dmc
nº.1 del 2014 - Anno 27
Direct Marketing Marketing Comunicazione d’impresa
direttore Ugo Canonici
DM & Comunicazione Organo d’informazione del Club C3
&
Comunicazione
Speako, ergo sum?
Poste Italiane S.p.A. Sped in a.p. - d.l. 353/2003 conv. l. 46/2004. art1.c.1 - LO/MI - Trimestrale
Marketing
4.000.000 $ per 30 secondi
Comunicare con i cani Qui comando io
Creatività e Innovazione
Anche le lavatrici hanno un’anima
Sommario
Le uscite di dm&c • n.1 marzo • n.2 giugno • n.3 settembre • n.4 dicembre
Anno 27 - no 1 del 2014
EDITORIALE 5
Stare col culo nel burro di Ugo Canonici
LA NOTA 6
Ma ‘ndo vai se una visione non ce l’hai di Guido Montacchini
COMUNICAZIONE 8 11 16 20 28
Scrivo, dunque sono di Maria Fantini TWI: come diminuire l’infelicità dei capi di Ugo Clima Abbasso la furbizia di Ugo Perugini Diamo di nuovo forza al telefono di Bruno Calchera Speako, ergo sum? di Pier Giorgio Cozzi
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CREATIVITÀ & INNOVAZIONE 22 Anche le lavatrici hanno un’anima di Sarah Canonici
MARKETING
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14 4.000.000 $ per 30 secondi di Elena Muoio 18 Il “mobile” per fare acquisti di Roberta Costabile 24 Anche le formiche, nel loro piccolo... di U.C.
COMUNICAZIONE CON I CANi 29 Qui comando io di Davide Canonici
RUBRICHE 30 Fatti & Persone 34 Informalibri 36 Club dell’Osso
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PENSIERO LIBERO 38 Recruiting 2.0 di Alessandro Lucchini
I temi trattati Direct Marketing una strategia di marketing che utilizza la comunicazione, con strumenti interattivi, verso un pubblico mirato per ottenere risposte misurabili
Marketing tutte le attività che vengono svolte per giungere alla vendita dei prodotti/servizi offerti (dalla ricerca, alle indagini di mercato, alla post vendita)
Comunicazione d’Impresa utilizza in modo integrato gli strumenti della comunicazione per far conoscere al mercato l’offerta e determinarne il posizionamento
I partner di questo numero: pag. 40
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pag. 39
dmc Direct Marketing Marketing Comunicazione d’impresa
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www.dmcmagazine.it Seguendo il passo dei tempi è nato dmcmagazine.it , il sito che si pone come punto di riferimento per tutti coloro che operano nel campo del marketing e della comunicazione di impresa. Una “agorà” nella quale ritrovarsi quotidianamente per essere aggiornati sulle ultime novità, per essere informati sulle linee e le tendenze.
La rivista dm&c, leader dal 1987, prosegue la sua opera di divulgazione della cultura del settore, appoggiandosi maggiormente sugli strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Continua ad essere stampata, in un numero limitato di copie, e viene distribuita, nella sua versione digitale, con una news letter ad oltre 20.000 nominativi selezionati. Coloro che desiderano ricevere gratuitamente dm&c nella versione digitale possono inviare la propria mail a redazione@dmcmagazine.it o andarla a consultare sul sito www.dmcmagazine.it
Editoriale
Stare col culo nel burro Avevo un capo, tanto tempo fa, che, per sottolineare che una persona si era adagiata nel suo lavoro e che faceva ben pochi sforzi per raggiungere dei risultati che le situazioni al contorno gli “regalavano”, soleva dire la frase del titolo. A me sta tornando in mente in questo periodo di tensione e difficoltà, in cui ognuno invece dovrebbe tirare fuori il meglio di sé. Faccio alcuni esempi. I consulenti professionali. Quando le cose andavano bene e le situazioni erano ripetitive e abbastanza scontate, apparivano come grandi soloni che pontificavano. E sembravano dei maghi che sapevano risolvere tutto, o quasi. Adesso che bisognerebbe mostrare gli attributi, la preparazione e anche un po’ di fantasia, non tutti, ovviamente, ma alcuni di essi continuano a comportarsi come prima e ti accorgi che non ti risolvono veramente i problemi. E il consiglio non è sempre quello giusto. Gli avvocati, per esempio (non tutti e bla bla). Prima ti davano il consiglio giusto e, se la cosa si poteva risolvere bonariamente, ti invitavano a farlo. Oggi l’aria è quella della guerra perché questo implica un loro coinvolgimento che porta ad una parcella. Magari si tratta solo di scrivere una lettera e la parcella non è fantastica, ma c’è. Il consulente finanziario/amministrativo/contabile che ha passato una vita a vivere di rendita, ora che tira aria di restrizioni (non tutti …..) è il primo a ronzare attorno ai tribunali per non rischiare di perdere il “colpo”. Ma, cambiando settore, anche tutta l’intermediazione (o quasi tutta) dovrebbe riflettere sul servizio che oggi è richiesto. Che è molto, ma molto diverso, rispetto a quello di cui ci si accontentava ieri. E allora dovrebbero capire che il “burro” sta finendo e rimeditare il tutto. Le agenzie di ogni settore, gli intermediari indipendentemente dal valore che stanno trattando, il commercio. Qualcuno glielo dica che è arrivato internet e che i giovani crescono. Va bene che siamo ancora un bel numero noi, renitenti al nuovo. Ma il numero, per una immutabile legge della vita, si sta assottigliando. Mentre gli altri, quelli più svegli, aumentano. E l’e-commerce sa offrire molto di più. Se non altro in termini di costo e di scelta, molto meglio. Mancherà forse il sorriso di chi sta dietro il banco (sic!) ma uno se ne può fare una ragione. E le aziende? Prima avevano imparato a lanciare il messaggio, magari ben fatto, accattivante, a organizzare con attenzione la distribuzione e poi potevano aspettare comodamente seduti. Oggi, fatto quanto sopra, devi continuare a “pasturare”, a “strappettare” l’amo con l’occhio vigile e a non perdere il momento del colpo rapido da infliggere alla canna da pesca. Senza distrarre un momento l’attenzione da quel pesce che una volta era considerato “boccalone” e adesso invece vuol capire la differenza tra il cibo e l’esca. Potrei continuare con altri esempi, ma ognuno di voi ha i suoi su cui riflettere. E per i quali sperare che cambino i comportamenti adeguandosi al nuovo ambiente. Facciamo sapere a tutti che il burro sta finendo. E che, se proprio ci vogliono mettere qualcosa, ci mettano la faccia. Tanto …
Ugo Canonici ugo_canonici@cleis.it
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La Nota Guido Montacchini
Mission e vision due parole che non sono solo di moda ma che , se ben comunicate, diventano un potentissimo strumento di gestione aziendale
Un sogno, un ideale ma molto concreto
Ma ‘ndo vai se una visione non ce l’hai… - I have a dream – […] Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. […] E’ un breve stralcio del celebre discorso con cui M.L. King ha ispirato la folla davanti al Lincoln Memorial a Washington. Era il 1963. Cosa significa in termini di impresa e di business avere e saper comunicare efficacemente la “vision” aziendale? Quali sono i vantaggi per l’azienda? Vision
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“Vision” in italiano si traduce comunemente con “visione”. Partiamo dallo Zingarelli; visione: 1. processo percettivo, di cui è tramite il senso della vista, per mezzo del quale si ha conoscenza del mondo esterno - anche se un po’ astigmatico, con gli occhiali me la cavo e non vedo questa come la definizione più adatta; 2. atto del vedere, vista , esame, … prima o seconda presentazione al pubblico di un film - appena trascor-
sa la notte degli oscar, strepitoso successo di Sorrentino; ma questo è un altro film; 3. idea, concetto, concezione - sì, ci stiamo avvicinando; 4. scena, spettacolo che colpisce in modo particolare - brrr mi viene in mente un thriller-horror; 5. nell’esperienza religiosa, il percepire visivamente realtà soprannaturali - questo è esattamente il tipo di visione che molti imprenditori vorrebbero avere, un business garantito; 6. percezione visiva di eventi non reali - è preoccupante, si consiglia di consultare un medico; 7. Allucinazione, sogno, fantasia prestate più attenzione a cosa avete messo nel caffè. Una chiara idea Nessuna delle definizioni istituzionali rappresenta appieno il significato che vogliamo esprimere, ma tutte contribuiscono insieme a renderne una chiara idea: si tratta sicuramente di un sogno, di un ideale, ma con la concretezza, la conoscenza e la concezione di insieme del mondo esterno, del mercato, delle risorse,
della situazione economico-politica; realistica al punto tale da essere “visibile”, deve essere comunicata come la proiezione di un film sul futuro ricostruendo una scena che colpisce. Stella polare La vison aziendale non è solo qualcosa da inserire nelle slide delle presentazioni da sottoporre agli investitori o agli analisti finanziari; è soprattutto, se adeguatamente comunicata all’interno, un potentissimo strumento di gestione aziendale. E’ la stella polare, la bussola per mantenere il timone nella direzione corretta anche quando il mare è in burrasca, la visibilità scarsa e i venti contrari. Aiuta tutti, con semplici e poche parole espresse in modo chiaro, a remare a tempo. Attenzione, solo per veri capitani d’impresa. Vuol dire anche ispirare, coinvolgere, guidare i collaboratori verso obiettivi di lungo termine comuni e condivisi, ambiziosi e realistici.
Mission E se la vision rappresenta la direzione e la meta lontana, la mission, i valori sono la strategia per perseguirla, gli obiettivi annuali e il motto (o claim) sono alcuni degli strumenti di comunicazione, condivisione e guida per consentire a tutti in azienda di muoversi in sincronia con l’intento del comandante. Mi ha sempre affascinato la storia di Herb Kelleher, passato CEO in Southwest Airlines, che guidò l’azienda nella sua innovativa trasformazione anche grazie al sintetico ma incredibilmente efficace motto: “siamo LA linea aerea a basse tariffe”. Poche parole, semplici e chiare, che in ogni occasione sono di aiuto e riferimento per tutti i dipendenti e i manager nel prendere decisioni efficaci ed operare in linea con la visione aziendale. Per elaborare una vision veramente ambiziosa non dimentichiamoci dell’invito di Steve Jobs rivolto ai laureandi nel celeberrimo discorso all’università di Stanford: stay hungry, stay foolish!
M.L. King
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Comunicazione Ilaria Fantini
Trucchi e tecniche per migliorare la comunicazione scritta, esprimersi al meglio e raggiungere i propri obiettivi. Il segreto? Leggere molto
Sembra facile, ma non bisogna mai distrarsi
Scrivo, dunque sono
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- Parliamo sempre di meno e scriviamo sempre di più. Una volta i rapporti sociali si coltivavano con una telefonata e un caffè al bar, adesso via Skype e sui social network. Una volta, se volevamo un finanziamento dalla nostra banca, chiedevamo un appuntamento al direttore, adesso dobbiamo redigere un business plan. Prima era tutto un proliferare di riunioni e incontri vis à vis, adesso promuoviamo progetti, idee, prodotti e in ultima analisi anche noi stessi attraverso
e-mail, brochure, sinossi, pitch… Peccato che al crescere dell’importanza della parola scritta, non siano anche cresciute le nostre abilità di “scrittori”. L’Ocse ci mette agli ultimi posti in Europa per forma e contenuto delle comunicazioni scritte. Il verdetto è che gli italiani fra i 15 e i 65 anni non sono in grado di “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, raggiungere i propri obiettivi e sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. «La buona notizia è che migliorare la propria comunicazione scritta è possibile. Ci può riuscire chiunque, a ogni età. Come? Leggendo, esercitandosi e magari seguendo corsi ad hoc» spiega Giuliano Pavone, giornalista, scrittore e docente. Ma, tanto per cominciare proviamo a porre attenzione a quattro consigli in pillole per fare il salto di qualità.
