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La tecnologia Free Form per lenti multifocali e monofocali

Manuale pratico

© Copyright FGE srl

ISBN 978-88-31256-32-2

Ristampa Febbraio 2023

Prima Edizione Novembre 2019

FGE srl

Sede Legale e Operativa: Reg. Rivelle, 7/F – 14050 Moasca (AT)

Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)

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Gli Autori e l’Editore declinano ogni responsabilità per eventuali errori contenuti nel testo. Tutti i diritti sono riservati.

È vietata ogni riproduzione totale o parziale.

Luigi Mele

Medico Chirurgo - Oculista

U.O.C. Oculistica, U.O.S.D. Trapianti Corneali - Università degli Studi della Campania

“Luigi Vanvitelli” Ministero della Salute USMAF-SASN - Napoli

Andrea Piantanida

Medico Chirurgo - Oculista

Centro Oculistico Lariano - Cernobbio - Como

Mario Bifani

Medico Chirurgo - Oculista

U.O.C. Oculistica, U.O.S.D. Trapianti Corneali - Università degli Studi della Campania

“Luigi Vanvitelli” - Napoli

Introduzione

Le lenti “free form”

Negli ultimi anni, i macchinari per la costruzione delle lenti sia monofocali che progressive sono migliorati notevolmente grazie all’implementazione con software che consentono la lavorazione della lente “punto a punto”.

Grazie a dei complessi algoritmi matematici l’area della superficie della lente da lavorare viene analizzata nelle sue coordinate polari e scomposta in tanti piccoli punti che verranno poi lavorati singolarmente dalla punta diamantata. Questo processo consente, così, di modificare il raggio di curvatura della lente non più sui due meridiani principali ma sui meridiani di ogni singolo punto considerato, ottenendo numerosissime tipologie di superfici così definite a “forma libera”. Le lenti realizzate con queste tecnologie vengono chiamate “free form”, grazie alle quali non esistono più limiti alla realizzazione di lenti con geometrie anche complesse e con il risultato di consentire un ampliamento del campo visivo nonchè l’eliminazione delle aberrazioni anche in presenza di prescrizioni sfero-cilindriche elevate.

Grazie alla tecnologia Free Form oggi è inoltre possibile integrare i parametri della lente a quelli della montatura costruendo lenti di assoluta personalizzazione che, come il vestito di un sarto, sono specifiche per quel portatore e quindi in grado di soddisfare tutte le sue esigenze visive e garantire un comfort visivo ottimale in qualsiasi condizione.

Lo scopo di questo manuale è quello di fornire al medico oculista le informazioni necessarie per poter prescrivere al proprio paziente la soluzione ottica più soddisfacente in linea con le possibilità che oggi la moderna tecnologia mette a disposizione.

Gli Autori

1 Le lenti oftalmiche Free Form

Free Form, la nuova tecnologia della geometria a forma libera, è un concetto completamente nuovo nella creazione di lenti progressive e monofocali allo scopo di garantire il massimo di personalizzazione per degli occhiali costruiti specificatamente a misura del portatore.

Grazie agli sviluppi scientifici e all’uso di tecnologie di ultima generazione e ad altissima precisione, è oggi possibile preparare una lente ‘punto a punto’ modificando con altissimi livelli di accuratezza la curvatura della superficie in ognuna delle sue aree di messa a fuoco. Questo ha permesso la creazione di superfici a forma libera, che si adattano alla perfezione alle esigenze e alle misure specifiche dell’occhio di ciascun paziente.

La tecnologia Free Form ha rivoluzionato il metodo di fabbricazione delle lenti, grazie alle sue geometrie ad alta tecnologia e alla capacità di costruire delle lenti ad altissima resa e qualità.

Dalla multifocale alla

Free Form progressiva

Come è noto, le lenti progressive sono lenti utilizzate per la correzione di ametropie associate al problema presbiopia, ed in certi casi anche per presbiti emmetropi. La lente progressiva, sfruttando le diverse posizioni assunte dagli assi visivi, nel passaggio dalla visione per lontano a quella per vicino permette una percezione distinta degli oggetti che occupano le varie posizioni nello spazio.

Le superfici progressive

In queste lenti, sia la superficie anteriore sia quella posteriore, o entrambe contemporaneamente, possono essere costruite con curvatura variabile. Nel contempo, l’altra superficie può essere sferica o torica in funzione della prescrizione richiesta. Quando lo sguardo è diretto verso l’orizzonte, gli assi visivi dei due occhi risultano praticamente paralleli fra loro e individuano un piano parallelo al terreno. Se invece la visione si sposta verso punti sempre più vicini, gli assi visivi si inclinano verso il basso e convergono verso il punto osservato.

Con questi movimenti gli occhi ‘esplorano’ e utilizzano porzioni di lente differenti, partendo dalla croce di centratura del lontano verso il basso, fino all’area destinata alla visione ravvicinata.

È proprio in funzione di questi spostamenti che la lente richiede il potere corretto per ogni distanza, in modo da permettere una messa a fuoco il più possibile nitida e confortevole da vicino, da lontano, e a distanza intermedia (Figura 1).

Caratteristiche di una superficie sferica

Una superficie sferica è caratterizzata dalla presenza dello stesso raggio di curvatura in ogni punto. Effettuare una misurazione in qualunque piccolo intorno di tale superficie darà la stessa curvatura a prescindere dall’ampiezza dell’intorno considerato. Di conseguenza, una lente sferica avrà la stessa potenza in ogni punto, essendo la stessa dipendente solo dal raggio di curvatura e dall’indice di rifrazione che rimane comunque invariato.

Misurare il potere di una tale lente è molto semplice: si potrà misurarlo in qualunque punto, in quanto il raggio di curvatura è costante in tutte le zone della superficie.

L’unica variazione verificabile, misurando la lente in punti differenti, potrà essere il suo effetto prismatico: esso dipende, oltre che dal potere della lente, dalla distanza fra il centro ottico della lente stessa e il punto nel quale effettuiamo la misura.

Caratteristiche di una superficie non sferica

In questo tipo di superficie, anche scegliendo intorni molto piccoli, la curvatura può non essere costante e può essere difficile eseguire una misura univoca del potere nell’intorno considerato. Ad esempio, nelle superfici asferiche, se l’asfericità è molto modesta potremmo pensare che in un piccolo intorno non venga rilevata una variazione di curvatura, e pertanto che si possa riuscire a misurare un potere della superficie stabile nell’intorno considerato.

