie. Garantire un equo accesso ai servizi pubblici, ai trasporti, all'informazione, alla comunicazione e alla conoscenza delle infrastrutture nell'ambito del programma di zona è un punto molto importante. Così dovrebbe essere studiato un programma di promozione e miglioramento all’accesso e all’utilizzo delle infrastrutture esistenti, per ottimizzare i benefici economici e sociali e ridurre le conseguenze ambientali. Inoltre, occorre migliorare la connettività per il rafforzamento dei percorsi policentrici territoriali e per gettare le basi per una società guidata dalla conoscenza e dall'informazione. E' anche necessario promuovere modelli di mobilità sostenibili ed innovativi con particolare riguardo per l'ambiente, la salute umana e per l'uguaglianza; sviluppare un polo internazionale, consolidando il funzionamento di interessi nazionali, che costituiscono una delle maggiori possibilità di sviluppo economico per il rilancio dell'area metropolitana di Marsiglia. Il risultato di questo progetto permetterà di ripristinare le funzioni internazionali della superficie metropolitana, in particolare nel settore del terziario superiore e del commercio internazionale. Questa operazione, che consentirà una profonda trasformazione dell'immagine di Marsiglia, ha una forza simbolica e costituisce un piano per il futuro della superficie metropolitana di Marsiglia, ma anche per il territorio nella sua unità, in comunione con la superficie di Nizza, Tolone e Avignone, ai fini dell’affermazione della vocazione Mediterranea. Si tratta, allo stesso tempo, di rafforzare il polo di Marsiglia-Fos (con l’obiettivo di aumentare il traffico da 15 a 20 milioni di tonnellate entro il 2010) e di migliorare le infrastrutture del servizio stradale per ampliarne l’entroterra. Sarà opportuno, in particolare, aumentare il proprio traffico di container e merci varie; l'obiettivo è di raggiungere un traffico di almeno un milione di contenitori al limite del Piano, sviluppare tutta la logistica dei trasporti con la creazione di piattaforme multimodali (Distriport, GransMiramas, Canet-Mourepiane), migliorare la fluidità dei corridoi ferroviari per consentire un servizio concorrenziale nel flusso di merci su strada.
Sfruttare la carta dei poli di competitività e stringere legami con poli di altri Paesi promuovendo una politica di qualità totale con dispositivi di valutazione interna ed esterna. Quindi, per meglio articolare il potenziale formativo/produttivo, lo si
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
potrebbe organizzare intorno ad alcuni poli di competitività allo stesso tempo territoriali e centrati sulle attività o competenze (gli attuali poli sono insufficienti); è, quindi, un importante obiettivo garantire l'attrattività del dipartimento in un contesto di forte concorrenza territoriale e di aumento del potere dei grandi Paesi emergenti attirando/sviluppando strutture di dimensioni rilevanti; in questo modo è possibile assicurare la superiorità competitiva di Sophia Antipolis su molti altri poli francesi ed europei. Altri importanti obiettivi consistono nello sviluppo di un mutuo approccio di animazione dei cluster e nel sostenere la creazione e lo sviluppo di nuove imprese, in particolare nei settori ad alto valore aggiunto; in questo modo possiamo portare a termine con successo l'integrazione delle SME nei poli di competitività.
Rafforzare la vocazione turistica con l'installazione di un federator e riequilibrando l'offerta di servizi. Sarebbe utile lanciare un grande progetto di sviluppo turistico, sviluppare il patrimonio culturale del dipartimento e sviluppare flussi turistici nell'entroterra del Paese, puntando sull'identità regionale e adeguare la filiera ai cambiamenti del settore (aspettative dei clienti, concorrenza con le nuove destinazioni, concentrazione degli operatori…). Un ulteriore elemento consiste nell’avere una gestione più ordinata e coordinata delle offerte e delle infrastrutture turistiche. Uno dei grandi punti deboli nella zona è la mancanza di coordinamento delle politiche dei vari attori istituzionali. Il turismo non sfugge a questa realtà. Tuttavia, l'eccessiva e mal incanalata frequentazione di determinati luoghi, oltre alla ridotta durata del soggiorno, provoca effetti nocivi sulla qualità della vita (eccessiva frequentazione dei luoghi turistici: spiagge, montagne, ecc; congestioni, aumento dei rifiuti domestici e difficoltà di raccolta e trattamento, ecc.).
Più in generale, sottolineare l'eccezionale posizione marittima di Marsiglia e coordinare le politiche di sviluppo territoriale a livello di zona. Sviluppare e rafforzare: - i collegamenti internazionali con la Spagna, l'Italia e il Nord dell'Europa, che comportano il consolidamento e il miglioramento della sicurezza e dell’affidabilità della connessione Costa Azzurra –Italia con particolare riferimento al tunnel di Tenda; - l'arco latino, in particolare a livello ferroviario con lo studio di fattibilità di una potente connessione Marsiglia-Frejus-Ventimiglia.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
- garantire l'apertura dei dipartimenti alpini con istallazioni adeguate ai traffici con riferimento - oltre alle connessioni franco-italiane individuate sopra - alla modernizzazione della connessione Gap-Briançon-Italia (RN 94) e dei percorsi Valle Della Durance-Nizza e Avignone. - Assicurare uno sviluppo armonico degli aeroporti nella zona, alla ricerca di un equilibrio tra i forti vincoli ambientali dell'area e le esigenze economiche, rafforzando così la complementarietà degli aeroporti del Grande Sud-Est (Provenza Marsiglia, Nizza-Costa Azzurra, Lione Satolas, MediterraneoMontpellier). - sviluppare le attività portuali e, in particolare, di crociera nel Mediterraneo, con il conseguente sviluppo delle necessarie infrastrutture di accoglienza, tenendo in particolare considerazione le esigenze espresse dall’area nizzarda.
Contribuire
ad
uno
sviluppo
economico
sostenibile,
incoraggiando
l'innovazione, l'imprenditorialità e rafforzando la capacità di ricerca e innovazione per le PMI: occorre quindi investire nella conoscenza, insistere di più sugli investimenti in economia della conoscenza, ampliando l'offerta di formazione, stimolando la ricerca pubblica e privata e sostenendo la politica nazionale di creazione di poli di competitività. Successivamente, è necessario rafforzare la capacità di innovazione delle PMI, creando ambienti adeguati per il loro sviluppo stabile e promuovendo la cooperazione tra i centri di R&D e le PMI. Un'altra importante azione consiste nel facilitare la partecipazione di tutti i gruppi sociali alle attività economiche, culturali e sociali. Quindi è necessario un rafforzamento dei programmi di formazione: esso può essere realizzato immaginando una politica per l'occupazione più flessibile, efficace ed inventiva (che privilegi la formazione continua e le cooperazioni tra pubblico e privato), o sviluppando un osservatorio statistico in collaborazione con i settori in prossimità di altri Paesi, mettendo in relazione le Università ed incoraggiandone la collaborazione in termini di formazione; è poi necessario sviluppare il potenziale di R&S delle imprese e il potenziale accademico regionale. L'attuazione operativa passa dai poli di competitività e da una azione trasversale vincolata all'intero tessuto regionale. Nei poli di competitività, il sostegno finanziario pubblico per i progetti di ricerca e sviluppo collaborativo invita gli attori a cooperare. L'obiettivo è creare dei sistemi regionali di innovazione sul modello della Silicon Valley o agglomerato di Boston negli Stati Uniti.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Il technopôle di Sophia Antipholis è ispirato a questo esempio. Altre piattaforme di ricerca, il CIMPACA (Centro Integrato di Micro elettronica PACA), permetterebbero la comunione tra ricercatori e imprese e l’accelerazione del mutuo apprendimento. In aggiunta, si dovrebbe favorire la diffusione dell'innovazione verso i settori più tradizionali al fine di sviluppare la competitività degli stessi.
Necessità di fornire impiego alla popolazione: la zona deve infatti confrontarsi con una grande sfida, quella dell'occupazione. Per raccogliere questa sfida e rispondere anche all'obbligo delle pari opportunità tra uomini e donne, la regione PACA deve continuare una politica economica di sviluppo sostenuta dalla sua posizione geografica e dalle sue specifiche competenze. Il posizionamento della zona tra l'area mediterranea e la Valle del Rodano costituisce infatti un vantaggio comparativo, che deve essere più ampiamente sfruttato, grazie all'apertura del settore rispetto ai traffici nord-sud (Europa del Nord, Italia, Spagna) ed est-ovest (Spagna-Italia). A tal fine, sarà necessario rafforzare i collegamenti con gli altri Paesi europei. Infine, nel PACA come in tutta la Francia, un grosso problema riguarda il trattamento dei rifiuti, il recupero di materiali che possono essere riciclati, la pulizia e la distribuzione di acqua potabile.
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Figura 4.4. Strategie per la regione PACA.
Incoraggiare innovazione, imprenditorialità e rafforzare la ricerca e le capacità innovative delle PMI
Continuare una politica economica di sviluppo supportata dai benefici della sua posizione geografica e delle sue competenze specifiche
Riesaminare i disegni di città e Paesi pianificando completamente e prevedendo infrastrutture che privilegino i modelli di spostamento breve
Sviluppo di poli di competenza in questi settori
Supportare lo sviluppo economico
Posizionare la regione per le fonti di energia rinnovabile e Politiche sociali il design
Sostenere l’occupazione
Politica dei trasporti
Sviluppo dei servizi per le persone anziane
Rafforzare la vocazione turistica Enfatizzare la posizione Sfruttare la marittima carta dei poli competitivi
Integrazione immigrati
degli
Ribilanciamento dell’offerta di servizi
Sviluppare un’offerta turistica e di infrastrutture meglio coordinata e gestita
Rafforzare i collegamenti internazionali con la Spagna, l'Italia e il Nord Europa Sviluppare l'arco latino, in particolare a livello ferroviario
Promuovere una politica di qualità totale con dispositivi di valutazione interna ed esterna
Assicurare uno sviluppo armonico degli aeroporti nella zona Sviluppare attività portuali
Fonte: elaborazione personale.
