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Pier Paolo Pasolini Accattone 1961
Re: cento rifermenti x cento libri x cento mondi possibili Barbara Ghella <b.ghella@fastwebnet.it> A:Sm Fs <centoxcentoxcento@ymail.com>
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Pier Paolo Pasolini From Wikipedia, the free encyclopedia
Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) è stato uno scrittore, poeta e regista italiano. È internazionalmente considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo. Dotato di un’eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come poeta, linguista, giornalista e cineasta. Attento osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Molti dei suoi scritti e delle sue visioni artistiche, spesso in equilibrio tra lirismo e impegno civile, si sono rivelati col tempo profetici. Il suo primo film: Accattone Nell’anno 1960 Pasolini iniziò a scrivere le bozze del libro di saggi Passione e ideologia, raccolse i versi de La religione del mio tempo e soprattutto
si dedicò al suo amore per il cinema scrivendo le sceneggiature de La giornata balorda di Bolognini, Il carro armato dell’8 settembre per Gianni Puccini, La lunga notte del ‘43 per Florestano Vancini tratto dal racconto di Bassani e Il bell’Antonio tratto dal romanzo di Vitaliano Brancati. Si era intanto prospettato alla sua mente il progetto di scrivere un film in proprio dal titolo La commare secca, ma i fatti di luglio, con i drammatici giorni del governo Tambroni, gli faranno mettere da parte il progetto per scrivere il soggetto di Accattone. L’amico Bolognini gli trovò un produttore, Alfredo Bini, al quale Pier Paolo spiegò come voleva fosse girato il film: molti primi piani, prevalenza dei personaggi sul paesaggio e soprattutto grande semplicità. Protagonista sarà Franco Citti, il fratello di Sergio. Federico Fellini, per il quale aveva scritto una scena de La dolce vita, lo aiutò a realizzare due sequenze del film. Pasolini presentato come corruttore della gioventù sul settimanale di destra “Il borghese” nel 1960 Il 30 giugno di quello stesso anno Pasolini ricevette una denuncia della polizia per favoreggiamento personale perché aveva dato un passaggio a due ragazzi di Trastevere che erano stati coinvolti in una rissa. Ne risulterà innocente ma l’accanimento contro la sua persona lo amareggerà molto.
« Questa è una cattiveria, che, a colui che ne è colpito, dà un profondo dolore: gli dà il senso di un mondo di totale incomprensione, dove è inutile parlare, appassionarsi, discutere; gli dà il senso di una società dove per sopravvivere, non si può che essere cattivi, rispondere alla cattiveria con la cattiveria... Certamente quello che devo pagare io è particolarmente pesante, delle volte mi dà un vero e proprio senso di disperazione, ve lo confesso sinceramente. » Sempre nel ‘60 uscirono due volumi di vecchi versi, Roma 1950 - Diario e Sonetto primaverile. Prima del Capodanno del 1961 partì per l’India con Moravia e Elsa Morante e il viaggio gli fornirà il materiale per scrivere una serie di articoli per Il Giorno che andranno a formare il volume L’odore dell’India. A maggio venne pubblicata la raccolta La religione del mio tempo molto apprezzata dall’amico Franco Fortini che gli scriverà: “Vorrei che fossi qui per abbracciarti”. Erano intanto iniziate nel mese di aprile le riprese del film l’Accattone che a settembre viene presentato al Festival di Venezia. Non particolarmente apprezzato dalla critica italiana, a Parigi, dove venne presto proiettato, ricevette invece il giudizio entusiastico di Marcel Carné e di André Chamson.
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Accattone From Wikipedia, the free encyclopedia
Accattone (1961) è il primo film diretto da Pier Paolo Pasolini, e può essere considerato la trasposizione cinematografica dei suoi precedenti lavori letterari. In questa pellicola insegue una sua idea di narrazione epica e tragica. Trama Accattone è il soprannome di Vittorio, un sottoproletario romano il cui stile di vita è improntato al “sopravvivere” giorno per giorno. Accattone si fa mantenere da una prostituta, Maddalena, “sottratta” ad un napoletano finito in carcere. L’uomo evita la vendetta degli amici del carcerato, incolpando Maddalena di tutto ed abbandonandola. Maddalena finisce in carcere. Accattone, rimasto senza soldi, conosce la fame. Un giorno incontra Stella, una ragazza che lui cerca di convincere a prostituirsi, ma intanto se ne innamora. L’amore per Stella spinge Accattone a cercarsi un lavoro, guadagnandosi da vivere in modo onesto, ma la “redenzione” dura poco, infatti presto torna a rubare. Dopo un piccolo furto s’imbatte nella polizia e nel fuggire cade dalla motocicletta e muore, compiendo così il destino che pesa su di lui sin dall’inizio.
