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Università degli Studi di Genova Scuola Politecnica - Facoltà di Architettura Laurea Magistrale in Architettura Anno accademico 2012-2013

Relatore: Candidate:

Giovanni Galli Chiara Federico, Ilaria Cazzato



We shall not cease from exploration And the end of all our exploring Will be to arrive where we started And know the place for the first time. Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro esplorare ritorneremo da dove siamo partiti e conosceremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot, Little Gidding in Four Quartets


CONTENUTI DEFINIZIONI p. 12

p. 38

MANIFESTI

ROVINA ANTICA/ROVINA CONTEMPORANEA

UNA BREVE STORIA

p.35

NARRAZIONE p.82

LA ROVINA IN FOTOGRAFIA CINEMA VIDEO WEB p.58


ELEMENTI p. 134

HOTEL p. 150

UN ARCHIVIO INCOMPLETO

p. 148

“Ruins may become spaces for leisure, adventure, cultivation, acquisition, shelter and creativity”.

RI-USI

p.122

ARTE E ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

IDAHO


INTRODUZIONE

Viviamo, oggi, anche se possiamo dire che abbiamo sempre vissuto, in un tempo in rovina. Il primo decennio del ventunesimo secolo ha visto decisamente fiorire - nell’ambito di eventi globali, cultura popolare e lavoro di artisti - immagini di catastrofe e decay. Sulla scia della distruzione del World Trade Center nel 2001, siamo tutt’ora messi di fronte all’assalto di materialità urbana e architettonica in rovina. Il declino economico ha lasciato il posto ad immagini di disastri architettonici e di pianificazione urbana - sviluppi residenziali che non saranno mai abitati, blocchi per uffici che non saranno completati - e una rinnovata consapevolezza dell’abbandono dei maggiori complessi industriali e città dello scorso secolo: la situazione critica di Detroit ne è il primo esempio. In generale, un senso di declino e nostalgia della modernità e del Moderno del ventesimo secolo è più che attuale. Allo stesso tempo la prospettiva di un declino planetario a causa dei cambiamenti globali, non finisce di alimentare fantasie e apprensioni. Questa tesi deriva dall’analisi di questi temi, attraverso letteratura, arti e pensiero contemporaneo. Focalizzandoci su come molti artisti in anni recenti hanno affrontato immaginari di decay e distruzione, in particolare in fotografia, film, nuovi media, parlemo di scarti di edifici e paesaggio che ora sembrano relitti del secolo passato, affascinate dalla proliferazione di questi oggetti nel paesaggio in cui ci siamo imbattute. Il lavoro esplora (spesso in modo malinconico, ma anche frequentemente con un senso di cruda materialità) le rovine dell’architettura Moderna, le defunte infrastrutture della guerra fredda e del paesaggio italiano “incompiuto”, i relitti della tracotanza economica degli scorsi decenni e secoli. Questi “prodotti” sono contestualizzati in un continuum di interesse estetico per la rovina che affonda le sue radici in artisti e pensatori degli anni sessanta e settanta, e nel passato nei più antichi avi in una lunga storia di apprezzamento e fascinazione verso di essa. Dal primo entusiasmo, alla romantica estetica del frammento e del pittoresco declino, fino all’immaginario contemporeo che ci mostra la capacità del rudere di tendere a un tempo che verrà, anche se sembra arrivare da un lontano passato.

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Attraverso i vari capitoli la rovina appare nella sua materiale specificità, nella sua capacità di suggerire forme e immagini e un’estetica “negativa”, come una allegoria di globali o regionali forze burocratiche, come un invito a pensare, come luogo dell’ossessivo sublime (sebbene a volte comico o addirittura kitsch). Vogliamo dimostrare e concentrare l’attenzione sul valore che questi oggetti abbandonati continuano a mantenere anche una volta persa la funzione per cui erano stati costruiti. Il più delle volte questi edifici vengono sigillati in attesa di un riuso “appropriato”. Studiando una serie di esempi di appropriazione spontanea da parte di persone che vivono a contatto con questi manufatti abbiamo individuato una serie di elementi forme e figure che riteniamo essere i più significativi, per poi fonderli in un progetto nuovo. Vi è la volontà di generare una provocazione oltre i canoni di quello che l’architettura avrebbe permesso sugli edifici esistenti. Non è, quindi, presente una critica alla società, sul perchè si siano generate queste rovine, o su come esse vengano trattate dalle istituzioni ma una presa di coscienza di come una volta originatesi, ce ne si appropri, perchè si vede in questi luoghi la possibilità di esprimersi e vivere liberamente lontano dall’occhio vigile della società. La rovina è per noi non solo il luogo di malinconia e rimpianti ma di un radicale potenziale dato dalla sua frammentaria e interrotta natura. Le rovine per noi, come per la maggior parte degli artisti citati e suggeriti, sono cariche di possibilità, e potenzialità.

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DEFINIZIONI

Un dizionario vecchio e nuovo

Il termine rovina è utilizzato per indicare le più svariate tipologie di oggetti riferendosi sia a celebri monumenti del passato come ad un qualsiasi manufatto purchè “rovinato”. In passato le parole associate al concetto di rovina sono sempre state il bello, il tempo, la memoria, il valore, il Sublime. Oggi si potrebbe parlare di nuovo vocabolario anche se non è propriamente cosi. Si tratta, infatti, più che altro di un ampliamento e di un’ interpretazione di quello vecchio. Si definiscono quindi parole come DECAY, RIFIUTO, FRAMMENTO, UNCANNY, ESTETICA NEGATIVA, ERRORE, DISORDINE, utilizzando punti di vista e definizioni di personalità differenti che, messe a confronto, indagano l'evoluzione della terminologia e allo stesso tempo definiscono categorie di interpretazione della realtà, legate a sentimenti antichi ma allo stesso tempo vicini al pensiero contemporaneo.

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Charles Louis Clerisseau


ROVINA ROVINA / (ant. o letter. rüina) s. f. [lat. rŭīna, der. di ruĕre «precipitare»]. Grave distruzione e crollo, totale o parziale, di edifici e strutture edilizie. Dizionario Treccani // RUIN / The physical destruction or disintegration of something or the state of disintegrating or being destroyed; “ The condition of being ruined, of having been reduced to an object or hopeless state”; “The remains of a decayed and fallen building, town”. Oxford Dictionary // “[...] il fascino della rovina sta in ciò, che qui un’opera dell’uomo venga percepita in ultima analisi come un prodotto della natura; la distruzione della forma spirituale grazie all’azione delle forze naturali come un ritorno alla “buona madre”, come Goethe definisce la natura”. // “La rovina di una costruzione, invece, mostra che nella scomparsa e nella distruzione dell’opera d’arte sono cresciute altre forze e altre forme, quelle della natura, e così, da ciò che in lei vive ancora dell’arte e da ciò che in lei vive già della natura è scaturito un nuovo intero, una unità caratteristica”. [...] La rovina è un incidente assurdo [...] è investito di nuovo significato”. Georg Simmel, Die Ruin, 1911 //

“The ruin is the place of becoming, the place of truth, the place in which reason is absent and Nothing is present”. Dylan Trigg, The Aesthetics of Decay: Nothingness, Nostalgia, and the Absence of Reason, 2006 // “Irregularity of form, a tension between previous unity and subsequent corrosion, and the prospect of variation through further decay made ruins ideal exemplars of the picturesque”. John Ruskin, The Stones of venice, 1851 //

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Michigan Cental Station, Detroit


ROVINA Industrial Ruins [...] are “scars on the landscape” or “wastelands” whose usevalue has disappeared”; “Ruins may become space for leisure, adventure, cultivation, acquisition, shelter and creativity”. Tim Edensor, Industrial Ruins: Space, Aesthetics and Materiality, 2005 //

“Le rovine sono, come l’arte, un invito a sentire il tempo”. “Le macerie accumulate dalla storia recente e le rovine nate dal passato non si assomigliano. Vi è un grande scarto fra il tempo storico della distruzione, che rivela la follia della storia (le vie di Kabul o di Beirut), e il tempo puro, il tempo in rovina, le rovine del tempo che ha perduto la storia o che la storia ha perduto”. [...] La storia futura non produrrà più rovine, gli manca il tempo”. Marc Augé, Rovine e macerie. Il senso del tempo, 2004 // “Il valore estetico della rovina congiunge lo squilibrio, l’eterno divenire dell’anima in lotta con se stessa con l’appagamento formale, il saldo contorno dell’opera d’arte”. George Simmel, Die Ruin, 1911 //

“A ruins is a dialogue between an incomplete reality and the imagination of the spectator”.

Christopher Woodward, In Ruins, A Journey Through History, Art, and Literature, 2003 // “Le rovine sono il culmine dell’arte, nella misura in cui i molteplici passati ai quali esse si riferiscono in modo incompleto ne raddoppiano l’enigma esacerbandone la bellezza”. Marc Augé, Rovine e Macerie, 2003 //

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DECAY DECAY / The state or process of rotting or decomposition, rotten matter or tissue, structural or physical deteriorationthe process of declining in quality, power, or vigour. Oxford Dictionary// DECADENZA / s. f. [der. di decadere, sull’esempio del fr. décadence]. Progressiva diminuzione di prosperità, floridezza, forza, autorità. Dizionario Treccani// “Così scopo e accidente, natura e spirito, passato e presente risolvono in questo punto la tensione delle loro opposizioni o meglio, conservando questa tensione, la conducono però all’unità di un’immagine esterna, di un’azione intima. È come se una parte dell’esistenza dovesse prima decadere per diventare così priva di resistenza nei confronti di tutte le correnti e le forze provenienti da tutte le direzioni della realtà. Forse è questo il fascino del declino, della decadenza in generale, fascino che si spinge al di là del loro momento meramente negativo, il mero fatto della caduta verso il basso”. Georg Simmel, Die Ruin, 1911 // “Nothing is miserable unless it has feelings. A ruined house is not; man alone is miserable”. Pascal, 1973 // “ All our works fall and sicken, Nothing is eternal: The Colissei dies, the Baths, The worlds are dust, their pomp a nothingness”. Rose Macaulay, cited in Woodward, 2001 // “I like the word “decadent”...all shimmering with purple and gold...it is made of carnal spirits and unhappy flesh and of all the violent splendors of the Lower Empire...it conjures the collapse among the flames of races exhausted by the power of feeling, to the invalid sound of enemy trumpets”. Verlaine, cited in Gilman, 1979// “ The themes of decay and downfall henceforward [...] are just as worthy as classical subject of a place in poetry and literature”. Charles Baudelaire//

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Bas Princen, Garbage city, Il Cairo


RIFIUTO RIFIUTO / Qualunque materia solida o liquida scarto di un processo. Dizionario Treccani // DELAISSE / Spazio che deriva dall’abbandono di un terreno precedentemente sfruttato”, “spazi di risulta legati all’organizzazione del territorio”, “ciò che resta sul territorio dopo un uso e prima di un altro uso”. Manifesto del Terzo Paesaggio, Gilles Clement // SCARTO “Il ritmo vertiginoso del cambiamento svalorizza tutto ciò che potrebbe essere desiderabile e desiderato oggi, contrassegnandolo fin dall’inizio come lo scarto di domani, mentre il timore di essere scartati che trasuda dall’esperienza del ritmo vorticoso del cambiamento induce i desideri a essere più avidi, e il cambiamento stesso a essere più rapidamente desiderato...” Bauman Zigmunt, Vite di scarto, 2005 // “ One way of considering ruins is as waste”. Tim Edensor, Industrial Ruins: Space, Aesthetics and Materiality, 2005 // “Non sottrarrò nulla di prezioso e non mi approprierò di alcuna espressione ingegnosa. Stracci e rifiuti, invece, ma non per farne l’inventario, bensì per rendere loro giustizia nell’unico modo possibile: usandoli”. Walter Benjamin, Das Passagen-Werk, 1892-1940//

“But architecture has only one destiny, and that is, sooner or later, to go down to the chute, because it is waste.” Gordon Matta Clark, A. Bois , A User’s Guide, p.191//

“[...] il prodotto costruito dalla modernizzazione non è l’architettura moderna ma il junkspace.., ciò che resta dopo che la modernizzazione abbia fatto il suo corso, o, più precisamente ciò che si coagula mentre la modernizzazione è in corso, le sue ricadute”. Rem Koolhaas, Junkspace. Per un ripensamento radicale dello spazio urbano, 2001 //

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Teresa Margolles , Muro Baleado (Culiacán), 2009


FRAMMENTO FRAMMENTO (ant. fragménto) s. m. [dal lat. fragmentum, der. di frangĕre «rompere»]; Ciascuno dei pezzi in cui s’è rotto un oggetto, o piccola parte staccatasi o tolta da un oggetto. Dizionario Treccani // “Le macerie accumulate dalla storia recente e le rovine nate dal passato non si assomigliano. Vi è un grande scarto tra il tempo della storia e il tempo puro, il tempo in rovina...”. Marc Augè, Rovine e Macerie, Il senso del tempo, 2004 // “Sei tutta in rovina o Roma, eppure nulla ti è pari, e anche così in frammenti, insegni quanto tu fossi grande quando tu eri intera...quel che è ancora in piedi è tanto grande, è tanto grande quel che va in rovina, che non è possibile nè eguagliare i monumenti superstiti, nè rifare quelli che vanno crollando". Il deberto di Lavardin, XII sec.//

“[...]Il frammento è ciò che è colmo di una interezza potenziale che aspira alla totalità come trascendimento di sè” .