Quando invece l’asfericità è elevata, e pertanto la variazione di curvatura notevole, sarà impossibile ottenere con precisione la misura del potere anche in intorni di dimensioni molto piccole, in quanto l’intorno intercettato dalla misura del frontifocometro è comunque di dimensione di circa 6 – 8 mm. Quanto detto vale ovviamente per tutte quelle superfici che presentano variazioni continue del raggio di curvatura.

Realizzare una superficie progressiva

La potenza di una superficie rifrangente dipende dal suo raggio di curvatura e dall’indice di rifrazione. Non potendo variare l’indice di rifrazione, l’addizione o la digressione da realizzare sulla superficie multifocale dovrà essere ottenuta variando il raggio di curvatura della superficie. Nella visione per lontano, la lente presenterà una semiparte superiore di tipo generalmente sferico a raggio abbastanza costante. Se la lente è a progressione esterna, il raggio varia aumentando la curvatura della superficie fino all’area per la visione da vicino, mentre diminuisce se la lente è a progressione interna. La variazione del raggio di curvatura deve ovviamente produrre l’aumento di potenza relativo alla prescrizione richiesta. Tale aumento può variare da 0,75 D a 3,50 D, giungendo a volte fino al valore di 4,00 D quando la richiesta visiva interessa distanze molto ravvicinate.

Caratteristiche di una superficie multifocale

Tutte le superfici multifocali presentano una variazione del raggio di curvatura che consente di ottenere l’addizione o il decremento di potere da realizzare sulla superficie stessa (Figura 2). Mentre le superfici sferiche hanno lo stesso raggio di curvatura e quindi lo stesso potere in ogni intorno in cui possiamo dividere la lente, una superficie multifocale e in generale molte delle superfici complesse non sferiche, potranno presentare negli intorni considerati curvature variabili che potranno dare luogo a variazioni di potenza della lente anche all’interno dell’intorno stesso se di sufficienti dimensioni, o in intorni fra loro assai ravvicinati.

In generale in quasi tutte le zone della superficie dove si sviluppa una variazione del raggio di curvatura si misurano poteri variabili. Queste variazioni saranno tanto più rilevanti quanto maggiore è l’addizione sviluppata dalle variazioni di curvatura.

Le variazioni di curvatura realizzate sulla superficie della lente multifocale nelle zone per la visione intermedia e ravvicinata sono continue e non discrete (cioè a salti), e pertanto due piccoli intorni della superficie, fra loro vicini, potranno presentare caratteristiche ottiche diverse, anche se assai simili. Queste variazioni di curvatura danno luogo all’astigmatismo di superficie, vero elemento problematico di tutte le superfici multifocali.

L’astigmatismo di superficie

Il concetto costruttivo di una superficie progressiva, se da un lato consente di realizzare un potere variabile nelle diverse zone della lente, dall’altro crea una superficie nella quale si presenta una configurazione non sferica sempre maggiore all’aumentare della distanza dall’area centrale di visione. Per effetto del necessario raccordo dei raggi di curvatura in ogni piccolo intorno della lente, e soprattutto nelle zone più laterali, si può evidenziare una componente sferica associata alla presenza di un valore cilindrico con un preciso orientamento del suo asse. Si tratta dell’astigmatismo di superficie, presente in misura ridotta su tutta la superficie della lente, ma molto più evidente in queste aree più periferiche. A causa della realizzazione di superfici con raggi di curvatura molto diversi tra loro, l’astigmatismo di superficie sarà sempre più elevato con l’aumentare dell’addizione (Figura 3).

Le zone della lente con astigmatismo di superficie inferiore a 0,50 D sono chiamate aree funzionali, in quanto si suppone che tale valore di astigmatismo interferisca poco con una buona visione. Le altre zone vengono chiamate aree laterali.

La particolare configurazione delle superfici multifocali è la prima causa della difficol- tà di eseguire con precisione ogni misura relativa alle caratteristiche geometriche di queste lenti. Infatti l’astigmatismo di superficie viene sempre a sommarsi con il valore geometrico del potere sferico e cilindrico della lente nel punto di misura, e ciò rende più variabile la misura del potere reale.

Le lenti progressive: le aree fondamentali

Per la sua particolare costruzione, una lente progressiva può essere divisa in quattro aree fondamentali (Figura 4).

Aree funzionali

La zona per la visione per lontano

Generalmente tutta la semiparte superiore della lente è riservata alla visione per lontano. Il centro pupillare deve coincidere con la croce di montaggio e la progressione di potere inizia da 2 a 4 o 6 millimetri al di sotto di questo punto.

La zona per la visione per vicino

L’ampiezza dell’area del vicino e la sua posizione sono due elementi fra i più importanti per un comfort visivo rapido ed efficiente nelle lenti progressive. Il posizionamento corretto di quest’area consente infatti di mantenere una postura naturale quando si utilizza la lente nella visione a breve distanza. Una zona di lettura libera da distorsioni, ampia e armoniosamente raccordata con le aree attigue è un notevole elemento di gradimento e facilita una più rapida accettazione della lente. Inoltre più quest’area è ampia e quindi priva di astigmatismo di superficie nelle zone limitrofe, più risulterà agevole anche eseguire una misura precisa del valore diottrico della zona del vicino.

La zona per la visione alle medie distanze

Il passaggio fra la visione per lontano e quella per vicino avviene attraverso il cosiddetto canale di progressione. In quest’area il potere della lente aumenta in funzione dell’addizione richiesta. Quest’area, particolarmente ristretta nei primi modelli progressivi, soffre ancora oggi di variazioni anche sensibili dei poteri misurati rispetto al punto di misura.

Le aree laterali

Le aree laterali sono quelle zone della lente nelle quali il residuo di astigmatismo di superficie supera il normale valore consentito, generalmente attorno alle 0,50 D. In queste aree, delimitate dalle prime linee isoastigmatiche a valore 0,50 D, l’astigmatismo di superficie cresce in funzione delle caratteristiche del progetto della lente, arrivando a raggiungere anche le 3,00 D.

Elementi di valutazione di una lente progressiva Grazie alle mappe di valutazione della superficie, fornite all’ottico dalle aziende produttrici, è possibile ottenere delle indicazioni precise e immediate sul progetto e la realizzazione delle lenti.

La mappa isoastigmatica

Questa mappa indica la distribuzione dell’astigmatismo di superficie mediante linee che congiungono i punti con uguale valore. Le linee isoastigmatiche hanno generalmente intervalli di 0,50 D, anche se alcune mostrano scansioni a 0,25 D. Queste mappe forniscono una rappresentazione visiva della qualità della superficie.

Il diagramma di progressione del potere

Questo diagramma rappresenta la variazione del potere della superficie lungo la linea principale che unisce il centro dell’area del lontano con il centro ideale dell’area del vicino (Figura 5).

