Società degli l Alpinisti Tridentini Sezione del Club Alpino Italiano Indice
Presentazione Presidente SAT e Direttore del Corso Descrizione del Corso Presentazione Rifugio Spruggio “G. Tonini” Presentazione organizzatori Elenco partecipanti al corso 1° modulo: Breve presentazione di Maurizio Odasso “La vegetazione del Lagorai”
“La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile” 1° CORSO - AGOSTO 2015
2° modulo: Breve presentazione di Claudio Ambrosi Note per una storia “sociale” della SAT Breve presentazione di Claudio Colpo e la Commissione Sentieri “Il sentiero” 3° modulo: Breve presentazione di Alberto Trenti e Meteo Trentino “Meteorologia alpina” Breve presentazione di Alessandro Bisesti “Elementi di Soccorso Alpino” Breve presentazione di Stefano Bertoldi e Associazione Montagna Solidale
Il CAI è soggetto titolato alla formazione degli insegnanti dal Ministero della Istruzione, Università e Ricerca Pubblica Istruzione. Il corso è riconosciuto ai sensi della direttiva ministeriale n. 90 del’1/12/2003 – con decreto dirigenziale del 09/06/2014.
Società degli l Alpinisti Tridentini Sezione del Club Alpino Italiano Indice
Presentazione Presidente SAT e Direttore del Corso Descrizione del Corso Presentazione Rifugio Spruggio “G. Tonini” Presentazione organizzatori Elenco partecipanti al corso 1° modulo: Breve presentazione di Maurizio Odasso “La vegetazione del Lagorai”
“La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile” 1° CORSO - AGOSTO 2015
2° modulo: Breve presentazione di Claudio Ambrosi Note per una storia “sociale” della SAT Breve presentazione di Claudio Colpo e la Commissione Sentieri “Il sentiero” 3° modulo: Breve presentazione di Alberto Trenti e Meteo Trentino “Meteorologia alpina” Breve presentazione di Alessandro Bisesti “Elementi di Soccorso Alpino” Breve presentazione di Stefano Bertoldi e Associazione Montagna Solidale
Il CAI è soggetto titolato alla formazione degli insegnanti dal Ministero della Istruzione, Università e Ricerca Pubblica Istruzione. Il corso è riconosciuto ai sensi della direttiva ministeriale n. 90 del’1/12/2003 – con decreto dirigenziale del 09/06/2014.
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. 4° modulo: Breve presentazione di Maria Carla Failo e Maria Chiara Pavesi “Andare in montagna” “Andiamo in montagna – L’uscita didattica come un’occasione” 5° modulo: Breve presentazione di GianMarco Richiardone “Cartografia – coordinate - navigazione terrestre – GPS – Strumenti di navigazione terrestre” 6° modulo: Breve presentazione di Renzo Franceschini e Commissione Rifugi “Il rifugio – Tesi di Moena”
Escursione didattica Biblioteca della Montagna-SAT
Alla fine di questo primo corso di formazione per insegnanti proposto dalla SAT non ci può essere da parte nostra che soddisfazione sotto molti punti di vista. Innanzi tutto per l'alta adesione di insegnanti alla nostra proposta, a testimonianza della sua validità. In secondo luogo per lo spessore degli interventi, sia relativamente ai temi trattati che al valore dei relatori. Inoltre, averlo organizzato in un rifugio, oltre a comportare una full immersion in ambiente montano, ha favorito l’aggregazione e lo scambio di idee, sia fra docenti e corsisti che fra i corsisti stessi. Riteniamo che in questi tre giorni davvero intensi si sia creato un bel clima di gruppo che auspichiamo possa continuare nel tempo e portare a positivi sviluppi anche in futuro. Per quanto ci riguarda faremo tesoro di questa prima esperienza ed in particolare della esigenza di alternare momenti di teoria ad uscite sul campo. La quantità di argomenti di un corso generalista ha imposto una scaletta davvero impegnativa, per il livello di approfondimento e per le tematiche coinvolte. Emerge come considerazione di fondo l’idea di costruire incontri di approfondimento tematici, per aree omogenee, che consentano di focalizzare gli argomenti per dare spessore e rilevanza alla conoscenza della montagna. Montagna come laboratorio di esperienze ma anche come formidabile mondo che ci parla di passato e presente, ma soprattutto futuro. Sviluppo compatibile, turismo naturalistico, conservazione attiva, patrimoni dell’umanità, difesa del suolo, cambiamenti climatici. Ecco alcuni dei temi che si profilano in un prossimo calendario. Qui abbiamo raccolto tutti gli interventi dei vari relatori, aggiungendo anche qualche materiale in più. Crediamo costituiscano una valida base su cui gli insegnanti possano iniziare a costruire qualche progetto concreto da svolgere con le loro classi, che è il fine ultimo a cui tendeva questo corso. Come già ripetuto molte volte, siamo assolutamente convinti che la montagna costituisca davvero un ambiente educativo privilegiato, portatore di valori fondamentali, quali lo spirito di sacrificio, il senso di responsabilità, la valutazione del rischio, lo spirito solidale e di attenzione all’altro, senza citare contenuti più specificatamente didattici in ambito geografico, scientifico, storico e culturale in senso lato. Perciò ci auguriamo che gli insegnanti che hanno aderito alla nostra proposta trovino ora le modalità per coinvolgere in questo percorso i loro alunni, assicurando, per quanto possibile, la nostra piena collaborazione.
Il direttore didattico
Il presidente SAT
Maria Carla Failo
Claudio Bassetti
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. Premessa La Società degli Alpinisti Tridentini e il Servizio Sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia Autonoma di Trento, propongono ai docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Trento, un corso di formazione avente per oggetto la montagna e la valorizzazione del settore sud occidentale del Lagorai, l’Alta via del porfido, come laboratorio privilegiato per la realizzazione di attività didattica e in particolare l’esplorazione.
Progetto Il Progetto si divide in due fasi, la prima si propone l’obiettivo di promuovere presso i docenti la frequentazione delle montagne trentine, incentivando la realizzazione di attività didattiche in ambiente montano. Accompagnare una classe in montagna richiede infatti conoscenze e competenze specifiche che si conta di trasmettere ai docenti per mezzo di questo apposito corso di formazione. La seconda fase si propone di valorizzare il settore sud occidentale del Lagorai, in termini di innovazione e sostenibilità. Tale fase comporterà la promozione e la fruizione di una concatenazione di sentieri SAT e di rifugi localizzati lungo gli stessi, situati tutt’attorno all’alta Valle dei Mocheni, denominata Alta via del porfido. Questa proposta si pone all’interno di un progetto più ampio che prevede l’installazione e l’utilizzo su sentieri SAT di sorgenti di informazioni (punti informativi), tramite codice QR (Quick Response) che potranno essere letti con il proprio device (smartphone, tablet, ecc.).
Obiettivo La prima fase ha come obiettivi: fornire ai docenti gli strumenti utili per far avvicinare al mondo alpino, gli studenti. Quel mondo alpino, quelle montagne, che rappresentano un patrimonio unico, in cui si racchiudono valori quali l’impegno, la fatica, la solidarietà, lo spirito di gruppo, la salubrità, la pratica dello sport a diretto contatto con la natura, la bellezza del paesaggio, l’appagamento personale, il divertimento, la scoperta;
offrire ai docenti l’opportunità di acquisire conoscenze scientifiche, competenze metodologiche ed operative trasferibili all’interno della propria programmazione didattica ed applicabili al proprio territorio. Queste conoscenze sono riconducibili a tematiche educative, ambientali, scientifiche e ludiche; permettere agli insegnanti di conseguire una maggiore autonomia operativa nella fruizione dell’ambiente montano, come laboratorio didattico ed educativo; favorire la nascita e la realizzazione di esperienze didattiche trasferibili nella pratica e tali da coinvolgere gli alunni quali protagonisti, per un accostamento all’ambiente montano in sicurezza, con metodologie scientificamente corrette; utilizzare, al posto delle dispense cartacee, dispense raccolte in un libro in formato digitale al quale si può avere accesso mediante computer, ma anche dispositivi cosiddetti mobili, quali smartphone, tablet, ecc., per facilitare la consultazione degli argomenti trattati nel corso e i suoi approfondimenti. La seconda fase si configura come una verifica sul territorio di quanto analizzato ed appreso nella fase precedente, tenendo conto che il gruppo del Lagorai si configura come zona privilegiata grazie alle sue peculiari caratteristiche dal punto di vista geologico, storico e naturalista. Si propone di consentire agli escursionisti che percorrono l’Alta via del porfido, di ricevere l’informazioni sia di carattere geografico sia sulle emergenze naturalistiche e culturali. L’attività si avvarrà di tecnologie innovative, limitando al massimo l’impatto sul territorio delle strutture informative stesse. Il Progetto riguarda anche la possibilità di rendere accessibile l’Alta via del porfido anche a persone affette da patologie o disabilità fisiche di regola incompatibili con la frequentazione della montagna.
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. Rifugio Spruggio “Giovanni Tonini” Nell'alta Val Spruggio, il rifugio Tonini venne costruito nel 1972 ristrutturando la malga Spruggio alta, con il contributo determinante della famiglia Tonini e consegnato alla Sezione SAT di Baselga di Pinè. E’ intitolato alla memoria del pittore, ingegnere ed irredentista Giovanni Tonini, nato a Riva del Garda nel 1881 e morto a Baselga di Pinè nel 1972.
La SAT è una sezione del Club Alpino Italiano, Ente pubblico senza fini di lucro ai sensi della L. 91/1963, riconosciuto dal MIUR con decreto prot. AOODPIT. 595 del 15.07.2014, come Soggetto accreditato per l’offerta di formazione del personale della scuola.
Il rifugio Spruggio G. Tonini si trova sulla prima variante “alpinistica” del tratto trentino del Sentiero Europeo n° 5 E5), che entra nel territorio della
Foto F. Crosina
Provincia di Trento nei dintorni di Cauria in Val di Cembra.
.
1
ghiacciai) la cui morfologia è stata parzialmente modificata dal detrito di falda. Ancora nel XVII secolo, quindi nel pieno dell’ultima espansione dei ghiacciai avvenuta fra il 1550 e il 1850 e denominata Piccola Età Glaciale, il Mariani accennava alla presenza di “nevi perpetue” sui monti di Fregasoga.
La variante alpinistica ha inizio a Regnana; dal rifugio, si inerpica sul costone settentrionale del Monte Ruioch 2415 m., raggiunge il Passo di Val Mattio 2308, Passo Cagnon di Sopra 2121 tocca il rifugio Sette Selle nell'Alta Val Laner e prosegue sulle creste che dominano l'Alta Val dei Mocheni fino al Passo del Lago 2213 m. dove si ricongiunge con il percorso normale che proviene dal tratto Passo del Redebus - Palu' del Fersina
Sul fianco sinistro della Val Regnana G.B. Trener e C. Battisti hanno trovato dei residui di morena. Nel tronco mediano della Valle di Piné altri vasti depositi morenici, poco rimaneggiati dalle acque dilavanti, ricoprono escavazioni fluviali risalenti a tempi prewürmiani; ciò contribuisce, assieme all’arrotondamento delle sommità di alcuni dossi e ad altre testimonianze, ad indicare che tale valle è di origine glaciale. La lingua glaciale würmiana, nell’area corrispondente all’attuale Lago di Serraia fluiva in direzione est-ovest.
Foto F. Crosina
La zona del rifugio Il rifugio è ubicato nel Gruppo del Monte Croce che chiude l’alta Valle di Piné separandola a est dalle valli di Cadino e Calamento. Tale gruppo, dal punto di vista geologico, costituisce l’estrema propaggine sud-occidentale della catena porfirica del Lagorai. Dall’inizio alla fine del sentiero che conduce al rifugio si cammina sul “Porfido del Lagorai”, ossia su rocce appartenenti alla coltre ignimbritica superiore caratterizzata da un contenuto in silice superiore rispetto a quelle sottostanti.
Foto C. Sartori L’uniformità litologica della zona ci permette di notare con facilità l’azione erosiva dei vari torrenti che scorrono nel piccolo bacino imbrifero delimitato dal semicerchio di cime compreso fra il Monte Lemperpech e il Monte Cogne. I due corsi d’acqua principali sono il Rio Regnana, che forma la pittoresca cascata detta “del Lupo” alta una quarantina di metri, e il Rio Brusago. Questi due torrenti sono responsabili della “decapitazione” della Valle di Piné. Infatti, dopo il ritiro dei ghiacciai würmiani, la parte superiore di tale valle, da Bedollo in su, ha convogliato le sue acque nella Valle di Cembra anziché nel bacino
Alla base della grande parete sud del Monte Croce è presente una distesa di massi di frana. Dal rifugio si può osservare il versante settentrionale del Monte Rujòch che costituisce un bell’esempio di circo glaciale (nicchia ad anfiteatro scavata dai 2
3
idrografico del Fersina a causa dell’intensa azione regressiva esercitata dai due affluenti dell’Avisio. In seguito a tale fenomeno di “cattura” il bacino del Fersina si è ridotto di circa 35 chilometri quadrati.
Le rocce magmatiche effusive, formatesi per il consolidamento di lave che hanno potuto espandersi in superficie, costituiscono senz’altro la massa rocciosa più cospicua del Lagorai. Sono costituite da colate laviche e da diverse unità ignimbritiche. Queste vulcaniti, indicate genericamente col termine di porfidi quarziferi, hanno vari colori e struttura porfirica: sono cioè formate da cristalli di quarzo, somiglianti a piccoli pezzi di vetro trasparente, di feldspato e di plagioclasi, detti fenocristalli, immersi in una massa di fondo microcristallina. Le ignimbriti (dal latino ignis = fuoco e nimbus = nuvola) traggono origine da eruzioni che sono avvenute lungo fessure vulcaniche molto estese e sono state caratterizzate dall’abbondante presenza di gas a causa della quale il magma ha perso poco a poco viscosità trasformandosi in una sospensione di piccole schegge vetrose, ceneri e frammenti di pietra pomice;
Presso Stramaiolo, su uno strato di arenaria tufacea intercalato fra i porfidi, è stata rinvenuta nel 1931 un’impronta di Tridentinosaurus antiquus un rettile di circa 25 centimetri contraddistinto da un collo lungo e sottile.
Inquadramento geologico del Gruppo Lagorai - Cima d’Asta Tutta la vasta area occupata dal Lagorai e dal massiccio di Cima d’Asta è di notevole interesse dal punto di vista geologico. Rocce metamorfiche, ossia derivanti dalla trasformazione di rocce preesistenti in seguito alle alte temperature e alle pressioni molto elevate cui sono state sottoposte durante le orogenesi (processi di formazione delle montagne) sono presenti nella zona meridionale del Lagorai. Esse fanno parte dell’antico basamento cristallino delle Alpi Meridionali e sono rappresentate prevalentemente da filladi ossia da rocce di colore grigio, facilmente sfaldabili lungo piani paralleli e dall’aspetto in genere lucido e argenteo.
questa sospensione si è estesa su vaste zone come appunto quella della Catena del Lagorai, il cui territorio era stato precedentemente sollevato dall’orogenesi ercinica e poi ridotto a
Le rocce magmatiche intrusive, formatesi in seguito al lento raffreddamento del magma all’interno della crosta terrestre, caratterizzano soprattutto il massiccio di Cima d’Asta, ma si rinvengono anche in altre località. Sono rappresentate da graniti, granodioriti e tonaliti, cioè da rocce contenenti essenzialmente quarzo, ortoclasio, plagioclasi e biotite in percentuali variabili a seconda del gruppo petrografico di appartenenza. La loro età è di circa 275 milioni di anni.
penepiano dall’erosione. Queste vulcaniti, aventi un’età di 270 milioni di anni, sono solitamente disposte in grandi bancate spesso fratturate secondo piani verticali e perciò esposte a piccoli o grandi fenomeni franosi. L’area in cui esse sono presenti appartiene alla cosiddetta piattaforma porfirica atesina, un enorme tavolato che si estende per più di 3000 chilometri quadrati e doveva avere nella conca di Bolzano il suo focolaio principale.
Foto I. Cestari
In seguito la piattaforma porfirica è diventata una pianura costiera; poi il mare ha ricoperto la regione e ha avuto inizio la deposizione di una serie di sedimenti più recenti. Il successivo sollevamento tettonico di tutta l’area alpina ha interessato anche la compatta piattaforma atesina che però è rimasta piuttosto rigida contro le spinte orogenetiche ed ha conservato perlopiù forma e struttura originarie.
Foto E. Griglione 4
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la sigla internazionale E.5” Dall’anno 2000 il Sentiero Europeo E.5 si è allungato verso nord spostando il punto di partenza sulle coste del mare del Nord in Francia a Ponte De Raz (località inserita dall’Unesco da preservare). Il suo cammino si snoda verso sud toccando località famose come Moint Saint Martin, sfiorando Foto E. Griglione
appena la città di Parigi, attraversando Digione e quindi
Brevi cenni sul sentiero Europeo E5.
ricollegandosi al punto iniziale a Costanza sull’omonimo lago. Il Sentiero Europeo E.5
Il Sentiero Europeo E5 è un sentiero che dalla costa dell’Atlantico in Bretagna (Francia),
si sviluppa per 10 giorni fuori da territorio Italiano. I primi tre giorni sono nel territorio Svizzero, prima di entrare in Austria. E nei sei giorni successivi il sentiero transita anche
attraversa le Alpi passando per Francia, Svizzera, Germania, Austria e Italia, terminando,
in Germania, per poi avvicinarsi al Passo del Rombo e passando per Verona arrivare a secondo progetto a Venezia. Il percorso totale è di circa 3200 km.
Venezia (quest’ultimo tratto non è ancora definito).
Il 2 luglio 1972 a Costanza sull'omonimo lago, il Dr. h.c. Georg Fahrbach fondatore della
A tappa settentrionale:
Federazione Europea Escursionismo inaugurò i primi due sentieri europei dei sei allora
1° giorno Passo del Rombo - Moso; 2° giorno Moso Pfander; 3° giorno Pfander - Punta
progettati: Il n. E.1, MARE DEL NORD-LAGO DI COSTANZA-GOTTARDO-
Cervina; 4° giorno Punta Cervina - Rif. Merano; 5° Giorno Rif. Merano - Bolzano.
MEDITERRANEO (Capo Nord - Capo Passero di Siracusa) e il n. E.5, LAGO DI
B tappa Centrale:
COSTANZA-BOLZANO-VERONA-ADRIATICO (Costanza - Venezia).
1° giorno Bolzano - Redagno; 2° giorno Redagno - Cauria; 3° giorno Cauria - Faver; 4°
Nessuno allora pensava al grande successo che avrebbero riscosso queste due grandi vie
giorno Faver - Palù d. Fersina; 5° giorno Palu d. F. - Levico; 6° giorno Levico - Lavarone;
di comunicazione tra il nord ed il sud d'Europa.
C tappa meridionale: 1° giorno Lavarone - Passo Coe; 2° giorno Passo Coè - Rifugio Lancia; 3° giorno Rif.
Le prime guide dei sentieri risalgono al 1973 con riedizioni aggiornate per garantire
Lancia - Rif. Papa; 4° giorno Rif. Papa - Campogrosso; 5° giorno Rif. Campogrosso -
all'escursionista il potersi mettere in cammino tranquillo e fiducioso. Il 2 luglio 1972, a
Giazza; 6° giorno (eventuale rientro a Verona mezzo autobus)Giazza - Ponte di Veja; 7°
Costanza venne aperto ufficialmente il sentiero che collega Costanza a Verona, noto con
giorno Ponte di Veja - Verona. 6
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1°Corso
Il Sentiero Europeo n.5 è studiato in modo tale da poter essere percorso senza mezzi tecnici e particolari, quali corde, picozze, ramponi, moschettoni ecc. ecc. Non presenta
La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
tratti di arrampicata vera e propria, ma solo percorsi escursionistici nei suoi vari gradi di difficoltà. (Tratto dal sito “Sentieri Europei)
Organizzatore/Accompagnatore corso:
Claudio Bassetti
Claudio Bassetti (Trento, classe 1953) è Presidente di SAT dal 2012. Docente di scienze matematiche e naturali, impegnato nell’ambito della educazione ambientale, ha curato pubblicazioni sul tema. Nell’ambito SAT ha organizzato e diretto corsi di formazione e di aggiornamento sulle aree protette, sulla rete Natura 2000, sul paesaggio alpino, sull’uso delle risorse. E’ autore di articoli e ricerche sui temi dello sviluppo sostenibile.
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1°Corso
1°Corso
La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Organizzatore/Accompagnatore corso:
Organizzatore/Accompagnatore corso:
Maria Carla Failo
Paolo Pezzedi
Laureata in Storia e filosofia, ex insegnate di Lettere nella Scuola media, da quattro anni vice presidente della Sezione di Trento e da quest'anno vice presidente SAT. Da circa due anni si occupa della redazione del bollettino. Antecedentemente ha collaborato per parecchi anni con l'Associazione Trentini nel mondo e per sei anni ne è stata membro di Giunta e per tre vice presidente. Editato una raccolta di poesie dialettali e un libro di racconti.
Diplomato geometra, lavora nel settore edile da trent’anni. E' Presidente della SUSAT (Sezione Universitaria SAT), fa parte da circa12 anni della Commissione Rifugi e ispettore rifugi della SAT, fa parte della Commissione Scuola. Nell’arco della sua attività sezionale ha organizzato corsi per scuole medie e medie superiori. Ha partecipato sia come organizzatore che come docente/accompagnatore ai vari corsi di escursionismo in ambiente innevato e di ferrata, tenuti dalla sezione.
