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HABANAMAR
HABANAMAR dal mare alla città percorso di riqualificazione per il Malecón
LAURANDE Chiara Pellizzola Francesca Vanelli
RELATORI Romeo Farinella Laura Gabrielli CORRELATORI Sara Maldina Kiovet Sanchez Alvarez
Sessione di Laurea Marzo 2016 Università degli Studi Ferrara - Dipartimento di Architettura
A Cuba, alla sua bellezza controversa, senza la quale questo progetto non esisterebbe.
INDICE 0. Abstract
6
8
1. La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
12
1.1 La Habana 1.2 Cuba la isla grande 1.3 Una meta turistica in crescita 1.4 Cuba e l’UNESCO 1.5 Habana Vieja e le sue fortificazioni 1.6 La Oficina del Historiador 1.7 Il PEDI 2011 1.8 Analisi della situazione attuale
15 16 18 21 24 29 30 32
2. La Habana: l’evoluzione della città
34
2.1 Il colonialismo spagnolo 2.2 La parentesi dell’occupazione inglese 2.3 Le guerre d’indipendenza 2.4 La Habana post coloniale 2.5 La Rivoluzione 2.6 La Habana Post rivoluzionaria 2.7 La crisi dopo la caduta del Muro di Berlino 2.8 Leggere la città
15 16 18 21 24 29 30 32
3. El Malecón: il collegamento rapido de La Habana
54
3.1 La città e il litorale 3.2 Lo sviluppo del Malecón 3.3 I quartieri limitrofi: il Vedado 3.4 I quartieri limitrofi: il Centro Habana 3.5 Infrastruttura e tessuti
57 58 62 66 70
HABANAMAR
4. Il Malecón: il palcoscenico de La Habana
72
4.1 Percezioni di un margine: il fronte urbano 4.2 Percezioni di un margine: lo spazio pubblico 4.3 Landmarks 4.4 La strada cubana 4.5 Percorrere il Malecón
75 76 80 82 84
5. Il Malecón: una sfilata di spazi eterogenei
86
5.1 Fragilità del tessuto 5.2 Lettura dello spazio pubblico 5.3 Lo spazio pubblico e il suo utilizzo 5.4 Le polarità del Malecón 5.5 Muoversi nei tessuti 5.6 Spazi costruiti e spazi veicolari
89 89 94 94 96 97
6a. La strategia: linee per uno sviluppo urbano integrale
100
6a.1 Linee strategiche 6a.2 Riorganizzare la mobilità 6a.3 Valorizzare il tessuto attraverso un rilancio economico 6a.4 Potenziare la rete stradale come sistema di spazi pubblici 6a.5 Riqualificare il Malecón come parco pubblico attivo 6a.6 Superare la concezione del muro del Malecón come limite 6a.7 Promuovere il lungomare come affaccio privilegiato
103 105 107 107 109 110 110
6b. La strategia: linee per uno sviluppo economico
112
6b.1 Presupposti economici 6b.2 Premesse legislative 6b.3 Una nuova struttura di gestione economica 6b.4 Il Piano Direttore 6b.5 Le fonti di finanziamento 6b.6 Le società economiche 6b.6 Catalogazione delle attività economiche
115 116 122 123 123 124 125 7
7. La strategia: la rigenazione dello spazio urbano 7.1 Tipologie d’investimenti 7.2 Tipologie d’interventi 7.3 La nuova identità dello spazio pubblico 7.4 Potenziamento delle polarità 7.5 Ripensare la mobilità 7.6 Diversi interventi per diversi tessuti
8. Il progetto: il parco lineare di frontiera
129 129 132 135 136 137
140
8.1 Genesi progettuale 8.2 Progettazione per macroaree 8.3 Studio del verde 8.5 Sistema delle connessioni 8.4 Un progetto partecipato 8.5 Il parco giardino 8.6 Il parco mercato
143 143 146 148 149 150 154
9. Il progetto: la nuova marina del Vedado
156
9.1 Un nuovo ingresso per la Avenida 23 9.2 Il progetto della marina 9.3 Il sistema intermedio degli scogli 9.4 Expo 23 9.5 I moduli flessibili
159 162 163 164 166
10. Il progetto: il parco marino
168
10.1 Declinare il mare 10.2 Giocare con l’acqua 10.3 Il Museo del mare 10.4 I moduli connettivi 10.5 Il muro attivo 10.6 Uno sguardo sul mare 8
126
HABANAMAR
171 171 174 176 177 178
11. Conclusioni
180
12. Bibliografia
184
13. Ringraziamenti
194
14. Far From FAF
202
14.1 Cuba Libre non solo da bere 14.2 Dietro le facciate de La Habana 14.3 Papa Francisco: una speranza per Cuba 14.4 Confidenze 14.5 Nada se compara con Habana 14.6 Strade di vita
206 208 210 212 214 217
15. Allegati
220
15.1 Catalogo del Malecòn 15.2 Elaborati grafici
223 243
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0. ABSTRACT
La Habana, nonostante cinquanta anni d’incuria, mostra caratteri architettonici e urbani di grande interesse; operazioni di salvaguardia patrimoniale e recupero soprattutto all’interno della Habana Vieja, Patrimonio dell’UNESCO dal 1982, hanno trasformato il centro storico della città in un museo a cielo aperto. Questa politica ha però fatto sì che si trascurassero altri quartieri di particolare valenza storica e urbanistica, il Centro Habana e il Vedado, che oggi mostrano segni di forte deterioramento. Il Malecón, lungomare della città, costeggia questi quartieri come principale connessione viaria; il suo carattere predominante d’infrastruttura e la conseguente assenza di spazi pubblici in relazione col mare, che rispecchino le esigenze delle aree retrostanti, ha portato a una separazione tra il sistema longitudinale del percorso e queste aree, che svolgono la loro vita in una griglia urbana che non trova idonea conclusione nell’innesto col waterfront. Il lungomare è stato scelto come caso studio in quanto si crede che la riqualificazione dei quartieri non possa prescindere da un progetto di recupero del Malecón, che ne preveda la conservazione e la salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale, così da renderlo elemento di cerniera tra il mare e la città. Balcone della città sul mare, luogo ricreativo per la popolazione e sito di curiosità turistica, il Malecón viene ricordato per il muro che lo segue nei suoi 8 chilometri. Questo viene storicamente identificato come elemento di chiusura fisica e simbolica, benché rappresenti l’unico spazio effetivamente vissuto dalla popolazione. Il Malecón viene restituito alla città come spazio pubblico: il progetto propone la creazione di un parco lineare, che, posto in relazione con le caratteristiche dei tessuti interni, crea una rete di spazi interessanti e diversificati. Si prevedono interventi che vanno a modificare la percezione sia del fronte urbano che di quello marino, identificando operazioni di recupero su edifici degradati e azioni di rottura del muro e riavvicinamento al mare.
Abstract
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1. LA HABANA: LA CAPITALE D’ORO DEI CARAIBI
“Un popolo che non sa né leggere, né scrivere, è un popolo facile da ingannare.”
Ernesto Che Guevara
1.1 La Habana L’Avana è la più grande città dei Caraibi e uno dei centri urbani più ricchi di cultura al mondo. Capitale di Cuba, è anche il suo principale porto, il suo centro economico-culturale e il suo principale polo turistico. È la città più popolosa del paese, con una popolazione di più di 2 milioni ed è la sede ufficiale degli organi superiori dello Stato e del Governo cubano, di tutti gli organismi centrali e di quasi la totalità delle imprese e associazioni in ambito nazionale. Fondata nel 1514 dal conquistador Diego Velázquez de Cuéllar, con il nome di Villa di San Cristóbal della Habana, fu una delle prime sette cittadine fondate dagli spagnoli nell’isola. Grazie alla sua posizione privilegiata rispetto alle coste del Mar dei Caraibi e per le caratteristiche della sua baia, la villa divenne un importante centro commerciale. Nel 1561, la Corona spagnola dispose che la villa fosse il luogo di attracco delle navi spagnole provenienti dalle colonie americane, e fece quindi costruire importanti difese militari all’ingresso della baia de La Habana e in al-
tri punti strategici, rendendo così la città una delle più difese del Nuovo Mondo. Nel 1963 il governatore di Cuba trasferì a La Habana la sua residenza ufficiale, da Santiago di Cuba, sede fino ad allora del governo dell’isola, e il 20 de dicembre del 1592, Filippo II di Spagna conferì alla villa il titolo di “città”. Il suo patrimonio storico, architettonico e culturale, espresso dalla fusione tra caratteri europei, africani e aborigeni all’inizio, accostato a elementi etnici e culturali contemporanei poi, convertirono la città in un importante sito turistico. Il suo centro storico, dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1982, è uno dei meglio conservati dell’America Latina. Prima del 1961, La Habana era il nome ufficiale del solo comune centrale di un’area urbana che comprendeva 6 diversi comuni. Successivamente il territorio che occupava l’antico municipio della Villa di San Cristóbal de La Habana fu a sua volta suddiviso in 6 municipalità (Plaza de la Revolución, La Habana Vieja, Centro Habana, Diez de Octubre, Cerro La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
17
e Arroyo Naranjo). La capitale oggi comprende tutto il territorio provinciale, inglobando anche i territori dei 9 comuni prima eclusi (Playa, Marianao, La Lisa, Guanabacoa, Regla, Habana del Este, San Miguel del Padrón, Cotorro e Boyeros). Oltre ad aree propriamente urbane, include anche aree suburbane e alcune zone limitrofe rurali, anche se, ufficialmente, tutta la popolazione viene considerata urbana. Fino a metà del XX secolo, i quartieri delle classi sociali alte si localizzavano fondamentalmente nella zona ovest della città (Vedado, Nuovo Vedado, Miramar, Siboney, Atabey, Náutico). Oggi la separazione tra classi sociali non è più così ben definita, anche se si possono ancora notare differenti condizioni di vita tra diversi quartieri della città.
1.2 Cuba la isla grande Risultato di una storia di colonizzazioni e rivoluzioni, La Habana è capitale di uno dei paesi più interessanti del Centro America. Con una superficie di circa 110.000 kmq e una popolazione di circa 12 milioni di abitanti, Cuba è la maggiore isola dei Caraibi. L’isola è 18
HABANAMAR
divisa in 16 province composte da 169 municipalità e da una municipalità speciale (la Isla de la Juventud). Nonostante un passato burrascoso, oggi il 99,8% della popolazione adulta è alfabetizzata grazie al sistema interamente statale ideato da Fidel Castro dopo la Rivoluzione, che vietò le istituzioni private. La scuola cubana è obbligatoria dai 6 ai 16 anni di età ed è completamente gratuita, inclusa l’università. Il sistema sanitario nazionale è, allo stesso modo, completamente gratuito con dispensa di medicinali a carico dello Stato. Anch’esso è frutto della Rivoluzione quando fu adottato da Ernesto Che Guevara, allora ministro dell’Industria. Punto d’eccellenza a livello internazionale, alcune delle Facoltà di Medicina ricevono solo studenti stranieri, come la Escuela Latinoamericana de Medicina en La Habana (ELAM), dando la possibilità di formarsi a studenti con poche risorse economiche provenienti da Venezuela, Bolivia, Ecuador e Honduras. Cuba inoltre ha uno dei più bassi tassi di mortalità infantile del mondo e un’aspettativa di vita di circa 78 anni, un primato rispetto ad altri paesi dell’America Latina.
La Repubblica di Cuba è, come sancito dalla Costituzione cubana del 24 febbraio 1976, uno “Stato socialista di lavoratori”, indipendente e sovrano, laico, organizzato come repubblica unitaria e democratica, in cui il potere è esercitato dal popolo mediante le Assemblee del Potere Popolare. Al Partito Comunista di Cuba (PCC) “martiano e marxista-leninista” è assegnato il ruolo di “avanguardia organizzata della nazione cubana”. Non propone candidati e tanto meno partecipa alle elezioni non essendoci competizione con altri partiti. Hanno diritto di voto i cittadini cubani incensurati e maggiorenni (16 anni). Gli elettori di una circoscrizione hanno la facoltà di revocare in qualsiasi momento il mandato al Deputato o al Delegato. Il voto è segreto e lo spoglio è pubblico. Malgrado ciò molte associazioni denunciano che il conteggio dei voti non venga verificato da osservatori indipendenti o esterni. Nessun partito politico è autorizzato a nominare candidati o fare campagna elettorale. La Costituzione riconosce il diritto di parola di ognuno ma l’Articolo 62 limita l’esercizio delle libertà personali affermando che queste non
possono essere esercitate in contrasto con lo Stato Socialista e con la volontà popolare di edificare il Comunismo. Gli oppositori del sistema politico vigente sostengono che queste condizioni implichino la non libertà dei processi elettorali. Il segretario del PCC è contemporaneamente Capo di Stato (Presidente del Consiglio di Stato) e Capo di Governo (Presidente del Consiglio dei Ministri). I membri del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri sono eletti dall’Assemblea Nazionale del Potere Popolare. In assenza di questa, il Consiglio dei Ministri può essere eletto dal Consiglio di Stato, su proposta del suo Presidente. Questo, eletto a sua volta dall’Assemblea, resta in carica 5 anni ma non c’è limite al numero di mandati consecutivi che può ricoprire. Fidel Castro ha ricoperto ininterrottamente la carica di Presidente, venendo sempre eletto all’unanimità dall’Assemblea, fin dall’adozione della Costituzione del 1976, quando sostituì Osvaldo Dorticós Torrado. Il 18 febbraio 2008, dopo 49 anni di presidenza, Castro ha dichiarato che non avrebbe accettato una nuova elezione. L’incarico è oggi ricoperto da Raul Castro Ruz, fratello minore di Fidel e Generale La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
19
%
CA
NA
11 3 NIA MA ER G
DA
115%
118% SPAGNA La Habana
M ES
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O
2% 12
Matanzas
Varadero
Mariel
112% ITALIA
Artemisa
Pinar del Rìo
Santa Clara
73 %
Cienfuegos
RU SS IA
Sancti Spiritus
Nueva Girona
Ciego de Avila
Cayo Largo del Sur
Nuevitas
Las Tunas
CIL E
V E NEZUELA 12 2%
12 2%
Camagüey
Holguin
Manzanillo
Guantanamo Santiago de Cuba
INA NT GE AR
81 %
Rivoluzionario dal 1958. L’Assemblea Nazionale del Potere Popolare è il supremo organo legislativo dello Stato. Ha 614 membri eletti con un mandato quinquennale. Si riunisce due volte l’anno in sessione ordinaria e in sessione straordinaria qualora lo richiedano la terza parte dei suoi membri o venga convocata dal Consiglio di Stato. Quando non è riunita il potere legislativo è appannaggio dei 31 membri del Consiglio di Stato. Esistono anche Assemblee Provinciali (elette ogni 5 anni) e Municipali (elette ogni due anni e mezzo) del Poder Popular (equivalenti ai Consigli regionali e comunali italiani). Il massimo organo giudiziario dello Stato è il “Tribunale Popolare Supremo”, nominato dall’Assemblea Nazionale del Potere Popolare ed è l’ultima risorsa d’appello per i procedimenti esauriti nelle Corti Provinciali. 20
Bayamo
HABANAMAR
1.3 Una meta turistica in crescita Cuba conclude l’anno 2015 con una crescita del 18% nell’accoglienza di visitatori, rispetto all’anno precedente, e conferma così la sua posizione nel mercato turistico internazionale. Con questo bilancio, che rappresenta l’arrivo alla cifra di 3,5 milioni di visitatori, il turismo continua ad essere tra i più importanti settori dell’economia nazionale. Sebbene costituisca un risultato molto positivo, rappresenta anche una sfida interna al paese, poiché richiede abbondanti risorse e installazioni che aiutino a offrire una maggiore qualità del servizio. È vero che le difficoltà derivate dal blocco statunitense costringono Cuba ad acquisire molti prodotti da mercati lontani e ad aumen-
Cuba in numeri
La Habana in numeri
Afflusso di turisti (mln) 2010
11.238.317 ab
2.941.99 ab
2011
2012
2013
2014
2015 + 18%
3 2.75
2,5 2,25 2 1,75
+ 30%
1,5 1,25
tare prezzi e costi, ma è anche imprescindibile aumentare l’efficienza del settore e i lavoratori devono aggiornare loro esperienza di oltre due decenni in questa sfera per arrivare a una migliore qualifica rispetto ai canoni internazionali. Nel 2015 sono aumentati gli arrivi da vari paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Grazie all’annuncio della riapertura dei rapporti diplomatici del 17 dicembre 2014 c’è stato un incremento dei turisti provenienti da questo paese, nonostante sia ancora proibito viaggiare come turisti a Cuba, poiché sono state autorizzate solo 12 categorie di possibili viaggiatori, tra le quali quelle di carattere accademico, culturale e religioso. Anche i visitatori provenienti da altri stati sono però aumentati, mettendo così a dura prove le capacità alberghiere dello Stato. Secondo i dati del periodo gennaio-settembre
2015, il Canada, con più di una milione di visitatori, rimane il principale mercato emittente, seguito da Inghilterra, Germania, Francia, Spagna e Messico. Tra i paesi in crescita ci sono anche Haiti, Costa Rica, Giappone, Israele, Irlanda, Polonia, Australia, Spagna e Venezuela. Cuba ha però il potenziale per accogliere più turisti delle attuali capienze delle strutture: dispone di oltre 62 000 camere di cui oltre il 60% opera sotto contratti di commercializzazione straniera e un 16% risponde a gestioni di impresa mista. Con la legalizzazione delle attività private, si sono poi istituite quasi 19 000 camere in case d’affitto private (casas particulares) e l’apertura di circa 1500 paladares, piccoli ristoranti privati che cercano di proporre un prodotto concorrenziale rispetto ai colleghi statali. L’accelerata crescita turistica implica quindi La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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Strutture turistiche (n) Strutture
Camere
Periodo di soggiorno (%) Posti letto
Casas Particulares
331
62.000
111.432
19.000
1 sett.
2 sett.
3 sett.
82
13.000
27.146
9.660
2 notti
3 notti
7 notti
Cuba
la necessità di costruire nuove strutture, non solo sulle spiagge ma soprattutto nelle città patrimoniali. Il Ministero del Turismo ha annunciato piani d’investimento per ampliare la capacità di alloggio fino a 85 000 camere entro il 2020. La Habana da sola attrae oltre un milione di turisti all’anno: il Censimento Ufficiale per La Habana riporta che nel 2010 la città è stata visitata da 1.176.627 turisti internazionali, un aumento del 20% rispetto al 2005, che nel 2015 ha toccato un picco di crescita del 30%. La città è da molto tempo un’attrazione per i turisti. Tra il 1915 e il 1930 La Habana ha ospitato più turisti di ogni altra località dei Caraibi. L’afflusso era principalmente dovuto alla vicinanza di Cuba agli Stati Uniti, dove restrittive proibizioni su alcool e altri divertimenti nel passato erano in forte contrasto con l’attitudine rilassata dell’isola. 22
HABANAMAR
La Habana
Con il deterioramento dei rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti e l’imposizione dell’Embargo sull’isola nel 1961, il turismo calò improvvisamente e non tornò a livelli simili a quelli prerivoluzionari fino al 1989. Il governo rivoluzionario, e Fidel Castro in particolare, inizialmente si opposero ad ogni considerevole sviluppo dell’attività turistica, legandolo idealmente alle attività criminali del passato. Alla fine degli anni Settanta, Castro dovette cambiare la sua posizione e, nel 1982, il governo Cubano approvò una legge sugli investimenti stranieri che aprì la capitale a numerosi settori, turismo incluso. Cuba tornò così ad attrarre capitali per lo sviluppo di strutture alberghiere, portando così il numero di turisti da 130.000 nel 1830 a 326.00 alla fine del decennio. Oggi l’Avana è il principale ricettore di turisti nel paese (quasi il 50% passano attraverso le sue porte) e, in-
sieme a Varadero, genera il 70% degli ingressi del settore. Cuba è connessa con 43 città del mondo attraverso centinaia di linee aeree e mantiene in funzione 10 aeroporti internazionali, dei quali il più importante e moderno è lo “José Martí” nella capitale. Nel frattempo anche le connessioni per mare si consolidano grazie a numerose marine, come quella di Tararà e la Marina Hemingway. Ma il progetto più importante, grazie all’aumento di afflusso di crociere internazionali, è la futura trasformazione della Bahia de La Habana in uno straordinario porto turistico, che si consoliderà come una delle più rilevanti destinazioni della regione, insieme alle operazioni sul Porto di Mariel, che, a circa 30 km dalla città, diventerà uno dei più grandi porto-merci dei Caraibi, con veloci connessioni con il Sudamerica.
come la vicina Valle de los Ingenios, la Valle degli Zuccherifici: un sito che custodisce i resti del periodo coloniale schiavista, ed è proprio questa caratteristica a renderla una delle mete più attrattive e ad averle conferito il prestigioso titolo. Qui si ha la possibilità di vedere ciò che resta di decine di zuccherifici, le macchine con cui veniva lavorata la canna da zucchero e i quartieri riservati agli schiavi con le vecchie baracche.
1.4 Cuba e l’UNESCO
La Valle di Viñales dichiarata patrimonio dall’UNESCO nel 1999 è un paradiso per chi ama la natura. Possiede infatti una particolare configurazione geologica data dalle straordinarie colline calcaree, i mogotes. Queste gigantesche estrusioni rocciose disseminate tra le verdeggianti piantagioni di tabacco richiamano rocciatori, escursionisti e chi è alla ricerca di un particolare spettacolo al tramonto.
Tra le innumerevoli attrazioni che l’isola offre ai suoi visitatori, degni nota sono i nove siti riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, sette culturali e due naturali. Prime fra tutti, La Habana Vieja e le sue fortificazioni sono diventate Patrimonio dell’Umanità nel 1982. Possedimento delle Corona spagnola per oltre quattrocento anni, La Habana conserva intatte molte vestigia del suo glorioso passato coloniale. Altro centro storico degno di nota è quello di Trinidad, chiamata da molti città museo dei Caraibi, è Patrimonio dell’Umanità dal 1988
Antica capitale dell’isola, Santiago de Cuba e il Castello di San Pedro de la Roca divengono patrimonio UNESCO nel 1997. Si tratta di un complesso di fortificazioni eretto su un promontorio roccioso nel XVII secolo con lo scopo di proteggere l’importante porto di Santiago dagli attacchi corsari. Il complesso segue i principi rinascimentali italiani ed è il più importante esempio di architettura militare spagnola in terra americana.
Il Paesaggio delle prime piantagioni di caffè nella regione Sud Orientale dell’isola viene dichiarato patrimonio nel 2000. Tale sito si estende per una superficie di 81.475 ettari sugli scoscesi pendii della Sierra Maestra, su cui sorgono 171 piantagioni di caffè tradizionale. La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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Patrimonio UNESCO dal 1982 Buffer zone di salvaguardia Centri da recuperare Centri da consolidare Nuovi centri da sviluppare
15 1
2
3
5 14
6 4 9 12
7
10 11 8
13
0
1 km2
34
5
Mucipalità
Al centro della tenuta si trova la casa colonica, circondata da costruzioni più modeste un tempo destinate agli schiavi: normalmente i villaggi comprendevano una carpenteria, una fucina e a volte un forno, i lunghi sentieri che collegavano tra di loro le piantagioni, i ponti in pietra che servivano a superare i torrenti, e un sistema di canali e chiuse necessarie per condurre l’acqua dei fiumi alle piantagioni per irrigarle.
1 Habana Vieja 2 Centro Habana 3 Plaza de la Revolucion 4 Playa 5 Regla 6 Cerro 7 Marianao 8 La Lisa 9 Diez de Octubre 10 Arroyo Naranjo 11 Boyeros 12 San Miguel del Padron 13 Cotorro 14 Guanabacoa 15 Habana de l’Este
Di più recente tutela è il Centro Storico di Cienfuegos, dichiarato Patrimonio nel 2005 per il suo alto contenuto culturale. Si parla infatti di una delle più antiche colonizzazioni francesi e di una delle più attive province del paese. Degni di nota sono il Palacio del Valle, il Paeseo del Prado, il teatro Thomas Terry con struttura originale e il Parque Marti.
R eg
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70
%
Centro Habana 19,5%
an ca
5% 8, re ub ct O de 10 Plaza Revolucion 21% C as a B l
Cerro 20,4%
Altri municipi 23% H ab an a de lE st e 3, 5%
Spostamenti interni
Altro Centro Storico ritenuto patrimonio UNESCO nel 2008 è quello di Camaguey. Il cuore della città regala un’atmosfera unica grazie al fitto reticolo di vialetti e stradine. L’architettura è tipicamente coloniale, i palazzi sono dipinti con colori vivaci, lunghi portici, ampie piazze che sono ancora centro pulsante della vita culturale e sociale della città.
30 %
Il Parco Nazionale Desembarco Granma compare tra i patrimoni riconosciuti nel 1999. Il nome del parco è legato alla data del 2 Dicembre 1956 quando sulle spiagge del parco sbarcò Fidel Castro con i suoi guerriglieri, atto che segnò l’inizio della rivolta contro il regime di Batista. Il Granma era la nave su cui i rivoluzionari viaggiavano. Posto sull’estremità occidentale dell’isola, è situato sul massiccio montagnoso occidentale del paese e La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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comprende una serie di terrazzi marini calcarei con altitudine variabile tra 180 metri sotto il livello del mare e i 470 metri sopra. Il Parco Nazionale di Alejandro de Humboldt è un parco naturale che si trova tra le province di Holguin e Guantanamo. È stato dichiarato Patrimonio nel 2001 per la ricca bioderversità e le numerose specie endemiche che ospita. I fiumi che nascono dai picchi montuosi all’interno del parco sono tra i più grandi della Regione Caraibica.
1.5 La Habana Vieja e le sue fortificazioni Fondata nel 1519 sulla costa nord-occidentale di Cuba, La Habana Vieja ha mantenuto una notevole unità di carattere attraverso l’adesione al suo impianto urbanistico originale. Piazze urbane circondate da numerosi edifici di notevole pregio architettonico e stradine fiancheggiate da stili più popolari o tradizionali permeano il centro storico della città. Il suo senso generale di continuità architettonica, storica e ambientale lo rende il più suggestivo centro storico tra le città dei Caraibi e uno dei più importanti nel continente americano in generale. Con l’istituzione e lo sviluppo del sistema di flotta delle Antille spagnole, La Habana, nella seconda metà del XVI secolo è diventata il più grande porto della regione, e nel XVIII secolo ha sviluppato il cantiere navale più completo del Nuovo Mondo, necessitando così di una forte protezione militare. La vasta rete d’impianti di difesa che è stata creata tra i secoli XVI e XIX comprende alcune delle più antiche e più grandi fortificazioni in pietra ancora esistenti nelle Americhe. 26
HABANAMAR
La Habana Vieja, che è delimitata dalla traccia delle antiche mura cittadine, ha mantenuto il modello dell’impianto urbano precedente, con le sue cinque grandi piazze, ognuna con un proprio carattere architettonico: Plaza de Armas, Plaza Vieja, Plaza de San Francisco, Plaza del Cristo e Plaza de la Catedral. Intorno a queste piazze ci sono molti edifici importanti, tra cui la Iglesia Catedral de La Habana, l’Antiguo Convento de San Francisco de Asís, il Palacio del Segundo Cabo e il Palacio de los Capitanes Generales. Intervallate da questo misto di monumenti in stile barocco e neoclassico, troviamo un insieme omogeneo di case private con porticati, balconi, cancelli in ferro battuto e cortili interni. Il complesso sistema di fortificazioni che proteggevano la Habana, il suo porto e la sua darsena è composto dalla Fortaleza de San Carlos de la Cabaña sul lato est dello stretto ingresso alla Baia de La Habana; il Castillo de la Real Fuerza sul lato ovest del canale; e Castillo de San Salvador de la Punta e Castillo de los Tres Reyes del Morro, sui lati opposti, a guardia dell’ingresso del canale. A controllare gli altri tratti di costa e dell’entroterra troviamo invece il Torreón de San Lázaro, Castillo de Santa Dorotea de Luna de la Chorrera, Reducto de Cojímar, Baluarte del Ángel, Lienzo de la Muralla y Puerta de la Tenaza, Restos de Lienzo de la Muralla, Garita de la Maestranza, Cuerpo de Guardia de la Puerta Nueva, Restos del Baluarte de Paula, Polvorín de San Antonio, Hornabeque de San Diego, Fuerte n°4, Castillo de Santo Domingo de Atarés, Castillo del Príncipe e Fuerte n°1.
87.128 ab
Gradi di tutela del patrimonio Grado di protezione 1 Grado di protezione 2
La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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Il centro storico e le sue fortificazioni sono di dimensioni sufficienti ad assicurare adeguatamente la rappresentazione completa delle caratteristiche e dei processi della struttura. Il Centro Storico non soffre di effetti negativi di sviluppo, anche se gran parte del tessuto costruito de La Habana Vieja è in cattive condizioni a causa di degrado, di incuria cronica e degli effetti degli elementi naturali. La Habana Vieja e le sue fortificazioni hanno un alto grado di autenticità in termini di posizione e di contesto, forme e disegni, materiali e sostanze. Tra il 1950 e il 1970, alcuni interventi architettonici e cambiamenti nell’uso hanno colpito il Centro Storico, ma senza ridurre la veridicità del complesso e dei suoi attributi. La Habana è spesso sottoposta fenomeni climatici tipici delle zone tropicali, come gli uragani, che possono minacciare l’autenticità del patrimonio. L’area sotto tutela è in gran parte di proprietà dello Stato cubano, con alcune eccezioni di proprietà di persone fisiche o giuridiche. La proprietà inscritta è protetto dalle disposizioni della Constitución de la República de Cuba del 24 febbraio 1976 e dal National Monuments Commission, che con la Risoluzione 3/1978 designa il Centro Storico urbano di San Cristóbal de La Habana e il sistema di fortificazioni coloniali che lo circonda, come monumento nazionale, in applicazione della Legge de Protezione del Patrimonio Culturale (legge n ° 1 del 4 agosto 1977), e la Legge dei Monumenti Nazionali e Locali (legge n ° 2 del 4 agosto 1977). La Risoluzione sui Monumenti Nazionali della Commissione 12/1980 e 14/1980 hanno stabilito rispettivamente, un gruppo di lavoro nazionale responsabile per il centro storico 28
HABANAMAR
di La Habana Vieja, e le misure per definire i limiti del centro storico e per proteggere i suoi edifici, arrestando le demolizioni e pianificando il lavoro di recupero. L’Assemblea Provinciale del Potere Popolar è responsabile della gestione del Centro Storico. Un’istituzione specializzata del Ministero della Cultura cubana, la Oficina del Historiador de la Ciudad de La Habana, fornisce supporto legale, tecnico e amministrativo per la ricerca e la formulazione di politiche e progetti per la conservazione e la riabilitazione del centro storico. Lo Stato cubano fornisce risorse per un piano quinquennale di restauro, che ha avuto inizio nel 1981, e garantisce la fattibilità e la sostenibilità del Piano pluriennale per mezzo di un accordo con la Oficina stessa che gestisce il processo di riabilitazione e di restauro. Per sostenere l’eccezionale valore universale della proprietà nel corso del tempo, è necessario proseguire i programmi ed i processi già esistenti, e stabilire nuove iniziative per garantire la corretta riparazione e conservazione del tessuto edificato de La Habana Vieja che si trova attualmente in rovina. È necessaria la preparazione di un piano di riduzione del rischio e un’adeguata conoscenza delle emergenze legate al maltempo e altre minacce identificate o potenziali e tentare di definire degli indicatori per un adeguato monitoraggio.
