XTREMEstuff Magazine N°9 by Alessandro Cirina

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SOMMARIO Xtreme NOVEMBRE / DICEMBRE

ANNO 2006

Numero 09

Sommario

Xtreme sport

SPORT

16 Big Mountain Freesking

Lo sci ‘estremo’ praticato su percorsi montagnosi.

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di sulle gran sposta ettano o sci si che prog ione dell i coloro L’evoluz tà. essa tutt in real e e con sogni montagn ano i loro trasform idee e nuove

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Xtreme sport

22 Back Country

Snowboard ‘offroad’ lungo la via della seta.

28 New Zealand Wanaka

Dove outdoor e sport estremi sono un lifestyle.

32 Cartier Polo e World Cup

La divertente versione ‘innevata’ del polo a St.Moritz.

36 La Capoeira

L’arte marziale tra cultura e folclore.

40 Il Parcour

La città affrontata superando gli ostacoli. ��

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Activision Italia skatea anche quest’anno tra le star della gara ��

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ETNIES European Open 2006

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56 Francesco Molinari

Il giovanissimo golfista torinese che ha vinto l’Italian Open.

60 Le origini di uno sport…brutale!

Rugby: la nazionale italiana in azione tra grinta, agonismo e sportività, un concentrato di estrema forza e... "nobiltà"

68 La sfida continua

L’ennesima prova di forza del pilota disabile Luca Tassi.

72 La ‘coniglietta’ volante da record!

78 Ducati e Bayliss: binomio vincente

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L’avventura multidisciplina che ha avuto luogo in Sardegna.

L’attrice e paracadutista Roberta Mancino mostra tutto il suo fascino ad alta quota... senza timore di mostrarsi per noi.

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Xtreme SPORT

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48 Tourist Trophy Adventure

L’avvincente Bike Park a Bergamo con i migliori bikers.

Xtreme sport

a e a Rom tazion Manifes

La più conosciuta manifestazione skate nella capitale.

50 Townhill

Storia del Parkour ��

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44 Etnies European Open

lasciato hanno europei atleti sfidarsi I migliori track per e single amo. sentieri di Berg strade ioevali tra le med

Il pilota chiude la grande stagione Moto Gp e Superbike.

82 I delfini in piscina

Hockey subacqueo in Italia: disciplina per amanti dell’acqua!

64 Josh Lewsy: in copertina

il ‘piccolo’ della nazionale inglese! Il giocatore che durante un placcaggio ha rotto le costole al mitico Mat Rogers e ha segnato cinque mete di punizione… ��

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Novembre - Dicembre

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SOMMARIO Xtreme NOVEMBRE / DICEMBRE

ANNO 2006

Numero 09

Sommario

Xtreme sport

avventura

84 La nave del mistero

Un' immersione a -70 per scoprire un relitto affascinante.

ini di li orig Le nobi ale! .. brut t. or uno sp nza, adra, pote di squ gioco sono le isione azione, lo e prec Determin control by. , agilità, o del rug velocità del gioc enti doti sorprend

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Storia del rugby in italia ��

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88 Alla conquista della Cordillera

L’avventura di Davide Frana in sella alla sua mountain bike.

94 Gsm3 Challenge

Il diario del passaggio nel deserto di Daniele Robino.

ATTUALITA'

98 Giornata Azzurra

Le frecce tricolori nel cielo di Pratica di Mare. Xtreme sport

La sfid a cont inua

Luca Tass i, 16 volt e campion con num e itali erose part ano moto rally ecipazio altri rall ni alla y afric Parigi-D ani dal akar e 2003 e' per una su una sedia a pietra presa male rotelle Oggi ha in moto deciso a 50 all’o di rico ra... minciare a correre in auto

102 Voli virtuali

Folli acrobazie via internet del team IAT.

104 Cinema: ‘The Stone Council’.

L’ultima performance sullo schermo di Monica Bellucci.

106 Libri: da Pechino a Parigi...

15.000 km in macchina in un reportage del 1908.

108 Musica: Snoop Dog

Il nuovo album dell’artista che racconta le sue origini.

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Xtreme sport

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nuvole tra le

LIFESTYLE

118 Gli orologi per le gite fuoriporta

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La nostra scelta tra le migliori marche.

120 I capi più trend per l’inverno Le ultime novità della moda.

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122 Sci, scarponi e… idee regalo ��

Xtreme attualita'

URRA

di Mare Pratica tare di o. to aere tica Mili te even ’Aeronau importan rto dell il piu' L’aeropo ospita Roma, incia di in prov

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110 Al freddo con stile

Affrontare l’inverno con i capi più comodi senza perdere di vista le ultime novità della moda, una sfilata sulle novità.

tista e paracadu , attrice peo , modella rd Euro Mancino al Reco Roberta ecipato ha part passione onista con la professi a atleta, agini ane e bell te imm La giov Freefly… tra in ques mos vuoto, cadute! io nel a para per il lanc con e senz ta: ca e grin sua cari tutta la

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MODA

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Novembre - Dicembre

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Abbigliamento tecnico e prodotti ‘strenna’ per questo Natale.

MOTORI

124 Vacanze sulla neve in famiglia! Gli ultimi modelli 4x4 per non fermarsi mai…

126 Ducati Hypermotard

Una stradale con l’anima sportiva per emozioni forti.

STORY

128 Gita di Backcountry La prima discesa libera sulla neve.

EDITORIALE Xtreme NOVEMBRE / DICEMBRE

ANNO 2006

Numero 09

IN COVER

Josh Lewsey, giocatore della nazionale inglese di rugby; ruolo estremo-ala. Indossa abbigliamento Nike Pro - Dri-FIT. Photocredit: © archivio fotografico Nike

Anno II - Numero 9 - Bimestrale Novembre / Dicembre 2006 www.xtremestuff.it Direttore editoriale e responsabile Gian Luca Corona gianluca@xtremestuff.it Art Director Grafica e impaginazione Alessandro Cirina alessandro@xtremestuff.it Responsabile di Redazione Patrizia Salaris patrizia@xtremestuff.it Redazione David Defilippi, Stefania Corona, Stefano Colacchi, Francesca Savona Hanno collaborato Gianandrea Lecco, Mirta Alessi, Roberto Metifogo Luca Tassi, Daniele Robino Fotografie Photorider, Brunel Ralf MysticFreeride.com Fotografo Ufficiale Stefano Colacchi Ringraziamo Stefania Bosio, Paracentro CrazyFly Nettuno Danila Staffoli, Ivan Luccherini, Davide Frana Distributore per l’Italia Società Europea di Edizioni SpA Via G. Negri, 4 - Milano

Editoriale Siamo giunti alla fine del 2006, per noi un anno non convenzionale, nel corso del quale abbiamo intrapreso un percorso di cambiamento e di crescita. Nello specifico abbiamo voluto “ammorbidire”, editorialmente parlando, i contenuti del nostro magazine. Questa operazione ha portato alla nascita di nuove rubriche quali Moda, Cinema, Musica, Libri, Giochi. Abbiamo voluto orientare maggiormente il magazine verso la moda e renderlo più attento alle tendenze e ai cambiamenti del nostro tempo. Tra le novità che sono lieto di annunciarvi, c’è quella del rapporto di collaborazione con il canale ADVENTURE ONE su SKY. Insieme abbiamo dato vita ad un concorso, che dà la possibilità a tutti i naviganti del sito www.adventureone.it di inviare il racconto della propria avventura e del proprio “diario di viaggio”. Ogni mese, i racconti più coinvolgenti ed interessanti saranno selezionati, e tra questi il vincitore vedrà pubblicato sulla nostra rivista il proprio racconto ed riceverà inoltre in omaggio un abbonamento annuale ad EXTREMESTUFF. Sempre sul sito di Adventure One potrete segnalarci i vostri progetti futuri o le prossime avventure: le redazioni di Adventure One e di “Xtreme Stuff Magazine” potrebbero seguirle e documentarle interamente, dedicando l’articolo centrale del magazine in uscita. Oltre a tutte queste novità, vi posso anticipare la più importante per noi: il cambio di periodicità. Ebbene si, Xtreme Stuff da Gennaio 2007 diventa mensile! Ora dopo tutte queste informazioni, vi consiglio di leggervi in totale relax “natalizio” questo splendido numero, che come sempre è pieno di avventure, personaggi, sport, consigli e tanto altro…. Continuate a mandarci le vostre avventure e considerazioni. Se il nostro magazine sta crescendo è anche grazie a voi! Un fantastico 2007 a tutti voi! Gian Luca

Stampa Arti Grafiche Amilcare Pizzi Milano

Editore Publiteam s.r.l. www.publiteam.com Uffici e sede amministrativa Zona Industriale Truncu is follas 09030 Elmas (CA) Tel. 070 9484010 - Fax 070 9484352 Indirizzo Postale: Publiteam srl - Casella Postale 279 09030 Elmas (CA) Sede Legale Via Togliatti, 78 09028 Sestu (Ca)

Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta responsabilità alcuna per l’Editore. Xtremestuff Magazine è registrato presso il Tribunale di Cagliari al n° 14/05 Codice ISSN 1825-8158

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OnLine Xtremestuff.it Il Magazine dedicato a tutti gli sport NON convenzionali ...e non solo

www.xtremestuff.it Ricco, accattivante e interattivo. Accedi, registrati e diventa anche tu parte attiva del sito... Nelle sezioni dedicate a Voi lettori, potrete pubblicare le vostre esperienze, interagire con il nostro Forum di discussione, lasciare i vostri messaggi nel Guestbook, scriverci le vostre NEWS che pubblicheremo quotidianamente e tanto altro... Sarete Voi, con le vostre avventure, il cuore del sito. Venite a trovarci su www.xtremestuff.it

NEWS Xtreme NOVEMBRE / DICEMBRE

ANNO 2006

Numero 09

Informazione

Le informazioni sono suscettibili di variazione. Eventuali modifiche sono di esclusiva responsabilità delle fonti organizzative dell'evento o manifestazione

15th Asian Games Doha 2006 Dal 1 al 15 dicembre 2006 Si terrà a Doha, Quatar, la quindicesima edizione dei Giochi Asiatici. Gli Asian Games sono secondi per importanza, solo alle Olimpiadi. Le discipline sportive saranno 39 ed i paesi partecipanti 45, dagli Emirati Arabi Uniti al Giappone. La prima edizione degli Asian Games si tenne a Nuova Dehli nel 1951 e vi parteciparono undici Paesi, le discipline erano soltanto sei. Doha, capitale e centro commerciale del Quatar, è una metropoli in rapida crescita. Ospitando gli Asian Games, Doha conferma la propria reputazione di capitale sportiva del Medio Oriente.

Boavista ULTRAMARATHON 2006 Dal 5 al 7 dicembre 2006 La sesta edizione della competizione internazionale di 150 km dedicata agli amanti dell’estremo: si gareggia a Capo Verde, ad una temperatura media di 27°C, con una lieve escursione termica fra il giorno e la notte e bassa umidità, su un percorso tipicamente desertico caratterizzato da ripetuti avvallamenti. I partecipanti hanno 60 ore di tempo per coprire il tracciato lungo 150 chilometri: 60 ore da affrontare in autosufficienza, muniti di uno zaino con sacco a pelo e cibo sufficiente, e con una scorta di 24 litri d’acqua che verrà loro consegnata progressivamente al raggiungimento dei vari punti di controllo, distanti fra loro dai 9 ai 15 chilometri. Per info: www.friesianteam.com

MOTORSHOW 2006 dal 7 al 17 Dicembre 2006 a Bologna Entrato a far parte dall’anno scorso nel calendario OICA, che riunisce tutti i più grandi Car Show internazionali come Francoforte, Detroit, Tokyo e Ginevra, il Motor Show di Bologna ha tutti i numeri per stupire anche quest’anno operatori e pubblico. Le anteprime mondiali saranno quest’anno più numerose di quelle presentate la scorsa edizione. La vetrina bolognese potrà contare sulla presenza di case automobilistiche che coprono il 99% delle quote di mercato. Grande importanza verrà data agli approfondimenti sul tema automobile: ben 26 le conferenze stampa in programma, con la presenza di giornalisti da tutto il mondo. Nella Shell Arena si terranno i test-drive, i trofei monomarca e le esibizioni a due e quattro ruote. Per info: www.motorshow.it

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NEWS Xtreme NOVEMBRE / DICEMBRE

ANNO 2006

Numero 09

Informazione

Le informazioni sono suscettibili di variazione. Eventuali modifiche sono di esclusiva responsabilità delle fonti organizzative dell'evento o manifestazione

SPAR EUROPEAN CROSS COUNTRY CHAMPIONSHIP 10 dicembre 2006 a San Giorgio sul Legnano (Mi) Quest’anno la tredicesima edizione di SPAR European Cross Country Championships si svolgerà a Giorgio su Legnano il 10 dicembre 2006. In quest’occasione verranno anche celebrati i cinquant’anni dell’Associazione Sportiva Sangiorgese, organizzatrice della corsa internazionale di cross country “Campaccio”, che vede impegnati dal 1957 i migliori atleti della disciplina. Per la cittadina di San Giorgio sul Legnano, ospitare la più importante competizione di cross country a livello europeo sarà una sfida da vincere. Tra i partecipanti alla gara ci sarà il sei volte campione europeo di cross country Sergiy Lebid, che dovrà difendere ancora una volta il suo titolo. Info: www.sangiorgio2006.org

Test Day 2007 Porto Cesare spiaggia adiacente Torre Chianca presso il Lido Club Bassamarea. Dal 09/11/2006 al 03/12/2006. Lo splendido litorale della Riserva marina di Porto Cesareo, offre uno scenario ideale e condizioni ambientali adatte alla pratica del kite surf, nato sulle coste hawaiane ed approdato oltreoceano entusiasmando un numero sempre crescente d’appassionati. Organizzato dall’Associazione sportiva dilettantistica “FLY KITE PRO”, presidente Massimiliano Di Cicco, già campione italiano nel 2003 e nel 2004, riconfermato nel 2005, record nazionale di hang time 2006 Red Bull kitemission e patrocinata dal comune di Porto Cesareo, dall’assessorato al demanio ed all’ambiente e l’assessorato allo sport. Riders professionisti come Alberto Rondina campione italiano kitesurf 2006, 1°kitemission 2006, Lorenzo Giovannelli 2° al campionato italiano 06 e 2° nel raking kitemission 06, Erick Volpe 3° classificato campionato italiano 06, Chicco Smeraldi che farà anche da speaker e molti altri ancora, potranno dare dimostrazione in acqua della spettacolarità di questo sport.

Ciaspolada 2006 6 gennaio, (34ª edizione) Val di Non Ciaspole Fondo (Trentino) - E’ certamente la più particolare tra le manifestazioni invernali organizzate in Trentino, ma anche quella che nella sua storia ha ottenuto in assoluto il maggior successo di partecipanti: è infatti passata dai 18 concorrenti presenti alla prima edizione, disputata a cronometro per garantire a tutti di poter gareggiare, considerato l’esiguo numero disponibile di ciaspole (racchette da neve in dialetto noneso), ai 6.337 della 30a edizione. Il successo incredibile della Ciaspolada è legato a due fattori: la sua formula, prima del suo genere in Europa, che vede i concorrenti correre sulla neve calzando delle racchette da neve (ciaspole in dialetto locale), ma anche la professionalità ed il calore umano mostrato dall’organizzazione.

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© 2006 adidas-Salomon AG and Polar Electro Oy. adidas, the adidas logo and the 3-Stripes mark are registered trademarks of the adidas-Salomon Group. The Polar logo is a registered trademark of Polar Electro Oy.

I L P R I M O S I S T E M A D I A L L E N A M E N T O I N T E G R AT O A L M O N D O * adidas e POLAR, leader mondiali nei loro mercati, si sono alleate per unire le più avanzate tecnologie nel mondo del running in un unico sistema di allenamento integrato. Nella T-shirt adiStar Fusion è applicato il trasmettitore POLAR WearLink™ che rileva i tuoi battiti, mentre il sensore di velocità POLAR S3 Stride Sensor™ è inserito nella suola della scarpa adiStar Fusion. Insieme trasmettono le informazioni direttamente al cuore del sistema: il Running Computer POLAR RS800sd™ che ti comunica in tempo reale la frequenza cardiaca, la velocità, la distanza percorsa e i tempi di recupero. È il futuro del running, e comincia qui. PART OF YOUR TRAINING. PART OF YOU.

www.adidas-polar.com *Il primo strumento di allenamento che, integrato nella T-shirt, monitora il battito cardiaco, e inserito all’interno della scarpa da running misura allo stesso tempo la velocità e la distanza percorsa.

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tain n u o Big M Articolo & Raider: Dimitri Rizzi Foto: BRUNEL RALF

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La maggior parte degli sciatori, bravi o meno bravi che siano, amano scivolare dove le piste sono ben battute. Un’altra fetta di sciatori ama invece estraniarsi dalle stazioni sciistiche e solcare montagne completamente sommerse da neve fresca e stare a stretto contatto con la natura... ...C’è una cosa però che gli accomuna, la passione per lo sci. Oltre queste tipologie di sciatori esiste poi una piccola parte di coloro per i quali lo sci è cultura, stile ed evoluzione. Da qualche parte lo chiamano spirito freeski. Il freeski, una specie di pratica dello sci fuori pista con attrezzature moderne e non sci-alpinistiche, mi porta lontano da tutto ciò che è conforme alle norme legate allo sci tradizionale. Il desiderio di evadere, alla ricerca di una solitudine quasi fosse una necessità, mi realizzano come sciatore nonché come persona amante della montagna. Un pretesto giusto per scoprire nuovi posti, conoscere luoghi sempre più belli e tentare nuove discese. La sensazione che provo, a stare su di un pendio dove mi presto a tracciare per primo è indescrivibile. Solo provando, uno può descrivere l’emozione che vive. Questa mia passione mi ha portato a provare un nuovo concetto definito “Big Mountain Freeski”. Niente di trascendentale, solo provare a discendere pendii estremi ma non impossibili e con grandi dislivelli. Sempre alla ricerca della powder, per quanto fosse possibile e

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Non sono alla ricerca dell’estremo o alla scoperta dei miei limiti, voglio solo esprimere tutta la mia passione per la montagna andando semplicemente a sciare. Il mio obiettivo è andare alla ricerca di pendii vergini da solcare per primo senza però mancar di rispetto a colui che ti ospita: la montagna. Velocità ed essere dinamici fanno si che la discesa in powder abbia un gusto diverso dal solito. Questo è quello che inseguo! Questa è la mia cultura! (Dimitri Rizzi)

montagne sui cui lasciare la propria traccia. Come dire: io la su a tracciare per primo. Questa è la mia filosofia. Senza queste motivazioni non avrebbe più gusto per me sciare, quindi è importante essere pazienti affinché le condizioni siano le migliori per provare nuove discese. Le condizioni della montagna sono importantissime per la buona riuscita di una discesa. Inoltre la montagna sappiamo che è un ambiente ostile e imprevedibile per tanto, la conoscenza del terreno e il sapersi muovere hanno una grossa importanza. La base sui cui lavorare è maturare esperienza e vivere sempre nuove discese. Diffidare

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dell’ambiente aiuta a migliorare la propria concentrazione, che deve essere sempre alta onde evitare pericoli immediati. Il mio “lavoro” consiste nella ricerca di montagne, pendii e luoghi da sciare. Il fuori pista, o meglio il freeski, mi concede poi il tempo e lo spazio per provare discese mozzafiato. Basta pensare che nell’ultima stagione invernale (2006), grazie alle continue precipitazioni, ho collezionato più di 100.000 metri di dislivello solo in discesa, 11.000 solo in un giorno di puro godimento. Non sono alla ricerca di record, che non esistono, ma solo di nuove emozioni.

Trovarmi su una montagna oltre i 3000 metri sul livello del mare e tracciare un pendio completamente vergine sommerso da una coltre di neve fresca soffice e polverosa, innesca in me una scarica d’adrenalina talmente forte che mi aiuta a tenere fresca la mente e mantenere costante una resistenza indispensabile per affrontare tutto di un fiato la discesa. Il fisico è pronto solo quando la testa è in grado di orientare il corpo nella direzione voluta. Non mi lascio mai tentare dal mio istinto, se è possibile, ma faccio in modo che le mie scelte siano razionali.

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Oltre a questo, alle volte il saper rinunciare aiuta a portare salva la pellaccia a casa. Rischiare quando non vale la pena è da incoscienti. Fare le cose che faccio io non è da pazzi, un pazzo non ha testa né forse paura. Semplicemente cerco un modo per confrontarmi a rischi consapevoli e conoscere così sempre più i miei limiti. Ho paura quando sento sotto i miei piedi il forte rumore che provoca un distaccamento del manto ma questa paura mi aiuta ad evitare i pericoli derivati da una discesa in fresca. Per motivi abbastanza ovvi evitare di scendere da un pendio troppo carico di neve è sempre

una scelta difficile ma inevitabile, scegliere una linea differente da quella prescelta in partenza è un obbligo qualora le cose cambino all’improvviso. Non mi resta che studiare accuratamente ogni dettaglio prima di una discesa, cercare di trovare sempre delle soluzioni alternative e far sì che la discesa sia un divertimento anziché altro. E’ per questo che scelgo sempre di salire la montagna dal pendio sui cui scendere sci ai piedi. Una curata valutazione del terreno è meglio farla a stretto contatto. Durante una discesa cerco sempre la massima espressione dello sci, curvare sulla massima pendenza

dallo stretto al largo, sentire la neve oltrepassare le ginocchia e saltare masse rocciose che s’incontrano. La parola d’ordine è non fermarsi mai, sentirsi liberi ed esprimersi sempre al meglio. La tecnica ha la sua importanza, altrimenti uno non sarebbe in grado di fare determinate cose, ma ancor di più è importante essere consapevoli dei propri limiti. Affrontare sempre pendii adeguati alle proprie capacità, tutto qua. Una volta portata a termine un’importante discesa si festeggia la giornata con gli amici e si attende di affrontarne un’altra.

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Chi e'... Nome e cognome: Dimitri Rizzi Residenza: Canazei - Trentino Professione: Maestro di sci Partners: Salomon, Salice, Kask e Ortovox Sito internet: www.freexskiing.com Specialità: Freeride ski Hobby: Freeride Mountainbike e Adventure running Filosofia: sciare liberi e veloci! Curriculum: Nord Punta Penia (45°), Nord Ovest Punta Penia (40°), Nord Punta Rocca (50°), Ovest Vernel (45°), Sud Ortles (45°), Canale Holzer Pordoi (40°- 45°), Est Gran Zebrù (40°- 45°), Nord – Est Colac’ (45°), tutti i canalini del Massiccio del SellaPordoi. Cime Bianche Cortina, Bus de Tofane Cortina e altri canalini del Gruppo del Cristallo e Tofane. Mont Fort (40°) e Mont Gelé (40°- 45°) Verbier (CH), canalini da 40° a Soelden (A), Freeride negli Stati Uniti Sqaw Valley e Diamond Peak.