Tipologie e problematiche delle lenti progressive

La necessità di ridurre e ottimizzare gli astigmatismi di superficie, e rendere quindi la visione più confortevole, ha portato alla progettazione di lenti caratterizzate dall’uso di curvature non sferiche.

Questo ha notevolmente ampliato il canale della zona di progressione, grazie ad un più agevole raccordo tra le varie zone che consente di controllare con più efficacia gli astigmatismi laterali.

Le distorsioni extrassiali introdotte dalla variazione della curvatura della superficie progressiva rimangono però ancora presenti. Esse possono tuttavia essere distribuite più o meno omogeneamente, dando origine a particolari tipologie di lente.

Modelli di lenti progressive

In funzione di dove e come viene realizzata l’addizione le lenti progressive si dividono in: – lenti a progressione esterna, in cui la variazione di curvatura è realizzata sulla superficie esterna della lente.

– lenti a progressione interna, in cui la variazione di curvatura è realizzata sulla superficie interna della lente.

– lenti progressive a geometria compensata, in cui la variazione di curvatura viene realizzata lungo il meridiano verticale sulla superficie anteriore e lungo il meridiano orizzontale sulla superficie interna.

– lenti progressive ad addizione fissa compensata, costruite con un’addizione fissa di 3,00 D (la massima generalmente prescritta) sulla prima superficie che viene compensata da un’addizione negativa realizzata sulla superficie interna per ottenere l’addizione voluta.

– lenti progressive a geometria personalizzata, lenti costruite per un singolo e preciso individuo su una montatura scelta in base alle caratteristiche del volto. Sono generalmente progettate ed ottimizzate su una serie di parametri propri dell’individuo e dell’occhiale scelto (distanza interpupillare, distanza tra lente e apice corneale, inclinazione della montatura, meniscatura della montatura, distanza di utilizzo dell’occhiale).

Free Form,

La nascita delle Free Form ha impresso un profondo cambiamento nel mondo delle costruzioni oftalmiche, rivoluzionando i metodi di fabbricazione delle lenti con geometrie ad alta tecnologia e risultati ottici di altissima qualità.

Dalla standardizzazione alla libertà: come nasce la Free Form Fino a poco tempo fa la totalità delle lenti oftalmiche organiche era prodotta attraverso un processo di colata in stampi per la produzione di lenti standard o semilavorate (Figura 6).

Fino agli anni 2000, gran parte delle lenti di ricetta di tipologia complessa, come ad esempio le lenti progressive, venivano costruite a partire da un semilavorato con riprodotta la superficie multifocale. In funzione della prescrizione veniva successivamente lavorata la superficie non finita. Un processo influenzato da una tendenza alla standardizzazione del prodotto, considerato che lo stesso semilavorato poteva essere utilizzato per diverse prescrizioni. A partire da una gamma più ristretta di semilavorati, venivano dunque costruite lenti per un ventaglio più ampio di prescrizioni, senza tuttavia raggiungere il massimo grado di personalizzazione.

Come per tutti i prodotti standardizzati, l’efficacia della lente si misurava all’interno di un range di produzione, con una risposta e un gradimento diversi da utente ad utente. Una lente standard garantiva quindi una resa maggiore o minore in base alla differenza tra i suoi parametri predefiniti e i parametri unici della vista di ogni singolo individuo.

I successivi passi avanti nella complessità delle lenti multifocali, come ad esempio le superfici studiate sul fronte d’onda o ad ‘asfericità variabile’, o le lenti progressive a geometria complessa, hanno reso obsoleta e inutilizzabile la lavorazione standard di rototraslazione, portando i produttori a pensare a sistemi via via più raffinati per calibrare con maggiore precisione ogni singolo punto della lente.

Nasce quindi la tecnologia Free Form, con la possibilità di schematizzare con le coordinate polari ogni punto della superficie e lavorarla con una punta diamantata, definendo i parametri di ogni piccolo intorno di ogni specifica area della lente. La lente diventa a forma libera e ottiene la possibilità di essere costruita con ogni tipo di superficie senza limitazioni, rispondendo in modo agevole e versatile alle prescrizioni più complesse e alle geometrie fuori dagli schemi tradizionali.

Costruire un mondo di opzioni

Attraverso una mappa costruttiva determinata dai parametri dei punti ottenuti da un’attenta analisi del paziente, il processo di costruzione di una Free Form si avvale innanzitutto di un software di elaborazione apposito. Questo software, gestendo una macchina a controllo numerico con un utensile a punta diamantata, permette di scolpire la geometria della lente scomponendo i due assi principali in una molteplicità di microscopici punti grazie all’accuratezza millimetrica del macchinario (Figura 7). La precisione è tale che per ogni millimetro quadrato si ottengono coordinate per oltre sedici punti diversi. Questo garantisce, a seconda della tipologia del progetto, un numero di punti di elaborazione attorno alle quattro decine di migliaia, fornendo 800 milioni di possibili combinazioni (Figura 8).

La costruzione di una lente Free Form diventa un’opera di sartoria.

Una lente sartoriale

Grazie al quasi miliardo di combinazioni possibili, la lente Free Form può rispondere perfettamente non solo alle differenti tipologie di difetto refrattivo, ma anche ai movimenti dell’occhio, alla posizione dello sguardo, alle esigenze legate ad età, etnia, forma dell’occhio, stile di vita, valorizzando le caratteristiche uniche di ogni singolo paziente.

Parametri come la semidistanza interpupillare, la distanza tra lente e apice corneale, l’angolo di avvolgimento della montatura, l’angolo pantoscopico, le altezze di montaggio e la distanza d’uso nello spazio ravvicinato vengono aggiunti alla prescrizione per costruire un occhiale completamente personalizzato.

Differenti metodi di costruzione

Al giorno d’oggi la maggior parte delle aziende ha abbandonato quasi completamente il vecchio processo di lavorazione a partire da un semilavorato, per tutte le lenti multifocali “top” di gamma.

Per mantenere gli alti standard di qualità, le aziende di eccellenza hanno adottato un metodo di costruzione basato sulla lavorazione di entrambe le superfici della lente non più a partire da un semilavorato, ma utilizzando i dati raccolti nella prescrizione. Questo metodo, unito alle potenzialità della lavorazione Free Form, consente di strutturare entrambe le superfici suddividendo le caratteristiche in funzione del progetto. Questo ottimizza la sinergia fra superficie anteriore e posteriore e permette di correggere eventuali problemi dati dalla lavorazione di una singola superficie.