F. Purini, Il frammento come realtà operante, Firenze, 2006 // “[...] A partire da una ideale anastilosi che vede la ricomposizione di resti architettonici, di principi, di memorie e di azioni costruttive come è possibile constatare che [...] il costruire può farsi luogo di una narrazione erratica e poetica tessuta di valenze enigmatiche e, parallelamente, di intenzionalità ermeneutichenista più autentico di un pensiero dell' unità". F. Purini, Il frammento come realtà operante, Firenze, 2006 // “Ho ritrovato la colonna del Filarete, che guardo sempre con attenzione, [...] come un frammento possibile di mille costruzioni", [...]questa colonna che è un principio e una fine. Questo inserto o relitto del tempo nella sua assoluta purezza formale, mi è parso sempre come un simbolo dell'architettura divorata dalla vita che la circonda" "[...] Penso ad una unità o a un sistema fatto solo di frammenti ricomposti". Aldo Rossi, Frammenti, in Architetture, 1959 //

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Finto Parco divertimenti Disneyland, China


UNCANNY UNCANNY / Strange or mysterious, especially in an unsettling way” Oxford Dictionary // PERTURBANTE / da perturbare v. tr. [dal lat. perturbare, comp. di per-1 e turbare «turbare»]. – Turbare profondamente, sconvolgere, portare agitazione o alterazione in un àmbito di natura sociale, fisica o psichica. Dizionario Treccani // “[...] reflections of our own insecurity, of our vague wanderings through limitless spaces that, in our position external to the urban system, to power, to activity, constitute both a physical expression of our fear and insecurity of our expectation of the other, the alternative, the utopian, the future”. Ignasi de Sola-Morales Rubio, Terrain Vague // “Uncanny as the class of frightening things that leads us back to what is known and familiar”. “The Uncanny is anything we experience in adulthood that reminds us of earlier psychic stages, of aspects of our unconscious life, or of the primitive experience of the human species. [...]The Uncanny arises as the recurrence of something long forgotten and repressed, something superceded in our psychic stages”. Sigmund Freud, The Uncanny, 1919// “The sensation of uncanniness was, then, an especially difficult feeling to define precisely. Neither absolute terror nor mild anxiety, the uncanny seemed easier to describe in terms of what it was not than in any essential sense of its own. Thus it might readily be distinguished from horror and all strong feelings of fear. It was not uniquely identified with the parapsychological - the magical, the allucinatory, the mystical and the supernatural did not necessarily imply “uncanniness”; nor was it present in everything that appear strange, weird, grotesque, or fantastic”. Anthony Vidler, The architectural Uncanny: essays in the Modern Unhomely, 1992 //

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ESTETICA NEGATIVA ESTETICA / s. f. [dal lat. mod. aesthetica. Letteralmente, dottrina della conoscenza sensibile. L’aspetto e i caratteri soprattutto esterni di oggetti, prodotti, operazioni suscettibili di essere considerati esteticamente. Dizionario Treccani NEGATIVA / Che nega il valore, la validità , la bontà, l’utilità, la possibilità. //

“Il bello sta nella sublimità delle crepe o delle fratture, o nelle macchie, o nella vegetazione che assimilano l’architettura all’ opera della natura e le conferiscono quelle condizioni di colore e forma che sono universalmente dilette all’occhio umano”. John Ruskin, The Seven Lamps of Architecture, 1849//

[...] Certo: ogni relitto, anche quello d’un macchinario rugginoso, d’uno strumento di lavoro ormai inutilizzabile, esprime acutamente questa peculiare valenza simbolica molto più di quanto non faccia la macchina in perfetta efficienza o l’edificio appena costruito. Questa caratteristica è dovuta all’emergere di forze immateriali, di suggestioni imprecisabili.” [...]“soltanto nelle rovine, nei relitti di costruzioni ormai restituite alla condizione quasi vegetale di muri sbrecciati ricoperti dall’edera, sarà possibile ritrovare il fascino di un Immaginario Architettonico.” Gillo Dorfles. Valore mitopoietico di alcuni elementi urbani // “the squalid walls of the small service room at the ground floor, stinking of urine, smeared with excrement, and covered with obscene graffiti [...] was never so moving as when plaster fell off its concrete blocks”. Bernard Tschumi, Architecture and Disjunction, 1996 // “Avendo perduto la finitura o la pelle, (le rovine) ci mostrano le varie parti con cui sono costruiti gli edifici. Indicano spazi senza definirli, permettendoci di fantasticare sul tipo di vita che forse o effettivamente ebbe luogo al loro interno”. Aaron Betsky , Interrogativi sull’architettura: meditazioni sullo spettacolo li fuori, 2008 //

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Demolizione della caserma dei vigili del fuoco, Mura della marina, Genova


ERRORE ERRORE/ erróre s. m. [dal lat. error -oris, der. di errare «vagare; sbagliare»]. L’andar vagando, peregrinazione, vagabondaggio; Lo sviarsi, l’uscire dalla via retta; l’atto e l’effetto di allontanarsi, col pensiero o con l’azione o altrimenti, dal bene, dal vero, dal conveniente. Fallo, colpa, peccato, opinione o affermazione erronea. Dizionario Treccani // “Ora, fra tutti, l’atto più completo è quello del costruire... Sbaglierò talvolta e vedremo qualche rovina, ma che importa, se sempre, e con vantaggio, un’opera mancata può considerarsi come un passo che ci avvicina al più bello?” Paul-Ambroise Valéry, Eupalinos, 1921// “Dimenticare, nel caso di Le Corbusier, significava cancellare, in senso letterale e figurato, la città stessa, in favore di una tabula rasa, che riportasse la natura alla base di un urbanesimo disperso e creasse i propri monumenti a partire dalle funzioni della vita moderna: i grattacieli burocratici.” Anthony Vidler, The Architectural Uncanny: Essays in the Modern Unhomely , 1992//

“[...]se la gente pensa che io abbia questo fascino profondo per le rovine moderne, in realtà, ciò che è interessante per me sono gli errori.” Cyprien Gallard , Modern Ruins, Domus // “Queste opere rappresentano l’illusione di un progresso che non c’è mai stato...”. Andrea Masu, Incompiuto Siciliano //

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Gabriele Basilico, Ex Vinacce, Modena, 2001


DISORDINE DISORDINE/ s. m. [comp. di dis-1 e ordine] Mancanza o turbamento dell’ordine, lo stato delle cose disordinate. Dizionario Treccani // “ La delineazione di uno spazio standardizzato e unificato tramite determinate norme identifica l’estraneo, lo straniero , o l’altro , come “fuori luogo” . Tali soggetti sono sorvegliati, monitorati e controllati , e possono essere collocati in spazi marginali in genere rappresentati come pericolosi , caotici e sporchi , l’antitesi dello spazio “purificato”. Queste rovine esistono come aree abbandonate al di fuori dell’ordine visivo e sociale del resto della comunità . Nonostante questo impulso frenetico per lisciare e codificare , il desiderio per gli spazi meno regolamentati continua a caratterizzare lo spazio urbano. L’ordine totale è un obiettivo impossibile DA RAGGIUNGERE perché i diversi gruppi VENGONO SEMPRE A CONTATTO CON altri luoghi PER interrompere i sogni di un mondo regolato. La tendenza dinamica della modernità capitalistica è quello di produrre surplus. L’eccessiva produzione di spazi e materialità , generano sempre il suo negativo”. “Le Rovine rifiutano totalmente questi ordinamenti normativi estetici e di conseguenza sono ovunque descritti come poco attraenti o brutti. [..] Guadagnano, però, una carica estetica in virtù di questa differenza. [..] Accostamenti inaspettati di oggetti offrono scenari disorganizzati, e un’abbondanza di forme ibride che negano la progettata separazione di colori, oggetti e texture, offrendo un’estetica alternativa di associazioni dissonanti e peculiari”. Tim Edensor, Industrial Ruins: Space, Aesthetics and Materiality, 2005 //

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It is an empty desolate place, and I'm sure it is this desolation that makes dungeness so utterly attractive: that in its emptiness it can become so full. Jane and Louise Wilson, intervista con William Leith, The Independent, 29 August 1999

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DECAY: UNA BREVE STORIA Le rovine incarnano una serie di paradossi temporali e storici. L'edificio in rovina è una reminiscenza, un portale verso il passato; la sua decadenza è un promemoria tangibile del passaggio del tempo. Allo stesso modo, ci lancia avanti nel tempo; predice un futuro in cui il nostro presente scivolerà in un simile Romani e Greci secondo Rose Macaulay in Pleasure of Ruins, Romani e declino o cadrà vittima di un'imprevedibile calamità. greci avevano poco senso estetico reale per la Dev'esserci, anche se indeterminata, una certa quantità di rovina in sé; anche se abbiamo cenni di tale costruzione ancora in piedi per riferirci ad essa come rovina gusto nelle pitture di Pompei ed Ercolano, ed e non meramente ad un cumulo di macerie. il destino finale di queste città fu di diventare La rovina, nonostante il suo stato decadente, in qualche ispirazione per gli appassionati delle rovine degli anni a venire. modo sopravvive, è parte della lunga storia del frammento, ma è un frammento con un futuro; vivrà dopo di noi nonostante il fatto che ci ricordi una perduta perfezione. Rinascimento la rovina diventa un essenziale concetto estetico e un'immagine ricorrente nell'arte occidentale. Al principio faceva da fondale allegorico, ma al tempo XVIII secolo Nel 1759, Edmund Burke di Piranesi (1750), le cui Carceri inventano pubblica Enquiry upon the origin of our ideas of the l'atmosfera di tante altre rappresentazioni sublime and beautiful, dando una svolta definitiva alla artistiche riguardanti le rovine nei periodi a concettualizzazione del Sublime. seguire, diventano centrali nella scena. Esse Nuovi canoni anticlassicistici porteranno a rivalutare rappresentano il ricordo materiale di un quello che il bello ufficiale aveva oscurato, e dunque il passato defunto ma anche l'obsolescenza di brutto, l’informe, l’incompleto, in quanto capaci di agire un futuro a venire. profondamente nell’animo umano suscitando sensazioni di disagio, pena e paura. In tale ottica la rovina non è più vista con lo sguardo calmo e distante dei vedutisti del 700, per i quali era fondamentalmente l’esperienza estetica di una realtà “distante” e lontana, ma viene percepita come qualcosa di terribilmente vicino e immanente nella percezione della caducità del tempo e dell’inevitabilità della morte. Le categorie principali sono sublime, pittoresco e il gotico, presenti sia nella pittura sia nella mania delle rovine artificiali, parte del design dei giardini e del paesaggio di quell'epoca. In estetica e critica dell'arte troviamo la formulazione di una nuova sensibilità diretta alla decadenza e alla frammentazione. Il pensiero contemporaneo raccoglie soprattutto tale perversione della rovina, la seduzione per l’immagine irrisolta, indeterminata, inquietante.

Ruskin, Viollet L’attenzione per le rovine, per i “cadaveri architettonici”, nell’800 scatena nuove riflessioni: l’interesse non è più soltanto estetico o figurativo, ma entrano in gioco problematiche più complesse riguardo la storia, la “tutela”, l’etica di un atteggiamento corretto nel preservare queste rovine. Viollet Le Duc credeva fortemente nel loro valore di testimonianza, proponendo il “restauro stilistico”, aggiungendo e conservando, così da restituire un aspetto unitario e simile a quello originario. Al contrario per John Ruskin il trascorrere del tempo e il diritto di morire erano elementi essenziali a definire la fisionomia stessa di un’architettura compiuta, che doveva essere lasciata nelle condizioni di Ave, rovine solitarie! Sepolcri sacri e muri compiere il suo ciclo, di divenire silenziosi! A voi invoco, a voi indirizzo le rovina, così da tornare allo stato di mie preghiere. Mentre il vostro aspetto appartenenza alla Natura Primigenia. scongiura, con il terrore segreto, la materia volgare, si eccita nel mio cuore il fascino di deliziosi sentimenti - contemplazioni sublimi.

Comte de Volney, Les Ruines, ou méditations sur les révolutions des empires, 1792 UN ARCHIVIO INCOMPLETO

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Novecento 1911 - in Die Ruin, Georg Simmel, il sociologo tedesco, replica i concetti dei due secoli precedenti – una visione della rovina come conciliazione fra natura e cultura, l'oggetto artificiale che scivola impercettibilmente verso uno stato organico, fino a che la natura ha la meglio e non possiamo più legittimamente parlare di “rovina”. Simmel ha ancora una concezione Romantica della rovina (tende a un organicismo che sparirà esteticamente e storicamente). Risulta interessante il pensiero di Albert Speer, architetto del Modernismo ha un' ambigua relazione con la Terzo Reich: nel 1934 scrive nelle sue “Memories” “The Theory of Ruin Value”, una serie di “regole” e rovina. In parte, le rinnovazioni urbane immaginate da suggerimenti nel tentativo di costruire monumenti architetti come Le Corbusier fanno affidamento su una che, nel trascorrere degli anni, anche in uno stato di città distrutta dalle demolizioni (piano Haussmann decadenza, sapessero comunque mantenere la loro del 1860, bombardamenti aerei). Anthony Vidler, potenza e la loro aura, di modo che divenissero rovine a proposito della ville radieuse, dice: “il passato capaci di impressionare e ricordare gloriosamente fu estirpato e trasformato, come nel 18 secolo, in l’impero del Terzo Reich. Nel momento stesso della frammenti di rovine in un parco [...] La città divenne progettazione, l’architetto avrebbe dovuto già avere in non meno di un cimitero del proprio passato"1. Il mente quella che sarebbe stata l’immagine dell’edificio Moderno ha elaborato delle aspirazioni riformiste in col trascorrere degli anni, così da prevedere e progettare una volontà di modificazione del presente e di forte l’immagine di quel monumento una volta andato in rovina; dunque non si pensava a preservare o a aspirazione al futuro, che poteva inverarsi, però, solo “tutelare” dai danni del tempo, ma piuttosto a studiare e nell’eliminazione del passato, e nella “progettare” il processo di deterioramento. risposta a una logica funzionale e razionale. Dimenticare, nel caso di Le Corbusier, significava cancellare, anni 60-70 E' il periodo da cui attinge l'arte dei giorni in senso letterale e figurato, la città nostri, congiunzione di lavoro artistico, letterario e teoretico. Gli stessa, in favore di una tabula rasa, scritti di Robert Smithson, il concetto di entropia, ci ricordano che riportasse la natura alla base di che la rovina è sempre dinamica e in processo continuo, creando un urbanesimo disperso e creasse un paesaggio dialettico. i propri monumenti a partire dalle In A Tour of the Monuments of Passaic, New Jersey , 1967 parla funzioni della vita moderna: i di una nuova “città eterna” un territorio disseminato di decadenti grattacieli burocratici. “monumenti” come Roma. Nella sua “odissea suburbana” a Passaic, dove era cresciuto, Smithson s’imbatte nelle cosiddette “rovine all’inverso” – un concetto chiave per rileggere la crisi del modernismo –, “ossia tutte le costruzioni che sarebbero state costruite. E’ il contrario della rovina romantica: queste opere non cadono in rovina dopo la loro costruzione, tendono alla rovina ancora prima di essere costruite”. Le rovine all’inverso sono insomma il risultato di un’inaspettata inversione temporale, in cui ciò che cade in rovina non è ciò che non ha retto all’azione 1 Anthony Vidler, "Air War and Architecture", in Ruins of Modernity, 2009, 34. corrosiva del tempo, ma ciò che non è stato ancora ultimato e non ha avuto tempo d’invecchiare, catturato in uno stato dialettico fra l'essere costruito e il cadere in disuso. Dagli inizi degli anni '70 emerge un’attenzione e una tensione creativa nelle manifestazioni dell’arte verso realtà dismesse, architetture abbandonate, spazi altri sui quali intervenire. Diversi artisti lavorano sul tema degli edifici in disuso, dei luoghi abbandonati; attratti dalla capacità dello spazio di influenzare i comportamenti e le emozioni dell’uomo, trovano un interessante ambito di esplorazione nelle rovine, negli spazi abbandonati, dove l’intento funzionale, l'"utilizzo” dell’edificio scompare, lasciando la scena a nuovi significati e a nuove letture di quegli spazi.

