Orecchie d'asino n°8 e 9 - nvembre 98

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“Uno è piccolo l’altro è grande: ma hanno lo stesso valore” F. Dolto

Numero doppio Otto e Nove- Novembre 1998


Iqbal Performance teatrale e in video realizzata in collaborazione con alunni delle scuole medie dell’obbligo di Catania e Provincia di Filippo Manno

A LI C IA C A LZ ON C I N A N E L PA E SE D E I BA M B I N I fantasia teatrale per le scuole elementari di Mario Bonica.

Quando Iqbal aveva 4 anni, viene venduto dai suoi genitori per 16 dollari come schiavo per l’industria dei tappeti pakistani. Quegli stessi tappeti che occhieggiano dalle vetrine di lusso dei paesi occidentali,tessuti per un pugno di rupìe da milioni di piccole mani. Nel 1993 Eshan Khan,presidente della lega per la liberazione dal lavoro forzato,incontra Iqbal e lo strappa dal suo mestiere di tessitore per ridargli il gusto di

vivere e la rabbia di battersi.Iqbal diventa allora il simbolo di questa gioventù martirizzata. Viaggia per il suo paese e nel mondo per “svegliare” l’opinione internazionale. In seguito alla sua fama,un’industria di attrezzature sportive americana, gli assegna un premio di 15 mila dollari. Con questa somma Iqbal intende proseguire gli studi. Ma resterà soltanto un sogno. Il 16 Aprile 1995, muore assassinato mentre giocava con la sua bicicletta. Da tempo era minacciato dalla mafia dei tappeti pakistana. Lo spettacolo incontra la sofferta quotidianità dei bambini lavoratori con quello che è diventato per noi occidentali uno scontato standard consumistico. La storia di questo piccolo sindacalista diventa narrazione gestuale e quindi un codice linguistico teatrale più vicino ai ragazzi. Lo spettacolo è accompagnato da illustrazione didattica e dibattito finale

Il fantastico viaggio di Alicia dentro il ventre dell’Orco (dentro le paure, le ansie, i desideri e i sogni dell’infanzia e dell’adolescenza)… Alicia è una bambina che non riesce a crescere, non solo perché non ha superato le sue paure, ma soprattutto per la ragione più profonda di non aver mai accettato la propria infanzia, perché: in questo mondo di grandi non c’è posto per i bambini. Alicia è “piccola” e gli adulti sono “grandi”: ci sarà sempre qualcuno da qualche parte pronto a mangiarsela e ingoiarla… Ma il vero mostro mangiabambini non è l’Orco delle fiabe. Il buon vecchio Orco mangia solo le paure e non le persone! Il vero mostro ammazzabambini è dentro la realtà di tutti i giorni: è l’egoismo dilagante, l’indifferenza ai valori della vita, il consumismo coatto, lo sfruttamento dei minori, la violenza fisica e psicologica dei più forti sui più deboli, dei ricchi sui poveri… è la guerra, la miseria, la violenza del sistema televisivo e della pubblicità… Sono questi i veri mostri che Alicia dovrà sconfiggere nel suo lungo viaggio per approdare nel Paese dei Bambini, e qui diventare finalmente adulta perché finalmente bambina.

GRUPPOTEATRO MANIPOLAZIONI CATANIA Stagione Teatrale 1998-99 Un teatro di “Contenuti” per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza


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’era una volta, tanto e tantissimo tempo fa (all’incirca oggi), un paese pieno di tutto e di niente… talmente pieno di tutto da essere praticamente vuoto, e così niente di niente da apparire fin troppo pieno. E in questo impossibile paese ci abitava tanta gente, piena di tanti, di troppi pensieri, ma così tanti, da ritrovarsi con la testa vuota… Sembrava tutto così chiaro in quel paese, eppure nessuno ci capiva niente! Perché era come un foglio di carta così pieno, fitto fitto di segni, da esser diventato tutto nero. Così che le parole, a pronunziarle o a scriverle, cancellavano il loro significato, e le immagini, proiettate le une sulle altre, si annullavano a vicenda, e i suoni così continui e senza silenzi erano tutti un gran frastuono di cui non si percepiva un bel nulla… Lo spessore dei segni era insomma così spesso, da essere perfettamente trasparente, lasciando trasparire alla perfezione un bel niente. Ma un giorno (all’incirca domani) in quel paese-buco giunse per fortuna, non si sa da dove, un bambino (un monello, come si diceva un tempo) che non aveva paura del buio. Venne all’improvviso dal fondo nero dell’assenza, cantando e correndo sulle sue magre gambe incerte. Lanciò un sasso e pronunciò la magica parola: KERE’. Subito l’orizzonte divenne chiaro come un foglio di carta vuoto. E una mano tracciò su quel foglio la parola magica… KERE’, un seme per reinventare quel paese e il mondo! E a pensare che il segreto di quella magica parola era negli occhi e nei pensieri di un bambino venuto dall’ombra di un lungo silenzio… KERE’: radice indoeuropea di creare, crescere, cereale… ovvero l’atto di venire alla luce, di germogliare… ovvero il diritto ad essere bambini, a crescere secondo i tempi “naturali”, nella pienezza di una lenta e consa pevole maturazione; ma anche il diritto dell’adulto a ritrovare dentro la sua maturità un’infanzia negata da un sistema sociale tutto imperniato sul profitto, sul consumo, sulla fretta di “passare oltre”. E’ un luogo comune ipercitato, la celebre frase di Saint Excupery sulla perdita di memoria del proprio vissuto di bambino da parte dell’adulto; ma, si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo non il mare ma una società che continua a negare il valo re positivo e propositivo della soggettività infantile, per il semplice fatto che tale soggettività è radicalmente incompatibile con un sistema di valori di mercificazione e di mercato totale dell’esistente. Nessuna legge “pro infanzia”, nessuna Carta dei diritti potrà realmente dare soggettività e identità a bambini e adolescenti del mondo, se parallelamente non si compirà una trasformazione radicale delle culture e dei parametri socioeco nomici che determinano a tutt’oggi i rapporti tra gli uomini, i popoli e i continenti. Ciò che l’infanzia nel suo “non dire” continua a ripeterci col proprio vissuto (spesso così drammatico) è questa semplice verità: non può esserci né futuro né presente per bambini e ragazzi senza “un’utopia del quotidiano” che sappia mettere in gioco giorno per giorno i valori, le culture, la globalità dell’esistente. Un bambino di quattro anni di nome Ruggero rispondeva alla mamma che gli proibiva di fare una certa cosa perché vietata ai bambini: “ma io non sono un bambino, io sono Ruggero”. La frase si commenta da sé. Noi di Orecchie d’Asino la facciamo nostra fino alle estreme conseguenze. Per un progetto culturale che ci vede impegnati in una prassi dell’ascolto delle “infanzie” nostre e degli altri. Un impegno gravoso, non di rado ignorato o peggio contrastato da chi dovrebbe valorizzarlo e sostenerlo, tra difficoltà di ogni genere che mettono continuamente a rischio la sopravvivenza stessa di questo periodico indipendente. Ma siamo abituati, per nostra fortuna, a trasformare anche le difficoltà in stimoli. Eccoci allora ad uscire, a conclusione della terza annata, con un numero doppio e con un supplemento dedicato all’attività creativa all’interno del carcere minorile di Bicocca a Catania. Non solo un’e mergenza ma anche un segnale per una trasformazione continua di un periodico che non vuole rassegnarsi a scomparire, ma che vuole crescere, perché crescere è la ragione stessa del suo esistere (del suo progetto culturale): proprio come l’infanzia, quella soggettività che rivendica di essere “valore” e risorsa, non categoria, imma gine strumentale, ghetto dei buoni propositi di adulti cresciuti male o mai stati bam bini. Il piccolo Ruggero lo sa: l’infanzia va declinata al plurale, perché ogni bambi no è un’identità che chiede di costruire il futuro nella quotidianità del “qui e subi to”. A.M.

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Il tradimento di Huckleberry è il tradimento del bambino, la sua cattura e imprigionamento nella galera dei “libri per ragazzi”. Il messaggio che ci ha lasciato Huckleberry è dunque quello di liberare il bambino dai “libri per ragazzi”… (G. Celati)

Per sapere come dovremmo fare, dobbiamo rivolgerci a degli esperti, e gli esperti, in questo caso… sono i bambini... (J. Korczak)

Ti sei rivolto direttamente ai bambini. Che lo volessi o no, hai comunicato con loro attraverso l’abisso che separa il bambino dall’adulto… (I. McEwan)

Direttore responsabile Ada Mollica

Orecchie d’asino n° 8 e 9

Redazione Mario Bonica Benedetto Caldarella Alessandro Campanella Mario Giuffrida Filippo Manno Nello Nicolosi Concetta Rovere

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Collaboratori al n°8 e 9 Amilcare Acerbi GIuseppina Ancona Adalgisa Di Salvo Angelisa Marroccia Cinzia Ruggeri Lucia Scuderi Francesco Tonucci Progetto Grafico Aldo Kappadona Segretaria di Redazione Daniela Cristaldi


- Editoriale.........................................................pag.3

Le città dell’infanzia - Piano Nazionale per l’Infanzia - Lungo le rotte del Mediterraneo - Dal dentro al fuori - Roma: @riele - Arte e Bambini - S. Giovanni La Punta (CT): - No alla Pedofilia - Modena: Oblò - Dal Giornalino Viaggio in 3a Classe - Le città sostenibili… - L’attività del centro Iqbal Masih a Catania - Torino: Progetto Comunicazione - Catania: Casa Laboratorio L’albero - S. Gregorio (CT): Progetto Link - Scuolingioco

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Parola Maschera Gesto (Laboratorio di attività espressive).

- Editoriale - Per un buon uso della televisione - XII Rassegna Cinema dei Ragazzi - Occhio ai libri - Laboratorio teatrale - Libri Arte e Ragazzi

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Il copione (Supplemento allegato) - Tutti dentro la TV - Il Signor Ombroso dalle labbre umbratili - Pippo Pappo Edizioni Manipolazioni Stampa Tipografia Coniglione via Luigi Galvani, 21 Catania Redazione, Pubblicità Amministrazione via Bologna, 6 95128 Catania tel. 095/383483 Periodico Trimestrale

Circolo Didattico “V. da Feltre” (CT) 1° Circolo Didattico di Misterbianco (CT) Scuola Media. “G. T. di Lampedusa” di Trecastagni (CT) Scuola Media. “G. T. di Lampedusa” di Gravina (CT) Scuola Elementare “S. Cuore” Modena Scuola Elementare “Giovanni XXIII” Modena Scuola Elementare “P. Scuderi” Linguaglossa (CT)

Il Giornalino di Orecchie d’asino (Supplemento allegato)

- Fogli volanti - Storie e racconti - Acrostico - L’ora della poesia - Il fumetto - Lettere a…

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Reg. Trib. di Catania N°1195 del 20/4/95 Abbonamento annuale (3 numeri) ordinario: L. 20.000 sostenitore L. 40.000 versamento su c/c postale n°18295956 intestato a Gruppoteatro Manipolazioni CT. Internet: htpp://www.elledi.it/ftv/oda/ e-mail: orecchied’asino@tau.it