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1.6 La Oficina del Historiador La Oficina del Historiador de la Ciudad de La Habana (OHCH) è responsabile del restauro integrale del Centro Storico in tutte le sue declinazioni, a partire dal disegno ed esecuzione di un progetto sostenibile, che si nutre dello sfruttamento delle capacità economiche che ruotano nel suo intorno Culturale, Turistico, Commerciale e Immobiliare. Fondata nel 1938 da Emilio Roig de Leuchsering, sviluppò un lavoro di riscatto e divulgazione della storia della nazione, così come promosse la valorizzazione e protezione del patrimonio materiale e spirituale cubano, in particolare de La Habana. Alla morte di Roig de Leuchsering questa opera trovò continuità nella figura di Eusebio Leal Spengler, che nel 1967 iniziò il restauro del Palazzo del Capitano Generale dove il seguente anno inaugurò la prima sala del Museo della Città. Nel 1981 lo Stato designò la Oficina del Historiador investitore del finanziamento destinato al Primo Piano di Restauro del Centro Storico, e per assumersi le responsabilità si creò il Dipartimento di Architettura, che divenne quindici anni più tardi la Direzione di Architettura Patrimoniale. Nella tappa iniziale l’azione era diretta fondamentalmente su edifici in rovina per effetto del tempo e degli uragani. La popolazione residente, stabilita prevalentemente in precarie abitazioni inserite dentro edifici di grande valore patrimoniale condizionò il confronto con il problema fondamentale: la conservazione del patrimonio e la necessità di creare abitazioni adeguate per gli abitanti delle stesse. Con la dichiarazione di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel 1982, venne fissato
il limite dell’area protetta al Paseo del Prado, inclusi i suoi due fronti, aumentandone così l’estensione. Questa giusta valorizzazione patrimoniale obbligò ad allargare il campo d’azione del restauro, denominando la totalità dell’area presa in considerazione come Zona Prioritaria per la Conservazione. Tra il 1986 e 1992 la Oficina lavorò come progettista e investitore del restauro delle fortificazioni de El Morro e La Cabana, Monumenti Nazionali inclusi nella dichiarazione UNESCO. Queste opere furono finanziate dalle Forze Armate Rivoluzionarie. Frutto del periodo di restauro tra il 1981 e 1990 fu l’integrazione al Governo Provinciale di otto edifici perché venissero utilizzati come ristoranti e uno per un diventare piccolo ostello. europeo e la disintegrazione del Campo Socialista, che sosteneva l’85% del commercio estero cubano, si sentirono fortemente nel paese; si arrestarono i finanziamenti statali e con questi il progetto di restauro in quasi la sua totalità. Nonostante ciò, tra il 1990 e il 1994 si realizzarono, comunque, opere di restauro, formazione degli operai e pianificazione del territorio. Con l’appoggio dell’Agenzia Spagnola di Cooperazione cominciò il recupero del monumentale convento di San Francesco da Assisi, e furono create la Scuola Atelier de La Habana “Gaspar Melchor de Jovellanos” e il Plan Maestro per il Centro Storico, che significò lo studio, l’analisi e l’integrazione di tutti gli interessi, possibilità e necessità in un piano armonico che definisce e controlla progetti di restauro edilizio, di uso urbano e sociale. Poche edificazioni e di poca complessità continuarono dentro al processo di restauro, realizzando 9 obbiettivi in totale. Nonostante le condizioni economiche, il saldo è risultato positivo: l’esperienza è maturata, si La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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è dimostrato che la salvezza finanziaria era possibile e fu assimilata al bisogno culturale di continuare il lavoro. In 20 anni (1961-1980) si erano realizzati solo 9 interventi di restauro nel Centro Storico. Nel seguenti 14 anni (19811994) furono restaurati 70 edifici, per la maggior parte di grande complessità e importanza, tanto che si rese necessario specializzare una Impresa di Costruzione nel campo del restauro. Il 30 ottobre del 1993 il Consiglio di Stato dettò il Decreto Legge 143 che attribuì facoltà eccezionali a la Oficina del Historiador de al Ciudad, al fine dei creare e aumentare fonti economiche proprie che finanzino l’intero progetto di restauro, tendendo allo stesso tempo alla rianimazione culturale e sociale dell’intorno. Immediatamente le entrate generate con l’ingresso dei musei e la vendita nei negozi hanno riempito l’Ufficio Fondi del Historiador rendendo così economicamente possibile al riuscita del progetto.
1.7 Il PEDI 2011 Il Plan Especial de Desarrollo Integral (PEDI – Piano Speciale per lo Sviluppo Integrale) costituisce lo strumento più importante nel processo di gestione dello sviluppo e dell’ordinamento territoriale del Centro Storico della città de La Habana. Sintesi dell’esperienza accumulata dal Plan Maestro in materia di pianificazione in una zona ad alto valore patrimoniale e intensamente abitata, questo strumento si costituisce in una guida per continuare i lavori di riqualificazione del Centro Storico, non solo per quanto riguarda l’ambito fisico, ma anche nell’ambito urbano, cioè, politica, culturale, ambientale, economica e sociale. 32
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Il documento, PEDI 2011, è il risultato di più di un anno di lavoro da parte dell’equipe del Plan Maestro, con l’obiettivo di attualizzare il PEDI, formulato nel 1998, in quello che racchiude anche le più recenti idee in relazione alla gestione e tentativi di diversificazione dell’economia, alle prospettive di sviluppo umano, alle questioni di genere, e ad altri aspetti innovativi. Il lavoro è stato realizzato con altre entità de la OHCH, persone e istituzioni che collaborano in maniera sistematica con essa. Questo strumento di pianificazione ha come obiettivo organizzare e orientare il lavoro futuro che, in programma con la politica stabilita per lo sviluppo integrale, garantisce una maggiore efficacia ed efficienza delle azioni, del programma e dei meccanismi, a partire dall’identificazione insieme a quello che si deve fare, anche come, cosa e con che mezzi. Si raccolgono anche gli investimenti progettati per il breve tempo e, più concretamente, quelli che si sono stabiliti per il periodo 20102015. La versione analizzata ha un carattere di “progresso”. Questo processo implica la partecipazione e la redazione finale del PEDI 2020, non solo da parte de la OHCH e delle istituzioni relazionate con il sistema di pianificazione fisica e del patrimonio culturale, ma comprende anche il governo territoriale e le sue direzioni settoriali, così come la cittadinanza che risiede, lavora o visita il Centro Storico, inteso questo come un luogo di pertinenza universale, allo scopo di raggiungere il risultato che il Centro Storico sia un luogo migliore per tutti.
Settori dei nuovi investimenti cultura
21
hotel
30
commercio
63
gastronomia
25
amministrazione
11
ricreativo
6
sport
1
atelier
1
educazione
6
salute
2
servizi speciali
18
nuove costruzioni
42
recupero costruzioni
54
spazio pubblico
11
Localizzazione dei nuovi investimenti strade di interesse speciale
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settore residenziale
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sistema di piazze principali
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piazzette cittadine
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punti di interconnessione
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parchi urbani e giardini
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assi di bordo
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corridoi commerciali
51 La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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salvaguardia
1.8 Analisi della situazione attuale Le operazioni che la Oficina del Historiador sta compiendo sul tessuto de La Habana Vieja stanno ottenendo un eco mondiale: Eusebio Leal è riuscito nell’impresa di riscattare la città storica dalle condizioni critiche in cui il tempo e l’incuria dell’uomo l’avevano trascinata. Il mito di Cuba, paese rivoluzionario e dall’animo festoso, ha fatto il resto: migliaia di turisti si riversano nelle strade de La Habana Vieja, cercando i luoghi che corrispondono maggiormente all’immaginario collettivo della città: la Bodeguita del Medio, il Capitolio, il Museo de la Revoluciòn. Il quartiere è pieno di lavori in corso, e i turisti si fanno largo tra operai, ambulanti e poliziotti. Le vie già restaurate sono pulite, piene di cubani in cerca di clienti per i negozi di souvenirs o per i ristoranti; al di fuori di questi tracciati invece 34
HABANAMAR
le strade sono malandate, ancora teatro della più autentica vita di strada. Se i processi di salvaguardia del patrimonio architettonico e urbano procedono lentamente, e se ne vedono risultati notevoli, questo processo sta incontrando anche alcune critiche. Anche se non è un esempio classico di gentrificazione, perché non è il caso in cui una fetta di popolazione benestante compra immobili in un’area a discapito di una parte meno facoltosa, i processi in atto, che riguardano servizi di una certa qualità prettamente per il turismo, si collocano al di fori della portata economia della maggior parte dei locali. Il numero spropositato di paladares, ristoranti a gestione privata, inarrivabili per la popolazione, è un esempio di come il mercato si sia indirizzato verso un’utenza specifica. Le recenti politiche di legalizzazione di compravendita dei beni immobili stanno portan-
fruizione turistica
do alla luce il rischio di una ancor più netta gentrificazione, nel caso in cui stranieri residenti a Cuba o cubani aiutati da famiglie viventi all’estero riescono a comprare immobili nell’area. La Oficina però si è sforzata fin da subito nel mantenere l’autenticità del quartiere, evitando di trasferire la popolazione residente se non nel caso di sovraffollamenti e impossibilità di riassegnazione nelle vicinanze. Rispetto al numero di cubani viventi ne La Habana Vieja, è però maggiore il numero di persone che vi arrivano per lavoro. La Oficina, legata direttamente al Consiglio di Stato e non subordinata ad alcun ministero, ha generato negli ultimi 15 anni più di 400 milioni di dollari di ricavi netti dalle sue operazioni, con un profitto annuale maggiore di 40 milioni di dollari; resta l’unico esempio di successo di gestione economica e pianifica-
zione urbanistica a La Habana. Un’altra problematica della città ora riguarda tutti quei quartieri che sono al di fuori delle norme di protezione UNESCO e fuori dal raggio d’azione della Oficina. Non vi sono regole o enti che si occupino delle zone al di fuori della Habana Vieja, e della Bahia e della sua Buffer Zone. Quelli che stanno scontando maggiormente la mancanza di un progetto integrale di recupero e salvaguardia sono il Centro Habana e Vedado, che in molti casi vertono in situazioni drammatiche.
La Habana: la capitale d’oro dei Caraibi
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2. LA HABANA: L’EVOLUZIONE DELLA CITTA’
“Vi lascio in eredità tutte le mie paure, ma anche la speranza che presto Cuba sia libera.”
Reinaldo Arenas
2.1 Il colonialismo spagnolo 1514-1899 Cristoforo Colombo scoprì Cuba durante il primo viaggio nelle Americhe. Nel 1514 venne fondato un accampamento militare, al quale venne dato il nome di San Cristobal de La Habana, nel luogo dell’attuale Batabanò; a un anno dalla fondazione si decise di spostare l’insediamento, a causa di una infestazione di insetti, e nel 1519 si arrivò a fondare La Habana Coloniale, corrispondente all’attuale Avana Vecchia. I Conquistadores fondarono altri 6 insediamenti nell’isola: Baracoa, Santiago de Cuba, Bayamo, Puerto Principe (oggi Camagüey), Sancti Spiritus e Trinidad. Queste erano strutturate secondo una griglia d’impianto romano, con una chiesa e una piazza pubblica al centro. La popolazione indigena dei Tainos venne decimata, e vennero portati nell’isola schiavi dall’Africa, dando via a processi di forte impatto sulla cultura cubana. La città divenne velocemente il porto più importante dell’America Latina, insieme a Buenos Aires. Il porto si sviluppò all’interno della Bahia, lontano dalla costa, per proteggersi dagli attacchi via mare. La cittadella coloniale
era chiusa da un sistema murario, e circondata da fortificazioni: il Castillo del Moro, la Fortezza de la Cabana, la Fortezza di San Salvador de la Punta, il Castillo de la Real Fuerza. Nella seconda metà del XVII secolo la città era divisa in due aree delimitate dal canale della Zanja Real, che era anche frontiera tra il settore dei più favoriti economicamente a Nord, e dei meno abbienti a Sud. In questa zona si svilupparono anche zone agricole che presto occuparono lo spazio disponibile, obbligando la città a guardare oltre la sua cinta muraria per espandersi. La crescita extramuros avvenne seguendo i percorsi di collegamento con il territorio agricolo; questi tracciati sono le future Calzadas dei quartieri Centro Habana e Cerro, che diventarono arterie commerciali abitate da ricche famiglie creole. Il primo intervento urbano significativo fu, nel 1772, con la costruzione di un cammino boschivo utilizzato a scopo ricreativo all’esterno delle mura; questo cammino, trasformato in Alameda sotto il governo del Generale Tacón (1834-1838) corrisponde all’attuale Paseo La Habana: l’evoluzione della città
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1519
1772
XVIII sec.
fondazione della città storica
primo intervento urbano fuori dalle mura
estensione della città fuori dalle mura
del Prado. L’accampamento militare situato a Ovest di questo percorso diede origine a un tracciato urbano, che, dopo la distruzione a seguito di un incendio, venne compreso nel piano dell’ingegnere militare Antonio Maria de la Torre e Cardenas del 1817. Questo piano è una testimonianza importante della situazione de La Habana prima delle grandi trasformazioni urbane provocate dall’impatto socioeconomico e demografico conseguente alla liberalizzazione delle tratte commerciali nei primi decenni dell’Ottocento e dello lo sviluppo dell’industria dello zucchero. La Alameda venne estesa fino a incrociare la via che portava all’Ospedale San Lazaro, sulla costa; il territorio tra la Alameda e le mura era libero da edificazioni. Un piano anonimo del 1829 previde l’urbanizzazione del Barrio di San Lazaro e di Calle del Moro. La trasformazione in Alameda dell’attuale Paseo del Prado 40
HABANAMAR
fu solo una delle riforme portate dal Generale Tacón, che, sotto l’influenza haussmanniana, tracciò nuove strutture urbane in accordo coi modelli urbanistici che si stavano sviluppando in Europa, attraverso piani di opere pubbliche di risanamento e abbellimento. La città storica perse man mano la sua egemonia in favore dei nuovi tessuti urbani. All’inizio del XIX secolo si consolidarono i tessuti del Centro Habana e El Cerro e seguirono l’edificazione di due nuovi reparti, El Carmelo nel 1859 e la sua espansione El Vedado, progettato da Yboleón Bosquet nel 1861, i quali si ispiravano all’idea di città giardino. El Vedado venne prolungato fino a raggiungere la foce del Rio Almendares, il fiume più importante tra quelli che costituiscono il bacino idrografico della provincia de La Habana. Per regolare una città in rapida crescita, nel 1861 vennero stese le Ordenanzas de Construcción,
1817
1860
piano militare Antonio Maria de la Torre
Ylebon Bosquet progetta il quartiere El Vedado
che gerarchizzarono calles e avenidas, davano indicazioni sul movimento veicolare e sui principali attributi architettonici degli edifici nelle diverse zone della città. Il fatto decisivo per la trasformazione de La Habana del XIX secolo fu la demolizione delle mura, secondo il decreto reale del 1863, che le definì obsolete funzionalmente e un limite per l’espansione della città. La città si convertì in una metropoli estesa e articolata. Sull’area liberata dalle mura vennero fatte molte proposte, ma nel 1865 venne incaricato Juan Bautista de Orduña, il quale progettò il Parque Central, prolungò il Paseo fino alla punta dell’Arsenale a Sud della Baia, dove spostò la stazione dei treni, creando un sistema di spazi liberi complessi, di cui sessanta anni dopo si occuperà il paesaggista Forestier.
1863 demolizione mura piano di Orduña
2.2 La parentesi dell’occupazione inglese Durante la “Guerra dei Sette Anni”, che vide le potenze europee scontrarsi anche al di fuori del Vecchio Continente, la flotta e un imponente esercito inglese presero d’assedio e poi occupano La Habana nel 1762. Questo avvenimento inaspettato scuotè fortemente il panorama economico, politico e sociale di Cuba. Durante gli undici mesi di occupazione entrarono nel porto di La Habana più di mille navi che instaurano un intenso commercio con le tredici colonie inglesi del nordamerica. Inoltre gli inglesi introdussero nell’isola più di diecimila schiavi e diversi tipi di macchinari per incrementare lo sviluppo dell’industria dello zucchero. Nel 1763 la Spagna, con il Trattato di Parigi, rientrò in possesso di La Habana in La Habana: l’evoluzione della città
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HABANAMAR
cambio della cessione della Florida agli inglesi. Il colpo fu stato così duro che la Spagna cominciò a riconsiderare la propria politica economica. La maggior parte delle esportazioni di zucchero iniziò a dirigersi verso gli Stati Uniti che dal 1776, con la loro Dichiarazione d’Indipendenza, si presentano come un mercato libero in rapida espansione.
2.3 Le guerre d’indipendenza La scintilla dell’indipendenza scoccò il 10 ottobre 1898, quando Carlos Manuel de Céspedes, poeta e avvocato, diede via alla rivolta a Manzanillo, nell’Oriente dell’isola, liberando per primo i propri schiavi. Céspedes, aiutato dal generale Antonio Maceo e dal dominicano Maximo Gómez riunirono i ribelli sotto un’unica bandiera ideologica. Cespêdes trovò la morte in campo nel 1874; la guerra continuò per i successivi quattro anni, riducendo l’economia cubana a brandelli e causando ingenti perdite su entrambi i fronti. Nel Febbraio 1878 venne firmato un accordo di pace, che concedeva ben poco alla causa dei ribelli; Goméz e Maceo si ritirano in un prolungato esilio. Nel 1886 Cuba ottenne, come penultima nazione delle Americhe, l’abolizione della schiavitù. Protagonista della seconda guerra d’indipendenza è José Martí, una figura patriottica che sviluppò le sue idee durante un periodo di esilio in Guatemala, Messico e Stati Uniti. Scrittore e grande oratore, nel 1892 convinse Maceo e Goméz a ritornare a Cuba sotto l’egida del Partido Revolucionario Cubano (PCR). Martí e i suoi compagni partirono per l’isola nel 1895, sbarcando a Baracoa, nel Sud dell’isola, e raccogliendo in breve tempo 40.000 uomini. Al primo scontro a fuoco
José Martí perse la vita, diventando martire e ispirazioni per le generazioni cubane future. Maceo e Goméz continuarono l’avanzata a Ovest, scontrandosi con una forte offensiva spagnola. La situazione si ribaltò nel 1898, quando nella baia de La Habana la nave da guerra americana Maine esplose in circostanze misteriose. Questo evento diede agli Stati Uniti il pretesto di intervenire militarmente. A seguito di una sconfitta a Santiago de Cuba, la Spagna chiese la resa incondizionata il 17 luglio 1898, firmando uno storico trattato di pace a Parigi.
2.4 La Habana post coloniale L’indipendenza cubana del trattato di Parigi conteneva delle precise condizioni, rappresentate dall’Emendamento Platt, una clausola aggiunta dal senatore omonimo, che garantiva agli Stati Uniti il diritto d’intervento militare a Cuba, qualora fosse stato ritenuto necessario. In questo modo si assicurarono una base navale nella baia di Guantanamo, allo scopo di tutelare i propri interessi strategici nella zona del Canale di Panama. Formalmente Cuba divenne indipendente il 20 maggio 1902, anche se la presenza americana restò stabile nell’isola per molto tempo. L’austerità del primo presidente, Tomás Palma, portò solo a continuare le opere pubbliche iniziate negli anni precedenti. Nel 1908 Leonardo Morales progettò il quartiere Miramar, dalla foce del Rio alla Playa de Marianao. Questi nuovi quartieri erano destinati a quella borghesia che lasciava sempre più il nucleo storico della città e il sovraffollato Centro Habana per ritirarsi nei quartieri in periferia d’impronta europea, di minor densiLa Habana: l’evoluzione della città
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HABANAMAR
tà, più salubri e con maggiori spazi privati liberi. La città si espanse lungo le direttive viarie, in particolare in direzione dell’aereoporto Rancho Boyeros, e ad Ovest, verso il Rio Quibù, dove si svilupparono nel 1914-1916 altri reparti, che rompevano la trama reticolare del Vedado e del Miramar. Sempre più reparti completarono il tessuto tra il Miramar e il Marianao, sviluppandosi secondo un sistema di mera giustapposizione viaria. A Est invece l’urbanizzazione procedeva a stenti, vista la separazione con il centro della città, causata dalla Baia. La salita al potere di Gerardo Machado nel 1925 portò all’ambizioso Plan de Obras Publicas, che aveva come priorità l’edificazione del Capitolio National, la consolidazione del nuovo Centro Civico, lo studio di una nuova articolazione degli spazi pubblici della città, lavoro per cui fu chiamato il paesaggista francese Forestier. La Rivoluzione industriale coi suoi sviluppi urbani vincolati alle idee di igiene, generò la necessità di abbellimento dello spazio pubblico, visto come elemento identitario della comunità. Si pensava che un miglioramento del paesaggio urbano incidesse direttamente nella qualità di vita dei cittadini. Inoltre il nuovo sistema politico, la democrazia, identificava lo spazio pubblico come luogo di garanzia di uguaglianza. Questo nuovo concetto di “arte civica” si sviluppò in parallelo in Europa, sotto le direttive del barone Haussman, e negli Stati Uniti, di cui sono esempio di Piano di Chicago e quello di New York. I progetti di Forestier per la Habana si svilupparono nell’arco di viaggi, compiuti tra il 1925 e il 1930. Forestier aveva già fatto una prima proposta nel 1918, a livello di antipro-
getto, che conteneva la proposta di un parco intorno al Castillo de San Salvador de la Punta, un’approssimazione di regolarizzazione del canale di accesso alla baia, un modello di spazi liberi neoclassici che legavano l’Avenida del Porto, il Malecòn e il settore delle mura; molto significativa era la continuità suggerita tra l’Avenida del Porto e il Malecón. Il lavoro di Forestier fu di ampio eco per la città, portando a una riflessione sulla crescita de La Habana e sul suo sviluppo del sistema viario, dei parchi e dello spazio pubblico. L’architetto portò la città a uno sviluppo connesso all’idea di qualità paesistica basata sull’interpretazione della topografia e sulla conoscenza delle specie vegetali autoctone. Coerente con l’incarico ricevuto e con la visione del momento storico, reinventò il paesaggio caraibico, introducendo elementi di natura urbana del sistema cittadino. Si realizzò tutto il sistema dell’Avenida del Puerto e del settore lineare delle mura e la scalinata della Universidad; la crisi del governo di Machado, che si era trasformato nel corso del suo mandato in un despota verso cui si scatenavano ribellioni e disordini, impedì il pieno sviluppo del progetto di Forestier. L’interesse di Forestier non era però per lo sviluppo integrale della città, tant’è che non si preoccupò dello sviluppo dei quartieri residenziali, ma rispose prevalentemente a un progetto di abbellimento, salubrità e miglioramento dell’immagine della città, collocandosi in ogni modo come riferimento per i piani futuri. La caduta del governo Machado avvenne nel 1933 a seguito di ufficiali dell’esercito, che fecero salire al potere Fulgencio Batista, il quale diventò presidente nel 1940, a seguito di libere elezioni. Batista promosse un ampio La Habana: l’evoluzione della città
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1908
1914-1918
Prima metà XIX sec.
Leonardo Morales progetto il quartiere Miramar
sviluppo urbano lungo il litorale, con trama sinusoidale
si fonda la Oficina del Historiador; Plan de Obras Publicas
programma di riforme sociali e fece redigere la Costituzione del 1940, una delle più progressiste dell’epoca, che garantiva il diritto all’impiego, alla proprietà, al salario minimo, all’istruzione e alla previdenza sociale. Nel 1938 si fondò la Oficina del Historiador, l’ente responsabile del restauro integrale del centro storico dal disegno all’esecuzione progettuale, e della conservazione del patrimonio della città. Nel 1944 vinse le elezioni il Partito di Ramón Grau San Martín, che mise in movimento la redazione del Plano Regulador de la Habana all’interno di un ambizioso Plan de Obras Publica. Il piano cercò di contrastare la crescita “anarchica” della città e dei comuni limitrofi, che in totale aveva una popolazione che si aggirava intorno al milione di abitanti. Il piano regolatore nacque con una visione fino al 1970, e venne dunque visto come una vera e 46
HABANAMAR
proprio rivoluzione urbana; si pose in antitesi ai piani precedenti che si occupavano di una pianificazione parziale e improntata all’abbellimento del centro cittadino a scapito dei barrios periferici. Tra il 1944 e il 1948 si costruirono reti di circonvallazione, avenidas, calles e piazze allo scopo di articolare la città in modo efficace cercando di risolvere il problema del traffico; le opere messe in atto permisero la costruzione di nuovi reparti periferici. Gli anni Cinquanta a Cuba costituiscono un periodo di contraddizioni, in cui lo sviluppo economico fu implementato dagli investimenti nordamericani negli ambiti produttivi e di turismo. Questa ricchezza però non era tradotta in una politica sociale che tendesse ad equilibrare le disuguaglianze, che, anzi, aumentarono sensibilmente, a fronte anche di un aumento dell’immigrazione dalle campagne. Nel 1951 si realizzò il piano di Cañas Abril,
1925-1930 piano di J.C.N.Forestier
1951
1944-48 si pianifica la periferia de “La Gran Habana”; si redige il Plan Regulador
Presidente de la Comisión de Planificación de Colegio Nacional de Arquitectos. Il piano s’incentrò prevalentemente sulla struttura viaria de La Habana, senza portare grandi novità ma presentandosi più come un esercizio teorico che rivendicava ancora la necessità di applicare effettivamente il Plano Regulador realizzato sotto il governo Grau. Consapevole della propria popolarità. Batista preparò il proprio ritorno al potere nel 1952, facendo un accordo con esponenti della mafia americana in Florida, alla quale promise carta bianca sull’isola in cambio di una parte dei profitti del gioco d’azzardo. Il 10 marzo 1952, tre mesi prima delle elezioni, Batista organizzò un colpo di stato militare. In un momento di apertura e di crescita, la città si rivolse ai principi del Movimento Moderno, studiando sistemi legislativi e urbanistici che permettessero alla città una crescita
piano Cañas Abrìl
controllata e organizzata, in cui ogni segmento sociale occupa uno spazio specifico. Nell’aprile del 1953 il Colegio de Arquitectos istituì la Ley de Planificación Nacional, pubblicata poi nel 1958, elemento chiave per affrontare il problema delle abitazioni, in termini di numero, qualità e localizzazione. Nel 1954 l’architetto Martinez Inclán formulò la Carta de La Habana, manifesto dei problemi che travolgevano la città; riferimento furono i principi definiti da Le Corbusier per la costruzione di una città metropolitana. Nel 1955 fu approvato il Piano Regolatore de La Habana del Este, per un progetto unitario della parte est della baia, seguendo i principi di zoonizzazione del Movimento Moderno. Nel 1956 un altro piano, redatto da Carlos M. Maruri, si occupò della progettazione dell’infrastruttura nelle zone a sud della città. Alla fine degli anni cinquanta venne compleLa Habana: l’evoluzione della città
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HABANAMAR
tato l’ultimo tratto del Malecón fino alla foce del Rio Almendares, la costruzione della Via Monumental e del Tunél de la Bahía (inaugurato nel 1958), che risolse il problema del superamento della baia. Collaboratore della dittatura di Batista fu José Luis Sert, discepolo del CIAM e di Le Corbusier, il quale si presentò come difensore degli interessi economici nordamericani. Sert, consulente della giunta nazionale della pianificazione, venne incaricato di pensare a un piano pilota dal 1955 al 1958 per La Habana da 3.000.000 di abitanti, con un orizzonte temporale di 30 anni. La pianificazione urbana per Sert era l’organizzazione delle funzioni di vita collettiva in accordo coi postulati del CIAM. Il piano pilota, a scala territoriale, prevedeva la trasformazione di Cuba in un centro turistico di primo ordine, incentrato su La Habana, Varadero, Trinidad e Isla de la Juventud. In questo modo la capitale si consolidava come il centro di un sistema radiale di comunicazioni aeree per distribuire la presenza turistica, considerando anche un ponte aereo con Miami. Il primo obiettivo era la costruzione dell’Autopista Central, per collegare la città al sud dell’isola, fino a Santiago di Cuba, completata da altri sistemi viari di connessione est-ovest non necessariamente passanti per la capitale Il progetto prevedeva il consolidamento della zona del porto come area industriale, concentrandovi tutte le industrie periferiche che dovevano essere facilitate dalla vicinanza alle connessione su ferro e via acqua. Il piano pilota si strutturava con densità distinte; la densità più alta si trovava nella Habana Vieja, nel Centro Habana e nel settore orientale del Vedado, zone considerate formanti il centro
della città. Qui si sviluppavano gli edifici pubblici del governo, l’università, la zona storica della città intramuros. Il piano comprendeva un nuovo sistema di viali articolato con zone ricreative e di parchi, che volevano generare una matrice verde sovrapposta alla struttura urbana. Sul Malecón si progetta la costruzione di un’isola artificiale, separata dalla costa per conservare la sua curva caratteristica, e destinata ad attrattiva turistica. L’area di San Lazaro, convertita in corridoio verde di connessione con la Loma de la Universidad, attraversando il Parque Maceo, costituiva l’entrata principale all’isola. Tre bracci di unione dell’isola con la terraferma delimitavano due aree nel mezzo convertite in embarcaderos. Il progetto prevedeva la demolizione degli edifici parte del Malecón Tradicional per sostituirli con altri che si rivolgevano a un nuovo asse viario interno parallelo al Malecón. Il progetto per La Habana Vieja prevedeva una trasformazione radicale: la conservazione solo degli edifici storici e lo sfruttamento del tracciato coloniale come impronta su cui edificare una nuova città. All’interno si pianificò il nuovo centro finanziario, che modificava sostanzialmente il carattere della Habana Vieja, e la nuova zona commerciale. Nella Habana del Este si progettava il nuovo centro di potere secondo l’idea di una nuova città satellite e riprendendo le scelte del piano specifico del 1955, sfruttando l’estensione della città facilitata dalla costruzione del tunnel della baia. Di nuovo le vicende politiche bloccarono lo sviluppo completo del piano, impedendo le ingenti trasformazioni nel centro e portando avanti invece il piano per la Habana del Este e le trasformazioni infrastrutturali. La Habana: l’evoluzione della città
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1955 Ley de Pianification National Piano non realizzato di J.L. Sert Piano Habana del Este
2.5 La Rivoluzione Dopo il colpo di stato di Batista, a La Habana si costituì un gruppo rivoluzionario intorno alla figura carismatica di Fidel Castro. Il primo atto di forza fu il tentativo di conquistare la caserma Moncada a Santiago de Cuba, il 26 luglio 1953. L’assalto non andò a buon fine; la fuga di Castro si concluse con la sua cattura, la prigionia e una fuga, a seguito di un’amnistia politica, in Messico. Qui, attorniato dal medico argentino Ernesto ”Che” Guevara, il cubano Camillo Cienfuegos, e dal fratello Raul, Fidel organizzò una nuova linea d’azione. Il 25 Novembre 1956 si imbarcò alla volta di Cuba; il gruppo, ancora sconfitto a terra, si nascose nella Sierra Maestra. Nel maggio del 1958, Batista inviò le truppe per fermare i ribelli, inutilmente. Castro passò all’offensi50
HABANAMAR
1959 primo prototipo di Unidad Vecinal riproducibile corrente dell’Idealismo va, sottoscrivendo il Patto di Caracas, in cui si chiedeva agli Stati Uniti di sospendere gli aiuti a Batista. Fidel e i ribelli si divisero per aprire nuovi fronti verso occidente. Il 31 dicembre 1958 il Che e Camilo avanzarono su La Habana senza incontrare ostacoli; il 1 gennaio 1959 Batista fuggì in Repubblica Dominicana, mentre Fidel entrò vittorioso a Santiago e si diresse poi nella capitale.
2.6 La Habana Post rivoluzionaria Il 5 Gennaio 1959 la presidenza fu assunta da Manuel Urritia, anche se il potere effettivo era nelle mani di Fidel. Autoproclamato lider maximo, approvò oltre mille provvedimenti legislativi, tra cui l’abolizione delle discriminazioni razziali, la riduzione del costo degli affitti e dell’elettricità e una prima riforma agraria. Il
Anni ‘70-’80 corrente del Razionalismo
Anni 2000
Anni ‘90 corrente dell’Ottimismo
nuovo governo pose inoltre le basi per l’ambizioso programma di alfabetizzazione e assistenza sanitaria nazionale. La politica di Castro fu molto stretta rispetto agli oppositori del sistema socialista costringendo dissidenti e oppositori alla prigionia o alla fuga. Cuba si inserì velocemente nelle dinamiche di scontro tra Stati Uniti e Unione Sovietica: a seguito della politica castrista di nazionalizzazione delle industrie e di accordi commerciali con l’Unione Sovietica, la situazione arrivò a uno stallo nel 1960, quando gli Stati Uniti dichiarano un embargo commerciale parziale con l’isola, che divenne totale nel 1961, a seguito dell’invasione della Baia dei Porci. Cuba fu trasformata da una nazione basata sul sistema capitalistico in mano a stranieri, in uno stato socialista. Insieme alle altre istituzioni sociali, la politica degli alloggi si distac-
progetti di fill-in
cò dai processi in corso prima della Rivoluzione, facendosi guidare da tre principi chiave: la casa è un diritto, il diritto alla casa deve essere equo, il governo è colui che decide. La mancanza di alloggi adeguati portò allo sviluppo di nuovi quartieri di public housing, spesso con sistemi prefabbricati riproducili, secondo tendenze urbanistiche internazionali d’impronta sovietica e scandinava. L’idea di quartieri di lusso, che aveva guidato lo sviluppo verso Ovest, viene quindi abbandonata dopo la Rivoluzione. La corrente seguita nel primo periodo rivoluzionario è l’idealismo. Gli architetti, non potendosi basare su norme riguardo agli alloggi, studiano regole, forme ed idee di espressione. L’unico progetto realizzato a La Habana è il progetto prototipo unità 1, dedicata in seguito a Camilo Cienfuegos. Creato nel 1959-1961, dall’architetto Franco Albini, fa parte di un La Habana: l’evoluzione della città
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XVI secolo XVIII secolo XIX secolo PLAYA DEL ESTE
Prima metà XX secolo Malecón
Dopo 1959
BAHIA
Situazione attuale MIRAMAR
0
1 km2
34
5
progetto più grande che si occupava dell’urbanizzazione della Habana del Este, che diventò, a seguito dell’edificazione del tunnel, area di sviluppo privilegiata. Negli anni 1970-1980, secondo la corrente del razionalismo, la politica abitativa fu influenzata maggiormente dalla presenza sovietica nell’isola, di cui è testimonianza la costruzione sull’isola da parte dell’Unione Sovietica di una fabbrica di pannelli prefabbricati. La problematica che si va ad affrontare è quella della necessità di costruire il maggior numero di case popolari con la minima spesa. Il più grande ampliamento residenziale di Cuba, per 100.000 abitanti, fu il quartiere Alamar, il cui masterplan, progettato nel 1978 comprendeva tipologie di alloggi diversificati, di cui vennero poi realizzati solo gli edifici più bassi in un tessuto denso e razionale. Il progetto però trascurava lo studio dello spazio pubblico e degli spazi di connessione, divenendo quindi un enorme quartiere dormitorio, mal connesso con il resto della città e lacunoso di spazi per la collettività. L’intero progetto è stato realizzato attraverso il sistema delle microbrigate, un sistema secondo cui a chi collaborava nell’edificazione del progetto veniva assegnato un alloggio. Il periodo degli anni ‘80-’90 vede la corrente dell’ottimismo, che rappresenta una correzione degli errori degli anni precedenti. Dopo il lungo periodo di prefabbricazione si sente più forte la richiesta per un nuovo tipo di pianificazione, che trova esempio nel quartiere Las Arboledas, realizzato secondo i principi della sostenibilità e partecipazione. Il masterplan, mai stato completato, è stato disegnato secondo una continuità pedonale, collegata poi dai trasporti su gomma. Doveva essere
per 200.000 abitanti, ma è stato poi realizzato per 6000. Lo studio sugli spazi aperti pubblici e privati ha portato alla costruzioni di appartamenti modulari ognuno con balcone privato. Oggi il quartiere è inglobato nell’espansione urbana della città.