Alcune aziende tuttavia lavorano Free Form solo la superficie complessa, su un semilavorato con una superficie base già finita. Solitamente sferica o asferica, la superficie già finita è dunque standardizzata. Rispondendo quindi in modo approssimativo alla prescrizione. La superficie complessa viene poi lavorata per realizzare i poteri richiesti, adeguandosi alla singola prescrizione.

Altre aziende invece lavorano in Free Form solo la superficie più semplice. Partono dunque da un semilavorato classico con la superficie multifocale finita ed elaborata con la tecnologia tradizionale, e lavorano in Free Form l’altra superficie, migliorando le caratteristiche del semilavorato e quindi della lente finale. Questo tuttavia non modifica la geometria della superficie complessa, mantenendo la lente all’interno della standardizzazione classica.

Tra questi due ultimi metodi di costruzione menzionati c’è differenza dal punto di vista della qualità della lente finale. Nelle prime infatti la lavorazione free form consen- te di elaborare la superficie multifocale con precisione, mentre col secondo metodo si interviene con la lavorazione free form solo sulla superficie sferica, ottenendo più modesti vantaggi. Queste ultime infatti rispondono in modo ridotto ed approssimativo alle esigenze e alle problematiche visive del soggetto per il quale tale lente è stata studiata.

Il decisivo passo avanti: qualità nella lavorazione

Come un lavoro di sartoria, ad una minore standardizzazione corrisponde una maggiore libertà e personalizzazione della lente in base alle esigenze del paziente. La produzione di una lente Free Form di alto livello dipende non solo dalla precisione delle misurazioni e dei parametri del paziente, ma dall’efficienza del software di lavorazione e da tecnologie e macchinari di ultima generazione. Per questo motivo, affidarsi alle aziende di eccellenza del settore garantisce una lente non solo di alta qualità, ma anche di grande efficienza.

Comoda, efficiente, accomodante

Assieme alle prestazioni di alta qualità sia per le lenti monofocali che per le lenti progressive, la tecnologia Free Form garantisce un significativo ampliamento del campo visivo. Ancora più evidente è la capacità di garantire un’immagine sempre nitida, riducendo in parte i disturbi visivi come le aberrazioni laterali tipiche delle lenti progressive.

Grazie alla tecnologia Free Form è possibile adattarsi più facilmente e più in fretta ad una lente progressiva, riducendo dall’altra parte in modo significativo la possibilità di abbandono per mancato adattamento.

Portare un occhiale con lente mono o multifocale Free Form significa “dire addio” a distorsioni, aberrazioni e abbagliamenti evidenti, aumentando la definizione dell’immagine finale.

Una lente più comoda, più efficiente, più accomodante.

Grazie ai più recenti sviluppi tecnologici è stato possibile studiare e calcolare soluzioni innovative con l’elaborazione di nuove superfici che hanno dato origine al concetto di lente personalizzata.

La lente personalizzata è una lente ottimizzata sui vari parametri dell’occhiale, con un’attenzione particolare ad ogni dettaglio nell’uso e nella sua calzata da parte del paziente. Attività quotidiane, abitudini, stile di vita, postura e necessità lavorative sono tutti elementi presi in considerazione nella progettazione di una lente ad alto grado di personalizzazione.

In una lente personalizzata con tecnologia Free Form, anche la montatura diventa parte integrante ed indissolubile del progetto. Misurando l’angolo pantoscopico, l’avvolgimento, la distanza della lente dall’apice corneale e altri parametri essenziali, è infatti possibile comprendere perfettamente la reale posizione dell’occhiale monofocale o progressivo sul volto del suo portatore, garantendo una stima precisa e ottimale della sua funzionalità.

I nuovi modelli delle lenti personalizzate hanno quindi delineato un percorso specifico di raccolta ed elaborazione dei dati allo scopo di ridurre al minimo la distanza tra funzionamento stimato e funzionamento effettivo, garantendo di conseguenza una maggiore soddisfazione da parte del portatore di questo determinato tipo di lente. Avvalendosi della tecnologia Free Form, questo principio ha raggiunto altissimi livelli qualitativi, sviluppando inizialmente le lenti progressive personalizzate e raggiungendo successivamente gli stessi standard qualitativi nelle lenti monofocali.

Progressiva a forma libera

Nata dal concetto di multifocalità, la tecnologia Free Form ha portato ai massimi livelli di qualità ed efficienza la lente progressiva. La possibilità di massimizzare i parametri dell’occhiale attorno alle esigenze del proprio portatore ha perfezionato il sistema di insert (inset) variabile che permette di adattare il canale di progressione in base alla convergenza oculare e al difetto di refrazione del paziente. Alla maggiore fluidità nel passaggio tra distanze, garantito dai punti ottici creati sulla lente Free Form, si aggiunge quindi una migliore resa alla distanza intermedia.

Poiché la tecnologia free form è un sistema di lavorazione della superficie che può raggiungere elevati livelli di precisione, occorre sempre verificare quale superficie viene realizzata con questa tecnica. Infatti i risultati ottenuti in termini di qualità dell’immagine finale sono differenti se questo metodo è applicato a superfici complesse o a “semplici” superfici sferiche o toriche. Le lenti si fregeranno sempre del termine “costruite con tecnologia free form”, ma i risultati ottenuti in termini di qualità finale potranno essere diversi e meno performanti, con superfici meno complesse. Questo garantisce una maggiore prestazione in tutte le attività quotidiane e lavorative, in particolare l’uso del computer, con il valore aggiunto di una sensibile riduzione dei disturbi visivi con gli schermi ad ogni intensità di luce. Grazie all’elevato grado di personalizzazione, le lenti progressive sono particolarmente indicate per i pazienti pseudofachici con impianto di IOL monofocali.

Monofocale a forma libera

Dalla lente progressiva, la tecnologia Free Form è entrata anche nella produzione di lenti monofocali, segnando un ulteriore passo avanti nello sviluppo delle di lenti dalle “performance” sempre più evolute. Grazie all’alto grado di precisione e allo sviluppo di tecnologie di ultima generazione, è possibile oggi produrre lenti monofocali con un sensibile ampliamento del campo visivo, riducendo contemporaneamente tutti i disturbi visivi come aberrazioni, glare e aloni in ogni condizione.

L’elevata personalizzazione del potere ottico della lente monofocale garantisce un significativo miglioramento della sua tollerabilità, dimostrando una particolare efficacia nella gestione delle ametropie alte e degli astigmatismi più elevati.

La lente monofocale Free Form garantisce infatti un miglioramento delle prestazioni rispetto alla monofocale standard, a cui si aggiunge quindi un’ampliamento del campo visivo dato dalla diminuzione delle aberrazioni di periferia ed una più nitida e immediata messa a fuoco.

