CLAUDIO SPATTINI i maestri e gli amici
PROVINCIA DI MODENA
Claudio Spattini è nato a Modena nel 1922 e risiede a Parma dal 1954, sempre mantenendo un costante rapporto con la città d ' o r i g i n e . Allievo di Arcangelo Salvarani e di Renzo Ghiozzi presso l'Istituto d'Arte "Venturi" di Modena, poi di Virgilio Guidi, Ilario Rossi e Giorgio Morandi all'Accademia di Bologna, Spattini elabora una pittura consapevole delle ricerche dell'espressionismo e delle sperimentazioni post cubiste, con una peculiare sensibilità nel linguaggio cromatico. Il catalogo presenta una selezione dei suoi d i p i n t i nell'arco di un sessantennio, dagli anni '40 al periodo più recente, delineando il percorso di uno dei protagonisti dell'arte modenese nel Novecento, operoso in una situazione culturale che raggiunge elevati livelli, grazie anche all'attività espositiva svolta dalla "Saletta" degli Amici dell'arte e da varie gallerie.
Provincia di Modena
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Claudio Spattini, i maestri e gli amici Modena Chiesa di San Paolo Via Francesco Selmi, Modena 1 dicembre 2001 - 13 gennaio 2002 *
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Coordinamento Luigi Benedetti Ubaldo Fraulini Lauretta Longagnani Mostra a cura di Lauretta Longagnani Graziella Martinetti Braglia Progetto espositivo e allestimento Fausto Ferri Collaborazione amministrativa Anna Vezzelli Catalogo a cura di Graziella Martinelli Braglia Testi di Alberto Bertoni Graziella Martinelli Braglia Fotografie Vincenzo Negro Altre referenze fotografiche Archivio fotografico di Claudio Spattini: pp. 65, 66, 67, 68 Archivio fotografico Galleria Civica di Modena: p.14 Progetto grafico e impaginazione Rossana Dotti Stampa Artestampa - Modena
Si desidera ringraziare i privati che hanno cortesemente messo a disposizione le loro opere per onesta mostra, e che hanno fornito notizie e informazioni utili alla stesura del catalogo, inoltre si ringrazia la Direzione della Galleria Civica di Modena per il prestito di un'opera appartenente alla Raccolta del Disegno contemporaneo.
CLAUDIO SPATTINI i maestri e gli amici a cura di Graziella Martinelli Braglia
PROVINCIA DI MODENA
La mostra intitolata a Claudio Spattini, i maestri e gli amici, allestita nella chiesa di San Paolo, sede espositiva della Provincia di Modena, intende dar continuitĂ al progetto di valorizzazione della realtĂ artistica del territorio modenese. Da vari anni l'attivitĂ espositiva della Provincia di Modena si rivolge a tre principali ambiti: lo studio e la pubblicizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio, il sostegno e la promozione dell'arte contemporanea con particolare interesse nei confronti dei giovani autori, e infine la valorizzazione della propria Raccolta d'Arte, traendone spunti per approfondire aspetti e peculiaritĂ della cultura novecentesca nell'ambiente modenese. importanti tappe in quest'ultimo percorso sono state la personale di Mario Venticelli, curata da Giorgio Cornia nel Palazzo della Provincia nel 1995, la realizzazione del volume Ottocento e Novecento a Modena nella Raccolta d'Arte della Provincia nel 1997, e la mostra collaterale Pittori modenesi del primo '900. Hanno fatto seguito, fra il 1999 e il 2000, rilevanti esposizioni personali, fra cui auelle di Gino Covili e di Ermanno Vanni. Questa antologica di Claudio Spattini, con alcuni saggi dei suoi maestri e colleghi, vuole costituire un momento di conoscenza e di riflessione su un lungo tratto dell'arte modenese del Novecento, potendone cogliere le tensioni e i valori tramite la produzione di uno dei suoi maggiori interpreti. Graziano Pattuzzi Presidente della Provincia di Modena
Questa mostra vuole essere un omaggio a Claudio Spattini, decano dei pittori modenesi, nato a Modena nel 1922 e residente a Parma dal 1954, ma in continuo rapporto con la città natale-, i dipinti esposti - oltre una quarantina, rappresentativi della sua evoluzione di stile e di poetica, oltre che dei temi più amati - coprono il lungo arco di un sessantenni. Altre ragioni di questa mostra sono da ricercarsi nell'impegno in materia culturale che la Provincia di Modena è andata maturando in questi anni. Un impegno che si esprime anche nel dialogo con gli artisti, e che si concreta nel continuo accrescimento del nucleo contemporaneo della Raccolta d'Arte Provinciale. Sempre la Raccolta d'Arte, nel suo nucleo storico allestito nel Palazzo della Provincia, si pone per certi aspetti come complementare a questa mostra-, essa infatti esibisce alcuni saggi di Spattini, accanto a un vasto complesso d'opere di amici e colleghi del maestro che ben documentano la temperatura artistica nella Modena del Novecento. Infine, si vuole rivolgere un ringraziamento particolare ai privati e alla Galleria Civica di Modena che hanno contribuito, con la gentile disponibilità al prestito delle loro opere, alla realizzazione di questa mostra che, si spera, varrà a illuminare attraverso la pittura di Claudio Spattini un importante capitolo d'arte novecentesca non soltanto a livello modenese ma anche emiliano. Mario Lugli
Assessore alla Cultura della Provincia di Modena
LE CAPITALI E I TRAMANDI DI CLAUDIO SPATTINI
di Alberto Bertoni on sono un critico d'arte. Non ne possiedo il gergo tecnico, né la capacità di trasposizione dei segni grafici e delle icone figurative in parole, non la competenza storica delle influenze e dei rapporti. Tuttavia, ho coltivato negli ultimi anni due specifiche aree d'interesse cui ho dedicato una certa attenzione e anche molta passione. Inoltre, a queste attitudini si unisce il dato biografico di essere un modenese che ha sempre continuato a vivere a Modena, pur lavorando a Bologna: un pendolare, insomma, delle code infinite di viali e tangenziali, svincoli e raccordi. Tali aree d'interesse sono, da un lato, lo studio delle geografie letterarie d'Emilia; e dall'altro l'impegno a definire che cosa ha davvero comportato (e sta ancora comportando) il "fatto" di Auschwitz a contatto con i protocolli e i fondamenti espressivi di tutta l'arte (quindi non solo della letteratura) occidentale. Parlo di geografie al plurale e non semplicemente di geografia, perché è noto che ad ogni capoluogo disposto lungo l'asse rettilineo e razionale costituito da via Emilia, Autosole e linea ferroviaria corrispondono una diversa tradizione artistica e diversi rapporti tra centro e periferia, vocazione provinciale e impulso nazionale o internazionale, pigrizia stanziale e disposizione degli artisti ad emigrare verso capitali più "globalizzate" e vivaci. A ciò si deve poi aggiungere il conflitto simbolico incarnato dalla tortuosità curvilinea di strade che seguono ora il profilo dei contrafforti appenninici ora il corso di fiumi, torrenti e canali: un conflitto che si dispone lungo l'asse perpendicolare a quello della via Emilia, vale a dire sulla direttrice sud/nord. E non c'è dubbio che la tensione all'alto, al sublime, che comporta l'ascensione al crinale crei un bel dinamismo oppositivo rispetto al perdersi dello sguardo e della ragione di chi guardi invece alla Bassa, nel suo connubio di mare e deserto, archetipi del materno e del nulla, in una comune disposizione al senso estremo del viaggio. Per intendere la radicalità di un simile contrasto percettivo, basta giustapporre un testo straordinario come Casa d'altri del reggiano Silvio D'Arzo ai Narratori delle pianure di un Gianni Celati o alla
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metafisica fotografica creata da un Luigi Ghirri. A parte Ferrara, che non è sulla via Emilia e che può essere considerata la capitale della Bassa metafisica cui ho appena fatto riferimento, e una volta riconosciuta a Reggio la ricchezza conoscitiva di un suo peculiare esistenzialismo religioso, talora ai limiti dell'eresia (assieme all'origine di uno scrittore che per primo ha compreso il valore profondo di osservazioni di questa natura, Pier Vittorio Tondelli), i tre nuclei culturali più rilevanti della regione sono le due ducali petites capitales d'autrefois, Modena e Parma; e naturalmente Bologna, con l'energia centripeta della sua università e delle sue manifestazioni, occasioni d'incontro. Certo è un'energia, quella bolognese, che può anche produrre disorientamento, se aveva ragione l'Antonio Delfini di una delle sue straordinarie Poesie della fine del mondo, quando - provenendo in treno da Firenze - proprio a Bologna si smarriva: "Solo Emilia e Rornagna hanno i colori della sera/ anche gli altri paesi li hanno/ ma l'accentrarsi dei centri/ per Imola Modena Reggio e Forlì/ (è il nostro supremo inganno e disinganno/ di nascere di vivere e di tornare qui)". Claudio Spattini, nella sua vita lunga e laboriosa, ha avuto modo di attraversarle tutte e tre queste capitali piccole o grandi d'Emilia: nato a Modena, ha frequentato il "Venturi", una scuola di cui occorrerà prima o poi riconoscere tutta 'importanza formativa, stando anche all'attuale vitalità delle arti figurative nella città della Motta, grazie alla compresenza di un Wainer Vaccari, di un Franco Guerzoni, di un Giuliano Della Casa, di un Carlo Cremaschi, di un Davide Benati. Poi, si è diplomato all'Accademia di Belle Arti di Bologna, con maestri quali Virgilio Guidi e - soprattutto - Giorgio Morandi. Infine, nel '54 si è trasferito a Parma, dove ha svolto la sua attività professionale, non prima di avere esposto, a Modena, nella quasi mitica "Saletta degli Amici dell'Arte", presso il delfiniano Caffè Nazionale: e in due occasioni, la prima (e anche prima in assoluto) in una "Mostra collettiva di pittori modenesi", nel dicembre del '47, con un quadro dal titolo in tedesco, Auslander der ìnternit in Lager, la seconda con un'importante personale nel 1952, tra le cui sedici composizioni spiccava il gruppo dei quattro Nel Lager. E a questo proposito - davvero in presa diretta - un critico letterario capace, lui sì, di sagaci incursioni nel campo della critica d'arte, Renato Bertacchini, sottolineava che "11 fatto stesso di dover