Refusi addio «Ottime capacità di comunicazzione», «Attitudine per il lavoro in tim», «Vorrei conoscere qual’è la posizione vagante». Il Curriculum vitae è il nostro biglietto da visita. Quando lo inviamo sappiamo di dover fronteggiare una grossa concorrenza. E allora perché non controlliamo che sia senza errori, prima di mandarlo? Questo vale, è chiaro, per tutti i documenti importanti. A salvarci non basta il controllo ortografico. Servono nozioni base di grammatica e sintassi. Gli errori più comuni? Mettere l’accento su monosillabi (in genere, non ci va, perché inutile, fra le poche eccezioni “dà” verbo). Mettere l’apostrofo a “qual è” e non metterlo fra “un” e il sostantivo femminile che segue. Scrivere in maniera scorretta termini stranieri (gadjet, curculum, leadersheep). Mettere spaziature e punteggiature a caso. Consiglio: leggere Curriculì curriculà. Una guida utile e divertente alla compilazione del curriculum, di Enza Consul e Assunta Di Fresco, ArpaNet, 13 euro. Trova le parole giuste Qual è l’obiettivo che vuoi raggiungere? Che sia fissare un appuntamento di vendita, ottenere un finanziamento o presentare un progetto, occorre sempre calarsi dal punto di vista dell’interlocutore. Essere brevi e diretti, rendendo subito chiaro quale sarebbe il suo benefit, cioè il suo vantaggio. Se scriviamo un’e-mail, puntiamo su un oggetto chiaro e allettante (“ecco un software che ti fa risparmiare 500 euro all’anno”), ma non eccessivo (“perdi dieci Kg in due giorni”)
o troppo generico (“comunicazione importante”). «Il linguaggio è fondamentale. Usiamo frasi brevi, evitiamo termini troppo complessi. I verbi all’infinito sono più evocativi dei sostantivi. All’ansiogeno “non preoccuparti” è preferibile “stai tranquillo”» prosegue Pavone. Consiglio: leggere Belle parole. I grandi discorsi della storia, dalla Bibbia a Paperino, di Ferdinando Sallustio, Bompiani, 9 euro. Sii social Oggi le partite più importanti (anche quelle “letterarie”) si giocano nella grande arena della Rete. Ma attenzione, il tono “informale” dei social network non deve far calare il livello di attenzione. I refusi e le frasi sgrammaticate stonano anche nei post di Facebook, nei tweet di Twitter e negli articoli dei blog. In più, sono sotto gli occhi di tutti e restano per sempre, dando di noi un’immagine non sempre lusinghiera. Fondamentale è poi il tono: prima di scrivere su un social network, occorre leggere molto. E capire quali sono le parole e le espressioni che funzionano meglio, contesto per contesto. Consiglio: leggere Scrivere per il Web, di Michael Miller, Hoepli 19,90 euro.
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Comunicazione
Un corso per scrivere bene
La vita è una storia
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La chiave per farsi leggere? Raccontare una storia. Tranquilli, non siamo obbligati a diventare tutti romanzieri. Però dobbiamo capire che una storia ben costruita è più efficace di un’arida elencazione di fatti e situazioni. Ecco perché sta prendendo sempre più piede lo storytelling. Che cos’è ce lo spiega Cristiano Carriero, copywriter esperto in social media (info: www.questagenzianonhanome.com): «E’ l’arte di incollare le persone a un testo, costringerle a non abbandonarlo, a scoprire come va a finire. Magari lasciare un ricordo indelebile. E un collegamento implicito a una persona, un servizio o un prodotto. La base è, ovviamente, saper raccontare. Che non è solo una capacità innata, ma anche una questione di esercizio». Non ci sono storie che vanno bene per tutto, ma ci sono degli schemi di narrazione canonici, che ritroviamo in molteplici contesti: dai film alle
Compagni nella vita, entrambi giornalisti e scrittori, Giuliano Pavone e Lucia Tilde Ingrosso hanno scritto, insieme e non, svariati libri. Lei in prevalenza gialli, lui di calcio. Ora i due si cimentano in una nuova avventura. «L’idea è quella di mettere a disposizione le nostre competenze di scrittura ad ampio raggio, dall’articolo al curriculum, dal business plan alla brochure. Il risultato è un corso in tre moduli, ma se ne può frequentare anche uno solo: “comunicare al lavoro”, “self marketing” e “stendere testi complessi”. L’obiettivo è fornire strumenti pratici e subito pronti a chi vuole usare la scrittura per raggiungere i propri obiettivi. Ideale per chi cerca lavoro, chi aspira a mettersi in proprio, chi vuole vendere se stesso e le proprie idee. Si tratterà di lezioni ricche di esempi, esercizi, momenti anche piacevoli» spiega lei. I moduli si terranno a maggio, a Milano, nello Spazio Melampo (a due passi dalla Stazione Centrale). Primo modulo: 13, 14 e 15 maggio; secondo 20, 21 e 22; terzo: 27, 28 e 29. Orario: dalle 18 e 30 alle 20 e 30. Costo: 150 a modulo, sconti per chi si iscrive a due (250) e tre (350). Per info su orari e dettagli: bottega@laurana. it; bottegadinarrazione.com pubblicità, dalle lettere di presentazione alle storie aziendali. I principali ingredienti di una storia che funziona sono: un protagonista (in genere, buono), una sfida da vincere, un nemico da battere, una ricchezza (reale o virtuale) da raggiungere, dei personaggi collaterali, dei colpi di scena, un inizio e una fine. Non tutte le storie che raccontiamo dovranno essere epiche come quella di Rambo, ma di certo dovranno avere un fondo di intrattenimento per chi legge, pena… il cestino (anche quello, reale o virtuale). Consiglio: leggere Story selling. Strategie del racconto per vendere se stessi, i propri prodotti, la propria azienda, di Andrea Fontana, Etas, 17 euro.
Comunicazione Ugo Clima*
Sembra facile far crescere i propri collaboratori. Ma per formare e addestrare non è sufficiente sapere le cose: bisogna saperle “trasferire”
Una tecnica vecchia come il mondo
TWI:come diminuire l’infelicità dei capi - L’80% dei problemi di un capo deriva dalle lacune professionali dei suoi collaboratori. In poche parole, dalla sua incapacità di far crescere i suoi uomini, di formarli, di addestrarli. E quindi di poter praticare la delega. Quando ci hanno fatto capi, abbiamo avuto il gruppo che ci è capitato, ma dopo i primi sei mesi abbiamo il gruppo che ci siamo meritati, e loro hanno il capo che si meritano. Tre condizioni Perché una persona possa fare decentemente il proprio mestiere, devono coesistere tre condizioni: la motivazione, la capacità e un contesto organizzativo favorevole. Normalmente un capo si ritiene responsabile del contesto organizzativo, ma considera che le capacità e le motivazioni dei suoi collaboratori siano un problema della direzione del personale. Non è così. La formazione vera non avviene nelle aule, non nasce in sala riunioni, dove semmai si fa addestramento, istruzione, cultura.
Come l’educazione s’impara in famiglia e non a scuola, e i responsabili ne sono genitori e parenti, così la formazione avviene in azienda, tutti i giorni, e la responsabilità ricade integralmente sui capi. E’ nell’atmosfera che si respira in azienda, nei valori impliciti ai quali ci si riferisce, nelle relazioni fra capi e colleghi che nascono i modelli di riferimento con cui tutti si confrontano. I napoletani dicono che “o’ pesce féte d’ ’a capa”, nel senso che la responsabilità è tanto maggiore quanto maggiore è il livello gerarchico.
*Presidente Mercurio Misura
Uno scocciatore? Il processo nasce già dall’inserimento, quando una persona arriva in azienda e viene sballottata da un ufficio all’altro, con la sensazione di essere uno scocciatore che fa perdere tempo e del quale non si sa come liberarsi. Talvolta, c’è una formazione di base in aula, piena di nozioni e povera di valori, ma una volta entrati nel proprio ruolo, la formazione avviene sul
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Comunicazione
campo e da parte del capo. Per il quale sarebbe più facile se i nuovi entrati fossero una “tabula rasa” sulla quale scrivere i nuovi saperi professionali. Ma non è quasi mai così. Sono adulti. Arrivano credendo di aver poco da imparare e pieni di preconcetti: non si può costruire nulla se prima non si è liberato il campo da ciò che si crede di sapere. Possiamo insegnare solo a qualcuno cui siamo riusciti a far desiderare d’imparare. Voglia di imparare Tutti desideriamo imparare, ma non vogliamo “essere imparati”. Si fa fatica ad ammettere di aver bisogno che qualcuno ci insegni. Nelle aziende, la formazione riguarda sempre gli altri, generalmente il livello inferiore di quello con cui si parla. E c’è un terribile equivoco: pretendiamo di trasmettere agli altri le nostre esperienze, ignorando che le esperienze non si trasmettono. Le esperienze vanno vissute. Si possono trasferire idee, concetti, tecniche metodi e principi, ma non le esperienze. Come nella guida dell’automobile, ci sono livelli di apprendimento molto diversi fra loro: . conoscere: un ragazzino sa come si guida, ma non sa guidare; . saper fare: aver preso la patente non significa essere un automobilista; . essere: metabolizzare la conoscenza, agire senza pensarci, poter fare più cose contemporaneamente, telefonare, sentire la radio, bere. Equivoci
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Questi tre livelli creano due equivoci: 1. solo perché sappiamo fare bene una cosa, riteniamo di saperla insegnare agli altri. 2. Pensiamo che le cose facili per noi, lo siano anche per gli altri. “Come fai a non capire una cosa così
semplice?” Nella vita, non ci sono cose facili o difficili, ci sono cose che sappiamo fare e cose che non sappiamo fare. Quarto livello Ecco perché esiste un quarto livello: saper insegnare, padroneggiare la didattica, saper trasmettere le conoscenze, farle nascere nelle persone. L’etimo di educare è tirar fuori, ha a che fare con la maieutica, con l’aiutare a partorire. L’umanità deve all’apprendimento la sua EVOLUZIONE: è l’unico animale che riesce ad arricchirla da una generazione all’altra, salvo periodi, anche lunghi, di regressione. I processi di apprendimento permettono talvolta di salvare intere collettività, di superare situazioni drammatiche. Trasmettere le conoscenze Le aziende vincenti sono quelle che sanno trasmettere nel modo più rapido le conoscenze. Fino agli anni ’40, gli USA compravano prodotti ottici e meccanica di precisione da Giappone e Germania. Dopo Pearl Harbour si trovarono ad avere tutti i tecnici al fronte e a dover affrontare un aumento di produttività bellica disponendo di risorse umane (pensionati, anziani, donne, ragazzi) da avviare rapidamente al lavoro. Fu in queste circostanze che nacque il TWI, metodo rapido di formazione per inserire al lavoro persone senza esperienza. Il TWI, fu messo a punto nel 1942 da un gruppo di lavoro americano denominato Training Within Industry Foundation.
Istruire rapidamente La sua finalità era istruire rapidamente mano d’opera non qualificata, destinata a sostituire i giovani partiti per i vari fronti durante il secondo conflitto mondiale. Era infatti essenziale per lo sforzo bellico che l’incremento del PIL americano fosse rilevante e infatti nel periodo raggiunse livelli intorno al 20% l’anno. Due principi di base Il TWI poggia su due principi di base, dai quali derivarono regole didattiche molto pragmatiche ed efficaci: 1. non esistono operazioni tanto complesse da non poter essere scomposte in fasi e punti chiave, facilmente comprensibili per chi deve apprenderle. 2. l’insegnamento può avere successo solo se l’istruttore sa generare negli allievi il desiderio di apprendere: non si può formare nessuno contro la sua volontà. I principi del TWI sono una vera sintesi della filosofia dell’educazione, purtroppo passati di moda nella nostra cultura organizzativa. Eppure, applicati nella costruzione delle navi Liberty per la formazione di personale non qualificato, contribuirono grandemente alla vittoria degli alleati contro l’Asse Germania Giappone Italia, che fino al 1942 aveva conquistato il mondo.
perché i giovani americani erano a combattere su tutti i fronti del mondo. Uno dei compiti da assolvere su queste navi, molto funzionali e spartane, consisteva nell’appendere decine di migliaia di lampadine ai cavi portanti che percorrevano la nave, attaccandole con un semplice nodo che però doveva essere eseguito da gente senza esperienza e manualità e che quindi doveva apprenderne la modalità esecutiva. Un nodo famoso Questo nodo divenne famoso come il “nodo dell’elettricista” e permise una delle prime applicazioni dei principi del TWI. Consisteva nel prendere uno spezzone di filo elettrico bipolare a dieci centimetri dalla fine e con la mano destra svolgerne i due capi a forma di V. Prendere il capo di destra e girarlo nel senso delle lancette dell’orologio fino a formare un occhiello. Prendere il capo di sinistra, tirarlo verso di sé, passarlo sotto il capo di destra, infilarlo nell’occhiello, unire i due capi, tirarli verso l’alto ed il nodo era fatto. Ad un approccio idealistico, appariva del tutto evidente che un ordine preceduto da una descrizione così precisa non avrebbe potuto ottenere che una obbedienza immediata ed efficace. Chi volesse sperimentarlo, può cimentarsi, anche osservando il nodo rappresentato qui sotto.
