RICICLARE PER RINNOVARE - AGRI+FOOD CENTER Da centrale elettrica a polo agroalimentare innovativo
Università degli studi di Firenze Scuola di Architettura Tesi di Laurea Magistrale in Architettura A.A 2019/2020
RICICLARE PER RINNOVARE - AGRI+FOOD CENTER Da centrale elettrica a polo agroalimentare innovativo
RELATORE: Flaviano Giuseppe Maria Lorusso LAUREANDO: Chloé Mancini
Three it’s a magic number Yes it is, it’s a magic number Because two times three is six And three times six is eighteen And the eighteenth letter in the alphabet is R We’ve got three R’s we’re going to talk about today We’ve got to learn to Reduce, Reuse, Recycle Reduce, Reuse, Recycle Reduce, Reuse, Recycle Reduce, Reuse, Recycle If you’re going to the market to buy some juice You’ve got to bring your own bags and you learn to reduce your waste And if your brother or your sister’s got some cool clothes You could try them on before you buy some more of those Reuse, we’ve got to learn to reuse - Jack Johnson, The 3 R’s, “Sing-A-Longs and Lullabies for the Film Curious George”
PREMESSA Riciclare l’architettura è oggi uno dei più ricorrenti pensieri-guida per le trasformazioni urbanistiche delle città che vogliono percorrere la strada della sostenibilità, della qualità e dell’innovazione. La necessaria rigenerazione (architettonica, sociale ed economica) degli insediamenti deve avvenire attraverso una immissione in “nuovi cicli di vita” dei complessi urbani, dei tessuti insediativi e delle reti infrastrutturali in dismissione, in mutamento o in riduzione funzionale. Il tema si basa sull’urgente domanda proveniente dalla società contemporanea di trovare modi e metodi per arrestare i fenomeni di consumo del suolo e di spreco delle risorse e per affermare, anche nel campo delle trasformazioni edilizie urbane e del paesaggio, una “ecologia” ispirata al concetto delle “Tre R”: Reduce, Reuse, Recycle (riduci, riusa, ricicla).
1. come sottolineava Bruntland Commission già nel 1987
Nelle strategie della rigenerazione urbana e del paesaggio, alle tre R del cosiddetto “riciclo ecoefficiente” appena richiamate si possono accostare le tre E delle più illuminate posizioni etico-politiche: Economy, Equity, Environment, ed aggiungerei anche Energy, ovverosia, crescita economica congiunta a equità sociale e a rispetto e tutela dell’ambiente attraverso le energie rinnovabili. In nome del grande mito dei nostri giorni: la sostenibilità dei processi trasformativi, ovvero riuscire a soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future.1 La ricerca vuole soprattutto trovare strumenti per dare un nuovo senso e un nuovo uso a quanto già esiste nel nostro territorio, nel nostro paesaggio, nelle nostre città, e dare nuova vita a ciò che è scartato o abbandonato, cessando il più possibile i processi di rifiuto.
Ma la scommessa, che può dare una patina di effettiva innovatività, riposa nel saper rintracciare nei modi di agire delle nostre discipline progettuali (dell’architettura, dell’urbanistica e del paesaggio) la capacità di far germinare nuovi cicli vitali dei nostri territori sempre più cementificati, attraverso il recupero di monumenti industriali un tempo inquinanti. Il tema è evidentemente tutt’altro che nuovo, ma quel che spero è che porre al centro dell’attenzione l’idea di “istituire nuovi cicli di vita” per i materiali del territorio possa aiutare a superare sia le debolezze delle pratiche correnti del recupero accettando quindi un dialogo franco con le logiche dello sviluppo e della crescita economica e sociale, ma partendo dalla volontà di affermare i valori culturali connessi ai concetti di architettura, città, paesaggio, e i valori di sostenibilità ambientale prioritari in ogni azione progettuale e trasformativa. È qui allora che il concetto di riciclo applicato ai temi dell’architettura, della città e del paesaggio, può passare da puro termine tecnico a parola chiave per cercare rinnovate strategie e strumenti progettuali per la ri-generazione a cui aspiro, considerando non solo i materiali di scarto dei processi di trasformazione recente, ma tutto il processo progettuale. SVILUPPO LOCALE E INNOVAZIONE Pensare quindi alle città come ad ecosistemi funzionali in cui si sviluppano relazioni economiche, sociali ed organizzative condivise tra tutti gli attori (istituzioni, imprese, associazioni, cittadini) che li abitano sembra quindi essere di reale importanza. Ma in un paese come l’Italia, nel quale i centri al di sotto dei cinque mila abitanti rappresentano il 70% circa delle ammini-
strazioni locali e pochi sono gli spazi “vuoti” tra una città e l’altra, e studiare la riqualificazione dei monumenti industriali, che generalmente si trovano in aree principalmente rurali o di transizione, appare prioritario l’esigenza di ripensare e ridefinire non solo i grandi centri urbani ma anche quegli spazi “di mezzo” in cui si intersecano le reti infrastrutturali, i tessuti della aree agricole, gli insediamenti produttivi e le nuove strutture turistiche di agriturismo e di turismo rurale. Tale intreccio di relazioni ha cambiato il senso della fruizione degli spazi pubblici e privati e delle interdipendenze tra le funzioni dei servizi urbani e dei servizi produttivi alla campagna.
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Si pone dunque l’urgenza di ripensare e ridefinire il concetto di spazio pubblico, attivando un processo condiviso di progettazione partecipata e di gestione di nuovi spazi di relazione, infrastrutture e servizi pubblici e collettivi, secondo una logica unitaria che guarda alle interdipendenze tra la città concentrata e l’aperta campagna a servizio delle comunità insediate e delle attività produttive. Nel corso delle trasformazioni territoriali degli ultimi decenni è emerso infatti un processo di superamento dei tradizionali rapporti tra città e campagna, anche in relazione agli sviluppi della rivoluzione tecnologica che ha abbattuto le dimensioni relazionali di spazio/tempo, portando all’affermazione di una nuova dimensione delle relazioni territoriali che ipotizza “città-territorio” e “città in rete” pluricentriche e aperte a nuovi sistemi dei processi di sviluppo. A tal proposito, assume allora un ruolo fondamentale la centralità dell’agricoltura e dei Comuni come unici strumenti utili per un efficace crescita sotto vari aspetti : urbanistico, ambientale, produttivo, turistico, sociale. Centrale Turbogas Enel di Campomarino
INDICE
PREMESSA
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INTRODUZIONE
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01
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LE EVOLUZIONI DELL’ ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
NUOVI SCENARI PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO: PAESAGGIO, TURISMO, AGRICOLTURA, SOSTENIBILITA’
Nascita di una nuova disciplina
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Lo sviluppo dell’archeologia industriale
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Dall’archeologia industriale al turismo industriale
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02 IL PATRIMONIO INDUSTRIALE CONTEMPORANEO: L’ARCHITETTURA INDUSTRIALE DELLE CENTRALI ELETTRICHE
Introduzione
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La questione rurale
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La valorizzazione del territorio e del paesaggio attraverso il cibo
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Le potenzialità dell’agricoltura
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Le potenzialità del turismo rurale e sostenibile
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Il binomio Agrifood e turismo per rendere attrattivi i territori italiani
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Agriturismo e agricoltura multfiunzionale in espansione
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Innovazione tecnologica in agricoltura per lo sviluppo locale
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La storia
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La strategia del riuso
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Alcuni esempi di nuovi modelli sostenibili
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Come intervenire Casi studio
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Casi studio
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06
ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
LE STRATEGIE D’INTERVENTO
Inquadramento della Regione Molise
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Analisi del Comune di Campomarino
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05 ANALISI DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
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I principi fondamentali del progetto di concorso
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Il processo partecipativo
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Il piano operativo FESR 2014-20 della Regione Molise
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Le strategie ritenute
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Il concorso
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Inquadramento e accessibilità al sito
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Storia della centrale
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Elementi costitutivi dell’impianto
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L’area negli strumenti urbanistici
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Il rapporto con il contesto
Gli obiettivi ricavati dall’analisi
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AGRI+ FOOD CENTER Il masterplan
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Le fasi di progetto
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Il riuso e la progettazione ex novo
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ELABORATI GRAFICI E BIBLIOGRAFIA
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INTRODUZIONE L’importanza di approfondire la tematica del riciclo e dell’innovazione, ai giorni nostri, è di vitale importanza sotto molteplici punti di vista: la riqualificazione di aree industriali, nel caso specifico la riconversione delle centrali dismesse si presenta come un’occasione per aprire nuove opportunità di sviluppo ai territori che li ospitano. Viviamo in un tempo in cui il tradizionale modello energetico, che vedeva l’energia elettrica prodotta da grandi centrali per essere trasferita agli utenti finali, è stato in parte superato dal modello della “generazione distribuita”, in cui risulta determinante il ruolo di impianti alimentati da fonti rinnovabili diffusi sul territorio, spesso di piccola taglia. Il consumatore diventa in molti casi anche produttore, superando il modello unidirezionale che caratterizzava il tradizionale paradigma energetico per muoversi verso un nuovo modello che vede la rete di distribuzione diventare sempre più “intelligente”, per soddisfare la domanda di energia in maniera efficiente. Queste centrali che solo pochi anni fa sono arrivate a coprire da sole alcuni punti percentuali del fabbisogno energetico italiano sono arrivate oggi ad una produzione prossima allo zero, con una drastica riduzione del numero di ore di utilizzo, ormai in funzione di riserva. Questo fenomeno ci fa capire la rapidità del cambiamento e la sua forza. Conseguenza di questa “rivoluzione energetica” è la progressiva dismissione delle centrali elettriche, che hanno esaurito il proprio ruolo nello scenario energetico e che si ritrovano ad essere delle “cattedrali nel deserto” in aree abbandonate e poco valorizzate che rappresentano un nodo non sempre risolto nel Paese.
Cosa fare quindi con queste infrastrutture elettriche non più in uso? Possono essere considerati parte del patrimonio industriale e culturale italiano? A che stregua? E’ in questo scenario che si inserisce il tema principale di questa tesi che vede la riconversione turistico-ambientale dell’ex-centrale turbogas di Campomarino, in provincia di Campobasso, e la necessità di inserirla in un sistema a scala più ampia che la riconnetta al contesto paesaggistico attualmente poco valorizzato. L’impianto è infatti collocato vicino al centro cittadino e al suo lido, immerso in una vasta area agricola di importante valore produttivo e percettivo ma che vive attualmente una crisi economica-sociale di spopolamento. Il concorso di riqualificazione della centrale, lanciato da Enel, dopo aver ottenuto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico l’autorizzazione a porre in sicurezza l’impianto e a cessarne l’utilizzo, rappresenta una grande opportunità di sviluppo, permettendo di ripensare l’assetto complessivo del territorio, creando una nuova centralità per le comunità locali e completando il sistema urbano e paesaggistico al fine di renderlo più attrattivo e competitivo. Il progetto di riuso permette quindi, da una parte, di mitigare questa frattura di abbandono cercando di creare un colloquio con le aree limitrofe, rendendo questi luoghi accessibili, dall’altra rappresenta un’opportunità per sperimentare e quindi proporre nuovi modelli insediativi. A tal proposito, lo scopo principale di questo lavoro è pensare ad un nuovo approccio di progettazione di sviluppo locale che veda come elementi fondanti l’innovazione e la sostenibili-
LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
tà su tutti i punti di vista in grado di innescare processi virtuosi di crescita sociale ed economica intorno ad una nuova realtà industriale. Ponendo particolare attenzione verso la comunità, mediante analisi del territorio e opinioni degli stakeholder, ho potuto ipotizzare un progetto integrato che avesse come tema centrale la progettazione di un nuovo polo attrattivo, basa to sul tema dell’agroalimentare e che promuovesse da una parte la valorizzazione dell’asset industriale e dall’altra i valori sociali, economici, ambientali e tecnologici legati alla cultura enogastronomica e produttiva di un territorio nato e scolpito da un paesaggio agricolo. I cambiamenti nel sistema energetico IERI
DOMANI PRODUZIONE
centrali inquinanti
energia rinnovabili
MERCATO
sistema centralizzato
sistema decentralizzato
TRASMISSIONI
a grande scala
a piccola scala
DISTRIBUZIONE
top to bottom
doppia direzione
CONSUMATORE
abitanti passivi, pagano solo
abitanti attivi, autosufficienti
A tal fine, ho suddiviso il lavoro di tesi cronologicamente in tre fasi, rispettivamente : ricerca, analisi e progettazione. Nella prima e seconda parte di ricerca mi sono dedicata al grande tema dell’archeologia industriale e della riconversione delle centrali dismesse per capirne lo scopo della riqualificazione nei principi di sostenibilità economica, sociale, ambientale e di innovazione, oltre che ai metodi di economia circolare come base al progetto, approfondendo diversi casi studio di respiro internazionale. Successivamente, nella terza parte ho approfondito i temi architettonici legati al turismo ambientale e all’agricoltura, ricavati dalle tendenze attuali della popolazione globale, per studiare proposte e strategie per rendere attrattivi questi territori abbandonati puntando sul loro valore storico, culturale e paesaggistico. Dopo di ciò, nella quarta e quinta parte del lavoro, ho analizzato il territorio al livello regionale, comunale e locale in cui si colloca la centrale in questione per poterne attenuare le criticità e valorizzare le potenzialità. Queste strategie le ho applicate nella fase di progettazione, dove espongo il progetto urbanistico e architettonico della riconversione della ex-centrale turbogas di Campomarino, servendomi di un’occasione di concorso realmente avvenuto per poter sperimentare le validità delle mie idee.
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Centrale Turbogas Enel di Campomarino
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LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE L’Archeologia Industriale è un formidabile strumento d’indagine dell’identità territoriale delle nostre comunità. Attraverso la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione della memoria industriale si incrociano vicende umane, sociali, economiche, culturali e affiorano le dinamiche e le trame del tessuto territoriale, le politiche e le scelte che hanno caratterizzato lo sviluppo locale.1 1. Vincenzo Maria Vita, Assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma
2. F. Borsi, Introduzione all’archeologia industriale, Roma, Officina edizioni, 1978, p.7
Nel momento in cui si pensa al recupero di un edificio industriale, bisogna riconoscere ed accettare i valori che ad esso sono attribuiti. Non si considerano solo le memorie individuali ma anche il valore di documento storico intrinseco ad esso, testimonianza del rapporto con la realtà umana, sia da un punto di vista storico, economico, sociale, sia sotto gli aspetti della tecnica della tecnologia. Infatti, il passaggio dall’era della rivoluzione industriale a quella post industriale ha creato una profonda frattura nel mondo della produzione industriale, determinando l’improvvisa obsolescenza e l’abbandono di opifici che erano rimasti in attività per secoli, giungendo integri, sia pure con modeste modifiche, fino ai giorni nostri; basta pensare alle numerose miniere abbandonate, in varie regioni italiane, perché dispendiose oppure alle radicali trasformazioni che hanno investito le acciaierie, con i loro enormi stabilimenti, l’industria della carta, del vetro e molte altre di quelle che hanno caratterizzato la storia industriale del nostro Paese. Queste fabbriche non solo rappresentano un patrimonio dell’umanità, in quanto frutto dell’ingegno umano e tappa della nostra evoluzione tecnologica, ma sono anche la testimonianza viva di fatiche, di lotte sindacali, delle fortune economiche di alcune famiglie.
Ciò che rischia di sparire a causa dell’abbandono delle fabbriche, dovuto al superamento dei processi produttivi e a una diversa organizzazione del lavoro, è dunque un patrimonio culturale importante che conserva memoria di alcuni secoli di sviluppo del nostro Paese. L’esigenza di salvaguardare e tramandare alle future generazioni non solo le opere d’arte ma innumerevoli altre espressioni del nostro operare e della nostra cultura materiale si è affermata, sotto lo stimolo delle profonde e rapide trasformazioni che hanno investito la nostra società, già a partire dalla metà del secolo scorso. NASCITA DI UNA NUOVA DISCIPLINA Da queste esigenze è nata una nuova disciplina, l’Archeologia industriale, che, attraverso lo studio delle testimonianze fisiche e in particolare delle trasformazioni dello spazio di lavoro e degli impianti produttivi, indaga tutti gli aspetti dell’influenza dell’industrializzazione sulla società moderna. Il suo nome, dato dall’accostamento dei termini “archeologia” e “industria” può creare qualche perplessità sia da un punto di vista temporale che da un punto di vista estetico. Sotto l’aspetto temporale perché si pensa all’archeologia come scienza che si occupa delle vestigia del mondo antico e quindi a qualcosa di legato al passato, mentre si associa il termine industriale a fenomeni produttivi, tecnologici e economici legato al futuro. La contraddizione estetica risiede nel fatto che con “archeologia” s’intende lo studio e l’analisi di manufatti artistici spesso aventi un grande valore estetico mentre con “industriale” ci riferiamo a qualcosa in maniera tutt’altro che estetica.2 Ma bisogna tenere conto che l’archeologia, per definizione, è la scienza che studia i reperti e le
LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
testimonianze dell’attività dell’uomo nell’antichità, così, “l’archeologia industriale” è la scienza che studia i reperti e le testimonianze dell’epoca della rivoluzione industriale, in tutti i suoi aspetti e contenuti (macchine, edifici, tecnologie, infrastrutture) e le conseguenze economiche e sociali che ne derivano. È dunque la scienza che studia le origini e lo sviluppo della civiltà delle macchine e i segni lasciati dal processo di industrializzazione nella vita quotidiana, nella cultura e nella società.3 L’archeologia rappresenta […] non solo la storia dei grandi uomini e delle loro guerre, ma la storia dei popoli. Anziché sulle fonti scritte essa si basa sui dati materiali che una civiltà produce, accumula e lascia dietro di se.4 E’ da questo punto di vista che il termine “archeologia industriale” trova giustificazione: il mondo industriale è caratterizzato dallo sviluppo tecnologico imponendosi all’interno delle fabbriche che a loro volta sono edifici che fanno parte di un territorio e di una realtà ben precisa, che hanno caratterizzato e condizionato la vita degli uomini che ne facevano parte. I due termini vengono accostati per la prima volta in un articolo del 1955 scritto da Michael Rix e vennero ufficializzati dal Council of British Archaeology nel 1959. In realtà, come hanno precisato alcuni studiosi, tra cui Neil Cossons, questa espressione circolava già da qualche anno nei primi circoli di appassionati formatisi in Gran Bretagna. LO SVILUPPO DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE L’archeologia industriale e la storia del patrimonio industriale hanno avuto una complessa
evoluzione così come accade per ogni ambito disciplinare oggetto di studi e ricerche. La Gran Bretagna fu il primo Paese a recepire il ruolo fondativo dell’industrializzazione nella propria storia nazionale e a sentire l’esigenza di approfondirne lo studio. L’archeologia industriale cominciò a svilupparsi attorno agli anni cinquanta, quando proprio in Inghilterra, e precisamente a Euston, un vasto movimento popolare si mobilitò contro la demolizione dell’arco in ferro, simbolo della stazione ferroviaria della città. A questa presa di coscienza ebbe inizio il dibattito che portò alcuni intellettuali e studiosi inglesi, provenienti da diversi ambiti disciplinari, ad occuparsi delle vicende legate alle nuove esigenze di smantellamento degli impianti produttivi e a conferir loro un valore tale da farli diventare oggetti da tutelare.
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3. Definizione dell’Enciclopedia Treccani
4. R. Bianchi Bandinelli, Introduzione all’Archeologia, Bari, Editori Laterza, 1976, p. 25
Arco di Euston La demolizione dell’arco di Euston per far spazio alla costruzione della nuova stazione (1962) Eric De Mare
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LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
5. F. Borsi, Introduzione all’archeologia industriale, Roma, Officina edizioni, 1978, p.10
Il territorio inglese era ricco di manufatti sopravvissuti al rinnovamento dovuto ai processi di industrializzazione che hanno avuto luogo nel Settecento e nell’Ottocento. Inizialmente lo studio di questi processi, aveva interessato solo gli storici della tecnologia, in quanto questi potevano trovare macchine destinate alla produzione all’interno della loro collocazione originale, successivamente tali insediamenti industriali, costituiti dalle fabbriche e dalle case degli operai, iniziarono ad interessare anche gli storici dell’architettura e dell’urbanistica.5 Gli oggetti di studio dell’archeologia industriale, sono dunque, quei manufatti nei quali si compivano, e in alcuni casi si attuano ancora, processi produttivi e che crearono nella loro visione d’insieme il paesaggio industriale. Questi stessi manufatti furono trasformati ideologicamente da meri oggetti funzionali, destinati ad essere utili per la produzione, in vero e proprio “patrimonio industriale”. Si passa quindi dallo studio dei resti del primo industrialesimo, all’analisi e alla conservazione dei luoghi e strutture della prima attività industriale, fino ad arrivare oggi all’industria contemporanea. Agenti iniziali di queste trasformazioni sono le fabbriche e le manifatture sorte a partire dal XVIII secolo. Il prototipo per eccellenza della fabbrica moderna è stato il mulino. Il passaggio seguente è stato quello della manifattura, caratterizzato da edifici di grandi dimensioni che potessero contenere un elevato numero di persone rispetto al mulino. Si sono sostituiti in seguito le fabbriche e le grandi centrali più recentemente. Questi oggetti produttivi divennero oggetti testimoni di un passato che non si vuole dimenticare, oggetti da tramandare alle generazioni
future, oggetti che assumono per la collettività un preciso ruolo simbolico. Col definitivo passaggio all’epoca postindustriale le aziende hanno cominciato a riconoscere il valore del proprio patrimonio storico, valore emozionale, ma anche più concreto. Si sono rese conto della possibilità di usufruire di un potenziale valore aggiunto sul prodotto, sottolineando la competenza che dovrebbero avere raggiunto e consolidato nel tempo. Tale attenzione si basa sul riconoscimento del fatto che un oggetto (o un progetto) nasce necessariamente in una determinata cultura, e che, quindi, di questa è rappresentazione. Si inizia il periodo della tutela talvolta sconfinante nel vincolo: il patrimonio industriale viene apparentato a quello storico, culturale, artistico o paesaggistico. L’alba del nuovo secolo vede diffondersi un nuovo e decisivo approccio ai manufatti industriali, quello del riuso. Sempre più i manufatti industriali vengono ri-disegnati per ospitare nuovi funzioni permettendo di preservare il patrimonio. Anche la relazione con l’ambiente rappresenta parte significativa degli intenti di tutela di tale patrimonio; ne è esemplificativa l’estensione di molti strumenti di salvaguardia dei singoli manufatti a vaste aree di territorio dove ancora più evidente si nota il legame tra complessi produttivi e insediamenti per operai o anche tra processi di produzione e contesto. DALL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE AL TURISMO INDUSTRIALE Attraverso l’archeologia industriali, si ricercano quindi i monumenti industriali, le loro origini ed evoluzioni, come si produceva un prodotto e come oggi, la politica locale, e l’adattamento alla società.
LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
L’interesse per la cultura e le tradizioni del lavoro e dei mestieri sta crescendo sempre più in tutta Europa, e le architetture e gli edifici industriali, l’insieme delle infrastrutture che caratterizzano la nostra quotidianità, sono in realtà potenziali testimonianze del passato, che contribuiscono a modificare costantemente il nostro modo di vivere e la nostra cultura. E’ da questa prospettiva che è nato il concetto di turismo legato all’industria. Così, come sottolinea Josep Maria Pey Cazorla6 : Il ragionamento riguarda il patrimonio culturale, archeologico ed economico nel suo insieme: significa mettere in rete i centri di produzione moderni con le fabbriche antiche, quelle musealizzate e aprire le porte laddove si può far vedere come nasce un prodotto. A tal proposito, il turismo industriale è una nuova forma di turismo che si sviluppa a partire degli anni Novanta, con la fondazione dei primi musei d’impresa e la conseguente consapevolezza che questa tipologia di beni potesse essere compresa all’interno del concetto di patrimonio culturale. Quindi, questa forma di turismo s’interessa ad un insieme di attività volte alla conoscenza e alla scoperta dei luoghi, dei manufatti, delle strutture, dei processi e delle persone che identificano lo stile di vita e di produzione di uno specifico territorio, inoltre fa riferimento alle azioni che hanno lo scopo di promuovere iniziative per la visita delle regioni che accolgono impianti di produzione, musei ed archivi aziendali, villaggi e città operaie, distretti aziendali. Attraverso il turismo industriale è possibile non solo la visita più tradizionale ai musei e agli archivi d’impresa ma a queste attività si affianca
una vera e propria fruizione del patrimonio industriale, che permette di visitare edifici e aree dismesse, ma anche di vedere da vicino impianti, attrezzature, macchinari e prodotti, infrastrutture residenziali o assistenziali collegate in vario modo all’industria e al suo svilupparsi sul territorio. In questo senso, permette una conoscenza del territorio completa, grazie alla possibilità di integrarsi con le forme e gli itinerari più tradizionali di turismo, riuscendo a valorizzare aree spesso conosciute solo superficialmente sotto questo punto di vista e può essere inoltre considerato come un punto d’incontro tra il mondo dell’industria e il mondo della cultura. Un territorio deve essere conosciuto e riconosciuto non solo per il proprio patrimonio culturale e artistico in senso stretto, ma anche per i modi della produzione, i mestieri e gli edifici che ad essi sono collegati. Tutto ciò perché il turismo sta cambiando, non si cerca più solamente il benessere o lo “star bene”, ora si vuole scoprire, diventare partecipi delle cose, mettersi in gioco, capire come è nato un prodotto, e vivere delle esperienze. Le tendenze attuali identificano un turista alla ricerca di segmenti di nicchia, di interessi specifici e più personalizzabili. E’ un opportunità per tener traccia della memoria dell’azienda, del prodotto, del luogo e delle tradizioni legate a quell’industria che ha fatto parte della vita di molti uomini. Le tracce lasciate negli ultimi secoli dall’industria sono resti materiali del passato, che testimoniano la progressiva evoluzione della tecnologia e il conseguente mutamento del paesaggio agricolo circostante e, come tali, meritano di essere studiate e conservate archeologicamente.7
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6. consulente aziendale spagnolo che segue un progetto di turismo industriale nella regione della Catalogna
7. Architetti Francesco Bignardi e Paolo Calderaro
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LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Si può affermare che il turismo industriale può diventare un’importante opportunità per molte città, data la presenza di luoghi di produzione e fabbriche, spesso dismessi e abbandonati, che possono diventare una risorsa da valorizzare ma anche da conservare per la memoria. Il sito industriale non più attivo e il macchinario possono “rivivere” per veicolare sapere e allo stesso tempo interessare il turista alla visita dei luoghi di produzione attivi e contemporanei, per apprendere i modi della produzione ma anche della società. Per esempio, ricollegandosi al tema della tesi, è stata attivata “La via dell’energia”, un sito web che propone una visita alle centrali lombarde che producono energia elettrica come strumento di conoscenza del territorio, inoltre il progetto abbina la visita alle centrali più importanti della regione ad itinerari di carattere storico-artistico, naturalistico ed enogastronomico.
Progetto web di turismo industriale La via dell’energia è un sito che crea dei ponti tra la conoscenza scientifica (produzione energia), la pianificazione territoriale, e turismo industriale. Il sito, realizzato nel 2004, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per l’innovazione di concept e per essere un progetto culturale pensato per il web (online fino al 2016). Monica Amari Associazione Armes
ll turismo industriale si caratterizza quindi per essere una strategia di turismo innovativa che consente di arricchire le forme tradizionali di turismo e può inoltre portare dei consistenti benefici alle comunità locali promuovendo l’economia regionale e locale. Esso può essere considerato come una forma di turismo culturale, che unisce alle attività industriale delle fabbriche, ancora operanti sul territorio, le testimonianze del patrimonio industriale. Questo tipo di turismo interessandosi in modo particolare alla visita ad aziende, la cui attività principale non è direttamente correlata al settore turistico, ma può comunque essere un valido strumento di approfondimento per i visitatori della conoscenza dell’area scelta come meta del viaggio, configurandosi come un’alternativa alle grande mete già interessate da un turismo di massa, la cui sostenibilità è difficile da mantenere.
LE EVOLUZIONI DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
L’importanza di questo elemento è testimoniata anche dal fatto che il turista è sempre più alla ricerca di un turismo che possa essere attivo, con una partecipazione diretta all’esperienza. In questo senso il turismo industriale potrebbe prevedere la possibilità di essere attivamente coinvolti, per esempio in alcune parti del processo produttivo. Infatti, stando ad una ricerca del tedesco Baumann8, il 95% dei “turisti industriali” uniscono alla visita della fabbrica, un tour della città, la visita ad un teatro o ad altre attrazioni: questo indica che si potrebbe pensare ad “unire” tutti questi elementi, collegando anche differenti città e punti di interesse. Inoltre il turismo industriale utilizza delle strutture già presenti nel territorio, senza bisogno di andare a costruire volumi ulteriori e ponendo così un limite al consumo di suolo, ma puntando a cercare di innalzare l’attenzione nei confronti di realtà già esistenti, magari poco o scarsamente conosciute. Un altro aspetto particolarmente significativo è che il turismo industriale è in grado di utilizzare le risorse locali: i visitatori possono entrare infatti in contatto con i prodotti delle industrie del luogo ed essere incoraggiati ad acquistare o consumare quei prodotti di cui hanno fatto esperienza durante la loro visita, in questo modo ci saranno delle importanti ricadute all’interno del territorio e per le comunità interessate. In aggiunta, il turismo industriale può risultare un utile strumento per la destagionalizzazione del fenomeno turistico, in quanto le infrastrutture e le strutture possono essere rese disponibili durante tutto l’arco dell’anno.
8. Baumann B., Inventario del turismo industriale per le aziende manifatturiere nel sud-ovest della Germania, European Tourism Institute Gmbh, 1993.
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Il PATRIMONIO INDUSTRIALE CONTEMPORANEO: L’ARCHITETTURA INDUSTRIALE DELLE CENTRALI ELETTRICHE Verrà il giorno in cui l’elettricità sarà diffusa in tutto il mondo [...]. Essa circolerà nelle città quasi fosse il sangue stesso della vita sociale.1 1. Émile Zola, Les quatre évangiles, Travail, 1901
Planimetria Cité Industrielle Si riconosce l’idea compositiva, in particolare il rapporto stabilito della città industriale con il sito e la città vecchia, la netta separazione funzionale Tony Garnier
Alla fine dell’Ottocento, la seconda Rivoluzione Industriale portò alla diffusione dei prodotti chimici, del petrolio e dell’elettricità. Al secolo borghese del vapore e del carbone era destinata a succedere la nuova era socialista dell’energia, dell’igiene e dei comfort moderni. Così, nel 1900, si vedono sorgere i “palazzi d’esposizione” e innalzarsi le “centrali-cattedrale”. Così, nella competizione tra gas ed elettricità, l’architettura della centrale elettrica si rivela immediatamente come un mezzo pubblicitario fondamentale per illustrare i vantaggi della modernità. Non a caso, nella sua Cité industrielle (1917) Tony Garnier pone la centrale idroelettrica, con la sua diga a monte, al centro della composizione, facendone la struttura portante del nuovo assetto urbano.
All’inizio, quindi, il comportamento progettuale nei confronti delle centrali privilegiava la scelta di soluzioni tipologiche e costruttive per una particolare “linea estetica” e per una insolita ricerca di qualità che li rendevano “monumenti” duraturi della nuova Italia dei secoli a venire. Costruzioni nuove, nel senso di novità tecnica e funzionale, le centrali dei primi decenni del secolo interpretavano comunque la “rivoluzione elettrica” con i mezzi espressivi propri della cultura dell’epoca, con un’ambizione moderna dove erano proprio il trattamento qualitativo dell’immagine, o meglio la consapevole attenzione al solo involucro e il suo significato pubblicitario e promozionale, a esprimere il senso dell’innovazione. In altre parole, le centrali elettriche di questi anni, grandi “fabbriche di cemento” sostituirono le “fabbriche di mattone” , diventando ben presto un simbolo della Rivoluzione industriale italiana, sia per l’impatto psicologico che questa produzione d’avanguardia esercitò su politici, letterati e pittori, sia per la sua azione incisiva sul territorio. Le centrali elettriche imponenti disegnate da Antonio Sant’Elia, le ciminiere delle centrali termoelettriche dipinte da Boccioni mostrano il volto di un’Italia per la prima volta all’avanguardia; cambia il modo di vedere la città e l’architettura, ma anche, a poco a poco, il modo di vivere in casa. La rivoluzione industriale favorì, con tali “cattedrali della tecnica”, la nascita di un nuovo tipo di paesaggio, quello industriale, rappresentato nei disegni di Mario Sironi e Antonio Sant’Elia o ad alcune parti delle visioni metafisiche di De Chirico, espressione del progresso della tecnica, che si contrapponeva a quello romantico naturale. un sistema di linee di trasporto dell’energia, di tralicci, di reti si è dispiegato progressivamente sul territorio,
IL PATRIMONIO INDUSTRIALE CONTEMPORANEO: L’ARCHITETTURA INDUSTRIALE DELLE CENTRALI ELETTRICHE
avanzando in qualsiasi direzione. La crescita della città contemporanea è inscindibile dallo sviluppo dell’energia elettrica.La centrale è intesa, perciò, come un edificio rappresentativo e un formidabile strumento di comunicazione per l’immagine aziendale. Le grandi società elettriche della Edison, della SADE, SIP, Terni e SME, si legano ai migliori professionisti del momento: architetti come Gaetano Moretti, Piero Portaluppi e in seguito Gaetano Minnucci, Piero Bottoni e Giò Ponti, che collaborarono a lungo con i “committenti elettrici.” 2 Successivamente, lo sviluppo urbano vide lo spostamento della costruzione delle centrali spostarsi dalle aree urbane centrali verso quelle periferiche per ragioni inquinanti. Negli anni ’50, laddove la presenza di salti d’acqua era minore rispetto a tutto il resto d’Italia, iniziò a svilupparsi la produzione di energia attraverso una nuova tipologia di centrali, quelle termoelettriche, alimentate a carbone o con oli combustibili. Nel corso degli anni il settore termoelettrico andò perfezionandosi permettendo la produzione di sempre maggiore energia, con il minor numero di dispersioni. Le tipologie d’impianti, nel tempo, furono: • Impianti di prima generazione: anni ’50-’60 aventi gruppi di potenza unitaria da 70 a 150 MW. • Impianti di seconda generazione: anni 70-’80 aventi gruppi di potenza unitaria da 300-600 MW. • Impianti di terza generazione a ciclo combinato: turbogas; composta da una turbina a gas collegata col proprio alternatore, da una calda-
ia di recupero calore (GVR) che a sua volta alimenta una turbina a vapore solidale con il suo turboalternatore (come la Centrale turbogas di Campomarino, Campobasso) Negli anni ’90 , i gruppi di potenza unitaria salgono a 400 MW. Oggi, però, la situazione è molto cambiata. Col protocollo di Kyoto3 sono stati disposti dei criteri per la riduzione delle emissioni nell’atmosfera; le nuove normative in materia di salvaguardia dell’ecosistema, quindi, promuovono nuove forme di produzione dell’energia, attraverso lo sfruttamento dell’energia solare, quella del vento, ma anche quella geotermica; in più l’Italia, pur avendo tantissime centrali, acquista energia da altri paesi europei, come la Francia. Le centrali di produzione d’energia, in particolare quelle termoelettriche, attraversano un momento in cui il loro unico destino pare essere solamente quello che porta alla dismissione. Purtroppo, il destino delle centrali mai riconvertite, pare essere solamente questo, dal momento che i costi di conversione sarebbero troppo alti e per il fatto che ormai il settore del termoelettrico non è più quello su cui si investe; il futuro sono le energie rinnovabili. L’unica cosa che rimarrebbe da fare, per scongiurare la demolizione o il totale abbandono, sarebbe individuare un adeguata rifunzionalizzazione passando per un progetto di recupero del manufatto. Ovvero, pensare ad un processo di recupero e riqualificazione di vecchi siti e immobili industriali per convertirli a un nuovo uso, diverso rispetto a quello per cui sono stati concepiti e costruiti.
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2. O. Selvota, La centrale, il committente, l’architetto
3. Il Protocollo di Kyoto è un accordo internazionale entrato in vigore nel 2005 per contrastare il riscaldamento climatico, fenomeno ambientale mai messo in dubbio della scienza e di cui è perarltro chiara e comprovata la responsabilità antropica.
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La Centrale Elettrica Parte della Serie La Città Nuova. Inchiosto colorato e matita su carta (1914) Antonio Sant’Elia
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LA STRATEGIA DEL RIUSO Il progetto di riuso sembrerebbe quindi essere l’unica strada possibile per arrivare a un compromesso fra conservazione di questi monumenti storici industriali e la demolizione degli impianti abbandonati e dismessi che generalmente sono ormai inadatti e troppo obsoleti per ospitare nuovi insediamenti produttivi. Il riuso adattivo è inoltre la scelta più sostenibile per il recupero di queste aree urbane: demolire i fabbricati, smaltire i materiali residui e dover costruire nuovi edifici con l’impiego di nuovi materiali e macchinari implica il dispendio di una quantità di energia maggiore (in termini di risorse e di consumo) rispetto a quella necessaria per un processo di riqualificazione di un bene. Esistono tanti esempi di buone pratiche di riconversione di centrali elettriche nel mondo, che attraverso la trasformazione della centrale, hanno consentito di mantenere in vita i “monumenti della tecnica” e i paesaggi in cui sono insedianti, appartenenti ad un epoca in cui le centrali erano i simboli indiscussi della rivoluzione industriale e ad ogni centrale corrispondeva un disegno unico. Oggi, infatti, si conferma una tendenza alla produzione in serie: si procede per moduli pre-disegnati che si assemblano secondo delle disposizioni standard per diminuire i costi e ottimizzare i pacchetti energetici. Abbandono, crolli, macerie, lamiere arrugginite, laddove milioni di operai produssero ricchezza, laddove imprenditori spesso audaci e preveggenti crearono imperi, che ancora impressionano per l’ampiezza della loro estensione e la storia della loro produzione. Il tema del recupero è oggi di grande attualità. In Italia la maggior parte degli interventi edilizi
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interessa il patrimonio esistente, con una gamma di soluzioni che riguardano la manutenzione, l’adeguamento normativo, il riuso, la conservazione e il restauro, il recupero in termini energetici. 4 In Italia, in Europa e nel mondo, le città che hanno conosciuto un forte sviluppo industriale, attraversano oggi un prolungato periodo di crisi economica e sono interessate da una estesa e profonda depressione produttiva. Le città contemporanee si sono evolute negli anni espandendosi sempre di più e assumendo processi di urbanizzazione diversamente e peculiarmente declinati. Si assiste ad un processo di decentramento in cui le periferie crescono senza programma ed in maniera incontrollata, andando a formare spesso quelle che sono definite le città diffuse, regioni urbane, metropoli infinite, megalopoli urbane o campagna urbanizzata. 5 Questi processi di “metropolizzazione” pongono una serie di questioni, che sono legate in primo luogo alla perdita e al degrado di superfici idonee alla produzione agricola, alla biodiversità e alla qualità paesaggistica. Inoltre la destrutturazione della forma urbana si rivela preoccupante anche per quanto riguarda la sostenibilità sociale, ambientale ed economica delle nostre città. Nel corso degli ultimi anni infatti, il dibattito sullo sviluppo del territorio si è focalizzato sul concetto di “rigenerazione urbana” che implica non solo la tutela e il recupero di un patrimonio edilizio pre-esistente, ma anche l’intervento sul tessuto sociale, culturale ed ecologico adottando un approccio basato sulla sostenibilità, sull’inclusione sociale e sull’innovazione. Oggi conviene adottare quindi una logica di riuso; il consumo del territorio per l’edificazione non è più consentito.
4. Grecchi, Malighetti, Ripensare il costruito. Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione degli edifici, 2008
5. Vitillo Piergiorgio, Aree dismesse e rinascita della città, in “Ecoscienza”, n.3, anno 2010
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6. Il riuso adattivo implica l’adattabilità dell’intervento, ovvero la capacità di cambiare le caratteristiche di uno spazio in relazione alla mutazione del contesto. Poiché il contesto vive una trasformazione continua nel tempo, il progetto di riuso adattivo deve provare a vedere oltre le trasformazioni stesse, oltre il cambio di uso, fino a prevedere “germogli per uno sviluppo sostenibile di cicli di vita futuri”.
Precedentemente, abbiamo parlato del ruolo centrale dell’industria nello sviluppo della città e nel progresso tecnologico dell’uomo. Questo è in forte contrapposizione con il fenomeno di dismissione: è paradossale come questi edifici siano passati da essere un simbolo capitalistico di prosperità, sinonimo di progresso e innovazione, a essere emblema della crisi economica e storica che stiamo affrontando. Ciò che rende queste strutture così simboliche ed estremamente versatili è il fatto di essere pezzi unici e integrali del nostro passato e della nostra cultura e proprio per questo valore innegabile sono state e sono tuttora in parte tutelate. Queste archeologie industriali sono dei veri e propri landmark per la storia di un territorio e di una popolazione essendo un manifesto autentico ormai integrato nel paesaggio. Questi monumenti intrisi di storicità e autenticità non sono generalmente più adatti per essere re-industrializzati. La questione è comprendere quale possa essere il loro destino: essere demoliti per liberare suolo e lasciar spazio a nuovi edifici oppure essere recuperati, rifunzionalizzati e adibiti a nuove destinazioni d’uso. Questa è la grande sfida per le generazioni di pianificatori, architetti, ingegneri del nostro tempo, per le grandi imprese e le amministrazioni locali. COME INTERVENIRE Il riuso adattivo6 dovrebbe esser la migliore strada da intraprendere per il recupero degli edifici industriali dismessi. Nella rifunzionalizzazione di un impianto industriale si evidenziano innumerevoli possibilità di conversione della destinazione d’uso per soddisfare le esigenze della società contemporanea. Sono costruzioni che caratterizzano un paesaggio, contribuiscono a definire un genius loci, arricchiscono l’ar-
chitettura della città stessa, connotandole con un nuovo e moderno impulso vitale. In questo senso, oggi il progetto di recupero del patrimonio industriale si è esteso alla riqualificazione dell’area industriale intera come occasione di sviluppo del territorio e non solo per il singolo manufatto. Il modello di città che si è costruito nel mezzo secolo precedente è ormai inservibile. Deve essere ripensato. Bisogna pensare allo spazio pubblico come spazio di identità culturale e sociale. Si può pensare di costruire sul costruito per evitare ulteriore consumo di suolo, recuperare la memoria urbana come elemento fondamentale della comunità, innovare le idee e i metodi del fare architettura per una sua effettiva rinascita. Del resto, la logica meramente vincolista è stata spontaneamente superata dall’interesse che diversi soggetti pubblici e privati hanno dimostrato nei confronti del valore aggiunto proprio delle testimonianze materiali dell’industrialismo, individuandole non solo quali luoghi si trasmissione della memoria, ma anche come sedi di nuove opportunità di sviluppo economico, preferendole a complessi di più recente edificazione. L’abbandono e la progressiva degradazione non sono più, quindi, le sole alternative possibili per questi spazi ed impianti industriali : la loro taglia spesso notevole, la struttura seriale e le piante modulari, la ripartizione flessibile degli spazi e le notevoli aree libere di pertinenza, li rende naturalmente disponibili ad una molteplicità di possibili riutilizzi ed occasioni per ottenere spazi dal carattere peculiare. Nel tempo, il riuso e il recupero delle aree dismesse industriali ha dunque assunto nel tempo una stategia coerente con le politiche di so-
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stenibilità dello sviluppo e di risparmio di una risorsa scarsa come è il suolo rurale. Riuso temporaneo, addizioni volumetriche, densità sono i principi per una nuova idea di città capace di integrare progetto e innovazione. Oggi, sono aperti dibattiti per la salvaguardia di tali architetture d’epoca moderna, che altrimenti, come spesso accade, vengono trasformate in aree edificabili, attraverso la demolizione, dal momento che spesso ormai la città si è estesa a tal punto da raggiungere le aree industriali, una volta distanti dal centro abitato. In questo quadro il recupero delle aree dismesse si allontana dalla singola area, dicendo un problema della città che vede il suo sviluppo intrinsecamente legato alla riqualificazione di queste parti della sua periferia.7 La città e con esse gli amministratori si trovano quindi ad affrontare problemi complessi in cui la riqualificazione delle aree è solo uno degli aspetti. Si tratta di affrontare contestualmente la previsione di nuove destinazioni, l’innalzamento degli standard di qualità urbana all’interno di queste aree, e soprattutto, rivitalizzare i contesti urbani che fanno da corona alle aree dismesse, ed in cui si sono diffuse in molti casi forme rilevanti di degrado. In altre parole, attribuire nuove attività a queste aree vuol dire dare nuova vita a contesti più ampi, che l’abbandono delle industrie ha reso “vuoti” di ruolo, attività e significato urbano. D’altra parte, queste trasformazioni non possono stravolgere l’identità dei luoghi dimenticandone storia e dinamiche urbane, è importate quindi cercare di snaturare il meno possibile l’area dismessa e conservare le testimonianze storiche che questi luoghi ci trasmettono. In questo senso, valorizzare non significa conservare acriticamente ogni reperto. Gli edifici
dell’archeologia industriale, i manufatti e le loro ramificazioni vanno assunti come presupposti per nuove funzioni e nuove composizioni d’insieme.