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Nel precedente numero di Orecchie d’Asino ci siamo già occupati del Piano Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, legge 285/97, riproducendo il testo integrale della legge medesima, collegandolo alla Carta delle Città Educative di Barcellona e inserendolo dentro un percorso organico di affermazione culturale della soggettività di bambini/e e ragazzi/e. Che la legge 285/97 possa essere una buona scommessa in primo luogo culturale traspare già dall’arido testo legislativo, dal metodo di attuazione previsto, dallo spostamento d’accento dall’emergenza e dal concetto di disagio a quello di agio, che vuol dire focalizzazione del problema infanzia come globalità e non parzialità temporanea. Tutti possibili dati positivi su cui costruire in maniera diffusa quella trasformazione culturale per cui tanti operatori e gente di cultura ci battiamo da anni. Questo in teoria, ma nei fatti quali sono oggi le reali prospettive di una legge che, per essere attuata nei suoi obiettivi di fondo, richiede innovazione e cultura politica ben diversa da quella prevalente nella maggioranza degli amministratori locali e degli stessi operatori socioculturali del territorio? Diciamo subito che nella realtà più vicina a noi, quella siciliana all’interno della quale operiamo, già la fase di progettazione per l’attuazione della legge va in tutt’altra direzione nella maggioranza dei casi. Si riconferma in pieno la prassi della sommatoria di interventi, senza un moltiplicatore culturale che dia organicità e finalità chiare ai progetti stessi. I veri protagonisti di tutta l’operazione più che i bambini sembrano essere le Associazioni e gli Enti chiamati a gestire i servizi, nella quasi totalità di tipo assistenziale. Abbondano elefantiache équipe di

esperti da una parte, e animatori sottopagati e certamente privi di adeguata professionalità dall’altra. L’area dei linguaggi e della cultura dell’infanzia (ovvero il luogo dell’effettiva costruzione d’identità di bambini e adolescenti) è ridotta a mera sommatoria di laboratori o centri aggregativi o non meglio identificati ludobus, in cui l’animazione di vario genere appare ancora come mero intrattenimento e occupazione del famigerato “tempo libero” dei soggetti coinvolti. Era prevedibile e lo abbiamo previsto già all’apparire della legge della Livia Turco. Una legge innovativa, che non inventa dal nulla ma recepisce l’innovazione già realizzata in tante realtà amministrative e culturali del nostro paese nel corso degli ultimi trent’anni. E questo è ciò che più garantisce da un fallimento complessivo del Piano per l’Infanzia. Ciò che ha reso possibile anche in Sicilia progettualità in linea con l’obiettivo di crescita e diffusione di una cultura dell’infanzia su larga scala, grazie alla presenza di quelle realtà politiche e culturali che già operavano da anni in questa direzione, spesso piccoli comuni e associazioni culturali come la nostra impegnati in prima linea da almeno un decennio. Qualcuno comincia a capirlo: una legge, per quanto buona e innovativa, non basta a trasformare davvero l’esistente. Una legge, questa legge in particolare, può solo rappresentare un imput allo sviluppo di una politica socioculturale complessiva a favore dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro paese. Bisognerà perciò

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denunciare tutte quelle realtà amministrative in cui la 285 servirà solo a ghettizzare la totalità degli interventi per l’infanzia, fungendo così da riduttore anziché da moltiplicatore della complessità delle politiche sociali. Per questo occorre un confronto costante tra tutti gli operatori impegnati nell’attuazione capillare del Piano Generale per l’Infazia e l’Adolescenza. E il dato più positivo registrato in questi primi mesi di avvio della legge è proprio questo: la verifica di un’esigenza diffusa di confronto e dibattito “concreto” da parte della maggioranza degli operatori, emersa anche nel corso della Prima Conferenza Nazionale sull’Infanzia e l’Adolescenza, tenutasi a Firenze dal 19 al 21 novembre ‘98. Oltre quattromila presenze, a sancire, per dirla con le parole della ministra Livia Turco, la nascita di un nuovo “soggetto sociale che, con competenze profili, esperienze diverse da anni tesse tela e mette radici… Un nuovo sociale che sta già da ora costruendo la riforma del walfare mettendo al centro l’equità e la solidarietà tra le generazioni”. Parole che vorremmo il più possibile confermate dai fatti già nei prossimi mesi di attuazione della legge 285, specialmente dove essa è più a rischio, in questo nostro meridione dove l’infanzia è doppiamente punita dalla disparità di età e da quella di status sociale. Le premesse teoriche di una svolta ci sarebbero tutte, dall’analisi della condizione dell’infanzia in Italia che ha preceduto la legge, alle direttive emanate per la sua attuazione, a quanto emerso dalla Conferenza medesima e dai lavori dei cinque seminari, in particolare quello sulla 285 e l’altro sul rapporto tra infanzia e mass media. Tante proposte concrete su cui lavorare, persino una proposta di modifica all’articolo 3 della Costituzione, lanciata da Maria Teresa Mattei, già membro della Costituente e oggi presidente della Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione. Ricordiamo che l’articolo 3 recita che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religioni, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”. Per completare l’articolo, aggiunge la Mattei, mancano appena tre lettere: età. “Vi sembra una stupidaggine?”, dice testualmente Maria Teresa Mattei; “ma senza quella parola non è chiaro quando, per la Costituzione un bambino diventa cittadino. Provate a darmi una risposta. Quando ha fatto il militare? Quando ha compiuto diciotto anni?… Per me un bambino

acquista i diritti di cittadino da quando è nato”. Parole semplici, che rimandano direttamente al centro del problema: l’effettivo protagonismo sociale e culturale dell’infanzia e dell’adolescenza in una società a misura “umana”. Centralità ribadita anche all’interno dei lavori del seminario su infanzia e mass media, che ha messo a fuoco l’importanza nodale dell’area della comunicazione e delle attività espressive per la crescita e lo sviluppo dell’identità del bambino e dell’adolescente, passando in rassegna alcune fra le più significative esperienze di giornali, radio, letteratura, arte e mass media “dei” bambini e “dei” ragazzi realizzate in Italia nel corso degli ultimi anni; ma anche presentando una serie di proposte operative, quali la presentazione di una piccola guida educativa all’uso della TV di Tonucci (di cui riportiamo il testo nelle pagine successive), o la direttiva di finalizzare obbligatoriamente una quota dei fondi della 285 alla realizzazione di iniziative di attività creative ed espressive che abbiano per diretti protagonisti bambini e ragazzi. Altre proposte finalizzate a un Piano complessivo per l’infanzia sono state lanciate dalla stessa ministra Livia Turco: dalla cittadinanza a “tutti” i bambini immigrati, alla costituzione dell’Osservatorio Nazionale per l’infanzia, alla cooperazione internazionale, alla nuova legge sugli asili nido e a quella che istituisce il garante dei minori. Tutte cose da fare subito, come ha ripetuto per ben tre volte alla fine della sua relazione la ministra. Noi prendiamo atto di questo impegno. Ma sappiamo anche che il retroterra culturale in cui operiamo non è così fertile da lasciar germogliare nei fatti tanti buoni propositi. Staremo a vedere? Anche; ma soprattutto staremo ad operare instancabilmente per l’affermazione di quel diritto alla comunicazione dei bambini, ancora così poco preso in considerazione dai progetti di 285 elaborati frettolosamente nel corso dell’estate da buona parte dei comuni siciliani. Mario Bonica

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LUNGO LE ROTTE DEL MEDITERRANEO

Lungo le rotte del Mediterraneo è un progetto pensato ed elaborato per imprimere una svolta metodologica e di prospettiva all’interno della programmazione di attività per e dell’infanzia nel territorio, attraverso un percorso pluriennale realmente finalizzato a un processo educativo e di crescita civile e culturale delle nuove generazioni. Obiettivo centrale: rendere i bambini e gli adolescenti protagonisti attivi di un processo di trasformazione sociale della realtà urbana e ricollocarli quali soggetti (e non semplici strumenti) nello sviluppo crescente di una cultura dell’infanzia propositiva per l’intera collettività. In questo contesto il Mediterraneo acquista il carattere di una metafora pregnante di un viaggio-incontro-scoperta di nuovi orizzonti culturali e umani per la costruzione di valori di convivenza e armonia fra popoli e individui: la riscoperta dell’utopia intesa come progettualità quotidiana di una dimensione “più umana” del pianeta. Mediterraneo dunque come ricerca costante attraverso l’infanzia delle “diversità” culturali, la valorizzazione dell’infanzia stessa in quanto “diversità”, ovvero del concetto di infanzie al plurale, e dell’infanzia non in quanto separatezza ma quale luogo possibile di ricostituzione di un tessuto umano e sociale fra diversi. Lungo le rotte del Mediterraneo è dunque un progetto culturale ed educativo, un itinerario attraverso le diversità culturali di individui, gruppi sociali e nazioni nel vasto mare delle attività espressive (dalla letteratura, al teatro, al cinema ai multimedia) per la formazione e la crescita di una interculturalità diffusa quale garanzia di convivenza pacifica e solidarietà attiva tra i popoli. Un progetto che, partendo dall’infanzia, attraversa orizzontalmente le diverse fasce d’età e gruppi sociali, con l’obiettivo di ricucire le molteplici diversità all’interno del territorio urbano (scuole, quartieri, centri sociali ecc.). Lungo le rotte del Mediterraneo: un progetto organico per approdare al terzo millennio in un

mondo a misura di “infanzie”! Collocato all’interno del Progetto Infanzia del Comune di Catania, Lungo le rotte del Mediterraneo nasce inizialmente con il coinvolgimento diretto delle scuole del Quartiere III°, per estendersi quindi a tutto il territorio cittadino. Particolare significato riveste in questo contesto la partecipazione al progetto dei minori reclusi del carcere minorile di Bicocca e il coinvolgimento delle ludoteche. IL PROGRAMMA: INCONTRI Rassegna Internazionale di Video, Performances e Attività Creative dell’Infanzia e l’adolescenza (Seconda edizione) La rassegna, si articola nelle seguenti sezioni: A) - Il cinema fatto dai ragazzi. Piccola rassegna di cortometraggi e video realizzati da bambini e ragazzi della scuola dell’obbligo su tutto il territorio nazionale e anche europeo. B) - Il teatro dei ragazzi. Una breve vetrina di “Teatro di ricerca” prodotto dai ragazzi, su testi originali e con tecniche miste, dal teatro gestuale al teatro di figura, ecc. C) - Mostra di attività espressive. Un incontro tra le diverse esperienze di arte e letteratura “dei” ragazzi ai fini di un effettivo sviluppo del protagonismo infantile nella cultura e nella vita sociale del mondo contemporaneo. D) - Laboratorio multimediale in tre ludoteche cittadine, con produzione finale di un evento spettacolare sul Mediterraneo. Tutte le scuole dell’obbligo italiane, i centri di aggregazione e le altre strutture del territorio interessate a partecipare all’iniziativa con elaborati prodotti da bambini e ragazzi, sono invitate a mettersi in contatto con la segreteria del Gruppoteatro Manipolazioni al numero di telefax: 095/383483.

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sé contiene, in una idea di progetto-ponte per la riconversione dei saperi e delle attività produttive. A partire da questa consapevolezza abbiamo ampliato la rete di cooperazione e di approfondimento ad altre realtà locali - associazioni culturali e professionali - ma soprattutto abbiamo cercato in Europa altri che avessero la nostra stessa esigenza. Il progetto “A-Mare” scaturito da queste esperienze è stato approvato nel quadro del programma europeo Socrates. Esso intende definire percorsi di formazione ed adeguamento ai nuovi saperi, sviluppare professionalità correlate al mare ed alla ricerca scientifica ed archeologica, censire le culture differenti in ambito europeo, proporre uno studio di prefattibilità per la creazione a Catania di un Museo del Mare.

S.M.S. “A. Manzoni Progetto Socrates- Educazione degli Adulti “ A … M a re” L’influenza del mare nella vita degli adulti: nella cultura, nell’economia e nella società Catania 4/5/6/7 Novembre 1988 Nel corso di questi anni abbiamo lavorato insieme con le Istituzioni locali - Comune di Catania, Università ed Autorità Portuale - ad un progetto legato al mare, alle sue professionalità, alla storia ed alla cultura mediterranea. Avviato come ipotesi didattica per i minori e per gli adulti, si è trasformato, per le potenzialità in termini culturali ed occupazionali che il tema in

il collegio docenti la preside Zina Bianca

1° SEMINARIO REGIONALE Dl SENSIBILIZZAZIONE SULLA PRESENZA ARCI NELLA REALTA’ CARCERARIA

DAL DENTRO AL FUORI PALERMO 9 DICEMBRE 1998 - ORE 16.00 - 20.00 SEDE ARCI SICILIA - VIA GENOVA N° 7 - PALERMO L’idea di pensare ad un primo appuntamento regionale sulla realtà “carceraria” nasce da una serie di riflessioni sulle istituzioni totali inserite in un discorso più ampio connesso all’azione dell’ARCI Sicilia rispetto al tema dell’inclusione. Qual’è il senso della presenza ARCI nelle carceri? È ancora valido il concetto di solidarietà, occorre sviluppare pratiche visibili e politiche di inclusione finalizzate alla creazione di percorsi di reinserimento di quei soggetti - detenuti - che transitano dal dentro al fuori? Il reinserimento lavorativo può rappresentare un valido strumento in tale direzione? Tanti sono gli interrogativi che l’ARCI si pone rispetto a questo tema ed il seminario vuole proprio tentare di rispondere a qualcuno di essi. L’obiettivo generale di questo appuntamento è dunque quello di operare un primo confronto

con tali tematiche che riguardano sia il mondo dell’adulto che quello dei minori. Allo stesso tempo si vuole offrire l’occasione di “sentire” esperienze reali tra mondo associativo ed area carceraria. Attraverso una comunicazione interattiva tra operatori del non profit del settore e del mondo associativo si vuole sollecitare l’individuazione di campi di intervento e di azioni positive da sviluppare come futuro settore di lavoro. Sono previsti in questo senso relatori provenienti dall’ARCI ed operatori psico-sociali presenti nelle istituzioni carcerarie. Giuseppina Ancona Responsabile Politiche Sociali ARCI-Sicilia

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Comune di Roma

Costa, Chiara Carrer, Paolo Cardoni, Roberto Innocenti, Leo Lionni Lele Luzzati, Lorenzo Mattotti;, Bruno Munari, Grazia Nidasio, Gianni Peg Chiara Rapaccini. Zavrel e altri meno famosi ma non per questo meno interessanti Durante la mostra, che si articola in 3 sezioni espositive sarà possibile anche incontrare gli artisti per conoscere più da vicino il lavoro dell’illustratore E’ prevista una giornata speciale dedicata a Bruno Munari. Visite guidate animeranno i percorsi della mostra In contemporanea con la mostra in 6 sezioni ragazzi del Sistema Bibliotecario si svolgeranno iniziative parallele sull’illustrazione, con esposizioni di libri, video originali degli illustratori presenti in @Riele accompagnati da incontri-laboratori con gli artisti. Per le informazioni rivolgersi ai numeri; 06/68891341 - 06/ 68801040 (Anna Maria Di Giovanni) La mostra resterà aperta sino al 16 Gennaio 1999 orari; 9.00 - 18.30; sabato 9.00-13.00; domenica e lunedì chiuso.