ricordare che il viluppo è suggerito non tanto da una ultima fratellanza istintiva, quanto piuttosto da una specie di parassitismo, (...) sposta l'avvertimento al volume, ottenuto spoglio di mediazioni, con il diritto del solo e puro segno." Era un dovere etico, evidentemente, per il Claudio Spattini che entrava con determinazione e successo nel mondo "alto" della pittura questo "arrivo al puro segno": era anche - in certo modo - quella necessità di partire dalla fine o di arrivare alla fine in via paradossalmente preliminare che rappresentava per la generazione di Spattini (nato nel 1922), che poi era la stessa di Pasolini e di Volponi, di Roversi e di Calvino, il necessario tributo percettivo e conoscitivo all'Olocausto, cesura radicale accaduta nel cuore del pensiero occidentale, evento irredimibile e simbolicamente rielaborabile solo attraverso lo sbocco tragico di una memoria labile, baluginante magari a distanza d'anni, piena di buchi e di lacune. E', quella di Spattini, anche la prima generazione di padri che i figli, nati nel dopoguerra e cresciuti nel benessere, avrebbero cercato idealmente di sopprimere, nel '68 e poi nel '77, già sospesa com'era stata in una scelta mortale tra l'adesione necessaria alla lotta partigiana o l'acquiescenza alla turpe Salò. E non è un caso che solo oggi, lo dimostra il bel romanzo L'ora del ritorno dello scrittore ferrarese Stefano Tassinari, i conti tra quei (nostri) padri e questi figli, ma anche i rapporti tra memoria e spinta oppositiva, senso della rovina e slancio utopico, impongano nuove forme di rappresentazione e articolazioni differenziate del pensiero e della storia. Ed è poi stato, Spattini - nel prosieguo altamente qualitativo del suo percorso di pittore - un artista che avrebbe fatto direttamente propria quell'idea di tramando che un maestro bolognese della critica d'arte, Francesco Arcangeli, veniva intanto plasmando per il maggiore dei maestri all'Accademia bolognese, Giorgio Morandi. Non per un caso, infatti, Arcangeli riconduceva il tramando entro una dimensione tutta storico-esistenziale, facendo risalire la spinta primigenia degli artisti padani verso il Naturalismo ad un ceppo romantico e correggendone così l'accezione invece più che altro formale dovuta a Roberto Longhi, il suo predecessore sulla cattedra di
Storia dell'arte nell'ateneo bolognese. Spattini è tutto dentro questa lezione, anzi se ne è proprio conquistato le più fruttuose conseguenze operative con quell'atto originario di riduzione al "puro segno" dei quattro Nel Lager, che parevano averne precocemente soffocato il duplice impulso da un lato a una lezione neorealistica; e dall'altro a una resa lirica del paesaggio che - secondo un critico autorevole e sensibile come il parmigiano Roberto Tassi - era frutto "di un post-cubismo di lontana provenienza francese". Ma allora viene da pronunciare subito, accanto a quello di Morandi, il nome di Cézanne, uno dei canoni vivi della miglior pittura europea del Novecento, se la si pensa prolungata lungo la traiettoria di un tempo grande, dai post-impressionisti ai cubisti, fino agli informali (e in Italia a Merlotti e a Burri), ma anche uno dei punti veri di riferimento per il nostro scrittore più grande, quell'Antonio Delfini - appunto - che la frequentava eccome (e la capiva e sarebbe riuscito a trascriverla nella straordinaria Introduzione 1956 a una nuova edizione del Ricordo della Basca) la rete di tramandi che venivano manifestandosi, di stagione in stagione, alla "Saletta" del Caffè Nazionale. Delfini, certo, era anche uno capace per scommessa di arrivarci a marcia indietro, a Bologna, lungo la via Emilia, ma per ripartirne subito, mica come il caro Francesco Guccini che ci si è inventato una piccola patria, a Bologna, eppure al contìnua a parlèr mudnès benché mi derida per i miei rientri notturni verso una torre puntuta e biancastra... A Parma no, a Parma Delfini ci avrebbe lasciato la vita, per un amore troppo grande e come sempre non ricambiato: ma le avrebbe fatto il dispetto (riuscito) di convincere il mondo che la "Parme" di Stendhal era in realtà una "Modène". Per tutti questi incroci e per tutte queste strade, attraverso una cartografia di fantasmi (al centro geometrico della quale si stagliava, plumbea, una certa Fessoli), è passata e passa l'opera grafica e pittorica di Claudio Spattini, un artista al quale si può infine applicare - con piena cognizione di causa - quella formula che Arcangeli aveva dedicato a Morandi e che diceva di una misura e di una qualità tutte esistenziali, in grazia di una "lenta immediatezza" quando si trattava di intuire il "fenomenico".
Ove non indicato diversamente, le opere appartengono a raccolte private.
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"La natura morta ha, in tedesco, un altro nome, molto più bello e molto più giusto-, questo nome è Stilleben, vita silenziosa. Infatti la natura morta è un quadro che rappresenta la vita silenziosa degli oggetti e delle cose, una vita calma, senza rumori e senza movimento, un'esistenza che si esprime col volume, la forma e la plasticità." Giorgio de Chirico, Le nature morte, 1934.
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l modenese Claudio Spattini appartiene a quel novero di autori che, per usare un'espressione di Roberto Tassi, "hanno vissuto in profondo nel sangue la "storia" della pittura moderna... La tradizione figurativa che li nutre corre lungo una linea che si può far partire da Cézanne ed arrivare, poniamo, a Merlotti''' 1 ). Sulla metà del Novecento, con Mario Venturelli, con Pompeo Vecchiati e altri ancora, Spattini fu tra quei giovani artisti che - è ancora Tassi a narrarlo - "hanno avuto contatti con altri giovani di Bologna e ài Lombardia, hanno letto ed ascoltalo con passione le parole di Francesco Arcangeli, hanno ritrovato se stessi in una corrente di interessi e di scoperte che si è sviluppata qui nel Settentrione e che ha toccato un po' tutte le grandi città e qualcuna anche di provincia"^. Modena, ad esempio, o Parma, dove Claudio Spattini si trasferì nel 1954, tuttavia mantenendo sempre vivi i rapporti con la città natale. All'Istituto d'Arte "Adolfo Venturi" di Modena avviene la formazione dell'autore, nell'arco fra il 1935 e il '41, frangente - si vedrà - cruciale, di trapasso fra due differenti stagioni di cultura. Allora, l'Istituto era diretto
dapprima dal piemontese Camillo Verno, discepolo di Andrea Castaidi approdato dall'accademia a un coinvolto verismo; poi, a partire dal 1936, da Domenico Chini che inoltre insegnava Disegno geometrico e architettura ornamentale. Professore di Disegno e pittura applicata alla decorazione murale era Arcangelo Salvarani, dal quale Spattini apprese la tecnica della tempera, con una qualità d'esiti che sarebbe diventata peculiare della sua futura produzione ( 3 ). Determinante fu l'incontro con il docente di Figura, il pittore fiorentino Renzo Ghiozzi, già allievo di Felice Carena quindi, tra la fine degli anni '20 e l'inizio degli anni '30, legato alla Scuola romana di Mafai, della Raphael e di Scipione, da cui aveva appreso il gusto per gli impasti tonali materici e caldi, virati sui rossobruni. Fu appunto Ghiozzi - che peraltro soleva nascondere le proprie opere agli allievi per non influenzarne la creatività - a far conoscere al giovane Spattini le accensioni cromatiche di Scipione e Mafai, le liriche eleganze di Modigliani, particolarmente ammirato dal gruppo romano, e poi il rigore formale di Sironi e le sperimentazioni di Picasso e di Braque. Varrà ricordare, .nel corpo accademico dell'Istituto, l'insegnante di Storia dell'Arte, il critico Lionello Venturi, figlio di Adolfo, che dell'opera di Modigliani era appassionato sostenitore. Il futuro itinerario artistico di Spattini va interpretato proprio alla luce di quel clima di emulazione e di confronto dialettico che pervadeva le aule del "Venturi"; in particolare, era
Claudio Spattini nel suo studio
1. R. Tassi, Belledi, Bio/i, Minardi, Spattini, catalogo della mostra, Galleria del Teatro, Parma 1956, pp. 1-2. 2. Ivi. 3. Cfr. Maestri del Venturi. Per una storia dell'Istituto d'Arte di Modena dal 1923 al 1970, catalogo della mostra a cura di Nadia Raimondi e Claudia Zanfi, (Modena) Carpi 1999.