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7. Ronchetta, Trisciuoglio, Progettare per il patrimonio industriale, Torino, Celid, 2008, p.138.
I tempi cambiano, e come la produzione di energia si trasforma, così si trasformano i monumenti industriali. La reincarnazione contemporanee di centrali elettriche gloriose, vecchie turbine, parchi industriali in disuso, sono varie: spaziando dai musei ai palcoscenici per l’intrattenimento, fino a parchi polifuzionali e simbolici. Il riutilizzo di questi edifici maestosi e iconici che un tempo producevano energia, oggi producono storia, cultura, divertimento, fino a diventare delle vere e proprie icone. Basta pensare alla Centrale Elettrica di Battersea e al suo valore simbolico: la sua natura iconica supera ampiamente qualunque valore architettonico e la sua immagine è famosa nella cultura popolare, fino ad essere presente sulla copertina dell’album dei Pink Floyd Animals.
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8. AIPAI, Beni culturali e patrimonio industriale: nuovi scenari emissivi. Documento per l’Assemblea congressuale dell’AIPAI, Terni, 6 luglio 2007
Una serie numerosa di mostre, convegni, pubblicazioni, singoli progetti concorrono tutti alla definizione di una nuova sensibilità rispetto al problema della salvaguardia, del recupero e della attribuzione di significati e di funzioni nuovi alle tracce del passato industriale italiano. Tracce tanto diffuse quanto importanti per la definizione della nostra stessa storia, non solo economica, e che impongono la necessità urgente di una messa a punto di adeguate modalità d’intervento. A tal proposito, su tale problema, identificabile nell’ambito del tema del “restauro del moderno” si è diffusa un’attenzione che ha portato alla nascita di enti ed associazioni che hanno come obiettivo la salvaguardia del patrimonio archeologico industriale: tra queste l’AIPAI,8 che ha formulato una sorta di decalogo di buone pratiche necessarie per un progetto consapevole ed appropriato, che possono valorizzare il bene con risultati apprezzabili: • Valorizzare le macchine Gli apparati produttivi e le macchine, vanno integrati nella configurazione degli spazi che si intendono progettare, per mantenere viva la memoria del lavoro che sono in grado di esprimere. Occorre valutare la loro identità, intravedere la potenzialità di integrazione nel progetto ed immaginare il ruolo che potranno svolgere negli spazi recuperati. • Conservare i caratteri originari È essenziale consentire che, dopo gli interventi, siano riconoscibili i caratteri originari del manufatto archeologico-industriale, devono essere percepibili le funzioni per le quali è stato concepito l’edificio.
• Rattivare il dialogo Un obiettivo importante è quello di riattivare il dialogo con i tessuti urbanistici circostanti. Riattivare il dialogo con l’intorno dev’essere una preoccupazione primaria in ogni progetto. salvaguardare il contesto Un aspetto da considerare è quello dei “prolungamenti” dei manufatti nei propri intorni urbanistici e ambientali, tenendo conto che non sono fenomeni isolati ma si collegano al contesto circostante attraverso ramificazioni un tempo essenziali per il corretto funzionamento. differenziare l’intervento L’identità delle diversi parti per cui è solitamente composto un complesso archeologico-industriale, necessitano una scomposizione del complesso stesso nelle diverse parti di cui è costituito, in rapporto ai processi storici di formazione / crescita / evoluzione e attribuire a ogni singola parte un valore specifico (dal punto di vista della storia, della qualità architettonica, delle tecnologia utilizzate…). • Ricostruire i percorsi Rilevante è anche lo studio e il disegno dei percorsi : si tratta di concepire la rete dei percorsi (esterni e interni) in modo da valorizzare la percezione dei manufatti, degli spazi, della visuale. prestare attenzione agli spazi naturali Le presenze naturalistiche (siano esse coeve o sviluppatesi spontaneamente dopo la dismissione) meritano di essere individuate e valorizzate, immaginando nuovi ruoli che possono svolgere all’interno del disegno di recupero e valorizzazione.
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• Scegliere i linguaggi giusti Nelle realizzazioni ex novo (sostituzioni, addizioni, integrazioni, ecc.) è necessario adottare i linguaggi architettonici appropriati , che creino un dialogo con la preesistenza, senza prevalere ne appiattirsi su camuffamenti e soluzioni mimetiche. • Dar valore agli spazi Risulta necessaria la collocazione di diverse funzioni, posizionando attività che consentono una fruizione più intensa, in spazi il cui valore sia più elevato. Per questo motivo bisogna saper identificare una scala gerarchica di valori attribuibili agli spazi e agli ambienti di un complesso da recuperare. • Leggere i significati simbolici È importante saper leggere, nelle testimonianze materiali, il significato simbolico di quei particolari elementi che sono riconducibili alla figura dell’imprenditore. Il monumento industriale non è anonimo, esprime l’immagine dell’imprenditore che l’ha concepito e degli operai, attraverso le sue architetture.
Recupero della Centrale Montemartini, Roma, 1997 La ex Centrale termoelettrica Montemartini, oggi sede museale all’interno del Polo Espositivo dei Musei Capitolini a Roma, crea un dialogo tra archeologia industriale e arte classica. l museo stesso è inserito all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione, che prevede la riconversione in polo culturale dell’area di più antica industrializzazione della città di Roma per preservarla. Acea
CASI STUDIO I progetti riferimenti proposti sono stati scelti per presentare il tema delle riconversione di centrali dismesse nell’ottica del tema della rigenerazione e del riciclo dell’architettura. L’obiettivo della ricerca è affrontare le emergenze ambientali e sociali senza prescinde dalla sperimentazione spaziale e figurativa finalizzata alla produzione di nuovi immaginari in grado di rinnovare l’habitat contemporaneo. Nuove categorie estetiche per quei paesaggi industriali, che rappresentano oramai la maggioranza dei territori antropizzati, che si scopre ai margini di autostrade, nei centri urbani, nei territori agrari in abbandono, nei suburbi; paesaggi ai quali assegnare nuovi valori simbolici e funzionali per innescare efficaci processi rigenerativi. La pratica del riciclo ha la sua efficacia se mantiene una componente creativa in grado di determinare processi evolutivi come esito di uno sforzo di creatività individuale ma soprattutto collettivo, secondo modalità operative in grado di attivare processi condivisi con gli abitanti, reali protagonisti delle trasformazioni dei territori in cui vivono. Si propone di elencare vari esempi sottoposti a progettazione architettonica e urbana in modo tale che queste varie aree dismesse possano tornare a nuova luce. Per far ciò, gli architetti riqualificano i vecchi fabbricati produttori di energia riaprendo i vari flussi per far riemergere l’area nel tessuto urbano, creando muovi punti di aggregazione e nuovi percorsi pedonali e carrabili, inserendo spazi utili, dando una funzione principale all’area.
BANKSIDE POWER SATION foto del 1952
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CENTRALE ELETTRICA SEATLE foto del 1971
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CENTRALE PHILIPS EINDHOVEN foto del 1956
CENTRALE PHILIPS EINDHOVEN foto del 1975
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TATE MODERN Architetti : Herzog & De Meuron
Anni : 1995 - 2000; completamento nel 2016 Luogo : Londra, Inghilterra Parole chiavi : museo innovativo integrazione addizione
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Herzog & De Meuron hanno progettato nel 2000 la riconversione della Bankside Power Station di Londra, progettata a sua volta da Sir Giles Gilbert che produsse energia dal 1952 al 1988. La Bankside Power Station aveva una struttura principalmente in acciaio, rivestita di mattoni, con un importante camino centrale. Oggi, riconvertita in museo, il Tate Modern è diventato un’icona turistica di Londra. Il nuovo museo è stato ribattezzato come “museo del XXI secolo”, in quanto non è più un istituzione statica, ma un luogo di crescita, di coinvolgimento, di sperimentazione e d’intrattenimento. Un museo esemplare che riqualifica un’intera porzione di città, diventando catalizzatore di senso, con l’inaspettato numero di fruitori che ormai supera i 5 milioni l’anno, rendendolo il più visitato al mondo per l’arte contemporanea. I progettisti hanno scelto di valorizzare il carattere urbano dell’edificio, senza togliere nulla in modo significativo dalla sua forma, anche se la transizione tra vecchio e nuovo non è sempre evidente. Questa scelta progettuale è dovuta al fatto che gli architetti hanno cercato di evitare interventi che non combaciassero bene con l’opera d’arte messa in evidenza. Il progetto urbanistico prevede dei giardini tra il museo e il tessuto urbano circostante, fornendo l’accesso da tutte le direzioni. Gli architetti hanno immaginato il grande spazio della Turbine Hall come una piazza pubblica, permettendo il passaggio attraverso e considerandolo come un luogo per riunirsi. Aprendo il paesaggio intorno alla ex centrale elettrica, il progetto architettonico dialoga profondamente con l’acqua circostante del fiume Tamigi e con la nuova piazza pubblica. Dal 2005 al 2016, il direttore del Tate Modern ha voluto allargare le dimensioni del museo ri-
chiamando gli architetti Herzog & De Meuron per la progettazione della Switch House, per offrire ai visitatori nuove esperienze spaziali, oltre che di visione artistica. Un imponente prisma piramidale di dieci piani dal carattere brutalista, sagomato per piegature e tagli, nel quale il museo dedica spazi destinati all’arte meno statica e più performativa: video, fotografie, spettacoli, danza, installazioni che nell’edificio originario non trovavano adeguata sistemazione. Il nuovo edificio si articola infatti dai serbatoi sotterranei di cemento ai nuovi spazi per i corsi, fino alla terrazza panoramica all’ultimo livello, che regala una nuova prospettiva sulla città. Un volume puro, scultoreo, muscolare, ma allo stesso tempo integrato, che dialoga con lo skyline della città, posizionato alle spalle del vecchio complesso per non intaccare l’eloquenza dell’iconica ciminiera e il rapporto profondo del museo con l’acqua.
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INNOVATION POWERHOUSE Architetti : Atelier van Berlo Eugelink Architectuur Bever architecten Anno : 2018 Luogo : Eindhoven, Paesi Bassi Parole chiavi : hub polifunzionale inclusione sociale dialogo con l’antico
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Gli architetti riconvertono l’ex centrale elettrica della Philips a Eindhoven in un edificio polifunzionale progettato per diventare un ecosistema delle industrie innovative. Il progetto nominato Innovation Powerhouse è un centro di creatività in cui diverse aziende si incontrano, si confrontano e stimolano l’innovazione. Il complesso architettonico è stato costruito nel 1953 ed è diventato nel tempo un edificio iconico e un punto di riferimento per la città. L’architettura originaria è stata magistralmente conservata, rivoluzionandone la funzione: da complesso industriale puro in un ambiente di lavoro confortevole e traspirante, fresco e giovane, che incoraggia , l’ispirazione, la co-creazione e l’innovazione costante. Invece di un edificio statico per uffici, gli architetti hanno immaginato uno spazio di lavoro unico che funziona come un ecosistema aperto focalizzato sulla collaborazione. Incorporare questa visione dell’innovazione aperta e mantenere le qualità architettoniche originali dell’edificio costituiscono i due principali punti di partenza per la progettazione. Per creare questo centro dinamico gli architetti hanno progettato un taglio netto nell’edificio, una linea retta, un percorso unico che si estende da un’estremità all’altra dell’edificio che permette una disposizione funzionale degli uffici, disposti lungo questa strada interna e che dialogano indirettamente tramite pareti vetrate. In copertura, gli architetti hanno pensato ad un lucernario che si estende per tutta la lunghezza, permettendo alla luce naturale di penetrare al centro dell’edificio e rivelando la grandezza della vecchia struttura originale in cemento.Inoltre al progetto originario si addiziona un giardino verticale in acciaio e un’estensione in vetro sul retro dell’edificio, conferendogli l’aspetto sim-
metrico originariamente inteso. L’aspetto aperto, trasparente e verde suggerisce una nuova produzione sostenibile di energia verde. Adoriamo questo aspetto industriale grezzo della vecchia struttura. È il gioiello dell’edificio. Abbiamo voluto renderlo visibile il più possibile. Rivela il senso della storia e le possibilità future. Inoltre crea un’atmosfera giocosa che permette alle persone una maggiore creatività e ispirazione. - Architetto Van Berlo
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GAS WORK PARK Architetti : Richard Haag Associates
Anni : 1973 - 1975 Luogo : Seattle, Stati Uniti Parole chiavi : parco pubblico paesaggio industriale riuso adattivo permeabilità
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L’archeologia della centrale elettrica di Seattle è stata riutilizzata in maniera diversa rispetto ai progetti riferimenti già elencati. È stato il primo parco di recupero industriale del mondo, avanguardia del riciclaggio di strutture ormai obsolete e del bio-risanamento delle aree dismesse. Questo popolare spazio verde presenta una ex centrale elettrica quasi come se fosse un’installazione scultorea artistica all’interno del paesaggio. La grande differenza è che qui il patrimonio culturale rappresenta più un richiamo simbolico di un passato industriale anziché un immobile di valore sul mercato attuale, puntando sulle valenze paesaggistiche del manufatto all’interno della città. Il Gas Work Funzionò dal 1906 al 1956, dopo di che la distribuzione del gas naturale continuò attraverso la stessa rete sotterranea pressurizzata. Il Gas di Works Park di Seattle rappresenta il complesso più completo al mondo di ‘scenari’ per la produzione e il condizionamento del gas. Dopo tredici anni di abbandono, l’architetto del paesaggio Richard Haag fu incaricato di analizzare gli 8 ettari di estensione del sito per saggiare la possibilità di realizzarvi un parco pubblico. La sua decisione di mantenere gli impianti delle macchine e di valorizzarle proviene da una nuova sensibilità rispetto al valore di quest’archeologia industriale : occhi nuovi per un vecchio scenario. L’idea della conservazione, con la promessa di riuso adattativo per il futuro, ha preso corpo lentamente. La prima reazione pubblica a questa proposta è stata di sdegno: la memoria generazionale di chi aveva vissuto all’ombra dell’impianto reclamava la demolizione completa, una colata di cemento e la costruzione di impianti sportivi. La sensibilizzazione cittadina verso il potenziale architettonico e simbolico di questo
monumento industriale era precoce ancora. Lo studio incaricato iniziò allora una campagna educativa per accrescere e migliorare nella comunità la consapevolezza di nuove possibilità. Dopo due anni la città rinunciò all’idea della demolizione, a condizione che fosse sempre possibile smantellare le strutture, ma non rimpiazzarle. La grande mossa è stata dimostrare che il bio-risanamento costituiva un modo naturale ed economico per ridurre le infiltrazioni di idrocarburi a livelli accettabili, un sistema verde e pulito.Ora il Gas Work Park è diventato uno tra i principali luoghi simbolo della città: è un ambiente ampio e spazioso ideale. Il capannone dell’aspiratore è stato immaginato come spazio giochi coperto, l’edificio della caldaia come spazio per pic-nic. Il riciclo di questi impianti industriali ha consentito esperienze impareggiabili su macchinari unici permettendo un risparmio notevole dando il buon esempio ad altri architetti per il riuso adattivo di aree industriali dismesse. Con mezzi modesti ma con un effetto spettacolare, il Gas Works Park demolisce un’idea pressoché universale di come e che cosa dovrebbe essere un parco. - Architetto paesaggista Laurie Olin
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LANDSHAFTSPARK Architetti : Peter Latz
Anni : 1990 - 1999 Luogo : Duisburg, Germania Parole chiavi : parco polifunzionale promozione culturale memoria industriale riuso adattivo
IL PATRIMONIO INDUSTRIALE CONTEMPORANEO: L’ARCHITETTURA INDUSTRIALE DELLE CENTRALI ELETTRICHE
Il Landschaftspark è un’ ex area industriale siderurgica dislocata lungo il fiume Emscher nella regione della Ruhr e distante circa 10 km dalla città di Duisburg. A causa dei molti centri di estrazione di carbone e di ferro, il fiume ha avuto problemi di alterazione dei suoi argini. Intorno agli anni ’80, i grossi complessi industriali sono stati dismessi nella valle della Ruhr. Negli ultimi anni, il profilo del fiume è stato ristrutturato al fine di migliorare il valore ricreativo. L’impegno dei cittadini ha impedito la demolizione degli edifici e degli impianti industriali. Tra il 1990 e il 1999, ispirandosi ad esperienze passate tra cui il Gas Work Park a Seattle, l’architetto e paesaggista Peter Latz progetta il Landschaftspark trasformando l’area industriale di 200 ettari in un “Paese-Parco”. Non è né un parco né un paesaggio nel senso originario del termine, ma un luogo multifunzionale, una commistione di usi e di significati che rendono il parco un luogo unico nel suo genere, in quanto rappresenta l’unione tra valore storico, sviluppo commerciale, attività per il tempo libero e ricerca ambientale, combinando patrimonio industriale e culturale. Il progetto si ricollega al tema di fondo della trasformazione del territorio nel rispetto della memoria del passato industriale e alla promozione della cultura. La conversione dell’ex industria ha infatti generato nuove economie nel territorio locale, una nuova offerta di sistemi produttivi e un cambiamento sostanziale delle funzioni del passato mantenendo un ampio rispetto della storia e delle tradizioni. Il progetto coniuga e declina diversi modelli di Parco (per lo sport, naturale e agricolo, industriale e per gli eventi) in modo da poter avere un’offerta non omogenea e per generare risorse diverse sul territorio:
• Il Parco per lo Sport Il luogo offre la possibilità di praticare diversi sport: ciclismo; sport subacquei e alpinismo. Sono stati progettati percorsi e giardini di arrampicata nei ex serbatoi e nell’ex bunker di stoccaggio minerale. Il vecchio gazometro con i suoi 20000 m3 di acqua è diventato il più grande centro-sub artificiale in Europa. • Il Parco Industriale I monumenti industriali ricordano la storia dell’ex area siderurgica. I visitatori possono scoprire la storia del luogo attraverso la visita ai monumenti rivalorizzati. Un mulino completo di tutti i confort è stato riconvertito in un museo. L’altoforno, invece, è stato trasformato in una torre panoramica. • Il Parco Naturale e Agricolo Al fine di preservare l’habitat, la biodiversità e le caratteristiche vegetative, sono lasciate libere delle zone per la crescita di specie spontanee, dove è possibile vedere una grande varietà di fauna e floria. Inoltre, Il parco ha una propria azienda agricola con fattoria didattica ed allevamenti, accanto al mulino, con la finalità d’incrementare la logica responsabile delle risorse naturali. • Il Parco per gli Eventi I cinque acri della fonderia sono stati riconvertiti in spazi per eventi e organizzazioni. L’intero parco è un polo di attrazione per il divertimento diventando un unico insieme che accoglie durante tutto l’anno grandi eventi, programmi culturali e associazioni partecipative quali concerti, spettacoli teatrali, spettacoli di danza, mostre, fiere, eventi, gala e presentazioni di prodotto.
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NUOVI SCENARI PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO: PAESAGGIO, TURISMO, AGRICOLTURA, SOSTENIBILITÀ Il territorio visto nella sua dimensione processuale di lunga durata, frutto dell’incontro tra insediamento umano, natura e cultura, dovrà acquisire una ritrovata centralità nell’orizzonte della crisi generale che si è abbattuta sull’occidente. Essa ci obbliga a ripensare i nostri modelli di sviluppo, al fatto che solo in una valorizzazione della specificità agricola e in una difesa della ruralità possiamo trovare gli stimoli di mutare gli attuali schemi di produzione e di consumo.1
1. F.Cambi, Il vino come essenza dei valori rurali, “Terre del vino”, X, n.2, 2010.
L’attenzione verso il territorio e il suo bisogno di protagonismo, possono essere strumenti privilegiati per orientare i processi di sviluppo e di riequilibrio economico e sociale, sia come risposta alla crisi strutturale del modello rurale che come rivendicazione di un progetto locale che rimetta in gioco le risorse, le vocazioni e le potenzialità dei contesti regionali che il modello di sviluppo contemporaneo aveva relegato a condizioni di marginalità. Ricostruire un pensiero del territorio (che significa anche pensiero dei cittadini) è utile e necessario. Oggi, anche in Italia, nella fase di crisi strutturale del modello economico, è necessario tornare ad occuparci del modello territoriale, non più soltanto di un’ottica di resistenza, e meno che mai con un approccio nostalgico, ma nella prospettiva di una rinascita. Nell’esplorazione di questi piccoli mondi locali, della qualità delle loro produzioni e della bellezza del loro paesaggio, emergono qua e là buone pratiche di lavoro, di scambio, di consumo. Collegato al gusto e alla bellezza, esse non sono utili soltanto per i luoghi dove si realizzano, ma anche perché ci forniscono indicazioni valide a livello più generale. Sono la testimonianza di percorsi possibili in grado di unire fruttuosamente tradizione e innovazione, cultura e politica, produ-
zione e benessere. L’agricoltura in tale contesto svolge un ruolo di primaria importanza non solo rispetto alla conservazione dei suoli ma può essere in grado di assumere per il nostro territorio relazioni positive rispetto anche alla domanda espressa dalla collettività locale ed in particolare con la popolazione inurbata. D’altronde, legare agricoltura e comunità sembra essere una prerogativa nella storia dell’architettura e dell’urbanisitica. Basti pensare alla Broadacre City di Wright (1934), alle diverse forme di Agricultural City di Kisho Kurosawa (1960) o ancora al progetto di Centro Cooperativo e Fattoria Radieuse di Le Corbusier (anni 1930). Si propone in questo capitolo di analizzare il contesto attuale dei territori rurali, dell’agricoltura e del turismo legato ad essi come potenziali fattori per lo sviluppo locale, in quanto le centrali elettriche (tra cui la centrale turbogas di Campomarino, oggetto della tesi) si trovano principalmente in aree principalmente rurali, ai margini della città. Si prospetta quindi una sperimentazione applicata per la risignificazione di aree di scarto, del rifiuto, dell’abbandono, in nuovi paesaggi portatori di una dichiarata vocazione ecologica ed un messaggio eticamente e socialmente positivo. Paesaggi produttivi come esito finale di processi e programmi largamente condivisi con le comunità di abitanti, definiti da una figuratività inedita che fa riferimento ad una estetica propria della sostenibilità. In questa ottica il riciclo è un dispositivo progettuale potente per la sua connaturale carica creativa capace di determinare relazioni efficaci quanto imprevedibili tra architettura, comunità, ambiente, mondo produttivo, paesaggio.
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Cibo, abitudini alimentari e colturali, come qualsiasi altra espressione culturale e sociale, si riflettono nel paesaggio, trasformandolo ed adattandolo alle rinnovate esigenze antropiche. Queste relazioni possono portare ad effetti di banalizzazione del paesaggio e perdita di valori identitari, ma anche alla valorizzazione, riqualificazione e rivitalizzazione di luoghi in stato di abbandono e/o degrado. Da un lato, nuove consapevolezze sembrano indurre maggiore attenzione alle relazioni tra paesaggio rurale e cibo. Si assiste, così, ad un incremento di sensibilità, in termini di sicurezza e qualità alimentare, equità sociale e democrazia alimentare, sostenibilità ambientale ed innovazione tecnologica, salvaguardia dei caratteri identitari, fruizione ed uso dei luoghi della produzione, per il benessere psico-fisico delle comunità (soprattutto urbane), con conseguenti esigenze di rinnovati legami tra urbano e rurale e strategie di pianificazione che danno centralità al cibo. D’altra parte, le produzioni agro-alimentari subiscono da tempo diffusi e decisi condizionamenti di mercato, tendenzialmente sempre più globale, e di processo, sempre più industriale e meno legato alle specificità paesaggistiche locali. Queste due diverse e divergenti direzioni fanno si che l’agricoltura presenti non trascurabili questioni rispetto alle molteplici declinazioni complementari della sostenibilità. Quali paesaggi e quali nuovi scenari, urbani e/o rurali, sono sottesi ai modelli alimentari e colturali? Quali progetti di paesaggio sono riferibili ai luoghi ed alle infrastrutture della produzione, della distribuzione e del consumo? Come si possono coniugare bellezza e produttività, conservazione ed innovazione, economia e socialità, qualità e sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, sociale ed economica? - RI-Vista 2/2015 - Architettura del paesaggio, DIDA UNIFI
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2. Richter 1989; FAO database
3. Definito dall’UNESCO, 1996 4. Agnoletti, Paesaggio rurale. Evoluzione, valorizzazione, gestione. Edagricole-New Business Media, 2010
LA QUESTIONE RURALE Accanto alla trasformazione dei paesaggi da parte di un’agricoltura intensiva, si è parallelamente sviluppato un processo di abbandono in tutte quelle terre che, per ragioni di marginalità geografica, condizioni orografiche particolarmente impervie, caratteri climatici non compatibili, mal si adattavano alla meccanizzazione e industrializzazione. L’abbandono dei territori agricoli di questo tipo è stato per lungo tempo, e in parte lo è ancora, un processo diffuso su tutta l’area mediterranea.2 La riduzione del numero degli addetti ai lavori in campo agricolo, la sparizione della transumanza, la cessazione del pascolo, l’abbandono dei campi e dei manufatti a servizio di questi, sono tutti atti rurali a cui corrispondono altre importanti trasformazioni del paesaggio. La rimodellazione delle terre comporta, infatti, anche la perdita di identità nelle comunità locali, di antichi saperi, usi, costumi e riti, di conoscenza delle articolazioni delle società del passato, di cultura. L’attività contadina corrisponde tutt’oggi, nonostante la sua condizione residuale, a un’azione diffusa e quotidiana di micro-manutenzione del territorio che garantisce bellezza e solidità ai paesaggi. Per questi motivi la “questione rurale” non può più essere affrontata meramente in termini quantitativi, economici o tecnico-agronomici, ma deve acquisire importanza anche rispetto ad un dato culturale, oltre che ecologico ed economico. Come facilitare la permanenza di agricoltori e di un’agricoltura tradizionale? Come tutelare questo “patrimonio vivente”3 di lingue, forme e saperi?
Il punto di partenza consiste nel superamento del regime esclusivamente vincolistico del passato, dei vecchi modelli di pianificazione che hanno utilizzato lo spazio rurale come mero supporto tecnico di attività economiche, finalizzandolo al mercato agroindustriale, desertificandolo delle qualità culturali e votando i paesaggi rurali più marginali alla compensazione ambientale.4 È necessario fornire nuovi strumenti che aiutino, e non vincolino, l’attività agricola e che incoraggino i protagonisti-costruttori del paesaggio rurale, ovvero gli agricoltori, i pastori, i boscaioli. Gli obiettivi consistono nel trovare nuove modalità di gestione, valorizzazione, promozione dei paesaggi rurali affinché essi mantengano gli aspetti più vitali legati al paesaggio. Il concetto di paesaggio rurale evolve, da semplice prodotto indiretto dell’attività agricola a elemento fondamentale per la qualità della vita delle popolazioni e presupposto per concepire nuovi modelli di sviluppo che fondano la propria sostenibilità e durevolezza proprio sulla valorizzazione delle peculiarità patrimoniali locali.
Conoscere e progettare Nelle strategie di tutela attiva diviene essenziale il ruolo del progetto, di architettura o di paesaggio, progetto di recupero o del nuovo, perché in questa attività alberga la possibilità di evidenziare le identità dei luoghi, migliorare la qualità della vita delle popolazioni locali e fornire opportunità diversificate di sviluppo economico, prevalentemente connesse alla fruizione turistica, a integrazione e bilanciamento delle difficoltà dell’attività agricola.
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Se l’industrializzazione e il boom economico avevano generato nei decenni passati l’abbandono delle aree rurali, delle campagne, della valli alpine e delle zone appenniniche con conseguenze considerevoli sul piano sociale, urbanistico e paesaggistico, oggi i progetti legati alla salvaguardia delle peculiarità alimentali del territori, il chilometro zero e, più in generale, le teorie riassumibili sotto il concetto di smart food hanno portato a un’inversione di rotta. La valorizzazione degli spazi agricoli come luogo privilegiato per la soddisfazione del fabbisogno alimentare di qualità ha come effetto il recupero delle campagne, dei luoghi e della cultura rurale. Tanti luoghi finora considerati di scarso interesse stanno diventando luoghi di produzione alimentare di qualità perché insistono sul grande valore paesaggistico con un impatto positivo anche sul turismo. Il progetto, dunque, diventa una nuova base materiale e culturale per un rinnovato modello politico ed economico che si fonda sulla capacità di scambiare “paesaggi rurali unici” sul mercato mondiale, favorendo in questo modo anche la ripresa e la redditività delle imprese agricole locali. LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO ATTRAVERSO LA PRODUZIONE DEL CIBO La valorizzazione di un territorio, delle sue risorse e del suo paesaggio è un tema fondamentale nel panorama della salvaguardia del patrimonio culturale. Risulta evidente come il tema del cibo, dalla produzione, al consumo fino allo smaltimento, investa interamente la dimensione architettonica, urbana e naturale del paesaggio italiano e si possa rileggere nelle diverse tipologie di edi-
fici e di interventi in relazione alla produzione, all’approvvigionamento, alla distribuzione, alla vendita e al consumo, o al turismo e al tempo libero (dalle bonifiche agrarie alle industrie alimentari, dagli orti urbani alle serre, dai mercati ai ristoranti, alle mense, ai bar, alle cucine domestiche fino ad arrivare alla scala ridottissima degli oggetti di design). Inoltre, la relazione tra il settore dell’architettura e quello della produzione degli alimenti ha svolto un ruolo chiave nei processi di progettazione, recupero e trasformazione del paesaggio urbano e naturale, profondamente segnato dallo sviluppo industriale nel Novecento e dall’espansione della città moderna e contemporanea. Dunque il tema interessa anche la riqualificazione di intere parti di città e di territorio che oggi può avvenire in modo sostenibile e qualificato solo attraverso il recupero del patrimonio degradato o abbandonato, sottoutilizzato o caduto in disuso per ragioni economiche, sociologiche, culturali, o per mutate esigenze e nuovi stili di vita. In questo ambito il paesaggio agrario e i suoi prodotti sono oggetto di numerosi studi, eventi (come Expo 2015 o più recentemente l’Agrifood & Travel Global Summit5 a Milano nel 2019), associazioni (come Slow Food6) e la relazione tra promozione del prodotto agricolo e del territorio di origine è diventata in questi ultimi anni sempre più forte. Per rafforzare ed esaltare questa relazione singole realtà produttive, ma anche consorzi di tutela e valorizzazione dei determinati prodotti agricoli, ricorrono a operazioni di marketing aziendale. Un caso emblematico è sicuramente quello del vino : prodotto di consumo che è diventato un bene dal valore simbolico, cioè simbolo di un’a-
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5. Convegno e mostra che vuole dare voce ai protagonisti del settore pubblico e dell’impresa privata, con l’obiettivo di valorizzare il territorio attraverso il buon cibo e il vino, il ben vivere, l’ospitalità d’eccellenza. In questa prospettiva, il rilancio del turismo parte proprio dall’agricoltura, che deve puntare su tre asset, qualità, made in Italy ed export. 6. Slow Food è una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti.
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zienda, di un territorio di produzione e di tutti quegli aspetti immateriali che sono la storia e le tradizioni. Lo dimostra l’attenzione dei consumatori al concetto di DOC e DOCG che stabiliscono l’importanza della tipicità di un prodotto agricolo, legato al suo territorio di origine. Questo fenomeno ha dato il via ad una trasformazione degli spazi tradizionalmente legati alla produzione, che quindi hanno assunto nuove funzioni e destinazioni d’uso : spesso, ad esempio, le cantine vitivinicole non sono più solo luoghi preposti alla produzione ma accolgono visitatori, offrono occasioni di degustazione e di educazione enologica. Si è registrato così un incremento del “turismo del vino” che si muove alla ricerca di ambienti inseriti armoniosamente nel paesaggio e contemporaneamente di strutture in grado di valorizzare, ma soprattutto di raccontare, la vocazione dei luoghi, cercando di dare una risposta a esigenze di qualità paesaggistica in grado di veicolare l’immagine dell’azienda. Infatti, a partire degli anni Novanta, la cantina diventa oggetti di dibattito progettuale e il Château La Coste Art Gallery, 2017 Padiglione espositivo che accoglie mostre d’arte e fotografie che raccontano la storia dell’azienda e la produzione del vino. Il progetto è stato pensato anche per ospitare le cantine d’invecchiamento per il vino. Luce e paesaggio sono alla base della progettazione. Renzo Piano
mondo del vino si lega anche al mondo dell’architettura, del design. Se un’azienda, col suo prodotto, è simbolo di una realtà territoriale e l’architettura diventa immagine promotrice dell’azienda, ecco che per sillogismo la progettazione architettonica può essere occasione di valorizzazione del territorio o, meglio ancora, un punto d’unione da cui partire per promuovere il tutto : territorio, paesaggio, agricoltura, prodotto, oltre che se stessa. Questo fenomeno si è esteso anche più recentemente ad altri prodotti agricoli che testimoniano l’identità di un luogo, ne sono un chiaro esempio il parmigiano reggiano DOP o il prosciutto di Parma DOP, dando luogo alla progettazione di veri e propri musei del cibo, valorizzando il prodotto e il luogo. Entrano in gioco progettisti, architetti, urbanisti, ingegnieri e designers e non solo : un ruolo decisivo lo svolgono le amministrazioni (locali e non) con gli appositi strumenti di governo del territorio, e gli organismi nazionali e internazionali. In ogni ambito e a ogni scala il problema principale è sempre lo stesso: le modalità di relazione tra un’opera e il suo paesaggio.
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Paesaggio designa una determinata parte di territorio, come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.7 In questo senso, non si parla più solo di territorio ma di paesaggio per due ragioni : la prima è che l’oggetto del dibattito riguarda proprio la commistione tra azioni antropiche e fattori naturali, la cui interrelazione produce un determinato paesaggio; la seconda è l’importanza della componente percettiva, soggettiva delle popolazioni, che possono essere quelle locali o, come si prospetterebbe al fine di una valorizzazione a livello territoriale, quelle dei visitatori e dei turisti. Paesaggio e agricoltura costituiscono un binomio il cui legame in questi ultimi anni è andato rapidamente rafforzandosi e arricchendosi di significati e, considerando le fasi più recenti della storia ambientale italiana caratterizzata da eventi sempre più estremi, il definire strategie e azioni per la qualità del paesaggio agrario può rappresentare un fattore cruciale per la salvaguardia del territorio contro il degrado del patrimonio paesaggistico e culturale nazionale. Ma il paesaggio agrario è anche “un luogo della cultura”, che si manifesta nella scelta degli ordinamenti colturali e nell’applicazione delle pratiche agricole, nel disegno delle forme e nell’uso dello spazio, di fatto elevando l’agricoltore al ruolo di primo architetto del paesaggio. La straordinarietà del paesaggio agrario italiano sta appunto nella diversità, che costituisce la ricchezza del paesaggio culturale nazionale.
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Attraverso quali parametri si può misurare la vavalorizzazione del territorio rurale? • Imprese Attraverso la capacità imprenditoriale locale, intesa come capacità di incrementare le risorse produttive endogene dei territori, promuovere la diversificazione delle attività economiche (anche a partire dal patrimonio architettonico esistente). • Cultura e turismo Attraverso l’attrattività dei territori, intesa come capacità di incrementare attività culturali e turistiche innovative, che valorizzino in maniera integrata ed ecologica le risorse locali (il patrimonio architettonico e quello ambientale insieme); • Ambiente e agricoltura Attraverso la qualità e quantità dell’ambiente naturale presente, delle sue risorse, della biodiversità o di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico, sistemi verdi territoriali, corridoi ecologici, ecc. • Popolazione Attraverso la qualità di vita della popolazione locale, i servizi e le infrastrutture pubbliche essenziali. • Innovazione e competitività Attraverso le nuove tecnologie, delle start-up, per combattere lo spopolamento dei centri minori e creare posti di lavoro, rendendo il territorio attrattivo per i giovani
7. Tratto dalla Convenzione europea del paesaggio, capitolo 1, articolo 1.
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8. circa il 90% della superficie del territorio italiano è rurale. fonte: Ministero delle Politiche Agricole
9. La Green Economy (o economia verde) è un modello di economia che mira alla riduzione dell’impatto ambientale mediante provvedimenti in favore dello sviluppo sostenibile, come l’uso di energie rinnovabili, la riduzione dei consumi, il riciclaggio dei rifiuti. Fonte: Enciclopedia Treccani
LE POTENZIALITÀ DELL’AGRICOLTURA L’agricoltura è oggi l’attività produttiva che riesce meglio di altre a preservare il territorio e a darne un forte senso economico, è sempre il settore più attivo anche in un ciclo di crisi ma ha bisogno di nuovi scenari e progetti. Come già annunciato, per secoli in Italia è stata una pratica economica delle aree interne, una parte rilevante delle quali ha subito negli ultimi decenni un forte processo di marginalizzazione segnato da calo della popolazione, riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio, offerta locale calante di servizi pubblici e privati, riduzione del suolo agricolo, dissesto idro-geologico e degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Dati, studi e ricerche continuano però a documentare come in questa ampia parte del Paese7 esista un forte potenziale di recupero e di crescita che è possibile sostenere, con l’aiuto dei fondi e dei programmi comunitari disponibili, intervenendo nella tutela del territorio, nella valorizzazione delle risorse naturali e culturali e turismo sostenibile, nel rafforzamento dei sistemi agro-alimentari, nel risparmio energetico e nelle filiere locali di energia rinnovabile, nel saper fare e nell’artigianato. In una società in cui le risorse diventano sempre più scarse, il cambiamento climatico causa sempre maggiori danni economici e disagi sociali e il consumo inarrestabile di suolo mette a rischio la biodiversità e i beni ambientali, tre sono i fondamenti di una un’economia che assicuri uno sviluppo umano capace di futuro e quindi sostenibile e che punti ad una crescita qualitativa e quantitativamente selettiva: • tutela del clima e della biosfera • circolarità delle risorse • benessere inclusivo e di migliore qualità.
Classificazione rurale (fonte: Mipaaf 2017) Poli urbani Aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata Aree rurali intermedie Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo
Inoltre, i fattori che potrebbero accelerare la transizione verso la Green Economy9 possono essere identificati nelle politiche pubbliche (in particolare quelle fiscali), l’eco-innovazione, la finanza verde e l’iniziativa delle imprese “green”. In questo approccio, l’agricoltura è quindi uno dei settori chiave di questa transizione. Infatti, l’Italia ha riscontrato rilevanti potenzialità per uno sviluppo “verde” e si presenterebbe essere una reale possibilità per sostenere una ripresa stabile e durevole. Difatti, tra il 1961 e il 2016 l’Italia ha puntato con successo sulla qualità ecologica: la metà delle sue aziende agricole è
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“green” ed è oggi paese leader europeo per le produzioni di qualità certificata e la quota più alta di superficie agricola coltivata con metodi biologici.10 Anche la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio esistente sono importantissimi strumenti per superare la crisi attraverso la conversione ecologica dei centri abitati, la messa in sicurezza rispetto ai rischi idrogeologici e sismici, il miglioramento delle prestazioni energetiche dei fabbricati, l’azzeramento del consumo di nuovo suolo, l’incremento del capitale naturale urbano e peri-urbano. Così come lo è il potenziamento di un turismo sostenibile che soddisfi la crescente domanda di risorse culturali, paesaggi, momenti esperenziali e prodotti agroalimentari di qualità. L’agricoltura, infine, come tutta la Green Economy, può essere fonte di occupazione “decorosa” per molti giovani. Non è un caso che tra i dieci punti del programma di azioni che rendano più “verde” il nostro Paese, stilato dagli Stati Generali della Green Economy alla fine del 2017, figurano l’introduzione di un’economia circolare per superare il modello lineare di spreco e alto consumo di risorse, l’attivazione di un piano nazionale per la rigenerazione urbana, la tutela e valorizzazione del capitale naturale e dei servizi eco-sistemici e lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di qualità e multifunzionale. I Comuni più piccoli, spesso messi in crisi da veri e propri esodi verso le grandi città, sono forse quelli che più hanno bisogno di attivare dinamiche di “rigenerazione urbana” che portino alla salvaguardia e promozione del territorio e all’attrazione di investimenti e residenti, ma tutti i centri urbani devono oggi affrontare
queste nuove sfide con un elevato spirito di resilienza e una grande propensione ad accettare cambiamenti di paradigmi. In tale relazione non è possibile indicare tutte le principali strategie possibili, ma tra di esse meritano particolare attenzione per molte realtà del nostro Paese quelle, che legandosi alla qualità dei luoghi e dei prodotti, consentono di ricondurre nella redditività delle attività del primario parte delle esternalità positive che l’agricoltura è in grado di offrire: • la valorizzazione dei prodotti in ragione della loro tipicità legata al territorio • la sollecitazione all’ulteriore sviluppo di “nuove” tipologie produttive (come il biologico e l’agriturismo), Queste strategie rappresentano esempi ormai consolidati di come sia possibile coniugare l’innovazione con la tradizione, la competitività con la sostenibilità ambientale, gli interessi pubblici con le esigenze dei privati imprenditori. E’ quindi indispensabile che la tutela del paesaggio rurale venga realizzata favorendo un’agricoltura sostenibile anche sul piano economico, garantendo innanzi tutto una piena sinergia tra le politiche di governo del territorio e gli indirizzi di sviluppo socioeconomico locale. In questo senso si può individuare : • l’agricoltura come potenziale rigeneratore • l’agricoltura come marcatore di resilienza • l’agricoltura come fattore di rilancio L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE Con il termine di agricoltura sostenibile si intende un’agricoltura rispettosa non solo delle risorse naturali ma anche ma anche del lavoratore e
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10. Dati ISTAT, 2010
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del produttore. Il concetto di agricoltura sostenibile può essere visto dal punto di vista ambientale, intendendo un’agricoltura rispettosa delle risorse naturali quali acqua, fertilità del suolo, biodiversità, e che non utilizzi sostanze chimiche inquinanti. Si può parlare di agricoltura sostenibile dal punto di vista sociale, cioè la capacità dell’intera produzione agroalimentare mondiale di far fronte alla domanda globale, non solo dei paesi industrializzati, ma anche di quelli in via di sviluppo. Si può infine intendere l’agricoltura sostenibile dal punto di vista economico, cioè vantaggiosa per l’agricoltore favorendo un reddito equo (commercio equo-solidale), la tutela della salute dell’operatore e il miglioramento della qualità della vita degli agricoltori e dell’intera società. Non esiste un unico modo per fare agricoltura sostenibile. I modelli agricoli che mettono in pratica i principi e le tecniche sostenibili sono diversi:
11. fonte: www. agricolturabiodinamica.it 12. fonte: www. permacultura.it 13. fonte: www. ecovillaggi.it
• Agricoltura Biodinamica è un principio di produzione basato sulla visione antroposofica del mondo, elaborata dal filosofo austriaco Steiner nel 1924. La biodinamica ha come fondamento il rispetto dell’ecosistema terrestre tenendo in considerazione le leggi cosmiche e l’attivazione della vita nel suolo, in modo che le piante possano autoregolarsi e adattarsi alle condizione esterne. Non si utilizzano concimi chimici, né fitofarmaci ed è prevista la somministrazione in dosi omeopatiche di preparati naturali per favorire la fertilità del suolo e la crescita delle piante.11
• Permacultura è una disciplina ideata da Mollison nel 1928, scienziato e naturalista australiano. Con il termine permacultura, non si intende solo l’insieme di pratiche agricole orientate al mantenimento naturale della fertilità del terreno, ma anche un sistema integrato di progettazione che intreccia tematiche proprie dell’architettura, dell’economia, dell’ecologia e dei sistemi giuridici per le imprese e le comunità. La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo da soddisfare i bisogni della popolazione quali cibo ed energia e permettere la sostenibilità degli ecosistemi naturali.12 • Eco-villaggi o Smart Village è un tipo di comunità che si pone come obbiettivo principale la sostenibilità ambientale, sperimentando stili di vita diversi da quelli imposti dall’attuale sistema socio-economico. L’adesione dei partecipanti è volontaria e prevede la progettazione di nuclei abitativi per ridurre al minimo l’impatto ambientale, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e l’autosufficienza alimentare basata sulla permacultura o su un’agricoltura biologica. In sintesi l’ecovillaggio permette di soddisfare molti bisogni fondamentali, come casa, cibo e lavoro , garantendo alla comunità una qualità di vita migliore non legata alle dinamiche di consumo e globalizzazione proposte dalla società odierna.13 • Agricoltura solidale I prodotti da agricoltura solidale e sostenibile crescono su terreni liberi dallo sfruttamento, liberi da ricatti, estorsioni e mafie. E’ un’agricoltura che rispetta l’uomo e l’ambiente, basata su relazioni dirette e solide, per ridurre la distanza tra chi la terra la coltiva e chi ne gode i frutti.
