Questo non è solo un libro di fiabe Alunni della classe 1B – Scuola Secondaria IG Anno scolastico 2020/21
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Introduzione Sapete quando si pensa solo a una cosa e non ci si cura delle altre? Ecco, i ventiquattro autori di questo libro cercano di liberare le proprie idee e le proprie emozioni in alcune fiabe, che permettono di lasciarsi tutto alle spalle e di farsi guidare dall’immaginazione. In questo libro sono narrate molte fiabe che riescono in qualche modo a trasportarci nel passato o nel futuro, in un mondo medievale o ai giorni nostri, per farci dimenticare per qualche minuto la realtà e rapirci in un mondo felice e sereno, senza una pandemia che non ci lascia sognare. Draghi, maghi e principesse, innamorate e proprio lesse di un principe famoso sempre bello e glorioso. Un paesino con ghiaccio e neve, questa storia è un po’ più breve, invenzioni a più non posso, questo libro è proprio grosso. Spero tanto che ti piaccia, scegli una favola e poi schiaccia, buona lettura ti auguriamo gira pagina e iniziamo!
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Fiabe tra boschi e paesaggi innevati 4
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Alice e Bianca In un borgo innevato, in un paesino sperduto, viveva una ragazza, di nome Alice. Era triste e sola, aveva perso tutti e due i genitori, l’unico che le faceva compagnia era un gatto arancione trovato fuori dalla sua casa, che aveva chiamato Ginger. Alice era molto affezionata al suo gatto, con lui si sentiva a suo agio. Un giorno però, la regina dei ghiacci, di nome Bianca, maledisse il villaggio, perché riteneva che Alice le avesse rubato il gatto. La maledizione consisteva nel far sciogliere la città e far morire tutti quelli che ci vivevano. Alice, dopo aver fatto questo sogno rivelatore, si rivolse a una maga: il suo nome era Ginevra. La ragazza le raccontò il sogno e la maga le rivelò: “Cara Alice, quello che hai sognato sta per succedere. Solo tu puoi salvarci. Dovrai superare tante prove. Ma avrai solo un giorno e una notte: quando il campanile suonerà a mezzogiorno la maledizione inizierà. Mi raccomando, porta con te Ginger. Ti servirà”. Alice prese Ginger e iniziò il suo viaggio. La prima prova consisteva nel prendere un drago per salire fino al castello di Bianca: “Ne serve una razza precisa - indicò Ginevra la maga -. Il Frost Dragon. È molto raro da trovare, ma solo questo resiste alle rigide temperature del Regno dei Ghiacci. Di solito sono sul Monte Ghiacciato, sul picco della montagna”. Alice andò là e cercò di avvicinarsi ai draghi, ma con il loro alito ghiacciato tutti la respingevano. Andò Ginger e, invece, strinse subito amicizia con un drago. Alice ringraziò il suo gatto con delle crocchette e si prepararono per la tappa successiva: il lago dei pinguini. Quando arrivarono, erano affamati e pensarono che uno degli animali potesse dar loro del pesce. Si rivolsero a un pinguino, chiamato Pingu, che offrì loro quanto chiedevano, ma a una condizione: dovevano riuscire a catturare il pesce d’oro. Ginger si avviò subito e immediatamente lo afferrò. Pingu li ringraziò e li fece dormire nel suo igloo. Alice iniziò a sospettare che il suo gatto fosse magico, ma poi pensò che era solo una sciocchezza e si addormentò, stanchissima.
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Il giorno dopo si avviarono verso la foresta, per poi salire al castello. Lì si imbatterono in uno yeti. Era molto arrabbiato, perché i suoi compagni non l’avevano accettato. Alice lo consolò e lo invitò partecipare alla spedizione. Arrivati, erano le 10:59, avevano ancora un’ora. Salirono tutti sul Frost Dragon, che in un battibaleno raggiunse il portone del castello. La regina dei ghiacci disse: “Ehi, qualcuno è entrato nella mia fortezza…”. Quando Alice la vide esclamò: “Regina cattiva, malefica, perché devi maledire la nostra città! Cosa abbiamo fatto di male, ti abbiamo offeso? Ti abbiamo fatto arrabbiare? Diccelo per favore, così potremo rimediare”. Bianca rispose: “Tu, Alice, mi hai fatto arrabbiare, mi hai rubato Orange, il mio gatto magico, e ora per colpa tua tra poco tutti soffriranno!”. 7
Ci fu un po’di silenzio e lo yeti si scagliò contro la regina, che lo ghiacciò. Alice allora disse: “Scusa regina, non l’ho fatto apposta. È lui che è venuto da me. Ero tutta sola, così ho pensato di tenerlo e l’ho chiamato Ginger. Perdona il mio errore”. A quel punto la regina le rispose. “Oh! Scusa Alice! Non sapevo che Orange (o Ginger) fosse venuto da te! Ora rimetterò tutto a posto e se vuoi diventeremo amiche.” Alice la perdonò e diventarono migliori amiche. Bianca la ospitò nel suo castello e scelsero un nome al gatto: lo chiamarono Doremì. Bianca le diede i poteri del ghiaccio, così che non ci fosse solo una regina del ghiaccio, ma due migliori amiche inseparabili.
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Il Temerario e l’aiutante C’era una volta, tanto tempo fa, una cittadella, che tante volte era stata attaccata da un dragone rosso che sputava fuoco ed era chiamato Smaug. Il re di quel villaggio era cattivissimo, perché quando c’era il drago in città stava nel suo castello senza far niente.
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Dopo due anni che la città subiva ancora attacchi, un giovane coraggioso, che veniva chiamato Il Temerario, decise di affrontare la bestia e di ucciderla. Per far ciò, c’era bisogno di una spada conficcata nella roccia in una montagna altissima. Questa spada veniva chiamata Spada Dell’Infinito. Per prenderla bisognava attraversare fiumi, laghi, boschi e prati innevati. Il nostro eroe, prima di partire, mentre andava alla ricerca di un aiutante, incontrò un ragazzo seduto su un muro a guardare il panorama. Gli chiese: “Ti va di aiutarmi a sconfiggere il dragone?” Senza bisogno di risposte, il ragazzino scattò in piedi, così i due partirono per l’avventura. La prima sfida era attraversare un fiume con vortici e le dieci correnti più forti di sempre. Ovviamente riuscirono nell’impresa. Dopo cinque settimane, venti giorni e trentatré minuti arrivarono alla montagna e iniziarono a scalarla. Arrivati in cima, Il Temerario e L’aiutante videro la spada e con una forza spaventosa la sfilarono dalla roccia e la sollevarono verso il cielo. Purtroppo non sapevano che la montagna sarebbe crollata all’estrazione della spada. Il Temerario così morì. L’aiutante, invece, riuscì ad alzarsi e a prendere la spada. Il ragazzino, non vedendo il suo compagno, pensò che fosse morto, quindi decise di uccidere il drago in suo onore. L’aiutante trovò la bestia e iniziarono a combattere. Ad un certo punto, quando la situazione si era fatta critica, il drago con una zampata scaraventò l’aiutante in aria, lo fece cadere a terra e, a causa del colpo, il giovane svenne. Anche la spada stava per precipitare al suolo, ma, come per magia, proprio in quel momento Il Temerario scendendo dal cielo prese la spada e la conficcò nel cranio del drago. Corse poi incontro a L’aiutante e lo portò dal medico. Dopo due mesi il ragazzino si svegliò e Il Temerario diede un nuovo nome all’aiutante, cioè Il Salvatore. E vissero tutti felici e contenti.