Sistema Biblioteche Centri Culturali Settore Ragazzi Biblioteca Centrale Ragazzi in collaborazione con la Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea

@riele; 1a bottega degli illustratori. Presentazione dell’Archivio Elettronico degli illustratori Mostra, laboratori e seminari sull’illustrazione per ragazzi Biblioteca Centrale Ragazzi e Borromeo, Forni, Longhera Marconi Marmorata Mozart. Roma Biblioteca Centrale Ragazzi 16 Novembre 1998 -16 Gennaio 1999 Presentazione dell’Archivio Elettronico degli Illustratori: il CD Rom @riele: Lunedì 16 Novembre ore 10.30 Inaugurazione Mostra: Lunedì • Novembre, ore 12.30 @riele: la bottega degli illustratori e il titolo di un progetto dedicato all’illustrazione contemporanea in Italia l’iniziativa comprende la presentazione del lavoro di ricerca che ha portato alla realizzazione del Cd Rom @riele, l’esposizione degli originali di 50 artisti italiani, una mostra bibliografica, lo svolgimento di laboratori e seminari in cui coinvolgere attivamente sia il pubblico dei ragazzi sia gli operatori. Lunedì 16 Novembre presso la Biblioteca Centrale Ragazzi in Roma (Via San Paolo alla Regola l 5-18 00186 Roma) alle ore 10.30 sarà presentato l’Archivio Elettronico degli illustratori; il CD Rom @riele alla presenza dei curatori, l’illustratore Roberto Innocenti ed esperti di comunicazione e multimedialità Alle ore 12.30 verrà inaugurata la mostra @riele: la bottega degli illustratori.

ARETHUSA SRL Salone dei Beni Artistici e Culturali Torino LINGOTTO Centro Congressi - SALA PARIGI Giornata di Studio 21 Novembre 1998 Ore 17,00

L’Archivio Elettronico degli illustratori (da qui la sigla @r.i.ele ). curato dalla Biblioteca Centrale per Ragazzi e dalla Mediata della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Roma è nato dall’esigenza di avviare un nuovo servizio di informazione e documentazione sul libro illustrato per l’infanzia che utilizzasse le tecniche multimediali. La mostra è la prima iniziativa che permette di aprire anche una Artoteca, dove si potrà conservare e valorizzare una raccolta di disegni originali degli autori compresi in @riele. L’esposizione presenta 50 disegni originali di cui una parte donati all’Artoteca, in una “collettiva”, quindi, capace di esemplificare attraverso le opere degli autori prescelti, l’evoluzione della figura dell’illustratore in Italia negli ultimi decenni. Tra gli illustratori presenti vi sono artisti famosi come Francesco Tullio Altan, Pinin Carpi, Nicoletta

“Capire che cosa è l’arte è una preoccupazione dell’adulto. Capire come si fa a farla è invece un interesse autentico del bambino”. Bruno Munari Proporre l’arte ai bambini può significare costruire dei percorsi che valorizzino il fare, che stimolino a superare stereotipi e pregiudizi. Sperimentare degli intrecci, “vedere oltre”, ascoltare le emozioni, conoscere i materiali, capire le consistenze, le leggerezze e scorgere le molteplicità dovrebbero essere obiettivi di un agire educativo nuovo. L’arte, nelle sue molteplici forme ed espressioni, può aiutare i bambini, le bambine e gli adulti che lavorano con loro a creare situazioni emotive essenziali per una crescita attiva.

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Settore Pedagogico-didattico Via Garibaldi, I/B 01014 Montalto di Castro (VT) Tel. 0766 879845 e-mail: areth@tin.it


Comune di San Giovanni La Punta

entrambi i sessi o di sesso opposto. Il pedofilo generalmente è interessato ai bambini al di sotto dei 12 anni. In alcuni casi è stato a sua volta abusato quando era piccolo.

Provincia di Catania Assessorato ai Servizi Sociali e Sanità

• Come può succedere… Un bambino che non si sente amato può essere facilmente “avvicinato” da un pedofilo, il quale, anzi, spesso sceglie il bimbo più bisognoso di attenzioni e di affetto perché lo considera una “preda” facile. Dopo aver abusato di lui, il pedofilo spinge il bambino a non dire nulla e, spesso, per indurlo al silenzio, fa leva sulla paura e sulla vergogna. I bambini che sono stati abituati a dialogare con i genitori, a raccontare loro le proprie esperienze e che si sentono ascoltati e capiti, sono difficili “prede” per il pedofilo. È giusto che i genitori conoscano i bambini, i ragazzi e gli adulti che frequentano i loro figli. I figli devono essere informati (ma senza creare eccessivi allarmismi) e bisogna far capire loro che, purtroppo, esistono persone che possono fare del male e da cui ci si deve difendere.

NO alla pedofilia La pedofilia è una “piaga sociale” che esiste da molto tempo e che non è mai stata affrontata dalle istituzioni e dalla società civile. Gli abusi a sfondo erotico e sessuale sui minori quasi sempre rimangono “avvolti” nel silenzio, nell’omertà e nell’indifferenza. Solo da qualche anno, dopo che sono giunti alla ribalta della grande informazione nazionale alcuni casi eclatanti, si è ricominciato a discutere del problema “Pedofilia”.

Cinque regole d’oro per le famiglie… 1 - Non facciamo sentire soli i bambini perché la solitudine li rende fragili. 2 - Se i bambini possiedono oggetti o soldi, chiediamo da dove provengono. 3 - Diciamo ai bambini che la sessualità con gli adulti è sempre sbagliata. 4 - Ascoltiamoli, anche le cose meno importanti sono per loro significative. 5 - Ci sono persone che possono far loro del male. È un’amara constatazione, ma bisogna dirglielo, pur con le dovute cautele.

• Cos’è… La pedofilia è l’attrazione che provano alcuni adulti nei confronti dei bambini con i quali desiderano avere rapporti sessuali.

Talvolta il pedofilo può essere anche in casa Il nonno, lo zio, il papà, la madre non di rado sono gli autori principali degli abusi sui minori. Cosa fare cari bambini? In questo caso, occorre molta prudenza. La prima cosa da fare è raccontarlo a qualche parente in cui si ha molta fiducia e, nel contempo, telefonare subito:

È un crimine contro l’infanzia ed è reato! • Chi è il Pedofilo… Non è un mostro ma una persona deviata. Può essere un papà, una mamma, un maestro, un amico, una persona “al di sopra di ogni sospetto”. Il pedofilo definisce se stesso uno che ama i bambini e usa sottolineare che non si tratta di sessualità ma di vero amore. Non si ritiene affatto malato, deviato o perverso. Spesso preferisce i bambini del proprio sesso ma può anche essere attratto da bambini di

113 (Polizia - Ufficio Minori) 112 (Carabinieri)

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La Città Educativa Piazza dei Re di Roma 3 - 00183 Roma tel. 06/7720 3778 - fax 06/700 5928 E.mail: cittaedu@tin.it Il 21 aprile 1998 si è costituita a Roma “La Città Educativa” con l’intento di contribuire agli sforzi per una nuova politica per l’infanzia e l’adolescenza, fornendo in maniera costruttiva il contributo proveniente da Enti e operatori impegnati da tempo nel settore La Città Educativa, infatti, è una federazione tra Associazioni, Cooperative ed altri Enti che da oltre 20 anni si occupano di attività educative e servizi per i bambini e per i ragazzi. Il nome scelto si collega alla “Carta delle Città Educative” (dichiarazione di Barcellona, 1990) e intende indicare la tendenza progettuale verso Città che sappiano esprimere le proprie potenzialità, valorizzarle, metterle a disposizione dei propri abitanti, insegnare loro ad usarle, ponendo particolare cura e attenzione ai suoi cittadini più piccoli. La sfida per trasformare le città italiane, promossa attivamente da tante “reti di città” (Città Educative, Città Sane, Città dei Bambini, Città Possibili), è sostenuta oggi anche dagli sforzi e dagli investimenti che vengono attivati della legge 285/97 (Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l’infanzia e l’adolescenza) che in queste settimane passa nella sua fase di attuazione. La legge, come si sa, è portatrice di radicali innovazioni, è rivolta a tutti i bambini e gli adolescenti (e non solo a quelli in situazioni di disagio) e propone un metodo di lavoro capace di coordinare in rete forze e competenze diverse. La Città Educativa, oltre a mettersi a disposizione degli Enti Locali, delle Scuole e di altre Istituzioni interessate a utilizzarne il contributo progettuale ed operativo, invita le Associazioni, le Cooperative e i Gruppi che a vario titolo, in Italia o all’estero, si occupano dei bambini o dei giovani a mettersi in contatto con la sua sede per individuare possibili forme di collaborazione, sia sotto il profilo dello studio, della ricerca o dello scambio di informazioni sia sotto quello della sperimentazione o della attivazione di iniziative concrete.

Vo g l i a m o l a l u n a ? F o r s e Diciassette idee per una città adatta anche ai ragazzi (Dal Giornalino dei bambini Oblò Modena) 1 • Aumentare il numero dei campi da calcio per poter giocare senza essere per forza iscritti ad una polisportiva. 2 • Abolire il divieto di giocare a calcio nei parchi. 3 • Istituire fasce orarie per il gioco nei parchi in modo che i bambini possano fare confusione senza disturbare gli anziani e i bambini piccoli. 4 • Aggiungere in tutti i parchi bagni pubblici e tenerli puliti perché possano essere utilizzati. 5 • Dotare tutti i parchi di sedie e tavoli con giochi di società, ricopribili d’inverno con un tendone. 6 • Aprire più ludoteche per i ragazzi almeno fino ai 14 anni. 7 • Inventare spazi chiusi autogestiti dove poter festeggiare gratuitamente i compleanni, ascoltare musica o semplicemente stare insieme. 8 • Progettare uno spazio, che ancora non c’è, dove possa andare tutta la famiglia, ma con stanze separate per adulti e ragazzi. 9 • Inaugurare “Children World”, un posto riparato in Piazza Grande dove poter finalmente stare insieme e divertirsi. 10 • Creare gli spazi per i ragazzi vicini a casa in modo che i genitori ci lascino andare da soli. 11 • Istituire autobus e taxi per i ragazzi per raggiungere anche spazi lontani da casa. 12 • Collegare tra loro tutti gli spazi frequentati dai ragazzi, scuole comprese, con piste ciclabili sicure. 13 • Utilizzare gli ambienti della scuola fuori dall’orario scolastico per stare insieme e fare attività piacevoli. 14 •Abolire il “coprifuoco” per i ragazzi, per cui appena viene buio dobbiamo stare chiusi in casa. 15 • Abbellire gli edifici scolastici con disegni, murales, “spaciugamenti” vari prodotti da noi. 16 • Ottenere dagli adulti della città una maggiore considerazione in modo che i ragazzi non siano emarginati perché considerati un intralcio o un “animaletto” da mettere in mostra. 17 • Aprire un ostello per i giovani in visita alla città.