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. 1
Alimonta Carmen Barbacovi Fabiola Bertolini Chiara Ceschini Mariantonia Cerbaro Nicola Cestari Ivo Conci Cristina Crosina Franca Dorigatti Manuela Frenez Marco Gaddo Alessandro Gottardi Franca Gozzaldi Roberto Griglione Elisa Mianulli Alessandra Morandini Martina Nicolodi Anna Passarella Giovanni Piazza Gloria Piccoli Carlo Poli Maria Poli Silvana
-
Praderio Roberta Prantil Patrizia Proli Enrica Sartori Cristina Valentini Sergio Varricchio Alessandra Zancanella Elisabetta Zanoni Cristina Refatti Paola
Foto M. Benedetti 2
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Docente corso: Maurizio Odasso
Nato a Torino nel 1962, risiede a Canzolino (Pergine Valsugana). Laureato in Scienze Agrarie presso l'Università degli Studi di Torino. I settori prevalenti di attività riguardano gli ambiti naturalistico ed ambientale. Esperto in flora e vegetazione, si occupa primariamente di aspetti applicativi dell’ecologia vegetale: tipologia forestale, gestione faunistica, gestione e pianificazione delle aree protette, cartografia e studio degli habitat Natura 2000.
Pergine, agosto 2015
LE SPECIE
Il Lagorai comprende vari tipi di HABITAT (almeno una ventina) riferibili alla classificazione «europea standard» di Natura 2000 • tra questi alcuni di interesse prioritario a livello UE o in lista rossa nazionale (WWF) e provinciale • altri ambienti di interesse non sono riferibili a Natura 2000 Doronicum clusii Gentiana punctata Lilium martagon Pinguicola vulgaris Pseudorchis albida Sedum alpestre
… e tante altre, senza contare le specie animali
LE SPECIE Achillea macrophylla L. Aconitum lycoctonum L. subsp. neapolitanum (Ten.) Nyman Allium senescens L. subsp. montanum (Fr.) Holub Antennaria carpathica (Wahlenb.) Bluff & Fingerh. Antennaria dioica (L.) P. Gaertn. Arnica montana L. Artemisia genipi Weber Asplenium septentrionale (L.) Hoffm. Bupleurum stellatum L. Campanula carnica Schiede ex Mert. & W. D. J. Koch Cardamine amara L. subsp. amara Cerastium uniflorum Clairv. Dactylorhiza fuchsii (Druce) Soó Diphasiastrum alpinum (L.) Holub Doronicum austriacum Jacq. Eriophorum scheuchzeri Hoppe Gentiana punctata L. Geranium phaeum L. subsp. lividum (L'Hér.) Hayek Hieracium lactucella Wallr. Aggreg. Huperzia selago (L.) Bernh. ex Schrank & Mart. Lilium martagon L. Linaria alpina (L.) Mill. Lycopodium annotinum L. Lycopodium clavatum L. Pseudorchis albida (L.) Å. Löve & D. Löve Pulsatilla alpina (L.) Delarbre subsp. apiifolia (Scop.) Nyman Pulsatilla vernalis (L.) Mill.
Ranunculus platanifolius L. Rhamnus pumila Turra Rhodiola rosea L. Saponaria pumilio (L.) Fenzl ex A. Braun Saxifraga androsacea L. Saxifraga aspera L. Saxifraga bryoides L. Saxifraga exarata Vill. subsp. moschata (Wulfen) Cavill. Saxifraga oppositifolia L. subsp. oppositifolia Saxifraga paniculata Mill. Saxifraga rotundifolia L. Saxifraga stellaris L. Sedum alpestre Vill. Selaginella selaginoides (L.) P. Beauv. Sempervivum wulfenii Hoppe ex Mert. & W. D. J. Koch Sibbaldia procumbens L. Silene acaulis (L.) Jacq. subsp. bryoides (Jord.) Nyman Viola palustris L.
GLI HABITAT FRGLILFD QDWXUD ‡ [[[
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HABITAT: un esempio di cartografia
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La carta rappresenta gli ambienti principali: tra di essi 6230* è prioritario per UE; 7140 è in lista rossa
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FORESTE MONTANE/SUBALPINE DI CONIFERE ± 9DFFLQLR 3LFHHWHD 3HFFHWH VXEDOSLQH PRQWDQH FDUDWWHUL]]DQR LO VHQWLHUR GL DYYLFLQDPHQWR H VILRUDQR LO FRQILQH LQIHULRUH GHOO¶RDVL UDSSUHVHQWHUDQQR LO ©IXWXURª GHL ERVFKL LQWRUQR DO FHQWUR GL YLVLWD VH ODVFLDWL DOOD OLEHUD HYROX]LRQH
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peccio, larice e cembro
94xx – foreste di conifere boreali
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FORESTE DELL’EUROPA TEMPERATA ± 4XHUFR )DJHWHD )DJJHWH DFLGRILOH HXWURILFKH H DELHWHWL FRQ IDJJLR
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– faggete, abieteti e foreste di latifoglie mesofile
Asperula odorata
Doronicum austriacum
Abies alba
Dentaria enneaphyllos
9180 – acero-frassineti/tiglieti
91D0 – torbiere boscate
Quota
Risorse edafiche arido/magro
91E0 – foreste igrofile a salici e ontani
umido/fertile
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Manca almeno un ghiaione del luogo‌ 8110 – ghiaioni silicatici questi sono presi altrove e li sostituirei
Saponaria pumilio
Cryptogramma crispa Linaria alpina
Doronicum clusii
Ghiaioni con Juncus trifidus, Cryptogramma crispa e rododendri
Oxyria digina
Senecio carniolicus
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Salix erbacea
Salix retusa
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8230 – prati pionieri su roccia ...si ricollega alla vegetazione dei detriti
8220 – rocce silicatiche
Sempervivum aracnoideum
Sedum sp.
Rhamnus pumila
Rhodiola rosea
Sempervivum wulfenii
Silene vulgaris
Asplenium septentrionale
Androsace vandelii
Phyteuma globularifolium
WRUELHUH H SDOXGL Saxifraga bryoides [[
forti sbalzi termici
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7110 – torbiere alte
WRUELHUH H SDOXGL [[ ‡
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7RUELHUH DOWH DWWLYH
DFTXH PHWHRULFKH ROLJRWURIH FOLPD IUHGGR XPLGR VLOLFH
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SUHVHQ]D GL VIDJQL OLPLWDWD VSHVVR LQ H[ ODJKL
Sfagni, Drosera rotundifolia ecc
7140 – sorgenti e torbiere di transizione
SUDWHULH [[ [[ [[
Cardamine amara
Eriophorum scheuchzeri
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35$7(5,( 6(0, 1$785$/, 0$*5(
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6150 praterie alpine silicicole: curvuleto con Carex curvula e Hiaracium alpinum
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6230 praterie semi naturali magre (nardeti)
Nel nardeto: Arnica montana Campanula barbata Gentiana kochiana Geum montanum
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. Docente corso: Claudio Ambrosi
Claudio Ambrosi ha lavorato per parecchi anni presso la Biblioteca della Montagna-SAT con l’incarico di bibliotecario, responsabile dell’Archivio storico SAT e direttore editoriale del Bollettino SAT. Dal 2012 è direttore del Sodalizio stesso. Come appassionato di storia si è prevalentemente interessato al primo Novecento in area trentina e alla storia sociale dell’alpinismo. Tra i lavori inerenti l’oggetto delle presenti note si ricordano gli studi pubblicati assieme a M. Wedekind “L’invenzione di un cosmo borghese: valori sociali e simboli culturali dell’alpinismo nei secoli XIX e XX” (“Premio ITAS 2001 del Libro di Montagna” - Cardo d’argento); “Alla conquista dell’immaginario: l’alpinismo come proiezione di modelli culturali e sociali borghesi tra Otto e Novecento”; “Turisti di truppa: vacanze, nazionalismo e potere”; “Sport e fascismi/Sport una Faschismen” (curato assieme a W. Weber); “Italiani di carta: la preannessione del Trentino ad opera del Touring club italiano” e “Brenta irredento”.
BRENTA IRREDENTO
NOTE PER UNA STORIA “SOCIALE” DELLA SAT
Gentili insegnanti, come ricorderete nel mio intervento al corso avevo solo degli appunti e non un testo scritto o una presentazione da proiettare. Il mio tentativo è stato quello di proporvi la storia della SAT ponendo l’attenzione non alla storia alpinistica ma a quella che potremo forse definire la storia sociale dell’alpinismo trentino con una particolare attenzione alla SAT. In questa sede voglio lasciarvi un testo che possa in larga parte riprendere gli argomenti trattati allora così da esservi utile per eventuali approfondimenti. Ho quindi ripreso due articoli scritti in tempi e per editori diversi. Si tratta di due lavori molto lontani per stile, il primo più divulgativo, il secondo più attento alle fonti, ma che mi pare si possano ben compensare. Spero che questi materiali vi possano essere in qualche modo utili. Chi volesse contattarmi per avere maggiori indicazioni o chiarimenti mi scriva senza esitazione: claudio.ambrosi@sat.tn.it. Claudio Ambrosi
Trento, 24 settembre 2015
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Il 30 giugno 1914 un gruppo di persone sale a passo lento verso la bocca di Brenta. Un rapido sguardo rivela che alcuni sono nuovi alle escursioni in montagna e sembrano faticare più degli altri: si tratta degli avvocati Helm e Peratoner accompagnati dal “tecnico” Scrinzi, tutti di Bolzano. I tre sono stati incaricati dai loro clienti, i soci della sezione di Brema del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein, di rappresentarli in quest’occasione. Li accompagnano un gruppo di soci della SAT. Giunti davanti al nuovissimo rifugio Tosa gli avvocati aprono la porta. Pietro Pedrotti, presidente del sodalizio trentino, entra con loro per un rapido giro d’ispezione ai locali. I quattro si scambiano qualche parola di circostanza e, a fine visita, il presidente esce chiudendo il rifugio come definitivo ed esclusivo proprietario. È l’epilogo di una lunga e complessa vertenza giudiziaria e di un’annosa contrapposizione che aveva visto confrontarsi la compagine della SAT, irredentista, con quella dei pangermanisti. Se la disputa poteva sembrare chiusa, gli avvenimenti di due giorni prima - il 2 8 giugno 1914 a Sarajevo l’erede al trono austroungarico, Francesco Ferdinando, perdeva la vita nell’attentato che scatenerà il conflitto mondiale - avrebbero però riaperto i contrasti, ma trasferendoli su altri piani, ben più aspri. A sedere oggi fuori dal Rifugio Tosa, che si colloca sul pianoro nei pressi della bocca di Brenta, non si riesce a capire la ragione della presenza di due edifici distanti l’uno dall’altro poche centinaia di metri, né risulta subito evidente l’importanza di questi due edifici per la storia alpinistica delle cime circostanti. Il più piccolo dei due, ora una dépendance di quello posto più in alto, fu inaugurato dalla SAT il 23 agosto 1881. Con quel rifugio, il primo nel Gruppo, si apriva l’esplorazione di tutte le vette intorno offrendo un punto d’appoggio indispensabile, la cui assenza aveva reso di fatto impossibile, fino ad allora, l’accesso ai bastioni di questo magnifico “castello diroccato”. Dal rifugio partirono, ad esempio, le cordate che si avvicendarono nei tentativi per la conquista del Campanil Basso. La cima fu raggiunta il 18 agosto 1899 dopo una “lotta” che ebbe per protagonisti i trentini Carlo Garbari, Nino Pooli e Antonio Tavernaro contrapposti ai due cittadini di Innsbruck Otto Ampferer e Karl Berger. La vittoria di questi ultimi, quasi “rubata” ai trentini giunti poco sotto la vetta, si trasformò in una contrapposizione tra “italiani” e “tedeschi” dal grande valore simbolico. Il contrasto si misurò inizialmente nei due diversi appellativi utilizzati per la stessa torre: dagli italiani definita “campanile” e dagli altri “guglia” (termine certo italiano ma usato solo dai tedeschi e inesistente nella storia toponomastica del Gruppo) e crebbe fino al punto che la difficoltà dell’ascensione non dissuase nemmeno quanti decisero di issarvi dei pali di legno da utilizzare come aste per le proprie bandiere. Tornando al rifugio si deve comunque ammettere che veniva liberamente utilizzato da tutti, italiani e tedeschi. L’edificio era però troppo piccolo, in grado di accogliere solo poche cordate di alpinisti. I soci della SAT ne erano ben consapevoli e già nei primi anni del Novecento avevano dato avvio alle pratiche necessarie per il suo ampliamento. Quando, verso il 1910, si fu finalmente pronti per iniziare i lavori arrivò l’incredibile notizia che la sezione di Brema del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein aveva deciso di non accontentarsi più del rinnovato rifugio dei trentini ma di volerne costruirne uno proprio a pochi passi da lì. Ma c’era di più: alla chetichella gli alpinisti di Brema avevano ormai raccolto tutte le autorizzazioni necessarie e avevano le più serie intenzioni di portare a compimento in tempi brevissimi i loro progetti. Dentro la SAT la tensione toccò l’apice: i suoi soci erano appena usciti scornati da una vicenda analoga e una nuova umiliazione nazionale non era accettabile una seconda volta. Cinque anni prima, ai piedi del Castelletto Inferiore, avevano infatti subito “una fucilata morale nelle costole, e addio!” [Stenico, 1906, p. 2]: accanto a un rifugio voluto e costruito da loro e intitolato a Quintino Sella, sorse a pochi
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passi, ad opera dei soci del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein di Berlino, un analogo edificio che prese il nome del passo lì vicino dedicato all’alpinista ed esploratore britannico Francis Fox Tuckett. Vale la pena di soffermarci per un po’ su quella vicenda e sull’aria che tirava da quelle parti. All’epoca Madonna di Campiglio era la meta privilegiata di una folta schiera di turisti e alpinisti provenienti d’oltralpe; fra tutti, in particolare, vi si davano appuntamento i soci del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein iscritti alla sezione di Berlino. A Campiglio si sentivano come a casa propria, tanto che avevano iniziato a tracciare sentieri e a piantare cartelli segnavia in tedesco, rinforzando così gli allarmi degli irredentisti trentini che ritenevano questa una vera e propria invasione. Ma come era nata negli abitanti di due grandi città tedesche – l’una Berlino, situata in pianura non lontano dalle spiagge del Mare del Nord, l’altra Brema, antica e gloriosa città anseatica e porto fluviale vicinissimo al mare - la passione per la montagna, e in particolare per il Brenta? Per quanto riguarda la montagna e la pratica alpinistica, esse ebbero per gli abitanti di queste città, e in generale per le classi borghesi europee, un forte valore di autoriconoscimento. I membri dei club alpini erano borghesi, imprenditori, insegnanti, medici, avvocati, fino ad alcuni nobili, a qualche ministro e a qualche testa coronata, tutti caratterizzati da una vocazione affaristica e produttiva e da un culto positivistico per la scienza. E ora, nelle vesti di alpinisti e scalatori, sospesi sul vuoto e assicurati a corde di canapa, davano prova di braccia allenate e di formidabili abilità arrampicatorie; uniti in cordate affiatate e capaci di un’efficiente azione collettiva, mostravano menti agili e pronte nel valutare rischi e possibilità, e nel compiere scelte cruciali in ordine a direzioni e modalità di salita. Attraverso tutto ciò ribadivano il loro carattere di capitani d’industria e di élite intellettuali ed economiche pronte a sfidare le avversità per raggiungere nuovi successi e vette da cui dominare il mondo. Nelle scalate in montagna trasferivano le loro attitudini alla “scalata” sociale. Ma vi è anche un altro ordine di significati e di valori che animava gli alpinisti di Berlino e di Brema. Brema con Amburgo e Hannover, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si trovava allora in un territorio che aveva subito un impetuoso sviluppo che favorì il processo di ricomposizione agraria e la ripartizione dei terreni comuni. In pochissimo tempo rimasero solo poche isole di natura “primitiva”.
anche per la collettività. Ma, ahimè, qui stava il problema: a quale collettività si faceva riferimento? A quella che reputava il Trentino una regione del Bel Paese fuori posto nel contesto dell’Impero Asburgico, o a quella più grande che vedeva nel Trentino un lembo di terra saldamente ancorato alla comunità tedesca, estesa di lì fino al mare del Nord? A quelle latitudini non si avevano dubbi: in essi l’amore per l’alpinismo e la natura si congiungeva indissolubilmente all’ideologia pangermanica, pronta a venire in soccorso ai “fratelli” austriaci dovunque la loro nazionalità venisse messa in discussione, come appunto sembrava accadere in Trentino. Ma nemmeno i soci della SAT se interrogati in proposito avrebbero avuto incertezze: il sodalizio che aveva scelto proprio Campiglio come proprio centro fondativo non aveva dubbi nemmeno a proposito del Brenta, che non era una semplice montagna palestra di ardimenti, ma prima di tutto il luogo – concreto e al contempo simbolico - su cui rivendicare una precisa appartenenza nazionale e un diritto, sancito dal fatto che quelle montagne erano cinte da vallate ove si parlava la “melodiosa favella mediterranea”. A ben guardare, come scrivevano sui loro Annuari, oltre alla lingua, c’erano anche le tradizioni, le scienze storiche e persino quelle botaniche e meteorologiche che concordavano nel definire italiani quei paesi e le loro montagne. Accadde così che dopo alcuni scambi di piccate proteste per l’abitudine dei berlinesi a tracciare autonomamente sentieri, e di corredarli, come si è detto, con cartelli in sola lingua tedesca, l’insofferenza raggiunse il culmine quando i due sodalizi decisero di costruire un rifugio nell’identico luogo.
Ecco quindi che per questi cittadini del nord l’alpinismo, oltre che essere un ideale cosmo borghese, una perfetto strumento patriottico per difendere la nazione tedesca, era anche, con la sua collocazione nel “conteso” Trentino, luogo in cui ritrovare quella natura primitiva e difenderla. Tutela che però non riguardava l’invasione materiale del progresso, che come imprenditori borghesi ritenevano irrinunciabile, ma piuttosto, come scrive Hansjörg Küster, azione in cui “non si puntava a conservare ciò che effettivamente contraddistingue la natura, cioè la sua dinamica, bensì a evitare qualsiasi mutamento nella bellezza del paesaggio dovuto all’influenza dell’acculturazione” [Küster, 2010, p. 92]. Inoltre, e non poteva essere altrimenti, a questi uomini non mancava nemmeno la passione politica e civica, unite al desiderio di trasformare anche il loro svago in qualcosa di utile, produttivo, non solo per sé ma
La vicenda, su cui è opportuno soffermarci perché ci permetterà di comprendere meglio anche quella relativa al rifugio Tosa, si svolse quasi esclusivamente attraverso uno scambio di corrispondenza; uno scambio che seppure negli appellativi e nei toni mantenesse sempre un’encomiabile fair-play, nella sostanza lasciava trasparire un’enorme reciproca insofferenza. Le prime indagini chiarirono subito che entrambe i club avevano titolo valido per costruire il proprio edificio. La fonte di legge a cui ci si richiamava era un Decreto Aulico del 1839 che stabiliva come qualora un terreno fosse stato inserito a catasto come “incolto montuoso” - ed è facile comprendere che le rocce dolomitiche ricadevano spesso in questa categoria - la proprietà fosse da attribuirsi all’Erario e non ai Comuni o ad altri enti territoriali come le Regole, che su quei territori tendevano comunque ad esercitare dei diritti di proprietà, indiscutibili quando si trattasse di territori produttivi. Nel chiedere l’autorizzazione a costruire il proprio rifugio il club berlinese, ritenendo quelle plaghe come improduttive, si era rivolto all’Erario, e proprio da quest’ultimo ottenne le necessarie autorizzazioni. La SAT invece aveva ottenuto la propria autorizzazione dalla Regola di Spinale. Le conclusioni erano quindi ovvie: se il terreno era improduttivo i berlinesi avevano in mano l’autorizzazione valida e i satini quella sbagliata, ma se invece il terreno era considerato produttivo avveniva l’esatto contrario. Ora, il suolo si poteva considerare produttivo solo se vi crescevano dei fili d’erba utili a classificarlo come pascolo. Senza entrare ora nei dettagli diciamo subito che un giudice avrebbe dato ragione alla SAT e questo avrebbe chiuso la vicenda, non fosse che la Regola di Spinale rilasciò l’autorizzazione anche alla sezione di Berlino del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein. Questo pose fine ad un possibile contenzioso legale prima ancora se ne iniziasse a discutere. La partita si spostò quindi su di un altro piano. Non potendo opporsi legalmente alla costruzione del rifugio tedesco, la SAT si appellò a tutte quelle motivazioni che poggiavano sul suo essere, per così dire, il padrone di casa, cui gli ospiti, se animati da sentimenti urbani, dovevano rispetto. Scrivevano i satini sul loro Bollettino che la SAT “protestò, lavorò, chiese spiegazioni; nulla. A noi, padroni della nostra terra, spiegazioni non furono date; chiedemmo un arbitrato e l’arbitrato non fu accettato. Breve; a dieci passi dal nostro è sorto un rifugio-albergo della Sezione di Berlino. Tutta cortesia!” [Stenico, 1906, p. 2]. Il rifugio della SAT poté essere inaugurato il 12 agosto 1906 pochi giorni prima di quello dei berlinesi, la cui inaugurazione avvenne il 20 dello stesso mese; l’escursione inaugurale però non partì da Campiglio ma da Molveno, ove si teneva il 34° Congresso SAT: un itinerario più lungo ma che permetteva, almeno quel giorno, di non incontrare o percorrere sentieri stranieri. La società, per
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Fu in quel periodo che le parole dello svizzero Jean-André Deluc ritornarono alla mente di quei tedeschi del nord ed in particolare la sua descrizione di un viaggio del 1776 compiuto attraverso quell’area che prendeva il nome di landa di Luneburgo. È a lui, molto letto e apprezzato dai suoi contemporanei, che si deve a partire dal XVIII secolo lo sguardo romantico su questi luoghi che da territori considerati quali natura selvaggia e ispiratori di paura e terrore quanto lo erano le montagne, divennero pian piano meta di pellegrinaggio per chi voleva vedere una natura primitiva, “autentica”. Fu così che nei primi anni del XX secolo un gruppo di cittadini agiati provenienti da quelle città (cui si aggiunge anche Berlino) acquistarono dei terreni intorno al monte Wilseder per tutelarli dall’agricoltura moderna. La tutela della natura passava attraverso la conservazione intesa come modo per evitare che la bellezza del paesaggio non fosse messa in pericolo. La brughiera del Luneburgo divenne l’“area naturale protetta” per antonomasia.