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L’edificio abbandonato, in disuso, diventa dunque un’architettura parallela, uno spazio che, libero da esigenze funzionali, offre diverse letture e significati che possono essere interpretati in maniera molteplice e non univoca. Nel 1975 Matta Clark in Day’s end trasforma un vecchio molo del 1870, da anni abbandonato e in disuso, tagliando un grande buco nella parete, così da far entrare la luce, e restituire al vecchio rudere una nuova spazialità e un nuovo senso. Resta la carcassa abbandonata, un nuovo spazio che contaminato con gli scorci del cielo e il riverbero dell’acqua diviene uno spazio aperto a nuove interpretazioni. Nell’opera si scorge il passare del tempo, anche nella trasformazione stessa delle luci durante il giorno, ma l’intervento di Matta Clark conferisce al vecchio molo una nuova veste immortale. Sempre nello stesso anno a Parigi, nel quartiere di Les Halles, in Nella poetica di Matta Conical Intersect buca un edificio del 1600, facendolo penetrare Clark quest’edificio diviene un da un "vuoto a forma di cono".E’ opportuno citare, in questo breve excursus, il testo Architecture and Disjunction che Bernard NON-UMENT, un monumento che Tschumi scrive nel 1996 in cui compare un’insolita rappresentazione conserva in se l’idea della rovina e di Villa Savoye, immediatamente prima del restauro: “the squalid che invece di creare una percezione walls of the small service room at the ground floor, stinking of urine, collettiva e condivisa di idee di smeared with excrement, and covered with obscene graffiti. permanenza e stabilità, si apre a "É curioso che l'oggetto di questa cruda descrizione sia proprio delle percezioni singole e individuali l’edificio-icona della consapevoli e pronte all’idea del declino purezza e della perfezione del Movimento Moderno, che sempre e della transitorietà. aveva voluto rifiutare il passare del tempo. Tschumi scrive che Villa Savoye non era mai stata tanto toccante come quel momento in cui i mattoni originali venivano scoperti dall’intonaco: “was never so moving as when plaster fell off its concrete blocks” e continua dicendo che il vero momento dell’architettura è il momento del disfacimento, in cui l’architettura è vita e morte allo stesso tempo, e l’esperienza dello spazio diventa il suo stesso concetto. Dunque il punto di decomposizione come punto di tangenza del concetto architettonico e dell’esperienza sensuale dell’architettura.

CONTEMPORANEO se il Moderno rifiutava le rovine, gli spettri del passato, in quanto negazione della “tabula rasa” e delle nuove linee del presente, il pensiero contemporaneo sembra recuperare il senso del tempo e della memoria, trovando, inoltre, nell’immagine della rovina, la seduzione di un’estetica del frammento, dell’irrisolto e dell’indeterminato. Accanto a quest’esigenza di recupero di un linguaggio distante ma appartenente al passato, c’è la forte attrazione estetica che l’immagine della rovina esercita da sempre nella sensibilità umana, fortemente recuperata, nelle ultime attenzioni della cultura contemporanea, specie nel campo dell’arte. Numerose installazioni lavorano sul tema degli spazi defunzionalizzati, luoghi colmi di errori, privi di senso, che diventano soggetti e scenari sempre più frequenti nell’arte contemporanea. L’“uncanny”, la sensazione di spaesamento di questi spazi viene raccolta dall’arte che diviene una risposta o un’interpretazione di questi spazi, al limite tra una dimensione di passato o di presente, tra architettura e arte.

L’artista Anselm Kiefer nell’installazione del 2004 “I sette palazzi celesti” all'Hangar Bicocca a Milano: sette torri in cemento armato, in rovina, chiaramente precarie, decadenti, sembrano colte nell’attimo immediatamente prima di cadere, ma si caricano anche di valenze simboliche, quasi a rivelare una strada per l’aldilà. Risulta chiara la ricerca di un’estetica della rovina che affonda le radici nella ricerca del “sublime” e nella volontà di scuotere, emozionare, angosciare; evidente dunque come, pur a distanza di millenni, caricandosi di nuove valenze e diversi significati, le rovine continuino a sedurre e stimolare l’animo umano.

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DECAY: UNA BREVE STORIA

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Rovina antica e contemporanea a confronto

Il concetto di rovina ha accompagnato la storia dell’uomo a partire dagli antichi greci e romani fino ad oggi. Principalmente ci si riferiva e ci si riferisce tuttora ad edifici andati parzialmente o in gran parte distrutti per i più svariati motivi. Nel 1700 e poi nel 1800 le si conferisce un importante valore di memoria del passato e allo stesso tempo una grande valenza simbolica in grado di scatenare, in sè, il sentimento del sublime. Oggi se si parla di rovine contemporanee, emergono i medesimi temi, per questo si potrebbe parlare di neo-romantico. Infatti, nonostante sia cambiato il punto di vista, la consistenza e le forme di quegli oggetti, il valore e il significato che viene attribuito ad esse sono praticamente gli stessi. In questo capitolo illustriamo delle interpretazioni di una rovina che rappresenta metaforicamente un’architettura negativa e diventa l’espressione di un’ estetica antimonumentale. Si rivisita concettualmente l’estasi del sublime romantico, in bilico tra demolizione e ricostruzione, in un confronto continuo di tensioni e sovrapposizioni di suggestive visioni.

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Cyprien Gaillard, Cities of Gold and Mirrors, 2009

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Francesco Di Giorgio Martini, Adorazione del Bambino , San Domenico, Siena, 1485

ROVINAANTICA AENAROPMETNOCANIVOR

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G, B Piranesi, Carceri d'Invenzione, 1745 - 61

Emscher Park, Essen, Germania


NUOVO SUBLIME #disordine

La natura suscita maggiormente l’idea del sublime quando si trova in preda al caos, al disordine più selvaggio e sregolato e alla devastazione. Piero Giordanetti, I luoghi del sublime moderno

Soprattutto e innanzitutto l’ordine. La gente comune crede che il caos viga su ogni lavoro, ma se si guarda più da vicino si intravede molto bene in quale ordine siano state poste le cose. La sistemazione di tutto è caotica ma super-ordinata. Un ordine forse un po’ ubriaco, eppure, sempre, il rigore è la regola numero uno, la sola legge che gli dia la possibilità di funzionare e di creare senso. La prima impressione di Islands, ad esempio, è e sarà sempre l’entropia, ma avvicinandosi si noterà che tutto avrà trovato il proprio posto. Bjorn Roth, Islands

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Rachel Whiteread, Demolished, 1996

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# istante

Giulio Romano, nella sala dei Giganti a Palazzo Te a Mantova, disegna non la rovina come fatto compiuto ma

l’istante preciso

in cui il monumento diviene rovina: sceglie in altre parole quello che Lessing avrebbe chiamato il momento pregnante, quello che consente all’artista in una sola scena una storia gravida di pathos. Giuseppe Pucci, Semantica delle rovine

[...] ma il momento in cui l’edificio cade, lo spettacolo è così incredibile e violento, crea una forte impressione in te, che legittima l’intero processo. C’è un momento di euforia quando si assiste a una demolizione. Questa nube di fumo sale e, quando non c’è più, si può vedere il nuovo spazio, e quasi ti fa dimenticare il motivo per cui è primariamente caduto. Sono andato a Glasgow per assistere a una demolizione di notte - che stava per accadere esattamente a mezzanotte. Hanno dovuto demolire questo edificio un sabato sera perché era troppo vicino ai binari del treno che collega Glasgow a Edimburgo, e non potevano fermare il traffico durante il giorno. L’intera struttura è stata illuminata nel buio. Per più di 20 minuti è stata lì, sotto i riflettori - in completo silenzio. Era come un monumento, per quel lasso di tempo la torre Sighthill è stata unita al Castello di Edimburgo nella notte, entrambi i monumenti illuminati. E poi, all’improvviso, in un attimo, è stato distrutto. Cyprien Gaillard

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Sopraelevata, Catania

Hubert Robert, Il ponte vecchio, 1733

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#ROVINA ABITATA

La casa sul ponte esiste da una trentina d’anni, l’ha chiuso mio papà perchè arrivavano con le macchine per buttarsi sotto, e allora abbiamo messo un po’ di rete, un po’ di cose, mia mamma ha fatto portare un po’ di terra e ci ha messo le piante... Unfinished Italy

Soprattutto nelle loro manifestazioni pittoriche e cinematografiche, le rovine del futuro spesso lasciano fuori come e quando e per quale motivo queste strutture hanno raggiunto la loro condizione terminale. Ad esempio, nei dipinti di Hubert Robert e Joseph Gandy non ci viene data alcuna spiegazione esplicita del motivo per cui le strutture che ritraggono sono cadute in rovina...

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Jan Kempenaers, Bunker 1, 2010

Hubert Robert, Girls Dancing Around an Obelisk, 1789


#MONUMENTO

Sembrano arrivare da una storia remota questi luoghi silenziosi, rovine post-moderne o postromantiche di un immaginario universo decadente. E invece si tratta di luoghi appartenenti a nessun tempo, privi di qualunque malinconia possibile, consegnati a un sinistro fascino metafisico: altari di cemento armato, incastrati nel paesaggio come presenze aliene. Helga Marsala

The idea of progress has been buried under the weight of history and the monuments, which were once machines of sightseeing and (photographic) image production, have become obsolete and invisible. Notwithstanding their futurist designs and their space age associations, these monuments have become modernist variations of the Romantic ruin – another preeminent icon of the picturesque. Where is the image of the bunker from? That was taken in the North of France. It was a World War II bunker that was on the cliffs, and it fell down because the cliffs are becoming shorter and shorter. I had some idea that it was also a kind of monument and I liked it. What motivated the images of islands? These are part of my research on the picturesque landscape. It’s not only about ruins but also about natural landscapes. I see them as monuments, as sculptures in a way. ­Jan Kempenaers, The aura of t­ hese places

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Cyprien Gaillard, Cairns, 2008


#ROVINA FINTA

Il rudere è una grande riflessione sul tempo che passa, è un grande ammonimento per le ambizioni umane...E impossibile per l’architettura esporre solo la bellezza. L’accorgersi della bellezza non può prescindere dal fatto che essa è sempre insieme ad altre due dimensioni...Per vedere solo la bellezza io devo distruggere sia l’utilitas, sia la firmitas. Devo cioè ridurre la cosa a rudere. Io penso che gli architetti amino il rudere per questo, giacchè nel momento in cui esso non è più abitabile ed utilizzabile è solo bello.” F. Purini, Compiersi e paesaggio in architettura

[...] Basta guardare i templi nubiani salvati dall’UNESCO: strutture intere trasferite al fine di preservarle. La mia idea è molto simile - creare un parco dove è possibile spostare edifici che sono in pericolo. Sarete in grado di trovare un edificio dalla periferia di Parigi accanto a quelli di Glasgow, Manchester e Sheffield. Tutto in un parco, come in quei giardini inglesi del 18esimo secolo, come un capriccio, una riunion di monumenti. Credo che si potrebbe dire che l’idea è assolutamente folle. Cyprien Gaillard, Modern Ruins, Domus

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Padania Classics

Hubert Robert ,Pyramide und Tempel, 1789


#MANCANZA #ARCHETIPO

Le immagini romantiche delle rovine mostrano un mood romantico e forme frammentate. L’espressione emotiva delle rovine spesso è accompagnata dal valore spaziale dell’architettura. Le rovine potrebbero essere considerate come una specifica configurazione strutturale. La configurazione può ancora trasmettere il concetto spaziale originale di architettura. Questa essenza può essere percepita tramite i dintorni, o dal senso del luogo. In breve: “Questi valori possono essere percepiti e apprezzati naturalmente solo come metamorfosi dell’architettura originariamente progettata”.

Finchè la rovina o il frammento sono riconoscibili è attivo il lavoro della memoria, della ricostruzione, l’ intelligenza della riflessione storica. Le rovine rappresentano, allo stesso tempo un’assenza e una presenza, “un’ intersezione fra il visibile e l’invisibile”, quello che manca è evidenziato dalla frammentazione delle rovine, dalla perdita della originaria funzionalità, ma la loro presenza visibile testimonia l’eternità e la vittoria sul passare del tempo.