Come per le lenti progressive Free Form, anche la costruzione di una monofocale, costruita con tecnologia free form può essere associata alla personalizzazione rispetto alla montatura scelta ed alla “calzata” dell’occhiale sul volto dell’individuo, a partire sempre da una ricetta di prescrizione. In questi casi occorrerà misurare i dati della montatura e i parametri di posizionamento della stessa sul volto e cioè l’angolo pantoscopico e di avvolgimento della montatura, la distanza interpupillare destra e sinistra e la distanza lente-apice corneale. Il prodotto finito è una lente monofocale perfettamente costruita per migliorare la vista del paziente, riducendo in modo drastico eventuali disturbi della visione come aberrazioni, aloni e glare.

Il processo di misurazione di una Free Form parte da una lente standard prescritta con un esame visivo con occhiale di prova e forottero.

Questa lente nasce inizialmente senza prendere in considerazione le misurazioni relative alla montatura e al posizionamento, e per questo motivo, dato il grado di standardizzazione, raggiunge la fase di lavorazione con un difetto visivo relativo alla posizione reale dell’occhiale. Difetto che, una volta aggiunti in fase di lavorazione i dati antropometrici precisi, viene compensato e risolto in modo definitivo nel prodotto finito.

Nella figura in basso vengono indicati i valori di prescrizione ordinati, mentre nella seconda riga sono indicati i valori della lente costruita secondo la reale posizione d’uso (Figure 9-10).

Variazioni minime, ma essenziali

Considerata la lente destra, con sf. +1,50 cyl., +0,50 ax. 80°, e una prescrizione ottenuta in sede di esame oculistico, essa verrà costruita con sf. +1,56 cyl. +0,46 ax. 80°. Questo, in funzione dei parametri della montatura scelta e dei parametri d’uso della lente, darà luogo alla compensazione del difetto visivo della prescrizione rilevata in sede di esame visivo.

Come si vede le variazioni introdotte sono assai modeste, ma sono necessarie per garantire la corretta compensazione del difetto visivo esclusivo del paziente.

Tale ricalcolo è dovuto alla compensazione della differenza di posizionamento e di assetto dell’occhiale scelto, rispetto alle condizioni in cui si è svolto l’esame visivo. Una volta trovate le reali posizioni d’uso dell’occhiale in fase di esame finito, spetterà all’azienda ricalcolare i valori e compensare di conseguenza il difetto visivo.

Si tratta di un ricalcolo complesso, e pertanto occorre affidarsi a quanto calcolato e certificato dall’azienda costruttrice.

1,56 + 0,46

Il potere dell’addizione

Il potere dell’addizione può invece essere misurato calcolando la differenza dei poteri fra il vicino ed il lontano, appoggiando la lente sulle superfici convesse (addizione front) oppure la differenza fra vicino e lontano appoggiando però sulla base del frontifocometro le superfici concave (addizione back). Tali valori, come si evince dalle figure 9 e 10, sono sempre lievemente diversi. Si consiglia di utilizzare il metodo ‘back’ e confrontare questo valore con l’addizione richiesta.

Le marcature

Per poter eseguire le misure delle caratteristiche geometriche di una lente multifocale occorre conoscere con precisione quali sono i riferimenti che possiamo ritrovare su di essa.

Questi riferimenti sono normalmente impressi in modo indelebile sulla lente, con delle marcature invisibili ad occhio nudo e visibili solamente sotto un particolare angolo di riflessione ad un esame attraverso luce UV (Figura 11).

Le marcature danno informazioni come riferimenti per l’allineamento orizzontale, l’indicazione del valore dell’addizione in diottrie, del valore della base della lente e dell’indice di rifrazione, oltre che il nome della lente e il marchio di fabbrica.

L’indicazione del punto di riferimento per lontano, a semicerchio con la croce di montaggio, del punto di riferimento per la misura del prisma e del punto di riferimento del potere per vicino, a cerchio intero e solitamente del diametro di circa 8 millimetri, sono invece marcature non permanenti, in certi casi facoltative, che vengono tolte alla consegna dell’occhiale. Questi riferimenti sono impressi con tampografia o con una decalcomania appositamente per essere rimossi facilmente dalla lente dopo aver effettuato la centratura.

Misurare una multifocale

La misurazione dei parametri ottici di una lente multifocale, non è mai del tutto precisa. Questo spesso dà, ad un controllo, la sensazione che la lente fornita non sia esattamente quella ordinata.

Per ridurre al minimo possibile questa eventualità, è necessario seguire alcuni passi operativi per ottenere una misura più corretta possibile di una lente con superficie multifocale.

– Per prima cosa occorre rimarcare la lente. Quindi in trasparenza o con l’ausilio di una luce UV si devono ritrovare le due microincisioni, a cerchietto, determinare l’asse orizzontale e marcarlo con un pennarello.

Occorre riconoscere la marca ed il modello di lente ed avere a disposizione il regolo di marcatura.

– Appoggiare la lente sul regolo facendo coincidere la linea orizzontale e i due riferimenti circolari e marcare il cerchio e la croce dell’area del lontano ed il cerchio di riferimento dell’area del vicino.

– Nei due riferimenti così determinati sarà ora possibile effettuare la misura delle caratteristiche geometriche della lente e cioè il potere del lontano e quello del vicino (sfera, cilindro e asse).

– La precisione di centratura di queste due aree di misura con l’asse di funzionamento del frontifocometro sarà l’elemento essenziale di una corretta misurazione.

La lettura al frontifocometro

Tutte le superfici multifocali presentano una notevole variabilità delle loro caratteristiche ottico-geometriche, da punto a punto. Di conseguenza anche i poteri e gli assi delle componenti cilindriche risultano molto variabili.

Questo è un problema che può essere potenzialmente ancora più significativo in una lente prodotta con la tecnologia Free Form.

Occorre ricordare che la maggior parte dei frontifocometri utilizzati hanno un raggio d’azione del diamet ro di 6-8 millimetri; in quest’area si analizzano le vicende ottico-geometriche della superficie della lente in esame.

Se la lente è sferica, avendo una completa uniformità della curvatura della superficie, la verifica del potere sarà sempre sicura ed univoca. Se invece la lente che stiamo misurando ha una superficie multifocale o comunque complessa (ad es. con una superficie asferica o bi asferica), per quanto detto sopra presenterà caratteristiche geometriche assai variabili nei vari piccoli intorni nei quali possiamo effettuare la misura. In questi casi quindi la messa a fuoco del reticolo del frontifocometro può risultare difficoltosa e poco precisa, in quanto all’interno del diametro di misura del fronti focometro, la rifrazione potrebbe essere diversa fra i vari punti dell’area misurata dal fascio di luce. La rifrazione può essere variabile nei vari punti attraversati a causa della variazione di curvatura della superficie e quindi del potere.