4.3. Trasferibilità del modello.
Come abbiamo puntualizzato nell'introduzione, la nostra analisi e misurazione è stata costruita per mezzo dei dati relativi alle regioni dell'Europa occidentale; così, il nostro modello e il relativo indice di competitività regionale possono essere trasferiti dalle regioni Piemonte e PACA alle altre regioni europee occidentali. Abbiamo scelto di costruire un modello adatto ad una generalizzazione attraverso le regioni europee occidentali per tre importanti fattori:
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
l’Europa occidentale è considerata una delle più attrattive regioni al mondo per gli investimenti stranieri secondo l'annuale Ernst & Young European Attractiveness Survey 412
; così, nel cercare i driver di competitività regionale, si è ritenuto
particolarmente opportuno utilizzare i dati relativi alle regioni appartenenti a questa parte d'Europa;
le regioni dell'Europa occidentale presentano caratteristiche simili e sono più adatte ad un eventuale confronto; l’Europa occidentale è, infatti, considerata soprattutto come un concetto socio-politico forgiato durante la guerra fredda, durante la quale sono stati definiti i suoi confini, quali hanno incluso tutti i Paesi europei che non sono stati sotto il controllo e l’influenza sovietica. Tali Paesi capitalisti del primo mondo non hanno conosciuto l’imposizione di
regimi comunisti. I Paesi neutrali sono stati
classificati in base alla natura dei loro regimi politici. Così, nella percezione e nell'uso comune, l'Europa occidentale è ancora, in minor misura, distinta da quella orientale da differenze culturali, politiche ed economiche e le sue frontiere hanno poco a che fare con una geografia chiara e precisa. Il termine è comunemente associato, ma non chiaramente delimitato, con la democrazia liberale, il capitalismo e anche con l'Unione europea. La maggior parte dei Paesi di quest’area condivide la cultura occidentale, e molti di essi hanno legami economici, storici e politici con i paesi del Nord e del Sud America e con l’Oceania413.I confini culturali e religiosi tra queste due aree sono soggetti a notevoli sovrapposizioni e - cosa più importante - a fluttuazioni storiche, che rendono una precisa comprensione piuttosto difficile.
i dati delle regioni dell'Europa occidentale hanno il requisito di accessibilità; essi, infatti, sono messi a disposizione da Eurostat. Le statistiche regionali comparabili costituiscono una parte importante del sistema statistico europeo e sono state raccolte per più decenni. Le statistiche regionali dell'Eurostat coprono le principali funzioni della vita economica e sociale all'interno dell'Unione Europea, tra cui la demografia, le migrazioni, l'occupazione e la disoccupazione, la sanità, il turismo, l'agricoltura, la ricerca e lo sviluppo e l'istruzione. I concetti e le definizioni utilizzate per tali statistiche 412 413
Ernst & Young, (2005), European attractiveness Survey www.wikipedia.com
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
regionali sono il più possibile vicine a quelle utilizzate per la produzione delle statistiche nazionali. Al fine di fornire ed elaborare dati regionali, è necessaria una classificazione delle unità territoriali regionali; questa classificazione è nota come la nomenclatura delle unità territoriali per la statistica (NUTS); NUTS è una classificazione gerarchica, che suddivide ogni Stato membro in un certo numero di regioni al livello NUTS 1. Ognuna di queste è poi suddivisa in regioni a livello NUTS 2 e queste, a loro volta, in regioni a livello NUTS 3. Le regioni NUTS sono, in generale, delle unità amministrative. Esse sono generalmente adottate dagli statistici come appropriate unità per la raccolta dei dati, la loro elaborazione e diffusione. Le statistiche regionali, conservate nel Dominio Regionale del database New Cronos, comprendono dati prevalentemente al livello NUTS 2, anche se le tabelle al loro interno contengono i dati al livello NUTS 3. In alcuni casi, i dati sono disponibili solo a livello NUTS 1.
Oltre alla possibilità di generalizzare il modello per le regioni dell'Europa occidentale si potrebbe anche, con alcuni dispositivi, estendere il nostro modello in due direzioni diverse:
Verso altre regioni dell'Unione Europea o candidate ad entrarvi: l'accesso al mercato è definito in relazione ai mercati dell'Europa occidentale a causa di gravi problemi relativi al reperimento dei dati delle regioni dell'Europa orientale prima della metà degli anni '90. Tuttavia, i dati per i Paesi candidati e tutti i dati per gli altri Paesi non appartenenti a quelli della UE sono memorizzati in tabelle parallele a quelle degli Stati membri. Nel caso del turismo, dove i dati per i Paesi al di fuori della UE sono particolarmente ampi, regioni candidate e Paesi EFTA sono inclusi nelle stesse tabelle degli Stati membri dell'UE. E' anche importante notare che il dominio della Regione è stato istituito nel 1975 e alcune serie di dati sono disponibili da questa data.
Dal 2004, inoltre, Eurostat ha raccolto e pubblicato le statistiche urbane, misurando la "qualità della vita", attraverso una serie di oltre 270 indicatori per 256 città europee. I dati sono disponibili per le grandi città, ampie aree urbane e – sebbene in serie ridotta - per i distretti suburbani. Questo progetto si chiama audit urbano e consente un confronto tra città attraverso agenzie regionali, nazionali ed europee come pure tra Paesi e città stesse, in base alla loro posizione in Europa (centrale - periferica;
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Nord-Sud) e di altre caratteristiche (attività economica, occupazione, trasporti pubblici, livello di istruzione, ecc), nonché una disamina delle disparità all'interno di città e Paesi, il che è molto utile, se non fondamentale, per l’adozione di misure politiche. Esistono in particolare tre livelli di coordinamento organizzativo nell’audit urbano: il livello europeo, il livello nazionale e quello locale/cittadino. Eurostat ha avuto l'incarico di coordinare il flusso dei dati di audit urbano a livello europeo. Questo richiede di mantenere i contatti con i Coordinatori Nazionali e i principali utenti della Commissione, inserendo i dati nel database e diffondendo i risultati dell’audit urbano. L’audit urbano mira a fornire informazioni a tre livelli territoriali:
Le Core City (definizione amministrativa), così come livello di base (Etichetta "A"); Le
ampie
zone
urbane
(Etichetta
"LUZ"),
che
rappresentano
un'approssimazione delle zone urbane funzionali centrate intorno alla città; I sotto-distretti cittadini (Etichetta "SCD"), che costituiscono una suddivisione della città in base a criteri rigorosi (5.000 – 40.000 abitanti in ciascun distretto)
Per motivi di analisi comparabile, a livello nazionale i dati sono stati compilati e presentati per le variabili dell’audit urbano. Essi comprendono informazioni su 284 città. Un totale di 258 città ha partecipato alla raccolta dati del primo audit urbano 2003/2004. Di queste, 189 appartenevano alla UE composta allora da 15 Paesi e 69 città e 12 Paesi (a quel tempo) candidati ad entrare nell'Unione stessa (dieci dei quali vi hanno poi aderito il 1° maggio 2004). 26 città turche sono state aggiunte all’audit urbano all'inizio del 2006. Le 336 variabili raccolte sono strutturate in 9 settori statistici (demografia, aspetti sociali, aspetti economici, partecipazione civica, formazione ed istruzione, ambiente, viaggi e trasporti, società dell'informazione, cultura e tempo libero) e 25 domini. I dati sono stati raccolti dall'Ufficio Statistico Nazionale (o Regionale), da città e da altre fonti.
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ALLEGATO E. BOZZA DI INTERVISTA. SUGGERIMENTI PER L’IDEAZIONE DI STRATEGIE COMPETITIVE DI SUCCESSO. Il seguente modello, costituito a partire dai principali driver di competitività regionale e relativi indicatori, è il frutto di una scrupolosa ricerca bibliografica, ma soprattutto del prezioso contributo di un selezionato gruppo di esperti (università, statistici, rappresentanti di categoria, organismi istituzionali e qualificati).
Driver misurato
Indicatori
Educazione
Indice di scolarità Life-long learning - partecipazione di adulti di età compresa fra i 25 e i 64 anni nei programmi di istruzione e formazione, ai livelli NUTS 1 e 2 (1000) Tasso netto di natalità Densità della popolazione GERD Brevetti depositati all’EPO a livello regionale Salario medio Tasso di occupazione Dati annuali sull’HRST e sottogruppi (Percentuale sul totale della popolazione) Impiego in settori ad alta intensità tecnologica e della conoscenza Autostrade/superficie Ferrovie/superficie Immigrazione per sesso e gruppi di età – Stati non appartenenti alla UE Studenti ai livelli ISCED 5-6 - % degli alunni e degli studenti a livello regionale GDP pro capite GVA pro capite Hotel, campeggi e case vacanza Altre sistemazioni collettive
Popolazione Conoscenza e Creatività
Mercato del lavoro Tecnologia
Capitale fisico Tolleranza
Finanza Turismo
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Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità.
Per quanto riguarda il modello illustrato ed i risultati relativi agli indicatori di cui sopra, è emerso questo quadro della regione PACA: PUNTI DI FORZA DEBOLEZZE Tasso di natalità molto elevato Forti squilibri territoriali tra le aree urbane e quelle periferiche Livello di immigrazione piuttosto alto Densità della popolazione molto bassa Elevato livello di conoscenze e creatività e in particolare un’attività di Un tasso di disoccupazione tre R&S concentrata nella manifattura di punti più alto di quello nazionale apparecchiature radio, televisive e Una diseguaglianza tra uomini e nell’industria delle costruzioni donne, le ultime in particolare con un aeronautica e spaziale minore tasso di attività ed un più basso Alto numero di brevetti livello di qualificazione Elevato livello di impiego nei Una moltiplicazione dei diplomi, settori tecnologici con partecipazione un’insufficiente coordinamento delle ai migliori programmi scientifici ed ai università network di ricerca europei e nazionali Una percentuale molto bassa di persone con un alto livello di istruzione Alta capacità di attrazione turistica dell’area e sviluppata offerta turistica è colpita dalla difficoltà nel trovare un impiego che corrisponda alle proprie Buona offerta di servizi nei centri aspettative urbani Un’offerta infrastrutturale non Disponibilità di fonti di energia completamente positiva con particolare rinnovabili riferimento alle autostrade Esistenza di organismi di Uno scarso coordinamento ed cooperazione con differenti finalità integrazione dell’offerta turistica Significativa esperienza di Mancanza di coordinamento delle cooperazione dovuta a 15 anni di politiche di pianificazione territoriale pianificazione interregionale Mancanza di risorse statistiche e di dati omogenei a livello di zona di confine 1.
Suggerisca, basandosi sulla Sua esperienza personale, le strategie che
potrebbero essere adottate dagli Enti Pubblici al fine di: o
utilizzare nel miglior modo possibile i punti di forza della regione PACA
per trarre vantaggio dalle opportunità offerte dal contesto di riferimento: …………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………… o
ridurre il più possibile i punti di debolezza o trasformarli in punti di forza.
…………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… Grazie per la preziosa collaborazione!
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- Conclusioni -
Discussione e conclusioni. In un'economia globalizzata, i territori e non solo le aziende si trovano sempre più in competizione gli uni con gli altri. La competitività regionale occupa al giorno d'oggi un'importante posizione nell'agenda dei responsabili politici. Non esiste un'unica prospettiva teorica in grado di catturare la complessità del concetto di "competitività regionale". Infatti, diversamente dalle nazioni, città e regioni competono sul mercato internazionale per beni e fattori produttivi, sulla base di un vantaggio assoluto, e non di un vantaggio comparativo; questo significa che nessun meccanismo efficiente ed automatico può garantire a un territorio un ruolo nella divisione internazionale del lavoro, indipendentemente dal suo rendimento relativo. Come chiarisce la tesi, se il concetto di competitività regionale ha un significato e un valore, esso si presenta come un concetto molto più ricco e complesso. Pertanto, territori deboli ed in ritardo - in termini di competitività del tessuto economico, dell'accessibilità interna/esterna, della qualità dei fattori umani ed ambientali, delle sinergie interne e della capacità di apprendimento - rischiano l'esclusione ed il declino in misura maggiore rispetto al passato. La panoramica sulla letteratura conferma l'idea iniziale secondo cui la competitività è un termine difficile e spesso oscuro, soprattutto a livello regionale; così si spiega la necessità di un modello di competitività regionale e di un indice in grado di misurarla. Lo scopo di questa tesi è stato quello di contribuire al raggiungimento di questi obiettivi. Al fine di soddisfare tale esigenza, abbiamo esaminato la composizione del vantaggio competitivo regionale; le domande chiave di questo studio sono state le seguenti:
Cosa rende una regione competitiva? Com'è possibile misurare il suo livello di competitività?