La Liberty La capacità di carico di una Liberty era di 2840 Jeep, di 400 carri armati leggeri, di 230 milioni di munizioni. Di quelle prodotte, 182 furono inviate in Inghilterra, 13 in Francia e 43 in Unione Sovietica e dopo 60 anni, alcune sono ancora in circolazione. La rapidità di costruzione raggiunse livelli incredibili: la R.E.Peary venne varata dopo 4 giorni e 15 ore dalla progettazione e in tre giorni venne completata, grazie all’attività di mano d’opera non qualificata,
Ma chi ne dubitasse, avrebbe ragione, perché avrebbe la prova che dire non basta, anche se con molta precisione e che non basta nemmeno mostrare, anche se il “guarda e fa’ come fa lui” crea l’illusione di aver fatto tutto ciò che serve per comandare e delegare.
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Marketing Elena Muoio
“La pubblicità non sceglie per nessuno, permette di scegliere meglio” così diceva Jacques Séguéla. Il viral marketing si diffonde proprio come un virus Un grande evento per una grande comunicazione
4.000.000 $ per 30 secondi - È proprio vero che la pubblicità permette di scegliere meglio, tutti i giorni veniamo travolti da messaggi pubblicitari, ovunque guardiamo ci sono immagini belle, tristi, emozionanti e spiritose. La pubblicità informa le persone sulle novità cercando così di coinvolgere i consumatori. Se si riesce a stimolare la curiosità del consumatore attraverso le immagini, i video e il linguaggio giusto, sarà un successo, diventando così virale. Ma cosa vuol dire virale? Il virus si diffonde
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Quando un messaggio entra nella testa del consumatore e questo lo diffonde senza rendersene conto, tale messaggio si espande a macchia d’olio tra la popolazione, proprio come un virus. Il viral marketing o marketing virale è questo, divulgare velocemente un messaggio che sia breve e diretto. È una strategia, un’evoluzione del passaparola, che se ben fatta si dimostra vincente. Un video è virale quando presenta determinate caratteristiche: novità, originalità, e poi emozione, elementi che permettono a questo di fare il giro del mondo e raggiungere chiun-
que in poche ore. È semplice, noi condividiamo un video in rete dopo averlo visto, perché ci è piaciuto, ci ha coinvolti emotivamente e siamo sicuri che piacerà anche agli altri. Con un click diffondiamo il contenuto ed il successo è dato proprio dal numero di condivisioni e di ulteriori click. Milioni di persone e tante aziende si dedicano alla realizzazione di video, con la speranza che diventino virali in poco tempo. Un grande evento Perché, allora, non puntare su un grande evento che permetta di far rimbalzare il proprio spot da una parte all’altra del mondo, in diretta. Il Super Bowl XLVIII, svoltosi nel febbraio 2014 al MetLife Stadium in New Jersey è giunto alla 48° edizione (dove hanno vinto i Seahawks Seattle contro i Broncos Denver) è l’evento dove la protagonista è proprio la pubblicità. Ma come può un grande evento diventare strumento di comunicazione? Il Super Bolw oltre ad essere l’evento sportivo più atteso dell’anno di football americano, che assegna il titolo di campione della NFL (National Football League), la lega professionisti-
ca statunitense, è quello che concentra gli spot pubblicitari più creativi e innovativi. Spazio prestigioso Grandi multinazionali scelgono di apparire con il proprio spot ogni anno a questo grande evento. Visto da milioni di telespettatori è lo spazio più prestigioso della pubblicità in tv. C’è tutto, è un mix di sport, spettacolo, musica e poi gli spot che sono sempre molto attesi, è un evento che va oltre la cronaca sportiva. È un’importante occasione per le grandi aziende che vogliono farsi pubblicità, arrivando a spendere quest’anno ben 4 milioni di dollari per 30 secondi di visibilità durante la partita, sulla rete televisiva FOX. Tra le aziende che hanno partecipato con i loro spot non potevano mancare i colossi del marketing: Coca Cola, Pepsi, Maserati e poi Jaguar, Axe e tantissime altre che hanno portato avanti le loro idee, geniali, emozionanti, con effetti speciali, semplici, insomma per tutti i gusti. Tra tutti gli spot presentati, quello che ha avuto il maggior numero di visualizzazioni nel mondo, ben 48 milioni, diventato virale già prima della messa in onda raggiungendo una media di 47 TPM (tweets per minuto) e candidato al primo premio come la più bella pubblicità dell’anno, è stato lo spot tenero ed emozionante di Budweiser, la nota birra americana chiamata semplicemente Bud. Una storia di amicizia Lo spot realizzato dalla nota azienda prende il titolo di “Puppy Love”, un video assolutamente da vedere della durata di 1 minuto : è la storia di un’amicizia tra un cucciolo di cane adottato da una coppia e un cavallo, simbolo del brand. I due vengono separati ma il cane torna sempre indietro dal cavallo, convincendo la coppia a prenderli entrambi, riuscen-
do a ricongiungersi. Questo dimostra che l’amicizia non ha confini e supera ogni ostacolo. Il video è diventato virale in pochissime ore. Gli spot presentati hanno una durata che va dai pochi secondi a massimo due minuti, visto il costo per 30 secondi di 4 milioni di dollari, quindi il tempo è breve e determinante ciò che conta è l’impatto iniziale per far si che diventi virale. Coca Cola e Pepsi invece si sono aggiudicati la fascia dell’intervallo dove si sa che si raggiunge il picco degli ascolti ottenendo 5 milioni di visualizzazioni. Axe e Microsoft sono stati i due spot più ispirati incentrati sulla pace e sulle opportunità date dalla tecnologia. Importanti sono stati gli spot automobilistici Jaguar, Audi, Toyota, Chrysler, ottenendo milioni di visualizzazioni. Il gruppo Fca (Fiat Chrisler Automobiles) ha investito in ben 3 spot Jeep Cherokee, Chrisler e Maserati. Proprio quest’ultimo è lo spot milionario di ben 1 minuto e mezzo. La Maserati: un’auto italiana La Maserati Ghibli, un’auto progettata e costruita in Italia vista da 110 milioni di spettatori, non è mai stata presentata in TV ed è stato scelto il Super Bowl per raccontare la storia di passione e tenacia che c’è dietro quest’auto. Lo spot dal titolo “Strike” andato in onda durante il primo quarto della finale, prodotto in partnership con Wieden Kennedy un’agenzia pubblicitaria che ha già lavorato per note aziende al Super Bowl, ha ottenuto un grandissimo successo. Lo spot, interpretato dalla giovane attrice Qevenzhane Wallis famosa poiché nel 2013 a soli 9 anni ha ottenuto una candidatura all’Oscar come migliore attrice, è un capolavoro della pubblicità, racconta che ci sono tanti giganti automobilistici nel mondo ma quest’auto ora è pronta ad attaccare. Cosa dire, un grande evento è solo per grandi idee.
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Comunicazione Ugo Perugini
Nessuna modalità di comunicazione può aver la stessa forza per far passare un messaggio di quella dell’“esempio”. Ce lo insegnavano già da bambini
In azienda come nella vita
Abbasso la furbizia -L’azienda è un’aggregazione sociale, una comunità nella quale gli individui che ne fanno parte cooperano per ottenere determinati risultati. Questo è il motivo per cui, individuando le caratteristiche positive di un’impresa, si parla spesso di spirito di appartenenza, di gioco di squadra, di gruppo coeso e affiatato, fino ad arrivare, in certi casi, alla definizione più azzardata di azienda come “grande famiglia”. Metafore
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Queste metafore, utilizzate per semplificare i concetti, sembrano, a un esame attento e smaliziato, utopie belle e buone. In un mondo caratterizzato dall’individualismo, dall’arrivismo e da una spinta allo spontaneismo, spesso esagerata, è davvero troppo ottimistico pensare che i collaboratori che operano all’interno di tali strutture condividano sempre e comunque obiettivi e valori e, soprattutto, cerchino di lavorare in armonia, senza far prevalere interessi personali o di parte. Non solo. Quando un’impresa si trova ad affrontare periodi di crisi, o momenti delicati nei quali si richiedono
grandi cambiamenti organizzativi e gestionali, o necessitano interventi e innovazioni per migliorare la propria competitività, quella ideale unità di intenti, che già si regge a fatica, rischia definitivamente di andare a gambe all’aria! A chiacchiere stiamo a zero! A questo punto ci si chiede: può essere utile e sufficiente la comunicazione, con tutto il suo bagaglio di coreografie, più o meno spettacolari, le convention con testimonial di spicco, i filmati motivanti, realizzati da squadre di esperti sofisticatissimi, le musiche coinvolgenti, le slide impattanti con parole d’ordine roboanti, gli slogan calibrati, gli opuscoli raffinati, per trasmettere “a cascata” i messaggi necessari a motivare nella “truppa”, dai manager agli ultimi della lista, concreti, effettivi cambiamenti di indirizzo in una azienda? Alzi la mano chi in cuor suo non ha mai avuto qualche dubbio! Ebbene, chi lo ha fatto ha trovato chi ha dato loro ragione! Tra i tanti, c’è uno studio che sostiene che tutta quella complessa, grandiosa, qualche volta pletorica, pantomima che producono i servi-
zi di comunicazione e motivazione delle aziende a supporto di iniziative di cambiamento e trasformazione culturali, particolarmente delicate, in realtà non è lo strumento più potente! Gli effetti concreti rischiano di essere poco significativi: dati alla mano, il 70% dei programmi del genere ha bisogno di ulteriori supporti per raggiungere i risultati che si proponeva! Non siamo noi a dirlo ma Leandro Herrero, psichiatra e studioso della vita associata che ha da poco pubblicato il libro “Homo Imitans, the art of social infection”. Altra bordata piuttosto pesante ci arriva da parte di questo pensatore: ormai le chiacchiere in azienda, come nella vita sociale e politica, non bastano più. In altri termini, le parole, il linguaggio, per quanto curato e mirato, non è più in grado di “comunicare” cioè di mettere in comune esperienze e progetti. Per trasmettere agli altri valori e obiettivi, l’unico sistema, udite, udite!, è il comportamento, o meglio, l’esempio. Ma forse, entrambe queste considerazioni ci portano a riconfermare nella nostra testa il concetto che: 1. uno strumento da solo non è mai talmente efficace da poter raggiungerevi risultati “da solo”. Mentre usato con attenzione insieme con altri ha il suo perché; 2. quale “maestro” meglio di un esempio può far passare un messaggio? Imitare i migliori! Come non pensare a questo punto alle recenti scoperte nel campo delle neuroscienze sui neuroni specchio. Il prof. Rizzolatti, come noto, spiega che questi neuroni si attivano sia quando compiamo un atto motorio sia quando osserviamo un’altra persona che lo compie. In sostanza, è un meccanismo in grado di trasformare azioni, con componenti emozionali o no, in atti motori
dell’individuo che li osserva, fornendogli una conoscenza esperienziale, diversa da quella scientifica, ma che riguarda da vicino quello che uno sa già fare. Campioni di comportamento Come applicare questo meccanismo alle aziende? Bisognerebbe identificare persone, a vari livelli gerarchici, in grado di diventare nel loro ambito veri e propri campioni di comportamento. Quasi dei modelli di ruolo, testimoni e depositari di obiettivi e di valori che incarnano quelli dell’azienda. Herrero pensa, addirittura, che ciò possa favorire una specie di epidemia benefica, un contagio positivo tale da indurre anche gli altri a imitare tali modelli ai quali si possono riferire e che suscitano la loro ammirazione. Questo, a detta dello studioso, funzionerebbe molto meglio di qualsiasi convention o predicozzo di amministratore delegato. Io, personalmente, concordo. Ma nel nostro Paese funzionerebbe? Mi permetto di sollevare più di qualche dubbio. Purtroppo, spesso è capitato di vedere che i nostri concittadini sono più portati a imitare o a ispirarsi a modelli tutt’altro che positivi. Allora, prima di provare quella che Herrero chiama epidemics of goodness o, per lo meno, contemporaneamente, occorrerebbe introdurre una profonda rivoluzione culturale che metta fuori gioco una volta per tutte, i vari furbi e furbetti che fioriscono un po’ dovunque. Mica facile, per un Paese che fa della “furbizia” uno dei suoi “prodotti tipici”.