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Joseph Gandy, Bank of England in Ruin, 1830

Arata Isozaki, Tsukuba Center, 1988


#RAPPRESENTAZIONE

Il valore estetico della rovina congiunge lo squilibrio, l’eterno divenire dell’anima in lotta con se stessa con l’appagamento formale, il saldo contorno dell’opera d’arte. Georg Simmel, Die Ruine 1911

[...] ho frequentemente richiamato alla mente il paesaggio di rovine, rimuginando sull’immagine delle città giapponesi bombardate nel 1945 ... un ritorno al punto in cui i costrutti umani sono stati annullati e la costruzione futura è lontanamente immaginabile ... Le rovine per me erano una fonte di immaginazione ... Professare la fede nella rovina è stato pari a progettare il futuro ... Arata Isozaki

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Cyprien Gaillard Belief in the Age of Disbelief, 2005 Nella serie, Gaillard ha introdotto palazzoni e torri in alcune incisioni del paesaggio olandese del 17esimo secolo. Queste strutture del dopoguerra, una volta simbolo della promessa utopica che ora giungono a rappresentare il conflitto razziale, degrado urbano, criminalità e violenza, sono stato perfettamente assimilate in un idillio rurale. Le incisioni originali sono di Rembrandt (Paysage aux Trois Arbres), Waterloo Anthonie (Arbre Incliné), così come Jan Hackaert e Hubert Robert.

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I MEDIA La messa in scena della rovina

La fascinazione per questi spazi in disuso e in avanzato stato di decadenza è molto diffusa e perenne. Strutture fatiscenti, luoghi abbandonati, lotti dimenticati e altre imperfezioni urbane sono state l’ispirazione per molti artisti e scrittori nel tempo; provocano pensieri e azioni e sono fonte di creatività. Tramite il mezzo dell’arte ci illustrano il passare del tempo, l’inevitabilità del collasso, e le risonanze metaforiche dei vuoti. A un livello minore, mostrano tracce di vita sbiadite, comunità in movimento e economie in contrazione. Il fallimento dell’utopia modernista non raramente è un argomento in opere d’arte contemporanea. In questo capitolo si mostra come la decadenza e il suo principale prodotto, la rovina, siano presenti nei media nel corso del ventesimo e ventunesimo secolo, con particolare attenzione rivolta a cinema, fotografia, grafica, musica, pubblicità e web, cercando di spiegare perché la rovina innesca tali risposte istintive in noi, piene di malinconia, nostalgia e immaginazione.

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FILM Nel periodo romantico la poesia e la pittura sono stati i mezzi di comunicazione preferiti per la reppresentazione delle rovine classiche e medievali. Oggi molti professionisti, ricercatori, artisti sono attratti dalle rovine industriali; nonostante l’idea che esse siano spazi inutili , indesiderabili , sono uno dei soggetti preferiti, dei film, dei video musicali, delle campagne pubblicitarie, e di ambiti artistici quali la pittura, la scultura, e la fotografia. Molti fotografi hanno utilizzato la piattaforma del web, creando blog, siti internet, per mostrare e condividere innumerevoli immagini di rovine industriali. Per quanto riguarda i film, le rovine trovano una rappresentazione in quanto vengono mostrate le qualità negative delle città contemporanee e anche visioni distopiche del futuro. All’origine del cinema, troviamo la rovina. Nel 1885, appena inventato il cinema, i fratelli Lumière girarono Demolizione di un muro: dopo una prolungata immagine che mostra i movimenti ripetuti degli operai, il muro improvvisamente cade lateralmente, creando una nube di polvere sull’intera immagine. Poi viene mandato indietro, così la nube di polvere viene risucchiata indietro e finisce nel muro intatto. Un elemento fatto dall’uomo ridotto in macerie e poi resuscitato dalla potenza del medium; questo film rappresenta un epitaffio cinematografico e importante simbolo della rovina nella modernità.

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Quando le rovine sono cinematografiche, e quando il cinema evoca la contemplazione delle rovine? Se si considera soltanto la specifica estetica cinematografica della rovina, il momento neorealista in Italia e Germania offre un ricco immaginario, in cui si torna a girare in strada dopo anni spesi in studio. In A Foreign Affair,1948 Billy Wilder integra nel racconto del film il materiale raccolto quando girava per le Forze Armate americane; rende narrativa la presenza della rovina e la unisce in un concetto estetico fra commedia e denazificazione illuminista. Il tour delle rovine del Colonnello Plummer alla delegazione del Congresso è una combinazione di girato storico di Wilder dei monumenti di Berlino in rovina unito ai commenti laconici del Colonnello.

“Demolizione di un muro” Lumière, 1896


“Germania Anno Zero” Rossellini, 1948 In Germania Anno Zero è presente la trasformazione delle macerie della seconda guerra mondiale in rappresentazione e l'estetizzazione della rovina in un’estetica che va dall’iconografia romantica ai primi movimenti cinematografici. Privilegiando piani e composizioni low-angle che favoriscono gli scheletri verticali di una Berlino distrutta, questi film ci mostrano come la rovina sia lontana dall’essere solo uno sfondo di un plot melodrammatico, ma diventi “la funzione di una composizione e la messa in scena di un regista”.

“Die Mörder sind unter uns” Staudte, 1946

In Die Mörder sind unter uns è presente un’enfatizzazione della verticalità e dell’architettura di acciaio e ferro di Berlino, che rende le rovine di quest’ultima, diverse e distanti, per esempio, da quelle di Colonia o Dresda. Qui troviamo inoltre esempi di inquadrature che favoriscono compositivamente l’orizzontalità (l’uso di carrellate laterali) per suggerire l’estensione della rovina e invitare una contemplazione dello spettatore. Questa tecnica suggerisce che la rovina è talmente diffusa fino ad arrivare fino ai limiti della città, dove incontra la natura. Il movimento orizzontale potrebbe tendere all’astrazione, come i piani degli aerei che dall’alto planano sulle città bombardate, il che potrebbe enfatizzare la materialità concreta delle macerie e la distruzione, mimando i passaggi a piedi fra l’urbanità distrutta.

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Nel Il cielo sopra Berlino il piacere dello spettatore è profondo e melancolico e viene contemplato non con piacevole nostalgia o con l’enfatico vigore dei romantici, bensì con uno sguardo mortificato che porta i movimenti temporali di cinema e rovina ad uno stop. Questa estetica della rovina coinvolge lo spettatore nello spazio e tempo di una malincolica messa in scena che sospende la storia (appeal cinematografico dell’estetica della rovina, quella che Kracauer chiama “historian’s journey”).

“Il cielo sopra Berlino” Wenders, 1987

“I can’t find Potsdamer Platz. Is it here? This can’t be it. This can’t be Potsdamer Platz. I will not give up as long as I haven’t found Potsdamer Platz.”

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Wenders, rapportandosi alla metropoli, ne apprezza la stimolante vitalità e difende l’assenza di regole. Ripetutamente ha sottolineato l’importanza di non imitare gli antichi edifici costruendo quelli nuovi, di non plasmare sul vecchio, di non fare del passato un cliché con restauri iperrealisti, privando i luoghi e gli edifici della loro storia. Berlino è un misto non omogeneo di passato e presente, ognuno con un proprio carattere, poiché lo scorrere del tempo ha tracciato degli spazi tra gli edifici di ieri e di oggi. Wenders dichiara la sua predilezione per i vuoti, i luoghi non programmati, gli spazi lasciati aperti dalla guerra come ferite e come nuove possibilità. Le città riprese da Wenders sono quelle dei ritagli di spazi, luoghi dimenticati, marginali, dove però vi è ancora la possibilità di costruire un sogno, uno spazio onirico, ludico, fatto di libertà e bellezza potenziali, ricchi di speranza in un futuro migliore, a misura di chi lo abita.


“Naqoyqatsi” Reggio, 2002 Naqoyqatsi si apre con un’istantanea della Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio in rovina, per passare a una sequenza che mostra la Michigan Central Station di Detroit abbandonata in splendidi piani grandangolari girati da un elicottero, che sembrano animare il desolato edificio mantenendo una melancolica e misurata distanza. Il principale movimento è ancora orizzontale, puntuato da alcune inclinazioni dovute all’altezza considerevole dell’edificio.

“Apocalisse nel deserto” Herzog, 2002 In Apocalisse nel Deserto, sorvolando le rovine lasciate dalla prima guerra del golfo, viene dato un primo lontano sguardo melancolico. Uno dei 13 capitoli è intitolato “After The Battle” e mostra un esteso volo in elicottero sopra le rovine abbandonate della guerra, dalle macchine incendiate agli impianti petroliferi distrutti.

“Nostalghia” Tarkovskij, 1983 Il lavoro di Tarkovskij è il locus classicus dello sguardo mortificato dal cinema alla rovina. Le rovine sono il “centro estetico dei suoi film”. Le strutture decadenti si rivelano come oggetti. Come in Stalker si ritrova il recupero dell’armonia tra uomo e natura, come creature indissolubilmente legate. Il tema centrale è basato sul superamento della frammentazione tra materia e spirito, tipicamente occidentale; per il regista lo spirito è dentro la materia, è intrinseca ad essa. UN ARCHIVIO INCOMPLETO MEDIA

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“Good-Bye Lenin!” Becker, 2003 Comparate alle rovine fisiche della seconda guerra mondiale, abbiamo le rovine post-socialiste. La quintessenza che meglio le rappresenta "Good-Bye Lenin!". Il tutto è rappresentato da una singola scena emblematica, dove un elicottero trasporta una fisica reminescenza del socialismo fra le arterie Berlinesi.

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Cinema e archeologia industriale Operando nel futuro anteriore, il genere della fantascienza proietta la temporalità della rovina nel futuro. Dove le rovine storiche memorializzano utopie abbandonate, la fantascienza riproduce un futuro in cui il presente è stato abbandonato come tanti detriti storici. Molti copioni sci-fi sono costruiti su cataclismi con radici nel presente dello spettatore e conseguenze nel suo futuro. Ciò che rimane sono rovine, l’”estetica della distruzione” propria del genere sci-fi. Nella messa in scena riconosciamo spazi scarto dell’oggi come rovine del domani (estetica cyberpunk). Molti film di fantascienza utilizzano le rovine per rappresentare immaginari di futuri decadenti e distopici, in cui le società si digregano, o si manifestano gli effetti di guerre civili; i protagonisti di questo genere di film sono di solito replicanti, stalkers, cyber-punks, bande.

“Robocop” Verhoeven, 1987 Robocop, le cui scene sono state girate nelle acciaierie di Monnessau in Pennsylvania, rappresenta perfettamente la categoria di film di fantascienza. E' ambientato in una Detroit dominata dalle grandi corporazioni che hanno preso il sopravvento sulla società, guidate dal desiderio di massimizzare i profitti ad ogni costo. Emergono temi quali la disintegrazione del sistema produttivo tradizionale e il sentimento di nostalgia post-industriale nei confronti di un passato recente che sperava in una stabile ed omogenea struttura sociale. UN ARCHIVIO INCOMPLETO MEDIA

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Inoltre le rovine forniscono un contesto adeguato per le riprese di azioni spettacolari, quali esplosioni o altre forme di distruzione, in quanto sono già contrassegnate come terreni di scarto. Vengono inoltre utilizzate come ambientazione per conflitti militari.

“Richard III” Loncraine, 1995 Si prenda un'archeologia industriale e la si trasformi in uno dei film di fantascienza più affascinanti di tutto il venetesimo secolo Su Tarkovskij e Stalker non c'è gran che da dire. Cioè non è per nulla facile parlare della zona, dello stalker che guida il professore e lo scienziato alla ricerca della Stanza dove le speranze più segrete e nascoste diventeranno realtà. Apparentemente è un film, in verità è la trasformazione di un manufatto industriale in un sistema religioso prossimo alla divinità assoluta. Dopo Tarkovskij qualsiasi operazione di riconversione di edifici industriali è un puro esercizio di stile. Dice al riguardo lo Stalker. La zona vuole essere rispettata altrimenti si verrà puniti.

Stefano Mirti Riconvertire i luoghi, Andrea Chiesi

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“Enemy of the state” Scott,1998


Per citare alcuni esempi Richard III è stato girato direttamente nella Power Station di Londra; in Full Metal Jacket i gasometri, situati lungo il fiume Tamigi, fanno da sfondo ad uno degli scontri armati; ed ancora in Enemy of the state, qualche scena è girata in una delle fabbriche Dr. Pepper di Baltimora la quale viene interamente fatta esplodere durante le riprese del film. Un altro elemento che determina la presenza di apparati produttivi all'interno di numerosi film è il sentimento di nostalgia verso il tipo di vita e i paesaggi dell’epoca industriale, soprattutto nelle città Britanniche del nord. Sono un esempio perfetto i film Brassed off, con ambientazioni post-industriali e The full monty in cui, con le fonderie abbandonate di Sheffield in sottofondo, si evidenzia l’inutilità del lavoro maschile in seguito all’abbandono del lavoro in fabbrica.

“Full Metal Jacket” Kubrick, 1987

“The full monty” Peter Cattaneo, 1997

Le rovine vengono infine usate come luoghi utilizzati da soggetti per azioni definite “devianti”. Esse possono essere esteticizzate ed eroticizzate come in My own Private Idaho, in cui gli edifici abbandonati vengono rivendicati da subculture per privilegiare uno stile di vita alternativo; The Last of England , nel quale l’Inghilterra viene ritratta come un paesaggio fatto di scarti dove i complessi industriali in rovina della zona est di Londra rappresentano metaforicamente la devastazione sociale e la decadenza, in una società dominata dal terrorismo, dall’omofobia, dalla violenza razziale. Le rovine diventano i luoghi delle subculture, degli occupanti abusivi, delle tribù punk-rock. Il tutto coronato da un’estetica gotica che si manifesta in diversi generi di musica post-punk industriale. Ne sono un esempio i gruppi Pere Ubu, Bauhaus, Nine Inch Nails, Throbbing Gristle, Test Department.

