TAM_9.0 di Alessio Gradogna

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ALESSIO GRADOGNA

TAM_9.0


Copyright © 2011 CIESSE Edizioni Design di copertina © 2011 CIESSE Edizioni TAM_9.0 di Alessio Gradogna Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per la pubblicazione e/o l’utilizzo della presente opera o di parte di essa, in un contesto che non sia la sola lettura privata, devono essere inviate a: CIESSE Edizioni Servizi editoriali Via Conselvana 151/E 35020 Maserà di Padova (PD) Telefono 049 78979108/8862964 | Fax 049 2108830 E-Mail redazione@ciessedizioni.it | P.E.C. infocert@pec.ciessedizioni.it ISBN eBook 978897277804 Collana PINK http://www.ciessedizioni.it NOTE DELL’EDITORE Il presente romanzo è opera di pura fantasia. La lettura è consigliata a un pubblico adulto e consapevole. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.


Quest’opera è stata pubblicata dalla CIESSE Edizioni senza richiedere alcun contributo economico all’Autore.


BIOGRAFIA DELL’AUTORE Alessio Gradogna è nato in Piemonte nel 1978. Laureato in Lettere, opera nel campo della scrittura, del giornalismo e della critica cinematografica. Negli anni ha collaborato con diversi siti e riviste specialistiche (Effetto Notte, Nocturno, Inside, Guida Cinema Horror Supereva), nel 2004 ha vinto una delle sezioni del premio nazionale di critica Giovane e Innocente, e ha pubblicato due libri di saggistica: Tokyo Syndrome (con Fabio Tasso, 2006) e I dannati e gli eroi (2008). Un nuovo testo, dedicato al cinema di Frank Darabont, uscirà nell'autunno 2011. Dal 2005 è redattore del web magazine Sentieri Selvaggi, dal 2008 gestisce il blog Cinemystic, e collabora saltuariamente con altri siti. Frequenta i festival di cinema con accredito stampa, e nel 2010 è stato membro della giuria internazionale del Ravenna Nightmare Film Festival. In ambito letterario, nel 2010-11 alcuni suoi racconti di narrativa sono stati selezionati e inseriti all'interno di varie antologie. TAM_9.0 è il suo primo romanzo. BIBLIOGRAFIA Libri “Tokyo Syndrome – Le nuove frontiere dell'horror giapponese” (Falsopiano, 2006) “I dannati e gli eroi – Il cinema di Guillermo Del Toro” (Il Foglio, 2008) Racconti pubblicati in antologia collettive “365 racconti erotici per un anno”, Delos Books, 2010. Presente con il racconto “Alchimia”.


“Libri, Ragazze e Maturità”, SensoInverso Edizioni, 2010. Presente con il racconto “La bambina nel parco”. “I sentieri del cuore”, Montag Edizioni, 2010. Presente con il racconto “Il mare e la fata”. “Pater Noster”, Edizioni Il Foglio, 2010. Presente con il racconto “Rimetti a noi i nostri debiti”. “365 storie cattive”, antologia realizzata a scopo benefico per A.I.S.EA. Onlus, 2010. Presente con il racconto “Undici Fantasmi”. “Il vuoto che occupa spazio”, Perrone LAB, 2011. Presente con il racconto “Gocce di cristallo”.


A te, mio piccolo Angelo.


- PREMESSA Il termine ossessione deriva dal latino obsidere, ovvero assediare. Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini a vario contenuto che occupano la mente del soggetto procurandogli un vivo disagio. Possono essere ricorrenti, quando si presentano con elevata frequenza, o persistenti, quando sono continue e non possono essere allontanate. Talvolta il contenuto delle ossessioni è in disaccordo con il modo consueto di comportarsi, e spesso diventa sgradevole, ripugnante, inaccettabile, in totale estraneità con il proprio modo di essere. In altri casi invece non è il contenuto in sé a essere considerato disturbante e insopportabile, ma un'idea, un pensiero, o immagini che tornano a occupare in continuazione la mente del soggetto, senza tregua, impedendogli di pensare ad altro. La presenza di idee ossessive provoca sentimenti di ansia, stress, marcata sofferenza, e compromette la capacità di prestare attenzione e concentrarsi. Di conseguenza, il disturbo interferisce in modo significativo con la vita sociale, professionale e familiare. Le prime descrizioni di sintomi ossessivi risalgono al Medioevo, ma solo nel diciannovesimo secolo si è iniziato a studiarne le caratteristiche cliniche. Oggi è possibile combattere il disturbo attraverso terapie farmacologiche o psicoterapeutiche.