Il film Il film è una metafora di quella parte di Italia costituita dal sottoproletariato che vive nelle periferie delle grandi città senza alcuna speranza per un miglioramento della propria condizione, a cui non resta che la morte come via di uscita da una condizione disperante. Il film avrebbe dovuto essere prodotto da Federico Fellini, che tuttavia si tira indietro all’ultimo momento preoccupato dall’imperizia di Pasolini con le tecnicità del mezzo, a cui si avvicina per la prima volta con questo progetto. Il film sarà quindi prodotto da Alfredo Bini. Le riprese del film furono effettuate tra l’aprile e il luglio 1961. La scelta di utilizzare in massima parte attori non-professionisti esprime la convinzione di Pasolini che essi non sono “rappresentabili” da nessun altro che da essi stessi in quanto soggetti incontaminati, puri, privi delle sovrastrutture imposte dalla società. Per girare gli esterni, la piccola troupe (composta, tra gli altri, dal giovane Bernardo Bertolucci in veste di aiuto regista) si spostava nei luoghi simbolo della periferia romana: via Casilina, via Portuense, via Appia Antica, via Baccina, Ponte degli Angeli, Acqua Santa, via Manuzio, Ponte Testaccio, il Pigneto, borgata Gordiani, Centocelle,
la Marranella, Subiaco (il cimitero). Il costo approssimativo del film si aggirò intorno ai cinquanta milioni, quanto un film di “serie B” di quegli anni. La voce di Franco Citti è in realtà quella dell’attore Paolo Ferrari, scelto da Pasolini, che seguì personalmente il doppiaggio del film. Presentato alla XXII Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 31 agosto 1961, il film di Pasolini ricevette dure contestazioni. Alla “prima” del film al cinema Barberini a Roma, un gruppo di giovani neofascisti cercarono di impedire la proiezione, lanciando bottiglie d’inchiostro contro lo schermo, bombette di carta e finocchi tra il pubblico. Ci furono colluttazioni e la visione del film fu sospesa per quasi un’ora. Il film sarà bloccato in sede di censura e ritirato da tutte le sale italiane. Nel 1962 viene presentato al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary (Cecoslovacchia) e vince il Primo premio per la regia. Scheda del film Titolo originale: Paese: Anno: Durata:
Accattone Italia 1961 116 min
Colore: B/N Audio: sonoro Genere: Drammatico Regia: Pier Paolo Pasolini Soggetto: Pier Paolo Pasolini Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini con la collaborazione di Sergio Citti Interpreti e personaggi - Franco Citti: Cataldi Vittorio detto Accattone - Franca Pasut: Stella - Silvana Corsini: Maddalena - Paola Guidi: Ascenza - Adriana Asti: Amore - Sergio Citti: il cameriere - Elsa Morante: una detenuta - Alfredo Leggi: Pupo biondo - Galeazzo Riccardi: il Cipolla - Leonardo Muraglia: Mommoletto - Giuseppe Ristagno: Peppe il Folle - Roberto Giovannoni: il Tedesco - Mario Cipriani: Balilla - Roberto Scaringella: Cartagine - Silvio Citti: Sabino - Giovanni Orgitano: lo Scucchia - Piero Morgia: Pio - Umberto Bevilacqua: Salvatore - Franco Bevilacqua: Franco - Amerigo Bevilacqua: Amerigo - Sergio Fioravanti: Gennarino - Adele Cambria: Nannina - Mario Castiglione: Mario - Dino Frondi: Dino
Fotografia: Tonino Delli Colli Montaggio: Nino Baragli Effetti speciali: Musiche: Johann Sebastian Bach Scenografia: Flavio Mogherini
http://it.wikiquote.org/wiki/Accattone Eppure che è la fame? Un vizio! È tutta un’impressione!. Ah, se nun c’avessero abituati a magnà, da ragazzini. (Accattone) [al terzo giorno di fame] Ancora non sei morto? Eppure m’hanno detto che il lavoro ammazza la gente! (Mommoletto) [parlando a lo Scucchia] Quando me metto ‘n testa ‘na cosa io, deve da esse quella! O il mondo ammazza a me, o io ammazzo a lui. (Accattone) Er mondo è de chi cià li denti. (Balilla)
http://www.socialismolibertario.it/pasolini_e_ le_borgate.htm Intervista a Franco Citti Fiumicino e’ fredda e grigia all’alba. Franco Citti passeggia in riva al mare misurando malinconia e gratitudine. Vent’anni di interviste sull’autore di “Accattone” sembrano non aver esaurito i ricordi. Mentre l’attore romano racconta si compone il ritratto di un Pasolini inconsueto: non l’intellettuale, ma l’amico. L’interprete solitario e opportuno di una capitale “borgatara”. “Guarda, l’abbiamo detto un miliardo di volte io e mio fratello. E’ assolutamente escluso che sia stato Pelosi. Lì c’e’ un chilometro quadrato di strage. E’ stato massacrato, e una sola persona non riesce a fare quelle cose. Ci sono troppe cose oscure, dietro. Anche politiche, naturalmente”. La voce di Franco Citti, indimenticabile volto del cinema di Pier Paolo Pasolini, e’ aspra e tagliente. Cosi’ come i suoi pensieri, del resto. “Sono andato via da Roma innanzitutto perche’ cominciavano a sparire le borgate e con loro i miei amici. E quando non hai piu’ le borgate ti rifugi al mare. E’ per questo che sono venuto a vivere a Fiumicino. C’e’ un senso di morte, qui intorno, che mi piace. Forse io sono gia’ morto, qui, in questa solitudine che amo e che mi mette allegria. Anzi, io sono vivo perche’ sto a Fiumicino. Forse se stavo a Roma ero gia’ morto”.