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FOTOGRAFIA La fotografia ha influenzato la percezione dell'Architettura fin dal principio. L’architettura, come costruzione statica, è un soggetto perfetto per la fotografia, e le fotografie a loro volta sono perfette per diffondere immagini di architettura. La fotografia ha un’influenza sia dal punto di vista formale sia sociale. Come afferma Roland Barthes "anche coloro che non sono in grado di comprendere tutti i segni della fotografia sono comunque spettatori dell’enorme influenza che essa ha sulla rappresentazione dello spazio". Secondo Mitchell Schwarzer "la comprensione moderna dell’architettura sarebbe impossibile senza la rapida comunicazione attraverso la fotografia". Molti dei più celebri esempi di architettura oggi vengono vissuti di più tramite la fotografia piuttosto che direttamente. L’architettura costruisce i posti e la fotografia trasforma i luoghi in comunicazione, e il distacco tra luoghi e mezzi di comunicazione è importante quando si parla di luoghi abbandonati. L'edificio in disuso è INACCESSIBILE e INSICURO e ciò rende la fotografia più importante. ELEMENTI FOTOGRAFICI Prspective / Balance / Point of interest / Contrast / Frame / Light

Bernd and Hilla Becher GAS TANKS 1983–92

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Le loro fotografie elaborano un’astrazione delle rovine industriali, le decontestualizzano dal luogo e dal contesto sociale in cui si trovano. Non ritroviamo persone nelle loro elaborazioni, i lavoratori vengono esclusi dalla rappresentazione dei loro luoghi di lavoro. Organizzano le loro fotografie in maniera topologica, in cui gli oggetti vengono ridotti a pura forma evidenziando in questo modo le singolarità di ognuno.


Václav Jirásek INDUSTRIA 2006 Fabbriche morte. Jirásek tenta di documentare gli interni in decomposizione di edifici industriali, soprattutto quelli metallurgici, in tutta la loro monumentalità, degrado, disordine e presente abbandono.

“Yet by way of the photographic image we receive signals, physical impulses that steer in a particular direction the construction of an imaginery that we establish as that of a specific place or city”. Ignasi de Sola-Morales Rubio, Terrain Vague

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Simona Rota OSTALGIA 2011 Serie di fotografie che evidenziano la decadenza post-comunismo, l'assenza dell'individualismo in una società autoritaria e il fallimento dell'utopia sovietica.



Yves Marchand & Romain Meffre THE RUINS OF DETROIT 2010 Le rovine sono simboli visibili e monumenti delle nostre società, dei suoi mutamenti e modifiche, piccoli pezzi di storia in sospensione. Vi è un gran numero di quartieri completamente disabitati, distese quasi prive di esseri umani. Il sindaco fin dal 2010 ha lanciato un mega progetto per abbattere almeno 10.000 edifici abbandonati. Sono pericolosi per incendi, criminalità e perfino per la psiche umana.

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Andrew Moore DETROIT DISASSEMBLED 2010 La vista di muschio fluorescente che ricopre un pavimento o di betulle che spuntano da un letto di libri marci significa per lui non - o non solo - il collasso tragico di una fiorente città ricca, ma un’occasione per inventare un nuovo paradigma urbano, che comprende vaste aree di boschi e terreni agricoli. Detroit di Moore, anche se scarsamente popolata, non è una città fantasma.

RUIN PORN La cosiddetta "ruin porn" è solo un'istanza di una fascinazione comune molto naturale per la morte. Fenomeni come il turismo della povertà, turismo scuro, tour dei quartieri poveri, tutti affrontano lo stesso problema in diversi modi e luoghi: la ruin porn ha solo un nome più intelligente e accattivante. Ha a che fare, a vari livelli, con il senso di colpa che si suppone di suscitare con l'intrusione nelle disgrazie di qualcun altro con una macchina fotografica in mano. Nel caso di Detroit, questo sembra a dir poco un argomento debole, poiché ciò a cui deve il proprio fascino, non è una disgrazia privata quanto l'immagine distopica del mondo occidentale che cade in ginocchio indotta dallo sci-fi. È un'immagine potente, che potrebbe forse anche essere sfruttata per generare reddito. Aziende come Swatch stanno cominciando a darle forma.

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ESPLORAZIONE URBANA L’esplorazione urbana, sempre più diffusa, si serve di mezzi quali pagine web, riviste, blog per condividere esperienze tramite discussioni e trasmissioni di fotografie. La rivista on-line Explonation, ad esempio, offre "una visione fotografica delle parti normalmente invisibili o off-limits di aree urbane o impianti industriali. É altamente improbabile che queste aree vengano viste dalla gente comune. Una volta riqualificati questi luoghi verranno persi per sempre, portando con sè la loro storia e i loro segreti. I vari contributi mirano a catturare e registrare tutto questo prima che sia troppo tardi".

Internet offre innumerevoli pagine dove il degrado pervade e fotografie semi-professionali sono esposte a critiche di chiunque sia interessato al genere o alla fotografia in generale. Sebbene i luoghi raffigurati in esse vengano da vari angoli del mondo, le loro somiglianze stilistiche e lo stesso interesse nel rappresentare la sublime esperienza di decadenza le rendono variazioni sullo stesso tema, spesso accompagnate da narrazioni. Il degrado urbano è diventato, come una fotografa ha espresso in un'intervista, "materiale per un tipo di ruin porn photography".

La forte correlazione tra l'esplorazione, la fotografia e l'estetizzazione del degrado che induce sentimenti di nostalgia e sublimità, ci porta infatti a fare riferimento alla tradizione del paesaggio occidentale, dal momento che l'estetizzazione aiuta l'esploratore a staccare lui/lei dalla scena, a contemplare serenamente ciò che sta davanti alla lente della sua macchina fotografica e ad inquadrarlo in modo simile a quello che hanno fatto i pittori romantici più di cento anni fa.

Ciononostante, essendo pornograficamente esplicite e ripetitive, queste fotografie circolanti a livello mondiale racchiudono aree geografiche piuttosto complicate e complesse. Tramite queste fotografie (e sullo schermo del computer) si possono attivare geografie di intime emozioni ed esperienze.

Sembra che per gli esploratori urbani le fotografie siano il modo più comune di condividere le emozioni e l'esperienza dei particolari luoghi esplorati. I caratteri delle esplorazioni e le fotografie scattate si assomigliano; ciò è dovuto al fatto che gli esploratori cercano in luoghi diversi sempre la stessa nostalgica-esublime esperienza e questa ricerca li porta ad una particolare inquadratura esperienziale, emotiva e visiva del mondo.

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DEFINIZIONI

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Things and people that are dumped have somehow lost their previous usefulness once they were something, now they are waste. They don't work; they are empty; they are beyond resuscitation (or love or respect), no matter how modest.

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But in an overorganized world - a groaning, decrepit universe of systems - the shapeless and the worthless have a new value, a new allure. The dump is free from constraints, from selection, from the tyranny of style. Rem Koolhaas, Wired Interview.

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NUOVE CATEGORIE ESTETICHE

L’interesse verso questo tipo di estetica dell’abbandono è cresciuto negli ultimi anni. La sensazione di negatività associata a parole quali abbandono, decadimento, rovinato, ha negato il potenziale dell’estetica romantica. La nostra attenzione a tali realtà, rilette tramite le categorie di DECAY, MATERIALTA, USI e NATURA si muove contestualmente a una linea d’interesse del pensiero contemporaneo che studia nelle metropoli la presenza di rifiuti, scarti e cadaveri architettonici, non più considerabile come un un “accidente”, un’ eccezione alla norma, ma ormai riconoscibile in un sistema, un paesaggio specifico in attesa di essere ri-significato. Il concetto dello “scarto”, del rifiuto, è ormai una categoria d’interpretazione della realtà. Sono i sentimenti di ambiguità e sorpresa che fanno delle rovine industriali degli elementi importanti dal punto di vista culturale. Vi è una celebrazione di spazi disastrosi come una critica ai processi contemporanei di ordinamento dello spazio urbano.

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Il fascino dell’abbandono nelle rovine contemporanee Davanti ad una rovina, dopo un primo sentimento di meraviglia, sorgono delle domande, sul come dev'essere stata in origine, o su come potrebbe essere una volta restaurata e riutilizzata. Il problema è che il fascino di questi oggetti deriva proprio dal fatto di essere in rovina. Purtroppo, oggi, le tendenze architettoniche contemporaneee modificano il luogo ambendo a riportarli allo "splendore originario". Queste operazioni il più delle volte annientano il sentimento di attrazione che avvolgeva queste opere appiattendo il tutto con un alone di perfezione del tutto insensato. Studiando e osservando questi luoghi abbandonati si ha la possibilità di scoprire la bellezza nell'imperfezione, in una crepa, negli interstizi delle cose. “Un’architettura non più abitabile, divenuta scultura vegetalizzata, è, dunque, forse la prima depositaria di quel carattere mito-poietico che l’edificio intatto oggi difficilmente possiede. [...] Certo: ogni relitto, anche quello d’un macchinario rugginoso, d’uno strumento di lavoro ormai inutilizzabile, esprime acutamente questa peculiare valenza simbolica molto più di quanto non faccia la macchina in perfetta efficienza o l’edificio appena costruito. Questa caratteristica è dovuta all’emergere di forze immateriali, di suggestioni imprecisabili.” Egli ritrova questo fenomeno ovunque si manifesti quella che definisce trasformazione o metabolé semantica, immaginando che “soltanto nelle rovine, nei relitti di costruzioni ormai restituite alla condizione quasi vegetale di muri sbrecciati ricoperti dall’edera, sarà possibile ritrovare il fascino di un «Immaginario Architettonico».” Gillo Dorfles nell’intervento “Valore mitopoietico di alcuni elementi urbani”

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SPORCO

Il degrado urbano e architettonico spesso intriga la fantasia. Mentre alcuni considerano le parti incompiute della città come brutte o sgradevoli, altri pensano che rendano una zona del tessuto urbano più interessante del immagine perfetta di un edificio compiuto. Le cicatrici della città sono stimoli per la mente. Ssollevano, infatti, interrogativi, su ricordi e immaginazione di un passato mancato, e di potenziali futuri.

[…] Arrivammo alla Great Notch Quarry che la cava somigliava alla luna. Un grande cartello su uno degli edifici recita “THIS IS A HARD AREA”. Iniziammo ad arrampicarci sui piloni e ci scontrammo con la “roccia depredata”, che usciva fuori. Faccemmo una rocognizione su tutti gli spazi che erano chiusi al pubblico, come quelli aperti. I muri della cava sembravano pericolosi. Spaccati, rotti, distrutti, in frantumi; i muri sembravano minacciare di cadere giù. Frammentazione, corrosione, decomposizione, disintegrazione, crepe nelle rocce, detriti scivolati giù, colate di fango a valanga, erano ovunque in evidenza. Il cielo grigio sembrava inghiottire i cumuli intorno. Da fratture e faglie uscivano sedimenti, conglomerati schiacciati, detriti erosi e arenaria. […]Un’infinità di superfici si espandeva in ogni direzione. Un chaos di frammenti ci circondava. Robert Smithson, estratto da “The Crystal Land”, Harper’s Bazaar (new York, May 1966)

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The grey film of dust covering things has become their best part. Walter Benjiamin, Dreamkitsch, 1927

Henk Van Rensbergen ABANDONED PLACES 2013

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UNCANNY " Whatever is fitted in any sort to excite the ideas of pain, and danger, that is to say, whatever is in any sort terrible, or is conversant about terrible objects, or operates in a manner analogous to terror....it is productive of the strongest emotion which the mind is capable of feelings". Edmund Burke, A philosophical enquiry into the Origin of our ideas of the Sublime and Beautiful, 1998

Henk Van Rensbergen WHERE THE STREETS HAVE NO NAME 2013 Van Rensbergen è un fotografo che esplora gli edifici vuoti dei nostri tempi, un mondo urbano in cui l’uomo è scomparso. Le foto mostrano la bellezza silenziosa e il decadimento macabro di questi luoghi, a volte rivelando i loro segreti ... Lo spettatore è immerso in un mondo sconosciuto di immagini e impressioni, in cui la fantasia prende il sopravvento sull’ osservazione oggettiva.

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Václav Jirásek INDUSTRIA 2006


Marco Arbani ESPLORAZIONE URBANA SEQUENCING 2010

MINIERA DI CARBONE

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MATTER

Materialità in decay Gli agenti atmosferici o l'invecchiamento ecologico del tessuto architettonico, sono l'espressione delle interazioni fra i materiali da costruzione e il loro ambiente. In architettura moderna, la senescenza appare nella forma di devastazione compressa, dove il tempo tra costruzione e rovina è accelerato dalla frammentarietà degli assemblaggi dei materiali. In queste ecologie , la senescenza ( ad esempio gli agenti atmosferici ) viene espresso tramite l'abbandono: l'acqua piovana scurisce il cemento , l'umidità fa staccare pellicole dalle pareti , la carta da parati sciogliendosi si fonde e compaiono superfici decorate dai substrati , le scie di gocce di pioggia lasciano macchie lunghe su pannelli di metallo. Le fotografie qui documentano la sottile bellezza della decadenza moderna nei materiali da costruzione. che non riescono a soddisfare i criteri di manutenzione perpetua. Si guarda al materiale in eccesso prodotto dalla rovina, l'impatto della decadenza sugli oggetti, la loro tendenza a dinventare indistinti e ibridi. Attraverso il fallimento dei paradigmi moderni nasce una nuova visione della bellezza basata non sulla perfezione, ma sull'inevitabile decadimento.

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MATERIALI

Gli organi interni, tubi, vene, cablaggi escono fuori. I punti chiave di tensione diventano visibili, e lo scheletro dell'edificio rimane, mentre materiali meno solidi si staccano. Questi detriti risultanti rivelano come la diversità dei materiali spesso tende a essere mascherata dalla forma.

