Audrey Hepburn by Dotari Chiara

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Audrey Hepburn





Teoria e analisi del cinema e dell’audiovisivo Docente: Luigino Piccolo



‘‘Conosco bene il mio corpo. Non sono una bellezza. Presa separatamente, ogni parte di me non è certamente perfetta’’


PROVA D'ABITO CON GIVENCHY, per Cenerentola a Parigi (1957). Lo stilista e la stella del cinema sono andati magnificamente d'accordo fin da subito. Audrey una volta disse: «Ci sono poche persone che amo più di lui. È la persona più corretta che conosca».


Audrey Hepburn e Hubert de Givenchy E’ difficile trovare due artisti che abbiano avuto sulla moda contemporanea lo stesso impatto di Audrey Hepburn e Hubert de Givenchy. Insieme hanno reso popolari tendenze capaci di portare la moda nell’Era moderna, come ‘intramontabile Little Black Dress. Nel corso di quarant’anni di amicizia e collaborazione professionale, Audrey Hepburn è diventata un’icona di stile. I suoi look sono considerati senza tempo, mentre lei resta il supremo modello di stile per milioni di donne nel mondo. Questo duraturo contributo dato al mondo della moda nasce dall’eccezionale collaborazione tra Audrey e Givenchy, cominciata all’inizio delle rispettive carriere, quando i due erano appena poco più che ventenni. Nel 1953 Audrey conquistò il cuore del pubblico cinemato- grafico con la sua interpretazione nella fiaba romantica Vacanze Romane. Non si trattava solo del più adorabile personaggio femminile che avesse calcato le scene negli ultimi anni; Audrey cra una donna “genuina”. Appariva diversa rispetto alle dive di quegli anni. Né bionda né prosperosa come Marilyn Mon- roe, Jane Russel o la giovane Elizabeth Taylor, questa ragazz dall’aspetto vagamente androgino era interessante proprio per la sua unicità.


I costumisti di Hollywood non riuscivano ad adattare gli abiti alla silhouette di Audrey. Benché non fosse una stilista, in fatto di moda non aveva dubbi: sapeva che cosa funzionava per lei.


Non aveva paura di enfatizzare la naturale snellezza e ai tacchi alti preferiva la comodità delle scarpe basse (che dove- vano essere preferibilmente mezzo numero più del necessario). Givenchy disse: «Riesce sempre a migliorare gli abiti creati per lei aggiungendo qualcosa, un piccolo dettaglio personale capace di valorizzare l’insieme». In Vacanze Romane ha donato eleganza al costume di Edith Head indossando una cintura sulla gonna e annodando una sciarpa al collo. Audrey voleva mostrare la sua personalità attraverso i suoi abiti. Fortunatamente per l’attrice, il film successivo, Sabrina, le avrebbe fatto conoscere il miglior alleato possibile per rea- lizzare questa impresa. Cercando stilisti francesi che il suo personaggio cinema- tografico avrebbe amato, ha incontrato l’emergente Hubert de Givenchy. Benché non avesse mai sentito parlare di Audrey, lo stilista permise all’attrice di indossare le sue creazioni. A cominciare dal “décolleté Sabrina”, che apparve pro- prio in questa pellicola, i vestiti di Givenchy indossati da Audrey Hepburn hanno dato vita a mode ancora attuali, copiate ovunque. Le linee pulite, la praticità e la semplicità del suo stile funzionano su quasi tutti i tipi di donne. «Film dopo film, Audrey veste con tale eleganza da creare un vero e proprio stile, riuscendo ogni volta a esercitare un fondamentale impatto nel mondo della moda. Il suo essere chic e giovane, il suo portamento e la sua silhouette sono diventati leggendari, proiettando su di me una sorta di splendore che non avrei mai sperato di ottenere. Così è nato lo stile Hepburn» disse Givenchy.