2.7 La crisi dopo la caduta del Muro di Berlino Quando il blocco sovietico collassò negli anni 1989-1991 svanirono dal bilancio cubano ben 5 miliardi di dollari in commercio e crediti. L’economia cubana registrò una perdita del 60%, chiusero fabbriche improvvisamente e cessarono i trasporti. Determinato a difendere ad ogni costo le basi economiche e sociale poste dalla Rivoluzione, Castro decretò un “periodo speciale”, un regime di austerità che fece precipitare il livello di vita della popolazione e che prevedeva un ristrettissimo sistema di razionamento. Negli anni 1990-2000 si ritrovò uno spiccato interesse per la città vecchia, facendo si che si ritorno lentamente a costruire all’interno di tessuti già urbanizzati. La crisi del periodo speciale colpì anche la costruzione degli alloggi, dopo il collasso dell’Unione Sovietica il volume delle costruzioni calò sensibilmente. Nel 1981 la dichiarazione dell’UNESCO della città storica come Patrimonio dell’Umanità portò a processi di recupero e conservazione del patrimonio storico; inoltre lo squallore degli spazi pubblici in periferia obbligava gli abitanti a spostarsi nel centro della città. Per questi motivi il focus della politica abitativa si incentrò sulla città esistente, con progetti di fill-in nel caso di vuoti urbani. Si redigono in questo periodo regolamenti urbanistici dei La Habana: l’evoluzione della città
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singoli quartieri, al fine di analizzare lo stato attuale e dare regole per le nuove edificazioni e le modifiche, che andavano implementatosi in modo illegale, soprattutto in periodo di ristrettezze economiche; questi però non propongono un quadro normativo dello spazio pubblico della città, che viene lasciato a un uso informale non pianificato. Nel 2006 Raul Castro sostituisce il fratello Fidel, alla guida del paese; venne nominato ufficialmente presidente nel 2008. Questo dimostra il nuovo corso economico del paese aprendo maggiormente all’iniziativa privata e alla compravendita delle abitazioni, concedendo ai cubani di viaggiare all’estero, seppur il prezzo del passaporto e del viaggio sia proibitivo per la maggior parte della popolazione. Il 13 aprile 2009 il presidente statunitense Barack Obama ha ordinato la revoca delle restrizioni ai viaggi e alle rimesse per i cubano-americani con parenti nell’isola. Nell’ottobre 2011 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una mozione per chiedere agli Stati Uniti la cessazione dell’embargo. Le relazioni diplomatiche sono riaperte dal 17 dicembre 2014, a seguito di uno scambio di prigionieri politici tra i due paesi, aprendo così la via allo scioglimento dell’embargo, anche se ad oggi è difficile fare previsioni di natura politica. Il 22 e 23 Marzo 2016 è previsto uno storico incontro tra Raul Castro e Barack Obama a Cuba.
2.8 Leggere la città La città ad oggi presenta uno sviluppo radiale, a bassa densità in una zona di ampie dimensioni: l’area metropolitana de La Habana è pari infatti a 728,26 kmq con circa 3 milioni 54
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di abitanti, per una densità di 4040 ab/kmq. I servizi e le aree di maggior interesse si trovano nei quartieri storici, Habana Vieja, Centro Habana e Vedado, in spazi prossimi al lungomare. La città si è sviluppata per giustapposizione, e tale crescita orizzontale ha dato la possibilità di avere quartieri con caratteristiche distinte, creando un vero e proprio percorso museale vivente, in cui si differenziano spazi, stili architettonici e modi di vivere. Ciò si ripercuote anche nei diversi waterfronts, che hanno caratteristiche differenti: la Bahia, oggi in mano alla Oficina del Historiador per opere di recupero, sta ritrovando il legame con l’elemento acqua, acquisendo sempre più un ruolo ricreativo e di punto di partenza per le connessioni veloci. Il lungomare del quartiere Miramar, zona di alta qualità abitativa, accoglie grandi alberghi di lusso, servizi e una piccola marina. Il tratto finale di Playa del Este è la spiaggia per eccellenza dei cubani, apprezzata anche dal settore turistico internazionale, e ben servita rispetto al centro della città. L’area dispone di numerose e moderne installazioni sportive realizzate in occasione dei Giochi Panamericani del 1991. Il Malecón è invece principalmente la grande arteria viaria di mobilità veloce di collegamento Est-Ovest; il suo interesse turistico ricade solo nei primi chilometri corrispondenti al Malecón Tradizionale, in corso di restauro, mentre l’utilizzo da parte dei locali è limitato alle ore serali e ad alcune aree ricreative di poco pregio sparse lungo i suoi 8 km. Balcone della città sul mare, è la messa in mostra di un percorso storico della città, in cui gli edifici coloniali lasciano posto a moderni grattacieli.
La Habana: l’evoluzione della cittĂ
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3. IL MALECÓN: LA VIA RAPIDA DE LA HABANA
“Sapete com’è la mattina presto all’Avana, coi vagabondi ancora addormentati lungo i muri, prima che i furgoni del ghiaccio comincino il loro giro dei bar? ”
Hernest Hemingway
3.1 La città e il litorale Il Malecón de La Habana è un’arteria viaria, posizionata al limite costiero Nord dei quartieri della città, che fornisce una connessione rapida in direzione Est-Ovest. Nel XVII sec. la città iniziò a espandersi al di fuori della cerchia muraria, distaccandosi dalla costa, andando a costituire il quartiere Centro Habana. Il secolo successivo vide la crescita della città lungo le calzadas, le vie di connessioni con lìinterno, in direzione Sud-Ovest. Solo con il progetto d Albear del 1860, in concomitanza col piano di Ylebon Bosquet per il quartiere Vedado del 1861, iniziato effettivamente nel 1901, rappresentò i primi passi di un processo di urbanizzazione della costa Nord. Il Malecón prese importanza come via di mobilità rapida tra Est e Ovest; i tessuti ruotarono i propri fronti vero il mare, nel caso degli edifici del quartiere Centro Habana, e si sono avvicinarono al bordo costiero, nel Vedado. Il Malecón, terminato nel corso del XX sec. successivamente al completamento del tessuto retrostante, nacque dunque slegato dal-
la pianificazione dei quartieri retrostanti: ciò ha comportato una mancata progettazione dei punti di innesto tra i quartieri e il lungomare, evidenziando una netta divisione tra il sistema longitudinale di percorrenza veloce e quello trasversale interno più lento. Asse viario principale all’interno dell’area metropolitana de La Habana e waterfront urbano, intensamente vissuto dai cittadini e dai turisti, il Malecón non ha più subito modifiche dalla sua conclusione nel 1958. Il progetto mira a una riqualificazione di questo elemento, rendendolo cerniera tra la città e il mare, spazio pubblico attivo e lungomare studiato per rispondere alle differenti caratteristiche dei quartieri retrostanti. Inoltre la città de La Habana negli ultimi anni si è prevalentemente concentrata sul restauro e il recupero dei beni patrimoniali posti sotto la protezione dell’UNESCO, a riqualificazione degli atri quartieri storic non può quindi prescindere da un lavoro di recupero del Malecón, curandone la sua essenza di quinta urbana e Portal De La Habana. Il Malecón: la via rapida de La Habana
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3.2 Lo sviluppo del Malecón L’urbanizzazione della linea di costa, dal Castillo de la Punta alla foce del Rio Almendares fu un processo complesso che durò circa 60 anni, dando luogo al Malecón de La Habana, uno dei siti di riferimento dell’immagine habanera, luogo di ozio e incontro. Nei piani de La Habana della fine del XIX secolo si disegna una linea antropizzata lungo la costa. La prima proposta di un progetto realizzabile fu di Francisco de Albear nel 1860, che andava dal Castillo de la Punta alla Bateria de la Reina, lungo il litorale Nord. Questo stesso ambito fu riconosciuto nel 1886 dall’igienista Wilson per inserire un canale sanitario tra il litorale e la baia, base di un progetto di densificazione iniziato nel 1898 dalla Secretaría de Obras Públicas del Gobierno Autónomo per creare un viale alberato lungo la costa. Non si mise però in opera fino al 1902 col nome di Avenida del Golfo, ponendo le basi di quello che sarà un progetto strategico per la Repubblica, sia come identificazione di un’immagine urbana della città, sia per controllare le inondazioni marine invernali. Questa prima fase fu eseguita nel 1901 dagli ingegneri statunitensi Mead e Whitney, comprendendo una zona dal Castillo de La Punta al Baños de los Campos Eliseos. Fino a questo momento la via principale fino alla Bateria de la Reina era Calle San Lazaro, per cui gli edifici girarono il proprio fronte verso il mare, costruendo una nuova facciata, secondo le regole delle Ordenanzas de la Edificación del 1861. L’allineamento delle nuove edificazioni si concluse nel 1903; nel 1913 si stabilì che i primi piani si dovessero alzare di un metro per evitare l’allagamento. 60
HABANAMAR
1519 città coloniale intramuros
XVII sec. espansione fuori dalle mura
XVIII sec.
espansione dungo le calzadas
inizio urbanizzazionedel tratto costiero Nord costruzione del primo tratto del Malecòn
Durante il primo governo repubblicano di Estrada Palma (1902-1906) si continuò con l’opera verso la Calzada de Belascoaín, limite a cui si giunse nel 1909. In questo momento la Habana Vieja aveva perso il suo ruolo di centralità urbana: il settore delle mura e il Malecón si convertirono in luoghi privilegiati, dove la borghesia habanera iniziò a costruire le sue abitazioni e i suoi club sociali. Nel 1919 col il benessere economico dovuto alla I Guerra mondiale si estese il Malecòn fino alla Caleta de San Lázaro, uno dei tratti più complessi a causa del grande tessuto da realizzare. Si raggiunse il luogo dell’antica Bateria de La Reina, lasciando il Torreón de San Lázaro come un sito isolato all’interno del Parque Maceo, grande area libera in cui si installò il monumento ad Antonio Maceo. Nel 1914 erano stati già realizzati studi per il prolungamento del Malecón fino al Rio Almendares, ma non si ebbe alcun progetto definitivo, fino a quello dell’estensione alla Calle G nel Vedado nel 1919. Ma la crisi economica e la difficoltà di superare il promontorio della Bateria de Santa Clara, dove si costruì nel 1930 l’Hotel Nacional, fermarono i lavori all’incrocio con la calle 23 nel 1921. Tuttavia durante il Governo di Alfredo Zayas si completò il settore più complesso, tra la calle 23 e la calle O, dando luogo alla Plaza del Maine, che si configurò come uno spazio libero cui partono le vie principali del Vedado, il quale fu terminato nel 1923. Anche Forestier si interessò a questo tratto di costa, con la proposta poi abbandonata del Parque de la Punta, che avrebbe interrotto la connessione viaria tra il Malecón e la baia, e il progetto di crear una nuova facciata al mare della Habana Vieja, sottraendo terreni al
XX sec. espansione verso Sud Ovest termine della costruzione del Malecòn rotazione dei fronti sul Malecòn Tradizionale
XX sec.
progetto
Il Malecón: la via rapida de La Habana
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1901-1919
1 Castillo di San Savador de la Punta
2
Malecòn Tradizionale
Parque Maceo
punti di raccolta taxi
mobilità rapida
trasporto pubblico
mobilità media
edifici di rilevanza
mobilità taxi condivisi
spazi pubblici
attraversamenti pedonali
1919-1927 Cayo Hueso
3 Hotel Nacional
19130-1950 Vedado
4 Calle G
mare. Fortunatamente l’urbanizzazione si realizzò come uno grande spazio libero, come proposto da Aquiles Maza e Eugenio Batista. Lo studio per costruire questo tratto del Malecón, nel canale della Baia dal Castillo de la Punta fino alla Pile de Neptuno, di fronte alla Capitaneria di Porto, si iniziarono nel 1921 e si svilupparono durante il Governo Machado, tra il 1926 e il 1929. Uno degli obiettivi principali era connettere la nuova strada col porto, in modo da drenare il traffico che attraversava la trama della città storica. Compreso nei progetti del Plan de Obras Publicas del Governo di Machado, il Malecón fu completato fino alla Calle G, terminando i lavori fino al 1930. In questo periodo il paese verteva su una crisi economica derivata dal crack della borsa di New York, che, sommata alla crisi politica del governo, portò a una depressione economica da cui non si riprese
1950-1958 Nuovo Vedado
5 Fuerte la Chorrea
fino alla II guerra mondiale. Nel 1950 il progetto del Malecón trovò nuovi impulsi, per arrivare all’imboccatura del Rio Almendares, andando a demolire, sotto ordine di Nicolás Arroyo come Ministro de Obrás Públicas, il Palacio de los Deportes. Lentamente quest’opera simbolica che identificava l’immagine della città da chi arrivava via mare, si convertì una arteria strutturale per il traffico della città. Questo ruolo infrastrutturale fu consolidato dalla costruzione dei due tunnel, uno sotto il canale della Baia, costruito nel 1956-1958 dalla Societè des Grands Travaux de Marseille, e uno sotto il Rio Almendares costruito nel 1958-1959 per connettere il Malecon con la 5° Avenida del Miramar. Divenne quindi l’unica via di connessione est-ovest della città, checontava una popolazione di 1.178.000 abitanti su un’estensione urbana di 700 kmq. Il Malecón: la via rapida de La Habana
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3.3 I quartieri limitrofi: il Vedado Il Vedado è ubicato all’estremo Nord della municipalità Plaza de La Revolución, includendo tutto il bordo costiero e occupando approssimativamente la metà della superficie del detto municipio. Lo compongono i reparti di Vedado, Carmelo e Medina. Il suo sviluppo, di carattere prevalentemente residenziale, iniziò a partire dalla seconda metà del secolo XIX e continuò nel XX secolo. Inizialmente l’area non venne urbanizzata poiché, come suggerisce il nome “Vedado” (zona proibita) era un’area militare vietata ai civili utilizzata per proteggere la Habana Vieja dalla pirateria. Lo sviluppo del reparto Carmelo iniziò nel 1859, come estensione a due miglia di distanza. Il piano di Ylebon Bosquet per il reparto Vedado fu proposto invece nel 1861, e rappresentò i primi passi di un processo di urbanizzazione, iniziato effettivamente nel 1901, della costa Nord; nel 1883 venne progettato il reparto Medina verso Sud. Questa crescita determinò l’apparizione di una via di prim’ordine, l’Avenida 23. La sua struttura urbana, che seguì le indicazioni delle Ordenanzas de Construcción del 1861, è costituita con manzanas, isolati poligonali di cento metri per cento e la sua trama viaria è orientata a 45° Nord Ovest-Nord Est, per sfruttare al meglio le brezze dominanti. Questi lotti hanno una forma rettangolare di 100 metri per 130 metri in prossimità dell’innesto del quartiere con il promontorio di Santa Clara, ove attualmente sorge l’Hotel Nacionál. Il territorio del Vedado fu completato nel 1898, ad eccezione dell’area tra il fiume a Ovest e il Cimitero Colon, accorciando sempre più la distanza tra il barrio e la città. 64
HABANAMAR
Dal 1908 al 1913 sono state realizzate le pavimentazioni in ciottoli, oggi ricoperti in cemento, il sistema di approvvigionamento idrico, canalizzazione delle acque piovane e drenaggio, ancora in funzionamento. Prevalgono elementi della città giardino, come prati, alberature, portali e giardini privati, stabilendo un minimo di superficie scoperta del 33% per ogni parcella. Il miglioramento dei fattori ambientali dell’area è dato dall’introduzione, come parte del progetto originale, di due viali-parco, Avenida Paseo e Calle G, che attraversano il quartiere in direzione Nord Sud. Alcuni lotti, all’interno della griglia del quartiere, sono adibiti a giardini pubblici, mentre sono spazi pubblici ad appropriazione informale molti spazi residuali, legati agli innesti delle vie diagonali. Il sistema di numerazione civica, attraverso lettere e numeri fu innovativo per l‘epoca. La via più antica è la Linea, dove venne ospitata la via ferroviaria per il treno urbano agli inizi del XX secolo; è la matrice del primo insediamento. Si trovano nel quartiere edifici di diversi periodi e stili architettonici, dalle antiche residenze neoclassiche in legno agli edifici eclettici dell’Art Decò, fino agli edifici alti paradigma del Movimento Moderno. Lo stato generale di edificazione varia tra un livello medio e uno buono, a parte alcune eccezioni sparse in tutto il territorio. Il quartiere contiene funzioni e servizi d’interesse di tutta la città: il cuore caldo e attivo della zona è l’Avenida 23, con la sua prima parte denominata La Rampa, e le vie limitrofe, in cui vi sono l’Università, edifici governativi, amministrativi, punti di interesse turistico e ricreativo, e attualmente uno dei punti Wifi
Vedado popolazione 175.000 ab. superficie: 9 kmq densità: 20.000 ab/kmq
La struttura urbana è costituita da isolati poligonali di 100 m. per 100 e la trama viaria è orientata a 45° Nord Ovest-Nord Est, per sfruttare al meglio le brezze dominanti provenienti dal mare.
1
città giardino
alta qualità edilizia verde discontinuo marciapiedi degradati commerciale distribuito
attività prevalenti
edificato sede stradale punti commerciali spazio semiprivato spazio pubblico 2,5 m 5 m
11 m
5m
2,5 m
5m 2m
12 m
2m
Il Malecón: la via rapida de La Habana
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66
HABANAMAR
più utilizzato. I punti di distribuzione commerciale, prevalentemente di piccola dimensione, e i mercati alimentari sono ben distribuiti in tutto la zona. Vi sono numerose casas particulares di pregio, che offrono ai turistici una vivibilità maggiore di altre zone, dovuta all’alta percentuale di verde nel quartiere, e alle tipologie edilizie, spesso case in stile coloniali spaziose e ariose. È dunque zona ricettiva sia per turisti che per locali, in cui la popolazione residente pari a circa 173.000 abitanti lascia spazio a una popolazione fluttuante tra i 20.000 e 30.000 persone al giorno, che arrivano al quartiere per studiare o lavorare. Le vie principali per la mobilità sono l’Avenida 23, la Calle 21, la Linea e la Calzada de Infanta, limite municipale .Queste vie sono anche i punti principali di raccolta dei clienti per le auto condivise, per la percorrenza in direzione Est-Ovest. Le strade ortogonali sono prevalentemente a senso unico alternato, sufficientemente larghe però per ospitare due corsie di marcia e spazi per il parcheggio a raso. I marciapiedi sono spesso danneggiati dalla mancata manutenzione e dal mancato controllo degli elementi arborei, le cui radici spesso sollevano il suolo e rendono non continuativa la percorrenza. La collina dove è collocata la storica Universidad de La Habana sovrasta il quartiere, e costituisce un forte punto catalizzatore dei flussi; il polo universitario raccoglie diverse facoltà e presenta al suo interno spazi verdi, accogliendo studenti locali e internazionali, soprattutto per corsi di lingua spagnola settimanali o mensili. Allontanandosi verso il limite Ovest diventa sempre più predominante il carattere residenziale; la presenza del verde invece diminuisce
man mano che si ci avvicina alla linea costiera, riducendosi a qualche fascia di verde basso o lotti in disuso; in questo senso cala sensibilmente anche la qualità edilizia e la vivibilità. Il quartiere si scontra anche con problemi relativi alle inondazioni e alluvioni: in rare occasioni, il tessuto si allaga fino a oltre alla Linea, e la pessima condizione delle fognature non facilita lo scarico delle acque. È un’area sempre viva e piena di attività aperte anche di notte, con un alto livello di sicurezza a tutte le ore, anche se l’illuminazione stradale, qui come nel resto della città, non è sempre garantita. Le strade sono piene di venditori ambulanti, bambini che giocano dopo la scuola o gruppi di adulti che si intrattengono con giochi da tavolo in strada. Nelle ore serali aumenta sensibilmente l’afflusso di persone che vanno a godere della brezza marina sul Malecón. L’inserimento di una rete Wifi lungo l’Avenida 23 e nei pressi dell’Hotel Presidente sulla Calle G e dell’Hotel Capri sulla 21, ha reso questi poli ancora più forti, portando a un utilizzo continuo degli spazi circostanti. Non vi sono però luoghi o punti di sosta posti in sicurezza rispetto alla strada e in conformità con gli spazi richiesti dalle altre attività; dunque le numerose persone che si fermano sui marciapiedi o sulle scale di accesso agli edifici per usufruire delle tessere ad ora di Internet, creano zone dal lento scorrimento e facilitando il mercato nero che riguarda la vendita delle tessere medesime. Il Vedado è la rappresentazione di un quartiere attrattivo e diversificato, nel quale però l’incuria e il disinteresse da parte dell’amministrazione stanno portando la perdita di quelle caratteristiche che lo rendono un unicum nella storia de La Habana. Il Malecón: la via rapida de La Habana
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3.4 I quartieri limitrofi: il Centro Habana Il Centro Habana è la prima municipalità ad Ovest de La Habana Vieja, e comprende lo spazio dove una volta erano edificate le mura della città. Si estende per 4 kmq, ed è il quartiere più denso della città, con una popolazione di 160.000 abitanti. È composto dai reparti Cayo Hueso, Colon, Pueblo Nuevo e Los Sitios. I primi insediamenti del Centro Habana risalgono ai primi anni coloniali, legati all’edificazione della Villa de San Cristobal de La Habana, corrispondente oggi al municipio de La Habana Vieja. Con l’edificazione della cinta muraria, questi primi insediamenti erano di servizio per il nucleo urbano. Con il progressivo accrescimento della città, quest’area subito al di fuori delle mura diventò sede di nuove edificazioni lungo le calzadas, vie di collegamento con l’entroterra rurale, in cui si trasferì la crescente borghesia, alla ricerca di maggior salubrità ambientale. Per gli stessi motivi la classe benestante si trasferì, tra la fine del XIX e gli inizi del XX sec., nei nuovi quartieri del Vedado e del Miramar, rendendo il Centro un’area popolare, dal carattere autentico non ancora andato perduto. La porzione di tessuto sul fronte mare, corrispondente al Malecón Tradizionale e alla seconda fila di edifici affacciati su San Lazaro, è Patrimonio dell’UNESCO. Gli edifici del Malecón Tradizionale sono in via di recupero e restauro, nelle mani della Oficina del Historiador de la Ciudad; il patrimonio da salvaguardare è ingente e in molti casi irrimediabilmente danneggiato dal forte vento marino e dalle occasionali inondazioni, aggravati da 68
HABANAMAR
una manutenzione assente. Il quartiere, strutturato a griglia, ha un reticolo di strade orientate secondo Nord-Sud e Est-Ovest. La principale via catalizzatrice di attività e servizi è Avenida de Italia, precedentemente denominata Galiano, che collega l’Avenida Zanja e l’Avenida Simon Bolivar al Malecón. Questa via è a senso unico in entrata, dal mare verso la città, con parcheggi a raso su entrambi i lati della strada. La viabilità è rallentata da venditori ambulanti e mezzi lenti come bicitaxi o cocotaxi; inoltre i servizi commerciali non hanno uno spazio designato al carico e scarico delle merci. Gli edifici su questa strada sono porticati, e vi è un malmesso marciapiede scoperto, molto alto rispetto alla quota stradale. A metà di essa c’è uno slargo, una piazza pavimentata e con alcuni alberi a fusto alto in cui è attivo un Wifi, che rende dunque la zona costantemente al centro di flussi pedonali. L’Avenida de Italia è anche il limite occidentale della Buffer Zone, area di rispetto della Bahia de La Habana Vieja che rientra nei piani di recupero futuri della Oficina del Historiador. La gerarchizzazione della griglia stradale è dovuta anche alle vie utilizzate dal traffico dei mezzi condivisi: San Lazaro e Neptuno, entrambe parallele al Malecón, sono vie di raccolta clienti per la percorrenza Est-Ovest. In senso trasversale al mare invece la viabilità su gomma è presente solo nell’Avenida de Italia, Padre Varela, Paseo del Prado e Calzada de Infanta, mentre nelle vie minori, prive di parcheggi o di garage nelle abitazioni, vi sono pochissimi mezzi su gomma, e sono invece più frequenti quelli lenti, come bicitaxi, carretti o bici. Nel resto del quartiere sono presenti punti
Centro Habana popolazione 168.000 ab. superficie: 3 kmq densità: 56.000 ab/kmq
Il quartiere è strutturato secondo una griglia, dettata da un reticolo di strade orientate secondo gli assi Nord-Sud e Est-Ovest. I lotti sono di dimensioni irregolari e molto densificati.
2
città densa
qualità edilizia potenziale verde assente marciapiedi discontinui commerciale agli incroci attività prevalenti
edificato sede stradale punti commerciali spazio semiprivato spazio pubblico
1,5 m
8m
1,5 m
m
1 m
1m
1,5 m
6m
1,5 m
Il Malecón: la via rapida de La Habana
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70
HABANAMAR
commerciali di pertinenza, punti di ristorazione cubani statali o particulares. Molto diffusa è la pratica di chiudere una porzione di abitazione al piano terra, e vendere refrescos o alimentari direttamente sulla strada in moneda nacionál. Il limite della municipalità a Est, verso la Habana Vieja, è di alta qualità architettonica e miglior stato di conservazione. Questa fascia comprende il Capitolio Nacional simbolo della repubblica e riconosciuto come km 0 dell’isola, in granito e arenaria bianca, è oggi in fase di restauro. Di fianco sono presenti alcuni alberghi storici di lusso, come l’Hotel Inglaterra e l’Hotel Parque Central. Di fronte al Capitolio si trova il Parque Central, un microcosmo nella vita della città, al cui centro si erge la statua di José Martí, martire eroe cubano. La presenza del Wifi e la vicinanza con l’attiva Habana Vieja rende questo parco alberato fulcro della vita cittadina, punto di partenza per le connessioni interne e luogo dove organizzare attività. A collegamento tra questo parco, che venne ampliato con l’abbattimento delle mura, e il litorale costiero a Nord, vi è il Paseo del Prado, un boulevard grandioso che prende a modello i viali alberati di Parigi o Barcellona; circondato da edifici di pregio, molti ancora da restaurare, è una vera e propria piazza lineare, in cui si passeggia, si gioca, si sosta all’ombra dei grandi alberi, si vende e si compra. Il Centro Habana presenta inoltre uno dei più grandi e famosi ospedali della città, affacciato sul Parque Maceo, e il Caleljon de Hamel, area ricreativa autogestita, ed alcuni alberghi di scarsa qualità diffusi lungo la Avenida de Italia. Il Barrio Chino poco lontano dalla Avenida de
Italia, è costituito da una striscia di ristoranti orientali, a testimonianza di una delle più grandi comunità cinesi dell’America Latina, risalenti alla metà del XIX sec., quando molti vennero a lavorare a Cuba nell’industria dello zucchero. Oggi è ridotto ad attrattiva turistica, che in molti casi consiste in ristoranti di cucina multietnica. Negli anni ‘90 il Governo cubano investì fondi e risorse per rinnovare il distretto secondo le sue peculiari caratteristiche storiche e incentivando cinesi cubani ad aprire ristoranti. Il tessuto restante è prevalentemente residenziale, con edifici bassi di due o tre piani, non porticati e senza giardino. La qualità di vita del quartiere è infatti molto differente da quella dei quartieri limitrofi: l’assenza di verde, di piazze, di sistemi di ombreggiature diffuse, la densità del tessuto, il degrado degli edifici, la manutenzione pessima e la scarsa ventilazione delle strade abbassano la vivibilità di esso, rendendolo una delle aree più problematiche della città. Solo il barrio di Cayo Hueso ha ricevuto alla fine degli anni ‘90 dei fondi per incominciare le opere di restauro. Considerando l’aumento della temperatura nei punti interni del quartiere e la mancanza di spazi adeguati, la vita sociale si svolge prevalentemente nelle strade, tra il pattume non raccolto e i calcinacci degli edifici. Non molto ospitale per i turisti, è però considerato dai suoi abitanti come il nucleo autentico della città, area pittoresca in cui i muri sono ancora rivestititi delle scritte che inneggiano alla Rivoluzione.
Il Malecón: la via rapida de La Habana
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3.5 Infrastruttura e tessuti Il Malecón costituisce una vera e propria autostrada urbana di 8 km, collegamento rapido da la Habana Vieja verso Est, attraverso il tunnel che la collega a La Habana del Este, e verso Ovest in direzione del Miramar. La mobilità rapida della città si distribuisce anche in altre vie interne, di sezione già strutturata per accogliere grandi flussi, come Simon Bolivar, che collega il Parque Central alla Plaza de la Revolución, il Paseo e la Calle G, che raccolgono i flussi periferici e li indirizzano verso la costa, e la Linea, parallela al Malecón e terminante con un ponte sul Rio Almendares. All’interno del tessuto la mobilità di livello medio è distribuita in quelle vie che costituiscono punti di carico e scarico dei passeggeri per il trasporto pubblico degli autobus e per i taxi condivisi, la cui presenza è data dal basso tasso di motorizzazione. Questo dato, che riferito a La Habana, è pari a 25 auto ogni 1000 abitanti, è testimonianza ancora una volta di quanto le vicende storiche abbiano influenzato la vita quotidiana. Poche sono le macchine di proprietà nella città, le classiche macchine americane degli anni 50 non hanno più prezzi di ricambio, e i cubani si sono reinventati modi di aggiustare quelle che per molti consistono nell’unica forma di guadagno; rispetto a questo problema le riforme di Raul Castro nel 2009 hanno aperto il mercato della compravendita di auto e tutelato la categoria dei taxisti. Oltre alle macchine storiche, molti sono riusciti ad acquistare macchine importate dalla Cina, spesso grazie all’aiuto economico delle famiglie viventi all’estero. I mezzi lenti, che si ritrovano distribuiti liberamente nelle strade, sono le biciclette, i 72
HABANAMAR
BICICLETA
AUTO
BICITAXI MACHINA
COCOTAXI
MOTO
GUAGUA
CAMIONES
bicitaxi e i cocotaxi, le moto, le auto di proprietà e le machinas che funzionano come taxi condivisi, le guaguas, nome colloquiale per indicare gli autobus, e i camiones, mezzi di grandi dimensioni che portano merci e persone dalle periferie ai centri, o anche dalle città alle zone più impervie delle province. La mobilità turistica invece sfrutta la presenza delle rinomate auto anni ‘50 per muoversi nei tracciati turistici, percorrendo senza soste il Malecón, passando nei grandi viali alberati, molto spesso seguendo dei tour organizzati. La mobilità pedonale turistica è libera e diffusa ne la Habana Vieja, mentre è più circoscritta nel resto della città, lungo la Rampa della Avenida 23, attorno ai grandi alberghi e ai poli turistici. A testimonianza ancora della sua valenza di via a percorrenza veloce, i punti principali di entrata e uscita al Malecón sono nei poli di testata e nel punto mediano corrispondente all’Avenida 23, mentre le altre vie sono utilizzate più sporadicamente. Il Malecòn è dunque ad oggi percorso prevalentemente dalle automobili, non vi sono infatti autobus di linea, e le alte temperature non permettono una facile percorrenza pedonale o ciclabile. La Oficina del Historiador, durante workshops internazionali sull’area ha proposto una mobilità via acqua, di cui ancora si sta studiando una possibile attuazione. Il Malecòn è velocemente percorribile in macchina in circa dieci minuti, vista la presenza di solo un incrocio semaforico; a piedi invece occorrono più di due ore a passo rapido, senza spazi di sosta, ombreggiamento e protezioni dal traffico, per arrivare dal Castillo de la Punta al Fuerte de La Chorrea.
Mobilità rapida media
Autobus tratte fermate autobus
Taxi tratte punti raccolta taxi
Flussi turistici su gomma pedonali
Tempi di percorrenza su gomma pedonali
Prado
Parque Maceo
1,5 km0
Avenida 23
,8 km2
km
Calle G
Paseo 1 km
Chorrea 1,4 km
1 min 5 min 10 min 15 min 20 min
Il Malecón: la via rapida de La Habana
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4. IL MALECÓN: IL PALCOSCENICO DE LA HABANA
“Vivere all’Avana era come vivere in una fabbrica che producesse bellezza umana su una catena di montaggio.”