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Viaggio in Europa con Pinocchio

A cura del Centro Documentazione Educativa Comune di Modena Settore Istruzione

Nuovo progetto didattico per far conoscere ai bambini i paesi dell’Unione Un volume con notizie, giochi, disegni, curiosità e personaggi di celebri fiabe

Una “Carta” per tutelare i diritti dei bambini dal giornalino Viaggio in 3 a c l a s s e

Pinocchio esce dalla sua fiaba per accompagnare i bambini delle scuole elementari e medie di Modena alla scoperta dell’Unione europea. Il celebre personaggio di Collodi è stato infatti adottato dal nuovo progetto didattico che l’Info Point Europa del Comune di Modena, propone agli insegnanti a partire da quest’anno scolastico. Un volume con informazioni, giochi e disegni da colorare permetterà ai bambini di sapere che cos’è l’Unione, da quali paesi è composta, quali sono i suoi simboli, come funziona, quali sono le azioni sociali e ambientali. Per rendere tutto più divertente, gli alunni delle scuole sono invitati a fare alcuni giochi: ricomporre il puzzle dell’Unione, unire i nomi degli Stati alle nazioni corrispondenti, realizzare il cruciverba dei paesi, scoprire i confini. Di ogni singolo paese si raccontano in breve i tratti essenziali: caratteristiche geografiche, capitale, bandiera, monumenti più famosi, curiosità alimentari, aspetti musicali e artistici. Il volume illustra inoltre i compiti degli organismi comunitari, come la Commissione europea, il Consiglio, la Corte dei conti, la Corte di giustizia e il modo in cui si prendono le decisioni che vincolano i quindici paesi dell’Unione. Si parla, ovviamente, anche dell’Euro, la nuova moneta che dal primo gennaio 2002 circolerà assieme alla lira e che dal primo luglio dello stesso anno sostituirà completamente le valute nazionali degli stati membri. Ma poiché l’Europa non potrà ridursi alla moneta unica, il fascicolo ideato dall’Info point per gli insegnanti propone un viaggio nella fantasia attraverso fiabe e racconti: Il gatto con gli stivali per la Francia, I musicanti di Brema per la Germania, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie per il Regno Unito, Il Leprechaun per l’Irlanda, il Don Chisciotte per la Spagna, Till Ulenspighel per il Belgio, il poema nazionale Kalevala per la Finlandia, La Carochina per il Portogallo, La piccola stella per il Lussemburgo, L’omino del pozzo per l’Austria, Janneke e Jip per i Paesi Bassi, la storia di Dedalo e Icaro per la Grecia, Nils Holgersson per la Svezia, la Sirenetta per la Danimarca.

Trasformare gli ospedali per renderli più adeguati alle esigenze dei bambini, prestare più attenzione alle audizioni di minori nei processi per abuso o maltrattamento, ripensare gli spazi delle città per garantire ai più piccoli autonomia di movimento. Sono solo alcuni dei molti aspetti che saranno presi in esame dalla “Carta di Modena”, il primo documento elaborato in Italia per suggerire ad enti e istituzioni pubbliche come tradurre in pratica i diritti dell’infanzia. La “Carta” è l’atto finale di un convegno nazionale, in programma a Modena dall’8 al 10 ottobre per iniziativa del Comune e di Telefono azzurro, al quale hanno partecipato anche il presidente del Senato Nicola Mancino e il cardinale Martino, rappresentante della Santa Sede alla Nazioni Unite. Medici, giuristi, insegnanti, amministratori pubblici si sono confrontati per tre giorni sui risultati dei gruppi di lavoro istituiti per elaborare la bozza della Carta, che sarà tenuta a battesimo nella giornata conclusiva dal Ministro per la solidarietà sociale Livia Turco. “Non si tratta di proporre un semplice elenco di diritti o un decalogo di norme da applicare”, spiegano gli organizzatori “ma dare indicazioni concrete a partire da esperienze già in corso e, soprattutto richiamare le istituzioni ai loro precisi compiti perché i diritti dei bambini sono i doveri degli adulti”. Un esempio è rappresentato dalle strutture sanitarie. Al convegno si parlerà infatti della necessità di realizzare spazi gioco negli ospedali di rendere più elastici gli orari di visita per i genitori, di utilizzare il racconto e la favola per spiegare gli interventi di cura: la TAC potrebbe così trasformarsi in una “avventura spaziale”, le visite mediche in un gioco che coinvolge personaggi di fantasia. Un altro terreno estremamente delicato è rappresentato dalle inutili e spesso dolorose audizioni di minori in casi giudiziari di abuso o di maltrattamenti, mentre una sfida per urbanisti e sindaci è rappresentata dagli spazi urbani, che possono diventare un luogo privilegiato per sperimentare il diritto all’autonomia di movimento e all’esplorazione del proprio ambiente.

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Ecco i giochi senza frontiere

all’interno della festa di fine anno, di stand in cui tutti i bambini hanno avuto l’opportunità di giocare nello stesso modo in cui giocano i loro coetanei francesi e tedeschi. Contemporaneamente in Francia e in Germania si provavano i nostri giochi nell’ambito della Giornata internazionale del gioco. Possiamo proprio dire che l’Europa gioca insieme!

Prosegue per il secondo anno nella scuola elementare Buon Pastore il progetto europeo Comenius. Un’occasione per conoscere i passatempi dei bambini di Francia, Germania e Italia Per il secondo anno consecutivo prendono il via nella scuola elementare Buon Pastore le attività di Comenius, il progetto europeo che coinvolge Italia, Francia e Germania ed è dedicato alle abitudini e agli hobby dei bambini. Le insegnanti delle classi II, III e IV coinvolte nel progetto hanno scritto per Viaggio in 3a classe il resoconto dell’esperienza, dedicata lo scorso anno ai giochi spontanei e tradizionali dei tre paesi europei. “Giro, giro tondo com’è bello il mondo…” Quante volte abbiamo sentito i nostri alunni intonare questa cantilena? E i bambini degli altri Paesi? Come saranno le loro cantilene? Nasce così l’idea di un progetto europeo che coinvolge Francia, Germania e Italia e che ha come tema il gioco. Partire dal gioco per iniziare un percorso di esplorazione delle peculiarità e delle differenze che ci identificano per imparare ad usare uno stesso linguaggio, anche se non una stessa lingua Accogliere il progetto Comenius, proposto dai colleghi tedeschi, è stata per noi della scuola elementare Buon Pastore, un’opportunità per realizzare un’esperienza innovativa nelle modalità e nei contenuti. Il percorso, iniziato nel settembre ‘97, è stato articolato in due parti sostanziali che prevedono la raccolta e lo scambio dei giochi spontanei praticati nei tre Paesi coinvolti e quello dei giochi tradizionali patrimonio culturale delle generazioni precedenti. Nel corso della realizzazione delle due fasi è stato possibile integrare attività programmate con scambi di materiali prodotti dai bambini, testi, lettere e disegni. Sono nate in itinere curiosità culturali sulle rispettive città che sono state soddisfatte con immediatezza e spontaneità dalla ricerca da parte delle insegnanti di materiale appropriato anche grazie al contributo di Comuni, Province ed enti preposti. Le classi della scuola direttamente interessate hanno coinvolto i compagni che non partecipavano alle attività tramite una mostra di tipo interattivo che prevedeva un percorso costituito da giochi geografici, puzzles, giochi didattici finalizzati alla conoscenza degli aspetti economici dei tre paesi e da un piccolo programma su Cd che forniva un divertente strumento di approccio al computer. Il progetto, che ha caratterizzato in modo attivo numerose attività svolte nel corso dell’anno, ha avuto come positiva conclusione la realizzazione,

Città sostenibili delle bambine e dei bambini è il progetto con cui il Ministero dell’Ambiente partecipa al Piano d’Azione per l’infanzia e l’adolescenza del governo italiano. I1 Piano è stato sviluppato in base alla Convenzione ONU di New York sui Diritti dei Bambini, ratificata dall’Italia nel 1991. Con questo progetto, il Ministero vuole promuovere processi che rendano le città amiche delle bambine e dei bambini, affinché i loro diritti vengano realizzati all’interno degli impegni in materia di ambiente, sviluppo e qualità degli insediamenti umani sanciti dalle Conferenze ONU di Rio de Janeiro (1992) e Istanbul (1996). 14


All’interno del centro sociale i bambini e i ragazzi possono studiare, giocare, incontrarsi, sperimentare modalità di relazione diverse da quelle improntate alla violenza e alla sopraffazione, prendere coscienza delle proprie potenzialità individuali e dei propri diritti così come delle possibilità di crescita collettiva della comunità e di rafforzamento dello spirito di solidarietà tra i suoi membri. Il quartiere, infatti, oltre che essere di fatto un mondo a parte, emarginato dal resto della città, è anche socialmente disgregato al proprio interno, spesso percorso da risentimenti e conflitti, causati dalla mancanza di comunicazione tra le diverse zone, tra le diverse componenti sociali o di provenienza geografica, tra le diverse tipologie di insediamento abitativo (case costruite in cooperativa, case popolari assegnate dal comune, case occupate abusivamente), etc. Il gruppo non considera la propria attività, ed in particolare quella con i bambini e gli adolescenti come fine a se stessa, o improntata a uno spirito di puro volontariato e di assistenza, ma la valorizza come azione diretta e specificamente politica, mirata alla rivendicazione di un modo di vita più giusto e più equo tra gli individui e le diverse realtà sociali ed economiche di questa città.

L’ a t t i v i t à d e l C e n t r o Iqbal Masih a Catania Durante l’estate 1995 una decina di volontari inizia a lavorare su un progetto rivolto ai minori, autogestendo ed autorganizzando un piccolo locale, proseguendo un’esperienza già iniziata alcuni anni prima nel quartiere di Librino. Questo locale prenderà il nome Centro Iqbal Masih. Iqbal Masih era un bambino pakistano, ucciso il 16 aprile del 1995. Dopo la messa stava andando in bicicletta a Muritke, il suo villaggio. Lo hanno ucciso gli uomini della mafia dei tappeti, perché aveva avuto il coraggio di denunciare lo sfruttamento dei bambini che avviene nel suo paese. Aveva solo dodici anni. Quando fu venduto dai suoi genitori per sedici dollari ad una fabbrica di tappeti, aveva solo quattro anni. Cominciò a lavorare per tredici ore al giorno. Dicono in Pakistan che i bambini hanno mani piccole e veloci e sono l’ideale per lavorare ai telai. E poi i bambini non scioperano, non protestano, non parlano. In Pakistan solo un ragazzo su dieci va a scuola.

Per informazioni: Centro Iqbal Masih - Viale Moncada, 5 (Librino) - Tel. 095/312289

Era rimasto incatenato al telaio fino ai dieci anni, fin quando incontrò Ehsan Ullah Khan, presidente del Fronte di liberazione dal lavoro forzato in Pakistan, che lo prese con sè. Iqbal divenne un leader per i sei milioni di bambini pakistani sfruttati. Il suo impegno per i villaggi del Punjab lo rese coraggioso. Troppo coraggioso per i proprietari delle fabbriche. Le sue denunce avevano costretto le autorità pakistane a far chiudere decine di fabbriche di tappeti nella provincia di Lahore. Poi portò la sua testimonianza in altri paesi asiatici, in Occidente, negli Stati Uniti. Nel 1994 a Boston ricevette una borsa di studio. Iqbal Masih è il nome che abbiamo scelto per il nostro centro che si occupa di minori nel quartiere di Librino. Il Centro svolge attività di ricerca e di denuncia sociale finalizzata a rafforzare e indirizzare efficacemente l’intervento principale, specifico, rivolto ai bambini e alle bambine del quartiere.

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C A S A L A B O R A T O R I O L’ A L B E R O Attività educativa residenziale per l’infanzia dai 7 ai 14 anni. Vi è comunicazione là dove un segno, qualunque segno, senza mai sostituirsi alla realtà, diventa strumento per esprimere, raccontare, trasmettere, interagire.