Allo stesso tempo Audrey ha sempre pensato che le cre- azioni di Givenchy avessero la capacità di migliorare il suo lavoro: entrando nei panni del personaggio attraverso i suoi abiti, riusciva davvero a calarsi nella parte. «(Givenchy) è molto più che uno stilista, è un creatore di personalità» disse nel 1956. Il gusto e la sensibilità di Audrey e di Givenchy si completavano e si arricchivano a vicenda. L’essenza del loro approccio alla moda è stata forse sin- tetizzata al meglio dal figlio di Audrey, Sean Ferrer, quando disse: «Lei vedeva gli abiti che lui creava come il bel vaso capace di valorizzare un singolo fiore di campo, mentre lui li percepiva come il vaso abbastanza semplice da non distrarre l’attenzione dalla bellezza naturale del fiore stesso... (Quella) eleganza affondava le radici nei valori personali di entrambi. Non era un desiderio di mettersi in mostra, ma il risultato di un’attitudine modesta». Insieme rappresentavano un brillante incontro di menti, e divennero presto anche grandi amici. Questo libro rende onore al lavoro di Audrey e Givenchy sia sullo schermo sia nella vita. Traccia un profilo dei sette film in cui hanno collaborato (più i due fatti da Audrey a carriera avanzata), e dedica una sezione ai loro successi in occasione di premiazioni, spettacoli ed eventi. Presenta lo stile che ha por- tato le donne a correre nei negozi nella speranza di catturare un po’ della magia di Audrey negli anni Cinquanta e Sessanta, e che oggi continua a ispirare e affascinare.



Audrey Hepburn in Sabrina


Paramount Pictures inaugurò il 1953 presentando al pubblico americano una nuova diva: Audrey Hepburn in Vacanze Romane. L’attrice ventitreenne era apparsa in una manciata di film e si era fatta apprezzare a Broadway per la sua partecipazione all’adattamento del ro- manzo Gigi, scritto da Colette, messo in scena da Anita Loos. È stata la visibilità ottenuta con Vacanze Romane, però, a permetterle di conquistare il pubblico mondiale e l’Oscar come Miglior Attrice. La Paramount mise subito in lavorazione un nuovo pro- getto, basato sulla commedia Sabrina scritta da Samuel Taylor. Recitando la parte della figlia dell’autista che si innamora dell’affascinante discendente di una ricca famiglia di Long Island, Audrey si trasforma da esile e timida ragazzina a giova- ne donna sofisticata, di mondo, squisitamente vestita. Benché l responsabile ai costumi di scena della Paramount per quel film fosse Edich Head, il regista Billy Wilder voleva che Audrey avesse un autentico aspetto francese nelle scene che seguivano il suo ritorno a casa dopo gli studi all’estero. Cosi la produzione organizzò un viaggio di Audrey a Parigi, per permetterle di trovare gli abiti adatti al suo personaggio. Lei chiese di poter incontrare uno stilista in particolare. Al tempo Hubert de Givenchy aveva ventisei anni, era un talento emergente che si ispirava a Jacques Fath e Cristóbal Ba- lenciaga, ed era stato a capo della boutique di Elsa Schiaparelli per quattro anni. Deciso a lavorare in proprio sul prêt-àporter di lusso, aveva fondato la sua House of Givenchy il 2 febbraio 1952. Audrey era già una sua fan e con i soldi guadagnati con Vacanze Romane si era concessa un primo, costoso regalo: un cappotto originale Givenchy. Lo stilista e il suo staff stavano lavorando alla nuova collezione nell’estate 1953, quando Gi- venchy accettò di incontrare “Miss Hepburn” nel suo atelier. Poiché Vacanze Romane non era ancora stato distribuito in Francia, lo stilista non conosceva Audrey. Pensava che l’appun- tamento fosse con la leggendaria Katharine Hepburn. Audrey, assolutamente inconsapevole di questo malinteso, si presentò all’appuntamento con grande entusiasmo.


Givenchy avrebbe ricordato dopo: «Quando si è aperta la porta del mio studio, ho visto una giovane donna alta e magra, con occhi da cerbiatta e capelli corti. Indossava pantaloni ade- renti, una semplice maglietta, slippers ai piedi e un cappello da gondoliere con un nastro rosso con scritto Venezia». Lo stilista fu subito conquistato dal suo aspetto e dalla sua personalità, ma non poté accettare l’impegno di disegnare i nuovi abiti per Audrey nel ruolo di Sabrina. Decisa a non arrendersi, Audrey domandò di poter visionare la nuova collezione in lavorazione. Appena cominciò a provare i capi, apparve evidente a tutti che era la modella ideale per lo stile di Givenchy; ogni abito le calzava alla perfezione, benché indossato direttamente dal manichino. Era scattata la sinergia tra diva e stilista, Givenchy invitò Audrey a cena quella sera stessa. Avrebbero scoperto di condividere molto, oltre al gusto in fatto di moda: disciplina, dedizione, lealtà e gentilezza. Era l’inizio di una profonda ami- cizia e di una collaborazione professionale che sarebbe durata fino alla morte di Audrey, quarant’anni dopo. Per il suo debutto in Sabrina, Audrey tornò a Hollywood con tre Givenchy originali dalla nuova collezione.