Alcuni individui, però, tentano di risolvere il problema da soli, in autonomia. Non sempre ci riescono.


-1«Tam, sei sveglia?» «Mm, sì.» «Senti una cosa.» «Dimmi.» «Da qualche giorno ho in testa un pensiero ricorrente. Il presupposto è questo: io e te, a letto, siamo bravissimi. Abbiamo un'intesa fisica strepitosa. Facciamo sesso fino allo sfinimento, senza vergogna, senza inibizioni di alcun tipo, in completa sintonia. Siamo due amanti magnifici. A questo punto mi chiedo: perché non troviamo un modo per guadagnare un po' di soldi?» «Eh? Cosa vorresti dire?» «Sì, cioè, non lo so, mi è solo venuto in mente che potremmo sfruttare la nostra abilità per trarne qualche vantaggio.» «Vuoi che vada sui marciapiedi a prostituirmi? Vuoi aprire un bordello? Costringermi a girare filmini hard da spedire ai produttori? No grazie.» «Ma no, che hai capito. Non voglio mica che tu faccia la puttana. Però posso farti una domanda?» «Uhm, soltanto se non è troppo personale.» «Tam, lo sai, non ti ho mai chiesto niente. Tu hai la tua vita, io ho la mia. Va bene così, non ho mai voluto saperne di più. Però una cosa vorrei che me la dicessi: quanto guadagni al mese?» «Questa mi pare una domanda abbastanza personale.»


«Dai su, so a malapena che lavoro fai, non voglio i particolari. Dimmi solo quanto porti a casa di stipendio, grossomodo.» «1200 euro al mese, se faccio qualche mezz'ora di straordinario.» «Ecco, perfetto. 1200. Ti bastano?» «Per vivere? Sì, mi bastano.» «Sicura?» «Sì. Oddio, diciamo che me li faccio bastare. In realtà, con tutte le spese che ho, non mi resta granché.» «Appunto, lo immaginavo. E allora, porca miseria! A letto abbiamo un'alchimia perfetta, viviamo il sesso in completa libertà, senza stupidi tabù. Perché non sfruttiamo questa capacità per raccattare un po' di soldi e toglierci qualche sfizio? Cazzo, io guadagno ancora meno di te, non posso permettermi praticamente niente al di fuori dell'affitto, dei viveri e delle bollette. Mica mi dispiacerebbe avere una seconda entrata.» «Mm.» «Che ne dici?» «Non saprei. Cado dalle nuvole. Mi hai spiazzato. Nessuno mi aveva mai fatto una richiesta del genere.» «Lo immagino, ma io non sono come gli altri.» «Be', su questo non ci sono dubbi. Comunque, mettiamo il caso che io accettassi questa bizzarra richiesta: come li raccattiamo questi soldi?» «Non lo so ancora. Era solo per abbozzare il