rendere perenne il biasimo verso i vicini, affidò il proprio disappunto a una lapide murata sulla facciata del proprio rifugio. Il testo è tanto semplice quanto eloquente: “Il Club Alpino Italiano donava alla Società degli Alpinisti Tridentini questa effige di Quintino Sella affinché murata qui sul rifugio che porta il nome del grande alpinista affermasse perennemente di faccia alla provocazione straniera i diritti dell’italianità. XXIII agosto MCMVII”. L’Imperial-Regia polizia austriaca dovette porre un freno alla rabbia dei trentini facendo cancellare da uno scalpellino la frase “di faccia alla provocazione straniera” ma poco importava: tutti quelli che si fermavano a leggere sapevano benissimo a cosa corrispondesse quella riga bianca. E tutti sapevano bene anche quante altre “provocazioni” irrigidissero i rapporti tra i due sodalizi alpini. Oltre alla costruzione dei rifugi, anche la determinazione degli oronimi avveniva in base all’appartenenza etnica. Bisogna dire che i trentini non avevano perso tempo e nello stesso anno in cui era sorta la SAT, nel 1872, avevano ben pensato di mettere le cose in chiaro battezzando, proprio alla Bocca di Brenta, lo spuntone che si drizza sullo spigolo sud della Brenta Alta con il nome di “Roma”. Pochi anni dopo, nel 1875, si salì e si battezzò l’attuale “Cima Roma”. Si volle poi intitolare al solito Quintino Sella (padre fondatore del CAI) una cima posta a nord della Bocca di Tuckett: la salita avvenne nel luglio 1884 ed ebbe come artefici quattro tra i soci più attivi della SAT di allora che pensarono bene di lasciare sulla vetta una targa con scritto: “A Quintino Sella, la SAT, 1884”. Pochi anni dopo, nel settembre 1889, la Sektion Trient del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein reputò quindi del tutto legittimo rinominare la Cima Grostè apponendovi a sua volta una piccola targa con un più “consono” toponimo stabilito in “Erzherzogin [=Arciduchessa] Marie Valerie Spitze”. Non è chiaro il motivo di questo omaggio alla bella Maria Valeria se non come la prova generale per ben altra targa. L’occasione venne pochi anni dopo e questa volta interessò la seconda cima più alta del gruppo: Cima Brenta. Era questo veramente il toponimo più adatto a una cima di tale importanza? Essa non era forse degna di un nome più eccelso, anzi del più eccelso a disposizione? Nel luglio del 1895 una decina di alpinisti intraprese la scalata portandosi appresso una targa su cui era stampato il nuovo nome: “Kaiser Franz Josef Spitze”. Vista l’imperiale denominazione non si badò a spese e la targa risulto lunga quasi un paio di metri. Solo nel 1920 venne rimossa dai trentini, molto probabilmente con la stessa soddisfazione di chi l’aveva posta, e gettata nei burroni della Val Perse. Da qui venne sempre più affermandosi una tendenza al reciproco scambio di cortesie toponomastiche, come, ad esempio, quando la “Punta dell’Ideale” (e a quale ideale si facesse riferimento appare immediatamente chiaro) venne ribattezzata “Garbari Turm” come chiaro omaggio a Carlo Garbari, meno alla sua italianissima adesione agli ideali fondativi della SAT di quegli anni; oppure, come si legge nel vecchio libro firme del Rifugio Tosa, quando i trentini, per una vetta fino ad allora rimasta inviolata decisero di adottare il nome di Cima Margherita, con evidente riferimento all’allora regina d’Italia, di cui però per ovvi motivi veniva taciuto il titolo regale. Fra i tanti episodi vale qui la pena di riprendere brevemente il discorso su come di volta in volta si issò sul Campanile Basso, con gran fatica e rischio, un palo e relativa bandiera da far sventolare in omaggio alla propria nazione. Particolare interessante è il fatto che sia italiani che tedeschi nel porre la loro bandiera sul Campanile sembra usassero solo il palo trascinato fin lì in cima dalla loro parte tanto che l’alpinista Pino Prati nel suo diario di molti anni dopo, in occasione della prima salita sosatina alla cima, il giovedì 2 agosto 1923, scrisse: “Questa è una bella e comoda spianata, caratterizzata da due lunghi bastoni che si guardano vicendevolmente. L’uno piantatovi dai tedeschi per la loro bandiera, l’altro dagli italiani per la nostra. È deplorevole che perfino su questi luoghi quasi sacri, dove gli uomini diventano tutti uguali, si pensi ad intensificare l’odio di razza fra due grandi nazioni” [Prati, 2006, pp. 70-71].
un grande rifugio in posizione dominante rispetto a quello già esistente della SAT, edificato poche centinaia di metri più sotto. Anche in questo caso i trentini tentarono, come per il Tuckett, di convincere la controparte che qui era casa loro e che gli alpinisti di Brema avevano degli obblighi, come ospiti “stranieri”, da rispettare. Non ci fu nulla da fare. I tedeschi avevano ottenuto l’autorizzazione a edificare dall’Erario e non dal Comune di S. Lorenzo in Banale che invece l’accordava alla SAT. Si ripeteva quanto successo con il Tuckett, e, di nuovo, era cruciale stabilire se l’area dove doveva sorgere il nuovo rifugio fosse produttiva o meno. Mentre al Tuckett l’ente locale aveva chiuso pilatescamente la vicenda dando il permesso a entrambi i contendenti, qui il Comune di San Lorenzo non volle sentir ragioni e si allineò con la SAT. Non restava quindi che la via giudiziaria, che passò ben tre gradi di giudizio per arrivare fino alla Corte Suprema di Giustizia a Vienna. In quella sede si ritenne produttiva l’area e valido solo il permesso accordato dal Comune ai trentini. Peraltro a determinare la sentenza non fu tanto la labile testimonianza - che pure venne fornita - della presenza in loco di “bagole” di pecora, a dimostrazione che il terreno era pascolivo; decisivo piuttosto risultò il fatto che il già citato Decreto Aulico assegnasse alla particella fondiaria in questione, la numero 4980, un’area di eccezionale estensione. Nella sentenza perciò si poté scrivere che il pianoro ove doveva sorgere il rifugio, ricompreso nella particella, “non è congiunto ad altre masse rocciose, ma ne è nettamente staccato [...] ed anzi forma un lembo della Pozza di Tramontana che da mezzodì a settentrione si alza a scaglioni e sta in diretta congiunzione colle appendici della Brenta bassa e del Crozzon del rifugio dove c’è pascolo”. Risultava poi “che la Pozza di Tramontana è tutta pascoliva e che perciò c’è una continuità di pascolo fino alle Seghe della Brenta bassa ed ai piedi del Crozzon” e che “sono tutte (le seghe o scaglioni) ‘ricoperte di erba’” [Marzani, 1914, p. 44]. Davanti a quel tribunale i soci del sodalizio trentino ed i loro avvocati sapevano però bene che importante non era tanto la definizione della proprietà di un edificio, ma piuttosto la vittoria del Davide trentino contro il Golia teutonico. Quel giorno si festeggiò così una vittoria dopo lotte decennali aventi come fulcro la contrapposizione tra la nazionalità italiana e quella tedesca. Fu uno tra i momenti salienti delle lotte irredentiste della SAT, che - attraverso l’attività sociale, scientifica, toponomastica, cartografica, geografica, sentieristica, di costruzione di edifici, di istituzione delle guide alpine, di sviluppo del turismo - dedicò in quegli anni tutta sé stessa a far emergere le “radici italiane” del Trentino, e la sua conseguente ed “inequivocabile” appartenenza all’entità territoriale della Penisola. Solo così si spiega l’intensità di quel momento. Tant’è che la vittoria giudiziaria si trasformò anche in un’occasione goliardica e per i tedeschi, alla sconfitta giudiziaria, si aggiunse anche una beffarda presa in giro: poco dopo la sentenza, in occasione del carnevale, a Rovereto, il “Circolo operaio economico di S. Maria” preparò due carri allegorici: nel primo era riprodotto in scala il rifugio Tosa, il secondo era stato trasformato in un costone di roccia su cui stavano seduti alcuni alpinisti vestiti di tutto punto. Una volta giunti sotto le finestre del presidente Pedrotti, questi intonarono un inno che così iniziava: “Gli alpinisti tridentini / Hanno in cuore un gusto matto, / un rifugio bello e fatto / la giustizia lor portò…”.
Ritorniamo ora nei dintorni del rifugio Tosa, affollati di alpinisti molti dei quali provenienti da Brema, città che dalle nostre parti era nota solo per la favola dei fratelli Grimm “Die Bremer Stadtmusikanten - I musicanti di Brema”. La sezione di Brema aveva dunque in mano le autorizzazioni per costruire
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“AFFERMARE IL SACRO DIRITTO DI NAZIONALITÀ ANCHE LÀ IN ALTO”
“The idea of Italian unity exists” Lontani dal Playground of Europe, nella Londra degli anni Settanta dell’Ottocento, i membri dell’Alpin Club sapevano che nelle meravigliose Dolomite Mountains il terreno da gioco era qualcosa di più che lo sfondo per la loro attività alpinistica: “[…] dove gli Italiani si adunano numerosi esiste l’idea dell’unità d’Italia e nel Trentino vi è un partito che accetterebbe felicemente l’onere del nuovo regno. Ma al giorno d’oggi il sentimento nazionale non è molto in voga. Generalmente il governo dimostra un saggio esempio di tolleranza. A Paneveggio si cantò l’inno di Garibaldi per onorare il compleanno di Francesco Giuseppe; il ritratto del fortunato patriota può essere visto fronteggiare, negli alberghi di campagna, quello dell’infelice imperatore. Il recente scioglimento, in base a un decreto ufficiale, della Società Alpina del Trentino è veramente una prova che qualche tensione politica esiste. Dobbiamo ritenere che le autorità abbiano subìto una provocazione di genere tale che per loro era impossibile ignorarla, altrimenti difficilmente esse avrebbero ordinato una cosa che, per qualche aspetto, è ovviamente impolitica” 1. “Far penetrare il sentimento italiano in popolazioni italiane per lingua e per costumi” Il 2 settembre 1872 a Madonna di Campiglio ventisette “Signori” 2 stendono uno statuto il cui primo articolo recita: “È istituita una Società col titolo di - Società Alpina del Trentino - Sede di Arco” Nel passo successivo stabiliscono quindi che “Questa Società ha per iscopo la visita, lo studio e la illustrazione delle Alpi Tridentine” 3. Dopo pochi anni, nel 1876, l’associazione subisce un decreto di scioglimento in seguito al sequestro del suo terzo Annuario per “crimine di perturbazione della pubblica tranquillità”. L’i.r. Capitano Distrettuale Ballarini, in proposito, così annotava: “la […] Società si permise, mediante la pubblicazione detta ‘Annuario per l’anno 1876’ di entrare nel campo politico, come precipuamente emerge a pagine 163, 164 di detta pubblicazione […] oltrepassando con ciò i limiti della propria sfera statutaria d’azione”. Le pagine incriminate riguardavano un articolo sui caduti nella battaglia di Bezzecca dove
“in forma di nota […] si svisano ivi i fatti relativi alla giornata di Bezzecca del 1866 ad un monumento commemorativo dei volontari italiani, e vi si offende il sentimento patriottico delle nostre popolazioni” 4. Il sodalizio fu ricostituito con atto formale presso la sala consiliare del Municipio di Riva del Garda l’8 luglio 1877 con un nuovo nome - Società degli Alpinisti Tridentini - e un nuovo statuto 5. Questo episodio da solo basta per mostrare il rapporto tra l’associazione trentina e le “battaglie irredentiste”6. All’interno della SAT si rivelano quei processi psicologici e sociali che caratterizzano la contrapposizione di due borghesie e di due nazionalismi, tedesco e italiano, che, in un caso per la conservazione dei propri privilegi, nell’altro per il riscatto di un senso di inferiorità (accentuato anche dalla consapevolezza che in altri contesti europei questo processo di affermazione borghese appare avviato da tempo) troverà nell’alpinismo efficaci modalità di espressione. Ecco quanto si affermava al termine della LII Adunanza generale SAT del 1898: “Il Presidente […] chiude facendo un caldo appello a tutti i socii [!] spec. ai giovani, i quali […] devono finalmente diffondere fra le nostre popolazioni alpine quel sentimento italiano che oggi viene continuamente insidiato. Uno dei compiti (e forse il principale) della Società è anche quello di far penetrare il sentimento italiano in popolazioni italiane per lingua e per costumi” 7. La montagna e la pratica dell’alpinismo si rivelano i “luoghi” privilegiati per uno scontro sul piano politico, che trova le sue radici nella contrapposizione etnica – sviluppatasi tra due modelli di borghesia (trentina e tirolese-tedesca) - riconducibile alle tensioni regionali all’interno della monarchia asburgica. Uno dei più autorevoli rappresentati della SAT del periodo, Giovanni Pedrotti 8, facendosi voce per l’intero sodalizio scriveva: “[il Trentino è] uno dei paesi, nei quali la propaganda pangermanica viene esercitata con la massima sfacciataggine. Su di esso premono non solamente la maggioranza tirolese della Dieta e l’onnipresente casta militare, ma quattro grandi
Review. Holidays in Tyrol, ‘The Alpine Journal: a record of mountain adventure and scientific observation’, v. 8 (august 1876 to may 1878), London, Longmans, 1878, p. 118. Recensione al volume di W. White, Holidays in Tyrol: Kufstein, Klobenstein, and Paneveggio, London, Chapman and Hall, 1876. Il testo è stato parzialmente tradotto, ed attribuito erroneamente a White, in: R. Cirolini, E. Mosna (a cura di), La SAT: cento anni 1872-1972: pubblicazione celebrativa del centenario di fondazione della Società degli alpinisti tridentini sezione di Trento del Club Alpino italiano, Trento, Società degli alpinisti tridentini [d’ora in poi SAT], 1973, pp. 30-31. 2 Estratto dal verbale della riunione costitutiva della SAT: “Atto in Campiglio li 2 Settembre 1872. Avanti i Sig.ri Nepomuceno Bolognini e Dr. Prospero Marchetti membri del Comitato promotore del Club Alpino. Presenti i S[ignor].i […]. Dopo caldi e fervorosi evviva alla Società che sta per costituirsi, al Trentino, ai Soci fondatori presenti ed assenti, al sig. G. Batta Righi, proprietario dell’albergo e stabilimento alpino di Campiglio, si passò all’appello nominale e si trovarono presenti 27 fra i 50 soci che avevano in precedenza fatta adesione alla fondazione di un Club Alpino del Sarca. Il sig Dr. Bolognini prendeva quindi per primo la parola e […] gli invitava finalmente a discutere l’abbozzo di statuto approntato dal Comitato promotore […]. Sull’art. 1° il socio Avv. Dr. Pietro Sembenotti avvisava doversi estendere l’attività del Club a tutto il Trentino anziché alle sole Valli bagnate dal Sarca e di modificare anche in questo senso il titolo della Società. Sopra questa osservazione il Dr. Bolognini faceva presente che l’idea di istituire il Club Alpino ebbe vita nelle Valli del Sarca, e che in queste abitavano quasi tutti i soci promotori; che perciò questa società doveva naturalmente restringersi a questa limitata zona, specialmente per il motivo che non si poteva sapere e prevedere se anche abitanti di altre vallate avessero voluto prendervi parte. Essere egli tuttavia ben lieto, in vista del desiderio manifestato da molti Signori che abitano fuori della Valle del Sarca di prendere parte al Club, di estendere tanto le sottoscrizioni quanto il titolo della Società a tutto il Trentino, ed in allora dopo animata discussione si fissava dalla adunanza, ed a grande maggioranza di voti, di appellare l’istituzione col nome di «Società Alpina del Trentino, sede di Arco […]”. Vedi: Archivio storico SAT, Adunanze generali, b. 1, f. 132 bis. 3 Statuto della Società Alpina del Trentino, ‘Annuario SAT 1874’, Arco, 1874, p. 9.
Intimazione di scioglimento inviata a Prospero Marchetti, presidente della SAT, dall’i.r. Capitano Distrettuale Ballarini (Deliberazione n. 167 del 4 agosto 1876). Cfr. ‘Annuario SAT 1877’, a. IV, 1878, pp. XIII-XIV. Il testo in questione era il seguente: “A Bezzecca, ove una via per Concei e val Gavardina sbocca a Bondo, e un’altra pel monte Pichea scende ai Campi, il dì 21 luglio 1866 fu combattuta un’aspra pugna fra gli Austriaci e i volontari italiani, i quali ultimi rimasero in fine padroni del campo di battaglia avendo respinti gli Austriaci fin dentro la valle di Concei, non senza però aver sofferte dolorose perdite. Ai caduti volontari italiani, con pietoso pensiero, i compagni eressero sul luogo modesta lapide che venne atterrata quando il Trentino fu sgombrato dalle armi italiane. Dopo alcun tempo la pietà dei terrazzani voleva rialzare la lapide mesto ricordo ai morti dei superstiti che venivano a visitare il luogo e cercarvi forse le ossa dei loro cari; ma, se siamo bene informati, il progetto trovò superiori insormontabili opposizioni, sicché il mesto ricordo giace ancora abbandonato, in attesa di tempi migliori, fra la polvere e le macerie a poca edificazione dei passanti, di qualunque nazione essi siano; imperciocchè la pietà verso i morti è sentimento comune a ognuno che abbia animo educato e gentile. – Poveri morti! non vi si vuol dar pace neppure sotto la terra che pure è italiana; eppure le tombe di vostri antagonisti che sono molte, stanno onorate e rispettate nei campi di Solferino e S. Martino in terra che non è la loro e vengono con venerazione guardate dai vostri stessi padri e fratelli, che venendo in pellegrinaggio a questi monti sui quali sanno che avete lasciate per la patria la vita, vi cercheranno indarno un pio sasso che ricordi la vostra sepoltura!” Vedi: G. A Prato, Di alcune vallate del Trentino del Barone Giovanni a Prato con note del dott. N. Bolognini, ‘Annuario SAT 1876’, Arco, 1876, pp. 163-164. 5 Vedi: Nuova Società degli Alpinisti Tridentini, ‘Annuario SAT 1877’, a. IV, 1878, pp. 1-13. Lo Statuto sociale fu approvato a Trento il 1° maggio 1877 con decreto luogotenenziale nr. 293. I primi articoli recitavano così: “Art. 1. - È istituita un’associazione col titolo Società degli Alpinisti Tridentini colla sede in Riva. Art. 2. - A raggiungere lo scopo si propone, lo studio, la visita, e l’illustrazione delle montagne e specialmente delle Tridentine”. Vedi: Statuto, ‘Annuario SAT 1877’, a. IV, 1878, p. 224. 6 Tra i molti scritti che riportano le vicende della SAT di quegli anni in relazione alle lotte irredentiste resta insuperato, per completezza bibliografica, documentale e acutezza di analisi, quello di Michael Wedekind che traccia la descrizione più precisa e completa delle dinamiche interne al Sodalizio, della sua composizione sociale e dei relativi modelli culturali. Vedi: M. Wedekind, La politicizzazione della montagna: borghesia, alpinismo e nazionalismo tra Otto e Novecento, in: C. Ambrosi, M. Wedekind (a cura di), L’invenzione di un cosmo borghese, op. cit., pp. 19-52 e M. Wedekind, Alpinismo e borghesia: valori morali e norme comportamentali della borghesia trentina tra Otto e primo Novecento, in: M. Wedekind, C. Ambrosi, (a cura di), Alla conquista dell’immaginario, op. cit., pp. 79-92. 7 S. Dorigoni, LII Adunanza generale: atto nel giorno 20 marzo 1898 in Trento, nella sala del Circolo sociale, ‘Annuario SAT 1896-98’, a. XX, 1899, p. 244. 8 Giovanni Pedrotti (1876-1938) fu una delle personalità più eminenti del Trentino di quegli anni. Anche dentro la SAT fu sempre voce autorevole e ascoltata; ne divenne socio nel 1886 e nel 1889 entrò nella direzione; successivamente, nel triennio 1925-1928, ne sarà nominato presidente.