La letteratura esistente non è in grado di fornire una serie completa di driver che descrivano la competitività regionale; così, in un primo momento abbiamo sostenuto quelli suggeriti da esperti regionali al fine di ottenere un quadro adeguato a questo
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- Conclusioni -
importante concetto. Nello svilupparlo, in linea con gli studi precedenti, abbiamo individuato e convalidato l'esistenza di molteplici componenti di diversa natura relativi alla competitività regionale: infrastrutture, istruzione, turismo, finanza, tolleranza, popolazione, lavoro, tecnologia, conoscenza e creatività. Ma questo è stato solo un punto di partenza per raggiungere un obiettivo superiore; infatti, in un'epoca di classificazioni ed indicatori anche le regioni devono poter essere confrontate sulla base del loro potenziale competitivo; tale confronto può rivelarsi particolarmente utile nel momento in cui si evidenzia come le regioni e le città si differenziano per la prosperità economica (richiedendo spiegazioni circa le motivazioni di questo comportamento). Quindi, le parti successive, tramite la misura di ciascun driver proposto in letteratura e convalidato da esperti regionali, tentano di costruire un indice di competitività regionale pertinente ed accessibile, in grado di essere trasferito ad altre regioni dell'Europa occidentale. Gli esperti hanno assegnato massima importanza a tre driver immateriali: dinamiche di conoscenza e creative, tecnologia e mercato del lavoro. Al fine poi di verificare la validità dell'indice, abbiamo applicato lo stesso a due regioni vicine con caratteristiche simili: Piemonte e PACA; esaminando attentamente tutti i driver coinvolti nella competitività di entrambe le regioni, siamo stati in grado di effettuare un paragone tra di esse e di posizionarle entrambe tra le regioni con alto livello di competitività. Nonostante ciò, per ogni regione, vi sono elementi che potrebbero essere migliorati; così abbiamo successivamente analizzato per entrambe i principali punti di forza e di debolezza, in modo da ridurne le minacce e svilupparne le opportunità. In particolare, i principali punti di forza per il Piemonte consistono nell’ampiamente sviluppato settore dell'alta tecnologia, nell'apparato formativo, nella forte presenza di immigrati, nel settore turistico in via di sviluppo, nella specializzazione manifatturiera dell’area e in un'elevata capacità distrettuale in vari settori, mentre, per quanto riguarda i punti deboli importanti, la regione presenta una popolazione molto anziana, un tasso di occupazione troppo basso e problemi infrastrutturali in alcune zone con forte dinamismo economico.
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- Conclusioni -
La vera forza della regione PACA, invece, consiste in un tasso netto di natalità molto alto, in un elevato livello di conoscenza e di creatività, nella grande capacità di attrazione turistica della zona e nella disponibilità di fonti di energia rinnovabili. Essa però presenta anche una situazione critica con riferimento al tasso di disoccupazione, alla percentuale di persone con un elevato livello di istruzione e al coordinamento delle politiche di pianificazione territoriale. Quindi i casi delle regioni Piemonte e PACA sono utili ad illustrare come un risultato finale simile, corrispondente ad una elevata competitività, possa in realtà celare grandi differenze nella composizione dello stesso. Successivamente, grazie al prezioso contributo di 16 esperti regionali, abbiamo delineato 8 assi d'azione per il Piemonte e altri 8 per la regione PACA. Con riferimento alla prima regione, essi consistono in un migliore dialogo tra università e imprese, nell'aumento delle dimensioni delle imprese, nel cambiamento della politica del lavoro, nelle variazioni demografiche, nel potenziamento delle infrastrutture, nel cambiamento dell'offerta turistica, nella promozione in rete e nella costruzione di un sistema di governance dello sviluppo locale territoriale che coinvolga le istituzioni e le organizzazioni territoriali per la realizzazione di una strategia di sviluppo unitaria. Con riferimento alla regione PACA, gli esperti hanno invece suggerito di posizionarla come un importante centro mondiale del design e dell’energia rinnovabile, di sviluppare politiche sociali e dei trasporti, di giocare pienamente la carta dei poli di competitività, di rafforzare la vocazione turistica, di sottolineare l'eccezionale posizione sul mare di Marsiglia, di contribuire a uno sviluppo economico sostenibile e di sostenere l’occupazione. Infine, abbiamo proposto un’eventuale applicazione dello stesso modello alle regioni dell'Europa occidentale, resa possibile dal loro carattere di forte competitività, dalle loro caratteristiche simili e dall'accessibilità dei dati. I risultati presentati in questa ricerca dovrebbero però essere considerati anche alla luce di diversi limiti. Essi possono essere ripartiti in 4 categorie:
Con riferimento alla scelta dei driver della competitività regionale, si sarebbe potuto considerare una più ampia gamma degli stessi, ma abbiamo preferito
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- Conclusioni -
scegliere quelli sostenuti sia dalla letteratura che dal parere degli esperti al fine di miscelare punti di vista teorici e pratici;
Con riferimento alla scelta degli indicatori, non sono sempre stati scelti i migliori indicatori e non tutti i suggerimenti da parte degli esperti sono stati applicati, ma essi sono stati selezionati sulla base di criteri di pertinenza, di trasferibilità e di accessibilità, perché abbiamo ritenuto inutile costruire un indice di competitività senza la possibilità di un confronto tra le regioni.
Con riferimento alla qualità dei dati disponibili per ogni indicatore, alcune considerazioni dovrebbero essere discusse:
- I dati sono validi solo per la versione attualmente in vigore della nomenclatura NUTS (ufficiale ripartizione regionale per tutti i paesi UE). In caso di una modifica della nomenclatura NUTS, le serie di dati risulterebbero diverse per tutte le regioni soggette al cambiamento (in termini di guadagno o perdita di territorio);
- La copertura temporale può presentare differenze; infatti il dominio regionale dei dati Eurostat è stato istituito nel 1975 e alcune serie di dati sono disponibili da questa data. Dato che le nuove raccolte sono state create a intervalli irregolari da allora, appena emerge la necessità di dati regionali in un determinato settore o le fonti dei dati stessi sono disponibili, l'utente dovrebbe consultare la pagine di base per le raccolte individuali e, nel caso, quelle a livello tabellare;
- Problemi relativi alle tempistiche: l'incompleta consegna dei dati da parte di alcuni Stati membri occasionalmente può condurre ad una minore tempestività in alcune raccolte;
Con riferimento alle statistiche regionali disponibili, dobbiamo sottolineare le peculiarità che caratterizzano alcuni raggruppamenti tematici:
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- Conclusioni -
- Tutti le migrazioni regionali sono state inviate dagli Istituti Nazionali di Statistica o, per la Spagna, dal Ministerio de Trabajo y Asuntos Sociales, per la Gran Bretagna dal National Health Service Central Register (NHSCR) (migrazioni interne); le stime ONS sono state ottenute dall'International Passenger Survey (migrazioni esterne).
- Con riferimento alla costruzione del PIL, le statistiche di base provengono da molte fonti, compresi dati amministrativi dal governo, censimenti e sondaggi. Le fonti variano da Paese a Paese e possono coprire un vasto insieme di voci di carattere economico, sociale, finanziario ed ambientale, che non devono essere sempre strettamente legate ai conti nazionali. In ogni caso, non vi è un'unica fonte di sondaggi per i conti nazionali.
- Con riferimento ai dati sull'HRST: essi sono estratti dall'European Union Labour Force Survey (EU LFS). L'EU LFS, come tutti i sondaggi per campione, si basa su dati solo per una frazione della popolazione. La stima del totale potrebbe quindi essere soggetta a errori di campionamento, cosÏ come a un certo numero di errori non legati ad esso come, ad esempio, la mancata risposta, il miscoding, etc. Tutti i risultati stimati si conformano alle linee guida dell'Eurostat sulle limitazioni della taglia del campione e non vengono pubblicate se è probabile che il grado di errore di campionamento sia elevato.
- Con riferimento ai dati sul mercato del lavoro: i dati sull'occupazione regionale rappresentano spaccati annuali, tranne per gli anni in cui i Paesi qui di seguito elencati han fornito solo Labour Force Survey stagionali. I dati stagionali vengono utilizzati per i seguenti Paesi ed anni:
Germania: 1999-2003 Francia: 1999 - 2002 Irlanda: 1999 - 2002 Lussemburgo: 1999 - 2002 Paesi Bassi: 1999
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- Conclusioni -
Svezia: 1999 - 2000 Estonia: 1999 Cipro: 1999 - 2003 Lettonia: 1999 - 2001 Lituania: 1999 - 2001 Polonia: 1999 Bulgaria: 1999
Nonostante tali considerazioni riteniamo che i risultati di questa ricerca possano essere estesi ad alcuni progetti futuri. Oltre a replicare lo studio su altre aree geografiche, si possono realizzare miglioramenti in tre importanti direzioni. In primo luogo si potrebbe pensare ad un adattamento a livelli diversi del modello creato per un livello regionale, quali: Paese, provincia, settore, azienda; quindi, un altro importante miglioramento al nostro modello potrebbe consistere nell'inserire la dinamica delle componenti, studiando tutti i rapporti tra i driver di competitivitĂ regionale e cercando di fornire una loro adeguata misurazione. Infine, il nostro approccio potrebbe suggerire un ripensamento del tradizionale approccio regionale in una prospettiva piĂš evoluta, che prenda in considerazione quali punti di riferimento alcune regioni leader. Basandosi sulla rilettura della letteratura esistente, si potrebbero analizzare i piĂš celebri sistemi di riferimento a livello di competitivitĂ dei Paesi e delle regioni. Inoltre, secondo il nostro modello, si potrebbe definire un set di indicatori utili a definire le caratteristiche peculiare delle regioni benchmark.