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Il regno di neve C’era una volta Logan, un ragazzo molto curioso e intelligente. Un giorno d’inverno il ragazzo scese dal campanile sopra il colle e andò verso il bosco, perché aveva intravisto dietro un albero una volpe artica, allora egli la cercò. Quando la vide dentro una grotta, il ragazzo fece uno scatto velocissimo, attraversò il varco, ma fu come se fosse uscito da essa. Egli cercò di entrare dentro la grotta per andarsene ma non successe niente, allora, essendo curioso, esplorò il posto. Era tutto come prima, ma sopra il colle non c’era più il campanile, bensì un castello di ghiaccio, protetto da guardie di latta.
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Proprio in quel momento Logan vide di nuovo la volpe che andava verso un lago, il ragazzo la raggiunse e la accarezzò. Dentro il ghiaccio del lago c’era qualcosa che sbrilluccicava, allora egli, incuriosito, spaccò l’acqua gelata e nel freddo lago prese l’oggetto. Esso era una sacca con dentro un biglietto avvolto nella carta dorata. Nel biglietto c’era scritto: “Se vuoi tornare a casa la regina deve essere dissuasa”. Logan allora pensò che doveva andare al castello e dare alla regina quella carta dorata. Camminò verso il castello e in quel momento la volpe artica cominciò a seguirlo e il ragazzo la chiamò Alpha. Insieme arrivarono davanti al portone, ma i soldati di latta dissero con voce stridula e metallica: “Cosa ci fai qui? Ragazzo, vattene per di lì!”. A quel punto Alpha sbatté la coda tre volte a terra e ci fu come un terremoto e i soldati si ruppero e caddero a terra. Logan si rialzò, perché era caduto anche lui, e corse dentro il castello. Quando arrivò alla sala del trono, scorse subito la regina seduta sul seggio e le rivolse parole suadenti: “O mia regina, lei che è così carina, aiuti noi sconosciuti che siamo sperduti, se accetterà in dono questa carta dorata, da noi sarà apprezzata, vorremmo a casa riuscire a tornare così da poter i nostri familiari abbracciare”. La regina, presa da compassione, rispose: “O tu sconosciuto, che sei sperduto, ti aiuterò a tornare, però la carta prima mi dovrai dare”. E, quando le diede la carta, il ragazzo fu teletrasportato a casa insieme alla volpe magica, e vissero per sempre felici e contenti. 12
Il potere della fortuna In un paesino sperduto in mezzo alle montagne viveva una famiglia povera composta da tre persone: Filippo, Martina e il piccolo Armando. Durante una semplice camminata nella neve, tentando di prendere dell’acqua, trovarono… una misteriosa mappa: segnava un posto alto e angusto e intuirono subito: “Il campanile!”. Andarono immediatamente lì.
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Arrivati al campanile, trovarono legata al batocchio della campana una poesia: “Se il tesoro vuoi trovare un messaggio devi cercare; vai nella foresta fitta ma, attento, a testa ritta”. Capirono ovviamente di dover andare nel bosco. Si addentrarono tra gli arbusti fitti, che li costringevano ad abbassare il capo. Cercarono per due giorni, senza risultato. Proprio quando stavano per rinunciare, scoraggiati e stanchi, Armando ebbe un lampo di genio, e gridò: “Usciamo dal bosco!”. Dopo essere usciti dal bosco ed essersene anche un po’ allontanati, lo guardarono e videro cinque file di alberi, notando che sul terzo tronco della terza fila c’era un buco. Si precipitarono lì in un lampo. Nel punto individuato scorsero un bottone, lo schiacciarono e comparve dal nulla una casa abitabile, con una stanza piena d’oro. Da poveri a milionari, è questo il potere della fortuna.
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Night e Day C’era una volta un ragazzo, chiamato Night, che si sentiva solo; i genitori li aveva, ma spesso non gli davano importanza. Era figlio unico, o almeno così avevano detto loro. Abitava in un paesino sperduto, immerso nelle montagne e cosparso di neve candida. Questo villaggio era povero, le case erano fatte di legno, preso dalla foresta accanto. Night viveva in modo dignitoso, si può dire non gli mancasse nulla, ma un giorno decise comunque di partire in cerca della felicità, cioè una persona con cui trascorrere il tempo. Allora si preparò il minimo indispensabile in una sacca e al suonare delle campane, alle sei del mattino, partì. Night era un ragazzo ambizioso, che se aveva un obbiettivo, avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo;
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ma anche con questa sua durezza, la vista del paesaggio lo lasciò senza fiato: c’erano specchi d’acqua ovunque, in cui si riflettevano gli alberi mezzi spogli, con ancora delle macchie di neve qua e là. Camminò tutto il giorno, con il suo scopo in mente; arrivò la prima notte fuori casa, ma non fu difficoltosa, perché Night si era organizzato al meglio: aveva costruito una capanna artigianale, con rami e pellicce di animali; aveva un po’ di timore a dormire perché qualche animale lo avrebbe potuto attaccare. Si svegliò presto all’alba col suono di campane in lontananza; non sapeva da dove venissero i rintocchi, ma riconobbe che non erano quelli del suo paesino. Decise di rinfrescarsi, dopo essersi vestito con gli abiti in pelliccia, si diresse verso uno dei tanti laghetti. Si lavò e cercò di specchiarsi nell’acqua, ma qualcosa di strano successe… Night vedeva nel suo riflesso una figura femminile: era uguale a lui: occhi, naso, bocca, l’unica cosa che cambiava era il suo sesso. “Ma chi sei? Perché sei uguale a me? Sei per caso la mia gemella?” la travolse il ragazzo con molte domande, ma ovviamente non ricevendo nessuna risposta. Lui rimase lì a fissarla per qualche minuto; ad un certo punto una nube bianca come la neve che lo circondava iniziò ad emergere dal lago: si alzava sempre di più verso le nuvole, per poi disperdersi. All’improvviso il lago si ghiacciò, spaventando Night tanto da farlo cadere. Man mano che la nube sparì, si riuscì ad intravedere una figura femminile… Era una ragazza medio-alta, magrolina, ricoperta con la stessa pelliccia del ragazzo. “Ciao, sono Night, tu chi sei?” chiese lui alla ragazza. “Ciao, sono Day e siamo così simili, sembriamo gemelli!” affermò lei con tono gioioso. La prima domanda che venne in mente a Night fu: “Perché sei appena comparsa da una nube?” e non esitò a porgliela. Lei rimase in silenzio, che poi fu rotto dal ragazzo: “Che ne dici di diventare amici?”. “Sì, ovvio, perché no!”, e da questo momento in poi diventarono fratelli inseparabili; costruirono oggetti, si arrampicarono sugli alberi e fecero molti giochi insieme. Ne avevano inventati diversi, ma il loro preferito era rotolarsi giù dalla montagna innevata. 16
Un giorno, però, Day ruzzolò pericolosamente. Si fece molto male e Night, preoccupato, fece del suo meglio per soccorrerla, ma decise di cercare aiuto: il ragazzo recuperò le loro cose e portò per tutto il tragitto la ragazza in braccio. Partirono e dopo un po’ il ragazzo urlò: “Guarda! Un castello! Magari c’è anima viva!”. Era felice, lui, ma Day non aveva le forze per festeggiare. Il castello era davvero grande e vicino, e c’era un campanile al posto delle torri della cinta muraria. I due arrivarono e varcarono il portone: all’interno era buio e cupo, solo una tiepida luce s’intravedeva da una stanza. Nel salone debolmente illuminato stava seduta una maga, che teneva in mano un grosso libro. “Ma salve bambinucci, cos’ha la ragazza?”. “Buongiorno signora, la prego, ci aiuti! Mia sorella sta malissimo, le faccia qualcosa!” disse disperato Night, ma dalla bocca della maga uscì una lieve risata: “Posso fare di tutto io, sono una maga! Ragazzo mio, per far sì che io la curi, devi superare ben tre prove: uccidere un orso e portarmi la sua pelliccia, trovare la chiave della stanza segreta del bosco e poi recuperare la boccetta di siero che troverai nella stanza; nel frattempo io mi occuperò di tua sorella, hai tempo fino ai tre rintocchi di campana del terzo giorno”. “Va bene, accetto tutto per Day!”, rispose Night, che s’incamminò e, dopo i tre giorni, ritornò al castello appena prima di sentir suonare i tre rintocchi: “Ce l’ho fatta!”. Lui corse dalla sorella, che, subito dopo che la maga vide le prove, fu curata: la maga cosparse di siero la ferita e vi avvolse attorno la pelliccia d’orso. Pronunciò la formula magica e nell’arco di poche ore la fanciulla guarì. I due se ne andarono e rimasero sempre insieme, felici e contenti.