Il pensiero del bambino è “naturalmente” poetico, mitico: i suoi occhi riescono a vedere le meraviglie che lo sguardo “razionale” dell’adulto spesso non sa cogliere in modo spontaneo. Ma queste qualità intuitive sono precocemente insidiate: la vita urbana con i suoi ritmi e i suoi rumori artificiali allontana il bambino dall’incanto della scoperta, lo sradica da un rapporto organico con la natura, lo alimenta di immagini violente. La scuola d’altro canto fonda i processi di formazione su programmi e metodologie che sviluppano soprattutto capacità cognitive e analitiche, perdendo di vista spesso la relazione dinamica tra sensazioni, emozioni e pensiero; un’armonica integrazione tra corpo e mente che consente l’organicità della conoscenza, la possibilità di stabilire relazioni profonde tra i fenomeni in modo da cogliere la complessità della realtà. Le ragazze e i ragazzi sperimentano invece una vita emotiva complessa, spesso “selvaggia”, nel momento delicato della ricerca di una propria identità e dell’affermazione della propria autonomia. L’immaginazione alimenta il sogno di straordinarie avventure, grandi desideri, dai contorni vaghi che dilatano il cuore. L’intervento educativo che ci proponiamo ha la possibilità di fornire indicazioni, stimoli, modelli, perché questa materia ancora “magmatica” si possa incanalare e acquistare una “forma” armonica attraverso un’equilibrata integrazione d’impulsi, sensazioni, affettività, immaginazione, intuizione, pensiero, consentendo a ciascuno di scoprire i propri talenti e quindi di cominciare a delineare il progetto del proprio futuro. La Casa Laboratorio propone una permanenza di 5 giorni e 4 notti che consenta ai partecipanti: • di ristabilire un contatto con gli elementi naturali in modo da riscoprire le proprie radici, vedere e ricordarsi che la natura è ancora all’origine di ogni forma di vita e di costruzione sul nostro pianeta, condizione fondante per la maturazione di una visione ecologica. • di ritrovare il desiderio di interrogare le cose a partire da sé, dalle proprie emozioni, desideri, memorie. • di sintonizzarsi con i ritmi, i suoni e i colori naturali, condizione fondamentale per ritrovare spontaneità e gioia accogliendo nuove intuizioni. • di vivere una dimensione laboratoriale in cui il conoscere è strettamente legato con il fare e di mettere alla prova in modo costruttivo le proprie competenze. • di acquisire consapevolezza della propria identità

Comunichiamo con il corpo, con le immagini, con le parole e le note: simboli che esprimono eventi, emozioni, pensieri, sogni, suoni, oggetti. Esiste comunicazione dove qualcosa può essere messo in comune, compreso, utilizzato, giocato, dando spazio alla creatività, all’immaginario, alle capacità logiche, al desiderio di confrontare esperienze, descrivere fatti, creare ipotesi.

I Laboratori della Comunicazione si inseriscono in modo formativo nella complessità dei processi educativi, giocando un ruolo importante per rendere disponibili, e quindi pienamente attivi, i molteplici linguaggi attraverso i quali si sviluppano le relazioni umane. In modo critico, i Laboratori presentano esperienze di comunicazione che, nell’ambito scolastico, si muovono verso le molte e nuove possibilità che tecnologia e cultura propongono. In questo senso agiscono come fonte di sperimentazione metodologica, di formazione per gli adulti, ponendosi, talvolta provocatoriamente, tra arte e informazione, fra unicità delle possibilità espressive della persona e codici comunicativi di massa. Per i bambini e i ragazzi la proposta è quella di esplorare, sperimentare e valutare i modi della comunicazione attraverso esperienze che, dall’approccio ludico, giungono alla creazione di apprendimenti. Responsabile del progetto Comunicazione Virginio Pevato

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all’interno del gruppo ed assumersi piccoli doveri e responsabilità imparando a convivere con gli altri, coetanei e adulti, in uno spazio comune di cui vanno rispettate le regole e i ritmi. Durante questo periodo di permanenza saranno attivate in un flusso continuo, esperienze strutturate: • di percezione: percorso nel bosco, osservazione del cielo e dei suoi ritmi. • di movimento: esercizi e giochi (coordinamento, fiducia, primi elementi di arti marziali). • di elaborazione di canti, danze e suoni (con semplici strumenti a percussione) • di ricerca, assemblaggio e manipolazione di materiali naturali. • di elaborazione e narrazione di racconti e miti attraverso la produzione di libere associazioni. • di drammatizzazione. Momenti fondamentali di questo percorso saranno: “l’accoglienza” in quanto immissione in un nuovo contesto, fisico e psichico, le cui regole sono il silenzio, l’ascolto attivo, la cura della casa, il rispetto delle indicazioni, l’abbandono delle abitudini quotidiane; “la festa conclusiva” come espressione e dimostrazione collettiva delle elaborazioni; “la preparazione del distacco” fatta attraverso la comunicazione delle esperienze.

adolescenti e i giovani di S. Gregorio, attraverso la formazione di un gruppo di lavoro interistituzionale e pluridisciplinare. B. Analizzare la condizione dei giovani del Comune attraverso una attività di ricerca nel territorio. C. Realizzare: • un Laboratorio Formativo di Animazione Socioculturale che prepari un gruppo di giovani di S. Gregorio alla programmazione, all’organizzazione di attività per il tempo libero, attività pre-scuola, post-scuola, sportive, colonie estive, ecc., finalizzato alla creazione di cooperative sociali nel campo dell’animazione sociale; • un Laboratorio di Orientamento al Lavoro di Giardinaggio e Manutenzione del Verde che permetta ad un gruppo di minori di acquisire delle abilità tecnico-manuali nel settore del giardinaggio e della manutenzione degli spazi verdi. DESTINATARI • Operatori istituzionali della Scuola, dell’Ente Locale, dell’AUSL, del Tribunale che si occupano di adolescenti e del disagio giovanile a S. Gregorio. • Operatori del privato sociale che hanno svolto o svolgono attività con minori e giovani di S. Gregorio. • Gruppi formali ed informali di giovani e adolescenti di S. Gregorio.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Adalgisa Di Salvo - tel. 095/515463 Angelisa Marroccia - tel. 095/337333

ARTICOLAZIONI E TEMPI Il Progetto Link si articola nelle seguenti fasi: • costituzione del gruppo interistituzionale; • percorso formativo per il gruppo di ricerca attiva; • ricerca sulla condizione giovanile; • laboratorio di animazione sociale e laboratorio sulla manutenzione del verde; • progettazione di interventi innovativi per i giovani del territorio.

COMUNE DI S. GREGORIO Catania Assessorato alle politiche Giovanili Assessorato ai Servizi Sociali

PROGETTO LINK Integrazione tra le agenzie socio-educative per il Progetto Giovani OBIETTIVI GENERALI 1. Favorire la presa in carico da parte della comunità locale delle problematiche relative alla condizione adolescenziale. 2. Collegare, integrare, mettere in rete (Link) le agenzie socioeducative pubbliche (scuola, servizio sociale, servizi sociosanitari) e del privato sociale (associazioni di volontariato, associazioni sportive e del tempo libero) che lavorano con/per i giovani e gli adolescenti del territorio. 3. Elaborare un “Progetto Giovani” immediatamente fruibile dalla collettività. Un progetto di prevenzione primaria del disagio giovanile che nasca direttamente dalla competenza e dall”esperienza di chi lavora quotidianamente con/per gli adolescenti e i giovani (operatori sociali, sociosanitari, insegnanti, volontari). 4. Costituire l’Osservatorio Permanente sulla condizione giovanile di S. Gregorio. OBIETTIVI SPECIFICI A. Mettere in rete competenze, risorse ed esperienze diverse maturate ed acquisite per/con gli

LA METODOLOGIA 1. La Formazione Un percorso formativo su temi quali il disagio giovanile, il lavoro di rete, l’animazione sociale con adolescenti, permetterà al gruppo interistituzionale di integrarsi ed acquisire quel linguaggio comune e quegli strumenti utili per essere subito operativo. 2. La Ricerca-intervento I membri della comunità sono i veri protagonisti dell’intervento in quanto in tale contesto, sono al tempo stesso i soggetti attivi e i destinatari della ricerca. Questo approccio metodologico ha il pregio di essere uno strumento flessibile, utile alla comprensione del territorio,efficace nella promozione di soluzioni di problemi sociali.

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rispettano le sue esigenze e le impongono la loro volontà (raramente le concedono il permesso di uscire e non sanno stabilire con lei un dialogo costruttivo). Alessia conosce un gruppo di ragazzi simpatici (Valeria, Daniela, Giuseppe, Domenico e Paolo), con cui stringe un’amicizia profonda. VALERIA: è una ragazza estroversa e leale; è appassionata di musica e diventa la migliore amica di Alessia. DANIELA: è una ragazza insicura e dominata dall’indecisione di fronte alle piccole scelte; ama gli sport e frequenta una palestra; da quando Alessia ha instaurato un’amicizia profonda con Valeria, che era in precedenza la sua amica del cuore, lei crede (forse non del tutto infondatamente) di essere stata emarginata dal gruppo. STEFANIA: è la ragazza di Edoardo, ma è anche un po’ attratta da Giuseppe, per il suo modo di vivere. ELEONORA: è una ragazza che Daniela ha conosciuto in palestra e che frequenta nel periodo in cui si sente emarginata dai suoi amici. DOMENICO: è un ragazzo riflessivo ed è il leader del gruppo, perché ha spirito d’iniziativa e gusto dello stare insieme; è sensibile nei confronti dei compagni e disponibile ad occuparsi dei loro problemi; per la sua capacità di dialogare con tutti, ispira fiducia anche agli adulti. GIUSEPPE: è lo spericolato del gruppo ed è sempre vestito alla moda; è un tipo dai modi bruschi ma rispettoso nei confronti degli altri; si è preso una cotta per Stefania e tenta in tutti i modi di avvicinarla. PAOLO: è l’artista del gruppo: ama dipingere e riempire di schizzi e disegni non solo i suoi quaderni ma anche quelli dei compagni; è un po’ prepotente e per questo motivo a volte si rende antipatico; litiga con Edoardo, che è il ragazzo di Stefania. EDOARDO: è il ragazzo di Stefania ed ha un carattere irascibile e vendicativo. MARCO: è un compagno di classe di Edoardo, ed è colui che mette al corrente il ragazzo del fatto che Giuseppe va dietro a Stefania.

Scuola Media Statale “G. Tomasi di Lampedusa Trecastagni Catania

STORIE Dl RAGAZZI (SOAP-OPERA) Questo lavoro è il frutto dell’attività integrativa dal titolo Dai valori e bisogni giovanili alla soap-opera, svolta con gli alunni della classe III E dell’anno scolastico 1997/98 attraverso un percorso formativo articolato nelle seguenti fasi: 1) riflessione sui bisogni personali degli alunni e loro confronto con quelli emergenti dalle problematiche del mondo giovanile; 2) individuazione dei valori di riferimento e dei modelli culturali cui si ispirano i comportamenti degli alunni e dei loro coetanei; 3) analisi delle soap-opera sia dal punto di vista dei valori veicolati sia da quello delle strutture testuali assunte da questo genere televisivo; 4) invenzione di una storia sul modello delle soap-opera, incentrata sulle problematiche del mondo giovanile, e stesura della relativa sceneggiatura; 5) realizzazione in video della storia sceneggiata e quindi trasformazione della classe in una “troupe” vera e propria, all’interno della quale ad ogni alunno sono stati assegnati compiti e ruoli ben precisi.

Soggetto Piano generale Tre vicende, tra di loro intrecciate, riguardanti ragazzi di età compresa tra i dodici e i quattordici anni, e incentrate su problematiche attinenti alla famiglia, all’amore e all’amicizia.