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SYNTHESE «Le RCI (Regional Competitiveness Index): une application comparative aux régions Piedmont et PACA". INTRODUCTION ET MÉTHODOLOGIE. Le thème de la compétitivité régionale revêt un rôle très important dans le débat économique international au cours de la dernière décennie (Porter, 2003, pp. 549-578). Les caractéristiques de la mondialisation et la compétitivité internationale ont profondément influencé les lieux (Zimmermann, 2002, pp. 3-17). La capacité de survie d'un territoire est alors en fonction de sa capacité à se régénérer, à absorber les ressources extérieures (Bacci, 2002), à construire des ressources territoriales pas transférable (Hamel, Prahalad, 2002). Le rôle des régions dans ce nouveau milieu économique international est indispensable. Les régions ne sont pas seulement des sousdomaines nationaux, géographiques et financiers, mais également de très importantes entités spatiales financières de l'économie mondiale (Kotios A., Tselios, 2002, 67-86), un espace dans lequel une forme d'organisation économique et sociale, un mode de vie, une structure de sens se développent (Ferlaino, Molinari, 2006). Selon Lever et Turok les lieux et en particulier certaines régions ne sont pas en concurrence comme des entreprises commerciales. Les lieux entrent en compétition en vue d'accroître leur attractivité sur le potentiel des marchés ciblés. Le concept de région est soumis à différentes interprétations (Harding, 2007, pp. 443-458). Dans cette thèse nous nous référons à la région administrative qui a, comme seule caractéristique, l‟organisation juridique à partir de laquelle est définie et c'est, dans une certaine perspective, une « non région », mais seulement une construction formelle afin de décrire un domaine spécifique et en particulier dans la division régionale en «NUTS» (Nomenclature d'Unités Territoriales Statistiques) de la Commission européenne. La plupart des chercheurs ont enrichi le bagage des connaissances concernant la compétitivité régionale à répondre aux pressions extérieures en utilisant leur driver de compétitivité. Mais il y a encore des manques dans la littérature existante par rapport au niveau de l'exhaustivité de "driver" de l'attractivité d‟une région qui peut construire son avantage concurrentiel, de sorte que l'objectif de cette recherche consiste à:
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formuler un modèle de la compétitivité régionale en mesure de faire face à des pressions extérieures qui caractérisent le nouveau contexte international, en découvrant un driver capable d‟accroitre de plus en plus le niveau de la compétitivité régionale et la mesurer avec l‟ensemble des indicateurs socioéconomique; créer un indice de la compétitivité régionale (RCI = Regional Competitiveness Index) par une pondération unique des indicateurs susceptibles d'être appliqués aux différentes régions. Afin d'atteindre ces objectifs, nous avons adopté la méthode Delphi, un processus itératif utilisé pour recueillir et évaluer les jugements d'experts en utilisant une série de questionnaires / interviews entrecoupés de commentaires. En particulier, nous avons appliqué à notre modèle trois groupes de parties prenantes afin de tester la validité du modèle: les constructeurs d'indices de compétitivité des régions, des universitaires de la région et les industries et les organes administratifs. Par 24 questionnaires nous avons testé la pertinence et l'exhaustivité des driver et également les déterminants. Le document a été développé en 4 grands chapitres précèdes d‟un avant-propos et structurés de la façon suivante: •Chapitre 1. Débat sur la compétitivité régionale: un point de vue multidisciplinaire. •Chapitre2. Vers la mesurage de la compétitivité régionale. • Chapitre 3. Un essai d'appliquer le modèle aux régions Piémont et PACA. • Chapitre 4. Piémont et PACA dans le miroir: les suggestions et la transférabilité. • Discussions et conclusions.
CHAPITRE 1. DÉBAT SUR LA COMPÉTITIVITÉ RÉGIONALE: UN POINT DE VUE MULTIDISCIPLINAIRE. Au cours des dernières années la compétitivité des territoires a été au centre du débat universitaire et politique européen (Andersen, 2006, pp. 101-122; Golinelli, Tardivo, Miglietta, 2003), qui a élevé certains d'entre eux au niveau de l'étalonnage des performances des lieux. Bien qu'il puisse avoir eu des prédécesseurs, le terme «compétitivité» n‟est devenu d'usage courant seulement autour des années 1980, par le
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transfert au niveau public opéré par Michael Porter. Mais ce concept a connu une opposition difficile chez les économistes et, en particulier, chez Krugman qui l‟a défini une «obsession dangereuse » (Krugman, 1996). D'autres chercheurs lient la compétitivité d'un territoire à la présence de biens collectifs locaux (Crouch, Le Galès, Trigilia, Voelzkow, 2004). En particulier, il assume différents sens aux différents niveaux d'étude (Kitson, Martin, Tyler, 2004). Au niveau des entreprises (Powell, 2001, pp. 875-888) la compétitivité a un sens relativement clair et peut être facilement définie comme le potentiel (capacité) d'une entreprise de survivre et de croître, compte tenu de la
concurrence
d'autres
entreprises
pour
obtenir
les
mêmes
bénéfices.
Au niveau national la compétitivité peut être définie comme la capacité de production de biens et de services qui répondent aux goûts des marchés internationaux, tout en maintenant des hauts et durables niveaux du revenu ou, plus généralement, la capacité de générer des revenus relativement élevés même s‟ils sont à la concurrence extérieure. Étant donné que les micro et macro dimensions ont été analysées en premier, nous introduisons maintenant le niveau le plus difficile à aborder: la compétitivité régionale (Cellini, Société, 2001, pp. 71-101; Bristow, 2005, pp. 285-304). De nombreuses définitions de la compétitivité régionale ont été proposées, en particulier la conceptualisation de Michael Storper de la compétitivité régionale comme étant « la capacité d'une région d'attirer et de conserver des entreprises stables ou en développant des parts de marché dans une activité, tout en gardant la stabilité ou l'augmentation du niveau de vie pour ceux qui participent à ce régime (Storper, 2007) » a rapidement reçu une large approbation académique et son utilisation s‟est répandue, en particulier parmi les nouveaux régionalistes (Malecki, 2002, pp. 89-96; Maskell, Malmberg, 1999, pp. 167-185). Notre recherche va prendre tout d‟abord en considération les contributions économiques, historiques et géographiques sur la base de celles stratégiques, se concentrant sur les universitaires dont les théories sont souvent prises comme points de référence dans le débat actuel. Il n'est pas possible de faire un débat sur la compétitivité régionale sans prendre en considération la contribution de Perroux et en particulier sa théorie des pôles de croissance et de développement. Son grand manque c‟est de ne pas prendre en considération les caractéristiques géographiques et topologiques (c'est-à-dire la présence
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de montagnes qui conditionnent les communications), car l'espace est représenté, selon l'auteur, comme "Champs de forces" où les acteurs sont attirés et repoussés d‟une manière sélective à partir des et vers les différents lieux. Cet espace est constitué par les entreprises, qui peuvent être considérées comme des "centres (ou pôles ou foyers) qui émanent des forces centrifuges et centripètes qui sont attirés par les forces (Perroux, 1964)". En particulier Perroux accorde de l‟importance à «l'effet de l'intensification des activités économiques en raison de la proximité et des contacts humains». Grâce à cette proximité les chefs d'entreprise, les travailleurs qualifiés et le cadres industriels sont formés, ont une influence mutuellement les uns les autres, créent leurs propres traditions et participent dans un esprit collectif (Perroux, 1966)". Une contribution plus complexe, par rapport à la contextualisation du développement, est donnée par un très original historien français: Fernand Braudel. En effet, pour notre analyse, la connaissance des racines de territoire considéré est de la plus grande importance. Sa pensée est résumée dans un livre intitulé La Méditerranée et le monde méditerranéen à l'époque de Philippe II ; Braudel diffère de Perroux lorsqu‟il donne une grande importance à tout ce qui se développe dans une dimension spatiale, mais, comme Perroux, il exalte la vigueur de construction de groupes d'individus; ils produisent des systèmes mentaux, culturels et économiques qui, au cours de l'histoire, construisent de solides armoires sociales (Braudel, 1990). Braudel estime que, dans l'espace européen il y a un groupe technologique et de pensée qui est produit par des individus, des économies et des sociétés. Il a donc introduit le concept de «économiemonde», un système économique dont les forces rayonnent par un centre dominant, capable de les organiser et d'en assurer la cohérence. Après avoir rappelé les racines italiennes et donné un autre concept de "l'espace" nous devons les comparer à un point de vue stratégique et, en particulier, à la pensée de l‟auteur qui a influencé la vision stratégique de notre époque plus que quiconque: Michael Porter. Grâce à Porter l'attention de nombreux chercheurs ont déplacé leur attention de la concurrence entre les organisations économiques uniques à la concurrence entre les systèmes, c'est à dire de la concurrence entre les entreprises à la concurrence entre les groupes d'entreprises et les groupes non économique d‟individus et les organisations liées à des territoires ayant caractères des identités différents. Dans sa pensée, nous pouvons trouver quelque chose de la notion de pôle de croissance de
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Perroux qui est développée par Porter dans la mesure du cluster régional ou local (Porter, 2003, pp. 549-578). Selon Porter, «… [un] cluster est un groupe géographiquement proche des entreprises interconnectées et des institutions associées dans un domaine particulier (Porter, 2000)". Le Cluster influe sur la concurrence en augmentant la productivité des entreprises constituantes ou des branches de production, en augmentant leur capacité d'innovation et donc la croissance de la productivité et en stimulant la formation de nouvelles entreprises qui soutiennent l'innovation et développent le groupe. En outre, l'auteur signale quatre éléments de l'avantage concurrentiel pour les zones géographiques: emplacement stratégique, la demande de marchés locaux, l'intégration avec des groupements régionaux, des ressources humaines. À la fin, nous devons souligner que, dans la compétitivité régionale, un rôle très important est joué par les régionalistes géographiques qui se concentrent sur la définition du territoire et sur l‟explication de la croissance d'une région de production (Camagni, 1992). Selon Scott et Hall les plus frappantes formes d'agglomération d‟aujourd'hui sont les agglomérations ou superrégions villes, les locomotives des économies nationales au sein desquelles elles sont situées. Mais une contribution novatrice à la description de l'espace par rapport aux deuxièmes est fournie par Dematteis avec son modèle SLoT. Il est constitué de deux groupes d'acteurs (réseau local d'acteurs et milieu) et de trois types de relations (entre les acteurs locaux, entre les acteurs locaux et le milieu territoriale et entre les composantes locales et celles d'échelle plus que locale). De cette façon, SLoT a une organisation spécifique et un bagage culturel et c'est le lieu des rationalités locales qui créent des règles territoriales. Malheureusement, il veut décrire la géographie de nos ressources, mais ces ressources n'ont pas pu être distribuées de façon uniforme.
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Dèfinition unité Acteurs locales spatialle du Limites
éléments éléments d’analys avantage e concurrentiel
Concepts Théorétiques
Unité spatia lle
Table 1: Contributions théorétiques .
Contributions Historiques
Champs théoriques Contributions Contributions Economiques Géographiques
Economie-monde
Pôle de croissance développement
et
Contributions Stratégiques
de Cité-région
“champ de forces” rayonné par un centre dominante qui sont les locomotives de l'économie nationale
Région et cluster groupe d'entreprises interconnectées et d'institutions associées dans un domaine particulier
sociétés comme des groupes entreprises d'individus innovation, dynamisme technologique, politique de l'éducation, proximité, ressources armoires technologiques et humaines et contacts, lignes de de la pensée, comportement transport et communication, collectif investissements étrangers
groupes d‟entreprises, d‟individus non économiques et d‟organisations liées à des territoires avec les différentes Network local d'acteurs et identités (sociale, économique, milieu culturelle) 1) emplacement stratégique Action collective, 2) demande des marchés locaux ressources locales, 3) intégration avec des territoriales et groupements régionaux diversification des 4) ressources humaines, mais aussi interactions « overlocal » base d'exportation
environnement, destins collectifs, les événements dans le temps
social, économique, culturel
Limites temporelles (XVXVI siècle) et spatiale (area Méditerranée)
Seulement économique pas compte des caractéristiques géographiques, sociales, culturelles et politiques qui caractérisent les relations à l'ensemble des personnes
ressources pourrait pas être distribuées de manière uniforme
Source: élaboration personnelle.