discorso. Pensiamoci su, perlomeno. In fondo, che male ci sarebbe?» Già, che male ci sarebbe stato? Nessuno. A patto di essere entrambi d'accordo. Non l'avrei mai costretta a fare qualcosa contro la sua volontà. In ogni caso Tamara era una donna forte, sicura di sé, niente affatto disposta a farsi sottomettere, oltretutto da un uomo con cui non aveva legami sentimentali. Qualsiasi cosa avessimo deciso, l'avremmo messa in pratica soltanto se lei fosse stata d'accordo in tutto e per tutto. Nei giorni seguenti cercai di lasciare in disparte questa strana idea. Tentai di concentrarmi sul mio lavoro. Gestivo una piccola ditta individuale dedicata all'assistenza informatica. Offrivo i miei servizi per la realizzazione di siti internet privati e aziendali, e di tanto in tanto mi dedicavo anche alla riparazione di computer guasti. Dopo anni trascorsi a fare lavori umilianti, al cospetto di padroni ignoranti e supponenti, schiavisti e opportunisti, mi ero rotto le scatole; avevo deciso di provare a mettere in piedi un'attività mia, per operare in autonomia. Avevo chiesto qualche soldo in prestito ai genitori, ed ero riuscito a creare la mia piccola azienda. Entrare nel giro era stato complicato e snervante. Cercavo di pubblicizzare in ogni modo la ditta, e non ottenevo alcun riscontro. Poi, poco alla volta, con fatica, erano arrivate le prime telefonate e, come


spesso capita in questi casi, il passaparola aveva fatto il resto. Dopo un paio d'anni, però, mi ero già stufato. Il lavoro era discontinuo, periodi buoni in cui dovevo sgobbare come un mulo per rispettare le scadenze, altri in cui mi giravo i pollici per giorni interi. La concorrenza sul mercato era notevole, e sempre crescente. Riuscivo a malapena a pagare l'affitto di casa e le spese basilari, ma ero sempre in angoscia, con il timore di veder sfumare di punto in bianco la minuscola fetta di mercato ottenuta con tanto sforzo, e ritrovarmi all'improvviso in rosso. Un'entrata aggiuntiva mi avrebbe fatto comodo, eccome. Anche perché, un po' come tutti, covavo la vaga utopia di lavorare poco e guadagnare tanto. Ogni tanto progettavo qualche viaggio in giro per il mondo, avevo voglia di esplorare terre lontane e ambienti nuovi, sognavo l'Australia e la Scandinavia, l'Irlanda e l'Alaska, ma i soldi erano sempre troppo pochi. Le serate passate davanti a Internet a studiare affascinanti mete e sfavillanti itinerari sfociavano nella sconfitta e nella disillusione, ogni qualvolta mi rendevo conto di non potermi permettere un bel niente. Anche solo acquistare la lingerie per Tamara era una spesa imponente, con la quale talvolta finivo per sforare il risicato budget, e poi penare in attesa dei successivi pagamenti dei clienti. Se dunque una delle mie poche abilità stava nel sesso, perché non sfruttarla? A qualsiasi altra donna bacchettona e insipida, imprigionata da pudori e sensi


di colpa, non avrei nemmeno azzardato una simile proposta. Ma Tamara, da questo punto di vista, era la perfetta metĂ del cielo: libera come una farfalla nel vento, impetuosa come una folgore d'inestimabile energia. Restava soltanto da scoprire come mettere in pratica il mio intento. Mi guardavo intorno, girovagavo sul web, pubblicavo qualche sciocchezza sui piĂš comuni social network, ascoltavo dischi, cercavo di lavorare, ma la mente tornava ogni volta su quella strada, e scavavo nei meandri del pensiero. Senza risultato. Una sera, a tarda ora, con noncuranza e noia sedevo sul divano con una birra in mano, saltabeccando senza logica da un canale all'altro della Tv satellitare, tra la millesima replica di un telefilm americano con vampiri bellocci e poco credibili, un fantasioso programma di ricette di cucina, un film western in bianco e nero che conoscevo quasi a memoria. All'improvviso, per puro caso, mi ritrovai a guardare un documentario, in onda in quel momento, che trattava un fenomeno in rapido sviluppo: il mondo delle webcam girls. Furono sufficienti pochi secondi per catturare la mia attenzione. Stavo per vendere l'anima al diavolo. Se solo me ne fossi reso conto, tanto dolore sarebbe stato risparmiato. Ma il destino era pronto per giocarmi un brutto, bruttissimo scherzo.