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La Persona C’era una volta un uomo che stava cenando nella sua casa con sua moglie e i suoi due bambini: Heclokin e Adana. Stavano mangiando lenticchie e fagioli, quando, ad un tratto, sentirono dei rumori provenire dal bosco. Si spaventarono molto, ma il padre Iknushambi decise di andare a controllare. Arrivato al bosco si accorse che, attaccate ai rami, c’erano delle piccole lucette, che sembrava gli stessero indicando un percorso. Lui sentì dentro la sua anima che doveva seguirle e così fece. Si addentrò talmente tanto nel bosco che non riconobbe più la strada per tornare a casa e dovette vagare tra gli alberi per trovare un villaggio.
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Era quasi mezzanotte e ormai non aveva più speranza. L’unica possibilità che gli restava era trovare una caverna. Dopo circa due ore di cammino trovò una grotta, immersa nell’oscurità, tanto che nessuno poteva vederla. Si rifugiò là. Era stanco sfinito e si addormentò. Si svegliò con il rumore dei grilli e scoprì che non era solo in quella caverna. Infatti, dall’altra parte della grotta, c’era un uomo dalla barba lunga e con una vestaglia verde muschio, che indossava una sciarpa rosso magenta al collo. Quando il signore anziano si svegliò, gli svelò che era un mago e che si chiamava Axanumbis. Egli gli spiegò che per tornare a casa doveva superare tre prove. La prima prova consisteva nell’animare i fuochi-lucette che l’avevano fatto entrare nel bosco. Esse, infatti, non erano lucciole, ma persone che nel passato potevano trasformarsi da uomini a lucette, ma, col tempo, visto che gli uomini erano cambiati, si erano impaurite ed erano mutate nella loro forma di lucciole. La seconda prova era buttarsi da una roccia nel vuoto. La sua fede l’avrebbe salvato. La terza prova era riuscire ad abbattere una montagna in un’ora. Iknushambi riuscì a superare tutte le prove e presto ritornò dal mago. Egli, come promesso, gli concesse di tornare a casa. Durante la notte, però, fece un sogno, che svelava che il mago gli aveva mentito, e che bisognava sconfiggerlo, ma aggiungeva che non poteva riuscirci da solo: aveva bisogno di tutte le persone-lucette e degli spiriti dell’acqua. Uscì subito dalla caverna, attento a non insospettire il mago. In un giorno riuscì a radunare tutti gli spiriti dell’acqua e le lucciole. Assalirono tutti il mago e lo uccisero. Per poter tornare a casa, però, a questo punto si rendeva necessario recuperare al Polo Nord una lente di ghiaccio perenne che consentiva di vedere la strada di casa attraverso il folto bosco. Camminò a lungo, fu imprigionato dal re dei pinguini, che successivamente fu preso da compassione e gli regalò un drago magico, lo liberò e gli indicò la via per trovare il cristallo magico. Sulla sella del suo destriero fatato, recuperò la lente di ghiaccio e, non appena vi si specchiò, una mappa apparve indicando la via del ritorno. Ci vollero mesi prima che riuscisse a tornare dai suoi piccoli Heclokin e Adana, che da quel giorno non lasciarono passare una notte senza che papà raccontasse la sua fantastica avventura, per farli addormentare, sempre felici e contenti. 19
Una strana avventura C’era una volta un ragazzo di nome Elia, aveva gli occhi verde acceso e i capelli scuri e abitava in mezzo al bosco. Un giorno Elia andò in un paese lì vicino e venne fermato da un mendicante che gli disse che, se avesse sconfitto il mostro che da secoli terrorizzava il villaggio, avrebbe trovato un bellissimo tesoro. Il giovane accettò e partì alla ricerca del mostro. Lungo il suo cammino, Elia incontrò un lupo che zoppicava e decise di curarlo. Ma si era fatto tardi, il sole era al tramonto e la notte era vicina. Guardandosi attorno, vide un castello nero, abbandonato da tempo, così il ragazzo, non avendo altri posti dove ripararsi, scalò la montagna che lo separava dall’edificio ed entrò per passarvi la notte. Il giorno seguente, Elia si svegliò e si trovò davanti una persona: aveva la pelle candida come la neve, gli occhi rosso ardente e i capelli neri, gli disse di essere il proprietario del castello e che aveva sentito dei rumori nella notte e aveva deciso di controllare cosa stesse succedendo, ma che comunque l’avrebbe ospitato molto volentieri. Qualche giorno più tardi, però, mentre il proprietario non c’era, Elia andò a curiosare in giro per il castello e, quando raggiunse il seminterrato, trovò: scheletri, scaffali con delle bottiglie contenenti un liquido rosso scuro, e una sorta di armadio, però disteso a terra. Elia, incuriosito, aprì il mobile e trovò il proprietario, il quale si alzò all’improvviso e morse il collo del ragazzo. Questo svenne all’istante e l’ultima cosa che vide fu il lupo che aveva salvato. L’animale era andato nella chiesa del paesino e aveva preso una ciotola con dell’acqua santa; la lanciò in testa al vampiro, che si trasformò in polvere e volò via con il vento. Il lupo vedendo il suo amico svenuto, gli si avvicinò e gli leccò il collo nel punto dove era stato morso, così Elia si svegliò. Superata la prova e guarita la ferita, i due tornarono insieme al paesino, dove tutti li ringraziarono per aver ucciso il mostro. Elia chiamò il suo nuovo amico Éleven, il quale era più prezioso di qualsiasi tesoro il ragazzo avesse potuto trovare e da quel giorno vissero tutti felici e contenti. 20
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La caverna dei Quiliut Era un freddo giorno d’inverno e la famiglia di Edward stava pranzando tranquillamente con sua madre e le sue sorelle e fratelli: Alice e Maiaya , Noa e Brince; abitavano ai piedi di una collina. Edward aveva delle qualità che nemmeno lui conosceva. La sua famiglia era povera e perciò il ragazzo decise di intraprendere un’avventura con la sua migliore amica. Volevano andare alla grotta in cima alla collina, perché la leggenda narrava che lì avrebbero trovato molti tesori in denari. Sky, una ragazza dal cuore grande, decise di aiutarlo, perché lei non avrebbe mai permesso di lasciarlo andare da solo; erano come dei fratelli, si aiutavano e sostenevano in qualsiasi situazione.