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società tedesche[9], le quali, benché esercitino la loro azione in campi diversi, tuttavia convergono i loro sforzi all’unico scopo di germanizzare il nostro paese” 10. Qui emerge la condizione socio-psicologica della borghesia liberale della provincia e i suoi elementi caratterizzanti: le istanze politiche e ideali passano, si sviluppano e trovano una concreta espressione nell’agire della SAT, strumento indispensabile per favorire all’interno dell’élite borghese trentina un affiatamento ed una comunione di ideali condivisi. La SAT risulta quindi “costituita dalla parte più eletta per nascita, per coltura, per censo della popolazione tridentina” 11 , come provato indirettamente anche dal costo piuttosto elevato della quota annuale di iscrizione12. Nell’analisi dell’intero operato dei soci del sodalizio risulta evidente come quasi ogni attività potesse venir inserita dentro un modello che spesso riconduce alle linee politiche del movimento liberale trentino: molti di loro entrarono nell’Associazione politica nazionale del Trentino entrando così nel ricostituito partito liberale 13; con uguali idealità nel 1893 si costituirà in seno alla SAT, il “Battaglione Alpini Trento”, un corpo clandestino di borghesi militarizzati composto da volontari e il cui valore fu solo simbolico ma non per questo meno importante 14. In un tale contesto si chiariscono le modalità di organizzazione e mobilitazione della borghesia trentina in funzione del movimento di lotta nazionale volto alla “difesa” della propria identità “italiana”. Molte delle attività svolte da SAT erano così orientate ad “appropriarsi” del territorio trentino. Ciò avveniva, in particolare, attraverso manifestazioni pubbliche come i Congressi, che si svolgevano - ieri come oggi – con cadenza annuale, scegliendo ogni volta una località diversa del Trentino: a gruppi, si intraprendevano escursioni o vere proprie ascensioni in alta montagna; mete privilegiare era spesso i cippi di confine tra Austria e Italia; uguale, come sempre, l’auspicio: “i confini politici saranno aboliti” 15. In queste occasioni spesso si posava per il rito della foto perseguendo, anche in questo contesto, gli stessi scopi: colta nella sua “astoricità”, nella sua atemporale maestosità e irremovibile perennità, “immobilizzata” poi sulla fotografia la cui principale caratteristica è la staticità, l’alta montagna diventava il simbolo della nazione, dell’italianità, che, secondo la retorica nazionalistica, sta al di sopra delle vicissitudini storiche e del momentaneo dominio straniero 16. Le escursioni alpine erano quindi lo strumento ideale per cercare di “occupare” il territorio. Esemplari furono le iniziative per il “Congresso polisportivo” del 1908: per offrire un’immagine di coinvolgimento dell’intera provincia, si chiamarono a raccolta tutte le società sportive trentine sotto il coordinamento di tre attori principali, SAT, Touring Club Italiano (TCI) e Club Alpino Italiano (CAI). Il TCI poteva, con l’organizzazione del proprio convegno generale a Trento, offrire l’adeguata cassa di risonanza nazionale: “il Convegno, per la prima volta, si svincolerà da quelle forme che hanno avuto sino ad ora queste riunioni turistiche […]. Quindi non più sfilate e non più eccessive esposizioni di distintivi, medaglie, simulacri ed amuleti. Sarà veramente un
plebiscito di turisti italiani che si recheranno a Trento e si diffonderanno poi nel Trentino” 17. Il CAI, invece, si fece tramite di un’attività turistico-sportiva che dalla bicicletta - tanto cara ai soci del TCI - traslava agli scarponi per meglio rappresentare la realtà montana del Trentino. Alla SAT spettava il compito di estendere il potere simbolico del monumento a Dante con una manifestazione che mostrasse un Trentino completamente, “evidentemente” e tangibilmente infiammato dalla passione irredentista così da occupare tutte le prime pagine dei giornali del Regno. Per questo – caso unico nella storia della SAT – si arrivò alla costruzione di ben quattro nuovi rifugi cui si aggiunsero le ristrutturazioni di altri due. Le inaugurazioni di queste sei strutture vennero pigiate nella settimana del Polisportivo che si svolse dal 19 al 27 agosto proprio in aperta competizione con il genetliaco dell’imperatore Francesco Giuseppe del 18. Rispetto ai sei rifugi va data particolare attenzione alla loro posizione geografica che li vede collocati ai quattro angoli del Trentino: nel Gruppo di Brenta, al Monte Vioz, al Cevedale, nel Gruppo di Cima d’Asta e alla Marmolada. Se il rifugio “Cima d’Asta” aveva il pregio di dominare da solo l’intero settore del Lagorai e la Valsugana fin quasi alla “tedesca” val dei Mocheni, i rifugi “Dodici Apostoli” (costruito lì per evitare che la Sezione di Berlino del Club alpino austro-tedesco ne costruisse uno proprio) e lo “Stoppani” (dedicato all’autore de Il bel Paese) rinsaldavano la presenza italiana sulle Dolomiti di Brenta. Così come il rifugio “Mantova” inaugurato nel Trentino nord-occidentale veniva a prendere il nome della città di Belfiore, quello all’estremità opposta, nel Trentino nord-orientale si inaugurava ai piedi della “Regina delle Dolomiti” con il nome di Rifugio-albergo “Venezia” 18. Il programma delle manifestazioni prevedeva la suddivisione in più squadre che nella settimana di celebrazioni avrebbero percorso separatamente le valli del Trentino, “dove la pressione contro Trento viene esercitata quasi in ogni campo” 19 per giungere fino ai rifugi: la val di Fiemme e la val di Fassa, la val di Non e la val di Sole, la Valsugana e il Tesino. “Poi le squadre si scioglieranno; ognuno tornerà al lavoro quotidiano; ma su quei monti resteranno sei focolari” 20. Sull’Archivio per l’Alto Adige ci si complimentò della “schiera peregrinante degli alpinisti [che] seminava in una serie di belle escursioni i germi di novelle energie dalla rive del Garda fino alla Catena alpina”. Nello stesso articolo si riportava il commento del periodico tedesco Burggräfler lamentante il fatto che “si tollera […] la conquista sportiva del Trentino e dell’Alto Adige da parte di italiani regnicoli […] [che] vengono già considerate per territorio italiano” 21. Alla stessa conclusione giunse orgogliosamente anche il TCI che tirando le somme annunciò: “il Convegno ebbe l’esito che doveva sortire e che […] noi ci ripromettevamo: quello cioè di orientar l’animo e la mente dei nostri turisti verso decorosi scopi di feconda fraternità” 22. “I nostri cuori battono all’unisono coi cuori dei nostri fratelli” La SAT nasce scegliendo come esempio il Club Alpino Italiano di cui, già nella prima denominazione, utilizzava la matrice: “Società Alpina del Trentino”. Nell’atto di fondazione si ricordava che “Sono già diversi anni, che la fama del Club Alpino Italiano, della sua operosità e del suo svolgersi, ed ingrandire con la fondazione di sempre nuove Sezioni, aveano in molti desto il pensiero ed il desiderio di istituire anche presso di noi una Società, che allo stesso scopo mirasse, ed a quella si coordinasse” 23. Il coordinamento con il CAI passò spesso attraverso l’organizzazione di escursioni comuni, a volte attraversando il confine per incontrarsi e rinsaldare i legami:
Deutscher Schulverein, Deutscher und Österreichischer Alpenverein, Südmark, Volksbund. G. Pedrotti, Alcuni cenni sul Trentino, Roma 1912, p. 32. Si tratta della seconda edizione riveduta ed aumentata rispetto a quella pubblicata nel 1910. Entrambe sono anonime, si confronti: H. Margreiter, Tiroler Anonymen und Pseudonymen Lexikon. Linz 1930, p. 26, n. 502 (c). 11‘Annuario SAT 1877’, a. IV, 1878, p. V. 12 Statuto della Società Alpina del Trentino, ‘Annuario SAT 1874’, a. I, 1874, p. 11. 13 Archivio di stato di Trento, Atti Presidiali, cart. 15/1893, Associazione Politica Nazionale del Trentino. 14 T. Marchetti, Luci nel buio. Trentino sconosciuto 1872-1915. Trento, s.n., 1934, p. 23. 15 Nella scheda relativa alla SAT pubblicata dall’i.r. Commissario di Polizia a Trento, Rudolf Muck, nel volume dedicato alle associazioni irredentiste (R. Muck, Die irredentistischen Vereine Welschtirols. Darstellung ihrer Tätigkeit auf Grund amtlicher Quellen, s.l., s.n., 1917), si legge infatti: “Il 9.1.1914, presso il Circolo Trentino di Milano, si svolse un grande banchetto in onore della neo elezione a senatore dell’ingegner Carlo Esterle. Nel relativo invito si dice: ‘II Circolo nel riunire a geniale convegno i Trentini vuol dimostrare, sopra quali forze e sopra quanta illuminata devozione il nostro paese può fare assegnamento’. Il conte Giovanni Pesti fece parimenti notare che tale banchetto poteva essere interpretato come una ‘rivista di tutte le forze morali ed intellettuali del Trentino al di qua e aldilà della frontiera. In questa occasione i confini politici saranno aboliti’. Lo avevano già affermato il deputato Malfatti, Tambosi, Giovanni Pedrotti, il conte Manci, il sindaco di Trento Zippel”. Una traduzione integrale del documento è stata curata da L. Biasi, Trient, april 1917, ‘Annuario SAT Riva del Garda 1996’, Riva del Garda, SAT, 1996, pp. 53-62. 16 G. Garmoldi, Foto di gruppo con la Storia: postille di iconografia alpina, in: C. Ambrosi, M. Wedekind, L’invenzione di un cosmo borghese, op. cit., pp. 201-214.
Un convegno generale del Touring a Trento nel 1908, ‘Rivista mensile del Touring club italiano’, a. 14, n. 1, 1908, p. 43. Congresso polisportivo di Trento: 19-27 agosto 1908, Trento, Boccadoro, 1908; Trento 23 agosto – Piacenza 13 settembre, ‘Rivista mensile del Touring club italiano’, a. 14, n. 6, 1908, p. 277; C. Colò, 1908: anno del “Polisportivo”, ‘Bollettino SAT’, a. 21, n. 1, 1958, pp. 1-10. 19 C. Colò, 1908: anno del “Polisportivo”, ‘Bollettino SAT’, a. 21, n. 1, 1958, p. 8. 20 L. Brasca, Valichi alpini. Trentino, ‘Rivista mensile del Touring club italiano’, a. 14, n. 8, 1908, p. 376. 21 Campagna alpina, ‘Archivio per l’Alto Adige’, a. 3, n. 2-3, 1908, p. 404. 22 L’inaugurazione del busto a Giosuè Carducci (23 agosto). Il convegno del Touring a Trento, ‘Rivista mensile del Touring club italiano’, a. 16, n. 2, 1908, p. 91. 23 Istituzione della Società Alpina del Trentino, ‘Annuario SAT 1874’, a. I, 1874, p. 5.
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da considerazioni pragmatiche di carattere politico e patriottico” 29. “Il Giorno 9 maggio si farà una gita sociale alla Bocca di Lorina, salendo per la Valle di Lorina e discendendo per Tremosine. Si vedrà di combinare la cosa insieme alla Sezione di Brescia del C.A.I. per trovarsi con quei Soci, ciò che tanto raramente succede” 24. La relazioni tra SAT e CAI destavano il massimo sospetto tra le autorità austriache: “I traffici dell’associazione con il Club Alp. It. sono particolarmente vivaci in occasione del festeggiamento del 50° di fondazione dello stesso. In una lettera del 21.VIII.1913 il dott. Pedrotti scrive alla direzione centrale del C.A.I. ‘I nostri cuori battono all’unisono coi cuori dei nostri fratelli e le nostre menti sono sempre rivolte la, dove sui campi del lavoro, dell'ardimento e della gloria l’italica gente si è mostrata e mostra degna progenie dei grandi, che dell’Italia umiliata, spezzata, divisa seppero dare una patria unica e grande’. Alle celebrazioni parteciperanno il vicepresidente dott. Gino Marzani, il membro del direttivo Pietro Cofler e Giovanni Pedrotti, ‘che porteranno ai fratelli del Regno l’ansia delle nostre incrollabili speranze’” 25. La SAT definisce quindi il proprio ambito geografico di interessi (“Trentino”), dandovi una precisa connotazione legata alla montagna (“Alpina”). Lo scioglimento del 1876 obbliga a un cambio di nome che sembra spostare più l’attenzione, con il termine “Alpinisti”, verso la pratica dell’alpinismo. Si tratta però di un ripiego funzionale a mantenere sigla e denominazione che riecheggia la prima. Non è un caso che nelle pagine introduttive del primo “Annuario”, in cui si spiega il senso dell’istituzione del sodalizio, mai si accenni alla pratica sportiva dell’alpinismo. Si trovano, invece, riferimenti a obbiettivi di tutt’altra specie: “le montagne [quali] il principale ornamento e la principale ricchezza”, “amore per la Patria”, “culto speciale alla gran madre Natura”, “scienza” e “scienza [che] tutto l’uomo nobilita ed estolle, ed è fondamento di benessere morale e materiale” 26. Il primo statuto stabilisce all’articolo I denominazione e sede, mentre il II recita: “Questa Società ha per iscopo la visita, lo studio e la illustrazione delle Alpi Tridentine” 27 ; gli articoli successivi sono di carattere organizzativo fino al sesto che regola la possibilità di nominare eventuali soci onorari e li individua solo “fra i distinti cultori di studii [sic] che si riferiscano alle montagne”. Dopo aver pianificato i ritrovi (due) si arriva finalmente a dichiarare che il secondo “ha come precipuo scopo di annuale passeggiata Alpina” (art. 8). All’articolo 9 si precisa che “la Direzione […] organizza le escursioni alpine, e ne promuove il maggior numero possibile”: alle escursioni era importante poi portare più che gli zaini gli elementi di riconoscimento come la bandiera (quella della SAT e quella italiana) e le spille del sodalizio come documentano molto spesso le citate foto di occasione. Sono però gli articoli 12 e 13 che elencano tutte le attività possibili dentro l’associazione: la pratica dell’alpinismo vi appare solo come supporto per fare ciò che “la Società si prefigge” e non come elemento centrale 28. In questo, a dire il vero, pare non discostarsi troppo nemmeno il CAI delle origini dove scopriamo che “esaminando l’attività dei primi iscritti vi è ragione di dubitare che la maggioranza fosse pervasa dal demone della conquista. I più erano nobilmente, quanto genericamente, ispirati dall’amore per la scienza e la natura, tutti erano mossi
Salire “per poter dare un nome o porre un segno” L’alpinismo non è quindi lo scopo del Sodalizio ma un mezzo, non un fine, ma lo strumento per accedere alle più remote montagne e per calcarne le vette. L’alpinismo si definisce quindi su competenze essenzialmente “culturali” volte alla conoscenza e comprensione scientifica dell’universo alpino. I soci della SAT non erano certo indifferenti alle ascensioni alpine, anche se forse queste erano in numero nettamente inferiore rispetto a quelle che oggi chiameremo “escursioni”. L’interesse per l’alpinismo aveva dunque significati diversi dalla semplice pratica sportiva: i soci della SAT quando pensavano all’alpinismo come pratica fine a se stessa si preoccupano più che della loro attività (in ogni caso orientata in senso nazionale) a come questa passione potesse avere effetti economici sul loro territorio: “[…] gli scienziati sono sempre pochi, mentre moltissimi sono invece coloro che cercano fra i monti distrazioni dagli affari, e dolci ozi tranquilli, ovvero aure più fresche e salubri di quelle cittadine, o ardite e faticose ascensioni. Ma i visitatori di questa fatta accorrono forse in folla a queste nostre montagne, come fra le Alpi Svizzere e Piemontesi? Fanno bensì capolino qualche rara volta, ma non trovando pronte indicazioni[,] guide pratiche, alberghi comodi e ben provveduti e quanto può facilitare le escursioni, meno pochi arditi, gli altri si ritraggono disillusi […]. A noi quindi il compito di far disparire tutte queste difficoltà, e di fare in modo che le bellezze di questi monti come invogliano i forestieri a visitarle, così si presentino loro con tutte le facilitazioni e gli agi che ritroviamo nelle Alpi sorelle” 30. Da qui si pongono le basi per la costruzione di rifugi 31 e alberghi. Nel 1882 venne eretto il primo rifugio della SAT, il “Tosa”, nelle Dolomiti di Brenta. Non mancheranno anche qui le sottolineature rispetto all’“intrusione di Società alpine forestiere nel nostro territorio nazionale” e le osservazioni sulla frequentazione degli alpinisti nei vari rifugi del Trentino dove “il numero di italiani rimane di moltissimo inferiore al grande numero dei forestieri tedeschi” 32; la SAT coglieva qui l’importanza di combattere il pangermanesimo, utilizzando i suoi stessi mezzi: la creazione di rifugi
Archivio storico SAT, Verbali di Direzione, 5 aprile 1903. Vedi anche: Una gita in Val di Lorina, ‘Annuario SAT 19031904’, a. XXIII, 1904, pp. 49-50. R. Muck, Die irredentistischen Vereine Welschtirols, op. cit. 26 Istituzione della Società Alpina del Trentino, ‘Annuario SAT 1874’, a. I, 1874, p. 6. 27 Statuto della Società Alpina del Trentino, ‘Annuario SAT 1874’, a. I, 1874, p. 8. 28 Articolo 12: “La Società si prefigge di raggiungere il suo scopo mediante ricerche scientifiche sulle montagne, e descrizioni delle medesime, desunte da tutti i diversi punti di vista, sotto i quali si presentano. Appartengono alla sua sfera d’attività, la Flora, la Fauna, la Mineralogia, la Geologia, le osservazioni metereologiche, fisico-chimiche, gli studi sugl’imboscamenti e sulle caccie, le collezioni d’insetti, erbe, minerali, fossili, il lato artistico e pittoresco delle montagne. La Società provvederà alla pubblicazione di carte topografiche, di cenni itinerari sulle strade, sugli Alberghi di montagna, sui punti di vista più belli, procurandone la riproduzione in Album pittoreschi; sulle usanze dei luoghi, e su tutto ciò, che può interessare all’Alpinista”. Articolo 13: “Sarà speciale incarico della Direzione l’associarsi a pubblicazioni periodiche di altre Società e Club Alpini, il trasmettere loro relazioni riguardanti le nostre montagne, il fare opportuno acquisto di libri e carte descrittive, lo stabilire esperte guide di montagne, e provvedersi di adatti strumenti scientifici, e degli arnesi più in uso nella salita delle montagne”.
G. Garimoldi, Associarsi per salire: appunti per una storia dell’associazionismo alpino, in: M. Wedekind, C. Ambrosi (a cura di), Alla conquista dell’immaginario, op. cit, p. 129. Prima riunione degli Alpinisti del Trentino, ‘Annuario SAT 1874’, a. I, 1874, pp. 21-22. 31 Per gli alpinisti un punto di riferimento importantissimo per le lunghe escursioni ed ascensioni in alta montagna sono senza dubbio i rifugi ed i bivacchi. La SAT iniziò fin dai primi anni la costruzione di questi “punti d’appoggio”; dalla fondazione fino allo scoppio della Grande Guerra i rifugi costruiti, ed in gran parte tuttora esistenti, furono i seguenti (le denominazioni usate sono quelle di oggi): - 1874: Casina di Bedole, poi Capanna Bolognini (Val Genova); - 1882: Rifugio Tosa (Dolomiti di Brenta); Rifugio Cevedale - “G. Larcher” (Cevedale); Rifugio Lares (Adamello); - 1885: Bivacco Presanella - “V. Roberti” (Presanrlla); - 1889: Rifugio Rosetta - “G.Pedrotti” (Pale di San Martino); - 1891: Capanna Doss del Sabion (Val Rendeana); - 1892: Rifigio Altissimo - “D. Chiesa” (Monte Baldo); Rifugio Grostè “A. Stoppani” (Dolomiti di Brenta); - 1895: Capanna Monte Roen (Val di Non), non più esistente; - 1899: Rifugio Stavèl - “F. Denza” (Presanella); - 1901: Rifugio Val d’Ámola - “G. Segantini” (Presanella); - 1903: Rifugio Saènt - “S. Dorigoni” (Cevedale); Rifugio Péller (Dolomiti di Brenta); - 1904: Rifugio Monzóni - “T. Taramelli” (Monzoni - Vallàccia); - 1906: Rifugio Stivo - “P. Marchetti” (Stivo); Rifugio “F.F. Tuckett” e “Q. Sella” (Dolomiti di Brenta); - 1908: Rifugio Paganella (Paganella); Rifugio-albergo Venezia alla Fedaia (Marmolada); Rifugio XII Apostoli - “F.lli Garbari” (Dolomiti di Brenta); Rifugio Mantova ai Crozi di Taviela (Cevedale); Rifugio Cima d’Asta - “O. Brentari” (Cima d’Asta); - 1914: Rifugio “T. Pedrotti” (Dolomiti di Brenta). 32 G. Pedrotti, Frequentazione dei Rifugi alpini costruiti dalla Società degli alpinisti tridentini, ‘Annuario SAT 1903-1904’, a. XXIII, 1904, p. 153.
