Attinia popeline esposizione basement project room fondi (lt) 05 10 13

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pope ∞ lin e ATTI N I A


“pope ∞ li n e”

Nei secoli, il Cristianesimo ha esercitato profondi influssi sulla vita individuale e sociale dei popoli nella cui area si è sviluppato, determinando una modificazione nei loro costumi e presentandosi in Occidente, soprattutto, come l’unico elemento culturalmente valido e capace di realizzare una certa coesione sociale. Dal Medioevo, informando di sé, ha avuto una funzione dominante attraverso un processo di osmosi con le realtà mondane, la cultura, il diritto, il comportamento morale, l’arte. mentre la potenza politica del centro della cristianità, il papato, accresceva le possibilità di egemonia del cristianesimo. La stessa civiltà moderna è informata dal cristianesimo, che ha avuto nei secoli


dell’espansione europea il ruolo di religione dei popoli civili, come ulteriore motivo di superiorità verso i popoli che essi sottomettevano. Già dalla fine del secolo scorso si era lungamente e criticamente interrogato sull’essenza dottrinale, cercando di recuperare una chiarezza teologica: anche l’esegesi biblica ha operato nel senso di ridare al cristianesimo dimensioni storico-soteriologiche, con al centro l’annuncio evangelico. Proprio con quest’annuncio, liberato da sovrastrutture culturali, soprattutto di carattere filosofico, e da lunghi elenchi di osservanze morali, devono confrontarsi i cristiani oggi.

Diversa è la posizione di chi nega l’esistenza di Dio o di una realtà trascendente l’uomo. L’ateismo diventa - propriamente od impropriamente - il vero volto del “mondo adulto”, nel quale il cristiano vede uno stimolo per recuperare l’originalità dei valori della fede. La simbologia della croce che divide il ramo verticale secondo le dimensioni dell’uomo, si inscrive nel rettangolo e la croce realistica, rappresentante la natura umana del Cristo, ricorda come Dio formò l’uomo a sua immagine ma l’uomo non può creare un dio a sua immagine, né materiale né mentale. La natura dell’uomo è un insieme di facoltà che portano scritta la legge del loro uso: la vista è fatta per vedere, l’udito per ascoltare, il tatto per toccare, e così via. ma non va dimenticata la facoltà più alta dell’uomo che è la contemplazione di idee; poiché la facoltà più alta dell’uomo è


il pensiero, il sommo bene, la perfezione e la felicità per l’uomo consistono nell’esercizio del pensiero, che ha massima dignità quando si applica agli oggetti più alti. In questo caso a Dio stesso. Toccherebbe interrogarsi su ciò che è rimasto di autenticamente religioso nel mondo di oggi dato che rimangono i residui di una tradizione teologica troppo inadeguata ed eccessivamente arretrata e le ragioni di questa profonda crisi interna hanno condotto alla crisi del sacro: tutto questo ha da ricondursi sicuramente sulla natura stessa del Cristianesimo e sul ruolo che tale religione ha ricoperto nella storia dell’Occidente, imponendosi come Cattolicesimo.

Un giorno, spero, cadranno le maschere che fanno di un uomo un asceta o un vizioso, e di una donna una madre o una prostituta: non ci è dato sapere se sia giorno o notte, ma all’anima ed alla coscienza, che cerca se stessa e le giuste risposte, è familiare l’aurora e il crepuscolo, quando il giorno non è solo giorno e la notte non è solo notte.

Alessandro Di Gregorio



“Il tempo misto delle cose”

“…Il segreto della forma sta nel fatto che essa è confine, essa è la cosa stessa, e nello stesso tempo, il cessare della cosa, il territorio circoscritto in cui l’essere e il non più essere della cosa sono una cosa sola…” Georg Simmel

“Il mondo è eterno. Parlare di prima e dopo non ha senso”. Le parole di Julian Barbour, il fisico teorico inglese che guida l’ultima rivoluzione nel campo della fisica, mettono in dubbio l’esistenza del tempo. Secondo lo studioso il tempo non esiste perché non lo si può osservare. Ammesso che abbia ragione verrebbe a mancare una dimensione su cui tutta la civiltà occidentale ha basato il suo stile di vita, diventato spesso un’ossessione. Scavalcata anche la teoria della relatività di Einstein secondo la quale tempo e spazio