‘‘Se avrai qualche difficoltà nel riconoscere tua figlia, ricorda che sarò la ragazza più sofisticata di tutta la stazione.’’ Sabrina Fairchild

Sabrina è appena tornara in America da Parigi e sta raggiungendo Long Island in treno. Deve venire a prenderla suo padre, chauffeur presso la famiglia Larrabee, ma in stazione incontra David Larrabee (William Holden), il rubacuori di cui si era innamorata tempo prima, figlio di un ricco uomo d’affari. David non ha mai prestato grande attenzione a Sabrina quando la ragazza stava appollaiata nella sua camera sopra il garage, né la riconosce nella nuova versione ultra chic, incontrandola alla stazione.




L’attrice dietro le quinte Il primo successo della collaborazione tra Audrey e Givenchy fu un abito di lana grigio Oxford. Slanciato e stretto in vita, abbinato a un turbante e orecchini a cerchio, il look nel suo insieme sancisce la nascita di un’icona di stile.



Sabrinaaa! prima di fare il suo ingresso alla festa dei Larrabee. La seconda creazione di Givenchy per la pellicola è un abito da ballo bianco, senza spalline, d’organza, con sopragonna e ricami di perle nere. Questo look stupisce tutti gli invitati e fa di Sabrina la protagonista della serata.


Nel film Sabrina possiede un barboncino, ma i cani ritratti in questa foto sono comparsi unicamente nelle pubblicità, non nella pellicola.


Audrey e William hanno davvero vissuto una breve storia d’amore durante la lavorazione di Sabrina.


Per l’appuntamento di Sabrina con il fratello maggiore Larry (interpretato da Humphrey Bogart), Audrey indossò un abito da sera di satin nero, con una profonda scollatura sulla schiena, ma molto accollato davanti. Questo modello divenne famoso con il nome di “décolleté Sabrina”, dando vita a una tendenza amata dalle donne più alla moda. L’abito era decorato con fiocchi sulle spalle, e Audrey l’abbinò a un cappello nero aderente sul capo (anch’esso firmato da Givenchy) che le diede un’eleganza vagamente felina. La gonna da ballerina, che arrivava poco sotto le ginocchia, divenne un caposaldo di Audrey.





Locandina italiana del film Sabrina


Sabrina era più di un’esibizione di moda. Dimostrando che Vacanze Romane non aveva avuto successo per ca- so, il pubblico accorse per vedere ancora sul grande schermo la stella nascente, e Audrey ricevette la seconda nomination all’Oscar come Miglior Attrice per Sabrina. Con quella di Audrey come Miglior Attrice, Sabrina rice- vette un totale di sei nomination. Portò a casa un solo premio, quello per i Migliori Costumi. E chi ritirò la statuetta? Edith Head. Era a capo del dipar- timento della Paramount e c’era solo il suo nome tra i credits della pellicola. Audrey rimase mortificata. Un simile riconoscimento in quel momento iniziale della carriera sarebbe stato fantastico, per Givenchy. Lo stilista reagi come solo un gentiluomo avrebbe saputo fare. Non si arrab- biò, semplicemente si rimise al lavoro. Audrey privatamente promise di rimediare a quel che era accaduto. Il mondo della moda ha sicuramente ottenuto un grande vantaggio dalla capacità dei due di lasciarsi alle spalle questo primo intoppo. La loro collaborazione professionale avrebbe potuto interrompersi cosi. Invece si ritrovarono a creare quello che sarebbe indiscutibilmente diventato il più iconico film in fatto di stile nella storia del cinema.