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Durante la notte si prepararono per il lungo viaggio, prendendo acqua, cibo e una tenda per dormirci la notte. Il viaggio durò a lungo, ma loro non erano stanchi. Il sesto giorno decisero di fare una sosta e dormire, così montarono la tenda e, non appena finirono di mangiare, andarono a letto, perché mancava ancora molto prima di giungere nel luogo dove dovevano arrivare. Durante la notte Edward si svegliò a causa di movimenti che provenivano dall’esterno e uscì per andare a controllare. Quello che scorsero i suoi occhi sembrava surreale! Vedeva degli esserini dai colori brillanti mai visti in vita sua, erano talmente belli che non riusciva a non guardarli! La cosa più sconvolgente è che lui sentiva anche le loro voci, ma c’era un problema… le loro bocche erano immobili! Sky si svegliò e notò che il suo amico mancava, perciò andò subito a cercarlo; sentendola uscire, gli animaletti scomparvero di colpo ed Edward si ritrovò lì a guardare il vuoto. Sky, vendendolo così, lo invitò ad entrare. Si fece raccontare l’accaduto e rimase stupita alle sue parole, ma decise comunque di credergli, visto che sapeva che non le avrebbe mai detto una bugia. Una volta terminata la discussione, gli amici si misero nuovamente in viaggio. Dopo qualche ora di cammino, quando avevano quasi raggiunta la meta, gli esserini del giorno prima ritornarono dicendo loro di fermarsi. La preoccupazione si leggeva nelle loro faccine, così Edward prestò particolare attenzione nell’ascoltare i loro pensieri. Successivamente, riferì tutto a Sky: essi gli dicevano di non entrare nella grotta. Tuttavia, per i due amici ciò che contava era vedere la felicità negli occhi dei loro fratelli e sorelle e di quelli più poveri, volevano a tutti i costi scoprire quel tesoro che avrebbe permesso a tutti di diventare qualcuno, perciò, nonostante le raccomandazioni, decisero di entrare. Gli animaletti non volevano che entrassero perché un famelico lupo li avrebbe subito attaccati. Vedendoli tanto determinati, per aiutarli ancora un po’, gli esserini svelarono che il punto debole dell’animale era la coda e gli organi più pericolosi erano i denti e le zampe. A quel punto, Edward e Sky erano pronti per entrare, ma prima si costruirono una lancia fai-da-te, anche se loro avrebbero preferito usare l’astuzia, non la forza. Nel buio della caverna, trovarono un grosso lupo, più grande di quelli normali, che con una zampata fece rotolare un masso 23
giù per terra; per fortuna Edward e Sky, essendo molto agili, riuscirono a scansarsi in tempo. A quel punto si nascosero, ma il lupo percepiva l’odore, soprattutto quello di Edward; non appena il lupo stava per attaccare, Sky, molto furba, si arrampicò su uno sperone di roccia e da lì scagliò giù un masso, che colpì la coda del lupo. Inspiegabilmente, il lupo si trasformò in un umano, il quale molto cordialmente si presentò: il suo nome era Jake. Sky ed Edward erano sconvolti, non capivano, ma riuscivano a percepire che il cuore di Jake era buono. Egli proveniva dalla tribù dei Quiliut e raccontò che era stato condannato ingiustamente, ma alla fine loro erano riusciti a sottrarlo a quel terribile destino: custodire l’oro e consegnarlo solo a chi fosse riuscito, oltre le apparenze, a dimostrare fiducia e capacità di riconoscere un cuore buono. Per la distribuzione dell’oro, partì prima da Sky, dicendole che era una ragazza molto intelligente; poi passò ad Edward e sentiva che in lui c’era qualcosa di speciale. La sera, visto che fuori faceva molto freddo, Jake offrì riparo ai ragazzi, che non dormirono mai così profondamente come quella notte. Una volta tornati a casa, la madre di Edward fu molto orgogliosa dell’impresa del figlio: diede alla sua famiglia una vita dignitosa, offrì un futuro radioso ai suoi ragazzi e il denaro che avanzò fu usato a fin di bene. Cominciò una nuova vita, che vissero tutti felici e contenti!
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Il duo C’era una volta un paesino sperduto in cui risiedeva una famiglia benestante. L’unico figlio venuto al mondo si sposò con una bellissima donna. Ebbero una figlia, che si chiamava Francesca. Tutti gli abitanti di questo paese erano convinti che avesse un dono ancora incompreso. Era gentile, altruista, simpatica e in tutte le cose che faceva ci metteva impegno. Al decimo compleanno, sua nonna le regalò un ciondolo con rappresentato il paese, nello splendore della flora e della fauna. Mentre Francesca lo riceveva, sua nonna le disse che doveva stare lontana dai rovi o qualsiasi pianta con varie spine.
Passarono due anni precisi e, quando si svegliò la mattina del dodicesimo compleanno, i suoi genitori erano scomparsi assieme alla nonna. Disperata andò a cercare il suo cane in giardino, e lo vide 25
circondato da rovi, che scavava dalla notte precedente, quando le spinose piante erano appena spuntate. C’era, tuttavia, una buca che permetteva di evitare le spine. Ricordandosi le parole della nonna, Francesca la attraversò con prudenza, ma senza successo, perché una spina le tagliò il vestito. Lei si smaterializzò e il ciondolo cadde a terra. Il cagnolino allora si mise il ciondolo addosso e… si trasformò in Francesca. Contando sulla propria tenacia e sul suo impegno a non mollare mai, la sua anima fu rinchiusa nella catenina. Ella si avviò a cercare aiuto, ma invano. Il paesino era distrutto. Disperata, maneggiava il ciondolo, quando lesse una scritta dietro: “Rosaspina”. Questa era una strega che viveva nel lago del paesino. Mentre correva, il ciondolo le cadde dalle mani e finì nella neve, così la ragazza si ritrasformò in Bamboo, il suo cagnolino. Francesca ritrovò la medaglietta, la indossò nuovamente e tornò umana. Senza pensarci troppo, la ragazza si tuffò nel lago, seguendo l’istinto. Sott’acqua riusciva a respirare grazie al ciondolo tenuto davanti alla bocca. Arrivata sul fondo, vide il suo popolo tenuto in schiavitù dalla strega Rosaspina. Francesca per non farsi notare, si trasformò in Bamboo. La vecchia malvagia, troppo presa dagli uomini, non si accorse del cane. In una cella, Bamboo vide la sua famiglia e, senza farsi notare dai genitori, andò dalla nonna e si trasformò nella sua amata nipotina. La nonnina le stava indicando come intrappolare l’anima di Rosaspina, quando, prima che riuscisse a finire la frase, arrivò l’orrida strega. Francesca allora ridiventò Bamboo e scappò via. La notte, mentre la perfida maga dormiva, Francesca intrappolò corpo e anima della strega nel ciondolo, grazie ad una spina con cui l’aveva punta; tuttavia avendola tenuta in mano, di nuovo, l’anima della piccola finì nel ciondolo assieme a Rosaspina. Con un colpo di scena, però, intervenne il cane, che ruppe il ciondolo, da cui la ragazza uscì sana e salva, mentre la strega morì all’interno del ciondolo distrutto. La ragazzina fuggì, e così il popolo, perché essendo morta Rosaspina essi si ritrovarono liberi. Adesso nel paese c’è una chiesa dedicata alla bambina e al suo amato Bamboo, e, dopo quell’avventura, vissero tutti felici e contenti.