Graham Greene
4.1 Percezioni di un margine: il fronte urbano Il Malecón è il salotto della città e come tale è panorama delle pratiche sociali che vi avvengono e delle fasi storiche che hanno coinvolto la città. Per analizzare al meglio le caratteristiche delle diverse parti che compongono i suoi 8 km, si è prodotto un catalogo del fronte urbano dello stesso. La catalogazione del fronte è avvenuta identificando per ogni edificio lo stato conservativo, il valore architettonico, il periodo di edificazione e la destinazione d’uso. Inoltre si è prodotto un confronto tra la situazione degli edifici del Vedado, comparati in percentuale con quelli facenti parte del Centro Habana. Lo stato conservativo, che è riferito non all’intera struttura, ma a ciò che è visibile dal fronte strada, vista l’impossibilità di entrare in tutti gli edifici, è stato definito secondo i parametri di ottimo, indicando edifici in ottimo stato manutentivo, spesso già restaurati; buono, riferito ad edifici che testimoniano
una manutenzione non continuativa; scarso, per quegli che presentano forme di degrado visibili, spesso legate alla forza degli agenti atmosferici; insufficiente, riferendosi alle struttura completamente inutilizzabili e alle rovine. Sono stati inoltre segnalati quelli con lavori di recupero già avviati. Il valore architettonico è stato classificato secondo i parametri di alto, quando l’edificio presenta caratteristiche architettoniche di pregio, quando si tratta di edifici storici o dai tratti peculiari; medio, in caso di edifici che non accrescono il valore dell’area; basso, per immobili che per le loro caratteristiche si distaccano dal contesto e non si armonizzano con esso. Il periodo di edificazione è stato suddiviso per la prima metà, la seconda metà e la fine del XX secolo. La destinazione è stata articolata per le macro-funzioni di residenziale, comprendenti anche casas particulares, uso amministrativo, uso commerciale, uso misto tra due funzioni. Il Malecón: il palcoscenico de La Habana
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Il risultato di questa indagine, comparando i due quartieri limitrofi all’area di progetto, mostra quanto siano diversificate le peculiarità del fronte urbano lungo il Malecón. Nel Centro Habana il fronte sul mare è in mano alla Oficina del Historiador per operazioni di restauro: è la parte più antica del lungomare, e presenta un maggior numero di edifici in ottimo stato conservativo, dovuto appunto alle operazioni di recupero dell’ente; al contrario nel Vedado lo stato conservativo degli edifici si colloca maggiormente nelle fasce mediane dei valori di buono e scarso, considerando che non è considerato in progetti di recupero e gli edifici sono più recenti, ma è mancata una progettazione studiata degli edifici. Il valore architettonico rientra in più casistiche nel caso del Centro Habana, mentre è più costante, alternato tra alto e medio, nel Vedado; ciò è legato gli agenti atmosferici e all’incuria manutentiva, che negli storici edifici del Centro Habana hanno causato la perdita dei caratteri architettonici di valore.
4.2 Percezioni di un margine: lo spazio pubblico Si è compiuta un’indagine e conseguente catalogazione degli spazi pubblici sul Malecòn, identificando come tali gli spazi caratterizzati da un uso collettivo, che sia pianificato o informale. Lo spazio pubblico è stato catalogato secondo gradi di utilizzo, di manutenzione, la caratteristica funzionale predominante e la tipologia, comparando la situazione del Centro Habana e quella del Vedado.
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HABANAMAR
L’utilizzo degli spazi pubblici è stato articolato secondo i parametri di alto, per un uso che sia tendenzialmente diurno e serale/notturno, medio, per un uso pari a circa metà giornata, basso per un uso prevalentemente serale. Il livello manutentivo è stato identificato con i parametri di ottimo, che indica un’area non residuale e in valido stato conservativo, medio, per spazi scarsamente conservati, scarso per ambiti residuali. La caratterista predominante è stata declinata nelle categorie di spazio monumentale, spazi ricreativo, che variano dal gioco allo sportivo al ristorativo, e boulevards verdi, che rappresentano parchi lineari intensamente vissuti dalla cittadinanza. Lo spazio pubblico è stato inoltre raccolto in due macro categorie, divise tra spazi organizzati, cioè quelli progettati, e residuali, derivanti dagli spazi di scarto del sistema infrastrutturale. Il risultato dell’indagine è che in generale lungo il Malecón lo spazio residuale si eguaglia in quantità a quello organizzato, il che apre possibilità a molteplici tipi di intervento. L’utilizzo è raramente 24 ore su 24, considerando che le condizione ambientali non hanno portato ad una progettazione degli spazi adeguata: mancano sistemi di sosta, di ombreggiamento e di protezione dai venti. Gli spazi del Centro Habana sono prevalentemente monumentali, come il Parque Maceo o l’area di pertinenza del Castillo de la Punta, nel Vedado invece sono maggiormente di tipo ricreativo, con due grandi poli sportivi e aree ristorative. Il Malecón: il palcoscenico de La Habana
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HOTEL NACIONAL 1930
CASTILLO DE LA PUNTA 1589
3
1
Stato conservativo fronte Malecòn stato conservativo ottimo
TORREON DE SAN LAZARO 1665
Tipologie spazio pubblico spazio pubblico organizzato
stato conservativo buono
spazio pubblico residuale
stato conservativo scarso
punti di sosta
stato conservativo insufďŹ ciente
5
7
E
EDIFICIO FOCSA 1956
FUERTE DE LA CHORREA 1645
HOTEL PRESIDENTE 1927
6
EMBAJADA ESTADOS UNIDOS 1952
4
8
EDIFICIO DE APARTAMENTOS 1967
2
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CASTILLO DE LA PUNTA 1589
FUERTE DE LA CHORREA 1645
TORREON DE SAN LAZARO 1665
4.3 Landmarks Il tessuto discontinuo alle spalle del Malecón lascia spazio ad alcuni edifici di riferimento che forniscono punti di percorrenza nel panorama longitudinale del lungomare. Questi landmarks sono identificabili per la dimensioni, per la valenza storica, per la funzione. Il Castillo de la Punta è una delle fortificazioni della Bahia de La Habana, patrimonio dell’UNESCO, terminato di costruire nel 1589. Insieme al Castillo del Morro, dall’altro lato della baia, protegge l’ingresso alla medesima. Il Torreón de la Chorrea, datato 1645, è anch’esso un fortino, che mirava a proteggere e controllare l’ingresso al Rio Almendares. Il Torreon de San Lazaro, del 1665, è un avam82
HABANAMAR
posto di vigilanza per quelle aree che, complice la geografia del terreno, non erano controllabili dalle altre fortezze. L’Hotel Presidente, risalente al 1927, è un edificio storico, di grande valore architettonico, sulla calle G, che svetta per l’altezza, ed è punto di riferimento a livello turistico e locale, per l’installazione di un nuovo Wifi. L’Hotel Nacional, dal 1930, è un albergo storico, situato su una collina rocciosa, sede di molti incontri diplomatici internazionali, dal famoso bar nel giardino che sovrasta il Malecón, e noto per essere uno dei migliori alberghi della città. L’Ambasciata degli Stati Uniti D’America, co-
HOTEL PRESIDENTE 1927
6 HOTEL NACIONAL 1930
EMBAIADA ESTADOS UNIDOS 1952
struita nel 1952, è simbolo delle controversie politiche che han guidato i rapporti tra i due stati. Di fronte, a coprire la facciata e possibili messaggi propagandistici, svetta il Monte delle Bandiere; recentemente è tornata a sventolare davanti all’ambasciata la bandiera americana. Il Focsa è un alto edificio, che un tempo ospitava un albergo, mentre ad oggi è stato convertito in un edificio per appartamenti; oltre alla forte presenza fisica nello skyline della città, è importante per la popolazione locale per il centro commerciale alla sua base. Vi si trovano un market, che fornisce vari prodotti ad esclusione di frutta, verdura e uova, negozi di elettronica, una discoteca, un ristorante, e una galleria commerciale. Questo esemplifi-
EDIFICIO FOCSA 1956
EDIFICIO DE APARTAMENTOS 1967
ca una particolarità de La Habana: gli alberghi sono poli catalizzatori perché contengono nel loro complesso centri commerciali e servizi per la cittadinanza, come nel caso del Focsa, dell’Habana Libre, del Mélia Cohiba. L’edificio per appartamenti del 1967, all’imboccatura della Calle G, da il via ad un’area dove zone residuali non edificate si alternano ad alti grattacieli residenziali.
Il Malecón: il palcoscenico de La Habana
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4.4 La strada cubana I quartieri Centro Habana e Vedado sono entrambi strutturati secondo una griglia. Il primo è un tessuto completamente saturo, senza lotti liberi, piazze o slarghi, se non una piazza lungo l’Avenida de Italia e l’area vicino al Barrio Chino. Nel Vedado invece alcuni lotti sono stati designati a parchi urbani, spesso alberati, ma sono scarse rispetto alla densità del tessuto. In entrambi i casi si è sviluppata dunque una forte attività sociale nelle strade, che, data la presenza di verde nel caso del Vedado, sono un luogo fresco e riparato dove passare il tempo, mentre nel caso del Centro Habana, sono rese sicure dallo scarso traffico automobilistico. Si è studiata una catalogazione delle tipologie di strade, evidenziando quelle residenziali, commerciali, i boulevards, e quelle con punti di connessione Wifi. Nel caso di vie residenziali di entrambi i quartieri, lo spazio pubblico, semipubblico e stradale portano tutti allo stesso grado d’interazione sociale; le attività solitamente riguardano giochi di squadra, giochi da tavolo, la vendita ambulante e la semplice aggregazione di vicini di casa. Queste azioni avvengono di solito da metà giornata in poi, comprendendo le fresche e ventilate ore serali. Le vie di carattere commerciale, come San Lazaro, Avenida 23, Calzada de Infanta e Avenida de Italia, sono attive 24 ore su 24, e lo spazio di interazione sociale comprende i marciapiedi e i portici ove presenti, e solo in parte la sede stradale. Si tratta infatti di strade più trafficate, ma che offrono più servizi. I boulevards della città, il Paseo del Prado, al limite Est del Centro Habana, la Calle G e il Paseo nel Vedado, sono stati progetti come 84
HABANAMAR
ampi viali alberati, percorsi protetti e salubri dal centro cittadino al mare. Non vi sono particolari attività catalizzatrici negli edifici di bordo, soprattutto nel caso delle arterie del Vedado, ma sono estremamente vissuti fino a tarda notte come parchi lineari, per il gioco, la sosta e il riposo. Le aree Wifi sono una novità per La Habana e sono state inserite in alcune vie, connesse ad alberghi o piazze, favoriti dalle leggi di Raul Castro. Fino a luglio 2015 i prezzi erano però troppo proibitivi per la maggior parte della popolazione; attualmente usufruire della connessione vale 2 dollari all’ora, quando il salario medio è di 20 dollari al mese. Precedentemente solo in alcune abitazioni vi era la connessione Internet, ed era strettamente legata al controllo della posta elettronica. Questa apertura nel campo delle telecomunicazioni ha modificato sensibilmente lo stile di vita cubano: nelle piazze e nelle vie con la connessione vi è sempre posizionata una folla di persone connesse agli smartphone, che cercano di sentire parenti e amici fuori dall’isola con l’unica applicazione per videochiamate funzionante. Benché la connessione sia molto lenta, per i cubani è stata una vera e propria rivoluzione nel campo delle telecomunicazioni. In questi punti si è generato anche un forte mercato nero delle tessere per accedere al servizio, che vengono vendute a 3 dollari l’ora, per evitare le lunghe code agli sportelli della compagnia telefonica statale ETECSA. Gli spazi vengono quindi fruiti 24 ore su 24 e la sosta prolungata porta ovviamente anche a un’affluenza di venditori ambulanti, taxisti e poliziotti. Stanno aumentando sempre più i punti di connessione e ci si aspetta un calo del prezzo del servizio.
RESIDENZIALE
VEDADO
CENTRO HABANA
COMMERCIALE
SAN LAZARO
AVENIDA 23
CALZADA DE INFANTA
AVENIDA DE ITALIA
BOULEVARD
PASEO DEL PRADO
CALLE G
PASEO
edificato spazio pubblico WIFI AREA
CALLE G
AVENIDA 23
AVENIDA DE ITALIA
PASEO DEL PRADO
spazio semiprivato spazio invaso sede stradale
Il Malecón: il palcoscenico de La Habana
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JOGGING
MUSICA
PESCA
PASSEGGIO
GIOCO
TOUR
SOSTA
BALNEAZIONE
4.5 Percorrere il Malecón L’uso del Malecón è fortemente influenzato dalle condizioni climatiche ed ambientali. Le alte temperature tutto l’anno, i venti spesso forti in direzione Nord Est, gli scarsi punti ombreggiati rendono difficile un utilizzo continuo durante tutte le ore della giornata. Le vie alberate, e alcuni parchi sono utilizzati sia nelle ore diurne che serali, mentre moltissimi spazi sul lungomare sono utilizzati come spazi ricreativi o di sosta a partire dal tardo pomeriggio quando si può beneficiare delle brezze marine. In molti casi è l’oceano la forza che impedisce di fruire il lungomare: le forti onde del Golfo del Messico si infrangono e superano spesso il muro del Malecón, il quale in questi casi viene chiuso la traffico veicolare. Gli allaga86
HABANAMAR
menti creano situazioni di disagio e pericolo lungo tutto il lungomare, che è zona primaria di penetrazione dell’acqua, mentre può arrivare anche oltre i primi due blocchi di edifici, come zona secondaria. I sistemi di deflusso delle acque non sono adeguati, e spesso l’area rimane allagata per molto tempo, causando anche frequenti blackout. Spesso spazi pubbliciedifici di rilevanzatrasporto pubblicopunti di raccolta taxi La Habana è stata colpita da forti uragani e tormente tropicali, che hanno causato ingenti danni; non si sono analizzati però i dati relativi ad eventi speciali puntuali, perché troppo specifici e imprevedibili per questa trattazione.
Le attività che vi vengono quindi svolte sono il jogging, l’ascolto di musica dal vivo, la pesca, la sosta, il passeggio, il gioco, anche quello con le onde che superano il muro, il tour turistico con le macchine americane, la balneazione, vietata al momento del sopralluogo. I punti di sosta sul lungomare non si trovano omogeneamente distribuiti lungo tutta la lunghezza dell’elemento, ma in punti particolari, alle testate e all’innesto delle principali vie commerciali. L’area in cui le attività di sosta, gioco e quelle legate a performance culturali avvengono con maggiore diffusione è il Malecón Tradizionale; la scarsità di attrattive paesistiche man mano che ci si allontana da esso e la monotonia dell’offerta di attività rendono i restanti chilometri meno frequentati. Lo spazio pubblico del Malecón consiste in un marciapiede largo circa 5 metri, rovinato dagli allagamenti e non protetto dalla strada, e dal muro, oltre il quale al momento del sopralluogo non era possibile andare. Lo spazio degli scogli diventa quindi un luogo di pericolo e d’illegalità, simbolicamente oltre i confini dell’isola. Il muro è in questa scenografia architettura, arredo urbano, sfondo della vita quotidiana e simbolo della chiusura dell’isola; la strada rappresenta una cesura fisica e visiva tra la città e il mare, senza punti di attraversamento facilitati. Il muro inoltre non ha un’altezza costante, variando da 1,2 m a 0,6 m, rendendo anche più difficile la fruibilità del suo spessore.
Utilizzo H24 notturno ombra
Penetrazione dell’acqua zona primaria zona secondaria
periodo uragani: Giugno-Novembre
Il muro del Malecón arc itettura arredo s ondo simbo o
uso privato semiprivato
uso strada e
uso pubb ico uso i ega e perico oso
1 2m
0
m
Precipitazioni (mm) Gen. Feb.
Mar. Apr.
Mag. Giu. Lug. Ago.
Sett. Ott.
Nov.
Dic.
200 175 150 125 100 75 50
Il Malecón: il palcoscenico de La Habana
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5. IL MALECÓN: UNA SFILATA DI SPAZI ETEROGENEI
“Di quanti lidi Fino ad approdare all’isola sperata Una sera umida e lenta Ed al pianto del marinaio del vascello Il mio grido di libertà Che dalle strade arriva All’oceano”
Rafael Alcide
5.1 Fragilità del tessuto Considerando un ambito d’influenza del Malecón, pari all’area dei quartieri Centro Habana e Vedado fino a Simon Bolivar, si è analizzato il tessuto interno, evidenziandone le potenzialità e le fragilità. Si è proceduto in tutta l’area considerata ad identificare edifici, che benché abbiano differenti caratteristiche, siano considerabili da recuperare in un’ottica progettuale, e lotti edificabili sul lungomare.
mensione o la struttura.
Gli edifici si presentano in diverse condizioni: la tipologia 1 vede edifici in rovina, attualmente non ospitanti alcuna funzione e pericolosi nella fruizione; la tipologia 2 riguarda edifici abbandonati ma con un potenziale di recupero; la tipologia 3 comprende edifici ritenuti di scarsa qualità architettonica, che possono essere potenziati, il cui ruolo urbano possa essere valorizzato pur mantenendo la funzione attuale; la tipologia 4 riguarda invece quegli edifici non idonei alla funzione che adempiono attualmente, per i quali si vedono come valori da rafforzare la posizione, la di-
5.2 Lettura dello spazio pubblico
Questi edifici vengono segnalati inserendo la funzione attuale: non attivo, parcheggi, stazioni di servizio in sovrannumero, residenziale, uso ristorativo, uso commerciale, uso amministrativo, uso sportivo, uso per attività culturali, uso misto. Sono stati segnalati anche i punti Wifi, poiché si ritengono importanti poli catalizzatori dei flussi.
Per la medesima porzione di città si sono identificati gli spazi pubblici interni al tessuto e quelli sul Malecón. Dall’immagine si evince come all’interno del Centro Habana questi siano il Paseo del Prado, che collega il Parque Central al Castillo de La Punta, e l’Avenida de Italia, comprendendo alcune piazze; gli spazi sul mare sono lotti vacanti o giardini monumentali di varia dimensione, come il Parque Maceo. Nel Vedado invece si legge una più diffusa Il Malecón: una sfilata di spazi eterogenei
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Malec贸n Tradizionale
Cayo Hueso
1
Vedado Avenida 23 y Calle G
2
Tipologia di degrado
Mobilità attuale mobilità rapida
1
mobilità media
2
mobilità lenta
3
rete spazio pubblico
4
edifici da recuperare lotti edificabili
Nuovo Vedado
Vedado Calle G y Paeseo
3
4
5
presenza di spazio pubblico, che in questo caso è quasi sempre alberato; i due grandi boulevards creano due spine verdi che si addentrano all’interno del tessuto; alcuni lotti nella griglia del tessuto sono stati lasciati non edificati e adibiti a parchi monumentali. Sulla Linea, che taglia diagonalmente una porzione di città, vi sono numerosi parchetti e spazi residuali. Gli spazi invece sul lungomare sono catalogati secondo la funzione: monumentale, sportivo, o ricreativo. Castillo de la Punta Fortificazione coloniale patrimoniale risalente al 1589, è oggi inserita in uno spazio di rispetto di 21500 mq. L’area si presenta priva di attività ricreative o spazi verdi e ombreggiati. E’ punto di congiunzione tra il quartiere 94
HABANAMAR
Habana Vieja e il Centro Habana, e segnala l’ingresso al Malecón Tradizionale. Malecón Tradizionale Promenade sul mare di 1,5 km, nel Centro Habana. E’ parte del progetto di restauro della Oficina del Historiador, per il recupero del patrimonio architettonico esistente. E’ estremamente vissuto dai cubani residenti nelle vicinanze e dai turisti, nelle ore serali, come spazio di sosta e passeggiata. Parque Maceo Parco monumentale di 25000 mq. All’interno vi sono il Torrione di San Lazaro, la statua dedicata al generale Maceo e tre fontane oggi inattive. Lo spazio, che è recintato, presenta una vegetazione alta e puntuale, con rare aree ombreggiate. E’ presente l’unico sottopassaggio pedonale che permette di attra-
Polarità polarità ricreativa polarità turistica polarità culturale polarità sportiva
Spazio pubblico monumentale sportivo ricreativo
versare le carreggiate. Copelita Area ricreativa di 4800 mq recintata. Comprende una sede minore della rinomata gelateria Coppelia, un ristorante e un cabaret. E’ un luogo poco utilizzato, nonchè di scarsa qualità architettonica, con barriere che lo separano fisicamente dallo spazio del lungomare e visivamente dal mare. La Piragua L’area è una tribuna marmorea senza sistemi di ombreggiamento e con poco verde alto, ad oggi utilizzato prevalentemente come spazio di sosta. La tribuna guarda al Monumento ai caduti del Maine, che consiste in un’alta statua monumentale separata dai marciapiedi laterali dalle corsie stradali, funzionando in pratica come grande spartitraffico.
Tribuna Antimperialista Simbolo della Rivoluzione cubana e del socialismo. E’ uno spazio scoperto in grado di accogliere grandi folle, in occasione di eventi culturali o di discorsi politici. Alle spalle, a coprire l’Ambasciata USA, è stato costruito il Monte delle Bandiere, in cui sventolano più di cento bandiere. Parco sportivo José Martí Area sportiva di 42000 mq. Senza barriere che la separino dal Malecón, è presenta un campo da calcio e uno da baseball, attrezzi per il fitness, un tracciato da corsa, campi da basket e piscine ora vuote. E’ molto utilizzato, benché le tribune e gli spogliatoi siano chiusi a causa del forte degrado della struttura. Area di ristorazione Il Malecón: una sfilata di spazi eterogenei
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Impianto di chioschi, per un’area di 4200 mq. Sono gestiti da ristoranti che si trovano in altre zone. E’ l’unica area, che, priva di barriere visive e rialzata dal terreno, permette di godere della vista panoramica, seppur separata dal mare. La fruizione è elevata prevalentemente nelle ore serali. Spazi residuali SI tratta di aree vuote legate all’impianto infrastrutturale, per un’area complessiva di 8320 mq. Gli spartitraffico rappresentano un fuori scala per la loro ampia dimensione. Sono alcuni dei pochi elementi a verde basso del Malecón; sono quindi utilizzati come spazi di sosta, raramente.
Dal grafico si evince che l’utilizzo maggiore degli spazi avviene nelle ore serali, e si tratta in generale di aree ricettive nell’ambito ricreativo; nei restanti spazi il livello di fruibilità cala, riducendosi ad alcune ore pomeridiane. Le potenzialità di queste aree evidenziano come sia necessaria una riqualificazione che aumenti la fruibilità della zona, considerando la densità abitativa dei quartieri retrostanti, e la mancanza di un’organizzazione adeguata secondo le diverse esigenze degli abitanti.
5.4 Le polarità del Malecón
Circolo baseball Area sportiva di 41500 mq. Circondata da alte transenne, comprende un campo da baseball e alcune piscine, le strutture non sono adeguate a un uso sportivo organizzato. L’area è fruita principalmente il weekend. Il fronte principale dell’impianto è nelle strade alle spalle.
Il Malecón è scandito da una serie di polarità, punti riconosciuti dalla popolazione come elementi di scansione del percorso longitudinale e punti di connessione prioritari con il tessuto. Corrispondono ai principali punti d’ingresso e di uscita dal Malecón per il traffico su gomma, e contengono una o più funzioni ricettive per l’intera area considerata.
Forte La Chorrea Area monumentale di 15000 mq, vicino alla foce del Rio Almendares. Il Forte, che ospita un bar, è l’unico elemento affacciato sul mare, oltre al Casillo de la Punta. Costituisce porta d’accesso al Malecón da est, ed è circondato da altri edifici ricreativi, tra cui alcune discoteche.
Il Castillo de la Punta segnala l’inizio del Malecón Tradizionale, è sito d’interesse turistico e ed è testata di una delle vie più importanti della città, il Paseo del Prado. È una polarità di interesse turistico e ricreativo, benché la grande area che connette la costa Nord alla baia della città non sia sviluppata per massimizzare il suo valore.
5.3 Lo spazio pubblico e il suo utilizzo
L’incrocio tra il Malecón e l’Avenida de Italia è una polarità turistica, legata all’Hotel Deauville e al nuovissimo Wifi installatovi, ed è punto d’ingresso del Centro Habana.
Gli spazi analizzati nel capitolo precedente sono stati studiati secondo i tempi di utilizzo, 96
identificando come fasce orarie dalle 7 alle 13, dalle 13 alle 19, dalle 19 alle 24, dalle 24 alle 7.
HABANAMAR
Tempi di utilizzo degli spazi pubblici A
B
C
D
E
F
G
H
I
L
M
07-13
13-19
19-24
24-07
Il Parque Maceo è un parco monumentale, riaperto recentemente dopo anni di chiusura al pubblico; rappresenta il punto a cui si arriva solitamente a piedi al termine del percorso classico del Malecón Tradizionale. Attorno ad esso sono presenti attività di ristorazione e un mercato; inoltre da qui dipartono San Lazaro in direzione Vedado, e Padre Varela in direzione Simon Bolivar. L’Avenida 23 è un polo catalizzatore lineare, attrattivo sia per locali che per turisti. L’innesto con il lungomare, è uno dei punti di maggior sosta nelle ore serali sul muro, favorita anche dalla vicinanza a bar e servizi commerciali. Porta d’accesso al Vedado, è un luogo d’interesse anche culturale, vista la presenza del Pabellón Cuba, degli alberghi storici Habana Libre e Hotel Nacionál, della famosa gelateria Coppelia.
La Calle G s’interseca con il Malecòn concludendosi con una statua al Generale Calixto Garcia. Qui si trova un parco sportivo, attivo dal pomeriggio alla sera, nonostante le pessime condizioni manutentive delle strutture. L’uso sportivo per passeggiate o jogging è favorito dal largo percorso pedonale verde al centro del boulvard. L’innesto tra il Paseo e il Malecón è caratterizzato da due alberghi di lusso, il Melía Cohiba e il Riviera, e un centro commerciale legato al primo albergo, che ha un ampio bacino di utenza nella città, considerando la varietà dei prodotti venduti. La Chorrea è la punta finale del Malecón, nei pressi della foce del Rio Almendares. Vicino al tunnel che collega Vedado e Miramar, vi è un forte storico, oggi l’unico bar disposto dal lato Il Malecón: una sfilata di spazi eterogenei
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mare del lungomare. Benché non sia segnato il valore storico culturale dell’elemento, è un posto molto vissuto dai locali. Dall’indagine si evince come il Malecón abbia delle polarità già riconosciute, che però non rispondono a una logica progettuale integrale del lungomare, risultando così separate tra loro da porzioni di tessuto non ricettivo e vanificando un uso completo del lungomare.
5.5 Muoversi nei tessuti La viabilità principale, quella di connessione Est-Ovest, si muove secondo una gerarchia determinata in parte dalle dimensioni stradali e in parte dalle abitudini di vita. Simon Bolivar è una via molto ampia, con una sezione che arriva a 35 metri esclusi gli spartitraffico delle corsie laterali. È un’arteria di collegamento veloce Est-Ovest, parallelo al Malecón, in cui però non vige un ordine di priorità tra mobilità rapida, sosta e pedoni. Inizialmente è strutturata per due corsie per senso di marcia, per poi allargarsi a tre con spazi di sosta laterali. Neptuno è una strada interna al Centro Habana, zona di raccolta clienti per le auto condivise; la sezione stradale è stretta, pari a circa 7 metri, corrispondenti a due corsie per un solo senso di marcia, e spesso affollata da mezzi lenti, in sosta o pedoni. Le frequenti soste delle macchine rallentano la circolazione; inoltre non vi è una zona sicura per i pedoni. San Lazaro è la prima via parallela al Malecón, che collega la fine del Paseo del Prado all’Uni98
HABANAMAR
versità. È una via scorrimento veloce, benché nella porzione prima del Parque Maceo, larga circa 11 metri per 2 corsie per senso di marcia, la pessima qualità del manto stradale e la presenza di auto condivise, carretti, lavori in corso e pedoni ne rallentino il movimento; la seconda parte invece è più ampia, pari a tre corsie per senso di marcia, e l’allargamento del marciapiede ai lati permette una maggiore sicurezza per i pedoni. Il Malecòn ha una larghezza pari a 3 corsie per senso di marcia, arrivando anche a 8 corsie in alcuni punti. E’ la via più rapida di collegamento Est-Ovest, dove non si fermano le auto condivise o sistemi di trasporto pubblico. Gli ingressi principali sono dal Paseo del Prado, dall’Avenida 23, dal tunnel del Miramar; gli alti punti di ingresso sono, in corrispondenza di polarità del tessuto, meno utilizzati, mentre i punti interni della griglia stradale rappresentano punti di entrata o uscita sporadici. La struttura a griglia della città ha determinato la creazione di vie con caratteristiche simili: quelle interne del Centro Habana e quelle del Vedado si muovono in modo simile. Nel primo caso vi sono solo alcune vie di connessione Est-Ovest (Simon Bolivar, Neptuno e San Lazaro) e Nord-Sud (Paseo del Prado, Padre Varela, Avenida de Italia), mentre nelle altre il traffico è limitato ai pochi residenti proprietari di auto o ai mezzi lenti, mentre nel Vedado tutte le vie a griglia sono a senso unico, con la medesima valenza tra loro, ad eccezione dei boulevads e dell’Avenida 23 e Calzada de Infanta. Una migliore progettazione delle sedi stradali, la messa in sicurezza dei pedoni e la limitazione degli accessi ai
6m
Simon Bolivar
9,5 m
11 m
6m
11 m
San Lazaro
mezzi lenti, potrebbe già portare a un miglior livello di mobilità senza stravolgere con nuovi progetti le sedi stradali.
5.6 Spazi costruiti e spazi veicolari, differenze nei tessuti La lettura degli spazi sul lungomare invece si diversifica intensamente lungo i suoi 8 km, e ciò è dovuto al fatto che i quartieri stesso presentano all’interno caratteristiche differenti, che permettono l’individuazione di fasce, in cui cambiano i rapporti spaziali tra costruito e non, e ciò è estremamente visibile sul Malecón. Queste fasce sono: il Malecón Tradizionale, Cayo Hueso, il Vedado tra l’Avenida 23 e la Calle G, il Vedado tra la Calle G e il Paseo e il Nuovo vedado.
Neptuno
Malecón
7m
19 m
Nel caso del Malecón Tradizionale, il tessuto storico fronteggia il Malecón, largo circa 19 metri. Il quartiere retrostante non presenza troppe differenze morfologiche: a parte alcuni edifici più alti sul lungomare e lungo l’Avenida de Italia, il tessuto alle spalle è omogeneo. L’area è Patrimonio UNESCO, il che lo rende luogo di visita turistica, sede di concerti occasionali e di mostre. Cayo Hueso è una porzione del Centro Habana, appena al di fuori dell’area sotto protezione UNESCO. Non ha edifici particolarmente ricettivi sul fronte, mentre il quartiere all’interno è testimonianza di un forte senso di appartenenza della comunità. Le scritte propagandistiche sulla Rivoluzione, i numerosi circoli letterali, studenteschi e sociali hanno portato a una forte identità del quartiere. L’area è caIl Malecón: una sfilata di spazi eterogenei
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ratterizzata anche da essere in una leggera pendenza che permette da ogni via la vista al mare. La larghezza della sezione stradale del Malecón in questo punto arriva fino ai 40 metri. La porzione del Vedado compresa tra l’Avenida 23 e la Calle G identifica un netto cambiamento percettivo. All’interno si apre il tessuto a griglia verde caratteristico del quartiere, con edifici che, a parte sull’Avenida 23, non si differenziano morfologicamente. Sul Malecón, che è largo da 24 a 35 metri, numerosi vuoti urbani e spazi residuali rendono fuori scala gli spazi sul lungomare; gli spazi pubblici della Tribuna antimperialista, l’Anfiteatro la Piragua, vuoti per la maggior parte del tempo, e la presenza dell’Ambasciata USA, punto critico della città attorno a cui non si può sostare, rendono non continuativa la fruizione del lungomare, creando aree vuote fuori scala se comparate con gli alti edifici retrostanti. L’area è caratterizzata dalla collina su cui si trova l’Hotel Nacionál, che è l’unico elemento naturale roccioso che si trova sul lungomare. La Rampa è la prima parte dell’Avenida, in pendenza anch’essa. La zona del Vedado compresa tra la Calle G e il Paseo è prettamente residenziale, stretta tra i due boulevars verdi. La zona sul fronte mare presenta una serie di edifici alti recenti, di scarsa qualità architettonica, spesso arretrati dalla strada; ciò determina la creazione di una serie di spazi residuali non utilizzati, e un forte fuori scala percettivo. La pendenza in questa fascia è percepita a partire dalla Linea a salire fino all’Avenida 23. La larghezza del Malecón è di circa 31 metri costanti. 100
HABANAMAR
La parte del Nuovo Vedado è di carattere residenziale, senza particolari punti attrattivi, se non alcuni locali vicino al tunnel del Rio Almendares. Il tessuto all’interno non presenta differenze morfologiche peculiari; la parte sul fronte invece presenta edifici molto alti, di tipo residenziale e di scarsa qualità architettonica, che hanno solitamente l’accesso dalle vie retrostanti il lungomare, la cui larghezza è di circa 20 metri, e su cui si trovano invece muri e barriere, per impedire l’accesso e controllare la vista di quelli che sono impianti sportivi o spazi privati. L’identificazione di fasce con spazi, rapporti e percezioni differenti porta alla necessità di un progetto del Malecón che sia diversificato a seconda delle caratteristiche e delle esigenze dei diversi tessuti retrostanti.