Come hai conosciuto Pasolini? “Tramite mio fratello Sergio, in una pizzeria di Torpignattara. Lui mi ha detto: ‘A Fra’, te presento ‘no scrittore, ‘n amico mio.” Lui era gia’ conosciuto, allora? “No. In quel periodo scriveva delle poesie in friulano, quelle cose dei primi tempi”. Quindi tu non sapevi proprio chi era? “No. All’inizio ho creduto addirittura che fosse analfabeta. Faceva il maestro elementare a Ponte Mammolo. Mio fratello m’ha detto. E’ ‘no scrittore, magnamose ‘na pizza assieme. Io ero tutto sporco di calce perche’ lavoravo come muratore con mio padre. Ci siamo conosciuti li’ e abbiamo cominciato a frequentarci”. E che impressione ti ha fatto all’inizio Pasolini? “Quella di una persona normale. Non ci pensavo molto al fatto che lui scrivesse. Se scriveva a me che me fregava? A volte succedeva che gli davo qualche battuta in romanesco e lui se l’appuntava”. Pasolini metteva nei suoi libri i racconti che gli facevate tu e Sergio? “A Paolo piaceva soprattutto lo spirito, il modo delle borgate romane, questa gente allegra, tanto e’ vero che lui ci passava quasi tutto il tempo della sua vita con noi, nelle borgate. E cosi’, essendo uno scrittore guardava cio’ che gli accadeva intorno, e daje e daje, tirava fuori ‘sti libri. Ma
quello che piu’ mi ha interessato e’ quando mi ha detto che mi avrebbe fatto fare una parte nel suo film”. E tu come hai reagito? “Sai, io sono un pessimista nato, non e’ che ci credo molto alle cose che mi offrono. Cosi’ gli ho detto: Vabbe’, a Paolo, quando lo faremo lo faremo. Lui mi ripeteva: hai una bella particina. Vedrai che lo faremo. E cosi’ un giorno e’ nato ‘sto cavolo di Accattone”. Mentre lo giravi ti sentivi nella parte o era qualcosa che non ti apparteneva? “Mi sentivo a mio agio perche’ l’ho girato con tutti i miei amici della borgata. Giocavamo un po’ in casa. E poi quelle avventure, quelle storie, mi piaceva farle. Per il film ho anche dovuto leggere Ragazzi di vita. Che poi, che vuol dire ragazzo di vita non l’ho mai capito”. Giravate a Torpignattara? “Torpignattara, il Pigneto, Testaccio, Pietralata. Andavamo in tutta la periferia di Roma. Il film e’ andato avanti per un po’ in questo modo. Lui ci ha diretto, pero’ noi eravamo liberi di fare quello che eravamo”. Avevate quindi la possibilita’ di inserire cose proprio vostre, personali... “Sai, i dialoghi erano gia’ un po’ scritti e Pier Paolo li scriveva con mio fratello Sergio, pero’ qualche battuta che in doppiaggio sembrava
migliore l’abbiamo messa. Accattone, pero’, e’ rimasto cosi’ come l’abbiamo girato, e infatti e’ un bel film proprio perche’ e’ spontaneo, non c’era nessun attore professionista e l’abbiamo fatto di corsa. Con qualche impiccio di mezzo. ‘Sti personaggi che facevano gli attori insieme a me, io compreso, qualche mattina non venivano proprio, chi andava a sfacchina’, chi andava a fa’ altre cose, allora era un po’ complicato”. Si trattava di problemi pratici e non finanziari. “Finanziariamente non c’erano problemi. Credo che il film costasse piuttosto poco. Io, ad esempio, prendevo ottomila lire al giorno. Ho lavorato otto settimane, piu’ il doppiaggio, diciamo che avro’ lavorato circa un anno e ho preso all’incirca un milione e trecentomila lire di oggi”. Quando ti rivedi in “Accattone” che impressione hai? “Cerco di non rivedermi”. Perche’? “Perche’ ormai quel film lo conosco a memoria, come gli altri, del resto. A volte fanno Accattone in tivvu’, io ho anche le cassette, ma cerco di evitare di vederlo. Ma non perche’ sia invecchiato, ma e’ perche’ mi piacerebbe rivederlo con le persone adatte. Con quelli che all’epoca contestarono il film, ad esempio”. Come e’ cambiata la tua vita dopo “Accattone”? “In peggio. Vedi, il rapporto con Pasolini e’ stato