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Renzo Ghiozzi (Firenze 1907-1987) Ritratto di Marta. 1942 olio su tavola, cm. 88 x 63,5
4. Per queste informazioni si è grati alla signora Marta Messerotti Benvenuti.
intensamente awertita la discrepanza di stile, di tecnica, finanche di mentalità fra Arcangelo Salvarani, classe 1882, e Renzo Ghiozzi, nato nel 1907, e dunque anagraficamente separati da almeno una generazione. Il primo, discepolo di Antonio Simonazzi seguace fra i più validi del caposcuola Adeodato Malatesta, anche nella tarda svolta "verista" -, era maturato nella tradizione impressionistica di Giuseppe Graziosi e di Evaristo Cappelli; il secondo, cresciuto alla scuola di Ludovico Tommasi, livornese allievo del macchiaiolo Lega, proveniva dai ranghi della Scuola roma-
na, e introduceva nel "Venturi" un linguaggio nuovo e un'espressività del tutto inedita; così, se Salvarani insisteva sulla necessità del telaio disegnativo da condurre a matita, imprescindibile trama da campire in seguito con il colore, Ghiozzi sollecitava gli allievi ad affrontare la copia dal vero pressoché di getto, con il carboncino o la sanguigna, e a "buttare giù subito il colore, anche a costo di sbagliare", caricando il segno e il colore di valori espressionistici < 4 ). E Spattini, come altri compagni di studi, avrebbe seguito i consigli del più giovane e innovativo maestro. A questo clima di ricerca appartiene uno tra i primi saggi di Spattini, l'Autoritratto del 1940, che si aggiudicò il primo Premio Regionale di Pittura riservato ai giovani artisti nel 1941. Presenza iconica nell'atmosfera ferma ed estatica, \'Autoritratto esplicita le tante sollecitazioni che allora premevano sull'artista diciottenne. Spunti ancora da assimilare e da far propri, come un certo rigido "primitivismo" all'Alture Martini; poi, il "novecentismo" da rintracciarsi nel nitore del segno, nella fissità della figura, nell'astrazione formale che tende alla sintesi geometrica, e quella poetica stilizzazione alla Modigliani, che fu sempre autore fra i prediletti da Spattini. L'ammirazione per l'artista livornese si sarebbe manifestata con piena evidenza nel Ritratto di Bona Tibertelli, del 1942, improntato dall'allungamento delle forme e dalla sinuosità della linea. Nipote del pittore ferrarese Filippo De Pisis ed ella stessa pittrice, Bona Tibertelli rientrava nella cerchia degli allievi di Ghiozzi al "Venturi". Il
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giovane Spattini era allora assistente del maestro fiorentino, in un corso che vedeva la Tibertelli accanto a Ermanno Vanni, a Mario Venturelli, a Giorgio Scapinelli, a Lucilia Mussini, futura scenografa, e ad alcune valide pittrici "per diletto" come Marta Messerotti Benvenuti; lezioni che erano veri laboratori, frequentati anche da ex alunni e da altri insegnanti fra cui i pittori Nereo Annovi e Pompeo Vecchiati e gli scultori Marino Quartieri e Vittorio Magelli' 5 ), quest'ultimo reduce da un soggiorno romano attorno al '30, dove s'era accostato al linguaggio di Mafai e di Scipione < 6 ). Il magistero di Renzo Ghiozzi, direttore del "Venturi" dal '46 al '54, è dunque un nodo nell'evoluzione dell'arte modenese, in cui risiede la chiave di comprensione delle scelte espressive di vari autori, fra cui naturalmente Spattini. Al termine del conflitto mondiale, reduce dalla prigionia, Spattini s'iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Suoi docenti sono Virgilio Guidi, che ha per assistenti Ilario Rossi e Pompilio Mandelli, e Giorgio Morandi insegnante di incisione. Di quell'epoca è la Ragazza con giglio rosso, olio premiato nell'Esposizione della Accademia di Bologna del 1947, presenti nella giuria Morandi e Guidi. Episodio dalla prosa limpida ma con implicazioni simbolistiche, la Ragazza con giglio rosso possiede una sigla formale alla Modigliani, e si orchestra sulla calda selezione cromatica desunta da Ghiozzi, ma già risente della poetica di Guidi. E può, per certi versi, rientrare in quel clima che nel 1946 dettava allo stesso Guidi queste
righe: "Certo è che non bisogna temere di parlare di un nuovo spinto di classicità in questo momento storico che ha in sé tutti i segni di una "successione di civiltà"... E' sperabile che i fiacchi conservatori di musei, o i "giocatori d'azzardo della modernità" non fraintendano la parola- classicità. Tutto il passato sarebbe morto se non portato all'attualità del nostro tempo."(7). La fertile realtà bolognese influirà in maniera profonda sull'itinerario di Spattini. Nel mentre, anche il circolo modenese degli "Amici dell'Arte", fondato nel 1947 dall'avvocato Franco Allegretti, offre al giovane pittore occasione di dibattiti e di confronti con amici intellettuali, artisti, collezionisti.: la Saletta degli "Amici dell'Arte", con le sue circa trecento mostre, avrebbe portato a Modena personalità e valori d'arte del più vasto panorama italiano e anche internazionale < 8 >. Fu presso la Saletta che nel 1948 Spattini avrebbe allestito la prima personale in collettiva, accanto a quelle degli amici Enzo Trevisi e Mario Venturelli, brillante esordio dei "tre moschettieri" della pittura modenese. Poco dopo, nel
Renzo Ghiozzi (Firenze 1907-1987) Caffettiera, uva evaso. 1946 olio su tela, cm. 64 x 76
5. Anche queste notizie si devono alla cortesia della signora Messerotti Benvenuti. 6. Cfr. E Petrucci, in Vittorio Magelli (1911-1988), catalogo della mostra, Modena 1996, pp. 13-14. 7. Trascr. in Da de Chirico a Morandi. Capolavori dei Novecento della collezione Astaldì e dalla Galleria d'Arte Moderna di Udine, a cura di G. Bergamini, Milano 1994, p. 126. 8. Cfr. La Saletta degli Amici dell'Arte, catalogo della mostra a cura di M. Bertoni, catalogo della mostra, (Modena) Bologna 1992; I catalogni della Saletta degli Amici dell'Arte, a cura di C. Barbieri, Modena 1997, con saggio di M. Bertoni.
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Giorgio Morandi (Bologna 18901964) Senza titolo (Natura morta). 1959 matita su carta, mm. 182 x 257 Modena, Galleria Civica, Raccolta del disegno contemporaneo. Virgilio Guidi (Roma 1891-Venezia 1984) Ritratto di giovane donna olio su tavola, cm. 40 x 30
9. Ripr. in La Saletta, cit, p. 113.
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1952, la prima delle tre autonome personali presso gli "Amici dell'Arte", con una serie di monotipi assai apprezzati da Francesco Arcangeli ricorda lo stesso Spattini -, anche per la contiguità con quel suo prediletto "ultimo naturalismo" alla Mandelli, alla Rossi. Attorno al 1950 l'artista coltiva una stilizzazione geometrica d'origine cubista, condivisa anche da Trevisi, che parte dalla rielaborazione dei modelli di Picasso e dei saggi metafisici di de Chirico e Carré. Ne sono testimonianze la Composizione e U tavolo ( 9 >, entrambi del 1951, esposti alla Saletta nella personale del '52. In particolare, Composizione, presentata l'anno prima alla Quadriennale di Roma, rielabora il tragico ricordo dei campi di concentramento, e traduce la perdita dei valori dell'umanesimo rappresentando le persone come manichini, in un'immagine appiattita priva di componenti volumetriche e spaziali. Intanto nel percorso di Spattini, sul determinante magistero di Ghiozzi, s'andava consolidando la lezione bolognese. Omaggio a Morandi del 1955, immagine iconizzata, immobile e atemporale, dai sobri accordi cromatici, palesa un tema conduttore del catalogo dell'artista: la natura morta come contemplazione di quotidiane presenze, in un'atmosfera debitrice al maestro bolognese. Altri ancora gli episodi con riflessi della poetica morandiana, che sottraggono frammenti di realtà alle coordinate spaziotemporali, per consegnarli a una dimensione assoluta, metafisica. Spattini astrae dalla dimensione attimale presenze della quotidianità:
sulle sue tavole compaiono cose "rubate" alla sfera del contingente, sfrondate della loro fenomenicità nel tentativo di raggiungerne l'essenza più intima. Piatte sagome di colore sulle tonalità del viola, del lillà, dell'azzurro, del blu, esaltate da rare note rossastre, definiscono Bottiglie, vasi e caffettiera, tela del 1960 nella Raccolta d'Arte della Provincia di Modena, presentata alla Quinta Biennale "Aldo Roncaglia" di San Felice sul Panare; e anche questa può apparire la rilettura di un soggetto morandiano, ma condotta in un registro del tutto personale, che si affida alle seduzioni del colore. La ricerca bidimensionale s'esprime anche nella Natura morta del 1961 nella Galleria d'Arte Moderna di Firenze; mentre un raffinato lirismo cromatico distingue il Vaso nel giardino, evocato con pochi tocchi di rosso, di verde, di grigio su fondo blu elettrico. Attorno a queste date, il tessuto pittorico cresce di consistenza nella fase "sabbiata" - quella di Fmttiera, tazza e caffettiera del 1965, o di Conchiglia e zuccheriera del 1967 -, in un impulso sperimentale che si concentra sul versante tecnico per acquisire un ulteriore strumento espressivo. E mentre la sostanza coloristica, impastata con la terra, si fa più concreta, di contro la raffigurazione diventa più concisa e formalmente depurata. Ne deriva uno stile di apparente semplicità, ma in effetti assai meditato, all'impronta di una nuova connotazione "tattile". Conchiglia e zuccheriera introduce un tema che affascina Spattini, le conchiglie, forse per la ricchezza delle vibrazioni luministiche e per la varietà
chiaroscurale su quelle forme irregolari e scabre; d'altro canto, era stato questo uno dei soggetti più cari al Morandi dei primi anni '40, e anche al Ghiozzi figurativo, ad esempio nella Composizione con conchiglie del '44< 1 0 '. Verso il 1960, per Spattini giro d'anni di grande creatività, si situano alcuni paesaggi animati da un sentimento cromatico vigoroso e prepotente. Nel Giardino di Crespo e nel Giardino a Castelnuovo Monti, ambedue del 1957, tasselli di colore spesso e puro, a spatola o a piatti tocchi di pennello, appena suggeriscono le quinte alberate, i viali, le siepi: la forma è assorbita dalla trionfante stesura cromatica, che traduce le ombre in liriche pennellate di viola, di azzurro, di blu, e accende le aiuole con le rosse fiam-
Claudio Spattini Fruttimi, zucca e limoni olio su faesite, cm. 70 x 80
!0. Ripr. in Maestri del Venturi, cit., p. 97.