Malecón Tradizionale
Cayo Hueso
Vedado Avenida 23 y C
Vedado Calle G y Paes
Nuovo Vedado
4m
19 m
46 m
11 m
75 m7
7m
4 m3
7m
0m
40 m
60 m
m
Calle G
4 m 24 m
7,5 m
91 m
10 m
56 m4
1 m7
m
seo 6m
31 m
38 m
6m
10 m
28 m
106 m
74 m
10 m
5m
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6a. LA STRATEGIA: LINEE PER UNO SVILUPPO UBANO
“Siamo vissuti in un’isola, ma non come avremmo voluto, bensì come potevamo. Anche noi abbiamo abbattuto templi Innalzandone altri Che forse rimarranno O saranno a loro volta abbattuti.”
Virgilio Piñera
6a.1 Linee strategiche La strategia di riqualificazione del Malecón e dell’area di città da questo influenzata non può prescindere da una sintesi di quelle che sono le principali problematiche individuatesi durante l’analisi. Sono così state decise due linee strategiche che vadano a rispondere ad altrettante macro categorie di problemi causati dalla mancata progettazione delle connessioni e degli spazi: -connettere la città al mare -dare identità allo spazio pubblico La prima delle due da risposta a una situazione attuale che vede, a causa di processi storici di espansione, una netta separazione tra il sistema longitudinale costituito dal lungomare e il sistema trasversale dei tessuti adiacenti. Il Malecón ha oggi principalmente funzione di autostrada urbana slegata quindi anche per quanto riguarda il traffico veicolare dal resto della rete stradale, se non per pochi accessi in punti strategici. Questa situazione relega così
lo spazio pubblico a quello del marciapiede che costeggia il mare, isolandolo dalla città e dalle sue attività, rendendo fisicamente difficile il raggiungimento di questo da parte dei pedoni poiché non sono stati previsti attraversamenti sicuri. Vediamo quindi un sistema longitudinale che funzione come maggior punto di ritrovo e aggregazione per la popolazione dei quartieri adiacenti nelle ore serali e notturne, seppur in modo discontinuo, e che non offre nessun tipo di servizio se non alcuni pochi venditori ambulanti e qualche musicista improvvisato. Al contrario il sistema trasversale offre maggiori servizi, anche se non equamente distribuiti, ma manca totalmente di un approccio al waterfront. Arrivati per espansione spontanea a toccare la linea di costa, i tessuti hanno seguito regole rigidamente teoriche pensate per espansioni interne della città, senza tenere conto degli importanti punti d’innesto con il Malecón. Anche laddove si nota una chiara progettazione urbanistica degli spazi, come nei grandi boulevards del Vedado, questa va La strategia: linee per uno sviluppo urbano
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Connettere la città al mare
Dare identità allo spazio pubblico
NON UTILIZZATO
NON PIANIFICATO
progressivamente a perdere di efficacia man mano che si avvicina alla linea di costa. Questa dicotomia di sistemi fa si che percorrendo il lungomare non si abbia la percezione di cosa possano offrire i tessuti e di conseguenza un mancato invito all’ingresso in città, rendendo così il sistema longitudinale isolato e privo di scansione nella sua estensione. Si prevede quindi di dare risposta a questa separazione ricucendo la città con il proprio waterfront creando spazi diversificati e attrattivi che tengano conto delle necessità di entrambi i sistemi. La seconda linea strategica nasce invece dalla necessità di una progettazione dello spazio pubblico. Oggi i grandi spazi sono parchi monumentali o piazze di rappresentanza politica, quasi per niente utilizzati dalla popolazione, o al contrario, spazi vuoti, non organizzati, che vengono vissuti in maniera informale 106
HABANAMAR
dalle persone. Il contesto cubano è molto particolare, si tratta di un luogo in cui non è prevista nessuna pianificazione dello spazio pubblico, in cui non c’è la concezione di un luogo organizzato per la comunità e le sue diverse necessità. Un sistema di piazze all’europea lo ritroviamo nella Habana Vieja, mentre al fuori vi sono solo spazi rappresentativi del potere politico e non luoghi di aggregazione; questi sono fuori scala e non fruibili comodamente perché isolati e perché non ombreggiati. Allo stesso tempo è un contesto vivo, dove le persone cercano luoghi di aggregazione, dove poter svolgere attività al di fuori dei piccoli spazi che costituiscono le loro case, luoghi che offrano possibilità di interazione ma alla portata di tutti, luoghi che rappresentino la loro cultura delle piccole cose. Si è ritenuta utile e necessaria, una proget-
tazione dello spazio pubblico a più scale: un macro intervento che prevede la realizzazione di un grande parco lineare lungo tutto il waterfront, una scala media che preveda la progettazione di questo spazio adattandolo alle necessità del tessuto che ci si affaccia, e una micro-scala che renda l’intervento meno impattante a scala umana.
6a.2 Riorganizzare la mobilità Il primo obiettivo da raggiungere per innescare i successivi passaggi che renderanno possibile il progetto, è la riorganizzazione della mobilità urbana. Oggi il Malecón è un’autostrada urbana a sei corsie che rende impossibile vivere a pieno il lungomare. Il progetto prevede la realizzazione di un parco lineare al posto di questa, ma per non snaturare completamente il luogo e il suo utilizzo si è deciso di mantenere una corsia carrabile per senso di marcia, concedendo così la percorrenza a una mobilità più lenta. È stata quindi necessaria una nuova pianificazione dell’intero sistema del traffico della zona, in quanto i flussi veloci precedentemente presenti sul lungomare, devono essere reindirizzati su altre arterie che abbiano il giusto tracciato e una struttura idonea. Il traffico carrabile veloce viene quindi spostato su San Lazaro e Simon Bolivar, la prima è la parallela interna al Malecón e servirà a gestire soprattutto il tratto tra la Habana Vieja e la Avenida 23, mentre la seconda è una grande arteria interna, già strutturata in 6 corsie, che andrà ad assumere il ruolo, precedentemente occupato dal Malecón, di collegamento veloce trasversale alla città. Per assicurarsi che la percorrenza rapida di
queste strade non venga intralciata, si vieterà l’accesso ad esse da parte di tutti i mezzi lenti che comprometterebbero la buona riuscita di una riorganizzazione. Carretti, Coco Taxi, Bici Taxi, e qualsiasi altro mezzo di fortuna, verranno lasciati liberi di circolare per le strade interne a basso scorrimento, rendendo meno pericolosa anche per loro la circolazione. Ma poiché solo 25 habaneros su 1000 possiedono una macchina, è necessario ripensare anche i sistemi di mobilità alternativa. La Habana possiede già una rete di mezzi pubblici, le guaguas, che corrispondono ai nostri autobus urbani e suburbani. Purtroppo il servizio non è efficiente e nessuna linea è prevista per servire il lungomare. Con la sua trasformazione in parco pubblico, il Malecón necessita di mezzi pubblici efficienti e poco impattanti acusticamente e per l’ambiente. Viene così previsto l’inserimento di una linea di tram che colleghi il Castillo della Punta con La Chorrea. La velocità di percorrenza del tratto da parte del tram rende possibile la realizzazione di una sola linea di rotaie, nonostante le numerose fermate previste. Per collegare il Malelcón con i tratti di costa adiacenti ad esso è prevista la realizzazione di una linea di traghetti che colleghino il Miramar con il Malecón e con la Bahia. Il servizio, già preso in considerazione dalle autorità pubbliche di pianificazione locali, ha lo scopo di dare un collegamento veloce e poco impattante sia per i turisti che per i cubani. Sono previste solamente tre fermate lungo il waterfront, in corrispondenza delle principali arterie commerciali e turistiche che sono allo stesso tempo anche i più importanti punti di riferimento all’interno dei rispettivi quartieri. A livello di percorrenza del parco invece, sono La strategia: linee per uno sviluppo urbano
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1
Riorganizzare la mobilitĂ
2
Valorizzare il tessuto attraverso un rilancio economico
3
Potenziare la rete stradale come sistema di spazi pubblici
4
108
HABANAMAR
stati previsti percorsi ciclo-pedonali lungo tutta la sua estensione. Si è deciso di non dividere nettamente pedoni e ciclisti per permettere ad entrambe le categorie di godere di ogni parte del parco, senza dover per forza seguire un percorso stabilito, rendendo così più interessante e dinamica la percorrenza.
parco lineare, ci sono quelle legate alla creazione delle nuove marine distribuite lungo il Malecón. Queste prevedono il pagamento di contributi per la sosta in loco, le entrate dei biglietti del trasporto pubblico via acqua e gli ingressi legati alle altre attività ricreative di cui i moli saranno dotati.
6a.3 Valorizzare il tessuto attraverso un rilancio economico
6a.4 Potenziare la rete stradale come sistema di spazi pubblici
Alla luce degli sforzi verso una crescita dell’economia sono stati individuati numerosi edifici che si trovano in stato di rovina o che non rispondono correttamente alle funzioni che oggi ospitano da riassegnare a nuovi investimenti. Allo stesso modo sono state individuate aree vuote o spazi residui da destinare a nuove edificazioni. Gli investimenti prevedono la generazione di nuove attività private locali, accrescendo così le possibilità di sviluppo dell’economia degli abitanti, così come l’assegnazione di determinati interventi per investitori stranieri. Le tipologie d’intervento sono state attentamente scelte e assegnate a diversi tipi d’investimenti in base alle necessità dell’area in cui si trovano, cercando così di integrare strategicamente un’economia straniera più forte con la crescente economia privata cubana. Sono poi stati individuati edifici da riqualificare e nuove edificazioni che verranno realizzate e gestite dallo Stato cubano. Nella decisione e distribuzioni degli interventi è stata tenuta presente la forte necessità di nuove strutture legate al turismo in crescita e di servizi al passo con gli standard internazionali.Tra le attività economiche che danno ingressi allo Stato per la gestione del nuovo
Vista la mancanza di spazi pubblici definiti come tali, gli habaneros si sono impadroniti delle strade: la calle diventa luogo di incontro, di giochi, di vita quotidiana. Soprattutto ldove il traffico veicolare è meno intenso le ampie strade diventano una vera e propria occasione. Si è quindi scelto di potenziare questo sistema nato spontaneamente, rendendoli idonei alle attività che vi vengono svolte. Come primi interventi per dare una migliore qualità di base alle strade sono previsti il ridisegno dei marciapiedi interni e di arredi urbani più idonei. I marciapiedi, che non ricevono scarsa manutenzione, vertono per lo più in stato di forte degrado, creando anche situazioni di eventuale pericolo per chi li percorre. Si prevede quindi un giusto dimensionamento rispetto alla sezione stradale che venga calibrato in base all’effettivo traffico che le strade ospitano. Gli arredi urbani risalenti per lo più all’epoca di collaborazione con l’Unione Sovietica, sono per la maggior parte dei prefabbricati standard che, oltre che degradati, non rispondo alle necessità degli utenti, e che spesso sono stati distribuiti in modo casuale senza un vero pensiero funzionale di base. Si prevede quindi l’inserimento di nuovi arredi semplici e a basso costo che studiati e realizLa strategia: linee per uno sviluppo urbano
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4
Riqualificare il Malec贸n come sistema di parco lineare
5
Superare la concezione del muro del Malec贸n come limite
6
Promuovere il lungomare come affaccio privilegiato
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HABANAMAR
zati per l’utilizzo che viene fatto di questi luoghi. Soprattutto si studia una progettazione di una disposizione adeguata così da creare spazi con giuste pertinenze e che possano effettivamente utilizzati al meglio delle proprie possibilità. Ad esempio si considera l’eliminazione delle panchine dagli incroci troppo trafficati per andare invece, d’altra parte, ad aggiungerne di nuove nei piccoli parchi e nei punti di sosta previsti lungo le strade. Allo stesso modo queste ultime andranno inserite nei punti più ombreggiati delle vie, rendendone così effettivamente possibile la fruizione senza dover sostare a lungo al sole. Si prevede uno studio particolare per le nuove zone provviste di Wifi che necessitano di una pianificazione di un nuovo arredo per evitare la colonizzazione di muretti e gradini da parte degli utenti. Per migliorare la qualità delle strade verranno inoltre integrate alberature là dove lacunose e inserite dove le dimensioni della sezione stradale lo permette. Questo migliorerà l’ombreggiatura dei marciapiedi rendendoli ambienti più ospitali e vivibili. Per quanto riguarda i grandi boulevards verdi del Vedado, ne verrà migliorata la vivibilità in un’ottica di renderli grandi parchi lineari, visto che le dimensioni lo consentono. È prevista una migliore progettazione del verde, mantenendo quello già esistente ma integrandolo con nuove piantumazioni, prevalentemente basse a protezione dei fronti stradali. Verranno inseriti attraversamenti pedonali giustamente segnalati e facilitati così da assicurare la continuità dei boulevards.
6a.5 Riqualificare il Malecón come parco pubblico attivo L’approccio strategico prevede la trasformazione del Malecón da autostrada urbana a parco pubblico lineare. Questo permette di dare una nuova identità al lungomare de La Habana e di poter sfruttare a pieno tutte le potenzialità che possiede come spazio pubblico. La creazione di un parco migliora anche le condizioni del fronte urbano eliminando la maggior parte del traffico veicolare e il conseguente inquinamento che intacca oggi gli edifici. La conversione aumenta la vivibilità anche in termini di ombreggiamento e quindi controllo delle alte temperature che si riscontrano soprattutto nelle ore centrali della giornata. Oltre alla piantumazione di alberi, verranno inserite dei sistemi di ombreggiamento leggeri studiati appositamente per il luogo. Per risolvere la problematica della monotonia e della mancanza di funzioni, nel parco è previsto l’inserimento di nuovi punti attrattivi lungo tutto il suo percorso. Partendo dall’analisi dei tessuti che vi si affacciano, sono state individuate delle macro aree tematiche di interventi che vadano a rispondere alle diverse esigenze dei quartieri. Alla scala micro invece sono stati progettati interventi e strutture interattive, che possano essere interpretate dagli utenti così da spingerli ad appropriarsi del nuovo progetto. Parte integrante di questo sistema sarà convertire un aspetto negativo come quello delle inondazioni, in un fenomeno ludico, circoscrivendolo attraverso l’inserimento di particolari frangiflutti, e mantenendo allo stesso tempo la memoria del luogo.
La strategia: linee per uno sviluppo urbano
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6a.6 Superare la concezione del muro del Malecón come limite Il muro del Malecón è storicamente visto come limite fisico e simbolico, oltre al quale c’è la Florida e la possibilità di uscire da Cuba. Vissuto quotidianamente come spazio di sosta, di pesca, di spettacolo, si trova oggi per la maggior parte in stato di degrado e si estende monotonamente per 8 chilometri. La prima azione diffusa sarà quindi quella di regolarizzarne l’altezza a 80 cm, attualmente variabile tra gli 60 cm e i 120 cm, e consolidarne la strutture perché resista meglio alle condizione alle quali è esposto.In un periodo di apertura diplomatica e culturale, si è quindi deciso di sfondare il muro, andando ad aprire dei varchi, anche simbolici, sul mare, anche se sempre in condizioni controllate. L’azione più impattante è sicuramente quella della creazione delle marine in corrispondenza delle principali vie commerciali e turistiche. Si tratta della creazioni di grandi spazi sull’acqua sulla quale si svolgono funzioni diversificate, che diventano basi del nuovo trasporto pubblico via acqua e che favoriscono la fruizione dell’isola via mare, dando la possibilità di sosta ad imbarcazioni locali e straniere. Vengono create poi delle vere e proprie stanze sul mare, che andranno ad ospitare attività già oggi svolte sul Malecón ma creando spazi sul mare progettati appositamente per esse. Si da quindi la possibilità di un nuovo rapporto con il mare senza creare situazioni di pericolo rendendo le piattaforme facilmente governabili e controllabili, aspetto di grande importanza per lo Stato cubano. Sono previsti dei veri e propri interventi fisici anche sul muro per renderlo interattivo. Modificandolo 112
HABANAMAR
con pochi semplici interventi si creano delle nuove opportunità e dei nuovi spunti d’interazione con esso così da fargli perdere quella connotazione negativa di limite invalicabile che ha oggi.
6a.7 Promuovere il lungomare come affaccio privilegiato La mancata progettazione dell’innesto dei tessuti sul lungomare, ha fatto si che, soprattutto nei tessuti più recenti, il Malecón venga visto come retro invece che come affaccio privilegiato. Si sono studiate una serie di azioni strategiche che vadano a invertire questa tendenza. Sono previsti interventi di fill-in di nuova costruzione per andare a completare coerentemente il fronte urbano. Si da così una nuova e completa scenografia al waterfront, rendendolo un luogo appetibile per nuovi investimenti. È previsto l’inserimento di nuove attività commerciali nelle principali arterie che intersecano il Malecón così da riattivare i flussi di persone in entrata e in uscita a favore sia dei tessuti interni che del lungomare. Vengono rinnovati i punti di innesto delle strade interne con il lungomare, soprattutto nel caso delle grandi arterie e dei grandi boulevards che oggi vanno a perdere qualità man mano si avvicinano al mare e non hanno una conclusione all’altezza della qualità che hanno nei tratti interni. Fondamentale per cambiare l’immagine del lungomare sarà l’eliminazione delle barriere architettoniche che vi sono posizionate. Cancellate, muri, grate vanno a chiudere gli spazi rispetto al mare, isolando completamente il Malecón dal tessuto interno.
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6b. LA STRATEGIA: LINEE PER UNO SVILUPPO ECONOMICO
“«Preparami un eufemismo, fratello!» «Un che?» Chiese il barista. «Un Cuba Libre».”
Luis Sepùlveda
6b.1 Presupposti economici Cuba dopo la Rivoluzione ha adottato un sistema ad economia pianificata di stampo socialista e quasi la totalità dei mezzi di produzione appartengono allo Stato cubano. Secondo i dati della CIA del 2012 Cuba ha un PIL nominale di 72,3 miliardi di dollari (68ª nazione al mondo). Prima dell’avvento al potere di Castro, l’economia dell’isola, fondata sulla monocoltura della canna da zucchero, era sottosviluppata e controllata dai capitali statunitensi. Il governo rivoluzionario rese statale l’agricoltura, nazionalizzò le industrie, le banche e i servizi, facendo crescere l’economia locale e le condizioni di vita della popolazione. Negli anni ’60 il governo cubano iniziò uno stretto rapporto diplomatico e soprattutto commerciale con l’Unione Sovietica. Il sistema economico cubano entrò in crisi negli anni ’80 in seguito alla caduta dei prezzi dello zucchero sui mercati internazionali. Senza rinnegare il suo carattere socialista, nei primi anni novanta il governo ha avviato una parziale transizione di mercato e dal 1993 ha
legalizzato la circolazione del dollaro statunitense con il quale per almeno un decennio turisti e cubani hanno acquistato nei negozi statali in moneta forte, sostituito, poi, nel 2004 dal CUC o peso convertibile, che vale 25 pesos nazionali. Appare, quindi, evidente una caratteristica saliente dell’economia cubana: il contrasto tra i settori relativamente efficienti del turismo e delle esportazioni, e i settori domestici inefficienti. Il sistema economico di Cuba subì un forte crollo nei primi anni novanta a seguito del collasso dell’Unione Sovietica e del blocco economico del Comecon, con il quale commerciava di preferenza. L’embargo statunitense (chiamato Bloqueo dai cubani), già in vigore dai primi anni sessanta, impedisce, ancora oggi, all’economia cubana di svilupparsi bloccando l’import-export da e verso gli USA. Nell’ottobre 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato per la 16ª volta una mozione (184 voti favorevoli, 4 astensioni e 4 voti contrari da parte di Isole Marshall, La strategia: linee per uno sviluppo economico
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Israele, Palau e Stati Uniti) per chiedere agli Stati Uniti la cessazione dell’embargo. Stesso esito ha avuto la più recente votazione del 16 Ottobre del 2015. Problemi più recenti comprendono l’alto prezzo del petrolio, la recessione nei mercati chiave per l’esportazione come zucchero e nichel, i danni provocati dagli uragani, e le instabili condizioni economiche mondiali. Tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004, i prezzi del nichel sono aumentati, così come il commercio cubano con gli USA, a dispetto dell’embargo finanziario e commerciale. Forti legami commerciali sono stati intrapresi dal governo con il Venezuela dell’ex presidente Hugo Chávez, in un’ottica pan-iberoamericana. Un altro importante fattore nella ripresa dell’economia cubana sono le rimesse degli emigranti e la forte crescita del turismo. Il 17 dicembre 2014 il presidente statunitense Barack Obama ha affermato che desidera eliminare l’embargo su Cuba entro la fine del suo mandato, ossia entro il 2016, ma le delicate trattative sono ancora in corso.
6b.2 Premesse legislative Per comprendere e poter operare in un contesto così complesso, è necessario fare alcune premesse legislative che renderanno fondate le possibilità di creare un nuovo sistema di gestione economica del progetto. La compravendita dei beni residenziali Il problema dell’abitazione è stato una delle prime questioni affrontate dal governo post-rivoluzionario nel 1959. Legge di riforma urbana, 1960: In questo testo 118
HABANAMAR
l’abitazione è considerata un bene in cui vivere, non un bene da cui ricavare profitto. Viene messo fine agli affitti privati e gli affittuari prendono il controllo dei propri appartamenti, pagando allo Stato metà del loro precedente affitto e diventando proprietari dell’immobile in 5/10 anni; i precedenti proprietari vengono indennizzati per perdita. Lo Stato acquisisce il diritto di prelazione sulle vendite, facendo così scomparire il sistema della compravendita. Avere una proprietà permette di viverci, migliorarla con il permesso del governo, tramandarla agli eredi e scambiarla; ciò però comporta la perdita di significato del diritto di proprietà. I cubani hanno lavorato però per scavalcare queste restrizioni e creare un mercato immobiliare autogestito: tramite accordi di pagamenti illegali, si producevano documenti legali, in cui le transazioni di proprietà apparivano money-free, oppure non veniva registrato il cambio di proprietà. Nel 1984 una legge permise la vendita di abitazioni tra parti private previa autorizzazione statale, ma nel 2003 ciò fu di nuovo proibito fino al 2011. Legge 288/2011: Il 2 Novembre 2011 viene pubblicato un decreto legge, parte della politica di apertura portata avanti da Raùl Castro, che permette ai cubani di vendere e comprare abitazioni ad un prezzo deciso in negoziazioni tra le parti. La legge prevede che i cubani residenti a Cuba e gli stranieri con diritto di residenza possono vendere e comprare abitazioni ed è permessa la proprietà di un’abitazione di residenza e di una seconda casa per le vacanze; inoltre la proprietà può essere trasferita per donazione o scambio (swap) e i pagamenti collaterali fatti in precedenza sono ora legali se dichiarati. I compratori devono
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HABANAMAR
dichiarare sotto giuramento che non possiedono un’altra casa utilizzata come residenza permanente e che il pagamento dell’acquisto è stato fatto con fondi ottenuti legalmente. Entrambe le parti pagano una tassa di trasferimento pari al 4% del valore della casa e in caso di emigrazione, se non si vende la casa prima della partenza, la proprietà viene trasferita al richiedente più prossimo. Di fatto, chi ora è in grado di comprare una nuova abitazione è chi ha risparmi da impiegare, ad esempio normalmente chi vende casa e riusa il capitale per comprarne una più piccola, o chi riceve aiuti dall’estero. I prezzi restano però proibiti per la maggior parte della popolazione; per chi non ha risorse, il Governo garantisce aiuti economici per riparazioni o costruzioni, anche tramite prestiti bancari, ma la pratica più in voga è il do-ityourself, che fa forza sull’immensa capacità di reinventarsi della popolazione, maestra del riuso di qualsiasi materiale. In accordo con l’Istituto Nazionale dell’abitazione, secondo una stima stilata nel 2013, Cuba necessita la costruzione di 60.000/70.000 nuove unità abitative. Sono in costruzione 16.000 unità ad anno dallo Stato, e 8000/10.0000 costruite dai proprietari stessi. Il sistema delle attività private Un’altra questione delicata nel contesto di uno Stato socialista è quella del lavoro privato, rinnegato in epoca post rivoluzionaria, e successivamente reintrodotto in modo limitato a più tentativi. 1960-1962: Nel periodo Post Rivoluzionario, a seguito della nazionalizzazione forzata delle imprese nordamericane sull’isola, come risul-
tato di un’apparente politica di protezione, Fidel Castro garantì l’esistenza di piccole e medie attività private. Il Regime non vide mai di buon occhio questa piccola imprenditorialità, simbolo di un capitalismo che si voleva scacciare dall’isola. 1968: Iniziò la fase della “Ofensiva Revolucionaria”, una politica rigida contro le attività non statali, che portò alla chiusura della maggior parte delle attività, ad espropri e riassegnazioni. 1978: Dieci anni dopo, il governo di Fidel autorizzò nuovamente l’attività privata prettamente a conduzione famigliare, sempre sotto stretti controlli statali, senza possibilità di impiegare lavoratori a contratto. I servizi che erano autorizzati erano solo quelli che le entità statali non potevano realizzare e le attività dovevano aver luogo nelle proprie dimore. inizio anni 90: l’economia cubana subì una grave crisi a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Durante il “Periodo Especial”, l’attività economica privata fu nuovamente autorizzata come salvavita, con il decreto legge 141/1993. Chi portava avanti questo tipo di attività doveva iscriversi al Registro dei Contribuenti pagando una tassa d’iscrizione e un’imposta a seconda del tipo di attività, ed si era sottoposti periodicamente a ispezioni statali. La nuova norma giuridica autorizzò i lavoratori privati a commercializzare direttamente con la popolazione, a prezzi dettati dal mercato, permettendo transazioni anche con enti statali. 1996: in quest’anno avvenne l’espansione massima di attività private, che una nuova risoluzione definiva lecite solo per chi non aveva legami lavorativi con lo Stato. Lentamente una parte della società cubana si stava stacLa strategia: linee per uno sviluppo economico
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cando dal controllo castrista. 1996-2008: dopo l’abbattimento deciso da Fidel di due aerei di aiuti umanitari per chi cercava di lasciare l’isola via mare, e la conseguente rappresaglia USA, iniziò il periodo della “Contrarreforma”. L’economia cubana tornò a chiudersi su se stessa, riducendo le attività private permesse. 2005: l’anno della “Batalla de Ideas”, diretta da Fidel, fu un altro tentativo di eliminare il capitalismo dall’isola. Lo Stato prese parte a tutte le sfere economiche del paese. La chiusura del 90% delle attività private avvenne in sordina, nascosta dai media, con l’appoggio delle più alte forme di governo. 2008: quando Raul assunse la Presidenza, le attività private erano quasi nulle. La politica di piena occupazione voluta da Fidel era stata applicata negli anni della Batalla de Ideas senza un supporto economico della sfera di produzione dei beni. Il governo di Raul riconobbe per la prima volta che in tutto il sistema d’imprese cubano vi era un alto eccesso di mano opera, e che era necessario, al fine di una ricollocazione, una formula di flessibilità nell’ambito delle attività private. Con la risoluzione 32/2010 vennero autorizzate 157 attività private; questa venne presto sostituita con la 33/2011, in cui ai proprietari delle 181 attività lecite era permesso commercializzare prodotti e servizi a entità statali e contrattare personale di lavoro. Ad oggi si sta sviluppando una classe media, che si contrappone alla politica del governo che ha ben chiarito nella sua strategia di accrescimento economico di non voler consolidare l’impresa privata, che viene pesantemente tassata, per evitare la creazione di una fascia di popolazione abbiente e influente. 122
HABANAMAR
Opportunità di investimenti per stranieri L’imposizione del Bloqueo da parte degli Stati Uniti, chiuse Cuba fuori dai mercati internazionali e lo Stato cubano stesso ha impedito per lungo tempo condizioni favorevoli agli investimenti stranieri. Negli ultimi anni, con l’inizio dei colloqui diplomatici con gli USA le cose stanno lentamente cambiando. Dal 2014, con la legge 118/2014 che non ha ancora una struttura definitiva, si permette agli stranieri di investire in tutti i campi, escluso i servizi alla salute, all’educazione, per la difesa e dei media. Lo straniero imprenditore può scegliere uno dei progetti presentati nella Cartera de Oportunidades o realizzare una proposta di progetto specifico; questi godono della piena protezione e sicurezze, e non possono essere espropriati ; lo Stato garantisce il libero trasferimento all’esterno in dollari convertibili senza tributi. L’investitore straniero può vendere e trasmettere i suoi diritti allo Stato, a parti dell’associazioni o a un terzo previa autorizzazione governativa. Le modalità d’investimento sono in via diretta, in cui l’investitore straniero partecipa a un’impresa mista o di capitale totalmente straniero o con contratto di associazione economica internazionale; o in via indiretta, in cui partecipa a forme di aggregazione quali: impresa mista, contratto di associazione economica internazionale (accordo tra uno o più investitore nazionali e uno o più investitori stranieri per realizzare atti propri di associazione economica senza costituire persona economica distinta, o impresa di capitale totalmente straniero, nel cui caso il Mincex (Ministrero del Comercio Exterior y de la Inversion Extranje-
ra) indica all’investitore l’ente cubano responsabile, con cui deve discutere l’approvazione. Gli investimenti stranieri sottostanno al regime speciale di tassazioni con facilitazioni, come per gli utili, pari al 15% dell’utile netto, dopo i primi 8 anni (esenti in caso di reinvestimenti), e vendite, valide dopo il primo anno, abbonate al 50% sulle vendite maggioritarie, i servizi, validi dopo il primo anno, l’utilizzo per acqua terrestre, abbonata al 50%; si è esenti dalla imposta sull’utilizzo della forza lavoro e sul reddito personale. Tutte le forme d’investimento hanno garanzia del diritto di esportazione ed importazione diretta di tutto il necessario per raggiungere il fine; il registro commerciale si ottiene attraverso il Mincex. La forza lavoro è composta da cubani o stranieri residenti a Cuba, contrattati attraverso un ente di impiego che decide il contratto con l’impresa mista o di capitale completamente straniero. Il salario è in pesos nazionali. Gli organi di direzione ed amministrazione possono essere composti da non residenti nel paese, ottenendo il permesso di lavoro. Dunque le modifiche principali alla precedente normativa in materia d’investimenti esteri sono: - Riduzione dell’imposizione sui profitti dal 30% al 15% per la maggior parte dei settori industriali interessati, ed eliminazione anche della precedente imposizione del 25% sul costo del lavoro; - Possibilità per lo straniero di essere proprietario fino al 100% (in precedenza, quasi mai ammessa); - Gli investitori nelle joint-venture avranno 8 anni di esenzione da qualsiasi imposizione sui profitti;
- Accesso all’investimento anche in appartamenti per uso privato; - Esenzione dalle imposte o tariffe doganali sull’importazione a Cuba di macchinari ed attrezzature necessarie ad eseguire l’investimento estero in tale Paese, secondo le disposizioni del Ministero delle Finanze e dei Prezzi; - Protezione dei diritti di proprietà intellettuale e know-how dell’investitore straniero; -Ogni tipo d’investimento estero è formalmente registrato a mezzo di atto notarile presso l’Ufficio del Registro Commerciale, dandosi così evidenza e piena prova rispetto al precedente periodo nel quale potevano insorgere anche notevoli difficoltà di riconoscimento dei diritti di proprietà; - Gli investitori stranieri avranno il diritto di riesportare all’estero i profitti o dividendi ottenuti dai loro investimenti a Cuba, nonché il ricavato dalla vendita di azioni societarie ivi acquistate, senza limitazioni valutarie per il cambio in valuta convertibile, e liberi da tasse, imposte o ritenute; - Gli stranieri che ottengono un visto di residenza temporaneo a Cuba per motivi di lavoro in collegamento con l’investimento in una joint-venture o attraverso un contratto di associazione economica internazionale, potranno trasferire all’estero fino ai 2/3 del montante degli stipendi o corrispettivi versatigli a Cuba per tali attività. Questa legge ha dato il via a un discreto movimento imprenditoriale verso l’isola, ma la mancanza di un dato storico e di esempi precedenti la rende ancora lontana dall’applicabilità. Col tempo ci si aspetta che venga resa più precisa e, ai fini del progetto, si considera una quota di partecipazione nella realizzazione del progetto di capitali stranieri. La strategia: linee per uno sviluppo economico
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NUOVO UFFICIO DEL MALECÓN
PIANO DIRETTORE
SISTEMA ECONOMICO
Gestione economica Esportazioni/Importazioni
SISTEMA CULTURALE
QUESTIONI UMANITARIE
Imprese miste
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Manodopera Società commerciali (Habanamar, Immobiliar Km8, Agenzia Turistica, Compagnia Turistica)
INVESTIMENTI/PROGETTI INVESTIMENTI/PROGETTI
Attività culturale (Museo e casa museo, sale di concerto e teatri, biblioteche e archivi, programmazione culturale) Uffici specializzati ( Restauro dei beni immobili )
COSTRUZIONE
AMMINISTRAZIONE
MEDIA
Investimenti Direzione di progetto di architettura e urbanistica Registro immobiliare
Impresa di costruzione
6b.3 Una nuova struttura di gestione economica Per la realizzazione e la gestione del progetto si rende quindi necessaria la creazione di una nuova struttura economica che si occupi dell’area influenzata dal Malecón, così come l’Oficina del Historiador de la Ciudad fa per la Habana Vieja. La nuova struttura si chiamerà Nuovo Ufficio del Malecón ed è stata articolata prendendo esempio dall’organo che gestisce il Centro Storico, adattandola alle problematiche riscontrate nel nuovo sito e facendo miglioramenti là dove il sistema risultava meno efficace. Il NUM (Nuovo Ufficio del Malecón) prevede un Sistema Economico che comprenda imprese miste, la gestione economica del 124
HABANAMAR
Amministrazione generale
Habana Radio
Energia
Produzione audiovisiva
Sicurezza
Informatica e comunicazione
progetto, le esportazioni e le importazioni, la manodopera necessaria e le Società Commerciali fondate dallo stesso. Oltre alle questioni economiche, questa nuova istituzione verrà provvista di un organo di pianificazione, il Piano Direttore, un ufficio che si interessi delle Questioni Umanitarie e più di uno che si dedichino a rapporti, operazioni e cooperazioni internazionali. Tutta la struttura non sarebbe completa senza una giusta amministrazione del Sistema Culturale che si occupa sia dell’organizzazione di attività culturali in sé (musei, sale da concerti, biblioteche, archivi, ecc.) sia di restauro dei Beni Patrimoniali tramite uffici specializzati. Poiché la gestione del progetto e della zona di città interessata sarà completamente gestita dal NUM, questo comprende anche un sistema di Gestione degli Investimenti, delle
FONTI DI FINANZIAMENTO
PUBBLICO
Società commerciali: devolvono tra il 85% e il 90% dei profitti (*) alla Oficina
PRIVATO LOCALE
1% in moneta nazionale dei profitti o 5% in dollari convertibili dei profitti (**) devoluti alla Oficina
ditte di Costruzione, l’Amministrazione Generale di tutti gli ambiti e una serie di Media che possano permettere la divulgazione di informazioni (radio, televisione, internet). La gestione degli investimenti prevede un piano di assegnazione d’investimento a seconda degli interventi ritenuti necessari dal Piano Direttore, la direzione diretta dei progetti di architettura e urbanistica e la compilazione del Registro Immobiliare.