1. E’ una mattina come tante e, come al solito, la mamma chiama più volte Alessia perché si alzi dal letto e si prepari per andare a scuola. Ma la ragazza non ha molta voglia di stare ad ascoltarla: nella sua mente si sovrappongono più immagini: quelle di una lunga e pesante giornata scolastica che sta per iniziare e quelle dei due giorni precedenti, in cui sono accaduti tanti avvenimenti importanti, per lei e per i suoi nuovi amici…

Personaggi a) Alessia, Daniela, Eleonora, Stefania, Valeria; b) Domenico, Edoardo, Giuseppe, Marco, Paolo. ALESSIA: è una ragazza un po’ chiusa che non si sente compresa dai genitori, perché essi non

2. Aveva un appuntamento con Valeria ed era andata

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a casa sua nel primissimo pomeriggio di sabato. Come al solito, Valeria stava ascoltando musica nella sua stanza, ma non appena ebbe visto arrivare l’amica con un’espressione triste in volto, aveva spento la radio e le aveva chiesto delle spiegazioni. Alessia le aveva risposto che aveva avuto i soliti contrasti con i genitori e che non ne poteva più di quei continui rimproveri. L’amica, per consolarla, le aveva proposto di fare una passeggiata; arrivate in piazza, le due ragazze avevano incontrato Daniela, la quale sarebbe dovuta andare in palestra, ma in quel momento si seccava di fare ciò e avrebbe desiderato essere invitata dalle due amiche a restare con loro; esse però non avevano dimostrato grande interesse, per cui Daniela aveva deciso a malincuore di rispettare i suoi impegni. Mentre si dirigeva verso la palestra, la ragazza aveva riflettuto sull’atteggiamento delle due compagne e, in particolare, di Valeria e, suscettibile com’era, aveva avvertito dentro di sé un senso di esclusione e si era sentita perciò fortemente delusa da quella che, fino a poco tempo prima, aveva considerato come la sua migliore amica.

dopo, erano arrivati in piazza anche Giuseppe e Stefania, che avevano fatto un giro con il motorino nuovo del ragazzo e si erano aggregati ai quattro; subito il discorso si era spostato sulle caratteristiche dello scooter, che tutti ammiravano, soprattutto Stefania, la quale aveva confessato però di avere provato qualche brivido durante il giro, a causa della guida spericolata di Giuseppe. Alessia si era accorta, dal modo in cui Stefania parlava di lui e lo guardava, che la ragazza era attratta da Giuseppe, e aveva chiamato in disparte Valeria per comunicarle la sua osservazione. Ad un certo punto, Stefania aveva manifestato l’intenzione di tornare a casa sua e Giuseppe si era offerto di accompagnarla con il motorino, suscitando qualche battuta scherzosa e ammiccante nei suoi amici. ó. I due erano così partiti e si erano diretti verso casa di Stefania; nella stessa direzione stava andando anche Edoardo, il quale aveva pensato di avere una discussione chiarificatrice con la ragazza; mentre egli si preparava mentalmente il discorso da farle, aveva visto passare i due sul motorino e, infiammato d’ira e di gelosia, aveva deciso di non andare da Stefania e aveva immediatamente perfezionato il piano della sua vendetta, individuando nel motorino di Giuseppe l’oggetto di essa.

3. In quello stesso momento, poco lontano dalla piazza, Paolo aveva incontrato Edoardo, con il quale aveva avuto un contrasto quella mattina a scuola, durante una partita di basket, a causa di un fallo piuttosto pesante commesso involontariamente dal primo nei confronti del secondo. I due, che nutrivano una forte antipatia l’uno nei confronti dell’altro, avevano ripreso la discussione e ben presto erano venuti alle mani. Proprio in quel momento, però, era sopraggiunto Domenico, amico di Paolo e leader del gruppo di cui facevano parte anche Valeria, Daniela, Alessia e Giuseppe. Domenico, resosi conto della situazione, era intervenuto immediatamente, riuscendo a separare i due litiganti, i quali avevano interrotto il loro combattimento lanciandosi reciprocamente una serie di minacce.

7. L’indomani, nel primo pomeriggio, Edoardo aveva messo in atto la sua vendetta, bucando con un temperino le ruote del motorino che il suo rivale aveva posteggiato vicino al parco-giochi. Aveva assistito alla scena, non vista, Daniela, che in quel momento si trovava insieme ad Eleonora, una ragazza che frequentava la stessa palestra in cui si allenava lei e con la quale aveva deciso di uscire quella domenica pomeriggio. Eleonora aveva subito suggerito a Daniela di cercare Giuseppe e di rivelargli tutto, ma la ragazza si era rifiutata di farlo, perché il suo risentimento nei confronti di Valeria si era esteso a tutto il gruppo, da cui si era sentita isolata. Dopo alcuni minuti, quando le due ragazze erano già andate via da quel luogo, era arrivato Giuseppe che, visto il suo motorino in quelle condizioni, aveva avuto una reazione di rabbia e di profondo dispiacere.

4. Allontanatosi dai due, Edoardo si era subito diretto verso casa, quando aveva incontrato Marco, un suo compagno di classe, il quale gli aveva rivelato che Giuseppe andava dietro a Stefania, e che lei forse ci stava. Questa rivelazione era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: Edoardo era pieno di rabbia nei confronti di Stefania, la sua ragazza, e di Giuseppe, e aveva preso la decisione di farla pagar cara al ragazzo, tanto più che questi era un amico di Paolo.

8. Nel frattempo, Alessia si era incontrata con Valeria e, tutta raggiante, le aveva raccontato che i suoi genitori, dopo una lunga discussione con lei, discussione nella quale era intervenuto anche Domenico, i cui genitori erano cono-

5. Nel frattempo, Paolo e Domenico erano andati in piazza, dove avevano incontrato Valeria e Alessia e tutti e quattro si erano messi a parlare di quanto accaduto a Paolo e dei problemi di Alessia. Poco

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S cu o la M e dia S ta ta le “ G. To ma s i di La m pe dus a ” d i G ra v in a d i Ca ta n ia

scenti di quelli di Alessia, le avevano dato il permesso di stare più a lungo fuori la domenica. Le due ragazze si erano quindi dirette verso il luogo in cui si erano date appuntamento con gli altri amici, e cioè il parco-giochi. Qui arrivate, avevano trovato il ragazzo in preda alla rabbia e alla disperazione e si erano anche loro dispiaciute. Dopo un po’, erano arrivati anche Domenico e Paolo, i quali erano stati messi al corrente dell’accaduto e avevano cominciato a fare ipotesi sull’autore di quell’opera.

Nell’anno scolastico 1996/97 con la classe terza F è stato attivato un laboratorio teatrale. Il progetto è nato dall’esigenza degli alunni di rappresentare per la fine dell’anno uno spettacolo. Rifiutando l’idea di portare in “scena” un testo esistente hanno pensato di scriverne uno loro. Dopo varie ipotesi alla fine i ragazzi hanno concordato, prendendo spunto da “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello di rappresentare loro stessi durante tutta la fase di progettazione e di messa in scena del soggetto. L’azione si sarebbe svolta all’interno della classe e ognuno avrebbe rappresentato se stesso, così “attori” sarebbero stati gli alunni e alcuni professori. Partendo quindi dalla ricostruzione di quanto era avvenuto in classe nei giorni in cui si discuteva su quello che si sarebbe organizzato per la fine dell’anno, passando poi alla preparazione dello spettacolo che doveva essere presentato, vale a dire la “Patente” di Pirandello, si è giunti alla situazione finale in cui, mentre i ragazzi provavano la commedia, l’insegnante ha un malore e viene portata via da alcuni colleghi saliti sul palcoscenico. A questo punto in seguito all’intervento degli altri docenti, i ragazzi si chiedono se quanto è capitato all’insegnante sia realtà o finzione. I ragazzi rimangono così nel dubbio come rimangono nel dubbio gli spettatori. Per scrivere il testo ci siamo riuniti a scuola nelle ore pomeridiane e dall’idea si è passati alla stesura del copione. È stato un lavoro molto stimolante ed esaltante per gli alunni. Il testo è stato creato con battute che nascevano spontanee man mano che la vicenda andava avanti e tutte erano vere e credibili. I ragazzi stessi hanno in seguito attribuito i ruoli e le parti, hanno scelto i costumi. Ciascuno si è impegnato prendendo molto sul serio il lavoro che stava svolgendo. Alla fine la recitazione è stata così spontanea che tutti sono sembrati dei veri attori.

9. Mentre il gruppetto commentava il fatto, era giunta Stefania, la quale, avendo avuto quella mattina una discussione animata con Edoardo, che le aveva rimproverato una certa freddezza nei suoi confronti e le aveva chiesto se provasse della simpatia per Giuseppe, aveva cominciato a sospettare che dietro quell’atto ci fosse lo zampino del suo ragazzo. Proprio in quel momento era sopraggiunto Edoardo, il quale aveva cominciato a prendere in giro il gruppetto, e in particolare Giuseppe, con battute sulla velocità del motorino e simili. 10. Mentre gli altri lo guardavano infastiditi, erano tornate nel posto Eleonora e Daniela, la quale aveva provato un moto di rabbia nei confronti di Edoardo, che non solo aveva danneggiato il motorino ma adesso stava prendendo in giro i suoi amici, ed essendosi pentita del suo atteggiamento precedente, anche perché era svanito in lei ogni forma di risentimento nei confronti sia del gruppo sia di Valeria, aveva deciso di smascherare pubblicamente Edoardo e aveva perciò detto a gran voce che era lui l’autore dell’atto vandalico. Giuseppe si era subito lanciato contro Edoardo, ma Domenico e Paolo erano intervenuti prontamente per impedirglielo, e avevano consigliato a Edoardo di andarsene e di risarcire Giuseppe del danno arrecatogli. Stefania era scoppiata in lacrime e aveva capito che Edoardo era un mascalzone e, contemporaneamente, si era resa conto che Giuseppe era migliore e, avvicinatasi al ragazzo, lo aveva abbracciato. Dopo di che, il gruppo, più unito che mai, si era diretto verso casa di Giuseppe per trascorrervi il resto della serata.

L’esperienza fatta è stata molto positiva ed è servita ad accostare i ragazzi al teatro, oltre che a far comprendere appieno la filosofia pirandelliana, in quanto loro stessi si sono calati in quella dimensione.

11. La mamma continua a chiamare Alessia e lei, dopo tre, quattro uffa, si alza e si prepara per andare a scuola.

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TUTTI DENTRO LA TV! Nel corso del precedente anno scolastico il Gruppoteatro Manipolazioni ha avviato un laboratorio sperimentale sui linguaggi audiovisuali con i bambini delle scuole materne comunali di Catania. Fra le tante elaborazioni espressive prodotte dai geniali piccoli artisti, utilizzando tecniche e strumenti diversi (dalla lavagna luminosa, al diaproiettore, alle ombre, ecc.), è stato anche realizzato un piccolo film, di cui riportiamo la “sceneggiatura” nello speciale allegato, dal titolo alquanto programmatico: “tutti dentro la tv!”… Credo che un più esplicito invito all’attuazione di un percorso formativo e didattico sul rapporto mass-media e bambini non sia stato ancora formulato con tanta chiarezza da esperti e tecnici del settore educativo, così tanto occupati da anni a scervellarsi in che misura e a quali orari propinare programmi televisivi ai nostri bambini, se in compagnia o no degli adulti, eccetera eccetera eccetera… Purtroppo si continua ad oscillare all’interno della classica contrapposizione tra “apocalittici e integrati”, trascurando l’essenzialità del problema: come rovesciare un rapporto passivo in una forma attiva di comunicazione. E la risposta giunge immediata: per comunicare attraverso un certo linguaggio bisogna semplicemente saperlo “parlare”. Questa consapevolezza è emersa anche dal gruppo di lavoro su mass-media e infanzia all’interno della Prima Conferenza Nazionale di Firenze di cui abbiamo dato notizia nella prima parte del nostro periodico. A conclusione dei lavori seminariali, coordinati da Tonucci, si sono individuate due direttive inscindibili di lavoro: l’innegabile necessità di forme di regolamentazione e di controllo dei programmi televisivi da una parte; dall’altra l’urgenza di un capillare processo educativo ai linguaggi audiovisuali nelle scuole e nel territorio con una parallela diffusione della presenza attiva di bambini e ragazzi all’interno dei mass-media. Che è come dire: “tutti dentro la tv”! 21


CONSIGLI ALLE FAMIGLIE PER UN BUON USO DELLA TELEVISIONE

letto, ma una necessità per tutelare quelli che non ci vanno. Una bambino avrebbe bisogno di andare a letto prima di quell’ora e di avere un periodo di distacco fra la televisione e l’addormentamento (una storia, una lettura, due chiacchiere).

Francesco Tonucci

5. Evitare di tenere la televisione dove si mangia. I1 pranzo e la cena sono due momenti importanti e fra i pochi nei quali la famiglia si riunisce e si può parlare insieme.

La televisione è uno strumento importante, dal quale il bambino può imparare molto e con il quale può passare periodi di tempo divertenti. Però deve essere usata con prudenza e attenzione.

6. Non mettere la televisione nella camera dei bambini. Il bambino è spinto a vedere la televisione fino a tarda ora e a scegliersi il programma senza il consiglio o il controllo dei genitori. Se vede scene di difficile comprensione o paurose non ha nessuno con cui confidarsi . Se vede avvisi di programmi non adatti per la sua età potrebbe esserne attratto.