-2La relazione tra me e Tamara durava ormai da qualche mese. In realtà il termine relazione non è esatto: tra noi infatti non c'era amore, ma soltanto sesso. Splendido e soddisfacente sesso. Ognuno viveva la propria vita; l'accordo implicito che avevamo stabilito fin dal primo istante non prevedeva alcun coinvolgimento sentimentale. Certo, in questi casi di solito i sentimenti nascono da soli, come le canzoni, e porre delle regole può risultare inutile, deprecabile, o perfino deleterio. A volte però capita che due persone riescano a raggiungere una perfetta unione di intenti con naturalezza, senza sforzo e compromessi; così era stato per noi. Io e Tamara eravamo una coppia soltanto quando si trattava di unire i nostri corpi in amplessi variegati, furiosi ed eccitanti. Lei veniva spesso a trovarmi, si fermava qualche ora, oppure, di rado, la notte intera. Una volta terminato il delirio dei sensi, le nostre esistenze riprendevano il corso di sempre. Il mio Angelo del sesso, il mio Demone della lussuria, lavorava come addetta ufficio stampa in una piccola casa editrice specializzata in racconti e romanzi di fantascienza. Era una donna scaltra, decisa, convinta delle proprie qualità, sicura di sé. Non tentennava mai, sapeva sempre quello che voleva, combatteva per raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, e affrontava la vita a testa alta,


camminando con i piedi ben saldi a terra, senza mai smarrire la retta via per giungere alla meta. Questa almeno era l'impressione che mi dava. In realtà di lei sapevo ben poco, al di fuori delle scarne informazioni che aveva voluto raccontarmi durante le nostre prime chiacchierate, in quelle sere in cui, uscendo con un paio di amici, l'avevo conosciuta partecipando a un concerto all'aperto. Non amava molto parlare di se stessa. Le piaceva mostrarsi misteriosa e distaccata, e questo aspetto la rendeva ancor più seducente. Gli uomini non restavano indifferenti al suo passaggio. Tamara lo sapeva benissimo. Dietro a quegli occhi da cerbiatto si nascondeva una cacciatrice selettiva e affamata, capace di sfruttare la stupidità ormonale del genere maschile per procacciarsi il cibo che serviva a nutrire la sua passione. Bastava uno sguardo ammiccante, un sorriso languido, un movimento improvviso e studiato, affinché gli interlocutori rimanessero ipnotizzati dalla sua sensualità; lei giocava con loro, e ne traeva piena e assoluta soddisfazione. Era bella senza essere appariscente, e sapeva mettere in mostra le sue qualità senza eccedere in virtuosismi estetici. Alta circa un metro e settanta, fisico asciutto, ma non scheletrico, capelli rossi come il fuoco che le ardeva nelle vene, lentiggini che tentava inutilmente di nascondere con il trucco, seno di media grandezza, sedere alto, gambe slanciate, caviglie strette; una donna semplice ed essenziale, appetibile e piacevole, vera e concreta.


Anch'io non fui capace di rimanere immune all'aurea che la circondava, simile a un segreto perverso da scartare poco alla volta come una dolce caramella alla frutta. In quel periodo ero appena uscito da una relazione dolorosa e deludente, colma di incomprensioni e accuse reciproche; avevo voglia di divertirmi senza troppe complicazioni. Dopo qualche breve chiacchierata la invitai una sera da me. Così, tanto per provare. Accettò, e in quell'istante mi sembrò di vedere una luce sbarazzina uscirle dagli occhi, come un lampo che preannuncia un ricco e rumoroso temporale. Abitavo da solo, il mio piccolo alloggio già in passato era stato teatro di incontri piccanti con donne che però mi avevano quasi sempre lasciato insoddisfatto: troppo leziose, timide, incostanti, insicure, bigotte. Per me il Sesso è sempre stato un'Arte, e in quanto tale volevo una compagna che soffocasse qualsiasi tipo di inibizione, per affondare con completa voluttà nell'abisso del piacere, senza costruire muri di omertà. La ricerca era proseguita negli anni, ma in nessun caso avevo trovato il soggetto che finalmente potesse rispondere al mio desiderio. Alla fine mi ero rassegnato, mi accontentavo di rapporti spesso banali, scontati, freddi, noiosi, con i quali soddisfare la mia voglia immediata, per poi dimenticarli nel volgere di poche ore. O minuti. Quando però Tamara entrò per la prima volta nel mio limitato ma accogliente giaciglio, i suoi movimenti rapidi, curiosi e taglienti mi fecero subito capire che in lei c'era qualcosa di diverso e unico.