6b.4 Il Piano Direttore Il Piano Direttore è l’organo di pianificazione del Nuovo Ufficio del Malecón e ha l’incarico di elaborare piani a varie scale, da quella urbana a quella del singolo investimento. La scala più grande è descritta nel Piano di Sviluppo Generale, che deve redigere il piano
PRIVATO STRANIERO
15% dei profitti destinati allo Stato (***), il quale ne devolve tra il 5% e il 10% alla Oficina (*)
strategico che interessa i quartieri che affacciano sul Malecón. Si ha poi il Piano Operativo del Malecón che si occupa di gestire il progetto integrale di tutto il lungomare; seguono poi i Piani di Settore che redigono un progetto specifico per le singole fasce del Malecón. Infine i Piani di Reinvestimento si occupano di reinvestire le entrate ricavate dalle attività del NUM per poter arrivare alla conclusione della realizzazione del progetto e alla sua futura gestione.
6b.5 Le fonti di finanziamento Perché la nuova struttura economia sia autosufficiente e indipendente è necessario che abbia delle fonti di finanziamento ben delineate che ne rappresentino le entrate, e
La strategia: linee per uno sviluppo economico
125
che agiscano nel rispetto delle pratiche ora in atto. Sono state quindi divise in due grandi categorie, le fonti di finanziamento derivate da attività pubbliche e quelle derivate da attività private. Le prime sono rappresentate dagli ingressi delle Società Economiche, queste sono le società che gestiscono le attività statali presenti all’interno dell’area di governo del NUM. In questo caso il Nuovo Ufficio del Malecón è il socio maggioritario con una quota tra il l’85% e il 90%, avendo così diritto alla quasi totalità delle entrare ricavate dalle società. Il rapporto con le attività private funziona invece attraverso contributi percentuali pagati allo Stato. Queste si distinguono in private locali e private internazionali. Le prime pagano un contributo dell’1% sul profitto nel caso sia attività in moneta nazionale, mentre versano il 5% se lavorano con dollari convertibili. I rapporti con le attività private straniere sono regolate dalla legge 118/2014 che stabilisce che gli investitori stranieri devono devolvere il 15% dei profitti allo Stato cubano che si ipotizza ne verserà tra il 5% e il 10% al Nuovo Ufficio del Malecón. Si ha così un controllo economico totale delle entrate di tutte le attività presenti sul territorio amministrato, che servirà poi a redigere i piani di reinvestimento di questi fondi.
126
HABANAMAR
6b.6 Le società economiche E’ prevista la fondazione di quattro Società Commerciali che si occupino dei vari settori che possono portare fondi allo stato. La prima è la società Habanamar che gestisce le attività economiche presenti nel nuovo parco del Malecón, dalle nuove marine, alla concessione di spazi appositi a venditori, fino alle attività di ristorazione, immersioni, commercio, ecc. Fondamentale è la costituzione della società Immobiliar Km8, agenzia immobiliare che si occupa della gestione delle compravendite e degli affitti d’immobili prevalentemente residenziali. Al contrario di ciò che è stato fatto ne La Habana Vieja, in questo caso si cerca di tenere gli immobili a prezzi contenuti così da poter essere accessibili alla maggior parte della popolazione evitando così il fenomeno della gentrificazione. Viene poi costituita un’Agenzia Turistica che offre servizi di organizzazione e vendita di soggiorni in città e nell’isola. Perché questa possa esistere è necessaria anche un Società Turistica che gestisca e sviluppi tutte le attività legate al settore turistico. Queste ultime sono fondamentali in quanto il settore turistico è quello che fornisce maggiori entrate all’interno dell’economia cubana. In questo momento di crescita vertiginosa dei visitatori stranieri queste società permettono di dare una maggiore qualità di servizio e allo stesso tempo di sfruttare i maggiori capitali per la realizzazione e la gestione del progetto.
INTERVENTI
CALDI
H
TIEPIDI
FREDDE
alberghiero commerciale ristorazione residenziale amministrativo mercato riqualificazione stradale
museale
arredo urbano
culturale
P
turistico
sportivo
mobilità alternativa
mobilità pubblica
espositivo
parco lineare
6b.7 Catalogazione economica delle attività Per gestire le tipologie d’investimenti e d’interventi è stato necessario catalogare tutte le attività che sono state previste nel progetto in secondo il grado di ingressi monetari, suddividendole, in ordine decrescente in calde, tiepide e fredde. Le attività calde sono quelle che prevedono delle entrate fisse per tutta la durata della loro vita, anche se dovessero prevedere forti investimenti iniziali. Fanno parte di questa categoria le attività alberghiere, commerciali, di ristorazione, residenziali, amministrative, i mercati, i musei, le attività culturali in genere, tutte le attività che riguardano il turismo e la mobilità pubblica. Le attività tiepide sono quelle che possono
produrre entrate, ma in modo discontinuo ed occasionale, come ad esempio quelle sportive ed espositive. Si parla invece di attività fredde per quegli investimenti che non prevedono un rientro economico che nel caso del nostro progetto sono la riqualificazione stradale, il rinnovo dell’arredo urbano, la mobilità ciclo-pedonale e la creazione del parco lineare stesso. Nel sistema economico appena esposto sono necessarie tutti questi tipi di attività, in quanto ognuna è di supporto alle altre: le attività che producono ingressi servono a finanziare loro stesse e la realizzazione delle attività fredde, allo stesso modo la riqualificazione dello spazio pubblico porta una più alta attrattività di investimento per le attività che vi si affacciano. La strategia: linee per uno sviluppo economico
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7. LA STRATEGIA: RIGENERAZIONE DELLO SPAZIO URBANO
“Tutti hanno il diritto di essere istruiti; e a loro volta hanno l’obbligo di istruire gli altri.”
José Martí
7.1 Tipologie d’investimenti Applicando i principi della strategia progettuale ed economica, gli edifici identificati nell’analisi come degradati vengono riassegnati secondo la tipologia d’investimento. Le società commerciali facenti parte della Nuova Oficina del Malecón prendono in gestione le attività attuali che producono ingressi, come musei, alberghi o luoghi della cultura, di cui tali società si fanno a carico della gestione, della pubblicità ed altri aspetti. Gli edifici da riqualificare vengono riassegnati a diversi investitori, secondo lo studio dell’attribuzione di una nuova funzione, secondo la posizione e la dimensione. Gli investimenti possono essere statali d’ingresso, cioè quelli di primo investimento da parte della società di gestione; statali di destinazione, quindi appartenenti a una seconda fase d’impiego dei fondi ricavati dalle attività su cui si è investito nella prima fase. Vi sono poi alcuni investimenti statali da parte dei locali e investimenti internazionali, due settori il
cui sviluppo le ultime leggi stanno favorendo. Nel primo caso si tratta d’investimenti per riqualificazione di residenze, di punti di ristorazione e di micro-commercio. Alcuni edifici vengono invece assegnati ad investimenti misti tra quelli internazionali e quelli statali.
7.2 Tipologie d’interventi Dei medesimi edifici, secondo la tipologia di problematica precedentemente individuata, viene chiarito il tipo di intervento edilizio che vanno a subire, proponendo anche una funzione di progetto. Gli interventi designati sono di riqualificazione, suddivisi in una prima fase più urgente, e in una seconda, per un successivo completamento; in questi casi si prevedono interventi di restauro delle strutture o delle facciate, ad esempio restaurando le strutture in cemento, o un miglioramento degli stessi elementi per rispondere al meglio delle caratteristiche ambientali, ad esempio aggiungendo coperture o frangisole. La strategia: rigenerazione dello spazio urbano
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Malec贸n Tradizionale
Cayo Hueso
1
Vedado Avenida 23 y Calle G
2
Ti pologia di in te rv en to
Ti pologia di i nv estimen to
Mobilità di progetto mobilità rapida
attività gesti te dalle società
mobilità media
mobilità tramviaria
2
inve stimenti statali di destinazione
3
inve stimenti cubani
4
mobilità via acqua rete spazio pubblico
1
esso
inve stimenti statali di ingr
mobilità lenta
co mme rc iali
inte rv enti di rifunzionalizzazione
inve stimenti in te rnazional i inve stimenti misti
Nuovo Vedado
Vedado Calle G y Paeseo
3
4
5
Gli edifici in rovina e le aree libere o residuali vengono adibite a nuove edificazioni, con caratteri diversi a seconda della posizione, cercando di diversificare le funzioni e aumentare l’attrattività. Altri edifici, pur avendo una struttura idonea, non sono adibiti a una funzione che ne potenzia la morfologia e la localizzazione; per questi casi si è proposto una rifunzionalizzazione, puntando su attività monetizzabili che attivino nuovi livelli di socialità.
7.3 La nuova identità dello spazio pubblico La strategia progettuale vede una riqualificazione del sistema degli spazi pubblici. La creazione di un parco pubblico lineare sul lungomare rende questo una linea connettiva 134
HABANAMAR
della rete di spazi pubblici già presenti nella città. Il parco si allarga e include gli spazi dimenticati, non progettati, recuperando vuoti urbani, dandovi un’identità. Attraverso una riqualificazione a micro scala, che studi sezioni stradali, arredi urbani, sistemi d’illuminazione e un potenziamento ricettivo degli edifici attorno, si crea una rete di spazi attivi, che sviluppano le proprie potenzialità e che aumentano la qualità di vita dei quartieri. Gli spazi del Malecón vengono indirizzati secondo una linea guida funzionale, che sia intersezione tra le deduzioni ottenute in fase d’analisi, la posizione e la morfologia. Parco de La Punta La riqualificazione della Punta prevede la disposizione di arredo urbano e verde per garantire una fruibilità più ampia, e un mi-
Polarità polarità ricreativa polarità turistica polarità culturale polarità sportiva
Spazio pubblico monumentale sportivo ricreativo
glioramento del sistema d’accesso al Forte patrimoniale. Punto di smistamento tra i flussi entranti e uscenti dalla baia, dal Paseo del Prado e dal Malecón, si vuole dare un ruolo più forte a questa simbolica porta d’accesso alla città. Parco Tradizionale Il parco lineare si allarga nei vuoti lasciati dalla quinta urbana, ospitando attività legate al teatro e alla musica, che già spontaneamente trovano luogo nei lotti vacanti o nello spessore del muretto. Dal lato mare invece il muro si adatta alle attività di pesca, sosta e gioco, con elementi di sfondamento o lavori in spessore. Parco giardino Il progetto mira a potenziare il ruolo simbolico del parco, rendendolo un vero e proprio
parco contemplativo in cui micro-interventi percettivi sul verde e sulle pavimentazioni evidenziano la rilevanza degli elementi monumentali, quali la statua, il torrione e le fontane. L’area diventa rappresentativa dell’aspetto naturalistico dell’isola, dove il verde diventa portavoce delle diverse essenze arboree, e giochi d’acqua, che sfruttano le fontane preesistenti, migliorando la vivibilità ambientale. Parco degli incontri Sfruttando la posizione vicino a un quartiere, Cayo Hueso, così intensamente vissuto, il parco sfonda il tessuto generando un mercato di quartiere a padiglioni specializzati nei prodotti principali dell’isola. Attorno ai padiglioni, si trovano alcuni orti urbani, protetti dal vento con pannelli verticali, che spiegano la lavorazione dei prodotti. Questo mercato genera spazi di socialità all’interno della sua area di La strategia: rigenerazione dello spazio urbano
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pertinenza e si allarga nel parco, superando il limite delle carreggiate. Nel parco si inseriscono arredi per la sosta prolungata. Parco marino Il progetto trasforma l’anfiteatro la Piragua, una struttura scarsamente fornita di verde e prima di ombreggiatura, in un polo che riscopra il ruolo dell’acqua nella storia habanera. Nell’area si colloca un Museo del Mare, che tratta le vicende marine della città; l’elemento acqua agisce anche da connettivo dal nuovo edificio al mare, tramite piazze allagabili e giochi d’acqua, che in particolare circondano il Monumento al Maine. In questo punto vengono progettati degli elementi di sfondamento del muro, che sfruttano i frangiflutti per corsi di immersioni e snorkeling. Auditorium La Tribuna Antimperialista viene coperta con una struttura mobile e leggera per garantire un utilizzo più flessibile per accogliere gli eventi pubblici. L’accesso alla tribuna avviene dal lato del parco marino, integrandolo con esso. La progettazione non affronta il Monte delle Bandiere e l’Ambasciata USA, sottoposti a meccanismi legati alla politica internazionale non controllabili in questa sede. Parco polisportivo Il parco va ad includere l’area sportiva preesistente; la delimitazione degli spazi viene fornita da un verde alto che identifica percorsi pedonali, e un verde più basso, che chiude gli spazi di pertinenza del polo sportivo. Vengono restaurate le strutture in cemento armato, e aperti gli edifici ora pericolanti; l’area va a comprende uno spazio vuoto che affaccia 136
HABANAMAR
sulla Calzada, recuperandone l’utilizzo. Parco del gusto L’area viene riorganizzata come zona ricreativa, ristorativa, sistemando la situazione attuale. Il progetto mira a creare una continuità spaziale con il parco, attraverso gli spazi di sosta e gli arredi. Parco degli scambi Le aree vuote vengono edificate creando un nuovo insediamento di funzioni miste, comprendenti di alberghi, spazi commerciali e residenziali, che vanno a potenziare i servizi del quartiere. Alcuni edifici retrostanti vengono riqualificati, progettando nuove facciate che rispondano meglio ai requisiti ambientali. Circolo baseball L’area viene riqualificata restaurando le strutture esistenti e sostituendo le barriere fisiche con un sistema verde, che crea un organismo unico con il parco. Si progetta un accesso privilegiato dal parco lineare , rendendo dunque questo fronte principale. Parco Chorrea Il parco termina con il Forte, di cui viene sfruttato anche il piano superiore e ne viene migliorata l’interfaccia con il mare. Si va a recuperare anche l’area retrostante fino alla foce del fiume, riqualificando i locali già funzionanti, e rendendo più salubre la foce del fiume, attraverso sistemi di pulizia e raccolta detriti.
Connessioni mobilità via acqua
mobilità pedonale
mobilità tramviaria elettrico
mobilità via gomma Prado
Maceo
1,5 km
Calle G
Avenida 23
0,8 km
2 km
Chorrea
Paseo
1 km1
,4 km
1 min 5 min 10 min 15 min 20 min
7.4 Ripensare la mobilità Allo scopo di restituire alla città il Malecón come spazio pubblico, si va a ridurre lo spazio per la mobilità su di esso: si mantiene solo una corsia per senso di marcia, mentre il restante traffico viene deviato nelle vie interne. Ciò è ottenibile considerando che le vie già attualmente sede di viabilità rapida sono poco utilizzate, visto l’esiguo numero di mezzi su gomma dell’isola, ed è ritenuta sufficiente una sistemazione della sede stradale per renderle ancora più idonee. La mobilità rapida circola dunque in Simon Bolivar, da cui partono le vie di connessione con le municipalità a Sud, e Zanja, Calle G, Paseo e Linea, elementi di connessione Est-Ovest. Nelle vie a scorrimento rapido si vieta l’accesso a carretti e mezzi lenti, e si studia un sistema se-
maforico per gli attraversamenti. La sistemazione delle sedi stradali di Neptuno e San Lazaro rendono inoltre tali vie idonee per una mobilità a scorrimento medio; la prima diventa il collegamento diretto tra le due zone più calde della città, la Habana Vieja e il Vedado. Il Malecón si identifica come Zona 30, una percorrenza lenta in cui i fruitori sono chi deve fare senza soste la linea Est-Ovest, o i turisti che vogliono la tradizionale visita panoramica del lungomare sulle macchine americane. A sostegno degli interventi di modifica della mobilità, si creano due linee di mobilità alternative, una via acqua e una tramviaria. Nel primo caso la progettazione di un vaporetto, come da piani della Oficina del Historiador, collega la zona del Miramar alla Baia e a Cojimar, a Est, fermandosi al Paseo, alla Avenida 23 e all’Avenida de Italia. Lungo il Malecón inLa strategia: rigenerazione dello spazio urbano
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vece si va a porre una linea di tram elettrico, che rende facile e veloce la connessione tra i punti del parco, e va a sopperire alla lacunosità del sistema di mobilità pubblica attuale. Le tempistiche di percorrenza, vengono così sensibilmente accorciate, e si riporta a scala umana, maggiormente percorribile, gli 8 km di parco lineare.
7.5 Potenziamento delle polarità Alla luce dell’individuazione di polarità esistenti sul Malecón, queste vengono considerate alla luce di una riprogettazione integrale del lungomare. La riprogettazione dell’area in cui è inserito il Castillo de La Punta va a potenziale gli aspetti ricettivi ricreativi, turistici e culturali, potenziando il ruolo come meta turistica del Forte e rendendo più vivibile la zona attorno attraverso la disposizione di zone d’ombra e verde. La riqualificazione dell’Avenida de Italia consiste in un lavoro di segnalazione dell’ingresso nella via, sistemazione di marciapiedi e delle variazioni della quota strada. L’inserimento di un molo per l’attracco del traghetto e di barche private, parte del progetto di sistemazione della mobilità, dona un nuovo ruolo turistico ricettivo, connesso alla riattivazione turistico-commerciale di alcuni edifici dismessi. Il Parque Maceo viene potenziato attraverso la progettazione di un parco giardino, in cui le preesistenze acquistano un ruolo di centralità. Si propone di inserire il parco ed 138
HABANAMAR
in particolare il Torrione nei percorsi turistici organizzati. L’Avenida 23 aumenta ancora il suo ruolo centrale tramite la progettazione di una marina per l’attracco del vaporetto e di barche private di diverse dimensioni. Questo genera un polo turistico e commerciale che ben si lega agli spunti attuali dell’area. Un progetto di esposizione delle offerte di Cuba e de La Habana è filo conduttore tra il nuovo progetto e la Rampa, congiungendosi al Pabellón Cuba sulla medesima via. La Calle G vede il ripristino del polo sportivo adiacente, e dunque un potenziamento del ruolo di polarità sportiva; la sistemazione di verde e arredi nella parte finale permette di ottenere una continuità con il parco lineare del Malecón. Il Paseo termina con una nuova piazza riprogettata, che sfocia in una marina, a servizio dei grandi alberghi di lusso che vi si affacciano. L’edificazione di nuovi immobili a carattere misto e il potenziamento del centro commerciale esistente, permette di creare un’area polifunzionale con un ampio bacino di utenza. Il potenziamento dell’area sportiva e del ruolo culturale e turistico del Forte de la Chorrea, connesso ai locali adiacenti, rendono l’area una valida porta d’accesso al nuovo parco lineare.
6m Simon Bolivar
9,5 m
11 m6
11 m San Lazaro
7.6 Diversi interventi per diversi tessuti La progettazione del parco lineare assume diverse caratteristiche lungo il suo sviluppo; ciò è dovuto alle differenze morfologiche e percettive delle fasce precedentemente individuate. Molte aree sono pensate come mostre all’aperto di caratteri dell’isola, questo non solo a scopo turistico, ma anche educazionale per i locali, che spesso non sono mai usciti dalla capitale. Lungo il Malecón Tradizionale si sfruttano i vuoti preesistenti e le piazzette pavimentate che rompono la sequenza degli edifici, omogeneizzandoli con il sistema parco attraverso arredo e pavimentazione. Il carattere predominante di questa porzione di parco sfrutta la sua condizione attuale di essere Patrimonio
m
Neptuno
Malecón
7m
7m
Unesco, e già molto vissuto da locali e turisti, per inserirvi attività culturali, legate a mostre e performance teatrali e musicali, dando spazi idonei per ciò che ora avviene informalmente. Non si attuano modifiche sostanziali al fronte urbano, poiché esso è già in mano alla Oficina del Historiador. Nella porzione di Cayo Hueso si procede potenziando il ruolo monumentale e contemplativo del Parque Maceo, generando un parco giardino, expo naturalistico delle essenze dell’isola. A fianco del parco monumentale, si crea un parco mercato, in cui un mercato agricolo a padiglioni, ognuno specialistico in un prodotto dell’isola; caffè, fiori, frutta, verdura. La creazione di spazi riparati per la sosta prolungata di spazi di interscambi personali punta a rafforzare quella collettività che già mostra una forte presenza nel quartiere. La strategia: rigenerazione dello spazio urbano
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Nel tessuto si vanno a recuperare edifici dismessi o in rovina per attività culturali. Il tratto del Vedado dall’Avenida 23 alla Calle G è caratterizzato dall’ampliamento notevole della sezione e si opera attraverso l’inglobamento di molti spazi residuali. Il carattere predominante dato a questa porzione è quello di parco marino, in cui si vuole riscoprire il ruolo dell’acqua nello sviluppo della città, in cui sono presenti un museo, piscine allagabili, e moduli che permettono la fruizione controllata della parte oltre il muro. Il tessuto alle spalle presenta numerosi edifici su cui vengono attuati interventi di recupero, creando qua un polo turistico e commerciale; si mantiene lungo il lungomare la fascia di rispetto dell’Ambasciata. Tra la Calle G e il Paseo il fronte urbano, che attualmente si presenta discontinuo e fuori scala, viene completato con nuove edificazioni, e il parco ingloba gli spazi di chioschi e residuali. L’obiettivo è quello di potenziare il ruolo di porta al Vedado, che non sia solo dall’Avenida 23, e dare nuovo slancio a questa porzione residenziale di quartiere poco ricettiva. Nel Nuovo Vedado il parco va a rompere le barriere architettoniche, ribaltando la concezione di retro urbano e progettando l’accesso predominante degli edifici dal fronte mare. L’inclusione nel parco del circolo baseball, con limiti identificati dal verde, porta all’ampliamento della fruizione sportiva. L’obiettivo in questa parte di progetto è di rendere questo punto non più il retro del quartiere, ma un fronte attivo e accattivante. 140
HABANAMAR
Malecón Tradizionale
Cayo Hueso
Vedado Avenida 23 y
Vedado Calle G y Pae
Nuovo Vedado
e
9,5 m
11 m
31 m
9,5 m
17 m
9,5 m
y Calle G
eseo 23,5 m
23,5 m
9,5 m
9,5 m
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8. IL PROGETTO: IL PARCO LINEARE DI CONFINE
“Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Sì, è vero, ma lo siamo in modo diverso, siamo di quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.”
Ernesto Che Guevara
8.1 Genesi progettuale All’interno degli 8 chilometri di sviluppo totale del lungomare, si è deciso di approfondire la progettazione di un tratto particolarmente interessante a livello strategico e di spazi. L’area presa in considerazione è quella che connette il Malecón tradizionale con l’Avenida 23: si sviluppa per una lunghezza di circa 1,5 chilometri e presenta le sezioni più ampie del waterfront. Questo ci permette di lavorare in continuità con gli interventi già proposti dalla Oficina del Historiador legandoli a quello che è il principale centro economico e di rappresentanza del Vedado, e di cercare una soluzione progettuale per quegli spazi che sono oggi fuori scala rispetto alla dimensione umana. Il progetto nasce secondo tre layers sovrapposti. Il primo è quello del parco lineare, un sistema verde che va ad occupare il posto precedentemente occupato dalle carreggiate per le automobili, e che integra al suo interno i diversi spazi pubblici organizzati o residuali presenti attualmente, andandosi anche a legare con il sistema di boulevards urbani.
Si passa poi a una progettazione per macro aree tematiche per rispondere alle necessità dei tessuti retrostanti. Questo permette di dare un ritmo al Malecón, di caratterizzarlo e dargli nuove identità più attente alle necessità dei cittadini. Le macroaree differenziano i diversi tratti del lungomare e sono scelte in relazione alle caratteristiche morfologiche e funzionali e delle attività dei quartieri. L’ultimo layer è quello dei micro interventi. In un progetto che lavora con dimensioni urbane si è ritenuto necessario inserire interventi che creassero spazi più raccolti, che permettessero agli utenti di interagire in modo attivo con il parco stesso.
8.2 Progettazione per macroaree Nel masterplan sono state individuate tre macro aree tematiche: - il parco giardino - il parco mercato - il parco marino I temi delle aree rispondono a ciò che si trova Il progetto: il parco lineare di confine
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02
0m
40
80
140
Genesi progettuale
MICRO INTERVENTI
MACRO AREE
PARCO LINEARE
sia sul fronte urbano sia all’interno dei tessuti. Non si parla solo di attività vere e proprie, ma di come i cittadini vivano in modo diverso a seconda della porzione di quartiere dove abitano. Si è cercato quindi di creare degli spazi pubblici che rispondessero direttamente alle abitudini dei cittadini, creando degli spazi dinamici e interattivi che stimolassero modi diversi di essere utilizzati. L’idea è quella di far vivere 24 ore su 24 il lungomare, portando al suo interno le attività che i cittadini svolgevano in luoghi non idonei e inserendone delle nuove che vadano ad arricchire gli spazi. La progettazione per macro aree scandisce il ritmo del Malecón, portando chi lo percorre a voler scoprire sempre cosa lo attende dopo o, in caso contrario, ad avere una destinazione ben precisa in caso d’interessi particolari.
8.3 Studio del verde La progettazione di un parco non può prescindere da un accurato studio del sistema verde che lo compone. In questo caso si è deciso di approcciarsi al problema in modo quasi architettonico, dando con il disegno delle piantumazioni soluzioni a problematiche spaziali e percettive. Si sono individuate sei categorie d’interventi: Microparco: si tratta di interventi di inserimento di espalanade, prato e fioriere lungo il Malecón dal lato del fronte urbano. Ciò serve sia per dare continuità percettiva al parco da entrambi i lati della strada carrabile, e per migliorare la vivibilità anche del marciapiede che corre lungo la quinta urbana. 148
HABANAMAR
Dal lato mare si dispongono ampie aree pavimentate che, seguendo il disegno del parco ed abbinate alle cortine di arbusti, creano zone di protezione dall’azione della salsedine per le aree di prato. Si prevede un sistema di raccolta e riuso dell’acqua piovana idoneo alla sistemazione nel parco. Viene utilizzato per l’irrigazione e il funzionamento delle fontane del parco, abbinato a un sistema allacciato al sistema idrico della città. Il sistema d’irrigazione viene distribuito lungo il parco, e utilizza un sistema per aspersione rotativo, a bassa gittata, per limitare gli effetti di deviazione dell’acqua causati dal vento. Abbinato a un sistema di filtri depurativi autopulenti, l’acqua piovana può essere potabile, ed andare ad alimentare le fontane del parco. Il serbatoio, con una capienza pari a 7500 litri per un’area di raccolta pari a 3 mq, in polietilene robusto, è fornito di un coperchio pedonabile o all’esigenza carrabile, in ghisa. La capacità del serbatoio è calcolata considerando l’apporto massimo di pioggia, pari a 200 mm/mq.
Il progetto: il parco lineare di confine
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8.5 Sistema delle connessioni Sono stati creati due sistemi di percorsi, uno longitudinale che segue lo sviluppo del parco e uno trasversale che segue le linee dei tessuti interni. Il primo è diviso a sua volta in due sottosistemi: vi sono due percorsi di bordo, presenti per l’interno sviluppo del Malecón, che costeggiano da un lato il mare e dall’altro la linea del tram,il quale si allarga per ospitare le fermate del sistema di trasporto,, e un altro percorso centrale che unisce i due precedenti, presente solo nel tratto esaminato nel masterplan, perché di particolare larghezza di sezione. I percorsi sono tutti ciclo-pedonali, scelta fatta appositamente per non creare percorrenze forzate, rendendo così l’utente libero di utilizzare il parco nel modo più flessibile possibile. 150
HABANAMAR
Il sistema trasversale invece prolunga attraverso la sezione del parco quelle che sono le strade interne al tessuto che si affacciano sul waterfront. Questi percorsi oltre ad invitare visivamente i cittadini ad entrare nel nuovo spazio pubblico, e a dare un punto di fuga verso il mare ai vicoli interni, servono da collegamento tra i percorsi interni al parco nei punti in cui questi sono più distanti. La continuazione dei tracciati delle vie interne è inoltre un gesto simbolico, per cui la città trova una conclusione idonea nella sua interfaccia con l’elemento mare. Un particolare sistema luminoso evidenzia ancora di più l’importanza di questi tracciati. Nell’intero sistema del parco si prevede un sistema d’illuminazione a terra che sfrutti il potente irraggiamento solare. L’elemento
singolo, in acciaio inossidabile, contiene un pannello fotovoltaico da 2V, che permette un’illuminazione completa nelle ore serali, e una lampadina a LED. Ha un diametro di 120 mm per 23 mm di altezza da terra, mentre lo specchio ha un diametro pari a 74 mm. Non necessita di collegamenti ed è di facile installazione.
8.4 Un progetto partecipato Il percorso centrale del progetto ha un’altra peculiarità: si tratta di un progetto partecipato in cui la popolazione è invitata a prendere parte. Il progetto prevede il getto di una traccia di base in calcestruzzo che è poi modificata e realizzata dagli attori invitati a partecipare.
Vista il forte senso di appartenenza alla propria città e al proprio quartiere degli abitanti della zona, si cerca di farli interagire immediatamente con il nuovo progetto, che essendo primo nel suo genere in questo paese, sembrerebbe altrimenti calato dall’alto ed estraneo. All’interno dei quartieri sono già presenti numerosi circoli e associazioni di persone, si prevede quindi di coinvolgere diverse attività e fasce di età, che rispecchino l’animo della zona. Sono quindi interpellati circoli giovanili, scuole, artigiani, gruppi di musica e danza tradizionale, artisti, poeti e scrittori ma anche gruppo di giovani sportivi. Tale opera da un segno visibili del livello di socialità che pervade questi quartieri, che si deve trasmettere sul nuovo parco lineare. Il progetto: il parco lineare di confine
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8.5 Il parco giardino Il parco giardino risponde alla necessità di aggiornamento del concetto di Parco Monumentale oggi molto presente a Cuba e in particolare a La Habana. Si tratta di un nuovo approccio che permetta di mantenere la zona di rispetto del monumento, aumentandone la qualità estetica e le modalità di utilizzo. Si vuole quindi rendere il Parco Monumentale uno spazio pubblico vissuto ma senza farlo diventare una parco giochi. Il caso riprogettato all’interno del masterplan è quello del Parque Maceo. Al centro del parco si trova il monumento equestre ad Antonio Maceo, famoso generale cubano, mentre nella punta estrema accoglie il Torrione San Lazaro protetto dall’UNESCO, ed è l’unico punto del Malecón in cui è presente un sotto152
HABANAMAR
passaggio per attraversare le corsie stradali. Il parco che oggi verte in stato di profondo degrado, è stato da poco riaperto alla popolazione, e si trova attualmente collocato tra due strade ad alto scorrimento, il Malecón e San Lazaro, con il mare da un lato e l’ospedale militare da 20 piani dall’alto. Per prima cosa si è quindi cercato di omogeneizzare la superficie del parco, eliminando corsie e strade là dove non erano strettamente necessarie, collegandolo così con quegli spazi che venivano usati solamente come spartitraffico. Una volta avute chiare le dimensioni della nuova superficie, si è deciso di seguire un disegno geometrico per il progetto del giardino vero e proprio, e visto il forte uso del cerchio nelle preesistenze si è deciso di estremizzare
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proprio questa figura. Il parco consiste in una pavimentazione azzurra, in calcestruzzo ruvido, che sia in continuità con il colore del mare e del cielo e che riprende il richiamo all’acqua delle vasche che vengono poste al suo interno. Questa pavimentazione viene quindi disegnata con linee e segni realizzati in ceramica blu scura, creando percettivamente nuovi spazi e percorsi. Con la figura del cerchio si è poi bucata la pavimentazione, creando aree verdi, vasche per piantumazione di fiori di varie essenze e vani per gli alberi, così da creare textures diverse, ma anche giochi di sviluppo verticale variegati. Vista la presenza di tre fontane nel parco attuale, oggi inattive e danneggiate, si è deciso 154
HABANAMAR
di potenziare l’elemento acqua, portando così il richiama al mare all’interno del parco stesso. Si prevede quindi di mantenere le vasche esistenti per mantenere una memoria storica del luogo, ampliandoli con vasche più ampie ma meno profonde, che diventino dei veri e proprio specchi d’acqua che riflettono ciò che c’è intorno. L’elemento acquatico, oltre che decorativo, ha anche funzione, insieme agli alberi a chioma ampia, di migliorare le condizioni del luogo, mitigando le temperature altissime che si riscontrano ora nel parco nelle fasce centrali della giornata. Vasche, fioriere, e prati insieme a sedute apposite attorno alle alberature, favoriscono la sosta sia in luce che in ombra di tutto il parco.