È possibile ottenere una maggiore precisione restringendo la dimensione del fascio di luce del frontifocometro, diaframmando l’area di misura. Questo tuttavia rischia di diminuire notevolmente la luminosità dello strumento e di conseguenza la nitidezza dell’immagine del reticolo. Ciò renderebbe più difficoltosa la messa a fuoco e meno precisa la misura che si sta effettuando.

L’analisi delle caratteristiche ottiche di queste lenti diviene tanto più difficoltosa quanto più ci si trova ad eseguire le misure in aree dove per effetto delle variazioni di curvatura il potere della lente risulta più variabile.

Ad esempio, nell’area del vicino, nelle aree laterali e nel corridoio per la visione intermedia, le variazioni di curvatura all’interno dell’area di misura di 6-8 millimetri possono rendere difficoltosa la messa a fuoco del reticolo, e quindi non definire con precisione il valore e la misurazione delle caratteristiche ottiche della lente. Questo dimostra quanto complesso sia misurare con precisione una lente multifocale, e come in molte aree della superficie bastino piccoli spostamenti del punto di misura per verificare variazioni di potenza della lente e dell’asse dell’eventuale effetto cilindrico.

A titolo di esempio, dalle figure sotto indicate possiamo verificare quanto segue:

– La lente considerata è una lente progressiva con sf. +2,00 cyl. 0,00 e add. +3,00.

– Le misure sono rilevate a lato del corridoio di progressione nell’area dell’intermedio nei due cerchi indicati, distanti fra loro solo 8 mm In essi abbiamo misurato una variazione di potenza sferica di 1 D e la comparsa di un cilindro con variazione fra i due punti di oltre 1,50 D e di 15° dell’asse (Figure 12-13-14).

Questo può comportare una difficoltà di individuazione del corretto potere dell’area considerata, in quanto a modesti spostamenti del punto di misura può corrispondere, soprattutto in alcune aree della lente, una significativa variazione dei valori riscontrati.

Si consiglia quindi di limitarsi a rilevare le caratteristiche geometriche di queste lenti, per lontano e per vicino, centrando con precisione il riferimento a cerchio stampigliato sulla lente. In queste aree generalmente la superficie multifocale presenta una discreta stabilità di curvatura e quindi di potere (15 b – c).

È consigliabile inoltre fidarsi delle misure rilevate dalle aziende costruttrici. Grazie alla disponibilità di strumentazioni più sofisticate di un semplice frontifocometro, le aziende sono in grado di determinare con maggiore precisione poteri di sfera e cilindro e gli assi delle componenti cilindriche delle lenti multifocali di loro produzione.

Costruite con superfici di nuova concezione e con una sempre maggiore raffinatezza in fase di progettazione e lavorazione, le lenti oftalmiche di nuova generazione rappresentano sempre più l’apice dell’innovazione tecnologica. Alle lenti sferiche e toriche standard si sono oggi associate lenti con superfici non più sferiche e a geometrie complesse, come ad esempio la gamma di superfici asferiche e biasferiche (Figure 16-17) con raggi di costruzione variabili. A queste si aggiungono le lenti per la riduzione della progressione miopica e in particolar modo l’intera famiglia di lenti monofocali. Tutte queste lenti di nuova generazione hanno reso le superfici di tipo sferico o torico un retaggio del passato, soppiantandole con superfici di geometria più elaborata.

Innovazione a Forma Libera

Tra queste innovazioni si inserisce la tecnologia Free Form, in grado di migliorare le prestazioni della lente e allo stesso tempo garantire una qualità dell’immagine di livello molto elevato. Lenti ad alta personalizzazione particolarmente efficaci nella gestione delle prescrizioni più complesse e nella riduzione delle aberrazioni e dei disturbi visivi, soprattutto nelle aree laterali.

La tecnologia inoltre si accompagna anche ad un innovativo approccio ergonomico, unendo l’importanza della calzata della montatura ai dati antropometrici del paziente, per un prodotto di altissima qualità che non lascia nulla al caso.

Indicazioni e criticità

Grazie all’approccio migliorativo di altissima qualità, le lenti Free Form sono indicate per tutti i pazienti di età adulta con diverse forme di ametropia anche elevate e presbiopia.

Attraverso procedimenti di lavorazione dinamica e personalizzata è oggi possibile inoltre accedere ad un occhiale progettato attorno alle esigenze del suo portatore e in funzione di una correzione ottimale del disturbo di rifrazione. Tutto ciò limitando, e in certi casi eliminando, qualsiasi disturbo legato ad aberrazioni, aloni, glare in ogni condizione di luce.

Tabella 1 Indicazioni all’utilizzo delle lenti progressive nelle forie

LENTI VARIFOCALI NEI PAZIENTI CON FORIE

IPERMETROPE ESOFORICO SI’ VARIFOCALI

MIOPE ESOFORICO VARIFOCALI ? (tollerate per valori diottrici di lieve entità)

IPERMETROPE EXOFORICO NO VARIFOCALI

La lente positiva aumenta la divergenza ed il prisma a base esterna compensa l’esoforia.

Il valore dell’addizione diminuisce l’effetto di convergenza della lente negativa ma il prisma a base interna non compensa l’esoforia.

La lente positiva peggiora la divergenza ed inoltre il prisma a base esterna non compensa la deviazione

MIOPE EXOFORICO SI’ VARIFOCALI

Il valore dell’addizione diminuisce l’effetto di convergenza della lente negativa ed il prisma a base interna compensa l’exoforia.

Una lente Free Form è indicata inoltre per tutti i pazienti pseudofachici con impianto di IOL monofocale, grazie alla garanzia di una visione da vicino ed intermedia di ottima qualità e di conseguenza una migliore resa nelle attività quotidiane e lavorative. Con l’aggiunta di una correzione efficace dell’astigmatismo, questo tipo di lenti ha inoltre un’indicazione relativa anche per pazienti con lievi e moderate forme di cheratocono.

Le lenti Free Form non hanno tuttora un’indicazione per i pazienti pediatrici e per pazienti con problematiche relative alla motilità oculare come strabismo manifesto (tropie), strabismi latenti (forie), ambliopie ed asimmetrie oculari significative, specialmente nei giovani adulti, per di più in assenza di soppressione o con una soppressione debole.