Dimitri Rizzi

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Y R T N U CO K C A B

Articolo: Enzo Codoro Rider: Enzo Codoro e Gianandrea Lecco

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Alla scoperta del

KARAKOL

...cittadina del Kyrgystan Se qualche mese fa mi avessero chiesto dove fosse Karakol avrei dovuto ammettere la mia profonda ignoranza geografica e non avrei saputo su quale pagina dell’atlante o in quale parte del mappamondo andarla a cercare. Oggi invece siamo qui sulle montagne che sovrastano questa cittadina del Kyrgystan, poco a sud del confine con il Kazakhstan ed a meno di 100 km. da quello con la Cina, nel parco naturale e riserva zoologica del Ak-Snu . Montagne immacolate, gigantesche ed austere che si ergono da un lato, dall’altro la piccola pianura con Karakol e le acque azzurre intenso del lago Issyk-Kul che spicca veramente come una gemma incastonata tra le catene di montagne che si stagliano, imbiancate dalla recente nevicata, a sud ed a nord. La sensazione di pace con me stesso e lo sgomento di fronte allo spettacolo che la natura sa mettere in scena mi riportano alle escursioni del fine settimana sulle nostre Alpi, qui però è tutto amplificato, il distacco dal “mondo del quotidiano” è davvero totale. E’ la “nostra” settimana bianca, l’appuntamento annuale che Mysticfreeride programma per vivere una montagna non ancora intaccata dalle orme “umane”. Anche per questo ci siamo sobbarcati 20 ore di viaggio, per essere qui in cima a questa vetta di cui non sapremo probabilmente nemmeno mai il nome, un granello di sabbia tra le mille e mille cime che svettano in ogni direzione che possa raggiungere il nostro sguardo, per assaporare con gioia mista ad ansia il momento in cui calzeremo la tavola e salteremo nel mare di polvere che si stende sotto di noi.

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I RIDERS

LA MONTAGNA

Il nostro è un gruppo molto variegato sia come provenienza, come età, professione e tante altre cose ancora, il nostro denominatore comune, il nostro collante, il motivo che ci ha portati fin qui è la montagna e l’attrazione magica che queste bianche distese esercitano su di noi. Naturalmente l’interpretazione che ognuno di noi da alla montagna è diversa, si va dal Freerider, amante delle pendenze estreme e dei cliff, al freestyler alla ricerca del trick d’effetto, a chi come il sottoscritto ama il Back Country, al fotografo che invece ricerca la perfezione in tutto (nel gesto, nel luogo, nella luce, nell’ombra ecc.) tuttavia abbiamo saputo trovare il nostro equilibrio e le piccole manie di ognuno vengono ben tollerate ed a volte, alla fine, condivise dagli altri componenti del gruppo. Abbiamo programmato la settimana con diverse uscite in elicottero, un MI-8-MTB dell’esercito Kyrgyco il cui equipaggio ci ha scaricato con maestria in spot mozzafiato per venirci poi a recuperare la termine di lussuriose discese in powder. Allo stesso modo avevamo programmato di dedicare anche alcune giornate a più genuine uscite senza l’ausilio di mezzi meccanici ma con ciaspole per conoscere più da vicino ed in modo meno superficiale queste meravigliose montagne della catena del Tien Shan (monti celesti).

Il punto di partenza è stato il Resort Karakol (in cirillico “Kapakoa”) che ci ha ospitato in questi giorni e che aveva la funzione di campo base per noi e per l’elicottero (letteralmente parcheggiato sotto casa). Dopo esserci consultati con le guide locali, abbiamo quindi calzato le nostre ciaspole sull’uscio di casa (quota 2.370) e ci siamo inoltrati seguendo uno dei sentieri del bosco (il limite della vegetazione qui pare essere più alto che da noi). Dopo aver percorso un breve tratto siamo già completamente immersi nella natura, diverse sono le tracce di animali che si spostano da un albero all’altro, ci fermiamo a dissertare su delle tracce di lepre che raggiungono il centro di una radura innevata per poi sparire improvvisamente nel nulla ed a noi non viene in mente altra spiegazione che un attacco dal cielo. La salita si fa più impegnativa dobbiamo alleggerire il vestiario anche perchè la temperatura pare preannunciare la primavera a dispetto della quantità di neve. Nei tratti dove il fondo è compatto si procede bene, dove purtroppo la neve è morbida si affonda ed ogni passo diventa incerto, faticosissimo, rallentiamo per prender fiato, purtroppo non è come da noi dove c’è sempre una traccia che ti aiuta, qui ogni metro te lo devi conquistare ed in certi tratti la neve è così

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polverosa che sembra essere senza consistenza facendoti affondare fino al bacino. Passo dopo passo avanziamo verso l’alto, la vegetazione si dirada incontriamo ancora tracce, questa volta di animali di stazza maggiore, giù al campo ci hanno parlato di lupi sconsigliandoci uscite notturne in quanto a fine inverno questi begli animali hanno una gran fame. Poi la vegetazione scompare del tutto e seguiamo il crinale dove la neve esposta all’azione del sole e del vento ci sostiene meglio, ancora duecento metri di dislivello e si arriva in cima contrassegnata da un cumulo di sassi tra i quali è incastrato un coltello arrugginito, anche se non si tratta di un’impresa non resisto alla tentazione di lasciare una mia traccia ed incido il mio nome patrioticamente seguito da “Italy”.

Mysticfreeride è un’associazione sportiva finalizzata alla pratica ed alla promozione di Backcountry e Freeride. Per maggiori informazioni www.mysticfreeride.com. Il viaggio in Kyrgystan è stato realizzato con il supporto di Ak-Sai Travel (www. ak-sai.com), tour operator dell’Asia Centrale. Si ringrazia Columbia Sportwear Company, SH Plus, Soul Race, Salomon, Gipron, Nic Impex e MSR per il supporto tecnico. Tutta quest’area è molto nota per l’escursionismo estivo, per la caccia e per l’alpinismo con salite di grande prestigio come appunto il Kahn Tengri peak o il Pobeda peak (insieme al più abbordabile Peak Lenin che però è più distante) sono i tre 7.000 della zona, tuttavia per chi decidesse di organizzare un viaggio da queste parti in inverno sono possibili anche piacevoli escursioni di back-country in un contesto di notevole impatto scenografico, a patto di prendere le necessarie informazioni da guide locali ed avere coscienza che ci si muove in ambiente con caratteristiche di alta montagna e molto poco frequentato in caso di imprevisti. Quindi mai da soli e sempre in contatto radio con i compagni rimasti al campo.

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Finalmente in cima

La discesa

Ci guardiamo attorno, assaporando in silenzio ogni minuto trascorso quassù dove ci hanno portato le nostre gambe, da quassù il panorama è grandioso la catena, o meglio, una parte della catena dello Tien Shan che in totale si estende per oltre 2.800 km., si stende fino a dove il nostro sguardo può arrivare, sopra gli altri riconosciamo il Kahn Tengri (Signore degli spiriti o signore dei Cieli 7.010 mt.) che con la sua slanciata forma piramidale netta e pulita si erge ben al di sopra di tutte le altre cime. Per un lungo periodo proprio questa sua forma slanciata l’aveva fatto ritenere la cima più alta dello Tien Shan fino a che (1946) si scoprì che in verità il tozzo gruppo del Pobeda Peak (che si trova 16 Km. a S.O.) era con i suoi 7.439 mt. di ben 400 metri più alto. Oltre al panorama assaporiamo, in particolar modo Gianandrea, freerider convinto che questa volta ha indossato le ciaspole per farmi compagnia, anche quello che ci attende con 800 metri di discesa in fresca da gustare curva dopo curva.

Ci prepariamo e mentre do ancora uno sguardo a 360° Gianandrea fa il suo drop firmando la prima traccia, lo guardo scendere fino quando si ferma in sicurezza e via radio mi comunica che devo solo preoccuparmi di essere veloce, le condizioni sono perfette, è il mio turno di surfare questa distesa immacolata, sono concentrato ma ciò non mi impedisce di godermi ogni cambio di direzione e di pendenza, ogni avvallamento cercando di interpretare la “mia” linea. Quando ci ricongiungiamo ci voltiamo in silenzio a guardare le nostre scie, belle per noi in questo momento ma già inghiottite dalla grandezza dello scenario circostante; forse è anche quello che sta pensando Gianandrea ma non ci diciamo niente, ho la consapevolezza di essere solo un visitatore occasionale che approfitta della generosità del suo ospite e questa sensazione grande rispetto o di soggezione mi accompagna fino al limitare del bosco, da qui in poi è puro divertimento fino a che non ci fermiamo esausti davanti alla porta di casa e, per coronare la giornata, una sauna è quello che ci vuole.

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Rider: Paolo Sacchetti e Gianandrea Lecco, Mysticfreeride Team. Articolo: Gianandrea Lecco Foto: Mysticfreeride.com

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Natura, outdoor e sport “non convenzionali” hanno trovato equilibrio in Nuova Zelanda. Mysticfreeride Team ha data sfogo alla propria passione per il Freeride estremo sulle selvagge Alpi Kiwi. In queste pagine raccontiamo l’arricchente esperienza vissuta lungo tutta la dorsale Alpina dalle selvagge montagne di Arthur Pass verso sud nella più moderna Wanaka e poi a nord ai piedi del vulcano Ruapehu.

South Island e WANAKA La meta e’ Wanaka, cittadina nel cuore delle Alpi Kiwi, sorta di fronte all’omonimo lago. Durante le 5 ore di viaggio da Christchurch in macchina i panorami si presentano sempre più affascinanti, in un susseguirsi ed alternarsi di montagne imbiancate, laghi e colline, mentre la vegetazione si fa sempre più povera di alberi ad alto fusto. L’obiettivo di questo spostamento e’ conoscere le due località sciistiche più importanti della NZ: Treble Cone e Cadrona. Troviamo una sistemazione in una “cabin” in un campeggio lungo il lago e la faccia-

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mo il nostro campo base. Tutto intorno solo natura, il paese dista qualche km. La mattina ci svegliamo per il freddo pungente, mentre ancora il sole deve fare capolino. L’aria è più che frizzante ed il riscaldamento è un optional non incluso. Il sole e le poche nuvole si specchiano nel lago piatto e statico come petrolio. Le montagne sono imponenti, mentre il sole piano piano rende rosa e poi bianche le vette. Ci prepariamo, partiamo con Craig, un ragazzo scozzese che ha deciso di scorazzarci in giro con la sua macchina, in direzione di Treble Cone. La giornata e’ delle migliori. La neve e’ sufficiente per divertirsi al massimo. Tre seggiovie moderne servono due vallate e offrono piste per tutti i livelli e gusti. Il park non e’ molto curato, come ci spiega Anna Yeates, Marketing Manager, perche’ Treble

Cone vuole puntare tutto sul Freeride e sul Racing. Rilevante comunque rimane il “Out of Bound”, soprattutto in quota, a circa 2000 m, dove la neve e’ soffice, polverosa e sopratutto possiamo mettere la nostra prima traccia in fuori pista. Non mancano le occasioni per assaggiare la gravità da immensi cliff o linee vergini ai piedi di Mt Cook, la vetta più alta dell’Isola. Le giornate passano un ritmo cadenzato da grandi discese e pomeriggi alternati a praticare altri sport finalizzati alla scoperta di questo meraviglioso territorio outdoor e al contatto con la sua natura. Canoa, Mtb e Bouldering sono a nostra disposizione a pochi metri dal campeggio. Più che le parole godetevi le immagini. Ogni metro regala un panorama unico, ogni minuto si scopre il fascino di vivere outdoor.

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VADEMECUM

IL North Island e la scalata del cratere La seconda area di maggior interesse per gli amanti della neve è nel cuore dell’Isola del Nord, ad Ohakune, alle porte del Tongariro World Heritage National Park. In effetti niente di quanto visto nelle settimane precedenti e’ paragonabile al cuore dell’isola del nord. Fin dai primi scorci dal finestrino del piccolo aereo che ci ha portato da Christchurch a Palmerston North, e’ stato possibile comprendere che qulacosa di speciale ci stava aspettando. Il Taranaki, il primo dei quattro vulcani dell’isola si mostrava al di sopra delle nuvole in tutto il suo splendore, con la sua tipica forma di cono rovescato. Dietro di lui il Ruapehu, il Tongariro ed il Ngauruhoe sarebbero da li’ a breve diventati l’obiettivo delle nostre giornate. Fatta base logistica ad Ohakune, ai piedi del Mt Ruapehu, abbiamo visitato le stazioni sciistiche di Turoa e Whakapapa, sui due versanti della montagna. Il primo tentativo di ascesa al cratere da Turao e’ dovuto scemare a causa del forte vento e del fondo estremamente ghiacciato, che richiedeva l’uso di ramponi e

piccozze. Dal lato nord-est, dagli impianti di Whakapapa, la neve si presentava subito ammorbidita dal sole. L’ascesa, durata poco piu’ di un’ora, e’ stata di rara bellezza e con delicati passaggi su creste ghiacciate solo negli ultimi metri per raggiungere la cima a 2767 m. Il cratere grigio e fumante era un contrasto meraviglioso con la bianca e pura neve che lo circondava. Eravamo sul punto piu’ alto dell’isola. Tutto intorno l’occhio si perdeva tra boschi, praterie e pianura, fino al mare. L’ultima eruzione risale al 1995, inaspettata e violenta, senza alcun segnale di preavviso. Tutto il parco e la cittadina di Ohakune era stata evacuata per gli effetti tossici delle nuvole di cenere. La discesa sui versanti vergini del lato nord est, su neve primaverile, ci ha accompagnato fino alla base degli impianti, dopo oltre 1600 metri di dislivello. Di fronte, in tutta la sua imponenza il Tongariro, e dietro di lui il lago Taupo, cuore della regione geotermica dell’isola, creato a sua volta, miglioni di anni fa, da una enorme eruzione vulcanica.

Viaggiare alla scoperta della Nuova Zelanda è un viaggio molto semplice da organizzare. La Nazione vive di lavoro giovanile, precario ma utile per esperienze medio lungo con visti di lavoro/vacanza. L’ospitalità è ampia e l’alloggio in campeggio, ostelli o B&B è molto economica. Per spostarsi è consigliato acquistare una macchina, rivendibile alla fine del viaggio nei mercati di auto usate per studenti e globetrotter. Il passaggio di proprietà è una pratica molto veloce ed economica che si sbriga in pochi minuti in posta. Ma occhio a quello che comprate. Whakapapa e’ il resort piu’ grande della Nuova Zelanda, con seggiovie e ancore che servono tutto il lato nord ovest. E’ presente un piccolo ma divertente park nella parte centrale. La morfologia della montagna si presenta ricca di linee per gli amanti di cliff e piccoli canali. Viene gestita una lunga pista con neve artificiale ed un’ampia zona per principianti. Turoa presenta le migliori condizioni di neve, essendo meno esposto al sole. E’ presente una linea di Big Air e rail molto divertente e di dimensioni notevoli, oltre a piccoli jump per principianti. Sul lato ovest inoltre con le giuste condizioni di neve si puo’ sfruttare un ‘ampia zona Freeride. Entrambe le stazioni arrivano a poco piu’ di 2300 metri. Il cratere e’ a circa 2700 metri e la vetta del Mt Ruapehu a 2767 m. La risalita e’ piu’ facile da Whakapapa.

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I Polo-Pony Oltre all’abilità del giocatore, il pony è il più importante fattore nel polo. E, spessissimo è proprio il pony a determinare l’esito di una partita. Sebbene non riconosciuti come razza a sé, i pony usati per il polo sono cavalli unici che racchiudono caratteristiche tipiche di razze diverse: la velocità è quella che caratterizza i purosangue inglesi, l’intelligenza deriva dai cavalli arabi e l’agilità dai Quarter. Dal 1930 i migliori pony da polo arrivano dall’Argentina, dove i purosangue inglesi sono stati incrociati con i cavalli locali Criollo. I pony che devono giocare a gennaio a St. Moritz, interrompono le competizioni nella tarda estate e fanno una pausa fino a novembre, dopo di che iniziano il training per il Cartier Polo World Cup on Snow. Nel week-end precedente il torneo, vengono portati nell’Engadina ad un’altitudine di circa 1800 m s.l.m. Per le gare i pony vengono rasati in modo che la differenza di temperatura tra i momenti di intensa attività ed il riposo possa essere superata in modo naturale. Inoltre per garantire una presa sicura su neve e ghiaccio, ai pony vengono applicati speciali zoccoli uncinati.

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Nell’esclusiva St.Moritz Si gioca da quasi 23 anni il Cartier Polo World Cup, avvincente gara di polo e occasione d’incontro per il jet-set internazionale. Nello stupendo scenario naturale delle Alpi Svizzere, nell’Engadina, si svolge dal 1984, il più prestigioso torneo di polo sulla neve, il Cartier Polo World Cup on Snow St. Moritz. La prossima edizione, la 23esima, si svolgerà a St. Moritz dal 25 al 28 gennaio 2007. Nonostante esistano altri tornei importanti di polo on snow al mondo, come quello di Aspen, Colorado, o di Cortina, in Italia e Mégève, in Francia, quello di St. Moritz resta il torneo più ambito perché giocato a livelli altissimi, sia in termini sportivi che geografici. Da quando ventidue anni or sono, Reto Gaudenzi ebbe l’idea di utilizzare il lago ghiacciato come campo da

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Storia del Polo

polo durante l’inverno, le innovazioni tecnologiche si sono succedute senza sosta contribuendo a portare la manifestazione al top. La struttura è cresciuta ogni anno, in peso e dimensioni. La tendopoli, gli stands, i parcheggi per centinaia di automobili e un numero di visitatori che spesso supera i 10.000 hanno in totale un peso di oltre le 3.000 tonnellate. Per essere certi di poterlo “sopportare”, è stato coinvolto l’autorevole Istituto Svizzero per la Tecnologia di Zurigo, che effettua sul campo costanti monitoraggi della sicurezza. L’Istituto ha calcolato che il ghiaccio del lago debba avere uno spessore minimo di 25 centimetri: fino ad oggi si è riusciti a mantenere questo standard, e solo una volta

il campo di gioco è stato spostato sulla terra ferma. Poter assistere alle partite di polo sul lago ghiacciato, a pochi metri dai cavalli scalpitanti, dalla neve sollevata dai loro zoccoli, dai cavalieri che si giocano tutto sino alla fine, con sullo sfondo le montagne dell’Engadina è un’emozione unica ed un susseguirsi di immagini indimenticabili. La bellezza dello sport e dei suoi spettatori, del jet-set internazionale che si riunisce qui ogni anno, richiamano centinaia di giornalisti, fotografi e troupe televisive da tutto il mondo, certi che qui troveranno emozionanti immagini di sport e storie di personaggi da raccontare

Esistono molte teorie sull’origine di questo sport. Alcuni pensano che si praticasse già 2600 anni fa in Persia; altri ritengono che il Polo sia nato in Tibet, dove cacciatori a cavallo inseguivano topi muschiati per poi ucciderli a colpi di bastone. Non sapremo mai con certezza chi lo inventò, ma sappiamo invece che furono i Persiani ad introdurlo nel nord dell’India, dove tutt’ora il Polo è uno sport importante e molto seguito. Gli Inglesi vennero in contatto col “Pulu” nell’India dell’est, a Manipur. I locali giocavano spesso e il gioco conquistò così i soldati inglesi. Nel 1859 fu fondato il primo club inglese di Polo, a Silchar, seguito poi dal Polo Club di Calcutta, nel 1862, che è oggi il club di Polo più antico al mondo. Il primo club fondato in Gran Bretagna fu l’Hurlingham Polo Club, che adottò delle regole di gioco ben precise. Nel 1876 il Polo raggiunse l’America, dove James Gordon-Bennet fondò il primo club a Newport, il Westchester Polo Club. Anche gli Americani divennero ben presto amanti del nuovo gioco, tanto da sfidare in campo i maestri Inglesi. Nel 1910 gli Americani introdussero le regole dell’handicap, poi accettate da Inglesi ed Indiani. Furono i Ranger inglesi ad esportare il gioco del Polo in Sudamerica, dove specialmente nell’area di Buenos Aires riscosse un enorme successo. E fu proprio lì che venne creata, dall’incrocio di cavalli sudamericani ed inglesi, una razza di cavalli adatta al gioco, che ancora oggi viene utilizzata con ottimi risultati. Durante la seconda guerra mondiale l’entusiasmo per il Polo diminuì notevolmente in Europa. In quegli anni invece, in Argentina si continuò a giocare e a perfezionare le tecniche. Il Paese sudamericano raggiunse l’eccellenza in questo sport, che ancora oggi, dopo tanti anni, mantiene. Il Polo viene oggi praticato in tutti i continenti, in circa 50 Paesi ed è senza dubbio il più esclusivo tra gli sport praticati con una palla.

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A R I E O P LA CA ore e folcl ultura

Articolo: Dr.ssa Mirta Alessi

ac iale tr z r a M L'Arte

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Le origini e la storia ...La Capoeira è un’arte marziale rituale e ritmica. Nella sua complessità può essere vista e praticata come sport, rito, danza, folclore, arte, arte marziale, gioco, lotta, forma di comunicazione... Il lavoro con la Capoeira abbraccia differenti piani: Fisico, Psicologico, Culturale e Storico, Artistico, Sociale. La prima citazione del termine “Capoeira” nella lingua portoghese appare nel 1577 nell’opera di Padre Fernão Carim “Do clima e da Terra do Brasil”. La parola “Capoeira” deriva dalla lingua TupiGuaranì caá-puêra usata per indicare un tipo di vegetazione secondaria che cresce in sostituzione della foresta abbattuta. Solo due secoli dopo, nel 1770, il termine viene ad assumere l’accezione di “Lotta” o “Lotta-

tore” per indicare successivamente una forma di lotta associata a forme e strategie di resistenza e sopravvivenza della popolazione schiava africana e meticcia. Solo con la Guerra del Brasile al Paraguai la Capoeira si trasforma da “Lotta” in “Arte Marziale”. Intanto in Brasile, come in Europa, i monarchisti e i repubblicani sono in conflitto per il potere. Per inasprire lo scontro e la pressione a livello sociale a Rio de Janeiro, ancora Capitale dell’Impero, vengono assoldate da ciascuna corrente politica delle Maltas (Bande) formate da Capoeiristas per agire dando vita a disordini e violenze: i Nagoas monarchisti e i Guaiamus repubblicani. Il governo repubblicano nel 1890 emana il Código Penal da Républica dos Estados Unidos do Brasil in cui un intero capitolo, il Capitolo XIII “Dos Vadios e Capoeiras” (Dei Vagabondi e Capoeiristi) è dedicato ad un determinato tipo di pratica della Capoeira,

quella praticata nelle strade e piazze pubbliche. A partire dall’inizio del XX secolo inizia il processo di istituzionalizzazione, metodizzazione e organizzazione della Capoeira, che ha segnato il passaggio da una pratica prevalentemente svolta nelle strade ad una disciplina sportiva ormai inserita all’nterno di una regolare federazione. Nel 1993 si assiste all’organizzazione del primo Congresso Tecnico Nazionale con l’elaborazione del primo Regolamento Sportivo di Capoeira, la creazione di nuove figure professionali come gli Arbitri, Tecnici, Istruttori, Preparatori Fisici, Massaggiatori, Ritmisti e Giudici; nel 1995 si ha il riconoscimento da parte del Comitato Olimpico Brasiliano; nel 1996 il Primo Campionato Brasiliano e nel 1998 la creazione del Consiglio Superiore dei Maestri. Attualmente la sfida mondiale è portare la Capoeira alle Olimpiadi.