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L’agricoltura sostenibile propone un modello di economia fondato su un codice etico vincolante per tutti i soggetti che lavorano in questo settore e finalizzato a: • migliorare le condizioni di vita dei produttori aumentandone l’accesso al mercato, pagando le loro merci a un prezzo più equo ed assicurando continuità delle relazioni commerciali, • promuovere opportunità di sviluppo per produttori svantaggiati, specialmente gruppi di donne e popolazioni indigene e proteggere i bambini dallo sfruttamento, • divulgare informazioni sui meccanismi economici di sfruttamento, tramite la vendita dei prodotti, favorendo e stimolando nei consumatori la crescita di un atteggiamento alternativo al modello economico dominante e la ricerca di nuovi modelli di sviluppo, • proteggere i diritti umani promuovendo giustizia sociale, sostenibilità ambientale, sicurezza economica, promuovere un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali.
LE POTENZIALITÀ DEL TURISMO RURALE E SOSTENIBILE Il turismo racchiude in sé enormi potenzialità, ma rischia di diventare un’arma a doppio taglio se non si prendono in considerazione tutti gli aspetti che ruotano attorno ad esso: da quelli ambientali a quelli sociali, senza dimenticare quelli culturali.14 Le parole d’ordine delle pratiche di turismo rurale sono sostanzialmente due: territorio e sostenibilità. Con “turismo rurale” si intendono infatti le varie forme di turismo direttamente connesse alle risorse territoriali e che trovano nella cultura rurale la loro componente principale senza quindi danneggiare i paesaggi e le comunità locali. Non si tratta quindi soltanto di un turismo verso le aree rurali, ma di un vero e proprio modo di viaggiare “slow” e a basso impatto, che comprende la fruizione di un territorio a tutto tondo: agricoltura e prodotti tipici, tradizioni locali e artigianato, patrimoni culturali e artistici. Ma anche condivisione, circolarità, recupero e valorizzazione di antiche pratiche, e in tutto e per tutto un’attenzione all’ambiente, alle pratiche sostenibili e al dato ecologico. Infatti, Il turismo, almeno a partire dal secondo dopoguerra, è percepito come una risorsa sempre più importante per numerosi territori rurali europei, in particolare per quelli rimasti più al margine dei processi di modernizzazione agricola e di sviluppo delle attività del settore secondario. Diffondere la consapevolezza del valore culturale, sociale ed artistico di un centro storico, veicola un atteggiamento di rispetto e tutela dei luoghi e degli spazi comuni, che di conseguenza
14. Alessia Mendozzi
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NUOVI SCENARI PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO: PAESAGGIO, TURISMO, AGRICOLTURA, SOSTENIBILITÀ
15. EurLex-2 , Direttiva 2014/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014 16. Vedere l’approfondimento dell’esempio a p. 17. Dati Istat 2017
aumenta il senso di sicurezza e di benessere di coloro che quei luoghi abitano e vivono, emarginando azioni di vandalismo, degrado e delinquenza. Allo stesso tempo, la conoscenza del valore culturale ed artistico di siti e monumenti, è il presupposto fondamentale per progettare azioni di comunicazione turistica, in collaborazione con i soggetti operanti nel medesimo settore, che senza dubbio, porta vantaggi sociali, oltre che, economici, alla intera comunità. Negli ultimi anni diversi territori hanno attivato processi di sviluppo investendo sulla valorizzazione delle identità locali, sull’attenzione per l’ambiente e per il patrimonio culturale e umano, rendendo evidente la propria componente estetica e relazionale. Territorio e identità permettono di creare nuove reti di relazione che vanno oltre i luoghi, verso modelli di sviluppo locale e anche turistici che hanno bisogno di coesione sociale e autenticità ma che promuovono sviluppo e competitività. Questi due fattori infatti, costituiscono quel patrimonio intangibile, capace non solo di incrementarne il valore aggiunto, la competitività e la visibilità, ma anche di promuovere il benessere della comunità locale. Tali fattori sono gli elementi costitutivi di una nuova politica di sviluppo sostenibile a favore del turismo dei territori detti “minori”. Vanno incoraggiati i progetti che combinano allo stesso tempo agricoltura, turismo rurale mediante la promozione del turismo sostenibile e responsabile nelle zone rurali, patrimonio naturale e culturale, come pure gli investimenti nelle energie rinnovabili.15 Recentemente numerosi territori del Sud d’Italia, anche con il sostegno di risorse comunitarie,
hanno attivato autonomi percorsi di sviluppo locale attraverso la valorizzazione delle proprie identità locali, dell’ambiente naturale e del paesaggio, delle tradizioni storiche ed enogastronomiche nonché dei beni culturali e artistici raccontando se stessi nel tempo e nello spazio. Un chiaro esempio può essere rappresentato dal progetto del Cilento Smart Village.16 I dati più recenti sui comportamenti turistici degli europei17 confermano, inoltre, come l’identità delle località visitate risulti un elemento determinante nella scelta delle destinazioni turistiche, attuata dalla maggioranza dei casi (32%) sulla base dell’ambiente locale inteso nell’accezione di attrattività globale dei luoghi. Le più recenti indagini di mercato, d’altro canto, indicano chiaramente quanto ormai il turista-viaggiatore intenda sempre più la “vacanza” come un’esperienza personale che deve essere il più possibile autentica, quanto ormai sia stuzzicato da nuove motivazioni culturali e tentato dalla riscoperta delle tradizioni locali, con una forte propensione a forme alternative di ricettività quali bed & breakfast, agriturismi, soggiorni in castelli e residenze storiche. In Italia, la domanda legata all’ospitalità nei territori e centri urbani “minori”, al di fuori dei tradizionali percorsi turistici, legata ai prodotti dell’enogastronomia e alla scoperta del patrimonio artistico ed architettonico, degli usi e dei costumi delle comunità locali, è in costante aumento. Il turismo culturale, che si muove alla scoperta del nostro ampio patrimonio, fatto di città d’arte, di eventi, di manifestazioni, e di tradizioni enogastronomiche e religiose, fa registrare, meglio delle altre tipologie di turismo, un andamento positivo, con tassi di crescita medi, negli ultimi anni, del 5-8%. Il turismo si trasforma quindi in un elemento in-
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novativo, potenzialmente in grado di rafforzare la ricchezza immateriale e il senso di appartenenza di una comunità al suo territorio. Per raggiungere lo scopo è però necessaria un’interazione stretta con la comunità, per rafforzarne il suo senso d’appartenenza al territorio, accelerando nel contempo l’interazione anche con gli altri settori dell’economia locale.
L’Italia negli ultimi anni si sta adoperando sempre di piu per lo sviluppo del turismo sostenibile. Secondo quanto definito dal rapporto Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo della Fondazione UniVerde, nei prossimi dieci anni la sensibilità per il turismo sostenibile e l’ecoturismo, crescerà per il 63% :
Il turismo non è un’attività geograficamente limitata, in quanto hanno cominciato ad essere attraenti anche le sue forme alternative, come il turismo rurale, il turismo ecologico, l’agriturismo offrendo così la possibilità alle regioni in declino di diventare competitive nel settore dell’economia e di ottenere un riconoscimento economico e sociale.18
• il 41% degli italiani considera il turismo sostenibile eticamente corretto • il 58% dei viaggiatori pianifica il proprio viaggio ponendosi il problema dei danni che potrebbero arrecare all’ambiente • Quasi il 70% rinuncerebbe all’automobile se la meta fosse raggiungibile in treno
Tra le pratiche di turismo rurale possiamo individuare il turismo eco-sostenibile o eco-turismo (che si svolge in aree di particolare pregio ecologico, e con forme rispettose del contesto), il turismo “slow” (che da valore al luogo e alla sua cultura) e il turismo enogastronomico (rivolto alla fruizione di prodotti alimentari locali nell’ambito del loro contesto di produzione). Nessuno di questi termini può però essere usato come sinonimo di turismo rurale, per esempio, il turismo enogastronomico può svolgersi anche in area non rurale.
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18. Definizione dell’International Ecotourism Society (TIES)
Per quanto riguarda il cibo: • Il 93% preferisce i ristoriante che offrono prodotti a km 0 • L’81% sceglie ristoranti che usano ingredienti provenienti da agricoltura biologica
BUY
RESPECT LOCAL
LOCAL
CULTURE
SAVE
PROTECT
ENERGY HERITAGE
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IL TURISMO ECO-SOSTENIBILE O ECO-TURISMO: È un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l’ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali.19
19. Atlante dei circuiti di turismo ecosostenibile e culturale
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Il termine in sé, in opposizione al turismo di massa, apre ad un ampio dialogo di interesse per una tematica di crescente importanza, non solo come settore di notevole potenzialità per lo sviluppo economico, ma anche come potente strumento per la conservazione dell’ambiente naturale a condizione che esso venga adeguadatamente gestito. L’obiettivo principale del turismo eco-sostenibile è quindi la preservazione dell’ambiente naturale e la ricerca di un nuovo equilibrio tra uomo e natura che favorisca la miglior convivenza possibile. Questa forma di turismo implica la gestione delle risorse in modo da soddisfare le esigenze economiche, sociali ed estetici di base, preservando l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali e la diversità biologica.17 Tali concetti devono cercare di conciliare la domanda dei turisti di fruizione delle risorse naturali, sociali, etiche e culturali, con l’esigenza di garantirne nel contempo l’integrità, accrescendone le potenzialità per il futuro. La TIES (International Ecotourism Society) ha espresso alcuni princìpi dell’eco-turismo: • Minimizzare l’impatto sull’ambiente • Promuovere il rispetto per la cultura e l’ambiente che ci circonda • Apportare benefici economici diretti alla conservazione e tutela dell’ambiente • Apportare risorse di autogestione alle comunità locali • Incrementare la sensibilità al verde
IL TURISMO “SLOW” E SENSORIALE : Il turismo “slow” significa letteralmente “turismo lento”, ossia un modo di viaggiare che pone l’attenzione al particolare. Si tratta quindi di un modo di viaggiare attraverso i percorsi meno battuti, lungo i quali l’anima dei luoghi e delle culture locali emerge in modo autentico, sentito, senza compromessi con la massificazione dell’offerta turistica. Scegliere di viaggiare “lento” significa sostenere e dar valore all’ambiente che ci circonda. Lo “slow tourism” è ormai sempre più diffuso. Ci si muove alla ricerca del relax, del contatto con la natura, dei piccoli borghi di campagna. Vuole promuovere la qualità e l’esperienza contrapponendosi al turismo di massa, veloce e di consumo che poco valorizza le tipicità di un luogo. Conoscenza e scoperta di cibi biologici e a km zero, propensione a destinazioni attente dal risparmio energetico e alla raccolta differenziata per perseguire valori sostenibili verso un turismo più sano e reale. Il turista “slow” è colui che vuole liberarsi dai ritmi frenetici della quotidianità, per entrare in contatto con la quotidianità di un luogo e dei suoi residenti. È alla ricerca di soluzioni ricettive e ricreative responsabili, ossia sostenibili, ecologicamente compatibili ed economicamente convenienti. Un turista che ricerca esperienze sensoriale a contatto con la natura : le passeggiate, l’andare a cavallo, il birdwatching, la canoa, sono tra le attività “slow” più diffuse. Il turismo diventa così esperienza. Questo concetto nasce dall’associazione Slow food, fondata da Carlo Petrini nel 1986, risposta al fenomeno dei “fast food” sia per proteggere le tipicità locali e modalità di produzione artigianali, sia per contrastare l’omologazione del gusto e dei prodotti, sia per promuovere un ap-
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proccio al cibo conviviale, non frenetico né consumistico. Alla stessa maniera lo Slow Tourism invita a riappropriarsi di tempi, luoghi, spazi e tradizioni locali per contrastare il fenomeno del turismo “mordi e fuggi”, fatta di spostamenti a basso impatto su un’area geografica limitata. Lo Slow Tourism, infatti, è un approccio al viaggio per tutelare unicità e bellezze che rischiano di scomparire da fenomeni turistici globalizzati. Condivido lo studio “Destinazione Slow Up” del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali UniTS che definisce fare slow tourism interagendo come segue: • Contaminazione: si stimolano le interazioni con la comunità ospitante. • Autenticità: si esaltano le specificità dei luoghi. • Sostenibilità: si minimizza l’impatto sull’ambiente, secondo un approccio sostenibile: – ecologicamente leggero nel lungo periodoe – economicamente conveniente – eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali. • Lentezza: si privilegiano i ritmi non frenetici. La costruzione e offerta di servizi e prodotti di turismo lento, in grado di far partecipare l’ospite a un’esperienza completa, profonda e coinvolgente, che gli consenta di assimilare gradualmente i legami con la realtà locale. • Emozione: si coinvolgono le esperienze multisensoriali. Ed aggiungerei Rispetto per le necessità e bisogni delle persone, permettendo l’inclusione sociale per un turismo per tutti.
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Il TURISMO ENOGASTRONOMICO : Per conoscere le altre culture è necessaria un’esperienza di degustazione dei cibi e dei vini tipici di quel territorio. Si tratta dell’obiettivo primario che il turista si pone, ovvero di esplorare e degustare cibi e bevande per poter vivere un esperienza culinaria unica e specifica di una destinazione.20 È una nuova forma di turismo culturale cha sta conquistando un numero sempre crescente di turisti, alla ricerca alla ricerca di sapori e di tradizioni autentiche, volto a recuperare il potere tradizionale di ciascuna zona. Il tema del viaggio sempre più visto come un’esperienza che unisce al piacere della conoscenza di nuovi luoghi quello della scoperta dei sapori e dei prodotti tradizionali locali. Tale piacere è andato sommandosi alla consapevolezza della fragilità del nostro ambiente e all’importanza di adottare comportamenti virtuosi in modo da rispettare il più possibile l’equilibrio. In questo senso, conoscere le specialità alimentari di un certo luogo permette ai visitatori non solo di godere delle bontà della tavola, ma anche di conoscere la cultura e la storia, nonché gli usi e costumi; proprio per questo il turismo enogastronomico rappresenta una leva strategica di grande importanza per lo sviluppo sostenibile dei territori rurali. È in questo contesto che si ritrova un possibile punto d’incontro tra turismo ed agricoltura: relazione che nasce proprio proprio dal fatto che il primo contribuisce a preservare, sostenere, sviluppare e valorizzare le produzioni agroalimentari e, di conseguenza, i loro territori rurali d’origine. Vivere l’enagostronomia in questo modo permette al visitatore di riscoprire lo stretto legame
20. Definizione di turismo enogastronomico introdotto da Lucy Long nel 1998.
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20. dati del World Food Travel Association
che c’è tra il cibo e il suo territorio d’origine, ma anche di salvaguardare e promuovere le specificità territoriali, sviluppandone le potenzialità. Il turismo enogastronomico offre quindi un enorme potenziale per stimolare economie locali, regionali e nazionali e migliorare la sostenibilità e l’inclusione. Esso contribuisce positivamente a molti livelli della catena del valore del turismo, dall’agricoltura e produzione alimentare locale alla ristorazione, oltre che contribuire alla conservazione del territorio e delle tradizioni locali e a garantire occupazione alle comunità e causare effetti positivi anche su altri settori. Non va dimenticato poi che le esperienze enogastronomiche, coinvolgendo tutti i cinque sensi. Se nel turismo la componente esperienziale gioca un ruolo sempre più importante, allora l’enogastronomia diventa un asset di assoluto rilievo per una destinazione turistica. In questo senso, nella maggioranza dei casi l’offerta e la domanda di enogastronomia a livello turistico risultano complementari ad altri settori, come la cultura, lo sport, il benessere, ecc. Accade quindi che la destinazione venga scelta per le sue attrattive enogastronomiche e per la possibilità di approfondire tradizioni, usi e costumi caratteristici, vivendo un’esperienza che porti a conoscere la cultura ed il territorio con tutti i suoi aspetti naturali, storici e sociali che si trovano alle spalle dei prodotti tipici. L’offerta turistica enogastronomica è varia, non si riassume semplicemente nella proposta più tipica della ristorazione, ma si possono elencare anche: • Attività di degustazione, • Visite alle aziende produttrici, • Percorsi enogastronomici (strade del vino, strade del cibo)
• Attività legate all’agricoltura e all’allevamento come raccolta di prodotti, mungitura, ecc. • Corsi, workshop, lezioni ed eventi (sagre) Negli anni recenti l’enogastronomia ha assunto una nuova centralità nel turismo. Infatti, a livello mondiale, si stima che, nel 2019, il 93% dei turisti leisure (che ricercano il benessere e l’ozio) hanno partecipato a esperienze a tema rilevanti nel corso delle loro più recenti vacanze e il 49% ha indicato come cibo e vino siano stati la ragione principale di almeno un proprio viaggio negli ultimi due anni più del doppio rispetto al 2016. 20 Questo fenomeno è dovuto in parte alle tendenze attuali che comporta il turismo enogastronomico. Tra queste ritroviamo : • L’attenzione alla sostenibilità sia da parte delle destinazioni che da parte dei turisti. E non solo per quanto riguarda il cibo, la sua qualità e autenticità, ma anche in merito a eventi e strutture ricettive. • Il Chilometro zero. Il turista enogastronomico ricerca una garanzia di qualità nelle destinazioni, nei ristoranti, nelle strutture ricettive e soprattutto nelle esperienze. • Il digitale è essenziale nelle esperienze del turista enogastronomico contemporaneo, nella fase di ricerca di informazioni, di scelta e al momento della fruizione dell’esperienza. • L’esperienzialità. La domanda di turismo enogastronomico oggi desidera vivere esperienze autentiche legate alla conoscenza della cultura enogastronomica: cibo, itinerari, tradizioni, produzione, ecc.
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Cresce il turismo enogastronomico in Italia. Dove, come, perché: dati e numeri Chi è il turista enogastronomico? Il turista enogastronomico tipo si muove generalmente in coppia o in famiglia. Tutte le generazioni sono coinvolte, in primis la Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980), ma anche i Millennials (nati tra il 1981 e il 1996), facendo registrare l’86% d’incremento su base annua
I TURISTI ENOGASTRONOMICI
% sul totale dei turisti italiani
Provenienza 39%
Quali sono le attività più gettonate? Degustazioni di prodotti tipici, visita a mercati (82%), ricerca di bar e ristoranti storici (72%), visita alle aziende agricole (62%) o in cantina (56%).
Centro
30%
21% 2016
2017
Sud e Isole
2018
Destinazione del viaggio enogastronomico
75% In Italia
Cosa manca? Il 68% dei turisti italiani vorrebbe un museo nazionale dedicato alla cultura enogastronomica.
47%
52%
Quali sono i luoghi preferiti del turista enogastronomico italiano? Privilegiano l’Italia stessa. Le regioni più apprezzate: Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna. Cosa offre l’Italia? 825 prodotti a Indicazione Geografica, 5056 prodotti agroalimentari tradizionali, quasi 335mila imprese di ristorazione, oltre 23mila agriturismi, 114 musei tematici legati al gusto, 173 strade del vino e dei sapori.
Nord/Ovest
41%
41%
Cosa cerca? Si parla di paesaggio enogastronomico per indicare l’insieme di cultura, persone, ambiente, attività e prodotti tipici che il turista valuta quando sceglie la sua destinazione.
Nord/Est
Reddito
17%
8%
In Italia e all’estero
All’estero
FINO 28.000 euro
OLTRE 28.000 euro
46%
50%
- Realizzato a partire dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019, Gambero Rosso
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IL BINOMIO AGRIFOOD E TURISMO PER RENDERE ATTRATTIVI I TERRITORI ITALIANI Turismo e agricoltura? Un binomio impensabile fino a qualche tempo fa che invece oggi acquista consistenza per via di quel forte valore attrattivo che la nostra identità (ambientale, culturale, gastronomica, estetica) esercita nel mondo. Agricoltura sì, dunque, con tutto quel che ne consegue in termini di legame con il buon cibo e il buon vino, con la tutela dell’ambiente, con un certo stile di vita tipicamente nostrano che emerge con vigore nelle comunità agricole ma che influenza anche altri ambiti della società.21
21. Antonella De Santis, Articolo Gambero Rosso, 11 aprile 2019 22. Fonte: dati Bain & Company 23. Nel 2010, la dieta mediterranea è stata proclamata dall’UNESCO “Patrimonio immateriale dell’umanità”. 25. secondo un’indagine di ENIT ed Ipsos la cucina italiana è l’elemento caratterizzante dell’immagine dell’Italia 26. Organizzazione mondiale del turismo (United Nations World Toursim Organization)
Il settore agroalimentare rappresenta l’11% del PIL nazionale 22. Solo con i suoi prodotti DOP, IGP e STG vale 15 miliardi di euro mentre muove oltre confine un business che arriva a 40 miliardi di euro, con un tasso annuo di crescita composto del 4%. Se poi si considera il binomio agrifood (agroalimentare) e turismo, la percentuale sul PIL sale al 20-30% pari a cinque volte il valore del comparto del design. In altre parole, un terzo del prodotto interno lordo dell’Italia dipende dall’agroalimentare e dal turismo. Per questo diventa strategico considerare questi due settori collegati. Il cibo è sempre stato al centro delle preoccupazione della società, ma di recente nasce, una domanda sempre più forte di autenticità, che si lega alla riscoperta della sostenibilità in tutte le sue declinazioni (ambiente, salute, rapporti sociali) e che chiama in causa l’industria alimentare, cui chiede di assumersi nuove responsabilità. Si apre oggi, sul versante degli stili alimentari, la possibilità di ripensare secondo nuove chiavi di lettura il rapporto con il cibo. I tratti emergenti di questo nuovo approccio potrebbero essere situati all’incrocio tra il piacere dell’esperienza
sensoriale e la richiesta di una comodità situazionale che consenta di godere appieno del cibo gustato. In questo senso l’Italia ha grandi possibilità, in quanto sembra essere un paese sempre più maturo e preparato verso il rispetto del suolo e dei suoi prodotti, in nome della saluta e della qualità della vita. Non dimentichiamo che è la culla della dieta mediterranea, considerata un regime alimentare di eccellenza e diventando oggi un vero proprio stile di vita “sano”. 23 Il cibo e il vino italiano sono un elemento imprescindibile della “esperienza Italia”. Lo sono per la capacità di rappresentare il Paese e la sua cultura, per la riconoscibilità e attrattività internazionale, per l’attitudine a generare condivisione e racconto. 24 Il cibo è la porta di accesso più immediata di un territorio, è la prima esperienza con la quale il viaggiatore contemporaneo cerca un contatto con la cultura e le tradizioni del luogo. La grande varietà dei paesaggi italiani e della loro storia riflette la numerosità delle possibilità di “accesso gastronomiche”, tutte dotati di notorietà mondiale: per il mercato turistico è un vero giacimento di opportunità. Il patrimonio enogastronomico è quindi parte essenziale del paesaggio culturale italiano e le risorse legate a questo settore sono un potente fattore di attrazione turistica.25 Secondo l’UNTWO26 è proprio l’unicità del patrimonio culturale intangibile a determinare sempre di più il fattore discriminante della competitività turistica. L’Italia, da questo punto di vista, parte certamente da una posizione di vantaggio, proponendosi ai mercati internazionali con un’offerta pressoché unica, in grado di le-
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gare cibo, cultura e ambiente: sostenere questa offerta significa non solo generare valore per i territori, ma anche rispondere appieno alle esigenze dei più moderni flussi turistici interessati all’autentico e al tipico. Inoltre, per il Country Brand Index, l’Italia è al primo posto nella classifica relativa al cibo. I dati sulla ricchezza e la diversità delle eccellenze alimentari ed enologiche italiane, unitamente al progresso costante della qualità della ristorazione, non spiegano da soli la capacità di attrazione del turismo enogastronomico. Queste eccellenze vanno infatti associate al contesto territoriale di ricchezza culturale ed ambientale, materiale e immateriale, in cui si collocano e vengono fruite. Le nuove strategie del turismo italiano puntano a rafforzare l’integrazione di questi patrimoni, la loro conoscenza e la fruizione sostenibile. Il turismo legato al cibo e vino ha acquisito, in quest’ambito, una rilevanza particolare: non solo perché il cibo è ovviamente importante nell’esperienza turistica ma perché l’enogastronomia si è evoluta fino a costituirsi come pratica culturale e ad includere aspetti etici e di sostenibilità del territorio, oltre che essere in grado di migliorare in maniera decisiva il benessere delle comunità locali interessate. In Italia, il CENSIS ha osservato, in un rapporto del 201526, che alla luce dei dati relativi ai Sistemi Locali del Lavoro, la capacità di creare occupazione è strettamente legata alle nuove filiere locali che valorizzano i patrimoni enogastronomici e altre risorse tipiche del territorio. Si tratta quindi di percorsi di sviluppo basati sulla multisettorialità e sull’integrazione di risorse. La promozione del rapporto fra agroalimentare e turismo deve quindi fare parte di una strategia di lungo periodo, orientata a sostituire un’attivi-
tà di fruizione commerciale e globalizzata con un’attrazione basata su radici, identità ed esperienza innovativa dei luoghi. La forza attrattiva della cultura enogastronomica italiana, i suoi effetti sull’imagine del paese, le dimensioni e la varietà dell’offerta esistente e le tendenze di crescita della domanda, pongono il sistema turistico italiano nella esigenza di cogliere al meglio questa opportunità. Si tratta di vantaggi che cominciano a farsi notare in termini di nuove opportunità di lavoro, di diversità e stabilità dell’economia locale, del miglioramento del tenore di vita locale e della conservazione del patrimonio culturale e naturale. Girando i nostri territori sono convinto che ci sono settori della nostra economia che possono diventare motore trainante nonché la locomotiva che permette al nostro Paese di uscire dalle sabbie mobili. Questi settori sono l’agricoltura e il turismo. […] Il nostro impegno è valorizzare i settori dell’agricoltura e del turismo, i turisti vengono a visitare i nostri territori perché l’Italia è un paese da vedere, mangiare e bere. Crediamo in questo progetto ed è il sistema Italia che lo chiede e tutti insieme stiamo lavorando presentandoci, soprattutto nei confronti dei buyer internazionali, in maniera omogenea.27 Da quanto analizzato in precedenza, vorrei mettere l’accento sul fatto che il turismo rurale rappresenta quindi un segmento in crescita e con interessanti opportunità di sviluppo che gli derivano dalla capacità di rispondere ad alcune delle tendenze emergenti nella domanda turistica che tendono a premiare forme di fruizione meno massificate e più attente ai valori della natura, della cultura, dell’enogastronomia, dell’agricoltura.
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26. 49°Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, CENSIS, 2015 27. Gian Marco Centinai, Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, parlando con i giornalisti, a margine di una visita a Napoli.
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28. come lo definiva Franceso Rutelli nel 2017.
Infatti, le comunità rurali vedono nello sviluppo del turismo un’opportunità per diversificare l’economia delle aree rurali e rivitalizzare territori non più competitivi a fronte delle dinamiche dei mercati e dell’evoluzione delle politiche agricole. L’interesse per il turismo come fattore di sviluppo delle aree rurali risiede in numerosi elementi, quali il fabbisogno di lavoro elevato e con preparazione facilmente acquisibile, dunque in grado di garantire un elevato coinvolgimento della popolazione locale senza differenziazione di generi. Inoltre, come gia accenato, un’evoluzione del turismo è già in atto nelle località turistiche e sta determinando una differenziazione dei prodotti turistico-territoriali fondata sul passaggio da fattori di attrattiva tradizionali (mare, montagna e arte) a fattori di attrattiva legati ai contenuti “esperienziali” e “a specifiche caratteristiche dei contesti”. In tal senso, accanto ai prodotti turistici tradizionali (città d’arte, località balneari, località montane) vengono creati, in risposta ai bisogni emergenti della domanda, nuovi prodotti turistici (itinerari culturali minori, itinerari enogastronomici, percorsi benessere, musicali, del cineturismo), che consentono di valorizzare le risorse locali e di scoprirne le potenzialità. Questo fenomeno potrebbe inoltre portare ad una soluzione contro il “turisdotto italiano”28, ovvero l’asse turistico maggiore in Italia : Roma - Firenze - Venezia. E’ inconfutabile che il paese offra una straordinaria concentrazione di città d’arte e patrimoni UNESCO ma il potenziale turistico italiano va ben oltre. In Italia non bisogna continuare a promuovere solo il “turisdotto” ossia il condotto dei turisti che vanno da Roma a vedere San Pietro, a Firenze
per gli Uffizi e a Venezia in Piazza San Marco e poi fuggono.28 Questo ragionamento ci porta a riprendere il filo del potenziale turistico e agroalimentare italiano rivolgendo lo sguardo alla costellazione di borghi e paesi: molti sono i luoghi semi-sconosciuti ma con un patrimonio artistico e culturale sorprendente a cui va dato attrattività per rivitalizzarli ed evitare che da borghi testimonianti di realtà sommerse, di tradizioni, di culture locali e ritmi lenti, diventino “città fantasma.” Si tratta quindi di dare valore alle aree rurali e al patrimonio enogastronomico italiano per attrarre turisti sui territori, presentando opportunità alternative, rispetto ai percorsi nelle già sature città d’arte, così da incrementare i flussi turistici. Un caso emblematico è quello del Cilento Smart Village, presentato qui di seguito.
Riassumendo, si tratta di sfruttare le opportunità derivanti dalla collaborazione e tra agroalimentare e turismo. Le strategie si basano sul: • Valorizzare turisticamente i territori dotati di risore enogastronomiche salvaguardando la sostenibilità ambientale dei flussi, la garanzia di qualità sia dei prodotti che dei servizi, l’autenticità dello stile di vita e delle tradizioni. • Innovare i prodotti turistici delle destinazioni offrendo esperienze turistiche di qualità e legate all’agroalimentare e all’enologia. • Integrare le azioni di ingaggio della domanda sui mercati del turismo e dell’enogastronomia, ampliando le opportunità per le destinazioni.
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L’ESEMPIO DEL CILENTO SMART VILLAGE Il Cilento per contrastare il processo di spopolamento e la perdita costante di capitale sociale e di risorse umane nelle aree rurali ha avviato un nuovo approccio di progettazione di sviluppo locale in grado in innescare processi virtuosi di crescita sociale ed economica. Per questo fine, il progetto prevede di utilizzare le risorse ambientali e culturali locali oltre che le vocazioni territoriali specifiche perché i borghi in questione diventino luoghi della conoscenza, luoghi di studio e ricerca, nonché luoghi di elaborazione di idee innovative. Attraverso il nuovo modello di sviluppo locale (Smart Village o ecovilaggio) possono generarsi nuove economie legate non solo ad un turismo lento e sostenibile ma alla nascita di nuove destinazioni di successo per la ricerca e l’innovazione. Per l’area cilentana si è lavorato ad una ipotesi che si è focalizzata su tematiche legate all’ambiente, ed alla valorizzazione della ricchezza della terra, sviluppando un approccio da business model declinato su base territoriale. Attorno a questi due asset (ambiente ed agricoltura) si costruiranno le condizioni più favorevoli per attrarre il mondo delle ricerca e degli startup, e per sostenere i suoi abitanti ad avviare virtuosi percorsi che esplorino l’innovazione tecnologica in agricoltura (agricoltura 4.0) ed utilizzino il forte valore cultura e paesaggistico come strumento per sviluppare un turismo sostenibile e slow. Non va dimenticato che il Cilento è anche comunità emblematica della Dieta Mediterranea che può essere elemento di riferimento per la azioni che si andranno ad attuare. Emerge l’organizzazione di un ecosistema rurale innovativo che prevede l’utilizzo dei principali strumenti innovativi (living lab, partnership pubblico-privata, business model, infrastrutturazio-
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ne digitale). Spazi fisici inutilizzati, terreni e aree abbandonate diventano quindi spazi da riconvertire in innovative funzioni sostenibili, progettando inoltre nuove attività per i residenti ad esempio attività didattiche o agricole (per esempio orti urbani) che oggi sono per lo più fonte di integrazione di reddito e inclusione sociale, oltre che a essere utili per l’ambiente. Perché un territorio dove è presente la ricerca con i suoi laboratori ed i suoi operatori, e chi idea e sviluppa progetti innovativi, come gli startupper, è un territorio dove possono concretamente svilupparsi iniziative imprenditoriali sostenibili ed in grado di avviare un processo concreto di rivitalizzazione dello stesso territorio.
Ecovillaggio Maremirtilli Maremirtilli è una riserva naturale e azienda agricola con agri-campeggio in cui è possible allogiare in tende sospese tra gli alberi immersi nella natura. E’ situato a 200m da Paestum, preservando la duna dei gigli di mare e incrementando un ecoturismo dedicato alla sensibilizzazione ambientale e alla diffusione dell’economia circolare, oltre che a promuovere il territorio e le bellezze paesaggistiche ed enogastronomiche. ed agricole del Cilento.
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29. Legge. 96/2006 30. Legge del 5 dicembre del 1985, n. 730 31. intervista effettuata per MULTIDIM ad un imprenditore agricolo 32. Valori ISTAT 33. L’agriturismo rappresenta circa il 30% del volume complessivo rispetto al valore della produzione delle attività secondarie, (fonte ISTAT)
AGRITURISMO E AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE IN ESPANSIONE L’agriturismo è una delle forme che garantisce la coincidenza tra esercizio dell’attività agricola e beneficio turistico nell’ambito dell’azienda a livello di territorio rurale. All’interno del panorama del turismo rurale, un ruolo particolare è rivestito dall’agriturismo, regolato da una legge quadro nazionale29 e da leggi regionali, che lo definiscono come una forma di turismo rurale che presenta caratteri particolari nell’organizzazione dell’offerta, i quali risiedono nel legame di particolare intensità tra l’esercizio dell’attività turistica e l’esercizio dell’attività agricola, che deve comunque restare prevalente. In questo modo viene garantito, almeno dal punto di vista formale, il legame tra l’attività di ricezione e ospitalità, e le risorse della ruralità, in particolare quelle riferibili all’attività agricola. Possiamo quindi definire l’agriturismo come un’attività turistica a tutti gli effetti, benché si caratterizza per la necessaria posizione di connessione e complementarietà rispetto ad un’attività agricola tradizionale. Non v’è dubbio, pertanto, che l’attività agrituristica si collochi a pieno titolo fra le attività turistiche nel senso appena precisato, in particolare, fra quelle dirette a salvaguardare le risorse ambientali, le usanze locali anche ai fini di uno sviluppo turistico sostenibile. Dagli anni ’70, gli agricoltori hanno iniziato a “riconvertire” le proprie attività, al fine di fronteggiare un calo di redditività. La crescita da allora alla contemporaneità è stata costante, questo perché la domanda turistica in ambito rurale, a pari passo con le tendenze ambientali, è diventata sempre più richiesta. Inoltre, le motivazioni che portano gli imprenditori a dedicarsi
all’agriturismo, oltre alla necessità di incrementare il reddito aziendale, riguardano in particolare la valorizzazione del patrimonio fondiario, la volontà di mantenere lo stretto legame con gli elementi caratteristici del paesaggio rurale, l’opportunità di sfruttare strutture e risorse altrimenti inutilizzate. Infatti, la prima legge italiana sugli agriturismi incoraggia l’attività agrituristica in quanto permette di sostenere lo sviluppo ed il riequilibrio del territorio agricolo, agevolare la permanenza dei produttori nelle zone rurali o meglio utilizzare il patrimonio rurale e dell’edilizia, promuovere la conservazione e la tutela dell’ambiente, dare risalto ai prodotti tipici, conservare le tradizioni e le iniziative culturali del mondo rurale, sviluppare il turismo sociale e giovanile, facilitare i rapporti tra la città e la campagna.30 La mia scelta di fare agricoltura nasce dalla volontà di gestire un territorio che rischiava di essere abbandonato e quindi di perdere tutta la sua bellezza.31 Oggi, gli agriturismi hanno superato le 20 mila unità, per un numero complessivo di 250 mila posti letto. La dimensione del fenomeno è dunque già interessante, ma le potenzialità di crescita sono ancora notevoli con un ritmo annuale di autorizzazione di nuove attività nell’ordine del 7-8% su base annua.32 Possiamo affermare quindi che tra le attività connesse all’agricoltura, l’agriturismo occupa un posto rilevante, non solo dal punto di vista economico,33 ma anche in un’ottica strategica molto più ampia. L’impresa agricola con l’agriturismo, diversificando le fonti di reddito e le attività, guadagna autonomia, si svincola dalle dinamiche del mer-
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cato dei beni primari, produce benessere e beni collettivi in ambito rurale, assolvendo in pieno il ruolo “multifunzionale” richiesto all’agricoltura. Da oltre venti anni ormai l’agriturismo italiano registra, sebbene a velocità diverse, valori sempre positivi, per fatturato, domanda e offerta. Oltre a crescere per quantità, si sta evolvendo in forme sempre più diversificate, differenziate e integrate, anche in chiave territoriale, per tipologia di attività e servizi proposti. Questo anche per effetto dei contributi dell’Unione Europea previsti dai diversi programmi a sostegno dello sviluppo rurale, nell’ambito dei quali l’agriturismo costituisce una componente sempre rilevante. LA MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale.34 La multifunzionalità è l’insieme di contributi che il settore agricolo apporta al benessere sociale ed economico della collettività e che quest’ultima riconosce come proprie dell’agricoltura. L’Unione Europea34 indica tre chiavi di lettura per verificare gli elementi che caratterizzano le imprese agricole come “multifunzionali”: • Funzioni economiche fra le quali la funzione produttiva, la generazione di reddito e occupazione nelle aree rurali;
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• Funzioni ambientali in termini di mantenimento della qualità dell’ambiente, di conservazione del paesaggio, e della biodiversità e, più in generale, di valorizzazione delle risorse naturali locali; • Funzioni sociali sia in relazione al mantenimento delle tradizioni e dei tessuti socioculturali rurali sia per l’erogazione di servizi di tipo ricreativo, didattico e terapeutico e sia in merito alla garanzia della qualità e della sicurezza degli alimenti. Questa classificazione offre una rappresentazione solo didascalica delle caratteristiche multifunzionali delle aziende agricole in quanto, nella concretezza delle situazioni, tali funzioni sono integrate strettamente fra loro fino a rendersi inscindibili e complementari. Basti pensare al valore economico delle funzioni ambientali e di quelle sociali oppure al rilievo sociale della valorizzazione delle risorse naturali locali. Il processo di valorizzazione dell’agricoltura multifunzionale deve tener conto del forte legame con il territorio e, di conseguenza, ha forti ricadute sul sistema locale dal punto di vista economico e socioculturale. Il concetto di multifunzionalità esprime effettivamente il passaggio da una visione essenzialmente produttiva dell’agricoltura a una visione più ampia, che associa al settore agricolo funzioni ambientali, sociali e culturali, oltre che economiche. In questa prospettiva, l’agricoltura contribuisce a incrementare : • la sicurezza alimentare (qualità dei prodotti) • il benessere degli animali • lo sviluppo rurale (vitalità economico-sociale delle aree rurali; identità) • i servizi ambientali
34. Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), rapporto del 2001
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ll ruolo dell’agricoltura non coincide con la sola produzione di beni al minor costo possibile [...]. L’agricoltura fornisce servizi che sono legati al territorio e assumono principalmente il carattere di bene pubblico [...]. Le funzioni dell’agricoltura riguardano la tutela, la gestione e la valorizzazione del paesaggio rurale, la protezione dell’ambiente, il contributo alla vitalità delle aree rurali [...]. È un dato di fatto che la società europea è interessata alle funzioni dell’agricoltura e, di conseguenza, risulta necessario realizzare delle politiche che ne assicurino il sostegno [...]. Per garantire che le funzioni dell’agricoltura siano assolte è necessario l’intervento pubblico.35 35. Organizzazione Mondiale del Commercio OMC, European Comunity, 1998
L’albero della multifunzionalità in agricoltura
nenza, valorizzando il paesaggio rurale. Possiamo individuare un altro aspetto che risulta essenziale: le funzioni associate alla produzione agricola non derivano dall’azione di un solo soggetto, ma dalla complementarietà dell’azione di numerosi soggetti (non necessariamente tutti agricoli), riconoscendole non solo la capacità tradizionale di produrre beni alimentari, ma anche le responsabilità e i meriti di sapere assicurare la disponibilità di altri beni e servizi di interesse collettivo, taluni dei quali potenzialmente oggetto di scambio sui mercati ed altri pubblicamente disponibili. In questi ultimi anni, abbiamo visto la valenza dell’agricoltura sociale che sviluppano nuovi sistemi agricoli locali che privilegino la vendita diretta, i mercati di prossimità e nuove forme di distribuzione e consumo, con il coinvolgimento di diversi attori locali. Inoltre, le un nuovo valore è dato alla comunità e all’educazione alimentare: nuovi modelli quali fattorie e allevamenti didattici, agri-a-
Il concetto di multifunzionalità ha modificato quindi negli ultimi anni il modo di intendere l’agricoltura, la cui funzione non è più vista come mera produzione di beni primari, ma come capacità di produrre esternalità positive che, sotto vari aspetti, impattano sul territorio di apparte-
Ospitalità
Agri-ristoro Punti vendita collettivi
AMPIEZZA DEL MODELLO
Degustazione
Attività culturali MATURITA’ E ASSESTAMENTO DEL MODELLO
Agricampeggio
Vendita aziendale Trasformazione aziendale Riabilitazione, co-terapia Inserimento socio-lavorativo
Agrostreet food Farmer’s market Fattorie didattiche
AGRITURISMO
FILIERA CORTA
Inclusione sociale AGRISOCIALE
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sili e agri-nidi sono in potenziale crescita. In tal senso, sono numerose le possibilità che le aziende agricole hanno integrato per aumentare il reddito scegliendo di differenziare le attività aprendo i propri orizzonti alla produzione di prodotti e all’offerta di servizi di qualità, diventando sempre più una realtà dinamica, innovativa, capace di ampliare le proprie competenze e capacità per trasformarsi in realtà custode del territorio e della tradizione. Oggigiorno per poter crescere è quindi importante saper essere “multifunzionali” per poter rafforzare la competitività, la redditività, favorire l’inclusione sociale, l’aumento dell’occupazione per sviluppare economicamente, socialmente ed ecologicamente le zone rurali. Si concretizza l’agricoltura multifunzionale, che interpreta il territorio e il suo potenziale in ogni direzione: la vendita a chilometri zero, l’educazione ambientale per i privati e per le scuole, l’attività agrituristica, la produzione di energie rinnovabili. Un sistema virtuoso da cui l’area agricola esce rafforzata, e nella quale si creano anche posti di lavoro dieci volte più numerosi. 36 ESEMPIO DELL’AGRITURISMO SU MASSIAU, TURI, SARDEGNA: Di seguito presento l’esempio di un’azienda agricola, ubicata in un’area rurale classificata come Area Svantaggiata Europea: Su Massaiu in Sardegna37, che con lo scopo di rispondere ad una nuova domanda ha attuato una strategia di integrazione “dell’esperienza agricola” nella sua offerta turistica. L’azienda trovandosi in una zona periferica rispetto al flusso turistico convenzionale ha deciso di diversificare la propria offerta integrando il trasferimento di conoscenze ed esperienze della loro vita rurale ai propri
ospiti. Lo scambio di prodotti e di conoscenza condivisa all’interno delle reti informali tra produttori e consumatori, rappresenta un elemento rilevante soprattutto in un contesto sociale rurale in cui la pratica collaborativa non è diffusa. Su Massiau nasce come azienda agricola e decide successivamente di aprire le sue porte come agriturismo, offrendo non solo un soggiorno in ambiente rurale ma la possibilità di partecipare ad attività e percorsi tematici sulla produzione e la vita nei campi “dalla mietitura al pane” e integrando questa offerta con le attività di altre aziende presenti nel territorio. L’innovazione dell’offerta consiste nel non proporre esclusivamente un luogo piacevole dove soggiornare, ma offrire soprattutto l’esperienza della pratica agricola, dalla raccolta dei frutti di stagione, alla produzione di olio, vino, pane e formaggio secondo la tradizione locale e tutto certificato come biologico. La creazione di questa nuova relazione porta il turista a scoprire il territorio attraverso il ciclo produttivo e fa si che il produttore trasmetta le sue conoscenze ed il suo legame con il territorio. Una scelta dettata dai forti principi legati alla cura del territorio ed al mantenimento della biodiversità è anche data dalla scelta di una struttura in terra cruda, certificata ambientalmente. L’azienda rappresenta un caso di eccellenza a livello territoriale. La coltivazione è caratterizzata da rotazioni e diversificazione per poter produrre tutto l’anno. I prodotti vengono serviti ai clienti all’interno della struttura e venduti direttamente dall’azienda. Durante questi anni Su Massaiu ha integrato un diverso tipo di offerta, passando dal pernottamento e pasti, alle escursioni sull’altipiano anche appoggiandosi ad esperte guide che operano nei centri limitrofi.