Iniziammo a parlare, più che altro per riempire il pericoloso senso di imbarazzo, e quasi subito mi accorsi di essere eccitato fino a sfiorare il limite della sopportazione. Esitai, temendo di affrettare troppo i tempi e rovinare tutto, ma non ebbi nemmeno il tempo di studiare la situazione; fu lei ad avvicinarsi a me, posare le sue gambe sulle mie, e darmi un lieve bacio che lasciava presagire tesori preziosi e fiabe incantevoli. Ciò che seguì accadde come in un sogno, veemente e senza respiro. Tastai il suo corpo e, incapace di resistere oltre, le tolsi i vestiti di dosso, in fretta. Mano a mano che la sua pelle nuda si presentava ai miei occhi, cercai di baciarne e assaporarne ogni centimetro, con la mente annebbiata da una scriteriata ed eccezionale sete di possesso. La leccai ovunque, ascoltando i suoi gemiti intensi e sempre più acuti. Respirai a fondo per inalare il suo odore stordente, e la trascinai con forza verso la camera da letto. Lasciai che mi spogliasse, le consegnai il mio corpo pregandola di farne tutto ciò che voleva, e ammirai la sua incontestabile bravura. Quando già ero sull'orlo dell'orgasmo la fermai, misi all'opera la mia lingua per esplorarla dappertutto, e ascoltai la sua estasi. Infine la presi, scavando nel profondo dei nostri sensi. Me ne staccai molti minuti dopo, esaltato e ubriaco, distrutto e sconvolto. Nei giorni successivi rimasi incollato alle sensazioni indefinibili di quella notte di passione. Sentivo l'odore della sua pelle dappertutto, rivivevo nella mente ogni istante di contatto con quel corpo nudo e bollente,


facevo fatica a concentrarmi sulle ovvie e misere attività quotidiane. Tamara mi aveva stregato, compiendo uno strepitoso maleficio da cui faticavo a staccarmi, e fremevo dalla voglia di rivederla il prima possibile. Dal momento in cui c'eravamo salutati non si era fatta più sentire, e in fondo mi andava anche bene così. Se infatti avesse iniziato a starmi addosso, oppure a mostrare un qualche sentimento nei miei confronti, con ogni probabilità il gioco sarebbe diventato troppo complicato, e sarebbe finito subito dopo essere cominciato. Per questo motivo, proprio per evitare lo stesso tipo di probabile reazione, non mi ero fatto vivo nemmeno io. Non sapevo neppure se fosse sposata o fidanzata. Lei non aveva chiarito nulla in merito e io non mi ero azzardato a domandare. In fondo non me ne fregava nulla. Volevo soltanto il suo corpo, di nuovo, per goderne come e più della prima volta. Dopo un paio di settimane da quella notte umida e incantata mi decisi infine a chiamarla, per invitarla una seconda volta da me. Nel momento in cui componevo il suo numero sudavo freddo, colto dal timore che potesse declinare la proposta. Invece mi disse sì, senza esitazioni. Fissammo un appuntamento, e ci salutammo in un istante. Niente convenevoli, né frasi inutili, né considerazioni farlocche sulle previsioni del tempo o la congiuntura