sono uniti e influenzabili tra loro, non esisterebbero passato e futuro ma solo istanti chiamati “adesso”. Un “qui ed ora” provvisorio, fuggevole, che tanto piace all’arte contemporanea per la sua irripetibilità e irreversibilità. Ma se il tempo non esiste, come si spiega allora l’esperienza del tempo? Barbour fa riferimento alla nostra percezione: “Tutto ciò che è possibile vedere sono le cose che cambiano. L’aveva già detto Lucrezio: “Nemmeno il tempo sussiste come entità, sono le cose stesse a creare il senso di ciò che è trascorso”. Le “cose”. Tanti sono gli esempi in cui le “cose” sono importanti per esperire il tempo. Nell’odierna Duchamp land (Lev Manovich) quindi, si ha ancora bisogno dell’oggetto come punto di riferimento scelto perché ne condensa la dimensione temporale e simbolica stabilendo attraverso il suo uso, una relazione empatica con il soggetto. Sentire il tempo, volerlo raggiungere, avere il rimpianto di non averlo vissuto, diventa un’esigenza indispensabile dopo che negli ultimi anni, i mutamenti improvvisi della società hanno cambiato la nostra esperienza del tempo. Il lavoro di Attinia ruota intorno a questo concetto. Per percepirlo si serve di qualsiasi “cosa” che abbia la peculiarità di evocare la storia in modo da offrire nuovi quesiti e spunti meditativi. Le sue installazioni sono assemblaggi di oggetti diversi tra loro il cui risultato è un impasto temporale, senza una connotazione precisa, dove il passato diventa presente ed entra in contatto con il futuro. Italo Svevo lo definisce tempo “misto”, frutto di questa eterogeneità vista come ricchezza e


come risorsa pensante. Nei lavori di quest’artista il libero confronto tra le cose e le loro divergenze sono il pretesto per rappresentare argomenti socio-culturali analizzati in tutta la loro complessità in modo critico, per risvegliare le coscienze, ponendoci davanti alle nostre responsabilità. Sono installazioni che spesso invadono gran parte dello spazio, altra dimensione con cui si fa la Storia. In popeline, con i ritratti dei 266 papi trasferiti su sanpietrini, si ha la possibilità di ripercorrere la linea politica ed ecclesiastica dal primo papa fino a quello odierno, riflettendo come questa abbia influenzato e condizionato le vicende dell’umanità. Oppure ci si può solamente riconoscere come popolo seguace di una delle religioni più diffuse, mentre si contempla l’enorme croce cristiana posta tra le piccole pietre, alcune delle quali lasciate vuote per accogliere nel futuro i ritratti dei prossimi papi. Puntellata da numerosi chiodi, sembra una vera e propria macchina di tortura che riporta indietro nel tempo, quando in nome della religione molte persone furono sacrificate, a partire dalla prima illustrissima vittima. E’ poi la leggerezza del titolo a liberarci dalla pesantezza del corpo e della morte per riportarci alla pura essenza della spiritualità raggiunta con esercizi spirituali praticati metaforicamente sul quel letto di chiodi con cui raggiungere, come un asceta, profondi livelli di meditazione per avere il totale controllo del proprio corpo. Ma la vera trama di popeline sono i nomi dei papi scritti uno dietro l’altro, dal primo all’ultimo, dove tuttavia




resta difficile percepirne la trasparenza. Si avverte invece l’intreccio di quei destini che hanno segnato, segnano e segneranno la storia del mondo e la nostra. Memoria e Storia come traccia del Tempo si ritrovano in un’altra installazione, 1. feedstock 2. box of dreams 3. do it yourself, dove quattordici cassetti rivestiti con pagine di riviste del settore Arte, contenenti del grano, giacciono a terra con il frumento sparso tutto intorno. Scomparsa la struttura che li conteneva, sono crollati rovesciando e disperdendo il prezioso contenuto. Il dover calpestare i chicchi sul pavimento per osservare l’opera, allude ad una polemica verso il mercato che in nome della sola ricchezza economiCa, si è prostituito facendo crollare il sistema di valori e di idee non suscettibili alle proprie leggi. Le pagine delle riviste che dovrebbero sostenere un mercato dell’arte rivolto più alla sostanza che al profitto, ora servono solamente come tappezzeria per dei cassetti. C’è da rimettere a posto le cose e ridisegnare un “mobile” che, come il nome sottintende, sia struttura mutevole e in trasformazione secondo le esigenze di tutti affinché questo grano prezioso possa essere ben gestito e ben distribuito. Nella società c’è fame di ricchezza e l’arte può essere il pane con cui nutrirsi, basta che la fame non si trasformi in qualcosa di famelico. Ma sta già succedendo, perciò il sogno di un mondo diverso è da conservare nel cassetto perché difficilmente potrà avverarsi. O forse si è avverato ed è già finito. Attinia ci fa pensare all’uomo e alla crisi che sta attraversando. Ora che i cassetti sono sta-