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36. Paolo Lassini, consulente dell’assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Lombardia. 37. Sito web. www.agriturismosumassaiu.it
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38. Sergio Iardella, partner di Bain & Company
Agriturismo Su Massiau, Turi, Sardegna Vista dall’alto e inserimento nel paesaggio. Tipologia a corte chiusa
La creazione di percorsi legati alla riscoperta di esperienze vincolate alla campagna (come la mietitura, la raccolta dello zafferano, i processi di panificazione), evidenziano una necessità di riscoprire aspetti della storia, della cultura e della vita del mondo rurale. La partecipazione alla rete delle fattorie didattiche offre anche alle scuole l’opportunità di visitare le coltivazioni, di imparare i processi di trasformazione artigianale dei prodotti. Inoltre, per migliorare la visibilità e potenziare l’offerta turistica nella zona rurale l’azienda ha usato nuove forme di comunicazione come l’accesso a Internet ed ai social network, ma anche la creazione di reti formali e informali, come supporto alla diffusione delle opportunità locali per potenziare il dinamismo delle economie rurali. Infatti, questi vincoli fatti di relazioni infor-
mali creano un importante sistema di reti con altre attività profondamente inserite nel territorio, che può rappresentare una risorsa rilevante per il tessuto economico locale. L’azienda evidenzia quindi la creazione di dinamiche nelle economie turistiche locali, legate ai processi di produzione, in cui l’attività agricola è capace di differenziare l’offerta turistica. L’integrazione di elementi quali il territorio, la produzione alimentare locale e tradizionale e le reti tra attori, può caratterizzare spazi locali di cooperazione e rafforzare lo sviluppo neo-endogeno sul territorio stesso. Per sostenere “l’agrifood” tricolore bisogna aggiungere innovazione di prodotto, maggiori competenze e un aumento della produttività.38
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INNOVAZIONE TECNOLOGICA IN AGRICOLTURA PER LO SVILUPPO LOCALE L’innovazione è la capacità di considerare il cambiamento come un’opportunità, non come una minaccia.39 “Innovazione” è una parola chiave legata al cambiamento che significa progresso, miglioramento della situazione esistente, avanzamento, sviluppo. Anche in campo agricolo l’innovazione si lega fortemente non solo allo sviluppo del settore primario ma diviene fattore determinante per lo sviluppo delle aree rurali. Nella Strategia “Europa 2020”, la Politica europea per lo Sviluppo Rurale 2014-2020 contribuisce allo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza attraverso la promozione del trasferimento della conoscenza e dell’innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali. La politica di sviluppo rurale assume come priorità trasversale il rafforzamento e l’adeguamento del capitale umano nelle aree rurali e l’attivazione di dinamiche collaborative tra mondo delle imprese e della ricerca. Il fatto che una specifica misura di innovazione sia stata inclusa fra gli strumenti della politica di sviluppo rurale testimonia l’importanza di queste priorità politiche per indurre lo sviluppo economico, la prosperità sociale e il benessere personale delle comunità rurali e delle parti interessate. L’obiettivo è quello di migliorare la competitività, la gestione efficiente delle risorse e le performance ambientali delle filiere e dei sistemi economici rurali. Sistema della conoscenza e innovazione diventano quindi leve strategiche di sviluppo per agricoltura e sistemi rurali. Per affrontare tali questioni legate alle aree rurali è spesso necessario adattarsi alle diverse
circostanze che le caratterizzano e che possono essere indotte da una serie di fattori, quali i cambiamenti climatici, i cambiamenti demografici, la perdita di predominio da parte di settori di attività rurali tradizionali e gli sviluppi politici. Tali cambiamenti possono essere a volte visti come un problema per le aree rurali, ma possono effettivamente contribuire a creare molte opportunità di sviluppo, se ci si adegua al cambiamento ravvisando in esso un’opportunità. A tal proposito, con un aumento previsto della popolazione mondiale che raggiungerà quasi i 10 miliardi di persone entro il 2050 e con il 60% dei principali ecosistemi del pianeta in stato degradato o sovra sfruttato, è probabile che, in assenza di radicali modifiche strutturali al nostro sistema di produzione e di consumo, avremmo bisogno dell’equivalente di due miliardi di acri di terra in più (un’ area delle dimensioni del Brasile) per nutrire la popolazione mondiale futura. La scarsità dell’acqua e i cambiamenti climatici al livello globale ne aggravano la situazione. L’agricoltura essendo responsabile del 70% dei consumi globali di acqua ne è un attore fondamentale. Inoltre, non è semplicemente una questione di fornire la giusta quantità di cibo: i cambiamenti sociali stanno impattando sempre di più sulle abitudini alimentari e sulla consapevolezza riguardo la qualità e la salubrità del cibo, aumentando la domanda di cibi genuini e di alta qualità. Alla luce di queste considerazioni, il digitale e l’innovazione tecnologica (anche chiamata “agricoltura 4.0”) sono le chiavi per il futuro della coltivazione e per la diminuzione dei costi lungo la filiera, a vantaggio di maggiore qualità dei prodotti, assicurando quantità, qualità e sicurezza alimentare in modo sostenibile e al con-
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39. Citazione Albert Einstein
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tempo diminuire gli elevati consumi di acqua. La filiera agroalimentare sta cambiando pelle. Si assiste a una riconfigurazione legata all’economia circolare, con soluzioni innovative nella prevenzione e gestione delle eccedenze alimentari che migliorano previsioni, limitano la sovrapproduzione o permettono una maggiore preservazione degli alimenti. Ma anche a una riconfigurazione ‘di prossimità’ con aziende che scommettono sempre più su un modello di filiera corta sostenibile.40
40. Raffaella Cagliano, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart AgriFood 41. definizione dell’Osservatorio Smart AgriFood 42. Marco Melacini, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability.
Più precisamente, l’agricoltura 4.0 è l’utilizzo di diverse tecnologie interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro.41 L’agricoltura 4.0 nel nostro Paese si avvale di 300 nuove soluzioni tecnologiche che sembrano essere la chiave per un’agricoltura sostenibile, dai sensori di rilevamento dei fabbisogni di nutrienti per le piante ai droni in campo per analisi e mappatura delle coltivazioni, ai trattori guidati da satellite, al packaging intelligente o attivo, utilizzate lungo la filiera (produzione, trasformazione, distribuzione e consumo). Inoltre, il controllo dei fattori produttivi attraverso le tecnologie dell’agricoltura di precisione, e il loro collegamento in rete con sistemi di analisi dei big data, consentiranno di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e ridurre gli sprechi. Senza dimenticare i nuovi modi di coltivazione sostenibili fuori suolo quali l’idroponica e l’acquaponica (di cui vedremo in seguito le potenzialità). I principali obiettivi di sviluppo sostenibile perseguite da queste innovazioni nel settore agricolo sono in linea con la necessaria evoluzione che sta acquisendo sempre maggiore spazio
e visibilità alla ricerca di risposte alle seguenti problematiche : • garanzie di approvvigionamento alimentare • risparmio di acqua e tutela della purezza delle falde • migliore qualità del suolo e dell’aria • limitazione all’utilizzo di pesticidi e diserbanti • sicurezza alimentare e tracciabilità Le nuove tecnologie abilitano soluzioni innovative per la prevenzione e la gestione delle eccedenze alimentari, sia permettendo l’accesso alle informazioni sul prodotto per gestirne la destinazione d’uso, massimizzare la creazione di valore sostenibile e prevenire la generazione di eccedenze sia per l’attivazione di collaborazioni tra realtà molto diverse lungo la filiera e a livello di sistema.42 Secondo le stime dell’Osservatorio SmartAgrifood del Politecnico di Milano, l’innovazione in campo agricolo potrebbe condurre a numerosi benefici, prevedendo una crescita del 20-30% in termini di produttività per le aziende. Sotto questo aspetto, il potenziale è elevato non solo dal punto di vista produttivo, ma anche in ambito socio-economico e ambientale aumentando la competitività del settore primario. La crescita di queste nuove tecnologie rappresenterebbe quindi un’opportunità per l’Italia che, già noto per la qualità delle materie prime e la tradizione nel settore gastronomico, potrebbe trarre numerosi vantaggi dall’applicazione di tecniche all’avanguardia. Il diagramma presentato qui di seguito mostra che è necessario un cambiamento nel settore agricolo.
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QUANTITA’ DEL CIBO
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Passaggio alle nuove tecnologie
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Quantità del ciboprodotto in funzione del tempo. Sono necessarie nuove tecnologie per soddisfare meglio le esigenze alimentari future. Diagramma basato su The Future of Food and Agriculture: Trends and Challenges, FAO, 2017
Passaggio dal “cavallo al trattore”
dotto
Cibo pro
TEMPO
L’interesse per l’innovazione digitale in ambito agricolo ha già coinvolto numerose aziende in tutto il Mondo. Sono quasi 900 le startup internazionali nate tra il 2013 e il 2018 nel settore smart agrifood per perseguire gli obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e economico attraverso soluzioni per lotta alla fame, transizione a sistemi di produzione e consumo più responsabili, utilizzo efficiente dell’acqua, lotta allo spreco di cibo e turismo responsabile.43 A tal fine, le startup si occupano di : • incrementare i redditi dei produttori su piccola scala, fornendo accesso alle risorse produttive e uno sbocco sul mercato • aumentare la produttività e la resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici • ridurre le eccedenze e gli sprechi alimentari lungo la filiera • migliorare le rese preservando l’ambiente • ottimizzare l’efficienza delle risorse impiegate
nella produzione • garantire l’accesso al cibo • perfezionare l’uso delle risorse idriche e favorirne l’accesso • promuovere il turismo sostenibile e la produzione locale Il 25% di queste start up sono italiane, ma solo l’1% della superficie coltivata è gestita con soluzioni innovative. A peccare, allo stato attuale in Italia, è piuttosto la formazione, all’interno delle aziende agricole, per creare le competenze necessarie a scegliere consapevolmente le soluzioni più adeguate alle proprie esigenze. L’agricoltura 4.0 può diventare lo strumento per arginare gli sprechi e limitare l’impatto del settore agroalimentare. A patto che le innovazioni tecnologiche vadano di pari passo con la formazione necessaria a utilizzarle consapevolmente.44
43. Smart Agriculture: terreno fertile per il 5G,Telecom Italia 44. Agricoltura 4.0: innovazione e sostenibilità nei campi, Valentina Tibaldi, in “Nonsoloambiente”, febbraio 2018.
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ALCUNI ESEMPI DI NUOVI MODELLI AGRICOLI SOSTENIBILI: Sistema di idroponica e/o acquaponica L’idroponica e l’acquaponica sono entrambi metodi privi di suolo per la coltivazione di colture. Si tratta di un sistema di coltivazione che permette un altissimo risparmio di acqua, grazie all’irrigazione a goccia e al recupero dell’acqua piovana, un utilizzo efficiente dei concimi e un maggiore controllo delle variabili fitosanitarie. Rispetto alla coltivazione tradizionale, il tasso di produttività è 75 volte maggiore ad una coltivazione tradizione ed il consumo d’acqua è circa il 95% in meno. Consente inoltre di risparmiare spazio e terreno e di coltivare ortaggi con meno malattie, grazie all’impiego di insetti antagonisti per combattere i parassiti. Questo significa prodotti più buoni, a residuo zero e disponibili tutto l’anno. Un ulteriore vantaggio è che questo nuovo sistema di coltivazione può essere localizzato ovunque, persino all’interno di grandi centri urbani (urban farm e/o verticali farm), eliminando le lunghe tratte logistiche e assicurando al consumatore finale prodotti regionali freschi a km 0. Sfera, serra idroponica Sfera è la serra idroponica più grande in Italia, situata vicino Grosseto. L’impianto di 13 ettari garantisce un incremento produttività di 15 volte maggiore e un risparmio di acqua dell’80-90% rispetto alla coltivazione in campo aperto.
Smart farm o fattoria intelligente (agricoltura di precisione, droni, sensori, big data, ecc) La smart farm è un’azienda tecnologica che mette al centro del suo percorso produttivo l’informazione. Si avvale di una serie di tecnologie che include i servizi GPS, i sensori e i big data per ottimizzare la resa delle colture e limitare gli sprechi: si basa sull’idea di creare sistemi di supporto decisionale che poggiano su tecnologie ICT in grado di raccogliere ed elaborare dati in tempo reale e che hanno la capacità di fornire informazioni riguardanti tutti gli aspetti legati alla coltivazione, ad un livello di dettaglio che prima era sostanzialmente impossibile. Lo scopo della smart farm è quello di ottimizzare, nell’ottica di un’economia circolare, la resa e la produttività dei terreni agricoli, utilizzando i mezzi più moderni e sostenibili al fine di ottenere i miglior prodotti agroalimentari possibili in termini di qualità, quantità e ritorno finanziario (produrre di più con meno). Permette quindi : • la capacita di analizzare in dettaglio e in real time i dati di coltivazione per comprenderne l’andamento • l’identificazione dello stato dei terreni per la prevenzione di malattie delle piante o degli allevamenti • il monitoraggio del clima e dell’ambiente che possono influenzare la qualità e l’andamento dei raccolti • il tracciamento del prodotto dalla fattoria fino al punto vendita, con un conseguente aumento sia della sicurezza alimentare che del livello di consapevolezza del consumatore
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Coltivazione di microalghe (tipo “spirulina”) Le microalghe, definite anche come “biofabbriche verdi”, sono organismi fotosintetici microscopici che vivono nei mari, nei fiumi e nei laghi e utilizzano l’energia solare per sintetizzare gli zuccheri e l’energia necessaria alla loro vita. Fra le più usate vi è la “spirulina”, un’alga verde-azzurra caratterizzata da un elevato contenuto proteico con proteine di ottima qualità nutrizionale perché ricche in aminoacidi essenziali. Inoltre, come tutti i vegetali, le alghe contengono pigmenti carotenoidi, sostanze con un’elevata attività antiossidante. Farmaci, cosmetici, alimenti rinforzati, mangimi, carburanti, plastiche biodegradibili, sono solo alcuni dei prodotti che si potranno ottenere da esse. Grazie all’energia del sole è possibile produrre alimenti ad alto potere nutrizionale, contrastando le carenze alimentari. Alcuni dei vantaggi della coltivazione di microalghe a scopo alimentare sono: • forte valore nutrizionale ed economico • riutilizzo di terreni non coltivabili • limitata richiesta di acqua • sicurezza alimentare : assenza di pesticidi/ erbicidi (le colture di microalga all’interno dei fotobioreattori si preservano da qualunque tipo di contaminazione, sia da un punto di vista chimico, fisico e biologico) • produzione tutto l’anno (la coltivazione all’interno di fotobioreattori permette anche la coltivazione nei centri urbani) • elevato tasso di crescita
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Algae Dome 2017 Padiglione in legno alto 4 metri che ospita un fotobioreattore che consente la produzione di microalghe. Si compone di un sistema tubolare attorno al quale le microalghe crescono e si sviluppano. Obiettivo dell’installazione è quella di far riflettere sulle potenzialità che hanno le alghe nel contrastare due dei fenomeni più preoccupanti per il futuro, quello della malnutrizione e del cambiamento climatico. Un dispositivo facile da installare e da mantenere a disposizione degli abitanti. Progettisti: Space10
CASI STUDIO Propongo in questa fase della ricerca dei progetti ed esperienze che prendo come riferimento come future strategie e/o spunti progettuali nell’ottica del tema dello sviluppo del territorio e del paesaggio produttivo. Un repertorio di progetti operativi, condivisi e partecipati con le comunità di abitanti per ipotizzare ricadute dirette nella produzione di scenari sostenibili di tipo locale, per incentivare nuove attività economiche e d’inclusione sociale: centri di promozione e di ricerca turistico-alimentare, complessi per valorizzare l’enogastronomia e lo slow food, cooperative agricole e fattorie organiche con finalità sociali per produzione e vendita a km 0 di prodotti di qualità con filiera corta. Pertanto, l’esito applicativo del progetto di ricerca è ipotizzare, tra criticità e potenzialità, una serie di approfondimenti che definiscono una serie di strategie secondo categorie operative sperimentali per la rigenerazione delle aree abbandonate attraverso la promozione del cibo come valore culturale capace di portare attrattività e competitività ai territori. I progetti analizzati sono innovativi nel loro genere, in quanto vanno pari passo con le tendenze e tecnologie attuali ponendosi come obiettivo la definizione di un futuro sostenibile. In questo senso, sono per lo più complessi multifunzionali che propongono, ad esempio, la rinaturalizzazione del suolo con dispositivi ecologici; la lavorazione degli scarti alimentari per diminuire lo spreco alimentare; l’adozione delle nuove tecnologie sostenibili per la produzione e l’educazione alimentare; la conversione di aree abbandonate in campi per agricoltura multifunzionale per le comunità; l’impiego di una mobilità lenta alternativa per forme di turismo sostenibile ed altro ancora.
SEED OF CULTURE Stefano Boeri
SLOW FOOD PAVILLON Herzog & De Meuron
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CORO FILED PROJECT Integrated Field Architects
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TANGSHAN ORGANIC FARM Arch Studio
AGRO FOOD PARK William McDonough
FOOD PORT OMA
F.I.C.O CENTRALE PHILIPS EINDHOVEN Eataly Design foto del 1975
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EATALY & F.I.C.O BOLOGNA Architetti : Eataly Design Thomas Bartoli
Anni : 2002 (Eataly), 2017 (F.I.C.O) Parole chiavi : promozione turistico-alimentare, attività commerciale, educazione alimentare
F.I.C.O BOLOGNA
NUOVI SCENARI PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO: PAESAGGIO, TURISMO, AGRICOLTURA, SOSTENIBILITÀ
EATALY nasce nel 2002 come marchio: l’edificio in cui di volta in volta va ad abitare, è solamente lo sfondo bianco su cui questo marchio viene stampato. Thomas Bartoli è architetto e capo di Eataly Design. Già dal primo schizzo di fondazione Eataly era concepito come un rettangolo dove vendita e consumo erano accostati (la carne al ristorante di carne, il pesce al ristorante di pesce) con l’accortezza di posizionare i prodotti più economici (pizza, birra, bar..) all’ingresso, mentre i ristoranti più cari all’interno. I più importanti centri Eataly (come quello a Torino o a Roma) sono dei complessi polifunzionali su più livelli, articolati su più punti di ristorazione abbinati a spazi di vendita tematici (salumi, formaggi, ortofrutta, ecc.), spazi espositivi, aule per scuole di cucina, biblioteca, sala conferenze, uffici e avvolte spazi espositivi. Lo spazio è costruito attorno al cibo e la funzione è predominante rispetto alla forma. Sono tre quindi i principi della filosofia Eataly: vendere, ristorare, insegnare; il comune denominatore che li unisce è celebrare la bellezza enogastronomia italiana nel mercato. F.I.C.O a Bologna è un parco tematico dedicato all’agroalimentare promosso da Eataly, una “cittadella del cibo” che vuole raccontare l’eccellenza enogastronomica italiana in un centro innovativo in termini di struttura, conservazione e funzioni. Il complesso è stato completamente recuperato dall’ex mercato ortofrutticolo di Bologna, rispettando l’uso originale del luogo. Prevale l’utilizzo dell’acciaio per le parti operative accompagnato da materiali naturali e dalla “presenza della natura, attraverso un continuum tra campi e galleria.”
L’obiettivo è divulgare la conoscenza dell’agroalimentare creando un luogo di incontro ed esperienze uniche legate al cibo sano e genuino. Un luogo dove si fa educazione alimentare e ambientale, un luogo dove è possibile poter vivere e condividere tutte le fasi di trasformazione del prodotto, passando per le fasi di lavorazione, produzione, vendita e conoscenza. Per conseguire questo obiettivo ci concentrano in un solo luogo : ristoranti, chioschi, negozi e laboratori per la preparazione degli alimenti con campi e stalle. Il progetto prevede infatti spazi all’aperto dove vivono animali, non destinati alla macellazione, ma alle attività didattiche e orti che promuovono la biodiversità. Negli spazi interni invece si alternano spazi pubblici e ambienti di lavoro attraverso una galleria centrale, divisa per filiere alimentari. Si susseguono quaranta fabbriche alimentari in funzione, altrettanti punti di ristoro (dai bar fino ai chioschi per il cibo di strada e ai ristoranti stellati) aree dedicate allo sport, aule didattiche per le attività rivolte ai bambini, una libreria-sala lettura, uno store Eataly per fare la spesa, un centro congressi modulabile, e i servizi canonici. Tutto il percorso è basato “sull’esperienza alimentare” tramite giochi, stimoli interattivi e proiezioni d’effetto. Inoltre, con l’intento di consentire a chiunque di riconquistare il “gesto della semina”, si propone una combinazione tra agricoltura idroponica e tecnologie digitali, in cui il visitatore potrà piantare un seme nella vasca idroponica installata e tramite un “applicazione digitale “dedicata sarà possibile seguire, anche a distanza, il ciclo di crescita della “propria” piantina, che dopo essere germogliata e cresciuta, sarà raccolta e consumata all’interno di F.I.C.O.
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Critica personale Considerando gli aspetti turistici di forza dei piccoli centri rurali non si può che parlare di natura, tradizioni, artigianato e alimentazione genuini. Le esperienze come Eataly o F.I.CO sono pero finalizzati ad attrarre i turisti nei luoghi stessi della produzione dei prodotti, grazie alla creazione di una cooperativa per il turismo agro-alimentare e le eccellenze enogastronomiche artigianali. Questa esperienza mira alla cooperazione tra le varie piccole e medie imprese e alla sponsorizzazione del proprio marchio, dei prodotti e dei luoghi in cui essi sono stati creati, cosa che nei vari centri “Eataly” è impossibile da vivere, in quanto situati solo in grandi città e aventi esclusivamente come obiettivo il prodotto. Parlando di Eataly, questi centri di promozione turistico-alimentare sembrano rappresentare, a mio avviso, un classico esempio di mossa commerciale fine a se stessa, non realmente finalizzata a regalare una certa visibilità all’Italia, quanto piuttosto finalizzata a vendere il prodotto a tutti i costi utilizzando i tipici stereotipi italiani irreali. Personalmente, entrando in un centro Eataly ho avuto la stessa sensazione di entrare in un centro commerciale : un luogo in cui non viene valorizzato il prodotto ma viene al contrario sfruttato, con l’inserimento di grandi marchi che di tradizione enogastronomica hanno ben poco. Un luogo dedito non all’educazione, bensì alla vendita.
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EXPO 2015 & SLOW FOOD PAVILLON -
Architetti : Herzog & De Meuron (slow food pavillon) Anno : 2015 Luogo : Milano, Italia Parole chiavi : turismo, educazione alimentare, sostenibilità
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EXPO 2015 (esposizione universale del 2015 con luogo a Milano) è stato il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione. La filosofia dell’evento è di importanza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri. L’obiettivo era quello di creare un confronto di idee e soluzioni condivisi sul tema della nutrizione per stimolare la popolazione e i vari paesi e promuovere innovazioni per un futuro sostenibile. Ogni padiglione dell’area espositiva mette in risalto una caratteristica particolare del Paese che l’ha progettato o la propria interpretazione del tema Nutrire il pianeta, Energia per la vita. Questi padiglioni sono affiancati uno dopo l’altro in un sistema urbanistico cardo e decumano per aspetti funzionali. I turisti hanno potuto partecipare ad eventi, spettacoli, laboratori creativi e assaggiare piatti del mondo per scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare di ogni paese partecipante. Lo Slow Food Pavillon è stato progettato dagli architetti Herzog & de Meuron. Inizialmente coinvolti nella progettazione del masterplan per Expo 2015, rinunciarono a proseguire nell’attuazione dei lavori una volta realizzato che gli organizzatori non avrebbero intrapreso i passi necessari per convincere le nazioni partecipanti ad evitare una convenzionale auto-celebrazione, e concentrarsi invece sul loro contributo specifico all’agricoltura e alla produzione alimentare. Quando l’associazione Slow Food ha deciso di partecipare a Expo 2015, per far sentire la propria voce all’interno di questa piattaforma internazionale, ha riconosciuto fin da subito l’importanza della proposta di Herzog & de Meuron: creare all’interno dell’esposizione uno spazio
innovativo e, al tempo stesso, in sintonia con il tema di Expo 2015. La proposta progettuale degli architetti Herzog & de Meuron per il padiglione Slow Food, all’Expo Milano 2015, parte dalla necessità di trasformare in strutture architettoniche i concetti di sostenibilità e trasmettere la filosofia di Slow Food. Da qui la volontà di un’architettura semplice e funzionale che lasci scoprire immediatamente ai visitatori i concetti chiave del padiglione: l’importanza della biodiversità agricola e alimentare, la varietà dei prodotti protagonisti di questa biodiversità, la necessità di prendere coscienza di quanto questo sistema sia fragile e di adottare nuove abitudini di consumo per proteggerlo e difenderlo. Herzog & de Meuron volevano concentrarsi sul contenuto della mostra, piuttosto che sulle strutture sfarzose e non sostenibili finalizzate a distrarre i visitatori dal vero scopo dell’evento. Per Slow Food la collaborazione con gli architetti svizzeri rappresentava, quindi, un’opportunità unica per progettare un padiglione innovativo legato alla filosofia educativa alimentare dell’associazione. Il progetto comprende quindi tre strutture in legno arcaiche e quasi primitive che definiscono uno spazio triangolare. La loro disposizione planimetrica delimita una corte interna che crea un’atmosfera conviviale da mercato con tavoli a cui i visitatori possono avvicinarsi per avere informazioni sulla biodiversità e sull’impatto delle attuali abitudini di consumo e il loro impatto ambientale (attraverso documenti audiovisuali e lettura di testi e immagini).
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SEEDS OF CULTURE, SLOW VILLAGE Architetti : Stefano Boeri Architetti
Anno : 2018 Presentato alla 16° Biennale di Venezia Luogo : Anrenqiyan Village, Chengdu, in provincia di Sichuan, Cina Parole chiavi : comunità agricola, educazione alimentare, turismo
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Il progetto Seeds of Culture di Stefano Boeri nasce con la progettazione del primo Slow Village in Cina per favorire un’economia agricola che valorizzi le culture e i prodotti locali dei villaggi rurali per contrastare lo spopolamento di questi territori. Infatti, l’emigrazione rurale-urbana in Cina è ai massimi storici: gli esperti stimano un afflusso di 243 milioni di migranti verso le città cinesi entro il 2025. Il progetto nasce quindi per gestire questa grande ondata migratoria dalle campagne alle città, con l’obiettivo di migliorare il tenore di vita degli agricoltori. Lo Slow Village è un intervento architettonico (e urbanistico), ispirato dal movimento Slow Food, che guarda al passato per trarre ispirazione nel presente, recuperando il modello di condivisione centrato sui ritmi della natura e il lavoro nei campi, ma proiettandolo in forme di fruizione più moderne, e accessibili a tutti. Il movimento Slow Food Cina, infatti, è da tempo impegnato a favorire la ripresa di un’economia agricola che rinvigorisca le aree rurali di un territorio sconfinato, in grado di suggerire un modello di sostenibilità che oggi rischiamo di perdere di vista. Da tale incontro scaturisce un programma fortemente connesso con l’attualità politica e sociale, che interpreta l’architettura come un dispositivo territoriale poroso, capace di assorbire e riattivare il ricco e variegato patrimonio tangibile e intangibile delle civiltà rurali cinesi. Dunque un’operazione architettonica mirata a combattere l’omologazione culturale, tenendo vive le tradizioni dei villaggi rurali cinesi. L’intervento di Boeri e del suo studio d’architettura è stato mirato a progettare spazi di condivisione fondati sull’arricchimento culturale della comunità, progettando per ogni villaggio interessato dal programma Slow Village una scuola,
una biblioteca e un piccolo museo. Tre epicentri culturali (Seeds of culture) capaci di costituire i nodi di una infrastruttura diffusa che possa permettere agli agricoltori di investire sul futuro dei loro territori rurali, offrendo migliori condizioni culturali, economiche, architettoniche e ambientali alle comunità locali. Questi tre edifici verranno costruiti in ogni Slow Food Village e fungeranno da hub per la divulgazione delle conoscenze agricole, celebrando le diverse aree culturali tipiche della Cina. Come un unico volano organico, i tre catalizzatori agiranno per alimentare non solo la cultura della preparazione, del consumo e dell’offerta del cibo, ma anche le tradizioni popolari antiche e radicate, così come le piccole e penetranti storie individuali. Valorizzandone e amplificandone la naturale ricchezza, il programma si propone quindi anche di condensare un’offerta forte e attrattiva, indirizzata verso l’universo vasto della conoscenza e del turismo cinese e internazionale. Sono quindi spazi culturali per le comunità dedicati all’educazione alimentare che puntano anche a generare turismo, dimostrando che la rivoluzione (culturale, economica, sociale) può partire anche da un piccolo villaggio nelle campagne cinesi, grazie alla progettazione democratica e libera.
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Ci dimentichiamo facilmente che le aree rurali forniscono sostenibilità alla nostra vita quotidiana,ed è un’evitabile necessità dell’architettura affrontare la velocità dell’evoluzione e alimentarla con la ricchezza del passato. Per questo motivo, abbiamo proposto di valorizzare i villaggi agricoli con un sistema di piccoli ma preziosi catalizzatori di cultura locale, in grado di migliorare la vita dei residenti. - Stefano Boeri
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WEST LOUISVILLE FOOD PORT Architetti : OMA
Anno : 2015 Luogo : West Louisville, Stati Uniti Parole chiavi : produzione alimentare, turismo , educazione alimentare, riciclaggio
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ll progetto Food Port di OMA comprende la riconversione di una ex fabbrica di tabacco di 24 acri in un’architettura polifunzionale che promuove la crescita, la vendita e la distribuzione del cibo dagli agricoltori locali di Louisville. Il progetto costituisce un centro dinamico, economico e comunitario che crea un nuovo legame tra consumatore e produttore. Il sito si trova in un’area classificata come “deserto alimentare” dove la produzione alimentare è attualmente poco riconosciuto. Il progetto ha come obiettivo la rivitalizzazione della comunità locale di Louisville, affrontando ugualmente la disparità tra Occidente e Oriente negli Stati Uniti. Il Food Port si basa sulla posizione storica della città all’interno della rete delle vie navigabili interne e sull’eredità della città come principale porto di navigazione fornendo un collegamento infrastrutturale tanto necessario tra agricoltori e fornitori e la crescente domanda di cibo locale. Facendo riferimento alle reti stradali della città che sono ruotate da diverse angolazioni da un quartiere all’altro per mantenere l’orientamento al fiume Ohio, il piano generale unisce quindi il tessuto urbano. Gli architetti sostengono che il “cibo” definisce la nostra cultura : chi siamo e da dove veniamo. Infatti, lo sviluppo storico delle città è sempre stato connesso alla produzione, fornitura e distribuzione del cibo. Ma con la migrazione delle comunità rurali verso le città urbane, ci siamo sempre più allontanati dai siti di produzione agricola e in conseguenza siamo sempre meno consapevoli di come viene prodotto il cibo che consumiamo quotidianamente. In conseguenza, il rapporto diretto tra produttore e consumatore è oggigiorno separato dagli interessi di distributori, trasformatori e rivenditori. Le tendenze attuali però chiedono di cambiare questa
relazione, il cibo salutare e biologico essendo sempre più richiesto. Ma le piccole dimensioni della maggior parte delle aziende agricole locali e delle loro reti di distribuzione rende difficile, per i fornitori, di soddisfare le crescenti richieste. Gli hub alimentari (food hub) hanno un grande potenziale per contrastare quest’inefficienza strutturale consolidando delle strutture condivise per gli agricoltori locali e i consumatori in posizioni strategiche. Il programma funzionale è organizzato in base alle esigenze della comunità, tra produttori e consumatori. Il “campus” include una fattoria urbana, un giardino commestibile, un mercato e una piazza destinata ai food truck, spazi di ristoro, spazi commerciali, aule, laboratori, un centro di riciclaggio e altro ancora, definendo un nuovo modello che lega direttamente il rapporto tra consumatore e produttore, affrontando ugualmente le inefficienze dell’industria alimentare locale. Il centro presenta le funzioni legate all’agricoltura, alla trasformazione, all’educazione alimentare, alla vendita e al riciclaggio. Il progetto Food Port opera quindi come qualcosa di più del tipico hub alimentare, l’aggiunta di numerosi funzioni permettono di concentrare tutte le fasi della catena alimentare in un unico centro destinato all’attrattività dell’intera area.
VENDITA AL DETTAGLIO
PRODUZIONE
EDUCAZIONE
LAVORAZIONE PRODOTTI ALIMENTARI
UFFICI
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La diversità del programma riflette l’intera catena alimentare, nonché un nuovo panorama alimentare di spazi pubblici e piazze in cui produttori e consumatori si incontrano. Il Food Port funge da catalizzatore per attivare i quartieri circostanti, esemplificando una delle complesse relazioni urbane tra architettura e cibo. - S. Shigematsu, partner in carica di OMA
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AGRO FOOD PARK Architetti : William McDonough + Partners
Anno : 2015 (Masterplan), in costruzione Luogo : Skejby, Aarhus, Danimarca Parole chiavi : comunità agricola, innovazione, produzione alimentare, sostenibilità
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Il masterplan progettato dagli architetti William McDonough + Partners è stato selezionato per la costruzione dell’Agro Food Park, un centro comunitario sostenibile vicino Aarhus in Danimarca. Si propone di sviluppare un ambiente “urbano” che promuova l’inclusione, la condivisione delle conoscenze, e l’interazione tra cittadini e aziende in un centro per l’innovazione alimentare e agricola. Con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per il futuro dell’industria agroalimentare, il progetto combina la densità urbana con la porosità agricola dei campi in un unico “ecosistema agro-urbano” unendo le attività accademiche e commerciali. Inoltre, includendo sviluppo urbano e agricolo in un concetto più ampio, l’Agro Food Park mira a creare un valore economico all’interno della nuova infrastruttura urbana e agricola. Il carattere innovativo del progetto non è rappresentato unicamente delle funzioni svolte all’interno dell’Agro Food Park ma anche dall’approccio architettonico costruttivo. Gli architetti si sono infatti basati sulla progettazione di cinque aree di interesse per una comunità sostenibile futura mettendo in evidenza la biodiversità, l’acqua e l’aria pulita, i materiali e l’energia rinnovabile.
THE STRIP
THE PLAZAS
Inoltre, gli architetti si sono concentrati concentrati sullo sviluppo e il rafforzamento dell’identità dell’Agro Food Park attraverso tre concetti spaziali e paesaggistici principali chiamati da loro: the Strip (la striscia intesa come strada principale), the Plazas (le piazze) e the Lawn (il prato inteso come aera agricola). Questi tre concetti si riferiscono agli elementi progettuali “chiave” del masterplan per sostenere l’inclusione sociale comunitaria : • The Strip è la strada principale dove si affacciano i servizi in comune. È qui che le aziende e le istituzioni dell’Agro Food Park mostrano la loro identità tramite l’esposizione dei loro prodotti. La strada principale, progettata a misura d’uomo da dinamicità al progetto creando vita e attività all’interno della comunità. • The Plazas sono una serie di piazze pubbliche pensate per creare inclusione sociale e qualità architettonica che conferiscono un certo carattere locale agli edifici circostanti. • The Lawn è l’area agricola situata nella parte centrale del piano generale del progetto. Oltre che a produrre cibo sano per la comunità, ha anche una funzione espositiva per le sperimentazioni innovative in agricoltura e per le nuove forme di produzione alimentare.
THE LAWN
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Siamo nel secolo dell’ecologia. Dopo decenni di impensabile maltrattamento del nostro pianeta (clima, acqua e terra) è il momento di ripristinare e ricostituire le risorse biologiche della Terra per tutte le specie esistenti. La dimostrazione di una città a bassa emissione di carbonio, come l’Agro Food Park, può essere l’incarnazione di questo nuovo secolo: l’acqua, l’aria, il suolo e l’energia servono come fonte continua di innovazione e rigenerazione economica ed ecologica, ridefinendo il modo in cui possiamo emanare un positivo e prospero futuro. - W. McDonough
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TANGSHAN ORGANIC FARM: Architetti : Arch Studio
Anno : 2016 Luogo : Tangshan, Hebei, Cina Parole chiavi : architettura agricola, produzione alimentare, alimentazione biologica
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Arch Studio ha progettato in un’area agricola della periferia di Tangshen una fattoria organica, un edificio a corte, in legno e policarbonato, un laboratorio per la produzione di alimenti biologici. Le materie prime provengono da tutto il paese e qui vengono raccolte, trattate e confezionate, pronte per la distribuzione e la vendita. La fattoria organica comprende inoltre uffici, spazi per la produzione di vino e cibo, laboratori, area di parcheggio e altro ancora.Il progetto accoglie anche i visitatori tramite un percorso di visita all’interno della corte. L’area di progetto è a forma rettangolare con una superficie di 6 000 mq. Il progetto si inspira dalla casa tradizionale a corte, permettendo di avere uno spazio flessibile e aperto illuminato naturalmente dedicato al lavoro autonomo e permettendo il contatto diretto con i campi agricoli circostanti. Il complesso è formato da quattro blocchi indipendenti, collegati tra loro da una copertura continua: un magazzino, un mulino, un frantoio e un area per l’imballaggio. Le funzioni, distribuite attorno la luminosa corte centrale, sono connesse per rendere efficiente il processo di produzione. Esternamente un corridoio perimetrale collega le quattro aree. La corte centrale invece prende la forma risultante dalla posizione dei quattro blocchi, è uno spazio complesso e stratificato, soddisfacendo le richieste di ventilazione e illuminazione, offrendo varie viste e scorci sui laboratori e garantendo una grande qualità spaziale. Il rapporto organico tra spazi esterni e interni genera una grande varietà di spazi coperti : piccoli e stretti corridoi aperti, spazi aperti-coperti, stanze di medie dimensioni e grandi laboratori. Questi spazi soddisfano i requisiti funzionali per i vari usi secondari del complesso.
La struttura è di legno lamellare, scelta dovuta alla sua naturalità e alla facilità di montaggio. Questa opzione permette inoltre di avere grandi luci. Le facciate invece sono di policarbonato, un materiale leggero e di facile installazione. L’edificio poggia su una “base” alta 60 cm di cemento che ospita gli impianti tecnici e protegge l’edificio dall’umidità.
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NUOVI SCENARI PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO: PAESAGGIO, TURISMO, AGRICOLTURA, SOSTENIBILITÀ
CORO FIELD PROJECT: -
Architetti : IF (Integrated Field Architects) Anno : 2015 Luogo : San Phueng, Tailandia Parole chiavi : turismo produzione alimentare innovazione flessibilità
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Gli architetti dello studio IF hanno progettato in una vasta area agricola nella città rurale tailandese San Phueng un centro agro-turistico innovativo per il paese. I visitatori possono sperimentare e immergersi nel verde e nell’agricoltura locale. Il progetto si focalizza principalmente sulla coltivazione alimentare utilizzando acqua minerale per l’irrigazione, ma propone anche una zona di ristoro, un mercato, delle unità abitative, delle serre, un anfiteatro, una zona chiamata “coro me” con laboratori per workshop e attività. Il progetto nasce con la volontà di far conoscere i prodotti locali e lo stile di vita agricolo della fattoria agli abitanti delle grandi città. Il progetto si basa su un sistema a griglia utilizzato per progettare la copertura metallica e gli spazi corrispondenti. Gli architetti hanno stabilito una dimensione di 1,50 metri che consente di avere una disposizione geometrica, funzionale e semplice. Le aree agricole consentono ai visitatori di vedere, sperimentare e raccogliere le varie colture. Le passerelle metalliche e flessibili collegano tutte le singole aree creando una continuità spaziale. Nel progetto Coro Field, la “fattoria moderna” mette in atto nuove tecnologie per migliorare la rendita agricola integrate con la coltivazione tradizionale. Il centro si caratterizza dalla capacità di supportare diverse attività in risposta a circostanze diverse. Una copertura modulare flessibile permette di proteggere le coltivazioni in base alle stagioni e al tempo. Lo stesso sistema è riproposto nella terrazza della zona ristoro, per massimizzare il confort dei visitatori. Le superfici mobili definiscono i diversi spazi. Inoltre, gli architetti hanno progettato un elemento di arredo, modulare e flessibile, su ruote che permette vari utilizzi (tavolo, contenitore...).