I termini principali caratteristici della Capoeira Ginga: movimento fondamentale della Capoeira di vai-e-vieni, eseguito attraverso lo spostamento costante del peso del corpo da una gamba all’altra, in avanti e indietro e con le braccia in opposizione. Usato dal Capoeirista per illudere o disorientare l’avversario. Dalla Ginga partono tutti i colpi offensivi e i movimenti difensivi, di spostamento e acrobatici. Nella Capoeira si usano: le gambe usando differenti parti del piede con colpi frontali (ad es. bençao, martelo), laterali (ad es. chapa, queixada, meia-lua de frente, gancho) o circolari (ad es. armada, meia-lua de compasso) o saltati; le ginocchia (joelhada); le braccia e le mani (galopante, asfixiante, escala, telefone); i gomiti (godeme); le dita della mano (forquilha) e la testa (cabeçada). Esistono anche movimenti difensivi (esquivas), di spostamento, tecniche di proiezione e di atterramento (rasteira, bandas, tesouras, arrastão, cruz), oltre che movimenti acrobatici (floreios). Roda de Capoeira: Roda significa “cerchio” ed è lo spazio rituale in cui avviene il combattimento dei Capoeiristas (coloro che praticano la Capoeira). Berimbau: Strumento che, attraverso l’esecuzione di determinati Toques (Ritmi), “comanda” la Roda indicando la velocità ed il tipo di gioco da eseguire. Batizado: Cerimonia ufficiale in cui all’allievo principiante, dopo aver giocato con un Maestro, viene consegnata la sua prima graduazione. Troca de Corda: Cerimonia di passaggio degli allievi da una graduazione all’altra.

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La Capoeira Angola in Toscana

CAPOEIRA IN ITALIA Sicuramente la Capoeira come “spettacolo” si era già vista dagli anni ’70, ma il primo a cominciare un percorso di insegnamento e a creare una sezione “italiana” del suo gruppo di Capoeira, “Grupo Mangangá”, è stato Mestre Canela arrivato nel 1982 a Viterbo. Cinque anni dopo nel 1987 Mestre Baixinho si stabilisce a Milano. Nel 1990 Contra-Mestre Fumaça, del Grupo Carcará, è il primo ad insegnare a Roma al Centro Studi dell’Ambasciata del Brasile, mentre Mestre Zoi stabilisce il suo “Grupo Zumbí” nella città di Palermo. Nel 1991 Mestre Alemão arriva a Genova, Mestre Barrão insegna a Napoli e il Professor Cesinha, oggi Mestre, comincia ad insegnare Capoeira a Perugia trasferendosi poi a Roma e creando, all’epoca, il secondo gruppo di Capoeira a Roma: il “Grupo Roma de Capoeira”. Nel giugno del 1992 Mestre Paulinho raggiunge Contra-Mestre Fumaça a Roma e Mestre Tizíu costituisce il suo gruppo a Torino. Nel 1993 Mestre Cesinha porta Pudim un allievo membro del suo gruppo a Roma. Pudim, oggi Mestre, crea il Grupo Soluna nel quale si integrano i componenti del “Grupo Roma de Capoeira” quando, a partire dal 1995, Mestre Cesinha torna in Brasile. Nello stesso anno Mestre Boca Nua si stabilisce a Firenze e l’anno dopo, il 1996, il Professor Tozinho, oggi Mestre, del Grupo Coquinho Baiano a Perugia. Nel 1999 Mestre Benvindo del Grupo Enghenho organizza il suo primo incontro di Capoeira a Milano. Il boom della Capoeira si è avuto a partire dal 2000 e oggi in Italia si contano più di 50 gruppi di Capoeira presenti su tutto il territorio nazionale. Nel 2001 Mestre Coruja, appartenente al Grupo Mangangá di Viterbo, è il primo italiano ad essere riconosciuto dalla Federazione di Capoeira Sportiva dello Stato di Rio de Janeiro (F.C.D.R.J) come Maestro di Capoeira. Attualmente in Italia sono state create due Federazioni di Capoeira: - Federazione Italiana Capoeira (Mestre Tizíu) http://www.capoeira.it/ - Federazione Italiana di Capoeira (Mestre Coruja) http://www.federazioneitalianacapoeira.it/

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La Capoeira Angola in Toscana ha poco più di un anno di vita. Il Prof. Paulo André Costa ha iniziato ad insegnare ad un gruppetto di allievi:”Volevamo la disciplina tradizionale di Salvador Bahia – racconta Veronica Toniutti, presidente dell’associazione Capoeira Palmares – Eravamo stanchi dei pacchetti commerciali pronti per il mercato europeo, così abbiamo pensato di dare vita ad una struttura per come è riscontrabile oggi”. Oggi il gruppo è cresciuto e segue anche un progetto educativo interculturale per l’infanzia. Presidente Toniutti a chi suggerireste di intraprendere la Capoeira? “A tutti, perché la Capoeira ha la caratteristica di essere adattabile a qualunque tipo di corpo” La Capoeira è più simile ad un’arte marziale o ad una filosofia di vita? “Direi né l’una né l’altra. E’ più simile ad un gioco, e in quanto tale è un’arte marziale privata del suo potenziale offensivo per ragioni di buonsenso. Finisce ad assomigliare ad un gioco degli scacchi fatto con il corpo, in cui si tenta di mettere in difficoltà l’avversario ma preservandolo fisicamente”. Che futuro ci si aspetta per la Capoeira? “Il suo futuro è scritto nel suo presente. Il problema è quello che possa diffondersi come una versione edulcorata per l’estero, cosa che la priverebbe di tutto il suo fascino e di buona parte del suo aspetto educativo. Noi lavoriamo per preservare queste radici e ci auguriamo di poter continuare a farlo in futuro. Dal 17 al 19 febbraio si terrà il primo evento internazionale di Capoeira Angola Palmares organizzato a Firenze”. E per chi volesse contattarvi? “Abbiamo a disposizione un sito all’indirizzo www.palmaresfirenze.org, dove gli interessati potranno raggiungerci per ogni tipo di informazione”.

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...Nato una quindicina di anni fa in Francia, nei pressi di Parigi, il Parkour si delinea non soltanto come uno sport ma soprattutto come uno stile di vita... Si tratta di una particolare corsa, estremamente spettacolare, a ostacoli prevalentemente cittadini: una semplice ringhiera, una scala, una panchina, un muretto, o addirittura un palazzo di qualche piano diventano barriere da superare, i tasselli di un percorso tracciato. Non a caso infatti il termine Parkour significa, con l’aggiunta della “K metropolitana”, percorso e tracceurs sono coloro che lo tracciano, coloro che lo praticano. Lo si è associato a diverse discipline quali le arti marziali per via dell’ autocontrollo, dei riflessi e del sangue freddo che richiede e alla danza per la fluidità e l’armonia dei gesti che possiede. Il Parkour è tecnica, pratica ma è anche filosofia e mente; è

una sfida con se stessi, è il tentativo di oltrepassare i propri limiti, aumentando la consapevolezza nei propri mezzi; gli l’ostacoli stessi si rivelano opportunità di superarli. Questo sport di carattere sicuramente antitecnologico, praticato a mani nude e scarpe da ginnastica, possiede senza dubbio una connotazione artistica non trascurabile. Chi lo pratica possiede una evidente creatività che gli serve a destreggiarsi in salti, evoluzioni, capriole e a tracciare sempre più originali percorsi diversi da quelli che la gente è solita seguire. Ognuno si avvale della propria immaginazione e delle proprie percezioni per arricchire di volta in volta questa attività che è uno stimolo continuo a fare di meglio.

Storia del Parkour Il cuore della Francia, un piccolo sobborgo vicino a Parigi, è la culla di tale disciplina; i suoi padri fondatori sono David Belle e Sebastien Foucan; più attento all’aspetto corporale del Parkour il primo e più a quello filosofico il secondo. Si deve ai loro giochi presso il sobborgo di Lisse la sua nascita e le tecniche che caratterizzano tale attività. La forte passione che si è sviluppata in Francia è testimoniata dalle numerose crew di praticanti, pronti a perseguire gli ideali di libertà, fluidità e precisione che questo sport dimostra, e il suo trionfo è stato asancito dall’uscita del film di Luc Besson intitolato “Yamakasi”, prima pellicola interamente dedicata a questa disciplina.

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Il Parkour in Italia Da un po’ di tempo a questa parte possiamo dire che anche l’Italia abbia dato un sostanzioso contributo alla promozione di tale disciplina. La creazione del portale www. parkour.it lo dimostra. Con la sua creazione nell’ Ottobre del 2004 i ragazzi romani della Pk Colosseum, hanno dato la possibilità a tutte le crews sparse in tutta Italia di entrare in contatto tra loro. Da Bolzano a Prato, da Cremona a Ferrara passando per Roma si è instaurato così un rapporto di collaborazione sempre più stretto e una vera e propria comunità italiana di praticanti. Il messaggio del sito è quello non solo di comunicare l’essenza della disciplina e tutte le tecniche e i movimenti per praticarla ma anche di unire gruppi di ragazzi con la stessa passione che non avrebbero possibilità di conoscersi in altro modo. Non a caso infatti importanti

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crew come quelle di Milano e Napoli si sono formate grazie al forum di questo portale. Niente di meglio di una piazza virtuale in cui scambiare i racconti e raccontare i sogni e le impressioni su una nuova e affascinante disciplina che cresce non solamente nella pratica e negli esercizi di ogni giorno ma anche nella mente e nel pensiero di chi la vive e di chi la vuole condividere. Il target di traceurs italiani è abbastanza ampio, va dai 16 ai 29 anni, questo motiva differenze d’allenamento e di visione globale del parkour italiano. Tuttavia le caratteristiche che accomunano tutti i tracciatori italiani sono però il rispetto del proprio corpo, il rispetto dell’ambiente e soprattutto delle persone che ci vivono. Ad esempio una delle regole fondamentali è quella di non praticare l’attività davanti ai bambini per evitare fenomeni di emulazione o davanti agli anziani per non spaventarli. Nell’ ottobre 2005 è nata una rappresentativa nazionale chiamata TRICK’N GROUP formata dai 12

traceurs più bravi d’Italia che si riuniscono più volte l’anno sia per eventi organizzati sia per semplici sedute d’allenamento; l’obiettivo principale è quello di diffondere il più possibile la filosofia del Parkour. Stessi intenti ma con una finalità più istituzionale è la creazione dell’ Associazione Italiana Parkour.it, nata formalmente a Roma nell’aprile del 2005. Si tratta di un’associazione no profit di promozione sociale che intende dare una tutela e un riconoscimento alla figura del traceur come praticante del parkour e promuovere la cultura del Parkour in Italia attraverso la partecipazione ad incontri, corsi di formazione, seminari, stage, rassegne, improntate alla valorizzazione delle metodologie di preparazione e cura dell’allenamento e dell’apprendimento delle tecniche fondamentali. Ci si può associare on-line sito: www.aipit.it

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Activision Italia skatea anche quest’anno tra le star della gara Tony Hawk’s Project 8 e Tony Hawk’s Downhill Jam sono stati i protagonisti del grande evento di skate che ha coinvolto i maestri della tavola insieme al grande pubblico Per la terza volta consecutiva, Roma ha ospitato le fasi finali del Campionato Europeo di Skateboard “Etnies European Open 2006. Presso lo Stadio dei Marmi, nella prima settimana di Ottobre 2006, si è svolta così la tappa finale del campionato europeo di skate per professionisti che ha visto una rinnovata e rafforzata partnership tra Activision Italia e The Spot Sk8park per gli ETNIES EUROPEAN OPEN ’06. Laura Lombardi, di Marketing Manager di Activision Italia, ricorda la partecipazione all’edizione del 2005 degli ETNIES EUROPEAN OPEN come un’esperienza estremamente positiva che ha dato grandi soddisfazioni sotto ogni punto di vista. Infatti non sono mancati all’appuntamento con l’evento sicuramente più importante per gli skater italiani ed europei anzi possiamo tranquillamente affermare che la loro partecipazione è stata ancora più incisiva; grazie anche all’impegno e alla dedizione dello staff di The Spot Sk8park.

ETNIES European Open 2006

classifica

STREET Kilian Heuberger, GER Ross McGouran, UK Maxime Genin, FR VERT Terrence Bougdour, M. St. BERNHARD Matthias Ringstrom Jussi Korhoen, FIN GIRLS Ianire Elorriaga, SP Evelien Bouillart, BEL Kristina Westad, NOR OVERALL RESULTS 2006 MEN: Phillip Schuster GIRLS: Ianire Elorriaga VERT: Terrence Bougdour

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Musica & LiveShow

VERT BEST TRICK & BEST TRICK STREET

All’effervescente evento non poteva mancare una colonna sonora in linea con i ritmi delle audaci manovre dei riders; ritmi di musica punk-rock ed hip-hop, sono stati suonati e ballati da band emergenti e accolti con entusiasmo e da un pubblico totalmente rapito dalla manifestazione. hanno dato il via alla premiazione, seguita da una folla scatenata degna delle più spettacolari manifestazioni.

Nella giornata conclusiva domenica, 8 Ottobre si sono registrate oltre 5.000 presenze. Come antichi romani, The Spot ed Hangloose vestiti con una corona d’alloro sul capo, hanno ricreato l’atmosfera di grande spettacolo al pari degli antichi “gladiatori”! Il programma ha visto, per le due discipline “Street” e “Half Pipe” , le pre - qualificazioni, le semifinali, le finali più la competizione VERT BEST TRICK e BEST TRICK STREET contest. Tra i campioni che parteciperanno all’evento possiamo citare alcuni nomi, Terrence Bougdour (Half Pipe) e Steve Fostner (Street), tra

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Giorgio Zattoni

Fabio Montagner

gli italiani annoveriamo Daniel Cardone, Fabio Montagner, Giorgio e Gianni Zattoni , Francesco e Michele Salini e tanti altri. L’ingresso è stato completamente gratuito e aperto a tutti, pertanto chiunque avesse voluto “skatare” sulle rampe e nell’area street è stato libero di farlo…

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Meraviglia e Suspence Tra stupore, meraviglia e suspence, il fortunato pubblico che ha assistito alla gara era davvero ben assortito; sportivi, non sportivi, fotografi appassionati, filmers e semplici curiosi sono rimasti col fiato sospeso a seguire quest’affascinante gara. Un piacevole spettacolo composto da spericolate manovre e vorticosi salti di 130 campioni in gara e di ben 30 nazionalità diverse. Non sono certo potute mancare prove di grande abilità a partire dal rider più giovane, Axel Cruysbergs (15th) di soli 11 anni, per arrivare al più anziano, si fa per dire, Chris Astrom (21th) di ben 33 anni… Tra i presenti, anche un’illustre protagonista del campo musicale, conosciuto dai frequentatori dei locali più in della Capitale e dagli amanti della musica da discoteca: il Dj Coccoluto. Appassionato di skate, insieme ai suoi figli, ha assistito, affascinato, alla spettacolare gara.

Activision Italia ha allestito un ampio stand, aperto al pubblico e confinante con l’area chill out della manifestazione, dando così la possibilità al pubblico presente alla manifestazione di provare, in ASSOLUTA ANTEPRIMA, Tony Hawk’s Project 8 – in versione Xbox 360 - e Tony Hawk’s Downhill Jam – in versione Nintendo DS™ - i due nuovi videogiochi legati al franchise di Tony Hawk che saranno prossimamente in tutti i negozi italiani. Durante le tre giornate dell’evento, sono stati organizzati vari momenti di animazione e gioco tanto all’interno dello stand, durante i quali le hostess di Activision hanno regalato al pubblico presente gadget brandizzati Tony Hawk’s Project 8 e Tony Hawk’s Downhill Jam, quanto sulle rampe e nell’area street dello Stadio, dove i premi messi in palio sono stati grandiosi.

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hy p o r T t s i r u o T

re u t n e Adv

ra vventu a e t n e vvinc onda a c e s a L na Sardeg n i i s svolta

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Il 29- 30 settembre ed il primo ottobre 2006 si è svolta nella magnifica cornice naturalistica di S. Teodoro in Sardegna, la seconda avvincente manifestazione del Tourist Trophy Adventure, organizzata ancora una volta dal validissimo staff dell’ Island Group in collaborazione con la Regione Sardegna e il Comune di S. Teodoro. Come il nome dell’evento lascia intuire, si tratta, più che di una semplice manifestazione sportiva a carattere amatoriale, di un evento assolutamente non convenzionale per atleti e persone che amano la sfida: la gara è costituita infatti da una lunga serie di prove con le quali i concorrenti devono misurare non solo le proprie capacità atletiche ma sono costretti a mettere in gioco paure, difficoltà e spesso lacrime per poter affrontare una sfida che è in primo luogo psicologica. Le durissime prove da superare si sono alternate in uno scenario ambientalistico di tutto rispetto: spaventose discese in corda doppia lungo gole affascinati offerte dal Monte Nieddu, attraversamento di un ponte tibetano sospeso sopra un incontaminato laghetto di montagna, prove massacranti di mountain bike, test di guida su quad, estenuanti corse sulla meravigliosa spiaggia

ed ancora numerose prove di abilità come orienteering nelle fitte foreste di lecci e di macchia mediterranea. In oltre la vera novità del 2006 è stata l’aver unito le due categorie di partecipanti che sino allo scorso anno si svolgevano separatamente: la prova Challenge, dedicata ai partecipanti non agonisti, e la prova Champion rivolta invece a sportivi titolati del calibro di Paola Pezzo, il sardo Giuseppe Solla campione italiano ai Campionati Mondiali Ironman del 2004, Rossano Galtarossa medaglia d’oro Olimpiadi di Sydney 2000 specialità canotaggio, la sciatrice di fondo Magda Genuin, la fortissima biker Evelyn Staffler, il vincitore della scorsa edizione del Tourist Trophy Adventure nonché sciatore di fondo Bruno de Bertolis e altri campioni dello sport che si sono affrontati sugli stessi terreni degli appassionati dello sport outdoor.

Il Race Champion: prevedeva due sessioni: la Adventure Trek&Mountain Challenge e la Land&Sea Challenge. La prima fase, dedicata nello specifico alle prove su sterrato, contava su spettacolari test quali Adventur Task (corsa in montagna, ponte tibetano, corda doppia e teleferica), la Fun Orienteering ( corsa a piedi nella foresta con ricerca dei punti di controllo), la Forest Trek (passaggi a piedi su pareti rocciose), la Mountain Bike Task ( corsa in bici su uno sterrato con ostacoli). La seconda parte della gara Champion ha visto come protagonista il fantastico mare cristallino del Parco dell’Asinara e la candida e bollente sabbia della spiaggia vicina al campo base: la Land&Sea Challenge infatti ha avuto in programma la Kayak Orienteering Task (prova cronometrata di orientamento in kayak), la Sea Kayak(prova in mare aperto), e la Beach Running, ovvero la gara cronometrata di corsa su spiaggia.

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Articolo: Gianandrea Lecco Foto: Giovanni Marchesi

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SPORT Xtreme La scalinata dal Castello di San Vigilio

Big Air Salice con atterraggio sulla scalinata di San Carlo, per palati fini!

120 metri cubi di terra Sono le prime ore dell’alba di venerdì mattina quando arriva il primo bilico di terra, la pala gommata e l’impresa Assolari, con la supervisione dello stuff Kona, inizia a trasformare la via pedonale più conosciuta e frequentata di Bergamo in un Bike Park senza precedenti. E subito la curiosità, unita e incredulità, abbraccia tutti coloro che non erano a conoscenza di ciò che stava per accadere nei giorni successivi. In poco ore vengono scaricati centoventi metri cubi di terra per la realizzazione di tre rampe di atterraggio di oltre tre metri di altezza. Grant “Chopper” Fielder, Kona Clump, monta le rampe di salto e controlla la qualità degli atterraggi. Con un “Superman” ed un “Tail Whip” fa capire che è tutto pronto per regalare uno spettacolo senza precedenti.

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L’evento nel cuore di Bergamo Passione e voglia di portare le discipline più estreme del mountainbiking nel cuore di uno dei più bei capoluoghi d’Italia sono stati i presupposti che hanno mosso Spiagames e Mysticfreeride verso la realizzazione della prima edizione del Townhill. Quale contesto migliore poteva accogliere una gara di Urban Downhill e Dirt. Bergamo, porta della Repubblica di Venezia verso il mercato del Nord Europa per la sua strategica posizione sulle Prealpi Centrali, ha ereditato fortezze, torri, castelli e mura alte fino a 35 m che ne circondano la parte storica. Sul suo perimetro si snodano scalinate e strette vie che conducono fino al cuore di Città Bassa. La bellezza del contesto, unita all’entusiasmo del pubblico e degli atleti lo hanno reso un evento memorabile.

Xtreme SPORT La pericolosa curva “Columbia”, ogni centimetro è prezioso!

Città di Bergamo

Una vittima della curva “Columbia”

Sabato, ready to play Con l’arrivo di Ambro Grillo e il suo gruppo di atleti, l’area Dirt ha subito preso vita. Jack Bisi prende confidenza con la rampa di accelerazione e senza indugi inizia a chiudere i suoi back flip, mentre Alessandro Picco punta tutto il suo stile nell’altezza e ampiezza dei salti. Lo stile di Grant è ineguagliabile. Il pubblico è in delirio e si ammassa lungo tutto il perimetro del “Bike Park”. Dal palco sale la musica che invade tutte le strade del centro di Città Bassa. Le numerose aziende arrivano puntuali e montano i propri stand lungo tutta la strada. La via pedonale principale velocemente si riempie di pubblico e curiosi, di ogni età e provenienza, tutti attratti dai colori del Townhill.

Bruno Zanchi vince tra le mura della sua città la prova di Downhill e Jack Bisi viene premiato miglior Dirt Jumper grazie ai suoi impressionanti back flip. La macchina organizzativa di Spiagames e Mysticfreeride ha portato il mondo del Downhill e del Dirt nel cuore delle centinaia di persone che sabato 30 Settembre e domenica 1 Ottobre hanno invaso Bergamo.