ti aperti, i sogni sono svaniti, ogni segreto è stato svelato, il ricordo non è nient’altro di pesante di cui sbarazzarsi. Non è così per accadueo, dove la previsione di un futuro senza acqua è tanto spaventosamente contemporanea quanto inaccettabile. Le bottiglie con tappo a corona sulle cui etichette la parola “acqua” è scritta in tutte le lingue del traduttore Google, disegnano a terra la formula dell’acqua. Svuotate del prezioso contenuto e afflitti da quest’assenza, l’acqua possiamo solo evocarla con tutta la simbologia di cui è portatrice. Vuoti anche i contenitori di confettura con i copri tappi che riproducono ciascuno la bandiera di ogni paese dell’ONU. Lo spirito di conservazione, titolo dell’opera, è un monito a questa democrazia che tende a livellare ogni diversità considerandola un pericolo. I barattoli, installati uno in fila all’altro in una rete di ferro usata nell’edilizia, rappresentano una rete sociale, di comunicazione, con cui edificare una democrazia “orizzontale” che permetta la partecipazione del maggior numero possibile di persone. E tanto più una democrazia si democratizza, tanto più la posta sale. Ed è proprio con il “sale” che Attinia conserva scrupolosamente i sogni sulla forma di un’Italia circondata da barchette create con il grattino. La bianca e immacolata penisola che non c’è, colpita da una desertificazione irreversibile, rappresenta il desiderio di un popolo disposto a usare qualsiasi mezzo pur di trovare la propria Utopia, fino a servirsi del gioco. L’azione grattaevinci rappresenta un momento effimero, dove il tempo


passa senza angoscia e senza sensibilità. Più concreto è il percorso con cui l’artista ci obbliga a calpestare i vari giorni come se fossero nemici, quando invece rappresentano i mattoni con cui costruire la vita. L’installazione twentytwoDecember2012 consiste nella posa a terra di 356 formelle in cemento con incisa la data di ogni giorno dal 01-01-2012 fino al 21-12-2012, data in cui cadeva la profezia apocalittica maya. Il lavoro continua sulla parete dove i fogli dello stesso numero delle formelle, con le date scritte in pennarello nero, sono lo schermo per il video-documento dell’azione, diviso in 12 fotogrammi. La consistenza delle formelle a terra svanisce nell’immaterialità del video, dove il tempo impiegato dall’artista per lo sviluppo dell’opera e quello personale per fruirla, si mescolano tra loro in combinazioni diversificate che accrescono la nostra percezione e consapevolezza. In ultimo, tanto per continuare in tutta coerenza Attinia, come il tempo, preferisce essere invisibile per lasciare che siano le sue “cose” a creare le esperienze con cui confrontarsi.