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Insolite e varissime texture dinamica azione di muffe, dalla superficie vecchi laye e escrescenze, le crepe si ap una combinazione di rivest intonaco, e ferro.


es emergono dalla umido e chimica. Escono er, come bolle di pittura prono e mostrano timenti come malta e

Catalizzate dal contatto con umidità, temperatura e forme non umane di vita, le energie latenti del materiale emergono e agiscono per trasformare il loro contenimento nella forma dell'edificio, producendo una rovina. Le fratture nel cemento espongono alla ruggine l'acciaio rinforzato.

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PATTERN

RUGGINE, TUBI, DISTACCAMENTI, GRATE , CAVI A VISTA , graffiti, sporco, frattuRE, MANCANZE, ACCATASTAMENTI, GRAFFI fanno tutti parte di un apparato estetico proprio degli edifici abbandonati . Sono elementi propri di un degrado progressivo a cui vengono sottoposti gli edifici privati di un qualsiasi tipo di manutenzione. Possono essere considerati un pò come i protagonisti di un fenomeno attrattivo sviluppatosi soprattutto negli ultimi anni, nei confronti del brutto, dell’informe, dell’ambiguo, dell’occulto. E’ qui che il materiale grezzo, scarnificato da ogni tipo di finitura, che mette a nudo ogni minima parte di cui è costituito, acquista una potenza espressiva eccezionale. Si oscilla tra sentimenti di disgusto-avversione ad altri forte attrazione. “The aesthetics of rust compels antithetical volatility between repulsion and pleasure. (..) Rust exceeds delimited spaces (..) rust is open, creating a landscape which contains innumerable perspectives. Yet because it overruns between spaces, overlapping from one spatial form to another, the imperative to suppress it become central. (..) By inciting a reaction in the subject, rust declares its value”. Visually, the visceral aspect of rust, its supple, flaking, almost erotic undercurrent, emerges as a sheath of decay which violates simple distaste and instead urges repulsion”. Dylan Trigg, The Aesthetics of Decay: Nothingness, Nostalgia, and the Absence of Reason, 2006

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USI

L’utilizzo contemporaneo delle rovine industriali Le rovine sono luoghi di numerose attività e diventano velocemente mescolate a nuovi contesti sociali, possono diventare spazi per il tempo libero, per avventure, per coltivare, come riparo e creatività. Essendo classificate come scarti, luoghi pericolosi e sgradevoli, forniscono quindi spazi in cui possono verificarsi forme di vita pubblica alternativa, attività caratterizzate da un'attiva e improvvisata creatività. In molti edifici definiti come derelitti o vuoti o zone morte da architetti e pianificatori, lo spazio sia utilizzato in maniera imprevedivile e diversa da trasgressivi. In seguito verranno esaminati i vari usi delle rovine industriali, concentrandoci su come siano fonte di materiale utile, occupate temporaneamente come dimora, servono come spazi di avventura e gioco, e per scopi più mondani. Gli edifici abbandonati sono utilizzati da artisti, registi, e forme non umane di vita.

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1 SACCHEGGIO illegal

2 DIMORA home(less)

3 GIOCO 3 play

Dopo essere stati chiusi e resi inutilizzabili, la maggior parte dei macchinari e degli arredi interni vengono riciclati in altri impianti industriali o venduti. La struttura dell'edificio è ancora abbastanza intatta fino a quando l’entrata viene forzata e le finestre vengono rotte e viene reso accessibile. Così diventa un tesoro temporaneo per tutti, ognuno può entrare e fare razzia di ogni genere di oggetti; qui comincia a disintegrarsi, accelerando il processo che porterà alla sua decadenza.

Passando dalla deindustrializzazione (dopo gli anni ‘80 questo processo ha coinciso con un forte aumento di senzatetto) alla rovina, essi diventano luoghi temporanei di ricovero per individui o gruppi di vagabondi. Vi è un USO COMPLETAMENTE DIVERSO DELLO SPAZIO rispetto alle restrizioni normative della normale vita di città. Lo spazio è contraddistinto da eterogeneità dei materiali. All’interno di questi luoghi abbandonati non c'è la necessità di mantenere le cose pulite e in ordine, così ad esempio si possono accendere senza problemi dei focolari per fare calore.

Rovine: PROIBITE e spazi pericolosi, possono diventare lo spazio della fantasia, luoghi in cui si verificano atti illeciti, luoghi di avventura e trasgressione della normativa. Sono luoghi per chi vuole sfuggire alla crescente sorveglianza delle aree urbane e lo sguardo vigile dei vicini e dei genitori. Molte fabbriche abbandonate sono talmente vaste che permettono esplorazioni avventurose; possiedono lunghi corridoi dove poter correre, scale per arrampicarsi nei vari piani, finestre per passare attraverso, cunicoli e canali dove poter negoziare, vasto spazio, riparo ma allo stesso tempo molti buchi nascosti. In questi spazi i bambini possono fare le proprie regole e dare libero sfogo alla loro fantasia, le bande dei bambini marcano il loro territorio. Sedili della macchina e divani distrutti sono usati come arredo temporaneo, uncanny presence of things out of space. Gli adulti possono bere e drogarsi senza essere oggetto di sorveglianza. Posizione ideale per rave illegali segreti. C'è anche un sensuale e viscerale piacere nei confronti della distruzione; questo spazio è infatti idoneo per ospitare questi atti devianti. Lunghi pavimenti in cemento, scale in legno, scivoli (cadute) e ostacoli rendono le rovine un ricco parco giochi per il pattinaggio, skateboard, moto, sia negli spazi interni che nei giardini esterni. Le rovine sono siti potenziali per una serie di attività sociali (che differiscono da quelle normalmente concesse in città) che non sono considerate appropriate e rispettabili delle norme urbane.

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4 ARTE art Le rovine sono luoghi non vigilati​​ , mancanti di qualsiasi tipo di sorveglianza, in cui ogni tipo di creazione artistica può avere luogo. Offrono, infatti, spazi urbani non sorvegliati ideali agli artisti di graffiti per sviluppare le loro opere, che normalmente sono considerate"fuori posto" nella città convenzionale. Normalmente i graffiti sono proibiti ma nelle rovine al contrario sono considerati un qualcosa capace di trasformare questi luoghi grigi in qualcosa di speciale e colorato. Essi forniscono inoltre una estesa area di superfici verticali. Graffiti, tetti fratturati e piante invadenti creano scene ricche di texture e fascino. Gli elementi industriali sono parte della rappresentazione artistica.

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1 SACCHEGGIO illegal Dopo essere stati chiusi e resi inutilizzabili, la maggior parte dei macchinari e degli arredi interni vengono riciclati in altri impianti industriali o venduti. La struttura dell'edificio è ancora abbastanza intatta fino a quando l’entrata viene forzata e le finestre vengono rotte e viene reso accessibile. Così diventa un tesoro temporaneo per tutti, ognuno può entrare e fare razzia di ogni genere di oggetti; qui comincia a disintegrarsi, accelerando il processo che porterà alla sua decadenza.

movie stills from DETROPIA, Heidi Ewing, Rachel Grady USA / 2012

I resti della città di Detroit vengono saccheggiati , le lamiere divelte e caricate in tutta fretta sul furgone, e riutilizzati.

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INTRUDERS

Gli abitanti informali dell'edificio, controllando i momenti in cui è l'edificio non è sorvegliato in modo che possano svolgere il lavoro silenzioso di strappare i pezzi più pregiati - qualsiasi metallo, vetrate, pezzi di mobili, piastrelle, finestre e porte e altri tesori che si nascondono nelle cantine, soffitte e stanze sbarrate.

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2 DIMORA home(less) Dimora Passando dalla deindustrializzazione (dopo gli anni ‘80 il processo di deindustrializzazione ha coinciso con un forte aumento di senzatetto) alla rovina, essi diventano luoghi temporanei di ricovero per individui o gruppi di vagabondi. Vi è un USO COMPLETAMENTE DIVERSO DELLO SPAZIO rispetto alle restrizioni normative della normale vita di città. Lo spazio è contraddistinto da eterogeneità dei materiali. All’interno di questi luoghi abbandonati non c'è la necessità di mantenere le cose pulite e in ordine, così ad esempio si possono accendere senza problemi dei focolari per fare calore.

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I senzatetto urbani sono diventati ab le architetture vuote e abbandonate urbano. In questi spazi , cucinano p i denti, e ne escono per la giornata d solito implica la raccolta, il riciclagg oggetti da vendere. Queste bidonvill funzionano come un piccola comun


bili a riproporre e nell'ambiente pasti , si spazzolano di lavoro, che di gio, o il trovare le troglodita nità.

movie stills from Dark Days, Marc Singer, 2000 Il documentario ritrae un gruppo di individui che vivevano nel Freedom Tunnel, un lungo tratto di tunnel ferroviari dismessi sotto Riverside Park, New York. Ogni residente ha costruito le proprie strutture semi-permanenti: baracche di legno residuo, a volte dotate di elettricità pirata, cucine improvvisate e aree gioco per i loro animali.

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3 GIOCO play

Almir Jusovic world weirdest skateboarder

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Rovine: PROIBITE e spazi pericolosi, possono diventare lo spazio della fantasia, luoghi in cui si verificano atti illeciti, luoghi di attività di avventura e trasgressione della normativa. Sono luoghi per chi vuole sfuggire alla crescente sorveglianza delle aree urbane e lo sguardo vigile dei vicini e dei genitori. Molte fabbriche abbandonate sono talmente vaste che permettono esplorazioni avventurose; possiedono lunghi corridoi dove poter correre, scale per arrampicarsi nei vari piani, finestre per passare attraverso, cunicoli e canali dove poter negoziare, vasto spazio, riparo ma allo stesso tempo molti buchi nascosti. In questi spazi i bambini possono fare le proprie regole e dare libero sfogo alla loro fantasia, le bande dei bambini marcano il loro territorio. Sedili della macchina e divani distrutti sono usati come arredo temporaneo, uncanny presence of things out of space. Gli adulti possono bere e drogarsi senza essere oggetto di sorveglianza. Posizione ideale per rave illegali segreti. C'è anche un sensuale e viscerale piacere nei confronti della distruzione, questo spazio è idoneo per ospitare questi atti devianti. Lunghi pavimenti in cemento, scale in legno, scivoli (cadute) e ostacoli rendono le rovine un ricco parco giochi per il pattinaggio, skateboard, moto, sia gli interni sia i giardini esterni. Le rovine sono siti potenziali per una serie di attività sociali (che differiscono da quelle normalmente concesse in città) che non sono considerate appropriate e rispettabili delle norme urbane.


Teufeslberg, Berlino

Siamo a Berlino ovest, nel bel mezzo della foresta di Grunewald, e questo grande complesso di antenne, edifici, radar e magazzini che ha lavorato per quasi cinquant’anni (chiuse nel 1991, un anno e mezzo dopo la caduta del Muro) è una delle attrazioni turistiche “clandestine” di Berlino, da ormai vent’anni un luogo abbandonato, oggetto di squatter, street artist e da cui si gode del miglior panorama sulla città.

Teufeslberg, Berlino

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JR, La Havana, Marsiglia, Rio De Janeiro

Per la prima volta le fotografie di JR hanno una patina di colore, seppur lieve, ed acquistano un diverso spessore a seconda della superficie, sia essa di legno e discontinua, o di pietra.

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4 ARTE art Le rovine sono luoghi non vigilati​​, mancanti di qualsiasi tipo di sorveglianza, in cui ogni tipo di creazione artistica può avere luogo. Rovine offrono spazi urbani non sorvegliati ideali per gli artisti di graffiti per sviluppare le loro opere, che normalmente sono considerati "fuori posto" nella città convenzionale. Di solito i graffiti sono proibiti ma nelle rovine al contrario sono considerati un qualcosa capace di trasformare questi luoghi grigi in qualcosa di speciale e colorato. Essi forniscono inoltre una estesa area di superfici verticali. Graffiti, tetti fratturati e piante invadenti creano scene ricche di texture e fascino. Elementi industriali come parte della rappresentazione artistica.

La tour Paris 13, Parigi

Era un palazzo destinato alla demolizione, ora è una delle più grandi gallerie temporanee di street art mai realizzate. Cento artisti di 16 nazionalità diverse hanno utilizzato come tela un edificio abbandonato di Parigi. Il progetto, senza alcun finanziamento, si ispira alla convinzione che anche le aree urbane più abbandonate possano rinascere grazie allo strumento della creatività. L'edificio verrà poi demolito.