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controllati direttamente dall’associazione, in cui i primi turisti (alpinisti) potessero alloggiare dignitosamente: “tocca a noi, in casa nostra, esercitare il dovere nella più larga ospitalità verso tutti i forestieri” 33. Che i rifugi fossero considerati dei capisaldi nazionali da entrambe le parti lo mostrano le vicende dell’attuale rifugio Rifugio “F.F. Tuckett” e “Q. Sella” (Dolomiti di Brenta): a pochi metri l’uno dall’altro sorsero contemporaneamente e in aperta contrapposizione due edifici, uno eretto dai soci della SAT, l’altro dai membri della sezione di Berlino del Deutscher und Oesterreichischer Alpenverein. Il rifugio della SAT poté essere inaugurato il 12 agosto 1906 pochi giorni prima di quello dei berlinesi, la cui inaugurazione avvenne il 20 dello stesso mese. La SAT, per rendere perenne il biasimo verso i vicini, affidò il proprio disappunto a una lapide murata sulla facciata del proprio rifugio. Il testo è tanto semplice quanto eloquente: “Il Club Alpino Italiano donava alla Società degli Alpinisti Tridentini questa effige di Quintino Sella affinché murata qui sul rifugio che porta il nome del grande alpinista affermasse perennemente di faccia alla provocazione straniera i diritti dell’italianità. XXIII agosto MCMVII” 34. L’Imperial-Regia polizia austriaca dovette porre un freno alla rabbia dei trentini facendo cancellare da uno scalpellino la frase “di faccia alla provocazione straniera” ma poco importava: tutti quelli che si fermavano a leggere sapevano benissimo a cosa corrispondesse quella riga bianca 35. Collaterale all’attività edificatoria si volle predisporre anche un ambiente adatto agli appassionati di escursioni, mediante la segnatura dei sentieri 36 (1886), cui faranno seguito pochi anni più tardi (1905) l’apposizione di tabelle per indicare le traversate da valle a valle o i sentieri verso i rifugi, l’approntamento di vie alla vette e, in particolare dal 1882, l’impegno per l’istituzione, l’istruzione e la regolamentazione di un servizio di guide alpine 37. Sarebbe però ingiusto non accennare alla sola pratica dell’alpinismo che pure, sebbene con i significati fin qui esposti, era varia e ben presente. Ma dentro un contesto associativo risulta difficile ascrivere questa attività semplicemente a una pratica sportiva che riguarda l’attività di singolo alpinista (o cordata) e non ad un’attività progettata e inserita in uno schema più ampio. Per la SAT si considerino, ad esempio, questi concetti all’epoca molto condivisi all’interno del sodalizio: “Se egli [l’alpinista] vuole arrivare la dove altri non arrivarono, è per poter dare un nome o porre un segno che ricordi la sua nazione […]; è perché vuole affermare il sacro diritto di nazionalità anche là in alto, dove non dovrebbe giungere – ma dove purtroppo giunge – l’eco delle lotte che si combattono quaggiù” 38. “I gitanti dovranno portare da soli ciascuno il proprio carico” Resta comunque il fatto che molteplici furono le ascensioni di carattere alpinistico che i soci della SAT intrapresero sulle vette trentine e altrettanto numerose furono le escursioni. Rinviando ad altra sede per un dettagliato elenco delle attività e delle ascensioni 39 si ritiene qui opportuno ricordare alcuni avvenimenti particolari: già a partire dagli anni di fondazione iniziano le prime impegnative ascensioni come quella compiuta il 22-23 agosto del 1873 con la salita alla Presanella, compiuta da 7 soci con 3
guide che inaugurerà l’attività alpinistica dell’associazione o come l’ascensione di una vetta innominata nel Gruppo di Brenta, compiuta nell’agosto del 1875 e battezzata significativamente con il nome di “Roma”. Una delle ascensioni alpinistiche di maggior rilievo in quegli anni fu senza dubbio il tentativo di salita al Campanil Basso. La cima fu raggiunta il 18 agosto 1899 dopo una “lotta” che ebbe per protagonisti i trentini Carlo Garbari, Nino Pooli e Antonio Tavernaro contrapposti ai due cittadini di Innsbruck Otto Ampferer e Karl Berger. La vittoria di questi ultimi, quasi “rubata” ai trentini giunti poco sotto la vetta, si trasformò in una contrapposizione tra “italiani” e “tedeschi” dal grande valore simbolico. Il contrasto si misurò inizialmente nei due diversi appellativi utilizzati per la stessa torre: dagli italiani definita “campanile” e dagli altri “guglia” (termine certo italiano ma usato solo dai tedeschi e inesistente nella storia toponomastica del Gruppo) e crebbe fino al punto che la difficoltà dell’ascensione non dissuase nemmeno quanti decisero di issarvi dei pali di legno da utilizzare come aste per le proprie bandiere 40. Che la pratica dell’alpinismo dovesse però essere incentivata e non trovasse ancora dentro la SAT un rilievo tale che ne completasse ampiamente le attività, anche nella dimensione sportiva, lo suggerisce il fatto che nel 1903 si decise di istituire, a mo’ d’incentivo, la “Targhetta al merito alpino” per assegnarla ai soci che nell’arco di un anno avessero compiuto l’ascensione di almeno tre cime di primo piano. Rivelatrice dell’esigenza di dare un impulso all’alpinismo è la costituzione della sezione “Audax” (1907) che dettava precise norme relativamente all’attività escursionistica dei suoi soci: “a) La gita durerà almeno due giorni interi in alta montagna, cioè dalla stazione alpina di partenza alla stazione alpina di arrivo. b) si tralasceranno salite di eccezionale difficoltà e si preferiranno gite di resistenza in alta montagna, combinando le salite di cime con le traversate di passi e catene. c) i gitanti dovranno portare da soli ciascuno il proprio carico. d) non vi saranno (solo eccezionali circostanze dalle quali deciderà la Direzione) più di una guida o portatori per ogni 5 alpinisti e queste guide o portatori dovranno all’occorrenza servire per accompagnare qualcuno dei gitanti che non si sentisse più in grado di continuare assieme al grosso della compagnia […]” 41. Gli imperativi con cui si connotavano questi ardimentosi “gitanti” possono anche essere letti, all’opposto, come specchio di come abitualmente si andava in montagna. Anche qui, però, a voler ben vedere, echeggiavano altri riferimenti, con sotterranei rimandi, che solo il già citato Rudolf Muck poteva esplicitare: “[…] Da lettere ritrovate si constata che l’associazione commissionò, presso la ditta Stefan Johnson di Milano, 24 distintivi della ‘Audax’, che poi sarebbero stati spediti in tutta fretta. Il fatto che si trattasse dei distintivi della ‘Audax’, proibiti in questo paese, lo si desume chiaramente da una lettera nella quale si precisa che i distintivi sono da inviare ad un noto indirizzo a Peri, presso il quale qualcuno li ritirerà, in quanto ‘Detto articolo non può entrare in Austria anche pagando qualunque dazio’. Viene anche aggiunto: ‘così dovemmo fare anche le altre volte!’” 42. Lasciamo quindi alle autorità austriache l’ultima parola per fare un bilancio conclusivo sulla SAT: “[…] secondo l’ultimo resoconto, al luglio del 1914 l’associazione contava in totale 2.899 soci di cui, secondo una più esatta suddivisione, 1.999 in Trentino, 72 sul Litorale, 51 in Austria, 760 in Italia, 17 all’estero” 43. Circa un quarto dei soci della SAT era dunque già italiano e il resto lo sarebbe divenuto di lì a pochi anni: il sentiero militare che permise il passaggio al Regno d’Italia e l’ingresso nel CAI, a lungo desiderati e attesi, si rivelò, a conti fatti, aspro e carico di disillusioni 44.
Ibidem, p. 153. L’inaugurazione del Rifugio Quintino Sella al Tuckett, ‘Bollettino dell’alpinista’, a. III, n. 2, 1906, pp. 60-64. Lo stesso tipo di contrapposizione tra rifugi si ebbe anche per le vicende relative all’odiereno Rifugio “T. Pedrotti” (Dolomiti di Brenta). Vedi: C. Ambrosi, Brenta irredento, op. cit. 36 L’i.r. Commissario di Polizia a Trento Rudolf Muck annotava che “Presso il Touring Club Italiano esisteva un ‘Consorzio per le segnalazioni in montagna’ che ogni anno bandiva un concorso per la segnatura dei sentieri in montagna; a tale concorso partecipavano oltre che alle associazioni turistiche, anche la guardia confinaria del Regno d’Italia e i reggimenti di Alpini (ufficiali e sottoufficiali). In una lettera del 8.VII.1912, il presidente di questo consorzio invita ora l’Associazione degli Alpinisti Tridentini a collaborare in questa stessa direzione. In conformità allo statuto, si doveva adoperare secondo le direttive del consorzio, nonché inviare un rapporto sulla situazione della segnatura dei sentieri. Un siffatto lavoro in zona di confine, in accordo col lavoro nelle terre confinanti, altro non è se non spionaggio sentieristico”, cfr. R. Muck, Die irredentistischen Vereine Welschtirols, op. cit. 37 Numerose lettere conservate presso la SAT attestano il lavoro svolto dalla SAT riguardo al controllo e all’utilizzo del materiale necessario per le guide; cfr. Archivio storico SAT, b. 12, f. 34. 38 G. Pedrotti, Cronaca Sociale, ‘Bollettino SAT’, a. X, n. 5, 1913, pp. 149-150. 39 Vedi: R. Cirolini, E. Mosna (a cura di), La SAT: cento anni 1872-1972, op. cit., p. 19-99.
40 Vedi: P. Prati, Ricordi alpini, a cura di C. Ambrosi, Trento, SAT, 2006, pp. 70-71. Scriveva Pino Prati: “Questa è una bella e comoda spianata, caratterizzata da due lunghi bastoni che si guardano vicendevolmente. L’uno piantatovi dai tedeschi per la loro bandiera, l’altro dagli italiani per la nostra”. 41 Regolamento della sezione “Audax”, ‘Bollettino dell’alpinista’, n. 5, 1907, pp. 182-183. 42 R. Muck, Die irredentistischen Vereine Welschtirols, op. cit. 43 Ibidem. 44 C. Ambrosi, “Amore all’Italia ed al Trentino in tutte le evenienze e contingenze”: l’ingresso dell’ideologia fascista nella Società degli Alpinisti Tridentini, in: Alla conquista dell’immaginario, op. cit., p. 167.
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BIBLIOGRAFIA MINIMA Testi di inquadramento generale
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Testi citati negli articoli Ambrosi C. - “Amore all’Italia ed al Trentino in tutte le evenienze e contingenze”: l’ingresso dell’ideologia fascista nella Società degli Alpinisti Tridentini, in: Ambrosi C., Wedekind M., (a cura di), Alla conquista dell’immaginario: l’alpinismo come proiezione di modelli culturali e sociali borghesi tra Otto e Novecento, Trieste, Antilia, 2007, pp. 169-177. - Un nuovo ruolo per la montagna. La diversa funzione degli impianti a fune (in collaborazione con P. Rösch), in: A. Leonardi (a cura di), La regione Trentino-Alto Adige/Südtirol nel XX secolo. 2: Economia. Le traiettorie dello sviluppo, Trento,
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Petrus, Il nuovo rifugio al Tuckett, «Bollettino dell’alpinista», I (1904), n. 1, pp. 11-15.
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atti d’istruttoria per l’inserimento dei sentieri alpini SAT nell’elenco dei sentieri riconosciuti dalla Provincia Autonoma di Trento, svolge
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. Docente corso: Claudio Colpo
Claudio Colpo: componente della Giunta e del Consiglio Centrale della SAT, componente della Commissione Sentieri. Facente parte dell’Associazione Montagna Solidale come componente del Direttivo. Commissione Sentieri Escursionismo: svolge funzioni consultive e di collaborazione riguardo allo studio, la promozione e il coordinamento dell’attività sentieristica e in particolare promuove e coordina l’attività di segnaletica, individuazione, realizzazione, manutenzione di sentieri alpini, sentieri alpini attrezzati e vie ferrate, fornisce supporto tecnico e/o formativo alle Sezioni per quanto riguarda la manutenzione e la gestione della sentieristica di competenza, per la progettazione della segnaletica verticale, per l’edizione di carte topografiche locali, per eventuali altri problemi collegati alla sentieristica, gestisce il catasto dei sentieri SAT e il rilevamento topografico dei sentieri in catasto, cura il materiale cartografico, istruisce i programmi d’intervento, i progetti di costruzione, ricostruzione, sostituzione, modifica di manufatti ed opere su sentieri e vie ferrate di competenza SAT, cura la periodica divulgazione dello stato dei sentieri e l’inventario delle opere e delle attrezzature in essere sulla rete dei sentieri SAT, predispone gli
funzione ispettiva sulla rete dei sentieri ai fini della migliore conservazione e uso dei sentieri alpini e per il controllo e la corretta esecuzione dei contratti d’incarico di lavori assegnati a terzi, cura i programmi di collaborazione in ambito sentieristico che la SAT intrattiene con Enti pubblici e privati, promuove o partecipa ad incontri e corsi volti alla preparazione tecnica di quanti operano nella sentieristica. In ambito editoriale propone al Consiglio Centrale iniziative editoriali divulgative per informare, pubblicizzare, evidenziare lo stato dei sentieri, nonché l’attività sentieristica ed escursionistica svolta dalla SAT, collabora con le case editrici cartografiche per l'aggiornamento delle carte topografiche dell'area provinciale.
CAI - SAT Commissione Sentieri
IL SENTIERO Nozioni generali, segnaletica, gestione dei sentieri SAT
Rifugio Sprugio ‘Giovanni Tonini’ 26 agosto 2015
1° Corso SAT per insegnanti di Istituti secondari di primo e secondo grado
Commissione sentieri - CSE la CSE è una commissione consultiva, nominata dal Consiglio centrale della SAT e composta da 13 componenti; la CSE promuove e coordina le attività di individuazione, realizzazione, modifica e manutenzione dei sentieri della SAT; svolge funzioni consultive e di collaborazione allo studio, alla promozione e al coordinamento dell’attività sentieristica.
Manutenzione dei sentieri. le Sezioni SAT (85) provvedono di norma alla manutenzione dei sentieri, sulla base della competenza territoriale; la CSE provvede al controllo ed alla manutenzione delle ferrate e dei sentieri attrezzati, avvalendosi di guide alpine e ditte specializzate; la CSE provvede direttamente alla manutenzione di alcuni sentieri di alta montagna, con la collaborazione del GIS.
Cos’è il sentiero? “Viottolo, generalmente stretto, che in luoghi campestri, montani e simili, si è formato in seguito al frequente passaggio di persone e animali.” (Dizionario lingua italiana Zingarelli)
“percorso a fondo naturale tracciato in luoghi montani o campestri dal passaggio di uomini e animali”
… i primi sentieri SAT 1886: costruzione sentiero alla Bocca di Brenta; spesi 25 fiorini (1800/2000 €)
La SAT e i SENTIERI
1932: Piano regolatore dei sentieri e segnavia
1888: affidato incarico a Pedrotti/Pinalli per apporre segnavia in Brenta 1890: affidato incarichi per costruzione e segnaletica sentieri del Vajolet/Catinaccio, in Marmolada, monti di Mezzolombardo,di Levico e Pinzolo; inoltre incarica guida Michele Bettega attrezzatura Cimon della Pala; spesi circa 300 fiorini (attuali circa 23000 €)
o “Piano Strobele”
1891: costruzione sentiero in Val Genova/Mandron; spesi 400 fiorini (30000 €) 1892-99: costruzione sentieri al rifugio Denza, al Monte Altissimo, e altri lavori di segnaletica e minori; spesi 700 fiorini (65000 €) Giovanni Strobele (18951976)
Trentino: “Piano regolatore dei sentieri e segnavia�
Pianificazione sentieri del Trentino
Aree 100-199 100
Settori
600-699
300-399 300-399
200-299 400-499
600-699
Area
400-499 100-199
Area
SAT 1932: Piano regolatore dei sentieri e segnavia
Il sentiero oggi …… Abbinato all’ESCURSIONISMO fa sempre più rima con il TURISMO
Sentieri di montagna e di alta montagna …
Il sentiero oggi …… Una rete di sentieri organizzata …. combinata con una rete di rifugi alpini e strutture ricettive...….
Il sentiero oggi …… ….costituisce un’infrastruttura importantissima per lo sviluppo dell’offerta turistica di molte regioni
SENTIERI - Pianificazione
Perchè
è utile creare reti organizzate di sentieri?
• Per favorire la conoscenza diretta del territorio montano e naturalistico
Perchè
-
CORSO PER ESPERTI IN PIANIFICAZIONE E GESTIONE DI RETI SENTIERISTICHE
è utile creare reti organizzate di sentieri?
• per l’escursionista occasionale e per quello che non conosce a sufficienza il territorio
Perchè
è utile creare reti organizzate di sentieri?
…per offrire maggiore SICUREZZA
?
?
Sentieri per …
….. per tutelare maggiormente certe aree in funzione delle “capacità di carico” di quell’ambiente
Sentieri per …
… valorizzare zone che altrimenti non sarebbero mai toccate da nessun altro tipo di interesse turistico…
Sentieri per … … condurre il visitatore in luoghi di particolare interesse lungo i percorsi più adatti
Sentieri per ‌
‌ garantire un passaggio pedonale pubblico
Legge Prov. n 8 del 15.3.1993 Delibera GP n.5918 del 6.6.1997 Legge Prov. n. 20 del 15.11.2007
Pianificazione
Rete sentieristica in Trentino
Piano regolatore dei sentieri provinciale
Soggetti manutentori CAI-SAT SocietĂ degli Alpinisti Tridentini Altri
sentieri del Trentino (A) (N)
(E)
(P)
(dal 1997)
(C)
Parchi
CAI-SAT :
Comuni
Numerazione
Associazioni
a 3 cifre
Privati
ALTRI :
(M) (B)
(H)
(F) (D)
Lettera SAT: 80%
e 2 cifre
(L)
(G)
(R)
Pianificazione
sentieri del Trentino
Sviluppo
100-199 A00-A99
P00-P99
(dal 1997)
CAI-SAT : Numerazione
C00-C99 300-399
M00-M99
300-399
B00-B99
400-499
200-299
a 3 cifre
R00-R99 D00-D99
ALTRI : Lettera
400-499
600-699 H00-H99 F00-F99 G00-G99 100-199
e 2 cifre
L00-L99
CAICAI - SAT - SATSOCIETA’ SOCIETA’ DEGLI DEGLI ALPINISTI ALPINISTI TRIDENTINI TRIDENTINI – Commissione – Commissione Sentieri Sentieri
Piano regolatore dei sentieri provinciale
Rete Sentieri SAT
al 31.12. 2015
km 5453
(+ 75 Sentiero Frassati e S.Vili basso)
Sentieri
n.
1021
Sviluppo tratti attrezzati m. 27851
Rete Sentieri SAT
Sentieri alpini
al 31.12. 2015
n.
Rete Sentieri SAT
al 31.12. 2015
832
Sentieri attrezzati n.
122
Lunghezza effettiva attrezzature m. 8365
Rete Sentieri SAT
Vie ferrate
al 31.12. 2014
Catasto dei sentieri SAT n.
67
Lunghezza effettiva tratti attrezzati m. 19.259
Gestione sentieri 2015: 3133 giornate
CAI - SAT
sopralluogo periodico; pulizia e controllo del fondo di calpestio; taglio dell’erba, taglio dei cespugli e dei rami, taglio delle piante cadute; installazione e/o rinnovo della segnaletica verticale e orizzontale; manutenzione attrezzature tecniche.
SOCIETA’ DEGLI ALPINISTI TRIDENTINI – Commissione Sentieri
Operazioni di manutenzione dei sentieri:
La segnaletica dei sentieri
Dal 1996 il CAI ha stabilito le regole della segnaletica dei sentieri
CLUB ALPINO ITALIANO – Commissione Centrale per l’Escursionismo – Gruppo lavoro sentieri
Segnaletica verticale – uniformità generale
Segnaletica orizzontale
Segnavia di continuità
SENTIERI - Pianificazione Segnaletica e Manutenzione
Segnaletica orizzontale
-
CORSO PER ESPERTI IN PIANIFICAZIONE E GESTIONE DI RETI SENTIERISTICHE
Segnavia di continuità con il numero del sentiero (bandierina)
Dove i segnali? i segnali vanno collocati, se possibile, all’altezza degli occhi, per facilitarne la visione; sugli alberi, sulle rocce, sui pali; sui sassi e sulle pietre alzate da terra a modo di piccoli totem; in basso ed a terra soltanto quando non vi sono alternative;
Come fare i segnali?
Il nastro-carta e la dima aiutano a dimensionare correttamente i segnavia e le bandierine.
Segnaletica orizzontale
Sulle piante con cortecce corrugate è necessario operare una scortecciatura leggera
I lavori
..su piante
Segnaletica orizzontale
I lavori
‌ dopo aver pulito la roccia con il raschietto abbiamo delimitato coll nastro t lloo sp spazio pa i dell segnavia d ia
Segnaletica orizzontale
I lavori
I lavori
Segnaletica orizzontale
‌ e poi il ROSSO
Per dipingere usiamo prima il colore BIANCO‌
Segnaletica orizzontale
Segnaletica orizzontale
Quando sul pascolo non ci sono sassi o sporgenze naturali sui quali collocare i segnavia, prevedere la posa di picchetti segnavia che danno la continuitĂ della traccia
SENTIERI - Pianificazione Segnaletica e Manutenzione
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CORSO PER ESPERTI IN PIANIFICAZIONE E GESTIONE DI RETI SENTIERISTICHE
Segnaletica orizzontale
Frequenza dei segnali le bandierine vanno poste all’inizio dei sentieri, sui bivi ed in altri punti dove è utile confermare la giusta continuità del percorso; i segni di continuità vanno posti ogni 2-300 metri se il sentiero è evidente, altrimenti a distanza più ravvicinata, tenendo conto delle caratteristiche ambientali e di un inserimento rispettoso del luogo;
Ometto (segnavia di continuità su pietraie)
Segnaletica verticale
… distinguere la segnaletica d’uso forestale o di altro tipo
CLUB ALPINO ITALIANO – Commissione Centrale per l’Escursionismo
Tabella segnavia
Utilizzo: Indica la direzione delle località di destinazione
Posizionamento: Alla partenza del sentiero misure 55 x 15 cm
e agli incroci più importanti
Contenuti:
Tabella Località
• Mete di destinazione • Tempi di percorrenza • Numero del sentiero • Sigla itinerario lunga percorrenza
gta
CLUB ALPINO ITALIANO – Commissione Centrale per l’Escursionismo
CLUB ALPINO ITALIANO – Commissione Centrale per l’Escursionismo
Tabella segnavia
misure 25 x 15 cm
Contenuti: • Nome della località in cui ci si trova • Quota
Posizionamento: • Agli incroci più importanti • Abbinate a tabelle segnavia
Distanze o tempi di percorrenza? Calcolo dei tempi di percorrenza (per un escursionista mediamente allenato)
Calcolo dei tempi di percorrenza Metodo svizzero:
1 ora 350 m. dislivello
salita regolare
500 m. dislivello
discesa regolare
3 km
su sentiero
3,5 - 4 km
su strada
NB! da considerare eventuali contropendenze o passaggi difficoltosi e se si cammina in gruppo (+ 30%)
Il risultato è simile a quello tradizionale
In salita: 350 di dislivello In discesa: 500 di dislivello
Segnaletica verticale (o principale)
Dal 2005 circa le tabelle sono marcate anche sul retro; come si nota è inserito il n° del sentiero - O687 il n°
del LdP
– 10 –
il n°
della tabella
- 2-
e l’anno d’incisione
7.000 incroci 20.000 tabelle (SAT)
CLUB ALPINO ITALIANO – CCE - Gruppo Lavoro Sentieri
Segnaletica principale Individuazione e pianificazione degli incroci dove posare la segnaletica verticale
CARTOGRAFIA SAT www.sat.tn.it
NON SOLO SEGNALETICA!