1. Coro house 2. Servizi tecnici 3. Bagni 4. Coro Cafe 6. Serra 7. Amfiteatro 8. Coro me 9. Santuario 10. Parcheggio
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ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
1. G. Farnet, F.Pratesi, F. Tassi, Guida alla natura d’Italia, Mondadori, Verona 1971, p.335
La fase di analisi del territorio è fondamentale come base ad una buona progettazione. Nell’ambito della tesi, quest’approccio permette di individuare le potenzialità e le problematiche da affrontare per il progetto di sviluppo locale che comprende la riconversione e il “riciclo” della ex centrale Enel di Campomarino, perché in questa fase alberga la possibilità di evidenziare le identità dei luoghi, migliorare la qualità della vita delle popolazioni locali e fornire opportunità diversificate di sviluppo economico, in questo caso prevalentemente connesse alla fruizione turistica e agricola. ll territorio in questione fa parte di un’analisi dello stato attuale a diverse scale: regionale (Molise), comunale (Campomarino e Termoli) e locale (l’area di progetto della centrale stessa) per ricavarne le criticità e le potenzialità di sviluppo come base di progetto. Diverse tematiche sono affrontate per permettere un quadro completo di lettura del territorio, tra insediamenti, cultura, ambiente, economia, e storia dei luoghi.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELLA REGIONE MOLISE Il Molise è tutto un richiamo di paesaggi, foreste, radure, sorgenti fresche e acque cristalline, centri abitati ingrigiti dal tempo, arroccati su cocuzzuoli di montagna, protesi verso le valle. [...] l’isolamento ha conservato al Molise vaste estensioni di verde e di foreste dove ancora dominano la quiete, la serenità, il silenzio: oggi, i beni più preziosi. Un frammento d’Italia, dunque, privilegiato nel cuore della penisola.1 Il Molise si trova nella parte più settentrionale del Mezzogiorno e con i suoi 4.438 Kmq di superficie e i 328.900 abitanti è fra le più piccole regioni d’Italia, di poco più grande della Valle d’Aosta. E’ la più giovane regione d’Italia; la sua autonomia dall’Abruzzo, infatti, risale al 1963. Sul suo territorio sono sparsi 136 comuni, per la maggior parte piccoli paesi, pittoreschi e diversi l’uno dall’altro. Le città più grandi sono Campobasso, Isernia e Termoli. L’orografia è caratterizzata dalla presenza della catena dei monti delle Mainarde e dal massiccio del Matese. La regione è tradizionalmente divisa in una zona costiera-collinare ed in un’area montuosa interna. Il Basso Molise è costituito dalla sezione collinare della regione che scende gradualmente verso l’Adriatico dalla direttrice dei monti Frentani-monti della Daunia ed è caratterizzata dalla presenza di importanti città storiche e di insediamenti fondati da minoranze etniche, eredi di antiche migrazioni d’oltre Adriatico (tra cui Campomarino). I centri abitati dell’Alto Molise possiedono, invece, prevalentemente il carattere di borgo medioevale, esposti spesso a sud-est: sorgono su altopiani, sproni calcarei, con case addossate le
ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
Regione Molise
Comune di Campomarino (CB)
Centrale Turbogas ENEL
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ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
une alle altre, raggruppate intorno al castello o al palazzo o alla chiesa principale. In relazione alle condizioni orografiche imperano i paesaggi appenninici, le montagne coperte di neve e di boschi, una fauna ancora allo stato selvaggio, i fiumi e le campagne che la mano dell’uomo ha appena toccato, i paesi incastonati in un magico scenario verde. Alcuni comuni fanno parte del Parco Nazionale d’Abruzzo. Ritroviamo alcuni siti classificati UNESCO quali le foreste di Montedimezzo e di Collemeluccio.. I fiumi principali sono il Volturno, il Trigno, il Fortore ed il Biferno. Il Volturno nasce nei pressi di Rocchetta e sbocca nel Tirreno. Sempre nella zona delle Mainarde, ai confini con l’Abruzzo, scorre il Trigno che ha segnato storicamente il confine settentrionale del Molise, la terra racchiusa tra due fiumi. L’altro, infatti, è il Fortore, che scorre lungo l’estremo lembo meridionale della regione, nell’antichità navigabile e dal cui porto muoveva l’intera mole di scambi commerciali. Infine, il fiume molisano per eccellenza è il Biferno. Il corso del fiume taglia gran parte del territorio molisano e crea luoghi di notevole suggestione, come il lago di Guardialfiera; sfocia, poi, nell’Adriatico fra le città balneari di Termoli e Campomarino, in un’ampia pianura e si unisce alla fascia costiera al confine con la Puglia. Le campagne di questa zona, così come quelle del venafrano, sono note per la produzione di olio, vino e grano, oltre che per le preziose testimonianze di architettura rurale. Il paesaggio è tipico mediterraneo : si ritrovano la macchia costiera, le pinete marine, le oasi verdi di olivi e mandorli. A titolo esemplificativo, di seguito viene riportato l’elenco delle maggiori attrattive della regione.
• Ambiente In Molise esiste una grande diversità di risorse paesaggistiche ed ambientali per lo più ancora incontaminate, tanto che la Regione può contare sull’esistenza di ben due delle cinque riserve italiane dell’Unesco e di numerosi tratturi di immenso valore naturalistico e culturale, oltre che ad esempio alla presenza di parchi e grotte naturali, presenti soprattutto nell’entroterra regionale, tra le più importanti dell’area appenninica dell’Italia Meridionale. I tratturi sono un’antica rete di percorsi armentizi a fondo naturale(sentieri erbosi, arborati, pietrosi o in terra battuta) costituita da principali (larghi 111m), tratturelli (38m) e bracci (18m), nonché da numerosi insediamenti mercantili, opifici, taverne di posta, chiese e fiorenti centri urbani sorti lungo il loro tracciato. Se ne conservano oggi almeno 300 km nel solo Molise. I tratturi si possono percorrere a piedi, a cavallo, con il treno o in bicicletta, facendo escursioni, o veri e propri viaggi organizzati da alcune organizzazioni di guide del parco. Questi percorsi erano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza, ossia per trasferire con cadenza stagionale mandrie e greggi da un pascolo all’altro. Sono un vero potenziale per il turismo sostenibile e lento. • Cultura e tradizioni Il Molise può vantarsi della presenza sul proprio territorio di importanti valori culturali che spaziano da affermati siti archeologici (Altilia, Pietrabbondante, Isernia) a centri minori dotati di forti tradizioni storiche e culturali, oltre che per la presenza di castelli e borghi medioevali diffusi in modo omogeneo sull’intero territorio regionale. Per quanto riguarda le tradizioni, molte feste e
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sagre popolari (come i Misteri di Campobasso, la Pezzata di Capracotta...ecc.) pur se poco pubblicizzate all’esterno della Regione, richiamano da sole grandi quantità di escursionisti che, se efficacemente stimolati, costituirebbero un bacino d’utenza significativo per l’intero sistema di offerta turistica regionale. L’artigianato locale è fiorente e ricco di produzioni difficilmente riscontrabili in altre regioni italiane (le campane di Agnone, le zampogne dell’Alto Molise, i coltelli di Frosolone, ...). • L’enogastronomia L’enogastronomia presenta sapori antichi e di grande pregio. La cucina molisana, anche se poco conosciuta e a volte sottovalutata è molto variegata e soprattutto è ancora genuina e poco contaminata dalle esigenze del turismo e della produzione industriale. Per molto tempo si è creduto che il Molise non avesse una vera e propria identità gastronomica, anche perché la regione molisana è poco estesa ed è stata storicamente annessa all’Abruzzo. Nella zona costiera si è sviluppato un tipo di cucina prevalentemente ittico, mentre nella zona montana abbiamo una cucina di carne ovina, un’ampia produzione casearia con tutti i tipici piatti delle zone montane. Nella zona collinare, la tradizione ha sviluppato una tipo di gastronomia prevalentemente legato all’agricoltura. La cucina molisana, come tutte le cucine regionali, porta con sé la commistione dei sapori del territorio e delle sue possibilità, generalmente i piatti hanno il gusto schietto degli ingredienti che, ovviamente sul posto danno origine a quel sapore particolare che li caratterizza. I cavatelli al sugo d’agnello, la zuppa di pesce, il caciocavallo o le “burrate” sono piatti ed alimenti tipici
che nascono dalla semplice tradizione. Una delle consuetudini che ancora oggi non si è persa è quella della produzione di insaccati e carne ad uso familiare La Cucina semplice, ha conservato nelle modifiche e negli arricchimenti progressivi, una insostituibile genuinità. In un popolo di contadini e pastori, quale è stato per millenni quello molisano, le abitudini alimentari si sono stratificate nei luoghi del lavoro quotidiano, in ciò che, stagionalmente, i campi offrivano e nella disponibilità di carni dei modesti allevamenti; strettamente legate alle ricorrenze, si sono conformate alle cadenze dell’anno, alle feste ed ai santi, agli incontri ed agli appuntamenti del lavoro. Si sono arricchite e diversificate sul territorio sulla base di ciò che esso riusciva ad offrire e si sono specializzate per aree e per vocazioni. Le valli e le basse colline nel grano e nell’olio; l’alta collina nell’allevamento e negli ortaggi; la montagna nell’allevamento e nella produzione di formaggi. Oggi le paste, l’olio, il vino, i formaggi, e sempre più i salumi ed una grande varietà di prodotti biologici conoscono marche di prestigio, mentre la cucina quotidiana continua per larga parte intatta nei suoi aspetti tradizionali, negli aromi che si spandono tra i vicoli dei paesi, nella sua semplicità e genuinità.
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Tratturo Acquila-Foggia La cucina locale è stata fortemente influenzata anche dal ‘tratturo’. La forte frequentazione di questa via ha arricchito e caratterizzato il ricettario molisano.
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LA SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA DELLA REGIONE Pur presentando interessanti risorse culturali, apprezzate, infatti, anche dai turisti che visitano la regione, il Molise ha un peso competitivo decisamente modesto; ciò è confermato, ad esempio, se lo confrontiamo con la concorrenza delle regioni limitrofe che possono, viceversa, vantare situazioni più conosciuti e, in molti casi, più importanti. Occorre precisare che esistono realtà in Molise che sicuramente possono essere definite come attrazioni rare, ma nel complesso difficilmente possono garantire oggi una forza competitiva sostenibile.
2. Dati Regione Molise, Ministero delle politiche Agricole e Forestali.
• L’economia Dato il basso numero di abitanti, l’economia del Molise è scarsamente sviluppata rispetto alle altre regioni italiane (pur avendo un PIL pro capite superiore a quello di altre regioni del Mezzogiorno), pertanto il settore primario è quello da cui provengono le maggiori rendite economiche2. I maggiori proventi sono ascrivibili alla voce altri servizi, che contribuisce per il 30,1% alla formazione del valore aggiunto totale (quinto valore più elevato del Paese). Superiore alla media nazionale appare l’apporto dell’artigianato caratterizzato però da una struttura imprenditoriale polverizzata e operante prevalentemente in settori maturi. Bassa l’incidenza degli altri settori, dove la regione occupa posizioni medio-basse nelle relative graduatorie. Anche il camparto agricolo e agroalimentare è in netta crescita negli ultimi anni, smarcandosi dal dato nazionale. • Il sistema agricolo e agroalimentare Il settore agricolo incide fortemente nella formazione del valore aggiunto regionale, rispetto
alla media nazionale, una cifra pari a circa l’8% del totale regionale e doppia rispetto allo stesso valore a livello nazionale. Un dato che testimonia una forte e radicata tradizione agricola della regione e una capacità del settore, seppur affievolitasi rispetto al passato, di assorbire ancora quote consistenti di forza lavoro. Il decennio appena concluso ha dunque accresciuto l’importanza del settore agricolo a livello regionale, ma la diffusione di settori oramai maturi pone qualche interrogativo sul futuro di queste tipologie produttive. Allo stesso modo, il sistema della trasformazione agroalimentare riveste un peso non trascurabile nello scenario agricolo regionale. Sulla scia della forte espansione avviata negli anni novanta, oggi il complesso delle attività di trasformazioni operanti in Molise crea molti posti di lavoro, con un incremento pari all’11,8% registrato negli ultimi anni.2 Aggregando i dati della produzione agricola e silvicola con quelli del settore della trasformazione agroalimentare, il sistema nel suo complesso partecipa per il 6,5% alla formazione del valore aggiunto regionale.2 Un dato di gran lunga superiore rispetto al peso che il sistema agroalimentare assume su scala nazionale (3,9%) e che sottolinea ulteriormente la vocazione regionale alla produzione alimentare. L’offerta regionale, inoltre, è caratterizzata da un elevato grado di distintività che trae origine dal ricco paniere di prodotti di qualità, intimamente legati alla storia e alle tradizioni del territorio. Un potenziale che, però, rimane ancora ampiamente sotto utilizzato come dimostrano i pochi prodotti dotati di marchio comunitario.Il paniere regionale è in realtà molto nutrito e può contare su circa 160 prodotti tradizionali. Le attività della Regione nell’ambito di questo
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LANCIANO
TERMOLI
ROMA
CAMPOMARINO
CAMPOBASSO FOGGIA
BENEVENTO
Università e istituti di ricerca, settore agroalimentare UNIVERSITA’ Dipartimento di agraria, ambiente e alimenti
PARCHI TECNOLOGICI Termoli live SRL Tecnoscience
ASSOCIAZIONI Slow Food Abruzzo, Lazio e Molise
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settore mirano a sviluppare pratiche sempre più rispettose dell’ambiente e del consumatore.
3. 8° Rapporto Turismo Enogastronomico, ISTAT, 2019
• Il turismo L’ambiente e l’enogastronomia potrebbe rappresentare la vera fonte di vantaggio competitivo sostenibile. Per quanto riguarda le risorse naturali, i turisti attribuiscono al cibo, al mare e alla bellezza dei paesaggi il valore maggiore. La Regione è competitiva soprattutto se si considerano le peculiarità e la varietà del paesaggio, non si può dire la stessa cosa per l’organizzazione in quanto il sistema regionale di offerta turistica sconta in generale pesanti ritardi e poca integrazione. Se si considera l’impatto del turismo sul Molise, è evidente come il turismo in regione sia per molti versi ancora un fenomeno di nicchia; la bassa incidenza viene confermata anche considerando l’impatto del turismo sul tessuto sociale. Dalle analisi, si evidenzia come il turismo in Molise sia ben lontano dalle performance registrate nel resto dell’Italia, addirittura, completamente distaccato dalle realtà più attrattive come ad esempio il Veneto o il Trentino. ll Molise, pur rimanendo il fanalino di coda delle regioni italiane rispetto al numero totale di arrivi e presenze turistiche, ha registrato negli ultimi anni un tasso medio di crescita annuo tra i più alti del Paese, ciò dimostrando le grandi potenzialità esistenti sul territorio. La costa molisana (Termoli, Campomarino) detiene il primato regionale in termini di arrivi e presenze. Per quanto riguarda il turismo enogastronomico italiano, nell’ultimo triennio, sono state le mete della Toscana, del Piemonte e della Sicilia3 quelle maggiormente vendute in Europa dalla commercializzazione intermediata, sia per la loro notorietà territoriale spesso coincidente
con i prodotti tipici (es. Chianti) sia per l’organizzazione turistica del prodotto. Vi è da segnalare come il Molise, nonostante le sue tradizioni culinarie, sia pressoché assente in tale segmento di mercato. Molte comunità locali hanno attuato o cercano di integrare, in modo coerente e strutturato, le risorse naturali ed antropiche locali con il proprio prodotto turistico, contribuendo, in tal modo, ad una caratterizzazione inimitabile dell’offerta turistica territoriale. In Molise, la presenza di importanti e peculiari attrattive non è stata mai valorizzata e nessuno sforzo è stato sinora fatto per lanciare il turismo in modo sistematico e sistemico, ciò implicando anche l’esistenza di un’offerta ricettiva frammentata e di relativamente di scarsa attrattività. L’offerta “verde” molisana si presenta caratterizzata da una ridotta diversificazione tipologica e ambientale, dovuto alla scarsità delle strutture e dalle loro proposte esperienziali ricercate. La presenza in Molise di potenziali attrazioni turistiche che, tuttavia, non hanno ancora assunto un ruolo forte nel richiamo di consistenti flussi turistici dimostra come il possesso da parte di un territorio di risorse di valore non genera automaticamente comportamenti integrati e coordinati che garantiscano la creazione di un prodotto turistico globale coerente e in grado di soddisfare le esigenze del mercato. Dunque, affinché un insieme di componenti presenti in un’area a vocazione turistica possa far emergere un sistema turistico capace di competere sul mercato, deve esistere una reale capacità di generazione di comportamenti sistemici, in grado di valorizzare le risorse esistenti e di attrarne altre dall’esterno in modo da innescare circoli sinergici di generazione di valore.
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Criticità e potenzialità di sviluppo individuate
CRITICITA’: • Posizione marginale del Molise rispetto ai grandi circuiti del turismo nazionale ed internazionale • Scarsa notorietà della regione e delle sue risorse • Difficile accessibilità dei siti turistici culturale piu interessanti • Scarso sviluppo di servizi ausiliari e di completamento all’attività turistica (attrezzature sportive, infrastrutture culturali e per il tempo libero, etc..) • Forte concorrenza delle regioni limitrofe • Esistenza di un sistema di infrastrutture viarie decisamente scarso POTENZIALITA’ DI SVILUPPO: • Un variegato patrimonio storico-culturale, archeologico ed ambientale suscettibile di una forte valorizzazione in chiave turistica • Un territorio regionale sostanzialmente integro ed immune da fenomeni di criminalità organizzata generalmente riscontrabili nel Mezzogiorno • Radicate tradizioni in campo artigianale ed alimentare • Relavativa vicinanza del Molise a grandi bacini di domanda potenziale (Roma, Napoli) • Opportunità di conquistare una maggiore visibilità sui mercati nazioni ed internazionali attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione
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INQUADRAMENTO TERRITORIALE DEL COMUNE DI CAMPOMARINO Il comune di Campomarino è in provincia di Campobasso e conta circa 8000 abitanti. Situato lungo la costa adriatica, forma un unico tessuto urbano con la città di Termoli. Confina a nord con il mare Adriatico, ad ovest con Termoli, a sud con i comuni di Portocannone e San Martino in Pensilis e ad est con Chieuti (in Puglia). Il territorio si colloca nel Basso Molise tra i fiumi Biferno a nord e Fortore a sud, poco più a nord del torrente Saccione che segna il confine tra Molise e Puglia. La morfologia del territorio è caraterizzata dalla presenza di una fascia litoranea pianeggiante, di una zona collinare posta all’interno e, infine, dalle valli dei fiumi. Il centro storico di Campomarino sorge su un altura di altezza pari a 52 metri, nella zona altimetrica della collina litoranea, in una zona prevalentemente pianeggiante che favorisce l’agricoltura. Campomarino Lido invece, di recente formazione, si trova nella fascia pianeggiante, lungo la costa. Il comune comprende anche diversi nuclei situati al suo interno tra cui quello di maggiore dimensione è Nuova Cliternia, fondato negli anni ‘20 del 1900.
CENNI STORICI E SISTEMA INSEDIATIVO DELL’AREA URBANA DI TERMOLI CAMPOMARINO Per poter comprendere le caratteristiche architettoniche ed urbanistiche del sistema insediativo nell’area, bisogna ripercorrere, nel tempo, l’evoluzione delle condizioni economiche e sociali delle popolazioni insediate fin dal tempo antico. Il punto di partenza per un’analisi di questo tipo, anche per le notizie certe che si possono utilizzare, è il periodo storico all’epoca degli Italici ed, in particolare, dei Frentani. In questo periodo infatti già esistevano alcuni elementi di organizzazione territoriale che, ulteriormente sviluppati con la colonizzazione romana, hanno segnato un assetto quasi definitivo della struttura insediativa. Le strutture primarie di organizzazione territoriale al tempo degli italici erano i percorsi tratturali che attraversavano tutto il Molise ed anche l’area frentana. Due tratturi, l’Aquila-Foggia ed il Centurelle-Montenero, attraversavano tutta la zona del Basso Molise mentre un terzo Ururi-Serracapriola toccava l’agro di San Martino in Pensilis. Poiché le vie della transumanza hanno rappresentato, storicamente, per centinaia di anni, le uniche strutture di comunicazione e di scambio
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PESCARA
110 km
TERMOLI
ROMA
7 km 285 km
CAMPOMARINO
70 km 80 km
CAMPOBASSO FOGGIA Distanze medie Campomarino
Porto
Area metropolitana
Aeroporto
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3. è la lingua parlata dalla minoranza etno-linguistica albanese d’Italia. Appartenente al gruppo della lingua albanese, è una varietà linguistica della parlata del sud dell’Albania da dove ha avuto origine in massa la diaspora. Gli arbëreshë, discendenti delle popolazioni albanesi che in varie ondate, a partire dalla seconda metà del XV secolo, migrarono dall’Albania verso l’Italia Meridoniale, dove continuano a parlare la lingua madre e diffondere la cultura.
probabilmente riferite alla posizione rispetto a queste vie d’acqua. Ad avvalorare queste ipotesi ci sono rinvenimenti archeologici di tipo protostorico. Campomarino è una necropoli del secolo VII VI a.C. Non vi sono tracce certe di città romane nell’area anche se si presuppone che l’antica città di “Buca” doveva trovarsi nella posizione dell’attuale Termoli e “Cliternia” nei pressi di Torre Ramitelli. Con la decadenza dell’impero romano, si è verificato un notevole degrado del paesaggio agrario e di quello urbano; solo con la dominazione longobarda e con la colonizzazione benedettina si riesce ad avere una notevole ripresa delle attività economiche e sociali. Infatti, distrutto più volte dalle invasioni barbariche, il borgo di Campomarino riuscì a risorgere e a divenire centro di primaria importanza longobarda e normanna. Successivamente, il centro urbano fu duramente danneggiato dal terremoto del 1456 e nello stesso secolo venne ripopolato dai profughi albanesi, costretti a lasciare la terra natale a causa dell’avanzata dei turchi nei Balcani. I coloni albanesi convissero pacificamente con la popolazione locale e ancora oggi la città conserva antichi usi ed il tipico dialetto di questa popolazione. Campomarino è infatti uno dei quattro comuni molisani di tradizione arbëreshë3, parzialmente conservatasi nella cultura e nella lingua. Il borgo storico è ricco di “murales” che rimandano a questa cultura. Questo portò alla rivitalizzazione degli antichi insediamenti ed alla localizzazione in territorio agricolo di alcuni centri ecclesiastici costituiti essenzialmente da pievi, monasteri e chiese. Anche in questo caso si può rintracciare, nella localizzazione di questi interventi, la logica inse-
diativa che ritrovava nelle vie della transumanza gli elementi primari della organizzazione territoriale. Questo tipo di organizzazione territoriale è rimasta valida fino all’inizio di questo secolo. Successivamente con la costruzione delle ferrovie, delle strade statali e non ultime delle superstrade lungo le fondovalli, si va conformando una dislocazione delle strutture primarie di organizzazione territoriale ortogonale alle antiche vie della transumanza che, attualmente, non assolvono più ad alcuna funzione precipua di sviluppo territoriale. Le caratteristiche urbanistiche degli insediamenti urbani risentono essenzialmente delle condizioni particolari dei siti e del periodo storico in cui i nuclei più antichi vennero realizzati. Nel nostro caso, il nucleo urbano sorge su colle e quindi risente, nella morfologia, di questa condizione. Inoltre l’impianto del nuclei urbano è, per la maggior parte, di origine medioevale. Altra caratteristica, rilevabile è che esistono, nel singolo comune, alcune parti fortemente caratterizzate nell’impianto tipo- morfologico ed altre, parimenti caratterizzate, ma completamente diverse come relazioni tra edificio, tessuto e strada. Infatti è rilevabile un impianto urbanistico a schema preordinato, successivo all’impianto medioevale, ma contiguo e ben collegato con quest’ultimo. Nella parte del tessuto urbanistico a schema preordinato è rilevabile una forte caratterizzazione a griglia ortogonale che potrebbe far pensare a riferimenti e relazioni con probabili insediamenti romani a “castrum”. E’ evidente però che non essendoci prove concrete nè archeologiche nè di origine storica, si possono fare solo delle supposizioni o anche si potrebbe presupporre una memoria storica di tipologie insediative particolari. Un’altra costante rilevabile è che il rapporto tra
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elementi primari di organizzazione di un tessuto (monumenti) e morfologia dell’insediamento è di difficile verifica e comprensione in quanto non si evidenzia quasi mai una relazione precipua e facilmente leggibile tra elementi architettonici primari e conformazione urbanistica degli abitati. In molti casi, si ha infatti una immedesimazione dei monumenti, che tra l’altro sono anche di un certo pregio nel tessuto edilizio circostante. Vi sono poi, all’interno del comune stesso, insediamenti monofunzionali extraurbani e più recenti, con due diverse valenze: turistica e industriale (come il Nucleo Industriale Termoli, a nord del fiume Biferno). Gli insediamenti turistici individuati sono: dal nucleo di Campomarino Lido, dalla edificazione lungo la costa a nord di Termoli nel territorio di questo comune fino al confine col territorio di Petacciato, di complessi e villaggi marini con insediamenti a carattere consolidato.
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Sono presenti, inoltre, sulla fascia costiera un cospicuo numero di insediamenti rurali accentrati, presenti in località Ramitelli, Nuova Cliternia, Strada statale Campomarino-Portocannone, Colle Calcioni, Montebello e insediamenti rurali sparsi lungo strade statali, provinciali e vicinali; inoltre pure cospicua è la presenza sul territorio di casolari e residenze signorili rurali. Si possono individuare fasce perimetrali e insediate lungo infrastrutture viarie caratterizzate da favorevole morfologia e agevole accessibilità. Si possono leggere poli del territorio con effettivo incremento allo sviluppo della crescita urbana, caratterizzate da valenza propria ed ipotesi di possibile espansione territoriale, riscontrando questo fenomeno in zone limitrofe al territorio edificato ed in via di consolidamento. Vi sono pure aree non edificate in ambito insediativo lasciate a verde non utilizzate o utilizzate per l’agricoltura.
Campomarino “Borgo Dipinto” Il borgo è interamente dipinto con murales di Liliana Corfiati, che raccontano scene di vita quotidiana, mestieri e tradizioni popolari della cultura arbëreshë. Il suo stile, ispirato al surrealismo, esalta i valori della vita attraverso la luce e l’armonia dei colori.
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L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA Al 2018 la popolazione di Campomarino conta 8.074 abitanti, con un trend in crescita negli ultimi anni, diversamente dall’andamento decrescente registrato per la popolazione regionale. La popolazione in età giovanile (0-14 anni) si attesta al 13,4% del totale (11,7% in Molise); anche la percentuale della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), pari al 66,5% è maggiore del dato regionale (64,7%). La percentuale della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) però è in netta decrescita negli ultimi anni. E’ la popolazione pensionata (+65 anni) che aumenta ogni anno. Alla luce delle analisi condotte e in relazione alla sfida demografica, la strategia verrà orientata a rafforzare le iniziative che limitino l’impoverimento demografico della fascia più giovane della popolazione (0-35 anni), fortemente attratta dalla possibilità di emigrare, attraverso il miglioramento delle condizioni di benessere ed inclusività del territorio, in sinergia con le iniziative tese ad affrontare le sfide economiche e sociali. SITUAZIONE ECONOMICA E SISTEMA PRODUTTIVO L’economia del territorio è prevalentemente agricola, alla quale in tempi più recenti si è affiancato il turismo. Infatti, la Provincia di Campobasso conta 23.530 imprese attive che rappresentano il 75,1% delle imprese molisane (dal 2013) (Nomisma 2015, 4), tra queste, il 37% sono prevalentemente agricole. In particolare è molto diffusa la viticoltura fino alla produzione di vino. Sono sorte anche società di servizi, sempre rivolte all’attività principale della viticoltura. Oltre alla coltivazione della vite, possiamo incontrare importanti colture nel grano e nei cere
ali in genere, nella coltivazione e nella lavorazione delle olive fino alla macina e alla produzione di olio d’oliva, e negli alberi da frutto. La densità d’impresa della provincia di Campobasso si assesta al di sopra del valore nazionale e regionale. Il valore aggiunto, pari a 4 miliardi di euro (dal 2012), rappresenta il 71% di quello del Molise, ma solo lo 0,3% del valore aggiunto italiano. Il territorio della provincia è inoltre caraterizzato da una limitata propensione all’export, che è pari al 5,9% (export totale/valore aggiunto; dati 2013). Il dato è in linea con quello regionale (6%) ma al di sotto di quello medio nazionale (27,9%): ciò implica una forte dipendenza dall’andamento della domanda interna. Inoltre, a nella zona di Campomarino, emerge una specializzazione nei settori dell’estrazione di minerali, delle utilities e delle costruzioni mentre, in merito ai servizi, la specializzazione riguarda le attività ricettive e di intrattenimento. Con riferimento al mercato del lavoro, gli indicatori numerici relativi all’area urbana Termoli-Campomarino sono lievemente migliori rispetto a quelli regionali, anche in virtù della presenza di un polo industriale e produttivo presente nel Comune di Campomarino e di un tessuto agricolo e commerciale più sviluppato e interconnesso con le principali infrastrutture che attraversano la costa adriatica rispetto al resto della Regione. Eppure, come si è già accennato, la critica situazione migratoria dei giovani, verso altre regioni italiane o estere, dimostra che il mercato del lavoro deve essere reso ancora più competitivo.
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IL PAESAGGIO AGRICOLO E’ la frammentarietà colturale che caratterizza il paesaggio agricolo di alcune aree di questa zona. Il territorio in esame è ampiamente coltivato con diverse classi di utilizzazione. Tra queste prevale il seminativo con l’avvicendamento frumento duro-girasole e frumento duro- barbabietola nelle aree irrigue; le specie foraggere, coltivate sempre meno a causa del declino della zootecnia. Tra le colture arboree presenti dominano la vite, quasi sempre allevata a tendone, e l’olivo, con oliveti di nuovo impianto, e con oliveti secolari che, con una concentrazione areale molto significativa, circondano i centri abitati. I frutteti hanno limitata importanza. Nei seminativi arborati la consociazione prevalente è con l’olivo. I boschi di roverella governati a ceduo occupano una limitatissima estensione. Le poche aree rimaste incolte sono rappresentate per lo più da terreni della fascia litoranea e da strettissime aree di rispetto lungo i corsi d’acqua occupate dalla vegetazione spontanea tipica. Si osserva che la distribuzione areale delle colture è in gran parte correlata alla morfologia del territorio, alla natura dei suoli e al fattore irriguo. In generale man mano che si procede dalla costa verso l’interno diminuiscono le colture arboree a vantaggio del seminativo e si accentuano i caratteri di estensività. Vi sono terreni a potenzialità molto elevata. Appartengono a questa classe: i suoli alluvionali delle basse valli del F. Trigno, F. Biferno, T. Sinarca e dei corsi d’acqua minori; i suoli bruni mediterranei della fascia collinare immediatamente retrostante la costa, nei territori di Termoli, e del bassopiano che interessa il territorio di Campomarino e la parte orientale del territorio di S. Martino in Pensilis vicina al confine di Regione.
I terreni di cui sopra, pianeggianti o in leggera pendenza, irrigabili, sono pressoché privi di limitazioni d’uso e lasciano ampia facoltà di scelta colturale. Riguardo alla loro utilizzazione attuale, si deve rilevare che le potenzialità offerte dalla rete pubblica di distribuzione dell’acqua risultano ancora non pienamente sfruttate e che pertanto una maggiore diffusione della pratica irrigua, con la realizzazione di impianti irrigui razionali a livello aziendale, costituisce un fattore essenziale per rendere confacente l’uso di questi suoli alla loro capacità potenziale. Si tratta di terreni della bassa collina a morfologia dolce, ampiamente meccanizzabili. Solo nelle aree limitrofe ai paesi, prevalgono suoli con granulometria sabbiosa o di medio impasto, ove si trovano oliveti secolari di grande valore paesaggistico. L’uso attuale di questi suoli è limitato alle colture tradizionali (frumento duro avvicendato al girasole e più raramente alle foraggere). La produttività e la possibilità di scelta colturale potrebbero essere incrementate mediante interventi di sistemazione idraulico-agraria volti a migliorare la fertilità fisica e a diminuire l’erosione. L’uso agricolo di questi suoli è limitato ad alcune zone, attualmente destinate a seminativo e a vigneto,
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LA DOMANDA TURISTICA L’area urbana di Termoli e Campomarino, principale centro molisano che si affaccia sull’Adriatico, gode una struttura imprenditoriale che nel turismo ha uno dei principali elementi di interesse. Il settore, infatti, rappresenta una voce importante per l’economia del Basso Molise, nell’ambito del quale l’area svolge un ruolo di volano e attrattore. Il sostegno all’economia turistica è, quindi, un bisogno prioritario per l’intera zona. Occorre considerare che, in generale, il mercato registra una progressiva diversificazione della domanda: tramontata la figura del “villeggiante”. Come si è visto precedentemente nella ricerca, il turista è oggi alla costante ricerca di novità, destinazioni originali, servizi ed infrastrutture adeguate. Il sistema dell’offerta turistica si identifica come un sistema diffuso, concentrato per lo più sul territorio di Campomarino e Termoli, ma troppo spesso destrutturato e disomogeneo, non riuscendo in modo sistemico ad affermarsi con un’identità forte e riconoscibile nell’ambito di un bacino di utenza nazionale e sovranazionale: un sistema quindi storicamente esposto alla concorrenza. In tale contesto va sviluppata la strategia progettuale rivolta ad affermare e promuovere un’offerta turistica differenziata, incardinata sulla valorizzazione del patrimonio naturale, paesaggistico, ambientale, eno-gastronomico, storico e culturale dell’area in questione. L’analisi quantitativa del fenomeno turistico risente della difficile disponibilità di dati ufficiali soprattutto in relazione ai flussi su Campomarino. In base ad una analisi catastale fornita dal Comune si evince che circa il 70% delle 11.000 unità abitative ricadenti nel territorio comunale, è costituito da seconde case o case per vacanza.
Tale situazione e la scarsa presenza di strutture ricettive classiche (alberghi, residence, b&b, etc.), non agevola la formulazione di statistiche ufficiali su arrivi e presenze, sebbene stime indirette conducano ad ipotizzare un aumento della popolazione sul comune di oltre dieci volte nei mesi estivi per fenomeni di turismo balneare. A fronte di una situazione di sostanziale mantenimento delle quote di mercato nazionali da parte dei sistemi locali più lungimiranti che hanno saputo integrare la propria proposta turistica (è il caso delle destinazioni più attrattive, Rimini in primis), sembra emergere la consapevolezza della necessità di un cambiamento per la maggior parte delle località balneari della costa adriatica che continuano a presentarsi sul mercato con un’offerta ormai superata. Termoli e Campomarino, sulla base delle loro intrinseche potenzialità, si trovano di fronte ad una nuova sfida: superare la monofocalizzazione del prodotto ed esplorare nuovi target e mercati turistici. Il turista-tipo che sceglie Termoli o Campomarino come meta di soggiorno è, in prevalenza italiano, spesso residente nelle regioni limitrofe che si muove per vacanze con la famiglia. Generalmente, la scelta di Termoli quale destinazione di vacanza viene fatta quasi esclusivamente sulla base di suggerimenti e inviti. Tale evidenza mostra che i canali informativi siano di tipo informale e come l’area in questione e più in generale il Molise, sia di fatto escluso dai canali commerciali classici. In base ai numeri registrati dai diversi uffici turistici regionali si può facilmente evincere che i flussi turistici si concentrino soprattutto sul turismo balneare, tanto che la costa attrae la maggioranza dei viaggiatori che scelgono il Molise.
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LA RICETTIVITA’ Campomarino è una stazione balneare, riconosciuta dal 2013 come “Bandiera Blu”. La lunghezza complessiva del litorale è di circa 11 km di cui le spiagge accessibili da terra hanno una lunghezza complessiva di circa 10 km.4 Nella località balnerare sono presenti diverse strutture ricettive (hotel, alberghi diffusi, residence, villaggi turisIci; B&B, agriturismi, campeggi) e circa 7000 seconde case per una capienza totale di circa 30.000 posti letti. Nel comune, è presente inoltre un porto turistico “Marina di Santa Cristina” che è stato individuato dall’amministrazione comunale come elemento di valorizzazione del territorio.
Di conseguenza, si registra un’elevata stagionalità della domanda che, come è noto, produce problemi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. I flussi turistici verso il comune di Campomarino sono da tempo caratterizzati da un andamento decrescente, probabilmente a causa della crisi economica registrata negli ultimi anni. Nonostante tali segnali, permangono criticità legate alla disponibilità complessiva di posti letto che si sommano a quelle, ancora più importanti, di assenza di progettualità e di definizione di prodotti turistici competitivi.
70.000 60.000 50.000 40.000
Presenze 2008
30.000
Presenze 2010
20.000
Presenze 2012
10.000
Presenze 2014
Fonte: AAST - Azienda Autonoma di Soggiorno di Termoli
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Numero di presenze mensili registrate a Termoli
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Presenze 2016
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4. Comune di Campomarino 2016, 7
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ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
I LUOGHI D’INTERESSE Il patrimonio storico-culturale Gli elementi architettonici più significativi nell’area sono riferibili, per la maggior parte, ad edifici di culto di epoca medioevale ed a palazzi signorili rinascimentali. I comuni del Basso Molise più ricchi di opere di architettura sono i comuni di Termoli, Guglionesi, Campomarino ed in parte Petacciato e San Martino in Pensilis. Di grande interesse sono anche le case rurali presenti nella zona. Le caratteristiche dell’insediamento rurale dipendono dalle condizioni economiche delle popolazioni in un determinato periodo storico, dalla situazione geomorfologica dei siti, dalle condizioni climatiche e dalla possibilità di reperimento di determinati materiali da costruzione. C’è inoltre da osservare che in molti casi, la casa rurale era e continua ad essere la dimora dei centri abitati poiché la popolazione rurale viveva nei grandi centri piuttosto che in territorio agricolo. In quest’area le caratteristiche delle dimore rurali sono del tutto differenti rispetto a quelle del Molise centrale o dell’alto Molise. Questo perché sono completamente diverse le condizioni economiche e sociali delle popolazioni e le caratteristiche del clima, del suolo e della organizzazione complessiva del lavoro. Le aree dove maggiore è la presenza di edifici e dove i manufatti evidenziano delle caratteristiche di notevole interesse sono quelle ricadenti nei comuni di Campomarino, Portocannone e San Martino in Pensilis. Bisogna tenere presente che in questa zona, molto fertile, storicamente, è sempre esistito un notevole insediamento rurale con casolari che in alcuni casi risultano anche fortificati e presentano una chiarezza tipologica di rara bellezza. Nelle zone più vicine al mare, sulle colline degradanti, si trovano si trovano molte dimore cosiddette “padronali”
che assolvevano ad una funzione di residenza estiva, ma anche di unità produttiva, in quanto erano un tutt’uno con le residenze dei braccianti (di norma al piano terreno) e gli ambienti di servizio. Nel dopoguerra, con la riforma agraria, nell’agro di Campomarino e San Martino in Pensilis furono realizzate molteplici case rurali che per la loro tipologia e per il rapporto con l’ambiente caratterizzano in modo particolare il paesaggio agrario. Tra i luoghi d’interesse architettonico della zona possiamo individuare: • i borghi storici di Campomarino, Termoli, Portocannone, San Martino in Pensilis e Nuova Cliternia • il villaggio protostorico ed i resti di edifici di epoca romana situati in località Arcora • il Santuario della Madonna Grande di Nuova Cliternia. Meta di pellegrinaggi, provenienti dalle cittadine abruzzesi di Fresagrandinaria e Lentella e da quelle molisane di San Martino in Pensilis, Portocannone, Montecilfone, Guglionesi e Campomarino: i pellegrinaggi sono concentrati soprattutto in concomitanza della festa patronale che si festeggia il 15 agosto di ogni anno. • la Chiesa di Santa Maria al Mare di Campomarino • la Cattedrale di Termoli • il Castello Svevo di Termoli • l’area archeologica di Larino
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1. Chiesa di Santa Maria al Mare, Campomarino 2. Borgo storico di Termoli 3. Santuario della Madonna Grande, Nuova Cliternia 4. Castello Svevo, Termoli 5. Cattedrale di Termoli
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3. LIFE dell’Unione Europea 4. Legge Regionale 11/2008.
Le risorse paesaggistiche Passando agli aspetti naturalistici ed ambientali, si rileva la presenza in regione di un’articolata trama di aree di particolare valenza. Si evidenzia la presenza di due “Siti di Interesse Comunitario (SIC)” che sono oggetto, nell’ambito dei finanziamenti europei3: il SIC “Foce Saccione-Bonifica Ramitelli” e il SIC “Foce Biferno-Litorale Campomarino”. I due siti interessano l’intera fascia costiera del comune; il SIC “Foce Saccione – Bonifica Ramitelli” è quello caratterizzato dai più elevati livelli di naturalità ed include l’area umida retrodunale di particolare pregio “il Bosco Fantine”. Questa infatti, all’interno del territorio comunale è una delle più estese aree di dune costiere della regione rispetto alla quale sono state proposte diverse iniziative di conservazione e protezione; una delle principali peculiarità di Campomarino è infatti proprio l’ambiente dunale costiero che contraddistingue larga parte del suo territorio verso sud sino al confine con la Puglia. Inoltre, alla scala regionale, si segnala la presenza del “Parco dei Tratturi”, istituito nel 1997, per la salvaguardia della rete dei tracciati della transumanza presenti sul suolo regionale. I luoghi d’interesse naturalistici individuati sono: • Il Bosco le Fantine Il Bosco le Fantine è uno spazio di riserva naturale di circa cinquanta ettari di vegetazione con la presenza di piante rare e le caratteristiche dune fossili, che rendono il parco un posto speciale per curiosi e appassionati. • Il paesaggio rurale di forte valore percettivo • Lido di Campomarino e dune di Serracapriola • Tratturi In particolare il tratturo L’Aquila-Foggia che passa nelle vicinanze di San Martino in Pensilis.