Nikla Cingolani



1. S. Pietro (30-67) 2. S. Lino (67-76) 3. S. Anacleto (76-88) 4. S. Clemente I (88S. Telesforo (125-136) 9. S. Igino (136-140) 10. S. Pio I (140-155) 11. S. Aniceto ( 199) 15. S. Zefirino (199-217) 16. S. Callisto I (217-222) 17. S. Urbano I (222-230) S. Cornelio (251-253) 22. S. Lucio I (253-254) 23. S. Stefano I (254-257) 24. S. chiano (275-283) 28. S. Caio (283-296) 29. S. Marcellino (296-304) 30. S. Marcel I (314-335) 34. S. Marco (336) 35. S. Giulio I (337-352) 36. S. Liberio (352-366) 3 S. Innocenzo I (401-417) 41. S. Zosimo (417-418) 42. S. Bonifacio I (418-422) 4 461) 46. S. Ilario (461-468) 47. S. Simplicio (468-483) 48. S. Felice III (483-492) 52. S. Ormisda (514-523) 53. S. Giovanni I (523-526) 54. S. Felice IV (526-530) 5 S. Silverio (536-537) 59. Vigilio (537-555) 60. Pelagio I (556-561) 61. Giovanni II Magno (590-604) 65. Sabiniano (604-606) 66. Bonifacio III (607) 67. S. Bonifacio (625-638) 71. Severino (640) 72. Giovanni IV (640-642) 73. Teodoro I (642-649) 7 Adeodato II (672-676) 78. Dono (676-678) 79. S. Agatone (678-681) 80. S. Leone (686-687) 84. S. Sergio I (687-701) 85. Giovanni VI (701-705) 86. Giovanni VII (7 90. S. Gregorio III (731-741) 91. S. Zaccaria (741-752) 92. Stefano II (752-757) Leone III (795-816) 97. Stefano IV (816-817) 98. S. Pasquale I (817-824) 99. Eug (844-847) 103. S. Leone IV (847-855) 104. Benedetto III (855-858) 105. S. Nicco Marino I (882-884) 109. S. Adriano III (884-885) 110. Stefano V (885-891) 111. Fo (897) 115. Teodoro II (897) 116. Giovanni IX (898-900) 117. Benedetto IV (900-90 Landone (913-914) 122. Giovanni X (914-928) 123. Leone VI (928) 124. Stefano VIII (939-942) 128. Marino II (942-946) 129. Agapito II (946-955) 130. Giovanni XI XIII (965-972) 134. Benedetto VI (973-974) 135. Benedetto VII (974-983) 136. Gio Silvestro II (999-1003) 140. Giovanni XVII (1003) 141. Giovanni XVIII (1004-1009 (1024-1032) 145. Benedetto IX (1032-1044) 146. Silvestro III (1045) 147. Bened Benedetto IX (1047-1048) 151. Damaso II (1048) 152. S. Leone IX (1049-1054) 1061) 156. Alessandro II (1061-1073) 157. S. Gregorio VII (1073-1085) 158. Vitto Gelasio II (1118-1119) 162. Callisto II (1119-1124) 163. Onorio II (1124-1130) 164. 167. Eugenio III (1145-1153) 168. Anastasio IV (1153-1154) 169. Adriano IV (1154 (1185-1187) 173. Gregorio VIII (1187) 174. Clemente III (1187-1191) 175. Celestin Gregorio IX (1227-1241) 179. Celestino IV (1241) 180. Innocenzo IV (1243-1254 (1265-1268) 184. Gregorio X (1271-1276) 185. Innocenzo V (1276) 186. Adriano V IV (1281-1285) 190. Onorio IV (1285-1287) 191. Niccolò IV (1288-1292) 192. S. C 195. Clemente V (1305-1314) 196. Giovanni XXII (1316-1334) 197. Benedetto XII Urbano V (1362-1370) 201. Gregorio XI (1370-1378) 202. Urbano VI (1378-1389 XII (1406-1415) 206. Martino V (1417-1431) 207. Eugenio IV (1431-1447) 208. N Paolo II (1464-1471) 212. Sisto IV (1471-1484) 213. Innocenzo VIII (1484-1492) 2 Leone X (1513-1521) 218. Adriano VI (1522-1523) 219. Clemente VII (1523-153 223. Paolo IV (1555-1559) 224. Pio IV (1559-1565) 225. S. Pio V (1566-1572) 2 229. Gregorio XIV (1590-1591) 230. Innocenzo IX (1591) 231. Clemente VIII (159 1623) 235. Urbano VIII (1623-1644) 236. Innocenzo X (1644-1655) 237. Alessand 240. Innocenzo XI (1676-1689) 241. Alessandro VIII (1689-1691) 242. Innocenzo 245. Benedetto XIII (1724-1730) 246. Clemente XII (1730-1740) 247. Benedetto X 250. Pio VI (1775-1799) 251. Pio VII (1800-1823) 252. Leone XII (1823-1829) 25 256. Leone XIII (1878-1903) 257. S. Pio X (1903-1914) 258. Benedetto XV (191 (1958-1963) 262. Paolo VI (1963-1978) 263. Giovanni Paolo I (1978) 264. Giovan