Collocata su un sistema collinare alle propaggini delle Prealpi Orobiche, solcate da valli ricche di boschi, di acque e di minerali, Bergamo compare sulla scena storica con le caratteristiche proprie di una città solo in età romana. La tradizione, che risale a Plinio, vuole che il primo insediamento umano fu costituito dagli Orobi, ossia “gente della montagna”, del gruppo dei Galli Cenomani, che si sarebbero insediati in queste terre scacciando gli Etruschi; gli studi più aggiornati però dicono che i primi insediamenti nella zona di Bergamo risalgono a popolazioni liguri dell’Insubria. Anche l’etimologia del nome Bergamo, che secondo una tradizione inaugurata da Antonio Tiraboschi deriverebbe dal germanico Berg-Heim, abitazione sul monte, in ossequio alla presunta origine cenomane dell’insediamento, viene oggi abbandonata, preferendo pensare a una derivazione del nome dall’area linguistica mediterranea orientale. Toponimi quali Praga, Parga, Barga, Pergamo, Bergamo deriverebbero tutti dall’accadico parakkum, posto alto nel tempio, cella, santuario. Maggiori informazioni sulla città, altri eventi ed informazioni, personaggi illustri e monumenti sono disponibili visitando il sito intenert ufficiale all'indirizzo:

www.comune.bergamo.it

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SPORT Xtreme Stile e performance nel cuore di Bergamo

Domenica ...atleti al via Polc Filip, dalla Slovacchia, Brendan Fairclough, dall’Inghilterra, Lorenzo Suding, dalla Germania, insieme a Spagnoli e Francesi, nonché la squadra nazionale praticamente al completo e capitanata dal cinque volte campione italiano Alan Beggin e Bruno Zanchi, campione italiano Elite. Ecco una breve liste dei “Very Important Riders” nella lista dei 200 iscritti alla gara di Downhill. Un numero che avrebbe potuto lievitare se l’organizzazione non fosse stata costretta a limitare il numero per motivi logistici. Nessuno degli atleti ha potuto provare il

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tracciato nei giorni precedenti. Le prove libere sono iniziate alle 8.00 della domenica. Sorpresa è stata scoprire il lavoro svolto dal Cory Moore, Head Over Wheels, disegnatore di eventi come il Ride to the Lake di Meersburg (Ger), durante la notte. Rampe, salti, wall ride hanno arricchito tutto il percorso rendendolo ancora più spettacolare per il pubblico e divertente per gli atleti. Purtroppo nella notte il tempo è totalmente cambiato. Una fitta pioggia ha colpito la città durante la notte rendendo il fondo delle antiche strade di Bergamo estremamente viscide. Nessuno degli atleti si è perso d’animo e il ritmo è stato subito incalzante. Dopo qualche giro di prova le qualifiche sono iniziate alle 10.30. Gli atleti scendevano

due alla volta, contemporaneamente lungo il percorso. Una ripida scalinata li faceva uscire dalla torre del castello di San Vigilio per poi lanciarli ad oltre 100 km/h lungo l’antica strada del castello. Per limitare la velocità a metà è stato posizionato un passaggio obbligato salendo sul “Columbia Horse Truck”, un mezzo trasporto cavalli strategicamente posizionato in mezzo alla strada. La seconda parte del tracciato si presenta più ricca di salti e con pendenze minori dove viene messa a dura prova anche la resistenza e la lucidità degli atleti nell’affrontare gli ostacoli. Il pubblico numerosissimo anche sotto la pioggia non ha mai smesso di incitare e applaudire i ragazzi lungo tutti i cinque chilometri di tracciato.

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Grant “Chooper” Fielder prende il volo sopra Bergamo.

L’entusiamo saliva da rider a rider. La confidenza e la voglia di migliorare portava gli atleti a passaggi sempre più tecnici tra strette mura e atterraggi su scalinate. Il “Nissan Wall Ride”, concatenato al “Salice Big Air”, era il punto critico di selezione dove veniva evidenziata l’esperienza e la tecnica dei professionisti rispetto agli amatori. La vera battaglia inizia alle 15.30 per la sezione finale che coinvolge i migliori 22 rider in classifica. Tutti danno il proprio meglio ma Bruno Zanchi riesce ad avere la meglio e fa segnare il miglior tempo. Dietro di lui Carlo Gambirasio e Lorenzo Suding arrivano rispettivamente secondo e terzo.

Molto jump e molto Dirt La pioggia di sabato notte ha trasformato la terra in fango. Dopo i primi dubbi tutti i Ambro, Grant e tutti i ragazzi, insieme all’organizzazione hanno lavorato per ripristinare le condizioni e poter quindi nuovamente riprendere a saltare. Le condizioni erano inavvicinabili ma tutti i ragazzi si sono mossi solo dalla passione e dalla voglia di dare spettacolo al pubblico di Bergamo e hanno iniziato a concatenare salti di altissima spettacolarità. “No Foot”, “Superman”, “360°”, “Suicide” sono stati i nomi dei salti più pronunciati dal Luca il Pazzo, speaker d’eccezione per questo contest, e spiegati al numeroso pubblico affluito. La differenza l’ha fatta il Back Flip di Jack Bisi, chiuso su rampe infangate e atterraggi al limite del praticabile. Per questo la giuria l’ha voluto premiare con il primo posto, seguito dell’impeccabile Grant “Chooper” Fielder e Alessandro Picco. Visto il duro lavoro e l straordinarie condizioni in cui si è svolta la spettacolare competizione, l’organizzazione ed il pubblico, con la collaborazione di Salice e Marzocchi hanno voluto premiare tutti i ragazzi del Dirt per lo spettacolo che hanno regalato a Bergamo invitandoli sul palco e salutare la città pronti per tornare il prossimo anno.

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ARI N I L O O M C S E C FRAN l green mo su anissi v o i g un

Felpa con zip e t-shirtNickel&Dime, pantaloni FornitureCivili, sneakers Sergio Rossi.

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Il giovane Francesco Molinari ha vinto con lo score di 265 colpi (68 65 67 65), 23 sotto par, la 63ª edizione del Telecom Italia Open, disputata sul percorso del Castello di Tolcinasco G&CC a Pieve Emanuele (MI). Erano ben ventisei anni che un italiano non s’imponeva nell’Open nazionale, da quando Massimo Mannelli aveva conquistato il titolo a Roma nel 1980. Una straordinaria vittoria, la prima in carriera per il torinese, ottenuta davanti ad un folto pubblico.

Chi è Francesco 23 anni, torinese, proveniente da una famiglia di giocatori, all’età di otto anni impugna il suo primo ferro ed inizia a giocare al Circolo Golf Torino. Dopo una brillante carriera da amatore Checco, così lo chiamano i suoi fan, conquista l’Open dopo appena un anno dalla sua entrata nel professionismo. Durante le varie fasi di gara valide per l’assegnazione del titolo Francesco si è lasciato alle spalle i suoi agguerriti concorrenti disputando un match impressionante: doti da grande campione, concentrazione da fuoriclasse e tecnica eccellente! Il giovane torinese ha dato il meglio di se nella giornata finale tenendo testa ai vari attacchi e lasciando a ben 4 colpi il danese Anders Hansen. Francesco attribuisce il merito della sua magnifica vittoria alla capacità di mantenere calma e forte impegno in ogni istante, grazie anche al prezioso aiuto del suo caddie, Jorge Gamarra e della sua famiglia che lo ha sempre sostenuto ed introdotto sul green sin da bambino. Il trionfo di Molinari, già anticipatamente annunciato da un raggiante Presidente della Federazione Golf Franco Cimenti, apporterà indubbiamente un valore in termini di prestigio e di meritata visibilità ad uno sport troppo spesso considerato elitario.

Storia italiana del golf In Italia il golf arriva nel 1903 con la fondazione del Circolo Golf di Roma, seguita nel 1907 dal Circolo di Menaggio e Cadenabbia. Nel 1927 viene fondata a Milano la Federazione Italiana Golf (FIG), l’anno successivo, allargatasi a 20 Circoli, la FIG si trasferisce a Roma ed entra a far parte del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Nel 1936 la Federazione entra a far parte dell’Associazione Europea di Golf. Nel 1982 istituisce la Scuola Nazionale di Golf per uniformare e migliorare i metodi di insegnamento. Tra i suoi compiti, oltre quello di formare gli atleti nei valori morali ed agonistici, organizza gare nazionali, invia le sue squadre alle competizioni internazionali, coordina l’attività golfistica dei Circoli e delle Associazioni. Nell’ambito della Scuola Nazionale organizza anche scuole e corsi di perfezionamento per la formazione di tecnici per l’amministrazione dei Circoli, per la tutela ecologica e per i tappeti erbosi tenendo un apposito albo. La Scuola Nazionale di Golf ha sede presso il Centro Tecnico Federale a Roma. Al 31 Dicembre 2005 i tesserati FIG sono 81.100. L’attuale Presidente è Franco Chimenti.

Dolcevita, maglia con zip e cappellino Nickel&Dime, pantaloni Forniture Civili.

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La scuola nazionale di golf

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All’inizio degli anni 80 la F.I.G. decise di avere una sede all’altezza dei suoi numerosi impegni di formazione ed allenamento dei migliori giocatori nazionali. Nacque così l’idea di creare un proprio centro tecnico, per accogliere in modo funzionale ed organico una scuola per professionisti di Golf. Il Consiglio Federale decise perciò di realizzare la costruzione di un percorso di golf a 18 buche e di un annesso edificio, quale sede della Scuola Nazionale di Golf. Nel 1985 fu scelto il terreno nei comuni di Nepi e Sutri, a 50 chilometri dal centro di Roma; il famoso architetto americano George Fazio realizzò un progetto di alto livello e lo offrì gratuitamente alla Federazione, memore delle sue origini italiane. Nel 1986 ebbero inizio i lavori, ed oggi si può finalmente vedere l’opera completa con un bellissimo campo di 18 buche più 3 di pratica, di elevate qualità tecniche, che già è stato sede di numerose manifestazioni, tra cui la Coppa del Mondo professionisti del 1990. La Scuola ospita anche la Sezione Segretari, nata a seguito dell’esigenza di formare professionalmente i manager dei circoli di golf, e la Sezione Tappeti Erbosi, con l’obiettivo di formare dei tecnici qualificati professionalmente in grado di occuparsi della costruzione e della manutenzione dei tappeti erbosi. Nel 1998 il centro è stato dotato di una foresteria da cinquanta posti letto e di un nuovo driving range completo di strutture (postazioni coperte, area per riprese video, bunker di pratica, zona destinata alla pratica del gioco corto ecc... ).

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i di n i g i r ili o b o n e L le! a t u r rt... b o p s uno nza, ote adra, p u q s i d ono le gioco zione, sione s i a c n e i r m p r e Dete trollo tĂ , con i l i g a rugby. tĂ , co del veloci o i g l e doti d ndenti sorpre

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Xtreme ha seguito la partita contro il Portogallo svolta a l’Aquila per vedere in azione questa nostra Nazionale che ci sta regalando delle bellissime emozioni… L’entusiasmo per la squadra azzurra continua allo stadio Flaminio di Roma dove si è svolto il primo esame contro l’Australia valido per il Trofeo Jaguar Test Match che terminerà nello stadio di Pordenone affrontando il Canada: pur perdendo la prima partita contro la fortissima squadra della terra dei canguri gli Azzurri hanno dimostrato di lottare fino all’ottantesimo per la vittoria.

Storia del rugby in italia Il 4 settembre 1933 viene fondata la FIRA (Federation International Rugby Amateur) che comprendeva le nazionali di Italia, Francia, Spagna, Cecoslovacchia, Romania e Germania. Nel 1973 la Nazionale partecipa alla prima grande tournée in Sudafrica, diretta dall’ex pilone degli Springboks Amos Du Plooy. Seguiranno viaggi in Inghilterra e Scozia, fino ad avere contatti con l’Australia e la Nuova Zelanda: i maestri assoluti del rugby. L’Italia ha l’onore di giocare la prima partita in assoluto di un Mondiale di rugby (1987), al quale, come altre 9 squadre, è invitata dall’International Board di cui entra a far parte dopo la manifestazione. In quell’occasione sfiorerà la qualificazione ai quarti per la differenza punti, in quanto gli azzurri, l’Argentina e le Fiji hanno vinto tutte una sola partita, ma passano le isole del Pacifico. Per allenare la Nazionale in quegli anni vengono scelti allenatori stranieri come Bertrand Fourcade e Georges Coste. Dopo di loro, verrà l’ultimo italiano, Massimo Mascioletti, allenatore nel disastroso Mondiale del 1999 con 3 sconfitte.

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REGOLE DI GIOCO Un’incontro ha inizio con il calcio d’invio. Dopo di questo, qualsiasi giocatore che è in gioco, può prendere il pallone e correre con esso; può lanciare, calciare o passare il pallone. Ogni atleta può placcare, tenere o spingere un avversario portatore del pallone, può cadere sul pallone, segnare una meta o fare un annullato. Può partecipare ad una mischia, ad un ruck ad un maul o ad una rimessa laterale. IL CALCIO D’INVIO d’inizio dei due tempi di gioco è battuto con un calcio di rimbalzo (drop), a metà della linea di metà campo. Il primo tempo una squadra, il secondo gli avversari.

IL CALCIO DI RINVIO si effettua per riprendere il gioco dopo che un attaccante ha portato o fatto arrivare il pallone nell’area di meta senza commettere infrazioni: là il difensore ha annullato oppure il pallone è andato in touch di meta o su/ oltre la linea di pallone morto. IL RUCK Per avere una situazione che crea la struttura del ruck sono sufficienti due giocatori in piedi (uno per squadra), tra loro a contatto, ed il pallone sul terreno tra loro.

MAUL quando un giocatore, portatore del pallone, è in piedi a contatto con un avversario e sostenuto da un compagno. Nel suddetto istante si creano due linee di fuori-gioco, una per squadra, passanti per i piedi dell’ultimo giocatore delle due squadre. LA MISCHIA è una fase di ripresa del gioco a seguito di un’interruzione, decretata dall’arbitro, per un’infrazione di lieve entità (ex. un in-avanti) o per tutte quelle situazioni che richiedono l’interruzione del gioco e non sono regolate da nessuna regola.

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La Nazionale ha partecipato a tutte le edizioni della Coppa del Mondo, fermandosi sempre al primo turno. Dal 1994 la Nazionale ha ottenuto importanti riconoscimenti, primo fra tutti il 16 gennaio 1998: l’Italia viene ammessa nel Cinque Nazioni che poi diventerà dal 2000 il Trofeo Sei Nazioni. L’esordio degli italiani, allenati da Brad Johnstone, in questo torneo è stato il migliore che si poteva ottenere, ossia la vittoria contro la Scozia (campione in carica) 34-20, con la prima meta di De Carli e 29 punti di Diego Dominguez. Il torneo del 2001 e 2002 fu povero di soddisfazioni per la Nazionale che non vinse neanche una partita.

Alla fine del Sei Nazioni 2002 il nuovo allenatore della nazionale è il neozelandese John Kirwan; con lui l’Italia si qualifica per la Coppa del Mondo in Australia nel 2003 ed evita il cucchiaio di legno nel Sei Nazioni, battendo per la prima volta nella storia il Galles. Durante i Campionati mondiali del 2003 ottiene per la prima volta due successi nella stessa edizione della rassegna iridata e solo un calendario iniquo ed estenuante (quattro incontri in soli quattordici giorni, tanto che aveva addirittura minacciato di boicottare la manifestazione con altre nazionali alla prese con lo stesso problema) ha impedito agli italiani di conquistare

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una storica qualificazione ai quarti di finale, perdendo col Galles 15-27. Nel 2004 gli azzurri si classificano quinti nel Sei Nazioni, battendo a Roma la Scozia; l’anno dopo perdono tutte le partite. Dall’aprile 2005 Kirwan non è più l’allenatore della nazionale: si torna alla scuola transalpina con il pirenaico Pierre Berbizier. Il suo primo importante successo è la vittoria in un test-match fuori casa contro i Pumas argentini (29-30); essa è l’unica in tutto il 2005 di una squadra dell’emisfero nord in visita ad una dell’emisfero sud. L’11 marzo 2006 per la prima volta l’Italia riesce a conquistare il primo punto in trasferta durante il torneo delle Sei Nazioni pareggiando a Cardiff contro il Galles 18 a 18; l’allenatore Berbizier e Mirco Bergamasco sono eletti miglior allenatore e miglior giocatore del torneo. La nazionale si qualifica al Mondiale 2007, battendo agevolmente Portogallo e Russia; in Francia affronterà Nuova Zelanda, Romania ma soprattutto la Scozia, la squadra di maggior spessore più alla portata degli azzurri.

del Rugby Nobili origini in immagine che a ls fa la el d a A ont a gli eneralmente fr g a g le re lo a Itali rigini so deriva da o es , li a t ru b rt spo ei più nato in uno d é h c er p i, il b o n inglesi (quello e eg ll o c i ic t il aristocra he gli ha dato c , o t n u p p a y te di Rugb iovane studen g il o d n a u q , nome) , durante una is ll E b eb W m Willia 1823, disputata nel io lc a c i d a it part re il vviso di afferra ro p m ’i ll a e is dec ora era ancora ll (a i n a m le n pallone co ome un razzo c e ir rt a p i d e rotondo) o. a linea di fond verso l’oppost

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JOSH LEWSEY

Il piccolo della nazionale inglese aveva 15 anni quando ha preso la decisione che lo ha avviato al rugby internazionale. “Il mio allenatore diceva che avevo un gran talento naturale, ma che essendo piccolo avrei dovuto lavorare più degli altri”. A quel punto il ‘piccolo’ Josh ha preso la decisione di fare su serio. La vittoria della Coppa del mondo indica che ha

fatto la scelta giusta e la sua reputazione come placcatore tra i più duri dimostra che ha fatto molta strada.

Un ex ufficiale... con la palla ovale! La carriera internazionale di Lewsey, che dura già da sette anni, è iniziata su basi piuttosto traballanti nel 1998 quando, partecipando alla tournée nell’emisfero australe, la sua squadra ha subito tre pesanti sconfitte. Avendo rinunciato al rugby, Josh si iscrive all’accademia militare reale per ufficiali di Sandhurst. Se pensate che le corse di 8 km con lo zaino sulle spalle lo abbiano aiutato a migliorare la sua forma fisica per il rugby, significa che non sapete come gioca Josh. “Non credo che l’esercito mi abbia migliorato dal punto di vista fisico. Essere in forma, nell’esercito, è un concetto che rimanda a requisitI completamente diversi da quelli del rugby. Il mio ruolo nella squadra richiede velocità, potenza e capacità di ripetere molte volte azioni ad alta intensità che implicano tali qualità. Nell’esercito, conta la resistenza e la capacità di trasportare carichi”.

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Il ritorno sui campi da gioco Lewsey ritorna sulla scena internazionale nel 2001 e diventa un tassello laterale e difensivo importantissimo nella squadra inglese più agguerrita di tutti i tempi. La consacrazione arriva nel 2003, quando l’Inghilterra vince sia contro la Nuova Zelanda che contro l’Australia. Nella fase finale della partita con l’Australia, quest’ultima tenta di rimontare giocando la carta Mat Rogers, sperando che il grande giocatore ridia la carica alla squadra e al suo gioco. Nel giro di pochi minuti, Lewsey gli ritocca la gabbia toracica con un placcaggio che ha fatto tremare anche i tifosi più sadici. “E’ stata una di quelle opportunità in cui la palla è in aria e puoi tentare di prendere palla e uomo. Non

proteggeva il suo corpo con le mani ed il placcaggio è stato piuttosto spettacolare. Dopo la finale, Mat ed io ci siamo fatti una birra insieme e ci siamo scambiati le rispettive maglie”. A proposito del placcaggio, Rogers ha commentato: “Ai miei tempi anch’io ho messo a segno qualche colpo memorabile, ma lui è stato bravissimo. Buon per lui, me le ha veramente suonate”. Nello stesso anno, l’Inghilterra ha affrontato un’altra trasferta in Australia per la Coppa del mondo. Nella prima fase a gironi, Lewsey ha stabilito un record inglese segnando cinque mete di punizione contro l’Uruguay. “Non sapevo fosse un record finché non me l’hanno detto dopo la partita.

Il ‘piccolo’ che sfugge agli avversari! Con un peso di 89 kg per 1 metro e 80, nel pugilato sarebbe quasi un peso massimo: nel rugby, dove gli attaccanti di 118 kg sono all’ordine del giorno, si può dire che sia un peso piuma! “Sono ancora uno dei più piccoli, quindi devo allenarmi più duramente degli altri. Quando ti becchi colpi su colpi da tizi che pesano 30 kg più di te alla fine lo senti”. Tra i 18 ed i 21 anni, Lewsey ha fatto molto allenamento coi pesi per sviluppare un fisico più imponente. Ad ogni modo, il potenziamento per il rugby attualmente mira a sviluppare la forza dinamica più che la capacità

di sollevare carichi in posizione statica, quindi Lewsey può tranquillamente fare a meno dei bilancieri. Spesso si lega un’ancora o un pneumatico alla vita e fa degli scatti di corsa per allenarsi a rimanere in piedi più a lungo dopo un placcaggio. “Il mio compito è scappare da tizi più grossi di me - spiega - e non è possibile se non hai equilibrio e forza nella fascia muscolare centrale del corpo. Ecco perché nel mio allenamento attribuisco molta importanza al potenziamento delle gambe e al lavoro sulla stabilità e sull’equilibrio”.

JOSH LEWESY: una statua di giocatore! 18 novembre 2005: spettatori e giocatori presenti alla partita tra Inghilterra e Nuova Zelanda si sono dovuti confrontare con una statua in bronzo di oltre 2,50 metri raffigurante Josh che veste il nuovo abbigliamento Nike Pro Performance Top. La statua, resa pubblica prima del match precedente contro l’Australia, è stata l’attrazione e l’ennesima prova tangibile della crescita di questo giocatore. La gigantesca raffigurazione di uno dei più validi rugbysti inglesi svetta oltre gli spettatori che vengono accolti da questa insolita figura all’entrata dello stadio. Disegnata secondo uno stile ‘bronzo-antico’, mostra il famoso giocatore vestito col marchio Nike Pro Top: maglia che verrà utilizzata da numerosi atleti in tutto il mondo sotto la tshirt ufficiale da gioco. L’iscrizione alla base della statua non lascia dubbi sulla bravura dell’atleta e sull’efficacia di ciò che indossa: Nike Pro. England’s secret weapon, l’arma segreta dell’Inghilterra!

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...Chi Ă¨ giocatore inglese di rugby ruolo: estremo-ala. Nato: il 30 novembre 1976 a Bromley. Ha indossato la maglia della Nazionale inglese per la prima volta il 20 giugno 1998 contro la Nuova Zelanda (64-22 per i neozelandesi). Nel 2003, con la sua nazionale, ha vinto la Coppa del Mondo. Nello stesso anno anche il torneo delle Sei Nazioni. Attualmente gioca nel club inglese London Wasps. Dati fisici altezza m 1,80. peso forma kg 84. Statistiche (Aggiornate al 20.03.06) Presenze in nazionale inglese (CAP): 40. Sei Nazioni disputati: 2003, 2004, 2005, 2006. Coppa del Mondo 2003

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La sfi da co ntinu a

Luca T assi, 1 6 volte campio con nu ne ital merose iano m partec otoral ipazio ly altri r ni alla ally afr Parigi icani d D akar e al 2003 e' su u per un na sed a pietr i a a rot a presa elle male in Oggi h moto a a decis 5 0 a o di ric llâ&#x20AC;&#x2122;ora. .. ominci are a c orrere in auto

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...fatica, concentrazione impegno, rischio... E’ una sfida prolungata nel tempo dove una pietra presa male, conta quanto 5.000 chilometri percorsi con attenzione. Basta distrarsi un secondo, basta abbassare la guardia un istante per andare KO. Luca Tassi, 16 volte campione italiano motorally con numerose partecipazioni alla Parigi-Dakar e altri rally africani, questo lo sa bene. E’ stata la sua vita per molti anni: velocità e concentrazione. Dal 2003 è su una sedia a rotelle per una pietra presa male in moto a 50 all’ora in Perù. Oggi ha deciso di ricominciare a correre in auto. La Isuzu ha creduto in lui e si è iscritto al Rally del Marocco 2006. 5000 chilometri a gas spalancato con a fianco un navigatore d’eccezione: Pascal Rosolen già navigatore del 4 volte vincitore a Dakar, Edi Orioli. All’arrivo la grande soddisfazione della 19esima posizione (quinto tra i diesel) e un progetto per il futuro: insegnare a non mollare: A Preggio (PG) ha creato, infatti, in collaborazione con la Isuzu, la prima scuola di tecniche di guida in fuoristrada per disabili.