Le risorse enogastronomiche Come gia accenato, il Molise è dotato di un ampio patrimonio di eccellenze enogastronomiche e di significative testimonianze della vita agro-pastorale. La Regione, in tale direzione, ha adottato un modello di sviluppo locale4, il cui obiettivo è la rivitalizzazione dei piccoli borghi e lo sviluppo del turismo sostenibile in tutte le sue forme e con l’obiettivo di destagionalizzare e arricchire l’offerta turistica; recuperare il patrimonio edilizio dei centri storici e dei borghi incentivandone l’economia; ridurre il consumo del territorio; valorizzare le antiche competenze artigianali; evitare lo spopolamento dei piccoli comuni lontani dai circuiti turistici tradizionali; offrire nuove opportunità occupazionali. Soprattutto nel corso degli ultimi anni si è cercato di puntare al potenziamento dell’offerta eno-gastronomica ma è certamente necessaria una maggiore integrazione tra le potenzialità delle strutture e quelle del territorio, nonché il rafforzamento dei servizi e dei prodotti offerti. Il comune è caratterizzato principalmente da un’intensa produzione di vino e, inoltre, dalla produzione di olio, di cereali e la coltivazione di alberi da frutto. I frutteti sono dedicati alla produzione di pesche, albicocche, mele; sono inoltre colIvaIti meloni e angurie. Il comune è parte dell’associazione nazionale “Città del Vino” e dell’associazione “Città dell’Olio.” A titolo di esempio, nella zona sono prodotti i vini DOC Biferno e Rosso Molise e nei territori confinanti con l’Area Urbana si producono eccellenze, quali la pampanella di San Martino in Pensilis e la ventricina di Montenero di Bisaccia, l’olio extra-vergine Molise DOP e Dauno DOP, il Vitellone bianco dell’Appennino centrale IGP, i Salamini Italiani alla cacciatora DOP e il Caciocavallo Silano DOP.
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5 1. Tratturo Acquila-Foggia 2. Foce del Biferno 3. Dune di Campomarino 4. Bosco le Fantine 5. Vista da Piazza Vittorio Veneto a Campomarino verso il mare
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“DA CAMPOMARINO AL SACCIONE” All’osservatore esterno di maxweberiana memoria il territorio apparirebbe come una cosa piatta e dunque, priva di interesse. Di certo questo comprensorio e così, nello stesso tempo, l’intera fascia costiera, presenta meno varietà almeno dal punto di vista paesaggistico dell’area appenninica dove in brevi spazi si trovano accostate cime montuose, rilievi collinari, piccole conche, vallate fluviali e, magari, piane estese come quella di Boiano. Ciò, comunque, non significa che, seppure in maniera poco appariscente, nel tratto di pianura di cui ci interessiamo, da Campomarino Lido al confine regionale, del resto la pianura più ampia dell’intero litorale e, di conseguenza, del Molise non si possono trovare differenziazioni. Queste sono sia di tipo altimetrico sia legate all’idrografia la quale è stata profondamente modificata per la presenza umana specie nel lembo meridionale con le case dei coloni. Certo, specie per l’insediamento abitativo si è avuta una movimentazione dell’immagine di questo ambito anche se si è determinata una omologazione del paesaggio simile a quella di tante altre aree italiane. Della sua identità originaria rimangono poche tracce oggi protette dal fatto che il territorio è stato riconosciuto Sito di Importanza Comunitaria denominato «Foce Saccione-Ramitelli». Esse sono: foreste alluvionali (Bosco Ramitelli), steppe salate e depressioni umide interdunali (Le Fantine) le quali oggi coprono appena il 30% dell’intera superficie del sito rientrante nella rete ecologica europea. In definitiva la bonifica ha trasformato accanto all’economia (attualmente vaste estensioni di terreno sono di uso agricolo), e forse più di essa il paesaggio della zona le sue qualità naturalistiche, peraltro uniche nel contesto molisano dove le valenze ambientali predominanti sono quelle montane e di certi angoli della fascia collinare.
ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
Bufalara, Mandria Grande località Vaccareccia sono toponimi che ricordano l’allevamento bovino, anche se l’animale più evocativo anche di quest’area, come dell’intera regione, è la pecora per via del fenomeno della transumanza che da poco è stata candidata a Patrimonio dell’Umanità. Infatti, di qui passa il tratturo L’Aquila-Foggia. ll tratturo segue la direttrice della ex strada statale n. 16, l’Adriatica, a seguito, spostata vicino alla linea litoranea, affiancata alla ferrovia, e sfiorando la Masseria del Barone Zezza, un interessante esempio di architettura rurale del passato. Il corridoio infrastrutturale che si è detto blocca l’accesso alla spiaggia, appena una cimosa, riducendo le prospettive di turismo balneare. Comunque rimangono possibili quelle di turismo culturale legato alla presenza di testimonianze storiche, quella citata e, innanzitutto la Torre Ramitelli, una delle 339 torri a guardia della costa censite nel 1590 dal Marchese di Celenza nell’intero stato napoletano, data oltre la quale non ne sono state costruite altre, quindi una fotografia completa. Esse erano (erano perché tante ora sono scomparse) collegate visivamente con i centri abitati dell’immediato entroterra per avvisarle dell’arrivo dei “turchi” o “saraceni”, dei predoni provenienti dal mare. [...] Un motivo di visita è pure l’agglomerato di Nuova Cliternia, una modalità differente rispetto alle case dei Poderi di insediamento dei coloni. Essa è nel locus di Madonna Grande venerata dalla popolazione di Campomarino, S. Martino in P., Portocannone di origine albanese. Per secoli è apparsa la comunità albanese simile ad un’isola nel territorio molisano perché ha conservato alcuni dei suoi caratteri originari a cominciare dalla lingua; questa etnia forse anche per la sua marginalità geografica, installandosi ai confini della regione, dimostrandosi nei secoli scorsi, incapace di contaminazioni. - Da Campomarino al Saccione, Regione Molise, 2018
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IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE PER LA MOBILITA’ La dotazione infrastrutturale regionale, costantemente minacciata dai rischi naturali, presenta una densità di linee ferroviarie pari a 6 km di rete in esercizio ogni 100 kmq, densità più elevata rispetto alla media nazionale e al Mezzogiorno. La regione non è tuttavia attraversata da linee ad alta velocità. Tali dati confermano quindi una buona dotazione stradale ma non ne misurano l’efficienza o eventuali criticità legate alla manutenzione. In questo contesto Termoli rappresenta la principale stazione molisana sulla direttrice adriatica nonché uno dei due ingressi alla linea autostradale nazionale e si configura, quindi, quale centro di smistamento dei flussi provenienti dalle zone limitrofe e dai comuni dell’interno. Attenzione particolare va rivolta soprattutto alle criticità che si generano durante il periodo estivo da concentrazione di persone e congestione dei mezzi di trasporto sull’asse Termoli - Campomarino. Inoltre, è di forte interesse il progetto per una pista ciclabile tra Termoli e Campomarino (inserito in un contesto più ampio di collegamenti ciclabili) e la Ciclovia Adriatica BI 6 che collega Trieste a S. Maria di Leuca, in Puglia, per una lunghezza di 1300 km. Al fine di completare la descrizione delle infrastrutture di trasporto non si può menzionare il porto di Termoli, oggi utilizzato per i collegamenti da e verso l’arcipelago delle Isole Tremiti, in particolare durante il periodo estivo.
Nell’area in esame possiamo dunque identificare le maggiori infrastrutture per la mobilità : • l’ Autostrada A14 (lo svincolo più prossimo si trova a Termoli) • la Strada Statale 16 AdriaIca (SS 16) • la Strada Comunale dei Pozzi • linee ferroviarie con treni regionali (stazione di Campomarino) • porti turistici di Campomarino e Termoli. Sono i porti più importanti della regione che instaurano una sinergia tra le singole strutture della costa molisana.
Il sistema viario
Ferrovia adriatica Autostrada adriatica A14 Strada statale S14 Strade carrabili secondarie Stazione ferroviaria di Campomarino Parcheggi principali La centrale turbogas
ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
Analisi IL SISTEMA VIARIO
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ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
Conclusioni ritenute dell’analisi territoriale del Comune L’area del Basso Molise e in particolare la zona di Termoli-Campomarino, sebbene caratterizzata nel complesso da livelli di sviluppo più elevati rispetto al resto della regione, presenta al proprio interno evidenti differenziazioni che in parte la penalizzano. Da un lato, vi è l’area di Termoli e della costa che, sebbene maggiormente dotata di infrastrutture e caratterizzata da un articolato e variegato tessuto produttivo (industria, commercio, turismo, terziario avanzato, agricoltura specializzata, pesca), pur favorendo il dinamismo demografico e sociale dell’area urbana, non appare in grado di diffondere le proprie potenzialità al territorio circostante. Dall’altro, vi è l’entroterra che sconta la debolezza del proprio sistema di infrastrutture, derivante dalla conformazione del territorio e dalla organizzazione in centri urbani di piccole e piccolissime dimensioni in via di spopolamento (i tassi di decremento demografico sono tra i più elevati della regione). Le aree in questione si caratterizzano, oggi, per lo scarso numero di imprese e per produzioni agricole prevalentemente orientate all’autoconsumo, sebbene potenzialmente in grado di crescere ed affermarsi sui mercati. Il tessuto produttivo mantiene essenzialmente i connotati di “prima industrializzazione”, con bassi livelli di innovazione, una limitata esposizione verso i mercati esterni ed esteri e una concentrazione delle attività nei settori a minore contenuto tecnologico. Anche il terziario risulta debole ed essenzialmente concentrato su comparti di servizio tradizionali. Fa da contraltare la presenza di alcune grandi imprese a capitale esterno, che costituiscono la prova delle potenzialità di attrazione di investimenti che andrebbe opportunamente integrata con politiche di sviluppo mirate. Sul fronte del turismo, si rilevano potenzialità ancora non adeguatamente sfruttate soprattutto in termini di sforzo competitivo dei diversi segmenti: balneare e costiero che assorbe, secondo le stime disponibili, il 50% delle presenze dell’intera regione Molise; natura e paesaggio (laghi, boschi, oasi ambientali, parchi); ruralità diffusa, storia e cultura (basti pensare alle numerose testimonianze dell’arte romanica, ai castelli, alla ricchezza delle tradizioni artigianali dei maestri organai, orologiai ed ebanisti). Ulteriori indubbie potenzialità sono rappresentate da un favorevole clima sociale, derivante dall’assenza di fenomeni di criminalità organizzata; una “qualità della vita” fortemente legata ai valori della tradizione, della natura e della ruralità che rendono il territorio particolarmente appetibile per lo sviluppo di un turismo sostenibile, nuove iniziative imprenditoriali e una buona propensione agli investimenti da parte del tessuto produttivo locale.
ANALISI DEL TERRITORIO MOLISANO E INQUADRAMENTO DELL’AREA DI PROGETTO
PESCARA
TERMOLI
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Nucleo industriale Termoli
Distretto Trevento e Riccia
CAMPOMARINO Parco Nazionale del Gargano
Lago di Gualdafiera
CAMPOBASSO
Lago di Occhito
FOGGIA
BENEVENTO
Eccellenze del territorio e sistema produttivo
Distretti produttivi
Zone turistiche
Campomarino
Produzione agricola
Aree di interesse storico
Aree naturalistiche
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO IL CONCORSO L’area della Centrale Enel Turbogas di Campomarino fa parte e la sua riqualificazione fa parte di un progetto più largo d’importanza nazionale, chiamato “Futur-e”, avviato da ENEL nel 2018 per riqualificare i siti di 23 impianti termoelettrici ormai dismessi perché hanno esaurito il proprio ruolo nello scenario energetico. Infatti, attualmente è in corso una profonda trasformazione dell’intero sistema energetico. Nel corso degli ultimi anni i consumi delle attività industriali si sono ridotti, diventando più efficienti, e nel contempo il ruolo delle fonti rinnovabili è cresciuto, la sensibilità ambientale è sempre più diffusa e le dinamiche che regolano il mercato stanno aprendo nuovi orizzonti. Sino a pochi anni fa, poche grandi centrali producevano energia per tutto il Paese. Oggi piccoli impianti, rinnovabili, diffusi lungo tutta la penisola, stanno dando forma a un nuovo modello più distribuito di generazione nel quale l’energia pulita ha un ruolo crescente. È un cambiamento mediante il quale l’azienda Enel diventa responsabile di un nuovo futuro, essendo un operatore importante nei settori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e giocando un ruolo chiave ormai da anni per favorire la transizione verso un modello energetico più sostenibile. In questo nuovo scenario, l’azienda ha deciso di rispondere al cambiamento sulla base degli stessi principi di sostenibilità e innovazione che caratterizzano il futuro dell’energia. Esso prevede il recupero degli asset di generazione tradizionale a favore di nuove e più efficaci forme di riuso industriale, di riutilizzo dei materiali volto a generare indotto nel territorio, di sviluppo sociale e culturale, con il coinvolgimento delle comunità.
Nell’ottica dell’economia circolare, una centrale che ha concluso il proprio ciclo di vita utile dal punto di vista energetico rappresenta ancora una risorsa per nuovi utilizzi: i siti degli impianti dispongono già di strutture di pregevole valore industriale, architettonico e culturale, connessioni alla rete elettrica e in alcuni casi alla rete gas, edifici e infrastrutture, prima funzionali alla loro attività, che ne fanno candidati ideali per ospitare nuove installazioni. La collocazione delle centrali è ovviamente il fulcro per lo sviluppo di business diversi: nel perimetro di Futur-e ci sono impianti come Bari e Genova, collocati nel cuore del tessuto urbano, o come Montalto di Castro, Piombino e Rossano, con affaccio diretto sul mare, o Livorno in piena area logistico-portuale. La valorizzazione di queste risorse parte da una fase preventiva di ascolto e coinvolgimento del territorio e dei lavoratori, tramite incontri con istituzioni e cittadini, per raccogliere suggerimenti e mantenere alto il coinvolgimento locale. Gli obiettivi sono declinati in maniera puntuale, sulla base delle reali esigenze del territorio. Il concorso non prevede un’unica metodologia per individuare le soluzioni adatte ai 23 siti coinvolti ma sono aperte varie metodologie e funzioni diverse per la riconversione.
Impianti dismessi
L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
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Centrale Turbogas Enel di Campomarino
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
INQUADRAMENTO DELL’AREA DELLA CENTRALE DI CAMPOMARINO E ACCESSIBILITA’ AL SITO La centrale turbogas di Campomarino occupa una superficie di circa 6,5 ettari e si trova a circa 4 km dal centro storico di Campomarino, a circa 7 km da Campomarino Lido (ma a 3km dal mare e dal porto turistico di Campomarino) e a circa 11 km dal centro storico di Termoli. Si trova inoltre nelle vicinanze di Portocannone (5 km di distanza) e della zona industriale di Termoli (8 km). La centrale è situata in località Cocciolete ed è immersa in una vasta area agricola. La zona è caratterizzata ad ovest dalla presenza del fiume Biferno e della zona industriale di Termoli, a nord dalla presenza dell’autostrada A14, del centro storico e di Campomarino Lido mentre a sud e a est si trovano zone agricole e collinari. La centrale è servita da una viabilità minore. Il sito è raggiungibile tramite la Strada Comunale dei Pozzi ed è dotata di un solo accesso, situato a nord-est del Sito. Lo svincolo autostradale più vicino si trova a 10 km di distanza e la stazione ferroviaria di Campomarino si trova a 4km. Gli aeroporti più vicini si trovano a Pescara e Foggia (a circa 100 Km dal sito). Il terreno è caratterizzato da diversi livelli : l’impianto sorge su 3 gradoni ricavati, per scavo e riporto di materiale, a partire dalla morfologia originaria del sito.
L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
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Ortofoto
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
STORIA DELLA CENTRALE La realizzazione degli impianti turbogas a ciclo semplice, tra i quali quello di Campomarino, è stato previsto dal piano di emergenza proposto da ENEL nel 1975. L’Impianto Turbogas di Campomarino si compone di una unità turbogas della potenza attiva nominale netta di 88 kW e, al fine di assicurare un’alimentazione di riserva, da un gruppo elettrogeno di emergenza con potenza attiva nominale di 750 kW. Tali impianti rispondevano all’esigenza di far fronte a situazioni di carenza di energia elettrica, in particolare nei periodi di maggior richiesta di energia (periodi di punta), a garantire la sicurezza e la stabilità del funzionamento della rete elettrica nazionale ed, in caso di blackout, contribuire prontamente al ripristino delle condizioni di normale funzionalità della rete nazionale. Infatti le caratteristiche principali di tale tipologia di impianti sono: • i ridotti tempi di avviamento • la possibilità di avviamento, in caso di blackout totale, senza ricorrere a fonti di energia elettrica. Tali impianti non sono quindi destinati alla produzione continuativa di energia elettrica.
Come funziona l’impianto turbogas? L’Impianto Turbogas di Campomarino, è dedicato alla produzione di energia elettrica tramite la combustione di combustibili fossili. Il gas naturale è attualmente l’unico combustibile utilizzato sull’impianto per la produzione di energia elettrica; nel passato, fino al 1994, è stato impiegato anche gasolio. Gli Impianti Turbogas producono energia elettrica per mezzo della trasformazione del calore prodotto dalla combustione in energia meccanica e quindi in energia elettrica. Queste trasformazioni avvengono facendo espandere i gas prodotti dalla combustione all’interno di turbine collegate ad alternatori, in macchine chiamate turbogas, permettendo quindi la trasformazione parziale del calore in energia meccanica. Il ciclo termico è caratterizzato da una fase di compressione dell’aria, una fase di combustione, una fase di espansione in turbina ed infine una fase di scarico dei fumi all’ambiente, a temperatura superiore ai 500°C. Il rendimento del processo è pari a circa il 29%. I gruppi turbogas, in virtù dei tempi di avviamento ridotti sono previsti per coprire le punte di richiesta di energia elettrica, con una durata di utilizzazione annua ridotta. I gruppi sono in grado di avviarsi anche senza alimentazione esterna dalla rete. Le turbine a gas sono caratterizzate dal fatto che il fluido motore si rinnova continuamente. Non richiedendo un sistema di raffreddamento; i prodotti della combustione, dopo aver terminato l’espansione nella turbina, vengono immessi direttamente nell’atmosfera, unitamente all’aria in eccesso aspirata dal compressore.
L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
Dismissione dell’impianto Nel corso del 2013, in conseguenza della decisione di cessare l’esercizio dell’unità di produzione elettrica installata presso l’impianto, Enel ha redatto e trasmesso alle Autorità Competenti il piano di dismissione degli impianti e delle strutture della centrale. La decisione è dovuta al fatto che la centrale è arrivata negli anni ad una produzione prossima allo zero, con una drastica riduzione del numero di ore di utilizzo, ormai in funzione di riserva e copertura di “picchi”. Dal 2003 al 2013, il numero complessivo di ore di utilizzo dell’impianto si è ridotto del 94%, con una produzione che è scesa nello stesso periodo di circa il 93%. Il piano di dismissione non prevede attività di demolizione delle opere ed infrastrutture principali, anche per quanto attiene le parti dell’impianto termoelettrico per cui è cessata l’attività di produzione. Il turbogas e gli altri impianti e strutture tecnologiche (stazione di decompressione metano, caldaie ausiliarie riscaldamento metano, montanti elettrici, serbatoi gasolio ed impianti connessi, diesel di lancio, diesel di emergenza e sistema antincendio) sono mantenuti in sicurezza e in assetto tale da garantirne e conservarne nel tempo il notevole valore economico in vista di futuri altri utilizzi.
PRODUZIONE (TWh) 13,9
-93%
6,9 3,0
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1,2
2007
2008
2009
2010
2011
1,0
0,9
2012
2013
ORE OPERATIVE 1000
-94%
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2008
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2010
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
ELEMENTI COSTITUTIVI DELL’IMPIANTO L’impianto occupa una superficie totale di circa 6,5 ettari, di cui 3,6 ettari sono superfici impermeabili, 2,7 ettari sono superfici a verde, e 2000 mq sono coperti.
L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
Nell’area della centrale turbogas sono presenti: GLI IMPIANTI PRODUTTIVI
I LOCALI PREFABBRICATI
1. Rampe di scarico gasolio 2. Serbatoi di stoccaggio gasolio. Altezza 13,5m. 3. Serbatoi di stoccaggio acqua. Altezza 14,5m. 4. Travaso gasolio 5. Impianto di trattamento acque reflue 6. Stallo AT 8. Turbogruppo 9. Camino 10. Strutture di sostegno tubi 11. Pesa a bilico
12. Guardiola 13. Parcheggi coperti 14. Uffici. Altezza 3,5m 15. Officina e magazzino. Altezza. 4,5m 16. Locale antincendio. Altezza 5m. 17. Cabina di decompressione e caldaie metano 18. Deposito di oli lubrificanti 19. Deposito temporaneo di rifuti 20. Locale temporaneo 21. Muro perimetrale
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Assonometria - stato di fatto
Il confine Area d’intervento Muro perimetrale
Accessibilità Accesso veicoli
Sistema dell’edificato
Sistema degli elementi naturali Area vegetale Corsi d’acqua
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1. Gruppo Turbogas 2,3. Serbatoi stoccaggio gasolio 4. Area di deposito temporaneo di rifiuti 11
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5. Vasca di diseoleazione 6,7. Stazione di decompressione metano 8. Locale antincendio 9. Serbatoi di stoccaggio acqua 10,11. Rampe di scarico gasolio 12. Cancello di margine
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
L’AREA DELLA CENTRALE NEGLI STRUMENTI URBANISTICI: NORME E SCENARI Piano Regolatore Comunale (approvato nel 2006) L’area della centrale è classificata dal Piano Regolatore Comunale (PRG) di Campomarino come area “St – Servizi Tecnologici”. Le Norme Tecniche di Attuazione (NTA) specificano che in queste zone sono presenti infrastrutture tecnologiche come “centrali di trasformazione ENEL, centrali di decompressione del gas, depuratori, distributori di benzina e simili” (NTA PRG, par. 8.28).
Piano Territoriale Paesistico-Ambientale di Area Vasta (approvato nel 1997) I comuni di Campomarino, Guglionesi, Montenero di Bisaccia, Petacciato, Portocannone, S. Giacomo degli Schiavoni, S. Martino in Pensilis e Termoli ricadono nel Piano Territoriale Paesistico-Ambientale di Area Vasta n.1 “Fascia Costiera” della Regione Molise. Nella Tavola del Piano, Carta della Trasformabilità del Territorio, Ambito di Progettazione e Pianificazione Paesistica Esecutiva, l’area della centrale è classificata come “MP1”: “aree di eccezionale valore produttivo prevalentemente fluviali e pianure alluvionali”. Nell’area circostante alla centrale possiamo individuare zone classificate come (schema di fianco): Tessuti di valore produttivo elevato con caratteristiche percettive signficative Tessuti di valore produttivo eccezionale prevalentemente fluviali Tessuti insediativi densi con valore percettivo alto Fasce littoranee Aree fluviali e di foce Aree con esclusivi valori percettivi di grado elevato Centrale turbogas
L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
Analisi SISTEMA PAESISTICO
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L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
1. L’area è detta “La Pista” in quanto durante la Seconda Guerra Mondiale vi erano stati posizionati dei campi di aviazione usati dagli Alleati. 2. Agnoletti, Paesaggi Rurali Storici, Bari, Editori Laterza, 2011, pp. 412, 413. 3. Fonte: Regione Molise
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IL RAPPORTO CON IL CONTESTO La centrale nel suo complesso è relativamente orizzontale creando un unicum con il paesaggio. Gli unici elementi di notevole altezza sono i due serbatoi in acciaio (alti 13,5m e capienti 8.880 m3), e gli impianti del Turbogruppo (alti 14,5 m ma di diametro inferiore ai serbatoi), che hanno il ruolo di landmark nel paesaggio circostante. Inoltre, il sito è di notevole ampiezza (6,5 ettari), quasi paragonabile alla superficie del centro storico dei borghi circostanti. E’ infatti possibile notare la centrale da lontano: dai borghi di Campomarino, Portocannone e Nuova Cliternia, insediati su colline, è possibile notare gli impianti della centrale. L’area della centrale si colloca infatti al centro di un triangolo creato dai tre borghi, situandosi rispettivamente a 4 km dal centro di Campomarino, 5 km da Portocannone e 5,5 km da Nuova Cliternia. Inoltre, la centrale si trova a 3 km di distanza dal mare e dal porto turistico di Campomarino, ma la mancanza di infrastrutture per la mobilità e la linea ferroviaria creano un difficile collegamento tra i due. Come altra caratteristica, si può segnalare il rapporto con un torrente che circonda l’area a sud che connette il fiume Biferno con il
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porto turistico. Il fiume in questione è stato per molto tempo una centralità nella vita degli abitanti e ad oggi, si riconosce il forte valore paesaggistico. Tra le potenzialità caratterizzante l’area in cui è presente la centrale, possiamo dire che, il sito in questione ha un alto valore storico e identitario per quanto riguarda il paesaggio agrario, qui è presente “La Pista”,1 un’area iscritta nel registro nazionale dei “Paesaggi rurali storici”, di interesse per il suo paesaggio non monotono, caratterizzato dalla “coltivazione di ortaggi, seminativi e da non estesi impianti di vigneti, pescheti, albicoccheti e oliveti” nonché per la presenza di piccole “pezze” un tempo dedicate al pascolo estensivo e coltivate ad ortaggi2 . Il sito era un tempo di proprietà del Convento di San Nicola presente sulle Isole Tremiti3. Inoltre, si evidenzia la presenza di alcune cantine, alcuni frantoi e anche la presenza di alcuni terreni incolti. L’intero territorio era inoltre caratterizzato, un tempo, dal pascolo estensivo. Infatti, come si è già accennato, dal punto di vista agricolo e alimentare, il comune di Campomarino produce e coltiva principalmente vino e olio, cereali, alberi da frutto e ortaggi.
L’AREA DELLA CENTRALE TURBOGAS DI CAMPOMARINO NEL SUO CONTESTO
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Criticità e potenzialità dall’analisi dell’area presa in esame
CRITICITÀ: • la posizione geografica: lontana dal mare e dagli insediamenti urbani (non si trova in un centro urbano) • mancanza di collegamenti infrastrutturali di rilievo • presenza della linea ferroviaria che costituisce una barriera rispetto al collegamento dell’area con il mare, data la presenza di pochi attraversamenti pedonali • scarno bacino di utenza afferente al sito POTENZIALITÀ: • la posizione geografica: un’area da una forte valore paesaggistico e agricolo possibilmente rivalorizzabile. Il patrimonio naturalistico e paesaggistico di Campomarino è una risorsa sia in senso produttivo-agricolo sia di fruibilità turistica. • Il sito della centrale è un vero esempio di archeologia industriale contemporaneo. Inoltre, presenta strutture non danneggiate e riutilizzabile per un futuro utilizzo. • la riqualificazione del sito dell’area di progetto è garantito economicamente dai fondi di investimento del piano operatore POR FERS – FSE (2014-2020) della Regione Molise, approvato dalla Commissione Europea, di cui vedremo in seguito gli obiettivi.
Sezione ambientale - progetto
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LE STRATEGIE D’INTERVENTO
1. Abbiamo visto nella parte di ricerca come questa forma di turismo, essendo di attuale tendenza, sia capace di rendere attrattivi interi borghi spopolati e aree rurali in disuso.
GLI OBIETTIVI RICAVATI DALL’ANALISI Dall’analisi sviluppata nell’ambito della tesi, possiamo evidenziare che la Regione Molise e in particolare il Comune di Campomarino o più in generale l’area di Termoli sono delle realtà territoriali che presentano un patrimonio paesaggistico, culturale ed ambientale molto forte che però non riesce ad essere sfruttato nel migliore dei modi. Sia per il grande flusso turistico verso i poli maggiori e sia per le poche attività turistiche o occupazionali che questi centri possono offrire. Questo fatto, come già accennato, ha incrementato il fenomeno dello spopolamento delle aree rurali e dei piccoli borghi presenti sul territorio, e dal punto di vista attrattivo e competitivo, il turismo è essenzialmente balneare, portando ad una desolazione nei mesi non estivi. La soluzione proposta in tesi è quella di rivalorizzare l’area in questione e le risorse culturali ed ambientali per puntare ad un turismo sostenibile, compatibile con il territorio e accessibile a tutti, senza ostacoli di carattere economico, strutturale, sociale e culturale. Una nuova visione del sistema di offerta turistica legata alla cultura enogastronomica per migliorare qualitativamente l’attuale modo di visitare e comprendere i patrimoni locali, oltre che un’opportunità per un educazione alimentare sana, oggi di vitale importanza.1 Partendo dalla semplice considerazione che il Molise rappresenti un patrimonio naturalistico, enogastronomico e culturale importante, appare evidente come l’ecoturismo e il turismo enogastronomicio, ai giorni nostri sempre più di tendenza, sia giunto a rappresentare una vera e propria vocazione territoriale, in grado di rendere competitivo il territorio. L’obiettivo è un progetto di riqualificazione dell’area dismessa, volto ad evitare il consumo
del suolo e ad instaurare un polo di attrazione che riesca a migliorare non solo l’area fisica del progetto ma anche l’economia del comune valorizzando, al tempo stesso, il territorio e le sue risorse.In tal senso, il concorso per la riqualificazione del sito della ex centrale Enel a Campomarino, rappresenta una vera opportunità per migliorare la vita comunitaria e turistica dell’area tramite riuso del suolo e riciclo delle strutture, puntando ad un futuro sostenibile per la comunità. Il progetto, grazie all’avvio del concorso di riqualificazione del sito Enel, rappresenta una possibilità di riutilizzo e recupero di un patrimonio industriale che, dopo aver dato energia al Paese, può oggi generare nuove potenzialità per il territorio. È in questa occasione che propongo una soluzione che non si limita alla semplice riqualificazione di un’area degradata, a cui viene restituita dignità utilizzato nuovi materiali e traendone nuove funzioni, ma va oltre: essa cerca di coinvolgere nella riqualificazione stessa non solo le opere architettoniche ma anche l’impegno della popolazione, sia dell’area in questione che del territorio interessato, promuovendo un centro che metta in moto l’associazionismo tra le varie realtà presenti nello stesso ambito rurale.
Gli obiettivi principali più noti, derivanti dalla riciclo dell’area industriale, sono quindi: • promuovere il progetto di riuso dell’archeologia industriale in termini di qualità e sostenibilità • contribuire alla realizzazione delle reti ecologico-ambientali • creare spazi pubblici di qualità
STRATEGIE D’INTERVENTO
I PRINCIPI FONDAMENTI DEL PROGETTO DI CONCORSO FUTUR-E Nell’ambito della tesi, cercherò di seguire ogni parametro annunciato dal concorso per il progetto di riconversione della centrale. In tal senso, il progetto di concorso Futur-e per la riqualificazione del sito della centrale Enel di Campomarino si basa su di una serie di parametri: sostenibilità economica, sociale, ambientale e innovazione, oltre a metodi di economia circolare. • La sostenibilità economica di un’idea progettuale è una prima garanzia fondamentale per il territorio: una proposta che non sia realmente in grado di sostenersi economicamente non sarebbe risolutiva per il problema che il progetto vuole affrontare, ma potrebbe solo rinviarlo di pochi anni. Il rischio sarebbe di avere una “cattedrale nel deserto”, un sito abbandonato di cui cambia solo il proprietario. Per questo viene verificata attentamente la solidità finanziaria del progetto, corredato di business plan e di informazioni dettagliate su chi investe, con le relative referenze sul passato sviluppo di progetti simili, e su come intenda realizzare e gestire la nuova attività. • La sostenibilità ambientale: oggi non è pensabile avviare un business senza tenerne conto. Per questo motivo il concorso esclude attività che non vadano in questa direzione. • Sostenibilità sociale significa che la nuova attività deve essere una risorsa per la comunità locale, creando opportunità di sviluppo e di occupazione, sia diretta che indiretta. La proposte progettuale deve quindi verificare l’idoneità rispetto alle aspettative delle comunità locali, dello sviluppo sostenibile del territorio e l’integrazione con il progetto di riqualificazione già in essere.
Infine, anche se non vi è possibilità da parte mia di partecipare al concorso nel quadro del lavoro di tesi (è solo per architetti iscritti all’ordine), mi sembra opportuno sottolineare che la fase di riqualificazione da parte di Enel passa attraverso il ricorso a cantieri sostenibili e demolizioni selettive e conservative, concordate di volta in volta che chi rileverà l’area, in modo da mantenere tutto ciò che può essere valorizzato anche nel nuovo utilizzo del sito. Che cosa s’intende per “economia circolare” ? Il modello circolare è al centro dell’idea del riciclo dell’architettura. E’ il progetto di riuso: i rifiuti tornano ad essere risorse e gli scarti effettivi sono ridotti al minimo. Da un lato, ogni progetto deve essere sviluppato già nella logica della massima riduzione dei rifiuti, valutando fin dal principio come trasformare i prodotti edilizi e le materie prime utilizzate al termine del loro ciclo di vita. Dal canto loro, i prodotti edilizi, devono essere concepiti e realizzati in modo da poter essere recuperati facilmente, che non richiedano troppa energia e non producano a loro volta sostanze inquinanti.
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STRATEGIE D’INTERVENTO
IL PROCESSO PARTECIPATIVO La finalità della progettazione interessa principalmente le comunità locali. In questo senso è fondamentale considerare le esigenze dei cittadini e delle imprese. Ascolto e dialogo, quindi, sono le principali leve che riescono a garantire un processo in grado di generare valore condiviso per il territorio. Pertanto, il progetto di concorso ha previsto un’analisi in contatto con la società per assicurare che le nuove destinazioni d’uso delle centrali incontrino tutte le esigenze delle persone e dei territori. Per la riconversione della centrale turbogas di Campomarino, la consultazione con gli stakeholder ha portato ad identificare due temi progettuali prioritari, potenzialmente integrabili, sui quali strutturare lo scenario territoriale di sviluppo: • attività connesse al settore agricolo e alimentare, • attività connesse al settore turistico Il primo tema progettuale è imperniato sulla vocazione agricola dell’area in cui è situata la centrale e evidenzia la potenzialità del sito di divenire un luogo con valore logistico-infrastrutturale a servizio delle attività agricole e agro-industriali situate nelle vicinanze. In particolare, le potenziali attività emerse nel confronto con gli stakeholder e non esaustive sono: • stoccaggio, distribuzione e commercializzazione per il settore agroalimentare; • realizzazione di impianti e infrastrutture al servizio delle attività del settore • impianti produttivi innovativi e sostenibili che riutilizzino scarti derivanti dal settore agricolo/agroalimentare • produzione agricola fuori terra • zootecnia fuori terra (allevamento)
Il secondo tema progettuale è imperniato sulle potenzialità turistiche dell’area della centrale. Due le principali proposte: da un lato quella di realizzare un grande attrattore turistico, di rango territoriale, e dall’altro la proposta di un turismo legato all’enogastronomia e alle eccellenze paesaggistiche e naturalistiche che non guardi solo al mare ma anche alle risorse dell’interno. In entrambi i casi è emersa l’importanza di guardare ad un turismo che, per quanto possibile, non sia a carattere stagionale, con l’obiettivo di mettere a sistema le risorse turistiche dell’intera area. In particolare, le potenziali attività emerse nel confronto con gli stakeholder e non esaustive sono: • parco tematico; • area dedicata al turismo enogastronomico / turismo ambientale che richiami anche la memoria del sito • area dedicata al turismo per diverse popolazioni, tanto i giovani quanto gli anziani • area dedicata al turismo del benessere Ma non ci sono solamente gli aspetti funzionali: la società ha ricevuto richieste di mantenere strutture o asset impiantistici che fossero chiaramente riconducibili al precedente utilizzo, elementi fortemente iconici e caratteristici del passato energetico della centrale.
STRATEGIE D’INTERVENTO
PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE FESR 2014-2020 DELLA REGIONE MOLISE Oltre il processo partecipativo, ulteriori indicazioni per lo sviluppo del territorio sono delineate dal Programma Operativo FESR 2014-20120 della Regione Molise, approvato dalla Commissione Europea (POR FESR-FSE).2 Il piano operativo intende concorrere all’obiettivo generale di crescita mediante politiche che favoriscano gli investimenti di ricerca e sviluppo, conseguano un incremento occupazionale e una riduzione della povertà, migliorino il sistema di istruzione e continuino a potenziare la sostenibilità. La linea di sviluppo del POR è stata ideata in relazione al raggiungimento di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e al raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale. 2 Tra gli obiettivi prioritari possiamo citare: • il miglioramento e la promozione di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione, con il potenziamento di nuove tecnologie sostenibili e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, e supporto alla creazione di start-up innovative (Asse 1). • il miglioramento e l’ampliamento dell’accesso e dei servizi relativi al digitale, attraverso l’applicazione di soluzioni “intelligenti” per il territorio e la società (Asse 2). • la promozione della competitività del sistema produttivo, attraverso riorganizzazioni aziendali e misure per favorire l’internalizzazione e le esportazioni (Asse 3). • il sostegno dell’efficienza energetica e dell’utilizzo di energie rinnovabili nonché dell’uso
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efficiente delle risorse, attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili nelle strutture e nei sistemi produttivi; la realizzazione di reti intelligenti; la mobilità sostenibile (Asse 4). • la tutela e la promozione del patrimonio naturale e culturale, per intervenire sulla valorizzazione delle aree a vocazione naturale e culturale, oltre che sulla fruizione turistica (Asse 5). • la creazione di nuovi posti di lavoro, per favorire l’inserimento dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro (Asse 6). • il rafforzamento dell’inclusione sociale e della lotta contro la povertà, sostenendo i soggetti in condizioni temporanee di povertà e a rischio di marginalizzazione (Asse 7). • sostegno all’istruzione e alla formazione, per migliorare l’educazione (Asse 8). • rafforzamento della capacità amministrativa e istituzionale, per migliorare in termini di efficacia, efficienza e economicità le Pubbliche Amministrazioni (Asse 9).
2. Programma Operativo Regionale Fondo Europeo Sviluppo Regionale - Fondo Sociale Europeo (POR FESR-FSE Regione Molise)
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STRATEGIE D’INTERVENTO
LE STRATEGIE RITENUTE Dall’analisi partecipativa, dal POR, e dalle ricerche precedenti, ritengo che sia opportuno integrare i temi dell’agricoltura e del turismo per il progetto di riqualificazione del sito della ex centrale di Campomarino. Alcune delle funzioni individuate possono infatti contenere la visione di uno scenario integrato, in cui il turismo è legato al settore agroalimentare, come la proposta relativa al turismo enogastronomico. Altre combinazioni sono possibili, pensando ad esempio a quelle funzioni che non necessitano di occupare l’intero sito (es. stoccaggio di acqua) e che, potrebbero essere integrate a funzioni di tipo turistico. Da questo punto di vista appare importante riflettere su una soluzione che possa essere multifunzionale. L’obiettivo è produrre un’integrazione virtuosa degli aspetti di sostenibilità ambientale ed economica, favorendo logiche complementari con le attività esistenti sul territorio. Inoltre, si propone di preservare alcune strutture impiantistiche per mantenere viva la memoria industriale del sito, oltre che per permettere di sviluppare un turismo di tipo industriale, come è definito nel primo capitolo. L’idea è quella di puntare sull’agricoltura biologica e l’enagostronomia molisana, quale volano per l’economia locale capace di attivare processi rivitalizzanti per l’area, e sfruttando l’innovazione tecnologica, per combattere a tempo stesso il fenomeno dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione. Con la tesi in questione, si cerca dunque di ottenere un riscontro di tipo turistico-ambientale attivo 365 giorni l’anno, creando un indotto per gli abitanti, i turisti e le aziende interessate, che si pone l’obiettivo ultimo di innescare un processo di sviluppo locale aumentandone la visibilità
del territorio, con la conseguente formazione di nuovi posti di lavoro, cercando al tempo stesso di promuovere la filosofia della buona alimentazione e dell’educazione alimentare. Si stratta di favorire processi di cooperazione e di ammodernamento dei sistema agricoli già presenti, per favorire la filiera corta, il biologico, il km 0 e la diffusione dei prodotti locali puntando sulla tutela del territorio e del paesaggio agricolo e sullo sviluppo sostenibile delle risorse. In definitiva, l’idea proposta prevede la riconversione del sito in un centro agroalimentare, nominato Agri+Food Center, che vuole valorizzare e rendere attrattivo il territorio attraverso il favoreggiamento del turismo enogastronomico, ma anche del settore lavorativo, nell’ottica della rivitalizzazione del contesto socio-economico e culturale.
In tal senso, valorizzare il turismo rurale e i prodotti agroalimentari locali, tramite un progetto urbanistico e architettonico integrato può dare la possibilità di: • diffondere una maggiore consapevolezza delle opportunità di sviluppo offerte da un uso sostenibile e integrato delle risorse locali • recuperare le risorse che rischiavano di scomparire (come ad es. le produzioni agroalimentari tradizionali) o di degradarsi • qualificare il territorio, ad esempio attraverso l’introduzione di servizi sia per le imprese sia per la popolazione locale e i visitatori • rafforzare l’identità locale, attraverso la creazione di nuovi legami fra gli abitanti locali e la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e economiche dell’area • ridisegnare i rapporti fra aree urbane e rurali • rendere maggiormente attrattivo il territorio
STRATEGIE D’INTERVENTO
IDEE PER IL PROGETTO URBANO Dall’analisi territoriale dell’area di progetto, si è potuto dimostrare che l’intera zona soffre di un sistema infrastrutturale precario. E puntare allo sviluppo del turismo sostenibile per il Comune di Campomarino per valorizzare il territorio significa necessariamente passare innanzitutto per un progetto di rigenerazione urbana che permetta di ricucire il territorio e ricollegare la ex centrale Enel al resto della società. In tal senso si propone di connettere l’Agri+Food Center con i centri urbani limitrofi, i luoghi di interesse e il sistema viario già presenti sul territorio tramite un rete di mobilità lenta (navette, percorsi ciclopedonali e bike sharing) per rendere il centro più accessibile, nonché, per puomuovere una mobilità sostenibile favorevole allo sviluppo di un turismo “lento” (cicloturismo, trekking.. ecc.). In altre parole, lo strumento chiave di valorizzazione paesaggistica è la rete di fruizione lenta ed intermodale dello stesso paesaggio, occasione di reinterpretazione formale dello spazio mediante la riscoperta della ricchezza patrimoniale esistente e la sua gestione sostenibile. L’ipotesi della costruzione strategica permette la tutela e il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna. Aree principali di interesse turistico “Conettere” e “integrare” tramite una rete di mobilità sostenibile “Valorizzare” l’esistente e promuovere le risorse paesaggistiche con il progetto di riconversione
Schema concettuale di progetto urbano
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STRATEGIE D’INTERVENTO
PROPOSTE FUNZIONALI PER IL PROGETTO DI RICONVERSIONE DELLA CENTRALE TURBOGAS
STRATEGIE D’INTERVENTO
• Tutela del territorio e paesaggio agricolo - Parco agricolo - Frutteto giardino - Vasche di fitodepurazione - Bike-sharing
• Vendita e ristorazione km 0 - Mensa/ristorante/bar - Mercato biologico - Lavorazione agricola
• Inclusione sociale e educazione alimentare - Laboratori di formazione - Spazi espositivi - Serre didattiche
• Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione - Centro di ricerca per l’agricoltura 4.0: idroponica, acquaponica, sistemi di infrastrutturazione digitale - Co-working - Biblioteca - Incubatore per startup - Uffici per la consulenza tecnica agli addetti al settore agricolo
• Accoglienza - Alloggi - Servizi agriturismo - Info point - Centro benessere e palestra - Piscina e servizi
IL PROGETTO DI RICONVERSIONE DELLA CENTRALE TURBOGAS IN UN CENTRO AGROALIMENTARE INNOVATIVO E SOSTENIBILE PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA ENOGASTRONOMICA MOLISANA E MEDITERRANEA Il progetto di riconversione della ex centrale turbogas in un centro Agri+Food: un centro polinfunzionale, innovativo e produttivo legato al turismo e all’agricoltura, un progetto sostenibile d’inclusione sociale per il visitatore e l’abitante. In altre parole, il progetto prevede la costruzione di un centro turistico e culturale che vuole promuovere le risorse ambientali e culturali legati al luogo e del suo rapporto con le nuove tecnologie per la produzione alimentare. --> Un centro polifunzionale che promuove la crescita, la vendita e la distribuzione del cibo degli agricoltori locali. Si crea un nuovo legame a km 0 tra produttore e consumatore tramite una struttura integrata e condivisa per il lavoratore locale e il visitatore. --> Un centro per promuovere l’educazione alimentare e il turismo sostenibile, nonché favorire la crescita di startup innovative in questa filiare --> Un progetto che vuole diventare un punto di riferimento per gli abitanti e gli agricoltori locali, e non solo come un centro espositivo per turisti.