La ricerca di una soluzione ottimale per poter fornire anche a questo tipo di pazienti una lente personalizzata di alta qualità è tutt’ora in fase di sviluppo.

Differente è il caso di pazienti con strabismi latenti associati alla necessità di prescrizione di lenti progressive, o nel paziente adulto con disturbi della motilità su base accomodativa con alterato rapporto AC/A, dove la lente progressiva Free Form appare indicata secondo le regole di prescrizione di una lente varifocale tradizionale nel paziente che presenta forie. (Tabella1)

Nata dall’esigenza di una maggiore personalizzazione delle lenti progressive, la tecnologia Free Form garantisce una lente a misura del suo portatore.

– Con un approccio sartoriale, la lente Free Form si avvale di misure e parametri specifici del suo portatore per garantire una prestazione senza precedenti.

– La tecnologia Free Form garantisce una riduzione efficiente di aberrazioni, glare ed aloni, oltre che un ampliamento del campo visivo, migliorando sensibilmente il gradimento del portatore.

– Grazie al massimo grado di personalizzazione, la tecnologia Free Form riduce i tempi di accomodamento di una lente progressiva, rendendo più fluido il passaggio tra le varie distanze.

– L’ampliamento del campo visivo e la maggiore velocità di messa a fuoco rendono le lenti Free Form adatte e sicure per mansioni lavorative e di precisione.

– La tecnologia Free Form è particolarmente indicata per tutti i pazienti di età adulta con un disturbo ametrope lieve o elevato.

– L’unione di tecnica, personalizzazione, tecnologia e precisione contribuiscono a porre le lenti Free Form sul gradino più alto della qualità e dell’innovazione ottica mondiale, soprattutto se questa lavorazione viene utilizzata nella realizzazione delle superfici multifocali.

Dizionario Essenziale

Aberrazione L’aberrazione di un sistema ottico è una delle cause per cui si verifica una delle seguenti condizioni: l’immagine di un punto non è un punto; l’immagine di un piano non è un piano; l’immagine di un oggetto non è simile ad esso. Si distinguono in cromatiche e monocromatiche (o geometriche). Si dicono geometriche quelle che si verificano anche se la radiazione è monocromatica e si dividono in: aberrazione sferica, astigmatismo da fasci obliqui, curvatura di campo, distorsione, coma. Si dicono cromatiche quelle che sono dipendenti esclusivamente dalla dispersione dei mezzi ottici che costituiscono le parti del sistema ottico e sono: aberrazione cromatica assiale e aberrazione cromatica extrassiale. Le aberrazioni possono essere classificate anche in assiali ed extrassiali, a seconda che si presentino per sorgenti puntiformi poste sull’asse di simmetria del sistema o per sorgenti puntiformi poste fuori dell’asse o sorgenti estese. Sono assiali: l’aberrazione sferica, l’aberrazione cromatica assiale. Sono extrassiali: l’astigmatismo da fasci obliqui, la curvatura di campo, il coma, la distorsione, l’aberrazione cromatica extrassiale.

Accomodazione È la variazione delle caratteristiche ottiche dell’occhio quando si passa dalla fissazione di un punto posto ad una certa distanza dall’occhio alla fissazione di un’altro punto situato ad una distanza diversa. Consiste in pratica in una variazione di potenza del sistema oculare, che permette di mettere a fuoco, sulla retina, l’immagine del nuovo punto di fissazione; aumenta quando ci si avvicina e diminuisce quando ci si allontana. La sua misura, in diottrie, non è altro che l’inverso della distanza (espressa in metri) dal punto osservato. Il punto più vicino, la cui immagine è messa a fuoco sulla retina in virtù dell’accomodazione è detto punto prossimo. L’accomodazione si realizza grazie alle variazioni dello stato di contrazione del muscolo ciliare, che provocano una variazione di tensione del legamento sospensore del cristallino e la conseguente variazione della forma del cristallino. L’aumento di contrazione del muscolo ciliare è accompagnata da una contrazione della pupilla (miosi) e da una convergenza binoculare. L’ampiezza di accomodazione diminuisce con l’età, a causa del progressivo indurimento del cristallino (presbiopia).

Addizione Rappresenta il valore positivo in diottrie che deve essere sommato alla potenza della lente compensatrice per lontano, per ottenere il potere necessario per una corretta visione per vicino, nei soggetti presbiti. Tale valore dipende dal potere di accomodazione che il soggetto conserva e dalla distanza per la quale si richiede la compensazione. Se ci si riferisce alla normale distanza di lettura (30-35 centimetri), l’addizione varia da un minimo di circa 0.50 diottrie, ad un massimo di 3.00-3.50 diottrie, per persone prive di accomodazione.

Anisometropia Condizione refrattiva diversa tra i due occhi, solitamente disturbante se superiore a 1.50-2.00 dt; questo comporta la formazione di immagini percepite di nitidezza e dimensioni diverse a cui può associarsi una sintomatologia con senso di pesantezza, stati irritativi ecc, fino a difficoltà di fusione delle immagini percepite da ciascun occhio e all’impossibilità di visione binoculare. Se corretta con lenti oftalmiche, può portare ad aniseiconia e/o anisoforia ottica e differente sforzo accomodativo tra i due occhi.

Angolo di avvolgimento in uso Angolo tra la retta frontale tangente al ponte della montatura e la retta passante dagli estremi di un suo anello.

Astenopia Insieme di sintomi causati da un affaticamento dei muscoli ciliari ed extraoculari dell’occhio. Si manifesta con affaticabilità alla lettura, cefalea frontale, arrossamento oculare, fotofobia, nausea, vertigini e contrazioni palpebrali. È presente per esempio nei soggetti ipermetropi per il continuo sforzo accomodativo (astenopia accomodativa).

Canale di progressione (C.P.) Parte di lente, di potenza variabile, che unisce la zona per la visione per lontano alla zona per la visione per vicino nelle lenti progressive. La lunghezza del canale varia a seconda delle tipologie di lenti; nelle L.P. a porto abituale è di circa 14-16 mm, anche se è possibile realizzare L.P. a canale più lungo o a canale corto, in commercio si possono trovare L.P. con un canale di lunghezza di 10 mm. Nelle L.P. per ufficio, computer, ecc. tale canale ha una lunghezza che varia da 20-28 mm. Si tenga presente che quanto più lungo è il canale di progressione, fermi rimanendo gli altri parametri, quanto piu risulta largo e quindi le zone di aberrazione vengono maggiormente confinate nelle zone periferiche della lente.

Centro geometrico o centro di riferimento prismatico Riferimento per il controllo del valore del prisma di alleggerimento (base bassa) o del prisma risultante, qualora la prescrizione sia prismatica.