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Marketing Roberta Costabile
Lo sviluppo dell’e-commerce sembra inarrestabile. Un grande aiuto ora arriva anche dai dispositivi mobili che riscuotono un vasto gradimento degli utenti
Smartphone e tablet giocano un ruolo fondamentale
Il “mobile” per fare acquisti
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- Il 2013 è stato l’anno della crescita impetuosa del Mobile Commerce: gli acquisti tramite Smartphone hanno trainato l’eCommerce in Italia che vale complessivamente 11,3 miliardi di euro, facendo registrare una crescita a tripla cifra, +255%, passando da 144 milioni di euro nel 2012 a 510 milioni di euro nel 2013, pari al 4,5% delle vendite online. Ad esse si aggiungono le transazioni effettuate via tablet, pari a 1 miliardo di euro. MyThings, che opera nel campo delle soluzioni pubblicitarie digitali personalizzate, ha effettuato una ricerca unica nel suo genere focalizzata s u l l ’ m - C o m m e rc e , che traccia una fotografia inedita degli utenti alle prese con gli acquisti via smartphone e tablet, e analizza le performance del commercio elettro-
nico su mobile. I principali risultati Fattore di successo e impatto sul ROI: la componente mobile aggiunta al retargeting mix genera un incremento del 18% nelle vendite generate dall’azione di retargeting, un incremento del 46% nel tasso di click (CTR) e una diminuzione del 37% nel costo per click ottimizzato (eCPC). Tablet e smartphone giocano entrambi un ruolo chiave nella campagna: l’analisi dettagliata dei tassi di conversione per i dispositivi mobili mostra una leggera superiorità dello smartphone, con una percentuale del 55% contro il 45% degli altri device; in termini di post click conversion, la percentuale emersa è di 53% contro 47%. Infine, sono gli smartphone a guidare le vendite grazie alla loro maggiore diffusione (aumentata di 9 volte secondo uno studio Gartner di giugno 2013), mentre la migliore usabilità e la maggiore semplicità nell’effettuare transazioni è la principale ragione
alla base del successo dei tablet. Rapidi decisori Il consumatore che utilizza i dispositivi mobili agisce più rapidamente nella fase decisionale. Il lasso di tempo tra l’ultima visita e la conversione è risultato 13 volte più breve rispetto agli utenti desktop computer. Modalità leisure: mentre le visite e gli acquisti tramite desktop crollano durante il fine settimana, gli acquisti tramite dispositivi mobili non conoscono flessione: solo il 6% in meno rispetto ai giorni infrasettimanali, contro il -30% che registrano gli acquisti tramite desktop. Allo stesso modo, mentre gli acquisti serali dominano incontrastati su quelli giornalieri, la tendenza sui dispositivi mobili è risultata ancora più forte, con un tasso di incremento doppio rispetto ai desktop, +33% Mobile vs. +14% Desktop (tasso che per i tablet è risultato essere quasi sei volte superiore: +80%). Comportamenti diversi I consumatori che utilizzano tablet e desktop sviluppano schemi molto simili nel modo in cui navigano e si addentrano nel funnel di vendita di un portale. Lo smartphone, invece, risulta sostanzialmente differente: • La maggior parte degli utenti smartphone, 55% contro circa il 40% degli utenti desktop e tablet, raggiungono direttamente la pagina del prodotto. E’ l’effetto showrooming, trend per cui i consumatori visitano i negozi fisici pe provare i prodotti ricorrendo poi allo smartphone per confrontarne online i prezzi). • Il 18% degli utenti smartphone non va oltre la home page (rispetto al 3% circa degli utenti desktop e tablet). Lo studio ha analizzato oltre 100 milioni di impressions in campagne multiple nel corso di novembre 2013.
Avendo compreso l’incredibile potenziale del commercio mobile, myThings è stato tra i primi player ad occuparsi del potenziamento delle campagne di advertising su dispositivi mobile. Ha iniziato nel 2012 sviluppando una piattaforma adv altamente flessibile pensata unicamente per il mondo dei dispositivi mobili e promuovendo l’utilizzo di metodi di identificazione multipli attraverso device diversi. Campagne dinamiche La sua offerta mobile punta a massimizzare la portata mettendo in atto campagne dinamiche, creative e personalizzate, sia per piattaforme che usano i cookie (Android ) sia per quelle che non li usano (iOS e app). Inoltre, offre la sincronia tra le campagne mobile e tramite app all’interno dello stesso strumento. Attualmente supporta il retargeting tra diversi device tramite l’utilizzo di dati di log-in. “Abbiamo investito molto per costruire una piattaforma pubblicitaria in real time, unica nel settore, che possa gestire campagne di retargeting su mobile e offrire performance equivalenti al desktop pc –commenta Mario Fiasconaro, Managing Director myThings Italia. Siamo entusiasti di fornire ai retailer online e non solo uno strumento per le loro campagne di mobile retargeting per utenti Android e iOS (targettizzando sia in mobile web che per la prima volta anche in app). In Italia, in questa prima fase , il focus sarà rivolto alle aziende che già possono contare su volumi piuttosto rilevanti di traffico su mobile e dove quest’ultimo ricopre un ruolo significativo nell’intera attività di marketing.”
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Comunicazione Bruno Calchera
Il telefono è un importante strumento anche per la comunicazione commerciale. Ma ha bisogno di “rifarsi” una immagine positiva
Bisogna riflettere su alcune regole basilari
Diamo di nuovo forza al telefono Parte seconda
Bruno Calchera
- Il telefono può essere un importante strumento di comunicazione. Ma, soprattutto in questi ultimi tempi, non sta godendo di grande stima. Molto spesso la telefonata commerciale è vissuta come una intrusione non desiderata, non sempre gli operatori telefonici brillano per preparazione e capacità di dialogo, in vari casi si capisce subito che non c’è alle spalle né preparazione né pianificazione. Per non parlare poi dei così detti, “servizi cortesia” che, nove volte su dieci raggiungono un risultato sicuro: quello di farti andare in bestia. Sembra proprio che si siano dimenticati i “fondamentali” e che chi ha la responsabilità della comunicazione in azienda, non voglia comprendere che una telefonata fatta bene fa bene ma una telefonata fatta male fa dieci volte male. Abbiamo detto
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Sul numero scorso abbiamo già detto come sia importante mettere a proprio agio il proprio interlocutore senza farlo sentire aggredito.
E, anche nel caso che rinunciasse ad aderire alla nostra offerta dovrebbe memorizzare che la nostra azienda tratta bene i clienti, anzi sa lasciare un buon ricordo e sa esprimere con chiarezza il contenuto della proposta. Nella prima parte insomma abbiamo tracciato alcuni spunti utili per una buona comunicazione verbale al telefono.
E’ evidente che un solo cenno non basta. Per arrivare a una buona comunicazione, ogni aspetto deve essere approfondito. Guai a leggere I guai ci sono quando parliamo SOLO per spinta istintiva o al contra-
rio, quando siamo costretti a leggere quello che qualche specialista ci ha passato, ma a noi, in fondo in fondo, della cosa, non ce ne frega niente. Sappiamo che alla fine qualcuno cadrà nella rete. Come arriva non è interessante da approfondire. Invece chi sa guardare al telefono come una opportunità di comunicazione interattiva importante vede immediatamente che la relazione tra due persone è sempre una cosa complessa, e vanno mantenute vive le antenne per captare ogni tipo di riflesso e di tonalità e parola che nel corso della conversazione vengono portate avanti. Essere “veri” Vi sono libri molto qualificati per insegnare a vendere al telefono o per fare una telefonata di successo, ma tutti non possono non tener conto che al telefono si muovono delle persone. Ogni persona ha una sua diversa personalità, storia, abitudine e vita. Che una breve telefonata spesso non può amplificare.Allora atteggiamento, voce, empatia vera –mai finta – ci aiutano nel nostro lavoro. Se questo lavoro poi non ci piace, an-
che la nostra telefonata ne risentirà. Una volta ai corsi sull’uso del telefono si diceva: “sorridete”. Si, perché chi è dall’altra parte del filo percepisce questo stato positivo. Ed è sempre meglio aver a che fare con uno che sorride che con uno che si sente svogliato e col muso. Nel prendere sul serio anche questo tipo di lavoro, che pare così meccanico, possiamo renderci conto che la relazione con gli altri diventa parte del contenuto del messaggio. Misteriosa positività Una voce lieta ad esempio la si coglie subito, si desidera dialogare, si è quasi attratti, più che dai contenuti, da questa misteriosa positività che ci giunge attraverso il cellulare o il filo di un telefono normale. E ad un accenno di questa simpatia che si recepisce telefonando si può costruire una relazione positiva per la società che opera al telefono.E magari si riesce a far scattare una fidelizzazione tale che il cliente avrà sempre il piacere di riascoltare quella voce che rende piacevole un dialogo con una persona … non amica…ma che appare affidabile.
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Creatività & Innovazione Sarah Canonici*
L’innovazione è indispensabile perché è necessario far vivere una nuova esperienza al nostro interlocutore. In tutti i settori in cui si opera
L’esperienza di una azienda leader negli elettrodomestici
Anche le lavatrici hanno un’anima * Sarah Canonici Direttore Operativo di Cleis Comunicazione, promozione, servizi per l’impresa; una società che lavora con particolare attenzione alla creatività e all’innovazione. www.cleis.it sarah_canonici@cleis.it
- Quando ero una ragazzina guardavo spesso il cartone animato “I Pronipoti”. Una famiglia che viveva nel futuro, dove gli elettrodomestici parlavano ed erano umanizzati e dove potevi ordinare direttamente al forno la tua cena … Bè non sono passati poi così tanti anni e qualcosa sta diventando realtà. Grazie alla ricerca e all’innovazione e ad un nuovo concetto di consumo alcune aziende stanno raggiungendo dei traguardi importanti. Un esempio
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Un esempio è Whirlpool che ha di recente illustrato il proprio concetto di innovazione e il percorso intrapreso. «Far vivere una nuova esperienza al consumatore»: questa è la chiave dell’innovazione per Mauro Piloni, vice presidente Ricerca e Sviluppo Whirlpool Corporation. «Innovazione è innanzitutto la capacità di far provare alle persone delle nuove esperienze quando utilizzano i nostri elettrodomestici». L’esempio è dato dalle tecnologie
che Whirlpool sta sviluppando nell’ambito del programma di riduzione dello spreco domestico del cibo; tecnologie che permetteranno di “tracciare” gli alimenti, quindi di gestirli in modo ottimale sia in termini sanitario-nutrizionali sia sensoriali. Il frigorifero, ad esempio, grazie a transponder inseriti nel packaging, potrà fornire all’utente direttamente su un display o su tablet/smartphone informazioni sul cibo conservato, relativamente alla provenienza, alle proprietà e alla scadenza. «In questo modo –prosegue Piloni– aumentiamo e rendiamo più consapevole l’interazione dell’utente con l’elettrodomestico permettendo una gestione più attiva e puntuale del cibo; condizione indispensabile per combattere gli sprechi». Centralità del consumatore Ancora una volta la centralità del consumatore è fondamentale. L’innovazione, che per essere tale deve soddisfare tre condizioni contemporaneamente,(unicità,
vantaggio competitivo e valore per il cliente), poggia su un nuovo concetto del ruolo delle aziende, che da “semplici” centri di ricerca devono diventare centri di competenze. «L’innovazione, ossia la nuova esperienza che vogliamo dare al consumatore, è per sua natura complessa e va ben oltre il prodotto; per questo servono più competenze, che non possono essere patrimonio esclusivo di una sola azienda – sottolinea Piloni–. Creare un “ecosistema collaborativo” fra aziende, centri di ricerca, università, focalizzato su obiettivi comuni, è fondamentale perché sia la competenza il driver dell’organizzazione. Determinante, in questo quadro, è il ruolo giocato dal “change agent”, figura che funge da ponte fra i diversi attori dell’ecosistema e che sovraintende alla collaborazione». Un gruppo di lavoro Nel caso di Whirpool, il processo di innovazione è partito con l’istituzione di un Food Institute nel sito di Cassinetta di Biandronno coordinato da un Open Innovation leader (il change agent) per gestire le varie competenze interne (ingegneristiche e di tecnologia alimentare). E’ proseguito con la creazione di un ecosistema collaborativo per gestire le competenze fra i diversi componenti dell’ecosistema (università, industrie alimentari e non alimentari, soggetti normativi); si è potenziato con la creazione della società Whirlpool Research & Development, un’entità legale snella che gestisce l’ecosistema; e ha dato vita a Sifood, associazione tecnologica che sviluppa e adotta soluzioni tecnologiche innovative per la sostenibilità alimentare, dalla tracciabilità alla connettività, dalla sensoristica al packaging, dalla preparazione alla distribuzione e dal trattamento alla conservazione del cibo.