SOCIETA’ DEGLI ALPINISTI TRIDENTINI – Commissione Sentieri
Sistemazione del fondo
CAI - SAT
Decespugliamento e sramatura
Manutenzione del fondo
deviatore
Manutenzione del fondo Manutenzione del fondo
deviatore
Lavori Convenzione SAT-Forestale Collaborazioni con enti pubblici territoriali per lavori di maggior impegno
Coinvolgere i ragazzi
sentiero/assonanze
cammino ritmo respiro ascolto energia spazio riflessione calma
lentezza fatica silenzio visione natura relax conoscenza armonia
… sentieri per i rifugi
SENTIERI PER TUTTI I GUSTI
… sentiero per l’alpeggio
… sentieri di campagna
… sentieri dei boscaioli
“Strade romane”
‌ sentieri dei minatori ‌ sentieri della memoria
… sentieri dell’acqua
‌ sentieri dei fiori
… sentieri della fede
SENTIERO SAN VILI
Letture Itinerario glaciologico Vigilio Marchetti
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Docente corso: Alberto Trenti
E’ direttore di Meteotrentino dal 2005, prima di allora ha lavorato nei settori della valutazione di impatto ambientale, delle sistemazioni idraulico-forestali, della gestione risorse idriche e del rischio idrogeologico. Meteotrentino fa parte della Protezione Civile provinciale fin dal 1997, svolgendo tutti i giorni dell’anno attività di monitoraggio/previsione delle condizioni meteorologiche, nivologiche e valanghive, curando la gestione delle reti di misura e l’emissione di bollettini e rapporti generali via web nonché di prodotti specifici per il sistema di allerta meteo provinciale.
ATMOSFERA
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Rif. Tonini, 26 agosto 2015
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3UHVVLRQH DWPRVIHULFD
7HPSHUDWXUD GHOO·DULD
Dipende dal peso della colonna d’aria sovrastante (ȡ g h):
“Esprime” la velocità media delle molecole gassose
- Rarefazione con la quota (prevalgono i primi 10-15 km)
Dipende soprattutto da:
- Espansione dei gas con la temperatura (es. circolazione generale)
irraggiamento (infrarosso)
- Contenuto di vapore acqueo (N2 28 uma; H2O 18)
convezione hPa
Oscillazioni in area Alpina: Max ~ 20-30 hPa 1-5 hPa in 24 ore tempo stabile 10-20 hPa sicuro cambiamento
Min assoluti ~ 900 nel centro di un forte uragano Max assoluti ~ 1060 alta pressione siberiana
1013 a livello del mare 790 a 2000 m 620 a 4000 m 350 a 8000 m 110 a 15000 m
Varia molto tra gli strati
adduzione Gradiente termico altitudinale medio (troposfera)
- 0,6 °C/100m
In montagna cambia molto con la quota e l’esposizione determinando grosse differenze nella vegetazione e nell’innevamento
Versante caldo: Nei periodi freddi buon irraggiamento diurno e moderate perdite notturne rispetto a fondovalle e cime
,QYHUVLRQH WHUPLFD
8PLGLWj
3.500
Strato d’aria con gradiente termico altitudinale positivo Normalmente presente nella stratosfera e termosfera
inversione in quota
2.500
Contenuto di vapore acqueo (gas più iportante dell’atmosfera) - normalmente espressa in termini relativi (% rispetto alla saturazione)
isotermia
Nella troposfera può formarsi in quota o al suolo Inversione termica in quota:
DWPRVIHULFD
- dipende molto dalla temperatura (variazioni giornaliere e stagionali), l’aria calda può contenere molto più vapore. Valori estremi: temp (°C) -10 0 +10 +30 10-20 % con foehn q.tà vapore al 100% (g) 2,4 4,8 9,4 29,2 90-100% con nebbia (nubi)
1.500
di subsidenza: in condizioni di alta pressione (anticiclone) l’aria pesante in quota si comprime in basso fino allo strato limite (1500-2000 m). Quindi si scalda adiabaticamente e si asciuga. Lo strato di inversione è asciutto (ev. nuvolosità sotto ad esso)
500
frontale: un fronte caldo sormonta aria fredda o uno freddo solleva aria calda.
inversione al suolo
Lo strato di inversione è umido (ev. nuvolosità in esso ) -10
0
10
20
30
I cambi di fase sono energeticamente rilevanti
Inversione termica al suolo: Tipicamente in inverno con alta pressione e calma di vento L’irraggiamento notturno provoca il raffreddamento degli strati bassi che può accumularsi per più giorni formando cuscini con spessore di circa 500 m Favorisce le nebbie
Gli strati di inversione contrastano i moti verticali e favoriscono la stratificazione di nubi e foschie Le inversioni termiche sono generalmente indicatori di stabilità e bel tempo Fanno eccezione quelle da fronte caldo accompagnate da significativa nuvolosità e quelle di subsidenza che si alzano durante la giornata segnalando così presenza di instabilità e abbassamento della pressione.
Acqua sopraffusa: in parte liquida sotto 0°C (frequente a -10°C, possibile fino a -40°C)
Humidex: effetto percepito dall’uomo (es. vale 40 sia a 30°C-65% che a 35°C-35%)
5DGLD]LRQH
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La fonte primaria è il sole Tutti i corpi emettono radiazioni con lunghezza d’onda proporzionale a 1.800 K
T4
(spettro cromatico) 5.000
Il sole emette in tutte le Ȝ (max nel visibile, onde corte) Corpi solidi, nuvole e gas emettono nell’infrarosso (onde lunghe) L’ozonosfera (15-30 km) assorbe molti UV
Nelle notti serene ci sono molte perdite per irraggiamento, manca l’apporto termico delle nubi (quindi fa più freddo)
La neve riflette circa 85 % rad. Incidente ma assorbe molto infrarosso (elevata fusione in giornate nebbiose)
L’atmosfera è riscaldata prevalentemente dall’infrarosso (terrestre e nubi)
16.000
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secondario ~ 52°
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primario ~ 42°
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9HQWR
Le brezze hanno breve durata e frequente alternanza (bigiornaliera) Quelle di valle (diurne) sono più estese in altezza e più forti di quelle di monte (notturne)
3RODU FHOO
Movimento di masse d’aria (in qualsiasi direzione) - Generato dalle differenze di temperatura ĺ pressione La circolazione generale è dovuta al diverso riscaldamento latitudinale e alle forze di Coriolis (vedi oltre)
- I venti locali dipendono da altri fattori (orografia, esposizione, quota, neve-ghiaccio, laghi, ecc…)
)HUUHO FHOO
L
Nelle vallate prevalgono le brezze (salvo casi particolari, es. foehn) Sulle cime invece dominano i venti sinottici che interagiscono con le brezze esaltandole o smorzandole a seconda delle rispettive direzioni e intensità (frequenti turbolenze)
H
Stau e Foehn L
Onde orografiche stazionarie
Brezze di valle e di monte: Tra aree montuose e pianeggianti, tipicamente con bel tempo estivo
Brezze di versante (piccola scala) La radiazione diurna scalda i pendii, si genera aria calda che risale (flusso anabatico). L’irraggiamento notturno raffredda maggiormente in quota, scende aria fredda (flusso catabatico) Vento di ghiacciaio La superficie del ghiacciaio raffredda lo strato d’aria sovrastante che poi si muove verso il basso (flusso solo catabatico indipendente dalla radiazione).
I venti forti in quota generano onde orografiche impattando sulle montagne (vedi oltre)
9HQWL YHUWLFDOL
6WUDWR OLPLWH
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Indotti generalemente a gradienti termici Sono normalmente più deboli di quelli orizzontali (in montagna l’orografia li accelera)
Parte bassa della troposfera che risente maggiormente delle interazioni con la superficie terrestre
Producono spesso repentini cambiamenti di T, U e P Le correnti ascendenti sono le principali responsabili della formazione di nubi
libera atmosfera
strato limite
In poche ore
Convezione ascendente
• MARCATE ESCURSIONI TERMICHE
Si origina per surriscaldamento dei bassi strati
• MARCATE ALTERAZIONI DEI VENTI
quota
L’aria calda si solleva dentro quella più fredda, per continuare a salire deve incontrare aria sempre più fredda rispetto al normale gradiente atmosfera instabile (> 1°C/100m).
Irraggiamento e nuvolosita’ modificano significativamente la temperatura dell’aria
stabile
Gli attriti e l’orografia modificano velocità e direzione dei venti generando turbolenze instabile TEMPERATURE GIORNALIERE libera atmosfera
possibili temporali di calore
Termiche
VENTO
Y libera atmosfera
T
Convezioni localizzate (diam. < 100 m) generate dal di calore al suolo (roccia>sabbia>bosco>prato>acqua)
strato limite
strato limite
Con sufficiente umidità si forma un cumulo sopra la termica, altrimenti si ha termica secca (o blu)
Il terreno scambia calore con l’aria nello strato superficiale, quindi si scalda/raffredda più rapidamente rispetto all’acqua (volano termico mitigarore)
Lo spessore dello strato limite varia a seconda dei luoghi e delle condizioni meteo (~300 – 3000 m)
1XYROH
1XEL RURJUDILFKH
Ammassi di aria, goccioline d’acqua e/o cristalli di ghiaccio sospesi Il fenomeno si innesca su nuclei di condensazione/congelamento (pulviscolo, sali, ecc..) E’ necessario che l’aria si saturi di vapore acqueo (> 98%)
Onde orografiche
Le onde possono propagarsi fino a 100 km, con sviluppo verticale fino a 20 km
Per la cristallizzazione servono temperature << 0 °C (sopraffusione) NEBBIA:
10.000
Nubi lenticolari: nella fase ascendente dell’onda si ha condensazione, in quella discendente evaporazione. Sono stazionarie, non seguono il vento.
“strato” con base al suolo (favorita dal raffreddamento notturno per irraggiamento e calma di vento)
7.500
Nubi da rotore: cumuli o stratocumuli generati da turbolenze che ricircolano aria fredda negli strati bassi sottovento
Nubi da sollevamento: possono essere molto grandi ed estese (cumulonembi, stratocumuli e nembostrati)
rotore
Nubi a bandiera: forti turbolenze coinvolgono i versanti sottovento caricandoli di umidità
5.000
2.500
FOSCHIA: Condensa moderata che consente visibilità > 1 km
Il colore delle nubi dipende dalla posizione reciproca del sole e dallo spessore della nube (non sempre un colore scuro significa pioggia, e viceversa ….)
3UHFLSLWD]LRQL Nelle nubi le goccioline sospese in aria hanno un diametro nell’ordine di 1-100 micron
&LFORQL H $QWLFLFORQL (10-3
mm)
La pioviggine (pioggia leggera molto lenta - 1 cm/s) si ha con diametri di 100-200 micron La pioggia normale (6 m/s) con diametri di 300-3000 micron Normalmente le precipitazoni partono da cristalli di ghiaccio aggregati che raggiungono dimensioni tali da giungere al suolo prima di evaporare completamente. PIOGGIA: i cristalli si sciolgono durante la caduta PIOGGIA CHE GELA: i cristalli si sciolgono ma rigelano prima di giungere al suolo NEVE: i cristalli mantengono forma solida (fino a + 2 °C) GRANDINE: i cristalli si accrescono molto per brinamento ciclico dovuto a violente correnti ascensionali
temporale orografico
Le differenti temperature delle masse d’aria su grande scala (centinaia/migliaia di chilometri) determinano l’insorgenza di cicloni (L, B) e anticicloni (H, A) Si origina così il gradiente barico (H ĺ L) che mette in moto le masse d’aria (divergono dall’anticiclone e convergono nel ciclone) La forza di Coriolis nel nostro emisfero le devia le correnti verso destra, quindi i venti assumono rotazione antioraria nell’attrazione ciclonica e oraria nella repulsione anticiclonica
)URQWL
Superficie di contatto tra masse d’aria con diversa temperatura Tipicamente azionati dai cicloni
FRONTE FREDDO nubi a sviluppo verticale
FRONTE CALDO nubi stratificate
7HPSRUDOL IURQWDOL H SUHIURQWDOL Tipicamente provocati dai fronti freddi che producono un netto e rapido calo delle temperature Sono abbastanza improvvisi e decisamente più rapidi rispetto a quelli di calore Si possono verificare in ogni stagione a qualsiasi ora del giorno Quelli più violenti si manifestano nelle serate calde estive (maggior contrasto termico) I temporali prefrontali precedono il fronte di decine/centinaia di chilometri, sono quindi ancora meno prevedibili poiché la nuvolosità frontale è ancora lontana.
Piogge + brevi e intense
Piogge + durature e moderate
Ciclogenesi L’aria fredda avanza verso quella calda e viceversa, nascono i due fronti, quello freddo è più veloce fino a raggiungere quello caldo che si solleva (fronte occluso) e poi si dissipano. (temporali da fronte caldo o occluso sono più rari e meno violenti)
3UHYHGHUH LO WHPSR
Indicatori di tendenza – (eccezioni sempre dietro l’angolo) Calo di pressione > 1-2 hPa / ora – peggioramento
PHWHR
PRESSIONE
Brusco calo P diurna con caldo estivo – fronte temporalesco in arrivo Aumento di P lento e graduale – miglioramento Aumento di P rapido – miglioramento forse solo temporaneo
Brezze di monte/valle regolari – tempo stabile VENTO
Venti da NO-N-NE – tempo secco e soleggiato Venti da E – tempo secco e bello in montagna, probabili foschie/nebbie in fondovalle Venti da SE-S-SO – aria caldo-umida portatrice di nuvolosità e precipitazioni Venti da O – aria mite con umidità variabile (di conseguenza le nuvole/precipitazioni) Nebbie e foschie confinate in basso – perdura il bel tempo (alta pressione stabile)
NUBI
Nuvole alte dai settori S-O – fronte caldo in avvicinamento Piccoli cumuli diurni estivi e cappelli arrotondati – tempo stabile Cappelli striati o lenticolari sulle cime con cielo sereno – umidità in arrivo Nubi stratiformi – generalmente aria stabile
,QVLGLH PHWHR LQ PRQWDJQD
HVFXUVLRQL VHQWLHULVWLFKH
PRIMA DI PARTIRE:
Nebbia Puo’ rendere molto difficile orientarsi, soprattutto in terreni aperti e molto rifletttenti (neve)
Freddo Puo sopraggiungere rapidamente e indirre malessere o addirittura ipotermia (infortunio)
Precipitazioni
Studiare bene gli itinerari Percorsi, quote, punti di sosta, ripari, tempi di percorrenza totali e intermedi (con adeguati margini). Consultare bollettini meteo Almeno nei 2/3 precedenti l’escursione, privilegiare il testo rispetto alle icone. Preparare materiali adeguati Abbigliamento per freddo e pioggia, berretto, occhiali da sole, crème protettive. Mappe quotate, bussola, altimetro (controllare nei punti di quota certi).
Fulmini Molto piu’ frequenti e numerosi in montagna che nei fondovalle
I fulmini sono altamente imprevedibili e possono scaricarsi ovunque, esistono pero’ elementi che in genere ne favoriscono l’attrazione • Strutture emergenti dal territorio circostante (alberi isolati, torri, campanili, creste, croci,ecc.) • Strutture appuntite rispetto a quelle arrotondate
Cosa evitare
Possono essere improvvise e violente (grandine), rendere scivoloso il persorso, dissestare I suoli
DURANTE L’ESCURSIONE:
• Elementi rocciosi sporgenti e creste
Radiazioni
Certezza degli itinerari Non abbandonare i sentieri, al bisogno scegliere percorsi piu’ riparati o sicuri solo se ben definibili.
• Torri, tralicci, croci, elementi metallici non a gabbia
I raggi UV sono molto intensi con cielo sereno, soprattutto nelle ore centrali (11.00-15.00)
Seguire l’evoluzione del tempo Anomalie di temperatura, pressione, vento, nuvolosit’a’ Saper tornare sui propri passi Non proseguire a tutti i costi, anche se altri lo fanno, conoscere costantemente la propria posizione
> 1.000.000.000 V
• Buoni conduttori elettrici (metalli in genere, vie ferrate, ecc)
Cosa prediligere • Strutture a gabbia di Faraday (automobile, cabine o bivacchi metallici) rimanendo allinterno staccati dai metalli.
• Alberi isolati, o ai margini del bosco o alti nel bosco
• Baite, cavita’, caverne e grotte in posizione arretrata dall’ingresso e senza toccarne le pareti.
• Invasi d’acqua
• Nel bosco lontani dagli alberi piu’ grandi
• Fermarsi con gambe allargate, tenersi per mano e in generale fare “ponte” tra due punti del terreno (corrente di passo)
• Sotto campate di elettrodotti (a distanza adeguata dai tralicci) • Rannicchiarsi in depressioni del terreno
Corrente di passo: dal punto in cui il fulmine si scarica al suolo si propaga radialmente un campo elettrico che a causa della notevole resistenza del terreno presenta intensitaâ&#x20AC;&#x2122; sensibilmente diverse anche su piccole distanze Quindi anche I due appoggi dei piedi a distanza di un passo incontrano una differenza di potenziale capace di indurre una corrente significativa attraverso il corpo
Cercare di toccare il suolo in un unico punto senza contatti con altre persone
(I quadrupedi sono molto esposti a questo pericolo)
alone solare
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Docente corso: Alessandro Bisesti
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Professione venditore abbigliamento e attrezzatura sportiva e di sicurezza. Volontario dal 2004 e capo Stazione Trento Monte Bondone dal 2010 del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico, oltre che capo zona Trentino Centrale dal 2014. Preposto per lavori in fune e in altezza. Primo soccorso, qualificato Basic life support , per lâ&#x20AC;&#x2122;uso del defibrillatore semiautomatico "BLSD".
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1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile. Docente corso:
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Stefano Bertoldi Stefano Bertoldi: educatore professionale, ideatore e fondatore dei gruppi A.M.A. Auto Mutuo Aiuto) di Trento. Presidente dell’Associazione Montagna Solidale.
Associazione Montagna Solidale L’Associazione Montagna Solidale gestisce il Rifugio Erterle da maggio 2014. Primo “Rifugio Sociale Trentino” perchè crediamo nel grande valore riabilitativo del trekking in montagna e nel valore sociale ed educativo del vivere a contatto con la natura in un ambiente familiare. L’ Associazione Montagna Solidale è stata fondata da otto realtà coinvolte nel sociale di Trento ( cooperative sociali: Progetto92, La Rete, Laboratorio sociale, Villa S.Ignazio, Samuele. Associazioni: A.m.a., La Panchina, A.m.a Salute Mentale) e da un gruppo di volontari appassionati di montagna. Già dalla sua costituzione altre organizzazioni si sono associate come Punto d’Incontro cooperativa sociale, Ass. Estuario, Ass. Prisma.
Docente corso: Maria Carla Failo
Laureata in Storia e filosofia, ex insegnate di Lettere nella Scuola media, da quattro anni vice presidente della Sezione di Trento e da quest'anno vice presidente SAT. Da circa due anni si occupa della redazione del bollettino. Antecedentemente ha collaborato per parecchi anni con l'Associazione Trentini nel mondo e per sei anni ne è stata membro di Giunta e per tre vice presidente. Editato una raccolta di poesie dialettali e un libro di racconti.
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1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Docente corso:
Maria Chiara Pavesi
Nata in Svizzera, a Lausanne il 19\08\1990 da due genitori trentini amanti della montagna. Laureata presso l'universitĂ di Bologna in Scienze dell'Educazione nel 2013 con Tesi dal titolo: â&#x20AC;&#x153;La montagna che educaâ&#x20AC;? incentrata sulla pedagogia della montagna, con conseguenti due tirocini didattici, uno presso Accademia della montagna del Trentino e l'altro presso UISP(Unione Italiana Sport per tutti)-Comitato del trentino incentrati sull'inclusivitĂ dell'esperienza delle alte terre. Laureanda presso l'UniversitĂ di Padova, in â&#x20AC;&#x153;Scienze psicologiche dello sviluppo e dell'educazioneâ&#x20AC;?, con una ricerca di tesi sui benefici dell'esperienza della montagna per le persone con disabilitĂ fisiche, disagio psichico e disagio sociale. Segue, inoltre, il progetto La montagna per tutte\i per ragazzi disabili, con disagio sociale\psichico, profughi. Responsabile, per la Sezione di Trento della SAT, della Commissione di Alpinismo giovanile e da poco anche membro della Commissione provinciale di Alpinismo Giovanile.