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Fiabe di principesse strane e ribelli
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La ragazza diversa C’era una volta una ragazza di nome Ribelle, che abitava in un alto campanile con la vista sul grande lago, in cui ci si poteva specchiare. A lei non andava bene continuare con le stesse fiabe di un tempo, in cui si diceva che il principe salva la principessa, no! Alla ragazza non andava affatto bene. Ribelle, mentre vagava nella foresta, che circondava il paese, vide una sagoma muoversi in modo losco, vicino ad un animale. Lei si avvicinò a questa creatura: era un principe, di una città vicina, che stava lottando contro una bestia inferocita. Tornando a casa, dopo aver visto quello spettacolo orribile, fece un sogno. Si trovava in un campo di battaglia e riusciva a sconfiggere tutti i suoi nemici. Il giorno dopo, si svegliò ricordando ancora il sogno, scese per le scale e trovò uno scettro. Ribelle lo prese in mano e, come per magia, da questo scettro uscirono molti guerrieri furiosi. Lei riuscì a sconfiggerli. Risparmiò solo un ragazzo più o meno della sua età, perché l’aveva pregata di permettergli di continuare a vivere. Il giorno dopo, ritornò nella foresta, dove trovò un altro oggetto: un anello che all’interno era tutto rosso. Ritornando a casa, vide un mostro che, emerso dalle acque del bel lago, si stava avvicinando alla sua camera. L’orribile creatura stava per uccidere il giovane che era stato risparmiato nel combattimento. Ribelle si diede da fare per uccidere il mostro, mentre il giovane riuscì a scappare. La ragazza sentiva che le forze la stavano abbandonando, perché la sua spada le pesava troppo sul polso e non ce la faceva più, quando scorse il ragazzo che stava entrando in una porta segreta. Lei riuscì a scappare ed entrarono insieme in un mondo differente. Stavano vagando in una stanza fantastica, quasi inimmaginabile, dove gatti si trasformavano in draghi: era meraviglioso quel mondo, sarebbe stato straordinario scoprirlo insieme, però al tempo stesso Ribelle e il giovane desideravano tornare indietro, sperando che il mostro si fosse arreso. Ma la porta si era inceppata e nessuno dei due riuscì ad aprirla.
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Ribelle, che era la più forte, spaccò la maniglia, ma senza riuscire ad aprire la porta. All’improvviso apparve un drago, tutto rosso, di nome Cookie, che li mise in guardia da un drago tutto blu, di nome Tutù. Arrivò quel drago, e… la ragazza non voleva di certo fargliela passare liscia, e gli lanciò la sfida: “Ti ucciderò!”. Prese un ramo e glielo conficcò nel cuore, da cui uscì una catenella con una chiave. Andarono alla porta e la chiave la aprì. Videro la stanza di Ribelle tutta ordinata, come se mai ci fosse stato un combattimento. Alla fine della storia, che è la storia di Ribelle, la fanciulla che aveva salvato il giovane, dopo che lei si fu inginocchiata ai suoi piedi sfoderando un anello incantevole, i due si sposarono… e vissero tutti felici e contenti.
P.S. Quanto alle camere in disordine, care mamme che tanto amate l’ordine, avete mai pensato che lì dentro possa esserci stato un feroce combattimento?
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La principessa ribelle C’era una volta una principessa di nome Carlotta che abitava a Padova in un noioso castello. Qui lei aspettava un principe che le facesse esplorare il mondo. Un giorno egli arrivò. Si chiamava Davide: era moro, riccio, con gli occhi verdi ed era molto alto e slanciato. Sembrava davvero il principe perfetto. Lui la fece salire sul suo cavallo e la portò nel suo castello, promettendole viaggi e avventure.
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Ma appena arrivarono davanti al castello del principe, Carlotta era disorientata, qualcosa non le tornava. Così lei gli chiese, un po’ confusa: “O caro principe, dove mi hai portata?”. Davide le rispose dicendo: “Ti ho portata nella mia reggia. Alloggerai lassù”, disse indicando con il suo dito una torre altissima. La principessa in cuor suo era molto triste, perché aveva capito che il principe, a dispetto delle promesse, non l’avrebbe portata da nessuna parte. Così quella notte decise di scappare. Il giorno dopo il principe non la trovò e mandò il suo esercito a cercarla. Lei, nel frattempo, era arrivata a piedi a Venezia, la perla dorata emersa dall’acqua. In questa meravigliosa città si diceva ci fosse una casa abbandonata e custodita da un drago sputafuoco. Carlotta, incuriosita, decise di cercarla. Una volta arrivata, il drago le chiese: “O tu straniera, che cosa ci fai in questo luogo cupo e tenebroso, governato da me, uno dei draghi più potenti del mondo?”. La principessa rispose, dicendo: “O caro drago, sono venuta qui per conoscerti”. L’animale, a quelle parole, diventò subito buono come una caramella e ribatté: “Hey! Mi fa molto piacere conoscerti! Io mi chiamo Armando, tu come ti chiami?”. “Io sono Carlotta” disse la principessa. A quel punto i due continuarono a fare conversazione, finché i soldati del principe arrivarono e la trovarono. Ma proprio in quel momento la principessa salì sul dorso di Armando e scapparono via insieme. Girarono tutto il mondo, colmando quella gran voglia di viaggiare che condividevano. E, avventura dopo avventura, vissero per sempre felici e contenti.
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Le avventure di Bennonia C’era una volta una ragazza di nome Bennonia; era la regina delle pannocchie ed abitava nella Pannocchiopoli, la regione del mais. Era molto bella: aveva i capelli marroni, con delle leggere sfumature verdi, e lisci come spaghetti; degli occhi color cioccolato, che sembravano molto dolci, ma, se la ragazza inarcava leggermente le sopracciglia, erano più minacciosi di quelli di una tigre. Aveva un piccolo naso, come quello di un nanetto, le labbra color ciliegia ed in mezzo al viso un enorme sorriso contagioso che appena lo vedevi ti veniva voglia di ridere. Era la persona più gentile e generosa del mondo, molte volte anche troppo, sempre pronta ad aiutare gli altri; insomma… una bella persona. Aveva la carnagione leggermente scura, era molto alta e magra. Adorava le cose azzurre, gli unicorni (come il suo migliore amico), disegnare, i dolci e i vestiti. Quel giorno portava un bellissimo abito azzurro, molto lungo, tanto che rischiava di inciampare; aveva i capelli raccolti in un elegantissimo chignon ricoperto di brillantini; tutto questo grazie alle mani sapienti dalla dama di corte, Gabriela. Non era un giorno come gli altri, quello, era il giorno del pop corn! Il 3 marzo era la festa nazionale del pop corn per i pannocchiani. Tutti pensavano che nulla sarebbe potuto andare male, c’erano la fiera, i vestiti tradizionali, insomma tutto nella norma, un giorno di festa. Stava filando tutto liscio, fino a quando non arrivò Michelone, il re dei corvi; il peggior nemico di Bennonia, fra l’altro molto arrabbiata, perché le guardie spaventapasseri non se n’erano accorte essendo troppo occupate a vincere una partita di poker. Michelone non era proprio un bello spettacolo, aveva un’ala mangiucchiata, il becco ammaccato, le piume leggermente scolorite, una benda su un occhio ed era privo di una zampa. Lo spietato corvo si avventò sulla fiera con le peggiori intenzioni, ma, prima che riuscisse a combinare qualche guaio, i soldati pannocchioli lo catturarono e lo rinchiusero nelle prigioni.