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STRATEGIE D’INTERVENTO
Assonometria - progetto
Il margine naturale
Riassetto della viabilitĂ e dei percorsi Accesso veicoli Pedonale Ciclopedonale
Riorganizzazione del sistema dell’edificato
Demineralizzazione Spessore boschivo Prato Tetto verde Coltivazioni
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STRATEGIE D’INTERVENTO
Idee progettuali. Linee guida per il progetto di riconversione dell’ex centrale turbogas: • Riconettere / Integrare l’Agrif+Food Center con i luoghi d’interesse e centri urbani di prossimità tramite percorsi ciclopedonali e servizi di navetta promuovendo la mobilità sostenibile e favorevoli allo sviluppo di un turismo sostenibile e lento (cicloturismo, trekking…ecc.), e che soprattutto, permettono di “cucire” il territorio attualmente abbandonato e declassato. Inoltre il processo di produzione e di vendita diretta incrementa le conessioni con le città e le comunità circostanti. • Valorizzare l’archeologia industriale con un progetto di riqualificazione per il visitatore e l’abitante che richiami la memoria del sito tramite il riutilizzo delle strutture piu significative. Il progetto prevede la creazione di un centro innovativo, che combini gli aspetti gastronomici con quelli naturalistici, gli aspetti dell’abitare con quelli del visitare (strutture ricettive, laboratori, coworking, ristorazione, produzione), per aumentare la fruizione degli ambiti di interesse paesaggistico ed architettonico. • Integrare nuove funzioni aggregative sostenibili con la progettazione di incubatori e co-working per start-up innovative per creare posti di lavoro e attrattività giovanile, mercato biologico e ristorazione a km 0, agricoltura innovativa e sostenibile come colture idroponiche e acquaponi funzionanti 365 giorni l’anno, impianti e infrastrutture al servizio delle attività del settore agricolo tramite la progettazione di vasche di fitodepurazione e recupero delle acque meteoriche per l’irrigazione.
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STRATEGIE D’INTERVENTO
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RICONETTERE / INTEGRARE
VALORIZZARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
INTEGRARE NUOVE FUNZIONI AGGREGATIVE SOSTENIBILI
Sezione ambientale - progetto
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AGRI+FOOD CENTER IL MASTERPLAN L’idea di masterplan nasce dalla volontà di porre al centro del progetto il valore attribuito all’archeologia industriale e al riciclo delle strutture più significative, dalle quali si irradiano una maglia di linee guida su cui si innestano i vari interventi. Una scansione ritmica ben definita definisce una logica compositiva tra pieni e vuoti. Per valorizzare questa condizione di monumento si è “creata” una piazza che funge da baricentro tra le varie scale di intervento, fulcro della vita sociale, idealizza un forte rapporto tra le preesistenze stesse e le collega tematicamente e geometricamente al Nuovo che andrà ad affiancarsi a questi impianti. L’idea progettuale è nata dall’intenzione di ricreare una forma di land art: forme geometriche pure date dagli edifici bianchi (come il cerchio dei serbatoi) s’inseriscono perfettamente nel paesaggio agricolo circostante ridisegnandolo ed accogliendolo all’interno stesso del centro. Allo stesso modo, la copertura degli edifici ne rappresenta il quinto prospetto. Questo elemento molto visibile e traguardata da gran parte dell’intorno è trattato come un rivestimento vegetale in continuità. Enfatizza l’esistente, inglobando i monumenti industriali bianchi con la vegetazione. Inoltre, si è pensato ad un sistema di percorsi pedonali e ciclopedonali che sfruttano i percorsi gia esistenti, seguendo il perimetro dell’area d’internvento e creandone dei nuovi per servire ogni edificio di progetto. Tutta l’area risulta completamente pedonale e ciclabile, ad eccezione dei parcheggi per auto, navete e scarico merci all’entrata del centro. Il perimetro dell’area d’intervento è stato pensato come “un margine naturale”, rafforzando lo spessore boschivo già esistente per accentuarne la biodiversità.
STRUTTURE VEGETALI Fraxinus Angustifolia (Frassino) Altezza 10-20m Fraxinus Ornus (Orniello) Altezza 10-15m Populus nigra var. ital. (Pioppo) Altezza 15-30m Malus Domestica (Melo) Altezza 5-12m Malus Floribunda (Melo da fiore) Altezza 10-20m Prunus Avium (Ciliegio) Altezza 10-20m Prunus Armeniaca (Albicocco) Altezza 5-7m Prunus Persica (Pesco) Altezza 4-8m Cercis Siliquastrum (Albero di giuda) Altezza 8-10m
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AGRI+FOOD CENTER
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AGRI+FOOD CENTER
Gestione degli spazi aperti
Entrata veicoli
SISTEMAZIONI NATURALI
Entrata ciclo-pedonale
Margine boschivo
Percorso ciclabile
Aree fiorite
La piazza
Tetto giardino accessibile
PARCHEGGI Parcheggio auto Parcheggio navette Parcheggio biciclette e bike sharing Scarico merci
Il giardino, “frutteto” Parco agricolo AREE UMIDE La piscina Vasche di recupero acque piovane
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AGRI+FOOD CENTER
LA PIAZZA: TRA LANDMARK E LAND ART La piazza rappresenta un punto di riferimento, un landmark. Il disegno è il progetto di un suolo, la costruzione di un paesaggio, capace di accogliere, rispondere ed amplificare, le esigenze mutevoli e complesse di coloro che ne usufruiranno. Il tracciato geometrico che struttura la piazza è costituito da una maglia misurata sulle dimensioni principali del contesto agricolo che determina ogni elemento della piazza, dalla geometria principale al disegno degli elementi di pavimentazione. Il disegno vuole ricordare i campi agricoli integrandosi nel contesto. La piazza è stata realizzata con diverse tessiture date dalla pavimentazione in blocchi autobloccanti drenanti tipo Lunix in diverse applicazioni per garantirne il disegno che è stato pensato grazie a quattro differenti soluzioni modulari basate sullo stesso schema geometrico:
applicazione con riempimento e pietrisco, con solo pietrisco, con tappeto erboso o con riempimento, pietrisco e tappeto erboso. La scelta della pavimentazione è inoltre stata pensata per garantire una massima permeabilità della piazza, unendo estetica, funzionalità e rispetto dell’ambiente. Inoltre, la piazza è strutturata da quattro percorsi pensati in lastre di calcestruzzo bianco per accentuare lo stretto rapporto tra gli edifici. In questo modo, il sistema della maglia composta all’interno del tracciato geometrico regolatore costituisce un forte elemento di unità e identità del progetto e contemporaneamente grazie alla sua declinazione sempre diversa per materia, dimensione e combinazione, è lo strumento attraverso cui si vengono a costituire situazioni molteplici all’ interno di questo paesaggio in equilibrio instabile tra naturale e artificiale.
Schema concettuale della piazza 1 Applicazione con
1
riempimento e pietrisco
4
2 Applicazione con
pietrisco
3 Applicazione con
riempimento, pietrisco e tappeto erboso
4 Applicazione con
tappeto erboso
2
3
AGRI+FOOD CENTER
MODULO
PIETRISCO
TERRICCIO PAVIMENTAZIONE “VERDE”
PIETRISCO E TERRICCIO
Le differenti soluzioni modulari
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AGRI+FOOD CENTER
LE FASI DI PROGETTO L’area dell’ex centrale turbogas, posta in corrispondenza della campagna agricola, non ha alcuna possibilità di sviluppo planimetrico se non quella di riaprirsi al dialogo con nuove funzioni di carattere pubblico attrattivo. Il progetto si prefigge l’obiettivo di riallacciare i rapporti con l’ambiente agricolo circostante, creando spazi di natura sociale plasmati secondo un sistema di sguardi e punti di vista obbligati. Il primo passo consiste nel liberare l’area di ogni superfetazione dettata dal tempo, e riportare i monumenti industriali principali alla loro essenza architettonica. Si è deciso di conservare quindi: • i due serbatoi di stoccaggio gasolio di altezza 13,5 metri con la loro struttura vegetale limitrofa che ne esalta la bellezza architettonica, • i due serbatoi di stoccaggio acque di altezza 14,5 metri • le strutture di sostegno tubi che si estendono sull’ex turbogruppo • il camino appartenente all’ex turbogruppo • la struttura cilindrica e la vasca dell’impianto di trattamento acque reflue • la struttura dei locali prefabbricati dell’officina e del locale antincendio. Verranno invece demolite le strutture ed impianti di poco pregio architettonico e di difficile riutilizzo.
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Agli elementi architettonici d’interesse andranno ad innestarsi dei nuovi volumi per garantirre il confort interno in corrispondenza alla nuova funzione attribuita. Successivamente si procederà alla costruzione degli edifici ex novo costruiti con forme capaci di dialogare con la preesistenza industriale e l’ambiente naturale circostante. Il nuovo si baserà sul principio di ripresa. Per quanto riguarda gli spazi aperti, si è mantenuto il più possibile la struttura vegetale esistente e i dislivelli del terreno. L’intera area verterà sul tema agroalimentare, settore trainante locale, ridando nuova vita all’area mediante la progettazione di un polo polifunzionale, proponendo spazi coperti e all’aria aperta per poter organizzare e promuovere rassegne agroalimentari e di promozione territoriale. Un polo che trae origine dal territorio e che vi si lega, un’occasione per riconsegnare un’area degradata e abbandonata al tessuto esistente. Un intervento di nuova realizzazione non utilizzato come pretesto per far sorgere un nuovo e moderno tessuto edilizio, ma bensì un’occasione per condurre un intervento di recupero consapevole di quella che è l’archeologia industriale e dell’importanza che ha assunto la centrale elettrica.
AGRI+FOOD CENTER
STATO DI FATTO
INNESTI
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ELEMENTI ARCHITETTONICI D’INTERESSE
ADDIZIONI nuovi edifici
Sezione ambientale - progetto
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AGRI+FOOD CENTER
RISTORAZIONE E INCUBATORE Riuso dei serbatoi di stoccaggio acqua e del locale antincendio Al centro della piazza vi sono i due ex serbatoi di stoccaggio acqua riconvertiti in incubatore per sostenere le startup innovative del settore e al piano terra in bar-caffè adiacente alla struttura dell’ex locale antincendio rinconvertita in dehors. Un luogo vivo e giovanile, localizzato al centro del progetto, aperto fino a tardi la sera. La volontà di mantenere la memoria industriale ha portato a preservare la struttura esterna del serbatoio, riverniciandola di bianco per mantenere un aspetto “pulito”, integrando al suo interno una struttura indipendente in acciaio e nuovi collegamenti verticali. Allo stesso modo, si è pensato di garantire l’isolamento termico e acustico mediante un rivestimento interno autoportante. I serbatoi sono stati forati per introdurre delle vetrate continue in facciata realizzate con vetrochiaro e autopulente (tipo SGG Bioclean, Saint-Gobain) per ottenere una pulizia facilitata, e allo stesso tempo mantenere delle buone caratteristiche in termini di comfort termico e acustico sia nel periodo invernale che estivo. Per quanto riguarda il riuso del locale antincendio, si è voluto mantenere la struttura in cemento armato per sostenere una tensostruttura che andasse a definire un luogo di dehors utile come estensione del bar-caffè.
AGRI+FOOD CENTER
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Preesistente Nuova costruzione 1. Cisterna esistente 2. Strutttura indipendente di progetto 3. Collegamenti verticali 4. Struttura esistente 5. Tensostruttura
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AGRI+FOOD CENTER
Piano terra Bar/café e dehors
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5m
10m
Piano 1 e 2 Incubatore
Copertura Incubatore
Sezione Dehors , bar & incubatore
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AGRI+FOOD CENTER
ACCOGLIENZA E CONSULENZA Riuso dei magazzini, officina e uffici Dei magazzini, dell’officina e degli uffici è stata mantenuta la struttura in cemento armato come appoggio al nuovo edificio riconvertito. Il nuovo volume, che è l’entrata stessa dell’Agri+Food Center, accoglie una funzione di infopoint, uffici di consulenza tecnica agli addetti al settore agricolo e sotto la “tettoia” orientata a nord una stazione di bike sharing e un parcheggio per biciclette. Una teca di vetro va a “proteggere” la struttura in cemento armato esistente per valorizzarla e per permettere scorci visuali sul paesaggio circostante e per controllare visualmente la piazza e l’intero centro agroalimentare. Le partizioni interne sono pensate come due isole che non vanno a interferire con il volume trasparente perimetrale, e che accolgono i servizi e uffici di consulenza isolati acusticamente, all’interno della nuova volumetria. La copertura si estende per garantire una luce diffusa e controllata durante il periodo estivo e invernale. Inoltre, la scelta del tetto giardino non praticabile rispecchia la volontà di garantire un risparmio energetico notevole, permette una manutenzione bassa e costi accessibili. Permette inoltre d’integrarsi perfettamente nell’ambiente circostante. La scelta della copertura verde è stata estesa per tutti gli edifici di progetto per garantire, oltre ai numerosi benefici, l’uniformità architettonica.
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Preesistente Nuova costruzione 1. Struttura esistente 2. Teca di vetro perimetrale 3. Partizioni interne 4. Tetto verde di progetto
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Piano terra Infopoint e consulenza
Sezione longitudinale Infopoint e consulenza
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VENDITA E RISTORAZIONE KM 0 Progettazione ex novo Il progetto del nuovo si basa sul principio di ripresa. La logica compositiva ricorda quella dell’edificio per l’accoglienza e la consulenza. L’alternanza di corpi edilizi che dialogano con il suolo attraverso ampie superfici vetrate ed elementi a sbalzo e a ponte generano e ritagliano scorci e sono il cuore della composizione. I nuovi edifici (il mercato biologico e l’agriturismo) definiscono lo spazio, sono una sorta di parallelepipedo dal carattere leggero, lineare e trasparente che si estendono a sbalzo verso il paesaggio. Da lontano, gli edifici sono percepiti come una linea nel paesaggio. La struttura è stata pensata in acciaio ma la maglia del telaio ricorda quella delle struture esistenti degli ex locali prefabbricati. Con un sistema costruttivo stratificato a secco in acciaio i processi sono totalmente industrializzati e il riciclo delle strutture è possibile. Il cantiere è ottimizzato e la possibilità di intervenire in aree problematiche per la presenza di preesistenze, infrastrutture o particolare conformazione del terreno è notevolmente superiore a quella di un cantiere tradizionale. Il cantiere in acciaio è dunque più veloce e più agevole, ma non solo: è anche più “sicuro” sia dal punto di vista della manodopera, più qualificata, sia dal punto di vista del materiale. Inoltre garantisce un’ottima resistenza sismica. Il mercato biologico è composto da due livelli: al piano primo vi è una funzione di ristorazione/ degustazione e il mercato stesso con l’accesso al pubblico. Il piano terra invece è composto da locali per la conservazione dei prodotti a contatto diretto con il parcheggio per camion che ne conferiscono l’esportazione.
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Preesistente Nuova costruzione 1. Teca di vetro perimetrale e struttura 2. Partizioni interne 3. Collegamenti verticali 4. Tetto verde
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Piano terra Mercato biologico
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AGRITURISMO, RISTORAZIONE E CENTRO BENESSERE Progettazione ex novo e riuso dell’impianto di trattamento acque Le funzioni di agriturismo, ristorazione e centro benessere sono accolte in un edificio di progettazione ex novo. Il parallelepipedo si affianca al l’ex impianto di trattamento acque dove la vasca è stata riconvertita in piscina e la struttura cilindrica esistente include i servizi a prossimità della piscina. Le tre funzioni (servizi di agriturismo, ristorazione e centro benessere) sono indipendenti tra loro ma collegati da una copertura continua. Dieci alloggi temporanei di 40 m2 sono stati pensati come strutture a parte: sono collocati all’interno di un giardino composto da alberi da frutto che ricorda il tema agroalimentare del polo. La maglia geometrica compositiva degli alloggi è stata pensata per ottenere scorci visivi sul paesaggio e una massima tranquillità per l’abitante.
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Schema funzionale - Agriturismo, ristorazione e centro benessere 1. Centro benessere e palestra 2. Ristorante, bar, con estensione all’aperto 3. Servizi agriturismo (hall, sala giochi, tv, lavanderia, cucina) 4. Zona barbecue, picnic 5. Piscina 6. Servizi piscina : sanitari, docce 7. Alloggi temporanei. 40 m2
Sezione longitudinale Agriturismo, ristorazione e centro benessere
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Piano terra Agriturismo, ristorazione e centro benessere
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La serra idroponica e acquaponica Riuso del camino e delle strutture di sostegno e trasporto tubi Per quanto riguarda l’ex turbogruppo, sono stati demoliti gli impianti di difficile recupero ma sono state mantenute le strutture di sostegno tubi e il camino. Un nuovo volume di vetro che ospita le funzioni di serra idroponica e acquaponica viene ad inserirsi sotto le strutture esistenti enfatizzandone l’estetica industriale. La serra in questione non è stata pensata solo per una funzione produttiva ma anche educativa-turistica in quanto l’apertura è destinata ad un pubblico più ampio. All’interno della serra stessa vi è un cuore centrale che contiene il laboratorio di lavorazione agricola che si sviluppa intorno all’ex camino, che a sua volta, viene riconvertito in uffici per il monitoraggio tecnologico delle coltivazioni. Le coltivazioni idroponiche e acquaponiche permettono di avere una produzione 365 giorni l’anno e consentono una produzione più rigorosa grazie all’apporto costante di sostanze nutritive e all’assenza di agenti patogeni o parassiti. I prodotti coltivati e lavorati all’interno della serra verranno venduti e consumati nel mercato biologico adiacente.
Genesi
STATO DI FATTO
DEMOLIZIONI
INNESTI
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Preesistente Nuova costruzione 1. Strutture esistenti (camino e strutture di supporto tubi) 2. Partizioni interne 3. Teca di vetro perimetrale e struttura 4. Nuova struttura indipendente e collegamenti verticali
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Piano 1 e 2 Uffici di monitoraggio
Piano 3 Sala riunione Piano terra Serra idroponica
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Sezione longitudinale Serra idroponica
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Coworking, biblioteca e spazi polifunzionali Riuso dei serbatoi di stoccaggio gasolio L’idea progettuale è scaturita nel sito e dal sito. Allo stato attuale i due serbatoi di stoccaggio gasolio di altezza 13,5 metri sono “protetti” da una struttura vegetale incastonata nel terreno. L’obiettivo della proposta sta nella riqualificazione dell’intera area cercando soprattutto di dare una identità ed una adeguata organizzazione funzionale e spaziale. Il progetto di riconversione prevede quindi di mantenere e valorizzare sia i serbatoi che la struttura vegetale. Per collegare i due serbatoi e dare vita ad un unicum spaziale abitabile, la struttura vegetale viene demolita nella parte centrale. Il “vuoto “ tra i due serbatoi viene coperto da un tetto giardino creando un unico edificio. In questo modo, si pensa a tutti gli spazi non costruiti come un unico grande luogo del collettivo. La nuova volumetria definisce un’alternanza tra pieni e vuoti. La nuova copertura sporgente viene pensata come un tetto giardino accessibile sia dall’interno tramite una scala elicoidale andando a forare la nuova volumetria con un patio, sia dall’esterno, dando vita ad un luogo suggestivo e panoramico.
Genesi
STATO DI FATTO
DEMOLIZIONI
INNESTI
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Preesistente Nuova costruzione 1. Strutture esistenti (serbatoi di stocaggio gasolio e struttura vegetale) 2. Partizioni interne 3. Tetto giardino 4. Nuova struttura indipendente e collegamenti verticali 4
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Il foro che è si è venuto a creare dalla demolizione della parte centrale della struttura vegetale viene ribassato agli angoli per dare luogo all’entrata principale del nuovo edificio. Al piano terra, la nuova volumetria accoglie una funzione di coworking stabilendo delle zone più o meno rumorose in base alle esigenze dei lavoratori o dei visitatori. Una zona “più silenziosa” è stata pensata per il lavoro o studio individuale, una “più rumorosa” invece per il lavoro collaborativo, di gruppo.
Il coworking è stato pensato come uno spazio completamente flessibile che si sviluppa intorno ai due ex serbatoi valorizzandoli. Al centro della zona più “silenziosa” (delimitata da una parete vetrata da quella più rumorosa) vi è la biblioteca che si sviluppa in verticale in uno dei due ex serbatoi. Nell’altra zona (quella più “rumorosa”) ritroviamo il secondo serbatoio che ospita una sala polifunzionale, espositiva e dei laboratori didattici e al piano superiore una sala conferenze con
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delle sale riunioni o spazi di lavoro adiacenti. La biblioteca, dotata principalmente di aree per la consultazione, aule studio e aule multimediali si sviluppa intorno ad un patio vegetale per ottenere un’illuminazione e ventilazione naturale adeguata per la lettura. Il secondo serbatoio, invece, viene illuminato con luce zenitale da un lucernario perimetrale che si proietta al piano inferiore con una scala monumentale che connette la sala polifunzionale con la sala conferenze.
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Schema funzionale 1. Coworking 2. Biblioteca / aule 3 2
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studio / aule multimediali 3. Sala espositiva / laboratori / sala conferenze e riunioni
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AGRI+FOOD CENTER
Servizi e accoglienza Deposito Bagni Hall Armadietti Cucina comune
Collegamenti verticali Area più silenziosa Area più rumorosa Area all’aperto
Coworking Lavoro individuale Lavoro collaborativo Zona relax Biblioteca Consultazione libri
Piano terra
Esposizione e conferenze Laboratori Sala espositiva
Servizi e accoglienza Deposito Bagni Armadietti
Collegamenti verticali Area all’aperto
Biblioteca Aule multimediali Aule studio Consultazione libri Esposizione e conferenze Sala riunione Sala conferenza
Piano primo
Servizi e accoglienza Deposito Bagni Armadietti Biblioteca Aule studio Consultazione libri Esposizione e conferenze Uffici temporanei
Piano secondo
Collegamenti verticali
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SezioneFF Biblioteca
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Sezione HH Coworking
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Sezione HH Sala polifunzionale - conferenze
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Tecnologie costruttive, comfort e qualità degli spazi interni INTERNI La qualità degli spazi interni è caratterizzata dalla purezza dei volumi geometrici e da un unicum spaziale che esalta la struttura industriale esistente. I dettagli materici e costruttivi sono quindi stati pensati al fine di avere degli spazi interni sobri e puliti di colore chiaro che non andassero a compromettere il carattere industriale del sito, perciò sono stati scelti materiali semplici, neutri ed economici. Inoltre, si è deciso di nascondere gli impianti all’interno di un controsoffitto di colore chiaro che riprendesse il colore delle pareti. LUCE Il comfort e la qualità degli spazi interni vengono assicurati da scelte scaturite dallo studio della luce naturale e dell’irraggiamento solare. La presenza di patii con specie vegetali selezionate permette di avere un illuminamento controllato tutto l’anno e fornisce un contributo al raffrescamento nel periodo estivo, contribuendo notevolmente a migliorare la qualità della salute e del comfort ambientale interno. PRODOTTI E MATERIALI Nel quadro della massima sostenibilità ambientale, per la costruzione sono stati scelti sistemi di costruzione a secco e locali. Non sono stati utilizzati materiali termoisolanti sintetici o contenenti fibre nocive, è stato perciò scelto un isolante minerale in vetro riciclato. Per quanto riguarda la struttura portante è stato invece utilizzato l’acciaio (sistema a secco). Mentre per altri materiali e prodotti sono state scelte, quando possibile, aziende locali o comunque italiane come Marazzi Group, Confini e Saint-Gobain Italia per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale del progetto.
ABACO DEI MATERIALI Acciaio verniciato di bianco Lo scheletro portante del nuovo e del vecchio.
Pannelli in legno fonoassorbenti tipo Legnami, per il rivestimento della sala conferenze.
Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi, per la pavimentazione degli interni ed esterni.
Parete Knauf di colore chiaro per le pareti opache interne. Consente una costruzione a secco
Vetro SGG Cool-lite xtreme, tipo Saint-Gobain, per le vetrate esterne.
Vetro SGG Diamant, tipo Saint-Gobain, per le vetrate interne
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Parete esterna. L’attacco alla struttura esistente La volontà di mantenere intatta l’immagine esterna del serbatoio esistente ha portato ad isolare la struttura dall’interno. Si è deciso d’isolare l’ambiente interno tramite una parete esterna a secco (tipo Jendy Joss) ad elevate prestazioni termoacustiche, composta da moduli “preassemblati”. La nuova parete va ad affiancarsi internamente alla struttura del serbatoio separandosi tramite un intercapedine che favorisce la ventilazione. La parete è composta da due strati isolanti predisposti per eliminazione dei ponti termici.
Dettaglio parete esterna: Scala 1/20 - Doppio strato di cartongesso con barriera al vapore interposta - Montante in acciaio - Isolante termoacustico - Montante in acciaio - Isolante termoacustico - Lastra in cartongesso - Intercapedine con giunto sismico - Struttura del’ex serbatoio, con controventi esistenti nell’intercapedine - Lastra di rivestimento esistente riverniciata
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D03: Solaio base areato. Scala 1/20. D01: Solaiodidi base aereato Statigrafia: Statigrafia:
- Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey.
- Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) Marazzi Trevere Grey. - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) Spessore 5 mm Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. -- Strato adesivo a base cementizia additivato con resina - Isolante termico in lanaSpessore di vetro. Spessore tipo Mapei Keraflex. 5 mm 8 cm. Massetto didi completamento rete elettrosaldata -- Massetto allettamento.con Spessore 4 cm. - Vespaio areato realizzato con igloo di altezza 40 cm - Isolante termico in lana di vetro. Spessore 8 cm. - Magrone -- Massetto completamento con rete elettrosaldata Cordolo in di calcestruzzo armato a rinforzo delle vecchie fondazioni - Vespaio areato realizzato con igloo di altezza 40 cm - Magrone - Cordolo in calcestruzzo armato a rinforzo delle vecchie fondazioni
D01: Tetto Tetto giardino concon struttura portante in acciaio. Scala 1/20. D03: giardino struttura portante in acciaio. Statigrafia : Statigrafia: - Terra. Spessore min. 8 cm
- Terra. Spessore min. 8 cm - Tessuto filtrante. Spessore 5 mm - -Tessuto filtrante. Spessore 5 mm Elementi drenanti con riserva d'acqua - -Elementi drenantidoppia. con riserva d’acqua Barriera antiradice Spessore 10 mm - -Barriera Spessore 10 mm Massetto antiradice di pendenzadoppia. in calcestruzzo. Spessore 3 cm Guaina impermeabilizzante base bituminosa. Spessore31cm cm - -Massetto di pendenza inacalcestruzzo. Spessore Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. - Guaina impermeabilizzante a base bituminosa. Spessore 10 cm. Spessore 1 cm - Barriera al vapore - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli - Massetto di completamento con rete elettrosaldata rigidi in lana di vetro. Spessore - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. 10 cm. - -Barriera al vapore Trave in acciaio IPE 450 - -Massetto di completamento con rete elettrosaldata Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per di impianti. Spessore7,5 pannello - passaggio Lamiera grecata. Spessore cm. 4 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d’aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
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D02: Solaio in acciaio con massetto di completamento in D02: Solaiointermedio intermedio in acciaio con massetto di calcestruzzo e rete elettrosaldata. Scala 1/20. completamento in calcestruzzo e retre elettrosaldata Statigrafia: Statigrafia:
- Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey
- Pavimentazione. Piastrelle in grescm) porcellanato tipo Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 Marazzi Trevere Grey.cementizia additivato con resina tipo Mapei Kerafle - Strato adesivo a base Spessore 5 mm chiaro (10x70xS.0,8 cm) Texture cemento Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. --Strato adesivo a base cementizia additivato con resina - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vet tipo Mapei Keraflex. Spessore 5 mm - Massetto di completamento con rete elettrosaldata --Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. --Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli Trave in acciaio IPE 450 rigidi in lana dicon vetro. - Controsoffitto pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per Spessore pannello 4 cm. -passaggio Massettodidiimpianti. completamento con rete elettrosaldata - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d’aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
D04: Dettaglio Dettaglio parete a secco esterna, solaiodella intermedio e attacco al ex D04: parete a secco esterna sala confeserbatoio. Scala 1/20. renze, solaio intermedio e attacco al ex serbatoio Statigrafia: Statigrafia:
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A01| Parete esterna. Dall'interno verso l'esterno:
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a di vetro.
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A01| Parete esterna. Dall’interno verso l’esterno: - Doppio strato di cartongesso con barriera al vapore interposta, tipo Eco - 100 Doppio strato di cartongesso Ouatéco. Spessore 2x12,5mm. con barriera al vapore interposta, Ecofoil 100 con Ouatéco. Spessore 2x12,5mm. - Montantetipo in acciaio zincato giunti verticali elastici e guaina in polieti Isolante termoacustico tipo Compatto 533 inverticali pannelli rigidi in lana - -Montante in acciaio zincato con giunti elastici e di vet Spessore 80+80mm. guaina in polietilene - Isolante termoacustico tipo Com- Montante in acciaio patto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Isolante termoacustico in lana di vetro. Spessore 60mm. Spessore 80+80mm. - Lastra in cartongesso. Spessore 12,5mm. - -Montante in acciaio Intercapedine con giunto sismico. Spessore 15cm. Isolante lana di vetro.esistenti Spessore 60mm. - Strutturatermoacustico del'ex serbatoio,incon controventi nell'intercapedine. - Spessore Lastra in22 cartongesso. Spessore 12,5mm. cm. Lastra di rivestimento esistente riverniciato di bianco. - -Intercapedine con giunto sismico. Spessore 15cm. - Struttura del’ex serbatoio, con controventi esistenti 1. Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcest nell’intercapedine. Spessore 22 cm. e rete elettrosaldata - Lastra di rivestimento esistente riverniciato di bianco. 2. Trave alveolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per passaggio d'impianti 1.3.Solaio intermedio in acciaio con massetto di Pannello in gesso alleggerito. Spessore 4cm.
completamento in calcestruzzo e rete elettrosaldata 2. Trave alveolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per passaggio d’impianti 3. Pannello in gesso alleggerito. Spessore 4cm.
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Sezione prospettica
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BIBLIOGRAFIA F. Borsi, Introduzione all’archeologia industriale, Roma, Officina edizioni, 1978 Alessandro Sonsisi, Architetture contemporanee per paesaggi vitivinicoli, 2005
Valentina Tibaldi, Agricoltura 4.0: innovazione e sostenibilità nei campi, in “Nonsoloambiente”, febbraio 2018 G. Farnet, F.Pratesi, F. Tassi, Guida alla natura d’Italia, Mondadori, Verona 1971
Émile Zola, Les quatre évangiles, Travail, 1901 Baumann B., Inventario del turismo industriale per le aziende manifatturiere nel sud-ovest della Germania, European Tourism Institute Gmbh, 1993 R. Bianchi Bandinelli, Introduzione all’Archeologia, Bari, Editori Laterza, 1976 Grecchi, Malighetti, Ripensare il costruito. Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione degli edifici, 2008 Vitillo Piergiorgio, Aree dismesse e rinascita della città, in “Ecoscienza”, n.3, anno 2010 Ronchetta, Trisciuoglio, Progettare per il patrimonio industriale, Torino, Celid, 2008 AIPAI, Beni culturali e patrimonio industriale: nuovi scenari emissivi. Documento per l’Assemblea congressuale dell’AIPAI, Terni, 6 luglio 2007 F.Cambi, Il vino come essenza dei valori rurali, “Terre del vino”, X, n.2, 2010. RI-Vista 2/2015 - Architettura del paesaggio, DIDA UNIFI Agnoletti, Paesaggio rurale. Evoluzione, valorizzazione, gestione. Edagricole-New Business Media, 2010 Regione Molise, Da Campomarino al Saccione, 2018
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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Architizer, Innovation Powerhouse https://architizer.com/projects/innovation-powerhouse. [Accesso sett. 2019]
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Stefano Boeri Architetti, Seed of Culture https://www.stefanoboeriarchitetti.net/ [Accesso sett. 2019]
Regione Molise www3.regione.molise.it [Accesso sett. 2019]
Landschaftspark Duisburg-Nord https://landschaftspark.de [Accesso sett. 2019]
Comune di Campomarino www.comune.campomarino.cb.it [Accesso sett. 2019] Milano Agrifood & Travel Global Summit 2019 https://www.agrifoodtravelsummit.it/ [Accesso sett. 2019] Gambero Rosso, Turismo enogastronomico https://www.gamberorosso.it/tag/turismo-enogastronomico Agriturismo Sumassaiu. http://www.agriturismosumassaiu.it/ [Accesso sett. 2019] Istat Turismo https://www.istat.it/it/archivio/turismo [Accesso sett. 2019] Associazione Slow Food https://www.slowfood.com/ [Accesso sett. 2019] FAOSTAT - Food and Agriculture Organization www.fao.org/statistics/databases [Accesso sett. 2019]
Serra ecosostenibile https://www.sferaagricola.it [Accesso sett. 2019] Archdaily, Slow Food Pavilion, Expo 2015 https://www.archdaily.com/634043/slow-foodpavilion-herzog-and-de-meuron [Accesso sett. 2019] Domus Web, Coro Integrated Field https://www.domusweb.it/it/notizie/2016/05/20/integrated_field_urban_farms. html. [Accesso sett. 2019] Ecoage, Centrale elettrica turbogas https://www.ecoage.it/centrale-elettrica-turbogas.htm. [Accesso sett. 2019] POR Molise FESR - FSE 2014/2020 https://moliseineuropa.regione.molise.it/ node/17. [Accesso sett. 2019] Enciclopedia Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/ [Accesso sett. 2019]
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INQUADRAMENTO TERRITORIALE
ELABORATI GRAFICI
Da centra
Il concorso di riqualificazione della c permettendo di ripensare all’assett locali e completando i Il progetto di riuso permette quindi d colloquio con le aree limitrofe, renden quindi proporre nuovi modelli insediati territorio e opinioni degli stakeholder h le è la progettazione di un nuovo polo parte la valorizzazione dell’asset indu alla cultura agroalimen
Corso di laurea magistrale in Architettura LM04 | curriculum in “Progettazione dell’architettura” AA. 2019/2020 | Università degli studi di Firenze |DIDA Dipartimento di Architettura | Relatore: Professore Flaviano Maria Lorusso | Studente : Chloé Mancini
Regione Molise
Tesi di laurea: RIciclare per RInnovare | Da centrale elettrica ad Agri+Food Center
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RIciclare per RInnovare
ale elettrica ad Agri+Food Center
centrale, lanciato da Enel rappresenta una grande opportunità di sviluppo, to complessivo del territorio, creando una nuova centralità per le comunità il sistema urbano e paesaggistico per renderlo più attrattivo e competitivo. da una parte a mitigare questa frattura di abbandono cercando di creare un ndo questi luoghi accessibili, dall’altra è un’opportunità per sperimentare e ivi.Particolare attenzione è stata rivolta alla comunità che tramite analisi del ho potuto ipotizzare un progetto integrato che avesse come tema principao attrattivo che si basa sul tema dell’agroalimentare e che promuove da una ustriale e dall’altra i valori sociali, economici, ambientali e tecnologici legati ntare e produttiva di un territorio nato e scolpito da un paesaggio agricolo. Comune di Campomarino (CB)
Centrale Turbogas ENEL
IL RICICLO DELL’ARCHITETTURA
L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
IL TURISMO SOSTENIBILE
LA PRODUZIONE AGRICOLA
Il tema si basa sull’urgente domanda proveniente dalla società contemporanea di trovare metodi per arrestare i fenomeni di consumo di suolo e di spreco delle risorse.
La riqualificazione di aree industriali, la riconversione delle centrali si presenta come un’occasione per aprire nuove opportunità di sviluppo ai territori che li ospitano.
Valorizzare e rendere atrattivo il territorio tramite attività culturali e turistiche che valorizzino in maniera integrata ed ecologica le risorse locali.
L’agricoltura è l’attività produttiva che riesce a preservare il territorio e a darne un forte senso economico ma ha bisogno di nuovi scenari e progetti.
DISTANZE MIEDIE
UNIVERSITA E ISTITUTI DI RICERCA, SETTORE AGROALIMENTARE
ECCELLENZE DEL TERRITORIO E SISTEMA PRODUTTIVO PESCARA
PESCARA LANCIANO
110 km
TERMOLI
ROMA
TERMOLI
TERMOLI
ROMA
7 km 285 km
CAMPOMARINO
CAMPOMARINO
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
CAMPOMARINO
Nucleo industriale Termoli
70 km 80 km
CAMPOBASSO
Aeroporto
UNIVERSITA’ Dipartimento di agraria, ambiente e alimenti
PARCHI TECNOLOGICI Termoli live SRL Tecnoscience
Lago di Gualdafiera
FOGGIA
BENEVENTO
Porto
Area metropolitana
Lago di Gualdafiera
Lago di Occhito
FOGGIA
FOGGIA
Campomarino
Lago di Gualdafiera
Distretto Trevento e Riccia
CAMPOBASSO
CAMPOBASSO
BENEVENTO
ASSOCIAZIONI Slow Food Abruzzo, Lazio e Molise
Distretti produttivi
Zone turistiche
Campomarino
Produzione agricola
Aree di interesse storico
Aree naturalistiche
ANALISI E PROGETTO URBANO
CONETTERE / VALORIZZARE / PROMUOVERE La centrale Turbogas
Analisi SISTEMA VIARIO
Progetto SCHEMA CONCETTUALE DI PROGETTO URNANO
IL SISTEMA VIARIO Ferrovia adriatica Autostrada adriatica A14 Strada statale S14 Strade carrabili secondarie Stazione ferroviaria di Campomarino Parcheggi principali IL SISTEMA PAESISTICO Tessuti di valore produttivo elevato con caratteristiche percettive signficative Tessuti di valore produttivo eccezionale prevalentemente fluviali
Analisi AMBITI DI INTERESSE PAESISTICO
Tessuti insediativi densi con valore percettivo alto Fasce littoranee
Dall’analisi territoriale dell’area di progetto, si è potuto dimostrare che l’intera zona soffre di un sistema infrastrutturale precario. E puntare allo sviluppo del turismo sostenibile per il Comune di Campomarino per valorizzare il territorio significa necessariamente passare innanzitutto per un progetto di rigenerazione urbana che permetta di ricucire il territorio e ricollegare la ex centrale Enel al resto della società. In tal senso si propone di conettere l’Agri+Food Center con i centri urbani limitrofi, i luoghi di interesse e il sistema viario gia presenti sul territorio tramite un rete di mobilità lenta (navette, percorsi ciclopedonali e bike sharing) per rendere il centro più accessibile, nonchè, per puomuovere una mobilità sostenibile favorevole allo sviluppo di un turismo “lento” (cicloturismo, trekking.. ecc.). Occasione di reinterpretazione formale dello spazio mediante la riscoperta della ricchezza patrimoniale esistente e la sua gestione sostenibile.
Aree fluviali e di foce Aree con esclusivi valori percettivi di grado elevato Aree principali di interesse turistico “Conettere” e “in tegrare” tramite una rete di mobilità sostenibile “Valorizzare” l’esistente e promu-overe le risorse paesaggistiche con il progetto di riconversione
I LUOGHI D’INTERESSE
IL PATRIMONIO STORICO CULTURALE E PAESAGGISTICO 1. Cattedrale di Termoli
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2. Tratturo Aquila-Foggia 3. Chiesa di Santa Maria al Mare, Campomarino 4. Santuario della Madonna Grande, Nuova Cliternia 5. Foce del Biferno 6. Dune di Campomarino 7. Castello Svevo di Termoli 8. Vista da Piazza Vittorio Veneto a Campomarino verso il mare 9. Bosco le Fantine
SCALA 1:10 000
Tavola 1 Inquadramento territoriale
ANALISI DELLO STATO DI FATT0
ELABORATI GRAFICI
ASSONOMETRIA STATO ATTUALE Superficie complessiva della proprietà Enel: 65 450m2 Superficie complessiva dell’insediamento all’interno del muro perimetrale : 54 465m2 Zone a verde: 19 000m2 Zone con pavimentazione: - in asfalto 24000m2 - in mattonelle 5550m2
Corso di laurea magistrale in Architettura LM04 | curriculum in “Progettazione dell’architettura” AA. 2019/2020 | Università degli studi di Firenze |DIDA Dipartimento di Architettura | Relatore: Professore Flaviano Maria Lorusso | Studente : Chloé Mancini
- in soletta di c.A 230m2
Tesi di laurea: RIciclare per RInnovare | Da centrale elettrica ad Agri+Food Center
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IL PRIMA STATO DI FATTO CENTRALE ASSONOMETRIA A GRANDE SCALA (SOLO LINEE E, CO DA METTERE QUI O NELL’INQUADRAMENTO) ASSONOMETRIA CON FUNZIONI ALZATO AL 500 SCHEMI DI ANALISI - PERCORSI... STRUTTURA STORIA
ANALISI DELLO STATO ATTUALE
STORIA E FUNZIONAMENTO DELL’EX CENTRALE PRODUZIONE (TWh)
elettrica, in particolare nei periodi di maggior richiesta di energia, a garantire la sicurezza e la stabilità del funzionamento della rete elettrica nazionale ed, in caso di blackout, contribuire prontamente al ripristino delle condizioni di normale funzionalità della rete nazionale. Nel corso del 2013, in conseguenza della decisione di cessare l’esercizio dell’unità di produzione elettrica installata presso l’impianto, Enel ha redatto e trasmesso alle Autorità Competenti il piano di dismissione degli impianti e
La realizzazione degli impianti turbogas a ciclo semplice, tra i quali quello di Campomarino, è stato previsto dal piano di emergenza proposto da ENEL nel 1975. L’Impianto Turbogas di Campomarino si compone di una unità turbogas della potenza attiva nominale netta di 88 kW e, al fine di assicurare un’alimentazione di riserva, da un gruppo elettrogeno di emergenza con potenza attiva nominale di 750 kW. Tali impianti rispondevano all’esigenza di far fronte a situazioni di carenza di energia
ON CURVE DI LIVELLO)-->
delle strutture della centrale. La decisione è dovuta al fatto che la centrale è arrivata negli anni ad una produzione prossima allo zero, con una drastica riduzione del numero di ore di utilizzo, ormai in funzione di riserva e copertura di “picchi”. Dal 2003 al 2013, il numero complessivo di ore di utilizzo dell’impianto si è ridotto del 94%, con una produzione che è scesa nello stesso periodo di circa il 93%. Il piano di dismissione non prevede attività di demolizione delle opere ed infrastrutture principali.