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ILLEGAL ACTS


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TRASGRESSIONE Il manifesto trionfa sulla funzione; l'orrore trionfa sulla struttura; l'incisione trionfa sul graffito; l'arte trionfa sul vandalismo. La trasgressione è implicita all'interno di questi binari, apparendo e scomparendo così come norme e sistemi di valutazione si ridefiniscono. La trasgressione è un termine relativo poichè non può esserci nessuna trasgressione senza un limite, un confine con il quale ci si possa misurare, o che possa essere oltrepassato e infranto. In una società pervasa da codici, regole e ordini prestabiliti, il desiderio di trasgredire si colloca il più delle volte a metà tra le parti, posizionandosi nella fessura, nel vuoto tra una condizione e l'altra. Può inoltre essere vista come possibilità per gettare nuova luce su quella che viene considerata come la norma, e fare in modo che vengano ridefinite un nuovo centro e nuove prospettive. Il ruolo di trasgressore è più comunemente rappresentato da coloro che occupano e vivono gli edifici, piuttosto che da coloro che li realizzano, posizionandosi in una posizione di antagonismo rispetto alle regole con cui la società si definisce e si autoregola. Il concetto di trasgressione non è assoluto, è in continuo movimento, caratterizzato da una redifinizione continua in relazione ai costumi della società. 110

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David Littlefield, AD December 2013, issue 6


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NATURA La colonizzazione di questi spazi da parte delle piante è subordinata sa specifiche condizioni ambientali. A seconda delle zone il manto verde acquisisce colori di sfumature diverse. Non è un processo statico ma varia nel tempo a seconda della longevità del sito abbandonato . Dall’erba, alle piante più alte fino agli alberi. Questa colonizzazione di piante influenza i tipi di animali che vi abitano : piccioni, roditori.. .Tali relitti sono perfette risorse naturali urbane. “Molto presto, gli alberi si infileranno attraverso i vuoti generatosi sulle finestre, il rosebay e il finocchio fioriranno tra i muri rotti, i rovi si aggroviglieranno al di fuori di essi. Molto presto, la rovina verrà sommersa, e nuove creature si riveleranno. Anche le rovine delle strade cittadine, se abbandonate, giungeranno, presto o tardi, allo stesso destino. Mese dopo mese cresceranno sempre di più invadendo le strade intorno; qui, notiamo, una via invasa dai rovi aggrovigliati la stessa che prima era una via di magazzini; lì, in quelle caverne sommerse, c’era un grande negozio di sartoria; dove quei sentieri erbosi si incrociano, un cartello che oscilla, porta il nome di una taverna “. Rose Macaulay, Pleasure of ruins, 1977


ABHÖRSTATION TEUFELSBERG

2013


NATURA

Alterazioni video SICILIA

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Edifici abbandonati TAIWAN


"Il degrado è solo uno degli aspetti che apprezzo quando esploro. Amo i bei palazzi ... non si può negare che l'intero tragico processo di decadimento non sia uno spettacolo mozzafiato da vedere. Si percepisce un forte senso di entropia, soprattutto quando si osserva la natura in difficoltà nel tentativo di recuperare zone artificiali per il suo tappeto erboso. Gli sforzi della natura appaiono pietosi in un primo momento, ma si sa che probabilmente alla fine la natura vincerà ". Dylan Trigg, The Aesthetics of Decay: Nothingness, Nostalgia, and the Absence of Reason, 2006

John Neville Cohen, Ivy Ruins BELGIO

Torri di raffreddamento BELGIO

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“I love above all, the sight of vegetation resting upon old ruins , this embrace of nature coming swiftly to bury the work of man the moment his hand is no longer there to defend, fills me with deep and ample joy”. Flaubert (cited in Roth 1997)

“Soprattutto amo, la vista della vegetazione che riposa sopra vecchie rovine; questo abbraccio della natura che rapidamente seppellisce il lavoro dell’uomo quando la sua mano non è lì per difendderlo, mi riempe di profonda e ampia gioia”. Flaubert (cited in Roth 1997)

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"Quando MI TROVO a Glasgow, in un bar o qualsiasi altra cosa, le persone spesso chiedono perché mi piacciono COSI' TANTO questi edifici. Dicono che era orribiLE VIVERCI DENTRO. non sto dicendo che la gente dovrebbe continuare A VIVERCI, STO SOLO DICENDO che dovremmo CONSERVARE alcuni di questi RELITTI DEL MODERNO VUOTI, come rovine classiche, come castelli scozzesi". Modern Ruins, intervista con Cyprien Gaillard, DOMUS

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TRASFORMARE LA ROVINA

Nuove interpretazioni

Quando ci si trova di fronte ad un manufatto in stato di abbandono si accende un forte dibattito su quale sia il modo migliore per intervenire. L’intervento viene sempre pensato nell’ambito di un significato più ampio, della sua storia, delle sue caratteristiche, della volontà di preservare più o meno il materiale autentico, dell’uso futuro che se ne vorrà fare. Negli ultimi decenni si possono evidenziare due tendenze principali nei confronti del tema; la prima può essere identificata per lo più in operazioni artistiche in cui l’oggetto, a cui viene attribuito valore intrinseco di per sè, diventa simbolo di nuove considerazioni sugli spazi e sulle percezioni sensoriali. La seconda si occupa del manufatto, genericamente appartenente all’archeologia industriale, con un progetto, in cui vengono inserite nuove attività culturali e ricreative agendo in maniera più o meno aggressiva sull’originale. Si iniziano a far emergere anche aspetti emotivi oltre quelli meramente funzionali. La volontà fondamentale è quella di conferire a questi oggetti nuovi significati.

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RI-USI Arte L’attesa è lo stato in cui si trovano numerosi edifici abbandonati o caduti in disuso prima che si decida cosa ne sarà del loro destino: demolizione / ricostruzione / trasformazione. Non appena questi perdono la funzione per cui erano stati creati, vengono nella maggior parte dei casi considerati come scarti e, una volta sigillati, abbandonati in uno stato di decadenza finchè non si elaborano nuovi progetti. Spesso, soprattutto per quanto riguarda gli edifici considerati come errori dell’architettura, rimangono in questa fase finchè non vengono trovati i fondi per procedere alla demolizione.

Cyprien Gaillard in un’intervista afferma:

“L’America ha una lunga tradizione di demolizioni, inaugurata nel 1972 con la distruzione del Pruitt-Igoe di St. Louis; [...] In Francia, al contrario, dal momento che c’è sempre stata una forte attenzione nei confronti della conservazione e della protezione del patrimonio storico e architettonico, si è assistito solo recentemente a una accelerazione delle demolizioni che mi pare coincidere con le rivolte nelle banlieue del 2005”. Gli edifici vengono abbattuti per diverse ragioni; talvolta, mi piace pensare alle persone incaricate di rinnovare o ridisegnare il paesaggio urbano come a dei terroristi. Ciò che rende così speciale l’opera di Matta-Clark è il riappropriarsi, attraverso il suo lavoro, di ciò che lo stato ha deciso di demolire; si tratta di una sorta di rivincita dell’individuo nei .confronti delle politiche dello stato 122

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In Italia, ad esempio, ci troviamo a convivere con giganti di cemento nati tra gli anni 60/80, realtà abbandonate e fatiscenti di cui lo stato sembra non occuparsi, come se non si avesse il coraggio di denunciare il problema o se si volesse rimuovere la memoria di una parte dell’architettura italiana della quale oggi si manifestano gli errori, le contraddizioni e i fallimenti. Gaillard assume un atteggiamento critico nei confronti delle odierne demolizioni; nonostante abbia assistito a numerose di esse, ognuna delle quali rappresenta un vero e proprio spettacolo in grado di far dimenticare le ragioni per cui vengono effettuate, si schiera a favore di questi edifici sbagliati perchè ritiene che essi possano essere memoria dei nostri errori, come delle rovine classiche. Ritiene, infatti, che nel fallimento risieda comunque una grande bellezza che deve essere conservata. Il suo atteggiamento si colloca perfettamente in linea con l’approccio che l’arte contemporanea assume a partire dagli anni ‘70 in cui emerge un’attenzione verso realtà dismesse e architetture abbandonate con l’intento di conferire a queste r”ovine contemporanee” delle nuove significazioni. L’intento funzionale, l’utilizzo dell’edificio, scompare lasciando la scena a nuove letture e significati di quegli spazi, che non vengono percepiti più proprio come architetture, ma come spazi suggestivi da fruire emotivamente.


Robert Smithson PARTIALLY BURIED WOODSHED, KENT 1970 In questo lavoro ciò che diventa opera d’arte è il processo di distruzione di un oggetto. Smithson fotografa il processo di decadimento di una capanna sulla cui copertura vengono posti un cumulo di detriti, in modo da farla collassare.

Gordon Matta Clark CONICAL INTERSECT, PARIGI 1975 Matta Clark, tramite trasformazioni parziali, mini distruzioni e fori nelle pareti di edifici abbandonati, caduti in disuso, gli conferisce una nuova vita aprendoli così a nuove e molteplici interpretazioni.

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Anselm Kiefer I SETTE PALAZZI CELESTI, MILANO 2004 Oggi vengono elaborate molte di installazioni che lavorano sul tema degli spazi defunzionalizzati, luoghi privi di senso e colmi di errori che puntano a generare quella sensazione di spaesamento, di uncanny. Ne è un esempio il lavoro dell’artista Anselm Kiefer, che in questa installazione costruisce negli spazi dell’Hangar Bicocca, Milano, sette torri in cemento armato, in rovina, decadenti, che sembrano sul punto di cadere.

Cyprien Gaillard in corso Cyprien Gaillard si pone la questione di chi si debba occupare del futuro di un paesaggio. Tutte le città, secondo lui, stanno diventando uguali, e ritiene che ci sia una sorta di arroganza nei confronti della storia pensando che gli edifici che si fanno oggi siano migliori di quelli abbattuti. Per questo il lavoro che sta intraprendendo consiste nel creare un nuovo parco raggruppando insieme vari edifici in pericolo di essere abbattuti, una sorta di giardino inglese del XVIII secolo.

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Archeologia industriale

Quelli appena citati potrebbero essere definiti come installazioni e operazioni artistiche. Allo stesso modo nel campo del progetto di architettura esistono una serie di esempi che hanno a che fare con l’archeologia industriale in cui le vecchie fabbriche defunzionalizzate , dopo essere state abbandonate, non vengono trasformate privandole del fascino proprio della rovina ma vengono ri-significate poichè gli viene data la possibilità di una nuova vita senza eliminare i caratteri estetici che le caratterizzano.

Rotor GRINDBAKKEN, GHENT, 2012 Il Grindbakken in passato era utilizzato per trasferire ghiaia e sabbia tra le navi e i camion. Sulla base del progetto dei Rotor è stato trasformato in un’area polivalente accessibile al pubblico. L’intervento ha consistito in due sole fasi: una di pulizia e l’altra di pittura, preservando però alcune specifiche aree di interesse che sono state lasciate così com’erano. Il risultato è una sorta di “tela vuota”, munita di attacchi di acqua ed elettricità, predisposta per le più svariate attività future.

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OMA ZOLLVEREIN KOHLENWÄSCHE, ESSEN 2006 OMA ha elaborato il masterplan di tutta la fascia intorno al sito storico delle miniere di carbone dello Zeche Zollverein che dal 2011 è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dei Monumenti Industriali. Nuove strade consentono un più facile accesso al sito. I binari presenti sono mantenuti come spazio pubblico, e collegano gli edifici principali. Nella fascia dei nuovi programmi sono posizionati tutta una serie di servizi principalmente legati all’arte e alla cultura con il compito di informare e di attrarre i visitatori.

Jean Nouvel Theatre Granit, BELFORT 1980 Un teatro del XIX secolo modificato negli anni Trenta con ampliamenti fatti per le esigenze dei vigili del fuoco. Delle parti aggiunte si sono conservate le tracce nella maniera più brutale e più diretta scrostando i rivestimenti ammalorati, bocciardando l’intonaco, con grande scandalo del sovraintendente ai monumenti di Francia.

OMA GRAND PALAIS, LILLE 1994 Il Grand Palais, o Congrexpo, è il fulcro del piano EURALILLE. L’edificio combina spazi espositivi, una sala da concerto e sale riunioni. E’ stato inizialmente progettato come un edificio-ponte la cui funzione era di collegare il nuovo centro della città con il vecchio nucleo urbano. La forma ovale che alla fine venne costruita non ha questa funzione connettiva eppure l’infrastruttura è diventata parte dell’architettura, sia perché il traffico può penetrare all’interno della struttura, ma soprattutto perché l’estetica di essa ricorda opere infrastrutturali quali ponti, cavalcavia e garage.

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STEEL PLANT, BETHLEHEM 1995 Vista la volontà di mantenere intatto l’intero apparato industriale, venne costruito un casinò che avrebbe garantito la base finanziaria per ulteriori interventi futuri, aprendo le porte a numerose attività.

Peter Latz e Partners LANDSCHAFTPARK, DUISBURG 1994 E’ un progetto che si colloca all’interno di un più ampio intervento che mira alla conversione di questi apparati industriali nell’area tedesca della Rurh. Il progetto prevede di sovrapporre la natura all’industria trasformando un massivo oggetto industriale in un centro ricreativo e culturale.

SLOSS FURNACES, BIRMINGHAM ALABAMA 1980 Nel 1980 lo studio Hardy Holzman Pfeiffer

Associati elabora un masterplan per la riqualificazione degli altoforni chiamato A museum for Modern Times. Un luogo interamente dedicato ad attività culturali, ricreative ed educazionali. Sono presenti dei veri e propri programmi relazionati alle arti metalliche che oltre ad organizzare numerose mostre, conferenze e workshop, permettono di realizzare reali sculture di metallo tramite l’uso dei vecchi macchinari.

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LA SCATOLA DI FIAMMIFERI

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Estratto dal "Il miracolo della forma: per un'estetica psicoanalitica", Massimo Recalcati, Mondadori, 2007


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Ruins bore me. And when they interest me, it is not in their being ruins, but in their being interesting forms or figures, even if ruined.

Paul Valery in La Mémoire des ruines: Anthologie des monuments disparus en France, 1937

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ELEMENTI

Archetipi della rovina

ARCHETIPO/ dal greco antico, col significato di immagine: arché (“originale”), tipos (“modello”, “marchio”, “esemplare”); Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero. Dopo un’attenta analisi ed una serie di riflessioni riguardanti i caratteri estetico-percettivi degli edifici abbandonati, si sposta l’attenzione su aspetti compositivi. Da un’ampia raccolta di materiale, comprendente immagini di rovine di qualsiasi genere e forma è stata effettuata una scrematura a due livelli: una prima caratterizzata dall’insieme di figure ricorrenti, ed una seconda che prevede un’organizzazione in categorie più ristrette che racchiudono al loro interno elementi con caratteristiche comuni. E’ stata operata questa scelta sia per un fattore di semplicità sia per creare delle sorte di scomparti labili che permettessero svariate considerazioni a riguardo. Vi è un percorso di identificazione di una serie di elementi ritenuti cardine delle composizioni formali di questi non-manufatti.

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MANCANZA

Il concetto di mancanza fa riferimento all'esistenza di un tutto iniziale che ora ha perso la propria unità e completezza. Al totale sono venute meno delle parti, ma l'idea di un'unità primigenia, nonostante siano saltati via dei pezzi, continua ad essere percepita.