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1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
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Docente corso: GianMarco Richiardone
Diplomato geometra, lavora presso l'Ufficio Sistemi informativi della Provincia dove si occupa di cartografia e telerilevamento e loro applicazioni in ambito informatico. E' socio SUSAT e titolato Accompagnatore di Escursionismo, con qualifica EEA (percorsi attrezzati e ferrate) ed EAI (escursionismo in ambiente innevato). E' istruttore presso la Scuola Provinciale di Escursionismo dell'Alto Adige. Ha organizzato, in qualità di Direttore, vari corsi di escursionismo in ambiente innevato, nonchÊ è stato istruttore in vari corsi di formazione per ASE (Accompagnatore Sezionale Escursionismo) ed AE (Accompagnatore Escursionismo). Si è occupato di sentieristica e cartografia per numerosi anni all'interno della SAT (Commissione Sentieri).
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1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Società degli Alpinisti Tridentini Commissione Rifugi SAT
Docente corso: Renzo Franceschini
Franceschini Renzo: in Commissione Rifugi dal 2010 – dal marzo 2013 Presidente della Commissione Commissione Rifugi ed opere alpine: organo consuntivo della Organizzazione Centrale della SAT che cura tutti gli aspetti legati ai Rifugi (n°34) , e dei Bivacchi (n°14) di competenza. Predispone, secondo le direttive ed i programmi definiti dal Consiglio centrale, il piano di studio, valuta i progetti, elabora il programma degli interventi a lungo, breve e medio termine. In collaborazione con l'Ufficio tecnico vengono programmati i lavori di ristrutturazione e di manutenzione straordinaria, gli interventi previsti per la messa a norma secondo l'evolversi legislativo e normativo a livello provinciale, nazionale ed europeo. Alla Commissione, attraverso i suoi componenti, sono poi affidati i compiti di ispezione in collaborazione con i gestori affinché i servizi resi a chi frequenta un rifugio della SAT siano sempre nello spirito dell'accoglienza e della cordialità oltre che del rispetto per la montagna. E’ composta di 8 tecnici con competenze in materia individuati fra gli iscritti dell’associazione. Dura in carica 3 anni come il Consiglio Centrale che provvede all’individuazione dei componenti.
LA MONTAGNA COME LABORATORIO FORMATIVO E DI BUONE PRATICHE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
IL RIFUGIO Rifugio Sprugio “G. Tonini” 27 agosto 2015
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Il Rifugio nella montagna 27/08/2015
Il Rifugio, che cosa è: Un rifugio alpino è un edificio collocato in località montane, di solito lontano dai centri abitati, destinato a ospitare gli alpinisti e gli escursionisti che frequentano la montagna. Dispone di solito di servizi alberghieri di base: bagni, cucina, stanze da letto, sale da pranzo Molti rifugi nelle Alpi hanno all'interno stesso della struttura, o nelle vicinanze, un apposito locale invernale, che permette al turista di avere un posto per rifugiarsi e/o pernottare anche nella stagione invernale, ovvero quando il rifugio è solitamente chiuso
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Il Rifugio nella montagna 27/08/2015
Classificazione dei rifugi: Il CAI suddivide i rifugi in 5 categorie: • Rifugi escursionistici categoria A (n. 4) • Rifugi Alpinistici categorie B (n. 1), C (n. 13), D (n. 16), E (n. 1) La Provincia Autonoma di Trento ha introdotto una classificazione diversa: • Rifugi escursionistici (n. 4) • Rifugi Alpinistici categorie 1 (n. 10), 2 (n. 7), 3 (n. 7), 4 (n. 7)
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Evoluzione dei rifugi: ¾ Un tempo si chiamavano ospizi ed erano collocati sui passi di transito per oltrepassare catene montuose importanti ¾ Successivamente si costruirono punti di appoggio / ripari utilizzati dagli alpinisti che incominciavano a frequentare la montagna ¾ I rifugi attuali ospitano alpinisti, escursionisti e frequentatori occasionali della montagna Nato come appoggio per gli alpinisti durante la notte o in caso di maltempo è poi diventato, spesso, per i frequentatori occasionali meta e ristorante. E' opportunità e strumento per conoscere la natura ed i gruppi montuosi.
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Per la SAT la costruzione e la gestione dei rifugi è stata una delle caratteristiche fondamentali. Nata nel 1872 già nel 1881 costruisce il suo primo rifugio: Il Rifugio Tosa a 2489 metri Venne realizzato come piccola capanna con un solo locale alla base del Croz del rifugio. Ampliato successivamente piu' volte, attualmente è collegato al limitrofo rifugio Pedrotti
Attualmente dispone di n. 35 rifugi Sono distribuiti in tutto il Trentino, per un totale di circa 1800 posti letto. Sono presenti dalle basse quote (rifugi escursionistici dalla quota di 611 m.) ai ghiacciai (il più alto è il Rifugio Vioz a 3535 m.)
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LA SAT E IL RIFUGIO Dall'inizio della costruzione dei rifugi fino alla fine del secolo scorso prevale il concetto di rifugio non tanto regolamentato, ma parte della cultura alpina ben salda nei frequentatori di quel periodo. Da quando è diventato strumento turistico ci si è interrogati circa le caratteristiche che deve avere; emerge sempre di più l'elemento economico che caratterizza la struttura E' il periodo nel quale nascono regolamenti e norme che definiscono quali elementi qualificano una struttura rifugio e per quali non può essere definito come tale Nasce la consapevolezza che può influire nel delicato equilibrio della natura di alta montagna. La riflessione diventa stimolo per una analisi più ampia e SAT si fa promotore di un documento che affronta l’argomento in maniera più ampia: come l'uomo può intervenire nell'ambiente montano? – Tesi di Moena
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113° Congresso SAT – 5 ottobre 2007
TESI DI MOENA: Le Alpi e i cambiamenti climatici Temi affrontati: 1. Acqua 2. Agricoltura di montagna 3. Ecosistemi 4. Educazione 5. Energia e risparmio energetico 6. Gestione rifiuti 7. Ghiacciai 8. Pianificazione territoriale 9. Trasporti 10. Turismo alpino
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IL RIFUGIO E LE REGOLE • Nel 1992 nasce il “Regolamento Generale dei Rifugi” Il Regolamento generale rifugi è stato successivamente modificato e quello in uso attualmente è stato approvato dal Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo del C.A.I. nella sua riunione del 26 novembre 2011. Detta regole per la classificazione delle strutture Regole per gli interventi e gli ampliamenti Responsabilità Gestione e custodia Tariffario e prezzi Comportamento nei rifugi
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IL RIFUGIO E LE REGOLE
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IL RIFUGIO E LE REGOLE • Il DPR n. 151 del 2011 “Regolamento recante
• Nel 1993 la Provincia Autonoma di Trento approva la “LEGGE PROVINCIALE SUI RIFUGI E SUI SENTIERI ALPINI
semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi ”
- Legge provinciale 15 marzo 1993, n. 8 – Ordinamento dei rifugi alpini, bivacchi, sentieri e vie ferrate ” dando proprie definizioni, classificazioni, competenze, coperture finanziarie, caratteristiche, parametri di riferimento e molto altro
Applica anche ai Rifugi Alpini la normativa antincendio – derivata da quella degli alberghi con alcune deroghe – e detta le scadenze per gli adeguamenti previsti. Successivamente le scadenze sono state prorogate e sono state corrette alcune prescrizioni.
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IL RIFUGIO E L'AMBIENTE NEL QUALE E' INSERITO • Ogni rifugio è un progetto a se stante perché inserito in un abitat diverso, con una storia diversa da preservare, con un edificio originario possibilmente da rendere visibile • Ogni progetto di intervento va vagliato dalla Commissione di Coordinamento delle Strutture Alpinistiche nella quale sono inserite tutte le competenze che sono necessarie per una valutazione globale di impatto ambientale. • SAT a suo tempo (Assemblea dei delegati di S. Michele all'Adige del 2005) ha deciso di non aumentare le capacità ricettive dei rifugi in essere
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IL RIFUGIO E L'AMBIENTE NEL QUALE E' INSERITO • I vari interventi che si progettano per i Rifugi hanno lo scopo di migliorare la qualità dell'accoglienza (deposito zaini, locale asciugatura, interventi tecnologici di miglioramento dell'efficienza, adeguamento alle norme antincendio) • Debbono mantenere le caratteristiche specifiche acquisite nel tempo per una educazione dell'ospite: vita comunitaria sia nella sala ristoro con tavole grandi, nelle stanze da letto che possano accogliere piccoli gruppi – si stanno abbandonando i grandi cameroni – all’essenzialità con i servizi dignitosi ma sobri e comuni – è sempre più diffusa la doccia, se disponibile acqua calda • Valorizzazione del rifugio come luogo di formazione per la conoscenza del territorio, delle problematiche della montagna, per sviluppare attività che il luogo tranquillo può favorire • La cucina – sempre più richiesta una cucina di qualità – che proponga piatti tipici locali fatti con prodotti offerti dall'economia/ agricoltura dei dintorni con menù semplici
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IL RIFUGIO E L'AMBIENTE NEL QUALE E' INSERITO • Ma soprattutto, sostegno delle gestioni perché possano / debbano rendere evidente quanto scelto
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IL RIFUGIO DELLA SAT - Caratteristiche Da quanto detto il Rifugio concentra vita e strutture di una piccola comunità Vediamo concretamente come vengono applicate le scelte elaborate analizzando: • Il ciclo dell’acqua • L’energia necessaria • Gestione dei Rifiuti • I Trasporti
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IL CICLO DELL’ACQUA Uso responsabile con distinzione fra le tipologie d'uso (gerarchia).
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IL CICLO DELL’ACQUA Risorsa spesso limitata: • assenza di sorgenti • nevai/ghiacciai che si riducono • temperatura spesso molto bassa con gelate anche estive • nell’uso in stagione invernale Necessità di: • costruzione di depositi con problemi di inserimento paesaggistico, protetti termicamente • posa di tubazioni protette termicamente e riscaldate; detta posa deve essere inserita nell'ambiente – operazione difficile per i collegamenti volanti o stagionali
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IL CICLO DELL’ACQUA Differenziazione e gestione degli impianti di edificio in ragione dell'utilizzo: o acqua per utilizzo di cucina (particolarmente pulita e trattata con raggi UV) o acqua per l'igiene personale (non necessariamente potabile) o acqua per i sciacquoni (può essere usata anche acqua trattata – acque grigie – o acqua piovana) o acqua antincendio (se prescritto con serbatoio dedicato) Ogni circuito deve poter essere gestito separatamente.
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IL CICLO DELL’ACQUA Trattamento dei reflui con sistemi idonei, differenti in base al tipo di scarico La norma da rispettare è quella del: TESTO UNICO PROVINCIALE SULLA TUTELA DELL'AMBIENTE DAGLI INQUINAMENTI Decreto del Presidente della Giunta provinciale 26 gennaio 1987, n. 1
che con elenco specifico del 2004 ha stabilito sito per sito la modalità di trattamento delle acque reflue
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IL CICLO DELL’ACQUA L’acqua in uscita dalla cucina deve essere separata dall’olio che può contenere. L’operazione viene eseguita con il disoliatore. L’uscita da tale elemento va collegata al sistema di trattamento acque reflue del rifugio E' necessario un costante controllo della sedimentazione con rimozione dell’olio depositato e conferimento nei punti di raccolta.
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IL CICLO DELL’ACQUA L’acque nere in uscita dai servizi igienici devono essere trattare con uno dei seguenti processi: o o o o
Separazione parte solida con Fossa Hmhoff Separazione della parte solida con Grigliatura Trattamento Biologico Immissione nella rete fognaria pubblica
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IL CICLO DELL’ACQUA Separazione della parte solida con Fossa Hmhoff. L’operazione viene eseguita in una fossa interrata ed avviene per decantazione. L’uscita da tale elemento va collegata ad un sistema di dispersione per la parte liquida. La frazione solida va rimossa periodicamente. E' necessario un costante controllo della sedimentazione con rimozione della parte solida da conferire nei punti di raccolta autorizzati.
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IL CICLO DELL’ACQUA Separazione della parte solida con Grigliatura. L’operazione viene eseguita da una apparecchiatura che filtra le acque nere. L’uscita da tale apparecchiatura della parte liquidava va collegata ad un sistema di dispersione. La frazione solida viene raccolta in contenitori. L’apparecchiatura ha un funzionamento automatico ad esclusione della sostituzione dei contenitori della parte solida pieni che vanno conferiti nei punti di raccolta autorizzati.
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IL CICLO DELL’ACQUA Trattamento Biologico. L’operazione si basa sulla riduzione, attraverso il metabolismo microbico, della concentrazione delle sostanze inquinanti in modo da permettere il successivo sversamento degli effluenti depurati nei corpi idrici naturali. L’uscita da tale apparecchiatura della parte liquidava va collegata ad un sistema di dispersione. La frazione solida viene raccolta in contenitori. Impianti molto complessi gestiti sperimentalmente da personale specializzato (Rifugio Boè e Rifugio Lancia - SPA, Dolomiti Energia).
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IL CICLO DELL’ACQUA
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ENERGIA
Collegamento alla rete fognatura pubblica Impianti molto costosi con problemi impiantistici (pompaggi con onda di pressione – collegamenti molto lunghi in terreni impegnativi). Pretrattamento in loco con grigliatura o Fossa Hmhoff. Normalmente la frazione liquida viene inviata a valle entro lunghe condotte dedicate, mentre la frazione solida viene raccolta e conferita nei centri autorizzati.
¾ Nel tempo era una risorsa legata essenzialmente a ciò che l’ambiente offriva (legna da ardere – candele) ¾ Recentemente ha avuto uno e sviluppo notevole (per quantità di energia richiesta – per tipo di energia usata – diversificazione delle fonti primarie) ¾ Presa di coscienza dell’impatto sull’ambiente della tipologia delle fonti energetiche adottate. ¾ Attenzione all'uso di energia proveniente da fonti rinnovabili
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ENERGIA ¾ Energia solare “catturata” con: o pannelli fotovoltaici per produzione di energia elettrica o pannelli solari termici per produzione di energia termica o microcentraline idroelettriche se disponibile acqua per il loro funzionamento Le condizioni meteo, l’ambiente, la temperatura media condizionano notevolmente la possibilità di utilizzo di questa risorsa.
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ENERGIA ¾ Energia da gruppi elettrogeni alimentati a gasolio tenendo presenti le seguenti caratteristiche: o
Uso di generatori efficienti gestiti con manutenzione ottimale
o
Con utilizzo significativo del gruppo elettrogeno nell'arco della giornata installazione di cogeneratori (produzione di energia elettrica e recupero dell’energia termica altrimenti scambiata con l’aria - accumulata in grossi scambiatori di calore)
L’utilizzo dei gruppi elettrogeni è fonte significativa di inquinamento con i gas di scarico e di rumore; il loro utilizzo va limitato allo stretto tempo necessario, ad un funzionamento ottimale (grado di manutenzione – livello di carico con rendimenti ottimali)
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ENERGIA
ENERGIA
¾ Accumulo dell'energia in batterie di accumulatori caratterizzate da:presenti le seguenti di ed :
¾ Le Cucine adeguate allo standard igienico/ sanitario richiesto utilizzano come fonti di calore:
o Grossa taglia (24 o 48 V e 1000 – 2000 Ah)
o Gas GPL
o Alimentazione dell'impianto elettrico con Inverter (da tensione continua degli accumulatori e tensione alternata 220V)
o Cucine economiche a legna (in un caso a gasolio)
Questa modalità, che di solito è integrata con il Pannelli Fotovoltaici, ha autonomia limitata (qualche giorno). Il funzionamento del Gruppo Elettrogeno provvede alla ricarica degli accumulatori.
o Dove l'energia elettrica è disponibile in quantità sufficiente elementi riscaldanti ad induzione La Cucina è l’ambiente che concentra gli utilizzatori che consumano più energia; la loro corretta scelta (tipo e dimensioni) e l’efficienza sono elementi fondamentali per l’equilibrio energetico del rifugio.
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ENERGIA
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Il Riscaldamento / Produzione di acqua calda un tempo assenti o limitati all’area del personale sono caratterizzati da: o
Da elementi del tipo a circolazione di acqua calda (termosifoni – termoventil- serpentini a pavimento per le sale ristoro e dove è disponibile calore da cogenerazione o pannelli solari termici)
o
Caldaie di tipo diversificato o combinate cioè: a legna, pellet, gasolio, gas GPL
Utilizzo di Temporizzazione di tutte le fonti luminose che non richiedono continuità
o
Utilizzo di Temporizzazione di tutte le fonti luminose che non richiedono continuità
o
Dove c'è disponibilità di energia elettrica sono installati Pannelli radianti a bassa temperatura
Gestione centralizzata di tutte le fonti luminose a carattere comune
o
L’acqua calda per gli ospiti è disponibile solo per le Docce (utilizzabili a pagamento con sistemi a gettone)
o
La "Stufa di sala", presente in quasi tutti i rifugi è sempre alimentata a legna o pellet.
o
Minimizzazione degli sprechi
o
Utilizzo di corpi illuminanti efficienti ed a basso consumo
o o
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ENERGIA ¾
¾ L’Illuminazione dell’edificio deve essere fatta tenendo presente:
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L’Illuminazione, molto importante per la vita del rifugio, da un punto di vista energetico non è l’elemento più significativo, ma può essere indice di un buon utilizzo delle risorse.
La gestione del Riscaldamento / Produzione Acqua calda non è disponibile per gli ospiti, ma a cura del personale del rifugio. Il Riscaldamento dei locali (principalmente sala ristoro) adotta dei parametri progettuali diversi dal fondovalle. L’isolazione dell’edificio, l’uso di finestre termiche, le pareti con barriere termiche e per l’umidità, i pavimenti del piano terra con intercapedini areate, la bussola d’ingresso all’edificio sono standard utilizzati negli interventi di ristrutturazione.
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ENERGIA ¾ Altri impianti che “bruciano” energia sono: o Sistemi di comunicazione quali telefono, ponti radio, banda larga o Impianti di sicurezza (rilevazione incendio, allarmi) o La Teleferica (funzionante con gruppo autonomo o con motore elettrico alimentato dal generatore / centralina del rifugio) o … ecc.
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GESTIONE DEI RIFIUTI ¾ In tutti Rifugi è in atto la Raccolta differenziata ¾ Dove è possibile sono utilizzati trattamenti locali della frazione umida ¾ La pulizia del terreno circostante il Rifugio produce quantità significative di rifiuti che il Gestore raccoglie ¾ Il trasporto a valle e conferimento ai centri di raccolta avviene con gli stessi mezzi con i quali si rifornisce il Rifugio (su strada, teleferica, elicottero) I gestori stanno modificando i loro approvvigionamenti in modo da ridurre la quantità di imballaggi che sono parte importante dei rifiuti prodotti (bibite alla spina, grandi confezioni dei prodotti in barattolo, ecc.) .
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TRASPORTO MATERIALI PER IL RIFUGIO
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TRASPORTO MATERIALI PER IL RIFUGIO ¾ Su Strada con mezzi idonei per il tipo di percorsi (strade forestali sterrate):
¾ Non sono solo un problema economico ma influenzano la modalità di gestione del rifugio e gli spazi da riservare (depositi – armadi termici – frigoriferi)
o
Permette un rifornimento flessibile
o
Non necessita di grandi depositi in Rifugio
¾ Condizionano le caratteristiche del menù che viene proposto
o
È una modalità disponibile 24 ore su 24 e per tutto il periodo di percorribilità delle strade di accesso (in inverno anche con piccoli “gatti delle nevi”)
¾ Comprendono i prodotti vari per il funzionamento della cucina, le pulizie, le attrezzature (carburanti – gas – legna – pellet), la manutenzione dell’edificio Gli spazi ridotti disponibili presso il Rifugio, gli alti costi di trasporto, impegnano il gestore a scelte precise sulle quantità e tipologia dei prodotti da avere disponibili presso il Rifugio.
Il rifornimento su strada è il più economico anche dal punto di vista delle risorse per attivarlo (strade esistenti, mezzi non esclusivi).
SAT Commissione Rifugi
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SAT Commissione Rifugi
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TRASPORTO MATERIALI PER IL RIFUGIO
TRASPORTO MATERIALI PER IL RIFUGIO
¾ Con Teleferica :
¾ Con Elicottero :
o
Permette un rifornimento flessibile
o
Richiede una programmazione precisa dei rifornimenti e grossi depositi / frigoriferi in Rifugio
o
Non necessita di grandi depositi in Rifugio
o
o
È una modalità disponibile 24 ore su 24 e per tutto il periodo di percorribilità delle strade di accesso alla stazione a valle della teleferica
È molto oneroso e vincolato alle possibilità di volo dei mezzi aerei; richiede attrezzature e preparazioni dei carichi (reti, sacconi; contenitori adatti al trasporto aereo).
o
È una modalità disponibile solo nell’arco diurno ma non è condizionata dall’innevamento
Il rifornimento con teleferica è economico in fase di gestione ma richiede notevoli risorse per la costruzione dell’impianto. Richiede la collaborazione a valle da parte di altro personale (talvolta gli stessi fornitori dei prodotti).
Il rifornimento con elicottero non richiede impianti. Richiede la collaborazione a valle da parte di altro personale (talvolta gli stessi fornitori dei prodotti).