1. Troppo tempo davanti alla televisione fa male. Si assumono posizioni non corrette. Si stanca la vista. Si mangiucchia spesso rischiando l’obesità. Si diventa pigri fisicamente e psicologicamente. 2. Fa male per quello che fa perdere. Parte del tempo passato davanti al televisore potrebbe essere usato per fare altre attività necessarie per un armonico sviluppo del bambino, come giocare con gli amici, leggere un libro, fare attività e giochi con gli adulti.

7. Tutte le volte che è possibile vedere la televisione con i bambini. È una occasione importante per condividere una esperienza, per scambiare opinioni, ma anche l’opportunità per spiegare scene, situazioni o parole difficili o preoccupanti. Per aiutare a superare la paura. È anche l’unico modo per controllare se le televisioni stanno rispettando il Codice che si sono date per il rispetto dei bisogni dei bambini e per poter segnalare eventuali violazioni.

3. Evitare che i bambini vedano la televisione prima di andare a scuola. Le operazioni del risveglio, della pulizia, della colazione, della preparazione dei materiali per la scuola e del distacco dai familiari sono importanti. Il bambino deve viverle in piena consapevolezza, in una buona relazione con gli adulti e maturando una sempre maggiore autonomia. Un’ora di televisione in testa prima di andare a scuola vuol dire maggiore stanchezza, maggiore distrazione.

Per proposte di integrazione o di modifica inviare via fax 06 3217090 a Francesco Tonucci, Presidente del Comitato per l’attuazione del Codice TV- bambini, Istituto di Psicologia CNR

4. Evitare che i bambini vedano la televisione fino a tardi e fino a che non vanno a letto. La fascia protetta fino alle 22,30 non è una indicazione dell’ora buona per mandare i figli a

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Il bambino ipermediale al centro dell’innovazione Pisa, 26 - 29 Novembre 1998 Tra le numerose manifestazioni pubbliche che, dalla fine degli anni ‘60 ad oggi, hanno avuto al centro dei loro lavori l’educazione ai linguaggi della comunicazione attraverso le immagini e le nuove tecnologie, presentando film o prodotti audiovisivi realizzati da bambini e ragazzi della scuola dell’obbligo la più strutturata per periodicità e carattere organizzativo, è senz’altro la Biennale del Cinema dei Ragazzi di Pisa. Nata agli inizi degli anni 70 da quel moto di rinnovamento che vedeva il cinema autoprodotto dai ragazzi come un potente mezzo di rinnovamento ed adeguamento dell’insegnamento alle nuove esigenze della civiltà delle immagini nel corso degli anni la Biennale pisana ha rappresentato un osservatorio e un laboratorio privilegiato proprio per capire le profonde trasformazioni del linguaggio giovanile, e un sicuro punto di riferimento per quanti, giovani e insegnanti creavano prodotti della comunicazione, dalle fotografie al film in pellicola, da quello su nastro magnetico ai più recenti prodotti multimediali In continuità con quella esperienza, per molti aspetti iniziatrice e anticipatrice nel campo dell’educazione all’immagine alla Biennale si è costituita l’associazione Cinema dei Ragazzi, nata nel 1997 per l’impegno prioritario della Provincia di Pisa e con l’adesione dei Comuni di Pisa, Cascina, Santa Croce, Santa Luce, Pontedera, San Giuliano, Montecatini Val di Cecina, Lorenzana, Lari e della Cooperativa Alfea con l’intento specifico di promuovere iniziative riguardo ai diversi generi di espressione e comunicazione mediante le immagini che affianchino, nella scuola i linguaggi tradizionali e portanti dell’insegnamento e più in generale di favorire uno sviluppo della creatività giovanile nel campo delle immagini: un modo, insomma, per svincolare il ragazzo, il bambino, da quel ruolo di passività nei confronti di messaggi e linguaggi visivi che ne condizionano l’esistenza e la crescita, per farne un protagonista consapevole di comunicazioni da lui stesso realizzate tenendo conto oltretutto di coniugare le finalità educative con le esigenze formali di linguaggio, di un prodotto fruibile anche fuori della realtà scolastica. Si giunge cosi dopo oltre 25 anni di incontri e dibattiti tra studiosi, educatori e operatori del settore, alla XII Rassegna Nazionale di Audiovisivi e Cinema dei Ragazzi, che vedrà di nuovo Pisa, per quattro giorni, dal 26 al 29 novembre, centro di convergenza prestigioso e qualificato occasione di confronto e riflessione per educatori e operatori culturali del Paese intero. La Rassegna che quest’anno ha per tema “Il bambino ipermediale al

centro dell’innovazione” è organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Pisa ed il CIDI e con il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione e della Commissione Europea, ed ha ottenuto l’esonero dall’insegnamento per gli insegnanti e i dirigenti scolastici di ogni ordine e grado che intendano parteciparvi. Seminari e dibattiti con esponenti di grande prestigio del mondo accademico, delle Istituzioni e operatori del settore si alterneranno alle proiezioni degli oltre trecento lavori. pervenuti dalle scuole di tutta Italia dalla scuola Point St. Martin di Aosta al Liceo Classico Garibaldi di Palermo. Inaugurano la manifestazione, giovedì 26 novembre nei locati della Limonaia di Palazzo Ruschi, il Presidente della Provincia di Pisa Gino Nunes, gli Assessori alla Pubblica istruzione e Cultura della Provincia e del Comune dl Pisa, rispettivamente Aurelio Pellegrini e Grazia Gimmelli e Marcella Binchi, Presidente dell’Associazione Cinema dei Ragazzi. Tra le varie iniziative merita particolare attenzione, venerdì 27 novembre, una Videoconferenza cui parteciperanno il Prof. Roberto Maragliano dell’università La Sapienza di Roma, il Prof. Lorenzo Cuccu dell’Università degli Studi di Pisa, e Rocco Lista Provveditore agli Studi di Pisa; la giornata di venerdì si concluderà con una serata multimediale coordinata dalla Prof. Gabriella Barbier, con la presentazione e proiezione degli ipertesti e degli altri prodotti multimediali pervenuti alla Rassegna. Sabato 28 novembre, inoltre, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Pisa, e previsto un seminario di studi dal tema L’esperienza iper-multimediale e i linguaggi audiovisivi tradizionali: problemi teorici ed educativi” che vedrà protagonisti, tra gli altri, il Prof. Ruggero Eugeni dell’Università Cattolica di Milano il prof. Lorenzo Cuccu dell’Università di Pisa, Luigi Calcerano ed Ester Gamaleri del Ministero P.I., Giampiero Gamaleri del Consiglio di Amministrazione della RAI e il Presidente IRRSAE Toscana Cosimo Scaglioso. Nell’ambito delle proiezioni merita segnalare, giovedì 26 novembre, lo spazio curato dalla Prof. Sandra Lischi e dalla Dott. Ssa Andreina Du Brino, riservato all’interno della Rassegna alle proposte dell’Associazione Culturale Ondavideo, che, nel settore specifico dell’immagine elettronica intende proporre un punto di vista “d’autore”, che liberi idee, storie, emozioni dagli stereotipi audiovisivi che condizionano quotidianamente la nostra percezione del mondo, andando oltre le immagini e i suoni già noti per re-imparare a guardare e conoscere il proprio sguardo; nei locali del Cineclub Arsenale proiezione e dibattito con gli autori Giuseppe Baresi Alessandro Barbadoro e Pucci Piazza L’indirizzo Internet della Rassegna Cinema dei Ragazzi è: www.alfea.it/cinekid


Guida alla lettura di

Lucia Scuderi e Cinzia Ruggeri

Arianna Papini ORAZIO UN CANE Dl QUARTIERE FATATRAC (L. 10.000)

Linda Wolfsgruber TRE GATTI E UN TOPOLINO ARKA (L. 22.000) Bill, Fred e Arnold sono tre gatti abili cacciatori di topi. Forti e grossi ma non abbastanza furbi da rifiutare la sfida di un piccolo topino temerario che sorprendono proprio nella loro casa.

Orazio è un libro che racconta una storia vera, caratteristica che unisce gli altri titoli della collana “Con rispetto parlando” della Fatatrac, storie di adozioni o affidamenti temporanei di animali a umani. L’amore di Arianna per Orazio, è un colpo di fulmine. Arianna sa che è difficile per lei che vive in un appartamento di città, tenere un cane. E forse ancora più difficile convincere suo marito. Ma il pensiero di quel piccolo cucciolo di cocker in quel negozio di animali si impadronisce di lei e contro ogni volere razionale, così decide di adottare “Orazio”; Le abitudini dei giovani sposini cambiano, la loro vita viene stravolta (in meglio naturalmente) e Orazio riesce a conquistare tutti, anche noi lettori. Una scheda alla fine del libro da informazioni scientifiche sulla storia del cane domestico.

I tre gatti bisticciano per chi deve mangiarlo ma Candido il topo, interviene e dice: “…chi di voi tre mi farà divertire di più avrà il diritto di mangiarmi!”. E la gara comincia! Naturalmente più che la forza poté l’astuzia del piccolo topo perché fra i 3 litiganti il 4° gode!.

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Babette Cole LA MAMMA HA FATTO L’UOVO EMME EDIZIONI (L. 18.000)

partono alla lontana, provocando solo grandi risate nei due bambini, che decidono con carta e colori di illustrare e spiegare loro ai genitori come nascono i bambini veramente. E cominciano così: “A quanto pare non avete la minima idea di come nascono i bambini. È meglio che ve lo facciamo vedere con qualche disegno”.

Arriva per tutti i genitori il momento in cui si deve spiegare ai propri figli “COME Sl FANNO I BAMBINI”. I genitori protagonisti del racconto

Da oltre sette anni “Avvenimenti” Settimanale dell’Altritalia Attualità, informazione, politica, cultura ha sperimentato con successo la formula dell’abbonamento cumulativo Avvenimenti più un secondo giornale che al lettore costa al prezzo di uno. Vorremmo proporre anche a Voi lettori di Orecchie d’asino un abbonamento cumulativo tra Avvenimenti e Orecchie d’asino il prezzo complessivo per i due abbonamenti è di L. 134.000 Se siete lettori sia di Avvenimenti che di Orecchie d’asino vi consigliamo di chiedere delucidazioni sul sistema di abbonamento cumulativo telefonando alla redazione di Orecchie d’asino al numero: 095 / 383483

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In questa puntata del Laboratorio di Orecchie d’Asino, riprendiamo le note metodologiche sviluppate nel n°5 del periodico, per articolare un percorso laboratoriale di drammatizzazione didatticamente strutturato sul rapporto fra codici linguistici e corporeità. Scopriremo come nei linguaggi complessi l’identità di ciascun codice espressivo sia valorizzata proprio dal rapporto con gli altri codici, un po’ come nelle società umane dove l’identità è presupposto della diversità e viceversa (nonostante i razzismi di varia provenienza). Ripartiamo dunque dal grafico esplicativo di Kowzan per tracciare un possibile itinerario di “laboratorio” con ragazzi e adulti, nell’ipotesi sopra accennata.

Ricordiamo che, nella sua apparente esaustività, il segno globale di Kowzan non comprende di fatto tutte le fasce di codici possibili a teatro (e la maschera? e il burattino? e il video?... per non parlare di forme teatrali più vicine a noi, in cui entrano in gioco anche elementi di significato legati all’olfatto o al tatto, chiamato in causa in diversi momenti di teatralità “intima”, ecc.). Esso però ci aiuta a visualizzare il funzionamento verticale, paradigmatico del linguaggio teatrale, quella specificità che si basa in primo luogo sulla presenza fisica dell’attore sulla scena; quella specificità per cui lo stesso campo noetico (uno stesso “contenuto”) può essere espresso simultaneamente in tutte le sue implicazioni emotive, oltre che cognitive. Appurato dunque che le diverse fasce di codici si sviluppano a partire da una centralità del corpo dell’attore e che il teatro è un “linguaggio della presenza”, ai fini di una possibile articolazione del nostro laboratorio teatrale, raggruppiamo i diversi codici del grafico in tre categorie: 1) codici vocali (parola, tono…); 2) codici corporei (mimica facciale, gesto, movimento scenico, trucco, pettinatura…); 3) codici extracorporei (costume, accessorio, scena, luci, musica, rumori…).