per me, in un certo senso, distruttivo, perche’ non e’ che io amassi proprio fare il cinema, ma nello stesso tempo so che dovevo farlo, forse anche solo per amicizia. E, come ti ho gia’ detto, per certi versi mi affascinava, come quando lavoravo con gli amici miei. Poi pero’ sono stato costretto a lavorare con altre persone che non conoscevo, e mi rompevo i coglioni perche’ non erano leali con me. Miravano al successo, capisci? Allora qualcuno, magari, si e’ permesso di dire: Ma sai, quello e’ un borgataro”. Che tipo di rapporto avevi con Pasolini? “Lui era un po’ come un padre. Aveva una grande paura di me. Gli potevo sparire da un giorno all’altro, senza finire il film. E’ successo mentre facevamo Mamma Roma con la Magnani. Ho avuto una disavventura con la polizia. Ho litigato con una guardia e m’hanno arrestato per oltraggio. Mi sono fatto una ventina di giorni e poi sono uscito”. Il film e’ stato interrotto per questo motivo? “No. Hanno messo mio fratello di spalle, tipo controfigura. E dopo quell’episodio, quando abbiamo fatto Edipo Re, Pier Paolo e’ stato costretto a mettere nell’albergo due guardie in borghese, in modo che non uscissi. Ma, sai, io il cinema l’avevo preso nel senso del divertimento. Professionalmente non e’ che mi interessasse piu’ di tanto”. Se non sbaglio era proprio Pasolini a dirti che tu dovevi fare semplicemente te stesso e non
recitare. “Si’, tanto e’ vero che ha cercato di non farmi diventare ne’ francese, ne’ inglese, ne’ americano. Avevo molte richieste, allora. Il mio terzo film l’ho fatto con Marcel Carne’. Poi ho lavorato in America. Ho fatto due padrini con Coppola. Il primo e il terzo”. Non ti ha mai pesato la figura di Pasolini? “In un certo senso si’. Io ero l’immagine del suo cinema, e non e’ detto che potessi essere l’unica. Poteva anche trovare qualcun altro, e forse sarebbe stato meglio per me, avrei seguitato a fare il muratore, il pittore. Certo, sono contento di aver fatto il cinema con lui, mi ha dato la possibilita’ di stare meglio anche economicamente pero’, se tornassi indietro non so se lo rifarei il cinema. Perche’ sono trentacinque anni di domande e, in fondo, il contatto con una persona e’ quello, niente di piu’, niente di meno. Ogni tanto ti puoi ricordare una cosa in piu’, pero’, ecco, Pasolini parla con le sue immagini, con la scrittura. E chissa’ quante volte non mi avra’ detto certe cose”. Che importanza avrebbe avuto Pasolini nella societa’ di oggi? “Pensa quante cose ci avrebbe raccontato con la sua scrittura o attraverso le immagini”. Che poi, se ci pensi, ci sono molte realta’, e tensioni da raccontare qui in Italia... “Si’, certo. Io penso che se Pasolini fosse stato in vita i giovani di oggi non sarebbero stati cosi’. Lo
avrebbero amato e lui avrebbe amato la gioventu’ di oggi, gli avrebbe dato un insegnamento nella scrittura e nel cinema. Ho letto pochissime cose di Pier Paolo, ma l’ho conosciuto bene ed e’ stata la persona piu’ umana che abbia incontrato. Lui era il padre di tutti noi, delle borgate, ed e’ stato molto amato. Per noi era il Baggio della situazione, quello che risolveva tutto. Faceva l’elemosina ai poveri, quando ha incominciato a fare due lire andavamo sempre a mangiare, invitava tutti. Era una famiglia allegra. Ed io sono sicuro che rimarra’ per sempre, anche per quelli che non l’hanno mai letto”. Qual’e’ il sentimento piu’ forte che ti ha lasciato? “Mi ha lasciato il sentimento di una grande guerra, di una lotta continua con la gente. Ma, ti ripeto, e’ la persona piu’ umana che abbia conosciuto. Non ho piu’ trovato un altro cosi’, uno che chiedeva alle comparse: Per favore, mettiti cosi’. Era di una dolcezza straordinaria, ed e’ quella che mi manca di piu’. Era un padre, capisci? Una guida sulla retta via.
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“accattone”
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