SAT Commissione Rifugi
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RIFUGI DELLA SAT NEL LAGORAI ¾ Rifugio Sprugio “Giovanni Tonini” in affidamento alla Sezione di Pinè ¾ Rifugio Sette Selle in Affidamento alla Sezione di Pergine
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RIFUGIO SPRUGIO “G. TONINI” ¾ ¾ ¾ ¾ ¾
mt. 1900 posti letto n. 60 distribuiti in due edifici distinti Gestore : Hana Poncikova apertura oltre al periodo estivo, nei fine settimana e continuata durante le festività Dispone della teleferica per i rifornimenti
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Nell'alta Val Spruggio venne costruito nel 1972 ristrutturando la malga Spruggio alta. L'opera fu resa possibile grazie al contributo determinante della famiglia Tonini ed stato dedicato a Giovanni Tonini, insigne ingegnere, pittore ed alpinista. Nel settembre del 2000, a cura della SAT centrale, è stato inaugurato il ristrutturato "stallone", poco sopra il rifugio. Nel 2010 – 2011 a cura della SAT centrale si procede all'ampliamento del rifugio,con adeguamento tecnologico e costruzione della teleferica di servizio la cui stazione entra direttamente nell'edificio. Il rifugio Tonini si trova sulla prima variante "alpinistica" del tratto trentino del Sentiero Europeo n. 5 (E5).
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La catena del Lagorai dispone di diversi Bivacchi ma di pochi Rifugi; i Rifugi esistenti sono prevalentemente di terzi.
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SAT Commissione Rifugi
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RIFUGIO SETTE SELLE ¾ ¾ ¾ ¾
mt. 2014 posti letto n. 24 Gestore : Lorenzo Ognibeni apertura oltre al periodo estivo, nei fine settimana e continuata durante le festività
¾ Il rifugio per buona parte dell'anno è alimentato da una micro centralina idroelettrica • • • •
Nell'Alta Val Laner (Intertol), Il rifugio e' stato realizzato dalla Sezione SAT di Pergine i cui soci iniziarono la frequentazione di questa zona subito dopo la fine della grande guerra. La Val Laner un punto di penetrazione, dalla Val dei Mocheni, nella catena del Lagorai, verso il Monte Croce, la Val Calamento, il Laiton, il Lago di Erdemolo, la cresta di cime che portano fino alla Panarotta. Il rifugio Sette Selle costruito con pietre del luogo, semplice ed austero, ma dotato di tutti i servizi indispensabili, e' stato realizzato interamente grazie al lavoro dei soci della Sezione SAT di Pergine Valsugana. Il rifugio e' stato presentato il 7 ottobre 1978 in occasione del LXXXIV Congresso della SAT.
Tesi di Moena Le Alpi ed i cambiamenti climatici
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Premessa In occasione del congresso annuale della SAT sul tema dei cambiamenti climatici, si è costituito un gruppo di lavoro con rappresentanti di AVS, CAI Alto Adige, CAI FVG, SAT e CCTAM al fine di analizzare le problematiche connesse al Climate Change, e costruire insieme un documento che individui gli aspetti interessati da tali cambiamenti e prospetti soluzioni adeguate. Con tale documento, che SAT presenta ai propri Soci convenuti al 113° Congresso SAT, ci si prefigge anche lo scopo di sollecitare le associazioni alpinistiche e le autorità pubbliche ad intervenire concretamente allo scopo di sensibilizzare soci e cittadini e adottare iniziative praticabili ed efficaci. Il problema Gli anni novanta sono stati globalmente il decennio più caldo da quando sono disponibili strumenti di misurazione affidabili, attorno al 1860, e con buona probabilità anche il più caldo dell’ultimo millennio. Si prende atto dei dati presentati dal 4° rapporto IPCC (2007), dai quali si rileva, per la prima volta con un notevole livello di confidenza un evidente nesso di causalità tra: - consumo di combustibili fossili (da attività antropiche); - aumento di gas serra; - aumento di Temperatura media globale (e variazioni climatiche connesse). Preoccupanti sono gli scenari climatici 113° CONGRESSO SAT - MOENA
forniti dalla comunità scientifica internazionale, secondo i quali il fenomeno subirà un’ulteriore accelerazione e la temperatura media globale salirà ancora di 1,5 fino a 5° C, con conseguenze notevolissime sulla qualità della vita, sulle economie e sulla società, sulle caratteristiche ambientali, sulla biodiversità, sulla disponibilità di risorse primarie quali l’acqua. Al problema climatico si sovrapporrà in modo sempre più importante la questione energetica conseguente alla ormai imminente “picco del petrolio” che significa la fine del petrolio a basso costo con minore disponibilità anche di tutti i prodotti derivati da questa risorsa fondamentale per il nostro modello di sviluppo. Diventa necessaria e non rinviabile la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera a livelli che impediscano un pericoloso turbamento del clima in modo da limitare al massimo l’innalzamento della temperatura globale della terra nei prossimi decenni. Nel corso dei lavori sono stati valutati con attenzione gli effetti particolarmente marcati sul territorio alpino che il cambiamento climatico determina. L’aumento di temperatura dal periodo preindustriale risulta nell’area alpina superiore alla media del restante territorio europeo: il suo effetto sul permafrost e la progressiva riduzione dei ghiacciai è un fenomeno chiaro a tutti, come pure l’incremento dei pericoli naturali. Le Alpi sono da sempre un laborato-
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rio decisivo per sperimentare ed applicare buone pratiche; ci sono spazi e risorse perché si sviluppino idonee strategie di intervento e attività di adattamento alle conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici che siano indirizzate anche su singoli settori e tengano conto in modo particolare delle caratteristiche, esigenze e capacità di adeguamento delle regioni. La comunità deve compiere tutti gli sforzi necessari per promuovere e coordinare iniziative internazionali di ricerca che consentano una migliore comprensione degli effetti del cambiamento climatico nel territorio alpino sulla funzionalità delle foreste alpine, sull’uso del suolo, sulla disponibilità di acqua, sulla biodiversità, al fine di definire e attuare efficaci strategie di adattamento prevedendo anche la loro trasferibilità ad altre regioni montane del mondo con problematiche simili. A livello internazionale la comunità europea ha ratificato la Convenzione delle Alpi intesa a salvaguardare l’ecosistema naturale delle Alpi e a promuovere lo sviluppo sostenibile in quest’area, tutelando gli interessi economici e culturali delle popolazioni residenti nei Paesi aderenti. Essa costituisce così il positivo esito di una prima fase che riconosce le Alpi come spazio unitario in una prospettiva globale. Diventa ora fondamentale la ratifica e l’applicazione da parte di tutti gli stati firmatari dei protocolli attuativi della convenzione delle Alpi come risposta concreta anche al problema del riscaldamento globale. Altrettanto importante risulta la promozione di comportamenti responsabili e la attuazione di buone pratiche. Moena, 5.10.2007 20
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Le tesi 1 - Acqua Gli scenari prospettati parlano di estremi, con periodi di siccità alternati ad altri di forti precipitazioni, con problemi da un lato per l’agricoltura e la selvicoltura, dall’altro per la sicurezza delle persone e i danni alle cose. L’aumentato processo di fusione dei ghiacciai e la conseguente diminuzione delle masse glaciali porterà nel medio periodo ad una minor disponibilità di risorse idriche, il cui fabbisogno sta invece aumentando. Occorre fin da subito sensibilizzare ad un uso responsabile ed avviare programmi per ottimizzare l’uso dell’acqua, per gli usi alimentari e domestici, per l’irrigazione, per l’innevamento artificiale. Occorre stabilire una gerarchia di priorità nell’uso dell’acqua, evitando di avviare o promuovere attività che richiedono massicce quantità di acqua per il loro funzionamento. 2 - Agricoltura di montagna I cambiamenti climatici influiranno sui raccolti, sull’allevamento e sulla localizzazione della produzione, con rischi per i redditi e il pericolo di abbandono. L’agricoltura di montagna diventa in un quadro di cambiamenti un fattore decisivo per l’equilibrio sociale, economico e territoriale. Aiutare l’agricoltura di montagna unitamente alla promozione di buone pratiche agricole significa: - mantenere una adeguata densità di popolamento;
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- consentire la presenza di figure economiche in grado di produrre alimenti di alta qualità e tipicità e capaci di ottimizzare le risorse; - conservare e curare il paesaggio rurale - tra l’altro anche per la sua valorizzazione turistica; - favorire il mantenimento ed il ripristino di paesaggi multifunzionali come i prati ad alto valore naturalistico; - migliorare la sicurezza del territorio con la difesa del suolo contro erosioni, valanghe e inondazioni; - conservare figure sociali con stretto legame con il territorio e con conoscenza profonda dello stesso. 3 - Ecosistemi I cambiamenti climatici avranno effetti importanti sugli ecosistemi, sul capitale naturale ed in definitiva sulla biodiversità. Solo ecosistemi in buona salute potranno reagire in modo migliore e fornire le risorse fondamentali per il nostro benessere. È quindi decisivo che essi siano tutelati e se ne garantisca la massima funzionalità. Occorre arrestare la perdita di biodiversità e favorire la completa realizzazione della rete Natura 2000; in particolare nelle procedure di Valutazione di Incidenza vengano adottati dagli enti gestori criteri rigorosi e uniformi. Lo sviluppo e lo sfruttamento del territorio non devono comportare una riduzione del capitale naturale. Occorre conservarlo, prevedendo misure compensative di analogo valore. I costi ambientali devono entrare nelle analisi costi benefici e nelle valutazioni d’impatto.
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4 - Educazione La modifica dei comportamenti all’interno di una collettività dipende in gran parte dalla consapevolezza dei problemi. Sia i cittadini che le istituzioni devono essere informati e sensibilizzati sull’entità e sulla scala degli eventi che si stanno profilando, mettendo anche in luce le ripercussioni sulle attività che svolgono. Occorre promuovere formazione ad ogni livello per rendere consapevoli e responsabili tutti i cittadini in merito ai comportamenti virtuosi che possono contribuire a contenere l’emissione di gas serra. 5 - Energia e risparmio energetico I Paesi alpini hanno tutte le potenzialità per diventare una regione modello anche dal punto di vista energetico. Sono in grado di soddisfare gran parte del proprio fabbisogno energetico attraverso energie rinnovabili, con le loro risorse di legno, acqua, sole, vento e geotermia, e con ciò raggiungere gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Occorre incentivare l’impianto dei dispositivi per la produzione di acqua calda sanitaria e da riscaldamento, e quelli di produzione fotovoltaica di energia elettrica. Il risparmio energetico è il passo decisivo per abbattere i consumi di combustibili fossili e quindi le emissioni di gas a effetto serra. I margini di azione sono ampi, nell’ordine del 30-40% rispetto ai consumi attuali. Il risparmio energetico ha effetti molto positivi sull’ambiente e sul clima, determina la creazione di nuovi posti di lavoro, libera dalla dipendenza dell’approvvigionamento energetico che
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in prospettiva si fa progressivamente più incerto e costoso. L’esempio da seguire è il modello di casa clima, capace di abbattere i fabbisogni energetici anche di dieci volte rispetto ad una casa di vecchia costruzione. Va comunque anzitutto promosso il recupero e la ristrutturazione, con criteri di risparmio energetico, del patrimonio edilizio esistente. 6 - Gestione dei rifiuti La considerazione dell’intero ciclo di vita di ogni prodotto, compresa la fase dell’utilizzazione e dello smaltimento è fondamentale ai fini di una buona gestione. Occorre realizzare un incisivo programma di riduzione e di riciclo dei rifiuti, spingere al massimo la raccolta differenziata della frazione organica, diffondere il più possibile la pratica del compostaggio domestico. Le caratteristiche abitative del territorio alpino favoriscono questa pratica che può validamente contribuire alle necessità del ciclo produttivo di giardini e orti. Occorre porre particolare attenzione inoltre al settore degli imballaggi, auspicandone la riduzione della produzione e dell’utilizzo.
invernale e monitorata la frequentazione per evitare ulteriori danni. In generale si devono prevedere come zone a riserva integrale le aree attualmente glacializzate, estendendole alle aree occupate durante la Piccola Età Glaciale (1850). Promuovere un turismo di tipo “culturale e scientifico” attraverso percorsi didattici, escursioni guidate sui ghiacciai e l’allestimento, in ogni rifugio alpino interessato, di materiale divulgativo ed informativo. Prevedere maggiori e nuove risorse economiche da investire in campagne e programmi di monitoraggio e ricerca
7 - Ghiacciai L’aumento della temperatura riduce sempre più il periodo in cui è praticabile lo sci estivo quindi deve essere evitato lo sfruttamento dei ghiacciai per tale pratica o limitato ai periodi in cui la copertura nevosa non scenda sotto un adeguato spessore. Dovrà essere vietato lo spostamento di masse nevose o l’innevamento artificiale sui ghiacciai per prolungare la stagione
8 - Pianificazione territoriale La pianificazione territoriale deve essere strettamente correlata e coerente con le valutazioni prospettiche legate ai cambiamenti climatici, prevedendo adeguate opere di mitigazione e adattamento. Per quanto attinente in particolare alla pianificazione urbanistica, considerato che molte zone montane negli ultimi decenni sono state oggetto di una eccessiva edificazione di seconde case, si chiede agli enti locali competenti di definire precisi limiti quantitativi alla loro realizzazione, prendendo a riferimento il quadro legislativo della Provincia Autonoma di Trento. Nella pianificazione dei trasporti si sollecita la realizzazione di un sistema integrato di trasporto pubblico locale basato su servizi navetta che facilitino l’accesso alle valli laterali e ai principali sentieri a partire dai centri abitati in valle (già serviti da mezzi pubblici come treno o bus)
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e, contestualmente, si chiede di limitare il traffico privato di accesso alle medesime valli laterali. 9 - Trasporti Il sistema dei trasporti contribuisce a circa un terzo delle emissioni di gas serra. È necessario promuovere la razionalizzazione degli spostamenti, il potenziamento dei trasporti pubblici e l’educazione al loro utilizzo, incentivando l’uso delle ferrovie per sostituire il trasporto su gomma. I costi ambientali ed economici sostenuti per la costruzione e la manutenzione delle strade dovranno essere valutati al fine di una coerente applicazione di tariffe stradali che riflettano i reali costi totali, attualmente sostenuti da tutta la società e non solo dai beni trasportati. A tale fine è necessario diffondere l’abitudine di utilizzare quanto più possibile generi prodotti a breve distanza, con particolare attenzione a quelli alimentari, che garantiscono la sopravvivenza dei settori agricoli alpini. Anche nel campo della acque minerali da tavola si possono ottenere significativi risultati promuovendo l’uso dell’acqua del locale acquedotto. 10 - Turismo alpino I cambiamenti climatici avranno un impatto molto importante sul turismo alpino, specialmente per quello invernale, mentre si riaprono opportunità interessanti per quanto riguarda il turismo estivo. Con l’incremento della temperatura la redditività degli impianti da sci a bassa quota diminuirà progressivamente nei
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prossimi anni, a causa dello scarso innevamento naturale e dei costi sempre maggiori legati all’innevamento artificiale. Per tali località sarà opportuno modificare le strategie di sviluppo, promuovendo forme di turismo integrato, meno energivore e che abbiano i caratteri della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Lo scenario legato alle modifiche climatiche porta a richieste di nuovi impianti nelle zone di alta quota con notevoli danni ambientali (consumi idrici ed energetici per il funzionamento degli impianti) e paesaggistici. Le medesime aree costituiranno un fondamentale “rifugio” per molte specie animali e vegetali alpine. Per tali motivi si ritiene che non siano economicamente sostenibili né ambientalmente accettabili ulteriori espansioni impiantistiche. Inoltre si chiede una severa regolamentazione circa l’uso degli elicotteri in montagna e la pratica ludico-sportiva di veicoli motorizzati (fuoristrada, motoslitte, quad, motocicli). La fragilità degli ecosistemi, lo spazio fisico ridotto, rendono fondamentale quantificare delle soglie massime di carico antropico, con relativi rifiuti ed emissioni, al fine di non compromettere i caratteri di qualità del territorio sui quali si basa la tenuta a lungo termine di tale sistema economico. È quindi decisivo per i territori alpini puntare sulla qualità e non sulla quantità Ogni investimento turistico dovrà comunque essere valutato sotto l’aspetto del cambiamento climatico.
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1°Corso 1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Accompagnatore corso: Docente/accompagnatore corso:
Marco Benedetti
Sandro Zanghellini
Dottore naturalista con specializzazione post-universitaria in "Conservazione e Gestione dei Vertebrati nelle zone appenniniche" ed esperienza trentennale in studi e ricerche ambientali e nella divulgazione naturalistica, è inoltre accompagnatore di media montagna e socio SAT. Albatros Fondata originariamente in Trento nel 1987 come Società cooperativa, opera nell’ambito dell'analisi territoriale, occupandosi in particolare delle scienze naturali, della biologia, delle scienze territoriali applicate con indirizzo forestale e urbanistico.
Giornalista professionista, è autore di guide e pubblicazioni dedicate alle montagne trentine; dal 1996 è direttore del Bollettino della SAT; collaboratore del Quotidiano Trentino per il quale cura la pagina settimanale dedicata alla montagna. Dal 2000 è Accompagnatore di Escursionismo per la SUSAT, la Sezione Universitaria della SAT di cui è socio dal 1983.
1°Corso
1°Corso
La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Accompagnatore corso:
Docente/Accompagnatore corso:
Massimo Pezzedi
Maurizio Fernetti
Da circa 12 anni è Accompagnatore di Escursionismo per la SUSAT, la Sezione Universitaria della SAT di cui è socio. Organizzatore d’escursioni, in particolare sui 3.000 delle Alpi, istruttore della sezione per corsi di ciaspole e ferrata e nei corsi CAI per formazione ASE (Accompagnatore Sezionale Escursionismo).
Nato a Trieste, speleologo e alpinista, socio SUSAT e SAT Levico, opera come Accompagnatore di Media Montagna in seno ad Albatros, rinomata società di naturalisti trentini. Svolge attività divulgative e didattiche naturalistico-ambientali, minerarie e storicomilitari in tutto il Trentino con centinaia di accompagnamenti, soprattutto in Val di Fassa. E’ autore di “Incantevoli Dolomiti”, patrocinato dalla Fondazione Dolomiti Unesco.
L'ambito disciplinare principale è il 796.5 della Classificazione Decimale Dewey, ossia documenti inerenti: alpinismo, escursionismo, sci, speleologia, vita all'aria aperta e montagna. Scopo della biblioteca è far conoscere il proprio patrimonio e altre decine di migliaia di documenti d’archivio, anche attraverso mostre e pubblicazioni.
1°Corso La montagna come laboratorio formativo e di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile.
Adiacente alla biblioteca c’è l’Archivio storico SAT, con oltre 80.000 immagini, oggetti, attrezzatura alpinistica, 650 libretti di vetta, 300 libri firma di rifugio, carte e documenti sull’attività istituzionale del Sodalizio e dell’alpinismo trentino. Per ulteriori informazioni si invita a visitare le pagine internet della biblioteca su: www.sat.tn.it
BIBLIOTECA DELLA MONTAGNA-SAT La biblioteca affonda le sue radici nel 1880, pochi anni dopo la fondazione della SAT, ma è dal 1991 che è aperta a tutti (soci e non) presso la Casa della SAT in via Manci 57 a Trento ed è inserita nel Sistema Bibliotecario Trentino. Oggi la Biblioteca della Montagna-SAT - aperta dal lunedì al venerdì con orario 9-12 e 1519 - si configura come un centro di documentazione sulla montagna e l’alpinismo, con particolare riguardo all’area regionale e alle Dolomiti, ma con documentazione di vario genere su tutti i principali gruppi montuosi del pianeta. Grazie agli scambi e ai contatti personali è collegata a tutte le principali strutture nazionali ed europee e la crescita del patrimonio si attesta su una media di mille documenti l’anno, anche grazie alle numerose donazioni e alla convenzione con il Trento Film festival che annualmente deposita tutti i libri presentati all’annuale rassegna internazionale Montagnalibri. Un’altra importante convenzione è stata stipulata con la Provincia autonoma di Trento, che riconosce la biblioteca quale istituzione di riferimento per la documentazione sulle Dolomiti. Accessibile regolarmente al pubblico, anche dei non soci, con oltre 240 giorni di apertura all’anno (1680 ore annue di apertura al pubblico), la struttura, benché privata, offre un servizio pubblico unico in regione e in Italia, paragonabile solo a quello della Biblioteca nazionale del CAI a Torino. Il catalogo è lo stesso delle altre strutture bibliotecarie trentine: il Catalogo Bibliografico Trentino (CBT), consultabile su: http://www.cbt.biblioteche.provincia.tn.it Il patrimonio conservato è di 32.000 monografie (tra le quali: 2 manoscritti, 4 cinquecentine, 177 libri antichi, ossia, precedenti il 1801), 555 testate di periodici (499 spenti e 56 correnti, in totale 20.000 volumi), 6.552 carte topografiche e geografiche, 251 cd, 59 nastri magnetici, 716 vhs, 535 dvd, 6 pellicole 8 mm, 129 pellicole Super 8 mm, 21 pellicole 16 mm e 4 pellicole 35 mm, 106 tesi di laurea, 370 calendari, 4.105 manifesti, 84 documenti di musica a stampa. I servizi erogati: consultazione in sede nell’orario di apertura; ricerca sul Catalogo Bibliografico Trentino; navigazione internet; reference e ricerca bibliografica; prestito temporaneo a domicilio per soci SAT e CAI (20 gg) e non soci (10 gg); Document delivery (rispettando la normativa vigente). Al fine di promuovere i propri servizi e le attività straordinarie la biblioteca cura direttamente le pagine web ad essa dedicate sul sito internet della SAT (www.sat.tn.it) e dal 2009 ha attivato un profilo face book al quale sono iscritte 3.500 persone.
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Biblioteca della Montagna-SAT via Manci, 57 38121 - Trento (Italia) sat@biblio.infotn.it tel.: 0461-980211 fax: 0461-986462
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