economica o le rispettive giornate lavorative; benissimo, non potevo chiedere di meglio. Nel giorno prefissato, Tamara arrivò con una camicetta blu come l'acqua del mare e una magnifica gonna lunga che la faceva sembrare una piccola Dea di un mondo lontano. Ebbi a malapena il tempo di chiudere la porta. Mi saltò addosso con foga ancora più accentuata rispetto alla volta precedente. Ero già schiavo di una straordinaria febbre che mi conduceva verso il delirio. Questa volta l'estasi durò per quasi tutta la notte. Tamara mi tolse i vestiti, si spogliò con eleganza, e si mise sopra di me, al contrario. Strofinò il suo sesso caldo e umido sulla mia bocca, rischiando di soffocarmi, e dall'altra parte cominciò a impadronirsi con disarmante sicurezza del mio membro pulsante e in vigorosa erezione. Restammo in questa posizione per un tempo infinito. Poi guardandomi negli occhi mi baciò, assaporando con la lingua il suo stesso sapore. Il mondo intorno a noi non c'era più. Nascosto, dissolto. I suoi capelli rossi come le fiamme dell'Apocalisse dondolarono a lungo, sopra e sotto di me; tutte le mie energie fisiche e mentali furono risucchiate dagli umori dell'Amazzone lasciva che da tanto tempo stavo cercando, e che forse ora, finalmente, avevo trovato.


-3Non ne aveva mai abbastanza, la mia Tamara. Per lei il sesso era libertà , appagamento, pienezza dei sensi, totale emancipazione nei confronti dei ruoli e delle regole. Snobbava qualsiasi imbarazzo e inibizione, non si stancava mai, amava il suo corpo e godeva nel saperlo ammirato da chi le stava accanto. Con sapienza sfruttava ogni lembo di pelle nuda per attirarsi il mio sguardo famelico, e quando era nel letto diventava una furia, una belva senza limiti, una Mantide che mi prendeva per mano per condurmi fino ai corridoi del Paradiso. Avevamo preso l'abitudine di vederci circa una volta alla settimana. Quando organizzavamo una serata insieme, arrivava da me all’ora stabilita, sempre puntualissima. Non sopportavo i ritardatari, e lo sapeva. Nelle ore che precedevano l'evento vacillavo in una sorta di oblio; l’aspettavo preda di un desiderio incontrollabile, sentendo un prurito di piacere che mi attraversava ogni organo vitale. Tra noi c'era sempre poco dialogo, ma tanta sostanza. Continuavamo a sapere poco delle reciproche vite, e nessuno dei due era interessato ad approfondire l'argomento. Con gli amici comuni facevamo finta di niente, mantenevamo segreto il nostro rapporto, e vivevamo al colmo dell'intensità il labirinto di piaceri che si era instaurato tra noi. Certe volte arrivava, entrava in casa, chiudeva la porta, e non mi salutava nemmeno. Mi rivolgeva uno


dei suoi sguardi assatanati, e cominciava subito a spogliarsi. Si toglieva di dosso i vestiti con sopraffina destrezza, senza fretta. Era erotica, mai volgare. Si levava il maglione o la camicia, si sfilava la gonna e le calze, mi lasciava intravedere il fiore del suo destino, lo nascondeva, si beava della mia disperata voglia di lei, si liberava di quel poco che le restava addosso, e me la ritrovavo davanti, nuda e seducente come la Venere di ogni Mito e leggenda. Altre volte invece mi sussurrava un debole ciao accompagnato dal solito sguardo ammiccante, mi sfiorava le labbra con un lievissimo bacio, e si chiudeva in camera. Io aspettavo fuori, con la testa pesante e i sensi allertati. Dopo un paio di minuti mi chiamava, aprivo la porta della camera, e la vedevo sul letto, messa a quattro zampe, senza vestiti, con il sedere in primo piano puntato verso di me, la sua merce in mostra senza vergogna e senza ritegno. Restavo ipnotizzato per un istante, poi mi avvicinavo, la sfioravo tra le natiche e poco più giù, la sentivo già bagnata, e tutto il mondo al di fuori di quella camera ancora una volta scompariva. Nelle ore successive non esisteva nient’altro al di fuori di lei, la sua bocca incontenibile, le più fantasiose posizioni da sperimentare, e il suo corpo divino da suggere fino all’impossibile. Altre volte invece indossava uno dei completini di lingerie che avevo iniziato a comprarle. Li tenevo tutti in un borsone, a casa mia, e quando ne aveva voglia lo apriva, indugiava un po’ sui vari modelli, e sceglieva quello che più la ispirava. Una semplice sottoveste nera, un completo di pizzo blu e viola, un reggiseno