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8.6 Il parco mercato Parte della vita quotidiana degli habaneros è la frequentazione dei mercati di quartiere, in cui si compra in moneta nazionale e dove si trovano i beni alimentari di prima necessità; sono uno spaccato particolare della vita a La Habana, fuori dalle vie di percorrenza turistica, e spesso dove gli stessi possono sentirsi in soggezione. Si è quindi deciso di dare un ruolo di rappresentanza a questi mercati nel nuovo parco, dando così la possibilità di poter presentare anche ai turisti stranieri i prodotti tipici locali e di avere spazi adeguati per la vendita. Viene progettato quindi un vero e proprio mercato semicoperto sul fronte urbano, andando a sostituire quella che oggi è un’area ricreativa in disuso. 156
HABANAMAR
La distribuzione prevede dei padiglioni tematici divisi in ortaggi, frutta, fiori e uno per caffè, tabacco e cacao. Ognuno di questi padiglioni è costituito al proprio interno di banchi di vendita modulari in legno, aggregati in maniera differente l’uno dall’altro e all’esterno comprende una parte di orti urbani così da non mostrare solo il prodotto finale, ma anche tutto il suo percorso di crescita, esplicati anche in pannelli esplicativi verticali esterni, che fungono anche da elementi di protezione dal vento. Il Parco Mercato diventa così non un semplice luogo di acquisto, una vera e propria struttura interattiva, sia per i curiosi stranieri che per la popolazione locale, soprattutto per le scuole e i circoli infantili e giovanili. La struttura realizzata sul fronte va a riper-
cuotersi all’interno del parco vero e proprio, dove vengono create delle rampe verdi che ricordino le zolle dei terreni coltivati che si stacchino rispetto al resto del parco, segnalando così la presenza di un’attività particolare. Alternati a queste zolle sono stati inseriti diversi box modulari che potranno essere adibiti sia a funzioni commerciali, non solo le-
gate all’agricoltura, ma anche ad altri prodotti tipici locali, o come zone di sosta ombreggiate dove poter consumare i prodotti appena acquistati. Il mercato diventa così vero e proprio generatore di attività, così come fa all’interno della città, anche per il nuovo parco.
Il progetto: il parco lineare di confine
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9. IL PROGETTO: LA NUOVA MARINA PER IL VEDADO
“Possa Cuba aprirsi con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e possa il mondo aprirsi a Cuba.”
Papa Giovanni Paolo II
9.1 Un nuovo ingresso per la Avenida 23 Centro della vita del Vedado, l’Avenida 23 si presenta già oggi come il principale accesso al quartiere. Con i suoi piani terra commerciali, ospita anche la maggior parte degli edifici dei principali Ministeri del Governo e i più importanti hotel internazionali, tra cui l’Hotel Nazionale che ne segna l’ingresso. Conosciuta come La Rampa, la prima porzione dell’Avenida era stata progettata nel periodo di Batista come la strada dei divertimenti per gli americani; oggi è frequentata sia da turisti che da locali rendendola così un’interessante punto di studio. Le strutture ormai datate non rispondono più alle nuove esigenze, e lo stesso arredo stradale si presenta in modo disomogeneo e degradato. Il progetto prevede un’accentuazione di questo suo ruolo di porta d’accesso della città, inserendo un sottopassaggio nel punto d’innesto con il Malecón come continuazione di uno spazio pedonale allargato, collegandola con la nuova marina prevista in continuazione della stessa. Questo gesto progettuale vuole
simbolicamente e percettivamente collegare la città col mare, come se fosse la strada stessa ad allungarsi verso l’acqua invitando le persone ad entrare. Il progetto prevede quindi una risistemazione dei marciapiedi, allargandoli là dove non c’è necessità delle corsie carrabili oggi presenti, per dare maggior spazio ai pedoni che sono i maggiori fruitori della zona. Verranno reintegrate le alberature dove sono lacunose e inseriti nuovi arredi per la sosta così da evitare il disturbo alle attività presenti sui due fronti. Dal luglio 2015 l’Avenida 23 è diventata anche il più ampio punto Wifi de La Habana, cambiando così in modo radicale l’utilizzo. Questo fenomeno sociale ha trasformato la strada da punto di transito a luogo di sosta anche di lunga durata, per la cui gestione è dunque fondamentale un progetto di riqualificazione dell’intero asse stradale.
Il progetto: una nuova marina per il Vedado
161
MESSICO
9.2 Il progetto della marina La nuova marina è progettata come un vero e proprio proseguimento dell’Avenida 23 e per questo necessita di attività che si pongano in relazione sia con quelle che già oggi troviamo lungo la strada sia con il parco. Il progetto si basa su un futuro sviluppo dei trasporti via mare di diverse tipologie, pubblici e privati, locali e internazionali. Sono previsti due moli, uno per imbarcazioni di piccole dimensioni, tendenzialmente cubane, e uno per imbarcazioni di dimensioni medio-grandi per i mezzi pubblici e gli stranieri. Oltre ai moli progettati in posizione protetta dalle mareggiate, è previsto anche un attracco per il traghetto in posizione più esterna così da rendere più veloce la discesa e risalita dei passeggeri. 164
HABANAMAR
Entrambe le attività porteranno ingressi, il traghetto con il prezzo del proprio biglietto e la marina vera e propria con il pagamento di pedaggi per il soggiorno. Questi verranno poi gestiti dalla società Habanamar per la manutenzione e la fine della costruzione della marina stessa e per altre attività ad essa collegate. La marina non diventa solo spazio di sosta per le imbarcazioni in arrivo, ma viene progettata come un vero e proprio spazio pubblico provvisto di servizi come infoturismo, ristorazione e altre attività ricreative che vengono ospitate in un sistema di costruzioni fisse distribuite lungo l’elemento.
MUSICA HABANA ES...
CUBA ES...
MUSICA
MESSICO
9.3 Expo 23 Expo 23 è una vera e proprio sequenza di spazi espositivi all’aperto. Per sottolineare la continuità anche simbolica tra la Avenida 23 e la nuova marina, si sono inseriti dei piccoli padiglioni espositivi lungo l’ultimo tratto della Rampa e lungo tutta la marina. Le tematiche che vengono spiegate all’interno di questi box sono strettamente legate al valore simbolico dell’intervento. Infatti i piccoli padiglioni che saranno posizionati lungo la parte interna del percorso parlano della città, delle principali caratteristiche de La Habana. Musica, arte, danza e cultura vengono raccontante in modo interattivo in quella che è l’esposizione permanente “Habana es…”, raccontando così in modo immediato ai visitatori una parte della storia della città in cui
stanno entrando. La parte della marina ospita invece l’esposizione “Cuba es…” che vuole mostrare le relazioni che l’isola ha già con il mondo. I box infatti in questo caso raccontano le storie dei principali paesi in cui i cubani sono emigrati e vivono attualmente. Questo si lega fortemente alla politica di apertura che si sta attuando lentamente sull’isola negli ultimi anni e alla necessità di far sentire i cubani parte integrante di un sistema più grande, che esce dall’isola, che va oltre il muro del Malecón. La connessione fisica e visiva lega la nuova porta d’accesso via acqua, un punto di vista completamente nuovo per la città, alla Rampa, che rappresenta la parte de La Habana più cosmopolita e internazionale, concludendosi al Pabellón Cuba, che già attualmente è sede di spettacoli, mostre ed esposizioni d’arte e artigianato. Il progetto: una nuova marina per il Vedado
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9.4 Il sistema intermedio degli scogli Lungo tutto il muro del Malecón si trovano scogli, di estensione più o meno ampia, ma che servono da spazio filtro tra il mare e la promenade, vengono utilizzati prevalentemente abusivamente come punto di appoggio dai pescatori locali. Si è deciso però di vederne le potenzialità intrinseche, sia come filtro che come vero e proprio spazio pubblico. Vengono quindi riprodotti artificialmente in modo più geometrico per andare a proteggere dalla forza del mare le nuove attività e i nuovi spazi che sono stati creati sul mare, integrandosi in modo coerente con il paesaggio già esistente. Un primo tipo di scogliera prevede la realizzazione di grandi blocchi geometrici di calcestruzzo alleggerito, tutti diversi tra loro, piatti 166
HABANAMAR
in sommità che possano avere la funzione di solarium, spazio di sosta, punti privilegiati per la pesca, giochi per bambini. I blocchi saranno tutti facilmente accessibili dai passaggi che vengono costruiti tra esse e collegati da piccole scale là dove sono presenti dislivelli per avvicinarsi al mare. A causa della politica di divieti di accesso al mare imposta a La Habana è stato però necessario pensare un altro tipo di scoglio. Questa volta di tratta di blocchi spigolosi e appuntiti che sbucano dalla superficie del mare per disincentivare i locali ad andare oltre quel confine. Per rendere praticabile questo sistema di scogliere artificiali e preservare il resto del parco, è stato necessario inserire delle catene di frangiflutti. Per non alterare il paesaggio emerso sono stati scelti dei frangiflutti sommersi, chiamati reefballs, che non prevedano
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grandi opere di cantiere. Si tratta di moduli prefabbricati in calcestruzzo, a forma di semi cupola forata,facilmente messi in opera, differentemente aggregabili e successivamente eventualmente spostabili, che inoltre favoriscono al loro interno la creazione della barriera corallina. Si riesce quindi con un unico intervento a limitare il problema della mareggiate e allo stesso tempo a potenziare l’ambiente marino senza distruggerlo come sarebbe stato prevedibile con altri tipi di interventi.
9.5 I moduli flessibili Nella progettazione di un parco di tali dimensioni, si è resa necessaria la creazione di spazi più piccoli e raccolti, che permettessero la sosta o altri tipi di attività. Non si vuole però realizzare strutture pesanti o veri e proprio edifici, sono stati quindi creati dei moduli flessibili. Questi, realizzati con profilati in acciaio colorato e vele di recupero, sono stati suddivisi a loro volta in altre due categorie. La prima è quella che andrà a creare e migliorare le condizioni delle vere e proprie aree di sosta, si parla quindi di moduli di ombreggiamento. Questi sono realizzati con profilati cilindrici, in un modulo base formato da un doppio quadrato di dimensioni 3x3 metri. Le tende in questo caso sono poste a panneggio fissate alla parte superiore della struttura. All’interno del progetto li vediamo utilizzati nella loro configurazione di base o in una che prevede il raddoppio della struttura. Nello spazio sottostante sono disposti arredi mobili a seconda dell’attività più prossima. 168
HABANAMAR
All’interno del parco, invece, per creare spazi interattivi, sono stati progettati due moduli, entrambi di base 2x4 metri ma con altezze e inclinazioni variabili. In questo caso i profilati sono ad H e la parte superiore risulta a falde inclinate. Qui le vele saranno tese a seguire il profilo della struttura. Nel masterplan questi li vediamo combinati fra loro nei modi più vari, così da creare strutture sempre nuove che stimolino diversi usi da parte degli utenti. Sono questi ultimi che troviamo anche all’interno del parco mercato, e che quindi vengono ipotizzati anche come spazi per piccole attività di vendita ambulante.
Ve le di riuso
1,5 m
2m
2m 4m
Ve le di riuso
3m
2m
2m 4m
Ve le di riuso
3m
3m 3m Il progetto: una nuova marina per il Vedado
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10. IL PROGETTO: IL PARCO MARINO
“Bentornata a Cuba Giugno placherà i tuoi nervi C’è una barca pronta Dietro a un’altra pagina”
“Hemingway”, Negrita
10.1 Declinare il mare Il mare è un elemento controverso nella storia de La Habana, se negli anni della sua nascita e del suo sviluppo è stata la principale via di commercio e ricchezza, negli anni del post rivoluzione è stato visto come elemento negativo, di chiusura, ciò che precludeva ai cubani di poter uscire dalla loro stessa nazione. Ma proprio per la sua valenza storica e la prossimità alla città che si sviluppa principalmente lungo la costa, si è deciso di dargli un ruolo preponderante all’interno del progetto. Se tutta la strategia verte sul collegamento tra la città e l’acqua, nel masterplan una della macro aree è stata individuata come parco marino. All’interno di questa zona s’intende declinare il concetto di mare in tutte le forme in cui è stato vissuto nel passato e in alcune di quelle in cui può essere visto nel futuro. Il parco marino cerca di sfruttare il mare in tutte le sue forme, sia fisiche che simboliche, creando di nuovo un forte contatto tra esso e gli abitanti della città: dai giochi d’acqua al museo del mare, dalle immersioni a un pran-
zo sul mare, l’elemento acqua diventa la chiave di lettura di questa parte del progetto.
10.2 Giocare con l’acqua Il punto di vista negativo con il quale gli habaneros guardano il mare è dovuto anche agli eventi climatici a cui l’isola è sottoposta. Dalle mareggiate agli uragani, il mare diventa uno dei più grandi fenomeni di distruzione. I danni causati al fronte urbano dalle mareggiate richiedono una costante manutenzione e la progettazione di una soluzione che allontani le possibilità di allagamento dei piani terra. Le mareggiate hanno però anche un aspetto ludico e iconico che identificano chiaramente un’immagine del Malecón nell’ideale di chi l’ha visto e vissuto. Si è quindi deciso di sfruttare questo aspetto positivo del fenomeno negativo, creando degli spazi di pertinenza appositamente studiati per contenere l’arrivo delle onde. L’intervento è possibile grazie all’uso dei frangiflutti sommersi che seguono tutta il waterfront e che Il progetto: il parco marino
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Dicembre - Agosto
Settembre - Novembre
vanno a interrompersi solo in corrispondenza degli spazi designati, contenendo così il fenomeno. Questi spazi saranno delle vere e proprio piazze gioco, realizzate in prossimità del muro e disegnate grazie ad elementi d’infografica. Nei periodi delle mareggiate (settembre-novembre) le piazze diventeranno delle piscine allagabili, dove bambini e adulti potranno letteralmente giocare con le onde, rinfrescarsi e ammirare il fenomeno scenografico che queste creano. Queste sono più basse rispetto alla quota del parco, in modo da evitare che il fenomeno dell’allagamento coinvolga anche la restante sezione libera, la quale si presenta in ogni caso con una leggera pendenza dell’8%, per favorire, attraverso punti di scarico, il refluo delle acque.
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HABANAMAR
10.3 Il Museo del mare Il Museo del Mare si pone come componente interattiva e didattica del Parco Marino. Si considera fondamentale l’aspetto educativo e didattico non solo a scopo turistico, ma anche riferito ai locali, i quali non sempre hanno possibilità di accedere agli altri musei della città, o di vedere quanto si è letto sui libri. Si tratta di una grande struttura ad un piano che va porsi come fronte del parco stesso. Realizzata a travi e pilastri con i due fronti principali completamente vetrati, riprende la forma delle piscine, che seguono la linea curva della costa, e l’ingresso sul mare è segnalato da grandi vele bianche che ricordano quelle delle imbarcazioni, mentre vi è un secondo accesso dal lato del Vedado, di fronte a nuove edificazioni, che ospitano il centro direttivo
del Museo, e spazi per conferenze. Al suo interno è suddiviso in tre aree tematiche. Quella centrale è realizzata all’interno di una forma che ricordi i grandi velieri coloniali, e contiene elementi che spiegano com’era la vita di chi per molti mesi viaggiava per mare. Passando di stanza in stanza, l’idea è quella di dare al visitatore di trovarsi lui stesso all’interno di un’imbarcazione dei tempi anche attraverso ricostruzioni degli ambienti che componevano questo tipo di imbarcazioni. Su un lato troviamo invece la parte espositiva vera e propria, dove viene raccontata la storia del porta de La Habana e dell’evoluzione della navigazione locale. Sono esposte vere imbarcazioni storiche, o parti di esse, così da dare un’immagine chiara alle spiegazioni tecniche. È prevista anche una parte che spiega come è cambiato il rapporto con il mare nel tempo dalla colonizzazione spagnole alle
navi da crociera dei giorni nostri. Sull’altro lato si trova invece la sezione dedicata agli acquari. Cuba è famosa per la sua fauna marina ricca e diversificata, ma non tutti si addentrano nel mondo delle immersioni, soprattutto non tutti i cubani hanno le possibilità economiche per farlo. Si è deciso quindi di mostrare questa ricchezza dell’isola in un modo accessibile a tutti, arricchendolo con pannelli didattici che permettano ai visitatori di interagire con l’esposizione stessa. Le esposizioni del Museo trovano la pratica nella corrispondente parte del parco mario, attraverso l’organizzazione di un’area per immersioni guidate.
Il progetto: il parco marino
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Piscina e immersioni
Ristorazione
Mercato
Parco Giochi
Spettacoli
Pesca
10.4 I moduli connettivi Approfonditi all’interno del masterplan, ma presenti per tutti gli 8 chilomentri di lunghezza del Malecón, i moduli connettivi si presentano come delle vere e proprie stanze tematiche sul mare. L’idea nasce dalla volontà di dare uno spazio adeguato ad attività che già si svolgono in modo informale sul lungomare. Vi sono quindi moduli connettivi per la pesca, gli spettacoli, la ristorazione, le immersioni, il mercato e i playground. Le ultime due attività, non presenti nell’area del masterplan vengono dislocate nei punti in cui il lungomare ha sezioni minori e nelle quale quindi c’è bisogno di rubare spazio al mare. Il modulo connettivo per la pesca e quello per gli spettacoli si trovano in prossimità del Parque Maceo, zone già oggi utilizzate per queste attività e sono state abbinate poiché 178
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le due azioni si svolgono in momenti diversi della giornata non andando a interferire le une con le altre. Tali spazi sono studiati per avere sistemi di ombreggiamento. Nel Parco Marino sono stati inseriti il modulo per la ristorazione e quello per le immersioni. Il primo è fondamentale in quanto in quel tratto di Malecón non abbiamo attività di ristorazione su fronte che possano servire quest’area del parco, e poiché è anche il punto più ampio di tutto il lungomare e anche quello che richiede soste più lunghe. Il modulo sulle immersioni si ricollega invece strettamente al tema dell’acqua e del mare. In questo caso si prevede una piscina artificiale nella quale sia possibile fare immersioni e ammirare la fauna marina, in parte anche ricreata grazie all’uso dei frangiflutti sommersi. Si crea così un ambiente controllato e poco pericoloso, dove anche i meno temerari posso-
Giochi da tavolo
Camminare sul muro
Area relax
Area esibizioni
Giochi per bambini
Sedute per due
no provare l’esperienza di un tuffo nel grande blu. Tutti i moduli connettivi sono stati pensati come stanze sul mare per renderli ambienti protetti, in cui si può entrare in contatto con esso ma senza andare contro le attuali normative di controllo vigenti a La Habana.
10.5 Il muro attivo Fondamentale nel cambio di punto di vista sul mare, è un cambio di concezione del muro che recinta oggi la città per 8 chilometri. Oltre a romperlo, superarlo fisicamente e dargli una coerenza dimensionale, è necessario cambiare l’immagine di esso, portarlo da elemento statico a elemento dinamico. Nasce così l’idea del muro attivo, che si declina secondo una casistica di interventi realizzati proprio nel suo spessore. Anche in questo caso si tratta di dare spazi adeguati
ad attività che già oggi possiamo incontrare in una normale sera a La Habana. Vengono inserite sedute, di coppia o singole per poter chiacchierare o ammirare il tramonto; si costruiscono delle scalette per poter passeggiare sul muro, e quindi cambiare punti di vista, là dove il dislivello rispetto al mare non sia troppo alto; vengono inserite delle reti elastiche nello spesso del muro così da poterci sostare comodamente sdraiati, richiamando con lo stesso elemento la pesca e le reti che vengono utilizzate per questa; un buco nel muro diventa una porta da calcio con la quale i bambini possono giocare; ai musicisti vengono dati delle piccole sedute rialzate che permetteranno al pubblico occasionale di vederli e poterli ascoltare meglio; per gli anziani giocatori di scacchi vengono create delle sedute con tavolino sul mare così da poter passare le loro lunghe partite nel migliore Il progetto: il parco marino
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dei modi. Questi interventi saranno distribuiti lungo tutta la lunghezza del Malecón in base a quelle che sono le maggiori attitudini della zona e si auspica che con la collaborazione della popolazione possa essere aumentata la casistica di attività da integrare. Il muro non è più limite, soglia o linea di fronte: è un oggetto urbano, che contiene attività per i suoi fruitori, che può essere attraversato e visto da ogni lato.
10.6 Uno sguardo sul mare Per sottolineare il punto di fuga verso il mare dato alle strade interne grazie al prolungamento dei percorsi fino alla linea di costa, si è deciso di inserire un altro elemento che potesse stimolare l’immaginazione degli utenti. È così stato progettato un sistema di illuminazione che ricordasse la forma della porta, 180
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della soglia, della finestra sul mare. Si tratta di strutture in acciaio corten che vanno a comporsi pezzo dopo pezzo, man mano che il percorso si avvina al mare, inquadrando per ultima una finestra nel muro, uno sguardo oltre, pur mantenedo condizioni di sicurezza. La dimensione finale della porta è di 2x3 metri; si prevede all’interno di tutti gli elementi l’installazione d’illuminazioni al led lungo la mezzeria, creando un effetto scenico anche notturno. Il sistema d’illuminazione diventa così gioco, soglia, simbolo di uno sguardo che punta all’apertura. Proprio per il loro intrinseco aspetto ludico, questi oggetti sono stati anche inseriti, come elementi singoli, lungo tutta l’estensione del parco creando così scenari e quadri nuovi a seconda dei diversi punti di vista dei visitatori, che hanno la percezione ogni volta di entrare in una porzione di prco con nuove possibilità.
Il progetto: il parco marino
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11. CONCLUSIONI
L’ambito della progettazione, applicato alla città de La Habana, implica un approccio molto differente da quello accademico. Le regole in gioco, che siano leggi o modi di vivere, sono completamente differenti, e comprenderle è stata la sfida affrontata durante il sopralluogo. L’analisi effettuata incontra molti limiti legati alle problematiche fronteggiate in sito, tra cui la scarsità di altri progetti legati allo spazio pubblico, ed è chiaro che molte tematiche affrontate necessiterebbero di una studio più approfondito. Consci di ciò, si è proceduto con una via progettuale che fosse ipoteticamente la più realizzabile e che rispettasse il ruolo dell’area di progetto nella vita della città. Per l’attuazione del progetto, sarebbe necessario un maggior coinvolgimento della cittadinanza nei processi decisionali, come nell’attuazione; inoltre per la realizzazione di un ente economico di gestione, sarebbe necessario produrre maggiori studi di fattibilità, e identificare chiaramente stakeholders, per portare la proposta su un piano più applicativo. La Habana, con un grandissimo patrimonio urbano combinato ad un alto livello di degrado, è uno stimolante palcoscenico progettuale, benché si sa che la mancanza di una volontà politica in merito renda il progetto quantomeno astratto; questa componente di variabilità dipende da sviluppi economici e politici internazionali attuali, che sono al di fuori delle previsione e del controllo di questa tesi. Il lavoro svolto si pone tuttavia come possibile interpretazione di uno degli spazi centrali nella storia e nel futuro della città, affinché diventi un’opportunità per La Habana sia a livello economico che patrimoniale.
Conclusioni
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12. BIBLIOGRAFIA
“Chi possiede l’isola di Cuba ha la chiave del Nuovo Mondo”
Re Filippo II di Spagna
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Bibliografia
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13. RINGRAZIAMENTI
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#tesiaicaraibi ringrazia: Grazie a Romeo Farinella, per aver creduto in questo progetto da quando era ancora solo un’idea confusa e per averci accompagnato in questo viaggio fino alle ultime battute. Grazie a Laura Gabrielli, per essersi appassionata al progetto, per averci guidato nella comprensione di temi complessi, spingendoci sempre a migliorare. Grazie a Sara Maldina, per essere stata molto piÚ di una correlatrice, per aver seguito il progetto in ogni dettaglio e per esserci stata sempre, anche quando eravamo perse tra le strade de La Habana. Grazie a Giovanni Luigi Fontana per l’aiuto e i consigli durante i primi passi di questa esperienza. Grazie a Kiovet Sanchez Alvarez per essere stato il punto di riferimento nella nostra ricerca e aver provato a rispondere a tutte le nostre domande. Grazie a Maria Victoria Zardoya per averci dato la possibilità di realizzare questo progetto. Grazie a Justin, per averci insegnato che spesso basta cambiare punto di vista. Grazie a Nirma e alla Calle 21, la nostra famiglia cubana.
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Chiara Grazie ai miei genitori per avermi permesso di arrivare fino a qui. Grazie per aver creduto in me tutti i giorni e per la pazienza che ho messo a dura prova. Grazie per avermi trasmesso l’amore per la cultura e per avermi insegnato che non bisogna mai smettere di imparare, perché il lavoro è migliore se trasformato in passione. Grazie alla mia zietta per essere stata la mia sostenitrice numero uno. Grazie perché mi hai dimostrato che un viaggio può veramente cambiarti la vita e perché senza “quel viaggio” questa tesi non esisterebbe. Grazie alla nonna Anna, alla nonna Gina e al nonno Vinicio per avermi passato i valori che mi hanno reso la persona che sono oggi e perchè spero di avervi reso orgogliosi anche se non potete essere qui con me. Grazie a mia sorella perché in questi anni abbiamo scoperto che anche cane e gatto possono diventare complici. Grazie a Jachi e Ale, i miei nanetti, per avermi fatto ridere anche in nei momenti più brutti e perchè mi ricordate, come solo i bambini sanno fare, che basta poco per essere felici. Grazie a tutta la mia grande famiglia per essere la mia certezza. Grazie al mio piccolo Frenki per essere l’altra metà della mela, perché non avrei potuto affrontare questa avventura con nessun altro. Grazie per aver creduto in me e in noi anche quando non ero così convinta. Grazie per il percorso incredibile che abbiamo fatto in questi anni, per aver imparato a capirmi anche nei miei 5 minuti di silenzio. Grazie per essere la mia persona. Grazie a Elsa perché sei stato il mio colpo di fulmine, perché non potrei immaginarmi più senza di te. Perché è bastato guardarci per diventare amiche. Grazie per i nostri momenti in solitaria. Grazie per essere così unicamente e insostituibilmente tu. Grazie a Bu per essere stata la sorpresa più bella, inaspettata. Grazie per avermi sostenuto anche quando non concordavi sulle mie scelte ma soprattutto grazie per esserci stata lo stesso quando poi si sono dimostrate effettivamente sbagliate. Grazie a Pati, Chiara e Anni perché avete reso gli anni in via Brasavola i migliori in assoluto, per i bicchieri di vino alle 5 del mattino, le chiacchere col caffè la mattina, le chiavi dimenticate e per essere la dimostrazione che essere coinquilini vuol dire molto di più. 200
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Grazie a Michele per la pazienza, la complicità e le passioni che mi hai trasmesso… e perché nonostante tutto siamo ancora qui. Grazie a Pietro e Peppe perché anche quando ero una persona ansiosa e insopportabile hanno sempre avuto pronti un sorriso e un abbraccio. Grazie a Olli senza il quale non avrei mai imparato a fare una scala metrica e perché anche a distanza ha sopportato le mie preoccupazioni. Grazie ad Elisa per essere stata la scoperta dell’ultimo momento e un’ottima compagna per gli ultimi mesi di questa avventura. Grazie alla Juls, all’Ele e alla Cri per averci sopportato e per essersi prese cura di noi in questo periodo di disagio. A Enri, Cla, Michele P., Lalla, Angi, Mavi, Alle, Meri, Frenci, Alizeé, Giusi, Nicol, Edo, Rebe, Vale e tutti gli altri, troppi, che hanno fatto parte di questi anni, grazie per averli resi così speciali. Grazie a Ferrara perché non avrei potuto fare una scelta migliore. Per tutto quello che mi ha dato, per come mi fatto crescere, per quanto mi sorprende con la sua bellezza tutti i giorni. Per essere stata un’esperienza incredibile. Per essere diventata la mia casa.
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Frenci Grazie a voi che mi avete appoggiato tutti questi anni, perché avete condiviso pienamente tutte le mie esperienze, fino a seguirmi anche oltreoceano. Alla Mamma, perché sei il mio esempio, perché hai sempre tutte le risposte, perché mi hai insegnato a tirare fuori il meglio durante le difficoltà. Al Papà, perché mi hai insegnato a non pensare mai “non ce la faccio”, e ad avere la mente aperta ma i piedi per terra. A Cate, perché sei una sorella perfetta, e avrei voluto scoprirlo prima. Alla nonna, perché mi hai insegnato che il modo migliore di vivere è viaggiando. Alla zia Clara, che manca sempre, ma che so sarebbe stata fiera di me. A tutta la mia famiglia, allo zio e ad Elena, agli zii, alla Mari e alla Cri, per il supporto incondizionato in questo percorso. Agli “zii” acquisiti, per l’avermi un po’ cresciuto. Grazie agli “Amichetti”, perché insieme siamo bellissimi. Alla Ceci, perché dopo una vita passata insieme, ci sono ancora cose che posso dire solo a te. Alla Giuli, perché “da grande vorrei essere la Giuli”, e perché “gli anni in motorino sempre in due” spero non finiscano mai. All’Ele, per il tuo prenderti cura di tutti, e di me, ovunque siamo. Alla Chiarina, per la passione che dimostri tutti i giorni, e soprattutto per le nostre canzoni al Portico dei Servi. Alla Chiachi, una certezza da sempre, perché affronti tutto con un sorriso. Alla Lucri, perché la tua gioia è contagiosa. Alla Sara, per le chiacchiere notturne e i ritorni a casa. Alla Marti, perché l’architettura è un’avventura, e se è in Erasmus anche meglio. Grazie alla Balueta, ad Ale, Stiv, Edo, Gugi, Ale M. e Filo, per tutti quei momenti dei quali non si smetterà mai di ridere. Grazie a Bologna, perché sei meravigliosa. Grazie a Dado, senza di te l’Erasmus non sarebbe stato così bello. Ad Alessio, perché sei riuscito a rischiarare una giornata di pioggia. A Stuttgart, a tutto il gruppo Schade Marmelade, a Leandro, Ecem, Book e Isra, è stato breve ma intenso. Agli indianini, a Millo, Alle e Sofi, perché l’India mi è rimasta nel cuore. Grazie a Cuba perché è stata una sorpresa, ed è ancora tutta da scoprire. A Via Coperta, alle nostre avventure, a Elsa, Giuli, Meri, Bubi e Anna per averne fatto parte. 202
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A Via Cammello, a Enri, a Peppe, alla Cla, per aver condiviso gli anni migliori. A Saraceno 101 e a tutti quelli che ci hanno vissuto, perché, beh, Saraceno 101 è Saraceno 101. A tutti gli amici di questi anni universitari, che li hanno resi ancora più belli. Grazie a Michele, che ci sei sempre stato, ed è bello sapere che ci sarai sempre. Alla Juls, la più bella scoperta, perché sarà difficile dimenticare le nostre abitudini; e perché non bevi mai, ma mi porti sempre a casa. Ad Ann, per le tue attenzioni, perché per me smetteresti pure di fumare, anche se sto per partire. A Sil, salda roccia tutti questi anni, perché affronti la vita a muso duro. A Fiz, per la frase giusta al momento giusto. Perché anche se non mi abbracci, so di avere il tuo appoggio. A Vincenzo, perché mi hai insegnato a essere curiosa, e che spesso la soluzione dei problemi è la più semplice, proprio dietro l’angolo. E che guardare un bel tramonto aiuta sempre. A Pietro, perché hai sempre creduto in me, forse tanto quanto credo io in te, perché sei il migliore amico che potessi avere. Alle Amiche di questi anni ferraresi, la mia forza, la mia certezza. Grazie per quanto abbiamo condiviso, siete state la parte migliore. A Bubi, perché è stato da subito un grande amore. Grazie per appoggiare sempre i miei piani strampalati, perché tanto lo sai che insieme vedremo tutto il mondo. A Els, grazie per essere stata come una sorella, perché hai imparato a vivere con me, e ora io non so più vivere senza di te. A Ryn, grazie per questi anni, perché ci siamo scelte e siamo riuscite a completare questo percorso, insieme. Grazie per questo lavoro, è stata un’esperienza unica, che non avrei voluto condividere con nessun altro. Grazie a Ferrara, questa piccola città persa nella nebbia, ma in cui noi abbiamo trovato (forse) la nostra strada. E’ stato bellissimo.