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Le ragioni della sfida continua nelle sue parole: “Il rally del Marocco ha segnato il mio rientro nelle competizioni. Le difficoltà incontrate sono state molte tra salti e buche, e nell’abitacolo si soffre molto per i quasi 50 gradi. Non sono mancati neanche gli inconvenienti come alcune forature, più la rottura di un semiasse e la rottura del radiatore: in mezzo al deserto, con la vettura in panne il mio pensiero era solo quello di non mollare per arrivare fino in fondo. Volevo dimostrare che anche in queste condizioni si possono centrare molti obiettivi. Spesso immaginavo che dietro il mio fuoristrada ci fossero milioni di carrozzelle a spingermi verso il traguardo. A pochi chilometri dall’arrivo sono riemerse tutte le emozioni di un tempo: la fine della gara, l’arrivo, la premiazione, la festa con i meccanici. Dietro il traguardo ho trovato tutti gli amici della Isuzu che mi hanno messo a disposizione la vettura, la GT-Off Road che ha curato l’assistenza. Con il mio sponsor Emma Amidei abbiamo deciso che la mia avventura avrebbe dovuto aiutare tutti i disabili”.

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Rally Orpi Marocco

Quale sarà l’attività della scuola? “La scuola aprirà il 14 dicembre in occasione della cerimonia di presentazione del nuovo fuoristrada Isuzu che avverrà all’interno della struttura. Nella “Scuola fuoristrada per disabili Filos” per off-road e quad per disabili che si trova presso l’agriturismo “I casali di Caicocci” sarà possibile affrontare insieme a tecnici specializzati tutte le problematiche che un disabile incontra nella fruizione di un mezzo fuoristrada. Il centro è attrezzato per corsi da uno a tre giorni, il tutto in un’area di 250 ettari all’interno dei quali si snodano vari percorsi per un totale di 250 km

Per insegnare a non mollare? “Di barriere ne ho incontrate anche nel deserto. L’unica cosa da fare è cominciare a credere che gli ostacoli non esistono, sono solo nella nostra mente. I filmati del rally del Marocco verranno utilizzati in ospedali e centri di recupero per disabili dove si mostra come anche nelle mie condizioni si può portare a termine una rally raid africano, in uno spazio angusto ed in condizioni limite. La vita è una continua emozione che vale la pena di vivere tutta d’un fiato”.

…è una competizione affascinante, giunta oramai alla sua settima edizione, che quest’anno si è svolta dal 30 maggio al 5 giugno con un giorno di gara in più rispetto alle precedenti edizioni. La corsa, considerata da molti come un Rally sprint, diventa così una prova con caratteristiche più simili ad una volata a più lungo respiro. Il Marocco offre la possibilità di affrontare una gamma diversificata di terreni tipici africani molto interessanti dal punto di vista morfologico. La prima tappa ‘Erfourd-Erfourd’ prende avvio dalla città, un tempo fortino militare, a circa 300 km a nord-est di Ouarzazate. A parte la prima sezione, totalmente nuova, i due terzi della tappa sono uguali all’edizione del 2003. Questa porzione è il paradigma di confronto utile per tutte le tappe successive: si incontrano infatti a metà percorso le famose ed impegnative dune di Merzouga, l’Erg Chebbi e le diverse tipologie di terreno che fanno da sfondo nei 6 giorni consecutivi. La seconda tranche del rally, ‘Erfourd-Ain Beni Matar’, si sposta molto più a nord,: la tappa è considerata molto impegnativa e ostica a causa della pericolosità ed asperità del territorio costituito da numerosi ‘oued’ e guadi. Il terzo giorno, ‘Ain Beni MatharErfourd’, i concorrenti si affrontano su una lunga pianura abitata da molte fattorie nomadi per poi fare ritorno verso l’immensa valle di Snab Oued. La quarta tappa, ‘Erfourd-Zagora’ parte dal villaggio di Rissani ed attraversa una regione da paesaggio lunare con lunghe percorrenze su sabbia, passaggi in montagna e giganti crateri. Penultima tappa, ‘Zagora-Ouarzazate’, attraversa la zona montagnosa del paese ed infine ‘Ouarzazate-Ouarzazate’ da percorrere su un terreno particolarmente abrasivo e di difficile interpretazione. Novembre - Dicembre

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Il servizio Ă¨ stato realizzato nel Paracentro crazyfly nettuno - www.paracadutismonettuno.it

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Roberta Mancino, 24 anni, si è fatta conoscere come attrice nel film di Carlo Verdone “C’era un Cinese in Coma” e come modella con il Calendario di Elaborare. La giovane modella Le sue misure sono: 88-58-88, di professione modella e attrice, Roberta Mancino ha stregato tanti uomini grazie ad alcuni servizi fotografici piuttosto espliciti e indubbiamente sensuali. Insomma, la malizia non le è mai mancata... In Tv ha avuto successo anche grazie ad una piccola parte nella fiction Elisa di Rivombrosa, il fenomeno televisivo del 2004.

tra l’altro è già stata protagonista, per ben due volte, tra le pagine del più noto magazine Playboy, riscuotendo anche in quell’occasione un notevole successo.

Come modella, però, la sua consacrazione è avvenuta con il calendario 2003 di Elaborare, la “Bibbia” dell’automobilismo sportivo. Infatti grazie alla sua esperienza, è riuscita a calarsi perfettamente nelle scene ricostruite e volute dal fotografo: officine dal romantico gusto dei vecchi tempi, forni di carrozzerie, e poi ancora gommisti, auto, demolizioni. Ma è proprio la partecipazione,

nel 2003, a due speciali della rivista Playboy: Lingerie e Girls Summer che le potrebbero aprire la porta agli USA. I bene informati, infatti, la danno il lizza per una partecipazione in grande stile ad uno dei prossimi numeri della rivista edizione Internazionale. E siamo sicuri che davanti alle celebri conigliette la bella Roberta non sfigurerà sicuramente... con o senza veli!

Un viaggio diverso dal solito: la galleria del vento è un apparato usato in aerodinamica, che consente di studiare sperimentalmente gli effetti che l’aria produce su un corpo in movimento: un modellino dell’oggetto che interessa (aereo, automobile ...) viene investito da un flusso d’aria del

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quale si può controllare la velocità, in modo tale da simulare il moto reale; si possono così osservare vari fenomeni ed eseguire misure di resistenza, portanza, pressione, temperatura. Il suo utilizzo si è allargato verso altri campi, tra cui quello del volo privo di forza di gravità: chi vuole provare un’emozione unica e fluttuare libero nell’aria, senza paracadute ed aereo, può indossare la tuta ed entrare nella galleria del vento!

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Record Europeo e Italiano Freefly Nel mese di giugno 2005, presso Skydive Empuriabrava in Spagna, si è svolto il primo Record Europeo di FreeFly-HeadDown Formation. I sei giorni delle prove sono stati suddivisi con salti in cui si sono effettuate le ultime selezioni e le prove per il record. Dopo alcuni tentativi a 30 si è fissato a 27 elementi, , ma riassettando la formazione si è riusciti a volare con 28 unità per 10 secondi! A prescindere dal record, il lancio è stato spettacolare ed emozio-

nante: tutti i componenti a livello ed una qualità di volo eccezionale! Le festa si è conclusa la sera sulla spiaggia per celebrare finalmente l’importante prestazione, che pur non essendo prevista dall’aeronautica generale, è stata il primo passo per ufficializzare e proporre l’inserimento di tali primati. Indispensabile aggiungere che Roberta era parte dei fortunati e bravissimi atleti che hanno stabilito il record europeo nel cielo di Spagna, ripetendo la vincente performance anche come Record Italiano ad Arezzo. Il 4 giugno infatti si sono svolte le prove e dopo numerosi tentativi si è portata infine la formazione a 16 elementi, fissando così per la prima volta il primato nazionale: Roberta in questa occasione era uno ‘stinger’ ovvero la persona che costruisce la figura in riferimento alla formazione base.

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Il FREE FLY è una specialità del paracadutismo che si basa sul concetto di volo verticale. Si è sviluppata negli anni 90 grazie alla comparsa dei primi bimotori che offrono numerosi vantaggi in termini di comodità e capienza.Il freefly consiste nel volare in caduta libera in diverse posizioni “verticali” con velocità che variano dai 200 ai 500 Km all’ora. Così come per il lavoro relativo, è indispensabile raggiungere un buon livello di controllo in tutte le posizioni di volo. Per intenderci non basta saper stare in piedi (stand-up) o a testa in giù (head-down), ma è necessario saper avanzare, frenare, entrare in una formazione, stare fermi, ecc. E se questo requisito minimo è indispensabile per il lavoro relativo, lo è ancora di più per il freefly, per garantire un adeguato livello di sicurezza. La difficoltà di questa specialità determina spesso, anche tra le persone che attualmente praticano il free-fly, numerose carenze su alcuni concetti e meccanismi di questo volo, con la conseguenza di rendere difficile la crescita e limitando le infinite possibilità di questo tipo di caduta libera. Il freefly, se eseguito correttamente e con la giusta passione, dà la possibilità di divertirsi e sperimentare un settore carico di adrenalina ed emozioni speciali!

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Chi Ă¨... NOME: Roberta Mancino PROFESSIONE: attrice e soubrette... soprattutto paracadutista professionista. Istruttrice di Freestyle, Freefly e Galleria del vento. 2800 lanci di Paracadutismo.

COMPETIZIONI 2003 Space Games 1st posto disciplina Freestyle 2003 Nazionali Russia 1st posto disciplina Freestyle 2004 Galleria del vento Orlando (Florida) 1st posto 2005 Space Games 2nd posto disciplina Freestyle e FreeFly 2005 Galleria del vento 2nd posto (California) Perris Valley

RECORDS 2005 Record Europeo Freefly 2005 Record Italiano Freefly

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: S S I L Y BA E I T DUCA te n e c n vi o i m o bin

zione, centra n o c , e at se ati Cor impenn rsate, am Duc e e t v a l r e t d , in itĂ a felic toGP. Pieghe dok e l ke e Mo d i a B p r e l p a Su ioni d ionato attraz l camp e d a t r o no la p chiudo

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L’ultima prova del moto mondiale nella Repubblica Valenciana lasciava intravedere con un margine di speranza in più la futura vittoria di Valentino Rossi, ma purtroppo i sogni dei tanti tifosi del numero 46 si sono infranti alla seconda curva del quinto giro che ha visto il dottore scivolare sull’asfalto testando suo malgrado la pelle Dainese. La sorte ha ristabilito i sogni di gloria contro ogni pronostico: la sorpresa più grande è stata il trionfo del neo campione del Mondo di SuperBike, Troy Bayliss... ...Dopo aver dominato ed essersi laureato in anticipo nella gara di Imola nella classe SBK 2006, Troy a Valencia ha sostituito lo sfortunato Sete Gibernau, il quale, dopo qualche ora dava notizia del suo ritiro dal mondo delle corse in un comunicato stampa. Terzo in griglia di partenza, allo spegnimento del semaforo che dava inizio al gran premio, l’australiano ha rapidamente approfittato di una bruttissima partenza di Rossi in pole position, passando in testa con forza e carattere da campione del Mondo. Con queste caratteristiche ha dominato e vinto l’ultimo appuntamento del moto mondiale, regalando ai tifosi della disciplina grandi emozioni durante l’intera gara. A questa grande impresa di Troy vogliamo dedicare l’articolo colorandolo di rosso Ducati, passando da Misano per arrivare a Valencia e raccontare le gesta di un grande pilota che torna ad essere campione del Mondo dopo aver conquistato il Titolo nel 2001 sempre su Ducati. Siamo abituati a riconoscere la nostra nazionalità, tra il colore azzurro della nazionale di calcio e il rosso del cavallino di Maranello, ma c’è un rosso dalla tonalità particolare che infiamma animi ruggenti e colora tribune e prati dei circuiti: il rosso DUCATI.

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TROY BAYLISS Bayliss comincia ad interessarsi alle due ruote molto presto, quando suo padre gli compra una moto ‘Monkey’ per girare nella tenuta agricola di famiglia a Taree, nel New South Wales. All’età di dieci anni inizia a correre, partecipando a gare di motocross e di dirt track, ma il suo amore per le competizioni lo spinge a cimentarsi anche in altre discipline, come il surf e le gare ciclistiche. Nel 1992 si iscrive alla classe 250SP, la stagione successiva passa alla classe 600. Nel ’94 arriva sesto nel campionato australiano 600 e addirittura secondo la stagione successiva: questo risultato gli vale un posto nella squadra ufficiale Kawasaki Superbike. Troy corre l’anno successivo con

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la Suzuki e nella prova australiana del Mondiale Superbike a Phillip Island, tra lo stupore dei piloti più blasonati, termina entrambe le manche con due quinti piazzamenti. I successi lo avvicinano alla squadra Ducati impegnata nel Mondiale Superbike, concludendo la stagione al sesto posto assoluto e salendo sul podio ben nove volte. Nel 2002 la difesa del titolo è spettacolare: una serie consecutiva di sei vittorie nei primi tre round è vanificata da una scivolata ad Assen che consente a Edwards di agguantare la testa del campionato. I due sfidanti arrivano al gran finale di Imola staccati di un solo punto, ma alla fine è l’americano che si aggiudica il titolo. Subito dopo Imola, Bayliss inizia la sua nuova avventura nel team Ducati MotoGP e per due anni correrà al fianco di Loris Capirossi con la Ducati Desmosedici. Adesso Troy è tornato, più grintoso che mai e deciso a lottare per un secondo titolo con il Ducati Xerox Team.

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La vittoria nel mirino per la SBK Paolo Ciabatti, direttore del programma Superbike Ducati Corse non è nuovo ai successi nel campionato per le derivate di serie avendo guidato la squadra a due trionfi consecutivi: nel 2003 con Neil Hodgson e nel 2004 con James Toseland. Quest’anno è fiducioso di poter lottare ad armi pari contro uno schieramento davvero folto e competitivo di piloti, moto e squadre nel Mondiale Superbike. “E’ naturale per il Ducati Xerox Team iniziare la stagione 2006 con la vittoria nel mirino” ha dichiarato Ciabatti, “perché le ultime gare dello scorso anno hanno dimostrato chiaramente che la 999 è sempre una moto vincente. Non sottovalutiamo assolutamente la sfida che ci aspetta in questa stagione perché, come abbiamo visto lo scorso anno, il Mondiale Superbike sta diventando sempre più competitivo e seguito in tutto il mondo. L’arrivo di piloti

di prestigio provenienti da altre categorie e uno schieramento davvero impressionante di moto da parte dei nostri rivali di sempre significa che, ancora una volta, la lotta per il titolo sarà durissima”.“Comunque è proprio per questo motivo che il Mondiale Superbike continua ad essere una sfida importante ed affascinante per Ducati. Ci permette di partecipare e vincere, contro i nostri diretti avversari, con moto derivate dalla nostra attuale gamma in produzione, oltre ad essere una vetrina importante per la nostra tecnologia”. “Sono estremamente contento di avere Troy e Lorenzo nella nostra squadra ufficiale per il 2006. Credo che questo mix di esperienza e gioventù, insieme alla versione F06 della Ducati 999, saranno la giusta formula per affrontare il prossimo Campionato Mondiale Superbike e continuare la nostra tradizione di successo in questa categoria”.

DUCATI 999R FACTORY 06 scheda tecnica Tipo

Bicilindrico a L di 90°

Cilindrata

999cm³

Alesaggio x corsa

104mm x 58,8mm

Distribuzione

Desmo, doppio albero a camme

Valvole

4 per cilindro

Gestione motore

Centralina Magneti Marelli Marvel4

Alimentazione

Iniezione elettronica Magneti Marelli

Iniettori

Magneti Marelli IWF1

Trasmissione finale

Catena Regina

Potenza all’albero

194CV a 12500 giri/min

Velocità Massima

312km/h

Lubrificazione

Raffreddamento con radiatore

Telaio

Traliccio in tubi d’acciaio

Sospensione anteriore

Öhlins TTX20 rovesciata da 42mm

Sospensione posteriore

Ammortizzatore Öhlins TTX36

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I delfini in piscina

l avventura dell hockey subacqueo in Italia Hockey subacqueo: come si gioca? Regole semplici, pinne, maschera e tanta voglia di divertirsi… Le squadre di hockey sub sono composte da sei giocatori ‘in campo’ e da altri quattro a bordo vasca che operano da sostituti. Il numero di cambi è illimitato; i sei giocatori si affrontano in acqua muniti dell’attrezzatura necessaria: pinne, maschera, snorkel o aeratore, mazzetta e calottina. Da questo momento bisogna trattenere il fiato e divertirsi! Lo scopo è creare una tattica di gioco, la più efficace possibile, affinché i sei giocatori di una squadra spingano e si passino il disco tra loro per arrivare a segnare nella porta avversaria.

La porta è fissata sul fondo o costruita con materiale non galleggiante, larga tre metri e dotata di una lieve pendenza che termina con un catino, ragion per cui il disco deve essere lanciato con forza o ‘accompagnato’ sin dentro la sua superficie concava. I sei elementi di ogni squadra rispettano i ruoli assegnati: tre giocatori destinati alla difesa e alla costruzione del gioco, full back e terzini, più tre attaccanti. Gli atleti devono sfruttare al meglio l’alternanza tra loro per eseguire il maggior numero di passaggi ma devono anche evitare di restare senza ossigeno tutti e sei nello stesso momento per non permettere alla squadra avversaria di arrivare facilmente a segnare! Sembra apparentemen-

te un gesto semplice, ma bisogna unire sforzo fisico, capacità di muovere il disco in apnea e concentrazione. Le azioni di gioco si svolgono rapidissime e la battuta è concitata: non è un caso che chi vede per la prima volta una partita dagli spalti sia colpito principalmente dall’ammasso apparentemente caotico che si crea in superficie e dalle continue mischie furibonde tra giocatori. L’hockey segue in realtà tattiche di gioco piuttosto complesse che uniscono la pura tecnica con mazzetta e disco all’incastro perfetto tra settore difensivo e offensivo, senza dimenticare l'ambiente di gioco, un'elemento fuori dalla natura dell'individuo che gioca completamente in apnea!

Chi di voi non ha mai sognato da bambino di poter trattenere il fiato così a lungo per potersi tuffare negli abissi e nuotare accompagnato dal fantastico gioco dei delfini? Per tutti coloro il cui miraggio infantile era trasformarsi per cinque minuti in creature marine è nato uno sport che combina agonismo e passione per questo elemento liquido!

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Attrezzatura per l’hockey sub Maschera:

ne esistono centinaia di tipi sul mercato. Si può scegliere con un volume ridotto, utile negli spostamenti più rapidi, o con campo visivo più ampio per facilitare la visuale del gioco. In abbinamento alla maschera bisogna utilizzare lo snorkel: meglio se corto e largo per semplificare l’atto respiratorio.

Pinne:

anche in questo caso il mercato offre un’ampia scelta. Le pinne per praticare hockey sub devono avere la scarpetta chiusa, essere flessibili e non in fibra (per evitare di far male all’avversario). Le più utilizzate sono quelle corte e piuttosto larghe per agevolare lo spostamento.

Storia dell’hockey sub È uno sport nato in Inghilterra nel 1954 per permettere ai subacquei e pescatori di ‘allenarsi’ anche durante il rigido inverno britannico. Ha poi preso piede nel resto del pianeta sino all’organizzazione del primo Campionato del Mondo in Canada del l980: in quella occasione furono solo 5 le squadre iscritte per arrivare alle 16 dell’ultimo Mondiale. L’inizio di questo sport in Italia si deve alla passione di atleti bolognesi che per primi portarono avanti, grazie anche all’intervento della sezione di Nuoto Pinnato della federazione, una cooperazione per poter succes-

sivamente stilare le regole del gioco che venne approvato ufficialmente dal CONI nel ’97. La nostra nazionale partecipa dal ’98 ai Mondiali ed Europei: nel 2005, in occasione degli Europei di Marsiglia, la squadra femminile ha raggiunto il miglior risultato piazzandosi al 5° posto mentre i ragazzi hanno ottenuto il miglior punteggio agli Europei del 2003 organizzati dalla F.I.P.S.A.S e disputati a S. Marino. Ai Mondiali di Sheffield del 2006 sia la squadra maschile che quella femminile non hanno ben figurato piazzandosi ultimi: 1° in classifica Nuova Zelanda per la categoria maschile e Australia per le donne. I prossimi campionati italiani 2007 sono previsti a Cagliari nel mese di marzo.

Dove posso iniziare a giocare? Le squadre in Italia e diffusione a livello mondiale Attualmente ci sono a livello nazionale 9 squadre che hanno preso parte al 7° campionato italiano 2006 classificandosi in questo modo: 1° ‘Assetto Variabile A’ di Bologna, 2°‘Parma Sub’, 3° ‘Eridania Sub Ciriè A’ di Torino, 4° ‘H2Bo’ di Bologna, 5° ‘Club Sub Cagliari’, 6° ‘Parma Sub B’, 7° ‘Racing Roma’, 8° ‘Assetto Variabile B’, 9° ‘Eridania Sub B’. Per quanto riguarda lo scenario europeo e mondiale l’hockey sub si gioca in 40 paesi, il cui primato è detenuto dall’Australia dove si calcola che lo pratichino almeno 500.000 persone a tutti i livelli, dai bambini ai master over 50. In Francia invece, dove questa disciplina si è sviluppata in anticipo rispetto all’Italia, vengono disputati campionati di serie A e B.

Mazzetta: non più lunga di 30 cm, generalmente costruita in legno galleggiante. La parte frontale ha un’inclinazione di circa 10 gradi per consentire di alzare il disco in fase di tiro o passaggio. La curvatura è lasciata alla soggettività del giocatore che spesso costruisce artigianalmente il proprio strumento.

Guanto:

si tratta di un guanto da lavoro spalmato e ricoperto interamente da silicone o altro materiale protettivo. Si usa per evitare alla mano portante i dolorosi urti contro le altre mazzette, contro il pesante disco da gioco o contro il fondo della piscina.

Disco: ha un peso medio tra 1.2\1.3 kg ed è ricoperto da materiale plastico per favorirne lo scivolamento sulle piastrelle e proteggere i giocatori da eventuali colpi. È di difficile reperibilità ma si può facilmente acquistare su siti esteri o in occasione di tornei e campionati internazionali.