Cenerentola a Parigi Benché fosse diventata quel genere di attrice capace di garantire ottimi risultati al botteghino, dopo Sabrina, Audrey decise di stare per un po’ lonta- no dalle scene. Partecipò allo spettacolo Ondine a Broadway, conquistandosi un Tony Award come Miglior Attrice, si innamorò e sposò Mel Ferrer, co-star sul set di Ondine. Ritornò sul grande schermo con Ferrer in un adattamento di Guerra e pace nel 1956, poi si preparò per un ruolo che la riportava alle sue origini di ballerina, niente meno che in compagnia del leggendario Fred Astaire. In Cenerentola a Parigi Audrey divenne Jo Stockon, gio- vane ragazza che lavora in una libreria del Greenwich Village travolta da un nugolo di impiegati della rivista Quality in cerca di una location artistica per ritrarre la loro modella migliore (interpretata da Dovima), magnifica, ma di poco spessore. II fotografo Dick Avery (Fred Astair) intuisce il potenziale nascosto dietro gli sgraziati abiti di Jo e il suo viso simpatico. È lei la “ragazza Quality” di cui la rivista ha bisogno per presentare le creazioni del più importante stilista parigino. Pur non essendo convinta, Jo cede e si mette nelle mani della batteria di stilisti e truccatori di Quality; il risultato è incredibile. Questa fiaba ambientata nel mondo della moda diede a Audrey la possibilità di lavorare a pieno regime con Givenchy. Edith Head era ancora la costumista ufficiale del film, ma que- sta volta i credits chiarivano che “gli abiti di Miss Hepburn a Parigi sono Givenchy”. Come già era accaduto in Sabrina, Cenerentola a Parigi mostra la trasformazione di Audrey da ragazzina a dea della moda, così attrice e stilista si misero al lavoro per creare un sontuoso e adeguato guardaroba. Ses- sant’anni dopo, quella sfilza di look capaci di lasciare a bocca aperta fanno ancora sognare.


Con Fred Astaire. Diretto da Stanley Donen, Cenerentola a Parigi resta uno dei film più influenti e importanti per tutti i futuri stilisti, modelle o fotografi. Compaiono nella pellicola le top model del tempo Dovima e Suzy Parker, e le fotografie di Richard Avedon, che allora lavorava per la prestigiosa rivista Harper’s Bazaar. Audrey fu una musa per Avedon nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta. Una volta il fotografo disse: «Sono e sarò sempre profondamente colpito dal privilegio di avere avuto Audrey davanti al mio obiettivo. Non c’è nulla che io possa fare per renderla più grande di quanto sia già. Posso solo limitarmi a documentare quanto vedo».


«Amici miei, avete visto entrare un essere insignificante, un bozzolo informe. Una volta aperto il bozzolo non ne è uscita una farfalla, ma un uccello del paradiso!»


IL PRIMO LOOK NELLA TRASFORMAZIONE di Jo nella "donna Quality" viene presentato nello studio parigino dello stilista. Il sipario della passerella viene sollevato per rivelare una Jo di un'eleganza che toglie il fiato, in un abito di satin rosa e champagne, gloriosamente incoronata con un sottile copricapo di perline.



COMINCIA L'ERA DELLA FOTOGRAFIA MODER con Jo, Dick e il team di Quality che scattano sotto la piog fuori dal Palazzo delle Tuileries. Palloncini colorati stretti le mani di Jo e subito rilasciati bilanciano la cupezza dell giornata, Jo sta con le gambe leggermente divaricate per scatto, indossando un semplice, elegante abito nero dall. gonna ampia, abbinato a quanti bianchi.


IL LOOK ISPIRATO AD ANNA KARENINA prevede un lungo cappotto indossato sopra un completo da viaggio di lana bouclé, abbinato a un cappello Givenchy di velluto color cioccolato.


L'OUTFIT PER LA SCENA di pesca è uno dei più celebri di questo film. Il top corto, i pantaloni aderenti e il vistoso satin rosa in vita appaiono perfettamente contemporanei anche oggi. Che altro potrebbe indossare una giovane icona di stile?



TRA I MEMORABILI LOOK che Givenchy ha creato per Audrey in Cenerentola a Parigi c'è la "Vittoria alata", Deve 0668 stata l'esperienza di Audrey come ballerina a permetterle di Indossare questo sbalorditivo abito di chiffon rosso, lungo fino a terra, completo di fusciacca, mentre scende a rapide e sicure falcate una rampa di scale del Louvre, senza uo solo tentennamento.



FORSE IL PIÙ COPIATO DI TUTTI I LOOK apparsi nel film è l'abito da sposa che Jo indossa alla fine della sequenza di scatti di moda. Qui Audrey e Givenchy rendono popolare un altro trend: l'abito da sposa con la gonna che termina sopra le caviglie. Morbido sui fianchi e con ampie spalline, appare ancora contemporaneo. Mentre molte tendenze degli anni Ottanta e Novanta sembrano terribilmente superate, una sposa potrebbe ancora oggi ispirarsi a quest'abito.