-97) 5. S. Evaristo (97-105) 6. S. Alessandro I (105-115) 7. S. Sisto I (115-125) 8. (155-166) 12. S. Sotero (166-175) 13. S. Eleuterio (175-189) 14. S. Vittore I (189) 18. S. Ponziano (230-235) 19. S. Antero (235-236) 20. S. Fabiano (236-250) 21. Sisto II (257-258) 25. S. Dionisio (259-268) 26. S. Felice I (269-274) 27. S. Eutillo I (308-309) 31. S. Eusebio (309-310) 32. S. Milziade (311-314) 33. S. Silvestro 37. S. Damaso (366-384) 38. S. Siricio (384-399) 39. S. Anastasio I (399-401) 40. 43. S. Celestino I (422-432) 44. S. Sisto III (432-440) 45. S. Leone I Magno (44049. S. Gelasio I (492-496) 50. Anastasio II (496-498) 51. S. Simmaco (498-514) 55. Bonifacio II (530-532) 56. Giovanni II (533-535) 57. S. Agapito I (535-536) 58. II (561-574) 62. Benedetto I (575-579) 63. Pelagio II (579-590) 64. S. Gregorio I o IV (608-615) 68. S. Adeodato I (615-618) 69. Bonifacio V (619-625) 70. Onorio I 74. S. Martino I (649-655) 75. S. Eugenio I (654-657) 76. S. Vitaliano (657-672) 77. e II (682-683) 81. S. Benedetto II (684-685) 82. Giovanni V (685-686) 83. Conone 705-707) 87. Sisinnio (708) 88. Costantino (708-715) 89. S. Gregorio II (715-731) 93. S. Paolo I (757-767) 94. Stefano III (768-772) 95. Adriano I (772-795) 96. S. genio II (824-827) 100. Valentino (827) 101. Gregorio IV (827-844) 102. Sergio II olò I Magno (858-867) 106. Adriano II (867-872) 107. Giovanni VIII (872-882) 108. ormoso (891-896) 112. Bonifacio VI (896) 113. Stefano VI (896-897) 114. Romano 03) 118. Leone V (903) 119. Sergio III (904-911) 120. Anastasio III (911-913) 121. VII (928-931) 125. Giovanni XI (931-935) 126. Leone VII (936-939) 127. Stefano II (955-964) 131. Leone VIII (963-965) 132. Benedetto V (964-965) 133. Giovanni ovanni XIV (983-984) 137. Giovanni XV (985-996) 138. Gregorio V (996-999) 139. 9) 142. Sergio IV (1009-1012) 143. Benedetto VIII (1012-1024) 144. Giovanni XIX detto IX (1045) 148. Gregorio VI (1045-1046) 149. Clemente II (1046-1047) 150. ) 153. Vittore II (1055-1057) 154. Stefano IX (1057-1058) 155. Niccolò II (1059ore III (1086-1087) 159. Urbano II (1088-1099) 160. Pasquale II (1099-1118) 161. . Innocenzo II (1130-1143) 165. Celestino II (1143-1144) 166. Lucio II (1144-1145) 4-1159) 170. Alessandro III (1159-1181) 171. Lucio III (1181-1185) 172. Urbano III no III (1191-1198) 176. Innocenzo III (1198-1216) 177. Onorio III (1216-1227) 178. 4) 181. Alessandro IV (1254-1261) 182. Urbano IV (1261-1264) 183. Clemente IV V (1276) 187. Giovanni XXI (1276-1277) 188. Niccolò III (1277-1280) 189. Martino Celestino V (1294) 193. Bonifacio VIII (1294-1303) 194. Benedetto XI (1303-1304) I (1334-1342) 198. Clemente VI (1342-1352) 199. Innocenzo VI (1352-1362) 200. 9) 203. Bonifacio IX (1389-1404) 204. Innocenzo VII (1404-1406) 205. Gregorio Niccolò V (1447-1455) 209. Callisto III (1455-1458) 210. Pio II (1458-1464) 211. 214. Alessandro VI (1492-1503) 215. Pio III (1503) 216. Giulio II (1503-1513) 217. 34) 220. Paolo III (1534-1549) 221. Giulio III (1550-1555) 222. Marcello II (1555) 226. Gregorio XIII (1572-1585) 227. Sisto V (1585-1590) 228. Urbano VII (1590) 92-1605) 232. Leone XI (1605) 233. Paolo V (1605-1621) 234. Gregorio XV (1621dro VII (1655-1667) 238. Clemente IX (1667-1669) 239. Clemente X (1670-1676) o XII (1691-1700) 243. Clemente XI (1700-1721) 244. Innocenzo XIII (1721-1724) XIV (1740-1758) 248. Clemente XIII (1758-1769) 249. Clemente XIV (1769-1774) 53. PIO VIII (1829-1830) 254. Gregorio XVI (1831-1846) 255. Pio IX (1846-1878) 14-1922) 259. Pio XI (1922-1939) 260. Pio XII (1939-1958) 261. Giovanni XXIII nni Paolo II (1978-2005) 265. Benedetto XVI (2005-2013) 266. Francesco (2013-)


“266 + 40 + 2 + ...∞...”