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Il est possible d'avoir un développement local territorial lorsqu'il existe une certaine relation entre les actifs territoriaux et les ressources spécifiques territoriales. Dans le Tableau 1, nous essayons de puiser à ces domaines, afin de fournir une définition élargie de la notion de compétitivité locale ou régionale. Etant donné que dans chaque domaine, il y a de nombreux et différents points de vue et il serait très difficile d'avoir une vue homogène sur la notion de compétitivité, avantage concurrentiel et driver entre les chercheurs dans le domaine économique; nous analyserons donc seulement les points stratégiques, géographiques, économiques, historiques en communs aux chercheurs. De cette façon, nous essayons de parvenir à une réflexion commune sur la compétitivité régionale et de définir un nouveau modèle de compétitivité régionale appropriée au contexte actuel de référence. Comme cela a déjà été mis à jour, selon Porter, l‟unique sens de la notion de compétitivité est la productivité. Selon lui, la productivité assure à une nation à l'appui des salaires élevés, une monnaie forte et un rendement attractif de capitaux et un niveau de vie élevé (Porter, Ketels, 2003). En particulier Camagni estime que les régions ne sont pas en effet en concurrence, sur l‟effort d‟attirer les entreprises (capital) et les travailleurs (du travail), ainsi que sur les marchés, mais sur la base de l'avantage absolu; alors une région peut être considérée comme ayant des avantages compétitifs absolus quand elle possède un niveau technologique, social, infrastructurel ou institutionnels supérieur. À cette liste Maskell ajoute également les ressources physiques et de la connaissance comme moteurs de la compétitivité régionale (Maskell, 1998, pp.99-118). Selon ce dernier auteur, Rullani soutient que les éléments qui définissent les différences entre les régions sont des infrastructures, des bagages de connaissances, la densité des relations du tissus social et la qualité de la vie. En particulier, l'accent est maintenant mis sur les connaissances, l'apprentissage et la créativité (Brioschi, Cassio, Colombelli, 2005; Pinch, Henry, Jenkins, Tallman, 2003, pp. 73-88). L'argument est que, dans un contexte de la mondialisation, les ressources clés pour la compétitivité régionale dépend de processus de localisation de la création de connaissances, dans lequel les personnes et les entreprises peuvent apprendre davantage sur les nouvelles technologies, à faire confiance les uns aux autres et à partager et échanger les informations (c'est-à-dire le cas de la Silicon Valley et Route 128). En effet d‟autres driver régionaux comme la qualité et les compétences de la main-d'oeuvre (capital humain), la profondeur et l'orientation des réseaux sociaux et des formes institutionnelles (sécurité sociale / capital institutionnel), la présence d'une innovation et d‟une classe créative (capitaux innovants et créatifs), et l'ampleur et la qualité de l'infrastructure publique (capital infrastructurel) servira à soutenir une base de 7
production efficace à la compétitivité régionale (Kitson, Martin, Tyler, 2004, pp-991-999). En ce qui concerne le capital humain (Cepollaro, Samuelli, Varchetta, Veronesi, 2006) il est important de souligner que, à son tour, il peut se servir de la présence d'un personnel hautement qualifié, créatif et innovant / classe d'entrepreneurs (création, les connaissances et l'esprit du capital d'entreprise). Ce driver, en particulier, déjà soutenu par les quatre auteurs (Porter, Perroux, Dematteis, Braudel) et élaboré dans les années „70 par l'école du milieu et du cluster fondée sur les théories de la croissance régionale et de l'avantage concurrentiel. Ensuite, une plus grande attention devrait être portée au facteur de l'innovation, un driver partagé par les théories de l‟incubateur, néo schumpetériennes, des milieux innovants, institutionnels et culturels (Fleming, King, Juda, 2006). En particulier, Richard Florida (2003, pp. 3-19) a souligné la créativité, qui peut être définie comme une pluri-dimensionnelle de ressources qui contient différentes formes (économique, technologique, culturelle et la créativité artistique) et a à sa base les talents, la technologie et la tolérance. En outre, par rapport au capital physique (le seul driver matériel), il faut souligner que les initiatives concernant la mise en place des infrastructures sociales et les frais généraux de capital sont des outils importants pour le développement urbain et régional (Gosso, 2005, pp. 95-110) . Les infrastructures régionales influencent de façon significative la capacité concurrentielle du territoire et les entreprises installées sur celui-ci; elles ne sont pas remplaçables par d'autres formes de capital, puisque leur localisation et leur qualité déterminent leur potentiel de développement. Puis, un autre aspect critique dans tout ce travail sur la compétitivité et l'innovation est l'importance des entrepreneurs comme les driver entre l'innovation et la commercialisation, et entre les driver régionales et leur capacité d‟être compétitifs. Les récentes contributions dans la littérature sur ce domaine de recherche (Audretsch, Keilbach, 2004, pp. 419-430; Fujita, Krugman, 2003) suggèrent qu'il existe un lien positif entre l'esprit d'entreprise des capitaux et la création de nouvelles entreprises et les entreprises. Enfin, nous ne pouvons pas parler de la compétitivité régionale sans tenir compte du capital financier. Dans la littérature en effet on remarque que le bon fonctionnement du système financier pourrait stimuler la croissance économique en fournissant un certain nombre de fonctions importantes telles que la compensation et le règlement des paiements, la mise en commun de l'épargne, les facilites d'allocation des ressources dans l'espace et le temps, la mise en commun des risques et la réduction des coûts d'information (Kitson, Michie, Quinn, 2001; Roi, Levine, 1993a, 1993b). Par l‟analyse de toutes ces variables nous avons obtenu un premier modèle de la théorie des driver régionaux et des déterminants de la compétitivité régionale, successivement vérifiés par le biais d'interviews à des experts sélectionnés. 8
De cette façon, le modèle théorique a été amélioré sous deux aspects: il est possible d'introduire de nouveaux facteurs déterminants de la compétitivité régionale qui n'avaient pas été identifiés et, en outre, une nouvelle formalisation des drivers a été identifiée afin d'éviter les répétitions inutiles. En particulier, la réponse à l'interview montre que 95% de l'échantillon juge les driver pertinents (3 d'entre eux n'ont pas répondu à cette question), même si 67% dit qu'il y a un manque dans le modèle. Quant au deuxième aspect trois driver sont mis en place: le tourisme, le marché du travail (relativement notamment aux coûts de la main-d'œuvre et de l'emploi) et la population.
CHAPITRE 2. VERS LA MESURAGE DE LA COMPÉTITIVITÉ RÉGIONALE. Mesurer la compétitivité régionale fondée sur tous les moteurs socio-économiques identifiés dans le chapitre précédent est une tâche complexe qui exige la détermination de la plupart des indicateurs appropriés pour chaque facteur. Le processus de sélection peut être partagée en trois étapes: 1. Analyse des mesures de nos driver dans la littérature et la détection de nombreux indicateurs disponibles au niveau européen. Les principaux indices peuvent être reconnus en: des indices de la compétitivité mondiale annuelle que les économies nationales produisent par le Forum économique mondial, World Knowledge Competitiveness Index créé par Robert Huggins Associates, l‟"indice de la créativité" de Richard Florida, un système d'évaluation et de suivi d'un grand ensemble de variables quantitatives conçu dans le cadre communautaire d'appui (CCA) 2000-2006 pour le Sud-Régions italiennes comme un instrument fondamental de la planification, sélection des projets et le suivi de l'impact des interventions et une attractivité régionale indice élaboré par Price Waterhouse Coopers en 2001 pour les régions de la Roumanie. Ainsi, comme nous avons été en mesure de le constater, il existe différents types d'indicateurs de la compétitivité régionale, mais ils ont trois principaux manques résultant de l'inachèvement, le manque d'une vision globale dans la construction régionale,
l‟indice
de
référence
à
des
régions
particulières.
Ainsi, l'effort de cette recherche consiste à construire un indice le plus complète possible, et en utilisant, dans l'immeuble les données d'index des régions de l'Europe de l'Ouest afin d'aller au delà du panorama national.
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2. Après ces étapes, nous avons un ensemble d'indicateurs possibles, mais tous ne sont pas nécessaires. Donc, nous choisissons l'ensemble de l'indicateur se fondant sur trois critères: la pertinence (mesure des besoins actuels et potentiels des utilisateurs), l'accessibilité (traduit facilement comment les données peuvent être localisées et sont accessibles à partir des données disponibles) et la transférabilité (la capacité de «transférer» les résultats d'une étude à un autre contexte). En particulier les indicateurs les plus pertinents à la fois en littérature et dans les indicateurs précédents ont résulté: le taux de l'éducation et la participation à la vie d'apprentissage (% des 25-64 ans) par référence à l'éducation (Belussi, Pilotti, 2002, p. 3-43; Santarelli, Vivarelli, 2004, pp. 173-176; Vagnani, Ferri, 2001), la moyenne de la population et le total des taux de fécondité de la population (Migliore, 2003), la DIRD (dépenses brutes de recherche et de développement) en ce qui concerne la connaissance (Baccarani, Giaretta, 2004),le nombre des brevets pour la créativité (Andersen, 2006, pp. 101-122), le taux d'emploi par rapport au marché du travail (Gardiner, 2006), l'emploi dans les technologies et les secteurs intensifs en connaissances et RHST (Ressources humaines en science et technologie) en ce qui concerne technologie (Lester, 2005), route, rail et voies navigables des réseaux au niveau régional pour le capital physique (Dezi, Gilardoni, Miglietta, Testa, 2006), le nombre de personnes ayant un niveau élevé d‟instruction et l'immigration internationale par sexe et groupe d'âge (Fujita, Weber, 2004) par rapport à la tolérance et indicateurs de la banque avec référence au financement (Low, 2005), Hôtels, campings touristiques, logements de vacances et d'autres établissements d'hébergement collectif en ce qui concerne le tourisme (Cracolici, Nijkamp, 2005). 3. Identification des plus corrects indicateurs par la méthode Delphi; dans les interviews effectuées, nous avons interrogé notre échantillon de 24 différentes parties prenantes sur la pertinence des indicateurs choisis et nous leur avons demandé de reconnaître le manque de potentiel dans l'ensemble des indicateurs créés. Le taux de réponse a été de 100%. Les résultats ont été que 75% d'entre elles ont trouvé les indicateurs présentés dans le modèle théorique pertinents, mais elles nous ont fait des suggestions importantes ; en particulier les nouveaux indicateurs sont mis en place: • en se référant au marché du travail: la moyenne des salaires même si elle n'est pas accessible à cause des nombreux manques de données au niveau européen. Donc, nous avons ajouté un indicateur plus large suggéré par certains interviewés à notre système de mesure, qui est le nombre moyen d'heures hebdomadaires habituelles de travail en emploi principal. 10
• en se référant à la population les experts suggèrent de remplacer la moyenne de la population et le total des taux de fécondité par d‟autres plus appropriés : la densité de population et le taux brut de natalité; en outre, il est important de souligner que par rapport au capital physique, canaux et cours d'eau ont été éliminés parce qu'ils n‟existent pas dans toutes les régions et les experts ont suggéré également de comparer l'indicateur avec son système de référence (c'est-à-dire les autoroutes / km) ; quant à l'éducation, certains experts pensent que le taux d'éducation est disponible dans un très petit nombre d'États et puis nous avons choisi un plus large indicateur: les étudiants de niveau ISCED 3 (GPV) – en % de tous les élèves du niveau ISCED 3 au niveau régional. Le niveau 3 de l'éducation correspond à la phase finale de l'enseignement secondaire dans la plupart des pays. Cependant, la plupart des changements importants concerne les volets financiers; les experts ont exprimé un avis négatif sur les indicateurs de la banque retenus dans la phase précédente puisqu‟ils sont considérés comme peu significatifs. Ils suggèrent de remplacer les deux indicateurs souvent utilisés: le PIB par habitant et la VAB par habitant.