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Ilario Rossi (Bologna 1911-1994) Paesaggio. 1968 olio su compensato, cm. 24 x 40
11. Tassi, cit.
mate dei cespugli in fiore. E' palese, in tanta esuberanza, il ricordo degli espressionisti e in particolare della Scuola romana, che suggestiona anche Tramonto, nella Raccolta d'Arte della Provincia di Modena, premio acquisto alla Seconda Esposizione d'Arte "Settimane Modenesi" del 1957. Sempre lungo il filone tematico del vedutismo, S. Maria del Taro del 1964 esibisce un processo di "smontaggio" e di ricostruzione della forma tipico di molti saggi di Spattini, che ha le sue radici primarie in Cézanne - il grande riferimento per lo stesso Morandi -, e poi nel cubismo e nel costruttivismo, con esiti che rammentano quelli di certi paesaggi di Raffaele De Grada. Per Spattini, è una reinterpretazione del dato naturalistico che Tassi descrive con queste parole: "un paesaggio, un brano di natura viene così ridotto al suo equivalente spirituale e di nuovo costruito sotto l'impulso di una emozione inter-
na'''d). Dopo una simile rielaborazione, il plus valore, il "valore aggiunto" sono la carica emotiva e l'abilità tecnica, cioè l'apporto dell'artefice, che ha trasfigurato l'immagine fenomenica rendendola un prodotto d'arte. "Il risultato - osserva Tassi - è come la sintesi di un dialogo", dove gli interlocutori sono la realtà e l'autore. A quelle date, anche le opere di Matisse e Braque sono tra le fonti dell'espressività ricercata da Spattini tramite il colore, in affinità alle soluzioni allora sperimentate da Pompeo Vecchiati, l'amico modenese che condivideva le sue frequentazioni culturali: il "Venturi", la Saletta, la cerchia bolognese di Rossi, Mandelli, Arcangeli. E anche se Vecchiati andava attenuando i caratteri figurativi, sin quasi a smarrirli nella tensione di un espressionismo affidato quasi esclusivamente al colore, giungendo a un passo dall'informale, alcuni tratti del suo percorso rivelano consonanze rispetto alle scelte di Spattini, ad esempio nel privilegiare determinati soggetti. Così, la Natura morta con cardi, bottiglie e caffettiera dipinta da Spattini nel 1958 mostra, gioiosa nota di rosso acceso, il ricorrente motivo della caffettiera, uno degli "emblemi" del repertorio iconografico di Vecchiati, che lo esegue in versione ora rossa ora nera, in xilografia o in monotipo - come l'esemplare del '59 nella Raccolta d'Arte della Provincia di Modena-, probabilmente con il comune modello d'ispirazione in una celebre Caffettiera di Braque. A Piero Marussig, il "novecentista" estimatore dei fauves, Spattini guarda Dell'argomentare l'intenso Autoritratto
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del 1963: contorni marcati, superfici schiacciate nell'assenza della terza dimensione, trapassi chiaroscurali tradotti in zone di colore; è una rilettura dei processi costruttivi dell'immagine, dove la tavolozza sembra avocarsi una propria autonomia creativa. Lungo gli anni '60 mutano le predilezioni coloristiche di Spattini, come attesta una serie d'opere dalla dominante grigia. Ecco Fmttiera, tazza e caffettiera del 1965, o il Ritratto di Silvia del 1969, brano di gentile malinconia modulato su un accordo di grigi, mentre la poetica si evolve in senso riflessivo, con una sottile vena di patetismo. Ancora, in una tavola a olio sabbiato del 1965, due Conchiglie sono inquadrate da sovrapposizioni di zone chiare e scure, sospese in uno spazio oscuro e indefinito che ne amplifica il carattere evocativo. Così anche la Natura morta, altro olio sabbiato del '65, nella Collezione Umberto Severi di Carpi. Vi si scorgono analogie d'impaginato con dipinti coevi di Venturelli; affinità esteriori, poiché la pittura di Spattini è priva degli stravolgimenti emotivi e degli incubi visionari che agitano quella di Venturelli, in quanto le sue inquietudini si decantano in una propensione contemplativa. Se ne ha conferma nella Modella in grigio del 1968, tavola raffinata e preziosa nella fredda gamma dei grigi, degli azzurri, dei verdi, dei bruni, dove l'accordo tonale sembra sollecitare la pacata meditazione di una bellezza malinconica. La modella, statuaria presenza nobilitata da un lirismo che risale a Guidi, è figura-quinta nel
riquadro di un'apertura: dunque, una visione ieratica nella sua classicità, che appartiene a una sfera diversa, immobile e silenziosa. Lo sfondo è bidimensionale, con pareti e arredi che si tramutano in superfici adiacenti, in linee ortogonali, in sagome curvilinee, attraverso un astrattismo geometrico derivato da Mondrian, forse mediato da Osvaldo Licini, o da Mauro Reggiani. Rientra in questo capitolo Conchiglia, caffettiera e limone, del 1969, che si orchestra su tonalità grigio-violacee, con i dissonanti gialli del frutto e della conchiglia; vi si osservano sintonie cromatiche con dipinti di Trevisi, come Donna con limoni nella Raccolta d'Arte della Provincia di Modena, che tuttavia, dal profilo formale, dichiara
ri
Mario Venturelli (Modena 19251999), Ritratto di Claudio Sputimi. 1960 olio su tela, cm. 100 x 70
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EnzoTrevisi (Modena 1919-1997) Rito pagano. 1947 olio su tavola, cm. 25 x 25 esposto alla mostra 1947-1967. Ventanni dopo. Spaiimi Trevisi Venture/li Galleria La Sfera. Modena 1967
la propria collocazione fra post cubismo ed espressionismo, in continuità con i modi del maestro Luigi Spazzapan. Poi, verso la fine del decennio, l'allievo di Ghiozzi riprende ad amare il colore e a coltivarne le affascinanti potenzialità. Attorno al 1970, l'itinerario di Spattini attraversa una fase di iperrealismo, rappresentato da una Natura morta con tralcio d'uva-, su un fondale dalle calde tonalità del legno e delle terre, un drappo "cézanniano" per qualità materica fa risaltare i pampini dai colori autunnali, indaga-
ti con acutezza nel crepitante accartocciarsi. La sintassi è fatta di calcolati equilibri, impreziositi da echi neoseicenteschi. Seguono nature morte dove si dichiara l'attitudine espressionistica dell'autore: le forme semplificate si qualificano per zone di compatto colore, per acuti trillanti, per stesure smaltate. In Composizione con piatto del 73 il bianco anello del bordo enfatizza le notazioni di sensuoso colore degli ortaggi, delle pannocchie, dei fiori, condotte a pennellate larghe e dense. Sovviene di suggestioni da Matisse e dai fauves, da Kandinskij e da Braque, soprattutto di fronte al sintetismo formale e al colore puro e canoro di Fruttiera, zucca e limoni dell'80. E sempre, di fondo, il ripensamento di atmosfere morandiane, che riaffiora in Frattura e conchiglia del 1978, dove la cifra di eletta essenzialità sa esternare intime emozioni. Infatti, una corrente d'intimismo attraversa il catalogo di Spattini, determinando una pittura intensa, dai valori tattili, che approda alle recenti soluzioni di Bottiglie e caffettiere del 1993, recuperando il linguaggio di Morandi degli anni attorno al '30, ma anche del Sironi dei "valori plastici". Si è accennato all'abilità di Spattini nelle tecniche dell'acquerello e della tempera, derivatagli dall'insegnamento di Arcangelo Salvarani; ne è riprova un cartone dalla tessitura trasparente come la Sedia del 1989. E' un soggetto più volte replicato dall'artista, anche nella tecnica ad olio. Tra le differenti versioni della rustica sedia impagliata, una piccola tavola sempre dell'89, dal timbro intimistico, rievoca
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le atmosfere di domestici interni che Mario Vellani Marchi crea attorno alle sue note merlettaie di Burano. Spattini sembra qui rammentarsi del pittoricismo affettuoso e percettivo dell'amico "chiarista", nei morbidi impasti e nei brillanti accostamenti, come nella bella frase che vede il bianco azzurrato della brocca accanto all'arancio solare delle zucche e al lillà violaceo della fruttiera. Altro saggio di pittura a tempera, il Ritratto di Paola sembra guardare ai modi di Mino Maccari nell'accesa e vitale cromia, ben espressiva di una fragrante giovinezza. L'immagine della fanciulla dai capelli scuri, fra le note rosse, blu e gialle che le fioriscono intorno, esibisce un punto di stile condiviso da Alfredo Vanzetti (18851973), come Spattini frequentatore della Saletta, che in Modena fu forse l'interprete più appassionato di un "espressionismo" alla Maccari e alla Vespignani. Nella comune matrice espressionistica, anche Guttuso, soprattutto quello degli anni '40, è ricordo pregnante in certi dipinti di Spattini, dai piani prospettici stravolti e gli interni squadernati. La Figura nello studio con veduta di Parma, del 1997, accosta i temi più congeniali all'artista: un nudo femminile presso un tavolo con una natura morta, accanto a una finestra da cui si scorgono i tetti di Parma. E' un'apertura che richiama le incantate visioni di città, di cui Spattini - scriveva Tassi nel '56 - sa narrare col pennello le "ore perse di luce trascolorante su per i tetti,... nelle.sagome antiche e proterve delle cupole, delle torri"' 12 '. Anche qui, come in altre opere degli anni Novanta - la Natura
Claudio Spattini Natura morta chiara, 1992 olio su faesite, cm. 80 x 100 Claudio Spattini Natura morta nello studio, 1997 olio su faesite, cm. 80 x 100
morta chiara del '92, ad esempio - l'architettura del quadro è scomposta e poi riassemblata, sovvertendo concetti plastici e spaziali e "smontando" la stessa struttura fisica delle cose. Ne sortisce un mondo riproiettato in una sorta di caleidoscòpio dalla gamma cromatica estraniante, fatta di armonie reinventate, quasi un collage di colori. Così è anche per le vedute fluviali e i paesaggi, che tendono a un discorso più ampio e spiegato; in Monte Cimane del '94 tessere di colore includono valori chiaroscurali e sentimento atmosferico, in un estremo ma tenace legame con il figurativismo.