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INCOMPLETEZZA

L'idea di incompletezza è differente rispetto a quello di mancanza in quanto non è mai stato raggiunto un tutto, uno stato di compiutezza. La costruzione ad un certo punto si è semplicemente fermata. Parti di efidici non sono stati completati, alcune strutture sono rimaste troncate. Questo stato delle cose, in cui si avverte l'assenza di elementi essenziali, lascia aperta la strada a diverse interpretazioni, e stimola l'immaginazione ad elaborare un idea su un possibile completamento dell'opera.

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ELEMENTI

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CORNICE

Correlata al concetto di incompletezza; mancando degli elementi nelle strutture, si possono generare delle cornici che aprono nuovi scorci e punti di vista i quali permettono di effettuare letture differenti degli stessi oggetti o di filtrare ciò che si trova dall'altro lato conferendogli un nuovo significato. Allo stesso tempo marca un limite, un confine sia fisico sia percettivo.

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CONTRASTO

Il termine contrasto può essere associato alle più svariate situazioni, poichè si può manifestare sotto forma di cambiamenti di scala (piccolo-grande), di differenze di densità di materia (leggero-pesante), e di forma (disgregato-compatto). Tra due elementi contrastanti si può originare una tensione che può far scaturire allo stesso tempo sentimenti di ansia e attrazione.

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ETEROGENEITA'

L'eterogeneità è identificabile mettendo a confronto oggetti diversi o parti di uno stesso oggetto. E' caratterizzata da una varietà di forme ed elementi diversi indipendenti o che dialogano tra loro. Essa è realizzabile tramite l'aggregazione di elementi complessi o elementi semplici Il risultato è la presenza di spazi ambigui che possono generare sensazioni di spaesamento e volontà di esplorazione

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SCHELETRO

L’edificio privato della pelle e di ogni finitura rivela la sua struttura interna. Negli edifici abbandonati lo scheletro è un elemento costantemente identificabile in quanto è una delle cose che rimane in piedi, anche se parzialmente , anche negli edifici caratterizzati da un alto stato di degrado. Gli spazi vengono abbozzati senza essere definiti in maniera precisa, permettendo così di fantasticare sulle più svariate attività che si potrebbero svolgere all'interno.

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SCALA

“La scala racchiude in sè un invito a percorrerla, il suo culmine suscita un sentimento di curiosità. [..] La scala intatta stabilisce una relazione spaziale precisa collegando punti tra di loro. Dalla base fino in cima, viene mantenuta una regola d’ordine. [..] Nel caso di una scala in rovina, invece, si sottopone la volontà di ascesa alla mancanza di certezze. [..] Quanto più essa venga meno tanto più aumenta il desiderio. Il limite netto della scala viene oltrepassato quando la ruggine, il putrido e la corrosione iniziano a comprarire”. Dylan Trigg, The Aesthetics of Decay: Nothingness, Nostalgia, and the Absence of Reason, 2006 “La vista può farci fare un passo indietro, ma l’idea della possibile caduta, che è collegata ad essa, può anche suggerirci di saltare, nonostante o perchè li troveremo la morte. Questo dipende dalla quantità di energia disponibile che rimane in noi, sotto pressione, anche se con un certo squilibrio. Quello che è certo è che il richiamo del vuoto e della rovina non corrispondono in alcun modo a una vitalità diminuita”. Bataille, Accursed Share, 1991

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[...]theirs form must be respected because in their damage states they suggest new forms of thoughts, comprehension and new conception of space. Lebbeus Woods,

Inevitable Architecture

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PROGETTO

VARIAZIONI SUL TEMA

Ogni singolo progetto non vuole essere una rovina, bensì un oggetto nuovo che ha in sè i caratteri propri della rovina. Nel nostro lavoro vi è la volontà di affermare positivamente quello che nelle “rovine” viene visto come oscuro, ambiguo, da occultare, ponendo l’accento sia sulle caratteristiche estetiche sia sull’utilizzo che ne viene fatto. Parliamo di “nuove” categorie estetiche introducendo concetti quali estetica del frammento, dell’irrisolto, dell’indeterminato, della non finitezza del dettaglio, non propri dell’apparato architettonico consolidato. Le modalità di rappresentazione di questi oggetti assumono un ruolo fondamentale, caratterizzato da una continua oscillazione tra il confuso e l’esplicito. Non vengono mai presentati singolarmente perchè l’intento non è quello di mostrare tre progetti distinti, ciascuno con le proprie peculiarità, bensì quello di ottenere prototipi differenti in grado di stimolare sensazioni diverse, partendo dallo stesso input. Perchè un archivio? Viene definito archivio perchè è in costante espansione, può essere costantemente aggiornato ed implementato. Non è un inventario perchè non vi si riferisce per indicare una determinata categoria di oggetti in un dato momento e in un dato luogo; non è un catalogo perchè non si tratta solo di oggetti o di specie esattamente uguali, e non è un elenco. L'archivio si configura sempre di più al giorno d'oggi con una forma dinamica e organica e non come semplice contenitore ordinato e stratificato di documenti. Esso ha a che fare con la necessità di preservare la memoria, tramite la gestione, l'illustrazione e l'aggiornamento delle informazioni raccolte. L'intento è quello di conservare ciò che è considerato scarto, ambiguo, inutile e soprattutto di lasciare aperto l'elenco al futuro. E’ un progetto che parte da uno studio che basa il nuovo sul vecchio. Si effettua un’operazione di astrazione di tipi dal materiale esaminato che vengono poi ricomposte insieme.

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TRE VARIAZIONI Il concetto di archivio racchiude in sè una certa connotazione manualistica in cui due grandi categorie, quella della narrazione e quella degli elementi, si fondono in un insieme di figure, immagini e parole. Da questo presupposto nasce la volontà di sviluppare diverse variazioni progettuali basandoci su tre logiche compositive differenti, ma ugualmente descrivibili. Ognuna di esse è una delle tante interpretazioni possibili. Implosione - gli archetipi della rovina sono conservati, l'assemblaggio avviene per disgregazione da un'unità primaria; i volumi si compentrano e si effettua una sorta di sottrazione e scarnificazione nell'interno; Esplosione - gli archetipi vengono disassemblati, rotti, fratturati, frammentati, tanto da non ricordarne l'origine; maglie di pilastri si sovrappongono, ordine e disordine si fondono insieme; Finzione - oggetto semi bidimensionale che lavora sull'ironia degli elementi; gli archetipi sono qui reinterpretati perdendo la loro originaria funzione; ad esempio la scala non serve a superare un dislivello ma è un elemento di decoro, la capriata non regge ma copre uno spazio aperto; le funzioni sono invertite, gli elementi strutturali diventano decoro e viceversa. Le prime due sono facilmente sintetizzabili come due processi rispettivamente di disgregazione e aggregazione di elementi, mentre la terza è caratterizzata da interventi puntuali in cui ogni operazione è mirata ad ottenere una particolare suggestione a seconda del punto di vista. CHE TIPO DI OPERAZIONI SONO STATE EFFETTUATE? “ASSEMBLAGE!” - tecnica artistica in cui una composizione tridimensionale viene prodotta mettendo insieme degli oggetti. Simile al collage,si differenzia per la tridimensionalità. Unione di elementi che acquistano più significati se osservati da punti di vista differenti; qualcosa di non percettibile univocamente. PAROLE CHIAVE: iconografia, ambiguo, frammento, trasposizione, informe, inutile, astrazione, memoria, archetipo, assemblage UN ARCHIVIO INCOMPLETO

PROGETTO

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Sporco, uncanny, confusione, natura, disordine, esplorazione, materialità, appropriazione

Mancanza di parti, di barriere visive, di un limite, di una logica precisa, Incompletezza, compenetrazione interna esterna, Eterogeneità di funzioni ,forme, Scheletro, Struttura che emerge, Contrasto, Cornice

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HOTEL IDAHO

Consideriamo che sia un tema appropriato per esprimere una serie di sensazioni analizzate precedentemente. L'hotel-albergo in cinema e letteratura è paradigma di ambiguità, di perturbante, di straniamento, in un misto di pubblico e privato che non è ben delineato e non ha confini. Infatti è possibile incontrare corridoi pubblici che affacciano su stanze private, pertugi intricati e impianti che servono al mantenimento, zone pulite e sporche si incontrano, cunicoli si fondono insieme per poi giungere allo stoccaggio e smaltimento. Gli abitanti dell'hotel sono persone sfuggevoli e senza tempo, c'è chi ne ha fatto una dimora e chi è di passaggio anche solo per poche ore. Funziona 24H/7 ed è quindi un edificio oscuro, ma allo stesso tempo è attivo di notte. Alcune suggestioni cinematografiche vengono da film come Shining dove l'uncanny è provocato da lunghi spazi, cambi di quota e vuoto spaesante come l'assenza di persone. Altri esempi ci vengono dati dalla Black Room lynchiana, un luogo metafisico extradimensionale nella quale è inclusa la Red Room (altrimenti conosciuta come: "La sala d'attesa") sognata dall'agente Cooper all'inizio della serie Twin Peaks, quando si vede invecchiato di 25 anni seduto su una sedia. Sembra che il tempo, all'interno della Loggia Nera, all'interno dell'Hotel Idaho, non segua un percorso.

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PROGETTO

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HOTEL

twin peaks

barto

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on fink

somewhere CLERK Welcome to the Hotel Earle. May I help you, sir?

BARTON I'm checking in. Barton Fink. desk.

The clerk flips through cards on the

CLERK F-I-N-K. Fink, Barton. That must be you, huh? BARTON Must be. CLERK Okay then, everything seems to be in order. Everything seems to be in order. Next to the typewriter are a few sheets of house stationary: "THE HOTEL EARLE: A DAY OR A LIFETIME."

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PROGETTO

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"We wanted an art deco stylization,"

Joel explained in a 1991 interview, "and a place that was falling into ruin after having seen better days." Barton's

room is sparsely furnished with two large windows facing another building. The Coens later described the hotel as a "ghost ship floating adrift, where you notice signs of the presence of other passengers, without ever laying eyes on any". Joel said: "You

can imagine it peopled by failed commercial travelers, with pathetic sex lives, who cry alone in their rooms." The Coens used green and yellow colors liberally in designing the hotel

"to suggest an aura of putrefaction" 152

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E allora andiamo, tu e io, quando la sera è tesa contro il cielo come il paziente eterizzato sul tavolo, andiamo per certe semideserte strade borbottanti recessi di inquiete notti in alberghi da una notte e ristoranti con segatura e gusci d'ostrica...

The Love Song of J. Alfred Prufrock, T. S. Eliot (1888–1965)

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lost in translation

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ristorante

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VARIAZIONI

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Hall,concierge Spa Parking Ristorante Stoccaggio rifiuti, lavanderia 6 Mediateca 7 Sala conferenze 8 Stanze

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BIBLIOGRAFIA Augè, Marc, Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, 2004. Bauman, Zigmunt, Vite di scarto, Laterza, 2007. Benjamin, Walter, Il dramma barocco tedesco, G. Einaudi, 1980. Benjamin, Walter, I "passages" di Parigi, Einaudi, 2007. Clèment, Gilles, Manifesto del Terzo Paesaggio, Quodlibet, Macerata, 2005. Conrads, Ulrich, Programs and Manifestoes on 20th-Century Architecture, The MIT Press, 1975. Dillon, Brian, Ruins (Whitechapel:Documents of Contemporary Art), The MIT Press, 2011. Edensor, Tim, Industrial Ruins: Space, Aethetics and Materiality, Berg, 2005. Freud, Sigmund, "Il perturbante (Das Unheimliche) in Imago, 1919. Hardy, Hugh, "The Romance of abandonment: Industrial Parks" in Places 17, no.3 (2005) 32-37. Hell, Julia and Schonle, Andreas, Ruins of modernity, Duke press, 2010. Jenks, Charles, and Kropf, Karl, Theories and manifestoes of contemporary architecture, John Wiley & Sons, 2006. Koolhaas, Rem, Junkspace, Quodlibet, Macerata, 2005. Perec, George, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, 2006. Rota, Simona, "The architecture of Photography" in WAI Architecture Think Tank,

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Roth, Michael S. and L. Lyons, Irresistible decay: ruins reclaimed, Oxford University Press, 1998. Simmel, Georg, La Rovina, Berlin 1907. UN ARCHIVIO INCOMPLETO

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Detropia, Heidi Ewing and Rachel Grady, USA, 2012. Enemy of the State, Tony Scott, USA, 1998. Full Metal Jacket, Stanley Kubrick, Regno Unito, USA, 1987. Germania Anno Zero, R. Rossellini, Italia, Germania, Francia, 1948. Goodbye Lenin! , Wolfgang Becker, Germania, 2003. I segreti di Twin Peaks, Episodio 20.2"Il sentiero per la Loggia Nera", David Lynch and Mark Frost, USA, 1990-91. Il cielo sopra berlino (Der Himmel über Berlin), Wim Wenders, Germania, 1987. Lost in translation, Sofia Coppola, USA, 2003. Naqoyqatsi, Godfrey Reggio, USA, 2002. Nostalghia, Andrej Tarkovskij, URSS, Italia, Francia, 1983. Richard III, Richard Loncraine, Regno Unito, USA, 1995. Robocop - Il futuro della legge (Robocop), Paul Verhoeven, USA, 1987. Scandalo Internazionale (A Foreing affair), Billy Wilder, USA, 1948. Somewhere, Sofia Coppola, USA, 2010. Stalker, Andrej Tarkovskij, URSS, Germania Est, 1979. Vertical City, Avijit Kishore, India 2011. The Full Monty, Peter Cattaneo, RegnoUnito, 1997. The Grand Budapest Hotel, Wes Anderson, USA, 2014. The Shining, Stanley Kubrik, USA, Regno Unito, 1980. Unfinished Italy, Benoit Felici, Italia, 2011.

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