4. Pondération des driver et des déterminants: afin de construire un indice unique combinant les composantes de chaque driver, nous avons pondéré ces déclarations afin qu'elles reflètent la "valeur" et la contribution à la performance en termes d'apports économiques et les résultats. Dans cette phase, nous avons déjà utilisé la méthode Delphi dans une première étape de la pondération des driver et des déterminants et motivé une méthodologie de référence à la cession des scores à chaque driver. En fait, par le biais d'interview, nous avons demandé aux experts régionaux, à côté de tester la pertinence de chaque indicateur et en même temps d'évaluer, sur 100 points, la répartition de pondération de chacun des neuf driver se fondant sur leur expérience personnelle. Successivement, en fonction de leurs réponses, nous avons calculé le poids moyen pour chaque driver (set de tables 3). Étant donné que leur montant doit correspondre à 100 nous avons obtenu la contribution personnelle de chaque driver au niveau de la compétitivité régionale. Nous pouvons facilement remarquer le rôle prépondérant de la connaissance et de la création de composants pour expliquer le 24% de la compétitivité régionale; aussi la technologie avec un poids de 16% occuper une place très pertinentes. Les éléments considérés comme les moins
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importants par les groupes d'experts sont ceux qui ont trait au capital physique et de la population. 5. L'étape suivante consiste alors à créer une méthodologie adaptée à attribuer un poids correct (nombre de points) à chaque indicateur. Afin de rendre cette tâche plus facile, nous avons choisi le même nombre de facteurs (2) pour chaque driver. Dans un second temps, nous proposons aux mêmes interviews le modèle définitif et on leur a demandé d'attribuer un poids pour chaque indicateur de chaque driver. Dans ce cas, pour la plupart des driver 100% de la population propose d'attribuer une valeur de 50% pour chaque composante (l‟éducation, la population, les connaissances et la créativité, le marché du travail, la technologie, le capital physique et les finances), tandis qu‟une situation différente de référence s'est vérifiée avec le tourisme et la tolérance. Ensuite, nous avons rencontré le problème du nombre élevé de modalités présentées par chaque composante et la nécessité de leur reclassement dans les classes de la même taille. Donc, nous segmentons, en utilisant le SPSS, les originales variables (nos déterminants) dans une nouvelle variable partagée en 4 classes qui contiennent la même partie de la population (25%). De cette façon, nous avons attribué un poids différent au déterminant se fondant sur la classe où sa valeur est contenue. On peut donc attribuer un nombre différent de points pour chaque déterminant si sa valeur appartient à la classe 1, 2, 3 ou 4. Après toutes ces considérations nous obtenons un indicateur global, qui varie entre 0 et 100 (0 - moins attractif, 100 - région plus attractive) (Table 2).
Table 2: Niveaux de compétitivité régional. Classes
Points
0 - 25 points
Compétitivité faible
26 - 50 points
Compétitivité modérée
51 - 75 points
Compétitivité assez élevée
76 - 100 points
Compétitivité élevée
Source: élaboration personnelle.
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Nous l'appelons RCI (Regional Competitiveness Index). Il peut être calculé comme la somme des scores des neuf driver. Afin de mieux comprendre sa composition, chaque driver peut être décomposé dans les points attribués à leurs composants (ensemble du tableau 3).
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[RCI= ES+PS+KCS+LS+TES+PHS+TOS+FS+TS]
Où: ES=Education scores; PS= Population Scores; KCS=Knowledge and Creativity Scores; LS=Labour scores; TES= Technology Scores; PHS= Physical Scores; TOS= Tolerance Scores; FS= Financial Scores ; TS=Tourism Scores. Par conséquent, nous avons identifié 4 intervalles avec les principales tailles qui correspondent aux différents niveaux de compétitivité. Les points de la compétitivité régionale sont les indices par rapport à la population et ils ne doivent pas être interprétés comme des valeurs absolues. Cela signifie que la compétitivité relative d'une région peut être modifiée sans changement des facteurs qui décrivent cette région, mais uniquement à la suite des changements dans les facteurs d'autres régions.
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Set de tables 3: Points assignés à chaque driver et niveaux de compétitivité régionale.
Dynamiques de Points Points pour l’éducation chaque class Taux d‟éducation
4
1=1;2=2; 3=3; 4=4;
Life-long learning
4
1=1; 2=2; 3=3 4=4
Dynamiques Points de la population Taux de 3,5 naissance Densité de la 3,5 population
Connaissance et dynamiques créatives GERD
Points
Brévets
12
12
Points pour chaque class 1=0,875; 2=1,75; 3=2,625; 4=3,5 1=0,875; 2=1,75; 3=2,625; 4=3,5 Points pour chaque class
1=3; 2=6; 3=9; 4=12 1=3; 2=6; 3=9; 4=12
Marché du Points travaille n. des heures de 6 travaille Taux d‟occupation 6
Tourism
Points
Hotels, camping 6 touristiques et maisons de vacance Autres 3 sistemations collettives Technologie
HRST
Points
8
Emploi en 8 technologie et connaissance
Points pour chaque class 1=1,5; 2=3; 3=4,5; 4=6. 1=1,5; 2=3; 3=4,5; 4=6
Capital Physique Autoroutes / area
Points
Voies férrées /area
2,5
Points pour chaque classe 1=1,5; 2=3 3=4,5; 4=6
Tolerance
Points
Points pour chaque class
Immigration
5
1=1,25; 2=2,5 3=3,75; 4=5
1=0,75; 2=1,5; 3=2,25; 4=3
Points pour chaque class 1=2; 2=4 3=6; 4=8 1=2; 2=4 3=6; 4=8
2,5
Étudiantes aux 4 niveaux ISCED 5-6 (%) Finance
Points pour chaque class 1=0,625;2=1,25 3=1,875; 4=2,5
Points
1=0,625; 2=1,25; 3=1,875; 4=2,5
1=1; 2=2 3=3; 4=4
PIB par 5 capita
Points pour chaque class 1=1,25; 2=2,50 3=3,75; 4=5
VAB par 5 capita
1=1,25; 2=2,50 3=3,75; 4=5
Source: élaboration personnelle.
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CHAPITRE 3. UN ESSAI D'APPLIQUER LE MODELE AUX REGIONS PIEMONT ET PACA.
L‟indice de compétitivité régionale exige maintenant d‟être appliqué. En effet, l'objectif opérationnel du projet est d'accroître la compétitivité des régions comme les évaluations cumulées sur 100 et d'établir si elles sont en bonne ou une mauvaise situation de concurrence. Donc, dans ce paragraphe, le RCI de deux régions sera calculé: le Piémont et PACA. Généralement, il est logique de se concentrer sur la "Ligue" à laquelle appartiennent les régions; très souvent non seulement les régions veulent se comparer avec les régions de la même ligue, mais aussi avec les régions voisines pour les questions de trans-régionale, la concurrence et la coopération. Dans ce cas, les régions en questions sont choisies parce qu'elles sont très fermées et couvrent une superficie comparable: 31,400 SKM pour PACA et 25,402 SKM pour le Piémont. En outre, ils ont une quantité similaire des départements: 6 pour PACA et 8 pour le Piémont, une population comparable (4.666.849 pour PACA et 4.231.334 pour le Piémont) et le PIB par habitant (en référence à 2003) (24,100 pour PACA et 25,800 Piémont) (toujours calculé aux prix courants du marché au niveau NUTS 2-Source Eurostat). En particulier Piémont a réalisé un score de 76,375 alors que de meilleurs résultats son obtenu de PACA avec un score de 79,625. Ce résultat ne doit pas nous étonner car, dans de nombreuses études PACA est considérée comme une référence même si la région Piémont se classe très bien, elle aussi. Par rapport au niveau de l'éducation le Piémont présente un faible taux d'analphabétisme surtout si on le compare avec l'Italie du Sud. Le niveau d‟éducation, où nous pouvons trouver le nombre plus élevé est celui de l'enseignement secondaire: les personnes ayant une instruction secondaire au Piémont sont 271.961 correspondant à 41,6%. Cette donnée est la conséquence de la réforme de l'école secondaire, approuvée par le Parlement en 1962 et mise en vigueur l'année suivante, qui a élevé le nombre de l‟école obligatoire à 8 et réduit l'analphabétisme de la population ; nous rencontrons également un pourcentage élevé de niveau 3 (24,35%), qui est la dernière étape de l'enseignement secondaire dans la plupart des pays. Puis, nous référant au deuxième indicateur choisi dans notre modèle (LLL), nous pouvons remarquer que, dans ce cas, le Piémont couvre entre dans la troisième classe et gagne 3 scores: ce résultat est dû au trend croissant de la formation au travail. L‟éducation de la région PACA est d‟un très bon niveau et lui permet de se placer dans la 3ième classe pour les étudiants de niveau ISCED 3 et Life Long Learning.