AUDREY ERA ESTASIATA all'idea di lavorare con uno dei suoi idoli, Fred Astaire. Si trattava di un'occasione davvero importante perché da piccola sognava di diventare una ballerina. La danza era stata per lei un rifugio dalle difficoltà vissute nell'infanzia nella Arnhem occupata durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie al suo talento aveva partecipato a spettacoli per raccogliere soldi destinati a supportare la Resistenza che lottava di nascosto contro i Nazisti. Continuò a perfezionare l'arte del balletto in Inghilterra dopo la guerra, ma l'altezza e la sua età rendevano improbabile che potesse diventare prima ballerina, così Audrey decise di rinunciare al suo sogno. L'opportunità di ballare in Cenerentola a Parigi fu per lei una vera gioia.


FERED ASTAIRE DISSE «Si lascia travolgere da un vortice di danza che sembra esplodere dopo essere stato represso per anni». Per il balletto nel café parigino Audrey si vesti completamente di nero, eccetto per un paio di calze bianche che focalizzavano l'attenzione sui suoi piedi impegnati a danzare, Nonostante la grande enfasi riservata alla moda, le pubblicità di Cenerentola a Parigi non insistevano particolarmente su quell'aspetto. Invece, annunciavano: "Si lascia andare per scatenarsi con Fred Astaire nel suo primo musical!". Nel film c'erano canzoni di George e Ira Gershwin.


UNO DEI LOOK PIÙ D'AVANGUARDIA vede Jo avvolta in un lungo mantello che le copre il capo e che è fissato al collo, lasciando scoperto solo il volto. Sotto è celato un meraviglioso abito di chiffon



LA SFILATA DI JO ALLA FINE DEL FILM mette in mostra altri abiti divini e look "ispirati allo stile della donna Quality". Tra le quattro nomination agli Oscar ricevute da Cenerentola a Parigi c'era anche quella per i migliori costumi di scena. Questa volta, Givenchy non passò inosservato.


Colazione da Tiffany Audrey si concentrò su una serie di ruoli drammatici tra cui La storia di una monaca, che le regalò una nomination agli Oscar come Miglior Attrice Protagonista, e si ritaglio del tempo per dedicarsi alla vita privata diventando madre di Sean Ferrer nel 1960. La nascita di Sean fu particolarmente commovente, perché fu in seguito a una serie di dolorosi aborti spontanei, e il più caro desiderio di Audrey era proprio quello di diventare madre. Dopo un felice periodo di pausa per la maternità, Au- drey si preparò per tornare al lavoro in quello che è indiscuti- bilmente il punto di massimo splendore del suo lavoro, la sua prestazione più caratteristica: Colazione da Tiffany. Gli abiti Givenchy non erano adatti ai film drammatici interpretati da Audrey dopo Arianna, ma lei aveva continuato a indossarli durante gli eventi mondani. Lui aveva collabora to con icone di stile come Jean Seberg, Kay Kendall, Brigite Bardot e Jacqueline Kennedy: Nel 1961 Audrey e Givenchy erano pronti per essere riuniti sul grande schermo in quello che sarebbe diventato il loro film più importante. In Colazione da Tiffany, Audrey avrebbe dato vita sullo schermo a Holly Golightly, l’eroina di Truman Capote, che sembra non aver bisogno d’altro nella vita che di un abito nero e un cappello sempre diverso.



COLAZIONE DA TIFFANY divenne un classico fin dal momento in cui i titoli di coda scorsero sullo schermo. Accompagnata dalle note malinconiche di Moon River di Henry Mancini una donna elegantemente vestita scende da un taxi davanti alla gioielleria Tiffany. E l'alba e la donna Holly Golightly - ha fatto nottata. Se non fosse evidente dal modo in cui gusta un caffè e un dolce, lo diventa notando l'abbigliamento, decisamente quello di un'uscita serale: un abito nero di satin attillato senza maniche, guanti lunghi, collana a cinque giri di perle e piccola tiara in testa. Ancora non lo sappiamo, ma in quel momento sta mettendo da parte i suoi problemi nel luogo capace di calmarla: Tiffany. Di sicuro siamo pronti a entrare nel mondo di questa donna.