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...Il gommone carico di materiali e di facce allegre si stacca dal molo e fila veloce verso la nostra meta. Lo scandaglio, nei giorni scorsi ci ha restituito un profilo del fondo che potrebbe nascondere un relitto sommerso... La profondità è rilevante e ci ha obbligato a progettare una immersione tecnica con tutto quello che comporta questa decisione. Sul punto preciso, ritrovato grazie al prezioso GPS, fissiamo la base filando il pedagno che si tuffa veloce verso il fondo di settanta metri. La giornata è splendida e siamo tutti ottimisti e fiduciosi. Abbiamo programmato una immersione di 20 minuti di fondo con una miscela trimix ipossica e una deco accelerata con miscele iperossigenate e ci tocca bardarci con tutte queste bombole addosso che sembriamo alberi di Natale. Ci tuffiamo, la discesa è veloce e dopo soli 3 minuti intravediamo nell’acqua limpida le caratteristiche del fondale. Altri due minuti e ci siamo. L’elio della miscela di fondo ci consente una lucidità diversamente impossibile da ottenere con la semplice aria. Di fronte a noi uno scafo in metallo. Probabilmente affondato da molto tempo visto il degrado delle lamiere e le condizioni generali. Cerco di capire che tipo di nave potesse essere. Lo scafo è lungo circa 50 metri e poggia sul fondo semi coricato. Faccio un ampio giro intorno al relitto. Mi attrae a poppa l’ elica di bronzo che si delinea precisa. Trovo sul lato destro lo squarcio che ha causato l’affondamento. Forse la causa dell’affondamento è stato un siluro di un sommergibile, nella seconda guerra mondiale. Tante supposizioni e nessuna certezza. La ricerca delle notizie su questo relitto inizia qui. In mio compagno scatta qualche foto e siamo già alla fine della nostra immersione. Venti minuti sono passati.

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Segnalo lo stop e l’inizio della risalita. Gli stop ogni due metri si susseguono fino ai 27 metri quando cambiamo la miscela respiratoria e iniziamo con l’Ean40 una miscela di aria arricchita di ossigeno che useremo fino ai 9 metri. Le tappe di decompressione aumentano, due, tre, cinque minuti e noi rispettosi del piano ci atteniamo scrupolosamente ad esse. A nove metri altro cambio con un Ean80 che ci consentirà di ulteriormente accelerare la decompressione. Tre quote 9/6/3 metri per 5/8/15 minuti e poi siamo fuori. Settantaquattro minuti totali di immersione e una sola certezza. Qui ci dobbiamo ritornare a scoprire questo pezzo di storia.

Ivan Lucherini esponsabile del 9511 Diving Team, centro immersioni a Putzu Idu costa ovest della Sardegna www.9511.it - Instructor trainer PSS istruttore PADI NAUI ACUC CMAS - docente dei corsi di formazione professionale delle regioni Lombardia e Sardegna in ambito subacqueo -vent’anni di esperienza in tutti i mari del mondo: mediterraneo, mar rosso, mar delle andamane, borneo malese, oceano indiano, carabi - Oltre 500 brevetti subacquei rilasciati

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L’immersione tecnica Nel corso degli anni novanta si è diffuso fra i subacquei ricreativi la possibilità di usufruire delle tecniche e delle attrezzature della subacquea professionale di alto fondale. Da quel momento, per i subacquei dilettanti, sono esistiti due modi di pensare all’immersione subacquea con le bombole: la subacquea ricreativa che ha come limiti propri la semplicità dell’attrezzatura utilizzata e la costante del poter uscire sempre dall’acqua in qualsiasi momento entro il limite massimo di 40 metri di fondo e la subacquea tecnica che invece prevede una più ricca dotazione di attrezzature e l’impossibilità di poter uscire senza una precisa procedura di decompressione.

Il valore della prima colazione nell’infanzia è sempre più importante nella vita di ogni giorno: i bambini che si alimentano in modo sano e corretto beneficiano in salute e rendimento scolastico, poiché affrontano la giornata con un’adeguata riserva di energia. Ovomaltine, il concentrato all’estratto di malto da sciogliere nel latte e arricchito con 11 vitamine, minerali, calcio, fosforo e dal saporito gusto di cacao, ha deciso di promuovere presso le scuole primarie e medie inferiori il progetto didattico gratuito il “Passaporto Sportivo Ovomaltine”. Ogni bambino ha la necessità, per crescere bene, di fare una ricca colazione e di praticare sport regolarmente, affinché da adulto possa esprimersi al meglio e diventare uno ‘sportivo Xtreme’ e dedicarsi in modo sicuro alle discipline all’aria aperta e non convenzionali! Il “Passaporto Sportivo Ovomaltine” vuole rappresentare il primo strumento di raccolta della storia sportiva e delle abitudini alimentari dei nostri figli. Le scuole interessate possono richiedere il kit al numero verde 800-903649

Vuoi diventare uno Sportivo Xtreme? Segui le 10 regole d’oro Ovomaltine!

Mangia 5\6 volte al giorno: fai sempre una completa prima colazione, un pranzo e una cena leggera oltre a due spuntini a metà mattina e metà pomeriggio.

La prima colazione è il pasto più importante: ti fornisce il nutrimento e l’energia necessaria per affrontare al meglio la giornata.

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Gli alimenti che ti forniscono un’energia sana e duratura aiutano il tuo corpo a stare in forma e la tua mente ad essere più attiva. Se vuoi crescere sano e forte non dimenticare i cibi che contengono vitamine, sali minerali, proteine animali e vegetali. Le vitamine sono fondamentali per il metabolismo, che è l’insieme dei processi per cui il nostro corpo richiede e consuma energia. Calcio, magnesio e fosforo contribuiscono alla salute dei denti e al rafforzamento delle ossa. Se vuoi seguire un’alimentazione sana e bilanciata cerca di limitare i grassi: in questo modo i cibi risultano più facilmente digeribili. Quando fai sport quello che mangi è ancora più importante: il livello degli zuccheri nel sangue deve essere sempre sufficiente a far funzionare i muscoli. Non dimenticare di bere ogni giorno almeno 1,5 litri di acqua o di altri liquidi. Se mangi bene e pratichi sport regolarmente aiuti il tuo corpo a restare in forma e mantenersi in salute. Segui queste semplici REGOLE OVOMALTINE

abbinate ad una regolare attivita' fisica e diventerai presto anche tu:

‘SPORTIVO XTREME' potrai praticare con vitalita', energia ed in totale sicurezza gli sport dei tuoi campioni preferiti!

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ta s i u q on Alla c

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Articolo & Foto: Davide Frana

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Panamericana direzione nord verso Trujillo

...Sono sbarcato all’Aeroporto di Lima il 26 giugno 2006 dove c’era ad attendermi il Carabiniere dell’Ambasciata Italiana. Dopo una giornata di riposo, di sistemazione bagagli e della bici, sono partito da Lima con direzione sud percorrendo la Carretera Panamericana e attraversando le località di Ica e Nazca fino a Camanà lungo tutta la costa del Pacifico...

Le Ande

Lago Titicaca

Dopo i primi sei giorni di viaggio nei quali ho percorso circa 900 km, ho iniziato la salita verso le Ande, passando per Arequipa fino a Puno sul lago Titicaca a 3850 mt. s.l.m.. Da questa zona, posta al confine con la Bolivia, è iniziato il mio vero viaggio, quello per cui avevo tanto faticato in preparazione e cioè l’attraversamento della Cordillera delle Ande da sud a nord, cercando di ripercorrere il viaggio all’inverso del conquistatore degli Incas, Francisco Pizarro. Fino a questo punto tutto era andato per il meglio, l’Italia aveva vinto il mondiale e credetemi, mi sentivo orgoglioso perché quando incontravo qualcuno la prima cosa che mi diceva era “ Italia campeon”. Dopo un po’ di adattamento all’altitudine ho iniziato a pedalare in mezzo a paesaggi mozzafiato e talmente stupendi dai quali nemmeno tutte le forature di cui sono stato vittima sono riuscite a distogliermi. Percorrevo km su km senza incontrare anima viva, se non qualche animale o qualche abitazione. In Perù le distanze sono veramente grandi, era necessario percorrere sempre più di 100 km al giorno per trovare qualche posto dove sostare. Dopo essere giunto a Cuzco, nella Valle sacra degli Incas ed aver visitato la mitica Machu Picchu, mi sono diretto verso nord alla volta della Cordillera Centrale con meta la splendida Cordillera Blanca, dopo essere passato per Cerro de Pasco, considerato l’agglomerato urbano più alto del mondo con i suoi 4350 mt. s.l.m.. Una volta giunto a Huaraz, ho preso contatto con alcune guide della zona perché era mia intenzione raggiungere l’Ecuador proseguendo per le Ande e non attraverso la strada costiera; mi era stato detto che il percorso era duro e difficile tanto che tutti lo sconsigliavano; però era mia intenzione percorrere quella via.

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Davide Frana in una spettacolare vista di Machu Picchu

Piccolo problema Il giorno seguente percorsi 140 km di sterrato in mezzo ad un canyon chiamato canyon del Pato fino al pueblo di Chuqicara, dove avrei sostato e dormito nella legnaia di una famiglia che mi ospitava. Il giorno successivo, dopo essere partito di buon’ora, mi accorgevo di avere 5 raggi della ruota posteriore rotti che non mi permettevano di correre bene, per cui sono riuscito con molta fatica a raggiungere Tauca, una cittadina posta a 3.800 mt. s.l.m., dove trovavo e venivo ospitato da dei sacerdoti appartenenti al gruppo di volontariato chiamato Operazione Mato Grosso. All’interno di questa associazione operano molti civili italiani che coadiuvano i sacerdoti nelle attività di

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volontariato. Queste persone mi hanno aiutato perchè non riuscivo a trovare una chiave che mi permettesse di sostituire i raggi rotti, ospitandomi e portandomi a 200 km da li’ e precisamente nella citta’ di Chimbote sulla costa dove contattavamo altri appartenenti all’associazione che mi accompagnavano da un meccanico, il quale, con mezzi impossibili, è riuscito ad aggiustarmi il tutto. La mattina dopo ho lasciato a malincuore queste fantastiche persone, che sinceramente credevo esistessero solo nella fantasia e mi sono diretto verso Cajamarca, dopo aver percorso un tratto di Panamericana per circa 200 km per poi risalire sulle Ande. Arrivato lì e dopo aver pernottato, ho iniziato uno dei percorsi più duri del viaggio; infatti avrei dovuto percorrere più di 500 km con dislivelli incredibili in mezzo a strade deserte, fino al confine con l’ Ecuador.

Xtreme avventura on del Pato vista del Cany

huaylas ancay – Anda sulla strada Ab Quota 4.300

on del Pato vista del Cany

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l’ Ecuador , confine con acio – La Balsa Strada San Ign

L’inferno Percorrevo incredulo questa strada che passava per Chachapoyas, capitale dello stato di Amazonas, per via delle difficoltà e per il paesaggio che cambiava man mano che mi avvicinavo alla selva. La fatica ormai cominciava a farsi sentire, perchè i km percorsi erano molti, ma davanti a me avevo ancora l’Ecuador, per cui bisognava stringere i denti e proseguire per portare a termine ciò che tanto avevo desiderato. Prima di arrivare al confine ho dovuto superare l’ “infierno”, un tratto di strada di circa 130 km, attraverso il quale ho affrontato enormi dislivelli, perchè sono passato da 2.600 mt a 3.650, per scendere a 750 e risalire fino a 3.700 con arrivo a 2.700 mt. s.l.m.

ide Frana

e Frana Nome: David CarabiP.U. Arma dei e: on si es Prof ante Am e passioni: nieri. Hobby ed ke bi n ai in mount di escursioni a, ue cq ba su e i di sc appassionato ia ar lit so uto viaggi in ha già compi te ua G ica: Messico, in centro Amer r. do lva Sa ; Honduras mala, Belize, in quasi 2.000 km a es pr im Ultima ia Ch il Guatemala, mtb attraverso e ta le at Vittorio, tri aventa “Vick” antinatore : Gar lle A e, scoperta delle liz la al Be , e l” pas rso ura: “Inca Trai ve nt tra ve at av , o de gi An rdillera delle ironman. Viag Co lla de e or ag ot ocas nel cu azioni del pr che vie degli In ioni e motiv az er id ns a, per il ur Co ador. irito di avvent il Perù e l’Ecu viaggio per sp o ng ricerca lu a to un es r qu iti fisici e pe nista: Compio rare i miei lim pe presa su im a ta e es ar ov qu desiderio di pr o inoltre che er Sp e. al n e’ tu no iri ica e sp e anche chi interiore psich dimostrare ch di à ilit ib ss a la po ili situazioni. estrema mi di affrontare sim essionista può of pr ta tle ’a un

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Equador Dopo essere giunto al confine ed aver sbrigato le pratiche doganali ho continuato per strade di terra che avevano pendenze mai viste, ma oramai ero in Ecuador ed ero sempre più convinto che avrei portato a termine l’impresa. Gli ultimi 700 km credevo sarebbero stati una passeggiata, invece, ho dovuto molto spesso spingere a mano la bici per salite impossibili, sennò rischiavo di capottare, infatti un giorno per fare 70 km ho impiegato quasi nove ore. Comunque oramai c’ero e non potevo mollare, per cui, armatomi di pazienza, ho continuato fino a Cuenca, dove ero atteso da Italiani dell’associazione Dante Alighieri, che mi hanno ricevuto ed ospitato. Salutati i connazionali, partivo alla volta di Quito, dopo essere salito al vulcano Cimborazo a 5.000 mt per poi scendere sotto un’abbondante precipitazione di acqua e ghiaccio, ad Ambato.

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Finalmente la meta Qui il mattino seguente mi trovavo bloccato dall’esplosione di un vicino vulcano avvenuta nella notte che cominciava a ricoprire la città di cenere; in questo caso ho dovuto prendere un autobus per percorrere circa 30 km, unico mezzo per lasciare il luogo in quella situazione. Una volta giunto a Latacunga, trascorrevo lì la mia ultima notte di viaggio, per poi ripartire il mattino seguente alla volta di Quito, meta finale del mio viaggio durato 54 giorni e lungo 4.350 km. Mi recavo così presso la nostra Ambasciata, dove venivo accolto dal collega e dal Console, i quali mi comunicavano che il giorno successivo sarei stato invitato presso una tv ecuadoregna per un’ intervista a conclusione di un’ indimenticabile avventura.

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...Tutto era iniziato tre mesi prima con una lunga trasferta di 2500 km e due ore di traghetto per Tangeri in Marocco... I 2000 km di costa per raggiungere Casablanca sono un veloce trasferimento verso il Sahara Occidentale, ma ci promettiamo di dedicare , al rientro, il giusto tempo al fascino di questo paese . All’ambasciata ci chiedono spiegazioni alla domanda di un doppio ingresso in Mauritania cosi’ illustro le nostre intenzioni di raggiungere la Guinea e ritornare. ‘Bonne route’ esclama l’addetto dietro una grata mentre appone i timbri e sporgendosi guarda i miei stivali ancora puliti. Pk40, così si identifica l’ultimo baluardo tra Marocco e la frontiera maura, un posto di controllo insignificante e deviazione per la penisola di Dakla che percorriamo tra sabbia e oceano in un tramonto infuocato . Lingue di sabbia insidiose si impadroniscono di un asfalto sempre più stretto che termina alla frontiera di Guergarat , un edificio semi diroccato in un piazzale di terra e immondizie . A Nouadibou, disordinata e squallida, pernottiamo al campeggio Abba dove organizziamo l’attraversamento delle piste verso Nouakchott che rappresentano per noi l’incognita più preoccupante. La temperatura è prossima ai 50 C° e numerose tole ondule mista a sabbia mettono in crisi la mia guida e non riesco ad adeguarmi alla tecnica utile in queste condizioni “ in piedi e gas aperto”. Arriviamo a Nouakchott a notte inoltrata e ci concediamo due giorni di riposo vagabondando per il suo disordinato mercato e per premiarci della fatica ci regaliamo 100 km di entusiasmante guida sul bagnasciuga verso nord . Prima di ripartire per il Senegal incontriamo Gianni un’italiano che dedica metà del suo tempo a viaggiare per l’africa occidentale con un camion militare adibito a camper e la sua conoscenza della regione ci è di fondamentale aiuto per pianificare il resto del viaggio. Ci lasciamo la sbarra alle spalle ed entriamo euforici in Senegal aprendo un nuovo capitolo della nostra storia.

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In Senegal, Mali e ritorno... …tralasciamo Dakar in cerca degli aspetti più genuini e folcloristici di questo paese e la bussola per la prima volta indica direzione est, verso il Mali. Tambacunda e’ la porta verso il Senegal orientale: le colline lussureggianti della costa cedono il passo ad aride savane, arbusti e baobab tipici della regione del Sahel, esteso su buona parte del Senegal orientale e il Mali meridionale. Qui il turismo non è di strada e nessuno allunga la mano per chiedere regali, e così decidiamo di contraccambiare tanto affetto con alcune penne che abbiamo in fondo alle borse sopraffatti da un’inarrestabile vitalità. Al di là del ponte per Diboli si entra in Mali, attirati da grida gioiose ci fermiamo proprio a metà e osserviamo un gruppo di bambini agitati nei loro giochi d’acqua: questo e’ il benvenuto nel cuore dell’africa. Siamo stanchi ma sempre più rilassati e la nostra sete di conoscenza

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è in equilibrio stabile e sereno con gli stimoli che ci investono e ci saziano. Le piste che si dirigono verso Nioro e Ayoun el Atrouss al confine con la Mauritania sono spesso teatro di prove speciali della Parigi Dakar e seguendo una di queste ci perdiamo in un dedalo di tracce dove viaggiamo troppo lenti e a fatica. Quando il gendarme pone il timbro e mi dice “aurevoir au Mali” aggiungendo “10.000 Ughia” sorrido e capisco di essere al giro di boa verso casa. ‘Route de l’espoire’, cosi e’ chiamata la strada che collega Nema con Nouakchott creando una sorta di demarcazione del sud sahariano. Viaggiare di nuovo verso la capitale maura ci dà l’impressione di essere all’inizio di un altro viaggio, quello della riscoperta delle scoperte appena fatte. All’alba, il respiro umido della savana permette di cogliere colori, profumi e rumori di un’intensità unica, una bellezza intima e misteriosa che sembra corteggiarci per poi sbiancarsi e scomparire improvvisamente al primo raggio violento. Mi rendo conto che il pneumatico posteriore non è più in grado di

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La strada attraverso il deserto percorrere la pista lungo la ferrovia per Nouadibou lasciandoci come unica alternativa il treno che proviene dalle miniere di ferro di Fderik . Al villaggio scopriamo che il treno transita tutte le sere, ma solo all’ultimo sapremo se ci saranno piattaforme aperte per caricare la moto. L’oscurità è totale e alla luce della frontale stiamo ancora legando la moto con robuste corde quando la luce tremolante e il sordo brontolio del treno creano fermento. Affascinati dalle stelle e dal buio irreale è impossibile prendere sonno per i bruschi sussulti che mi costringono spesso a tenere con due mani le cime che assicurano la moto al vagone. Sul gps la traccia dell’andata ci guida a ritroso sulla pista verso il Marocco e provo una certa emozione, a distanza di due mesi, a guidare sulla stessa sabbia. Stiamo chiudendo un’altra porta di questa incredibile avventura. L’ingresso in Marocco ci permette finalmente di rilassarci e lo facciamo visitando Marakech come due normali turisti. La strada verso Merzouga ci regala uno dei tramonti più belli di tutto il viaggio. Spengo il motore e restiamo seduti sulle pietre, il vento freddo che passa tra i raggi delle ruote fischia la colonna sonora di questo spettacolo primordiale.

Per generazioni di motociclisti viaggiare sulle sabbie e pietre della Western Sahara Route verso la capitale Senegalese è stato il simbolo di un’avventura vera, di quelle che fanno la differenza e all’arrivo ci si sente arrivati sul serio. Noi abbiamo cercato, tra gli ultimi, l’emozione di 7000 km di difficoltà fisiche, tecniche e psicologiche da cui non si poteva prescindere per concludere la nostra propria Dakar. Prossimamente una strada asfaltata collegherà Senegal e Marocco chiudendo un capitolo della storia dei viaggi in moto. L’Africa occidentale è così vasta che non mancano le scelte, ma svanirà quel senso di esclusività e orgoglio che ci ha invaso quando tolta la marcia e spento il motore abbiamo alzato lo sguardo sull’oceano. Altri verranno e seguiranno il nostro cammino, ma sabbia e pietre non racconteranno più la stessa favola.

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RA R U Z Z A A T A N R GIO

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L’aeroporto dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare in provincia di Roma ha ospitato il 17 settembre la più importante manifestazione aerea dell’anno: la ‘Giornata Azzurra’ ricca di evoluzioni spettacolari nel cielo plumbeo. I Colonnelli dell’Aeronautica non hanno potuto far niente per dirottare la perturbazione che nel weekend della giornata azzurra aveva l’occhio della depressione sulla nostra penisola: le migliaia di spettatori giunti da ogni parte d’Europa per ammirare le strepitose acrobazie aeree hanno dovuto munirsi di ombrelli ed impermeabili per poter godere di questo affascinante spettacolo. Ma il cielo grigio e le nuvole sparse non hanno tolto niente all’eccezionale spettacolo degli aerei acrobatici che si sono esibiti emozionando il pubblico presente. In qualità di fotografo speravo di trovare un cielo azzurro per dar risalto alla scie dei velivoli ad alte prestazioni come, B-1B e F-16 della US Air Force degli Stati Uniti, Saab 105 dell’Aeronautica Austriaca, AV 8B+ della Marina Militare, M346 dell’Alenia Aermacchi, AMX e Tornado dell’Aeronautica Militare Reparto Sperimentale di Volo, F-16 dell’Aeronautica Francese, F-18 dell’Aeronautica Svizzera. Lavorando sulla scenografia che il cielo offriva però ho capito che la fotografia poteva assumere una forza visiva diversa e le immagini non lasciano nessun dubbio sulla qualità delle evoluzioni e la riuscita della manifestazione.

La Giornata Azzurra …aveva in programma eventi speciali come il passaggio in formazione di 18 NH-500E, HH-3F con fucilieri, Eurofighter 2000, rifornimento in volo tra B707 T/T e MB 339CD. Cinque sono state le formazione acrobatiche che hanno dato al plumbeo cielo una cornice di caroselli di scie a cui dedichiamo uno sguardo speciale: sono loro che ci trattengono con il fiato sospeso, sono loro che vogliamo veder volare per la loro complicità, armonia e calcoli millimetrici di scie ed incroci e ci costringono ad alzare lo sguardo verso l’infinito blu.