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Cette position fournit à PACA 3 points pour tous les indicateurs. En 2003, en effet, il compte 194.160 étudiants au niveau secondaire d‟instruction et une valeur de la participation au LLL de 125. En particulier en 2004, alors que nous enregistrons une participation à l'éducation permanente de 132.200 personnes, en Provence-Alpes-Côte d'Azur la formation en alternance compte 32.400 apprentis, inscrits dans 71 établissements. Deux tiers préparent les brevets d'études professionnelles (BEP) ou les certificats de capacité professionnelle (CAP), 20% des baccalauréats en technologique ou professionnels, 9% des brevets de technicien supérieur (BTS) ou des diplômes universitaires de technologie (HAD) et 5% des diplômes universitaires ou d‟ingénieur. Quant à la population la densité du Piémont correspond à 171 habitants par KM carré et avec de fortes concentrations dans la province de Turin, à la suite cause de distance, par les provinces de Novara et de Biella et c‟est une des régions où le phénomène est plus marquée. Dans cette région, il est possible de compter 4 personnes âgées pour chaque enfant. PACA est la troisième région de France pour le nombre d'habitants (après Ile-de-France et Rhône Alpes). En dépit de la population âgée, PACA a un très haut taux de natalité qui la place dans la classe 4, et lui donne un score de 3,5. En particulier en PACA, l'excédent des naissances sur les décès (excédent naturel) contribue à la croissance démographique d‟une manière considérable. En effet, elle présente un taux brut de natalité de 11,8, beaucoup plus élevé si on le compare avec celui du Piémont, même si inférieur au taux national de référence. Compte tenu de la connaissance et de la créativité avec une majoration des dépenses brutes pour la recherche et le développement de 1,751 millions d'euros correspondant à 1,57%, a une condition favorable, qui est en fait des premières régions italiennes pour les investissements dans la recherche et le développement, en Lombardie et au Latium. Par rapport aux demandes de brevet déposées à l'OEB (Office européen des brevets) le Piémont obtiens de bons résultats, ce qui entraîne en Italie dans cet indice et consent de parvenir à une donnée de 340,1096 en 2003, beaucoup plus élevée que la valeur moyenne, mais nettement inférieure à celle de la plus innovante des régions européenne, comme le Bade-Wurtemberg. De même, pour PACA ce driver est bien entendu le point de force parce que par le biais de deux éléments placés dans la classe 4, il est en mesure de donner à la région un score total de 24 (12 pour les brevets et 12 pour les DIRD). En 2003, le taux d'emploi dans le Piémont est, en moyenne, de 49,3%: l'agriculture et l'industrie ont une très grande importance dans l'emploi total, et atteignent un poids de près de 50% pour les deux premiers secteurs et un très faible pourcentage dans les services pour la plupart du Piémont une partie de Turin qui présente des données très importantes sur le 16
tourisme. La situation concernant le nombre moyen d'heures hebdomadaires habituelles de travail dans les principaux lieux d'emploi fixe le Piémont à un niveau élevé ; en effet, il se place dans la classe 3 avec une référence de 39 et un total de 4,5 points. PACA présente un très faible taux d'emploi. Par rapport à la répartition de la force de travail entre secteurs, nous pouvons constater que la plupart des employeurs opèrent dans les services (78%), 18% dans l'industrie et seulement 3% dans l'agriculture. En outre PACA présente un plus faible nombre moyen d'heures hebdomadaires habituelles de travail en emploi principal (37,4) par rapport à la donnée du Piémont (39), ce qui est probablement justifié par le niveau inférieur du taux d'emploi. L'offre touristique du Piémont est très riche et attire italiens et étrangers avec une tendance toujours croissante. Comme il est facile à comprendre, cette forte augmentation a été provoquée par les Jeux olympiques d'hiver à Turin. Mais le Piémont a été pénalisé par l'évolution du trend des voyageurs sur le marché orienté vers des destinations traditionnelles comme les structures de ski. La conséquence a été l'incidence réduite du tourisme dans différentes articulations du secteur de l'économie et sa concentration dans les régions des lacs (grands lacs et le lac d'Orta) ou des montagnes. Mais il y a aussi d‟attrait pour les touristes. Ce sont les domaines liés à l‟orno-gastronomie du tourisme, comme les localités des Langhe et du Roero qui attirent les étrangers. À ne pas négliger, le tourisme dans les principales villes avec Turin au premier plan. Dans l‟ensemble la situation du tourisme en PACA est très positive. Hôtels de tourisme, campings et logements de vacances sont nombreux dans la région: ils situer en effet PACA dans la classe 4 et lui donnent un score de 6 points. PACA présente, en effet, 2175 hôtels, 754 terrains de camping touristique, 300 logements de vacances et 1217 autres logements collectifs en 2003, pour un total de 992.405: cela représente une très bonne offre touristique. Au niveau technologique le Piémont est une région à fort investissement dans la recherche et l'innovation technologique, avec une attention particulière aux universités et leur participation aux programmes européens. Il atteint des niveaux élevés en particulier en matière d'emploi dans les technologies et les secteurs à haute intensité cognitive gagnant 8 points par cette référence. En outre, la situation technologique de PACA est largement positive, elle a la plus forte concentration de ressources technologiques en Europe, notamment dans le domaine des télécommunications, de l'optique, des systèmes d'imagerie, du génie logiciel, des matériaux et des sciences de la vie. Le Piémont a un réseau ferroviaire d'environ 2000 km, soit environ 70 mètres de voies ferrées pour chaque SKM et il appartient à RFI du groupe FS pour presque son entier. Les réseaux 17
autoroutiers constituent eux aussi un important moyen de communication au Piémont, où, pour chaque SKM dispose de 30 mètres d‟autoroute. La situation des infrastructures dans la région PACA est tout à fait positive: en effet, alors que les autoroutes placent la région PACA dans la classe 2, les chemins de fer reflètent une situation plus favorable (classe 3) et donnent à la région un score total de 3125. En particulier en 2003, PACA a présenté environ 40 mètres de chemins de fer et 20 mètres d'autoroutes par SKM. Enfin, en référence notamment à financer des indicateurs, le Piémont est dans une très bonne position occupant le niveau 3 dans les deux indicateurs (PIB GVA et par habitant), ce qui confère à la région un total de 7,50 points. Il présente en fait un PIB par habitant de 25.756 euros et un VAB par habitant, par 23.200. Les évaluations du PIB et GVA en PACA reflètent la situation des finances au Piémont; en effet, avec un PIB par habitant et par 24,073 GVA par un habitant de 21,646 en 2003 PACA se fixe dans la classe 3 des deux indicateurs, et gagne un total de 7,5 points, le même résultat que le Piémont. Afin de mieux comprendre le rôle de chaque driver sur le nombre total de points, nous proposons la décomposition du RCI des régions Piémont et PACA: 2
[RCI= (SL3S+LLLS) + (CBRS+DPS) + (GERDS+PAS) + (WHS+ERS) + (HRSTS+ETKS)
+ (MS+RS) + (IS+SS) + (GDPS+GVAS) + (HS+OS)] 3
[PIEDMONT RCI = (4+3) + (0,875+2,625) + (9+12) + (4,5+3) + (2+8) + (1,875+2,5)
+ (5+3)+ (3,75+3,75) + (4,5+3)= 76,375] 4
[PACA RCI = (3+3) + (3,5+1,75) + (12+12) + (3+3) + (6+8) + (1,25+1,875) + (5+2) +
(3,75+3,75) + (6+2,25)=79,625]
Le seul résultat ne donne notamment pas d‟indications sur le niveau des deux régions, mais il peut prendre un sens particulier si l'on considère les guichets uniques dans les régions qui réalisent des performances non homogènes, le nombre total de points ne peut fournir seulement des informations importantes que dans une analyse détaillée régionale des faiblesses et des forces.
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CHAPITRE 4. PIÉMONT ET PACA AU MIROIR: LES SUGGESTIONS ET LA TRANSÉFRABILITÉ.
Cela ne peut donc être considéré que comme un point de départ que les livraisons nous une première mesure de la compétitivité régionale du Piémont et de PACA et nous permet de définir les opportunités et les menaces de ces zones, ainsi que leurs forces et faiblesses respectives. Grâce à ces premiers résultats, nous pouvons remarquer que RCI montre la région PACA comme la plus attrayante, en particulier le Piémont et PACA présentent le même nombre de driver d'excellence (six), mais, en tout le Piémont présente deux points très critiques, PACA n‟a que le taux d'emploi comme un sérieux point de faiblesse. Le Piémont a également de nombreux points de vigueur concernant le niveau de l'éducation, les brevets, l'emploi de la technologie et des connaissances, des chemins de fer, d'immigration et de l'hébergement touristique ne figure pas dans les hôtels de tourisme, campings et logements de vacances. Mais il doit faire face à deux problèmes importants comme le très faible taux brut de natalité et le nombre de ressources humaines
en science et technologie.
Au contraire, PACA présente une situation très favorable concernant le taux brut de natalité, en outre, comme le Piémont, parmi ses points de force elle peut compter la connaissance et la créativité (DIRD et le nombre de brevets), l'emploi de la technologie et l'immigration et le tourisme. Mais il est important de souligner le grand problème de l'emploi dans la région PACA. Ainsi, à quelques exceptions près, le Piémont et PACA présentent des caractéristiques similaires et sont considérés comme des régions performantes. Ces résultats peuvent être résumés en une analyse SWOT des deux régions afin de découvrir le
potentiel
d'expansion
de
ces
contextes
territoriaux
(tables
4
et
5).
Ensuite, grâce à la précieuse contribution de 133 experts régionaux nous avons indiqué 8 axes d'action pour le Piémont et 8 pour PACA. En ce qui concerne à la première région, ils consistent en un meilleur dialogue entre les universités et les entreprises, l'augmentation de taille par rapport aux entreprises, l'évolution du travail politique, les changements démographiques, le renforcement des infrastructures, l'évolution de l'offre touristique, la promotion dans les réseaux et la construction d‟un système de control du développement local impliquant des institutions territoriales et les organisations en vue de la réalisation d'une stratégie de développement unitaire.
19
En ce qui concerne PACA les experts ont suggéré, au lieu de classer la région comme un centre majeur dans le monde du design et des énergies renouvelables, de développer sociale et la politique des transports, de jouer à fond la carte des pôles de compétitivité, de renforcer la vocation touristique, à souligner l'exceptionnelle position maritime de Marseille, de contribuer à un développement économique durable et à fournir des emplois à la population.
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Table 4: analyse SWOT en PACA. FORCES • haut potentiel technologique • ressources humaines de haute qualification professionnelle • entreprises innovantes et présence d'un grand nombre de brevets en particulier par rapport au sans fil, aux télécommunications et aux technologies logicielles • système éducatif et de formation très développé • présence d'une offre véritable logistique et favorable zone région frontalière • forte présence d'immigrés qui souligne un niveau élevé de tolérance • forte attractivité touristique en particulier liés aux montagnes, les lacs et le tourisme du vin • haut niveau de la qualité de vie • grande capacité des districts dans les différents secteurs • grande capacité de fabricant • haut niveau de richesse par habitant • bagages importants de ressources naturelles
FAIBLESSES • Le vieillissement de la population liée au faible taux de natalité • Faible taux d'emploi notamment en ce qui concerne les femmes et l'extrême groupes (jeunes et personnes avec plus de 50 années) •développement toujours trop limité du tourisme • problèmes d'infrastructures dans certains domaines à fort dynamisme économique (Biella, Cuneo) • problèmes de marginalisation de certaines zones du Piémont • secteur agro-alimentaire toujours trop lié à appuyer les programmes de soutien communautaire en raison de chocs alimentaires • fragmentation administrative • pourcentage faible des ressources humaines employées dans les filières scientifiques et technologiques du secteur • infiltration de la criminalité organisée pourraient être développés
CHANCES • L'augmentation des personnes âgées de travail provoque déjà une augmentation de capital humain disponible, merci pour les bagages de l'expérience du travail; • migrations inter-régionaux et étrangers peux compenser le net démographique négatif. Ils contribuent également à diminuer la moyenne d'âge de la population; • l'augmentation des services à l'égard du peuple doit valoriser le travail des ressources qui sont présentés comme plus féminin, plus âgés et plus éduqués tandis que la promotion de certaines activités liées au temps libre et à l'ARUC de l'environnement devrait se réunir jeunes préférences; • nouveaux champs de spécialisation sur certaines productions de biens et services (c'est-à-dire produits et services de santé); • trop nouvelle économie financière (capital risque) et de gestion des entreprises étrangères peut permettre à la faiblesse des chaînes de distribution italien de survivre à travers les processus fédératif; • nombreux chocs alimentaires devrait produire une concurrence fondant sur la qualité; • augmentation de la population en âge de travail en raison de migratoires nets positifs.