Tutto questo per far cambiare il modo di pensare gli alimenti dalla loro conservazione al loro consumo. Effettivamente di recente avevo anche letto che si poteva cuocere utilizzando la lavastoviglie! Cosa c’entra Ma cosa c’entra quello che fa un’azienda di produzione con i temi di solito trattati da questa rivista? C’entra, centra. Le logiche che si devono seguire quando si vuole innovare sono le stesse sia che si parli di lavastoviglie, sia che si parli di comunicare. Prendiamo ad esempio un evento convegnistico, ad esempio che so, una convention. Anche qui si parte da una esigenza. Aver percepito che il pubblico è cambiato e quindi le sue aspettative sono diverse da quelle di prima. Poi ci vuole uno studio di approfondimento, poi bisogna tirare in ballo la creatività. E la squadra? Certo bisogna organizzare una squadra che sappia partire dalle vecchie esperienze e conoscenze riuscendo però ad innestare quegli elementi nuovi che vanno incontro ai desiderata del target. Bisogna riuscire a far vivere una nuova emozione. Quella nuova emozione che non si può pensare di ignorare. E allora, colleghi del mondo della comunicazione e degli eventi, proviamo ora a rileggere quanto ci dice Mauro Piloni a proposito di ciò che hanno fatto in Wirlpool. Probabilmente va bene anche per noi. Mutatis mutandis!
I Pronipoti
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Marketing U.C.
Una piccola idea, un funzionario zelante ed altri distratti. Una piccola infrazione con una grande punizione può scalfire l’immagine di una amministrazione impegnata
E’ possibile che sia così difficile farsi ascoltare?
Anche le formiche nel loro piccolo …
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- Da più parti, in questo periodo, si sentono rivolgere degli accorati inviti, soprattutto ai giovani, di essere creativi e innovativi. Di non lasciarsi demoralizzare se lavoro non se ne trova e di darsi da fare per diventare imprenditori di se stessi, eccetera eccetera. Vi voglio raccontare una piccola storia vera che pare nessuno voglia ascoltare. Ma allora ?! Due giovani, da un po’ senza lavoro e con varie risposte negative sul muso, amanti della fotografia e dei cani, si fanno venire un’idea, sotto Natale: proponiamo ai padroni dei cani una bella fotografia col loro amico peloso, che possano inviare come originali auguri natalizi. Detto fatto, preparano un foglio A4 con la proposta, ne fanno alcune copie che vanno ad appendere nell’area cani di un centrale parco cittadino, dove già svolazzano tante altre comunicazioni scritte che propongono le cose più diverse. Passano alcune settimane (con ben scarso successo dell’iniziativa, c’è da precisare) e si vedono recapitare, da parte della Polizia Municipale di Milano, un verbale di contestazione (n.
6072017-0) per “essersi resi responsabili di violazione del Regolamento del decoro urbano: uso improprio di strutture pubbliche con affissione pubblicitaria”. E qualche riga più sotto “per tale violazione è ammesso il pagamento, in misura ridotta, entro 60 giorni di Euro 450,00.” Quattrocentocinquanta euro Ad una prima veloce lettura i giovani hanno pensato di aver visto male: non possono esser 450. Saranno 45! No, erano 450. Cifra confermata anche allo sportello del Corpo di Polizia Locale, Sezione Procedure sanzionatorie di Milano e poi anche dal corpo dei volontari della Vigilanza Ecologica (estensori del verbale). Sono state tentate altre vie ma l’ascolto andava sempre più scemando. L’unico consiglio era fare ricorso al Sindaco. Ma quale ricorso? Rispettando ed accettando il contenuto del verbale di contestazione (affissione “abusiva”) non aveva spazio il ricorso. Ma quello che appariva fuori misura era l’en-
tità della cifra da pagare. Un ultimo tentativo è stato fatto mettendosi in contatto con l’Ufficio stampa del Comune. Un’impiegata ha ascoltato, ha risposto anche lei “sa, il regolamento…”. E poi “mi scriva una mail”. Ed è stata scritta la seguente: “Oggetto: notifica contestazione e sanzione “spropositata” Gentile dottoressa ... a seguito della nostra conversaziontelefonica di questa mattina le invio in allegato i verbali, cui facevo riferimento, ed alcune mie considerazioni. Due ragazzi-fotografi, per raggranellare qualche soldo per Natale hanno pensato di appendere, assieme ad altre varie comunicazioni già in loco, un volantino per presentare la loro offerta. Da qui nasce il verbale di contestazione. Verbale che loro (obtorto collo) non contestano e del quale si fanno carico. Ed è per questo che non hanno alcun argomento per presentare un ricorso all’Ill.mo Signor Sindaco. Quello che sembra spropositato è l’importo della sanzione dovuta: 450,00 (QUATTROCENTOCINQUANTA) EURO (+ 8,25 ). Si tratta di una cifra che, in questo periodo, ahimé, corrisponde spesso ad una pensione o a uno stipendio mensile. Per aver appeso un volantino ! Non risponda, per favore, che è il regolamento che lo stabilisce. Ci dia, la prego, qualche argomento per convincerci che il legislatore ha agito secondo “scienza e coscienza”. Ci aiuti a ritrovare fiducia in chi non credo intenda vessare ma, al più, indirizzare. Forse ne va anche dell’immagine del Comune di Milano. Grazie.” Risposte non ne sono arrivate e così, giorni dopo, è stata inviata allo stesso indirizzo: “Gentile dottoressa,
dopo la nostra conversazione telefonica sono rimasto in attesa, secondo quanto avevamo convenuto, di una sua risposta scritta. Ritengo che i suoi numerosi impegni non le abbiano consentito di rispettare quanto promesso, ma sono certo che saprà trovare il tempo per non lasciar cadere la cosa. La ringrazio per un suo riscontro”. Ma anche in questo caso “interrogato il morto non rispose”. Sembra così confermato il fatto che , se vuoi avere una risposta, puoi solo sperare di ottenerla rivolgendoti a “Striscia la notizia” o “Le iene”. O al Papa. Questo giornale non è niente di così importante. Però fa comunque un tentativo. E si chiede se non ci deve essere una proporzione tra la colpa e l’espiazione. Se, volendo non violare il principio che il “reato” è stato commesso, non sia possibile mutare la sanzione pecuniaria in qualcosa di ancora più educativo. Ad esempio una giornata in giro con le Guardie ecologiche ad insegnare quali sono le giuste regole che deve seguire chi porta a spasso il proprio cane, oppure un giro per levare i tanti foglietti che continuano a vedersi appesi agli alberi del parco. Insomma credo che in qualche modo il buon senso potrebbe trionfare e, se è vero che le formiche sono piccole, beh, come ci hanno ben raccontato Gino e Michele ... Signor Sindaco Signor Sindaco di Milano. E’ vero adesso è di moda Twitter. Ma noi inviamo alla sua casella mail questa nota. Speriamo che lei non sia così impegnato come la sua collaboratrice dell’Ufficio stampa e trovi il tempo di risponderci (redazione@dmcmagazine.it) dicendoci che ha trovato una soluzione alternativa, simbolica, educativa, geniale che sappia superare anche la grande barriera del “lo dice il regolamento”. Ci contiamo. Grazie.
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Comunicazione Pier Giorgio Cozzi
Si è preso il vezzo di utilizzare parole straniere che non è impossibile tradurre in italiano. E pensare che abbiamo la lingua più bella del mondo
Da fotocopiare e conservare
Speako, ergo sum? - Nell’introduzione al terzo volume de “La nuova scienza” (Scheiwiller, 2002), Umberto Colombo e Giuseppe Lanzavecchia scrivono: «L’informazione è uno sbalorditivo proces-
dell’omogeneizzazione, sia una diversificazione». Queste parole di spiegazione del fenomeno socio-linguistico che contraddistingue il nostro 21° secolo – il secolo dell’informazione – mi hanno indotto a predisporre un breve prontuario del working knowledge adottato dalla politica italiana, forse (e sarebbe un peccato) con la medesima intenzione del ‘latinorum’ di manzoniana memoria: là la lingua degli azzeccagarbugli, qui gli anglismi per separare la bella parola dall’assenza di contenuto? Dentro la giungla
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so moltiplicatore delle nozioni, dei comportamenti, delle opportunità ed è perciò apportatrice di un cambiamento continuo, sia nel senso
Addentrandoci con cautela nella giungla dell’inglese della nostra politica (classe & attività) confluito persino nel corpo delle leggi e dei regolamenti delle istituzioni, troviamo sostantivi e frasi che non è impossibile tradurre in italiano, guadagnandone in chiarezza e comprensibilità. Per la traduzione ci siamo avvalsi dell’indispensabile apporto lessicale della Treccani, del Sansoni usato dal Corriere della Sera e di Wikipedia,
che ringraziamo per il prezioso contributo. Sotto con gli anglismi Vediamo allora i più comuni anglismi presenti nella nostra informazione (?) quotidiana: Asset: termine inglese traducibile in italiano con ‘cespite’, o anche con attività (reale, materiale o immateriale, oppure finanziaria). Elemento dell’attivo di bilancio, quali beni, liquidità, crediti e simili. Authority: autorità, un’istituzione pubblica con il compito di controllare la conduzione di un determinato settore dell’economia oppure della società o dei servizi. Class action: causa collettiva. Credit crunch: stretta creditizia (restrizione del credito). Default: significa ‘in modo automatico, come di consuetudine’; nel linguaggio informatico: condizione operativa automaticamente selezionata da un programma; in quello dell’economia, delle borse e dei media: fallimento. Devolution: devoluzione. Nel linguaggio politico e amministrativo, cessione di poteri o di autorità da parte di un ente o di organo superiore o centrale (p.e. lo Stato) a uno inferiore o periferico (p.e. le Regioni). Empowerment: accrescimento; della forza economica di un individuo o di una comunità che, spesso, fa riferimento allo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità. Prendiamo fiato Expo: esposizione. Evento fieristico periodico, di livello mondiale. Family day: giorno della famiglia. Nella lingua delle relazioni pubbliche e degli eventi, ‘celebrazione’ con i pubblici interni ed esterni di una azienda, di un marchio o di un prodotto. Fiscal compact: patto di bilancio, ovvero: «trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance
nell’Unione economica e monetaria» (misure di allineamento tra le politiche economiche dei Paesi della Ue per affrontare la grave crisi economico-finanziaria in atto). Flexsecurity: neologismo: flessicurezza (?). Strategia politica che si propone di favorire insieme la flessibilità del mercato del lavoro e la sicurezza sociale, soprattutto a vantaggio delle categorie più deboli dei lavoratori. Governance: ‘modo di dirigere, conduzione’; insieme dei princìpi, dei modi, delle procedure per la gestione e il governo di società, enti, istituzioni, o fenomeni complessi, dalle rilevanti ricadute sociali, Impeachment: incriminazione. Messa in stato di accusa, specialmente di un pubblico ufficiale o di un membro delle istituzioni o del governo. Job act: ricetta, documento per il lavoro. Lobby: ‘gruppo di pressione’; persone legate da interessi comuni e in grado di esercitare pressioni sul potere politico per ottenere provvedimenti a proprio favore. Lobbying: cura delle relazioni con i politici e i decision makers, nell’intento di influenzarli positivamente nella difesa degli interessi dell’organizzazione all’atto di un processo. Moral suasion: persuasione morale autorevole, che si propone di orientare scelte e comportamenti (tipica, quella imputata al capo dello Stato). No tax area: ‘soglia esente’ dalle tasse; è un sistema per aumentare l’effetto di progressività delle imposte sul reddito personale. Si stabilisce di non applicare le imposte sino ad un certo livello di reddito, in modo da “schiacciare” la parte iniziale della tassazione. Ancora una pausa Privacy: riservatezza. La vita personale, privata, dell’individuo o della famiglia. Per la legislazione italiana: tutela delle persone rispetto al trattamento dei dati personali.Gli inglesi pronunciano prìvasi, gli italiani e gli
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Comunicazione
ottenere tassi di interesse di mercato. Sono prestiti ad alto rischio. Tobin tax: è la tassa sulle transazioni finanziarie ideata nel 1972 dall’economista premio Nobel James Tobin. L’economista aveva immaginato l’applicazione di un’aliquota tra lo 0,1% e l’1% sulle transazioni in valuta straniera con il triplice obiettivo di frenare la speculazione, stabilizzare i mercati e raccogliere nuove risorse utili. Utility: ‘servizio di pubblica utilità’. Tipicamente, acqua, gas, elettricità e varie forma di energia distribuita. Welfare: stato sociale. Sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili. Ce la possiamo fare americani: pràivasi. Question time: nel gergo parlamentare e delle assemblee elettive, il tempo destinato alle interpellanze, cioè alle risposte del governo alle interrogazioni dei deputati. Road map: piano d’azione; una tabella di marcia, un’agenda o piano che bisogna assolutamente seguire, che comprende un elenco di punti a cui bisogna attenersi. Spending review: revisione della spesa pubblica; si intende quel processo diretto a migliorare l’efficienza e l’efficacia della macchina statale nella gestione della spesa pubblica attraverso la sistematica analisi e valutazione delle strutture organizzative, delle procedure di decisione e di attuazione, dei singoli atti all’interno dei programmi. Spread: lett. ‘grado di variazione’; e anche ‘divario, scarto, forbice’; attualmente: il ‘differenziale di rendimento tra titoli di Stato (nazionali e tedeschi)’. Subprime: inv. in italiano. Termine inglese che sta a indicare un prestito a individui che, a causa di problemi pregressi per rifondere un debito passato, non hanno le credenziali per
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Come si vede, non è impossibile “disambiguare” i termini inglesi e renderli in un italiano comprensibile anche a chi non ha avuto ruolo di presidente dell’Università commerciale Luigi Bocconi. L’alternativa è dare un calcio all’informazione/comunicazione, disattendendo le aspettative del target: i cittadini. E rinverdire il clichè immortalato dall’incomparabile Nando Moriconi (Alberto Sordi) in Un americano a Roma: “Se anch’io da bimbo, mami, fossi stato trasferito nel Kansas City…invece so’ stato bloccato dalla scarlattina…do you remember mami quando ho ricevuto la scarlattina? You don’t remember?”.