IL MODELLO ORIGINALE DISEGNATO DA GIVENCHY per l'iconico Little Black Dress aveva uno spacco sul fianco. Furono confezionati due abiti: uno fu conservato dallo stilista, l'altro volò con Audrey agli studi della Paramount Pictures. Successivamente lo spacco fu giudicato troppo audace, dunque fu confezionato un nuovo abito, modificandone la gonna. La versione del vestito approvata dalla casa di produzione, quella che compare nel film, venne più tardi distrutta, ma una delle due versioni originali Givenchy è stata venduta all'asta nel 2006 per quasi un milione di dollari.


L'IMMAGINE INDIMENTICABILE DI HOLLY in piedi davanti alla vetrina di Tiffany, con indosso occhiali da sole oversize, mentre sbircia all'interno, i capelli raccolti, adornati con una tiara, e una frangetta che solo Audrey potrebbe permettersi


HOLLY INDOSSA QUESTO ABITO NERO con orlo decorato da lunghe frange per far visita a un amico a Sing Sing. L'abito è delizioso, ma il cappello di Givenchy è la vera stella dell'outfit.


IL CAPPELLO "CIGNO» occupa il centro della scena. Una delle lezioni sulla moda più importanti di Holly è che non è necessario possedere un grande guardaroba, quanto una limitata selezione di pezzi di qualità. Audrey, che condivideva questa filosofia, contava su Givenchy: «Puoi indossare gli abiti di Hubert fino a consumarli e saranno ancora eleganti»





UNO DEI LOOK MEMORABILI di Colazione da Tiffany è l'abito "a tunica" che Holly indossa prima della festa. Questo brillante inizio della serata è in linea con la scoppiettante notte che sequirà, interamente improvvisata dal regista Blake Edwards con il contributo del gruppo di talentuosi attori in scena.



HOLLY LANCIÒ NUOVE MODE PERFINO CON I CAPELLI. Scolori alcune ciocche quando ai tempi era inusuale.


IL PIÙ VIVACE CAPO DEL GUARDAROBA di Holly è questo abito rosa fenicottero. Senza maniche, con un taglio che riprende le linee del celebre Little Black Dress, il look è completato da un cappotto rosa, tiara e borsa clutch.


HOLLY NON SI SAREBBE MAI LASCIATA sorprendere dalla pioggia senza un trench. Questo capo basilare chiude il film e diventa una perla negli annali della storia della moda.



Insieme a Parigi Negli anni Sessanta, dieci anni dopo il suo eccezionale debutto a Hollywood, Audrey era ormai una grande star. Si era lasciata alle spalle i ruoli da "Cenerentola" con cui si era misurata all'inizio della carriera e aveva collezionato quattro nomination come Miglior Attrice. Dopo Colazione da Tiffany comparve nella controversa pellicola Quelle due, con Shirley MacLaine. Il suo film successivo, Insieme a Parigi, non avrebbe potuto essere più diverso. In questo remake della commedia francese del 1952, La fête à Henriette, Audrey interpretava la sugge- stionabile Gabrielle Simpson, musa, assistente, sognatrice e anima gemella dello sceneggiatore frustrato interpretato dal suo partner in Sabrina (ed ex innamorato) William Holden. Il film, con la sua satira sopra le righe, non era adatto a incontrare i gusti di tutti. Le due star rispettarono gli impegni come indicato nei rispettivi contratti con la Paramount, ma alla fine delle riprese la casa di produzione cominciò a preoccuparsi per l’inusuale prospettiva del film. Lasciarono la pellicola in sospeso fino a dopo l’uscita di Sciarada (1963), benché Insieme a Parigi fosse stato girato prima. Audrey se la cavò meglio di Holden. Apparve deliziosa come sempre, e la critica fu più gentile con lei di quanto si mostrò con il resto del film. Decisamente stravagante, il film era ambientato a Parigi e vedeva Audrey completamente avvolta non solo negli abiti ma anche nel profumo di Givenchy, che ricevette credits in entrambi i casi. Secondo lo stilista il profumo L’Interdit-fu creato su immagine di Audrey Hepburn come tributo alla sua bellezza, come qualcosa di interdit, proibito agli altri e quindi esclusivo». Fu reso disponibile al pubblico dal 1957, e negli anni ‘60 Audrey comparve come testimonial nelle pubblicita che lo reclamizzavano. Da quel momento in poi fu ricordato come il primo profumo ufficiale di una celebrità.