Papa è il titolo con il quale venne chiamato il Vescovo di Roma, Vicario di Cristo, Successore di Pietro, capo visibile della Chiesa. Il nome deriva dal greco pappas, in seguito papas in latino papa; un vezzeggiativo con il quale i bambini chiamavano il padre. All’inizio il titolo di papa fu dato a tutti i sacerdoti. La prima traccia del significato attuale della parola è stato rinvenuto nelle catacombe di San Callisto di Roma, “papae Marcellino” (296-304) e solo verso la fine del IV secolo divenne titolo specifico del Vescovo di Roma. Nel VIII secolo a consolidarne il significato si aggiunge “Summus Pontifex”, che fino al quel momento era riservato solo al Cristo. In seguito nel XIII secolo Vicario di Cristo (probabilmente un piccolo atto di umiltà).





La linea dei papi (PAPI-LINE) consiste di 266 papi, senza dimenticare 40 antipapi, 2 antipapi dubbi, una moltitudini intorno al 900 di “papi” contemporanei, che rivendicavano il diritto a essere papa. Molti erano capi di gruppi sedevacantisti; dal punto di vista della Chiesa cattolica erano gruppi scismatici se non addirittura eretici che spesso usavano, per dar forza alle loro idee, il nome di Pietro I. Tra il XIV e XV secolo molti i “papi” rivali e varie linee di successione, ne fu scelta una ufficiale e gli altri dichiarati antipapa. L’ultimo antipapa fu eletto nel 1449. Più che una linea divina sembrerebbe una vera linea di potere. La croce è il simbolo cristiano più diffuso, riconosciuto in tutto il mondo, un simbolo semplice già esistente in varie forme. È una rappresentazione stilizzata dello strumento usato dai romani per la tortura e l’esecuzione capitale tramite crocifissione, il supplizio che secondo i vangeli e la tradizione cristiana è stato inflitto a Gesù Cristo. Trattandosi di un segno grafico molto semplice, il simbolo della croce è attestato in moltissime culture antecedenti il cristianesimo sia come semplice schema decorativo, sia con motivazioni funzionali, sia infine con molteplici significati simbolici. Le varianti vanno dalla svastica alla croce celticha. La tradizionale forma della croce nel cristianesimo occidentale, detta “croce latina” è un ricordo della morte e resurrezione di Gesù oltre a un monito ad accettare pazientemente anche la sofferenza.

L’opera di Attinia affonda in questo, rivelandone ANCHE LA


parte drammatica E IRONICA, talvolta contemporaneamente. I papi segnano una lunga via fino alla croce, una linea infinita rappresentata da 266 cubetti di porfido uno per papa e un certo numero di cubetti vuoti, continuità e compiacimento di una “casta” di esserci per sempre; Una linea di papi molto terreni rappresentati nei saNpietrini (i già citati cubetti), tipica pavimentazione romana, ma anche simbolo delle lapidazioni. Gli stessi cubetti che i giornali dal 68 al 76 descrivevano nei titoli...”Roma: lancio di cubetti di porfido contro le forze dell’ordine”...

I papi gravitano intorno al simbolo per eccellenza, una croce infilzata da chiodi rugginosi, sacrificio, tortura e dolore infinito. Ognuno è libero di trovarci la bellezza, il dolore, l’atrocità, l’assurdo, la lettura agnostica, atea o profondamente religiosa. L’arte è solo un mettere sempre in discussione, rappresentare intelligentemente i punti di vista propri rispecchiandone quelli del fruitore. Ad occhi che non sanno vedere non apparirà nulla, chi sa leggere con umiltà vedrà semplicemente aprirsi la propria interiorità, la visione soggettiva del proprio vissuto.

L’artista ancora per una volta svolge il suo lavoro, non dice verità ma provoca le tante diversità entrando negli altrui io, tirando fuori il vissuto soggettivo, si fa medium del fruitore, mezzo di comunicazione e cantore.

Massimo Nicotra




MOSTRA A CURA DI Massimo Nicotra ALLESTIMENTO E PRESENTAZIONE: Alessandro Di Gregorio Catalogo: CGROUP Grafica: Alessandra Ascrizzi. Foto: Giuliano Ciarloni Contatti Basement Project Room +39 3292753063 basementprojectroom@gmail.com http://www.basementprojectroom.blogspot.it http://www.facebook.com/basementprojectroom Attinia - attinia.fl​y@libero.it CGROUP - cgroup@hotmail.it Produzione: CGROUP; Basement Project Room Evento realizzato in occasione della nona “Giornata del Contemporaneo” - AMACI




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