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Un paio di giorni dopo Bennonia chiamò il suo migliore amico: Caterino, l’unicorno dei gelati; era molto colorato e al posto del corno aveva un cono gelato da cui fuoriusciva una folta chioma di zuccherini.
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L’unicorno refrigerò il corvo e, salutando Bennonia, se ne tornò a casa. La regina sapeva che quella vittoria era solo temporanea e la Pannocchiopoli non sarebbe più stata al sicuro, quindi scappò al castello di Hogwarts, dal suo amico Silente, che la nascose nella stanza delle necessità. Il giorno stesso, però, nella celebre fortezza, arrivò il braccio destro di Michelone, la foca Boshiolana, ma quando chiese a Silente dove fosse Bennonia lui le rispose che non la conosceva. Alla foca non sembrava una buona idea mettersi contro il più grande mago di tutti i tempi; così, visto che sapeva della gelosia che provava la professoressa Mc Granit per l’amicizia fra Bennonia e Silente, la foca si rivolse a lei, che, non solo le rivelò dov’era nascosta la ragazza, ma anche le insegnò come entrare nella stanza. La foca oltrepassò il muro magico e cercò Bennonia, ma non la trovò, perché senza accorgersi era entrata in un armadio svanitore, che, scoprì dopo, era collegato a casa sua. Si ritrovò in un momento a Pannocchiopoli, ma pochi secondi dopo la foca Boshiolana arrivò e la trasformò in un piccolo anello. Caterino trovò l’anello, che al suo passaggio ritrasformò Bennonia nella solita e gentile ragazza. La regina lo ringraziò ed insieme sconfissero per sempre l’impero dei corvi malvagi; o almeno così credevano, perché non sapevano che c’erano molte persone che ne erano sostenitrici; infatti, arrivò un piccolo coniglio parlante di nome Eliot. Era tanto minuscolo quanto pieno di pelo. La regina lo prese come animale domestico, ma, un giorno, Eliot cominciò a girarle intorno così velocemente che, da quanto calore provocava, fece diventare Bennonia un sacchetto di pop corn. Quando arrivò Caterino e vide cosa era stato fatto alla sua migliore amica, si rattristò, ma, senza perdere le speranze, cercò di ricomporla, e, per riattaccare insieme la ragazza, portò una specie di stampo con dentro i pop corn alla fontana del caramello, la immerse e dopo qualche ora Bennonia rinvenne, un po' sporca e appiccicosa, ma viva. Eseguirono allora un controllo a tappeto per scoprire chi fosse buono e chi cattivo, quindi i due amici decisero di governare insieme e per farlo fusero il potere dei gelati e quello del mais e da quel giorno il loro mondo diventò tutto colorato e pieno di felicità, cibo, allegria e musica. Con questo potere fecero diventare molti cattivi buoni e gentili e vissero tutti felici e contenti; almeno per quel momento. 35
Una famiglia speciale C’era una volta tanto tempo fa una piccola principessa che non aveva più la sua mamma Lia; era andata in cielo tanto tempo prima, quando aveva partorito in ospedale, in circostanze strane che nessuno aveva saputo spiegare. In punto di morte la madre aveva potuto solo ordinare al padre di portare via quella splendida bambina bionda e di darle un nome. Così venne fatto. Il padre chiamò la bambina Gioia e la portò via per crescerla lontano dal dolore del giorno in cui era nata. Otto anni dopo la bambina decise di mettersi in cammino insieme a Penelope, la sua migliore amica, per cercare la Fata Fatù, sua zia.
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Sperava di trovare qualcuno che assomigliasse alla sua mamma Lia e le donasse lo stesso affetto. Non poteva sapere, invece, che la zia era diventata cattiva con il tempo, perché essendo invidiosa della sorella, che era diventata regina di Tontolvill, aveva messo su famiglia e aveva avuto una bellissima figlia, e non potendo più sopportare tutto questo, aveva deciso di non farle vedere la figlia crescere: il dolore più grande al mondo per una madre. Dopo sei ore di cammino, Gioia e Penelope si accamparono nel rigido bosco d’inverno; avevano freddo ed erano spaventate dalla presenza invisibile ma percettibile e insidiosa di Fatù; tuttavia si fecero coraggio. Arrivò l’ alba, sbaraccarono l’improvvisato riparo notturno e, dopo un’altra ora di cammino, trovarono il castello della Fata Fatù. Entrarono nella fortezza viola e rosa. Dentro videro una fata dai capelli turchini, che disse: “E voi chi siete?”. Si interruppe e poi riprese: “Dove ti ho già vista biondina?!? Dove?”. “Certo, zia, che mi hai già vista!”. Poi continuò: ”Somiglio tantissimo alla mia mamma, che non c’è più da quando tu hai cominciato ad esserne invidiosa… Sospetto che ne sia tu la causa, dico bene?”. Penelope rabbrividì e i suoi capelli sembravano più dritti del solito. “Certo che lo sono, mocciosetta!”, ma proprio mentre Fatù pronunciava con disprezzo quelle parole, tutto il fuoco e il sole smisero di brillare e andarono in mano a Gioia. La ragazza non si rendeva conto di quello che faceva, e in un attimo bruciò Fatù. Dalle fiamme però uscì una figura uguale a lei, ma più grande, che disse: “Mi hai liberata!”. Costei era la vera zia di Gioia; poi continuò: “Lo sapevo che i poteri che ti ho donato ti sarebbero tornati utili! Ma adesso facciamo tornare indietro Lia! Ops, per te… mamma!”. Allora Fatù pronunciò parole magiche, agitò la bacchetta e… quando tutte e tre si strinsero le mani… ecco riapparire Lia. Appena fu tornata, abbracciò la figlia e fece ringraziamenti e saluti. E da quel momento vissero tutti felici e contenti.