12. Ivi.
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Nella pagina precedente: Autoritratto. 1940
olio su tela, cm. 80 x 60 primo premio alla Mostra Regionale di Pittura per giovani artisti, 1941 Ritratto di Bona Tibertelli. 1942 olio su tela riportata su faesite, cm. 6 0 x 3 5
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La ragazza con giglio rosso. 1945 olio su tavola, cm. 50 x 30 premio "Accademia di Bologna", 1946;
esposto alla Galleria La Sfera, Modena 1967
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Composizione. 1951 olio su tela, cm 70 x 50 esposto alla IV Quadriennale di Roma, 1951 alla personale alla Saletta degli Amici dell'Arte, Modena 1952 alla mostra La Saletta degli Amici dell'Arte, Galleria Civica di Modena 1992
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Natura morta (omaggio a Morandi). 1955 olio su tela, cm. 50 x 40
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Sottopassaggio di via Trento a Parma. 1956 olio su tela, cm. 60 x 50 esposto alla Saletta degli Amici dell'arte, Modena 1958
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Giardino a Castelnuovo Monti 1957 olio su tela, cm 50 x 60
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Giardino di Crespo. 1957 olio su tela, cm. 60 x 50
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Tramonto. 1957 olio su tela, cm. 44 x 53 Raccolta d'Arte della Provincia di
Modena premio-acquisto alla Seconda Esposizione d'Arte Settimane Modenesi, 1957
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Natura morta con cardi, bottiglia e caffettiera. 1958 olio su tela, cm. 60 x 80
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Nella pagina precedente: Cardi e paesaggio. 1958 olio su tela, cm. 80 x 60 Vaso nel giardino. 1960 olio su carta riportato su tamburato, cm. 99 x 70
o >
Ul
(
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Santa Maria del Taro. 1964 olio su multistrato, cm. 8' x 100
37
Fiume Eiizfl- 1964 olio su tela, cm. 55 x 100 esposto alla mostra omaggio degli artisti Spattini, Trevisi e Venturelli I tre moschettieri, Istituto d'Arte "Venturi" di Modena 1996
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Conchiglie. 1965
olio sabbiato su tela, 70 x 50
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Frutiiera, tazza e caffettiera. 1965 olio sabbiato su tavoletta, cm. 40 x 50
40
Conchiglia e zuccheriera. 1967 olio sabbiato su faesite, cm. 40 x 50 esposto alla personale presso l'UniversitĂ del Tempo Libero Amici dell'Arte, Modena 1971
s
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Modella in grigio (Figura nello studio). 1968 olio su tela, cm. 80 x 60 esposto alla personale a Salsomaggiore, 1969
e alla Mostra di pittori parmigiani a Chiavar!, 1976
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Modelle nello studio. 1968 olio su tela, cm. 50 x 60 Modelle netto studio. 1968 olio su tela, cm. 50 x 60 esposti alle personali nella Galleria del Quadrato, Parma 1969, nella Galleria Al Voltone, Reggio Emilia 1969 e alla collettiva Di fronte alla figura. Da Mattioli a Simonini, Pavullo 1994
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Nfllnra morta su fondo scuro (Conchiglia, caffettiera e limone). 1969
olio su cartone telato, cm. 50 x 70
//^ Ritratto di Silvia. 1969
tecnica mista su tela, cm. 50 x 40
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Natura morta con tralcio d'uva. 1970 olio su tela, cm. 50 x 60
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Composizione di oggetti. 1973 olio su compensato, cm 50 x 60
47
Pigna, tazza e conchiglia. 1973 olio su faesite, cm. 35 x 40
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Natura morta su fondo scuro. 1975 olio su tavola, cm. 55 x 40
49
Natura morta sul tavolo. 1975 olio su tela, cm. 80 x 100
50
F'rutilerĂ e conchiglia. 1978 olio su tela sabbiato, cm. 40 x 50 esposto alle personali nella Galleria Giordani, Parma 1978 e nella Galleria Nuova Mulina, Modena 1981
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Nudo femminile coricato. 1985 olio su compensato, cm 29 x 52
52
Melagrane e uva secca. 1986 olio su tela, cm. 50 x 60
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Mode/la nello studio. 1986 olio su tela, cm. 100 x 140 esposto alla collettiva nell'ex convento di S. Paolo, Parma 1987
Ritratto di Paola. 1987 tempera su carta, cm. 40 x 30
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La sedia. 1989 tempera su faesite, cm. 40 x 30
Oggetti sul tavolo dello studio. 1992 olio su faesite, cm. 70 x 100
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Oggetti sul tavolo (Bottiglie e caffettiere). 1993 olio su faesite, cm. 31 x 39
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Monte C/mone. 1994 olio su faesite, cm. 100 x 80
Natura moria sul tavolo. 1995 olio su faesite, cm. 40 x 50
60
Figura nello studio con veduta di Parma. 1997 olio su faesite, cm. 100 x 80
~
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Nella pagina precedente: Nalura morta su fondo scuro. 1999 olio su tela, cm. 80 x 60 Natura moria. 1999 olio su pressato, cm. l O O x 130
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II Po a Piacenza. 1999 olio su tela, cm. 70 x 100
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PROFILO DI UN ARTISTA
C
laudio Spattini è nato a Modena il 18 luglio del 1922. Ha frequentato l'Istituto d'Arte "Adolfo Venturi" della sua città, sotto la guida di Arcangelo Salvarani e di Renzo Ghiozzi. Nel 1939 gli giunse il primo riconoscimento nazionale: il premio "Giovani espongono" nella mostra allestita a Firenze in Palazzo Strozzi. Terminati gli studi presso il "Venturi", Spattini continuava a frequentare l'Istituto affiancando Ghiozzi come assistente. Pochi sanno che fu Spattini il primo maestro di Mario Venturelli, classe 1925, con cui avrebbe stretto una durevole amicizia; Spattini infatti lo preparò per gli esami integrativi d'ammissione al "Venturi". Nel 1943 l'artista passò a Padova per seguire il corso da allievo ufficiale dell'Aviazione. L'indomani dell'armistizio veniva fatto prigioniero e internato nel campo di concentramento di Wiztendorf; poi trasferito nei pressi di Colonia, ai lavori forzati in fonderia, e infine nei Monti dell'Harz, a sud di Hannover, in un campo di lavoro sullo scavo di una galleria. Da qui, durante l'avanzata delle truppe alleate, riesce avventurosamente a fuggire e a far ritorno a casa. A Modena, la famiglia Spattini è "sfollata" in una casa sulla via Vignolese, di proprietà dei Venturelli; e l'artista nel 1946 ne fisserà uno scorcio del giardino in un bel dipinto di raccolta privata. Nell'immediato dopoguerra Spattini s'iscrive all'Accademia di Bologna, docenti Virgilio Guidi e Giorgio Morandi. Nel mentre, insegna ai corsi
serali del "Venturi", nel corso superiore, e ha per collega il pittore Elpidio Berteli, docente in quello inferiore. E sarà proprio Berteli il primo acquirente di un quadro di Spattini. Del 1946 è una delle prime presenze a un'importante rassegna espositiva, la Mostra Nazionale d'Arte Contemporanea allestita dall'amico Norino Martinelli nel Palazzo Ducale di Modena, ove presenta un Ritratto della sorella. In quella circostanza Spattini conosce Enzo Trevisi, legandosi in un'amicizia che durerà per la vita. Sempre nel '46 gli giunge un lusinghiero riconoscimento: il premio Accademia di Bologna, assegnatogli da una giuria in cui sono presenti i suoi maestri Morandi e Guidi. Su quegli anni di studio così Spattini riferiva, in un'intervista rilasciata a Ferruccio Veronesi: "Direi che la mia formazione è avvenuta sotto Ghiozzi al "Venturi", perché mi fece capire quali fossero i veri valori della pittura e mi fece maturare senza impormi il suo modo di dipingere. Con Guidi a Bologna, il rapporto fu di odioamore-, mi voleva guidare verso uno stile che non mi apparteneva e soffrivo quando veniva a mettere mano sui miei elaborati. Mi chiamava "Modigliani" perché ero portato alle
Claudio Spattini Giardino di casa Venterelli in via Vignolese. 1946
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Carlo Mattioli (Modena 1911 - Parma l'994) Nudo femminile coricato. 1965 olio su carta, cm. 30 x 50