I COSTUMI DI INSIEME A PARIGI erano vivaci e colorati quanto le ambientazioni. Le avventure fantastiche permisero a Audrey e Givenchy di osare più che mai: lo stilista si occupò di tutto, dal semplice completo "da segretaria" fino ai costumi medioevali indossati da Audrey nei panni di Gabrielle.



«Tutte le mattine quando mi sveglio e so che ho tutto un giorno davanti a me mi sento cosi piena di entusiasmo.» Gabrielle Simpson


Sciarada Audrey passò quasi direttamente da uno dei pochi fallimenti, Insieme a Parigi, a uno dei suoi più grandi successi, Sciarada. Diretto dal regista di Cenerentola a Parigi Stanley Donen, il film è un'intrigante poliziesco che, visto più e più volte, riesce a essere sempre apprezzato, anche conoscendo l'identità dell'assassino. Costellato di momenti di vera suspense, l'atmosfera è sempre alleggerita dal ritmo della regia di Donen e dalla sceneggiatura superbamente ironica di Peter Stone. I critici notarono che il film aveva un tocco del miglior Hitchcock. Ambientato a Parigi, era la storia stessa a richiamare lo stile di Givenchy. Dopo l'assassinio del marito, Regina Lampert (Audrey) si ritrova incastrata in una ragnatela di intrighi con un trio di minacciosi personaggi che le girano attorno. Fa affidamento sull'aiuto di un nuovo amico che presto diventa qualcosa di più Peter Joshua, interpretato da Cary Grant - per scoprire poi di non potersi fidare neppure di lui. Grant era entusiasta di poter recitare con Audrey, ma i venticinque anni di differenza gli facevano temere di apparire come un losco uomo che corre dietro a una donna molto più giovane. Per risolvere il problema, la sceneggiatura venne modificata in modo che fosse Regina a sedurlo, e Audrey recita quel ruolo con straordinario umorismo e l’aplomb che la contraddistingue.



In conclusione... ANCHE QUANDO NON LAVORAVANO insieme, Audrey continuava a ispirare Givenchy, che disse: «ln ogni mia collezione una parte del mio cuore, della mia matita e dei miei disegni è per Audrey». Audrey amava indossare le creazioni di Gi- venchy nella vita reale almeno quanto ama- va farlo sullo schermo. Era intrinsecamente timida, e interpretare la stella del cinema alla moda non era nella sua natura. Apparire tale, però, aiutava. Una volta disse: «Le creazioni di Givenchy mi danno un senso di sicurezza e fiducia in me stessa, e il mio lavoro è sempre andato meglio nella consapevolezza di apparire assolutamente nel modo giusto. Gli outfit di Givenchy mi hanno protetto contro situazioni e persone. Mi sento bene, indossandoli». Qui è presentata una selezione dei migliori capi non apparsi sul grande schermo che Givenchy ha prodotto per Audrey.


ALLA PRIMA di Colazione da Tiffany (1961).


AUDREY INDOSSA un vestito Givenchy di jersey rosa con maniche lunghe e vita alta nel giorno del suo matrimonio con Andrea Dotti, il 18 gennaio 1969.



Audrey stava recitando in Ondine a Broadway, durante Los Angeles a ritirare il premio come Miglior Attrice per Va- canze Romane. Lo ritirò dopo essersi esibita con Ondine sul palco del Broadway's Century Theatre. Tenne un breve discorso che cominciò con un emozionato «È troppo...». Audrey pronunciò sommessamente queste parole indos- sando un abito bianco a fantasia floreale con una cintura stretta alla sottile vita. Quella cerimonia ebbe luogo diversi mesi prima di Sabrina; fu la prima apparizione pubblica di Audrey firma- ta Givenchy. Non ci poteva essere inizio migliore per questa coppia di enorme talento, che ai tempi neppure immaginava quanto avrebbe rivoluzionato la moda. Nel 1995, e ancora nel 2011, la rivista Time proclamò questa creazione di Givenchy il miglior abito da Oscar di ogni epoca.


L'ATTRICE E LO STILISTA. In quarant'anni di amicizia e collaborazione professionale, sia Audrey sia Givenchy divennero icone fashion capaci di influenzare lo stile di intere generazioni



Chiara Dotari 3B Fashion Stylist and Editor - IED



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