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UNPLUGGED
Sebastiano Porretta
RICERCA COMUNICAZIONE E MERCATO
L’industria alimentare dal lato della ricerca è considerata a bassa tecnologia: più generalmente, essa non viene mai inclusa tra i settori “basati sulla scienza” o ad “alta tecnologia”, cioè quelli che guidano l’evoluzione tecnologica di tutti gli altri comparti manifatturieri e no, di fatto fornendogli innovazioni. Questo scarso potenziale innovativo intrinseco al comparto sarebbe, in effetti, confermato da una bassa vasta avrebbe generato un appiattimento innovativo e comunicativo dove tutto sembra già detto, fatto e descritto. Certamente un più facile accesso ai big data ha comportato, da un lato, lo spodestamento di quell’arte creativa pseudo-esclusiva di certe agenzie di comunicazione capaci contemporaneamente (millantando) di studiare il mercato e di generarne la relativa comunicazione (?) e, dall’altro, la diffusione di oggettivi strumenti informatico-statistici più abbordabili (anche se ciò non esime dalla profonda conoscenza dei metodi e delle loro insidie) e sui quali si fonda l’attuale studio di mercato capace di consegnare quei cosiddetti driver di preferenza sui quali si dovrà fondare la comunicazione dei prodotti. Perfino il cosiddetto guerriglia marketing, tecnica a basso budget ottenuta attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali e che, contrariamente dall’apparenza, non si fonda affatto sulla suddetta capacità creativa di qualche pubblicitario, ma su un’attenta analisi dei dati di mercato.
intensità di ricerca (R&S/fatturato o valore aggiunto). Nelle indagini comunitarie sull’innovazione il settore alimentare è costantemente tra gli ultimissimi posti dei settori manifatturieri rispetto a questo indicatore; nei Paesi OCSE l’intensità di ricerca dell’industria alimentare è dello 0,3% circa, mentre il settore farmaceutico registra 11% e la media dell’intera industria manifatturiera è 2,4%. Sul versante della comunicazione, un’attuale corrente di pensiero lamenta che, mentre un tempo gli strumenti del mestiere in mano agli studiosi del mercato erano per i pochi che li sapevano maneggiare, oggi l’apparente diffusione, accessibilità e, più in generale, democratizzazione di tali risorse a una platea di professionisti molto