MENACES • Réduction du PIB en raison de la transition vers le secteur tertiaire; • les politiques de l'immigration pourrait provoquer des phénomènes pas faciles à gérer les excès; • Difficulté à intégrer la population et la possibilité d‟émargination de ces populations; • Difficultés de rencontres dans le système de l'alimentation avec les jeunes; • l'entrée de chaînes commerciales internationales peut créer des risques de la présentation d'une partie des secteurs industriel régional, notamment dans les secteurs des petites entreprises; • Face au processus de diminution de la population dans les régions périphériques; • Les atteintes à l'environnement (géologique, idric…) en raison de l'abandon des activités Agricoles; • Excès de coûts de réorganisation de services qui pourraient être soutenus par la population; • Perte de la singularité et la typicité des activités traditionnelles de qualité; •l'absence de coordination des interventions sur le territoire; • la concurrence territoriale peut aussi produire des effets négatifs si elle est utilisée seulement pour recueillir des ressources et des fonctions.
Source: élaboration personnelle. 21
Table 5: analyse SWOT en PACA. FORCES
FAIBLESSES
• Un très haut taux brut de natalité • Un très haut niveau d‟immigration • Un très haut niveau de connaissance et de la créativité et en particulier une activité de R&D concentrée dans la fabrication d'équipements de radios, de télévisions et de la communication et dans l'aéronautique et l'espace industrie de la construction • Nombre élevé de brevets • Haut niveau d'emploi en technologie avec la participation dans les meilleurs programmes scientifiques européens ou des réseaux nationaux de recherche • Grande capacité d'attraction touristique de la région et de développer l'offre touristique • Une bonne offre de services dans les centres urbains • Disponibilité des sources d'énergie renouvelables • Existence d'organismes structuré de coopération et avec des finalités diversifiées • Une expérience de coopération en raison de 15 années de planification Interreg
• Forte déséquilibres territoriaux entre les zones urbaines et périphériques • Une très faible densité de population • Un tissu économique avec une grande majorité de TPE ayant des problèmes d'adaptation • Un taux de chômage supérieur de trois points que la moyenne nationale • Une inégalité entre les hommes et les femmes, ces dernières en particulier sachant taux d'activité inférieur et le niveau de qualification • Une multiplication des diplômes, une insuffisance de la coordination des universités • Une très faible % des personnes ayant cessé de l'enseignement supérieur par la difficulté à trouver un emploi correspondant à leur attente • Un pas totalement positif offre des infrastructures notamment en ce qui concerne les autoroutes • Pas beaucoup de coordination et d'intégration de l'offre touristique • Manque de coordination des politiques d'aménagement du territoire • Le manque de sources statistiques et homogène des données comparables au niveau de la zone frontalière MENACES
CHANCES • Les politiques visant à accroître la soutenabilité des activités avec un fort impact • De nombreux pôles d'excellence pourraient créer d'importantes synergies dans les domaines de la compétitivité • Renforcer le rôle stratégique du tourisme par l'environnement et des paysages naturels qui caractérisent la région • Éducation commune et parcours de formation en deux langues • Renforcer la coopération entre multinationales, PME dynamiques, la création d'entreprises, publiques et privées d'éducation et des organismes de recherche • Afin de stimuler le secteur privé dépenses de R & D, une faiblesse structurelle en PACA • Mise au point de stratégies visant à préserver et gérer la biodiversité, les ressources naturelles et le paysage • Amélioration les services et renforcement de l'identité des communautés frontalières • Harmonisation des législations et des politiques
•Problème de maisons près de la rivière et les risques d'inondations •Risque d'exclusion de zones économiquement plus forte •Haut difficulté dans l'introduction des femmes et des jeunes au marché du travail • Présence d'alarmes en bonne santé et la nécessité d'une coordination des systèmes de vigilance pour le développement • Une offre touristique trop saisonnière avec des pointes de présences seulement en été et en hiver • La présence de loups qui peuvent créer des menaces pour les visiteurs • L'existence de normes administratives et les différences dans les différentes parties de la région
Source: élaboration personnelle. .
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DISCUSSION ET CONCLUSION. Comme nous l‟avons remarqué, dans une économie mondialisée les territoires et pas seulement les entreprises se trouvent de plus en plus en concurrence les uns avec les autres. La compétitivité régionale est élevée sur l'ordre du jour des décideurs politiques de nos jours. Il n'existe pas une seule perspective théorique qui saisisse toute la complexité de la notion de compétitivité régionale. En effet, à la différence du cas des pays, des villes et des régions concurrent aux biens et aux facteurs de production, sur le marché international, sur la base d'un avantage absolu, et non d'un avantage comparatif. Comme le document indique clairement dans cette question, si le concept de la compétitivité régionale a un sens et une valeur, il s‟agit d‟un concept beaucoup plus complexe et plus riche. La vue d'ensemble de la littérature théorique confirme la notion d'introduction que la compétitivité est un terme difficile et souvent source de confusion en particulier au niveau régional ; la nécessité d'un tel cadre sur l‟avantage compétitive régionale et un indice de mesure pour mesurer celle-ci sont à la fois très urgente. Ce modèle et sa mesure pourraient avoir une application dans les régions de l'Europe occidentale, en particulier pour trois facteurs importants: • elles sont considérées comme l'une des plus belles régions au monde pour l'investissement étranger selon le rapport Ernst & Young (Enquête Européen) sur l'attrait. • les régions de l'Europe de l'Ouest présentent des caractéristiques qui les rendent les plus appropriées pour une éventuelle comparaison; • Les données des Régions de l‟Europe de l'Ouest ont la caractéristique de l'accessibilité ; en fait, elles sont mises à la disposition par Eurostat. En plus d‟appliquer ce modèle aux régions de l'Europe occidentale, nous pourrions également, au moyen de certains périphériques, étendre notre modèle dans deux directions différentes: vers d‟autres pays de l'UE, pays candidats et l'AELE régions et vers le niveau d'analyse des zones urbaines.
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329
Indice.
Introduzione I.
Obiettivi e contributi innovativi.
Pag.
4
II.
Metodologia.
Pag.
8
Capitolo 1. Dibattito sulla competitività regionale: un punto di vista pluridisciplinare. 1.1. Il conteso concetto di competitività regionale.
Pag. 18
1.2. Competitività regionale: un’analisi pluridisciplinare.
Pag. 26
1.3. Una classificazione di teorie sulla crescita regionale.
Pag. 48
1.4. L’evoluzione del concetto: un nuovo scenario competitivo.
Pag. 57
1.5. I nuovi driver della competitività regionale in un contesto di apertura internazionale.
Pag. 60
1.6. L’indagine: verso una validazione del modello.
Pag. 79
Allegato A. Bozza di questionario. Misura della competitività regionale e dinamismi locali.
Pag. 90
Capitolo 2. Verso la misura della competitività regionale. 2.1. Il processo di misura a “5 step” della competitività regionale.
Pag. 92
2.2. Individuazione e scelta degli indicatori della competitività regionale. Pag. 98 Indicatori di istruzione.
Pag. 99
Indicatori della popolazione.
Pag. 103
Indicatori di conoscenza e creatività.
Pag. 105
Indicatore della conoscenza.
Pag. 105
Indicatore della creatività.
Pag. 115
Indicatore del mercato del lavoro.
Pag. 120
Indicatori della tecnologia.
Pag. 122
Indicatori del capitale fisico.
Pag. 127
1
Indicatori di tolleranza.
Pag. 131
Indicatori finanziari.
Pag. 133
Indici del turismo.
Pag. 136
2.3. Test del set di indicatori con il metodo Delphi.
Pag. 140
2.4. Verso la costruzione di un indice di competitività regionale
Pag. 145
Allegato B. Bozza di questionario. Individuazione degli indicatori della competitività regionale.
Pag. 153
Allegato C. Bozza del questionario. Misurazione della competitività regionale. Modello definitivo di competitività regionale.
Pag. 156
Allegato D. Glossario degli indici finali.
Pag. 157
Capitolo 3. Un tentativo di applicazione del modello a due regioni: Piemonte e PACA. 3.1. Introduzione all’applicazione del RCI.
Pag. 161
3.2. Piemonte e PACA: principali caratteristiche.
Pag. 162
3.3. Analisi dei driver di competitività di Piemonte e PACA.
Pag. 165
3.3.1. Istruzione.
Pag. 165
3.3.1.1. Istruzione del Piemonte.
Pag. 167
3.3.1.2. Istruzione della regione PACA.
Pag. 170
3.3.2. Popolazione.
Pag. 176
3.3.2.1. La popolazione del Piemonte.
Pag. 178
3.3.2.2. La popolazione della regione PACA.
Pag. 181
3.3.3. Conoscenza e creatività.
Pag. 184
3.3.3.1. Conoscenza e creatività in Piemonte.
Pag. 187
3.3.3.2. Conoscenza e creatività in PACA.
Pag. 190
3.3.4. Mercato del lavoro.
Pag. 193
3.3.4.1. Mercato del lavoro in Piemonte.
Pag. 194
3.3.4.2. Mercato del lavoro in PACA.
Pag. 197
3.3.5. Turismo.
Pag. 199
3.3.5.1. Turismo in Piemonte.
Pag. 201
3.3.5.2. Turismo in PACA.
Pag. 204
2
3.3.6. Tecnologia.
Pag. 206
3.3.6.1. Tecnologia in Piemonte.
Pag. 208
3.3.6.2. Tecnologia in PACA.
Pag. 213
3.3.7. Finanza.
Pag. 217
3.3.7.1. Finanza in Piemonte.
Pag. 218
3.3.7.2. Finanza in PACA.
Pag. 221
3.3.8. Capitale fisico.
Pag. 224
3.3.8.1. Capitale fisico in Piemonte.
Pag. 226
3.3.8.2. Capitale fisico in PACA.
Pag. 230
3.3.9. Tolleranza.
Pag. 235
3.3.9.1. Tolleranza in Piemonte.
Pag. 237
3.3.9.2. Tolleranza in PACA.
Pag. 241
Capitolo 4. Piemonte e PACA allo specchio: suggerimenti e trasferibilità. 4.1. Considerazioni iniziali: dall’applicazione del RCI ad un tentativo di analisi SWOT .
Pag. 245
4.1.1. La SWOT analisi del Piemonte.
Pag. 247
4.1.2. Analisi S.W.O.T. della regione PACA.
Pag. 260
4.2. Suggerimenti.
Pag. 272
4.2.1. Indentificazione delle strategie territoriali per il Piemonte. Pag. 273 4.2.2. Indentificazione delle strategie territoriali per la regione PACA. Pag. 277 4.3 Trasferibilità del modello.
Pag. 283
Allegato E. Bozza di intervista. Suggerimenti al modello ideale di competitività regionale.
Pag. 287
Discussione e conclusioni.
Pag. 289
Bibliografia.
Pag. 295
3