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Cenerentola C’era una volta una ragazza di nome Cenerentola, che abitava nella città di Parigi. Lei viveva con la sua matrigna e le sorellastre. La matrigna detestava la ragazza: ad ogni pasto le dava sempre e solo un bicchiere di acqua e una pagnotta di pane. Quando si faceva la doccia, aveva solo due minuti di tempo; i capelli li lavava con una goccia di shampoo e il corpo con una goccia di bagnoschiuma. Le sorellastre, come la compagna del padre, detestavano Cenerentola e combinavano tutti i guai esistenti sulla faccia della terra, dando la colpa a lei. Le sorellastre andavano male a scuola e si vestivano sempre alla moda, mentre Cenerentola era la più brava della classe e andava vestita con gli abiti più semplici. Un giorno, il sindaco invitò tutti i cittadini ad una festa nel Palazzo del Comune per i diciotto anni di suo figlio. La matrigna, appena sentita la notizia, vestì con super eleganza le sue figlie e proibì a Cenerentola di andarci. Le ordinò di pulire, per poi, al loro ritorno, trovare la casa ordinata e accogliente, per invitare il figlio del sindaco, futuro marito di una delle sue figlie. Cenerentola prese l’aspirapolvere e cominciò a pulire. Ma all’improvviso le venne in mente di avere un vestito che sua madre aveva usato per i suoi diciotto anni. Cenerentola, allora, corse in camera sua, indossò l’abito, che le stava a pennello, e cominciò a correre per arrivare in tempo alla festa, sempre stando attenta a non farsi notare dalla matrigna. Cenerentola fece conoscenza con il figlio del sindaco, che si chiamava James. Si divertì così tanto con lui che non si accorse che era quasi mezzanotte, così corse verso casa, lasciando solo e perplesso James, senza accorgersi che dalla tasca, però, le era scivolata a terra la cover del suo telefono vecchissimo. Arrivata a casa, si affrettò a cambiarsi e ad accendere l’aspirapolvere. Quando la matrigna e le sorellastre rientrarono, arrabbiatissime perché James non aveva voluto ballare con loro ma con un’altra ragazza, ordinarono a Cenerentola un gelato alla fragola con sopra tantissima panna. Dopo averlo gustato, andarono a dormire per riposarsi. Il giorno dopo il figlio del sindaco notò che sulla scalinata c’era una cover mal ridotta di un telefono vecchissimo e capì che apparteneva alla ragazza con cui aveva ballato alla festa, perché, guardando lo stato e il colore della cover, riconobbe che non poteva appartenere a una delle comuni altre ragazze. 38
Il ragazzo, pur non conoscendola, si era innamorato e aveva apprezzato di lei il fatto che fosse una ragazza umile e che non pretendeva le cose all’ultima moda. James, allora, andò in tutte le case a cercare chi avesse un telefono vecchio. Alla fine arrivò alla casa della matrigna. Le sorellastre, appena sentita la notizia, si erano messe a cercare un telefono vecchio, ma non lo avevano trovato; così, sotto gli occhi infuocati della madre, ammisero di non averlo. Il giovane chiese di poter visitare la villa, perché aveva sentito una soave voce cantare: quella di Cenerentola. Trovata la stanza, chiese alla ragazza di mostrargli il suo telefono. Appena lo infilò nella cover, capì che era quella giusta. Si innamorarono uno dell’altro e, appena fu possibile, James e Cenerentola si sposarono e vissero felici e contenti… tutti, in città, tranne la matrigna e le sorellastre, che si trasferirono a Londra per non vedere mai più James e Cenerentola. 39
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Fiabe in libertà 41
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Il contadino eroico C’era una volta un contadino che viveva solitario in un paese lontano lontano. Durante una notte di luna piena, bussò alla sua porta un vecchio, che gli chiese di entrare. Un po' impaurito, l’uomo lo portò a discutere nella locanda del villaggio: il vecchio in realtà era un mago, che cercava aiuto per sconfiggere l’ultimo drago ancora vivo sulla Terra. Il contadino si stupì molto e il vecchio mago gli donò una spada e degli oggetti magici per chiamare in aiuto i guardiani della spada - un enorme ragno, un topo gigante e un’aquila possente - e gli promise che quell’impresa non l’avrebbe lasciato così com’era. Il contadino accettò l’impresa e con il mago vagò a lungo, finché arrivò in una terra desolata, alla grotta dove viveva il drago. La bestia si presentò ai due, dicendo: “Come osate sfidarmi, voi, uomini deboli? Non riuscirete mai a sconfiggermi!”. Con l’aiuto del ragno, che bloccò le ali del drago con la ragnatela, dell’aquila, che lo ostacolò con le sue forti piume, e del topo, che scavò una buca profondissima per far inciampare la bestia, il contadino riuscì a sconfiggere il drago, infilando la spada nel suo unico punto debole, cioè sotto l’ala sinistra. Quando fu tornato al villaggio, il vecchio mago ringraziò il contadino eroico, donandogli la spada e l’eterna protezione del suo villaggio, e, quando l’umile uomo tornò a casa, tutti gli abitanti lo acclamarono e lui decise di non essere più solitario. Ricordò le parole pronunciate dal mago alla locanda: “Quando ritornerai non sarai più lo stesso”. Il contadino allora festeggiò e costruì una casa vicina alle altre e, con i suoi concittadini, di lì in avanti visse ogni giorno felice e contento.
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La casa abbandonata C’era una volta, nell’antica Grecia, una leggenda che circolava: narrava di una villa enorme abbandonata, dove si diceva abitasse un fantasma alto, dal volto orrido e sporco. Lo spettro portava, legate intorno ai polsi e alle caviglie, delle catene fatte di ferro. Un giorno un mercante urlò nella piazza della città: “Chiunque riuscirà a passare una notte nella villa avrà al suo servizio me e i miei quattro aiutanti” e subito mostrò quattro uomini robusti, muscolosi e alti. Ma tutta la gente esclamò: “Questo qui è matto ed è matto anche chi pensa di entrarci”. Tuttavia, un ragazzino coi suoi due fratelli pensò immediatamente: “Noi siamo poveri e se per almeno un giorno avessimo tanti servigi, almeno quello sarà il più bel giorno della nostra vita”. I tre fratelli Orfea, Mirona ed Ermì si recarono dal mercante e gli dissero: “Accettiamo la sfida”. La notte stessa i tre fratelli si addentrarono nella villa, senza timore. Si prepararono per passare la notte, si misero a letto e si addormentarono. Dopo un’ora, il più piccolo si svegliò, perché sentì strisciare delle catene pesanti, allora corse a svegliare gli altri due, mentre il rumore si faceva sempre più vicino. Appena i fratelli si ritrovarono insieme, si videro faccia a faccia con il fantasma; il più grande si fece avanti con coraggio, dicendo: “Non ci fai paura, perché scommettiamo che nostra mamma arrabbiata è peggio di te”. Il fantasma scosse la testa e li portò fuori, indicando loro un mucchietto di terra di terra, allora Ermì ci mise un masso sopra, il fantasma lasciò che i bambini tornassero a dormire e, nella notte, non li importunò più. Il mattino seguente i tre fratelli, ancora increduli per essere riusciti a vincere la sfida, col mercante e i quattro aiutanti scavarono lì dove Ermì aveva posto il masso, e, dopo ore di fatica, trovarono uno scheletro, una figura umana, incastrata in catene di ferro, che custodiva una cassa piena di diamanti. Avendo capito tutto, lo liberarono dalle catene, che erano la causa delle comparse del fantasma, e grazie alle pietre 44
preziose, che si precipitarono a vendere, iniziarono a condurre una vita migliore. Da quel giorno il fantasma non si fece più vedere e, nella città, vissero tutti felici e contenti.