1. E Veronesi, A Spattini piace la duchessa, "11 Resto del Carlino", 26 settembre 1995.
figure longilinee. Ora però riconosco che il suo insegnamento ha lasciato il segno. Per Morandi il discorso è un altro-, cercava di capire su che strada eri avviato e ti guidava con indicazioni precise e pratiche."'O L'artista diventò una presenza distintiva del circolo intellettuale attorno al Nazionale, lo storico caffè che s'apriva sotto il portico del Collegio, accogliendo nella sua celebre Saletta le mostre degli "Amici dell'Arte". Ed è ben noto come questa associazione, costituita nel 1947 dall'avvocato Franco Allegretti, con l'avvocato Gian Luigi Fogliani e lo scrittore Sandro Bergonzoni, giocasse un fondamentale ruolo propositivo nel dibattito artistico e culturale. Più volte Spattini espose alla Saletta, nel 1947 nella memorabile collettiva che inaugurò l'attività degli Amici dell'Arte, poi nel 1948 assieme a Trevisi e Venturelli, l'esordio dei "tre moschettieri". Nello stesso anno, con altri autori, i tre parteciparono al Premio "Saletta". All'epoca, anche il loro studio era in
comune, in un palazzo di via Sgarzeria, verso via Sant'Orsola, dove Spattini occupava l'altana e Trevisi il sottotetto, mentre Venturelli lavorava un po' nell'uno e un po' nell'altro locale. L'attività espositiva della Saletta permetteva di intessere rapporti con le maggiori personalità, anche a livello nazionale. Nel 1950, in occasione della mostra di Filippo De Pisis, Spattini realizzò il primo importante acquisto di un quadro, una Figura d'uomo che teneva appesa nel suo studio, e che poi l'avvocato Fogliani, dopo molta gentile insistenza, riuscì a farsi vendere. In seguito, per gli Amici dell'Arte Spattini avrebbe allestito ben tre personali: la prima nel 1952, con un lungo commento di Renato Bertacchini, la seconda nel 1958, presentata da Roberto Tassi, l'acuto critico parmense, la terza nel 1971, presso l'Università del Tempo Libero, con l'autorevole introduzione di Ilario Rossi, che era stato suo insegnante all'Accademia di Bologna; frequentissime le partecipazioni alle collettive. Intanto, nel dopoguerra Spattini ricopriva la carica di Segretario del Sindacato Artisti, che radunava alcuni tra gli esponenti più qualificati dell'ambito modenese. Nel 1954, poco più che trentenne, si trasferisce a Parma dove gli è stata assegnata una cattedra per l'insegnamento del disegno. Come lo stesso Spattini ricorda, sarà Carlo Mattioli, il noto artista di nascita modenese, ma parmense d'adozione, a introdurlo nei circoli culturali della sua nuova città; il tramite fra i due è l'avvocato Allegretti, che ha instaurato con
Mattioli un contatto che sfocerà nella mostra delle sue illustrazioni ispirate a La Certosa di Parma di Stendhal, tenutasi alla Saletta nel dicembre del 1954. A sua volta, la frequentazione di Spattini costituirà per Mattioli un ulteriore nesso con il mondo modenese. A Parma Spattini ritrova V\merigo Gabba, pittore e scenografo allievo di Bertocchi conosciuto ai tempi della Accademia di Bologna. Agli inizi degli anni Sessanta i due espongono insieme a Bari, a Parma, a Carpi... e, come riferisce Giovanni Copertini, "hanno lo studio in comune a Parma, sull'attico del palazzo che fa angolo tra via Garibaldi e viale Bottega. Dall'alto del loro studio - al decimo piano - dominano i tetti e le case di Parma dalla chiesa di San Francesco al Giardino ducale...".t2' Spattini ha sempre intrattenuto stretti legami con Modena e con gli artefici della sua realtà culturale. Sue personali sono state allestite nelle più accreditate gallerie cittadine: per citarne soltanto alcune, nel 1963 a Le Mura, una sala che s'apriva all'angolo tra Rua Muro e la via Emilia, nel 1967 a La Sfera di Mario Cadalora, assieme a Trevisi e a Venturelli. In occasione di quella mostra, dal titolo dumasiano Ventanni dopo, in omaggio ai "tre moschettieri", Luciana Leonelli scriveva: "Si deve dar atto a questi artisti (i quali provengono dalla stessa scuola, i quali hanno avuto lo stesso maestro Ghiozzi) di aver sviluppato le premesse secondo l'esigenza di un temperamento assolutamente personale. L'intimismo estetico di Trevisi, la sua solitària meditazione di una realtà oggettiva o di un ricordo sedimentato dal tempo, si
Amerigo Gabba, Ritratto di Claudio Spattini. 1965
olio su tavola, cm. 80 x 50 Claudio Spattini con il pittore modenese Tino Felloni al 1° Raduno Pittori e Critici d'arte. Milano Marittima, 1963
2. G. Copertini, in "Gazzetta dell'Emilia", 24 gennaio 1962.
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Mario Venturelli, Enzo Trevisi e Claudio Spattini nella Galleria La Sfera di -Modena, all'inaugurazione della mostra 1947-1967. Vent'anni dopo. Aprile 1967. Claudio Spattini Conchiglia sul trespolo, 1982 olio su compensato, cm 50 x 60
3. L. Leonelli, 1947-1967. Vent'anni dopo. Spattìni Trevisi Venturelli, catalogo della mostra, Galleria La Sfera, Modena 1967.
ritrovano in queste tele... Spattini, del quale è nota la grande abilità grafica, si studia di prolungare nell'accostamento di valori cromatici il fascino di oggetti e di paesaggi... Venturelli insegue i suoi sogni ora grotteschi, ora tragici, ora macabri; investe con impeto la natura e si appropria con avidità di forme e di colori..."1-3). Ancora, Spattini espone
nel 1973 alla Farini 23 dell'Antica Società delle Arti, nell'81 alla Nuova Mutina di corso Canalgrande e alla Stamperia d'arte il Cerchio, con Biolchini, Stellati e Vanni, nell'87 e nel '96 al Centro Studi Muratori, nel '95 al Punto Arte. Fra i tanti critici modenesi che hanno scritto di lui e della sua opera, Renato Bertacchini, Franco Gattolin, Luciana Frigieri Leonelli, Ferruccio Veronesi, Enrichetta Cecchi, Mario Cadalora, Michele Fuoco. Da registrarsi le partecipazioni alla Biennale "Aldo Roncaglia" di San Felice sul Panare, e le due esposizioni a Carpi, nella Galleria del Ridotto del Teatro nel 1962 e alla Sala Gialla nell'82. Del 1968 la personale alla Galleria Forti di Correggio, con presentazione di Ferruccio Veronesi; notevole fu il successo della pittura di Spattini presso vari collezionisti, e alcune sue opere entrarono a far parte della Raccolta Severi di Carpi. In tempi più ravvicinati, Spattini è rappresentato nella mostra modenese La Saletta degli Amici dell'Arte del 1992, curata da Mario Bertoni per conto della Galleria Civica, e nella rassegna Di fronte alla figura, curata da Giulia Luppi con testi di Michele Fuoco, tenutasi nel Palazzo Ducale di Pavullo nel '94; quindi, nel '99 con Trevisi e Venturelli presenta una selezione d'opere alla Galleria Barozzi di Vignola. Spattini ha esposto con grande assiduita a Parma, soprattutto presso le Gallerie del Teatro Regio, Camattini e Giordani, e in tempi più recenti alle Gallerie Sant'Anna e Mazzocchi; quindi a Reggio Emilia, a Bologna, a Milano presso la Galleria Maya e il
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Centro Artistico Crepaldi - nel 1959, con Nereo Annovi, Tato Bortolucci, Tino Felloni ed Ermanno Vanni -, ad Ancona, a Firenze... Sempre a livello nazionale, i suoi dipinti comparivano in prestigiose esposizioni: la IV Quadriennale di Roma nej 1951, le Biennali di Milano del '57 e del '62, la Biennale Nazionale di Nuoro e il Premio Scipione di Macerata nel 1957, la Mostra Regionale di Pittura "Città del Tricolore" a -Reggio Emilia nel '58, l'Esposizione "Premio Michetti" di Villafranca a Mare, la X Mostra "Maggio di Bari" nel 1960... Tornando al contesto modenese, Spattini e gli altri due allievi di Ghiozzi, Trevisi e Venturelli, hanno visto riconosciuta l'importanza del loro ruolo nell'arte del '900 con la mostra-omaggio, intitolata ai tre moschettieri, allestita per l'inaugurazione della nuova sede dell'Istituto "Venturi", nell'ottobre del 1996. Nel 1994 Claudio Spattini è stato aggregato all'Accademia Parmense, la prestigiosa istituzione fondata dalla duchessa Maria Luigia; l'accademico Spattini rientra così nell'elitaria rosa dei dieci pittori - oltre ai dieci architetti e ai dieci letterati - che portano avanti questa illustre eredità culturale. Da vari anni la sua attività si svolge nello studio di via Felice Cavallotti, fra "gli oggetti e gli strumenti di un'ideazione che ogni volta si è fatta nuova-, le bottiglie, le tazze, una pigna, i vasi e i pennelli,... un cavalietto illuminato dalla luce di una grande finestra. Da lì, arrivano i rumori, le voci della strada, nella cui parte opposta, quando è primavera, i balconi delle case si riempiono di colorì naturali, secondo l'ora, secondo la stagione."^
Claudio Spattini Composizione con piatto, 1973 olio su tavola, cm 30 x 40 Claudio Spattini II Po in primavera, 1999 olio su tela, cm 40 x 90 Claudio Spattini La sedia, 1989 tempera su carta, cm 72 x 56