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La seconda sezione del nostro schema è certamente quella, per assurdo, più sacrificata in tante forme di teatro “tradizionale”; ma anche nella quasi totalità di esperienze di teatro a scuola. Ci si concentra quasi in maniera totalizzante sulle parole e sulla realizzazione delle scene o dei costumi, trascurando quasi del tutto le fasce di codici inerenti la corporeità dell’attore (gesto, prossemica, cinetica); sacrificando quella magia di fondo del teatro legata unicamente proprio alla presenza fisica di un corpo che comunica attraverso la sua fisicità. Il primo passo da compiere, per correggere questa distorsione “linguistica”, è quello di concentrare propedeuticamente buona parte del nostro laboratorio su spostamenti di campo all’interno dei raggruppamenti di codici. A cominciare dal gruppo 1, dove affideremo la trasmissione dei significati non alla parola ma ai codici “metalinguistici” (tono, timbro, volume, ecc. della voce). Per meglio approfondire questo aspetto metodologico, scegliamo di realizzare con i nostri ragazzi un “laboratorio dada e futurista”, a partire dalla piccola esemplificazione che qui riportiamo.

Diamo un “valore” a ciascuna “notazione grafica” tendente a significare le funzioni metalinguistiche, quali volume tono altezza timbro, mediante il colore e la dimensione di ciascuna lettera. La scrittura diventa così visiva, con la trascrizione dei valori metalinguistici. Proviamo ora a leggere, ovvero a “recitare”, col massimo di espressività il brano citato. Questo ci consente di giocare in maniera emotiva, anziché concettuale. Posso identificare la grandezza della lettera come volume o come diversità di tono e così via di seguito. La stessa cosa potremo fare attraverso altre esemplificazioni, ricavate dal ricco repertorio dada e futurista. 27


Proviamo ora a leggere questa bella poesia dadaista.

L’importante è acquisire la dimensione ludica del linguaggio orale, da trasferire quindi anche sui possibili testi letterari “tradizionali” utilizzati per la drammatizzazione. 2) Se la caratteristica essenziale del teatro è quella di poterci offrire la fisicità dell’attore, qui e ora, non c’è dubbio che qualsiasi laboratorio sensato debba concentrarsi sul corpo. E poiché alla base del funzionamento di ogni linguaggio c’è sempre una struttura oppositiva (così come anche nella vita), tentiamo ora di sintetizzare il funzionamento del linguaggio corporeo attraverso una raffigurazione grafica circolare, posta all’interno di quattro assi oppositivi. Attraverso i due disegni qui riportati, che richiamano un celebre disegno di Leonardo, vediamo come il corpo si collochi all’interno di due assi spaziali, che ne determinano l’equilibrio complessivo: un asse verticale, che passa attraverso la colonna, e un asse orizzontale che attraversa il nostro corpo nel punto di incontro con l’asse verticale in quello che costituisce il nostro “punto di energia”. Mantenere il rapporto tra queste due assi, vuol dire mantenere l’equilibrio psicofisico e quindi l’energia comunicativa della nostra corporeità.

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Il binomio spaziale si rapporta quindi al binomio temporale, creando quell’asse oppositivo spazio-tempo, la cui espressione “visibile” è data dalle due coppie oppositive “chiuso-aperto” “lento-veloce”, cui corrispondono le altre due coppie oppositive “tensione-rilassamento” “inspirazione-espirazione”. Semplificando, possiamo affermare che i diversi significati trasmessi dal nostro corpo passano attraverso l’articolazione di queste coppie oppositive: un corpo che si chiude è un corpo che vuole significare tristezza, paura, dolore (ovvero sentimenti di segno negativo), così come al contrario un corpo che si apre vuole in genere trasmettere sentimenti di segno positivo (gioia, felicità, ecc.). Provate a verificare questo gioco delle “opposizioni”, con quello che chiameremo il gioco della verità. Fate, per esempio pronunciare con il massimo di tono stanco la frase “non ce la faccio a fare niente” (un tono sicuramente chiuso e lento), con un corpo cineticamente veloce e aperto verso l’esterno: ci accorgeremo che le parole mentono, mentre è il corpo ad esprimere la verità, ovvero ci troviamo di fronte a una situazione comunicativa per cui qualcuno finge di essere stanco per non eseguire un determinato compito, classica situazione in cui un attore sulla scena “reciterà di recitare”, trasmettendo al pubblico la doppia verità della sua comunicazione.

E’ vero che tutto è linguaggio, ma è anche vero che tutto è percezione. Le forme di comunicazione quindi si arricchiscono, secondo la quantità e la qualità delle percezioni messe in gioco. Affinché il corpo “comunichi” realmente qualcosa, è fondamentale che sappia percepire se stesso e il mondo esterno. A teatro non si può mentire, e nemmeno nella vita. Vivere pienamente le proprie emozioni, le proprie idee: è questo il bello del gioco, sia a teatro che nella vita. Sembrerebbe ovvio, ma non lo è. La superficialità e 29


la fretta sono la costante dominante della nostra esistenza quotidiana: il primo lavoro da fare in qualunque percorso serio di laboratorio teatrale è proprio il recupero della percezione, la capacità di ascoltarsi e di ascoltare il mondo esterno, prima ancora di “dire” qualcosa. Su questo torneremo in uno dei prossimi numeri del periodico con l’esemplificazione di un possibile itinerario di “laboratorio esperenziale”. Intanto illustriamo l’ipotesi metodologica di base con un grafico in cui il rapporto percezione-comunicazione “ruota” attorno e dentro il “laboratorio esperenziale” mediante gli assi oppositivi “stimolo-risposta” (ovvero concentrarsi a percepire e quindi reagire) e “significazione-agire comunicativo” (ovvero interrelazione fra trasmissione espressiva e relazione intersoggettiva).

Dovendo intanto concludere questa “puntata” del laboratorio di Orecchie d’asino, ci limitiamo a riassumere alcune indicazioni di lavoro immediate: 1) sui codici corporei sarà bene sviluppare un lavoro di animazione corporea mediante maschere e teatro d’ombra, così come indicato nei primi numeri del nostro periodico; 2) sui codici vocali, oltre a quanto già illustrato nel n°3 del periodico, sviluppare l’ipotesi di laboratorio Dada e Futurista di cui sopra; 3) sui codici extracorporei, sarà bene concentrarsi sulla possibilità di farne a meno: ovvero quel gioco della reversibilità dei codici teatrali, per cui i significati espressi dalla scena o dalle luci possono essere espressi direttamente dal corpo dell’attore (e sul gioco della reversibilità dei codici, rimandiamo ovviamente i nostri “fedeli lettori” al n°5 di Orecchie d’asino).

M. B. 30


Comune di Padova Assessorato alla Cultura Provincia di Padova Assessorato alla Cultura e Interventi Sociali in collaborazione con Settore di Ricerca sulla Pedagogia della Lettura Università di Padova Associazione Culturale Presa Diretta ARCI N. A.

SEMINARIO INTERNAZIONALE Dl STUDIO E AGGIORNAMENTO

LIBRI ARTE E RAGAZZI

Città di Torino Divisione Servizi Socio-Educativi Laboratori Infanzia

libro illustrato, editoria specializzata e percorsi d’approccio per un’educazione all’arte Padova 10-11-12 Dicembre 1998

Per Finta immagine & teatro in gioco L’idea di creare uno spazio di sperimentazione che metta in relazione immagine e teatro nasce dalla collaborazione tra due laboratori che a Torino si occupano di ricerca e aggiornamento in campo educativo. Nel corso del tempo le idee si sono moltiplicate dando origine a materiali, giochi, macchinari, allestimenti: un patrimonio di valore culturale e pedagogico che si concretizza in un percorso-mostra interattivo e aperto a tutti. Per Finta offre la possibilità di sperimentare e giocare con le immagini, la televisione, il cinema, il teatro scegliendo fra diversi livelli di fruizione: dall’uso didattico e scientifico delle attrezzature e delle macchine esposte, alla ricerca di riferimenti storici, al piacere di guardare, toccare, ascoltare. Gran parte del percorso è realizzata trasformando materiale di recupero assemblando in modo creativo tecnologia, scienza e arte. Adulti e bambini possono quindi mettere in gioco curiosità, inventiva, esperienza, cimentandosi con cinema e teatro in modo semplice e divertente. Per Finta è una mostra interattiva. In questo senso promuove e testimonia una metodologia di intervento didattico e formativo che caratterizza i servizi comunali: adulti e bambini trovano infinite opportunità di esplorazione, scambio, confronto, diventando partecipi di un processo che arricchisce l’esperienza scolastica di apprendimenti interamente vissuti in un vero e proprio laboratorio di idee. Dal 1982 i Laboratori Immagine 2 e Teatrale 2 si occupano della formazione di educatori e insegnanti e svolgono attività di ricerca e sperimentazione con i bambini. Per Finta è il risultato di una collaborazione decennale e si propone, nel suo viaggio attraverso l’Italia, come occasione di scambio e di confronto con altre realtà educative.

Negli anni scorsi abbiamo esplorato il libro in relazione ai temi della scrittura, della lettura, della progettualità scolastica e territoriale. Ora, il crescente interesse per le valenze pedagogiche dell’arte nella molteplicità delle sue forme, fa ritenere che sia necessario rivolgere a questo argomento una particolare attenzione da parte delle istituzioni. Il seminario, pertanto, proseguendo la ricerca nel campo della promozione della lettura, si occupa quest’anno del libro in relazione all’immagine e si rivolge a tutti coloro che di questo si occupano agendo con bambini e ragazzi, e cioè ad insegnanti, bibliotecari ed operatori socioculturali. A tale fine sono stati invitati esperti di ambiti e competenze differenti in campo educativo: illustratori per l’infanzia, consulenti editoriali, ideatori di percorsi museali di approccio all’arte attori in grado di dare corpo alle immagini. Oltre alle testimonianze di tali operatori, il convegno si avvale di ulteriori iniziative, quali le mostre dedicate agli illustratori per l’infanzia ed il Convegno Internazionale di Studio connesso al Premio Europeo di Letteratura Giovanile “Pier Paolo Vergerio”, intrecciando così quelle che noi consideriamo diverse modalità formative in campo artistico ed educativo. Pier Luigi Fantelli L’Assessore alla Cultura Comune di Padova: Andrea Colasio L’Assessore alla Cultura e I.S. Provincia di Padova

L’Ass. al Sistema Educativo Fiorenzo Alfieri L’Ass. per Risorse Culturali e la Comunicazione Ugo Perone Laboratorio Immagine 2 via Nuoro 20/c Tel. 011 3111067

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Società Editrice Internazionale ÉLISABETH GILLESSEBAOUN CHARLOTTE ROEDERER

LORENZA FARINA

LA BIBBIA DEI PICCOLI Illustrazioni di Charlotte Roederer Traduzione di Laura Siviero pp. 96 L. 22.000

Collana “Il fantasto rie i folletti” pp. 48 L. 8.000 (prezzo indicativo)

Nella Bibbia affondano le radici della cultura occidentale. Un libro fondamentale quindi, al di là di ogni scelta religiosa e di fede. Per una prima scoperta della Bibbia, ecco una scelta dei r acconti più belli dell’Antico e d el Nuovo Testamento. Avvenimenti, discorsi e parabole appassionano i piccoli lettori. Ch iarezza e semplicità si combinano con un linguaggio che traduce, senza tradirlo, il testo dell’Antico e Nuovo Testamento, ed evidenzia la “meraviglia” del messaggio.

MARAMEO DALLA LUNA

Che vide la talpa Agnese quando si mise gli occhiali? Che fa il cammello sul b attello? Che cosa possono sognare una nave in mezzo al mare e una coccinella su un gelsomino? Che accade a Gismondo cane giramondo, a Mica la formica, alla Trota triste? Filastrocche, scherzi e gioch i rimati (tutte parole in Z, in T, in P, o tutte rime egu ali) per r idere e p er imparare che le parole sono materiali da costruzione di cui non si deve avere p aura.

Edizioni Arka Al coccodrillo piace dondolarsi sull’altalena del parco giochi. Ma ha paura dei bambini, per cui ci va soltanto di notte. Fin quando, un giorno, una bambina segue le sue impronte.

L’orso Ota esce di tanto in tanto dal folto della foresta per farsi una scorpacciata di mele e pere nel frutteto del guardaboschi. Finché, un giorno, ha una brutta sorpresa: il frutteto è stato recintato.


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