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Gli aerei e i team Aprono le danze aeree i francesi della Breitling Jet Team che dalla stagione 2005 è passata ad avere sei velivoli affidati a piloti di grande esperienza con trascorsi nei ranghi dell’Armèe de l’Air. I Red Arrows sono la pattuglia acrobatica inglese (frecce rosse) che rappresenta il frutto della massima selezione tra i piloti della Royal Air Force. I criteri di selezione richiedono una lunga esperienza nella linea caccia d’attacco, non meno di 1000 ore di volo e un

tour non inferiore a tre anni presso un reparto di prima linea. I piloti permangono nei Red Arrows tre anni ad eccezione del leader che è scelto tra coloro che hanno volato in pattuglia negli anni precedenti. Patrulla anguilla, le loro origini vengono dalla pattuglia acrobatica degli anni 50 nell’esercito dell’Aire (Spagna). Composti da sette C101 con 12 piloti con all’attivo 2500 ore di volo, effettuano un programma di circa 25 minuti con repertorio di acrobazia classica collettiva, con la formazione che si esibisce in alternanza con il solista. Nati nel 2000 i The Red Bull, l’unica pattuglia

Le nostre frecce Questa magnifica e spettacolare manifestazione si è conclusa con la ciliegina sulla torta: la scenografica esibizione delle Frecce Tricolori! Il loro spettacolo è stato purtroppo limitato dal nubifragio che dalle ore 16.30 si è abbattuto sul Lazio, ora in cui i dieci MB-339 A/PAN hanno iniziato la loro dimostrazione. In programma era infatti prevista una nuova

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acrobatica al Mondo formata esclusivamente da piloti militari che hanno fatto parte delle frecce tricolori: le loro esibizioni sono effettuate con i monomotori acrobatici Sukhoi SU-29. La giornata azzurra ha assistito alla nascita di una nuova disciplina: la “Red Bull Air Force”, uno slalom tra ostacoli gonfiabili con un percorso prestabilito compiendo una serie di acrobazie nel minor tempo possibile, dove qualsiasi errore durante la gara si traduce in una penalità o nel peggior dei casi in una squalifica. Questa nuova disciplina sarà con molta probabilità secondo gli esperti il futuro nelle manifestazioni aeree.

manovra acrobatica che in questa occasione doveva dare suspense al palcoscenico di Pratica di Mare: purtroppo a causa delle condizioni meteo questa operazione è stata rinviata alla prossima edizione della giornata azzurra. Forse non tutti sanno che il 313° Gruppo “Frecce Tricolori” non ha il solo compito di rappresentare l’Aeronautica Militare e l’Italia nelle manifestazioni aeree, ma anche quello meno noto, ma altrettanto importante, di partecipare, in caso di emergenza nazionale, alle operazioni di supporto aereo offensivo in appoggio alle forze terrestri. Infine, oltre a ricordare la presenza in esibizioni in tutto il Mondo, l’addestramento specifico in ciascuna posizione della formazione, richiede circa 200 ore di volo.

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Voli Virtuali IAT – Illusion Aerobatic Team

IAT è una pattuglia acrobatica formata da 7 piloti provenienti da diverse parti del mondo che volano in formazione con moderni simulatori di volo via internet. Connettendosi ad un server con i loro computers, volano in formazione e creano spettacolari manovre acrobatiche! Non è una versione virtuale di una pattuglia realmente esistente ma è una pattuglia acrobatica virtuale originale, che vola un proprio programma di volo ispirandosi anche ad alcune manovre eseguite dalle migliori pattuglie acrobatiche del mondo come le Frecce Tricolori,

le Red Arrows e la Patrouille de France. IAT è un’idea di Roberto Mettifogo (unico italiano del gruppo). Roberto ha completato oltre 4000 lanci di paracadutismo acrobatico e si è specializzato in una disciplina chiamata FreeFly e nella fotografia in caduta libera. E’ stato infatti l’autore della copertina e dell’articolo principale del nostro primo numero. Dal 2004 Roberto ha deciso di dedicarsi al volo acrobatic simulato come hobbie, come risultato oggi abbiamo la ILLUSION AEROBATIC TEAM, un nuovo modo di utilizzare i simulatori di volo.

LOCK ON - MODERN AIR COMBAT Nell’area geografica del Mar Nero, è in corso una vera e propria guerra mondiale che vede coinvolti Russia, USA, Ukraina, Gran Bretagna, Turchia, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Danimarca e Canada. Naturalmente, come tristemente insegna la Storia moderna, in questo conflitto giocheranno un ruolo fondamentale i velivoli militari in forze alle varie potenze: A-10A “Warthog”, F-15C “Eagle”, Su-27 “Flanker B”, MiG-29 “Fulcrum A”, MiG-29 “Fulcrum C”, Su-25 “Frogfoot”, Su-39 “Frogfoot” e Su-33 “Flanker D” saranno i velivoli che potremo controllare nella simulazione.

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Che simulatore di volo si usa? I simulatori di volo che usiamo sono simulatori commerciali che si trovano nei normali negozi di videogiochi. Noi in particolare ne usiamo uno chiamato LOCK ON – FLAMING CLIFF, l’unione di LOCK ON - MODERN AIR COMBAT (il programma principale) con LOCK ON FLAMING CLIFF (un aggiuntivo acquistabile online da www.lockon.ru ) ma ce ne sono diversi. Molto diffuso tra gli amanti degli aerei della seconda guerra mondiale è PACIFIC FIGHTERS. Come si comincia a volare in squadra?

La chiave di un buon volo in formazione alla fine è sempre una: pratica, pratica, pratica. Questo significa una cosa principalmente: tempo, tempo, tempo. Il nostro team si allena online minimo due volte a settimana per 2 ore al colpo, più altrettante ore offline. Con meno ore, credo sia impossibile raggiungere un buon livello. Prima di tutto è importante imparare le basi

Xtreme ATTUALITA' Flight Simulator 2000 Forse un pochino datato ma comunque eccezionale: Flight Sim 2000 si conferma simulatore di volo emozionante e bellissimo. Decine di aerei da provare, spettacolari scenari in cui decollare, combattere, atterrare, compiere acrobazie inimmaginabili. Non è immediato da giocare, ed è sicuramente un pregio per un simulatore. Grande Flight Sim 2000, non potete non scaricarlo!

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dell’acrobazia aerea, le manovre di base come il Looping, il Barrel Roll, il Cuban Eight.. una volta presa padronanza TOTALE dell’aereo scelto si cominciano i primi voli in formazione con un amico o con un aereo pilotato dal computer. I primi voli saranno molto difficili. Nella maggior parte dei casì non si riuscirà nemmeno a mantenere il contatto visivo con il nostro Leader. Con il tempo si impara a stare più compatti, a muoversi da una parte all’altra della formazione, ad eseguire piccole invisibili correzioni... fondalmentalmente non si è mai in formazione, ma si continua a fare minuscole correzioni per rimanerci. Minuscole e frequenti. Che aereo usate? Noi usiamo principalemente il Sukhoi Su-33, un cacciabombardiere imbarcato ognitempo in forza alla Marina russa capace di volare 2.17 volte la velocità del suono. Questo aereo è usato anche dalla famosa pattuglia acrobatica russa dei Russian Knights (http://www. knights.ru/knights-e.shtml). Tramite un altro programma gratuito è possibile aggiungere colorazioni personalizzate agli aerei (skin), nelle foto mostrate vedete la

nostra skin chiamata WhiteDog, scaricabile dal nostro sito internet gratuitamente. Dopo il volo? Spesso il giorno dopo, riguardo le registrazioni e scrivo un de-briefing sul nostro FORUM. Assieme discutiamo cosa è andato bene e soprattutto cosa è migliorabile, preparando così la base dell’allenamento successivo. E’ divertente volare in formazione? Per un appassionato del volo simulato è incredibilmente divertente. Tutti i nostri piloti vengono dal combattimento aereo simulato e tutti hanno trovato il volo in formazione decisamente più interessante. Ci sono altre squadre acrobatiche virtuali? Ce ne sono diverse in tutto il mondo. Alcune emulano le vere pattuglie acrobatiche altre svolgono programmi originali. Almeno una volta all’anno ci troviamo in un AirShow virtuale chiamato VFAT. In questo “airshow” si esibiscono alcuni dei migliori team del mondo ed è possibile tramite il simulatore di volo Lock On entrare come osservatori.

Il necessario per "volare" I simulatori di volo si possono usare con solamente una tastiera ed un mouse, certo non si riesce a fare molto. Noi della IAT usiamo diverse periferiche, prima di tutto serve un HOTAS ( Hands on Throttle and Stick, Mani sulla manetta e sullo stick), una combinazione di comandi (manetta motore e stick) che permette di controllare l’aereo, il suo motore e molti dei suoi strumenti. Di HOTAS ce ne sono di varie marche, i più diffusi sono SAITEK X-52 (www.saitek. com), THRUSTMASTER COUGAR (www.thrustmaster.com) e la linea di prodotti CH (www.chproducts.com) . Oltre ad un buon HOTAS, usiamo anche una pedaliera, per il controllo del timone di coda (sempre CH o Saitek).

“Search And Rescue 4” è l’ultima versione del popolare simulatore di elicottero civile. Il notevole realismo e l’attenzione ai dettagli, per non parlare della grafica e dello scenario dinamico e interattivo, fa di questo un prodotto unico nel suo genere. Dovrete impersonare un pilota della Guardia Costiera Statunitense, al quale verranno assegnate missioni pericolose e realistiche di salvataggio, dal recupero di turisti feriti e bambini dispersi, al soccorso di aerei dispersi in mare, alle petroliere con perdite di greggio, e persino esplosioni in complessi chimici.

The Ocean Battle Un bellissimo simulatore di volo sviluppato da un programmatore giapponese. Lo scopo è quello di abbattere portaerei e velivoli nemici, davvero agguerriti. A vostra disposizione avrete una vasta gamma di aerei e missili di vario tipo. Le missioni da superare sono tre, tutte molto lunghe e complesse, davvero avvincenti. Parlando dell’aspetto tecnico, la grafica, in tre dimensioni, è più che ottima, con modelli ben dettagliati, anche se gli scenari sono un pò poveri. Il sonoro si compone di alcuni motivetti adatti alla situazione.

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Curiosità…

Il titolo: The Stone Council, ovvero Il consiglio di Pietra, fa riferimento ad una leggenda, o superstizione radicata tra le popolazioni nomadi della Mongolia. The Stone Council è un sapiente adattamento del romanzo di Jean-Christophe Grangé. E’ stato presentato con grande successo alla sezione Premiere della Festa Internazionale del Cinema di Roma (2006).

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La mia Super Ex-Ragazza Genere: Commedia, Romantico

The Stone Council Genere : Drammatico, Thriller Un’ inedita Monica Bellucci interpreta la scienziata francese Diane Thiberge. Etologa specializzata in predatori, Diane adotta un bambino tailandese di cinque anni. In seguito ad un incidente stradale, il bambino cade in coma e viene dichiarato clinicamente morto. L’unico modo per salvarlo è affidarsi ad un misterioso medico dai metodi anticonvenzionali ai confini con l’esoterismo. Il bambino, guarito miracolosamente, viene però rapito. In preda ad una profonda angoscia ma spinta da una grande forza di amore materno, Monica-Diane indaga nelle inquietanti vicende che le capitano attorno; scopre così un complotto mortale che la porta in un lungo viaggio verso la Mongolia per scoprire le vere origini del bambino...In un’atmosfera tenebrosa dai ritmi che tengono col fiato sospeso, il film, ricco di avvincenti sequenze vuole comunicare quanto la volontà, quando è profonda e decisa, possa arrivare a ridisegnare un destino già segnato…

Monica Bellucci (Città di Castello, PG, 30 settembre 1969) è un’attrice e modella italiana ormai condivisa con la vicina Francia, sua seconda patria…Dopo aver calcato le più prestigiose passerelle del mondo della moda, dividendosi tra New York e Parigi decide di dedicarsi alla carriera di attrice. Per la regia di Dino Risi, gira nel 1991 il film TV “Vita coi figli”, assieme ad uno straordinario Giancarlo Giannini. Da lì le si apre la grande via del cinema d’autore. Dopo diversi e riusciti film girati in Italia, ottiene infatti una parte nel “Dracula” di Francis Ford Coppola. Nel 1995 approda nuovamente al cinema internazionale con un ruolo di protagonista nel film “L’appartement” di Gilles Mimouni in cui conosce l’attore Vincent Cassel, suo futuro sposo e compagno di numerosi film, come ad esempio “Méditerranées” e “Come mi vuoi”. Nel 1996 riceve dalla Francia un “Cesar” come miglior giovane attrice promessa. Per “L’ultimo capodanno”, regia di Marco Risi, riceve nel 1998 il Golden Globe, premio della critica straniera per l’Italia come miglior attrice italiana. Di Monica, non possiamo dimenticare la drammatica interpretazione nel film di Giuseppe Tornatore, “Malena”, mentre in Italia con Muccino in “Ricordati di me”. Come I fratelli Wachowski l’hanno scelta per Matrix, anche Bruce Willis l’ha voluta come coprotagonista in “Tears of the Sun, do”… Dopo la “Passione di Cristo”, di Mel Gibson, in cui interpretava Maria Maddalena, Monica Bellucci ha dedicato il 2004 alla sua maternità, conclusasi il 12 settembre con la nascita di Deva… L’anno scorso la ricordiamo come l’affascinante protagonista del fiabesco “I fratelli Grimm e l’incantevole strega” e ora dopo il film di Paolo Virzì, “N”, non ci resta che ammirarla in questo nuovo thriller Le Concile de Pierre …

Iniziata come una felice e semplice storia d’amore tra colleghi, quella di Matt e Hannah, si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo. Matt infatti, ignaro del fatto che dietro il bellissimo volto di Jenny si nasconda una donna con inimmaginabili superpoteri, decide ad un certo punto di scaricarla senza tanti complimenti. La nostra superoina, innamorata, ferita e gelosa, decide così di rivolgere contro il suo ex-fidanzato tutti i suoi più sfavillanti poteri per riconquistarlo. Trasformata la vita di questo comune extraterrestre, in una assurda sopravvivenza, la grande Uma Thurman, ci regala divertenti scene ricche di sorprendenti effetti speciali. Una simpatica commedia da non perdere…

I figli degli uomini Genere: Fantascienza, Thriller Children of Men affronta, attraverso la fantascienza, un problema neanche tanto lontano dalla nostra realtà. Siamo nel 2027 e da ben 18 anni non nascono più bambini. La razza umana rischia di estinguersi e la scienza non riesce a capire la causa dell’infertilità che dilaga. In una caotica Londra infestata da violente frange nazionaliste che vorrebbero eliminare dall’Inghilterra tutti gli immigrati, Theo, attivista pacifista, si trova a svolgere un delicatissimo compito. Infatti dovrà in ogni modo proteggere, Julian, rimasta miracolosamente incinta dopo 20 anni di sterilità generale. La porterà in un santuario in riva al mare dove la nascita di suo figlio potrà aiutare gli scienziati a salvare il futuro dell’umanità…

The Wicker Man Genere: Horror, Thriller Uno sceriffo investiga sulla scomparsa di una giovane donna. Con il proseguo delle indagine , la scomparsa della donna assume caratteristiche ben piu misteriose e inquetanti fino a coinvolgere comunità neo pagane. Remake dell’omonimo film cult britannico, uscito nel 1973.

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attualita' Xtreme Sulla linea dell’Equatore Autore: Mike Horn Editore: Cairo Publishing ISBN: 8860520177 Tre continenti, tre oceani, ventiquattro fusi orari, quarantamila chilometri tra terra e mare. Percorrere l’intera circonferenza del globo lungo l’equatore è impresa che solo un uomo malato d’avventura poteva compiere. Il suo nome è Mike Horn. La sua missione è Latitude Zéro.

Da Pechino A Parigi in sessanta giorni Alla sfida lanciata il 31 gennaio 1907 da “Le Matin” aderirono quaranta team, ma soltanto cinque andarono avanti e spedirono effettivamente le macchine a Pechino. La corsa venne fatta nonostante il comitato promotore l’avesse cancellata. La gara aveva un’unica regola, molto semplice: la prima macchina che avesse raggiunto Parigi avrebbe vinto una bottiglia magnum di champagne Mumm. Non c’erano tecnici di supporto ad assistere le auto, che viaggiavano in Paesi dove le strade o le mappe mancavano del tutto.. I rifornimenti erano inesistenti e fu necessario prevedere delle stazioni a distanze intermedie dove depositare i materiali. Da Pechino partirono le carovane cariche di carburante e olio fino alla Mongolia, da Mosca sulla Transiberiana viaggiarono le scorte posizionate a distanza di settecento chilometri l’una dall’altra lungo tutto l’itinerario russo. La gara si svolgeva seguendo la rotta del telegrafo, quindi le informazioni riguardo la corsa raggiunsero agevolmente le redazioni e l’evento fu seguito con passione in Europa. Ogni equipaggio era composto da un pilota

e da un giornalista come passeggero che inviava le notizie quando veniva raggiunta una stazione del telegrafo. La corsa si tenne in un periodo in cui le automobile erano qualcosa di nuovo, e si svolse in parti dell’Asia in cui i motori erano sconosciuti. Il vincitore della gara fu il Principe Scipione Borghese, accompagnato dal giornalista Luigi Barzini. Il Principe era sicuro di avere la vittoria in tasca, tanto da raggiungere San Pietroburgo, da Mosca, partecipare ad una cena offerta in onore del suo team, tornare indietro a Mosca e riprendere la gara da lì! Alle quattro e un quarto del 10 agosto, l’equipaggio dell’Itala face il suo ingresso trionfale a Parigi, dove l’aspettavano giornalisti, cineoperatori ed una folla festante. Secondo ad arrivare a Parigi, il 30 agosto, fu Charles Goddard sulla sua Spyker. Le altre due De Dion Bouton accumularono un tale ritardo che non se ne ricorda neppure l’arrivo. Il Contal si perse nel deserto dei Gobi, ed il suo equipaggio fu salvato dai nomadi.

LA META’ DEL MONDO VISTA DA UN’AUTOMOBILE. DA PECHINO A PARIGI IN 60 GIORNI Autore: Luigi Barzini Editore: TOURING CLUB ITALIANO Una sfida lanciata dal giornale francese “Le Matin”, un’impresa che pare impossibile: in auto per oltre 15.000 chilometri, da Pechino a Parigi. Luigi Barzini, inviato del Corriere della Sera, partecipò a questo evento sull’Itala condotta dal principe Scipione Borghese: narra così nel libro di questa avventura, con la penna del cronista che realizzò il primo reportage dei tempi, pubblicato nel 1908 in 11 lingue: un raid editoriale.

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Next games. Guida per sportivi extraordinari Autori: Andrea Pollarini , Lorenzo Scatigna Editore: FRANCO ANGELI Lo sport è un settore che, da diversi anni, sta vivendo un processo di trasformazione continua (delle pratiche, dei codici di funzionamento, dei modelli di fruizione, dei canali di diffusione, dei principi gestionali), ingiustamente trascurato da chi, per altri versi, si occupa di “innovazione” e di “creatività”. Nextgames si propone come il primo “annuario degli sport emergenti”, ovvero di quegli sport che saranno famosi da qui a pochi anni e che già oggi vedono scendere in campo sportivi extra-ordinari.

DUE RUOTE SULL’OCEANO. La grande sfida di un ritorno alla vita attraverso la vela. Autore: Andrea Stella Editore: LONGANESI Lo Spirito di Stella è una barca a vela molto speciale: è il catamarano per disabili sul quale Andrea Stella ha compiuto il suo viaggio per tornare da Genova a Miami, il luogo in cui è cominciata la sua tragica avventura. Questo viaggio, il cui diario di bordo conclude il libro, è stato il punto d’arrivo di un percorso durato quattro anni, durante i quali la passione per il mare ha aiutato Andrea a tornare alla vita dopo il terribile incidente che lo ha lasciato su una sedia a rotelle. Scoprendo che non esistevano barche a vela adatte ai paraplegici, Stella si è adoperato in ogni modo per rendere questo sport accessibile ai disabili, riuscendo a calamitare l’interesse e le risorse necessari a costruire una barca tutta nuova.

The ADVENTURE

The ONE

Tra te e l’avventura c’è un canale diretto. www.adventureone.it

attualita' Xtreme

Snoop Dogg

Il suo nuovo album racconta le sue origini

Biografia Nato il 20 ottobre 1971 a Long Beach, California, Calvin Broadus meglio noto come Snoop Dogg è rapper, produttore discografico e attore. Dopo il diploma presso la Long Beach Polytechnic High School, Snoop inizia a spacciare cocaina e finisce in prigione. Snoop faceva parte di una band locale, i Rollin’ 20, i cui membri anziani avevano un fiuto particolare nel riconoscere il talento (particolarmente quello sportivo o musicale) negli affiliati più giovani. Snoop venne spinto così a tentare la strada del rap piuttosto che a diventare un pusher come altri. Il successo non arriva facilmente ma Snoop non demorde e insieme al cugino Nate Dogg ed al migliore amico Warren G, Snoop continua ad incidere cassette casalinghe. Il trio si chiamava 415, come il codice d’area di Oakland, California. Dopo tanta gavetta e porte chiuse in faccia, Snoop viene notato e definito da Time Magazine come migliore artista emergente nel panorama hip hop.

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In quel periodo inizia la fortunata collaborazione con Dr. Dre. Snoop contribuisce all’album d’esordio di Dr. Dre “The Chronic” in modo considerevole. Nel 1993 durante l’incisione del suo primo album, Doggystyle, Snoop viene arrestato per l’omicidio di Phillip Woldermarian, membro di una gang rivale, che poi risultò avere un’ossessione particolare per l’artista. Snoop benché dichiarato non colpevole, continuò a combattere battaglie legali per tre anni. L’album Doggystyle uscito nel Novembre 1993 per l’etichetta Death Row Records fu il primo album d’esordio a diventare numero uno. I singoli “Who Am I (What’s My Name)?” e “Gin and Juice” furono i pezzi più suonati negli Stati Uniti, e l’intero album restò in cima alla classifica di Billboard per molti mesi. Il Gangsta rap diventò motivo di molte argomentazioni della censura, e Snoop fu preso come esempio di musicista violento e misogino.

Snoop Dogg OGGI... Liberatosi finalmente dall’etichetta scomoda di gangsta rapper, Snoop va in tour nel 1997, appare in numerose pellicole cinematografiche, produce e dirige video musicali per sé e per altri artisti. Pubblica anche un’autobiografia nel 2001. Sempre in quell’anno produce per Hustler un film porno, intitolato Snoop Dogg’s Doggystyle, dove combina materiale a luci rosse e hip-hop. Attualmente... Snoop sta lavorando con il produttore JT the Bigga Figga ad un documentario intitolato Mandatory Business, che vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Russel Simmons, Spike Lee, Xzibit, Young Buck e 50 Cent.

Xtreme attualita' TOM WAITS: Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards Esce il 20 novembre per la Anti il nuovo album di Tom Waits. Si tratta di una raccolta di 54 canzoni, di cui 30 nuove incisioni, per un totale di 3 ore di musica rara o mai ascoltata prima d’ora. Il set comprende anche un libretto di 94 pagine. Ciascuno dei 3 CD contiene tre gruppi di canzoni e porta un sottotitolo “Brawlers”, “Bawlers” e “Bastards”: in “Brawlers” troviamo blues rauchi e canzoni che fanno pensare ai juke-box dei piccoli locali americani; “Bawlers” include musica celtica e ballate country, walzer, ninne-nanne, pianoforti e suoi classici pezzi lirici; “Bastards”, infine, raccoglie principalmente musica sperimentale e strani racconti. Su “Orphans” ci sono, oltre ai nuovi brani, un buon numero di canzoni originariamente nate per il cinema, il teatro ed altri progetti, che finalmente trovano posto su un album, come le originali re-interpretazioni di brani dei Ramones, Daniel Johnston, Kurt Weill & Bertolt Brecht, Leadbelly e Jack Kerouac. Waits e Kathleen Brennan, sua moglie e collaboratrice da sempre, hanno prodotto insieme “Orphans”, primo lavoro dopo il successo di “Real Gone” nel 2004.