4. M. Varali, Stile e misura di Spattini, "Gazzetta di Parma", 22 marzo 1995.
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TRE NOTE IN MARGINE
ROBERTO TASSI, Spattini alla Saletta, catalogo della mostra alla Saletta degli Amici dell'Arte, Modena 1958: "Opattini è sempre stato tentato Oda due diversi modi espressivi, come due aspetti della -sua sensibilità, tra i quali più che dialettica interna sembra esistere in tutto il corso della sua opera una frattura, legata intimamente, e quindi sinceramente, a una variabile disposizione sentimentale. Da un lato una tendenza verso un neo-realismo che, pur non inquinato da inclinazioni banalmente contenutistiche, faceva le sue prove formali sulla persona umana e conservava della ondata neo-realistica, dilagata qualche anno fa in Italia, se non il piglio drammatico e retorico, alcune suggestioni cromatiche e soprattutto di vigore plastico. Dall'altro una capacità di commozione assai vivace sullo spettacolo della natura, che lo spingeva quindi a darci una pittura di paesaggio liricamente mossa con i modi stilistici, ampiamente elaborati, di un post-cubismo di lontana provenienza francese. Non è difficile vedere subito da che parte avvenga il più vero, interiore contatto tra sensi ed espressione, tra ispirazione connaturata alla personalità del pittore e immagine figurale. La pianura che si illumina e si incupisce lontano fino al fiume, i prati ricchi, le antiche case tra gli alberi, e il variare delle stagioni, i colori che si
stingono o si ravvivano, sono le cose e gli avvenimenti che emozionano veramente e si traducono immediati e vivi sulla tela. Spattini ha conservato al suo naturalismo l'impostazione e il sapore di una antica tradizione regionale italiana, ha tentato il recupero, in chiave "moderna" s'intende, di valori che non si sono tutti esauriti nelle posizioni passate e continuano a premere, sotto sotto, sullo spirito di certa pittura contemporanea. Ne ha dato un'interpretazione in cui una istintiva esuberanza cromatica e, d'altra parte, l'esigenza di una costruzione plasticamente insistita dell'immagine trovano il loro punto di fusione nella fratturazione formale ottenuta a pezze di colore, sfaccettate e intonate in legami talvolta anche violenti. Mentre nei quadri più recenti comincia a spirare una diversa libertà, che scioglie la rigidezza e appanna l'immagine di una nebbia cromatica e ammorbidisce le giunture delle forme in una materia anche più ricca, ma più sottilmente filtrata. E' un momento di passaggio, un raccogliere le forze per quella liberazione dell'immagine strettamente oggettivata che anche Spattini ora ha compiuto; ancora la sua vera fonte d'ispirazione, la natura gli suggerisce impulsi, che passati attraverso il lento deposito della memoria, arrivano a una espressione assai più depurata e più intimamente lirica, cui non manca un rigore d'impaginazione di natura razionale che è il frutto di una lettura attenta degli esiti del post-cubismo, magari fino alle suggestioni che possono essere venute da Poliakov."
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ILARIO Rossi, Claudio Spattini, catalogo della mostra, Galleria "II portico", Reggio Emilia 1965 (testo in parte riutilizzato in Claudio Spattini, catalogo della mostra, Università del Tempo Libero - Amici dell'Arte, Modena 1971):
\T Tn'impressione da pittore con-
LJ generata nel ricordo dell'apprendistato e nell'acquisizione del• l'humus comune, non può non far derivare il timbro e la qualità della pittura di Claudio Spattini dalle scaturigini più vere e inconfondibili dell'arte emiliana moderna: da Semeghini a De Pisis, da Soldati e Reggiani a Morandi, da Barilli a Ghiozzi, da Graziosi a Forghieri, da Pretti a Corsi, da Pizzirani a Romagnoli, da Manaresi a Mattioli, da Guidi a Mandelli. L'arte della nostra regione, negli ultimi cinquant'anni, testimonia infatti un fermento vivo e continuo che unisce in eguai misura l'istinto, la conoscenza delle mestiche e la loro sapiente stesura (a volte violenta a volte trattenuta), all'ansia della riscoperta del mito pittorico inserito nella cultura e nel dato emotivo contingente, sempre viva, piena di curiosità, rinnovata. Poche regioni possono contare infatti su tanta esuberanza e poche regioni hanno potuto contare sulla presenza di artisti come i sopraelencati pittori e sulla presenza di scrittori e critici come Roberto Longhi (di origine modenese) titolare all'Università bolognese, Giuseppe Raimondi, Cesare Gnudi, Rodolfo Pallucchini (prima a Modena poi a Bologna), Francesco Arcangeli, Roberto Tassi e del poeta Bertolucci.
Tutto questo non si può dimenticare rivedendo i quadri di Spattini. Alla violenza coloristica (che data dai tempi degli studi con Ghiozzi prima e con Guidi poi) questo pittore via via unisce e rafforza una suggestiva e personale interpretazione postimpressionista che, tenendo conto di una precisa idea generale del contrappunto ovattato e compenetrante, esalta con trilli di colore puro, quasi per tessere musive, alcune situazioni dei suoi assunti pittorici, a riconferma delle infinite possibilità della Sua pittura moderna (fino alle ultime esperienze in grigio) latenti negli artisti d'Emilia, in ebollizione raffrenata in taluni e prorompente in altri (come nel modenese Mario Venturelli coetaneo e compagno d'Accademia di Spattini). Claudio Spattini si è prodigato in uno studio di nuova organizzazione del quadro inteso come ricerca di una rispondenza soggettiva, con situazioni impreviste e, nei primi tempi, anche azzardate: strade bianche, montagne azzurro scuro, frasche verde-azzurro, verde-argento, fiori rosso puro. Oggetti e foglie morte acuti e violenti in soffusioni raffinatissime come amalgama di toni, invenzioni di inquadrature. Veramente una felice officina del colore per il colore rapportato, incoraggiato per sapienti invasioni. In clima di entusiastico fermento e di scoperta continua. Partito ottimo scolaro Spattini prorompeva, autentico artista emiliano, in lunghi anni di lavoro per diversi aspetti singolare anche in rapporto al lavoro degli altri. Per doti native, si ripete, e per felice parallelismo con i fauves,
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così stranamente vivo in alcuni giovani attorno al '50, che preludeva a ulteriori conquiste o derivazioni dell'arte figurativa moderna. Conquiste e derivazioni preparate proprio da artisti come Spattini, al quale, oltre ai meriti, dovrà essere semmai imputata una raffrenata susseguente speculazione riassuntiva del suo pur ottimo lavoro in fase di propulsione. Per eccesso di controllo e per quel suo particolare atteggiamento di distacco e di non aggressione per le cose riuscite." FERRUCCIO VERONESI, Spattini alla "Forti", "II Resto del Carlino", 17 gennaio 1968: u T To chiesto ad un collega di JTT. Bologna che è fuori della mischia, ma conosce bene i valori di casa nostra, quali pittori modenesi, secondo lui, esclusi i Maestri consacrati, resisteranno di più nel tempo. Il collega mi ha fatto tre nomi. Nel tris d'assi c'è anche Claudio Spattini, presente in questi giorni - con una nutrita serie di oli tempere e disegni - alla Galleria "Forti" di Correggio. Il giorno della "vernice" era un freddo da far rizzare i peli ai sassi e da gelare le parole. Lasciare perciò il freddo siberiano di Corso Mazzini e immergermi nella luce soffusa quieta e tiepida della galleria fu come iniziare un week-end a Positano. Alto, magro, assorto e malinconico (come uscito da una tela di Francis Bacon) il titolare della nuova galleria faceva gli onori di casa. Elegantissimo, rasato di fresco, sorridente Spattini, giunto poco
dopo, mi venne incontro con l'amabilità consueta: egli è così lontano esteriormente dal cliché dell'artista "sofferto" ad uso dei rotocalchi che, chi non li avesse conosciuti, avrebbe scambiato Forti per il pittore e Spattini per un atleta americano di passaggio o per un giovane capitano d'industria. Così, anche sabato, ripensai a quella sorta di censimento al quale Giacomo Montagnani 1 , qualche anno prima di morire, dedicò tanto tempo trascurando caricature, pittura e poesia. Su una specie di lunga pergamena, l'ultimo bohémien autentico che ho conosciuto aveva elencato i nomi dei modenesi operanti nel campo delle arti, delle lettere e del giornalismo. A fianco di ciascuno, una serie di voti. In bontà, intelligenza, sensibilità, spontaneità, sense of humour, ecc. Con una "pagella" da borsa di studio Spattini staccò tutti di parecchie lunghezze. Sottoposti agli interessati, i "voti" dei "respinti" accesero feroci discussioni al "Nazionale" in un clima da corte d'appello. Chi affronta il sacrificio della breve trasferta invernale a Correggio si rende subito conto che l'allievo di Guidi e di Morandi si mantiene all'altezza della sua fama, consacrata del resto da un lungo elenco di premi e dalla presenza, negli ultimi anni, alle maggiori rassegne nazionali (Quadriennale di Roma, Biennali di Milano e Nuoro, Premi Scipione e Michetti, ecc.). Nella recente serie di oli magri e sabbiati ci sono almeno cinque pezzi che, da soli, meritano una visita e sono tra i più belli che ho visto nella mia assidua frequentazione di studi e gallerie."
1. pittore e caricaturista modenese (1917-1962).