13,9
-93%
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ORE OPERATIVE 1000
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GLI IMPIANTI PRODUTTIVI 1. Rampe di scarico gasolio 2. Serbatoi di stoccaggio gasolio. Altezza 13,5m. 3. Serbatoi di stoccaggio acqua. Altezza 14,5m. 4. Travaso gasolio 5. Impianto di trattamento acque reflue 6. Stallo AT 8. Turbogruppo 9. Camino 10. Strutture di sostegno tubi 11. Pesa a bilico I LOCALI PREFABBRICATI 12. Guardiola 13. Parcheggi coperti 14. Uffici. Altezza 3,5m 15. Officina e magazzino. Altezza. 4,5m 16. Locale antincendio. Altezza 5m. 17 Cabina di decompressione e caldaie metano 18. Deposito di oli lubrificanti 19. Deposito temporaneo di rifuti 20. Locale temporaneo 21. Muro perimetrale
ANALISI DELL’AREA DI PROGETTO STUDIO DELLO SPAZIO PERCEPITO
Analisi ACCESSIBILITA’
Analisi IL CONFINE
Area d’intervento
Accesso veicoli
Muro perimetrale
Analisi SISTEMA DELL’EDIFICATO
Analisi SISTEMA ELEMENTI NATURALI
Area vegetale Corsi d’acqua
RILIEVO FOTOGRAFICO
ELEMENTI COSTITUTIVI DELL’IMPIANTO 1. Gruppo Turbogas - Camino e struttura di sostegno tubi
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2. Serbatoi di stoccaggio gasolio 3. Vasca di disoleazione - Impianto di trattamento acque reflue 4. Serbatoi di stoccaggio acqua 5. Locali prefabbricati Uffici, officina e magazzino 6. Rampe di scarico gasolio
Sezione ambientale - Stato di fatto scala 1/500
Tavola 2 Analisi dello stato di fatto
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LE STRATEGIE D’INTERVENTO
ELABORATI GRAFICI
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ASSONOMETRIA - PROGETTO 1. Parcheggio auto 2. Parcheggio navette 3. Scarico merci 4. Info point & consulenza tecnica 5. Mercato biologico 6. Piazza 7. Incubatore per start-up & bar.café 8. Dehors 9. Centro didattico & coworking 10. Serra idroponica & acquaponica 11. Ristorazione 12. Centro benessere & palestra 13. Servizi agriturismo 14. Alloggi temporanei 15. Giardino, “Il frutteto” 16. Piscina 17. Servizi 18. Serre didattiche 19. Parco agricolo, “l’orto” 20. Vasche recupero acque piovane e fitodepurazione
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PROPOSTE FUNZIONALI E STRATEGIE
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UN NUOVO CENTRO ATTRATTIVO PER LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO
• Tutela del territorio e paesaggio agricolo - Parco agricolo - Frutteto giardino - Vasche di fitodepurazione - Bike-sharing
• Vendita e ristorazione km 0 - Mensa/ristorante/bar - Mercato biologico - Lavorazione agricola
• Inclusione sociale e educazione alimentare
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- Laboratori di formazione - Spazi espositivi - Serre didattiche
• Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione
1
- Centro di ricerca per l’agricoltura 4.0: idroponica, acquaponica, sistemi di infrastrutturazione digitale - Co-working - Biblioteca - Incubatore per startup - Uffici per la consulenza tecnica agli addetti al settore agricolo
• Accoglienza - Alloggi - Servizi agriturismo - Info point - Centro benessere e palestra - Piscina e servizi
IL RAPPORTO TRA IL COSTRUITO E I SISTEMI AMBIENTALI CONNESSIONI E SPAZI PUBBLICI DI PROGETTO
IL MARGINE NATURALE
RIASSETTO DELLA VIABILITA E DEI PERCORSI
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Accesso veicoli Pedonale Ciclopedonale
RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DELL’EDIFICATO
DEMINERALIZZAZIONE
19 Spessore boschivo Prato Tetto verde Coltivazioni
IDEE PROGETTUALI
LINEE GUIDA PER IL PROGETTO DI RICONVERSIONE DELL’EX CENTRALE RICONETTERE / INTEGRARE
VALORIZZARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
INTEGRARE NUOVE FUNZIONI AGGREGATIVE SOSTENIBILI
Sezione ambientale - Progetto scala 1/500
l’Agrif+Food Center con i luoghi d’interesse e centri urbani di prossimità tramite percorsi ciclopedonali e servizi di navetta promuovendo la mobilità sostenibile e favorevoli allo sviluppo di un turismo sostenibile e lento (cicloturismo, trekking…ecc.), e che soprattutto, permettono di “cucire” il territorio attualmente abbandonato e declassato. Inoltre il processo di produzione e di vendita diretta incrementa le conessioni con le città e comunità circostanti. con un progetto di riqualificazione per il visitatore e l’abitante che richiami la memoria del sito tramite il riutilizzo delle strutture piu significative. Il progetto prevede la creazione di un centro innovativo, che combini gli aspetti gastronomici con quelli naturalistici, gli aspetti dell’abitare con quelli del visitare (strutture ricettive, laboratori, coworking, ristorazione, produzione), per aumentare la fruizione degli ambiti di interesse paesaggistico ed architettonico. con la progettazione di incubatori e co-working per start-up innovative per creare posti di lavoro e attrattività giovanile, mercato biologico e ristorazione a km 0, agricoltura innovativa e sostenibile come colture idroponiche e acquaponi funzionanti 365 giorni l’anno, impianti e infrastrutture al servizio delle attività del settore agricolo tramite la progettazione di vasche di fitodepurazione e recupero delle acque meteoriche per l’irrigazione.
Tavola 3 Le strategie d’intervento
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MASTERPLAN
194 ELABORATI GRAFICI
GESTIONE DEGLI SPAZI APERTI LA STRUTTURA VEGETALE SPECIE ARBOREE
GSEducationalVersion
Fraxinus Angustifolia (Frassino) Altezza 10-20m
Fraxinus Ornus (Orniello) Altezza 10-15m
Malus Domestica (Melo) Altezza 5-12m
Malus Floribunda (Melo da fiore) Altezza 10-20m
Populus nigra var. ital. (Pioppo) Altezza 15-30m
GSEducationalVersion
Prunus Avium (Ciliegio) Altezza 10-20m
GSEducationalVersion
Prunus Armeniaca (Albicocco) Altezza 5-7m
Prunus Persica (Pesco) Altezza 4-8m
Cercis Siliquastrum (Albero di giuda) Altezza 8-10m
GSEducationalVersion
GSEducationalVersion
SPECIE ERBACEE GSEducationalVersion
Prato rustico
GSEducationalVersion
Prato fiorito con miscela wildflower tipo “Papillon annuelles” di Nova Flore
GSEducationalVersion
Prato fiorito con miscela wildflower tipo “Miellée Vivace” di Nova Flore GSEducationalVersion
PAVIMENTAZIONI E MATERIALI Legno composito tipo Décowood-eco
Lastre di calcestruzzo tipo Confini, con cromatismo bianco e grigio
usato per la pavimentazione circostanti la piscina. E’ un’alternativa ecosostenibile ai legni tropicali, altamente resistente all’acqua e all’umidità
utilizzate principalmente per la pavimentazione dei percorsi pedonali nella piazza e perimetrali
Trucioli di corteccia e pacciamatura
Micromalta minerale Impermeabilizzabile tipo Mortex
Legno Ipé Lapacho tendente al grigio
Masselli autobloccanti drenanti tipo Lunix nelle quattro varianti
usato per il rivestimento delle superfici circostanti la piscina e le vasche di recupero dell’acqua piovana, per le sue caratteristiche impermeabilizzanti
utilizzati per le aree coltivate (orti e frutteti), ha proprietà fertilizzanti, protegge il terreno e inibisce la crescita delle erbe infestanti.
usati per la pavimentazione della piazza. Facilita l’interazione tra l’acqua e gli altri elementi naturali. Unisce bellezza, funzionalità e rispetto dell’ambiente
usato per la pavimentazione dei percorsi ciclopedonali. Ha un un alto livello di resistenza e flessibilità. Ha un look egante e costi accessibili.
COLTIVAZIONI IN PERMACULTURA Ortaggi (barbabietola, melone, anguria..) Piante da frutto (ulivo..) Cereali (frumento, orzo..) Vite
STUDIO DELLO SPAZIO PERCEPITO. SCHEMA FUNZIONALE DELLE STRATEGIE URBANE-PAESAGGISTICHE
Entrata veicoli Entrata ciclopedonale Percorso ciclabile La piazza PARCHEGGI Parcheggio auto Parcheggio navette Parcheggio biciclette e bike sharing Scarico merci SISTEMAZIONI NATURALI Margine boschivo Aree fiorite Tetto giardino accessibile Il giardino, “frutteto” Parco agricolo, “ L’orto” AREE UMIDE La piscina Vasche di recupero acque piovane
LA PIAZZA: TRA LANDMARK E LAND ART PROGETTAZIONE E PAVIMENTAZIONI La piazza rappresenta un punto di riferimento, un landmark. Il disegno è il progetto di un suolo, la costruzione di un paesaggio, capace di accogliere, rispondere ed amplificare, le esigenze mutevoli e complesse di coloro che ne usufruiranno. Il tracciato geometrico che struttura la piazza è costituito da una maglia misurata sulle dimensioni principali del contesto agricolo che determina ogni elemento della piazza, dalla geometria principale al disegno degli elementi di pavimentazione. Il disegno vuole ricordare i campi agricoli integrandosi nel contesto. La piazza è stata realizzato con diverse tessiture date dalla pavimentazione in blocchi autobloccanti drenanti tipo Lunix in di-
verse aplicazioni per garantirne il disegno che è stato pensato grazie a quattro differenti soluzioni modulari basate sullo stesso schema geometrico: applicazione con riempimento e pietrisco, con solo pietrisco, con tappeto erboso o con riempimento, pietrisco e tappeto erboso. La scelta della pavimentazione è inoltre stata pensata per garantire una massima permeabilità della piazza, unendo estetica, funzionalità e rispetto dell’ambiente. Inoltre, la piazza è strutturata da quattro percorsi pensati in lastre di calcestruzzo bianco per accentuare lo stretto rapporto tra gli edifici. In questo modo, il sistema costituisce un forte elemento di unità e identità del progetto.
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Schema concettuale della piazza 1 Applicazione con riempimento e pietrisco 2 Applicazione con pietrisco 3 Applicazione con riempimento, pietrisco e tappeto erboso 4 Applicazione con tappeto erboso
MODULO
PIETRISCO PAVIMENTAZIONE DRENANTE
TERRICCO PAVIMENTAZIONE “VERDE”
PIETRISCO E TERRICCIO PAVIMENTAZIONE MISTA
Masterplan scala 1/500
Sezione ambientale - Progetto scala 1/500
Tavola 4 Masterplan
IL RIUSO E LA PROGETTAZIONE EX NOVO
ELABORATI GRAFICI
LE FASI DI PROGETTO DEMOLIZIONI/ RICOSTRUZIONI Il progetto si prefigge l’obiettivo di riallacciare i rapporti con l’ambiente agricolo circostante, creando spazi di natura sociale plasmati secondo un sistema di sguardi e punti di vista obbligati. Il primo passo consiste nel liberare l’area di ogni superfetazione dettata dal tempo, e riportare i monumenti industriali principali alla loro essenza architettonica. Si è deciso di conservare quindi: • i due serbatoi di stoccaggio gasolio di altezza 13,5 metri con la loro struttura vegetale limitrofa che ne esalta la bellezza architettonica, • i due serbatoi di stoccaggio acque di altezza 14,5 metri • le strutture di sostegno tubi che si estendono sull’ex turbogruppo • il camino appartente all’ex turbogruppo • la struttura cilindrica e la vasca dell’impianto di trattamento acque reflue • la struttura dei locali prefabbricati dell’officina e del locale antincendio.
Veranno invece demolite le strutture ed impianti di poco pregio architettonico e di difficile riutilizzo. Agli elementi architettonici d’interesse andranno ad innestarsi dei nuovi volumi per garantirre il confort interno in corrispondenza alla nuova funzione attribuita. Successivamente si procederà alla costruzione degli edifici ex novo costruiti con forme capaci di dialogare con la preesistenza industriale e l’ambiente naturale circostante. Il nuovo si baserà sul principio di ripresa. Per quanto riguarda gli spazi aperti, si è mantenuto il più possibile la struttura vegetale esistente e i dislivelli del terreno. L’intero progetto prevede un intervento di nuova realizzazione non utilizzato come pretesto per far sorgere un nuovo e moderno tessuto edilizio, ma bensì un’occasione per condurre un intervento di recupero consapevole di quella che è l’archeologia industriale e dell’importanza che ha assunto la centrale elettrica.
STATO DI FATTO
ELEMENTI ARCHITETTONICI D’INTERESSE
RISTORAZIONE E INCUBATORE
RIUSO DEI SERBATOI E DEL LOCALE ANTINCENDIO
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Preesistente
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Nuova costruzione 1. Cisterna esistente 2. Strutttura indipendente di progetto 3. Collegamenti verticali 4. Struttura esistente 5. Tensostruttura
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Al centro della piazza vi sono i due ex serbatoi di stoccaggio acqua riconvertiti in incubatore per sostenere le startup innovative del settore e al piano terra in bar-caffè adiacente alla struttura dell’ex locale antincendio rincovertita in dehors. Un luogo vivo e giovanile, localizzato al centro del progetto, aperto fino a tardi la sera. La volontà di mantenere la memoria industriale ha portato a preservare la struttura esterna del serbatoio, riverniciandola di bianco, integrando al suo interno una struttura indipendente in acciaio e nuovi collegamenti verticali. Allo stesso modo, l’isolamento termico e acustico è stato pensato con un rivestimento interno autoportante. I serbatoi sono stati forati per introdurre delle vetrate continue in facciata realizzate con vetrochiaro e autopulente (tipo SGG Bioclean, Saint-Gobain) per ottenere una pulizia facilitata, e allo stesso tempo mantenere delle buone caratterristiche in termine di comfort termico e acustico sia nel periodo invernale che estivo. Per quanto riguarda il riuso del locale antincendio, si è voluto mantenere la struttura in cemento armato per sostenere una tensostruttura che andasse a definire un luogo di dehors utile come estensione del bar-caffè.
GSEducationalVersion
GSEducationalVersion
ACCOGLIENZA E CONSULENZA
RIUSO DEI MAGGAZZINI, OFFICINA E UFFICI Preesistente Nuova costruzione 1. Struttura esistente
GSEducationalVersion
2. Teca di vetro perimetrale 3. Partizioni interne 4. Tetto verde di progetto
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Dei magazzini, dell’officina e degli uffici è stata mantenuta la struttura in cemento armato come appoggio al nuovo edificio riconvertito. Il nuovo volume è l’entrata stessa dell’Agri+Food Center, accoglie una funzione di infopoint, uffici di consulenza tecnica agli addetti al settore agricolo e sotto la “tettoia” orientata a nord una stazione di bike sharing e un parcheggio per biciclette. Una teca di vetro va a “proteggere” la struttura in cemento armato esistente per valorizzarla e per permettere scorci visuali sul paesaggio circostante e per controllare visualmente la piazza e l’intero centro agroalimentare. Le partizioni interne sono pensate come due isole che non vanno a interferire con il volume traparente perimetrale, accolgono i servizi e uffici di consulenza isolati acusticamente, all’interno della nuova volumetria. La copertura si estende per garantire una luce diffusa e controllata durante il periodo estivo e invernale. Inoltre, la scelta del tetto giardino non praticabile rispecchia la volonta di garantire un risparmio energetico notevole, permette una manuntenzione bassa e costi accessibili.
1
Uffici di consulenza
GSEducationalVersion
Servizi
INNESTI
ADDIZIONI nuovi edifici
AGRI+FOOD CENTER
A
A
Dehors
Piano 1 e 2 Incubatore scala 1/200
Bar/café
Incubatore
Copertura Incubatore scala 1/200
Sezione AA Dehors , bar & incubatore scala 1/200
Piano terra Bar/café e dehors scala 1/200
B
B
Piano terra Infopoint e consulenza scala 1/200
Infopoint
Uffici di consluenza
Servizi
Parcheggio biciclette
Sezione BB Infopoint e consulenza scala 1/200
Tavola 5 Il riuso e la progettazione ex novo 1
IL RIUSO E LA PROGETTAZIONE EX NOVO
ELABORATI GRAFICI
VENDITA E RISTORAZIONE KM 0 PROGETTAZIONE EX NOVO
Preesistente Nuova costruzione 1. Teca di vetro perimetrale e struttura 2. Partizioni interne 3. Collegamenti verticali 4. Tetto verde
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Bar/degustazioni
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Corso di laurea magistrale in Architettura LM04 | curriculum in “Progettazione dell’architettura” AA. 2019/2020 | Università degli studi di Firenze |DIDA Dipartimento di Architettura | Relatore: Professore Flaviano Maria Lorusso | Studente : Chloé Mancini
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Il progetto del nuovo si basa sul principio di ripresa. La logica compositiva ricorda quella dell’edificio per l’accoglienza e la consulenza. L’alternanza di corpi edilizi che dialogano con il suolo attraverso ampie superfici vetrate ed elementi a sbalzo e a ponte generano e ritagliano scorci e sono il cuore della composizione. I nuovi edifici (il mercato biologico e l’agriturismo) definiscono lo spazio, sono una sorta di parallelepipedo dal carattere leggero, linerare e trasparente che si estendono a sbalzo verso il paesaggio. Da lontano, gli edifici sono percepiti come una linea nel paesaggio. La struttura è stata pensata in acciaio ma la maglia del telaio ricorda quella delle struture esistenti deigli ex locali prefabbricati. Con un sistema costruttivo stratificato a secco in acciaio i processi sono totalmente industrializzati e il riciclo delle strutture è possibile. Il cantiere è ottimizzato e la possibilità di intervenire in aree problematiche per la presenza di preesistenze, infrastrutture o particolare conformazione del terreno è notevolmente superiore a quella di un cantiere tradizionale. Il cantiere in acciaio è dunque più veloce e più agevole, ma non solo: è anche più “sicuro” sia dal punto di vista della manodopera, più qualificata, sia dal punto di vista del materiale. Inoltre garantice un’ottima resistenza sismica. Il mercato biologico è composto da due livelli: al piano primo vi è una funzione di ristorazione/degustazione e il mercato stesso con l’accesso al pubblico. Il piano terra invece è composto da locali per la conservazione dei prodotti.
1
AGRITURISMO, RISTORAZIONE E CENTRO BENESSERE EX NOVO E RIUSO DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO ACQUE
Le funzioni di agriturismo, ristorazione e centro benessere sono accolte in un edificio di progettazione ex novo. Il parallelepipedo si affianca al l’ex impianto di trattamento acque dove la vasca è stata riconvertita in piscina e la struttura cilindrica esistente include i servizi a prossimità della piscina. Le tre funzioni (servizi di agriturismo, ristorazione e centro benessere) sono indipendenti tra loro ma collegati da una copertura continua. Dieci alloggi temporanei di 40 m2 sono stati pensati come strutture a parte: sono collocati all’interno di un giardino composto da alberi da frutto che ricorda il tema agroalimentare del polo. La maglia geometrica compositiva degli alloggi è stata pensata per ottenere scorci visivi sul paesaggio e una massima tranquilità per l’abitante. La struttura è stata pensata in acciaio ma la maglia del telaio ricorda quella delle struture esistenti deigli ex locali prefabbricati. Con un sistema costruttivo stratificato a secco in acciaio i processi sono totalmente industrializzati e il riciclo delle strutture è possibile.
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1. Centro benessere e palestra 2. Ristorante, bar, con estensione all’aperto 3. Servizi agriturismo (hall, sala giochi, tv, lavanderia, cucina) 4. Zona barbecue, picnic 5. Piscina 6. Servizi piscina : sanitari, docce 7. Alloggi temporanei. 40 m2
Zona barbecue
Sezione DD Agriturismo, ristoriante e centro benessere scala 1/200
Cucina
Sala tv / giochi
Lavanderia
Hall agriturismo
C
C
Piano terra Mercato biologico scala 1/200
Conservazione/scarico carico merci
Mercato
Conservazione merci
Vendita
Sezione CC Mercato biologico scala 1/200
Piano terra Agriturismo, ristoriante e centro benessere scala 1/200 D
Ristorante
Hall centro benessere
Sauna e sala massaggi
Massaggi / solarium
Palestra
D
Tavola 6 Il riuso e la progettazione ex novo 2
LA SERRA IDROPONICA E ACQUAPONICA
ELABORATI GRAFICI
LA SERRA IDROPONICA E ACQUAPONICA
RIUSO DEL CAMINO E DELLE STRUTTURE DI SOSTEGNO TUBI
Preesistente Nuova costruzione 1. Strutture esistenti (camino e strutture di supporto tubi) 2. Partizioni interne 3. Teca di vetro perimetrale e struttura 4. Nuova struttura indipendente e collegamenti verticali 4
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Corso di laurea magistrale in Architettura LM04 | curriculum in “Progettazione dell’architettura” AA. 2019/2020 | Università degli studi di Firenze |DIDA Dipartimento di Architettura | Relatore: Professore Flaviano Maria Lorusso | Studente : Chloé Mancini
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Tesi di laurea: RIciclare per RInnovare | Da centrale elettrica ad Agri+Food Center
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1. Laboratori di lavorazione agricola 1
2. Coltivazione idroponica e acquaponica 3. Locale impianti per la manuntenzione a vista 4. Ai piani superiori: uffici per il monitoraggio delle coltivazioni
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GENESI Per quanto riguarda l’ex turbogruppo, sono stati demoliti gli impianti di difficile recupero ma sono state mantenute le strutture di sostegno tubi e il camino. Un nuovo volume di vetro che ospita le funzioni di serra idroponica e acquaponica viene ad inserirsi sotto le strutture esistenti enfatizzandone l’estetica industriale. La serra in questione non è stata pensata solo per una funzione produttiva ma anche educativa-turistica in quanto l’apertura è destinata ad un publico più ampio. All’interno della serra stessa vi è un cuore centrale che contiene il laboratorio di lavorazione agricola che si sviluppa intorno all’ex camino, che a sua volta, viene riconvertito in uffici per il monitoraggio tecnologico delle coltivazioni. Le coltivazioni idroponiche e acquaponiche permettono di avere una produzione 365 giorni l’anno e consentono una produzione piu rigorosa grazie all’apporto costante di sostanze nutritive e all’assenza di agenti patogeni o parassiti. I prodotti coltivati e lavorati all’interno della serra verranno venduti e consumati nel mercato biologico adiacente. GSEducationalVersion
STATO DI FATTO
DEMOLIZIONI
KM 0. PRODUZIONE, RISTORAZIONE E VENDITA DIRETTA
Coltivazioni
GSEducationalVersion
PRODUZIONE AGRICOLA
Vasche di recupero acque piovane
IRRIGAZIONE
Serra idroponica e acquaponica e laboratorio di lavorazioni agricole
PRODUZIONE FUORI SUOLO E LAVORAZIONE AGRICOLA
Mercato, ristorazione e conservazione
Parcheggio scarico/carico
RISTORAZIONE, MERCATO, VENDITA DIRETTA
INNESTI
Piano 1 e 2 Scala 1/200
Piano 3 Scala 1/200 E E
Sezione EE Serra e mercato scala 1/200
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Piano terra Serra e mercato scala 1/200
Tavola 7 La serra idroponica e acquaponica
COWOROKING, BIBLIOTECA, POLIFUNZIONALE
ELABORATI GRAFICI
COWORKING, BIBLIOTECA E SPAZI POLIFUNZIONALI
RIUSO DEI SERBATOI DI STOCCAGGIO GASOLIO
Preesistente Nuova costruzione 1. Strutture esistenti (serbatoi di stocaggio gasolio) 2. Partizioni interne 3. Tetto giardino 4
4. Nuova struttura indipendente e collegamenti verticali
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GSEducationalVersion
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Tesi di laurea: RIciclare per RInnovare | Da centrale elettrica ad Agri+Food Center
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1. Coworking 2. Biblioteca / aule studio / aule multimediali
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3. Sala espositva / laboratori/ sala conferenze e riunioni
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GENESI L’idea progettuale è scaturita nel sito e dal sito. Allo stato attuale i due serbatoi di stoccaggio gasolio di altezza 13,5 metri sono “protetti” da una struttura vegetale incastonata nel terreno. L’obiettivo della proposta sta nella riqualificazione dell’intera area cercando soprattutto di dare una identità ed una adeguata organizzazione funzionale e spaziale. Il progetto di riconversione prevede quindi di mantenere e valorizzare sia i serbatoi che la struttura vegetale. Per collegare i due serbatoi e dare vita ad un unicum spaziale abitabile, la struttura vegetale viene demolita nella parte centrale. Il “vuoto “ tra i due serbatoi viene coperto da un tetto giardino creando un unico edificio. In questo modo, si pensa a tutti gli spazi non costruiti come un unico grande luogo del collettivo. La nuova volumetria definisce un’alternanza tra pieni e vuoti. La nuova copertura sporgente viene pensata come un tetto giardino accessibile sia dall’interno tramite una scala elicoidale andando a forare la nuova volumetria con un patio, sia dall’esterno, dando vita ad un luogo suggestivo e panoramico.
GSEducationalVersion
STATO DI FATTO
DEMOLIZIONI
INNESTI
GSEducationalVersion
Prospetto Sud-Ovest scala 1/200
Piano terra Coworking scala 1/200
Prospetto Sud- Est scala 1/200
Tavola 8 Coworking, biblioteca, spazi polifunzionali 1
COWOROKING, BIBLIOTECA, POLIFUNZIONALE
ELABORATI GRAFICI
COWORKING, SPAZI COMUNI
SCHEMA FUNZIONALE
Servizi e accoglienza
SCHEMA DISTRIBUTIVO
Collegamenti verticali
Deposito
Area più silenziosa
Bagni
Area più rumorosa
Hall
Area all’aperto
Armadietti Cucina comune
Coworking Lavoro individuale Lavoro collaborativo Zona relax
Biblioteca Consultazione libri
Target
Esposizione e conferenze Laboratori Sala espositiva
Piano terra
BIBLIOTECA, AULE STUDIO, AULE MULTIMEDIALI Servizi e accoglienza
Corso di laurea magistrale in Architettura LM04 | curriculum in “Progettazione dell’architettura” AA. 2019/2020 | Università degli studi di Firenze |DIDA Dipartimento di Architettura | Relatore: Professore Flaviano Maria Lorusso | Studente : Chloé Mancini
Deposito
Tesi di laurea: RIciclare per RInnovare | Da centrale elettrica ad Agri+Food Center
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Collegamenti verticali Area all’aperto
Bagni Armadietti
Biblioteca Aule multimediali Aule studio Consultazione libri
Esposizione e conferenze Sala riunione Sala conferenza
Target
Primo Piano
CENTRO ESPOSITIVO, CONFERENZE E RIUNIONI Servizi e accoglienza Deposito Bagni Armadietti
Biblioteca Aule studio Consultazione libri
Esposizione e conferenze Uffici temporanei
Target
Secondo piano
F
F
Sezione FF Biblioteca scala 1/200
Collegamenti verticali
Piano 1 Biblioteca e sala congressi scala 1/200
G
H
G
H
Sezione GG Coworking scala 1/200
Sezione HH Sala conferenze scala 1/200
Tavola 9 Coworking, biblioteca, spazi polifunzionali 2
ELABORATI GRAFICI
D01: Tetto giardino con struttura portante in acciaio. Scala 1/20. Statigrafia : - Terra. Spessore min. 8 cm - Tessuto filtrante. Spessore 5 mm - Elementi drenanti con riserva d'acqua - Barriera antiradice doppia. Spessore 10 mm - Massetto di pendenza in calcestruzzo. Spessore 3 cm - Guaina impermeabilizzante a base bituminosa. Spessore 1 cm - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 10 cm. - Barriera al vapore - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
D02: Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo e rete elettrosaldata. Scala 1/20. Statigrafia:
GSEducationalVersion
Tesi di laurea: RIciclare per RInnovare | Da centrale elettrica ad Agri+Food Center
- Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. Spessore 5 mm - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
Corso di laurea magistrale in Architettura LM04 | curriculum in “Progettazione dell’architettura” AA. 2019/2020 | Università degli studi di Firenze |DIDA Dipartimento di Architettura | Relatore: Professore Flaviano Maria Lorusso | Studente : Chloé Mancini
COWOROKING, BIBLIOTECA, POLIFUNZIONALE
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TECNOLOGIE COSTRUTTIVE COMFORT E QUALITÀ DEGLI SPAZI
INTERNI La qualità degli spazi interni è caratterizzata dalla purezza dei volumi geometrici e da un unicum spaziale che esalta la struttura industriale esistente. I dettagli materici e costruttivi sono quindi stati pensati al fine di avere degli spazi interni sobri e puliti di colore chiaro che non andassero a compromettere il carattere industriale del sito, perciò sono stati scelti materiali semplici, neutri ed economici. Inoltre, si è deciso di nascondere gli impianti all’interno di un controsoffitto di colore chiaro che riprendesse il colore delle pareti. LUCE Il comfort e la qualità degli spazi interni vengono assicurati da scelte scaturite dallo studio della luce naturale e dell’irraggiamento solare.La presenza di patii con specie vegetali selezionate permette di avere un illuminamento controllato tutto l’anno e fornisce un contributo al raffrescamento nel periodo estivo, contribuendo notevolmente a migliorare la qualità della salute e del comfort ambientale interno. PRODOTTI E MATERIALI Nel quadro della massima sostenibilità ambientale, per la costruzione sono stati scelti sistemi di costruzione a secco e locali. Non sono stati utilizzati materiali termoisolanti sintetici o contenenti fibre nocive, è stato perciò scelto un isolante minerale in vetro riciclato. Per quanto riguarda la struttura portante è stato invece utilizzato l’acciaio (sistema a secco). Mentre per altri materiali e prodotti sono state scelte, quando possibile, aziende locali o comunque italiane come Marazzi Group, Confini e Saint-Gobain Italia per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale del progetto. La volontà di mantentere intatta l’immagine esterna del serbatoio esistente ha portato ad isolare la struttura dall’interno. SI è deciso d’isolare l’ambiente interno tramite una parete esterna a secco (tipo Jendy Joss) ad elevate prestazioni termoacustiche, composta da moduli “preassemblati”.
Dettaglio parete esterna: Scala 1/20 - Doppio strato di cartongesso con barriera al vapore interposta - Montante in acciaio - Isolante termoacustico - Montante in acciaio - Isolante termoacustico - Lastra in cartongesso - Intercapedine con giunto sismico - Struttura del’ex serbatoio, con con troventi esistenti nell’intercapedine - Lastra di rivestimento esistente riverniciata
ABACO DEI MATERIALI STRUTTURA , CHIUSURA , FINITURA
Acciaio verniciato di bianco Lo scheletro portante del nuovo e del vecchio sono in acciaio verniciato di bianco. Il sistema a secco permette di avere un basso impatto ambientale e una maggiore flessibilità strutturale.
Vetro SGG Diamant, tipo Saint-Gobain Vetro con ottima trasparenza per le vetrate interne. A basso contenuto di ferro riduce la colorazione verde intrinseca del vetro normale. Offre luce naturale non filtrata e neutralità in trasmissione.
Vetro SGG Cool-lite xtreme, tipo Saint-Gobain Con alto livello di trasparenza, garantisce il 70% di trasmissione luminosa e con basso fattore solare e bassa trasmittanza, contribuisce a ridurre i costi di raffrescamento e di riscaldamento.
Pannelli in abete bianco, tipo Legnami per il rivestimento della sala conferenze. Ottimalizzano le proprietá acustiche dell´ambiente, permettono di assorbire il suono nella larga gamma di tonalitá.
Pannelli in legno fonoassorbenti
Parete Knauf Parete Knauf di colore chiaro per le pareti opache interne. È costituita da dueparete lastreain cemento D04: Dettaglio secco esterna, solaio intermedio e attacco al ex rinforzato che racchiudono lo 1/20. strato di isolante. serbatoio. Scala Consente di costruire con tecniche a secco. Statigrafia:
Piastrelle in gres porcellanato, tipo Marazzi Pavimentazione con piastrelle in gres porcellanaD04: Dettaglio parete a secco esterna, solaio intermedio e attacco al ex serbatoio. Scala 1/20. Statigrafia:
A01
4 1
2
3
A01| Parete esterna. Dall'interno verso l'esterno: - Doppio strato di cartongesso con barriera al vapore interposta, tipo Ecofoil 100 Ouatéco. Spessore 2x12,5mm. - Montante in acciaio zincato con giunti verticali elastici e guaina in polietilene - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 80+80mm. - Montante in acciaio Isolante termoacustico in lana di vetro. Spessore 60mm. - Lastra in cartongesso. Spessore 12,5mm. - Intercapedine con giunto sismico. Spessore 15cm. - Struttura del'ex serbatoio, con controventi esistenti nell'intercapedine. Spessore 22 cm. - Lastra di rivestimento esistente riverniciato di bianco. 1. Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo e rete elettrosaldata 2. Trave alveolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per passaggio d'impianti 3. Pannello in gesso alleggerito. Spessore 4cm.
D03: Solaio di base areato. Scala 1/20. D01 Statigrafia: Scala 1/20
- Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. Spessore 5 mm - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. - Isolante termico in lana di vetro. Spessore 8 cm. - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Vespaio areato realizzato con igloo di altezza 40 cm - Magrone - Cordolo in calcestruzzo armato a rinforzo delle vecchie fondazioni
D01: Tetto giardino con struttura portante in acciaio. to Scala 1/20. effetto cemento per gli interni ed esterni (che si Statigrafia : differenzia da una diversa tonalità di colore) per A01 GSEducationalVersion
una soluzione economica e di qualità.
- Terra. Spessore min. 8 cm - Tessuto filtrante. Spessore 5 mm - Elementi drenanti con riserva d'acqua - Barriera antiradice doppia. Spessore 10 mm - Massetto di pendenza in calcestruzzo. Spessore 3 cm - Guaina impermeabilizzante a base bituminosa. Spessore 1 cm - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 10 cm. - Barriera al vapore - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
SPECIE VEGETALI PATII
Cerastotigma plumbaginoides
Citrus medica Cedro
caducifoglia antesi mag-ott altezza 20-100 cm
sempreverde antesi apr-mag altezza 3-8 m
4 1
2
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Fraxinus ornus Orniello
Spatrium Junceum Ginestra odorosa
caducifoglia antesi apr-giu altezza 10-15 m
sempreverde antesi mag-lug altezza 50-200 cm
A01| Parete esterna. Dall'interno verso l'esterno: - Doppio strato di cartongesso con barriera al vapore interposta, tipo Ecofoil 100 Ouatéco. Spessore 2x12,5mm. - Montante in acciaio zincato con giunti verticali elastici e guaina in polietilene - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 80+80mm. - Montante in acciaio Isolante termoacustico in lana di vetro. Spessore 60mm. - Lastra in cartongesso. Spessore 12,5mm. - Intercapedine con giunto sismico. Spessore 15cm. - Struttura del'ex serbatoio, con controventi esistenti nell'intercapedine. Spessore 22 cm. - Lastra di rivestimento esistente riverniciato di bianco. 1. Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo e rete elettrosaldata 2. Trave alveolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per passaggio d'impianti 3. Pannello in gesso alleggerito. Spessore 4cm.
D01: Tetto giardino con struttura portante in acciaio. ScalaD03 1/20. D01: Tetto giardino con struttura portante in acciaio. Scala 1/20. D04: Dettaglio parete a LEGENDA secco esterna, solaio intermedio e attacco D04: Dettag al ex D02: Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in D03: Solaio di base areato. Scala 1/20. D04 D02 A01 A01 Scala 1/20. Statigrafia : Statigrafia serbatoio. serbatoio. S calcestruzzo Statigrafia: Scala 1/20 Scala 1/20 e rete elettrosaldata. Scala 1/20. Scala 1/20 : D01: Solaio di base aereato Statigrafia: Statigrafia: Statigrafia: - Terra. Spessore min. 8 cm - Terra. Spessore min. 8 cm - Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey. Statigrafia:
- Tessuto 5 mm - Tessuto filtrante. Spessore 5 mm A01| Parete - Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipofiltrante. MarazziSpessore Trevere Grey. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm)A01| Parete esterna. Dall'interno verso l'esterno: - Elementi drenanti con riserva d'acqua - Doppio strato di cartongesso con barriera alPiastrelle vapore interposta, - Doppio tipo Eco str - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei-Keraflex. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm)- Elementi drenanti con riserva d'acqua Pavimentazione. in gres porcella 100 Ouatéco. Spessore 2x12,5mm. 100 Ouatéc - Barriera antiradice doppia. Spessore 10 mm - Barriera antiradice doppia. Spessore 10 mm Spessore 5 mm - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) 4 4 - Massetto di pendenza in calcestruzzo. Spessore 3 cm - Massetto di pendenza in calcestruzzo. Spessore 3 cm e guaina - Montante in poliet Spessore 5 mm - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm.- Montante in acciaio zincato con giunti verticali elastici - Strato adesivo a base cementizia additivat 1 1 - Guaina impermeabilizzante a base bituminosa. Spessore 1 cm - Isolante termico in lana di vetro. Spessore- Isolante - Isolante te lana di ve - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm.- Guaina impermeabilizzante a base bituminosa. Spessore 1 cm 8 cm. termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in Spessore 5 mm - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in - Isolante lana di vetro. termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 80+80mm. Spessore 80 - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 - Massetto di completamento con rete elettrosaldata in pannelli rigidi in lana di vetro. Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. Spessore 10 cm. Spessore 10 cm. Montante in acciaio Montante - Vespaio areato realizzato con igloo di altezza 40 cm - Massetto di completamento con rete elettrosaldata Isolante termico in lana di vetro.Isolante Spessore Isolante termoacustico in- lana di vetro. Spessore 60mm. term - Barriera al vapore - Barriera al vapore - Magrone - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Massetto di completamento con- Lastra rete elett 2 con rete elettrosaldata 2 armato a rinforzo- delle Lastravecchie in cartongesso. Spessore 12,5mm. in ca - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Massetto di completamento - Trave in acciaio IPE 450 - Cordolo in calcestruzzo fondazioni Vespaio areato realizzato con igloo di alte - Intercapedine con giunto sismico. Spessore 15cm. - Intercaped - Lamiera grecata. - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con cameraSpessore d'aria per7,5 cm. - Magrone - Trave in acciaio IPE 450 - Struttura del'ex serbatoio, con controventi esistenti nell'intercapedine. - Struttura d passaggio di impianti. Spessore pannello-4Trave cm. in acciaio IPE 450 Spessore 22 cm. - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera -d'aria Controsoffitto per con pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per - Cordolo in calcestruzzo armato Spessore a rinforzo22 - Lastra di rivestimento esistente riverniciato di bianco. - Lastra di ri passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm. passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
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D02: Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento D02: Solaio in intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo e rete elettrosaldata. Scala 1/20. calcestruzzo e rete elettrosaldata. Scala 1/20. Statigrafia: Statigrafia: - Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere - Pavimentazione. Grey. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei - StratoKeraflex. adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. Spessore 5 mm Spessore 5 mm - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. lana di vetro. - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera -d'aria Controsoffitto per con pannelli in gesso alleggerito con camera d'aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm. passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
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1. Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento 1. Solaio int in calces e rete elettrosaldata e rete elettr 2. Trave alveolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per2.passaggio Trave alve d'impianti d'impianti 3. Pannello in gesso alleggerito. Spessore 4cm. 3. Pannello
D03: Solaio di base areato. Scala 1/20. Statigrafia:
D03: Solaio Statigrafia:
- Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere - Pavimentaz Grey Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) Texture cem - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei - StratoKerafl ades Spessore 5 mm Spessore 5 - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. - Massetto d - Isolante termico in lana di vetro. Spessore 8 cm. - Isolante ter - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Massetto d - Vespaio areato realizzato con igloo di altezza 40 cm - Vespaio are - Magrone - Magrone - Cordolo in calcestruzzo armato a rinforzo delle vecchie fondazioni - Cordolo in
GSEducationalVersion
D03
Piano 3 Biblioteca e sala congressi scala 1/200
glio parete a secco esterna, solaio intermedio e attacco al ex Scala 1/20.
D02: Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo e retre elettrosaldata esterna. Dall'interno verso l'esterno: Statigrafia: ofoil rato ditipo cartongesso barriera al vapore interposta, tipo Ecofoil anato Marazzi con Trevere Grey. co. Spessore 2x12,5mm. - Pavimentazione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey. tilene in acciaio zincato con giunti verticali elastici e guaina in polietilene to con resina tipo Mapei Keraflex. Texture cemento chiaro (10x70xS.0,8 cm) ermoacustico etro. tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. - Strato adesivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. 0+80mm. Spessore 5 mm in acciaio emoacustico 8 cm. - Massetto di allettamento. Spessore 4 cm. in lana di vetro. Spessore 60mm. trosaldata - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. artongesso. Spessore 12,5mm. ezza 40 cm - Massetto di completamento con rete elettrosaldata dine con giunto sismico. Spessore 15cm. del'ex serbatoio, con controventi esistenti nell'intercapedine. - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. 2delle cm. vecchie fondazioni - Trave in acciaio IPE 450 ivestimento esistente riverniciato di bianco. - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d’aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
termedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo struzzo rosaldata oeolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per passaggio
D03: Tetto giardino con struttura portante in acciaio. Statigrafia:
D04: Dettaglio parete a secco esterna, solaio intermedio e attacco al ex serbatoio Statigrafia:
- Terra. Spessore min. 8 cm - Tessuto filtrante. Spessore 5 mm - Elementi drenanti con riserva d’acqua - Barriera antiradice doppia. Spessore 10 mm - Massetto di pendenza in calcestruzzo. Spessore 3 cm - Guaina impermeabilizzante a base bituminosa. Spessore 1 cm - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 10 cm. - Barriera al vapore - Massetto di completamento con rete elettrosaldata - Lamiera grecata. Spessore 7,5 cm. - Trave in acciaio IPE 450 - Controsoffitto con pannelli in gesso alleggerito con camera d’aria per passaggio di impianti. Spessore pannello 4 cm.
A01| Parete esterna. Dall’interno verso l’esterno: - Doppio strato di cartongesso con barriera al vapore interposta, tipo Ecofoil 100 Ouatéco. Spessore 2x12,5mm. - Montante in acciaio zincato con giunti verticali elastici e guaina in polietilene - Isolante termoacustico tipo Compatto 533 in pannelli rigidi in lana di vetro. Spessore 80+80mm. - Montante in acciaio Isolante termoacustico in lana di vetro. Spessore 60mm. - Lastra in cartongesso. Spessore 12,5mm. - Intercapedine con giunto sismico. Spessore 15cm. - Struttura del’ex serbatoio, con controventi esistenti nell’intercapedine. Spessore 22 cm. - Lastra di rivestimento esistente riverniciato di bianco.m.
1. Solaio intermedio in acciaio con massetto di completamento in calcestruzzo e rete elettrosaldata 2. Trave alveolare in acciaio IPE 700 tipo ACB con foratura per passaggio d’impianti 3. Pannello in gesso alleggerito. Spessore 4cm.
in gesso alleggerito. Spessore 4cm.
o di base areato. Scala 1/20.
y. zione. Piastrelle in gres porcellanato tipo Marazzi Trevere Grey. mento chiaro (10x70xS.0,8 cm) flex. sivo a base cementizia additivato con resina tipo Mapei Keraflex. 5 mm di allettamento. Spessore 4 cm. rmico in lana di vetro. Spessore 8 cm. di completamento con rete elettrosaldata eato realizzato con igloo di altezza 40 cm
n calcestruzzo armato a rinforzo delle vecchie fondazioni
D04
D01
Sezione prospettica scala 1/100
Tavola 10 Coworking, biblioteca, spazi polifunzionali 3