Comunicazione con i Cani Davide Canonici*
Se è vero che due galli in un pollaio non possono convivere, lo è altrettanto che col cane, in casa, si deve stabilire subito chi è il leader Alcuni suggerimenti da non sottovalutare
Qui comando io Se è troppo vivace La cosa va messa in chiaro subito: se il nostro pet non sa chi “comanda” in casa, bisogna fargli capire qual è il suo giusto ruolo nell’ambito della nostra famiglia. Certo è anche per questo che i cuccioli sono molto più impegnativi rispetto a un cane adulto. Gli esperti ci insegnano che una soluzione può essere quella di utilizzare quella che viene chiamata in gergo “regressione gerarchica guidata”. Ecco i loro suggerimenti: 1) Non bisogna dargli attenzione; 2) Decidiamo noi quando iniziare a giocare e quando smettere; 3) Quando si agita troppo, dobbiamo smettere di interagire con lui; 4) Quando tenta di mordere, anche se lo fa delicatamente, chiudiamogli il musetto con una leggera pressione della mano; 5) Non si deve ma lasciare il cibo a sua disposizione e, se non vuole mangiare, leviamogli la ciotola; 6) Premiamolo con cibo appetitoso, solo se ha fatto il bravo, e non gratuitamente; 7) Lo stesso discorso vale per le coccole; 8) Quando è troppo esuberante con gli altri cani, portiamolo via e, solo se è tornato ad essere tranquillo, facciamolo ricominciare ad interagire con loro; e così via discorrendo. In poche parole, lui tenderà ad imporsi ma noi non possiamo permet-
terglielo. Dobbiamo riprendere le redini della situazione comportandoci da leader. ... e se morde? Il cucciolo è uno splendido compagno, si fa coccolare ma anche ci coccola. Però, tra una coccola e l’altra, può capitare che ci scappi il morsetto . Può accadere che i cuccioli mordano ogni cosa, compresi noi stessi. Alcuni cuccioli, specie se molto piccoli, mordono spesso perché sono stati staccati troppo presto dalla madre, che non ha avuto il tempo di insegnar loro l’autocontrollo e l’inibizione del morso. Ogni volta che un cucciolo tenta di mordere, proviamo a chiudergli dolcemente la bocca. Inoltre, è bene lasciare a sua disposizione ossi, legnetti e altro materiale commestibile che può far diminuire un eventuale fastidio per il cambio della dentizione. E il Kong, un gioco a forma di palla dove inserire le crocchette, è un ideale rimedio anti-noia. Non dimentichiamo che la bocca è il mezzo che i cuccioli hanno per esplorare l’ambiente, proprio come fanno i bambini molto piccoli. Dunque, va tolto dalla loro portata tutto ciò che potrebbe far male. E, se volete che i vostri oggetti non vengano rovinati, beh, una sana regola di prudenza consiglia di metterli fuori dalla loro portata.
* Educatore Cinofilo SIUA davidewolf73@gmail.com
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Proteggere i pagamenti Poiché in Europa si continua ad assistere ad alti tassi di frode, soprattutto nei pagamenti con carta non presente, sta aumentando la necessità di soluzioni IAM (gestione di identità ed accessi) robuste, soprattutto nei settori sensibili dei servizi governativi e finanziari e nel settore della sanità. La sempre maggiore diffusione dei servizi mobili di trasmissione dati evidenzia ulteriormente la necessità di proteggere la sicurezza dei dispositivi mobili. Tuttavia, l’aumento delle transazioni e del volume dei dati scambiati ha un impatto sul numero dei processi di sicurezza necessari per garantire la protezione della privacy nei pagamenti, nonché sul tempo totale impiegato per eseguirli. Pertanto, il mercato sta cercando soluzioni che esternalizzino la gestione dell’autenticazione e delle identità al cloud, ottimizzando così i costi e creando un unico livello di sicurezza per gli utenti a livello globale. Sfortunatamente, le numerose violazioni della privacy che hanno avuto luogo nel 2013 a livello globale hanno reso gli utenti di tutta Europa scettici sulle soluzioni per la sicurezza dei pagamenti. La vendita delle auto sarà digitale
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L’influenza dirompente della connettività sta cambiando il modo di condurre gli affari, anche in settori tradizionali come quello automobilistico. Gli elevati costi di immobili e risorse e la necessità di innovare per restare a galla hanno costretto molte concessionarie automobilistiche a ridurre la metratura dei punti vendita di circa il 20% ed a ricorrere alla digitalizzazione per interagire con il cliente. Con il passaggio dal modello di ven-
dita “bricks & mortar” (punti vendita reali) al modello “bricks & clicks” (punti vendita reali e online), le case produttrici europee stanno spingendo per la creazione di modelli digitali stand-alone, mentre il Nord America sembra preferire la digitalizzazione all’interno dei modelli di franchising esistenti. Le aziende produttrici di veicoli passeggeri vorrebbero fortemente innovarsi ed adottare un nuovo modello di vendita al dettaglio per la prossima generazione di giovani acquirenti di automobili - la cosiddetta generazione Y, una generazione da coinvolgere attraverso il consumo collaborativo e campagne di marketing digitale mirate. Frost & Sullivan prevede che entro il 2020 il 60-70% dei nuovi contatti per la vendita di automobili saranno generati da piattaforme digitali, siano esse siti web, siti mobili, social media o app. L’Audi è in prima linea in questo cambiamento della rete di vendita al dettaglio. Il suo showroom digitale (Audi City), in una zona commerciale di lusso a Londra, presenta virtualmente l’intera gamma di 40 modelli ed incoraggia i visitatori a configurare la propria auto dei sogni su tavoli multi-touch, approfondendo tutte le possibili opzioni per conto proprio. Entro il 2016, si prevede che le case automobilistiche apriranno più di 100 negozi digitali di tipo showroom/lifestyle a livello globale, con l’obiettivo specifico di migliorare sia l’esperienza di acquisto che la percezione del marchio, pur con un inventario fisico limitato in esposizione. Aree di crescita Frost & Sullivan ha rilasciato le sue tre grandi previsioni per i settori chimico, alimentare e dei materiali a livello globale. Basato su un’indagine intitolata “2013 Search for Growth”, che ha
riguardato 1835 dirigenti in oltre 40 paesi in tutto il mondo, lo studio evidenzia le nuove aree di crescita. Il mercato dei materiali per gli edifici a risparmio energetico, quello dei prodotti chimici per l’edilizia e quello degli imballaggi flessibili rappresenteranno le aree di crescita chiave nel 2014 ed oltre. I materiali ed i prodotti chimici che sostengono e promuovono le tecnologie energetiche pulite e sostenibili sono in cima alla lista delle priorità dei diversi attori della catena di valore. Considerando che gli edifici sono tra i maggiori consumatori di energia, i governi di tutto il mondo hanno iniziato a focalizzarsi maggiormente sugli edifici a risparmio energetico per ridurre le emissioni di carbonio e raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica. La diffusione degli edifici “verdi” e “net-zero energy” (ossia a bilancio energetico nullo) aumenterà la necessità di sistemi di isolamento e materiali sostenibili. L’urbanizzazione, insieme all’aumento della classe media, al numero crescente di città intelligenti che consentono soluzioni efficienti ed agli edifici intelligenti, guiderà il mercato dei prodotti chimici per l’edilizia. Un altro fattore che accompagna la macro-tendenza all’urbanizzazione è il cambiamento dello stile di vita dei consumatori. Ciò attirerà maggiore interesse verso le nuove tecnologie e prodotti per l’imballaggio come ad esempio gli imballaggi flessibili, specialmente nelle applicazioni alimentari, che rappresentano il maggiore segmento di utenti finali. I mercati emergenti per i settori chimico, alimentare e dei materiali nel 2013: i paesi BRIC sono stati i primi per quanto riguarda lo sviluppo, nonostante il rallentamento osservato in Cina ed India e l’instabilità politica e sociale in Brasile e Russia. Anche la Turchia ed i paesi del sud-est
asiatico, come ad esempio Vietnam. Frost & Sullivan ha identificato anche i primi dieci mercati e tecnologie da tenere d’occhio nel 2020. Questi sono: materiali leggeri, tra cui materiali compositi e materie plastiche, prodotti chimici e materiali a base biologica, prodotti chimici ed infrastrutture collegati ai gas di scisto, rivestimenti avanzati, soluzioni e prodotti chimici per il trattamento dell’acqua e delle acque reflue, ingredienti alimentari nutrizionali e funzionali, cura della persona, prodotti agrochimici e prodotti chimici fitosanitari. La pubblicità va su internet Il passaggio dalla vecchia alla nuova Internet è quasi completato: a fine 2013 gli utenti che accedono ad Internet mensilmente da Smartphone sono circa il 90% di quelli che navigano da Pc, così come quasi il 90% degli utenti Internet visitano mensilmente i Social Network. Il mercato della pubblicità ha recepito prontamente il cambio di abitudini in corso: tra il 2012 e il 2013 la Mobile Advertising, cioè la pubblicità veicolata tramite i telefonini ha registrato una crescita del 130% passando da 89 a circa 200 milioni di euro. Anche l’Advertising sui Social Network nel corso del 2013 fa un bel salto in avanti: più 75%, arrivando a sfiorare i 100 milioni di euro, trascinata in particolare dalla crescita di Facebook. Questa la fotografia scattata dall’Osservatorio New Media & New Internet della School of Management del Politecnico di Milano. Diverse le ragioni che stanno attirando l’interesse degli investitori sui Social Network: l’attitudine alla profilazione degli utenti, in grado di aumentare l’efficacia dell’advertising, rivolto a target mirati; la capacità nell’abilitare l’interattività con l’utente.
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Internet batte farmacista
Ok ai messaggi vocali
Alkemy, società attiva nella consulenza digitale in Italia, ha fotografato il mondo del farma sul web. I risultati sono sorprendenti e confermano la tendenza a usare il web soprattutto in campo farmacologico tanto che i nuovi media sono sempre più utilizzati da oltre un terzo degli Italiani per ottenere informazioni sulla propria salute. I pazienti ricercano indicazioni, commenti e scambi di esperienze: se il medico di base rimane la fonte primaria per ottenere informazioni mediche (56%), Internet viene utilizzato (11%) più del farmacista (4%), principalmente per ottenere chiarimenti sulle patologie (90%), sulle strutture a cui rivolgersi (59%) e per confrontarsi con altri utenti. Anche i servizi si stanno affermano sul web: accanto alle prenotazioni di visite e di esami (15%), il 3% degli italiani vi acquista farmaci. Gli stessi medici fanno largo uso del canale digitale: i dati di Google raccontano come frequente sia l’utilizzo del web da parte dei professionisti per approfondimenti relativi ai pazienti, per aggiornamenti scientifici e, soprattutto, per informazioni sui prodotti farmacologici. L’attività più frequente rimane, però, quella di scambiarsi informazioni su patologie e farmaci: in America, soprattutto, secondo l’analisi di Alkemy (dati Forrester 2011), oltre il 50% della vendita dei farmaci è influenzata da informazioni raccolte online e il 7% degli acquisti avviene sul web. I blog e i motori di ricerca sono sale d’attesa virtuali nelle quali i pazienti si confrontano cercando sui canali multimediali le risposte alle proprie patologie. E proprio per questo le aziende del settore farmaceutico hanno imparato ad avere cura del web monitorando gli spazi di visibilità e di discussione per interagire nel modo migliore con il consumatore.