U2: U218 Singles

Snoop Dogg: Tha Blue Carpet Treatment L’ottavo album da solita di Snoop Dogg uscirà il 21 novembre per l’etichetta Doggystyle/Star Trak/Geffen/ Interscope. Il titolo dell’album si riferisce all’affiliazione alla banda di cui Snoop faceva parte, che ha proprio il blu come colore rappresentativo. Snoop ha lavorato all’album per nove mesi. Le collaborazioni sono tantissime: Timbaland, R. Kelly, Rick Rock, Warren G, Pharrell, Young Jeezy, Mac Minister, Brandy, Ne-Yo, Akon, will. i.am, Jermaine Dupri, Janet Jackson e Stevie Wonder. Anche artisti come The Game, Ice Cube, R. Kelly, Brandy e MC Eiht hanno dato il loro apporto all’ultima fatica del re dell’hip hop. Il primo singolo realizzato è “Vato”, featuring B-Real dei Cypress Hill. Dopo cinque anni, Dr. Dre torna a lavorare con l’amico Snoop. Recentemente Snoop Dogg ha dichiarato che Dr. Dre ha avuto una grande influenza nella nascita dell’album. Dr. Dre ha prodotto molte tracks e mixato gran parte dell’album. Uno dei pezzi, “Imagine” vede i due amici da una vita parlare di situazioni ipotetiche, come la vita senza hip hop. Il successo planetario dell’album è più che certo.

Il nuovo “Best Of” del mitico gruppo irlandese in uscita a novembre porta il titolo di U218 Singles. A un numero limitato di copie del CD sarà associato un disco dal vivo - contenente dieci tracce registrate nel 2005 durante il concerto allo stadio San Siro di Milano - ed un DVD con i videoclip dei brani selezionati per U218. All’interno 16 dei maggiori successi, in più due tracks prodotte da Rick Rubin presso gli Abbey Road Studios. La track-list è ancora sconosciuta. Il primo dei due nuovi pezzi è una collaborazione con iGreen Days, “The Saints are Coming” ed è uscito già come singolo.

GORGE MICHAEL: Twenty Five ‘25’ il nuovo di Geoge Michael, una celebrazione della carriera dell’artista inglese, sarà disponibile dal 13 novembre. I brani dell’album spaziano dal periodo degli ‘Wham!’ fino ai giorni nostri, e comprendono alcuni pezzi inediti: l’ultimo singolo, An Easier Affair, This Is Not Real Love e Understand. ‘25’ sarà disponibile sia come doppio che come triplo album e doppio DVD – tutti in uscita contemporaneamente.

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POLBOT: giaccone 3/4 da uomo, 100% nylon per il tessuto esterno e pelliccia di coniglio nel collo, 4 tasche esterne. Vero must per una protezione completa dal freddo e dal vento. Disponibile nei colori: nero, grigio, navy.

Al freddo con stile, sfruttando le tendenze â&#x20AC;&#x2DC;piĂš caldeâ&#x20AC;&#x2122; Piu' comodi senza perdere di vista le ultime novita' della moda

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Xtreme moda

FORNITURE CIVILI: Trench rosso sopra camicia bianca; pantalone slim in cotone bianco; trench impermeabile con cintura

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moda Xtreme

POLBOT: giacca corta con pelliccia murmusky sul collo (a richiesta), due grandi tasche esterne con zip e dotata di ampio elastico nel cappuccio che lo rendono un capo compatto e utile contro il freddo. Disponibile nei colori: marron, nero, ghiaccio, bianco, azzurro.

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Xtreme moda

FORNITURE CIVILI: t-shirt righino E giacchino in pelle con zip e tasche applicate; pantalone in cotone con toppe; girocollo rigato

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moda Xtreme

ragazzo in alto a sinistra: bomber con inserti montone Nickel&Dime; polo manica lunga Nickel&Dime; pantaloni Forniture Civili.2째 ragazzo in alto a destra: giubbotto in felpone Nickel&Dime; polo manica lunga Nickel&Dime; pantaloni Forniture Civili.3째ragazzo sotto a sinista: felpa con cappuccio Nickel&Dime; pantaloni Forniture Civili.4째 ragazzo sotto a destra: felpa full zipper Nickel&Dime; lupetto lana Nickel&Dime; pantaloni Forniture Civili.

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Xtreme moda

FORNITURE CIVILI: giacca in pelle con chiusura a zip, felpa girocollo grigia con logo, pantalone cotone con toppe

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Xtreme rubrica

Gli ultimi articoli per l'outdoor e qualche idea per i regali di natale

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GLI OROLOGI PER PROGRAMMARE LE GITE FUORIPORTA la nostra scelta tra le migliori marche, con un occhio allo sport e allo svago

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I CAPI PIU’ TREND PER AFFRONTARE IL FREDDO giacche a vento e giubbotti per la moda invernale maschile e femminile

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SCI, SCARPONI E… QUALCHE IDEA REGALO le ultime novità per lo sci, la tecnologia e il benessere personale

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lifestyle Xtreme

Gli orologi per programmare le gite fuoriporta La nostra scelta tra le migliori marche, con un occhio allo sport e allo svago

AirFirst47 Chrono Mancino TERRA CIELO MARE Un crono sportivo nelle forme e nella cassa in acciaio lucido. Vetro bombato ad occhio di bue che conferisce il caratteristico effetto lente. Il quadrante, nelle due versioni blue e nero, Ă¨ arricchito dalla lancetta dei secondi che richiama il colore rosso del pulsante sulla cassa.

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Xtreme lifestyle

Tremila- Aeronautica Militare LOCMAN ITALY Orologio sportivo dal design innovativo che trae ispirazione, per i colori e la grafica del quadrante, dallâ&#x20AC;&#x2122;estetica dei cockpit degli aerei e dalla configurazione degli strumenti di bordo. Disponibile nella versione blu o nera.

Vento LEANDRI ITALIA Cronografo al quarzo con quadrante ad indici applicati luminescenti. Si distingue dalla massa: pensato per windsurfers, skaters, climbersâ&#x20AC;Ś Cassa in acciaio inossidabile inserita in un cinturino monoblocco in gomma.

St5000 victorinox SWISS ARMY Orologio da navigazione unico nel suo genere: introduce per la rima volta un sistema esclusivo di illuminazione per lâ&#x20AC;&#x2122;applicazione di una bussola. Movimento svizzero analogico al quarzo e cassa in titanio rendono questo oggetto robusto e affidabile, ideale per ogni avventura. Vetro minerale antiurto e antiriflesso.

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lifestyle Xtreme

I capi piuâ&#x20AC;&#x2122; trend per affrontare il freddo

giacche a vento e giubbotti per la moda invernale maschile e femminile

SNOW MELTER INSULATED PARKA. Per vivere al 100% le emozioni del freeride nel pieno spirito Columbia Sportswear. Originale tessuto Mini Check Omni-Tech effetto denim, imbottitura isolante MicroTemp XF, leggera, calda e traspirante, disponibile in quattro colori, dalla S alla XXL. Prezzo Euro 308

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Xtreme lifestyle

CBY-WEST

CBYCRUST-1004JOHNRANDALL

ALPINE DISH PARKA

Bomber in nylon lucido effetto metallizzato con polsi e bordo in maglia e cappuccio staccabile; disponibile anche con bordo di pelliccia di marmotta. Puro piumino d’oca. Prezzo 396 euro

Giacca doppia Frogman in rasone di nylon. Imbottitura in vero piumino d’oca. Prezzo 590 euro

Columbia Sportswear propone questo capo tecnico ed elegante realizzato in tessuto Matte Twill HP, isolante e traspirante grazie all’adozione della membrana Omni-Tech. Prezzo 284 euro

GIACCA ERGUS

KILKENNY

CBY WHITE KEYMASTER

Giacca in Gore-Tex Cezanne Pac Lite con inserti elasticizzati neri in Gore-Tex Stretch Varuna Pac Lite. Disponibile in versione donna. Prezzo 349 euro

Giacca in piumino donna quadrettata con cintura in vita e tasche laterali. Affascinanti colori dal tocco elegante. Comodo e avvolgente con la sua cinta regolabile. Prezzo 99,95 euro

Giacca donna in tessuto ultra leggero, chiusura con zip e bottoni, collo importante. Puro piumino d’oca. Prezzo 324,00 euro

KILKENNY

MAIN MAN PANT

MS ALPINE SOFT SHELL

Giacca a vento uomo con profilo in maglia antivento, cappuccio staccabile, tasche applicate e zip lunga. Prezzo euro 99,95

Pantaloni da freeride in tessuto Nubby Faille HP e membrana Omni-Tech impermeabile e traspirante. Prezzo 154 euro

Pantaloni realizzati in comodo Soft Shell realizzato in HP Cyber Stretche membrana Omni-Tech. Prezzo 174 euro

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lifestyle Xtreme

Sci, scarponi e... qualche idea regalo le ultime novitĂ per lo sci, la tecnologia e il benessere personale

Zaino Invicta Lo zaino, progettato appositamente per lo sci, si dimostra un prodotto incredibilmente duttile, perfetto in ogni situazione che richieda unâ&#x20AC;&#x2122;impermeabilitĂ totale. Dotato di sistema di aerazione garantito da due cuscini ergonomici, sagomati, imbottiti e posizionati lateralmente. Il sistema fornisce una ventilazione efficace in grado di mantenere un microclima confortevole. Totalmente waterproof nel guscio esterno Prezzo 90,00 euro

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Xtreme lifestyle

SNEAKERS MIURA LAMBORGHINI “Diamonds in luxury Style ®” Protection Goretex

Nascono pensando alla Miura, l’auto che sarebbe diventata subito leggenda, le sneakers e gli stivaletti ideali per un uomo sportivo e dinamico. Il fondo, antiscivolo in gomma naturale, ricorda il fanale della mitica vettura, mentre guardando i lati si ha la sensazione di vedere le prese d’aria dell’auto. La tomaia è in vitello e acciaio, con fodera in pelle. Una solettina interna antishoch assicura il massimo del comfort. I prezzi partono da €.190,00

Invicta interpreta il guanto da snowboard e lo fa utilizzando i materiali più tecnici come la Cordura e il GoreTex per arrivare ad un guanto composto di un esterno in micro ripstop, con palmo e dita rinforzate, e un caldo interno rimovibile. Prezzo 90,00 euro

Un bagliore che è diventato status symbol, un oggetto che tutte le donne negano di desiderare ma che vorrebbero trovare nascosto in un mazzo di rose rosse. Amin Diamanti ha pensato anche a noi comuni mortali che aspiriamo a vedere quel bagliore splendere sulle nostre mani: ha preso i suoi, tutti certificati e li ha collocati all’interno di uno scrigno di plexiglas. Prezzo a partire da 195 euro

Scarpone Diablo di Tecnica

BT3 Crystal Quadra

Slalom muffola

realizzato con i materiali più leggeri e resistenti e contiene le tecnologie più avanzate studiate per agevolare la sciata e renderla sicura nel comfort più assoluto. Un sistema di facilita la calzata, la scarpetta interna è realizzata in un materiale che fa scivolare l'ingresso.

orologio di casa Bigtime diverso dagli altri: è in policarbonato, economico e “divertente”! Si distingue per la facilità e l’informalità di utilizzo, dotato di cassa quadrata semitrasparente arricchita dal tocco rosso della lancetta dei secondi

E’ la famiglia di guanti di gamma più alta: guanti tecnici e complessi, veri e propri strumenti a disposizione degli atleti Invicta, pensati e disegnati per migliorare sensibilmente le performance nei momenti dell’agonismo. Prezzo 115,00 euro

HTC P4350

HTC TyTN

Dotato di una completa tastiera, auto scorrevole e a scomparsa, QWERTY e con uno spessore di soli 17 mm, HTC P4350 perfeziona con le sue caratteristiche la gamma dei dispositivi già esistenti. La presenza dello slot microSDTM assicura un trasferimento dati immediato in ogni momento e in ogni luogo. Prezzo 599 euro

Questo apparecchio fornisce un’ampia gamma di avanzate funzioni offrendo la possibilità all’utente business di portare in tasca tutta la potenza degli strumenti di lavoro dell’ufficio anche in movimento. Triband UMTS 3G che permette agli utenti di viaggiare in Europa, Stati Uniti e Asia, oltre a GSM, GPRS, EDGE, Wi-Fi, Bluetooth e una porta mini-USB per il trasferimento dati.

Nintendo Wii Nintendo ha inventato la più attraente e accessibile console di sempre. Il nuovo controller ergonomico Wii riproduce i movimenti convenzionali quotidiani. Dimentica i pulsanti: grazie all’innovativo controller, Nintendo ti permette di prendere parte all’azione. Puoi infatti usare il controller per colpire la pallina con la mazza da golf o brandire la spada! I Ecco il futuro del gaming. Prezzo 259 euro

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motori Xtreme Audi A6 All Road strettamente imparentata con la A6 Avant e costruita utilizzando la stessa struttura base della carrozzeria, la nuova vettura del marchio del gruppo Volkswagen offre prestazioni sportive pressoché equivalenti. Ma - spiega la casa tedesca - là dove il conducente della Avant preferisce fermarsi, la A6 allroad quattro prosegue, spingendosi oltre il limite delle strade asfaltate. La A6 allroad quattro sviluppa il concetto sportivo della Avant, lo arricchisce di componenti offroad e realizza un ideale connubio tra eleganza sportiva, versatilità e carattere. Nel design esterno, la linea filante si sposa armonicamente con i decisi tratti offroad. Grazie a una lunghezza di 4,93 m e a 2,83 m di interasse, cinque passeggeri trovano comodamente posto all’interno e possono disporre di un bagagliaio con capacità fino a 1.660 litri. La carrozzeria costruita prevalentemente con acciai ultraresistenti e alluminio è rigida e progettata per garantire la massima resistenza agli urti.

BMW X-Drive Mai in passato ci sono stati tanti modelli dotati della trazione integrale BMW xDrive: oggi sono circa una ventina. Questo sistema BMW di trazione integrale intelligente definisce nuovi standard in quanto a trazione ed agilità. Con una velocità senza precedenti xDrive distribuisce continuamente la coppia tra avantreno e retrotreno. Il sistema, infatti, riconosce subito quando è necessario modificare la ripartizione della coppia e reagisce entro brevissimo tempo. La velocità di reazione del sistema xDrive comporta anche notevoli vantaggi di trazione. Trascorrono soltanto pochi millisecondi dopo una partenza su fondi viscidi o sconnessi tra l’interruzione dell’aderenza di una ruota e lo smistamento della coppia alle ruote che continuano ad avere aderenza. xDrive risolve con estrema eleganza problemi di questo tipo senza che il guidatore se ne accorga minimamente.

VOLVO XC70 Nota anche con il nome di Cross Country, abbina il nuovo diesel Volvo D5 da 163 CV alla trazione integrale ed al controllo elettronico. Dalle aspettative i vantaggi dovrebbero essere considerevoli, soprattutto nella guida in fuoristrada e con un basso numero di giri. I tecnici hanno progettato il D5 a partire da uno dei monoblocchi più compatti, come quello in alluminio del noto 5 cilindri lanciato sulla Volvo 850 nel 1991. Pesa solamente 163 kg e, trattandosi di un 5 cilindri in linea, piuttosto stretto e disposto trasversalmente, riesce a dare un maggior apporto alla sicurezza in termini di resistenza agli impatti, in quanto un motore compatto lascia il massimo spazio possibile alle zone di deformazione, un elemento importante per l’assorbimento degli urti. Il Volvo D5 eroga i 163 CV a 4000 giri, che su una XC70 consentono di accelerare da 0 a 100 km/h in 11”5 e di avere una velocità massima di 195 km/h.

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Xtreme motori

Vacanze sulla neve con tutta la famiglia! Gli ultimi modelli 4x4 per non fermarsi mai…

Nuova Volkswagen Passat Il cuore del sistema della nuova di casa VW è la frizione a lamelle in bagno d’olio Haldex, sviluppata in collaborazione con l’omonima società svedese partner di Volkswagen. Una frizione di questo tipo offre il vantaggio di poter essere gestita elettronicamente, in sincronia con i vari sistemi di ausilio alla guida come controllo di trazione, blocco elettronico del differenziale, controllo di stabilità ed antibloccaggio freni ABS. Tutti sistemi di cui la Passat dispone già di serie. La gamma motori della nuova Volkswagen Passat 4Motion si compone di tre propulsori moderni e prestati. Si tratta del 2.0 FSI da 150 cavalli, del 3.2 V6 FSI da 250 cavalli e del turbodiesel 2.0 TDI da 140 cavalli. Se i due motori meno potenti soddisfano le esigenze di qualsiasi famiglia, la Passat equipaggiata con il nuovo sei cilindri ad iniezione diretta si confronta a viso aperto con le berline più sportive.

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motori Xtreme BMW H2 Megamoto Per soddisfare le esigenze della guida sportiva, il telaio più stretto ed abbassato offre componenti di ottima qualità: la parte anteriore è caratterizzata da una forcella Marzocchi rovesciata completamente regolabile, con steli da 45 mm e una corsa di 160 mm. Posteriormente, la sospensione Öhlins con ammortizzatore regolabile in estensione e compressione e 180 mm di corsa. Anche i cerchi e gli pneumatici sono adattati alle specifiche esigenze della guida su strada. All’anteriore troviamo uno pneumatico 120/70 ZR 17, posteriormente una ruota di 5,5 pollici con pneumatico 180/55 ZR 17. Per avere delle ottime prestazioni in frenata, è stato aggiunto un secondo disco all’anteriore, mentre la triangolazione sella-pedana-sterzo è frutto di un attento studio ergonomico, tale da rendere la Megamoto facile nell’utilizzo quotidiano e prestazionale nella guida sportiva. Se venisse confermata la potenza della HP2 d’origine, circa 100 cavalli, ed il peso venisse mantenuto entro limiti accettabili, non è difficile prevedere un comportamento dinamico decisamente divertente.

DUCATI 1098 S Tricolore La nuova SuperBike di casa Ducati è stata presentata a Milano, oltre al “classico” rosso che caratterizza le moto di Borgo Panigale, anche in un’inedita colorazione tricolore, rosso bianco e verde. Questa nuova livrea vuole celebrare l’italianita’ del progetto e dell’azienda che lo ha realizzato. La 1098 Tricolore è stata realizzata sulla base della versione S, ed è caratterizzata, oltre dalla carena con i colori della bandiera italiana, anche dal telaio verniciato oro e da una serie di componenti speciali che la rendono ancora più esclusiva, come il kit scarico-centralina racing compreso nella dotazione di serie.

Aprilia rxv m.y. 2007 /sxv Continua l’evoluzione del progetto off road più innovativo degli ultimi anni. Rxv model year 2007 si presenta con una serie di aggiornamenti che la confermano imprendibile per i competitor. Arriva anche la versione “rally”. Per la sxv campione del mondo piloti e costruttori, modifiche di dettaglo. Ancora una volta aprilia ha tenuto fede alla sua filosofia, che vuole l’esperienza delle competizioni travasata direttamente sulla produzione di serie. Rxv e sxv sono a tutti gli effetti delle moto da competizione targate, non cedono ad alcun compromesso, con l’unico obiettivo di ottenere le massime prestazioni possibili in pista. Come accade per ogni prodotto aprilia, rxv e sxv godono di una cura maniacale per il design. Un design unico, che le rende inconfondibile ma allo stesso tempo fortemente funzionale alle massime prestazioni come deve essere una moto da competizione. La grafica rxv 2007 è stata concepita per rendere la moto più racing ed esclusiva.

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Xtreme motori

Ducati Hypermotard A stupire ulteriormente il grande pubblico di appassionati e tifosi delle rosse Ducati presenti ad EICMA contribuisce anche la versione definitiva della Hypermotard Presentata lo scorso anno come “concept” proprio al salone di Milano e che subito aveva incontrato i favori del pubblico e della stampa. Proposta nella livrea definitiva, con la nuova motorizzazione da 1100 cc, questa nuova moto arriverà sul mercato in primavera, e segnerà un altro importante traguardo stilistico e tecnologico della casa di Borgo Panigale. Il design e la posizione di guida in stile “motard” si uniscono al nuovo potente bicilindrico a “L” da sportiva ad alte prestazioni, dando vita ad una moto stradale unica nel suo genere. Con una posizione di guida studiata per dominare ogni strada e una struttura snella, leggera e compatta, la Hypermotard è una moto in grado di affrontare tutte le strade con accelerazioni fulminanti.

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story Xtreme

c i Back d a t i G

y ountr

neve a sulla a liber s e c s i ad La prim

...Gli amici mi avevano parlato spesso di freeride e gite di ‘backcountry’: sino a quel momento non avevo pensato che ci potesse essere qualcosa di più divertente della ‘classica’ sciata su pista. Mi son dovuto ricredere: la mia prima gita e relativa discesa sulla neve a bordo deia mie adorati sci si è rivelata l’avventura più esaltante mai vissuta! ... La giornata è iniziata nel migliore dei modi: nessuna nuvola e l’enorme pendio bianco che mi aspetta con i suoi numerosi dossi e salti inattesi. Mi dicono che questo itinerario è abbastanza facile, giusto quello di cui ho bisogno per il mio battesimo. Scorgo infatti altri due rider con la tavola nello zainetto che iniziano la risalita e un piccolo gruppo di scialpinisti. Dopo una sosta a 1990, arriviamo a quota 2550, sento l’euforia e l’adrenalina che mi assale quando guardo il vallone stupendo e senza fine: è ora di iniziare! Le gambe mi tremano un po’, sento le pulsazioni che aumentano sotto il giubbotto e gli amici che mi ‘propongono’ di andare per primo. Lascio che l’aria gelida mi entri nei polmoni e senza dare peso a quel timore che prende sempre in occasioni del genere, mi lancio senza pensare. Un’immensa caduta libera, senza soste e affrontando dislivelli eccezionali! La neve lungo l’intera discesa è inizialmente farinosa, ma dopo i 1800 si scioglie un po’, permettendoci di lasciare grosse scie! All’arrivo alla macchina ho ancora la carica e l’energia addosso: adrenalina ed entusiasmo per la mia prima discesa non li dimenticherò a lungo… sino alla prossima gita ‘offroad’!

La filosofia ‘freeride’ Se si è freeriders lo si è ogni qual volta si mettono gli sci ai piedi. E’ libertà di sciare dove le tue capacità te lo permettono, senza barriere né limitazioni. Freeride è salire in cima a una montagna per sciare la più bella linea di discesa che offre il pendio. Sono curve in libertà. Dà delle emozioni incredibili solo nel ricercare quelle linee e quelle curve quando si guarda un pendio, poi nel sciarlo puoi avere delle soddisfazioni impensate. E’ un misto di adrenalina ed eccitazione in cima e una liberazione mista a soddisfazione alla fine. Quando poi è stata una discesa particolarmente bella hai voglia di tornare in cima e rifarla!

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