senza spalline, un’elegante guêpière rossa traboccante di merletti, un reggicalze, un perizoma quasi invisibile, un baby doll multicolore; c’era ampia scelta, non metteva mai due volte di fila lo stesso indumento. Ero diventato un assiduo cliente del sexy shop nascosto in una via periferica del paese vicino, e spendevo un sacco di soldi per comprarle questi completi. Vederli addosso a lei, però, mi ricompensava di ogni follia economica. Con gli interessi. Tamara voleva scopare sempre, anche per notti intere, prosciugandomi di ogni energia. Quando giungevo al culmine del piacere, all’apice dell’abisso del pensiero, restavo disteso al suo fianco per qualche minuto, senza nemmeno avere più la forza per respirare. Poi con gran fatica mi alzavo dal letto disfatto, mi avviavo strascicando i piedi verso il salottino che avevo arredato con mobili di seconda mano, prendevo una sigaretta, la fumavo con tutta la voluttà dell’universo, andavo a farmi una doccia rigeneratrice, mi sedevo un attimo sul divano. Pochi minuti dopo andava in bagno anche lei, tornava da me, alzavo gli occhi, e notavo di nuovo quello sguardo da lince affamata. Si nutriva di sesso. Si nutriva della mia carne. Acquistava forza vitale ogni volta che godeva, e che faceva godere me. Talvolta ero talmente sfinito che dovevo quasi implorarla di concedermi ancora un po’ di tempo per ritrovare l'ispirazione. Ma non sentiva ragioni, e cominciava a masturbarsi, a pochi centimetri da me, lasciando che ammirassi dalla


prima fila quello spettacolo sublime, cominciando a gemere come una ninfa dell’Eros, bagnandosi di nuovo. A quel punto la razionalità e le limitazioni fisiche andavano a farsi benedire, il membro tornava a invocare battaglia, e non potevo esimermi dal rituffarmi su di lei, e ripartire daccapo. Avevo raggiunto la panacea di ogni mio sogno legato al sesso. L'idea di guadagnare qualche soldo grazie a questa virtù non mi sembrava affatto perfida o immorale, tutt'altro. Mi era venuta così, in un lampo, e non mi era più uscita dalla testa. Ero ancora fermo sui binari dell'intenzione. Come farlo? Non riuscivo a risolvere l'enigma. Quella sera, però, davanti alla Tv, un mondo affascinante mi si aprì davanti. Eureka. Mi sarei pentito di non essere andato a dormire presto.


-4Nel documentario, girato con uno stile ironico ma anche preciso e professionale, si vedeva una ragazza ventenne che parlava con l'intervistatrice, raccontando la sua esperienza personale. Stanca di lavori squallidi e sottopagati, aveva iniziato quasi per gioco la sua avventura tra le webcam girls, inscrivendosi a uno dei siti specializzati nel quale numerose modelle offrivano i propri servizi agli utenti, chattando con loro e poi esibendosi in spettacoli privati in cui davano fondo a tutte le loro capacità erotiche. Non era obbligatorio farsi vedere in viso, ed era preferibile mantenere l'anonimato. I gestori del sito cercavano di proteggere le ragazze da qualsiasi malintenzionato. Era un lavoro divertente e piacevole, da gestire in completa autonomia, senza pericoli, e soprattutto foriero di guadagni sorprendenti. L'intervistata raccontava come arrivasse ad accumulare 2000 euro al mese, lavorando poche ore al giorno, senza obblighi né vincoli legati a giorni e orari. Il 50% degli incassi era suo, il resto andava al sito; i soldi erano accreditati con regolarità, ogni mese, sul suo conto corrente. Poteva scegliere se fare spettacoli soft o hard, mettere in vendita foto o video, e gestiva il tutto da casa sua, in una piccola cameretta attrezzata con un computer, una webcam e poco altro, in un ambiente arredato con gusto e semplicità. La protagonista del documentario narrava le sue iniziali perplessità sulla reale possibilità di avere un


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