PRINCIPALI ESPOSIZIONI COLLETTIVE
1953, marzo Pitture di Claudio Spattini e Mario Venturelli Parma - Galleria del Teatro Regio presentazione di Franco Gattolin
1939
Firenze - Palazzo Strozzi (riceve il premio "Giovani espongono") \6
Bologna - Accademia di Belle Arti (riceve il premio "Accademia di Bologna"; nella giuria sono presenti Giorgio Morandi e Virgilio Guidi) ," 25 agosto - settembre Mostra Nazionale d'Arte Contemporanea Modena - Palazzo Ducale
1955, ottobre Mostra Concorso di pittura e bianco e nero sulla Resistenza Parma - Galleria del Teatro Regio (secondo premio) ottobre Mostra "IV Premio di Pittura Fidenza" Fidenza (primo premio con Sosta del lavoratore) 1956, marzo Parma - Ridotto del Teatro Regio
1947
13 aprile - 5-maggio Premio Modena. Mostra Nazionale di Pittura contemporanea Modena - Padiglione del Giardino del Palazzo Ducale 21-31 dicembre Mostra di pittori modenesi Modena - Saletta del Caffè Nazionale, "Amici dell'Arte" 25 marzo - 2 aprile Claudio Spattini - Enzo Trevisi - Mario Venterelli Modena - Saletta del Caffè Nazionale, "Amici dell'Arte" 1950
Rovereto, Galleria Delfino 1951 Mostra del Sindacato Artistico Modena - Associazione Industriali
Roma - IV Mostra Nazionale Quadriennale (su invito della commissione composta, fra gli altri, da Carlo Carré, Pericle Fazzini, Mario Mafai, Giovanni Prini)
agosto Concorso di pittura Parmense" (primo premio)
"San
Secondo
ottobre Concorso di pittura "Premio Regionale Colorno" (primo premio con Colorno nella nebbia-, nella giuria è presente Umberto Lilloni) 27 ottobre - novembre Mostra di Arte Contemporanea Sindacato Pittori e Scultori di Bologna Bologna - Palazzo di Re Enzo 1957, maggio Concorso indetto dalla Provincia di Modena sul tema della scuola Modena - Sala del Consiglio Provinciale (primo premio ex. aequo con Le prime aste di Paolo) Seconda Esposizione d'Arte Settimane Modenesi (premio acquisto della Provincia di Modena con Tramonto)
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agosto-settembre Premio di pittura "Aldo Ramaglia" San Felice sul Panaro (primo premio con Paesaggio)
dicembre Cinque pittori modenesi: innovi - Bortolucci • Pelloni - Spattini - Vanni Milano - Centro Artistico Crepaldi
settembre Biennale di pittura "Città di Macerata" Ii° Premio Scipione
X Mostra "Maggio di Bari"
settembre Fiera Millenaria di Gonzaga XX Mostra Biennale di Milano ' (premio-acquisto con Podere nella collina parmense) Mostra Biennale Nazionale "Premio Sardegna" Nuoro 1958
febbraio-marzo Mostra Regionale di pittura "Città del Tricolore" Reggio Emilia (si aggiudica il terzo premio con Lavoratori in riposo) aprile IV Biennale "Aldo Roncaglia" S. Felice sul Panaro (primo premio regionale di pittura con Frantoio-, nella giuria Renato Guttuso)
1960
agosto Premio Nazionale "Riviera del donerò" Ancona (premiato con Spiaggia di Sirolo-, nella giuria Pietro Annigoni e Domenico Purificato) Firenze - Casa di Dante 1962
21 gennaio - 5 febbraio Carpi - Ridotto del Teatro Comunale Mostra Biennale di Milano novembre Mostra d'autunno Bologna - Palazzo Re Enzo (premio acquisto con Veduta di Parma) 1963, maggio Mostra-concorso di pittura "Le vallate parmensi" Parma - Galleria del Teatro (secondo premio con Strada fra la pineta)
1959
V° Premio Nazionale di Pittura Marina di Carrara (premio-acquisto con La casa del pescatore-, nella commissione, Achille Funi ed Ernesto Treccani) Concorso - mostra di pittura estemporanea "Città del libro" nell'ambito del Premio letterario "Bancarella" Pontremoli (medaglia d'oro del Comune di Parma)
1964, dicembre Modena - Galleria Le Mura 1965, agosto Mostra-concorso nazionale di pittura estemporanea Marina di Ravenna (premiato) 17-29 ottobre Figure e personaggi della Modena d'oggi Modena - Galleria "La Sfera"
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1967, 1-15 aprile 1947-1967 Ventanni dopo. Spattini Travisi Venturelli Modena - Galleria "La Sfera" Presentazione di Luciana Frigieri Leonelli 1968, dicembre
La Saletta degli Amici dell'Arte Modena - Galleria Civica, Palazzina dei Giardini
1993, 28 febbraio - 21 marzo Mostra d'arte padana - Biennale di Cremona Centro culturale "Città di Cremona - S. della Pietà" \a - Galleria "IIMaria Quadrato"
1976, 7-14 settembre Pittori parmigiani Chiavari - Azienda di Soggi'orno
1994, estate Di fronte alla figura. Da Mattioli a Sitnonini Pavullo nel Frignano - Galleria d'Arte Contemporanea presentazione di Michele Fuoco
1980, 5-16 aprile Vittorio Magelli, Claudio Spattini, Augusta Tosatti, Ermanno Vanni Modena - Galleria Farini 23, Antica Società per le Arti
1995, 11-31 marzo Spattini, Trevisi e Venturelli Modena - Galleria Punto Arte presentazione di Mario Cadalora
1981, 21 novembre - 12 dicembre Biolchini Spattini Stellati Vanni Modena - Stamperia d'Arte il Cerchio
1996, 17 febbraio -14 marzo Sapori in cornice Modena - Galleria Punto Arte
1987, marzo Donna oggi Parma - Convento di S. Paolo
26 ottobre "I tre moschettieri". Claudio Spattini - Enzo Trevisi - Mario Venturelli Modena - Istituto d'Arte "Adolfo Venturi"
1-20 novembre Parma-, e domani? Parma - Chiesa di S. Tiburzio 1989, 25 aprile - 21 maggio Mostra d'arte padana - Biennale di Cremona Centro culturale "Città di Cremona S. Maria della Pietà" 11-17 maggio Mostra collettiva di dodici artisti Parma - Galleria Petrarca 1990, marzo Dieci artisti modenesi Modena - Centro Studi Muratori 1992, 27 giugno - 6 settembre
1998, dicembre Vedute dei paesi della provincia di Parma Parma - Galleria Sant'Andrea 1999, 1-22 ottobre "I tre moschettieri". Mostra omaggio per i 50 anni di attività degli artisti Spattini, Trevisi e Venturelli Vignala - Galleria Barozzi 1999, dicembre - 2000, 15 gennaio Mostra di pittori parmigiani Parma - Galleria Mazzocchi 2001, maggio Personaggi e atmosfere verdiane Parma - Museo "Glauco Lombardi"
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PRINCIPALI ESPOSIZIONI PERSONALI
Correggio - Galleria Forti presentazione di Luciana Leonelli
1952, 19-28 marzo Modena - Saletta del Caffè Nazionale, "Amici dell'Arte" presentazione di Renato Bertacchini \, 19-30 aprile
1969, 1-15 febbraio Parma - Galleria del Quadrato presentazione di Luciana Leonelli
Modena - Saletta del Caffè Nazionale, "Amici dell'Arte" . presentazione di Roberto Tassi 15-25 marzo Parma - Galleria Camattini 1960, 26 marzo - 5 aprile Parma - Galleria Camattini 1961, 23 dicembre - 1962, 3 gennaio Parma - Galleria Gianni Gabba presentazione di Enrichetta Cecchi 1962, 21-31 gennaio Carpi - Galleria del Ridotto, Comune di Carpi presentazione di Giovanni Copertini 1963, 24 novembre - 13 dicembre Claudio Spattini alle Mura Modena - Galleria "Le Mura" presentazione di Enrichetta Cecchi 1964, 7-18 novembre Cremona - Palazzo dell'Arte, Gruppo Artistico Leonardo presentazione di Enrichetta Cecchi 1965, 6-24 novembre Reggio Emilia - Galleria "II Portico" Presentazione di llario Rossi 1968, 13-29 gennaio
15-19 giugno Salsomaggiore - Salone del Grand Hotel des Thermes presentazione di Gianni Cavazzini 18 ottobre - 4 novembre Reggio Emilia - Galleria "Al Voltane" presentazione di Gianni Cavazzini 6-21 dicembre Milano - Galleria d'arte Maya presentazione di Gianni Cavazzini 1970, maggio Colonia (Germania) - Istituto Italiano di Cultura presentazione di Gianni Cavazzini 1971, maggio Qlbilder und Monotypien Bielefeld (Germania) - Galleria Die Brucke presentazione di Gianni Cavazzini 4-14 dicembre Modena - "Amici dell'Arte", Università del Tempo Libero presentazione di llario Rossi 1973, novembre - dicembre Modena - Galleria Farini 23 presentazione di Arrigo Dedali 1975, 2-18 aprile Olii e disegni Parma - Galleria "II fuso" Presentazione di Arrigo Dedali
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6-19 dicembre Monotipie Parma - Galleria Giordani
1990
Parma - Galleria del Ridotto del Teatro Regio
1978, 18 novembre - 1 dicembre Mostra di monotipie Parma - Galleria Giordani presentazione di Tiziano Marcheselli 1981, 3-15 gennaio Modena - Galleria Nuova Mutina presentazione di Tiziano Marcheselli 1982, 26 marzo - 6 aprile Carpi - Club del Corso, Sala Gialla presentazione di Tiziano Marcheselli 1987, novembre Modena - Centro Studi Muratori
i
1993, aprile Nature morte Parma - La Bottega di Giovati 1996, 2-20 marzo Le nature morte Modena - Centro Studi Muratori presentazione di Alessandro Mazzocchi 1998, 7 marzo - 17 aprile Parma - Galleria annessa alla Cattolica Assicurazioni Presentazione di Tiziano Marcheselli
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La Raccolta d'Arte della Provincia di Modena, a cura di G. Guandalini, Modena
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INDICE
Presentazioni Graziano Pattuzzi Mario Lugli
pagina
4 5
Le capitali e i tramandi di Claudio Spattini di Alberto Bertoni ,
7
Claudio Spattini, i maestri e gli amici
9
Catalogo -
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Profilo di un artista
65
Tre note in margine ' Roberto Tassi Ila-rio Rossi Ferruccio Veronesi
71 72 73
Principali esposizioni collettive
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Principali esposizioni personali
79
Bibliografia
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Finito di stampare nel mese di novembre 2001 Tipolitografia Artestampa srl in Modena