Gli italiani sono soddisfatti della messaggistica testuale? L’88% dice di no. Una ricerca condotta da AstraRicerche dimostra che la funzionalità di voice messaging come quella di cui WeChat è dotata soddisfa le mancanze del text messaging. L’85% degli intervistati ama i messaggi vocali perché giudicati più immediati, espressivi e capaci di comunicare emozioni. Magari non degneranno di uno sguardo i libretti di istruzioni degli elettrodomestici, ma se c’è in ballo il piacere tutto mediterraneo di “chiacchierare”, gli italiani sono prontissimi ad abbracciare le ultimissime novità del voice messaging nel campo delle app per smartphone, specie se consentono un modo di comunicare ancora più “caldo”, espressivo e personale. Il motivo fondamentale per inviare messaggi testuali risiede nella loro comodità, al secondo posto vi è la gratuità, tallonata dalla possibilità di comunicare anche quando si è impegnati. Ma non è tutto oro quel che luccica! I messaggi di testo possono portare con sé problemi come quello di non essere capiti: essere fraintesi, infatti, è capitato al 75% degli utilizzatori di SMS o messaggistica istantanea sotto i 35 anni di età. Secondo la ricerca, gli italiani sono insoddisfatti dal text messaging proprio per i suoi limiti testuali: il 70% crede sia impossibile esprimere emozioni mentre, tra i giovani fino a 25 anni, il 58% trova difficile comunicare pensieri lunghi usando il testo e il 60% è convinto sia alto il rischio di malintesi perché manca il tono della voce. La comunicazione via messaggio vocale, invece, consente di capire come sta l’interlocutore, come si sente, ma senza l’impatto e l’impegno di una telefonata.
Digitalizzazione della PA troppo lenta La spesa ICT complessiva della PA Centrale e Locale tra 2007 e 2013 mostra un calo medio annuo prossimo ai 3 punti percentuali, addirittura del 4,3% nel 2012, quando è risultata pari a 5.422 milioni di euro al netto delle spese per il personale e dell’IVA. In più è cresciuta la quota della spesa corrente sulla spesa complessiva, a scapito di quella per investimenti. Il livello di integrazione applicativa e delle basi dati risulta ancora modesto, con gli Enti della PA Centrale (PAC) che nel 58% dei casi non hanno basi dati integrate con gli altri Enti della PAC e nel 90% dei casi con le Amministrazioni Locali. E questo trova anche riscontro nell’elevata frammentazione dei data center: ben 4.000 su tutto il territorio italiano, con conseguenti duplicazioni di basi informative, spreco di capacità di elaborazione e problemi di interoperabilità e standardizazzione. E se è vero che importanti progressi si sono fatti sul fronte dei servizi on line ai cittadini e alle imprese, resta il fatto che manca una visione integrata nell’erogazione dei servizi, ancora spesso limitata al download della modulistica da compilare. Per la dotazione tecnologica emergono: una buona diffusione degli strumenti base (PC, accessi Internet, strumenti di sicurezza informatica) in tutte le Amministrazioni e una copertura applicativa oramai quasi totale per le funzioni interne (es: contabilità, gestione del personale, controllo e similari) sia a livello centrale che locale. Per contro spiccano un’infrastruttura hardware datata e un’anzianità marcata per le applicazioni nei Comuni (oltre il 35% di esse non ha aggiornamenti significativi successivi al 2009); una copertura ancora bassa delle aree di interazione con l’esterno. E soprattutto, spiccano: la scarsa interoperabilità dei sistemi della PA-
Locale (spesso non connessi al Servizio Pubblico di Connettività) fra essi e con quelli della PACentrale; e la frammentazione dei sistemi anche all’interno degli Enti regionali e centrali, dove permane una logica basata su silos non integrati, con conseguenti inefficienze e inutilizzi di risorse. Una app per bambini malati Microsoft Italia, Key To Business e l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze presentano un innovativo progetto dedicato ai bambini con malattie neurologiche e fondato su DPS DailyNotes, la prima app su Windows Phone e Windows 8 realizzata in ambito pediatrico-ospedaliero. L’obiettivo è quello di aiutare i piccoli pazienti e le loro famiglie raccogliendo, sul servizio di cloud storage SkyDrive, dati utili al miglioramento della cura e alla ricerca medica. L’applicazione intende offrire un supporto facilitando le famiglie e i medici nella consultazione dell’intera storia clinica e anamnestica dei piccoli pazienti. Il progetto è unico nel suo genere in quanto consente di creare uno storico senza precedenti dei comportamenti e delle manifestazioni cliniche dei bambini rispetto a stimoli ambientali e terapia e quindi di aiutare sia i genitori nel monitoraggio dei piccoli, sia medici e ricercatori nello studio della patologia. L’app offre molteplici funzionalità fruibili in modo intuitivo dopo aver compilato la Configurazione Paziente con i dati anagrafici e i dettagli sulla patologia. Nella Scheda Terapia è possibile indicare la terapia assegnata dal medico curante associando uno o più medicinali e posologie. La Gestione Medicinali permette di gestire una serie di farmaci pre-caricati nell’app ed eventuali nuove occorrenze. La Scheda Crisi consente di registrare informazioni utili di eventi parossistici al medico curante.
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iNFORMALIBRI COME COSTRUIRE UN BUSINESS ON LINE DI SUCCESSO PARTENDO DA ZERO di Marco Mirisola - Mind Edizioni - Euro 8,90 - Pag. 110 Grazie allo sviluppo di Internet e di nuovi apparecchi come tablet e smartphone, oggi il business della vendita di informazioni digitali ha un giro di affari di molti miliardi di euro all’anno ed è in continua crescita. Questo business è uno dei più redditizi perché non ci sono costi di produzione, di spedizione, di imballaggio, di personale,
di strutture fisiche, per cui ogni vendita ha un ritorno sull’investimento elevatissimo. Inoltre non bisogna sacrificare il proprio tempo all’interno del processo di vendita perché tutto viene automatizzato. Tutto ciò che ti insegnerà questo manuale non si impara né a scuola né all’università, né tanto meno si tratta di segreti mai rivelati prima, ma di passi fondamentali rielaborati secondo una precisa logica dall’autore. E questo ti aiuterà a raggiungere l’obiettivo che impegnava la tua mente; quell’obiettivo che ti ha spinto ad acquistare questo libro. Nelle pagine del libro apprenderai le “strategie ribelli” che utilizzano i migliori guru dell’internet marketing e, se seguirai questi passi, riuscirai non solo a creare prodotti strepitosi ma anche a promuoverli con successo. E tutto questo non ci sembra che sia poco.
COME SODDISFARE I CLIENTI
di Pasquale Perri - Mind Edizioni - Euro 8,90 - Pag. 93
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Chi è il cliente? E come soddisfarlo? Partendo dal principio che ognuno d noi è a sua volta cliente, dobbiamo immedesimarci in questa parte: solo così riusciremo a trovare le soluzioni alle sue aspettative. Il manuale tratta di: come accogliere le persone; come si saluta; lo sguardo; l’ascolto; l’uso di collaboratori; il post-vendita (dopo l’acquisto, cosa donare come valore aggiunto? Un servizio di assistenza continuo, attraverso il customer care, è un aiuto sicuro per dare delle risposte esaustive che consentano di soddisfare e fidelizzare i propri clienti). In questo testo troverai le soluzioni per avere successo con i tuoi clienti, per diventare il riferimento del tuo mercato e per avere un business di successo. Capirai come soddisfarli, migliorando il tuo approccio con loro, attraendoli per
creare un rapporto di assiduità, e soprattutto imparerai a trasformarli in un potente strumento di comunicazione. Se infatti avrai soddisfatto un cliente, lui diventerà il tuo angelo custode ovvero, quando sarai criticato da qualcuno, lui ti difenderà dicendo che è soddisfatto di te. Sarà il tuo veicolo pubblicitario più potente perché una persona soddisfatta parla bene di chi l’ha saputa accontentare. E l’aspetto formidabile è che avrai una tua campagna pubblicitaria in maniera del tutto gratuita, generata dai tuoi clienti, che avrà un valore molto più alto perché sarà quella vera, fatta da gente soddisfatta.Questo manuale basato sull’esperienza diretta dell’autore ti aiuterà a capire: cosa vogliono i clienti; cosa li potrebbe soddisfare; come creare un rapporto di fidelizzazione; come trasformarli in potenti strumenti pubblicitari. Non mancano alcuni spunti sulle intuizioni di grandi protagonisti del mondo del business.
FIABE E DENARO Un libro per educare al risparmio e all’economia di Emanuela Rinaldi - Editore E-deste - gratuito I bambini incontrano il denaro ancor prima dei quaderni di scuola. Lo vedono quando la mamma paga il conto dal fornaio, quando l’edicolante porge il resto al papà, quando sfogliano le illustrazioni di un libro che narra di oro, monete e tesori. Anche i personaggi delle fiabe possono giocare un ruolo significativo nell’orientare l’acquisizione di specifici valori e atteggiamenti sulla gestione del denaro, favorendo una corretta educazione finanziaria fin da bambini. Da qui la proposta dell’Associazione FarEconomia, del Consorzio Pattichiari e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di realizzare il volume “FIABE E DENARO”. Un libro per educare al risparmio e all’economia rivolto a bambini, genitori e insegnanti della scuola primaria. Nella prima parte del volume il lettore troverà 9 fiabe illustrate corredate da al-
trettante schede didattiche, con attività ludicoeducative da svolgere in classe e a casa, realizzate da un team di pedagogisti, sociologi, economisti e psicologi sulla base dei risultati di una ricerca svolta su 125 bambini delle scuole primarie. La seconda parte, invece, presenta una sintesi dei principali studi sulla socializzazione economica e una riflessione sull’educazione finanziaria in famiglia e a scuola.
BASTA! Il business deve cambiare
di Richard Branson- Tecniche Nuove Edizioni - Euro 21,90 - pag. 275 Bisogna rivoluzionare il business per proteggere questo splendido mondo e garantire ad ogni cittadino del villaggio globale la possibilità di vivere la vita meravigliosa che merita. Ma è possibile? Richard Branson, al meglio della sua vena comunicativa, è convinto di sì e lo spiega in modo coinvolgente illustrando una nuova, entusiasmante visione del futuro. Bisogna correggere il capitalismo, adottare nuovi valori, orientarsi non più all’i-
Comunico …ergo sum Ugo Canonici
Comunico …ergo sum Se è importante saper fare, lo è altrettanto il far sapere. Utilizzando una buona comunicazione.
Prefazione di Enrico Bertolino
Deus Editore s.r.l.
Sarò Breve
dea del mero profitto ma a quella di un benessere per tutti e a vantaggio della persona, della comunità, dell’intero pianeta. Con una serie di esempi questo testo dimostra che cambiare si può e non è difficile, che le imprese e gli individui possono adottare una nuova ottica, agire in modo etico, contribuire a risolvere i grandi problemi e trasformare il lavoro in un’attività da amare e di cui essere fieri. Partecipa anche tu al grande sforzo comune di cambiare il business.
Organizzare eventi aziendali
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Scrivere. Una fatica nera.