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14. FAR FROM FAF
“La mia casa continuerà a viaggiare su due gambe e i miei sogni non avranno frontiere.”
Ernesto Che Guevara
“FARfromFAF” è un giornale di viaggio condiviso, un modo per restituire le nostre esperienze e raccontare i nostri viaggi di formazione. Siamo un gruppo di studenti di Architettura dell’Università di Ferrara, accomunati dalla passione per le relazioni che intercorrono tra le persone e lo spazio che abitano. I nostri percorsi ci hanno spinto al di fuori del territorio domestico per sviluppare i nostri progetti di tesi; tramite alcuni brevi spunti di riflessione, foto e racconti, vorremmo raccontare le nostre esperienze. Si può trovare la via della propria tesi in diversi modi. Si può partire da un tema generale, da un’esperienza passata, può nascere dalla voglia di approfondire una curiosità o da un viaggio. Così è successo a noi, una vacanza a Cuba e la condivisione dell’esperienza hanno portato il desiderio di ritornare, studiare e capire un luogo tanto controverso. La capitale, La Habana, è oggi al centro di una forte politica di recupero dei tessuti degradati che si sta concentrando su La Habana Vieja, il centro che era contenuto entro la cinta muraria e che dal 1982 è Patrimonio dell’Umanità. Il nostro interesse si è subito posto al di fuori di quest’area, dove lo stile di vita habanero non è stato imbellettato per i turisti e dove manca una politica di interventi di recupero, soprattutto degli spazi pubblici. L’attenzione va in particolare al Malecón, il lungomare di 8 km, che costeggia i tre quartieri storici della città. Vera e propria autostrada urbana, in cui lo spazio pubblico è costituito da un marciapiede scalcinato e da un muretto sgualcito, la popolazione se ne riappropria spontaneamente nelle ore serali, quando il caldo tropicale concede una tregua. In una città di mare, dove questo è visto come limite fisico e politico, la sfida è quella di dare una spinta di riqualificazione ai tessuti retrostanti attraverso interventi sugli spazi pubblici del Malecón, che diventino cerniera tra la città e il mare. Far from FAF
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Cuba Libre non solo da bere Descritta nel 1492 da Cristoforo Colombo come “ la terra più bella che occhio umano abbia mai visto”, Cuba venne accantonata per la scarsità d’oro; solo vent’anni più tardi cominciò la vera e propria colonizzazione dell’isola da parte degli spagnoli. Di questa fiorente epoca ne è testimone La Habana Vieja, il centro storico intramuros in stile barocco, e le sue fortificazioni sulla baia, dichiarati entrambi Patrimonio dell’Umanità. Negli ultimi trent’anni gli sforzi conservativi dell’Oficina del Historiador hanno trasformato quest’aerea in un museo a cielo aperto principalmente vissuto dai turisti. Lo sguardo conservativo non si è spinto però 208
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al di fuori del tracciato della vecchia cinta muraria, lasciando così in stato di abbandono gli altri quartieri storici della città. Testimoni di una “seconda colonizzazione”, questa volta da parte degli statunitensi nel corso del Novecento, il Centro Habana e il Vedado, nati per ospitare le classi benestanti della prima metà del secolo, si mostrano oggi come quartieri popolari, lasciando intravedere tracce del loro antico splendore. Gli Stati Uniti, sbarcati sull’isola in aiuto del popolo cubano nelle Guerre di Indipendenza, in realtà alla ricerca di una postazione strategica vicina al Canale di Panama, portarono con sè anche il proprio stile di vita: dall’Art Decò ai grattacieli, dalle macchine laccate
anni ’50 ai casinò, dal gioco d’azzardo alla mafia. Tracce dell’atmosfera di questi anni si ritrovano oggi passeggiando nei pressi delle principali vie del Vedado, in cui i lussuosi hotel storici ricoprono ancora il ruolo di centro di divertimento per gli stranieri. La dipendenza economica dagli USA arrivò all’apice durante il governo del dittatore Fulgencio Batista, salito al potere attraverso due colpi di stato, nel 1933 e nel 1952. Ancora una volta alla ricerca della proprio indipendenza, il popolo si raccolse attorno alla figura di Fidel Castro che si trovò così a capo del movimento rivoluzionario cubano. Circondato da personaggi di spicco come Camilo Cinfuegos e Che Guevara, entrò trionfante a La Habana l’1 Gennaio 1959, dichiarando l’indipendenza del paese. Dopo sessant’anni la rivoluzione vive ancora, in particolare sui muri delle periferie della città, con slogan celebrativi e di propaganda. La politica socialista promossa da Fidel e la conseguente nazionalizzazione dei beni americani, portarono nel 1961 a un embargo totale da parte degli Stati Uniti, a cui solo nell’ultimo anno si sta cercando una soluzione. Nei decenni successivi grandi complessi residenziali in stile sovietico, spesso fuori scala, testimoniano l’avvicinamento all’URSS, che divenne fornitore principali di beni. Con risultati spesso scadenti, le politiche di espansione post rivoluzionarie si esaurirono nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica, che portò al periodo especial. Questo momento di restrizioni economiche, in cui l’isola si ritrovò senza mezzi di sussitenza, ufficialmente vige ancora.
Oggi gli effetti della sua storia turbolenta sono più che mai evidenti. Dalla ricchezza urbanistica al pessimo stato di conservazione degli edifici, dalla propaganda statale al divario ideologico delle nuove generazioni, dall’unico partito alla doppia moneta, tutto parla di una città piena di contraddizioni. In questo contesto, anche il rapporto col mare diventa un tema complesso: la città, benché si sia sviluppata lungo la costa, vede nell’acqua una frontiera storica di cui il muro del Malecón diventa simbolo. Balcone della città sul mare, luogo ricreativo per la popolazione e sito di curiosità turistica, è soprattutto la principale arteria veicolare per il collegamento della città da est verso ovest. La situazione attuale vede la separazione tra i quartieri e il waterfront e la conseguente assenza di spazi pubblici che rispecchino le esigenze delle aree retrostanti. È stato scelto come caso studio in quanto si crede che la riqualificazione di questi quartieri non possa prescindere da un progetto di recupero del Malecón, che preveda la conservazione del patrimonio materiale e immateriale, così da renderlo elemento di connessione tra la città e il mare.
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Dietro le facciate de La Habana La Habana durante le prime ore del mattino è stupenda: il caldo del mezzogiorno di Agosto non c’è ancora, la città pare pulita e non si è stremati dalle incessanti richieste dei taxisti, dei jinteros, dei musicisti, che scambiano note per alcuni pesos. La Habana Vieja è brillante, in questi momenti in cui appartiene prevalentemente ai turisti, che sciamano tra le case coloniali, i musei e i bar. Questa zona, punta di diamante dell’opera di restauro de la Oficina del Historiador, ha ritrovato molto del suo charme d’inizio secolo. Il percorso di restauro è ancora molto lungo, ma Eusebio Leal, iniziatore di tale opera, ha sapientemente composto un sistema di gestione delle entrate del turismo al fine di finanziare nuovi progetti a lungo termine, spin210
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gendosi fino alla baia e all’ex zona portuale. Camminiamo nel reticolo della città storica, dove le vie strette e gli edifici a filo strada inquadrano come un cannocchiale scorci del Capitolio, il km 0 de La Habana, che nella sua marmorea imponenza si staglia tra le case dai colori pastello. Non tutto però è così luccicante: spostandosi appena nelle vie laterali si ha uno spaccato di com’era la città prima del restauro. Grigia, distrutta dal tempo e dalle intemperie, sembra come abbandonata a se stessa, o, anzi, ai suoi abitanti, che ne hanno modificato le strutture, il modo di viverla, la percezione. La vita di strada appare in tutta la sua onestà, affascinante e decadente. Le parcellas e gli edifici singoli hanno subito modificazioni a fronte di
ampliamenti di nuclei famigliari, di apertura di attività d’iniziativa privata, del semplice sovraffollamento che la città ha subito nel periodo post-rivoluzionario. Usciamo da La Habana Vieja e ci troviamo nel Paseo del Prado, finalmente un viale alberato, dove i bambini corrono sui pattini, gli anziani gioca a scacchi, i giovani si ritrovano a chiacchierare, respirando il grigio fumo delle vecchie macchine americane. La storia di Cuba si riflette nell’alternanza di edifici barocchi splendenti ed altri in rovina, in questa strada monumentale che ha il gusto di una città sotto assedio. La rivoluzione è arrivata, ha rovesciato la struttura sociale dell’isola, ha reso La Habana un simbolo a livello mondiale. Ma la storia, se mai assolverà Fidel, non ha fatto sconti ai cubani e alle loro città. Alle spalle del Capitolio ci addentriamo nel quartiere Centro Habana, il più denso della città, il più fatiscente e decadente. Le case, disposte secondo un reticolo che segue la curva della costa, sono rimaste quelle del XX secolo, alcune mai restaurate, altre con una mano di pittura fresca che è sufficiente a renderle gioielli in questo panorama scolorito. Storicamente nato come quartiere borghese, i più benestanti si sono man mano spostati verso Ovest. Oggi resta una zona popolare, che si affaccia sul Malecón, ma la cui aria fresca non riesce a farsi spazio nella griglia soffocante, priva di alberi o spazi pubblici. La porzione affacciata sul mare è chiamata Malecón Tradicional, è Patrimonio dell’Umanità ed è in mano a la Oficina del Historiador per il restauro. Qui, tra edifici residenziali tipologicamente omogenei, tutti rialzati dalla
quota strada per far fronte ai problemi d’inondazione, si distinguono timidi bar e ristoranti. Alcuni alti alberghi o torri residenziali, completamente fuori scala, sembrano caduti dal cielo nel punto sbagliato; sul fondo i grandi hotel storici, come Havana Libre o Hotel National, chiudono visivamente questo primo tratto del waterfront. Ci incamminiamo lungo il Malecón, pieno, in questa prima parte, di pescatori, gente seduta a bere una Cristal, “la preferita di Cuba”, musicisti e turisti. E’ l’ora del tramonto, una luce rosata inonda le facciate butterate degli edifici. Durante il giorno è troppo caldo per passeggiare sul lungomare, separato dalla città da un’immensa strada a sei corsie, fin troppo larga per l’uso che ne viene fatto. Sotto i portici degli edifici che vi si affacciano non si vede il mare, il muro è troppo alto, monito del limite che costituisce. Del resto, com’è evidente già dal primo giorno, moltissime cose sono un simbolo a Cuba: questo muro di 8 km è il punto più vicino alla Florida, ma è anche ciò che impedisce ai cubani di avvicinarvisi, tant’è che vige il divieto di nuoto per paura di una fuga. La gente vi si siede, vi sale sopra, lo usa come se fosse il salotto di casa, per prendere un po’ di aria fresca serale. Non è più una linea, ma è un luogo: sul muro del Malecón accadono cose. Siamo affascinate da queste continue contraddizioni, che sono parte della vita quotidiana dell’isola. Sono le regole, spesso non scritte, di Cuba, che dobbiamo imparare.
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Papa Francisco: una speranza per Cuba? “Bienvenido Papa Francisco!”, si legge sui manifesti e sulle locandine oggi. Sono le 5.00 del mattino a La Habana, notte fonda per una città in cui il sole sorge alle 7.30. Camminiamo lungo l’Avenida de Presidentes, è domenica e le prime poche persone che incontriamo sono giovani ancora fuori dalla sera precedente, che finiscono il loro sabato notte ai piedi della Casa dello Studente. Per un attimo pensiamo di aver sbagliato giorno o direzione, ma proseguendo cominciamo a scorgere i primi pullman fermi da cui scendono gruppi di persone che prendono la nostra stessa strada. Qualcuno ci chiede di dove siamo, se siamo lì per vedere il Papa e cosa significhi per noi. Il nostro spagnolo zoppica e non riusciamo a 212
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rispondere a tutto. Arriviamo in Plaza de La Revolución, storicamente luogo dei grandi comizi di Fidel. Finalmente ci rendiamo conto delle dimensioni del fenomeno. Sono giorni che la città si prepara per il grande arrivo, con tanto di uffici, musei e servizi chiusi, come se tutti i lavoratori de La Habana dovessero essere lì per aiutare con i preparativi. Il clima è quello da pre concerto: bancarelle che vendono cibo e bevande, transenne, sicurezza, striscioni, bandiere, persone che dormono nei sacchi a pelo dal giorno precedente, ma qui non sono solo i giovani ma tutte le generazioni arrivate per essere sicure di avere il proprio posto in un evento mondiale. Troviamo la nostra collocazione sotto gli sguardi fieri delle gigantografie del Che e di Camilo Cienfuegos
e aspettiamo, mentre sorge il sole, di vedere la reazione di un popolo tendenzialmente esagerato in tutto e normalmente in ritardo su tutto. Al contrario delle nostre aspettative, con un quarto d’ora di anticipo, annunciano l’arrivo del Papa nella piazza. Comincia così la corsa verso la Papa-mobile, alla quale ci aggreghiamo per poter immortalare il momento. Mani, bandierine cubane e dello Stato del Vaticano, bambini sulle spalle, smartphone, tutti sono lì per dare il proprio saluto. Inizia la messa. Una funzione gioiosa e musicale come lo è il popolo cubano, ma incredibilmente ordinata. Il Papa parla e le persone ascoltano. È un discorso improntato sui giovani, sulla speranza da non perdere, sull’unione e l’aiuto tra popoli diversi, con un pensiero particolare alla Colombia. Un discorso d’incoraggiamento a seguire e continuare i giusti progressi ottenuti fino ad ora ad un popolo che di messaggi positivi e sinceri ha un’estrema necessità. Un discorso da uomo impegnato per la pace. Benedice i presenti, salutandoli con un invito a ricordarsi di pregare anche per lui. Nel pomeriggio, prima di proseguire per Santiago de Cuba, andrà poi a incontrare il leader maximo, Fidel Castro, sfatando così il mito della sua presunta morte, o, come dicono i cubani, un possibile rapimento da parte di un gorilla. Ci muoviamo per tornare verso casa, contente di esserci state e di aver rivalutato il perfetto comportamento di un popolo che non è famoso per seguire le regole. In un fiume di persone e autobus vuoti in fila pronti per riportare ognuno alla propria abitazione, ci fermiamo a comprare la Joventud Rebelde, uno dei pochissimi quotidiani dell’isola. L’articolo in prima pagina riporta il discorso
di benvenuto fatto da Raul Castro il giorno precedente all’arrivo all’aeroporto del Papa. Solo così ci rendiamo conto di come venga in realtà fatto percepire questo momento storico dal regime alla popolazione. Dopo avere trattato una serie di tematiche importanti come quelle ambientali, la disoccupazione giovanile e la povertà, Raul ringrazia Papa Francesco per l’aiuto nei rapporti con gli Stati Uniti. Subito dopo però, quasi un terzo dell’articolo riguarda invece l’autocelebrazione della Rivoluzione, la condanna del Bloqueo (o come lo conosciamo noi, Embargo) come il più lungo genocidio della storia. Ancora una volta i buoni propositi, le buone azioni e le buone parole sono stroncate da un regime che controlla quasi completamente le vite dei proprio cittadini. Una realtà piena di contraddizioni, volenterosa nel voler migliorare la propria situazione, ma bloccata da una storia con principi forse troppo severi e ormai anacronistici. Eravamo più di mezzo milione quella domenica mattina, ma probabilmente solo gli stranieri presenti avevano realmente cognizione dell’importanza del momento e del messaggio che stava passando al mondo. Se i cubani si rendessero veramente conto di quanto in questo momento la loro nazione è sotto lo sguardo di tutti, di quanto le stampe internazionali parlino di loro e del loro rapporto con gli Stati Uniti, chissà, magari qualcosa potrebbe cambiare. Una nuova “rivoluzione”? Perché no, è un popolo che ha sempre combattuto per avere ciò che voleva. Peccato che la sensazione sia invece quella di attesa, che qualcun altro decida per loro, la speranza di cui tanto ha parlato anche Francesco, è una speranza si sposta in avanti di almeno dieci anni, tempo in cui si crede che realisticamenFar from FAF
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te potranno vedersi dei veri cambiamenti. In un periodo storico in cui per noi tutto accade rapidamente, le comunicazioni sono in tem-
po reale e le informazioni alla portata di tutti, Cuba rimane bloccata in un sistema da lei stessa creato.
Confidenze Un’isola fatta di storie non raccontante, che solo gli stranieri interessati ogni tanto hanno il privilegio di poter ascoltare grazie alla fiducia che i cubani ripongono nel nostro silenzio. Sono storie di vita quotidiana, a volte quasi banali, altre completamente assurde, storie che hanno voglia di uscire ma continuano a vivere di sussurri. Tentiamo di raccontarvene alcune, così come ci sono arrivate di sfuggita per la calle o da confidenze in un taxi. Al tramonto il Malecón, una birra e un concerto improvvisato diventano teatro dell’arresto di un giovane cubano, a causa proprio del 214
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suo chiacchierare con noi che siamo turiste. In Plaza Vieja arrivano sussurri dall’angolo della strada dove una signora chiede l’elemosina, “Cuba è la prigione personale dei Castro!”. Durante un sopralluogo, cariche di macchine fotografiche e quadernini, il nostro parlottare italiano desta l’attenzione di uomo che ci passa accanto facendo jogging. Ha vissuto in Inghilterra per cinque anni ed è stato una settimana in Italia, a Napoli. Oggi vorrebbe essere un uccello per poter volare via da qui e planare in Europa. In viaggio a Baracoa, nell’unico locale in cima
a una collina che ancora fa musica dopo mezzanotte, ci vedono straniere e, forse a causa anche del troppo rum, si sentono in vena di confidenze notturne. Lui è stato in Italia quattro mesi grazie alla lettera d’invito della sorella, ora vuole scappare, una volta visto quello che c’è fuori è dura tornare. E tornare poi dove? In un’isola in cui non è libero di scegliere in che spiaggia andare, perché i turisti possono fare tutto, ma loro no. Sulla strada per Trinidad il taxista ci racconta, come se fosse la cosa più naturale del mondo, della ex moglie che ora vive negli Stati Uniti con il figlio che non vedrà crescere. Lui vuole venire in Italia appena riuscirà a vendere la sua bellissima macchina americana. L’amico invece che ci scarrozza in giro per La Habana ci chiede con un’onestà quasi sconcertante di poterci portare in un ristorante che conosce lui per la cena. Ogni dieci persone che porta gli regalano un pasto per lui e la sua famiglia. Il terrazzo di casa e una pasta italiana con la signora che ci ospita diventano invece luogo ideale per i racconti di chi, come lei, ha beneficiato della rivoluzione. Lei che è stata l’unica a poter studiare tra tutti i suoi otto fratelli, faceva l’infermiera ed ha potuto vivere cinque anni in Venezuela grazie al suo lavoro. Lei che pensa che i giovani cubani siano degli ingrati. O la sua amica Blanca che alla terza birra ci racconta della bontà di Fidel, lui che ha regalato un ristorante qui vicino a un ragazzo per risarcirlo in qualche modo della morte del padre assassinato per sbaglio in un attentato. Loro due, amiche chiacchierone, che concludono la cena con un politico “Ogni parte del mondo ha i suoi problemi!”. E poi ci sono i giovani che vivono una Cuba
diversa, che cerca in tutti i modi di assomigliare all’Europa. Da quelli incontrati in un locale in cui si possono permettere di entrare perché nella vita spacciano illegalmente musica e film scaricati dalla rete, all’amico del proprietario di casa che si presenta nei momenti più impensati nella nostra cucina e fa il ballerino e per una tournée all’esterno prende 700 CUC alla settimana. Lui è stato fortunato, il ragazzo conosciuto ieri sera è un ballerino di break dance fantastico, ma per vivere deve fare il barbiere e l’imbianchino. Sì, è un’isola fatta di storie di come è cambiata la vita nel paese negli ultimi 50 anni, di come il popolo si adattato alle regole o di come è riuscito ad eluderle. Probabilmente non è così evidente al classico turista che viene a Cuba per trovare una giovane e bella accompagnatrice o per abbronzarsi in un qualche Cayo all inclusive dalle spiagge bianche. Ma viverci è un’altra cosa. Si ha uno spaccato di una realtà ben più sfaccettata dell’immagine del paese riassunto in salsa, rum, donne e spiagge. La vita è strutturata in modo diverso per stranieri e cubani: i mezzi di trasporto sono diversi, i mercati sono diversi, per non parlare di ristoranti e spiagge in cui è proibito l’accesso alla popolazione. Tutto è caro a Cuba, lo è per i turisti figuratevi per i cubani. Legalmente magari gli permettono di fare più cose di un tempo, ma se in pratica nessuno se lo può permettere che senso ha in fondo? L’esempio pratico più semplice e diffuso è internet. Oltre a poter avere una connessione fissa, già da un paio d’anni esisteva il Wifi in alcuni luoghi ma a prezzi talmente inaccessibili che nessuno poteva usufruirne. Dallo scorso luglio invece, con la liberalizzazione e il calo dei prezzi, le strade in cui è presente il Wifi ETECSA, unica Far from FAF
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compagnia telefonica cubana, vengono prese d’assalto ogni giorno da centinaia di persone, creando così un nuovo fenomeno sociale. La povertà, soprattutto in certi quartieri, è spesso evidente: sono pochi i benestanti, prevalentemente militari o chi lavora col turismo. Questi sono anche tra i pochi privilegiati che hanno un’idea di come sia il mondo al di fuori dell’isola, di come si vive in altri paesi o che non trovino strano che in Italia non mangiamo riso e fagioli tutti i giorni. Benché fino alla scuola secondaria l’istruzione sia obbligatoria e il tasso di alfabetizzazione sia prossimo al 100%, fa impressione rendersi conto quan-
to le condizioni storico-politiche li abbiamo completamente tenuti fuori dal mondo. Ecco, questa è la cosa più evidente e più disturbante: loro non sanno. Le informazioni filtrate, l’embargo, la difficoltà di comunicare con l’esterno, li hanno fatti restare in una bolla. E come il famoso pesce rosso, loro girano su se stessi, aspettando che qualcuno li liberi nel mare aperto. Speriamo che il povero pesciolino sopravviva alle correnti, che non venga mangiato da tutti i pesci più grossi, già pronti ad accaparrarsi un pezzo dell’ultimo posto al mondo senza un Mc Donald.
Nada se compara con Habana Sono tre mesi che camminiamo per le strade di questa città e ancora non abbiamo trovato altro a cui paragonarla. Siamo alla fine del 216
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nostro viaggio e ancora riesce a sorprenderci, anche se abbiamo imparato a capirla. Il tempo è passato senza che ce ne rendessimo
conto e ci ritroviamo quasi all’improvviso a dover tirare le somme di questa esperienza. Siamo arrivate in un Agosto torrido, dovendo muovere i primi passi incerti in una città con regole da subito chiaramente diverse dalle nostre. La disperata ricerca di una casa, gli infiniti chilometri a piedi tutti i giorni, i nuovi amici, i viaggi alla ricerca dell’anima dell’isola, le lunghe chiacchierate in terrazzo davanti a una cerveza gelata, la nascita del progetto, ci hanno portato fino a un Novembre che ci permette ancora di andare alla playa, mentre in città contiamo i posti in cui vorremmo andare prima di ripartire. Vogliamo allora confidarvi un po’ dei segreti che abbiamo scoperto essere fondamentali per confondersi, almeno in parte, con gli habaneros. 1. Possedere un ombrello: vi chiederete a cosa serve un ombrello in un paese in cui è estate tutto l’anno. Ovviamente a proteggersi dal sole… o da qualsiasi altra cosa cada dal cielo sulla strada: pezzi di cornicione, preservativi, sigarette, secchiate d’acqua e chi più ne ha più ne metta. 2. Bere rum e ascoltare musica: imprescindibilmente rum chiama musica e musica chiama rum. Che venga dalla finestra della casa di fronte o dal cellulare del chico che passa per la strada, l’importante è che il volume sia al massimo. Che si beva da una bottiglia di Havana Club 7 anni o da un orrendo tetrapack da meno di un peso, l’importante è che sia tanto. Se è così il lunedì mattina, immaginatevi cosa può essere un sabato sera a La Habana.
3. Vestirsi in modo eccentrico: il must have è il monocolore estremo. Immaginatevi enormi mele verdi, limoni gialli e fragole rosa che camminano fieri del loro abbinamento giornaliero. Abboniamo il total white a chi deve entrare a far parte della Santeria. In ogni caso qualsiasi capo appartenuto agli anni ’80-’90 è ben accetto. 4. Bisbigliare: in realtà non esiste una parola che descriva esattamente l’attività preferita dai cubani. Tutti, dai bambini agli anziani, donne e uomini indistintamente ti soffiano nelle orecchie commenti, apprezzamenti e proposte di ogni genere senza nessun tipo di limite. Dopo tre mesi è ancora impossibile ignorarli del tutto. 5. Sputare: proprio così, letteralmente. In ogni luogo e in ogni momento della giornata, scaracci, starnuti e moccoli li accompagnano nelle loro passeggiate. E purtroppo accompagnano anche noi. 6. Salutare tutti: i cubani sono tutti hermanos, non importa che sia veramente tuo fratello, il migliore amico o solo qualcuno conosciuto 5 secondi prima, tutti vanno rumorosamente salutati e baciati. E da questo dovremmo imparare qualcosa anche noi, meno indifferenza e più amore! 7. Avere un machete: multiuso, leggero, trasportabile, potete scegliere il colore del manico (anche se il più in voga è il naturale color legno). Vi permetterà di aprire senza fatica succose noci di cocco, di tagliare filo per filo il prato di fronte a casa e per i più abili anche di farvi una barba perfetta. Far from FAF
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8. Fare il bagno vestiti: pigrizia o desiderio di non abbronzarsi? Ancora non si è capito, l’importante è essere coperti dalla testa ai piedi, arrivare in spiaggia e camminare dritti verso il mare con tanto di cappello, occhiali e orologio come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ovviamente per il look perfetto si rimanda al punto 3, anche se per una classica abbronzatura a rombi il capo più utilizzato della stagione 2015 è la maglia a rete, cotechino style. 9. Avere calma: tutto ha bisogno del suo tempo, ed anche di più. I cubani non conoscono la parola fretta. L’esperienza più cubana che potete fare è una fila di 4 ore per il gelato della famosissima Coppelia: scegliete un gusto, prendete posizione… e sperate che durante l’attesa non scambino il cioccolato con la fragola! Essere perennemente in ritardo è l’ovvia conclusione. Immaginate di aspettare un’intera mattina un appuntamento mancato mentre di fronte a voi un solo uomo fa a pezzetti con un machete un enorme albero caduto. Dite che avrà finito?
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10. Essere caliente: non è solo un atteggiamento ma un vero e proprio modo di vivere. Tutto è esuberante ed eccessivo, dalle porzioni di riso e fagioli ai commenti per la strada, dal modo di ballare alla messa della domenica. Se puoi eccedere fallo e non sarai mai fuori luogo. Parla con tutti, interessanti delle storie degli altri, condividi. Si dice che “nessun uomo è un’isola” e Cuba l’ha capito perfettamente. A questo punto dovreste aver immaginato uno spaccato di una normale giornata a La Habana, travolgente, rumorosa, avventurosa, affascinante, faticosa, lunga, a volte troppo. Ci siamo lasciate trasportare in questa realtà affascinante e assurdamente contraddittoria, abbiamo imparato ad amarne molti aspetti, mentre altri ce li lasciamo più facilmente alle spalle. Auguriamo a tutti di poterla vivere almeno una volta per poter uscire dallo stereotipo della città da cartolina. È ora di tornare a casa, è il momento giusto, con un po’ di nostalgia ma con il desiderio di ritornare, c’è ancora tanta Cuba da scoprire!
Strade di vita Sono le cinque del pomeriggio e iniziano a comparire le scacchiere e il domino. Anziani e famiglie, sconosciuti e vicini di casa s’incontrano nelle piazze de La Habana Vieja o agli angoli delle strade del Vedado per sfidarsi ai giochi più famosi di Cuba. Appoggiano le pedine su una tavola di legno su cui è disegnata la scacchiera, a sua volta sorretta da un tavolo scalcinato o, più spesso, dalle gambe dei giocatori stessi. Panchetti e sedie vengono tirate fuori, arrivano altri amici, qualcuno accende uno stereo e l’angolo della strada brulica di vita. Sono proprio le esquinas, gli incroci, gli slarghi e le strade stesse che costituiscono lo spazio pubblico di questa città. Solo la cit-
tà storica intramuros ha un sistema di piazze più simile al nostro immaginario, con bar affacciati su essa, gruppi di ragazzi seduti sui gradini della Chiesa o del palazzo storico. Al di fuori prende il sopravvento la monumentalità portavoce dei valori della Rivoluzione: le poche piazze sono enormi piastre in cui sorgono busti di Josè Martì, eroe nazionale della prima indipendenza cubana, cartelloni inneggianti a Fidel, Raul o Chavez, o fontane normalmente vuote. Sono luoghi d’immagine più che centri di vita, sono spazi in cui l’organizzazione limita la spontaneità. Ma sui gradini delle case del Centro Habana, tra i calcinacci degli edifici, i cani randagi e i carretti di avocado, sui muretti del Vedado, nascosta dagli alberi e dalle macchine parcheggiate a bordo strada, la città si spoglia dei doveri e si da al domino, al calcio, al reggaetòn, al rum. È la vittoria del non organizFar from FAF
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zato, non progettato: Cuba vive nella calle, non nella piazza. Massimo esempio della vita di strada è il Malecón de La Habana, “el lugar màs barato de Cuba”, dove si passano notti a perdere tempo. Lasciato a se stesso nella sua lotta contro l’acqua e il vento, si ravviva nel modo più spontaneo possibile, nei suoi cinque metri di marciapiede e nello spesso muro. È vita di strada, sono strade di vita, quella più vera. È lo spazio pubblico per eccellenza della città ed è questo il carattere che domina i nostri studi e le nostre ricerche. È un’arteria di traffico veloce in cui lo spazio pubblico è stretto in una fascia, tra l’inquinamento delle macchine e un muro, dietro a cui finisce la città, o meglio finisce l’isola. E’ un’infrastruttura a cui la città si è dovuta adattare, prendendo tutti quegli spazi residui derivanti da incroci, rampe, rotonde, la cui progettazione non va al di fuori di porzioni di
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verde basso e qualche seduta. È il “salotto” della città, ma al posto dei televisori a schermo piatto, qui, dove i televisori li devi importare dalla Russia, dal Venezuela o dalla Cina, la vera telenovelas è la vita di strada. Musicanti, poeti, accattoni, pescatori, famiglie, giovani e anziani, tutti si siedono su questo muro, nei punti di confluenza delle maggiori arterie. Tutto risuona di musica: s’improvvisano concerti nei lotti vuoti sul lato della strada, i trovadores camminano lungo tutto il percorso cercando clienti a cui dedicare una serenata, i giovani ascoltano reggaeton dalle loro casse, ballando e bevendo. Passano signore con carrelli pieni di caramelline, crackers salati e patatine di mais. I turisti si godono gli spettacolari tramonti che fanno brillare gli edifici in rovina. È gente che si siede e sta, non fa nulla di particolare per passare il tempo, si gode la vista della propria città e del mare. Tutto tende, tutto guarda a questo muro che è architettura, arredo, sfondo e simbolo.
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15. ALLEGATI
“l suono delle sirene del porto, le luci dei pescherecci, ragazzi seduti sul muro che cantano accompagnandosi con la chitarra e il tamburo, coppie di innamorati abbracciati che guardano in silenzio l’orizzonte, pescatori intenti a buttare le reti fatte con le loro mani. È uno scorcio di vita reale.”
Manuel Vàzquez Montalban
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Legenda
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Lo stato conservativo è riferito a ciò che è visibile dal fronte strada, è stato definito secondo i parametri di: - ottimo (A), indicando edifici in ottimo stato manutentivo, spesso già restaurati; - buono (B), riferito ad edifici che testimoniano una manutenzione non continuativa; - scarso (C), per quegli che presentano forme di degrado visibili, spesso legate alla forza degli agenti atmosferici; -insufficiente (F), riferendosi alle struttura completamente inutilizzabili e alle rovine; - edifici con lavori in corso (*).
Il periodo di edificazione è stato suddiviso per: - la prima metà del XX secolo (‘900); - la seconda metà del XX secolo (‘950); - la fine del XX secolo (‘990).
Il valore architettonico è stato classificato secondo i parametri di: - alto (1), quando l’edificio presenta caratteristiche architettoniche di pregio, quando si tratta di edifici storici o dai tratti peculiari; - medio (2), in caso di edifici che non accrescono il valore dell’area; - basso (3), per immobili che per le loro caratteristiche si distaccano dal contesto e non si armonizzano con esso.
La destinazione è stata articolata per le macro-funzioni di: - residenziale (RES), comprendenti anche casas particulares; - uso amministrativo (UFF); - uso commerciale (COMM); - uso misto tra due funzioni (MIX) - uso sanitario (OSP) - uso ristorativo (RIST) - uso alberghiero (HOT) - uso sportivo (SPORT) - uso ludico (GIOCO)
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“[…] Ah L’Avana, L’Avana! Tutto ciò che le ho dato e quello che ancora non le ho dato! Dunque perché negarlo, bella signora indifferente di altri giorni, perché negarlo: tanto l’ho odiato un tempo che ho finito per amarla[...]”
Freddy Longo
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