Compensazione Termine tecnico più corretto di quello solitamente usato di “correzione”; la compensazione di una ametropia non è altro che l’occhiale o la lente a contatto che ripristina la visione ottimale dell’ametrope o del presbite. Per correzione si intende invece la soluzione chirurgica per eliminare il difetto rifrattivo.

Convergenza Movimento di vergenza degli occhi che ruotano in modo da aumentare l’angolo tra gli assi visivi.

Convergenza accomodativa Componente della convergenza totale che deriva dalla sinergia tra accomodazione e convergenza. Quando il sistema visivo accomoda viene esercitata automaticamente anche una certa quantità di convergenza. L’entità della convergenza accomodativa può essere dedotta considerando il rapporto AC/A.

DAL (distanza apice corneale-lente) Distanza sull’asse visuale tra l’apice corneale e la superficie posteriore di una lente oftalmica. Questa distanza varia normalmente tra 11 mm e 15 mm.

Differenza di ingrandimento Variazione dell’ingrandimento delle immagini di uno stesso oggetto, che si ha nelle lenti bifocali, quando passiamo dalla zona per lontano a quella per vicino di maggior potere. Tale inconveniente non è eliminabile ed aumenta all’aumentare dell’addizione e all’aumentare della distanza apice corneale-lente.

Distanza massima di utilizzo (D.u.) Rappresenta la massima distanza di visione nitida che la lente per vicino-intermedio permette di raggiungere. Tale distanza si esprime in metri.

Inclinazione pantoscopica o angolo pantoscopico Ad occhiale indossato è l’angolo che il frontale forma con la verticale quando il soggetto guarda in direzione primaria di sguardo. Il valore di tale angolo, che può variare anche in maniera rilevante, è importante in ottica oftalmica, in particolare nelle L.P. per le quali il valore diottrico è calcolato in posizione d’uso.

Inset Distanza tra le linee verticali passanti per il centro ottico per lontano e il punto di riferimento per vicino nelle L.P. L’inset, ad esclusione di quelle ad inset fisso, è variabile e dipende da numerosi parametri.

Intervallo di visione nitida Intervallo che intercorre tra la minima e la massima distanza a cui un oggetto viene visto nitido

Lenti asimmetriche Le lenti simmetriche in fase costruttiva non hanno diversificazione tra lente destra e sinistra e per posizionare il C.P. vengono ruotate prima della stampigliatura, venendo così a creare aberrazioni asimmetriche. Tale asimmetria comporta inevitabilmente una notevole diversità di aberrazioni nella zone di lente utilizzate nelle lateroversioni, soprattutto nella parte intermedia inferiore, tutto ciò, oltre alle quasi inevitabili distorsioni e perdite di nitidezza dell’immagine, comporta notevole ostacolo o impossibilità di fusione delle due immagini monoculari che, nei casi peggiori, può portare a diplopia in quelle posizioni di sguardo ed, in ogni caso, sempre a un deterioramento della percezione stereoscopica e della localizzazione degli oggetti.

Lenti degressive Nel significato tecnico della parola si parla di lenti degressive riferendoci alle lenti per vicino-intermedio; la parola degressiva sta ad indicare che il riferimento è il potere per vicino e il valore di degressione non è altro che il potere che viene tolto a questo per avere il potere voluto nella parte alta di lente. Parlando di lenti per vicino-intermedio il potere di degressione sarà minore del valore dell’Add.

Lenti simmetriche Queste lenti già in fase costruttiva presentano il C.P. decentrato nasalmente ed i margini superiori delle zone non funzionali risultano pressoché parallele alla linea orizzontale di riferimento stampigliata; presentano cioè zone di aberrazione simmetriche. Ciò comporta di rendere il più possibile simili e simmetrici, in ogni coppia di aree corrispondenti delle due lenti, i poteri e gli assi degli astigmatismi ed il valore, la direzione e il verso dei prismi. Questo produce enormi vantaggi nell’uso pratico delle lenti, in condizioni sia statiche che dinamiche, consentendo posture più naturali, riducendo l’esigenza di ruotare molto la testa e poco i bulbi oculari per la visione laterale.

Linea ombelicale Linea che attraversa la L.P., dalla zona per lontano alla zona per vicino, lungo la quale non dovrebbero essere presenti effetti prismatici orizzontali e pertanto gli assi visivi dovrebbero, idealmente, utilizzare in pieno le zone funzionali di quella determinata lente. E’ facile intuire che questa situazione è puramente teorica: l’esistenza di una ipotetica linea ombelicale richiederebbe che gli assi visivi si muovessero perfettamente seguendo tale linea (si capisce che nella lettura gli assi visivi si spostano anche sul piano orizzontale e pertanto l’ipotetico percorso lungo l’ipotetica linea ombelicale è una considerazione puramente teorica).

Percezione stereoscopica Percezione binoculare della tridimensionalità (percezione della profondità o dello spazio tridimensionale).

Potere accomodativo Sinonimo: ampiezza accomodativa

Potere di degressione (Pdeg.) Rappresenta il valore in diottrie che intercorre tra il potere per vicino, presente nella parte bassa di una lente per vicino-intermedio, ed il potere nella parte alta della lente stessa: tale valore, che risulta minore dell’addizione del portatore, incide sulla massima distanza d’uso della lente stessa.

Punto prossimo di convergenza Punto più vicino dove gli assi visivi rimangono indirizzati sul punto di fissazione quando gli occhi convergono al massimo. La distanza normale di questo punto è circa 8cm. Distanze maggiori sono sintomo di insufficienza di convergenza.

Sezioni coniche evolutive Superfici che si ottengono dall’intersezione, secondo un dato angolo, di un piano con un cono circolare retto.

Superfici atoriche Si parla di lenti atoriche quando la realizzazione di una correzione cilindrica viene ottenuta realizzando una superficie biasferica; tale superficie presenta cioè due asfericità diverse su due meridiani tra loro ortogonali. Queste lenti, quando la differenza diottrica tra i due meridiani è superiore a circa 2.00 dt, offrono una più fedele qualità dell’immagine su tutta la superficie della lente.

Zone non funzionali Zone di lente con astigmatismi di superficie superiori alle 0.50 dt. Oltre al valore proprio del cilindro assume importanza l’orientamento dell’asse del cilindro stesso e la variazione di questo negli spostamenti punto-punto di lente. Sono infatti tali variazioni che causano quello che viene detto effetto ondulatorio, che può percepire l’utilizzatore delle L.P. soprattutto durante il periodo di adattamento.

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