La piccola libreria di Deus Editore www.miabbono.com/deus
Club dell’Osso
Demetrio Minutilli
Le ricerche più recenti sul turismo congressuale, ci presentano l’Italia ancora in buona posizione
Italia sesta
www.clubdellosso.it clubdellosso@clubdellosso.it
Questa è l’analisi emersa dalla Borsa Internazionale del Turismo di Lisbona, alla sua 26esima edizione ed appena conclusa. Una delle fiere più importanti dedicate al turismo congressuale: con operatori provenienti da ogni continente, attivi nel settore eventi, congressuale e viaggi incentive, che si incontrano nella città portoghese per presentare le novità del settore. L’Icca (International Congress & Convention Association) ha pubblicato la consueta classifica dei Paesi con i maggiori afflussi derivanti dal turismo Mice. In un ranking che vede nelle prime cinque posizioni Stati Uniti, Germania, Spagna, Regno Unito e Francia, l’Italia resiste al sesto posto, trascinato da eventi internazionali ospitati, fiere, saloni, e da città come per esempio Milano che ne fanno l’80% del proprio incoming, ma è sempre più incalzata dal Brasile che nel 2013 ha ospitato 360 manifestazioni internazionali, con una crescita del 20%. L’Icca inoltre ha pubblicato anche la classifica per città, e in questo caso l’Italia ha in Roma il suo migliore performer, comunque al ventesimo posto (in cima Vienna, Parigi, Berlino e Madrid). Offerte regionali
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Risultati non certo confortanti per le altre destinazioni italiane, che cercano quindi di correre ai ripari. L’Agenzia Toscana Promozione, per esempio, ha recentemente presentato la propria offerta Mice regionale. Da Rimini, è stata commissionata una ricerca all’Università di BolognaRimini Campus dove è emerso che
la domanda congressuale è costituita per il 47% da eventi aziendali, per il 39% da convegni e seminari, per il 14% da incontri di aggiornamento professionale, per il 4% da meeting culturali e religiosi, in crescita i congressi scientifici. Il mice ed il business travel continuano dunque a far sentire il proprio peso nel bilancio del turismo italiano e mondiale. E’ importante considerare che il PIL congressuale in Italia ammonta a 15 miliardi e 88 milioni di euro. Un’industria che dà lavoro a circa 288.000 persone, di cui 190.000 dipendenti a tempo pieno e 98.000 professionisti autonomi, e che ha aumentato di 97 milioni di euro la produzione delle aziende agricole, di 3,65 miliardi quella delle aziende industriali, di 6,9 miliardi quella degli alberghi e di 4,9 miliardi quella dei ristoranti. Rivalorizzare il patrimonio Mai come in questo momento dobbiamo ripartire rivalorizzando il nostro patrimonio ineguagliabile di bellezze culturali, ma dobbiamo in parallelo offrire ai nostri interlocutori mondiali garanzie di affidabilità e sicurezza. Dobbiamo impegnare tutte le nostre energie per sfruttare le tecnologie, investire sui giovani e allearci per puntare, insieme, su tutti i mercati, maturi ed emergenti. Dobbiamo valorizzare le nostre eccellenze nello stile e nel food, favorire gli accessi ai nostri musei e siti archeologici. E dobbiamo riscoprire l’accoglienza, che è uno dei nostri valori fondamentali.
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Comitato scientifico Bruno Calchera Membro delegato del Tavolo del Terzo Settore della Regione Lombardia. Già Direttore U.O. della Comunicazione Istituzionale della Regione Lombardia. Giornalista. Direttore Marketing in case editrici. Consulente alla Comunicazione in Enti pubblici e privati. Impegnato in attività del Terzo Settore da più di 30 anni. Alberto Contri Attualmente presidente della Fondazione Pubblicità Progresso e DG della Lombardia Film Commission. E’ stato Vice Chairman di McCann Erickson World Group Italia, consigliere della Rai, AD di Rainet, Presidente AssAP. E’ docente di Comunicazione Sociale alla IULM. E’ Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Marzia Curone Partner di “Relata”, Agenzia di Marketing e di Comunicazione di Relazione. Presidente del settore Direct Marketing di Assocomunicazione, Coordinatore del Comitato Interassociativo Marketing Diretto. Michele Faldi Direttore dell’Alta Formazione e delle Alte Scuole dell’Università Cattolica del S. Cuore. Ha lavorato presso centri culturali ed istituti di ricerca e formazione in Italia e all’estero. Da sempre si è occupato di Higher Education. Chiara Grosselli Già responsabile del Marketing e delle Comunicazioni per l’IBM in Italia, delle Relazioni Esterne e della Fondazione IBM Italia. Collabora con diverse associazioni per sostenere l’imprenditoria femminile. Ha vinto il Premio “Marisa Bellisario”.
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dm & comunicazione
Fondato nel 1987 Rivista di Direct Marketing, Marketing e Comunicazione d’Impresa Autorizzazione tribunale n° 300 del 19/04/1991 Anno 27 - n° 1 del 2014 Direzione, Redazione, Grafica, Amministrazione: Via Spallanzani 10 - Porta Venezia - 20129 Milano tel. +39.02.74.22.22.1 - fax +39.02.74.22.22.23 e-mail: redazione@dmconline.it redazione@dmcmagazine.it - www.dmcmagazine.it Direttore Responsabile: Ugo Canonici Capo Redattore: Sarah Canonici Redazione: Carlo Cremona, Grazia De Benedetti Coordinamento Redazionale e Grafica: Davide Canonici Editore Incaricato: Bruno Calchera Collaboratori: Ugo Clima, Pier Giorgio Cozzi, Barbara Coralli, Vittoria A. D’Apice, Antonio Ferrandina, Axel Lo Guzzo, Antonella Lucato, Alessandro Lucchini, Marco Maglio, Domenico Matarazzo, Demetrio Minutilli, Guido Montacchini, Ugo Perugini, Maurizio Quarta, Margherita Ruggiero, Mario Silvano, Roberto Villa Pubblicità: Gestita direttamente dall’Editore (redazione@dmcmagazine.it) tel +39.02.74 22 22.1 Iscrizione ROC: 16511 Deus Editore s.r.l.: via Spallanzani, 10 - 20129 Milano - P.I. IVA 11422020153
Club C3:
Il club per chi opera nel mondo della comunicazione d’impresa, ha come missione una corretta divulgazione della cultura della comunicazione. dm&c è l’organo d’informazione del Club C3
Alessandro Lucchini Giornalista e copywriter, è autore di libri sulla comunicazione professionale. Tiene corsi di business/web writing per aziende ed enti pubblici e insegna all’università Iulm di Milano. Stampa Maurizio Nichetti Architetto, attore, sceneggiatore, regista di cinema, televisione e cartoni animati. Debutta nella regia cinematografica con RATATAPLAN a cui faranno seguito una decina di lungometraggi. Attivo anche nel teatro di prosa, nel teatro lirico e nel cinema d’animazione.
LIGURGRAF s.n.c. Via Moggia 80/G c.a.p. 16033 Lavagna (Ge) Italy Tel 0185.598342 - www.ligurgraf.it - info@ligurgraf.it Gestione abbonamenti Via Pindaro, 17, 20128 MILANO Tel. +39 022520071 Fax +39 02252007.333 info@directchannel.it
Bruno Patrito Silva Fondatore e presidente di Direct Channel - con oltre 30 anni di esperienza, maturata prima nell’ambito di prestigiose aziende leader dell’I.T. e trasformata successivamente in attività imprenditoriale.
www.directchannel.it - www.miabbono.com Mario Silvano Presidente di Silvano Consulting, società di formazione, consulenza, marketing operativo, sviluppo quadri commerciali. Dal 1961 tiene corsi in Italia e all’estero. Autore di libri su marketing e vendita.
Chi sono i 20.000 lettori di dm&c (da un’indagine del Gennaio 2013)
A QUALI AZIENDE APPARTENGONO
Roberto Vallini Già direttore della Comunicazione di AEM Milano, e vice Presidente della FERPI. Giornalista, è stato Portavoce del Presidente della Lombardia Roberto Formigoni, ha pubblicato il libro “Per una Lombardia federale”. E’ Direttore Editoriale e di informazione di Telereporter, Odeon Tv e Telecampione.
QUALE FUNZIONE HANNO IN AZIENDA
Utenti di comunicazione
67,4%
Titolari, presidenti, amministratori
19,1%
Agenzie di comunicazione e meeting planners
25,1%
Commerciali, marketing
51,8%
Associazioni professionali, Pubblica Amministrazione
7,5%
Direzione pubblicità, responsabili Rel. Est.
29,1%
Qualora non vogliate ricevere più questa pubblicazione potete inviare una mail a redazione@dmcmagazine.it, specificando nell’oggetto “cancellatemi dal data base”.
Pensiero Libero
di Alessandro Lucchini*
“Palestra di Palestra”: la conversazione social per un progetto di selezione e formazione
Recruiting 2.0 *Alessandro Lucchini, giornalista e copywriter, Autore di libri sulla comunicazione professionale. Tiene corsi business/ web writing per aziende ed enti pubblici e insegna all’università Iulm di Milano. www.palestradellascrittura.it lucchini@msoft.it
38 dm&c - n. 1 - 2014
«Ciao ragazze ciao ragazzi, io sono Paolo; io sono Alessandro. Questo è un annuncio per noi importante : il titolo è: Cerchiamo 11 giovani da palestrare.» Iniziava così il video del 25 novembre di Paolo Carmassi e Alessandro Lucchini. Un click sullo smartphone e via. Niente fronzoli, solo sostanza. E niente canali tradizionali, solo online. E proseguiva: «Come si risolve un problema? come si raggiunge un obiettivo? come si riconosce una resistenza? come si parla in pubblico? come si scrivono mail, progetti, post per i social? come si negozia?» E poi la proposta: «Da molti anni ci alleniamo per trovare le risposte. Se vuoi diventare anche tu un allenatore, oggi c’è un’opportunità. Cerchiamo 11 giovani da formare e inserire nella nostra squadra. Se hai quel mix di curiositàentusiasmo-tostaggine-stravaganza, raccòntati in un breve video. Niente curriculum, una performance informale, con dentro cuore e idee. Se ci piaceremo, ci alleneremo insieme per allenare poi i nostri clienti. I dettagli su www. palestradellascrittura.it». Eccoli, i requisiti: spiccate matching skill > capacità di trovare nessi tra contesti differenti (hobby-lavoro-musica-artesport-business); interesse nelle attività di Palestra > scrittura, relazione, comunicazione, strategia; esperienza di due/tre anni in organizzazioni complesse; inglese scritto e parlato. 80 i ragazzi candidati. Ci vuole coraggio, intelligenza, creatività, generosità, per esporsi in una storia per immagini. Chi ha fatto un vero film, chi ha disteso il braccio e parlato nel cellulare, chi l’ha fatto di notte, sussurrando nel pc dopo aver messo a letto i bambini. Tutti han messo lì un pezzetto di anima. Per niente facile scegliere: tutte storie di qualità. Poi qualcuno è dentro, qualcuno fuori, è così. Il 31 gennaio Palestra ha comunicato
i nomi dei selezionati. Li aspetta un intenso periodo di formazione (gratuita), in cambio di un impegno a studiare e lavorare su se stessi. E poi giornate di affiancamento ai senior, per andare in aula con la “tuta” Palestra. Un bell’esercizio anche comunicare i risultati. Persino ai selezionati: con la bella notizia, si chiedeva un impegno forte, che poteva spaventare: esserci, in tutte le date proposte per la formazione, studiare molti materiali e osare per preparare una performance e farsi valutare dall’aula, sommando feedback di gruppo e coaching one-to-one. Ancor più delicato dirlo ai non selezionati. La tipica bad news communication: confinare la negatività nel contenuto, preservando la relazione. «Cara Marianna, eccoci al risultato della selezione. Un lavoro difficile. Identità, storie, esperienze e motivazioni diverse. Tutt’altro che lieve. Come poco lieve è ora scrivere questa lettera. Abbiamo apprezzato la pacatezza e la profondità che ci hai trasmesso con il tuo video, anche se, per questo giro, non è stato possibile inserirti nel gruppo. Grazie per aver creduto nella nostra proposta, e per esserti messa in gioco, con disponibilità e coraggio. Un abbraccio, Alessandro e Paolo P.S. se ti fa piacere, sei nostra ospite in uno dei prossimi corsi open che abbiamo in programma in autunno.» Chi riceve una cattiva notizia non è contento. Ma quando si sente rispettato, risponde con rispetto. «Carissimi, non nascondo un sottile dispiacere nel non essere nella rosa dei candidati, ma non mi sento esclusa grazie alla vostra sensibilità. Grazie per l’invito a partecipare a uno dei vostri corsi.» Entusiasmanti i feedback dei selezionati. «È una boccata d’aria fresca il vostro benvenuto. Metto il segno + davanti a questa nuova finestra di esperienza che si apre. Ci sarò, studierò, oserò.»
CLEIS SOLUZIONI PER LA COMUNICAZIONE
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