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Jimmy e la pianta magica C’era una volta un bambino di nome Jimmy che adorava le piante. Jimmy era un bambino vivace che amava stare all’aperto, portava sulla testa dei capelli castani, era di altezza media e aveva gli occhi verdi. Un bel giorno, passeggiando, vide nell’orto dell’anziana vicina una piccola ma bella piantina. La signora, vedendolo interessato, disse che se gli piaceva così tanto, avrebbe potuto portarsi via quella piantina, a patto di farle un po’ di compagnia parlandole a voce alta. Fu così che Jimmy, nel bel mezzo di un discorso a voce alta, espresse il suo più grande desiderio, avere un cane. Quello che Jimmy non sapeva è che la vicina era una maga e la pianta poteva parlare. Jimmy la nutriva ogni giorno e la trattava con la massima attenzione, finché un giorno la pianta magicamente gli disse che era stato bravissimo con lei e gli chiese se potevano diventare amici. Lui rispose di sì. Passavano gli anni e la loro relazione diventò sempre più stretta. Un giorno si svegliò e trovò un cane disteso sotto la pianta. Jimmy reagì facendo cadere l’innaffiatoio che aveva in mano per dissetare la piantina ormai cresciuta. Provò una felicità incredibile vedendo il cane dei suoi sogni apparire nel giardino di casa sua. Fu così che Jimmy e il suo nuovo cane, Fido, diventarono amici e vissero insieme sempre felici e contenti.
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La ragazza e il mago C’era una volta una città, ma non era come le altre. No, per niente. Lì vivevano re, regine, principi e principesse, ma c’erano anche creature pericolose e mostruose come: draghi, sirene, streghe e… Gnomi. Sì gnomi. Vi starete chiedendo: “Cosa c’è di pericoloso in uno gnomo?”. Beh, pochi sanno che gli gnomi sono creature spietate, se invadi il loro territorio o li infastidisci. Un giorno una bambina andò a fare una passeggiata nella città e arrivò nella bottega di un mago, che le disse: “Cosa fai qui, tu, piccola bambina?”. Lei gli rispose: “Buongiorno vecchietto, lei vive in questo posto orribile? Spero davvero di no per lei. Comunque io sono qui per caso”. Il mago, offeso dall’ insolenza della ragazzina, le ribatté: “Visto che sei qui, dovrai fare qualcosa per me: vai a fare un giretto nel bosco per prendere queste erbe”, e le diede in mano delle foglie. La bambina osservò: “Ma mi hai appena dato in mano le erbe che ti servono!”. Così lui prese ciò che le aveva dato e lo buttò nel camino, dicendo: “Ecco, ora che non ci sono più, va’ e prendi proprio quelle erbe”. Così la bambina si incamminò verso il bosco. Ormai si era fatta sera quando trovò le erbe chieste dallo sciocco vecchietto. “Finalmente!”, esclamò esausta. Tuttavia, da lontano intravide un’ombra: era seduta e lei non capiva cosa fosse, così le tirò un sasso. Improvvisamente la figura si alzò: era… uno gnomo armato di ascia, che corse verso la bambina, che prese le erbe e scappò via verso la città. Lo gnomo però la raggiunse, la portò nella sua casa e la rinchiuse dentro. Per molti anni la bambina fu costretta a vivere con lo gnomo, finché un giorno le si presentò l’occasione di scappare. Sapete cosa fece invece di andare subito a casa sua? Tornò dal mago, per portargli le erbe, ma scoprì che quell’antipatico vecchietto era morto due anni prima del ritorno della ragazza, però aveva disposto che la sua bottega diventasse proprietà della bambina, semmai fosse tornata. Fu così che una bambina che aveva fatto un’innocua passeggiata in città finì per diventare una insolente strega. 48
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Fiaolo in prigione C’era una volta un principe chiamato Plaza, a cui venne rapito il fratello Fiaolo. Nella stessa notte il principe sognò che la sua città, Supreme City, veniva assediata dal mago Juice Wrld e spazzata via dalla strega Nakamura con un ciclone di fuoco. Ma la casa di Plaza si bruciava solo per metà, lui riusciva a scappare, lasciando però lì a morire sua figlia e sua moglie. Appena due minuti dopo, l’incubo divenne realtà e lui dovette attraversare tante città, tra cui Cioccolato Land, dove incontrò un mago chiamato Smoke, che gli diede un cappello che parlava ogni volta che si avvicinava un pericolo. Plaza continuò a vagare finché non senti il cappello avvertire “pericolo!”: sull’albero vide un animale, che poco dopo si trasformò in un Minotauro, chiamato Tyga, con cui in seguito Plaza avrebbe dovuto scontrarsi, ma che riuscì a evitare tagliandogli un albero in testa . Continuando la fuga e la ricerca di Fiaolo, Plaza arrivò a Comix city, dove riconobbe il fratello, intrappolato in una cella piena di polli e galline. Il cappello cominciò a gridare “pericolo!”, infatti ad un tratto sbucò il mago Juice Wrld, che colpì Plaza alla spalla. Dal cilindro magico, però, sbucò Travis Scott, il secondo fratello di Plaza, con una spada a forma di microfono. E cominciò a combattere contro il malvagio mago. Questi correva per infilzare Plaza, riuscendo facilmente a ucciderlo. Ma proprio in quel momento Fiaolo per la rabbia si trasformò in un gigante, che uscì dalla cella spaccandola e afferrò Juice come se fosse un cucciolo, quindi lo sbatté a terra provocandone la morte. Travis e Fiaolo, essendo molto tristi per la morte di Plaza, cominciarono a piangere e sul suo cadavere cantarono “Hope”. Presto, tuttavia, a Travis venne un’idea: cioè riportare in vita sia Juice Wrld sia Plaza, per rendere buono il mago che era malvagio e ritrovare il loro fratello. Bastò sfregare il cappello e iniziare a cantare e… l’impresa riuscì. Tutti insieme continuarono a cimentarsi in mille avventure, e vissero tutti felici e cantanti.
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Mary Dolittle C’era una volta una ragazzina inglese di nome Mary Dolittle, ovvero la nipotina del fantastico dottor Dolittle. Era tanto carina quanto determinata, e, quando si metteva in testa un progetto, non c’era verso di farla desistere. Lei aveva il sogno di diventare come suo nonno, ovvero di poter parlare con gli animali e di scoprirne una nuova specie: gli uccelli dalle piume di cristallo. Questa specie di volatili aveva le piume di finissimo vetro trasparente e la particolarità di cambiare colore in base al luogo in cui si trovano.
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Un giorno Mary decise di realizzare il suo sogno, quindi partì seguendo quello che diceva un libro datole dal nonno. La prima cosa che suggeriva il testo era che bisognava navigare sull’Atlantico, fino ad arrivare allo stretto di Gibilterra, entrare nel Mediterraneo, per poi risalire fino a Graz, una cittadina dell’Austria, quindi raggiungere la dimora di un mago, che avrebbe dato a Mary l’opportunità di parlare con gli animali. Dopo il lungo viaggio, Mary arrivò davanti alla casa del mago e, quando bussò, un signore abbastanza vecchio con una lunga barba le aprì il portone. Non appena la piccola ragazza ebbe raccontato la sua vita al mago, egli capì subito chi fosse e si ricordò del nonno di Mary. Iniziò quindi il rito per esaudire il sogno della ragazzina. Dopo due ore, Mary dovette bere una pozione, che la fece diventare esperta come il nonno. Mary, dopo aver ringraziato il mago, uscendo dalla sua casa, vide una mamma uccellino che spiegava come volare al suo piccolo e la ragazza capì tutto quello che si dicevano: era felicissima di ciò, pertanto si mise subito alla ricerca degli uccelli dalle piume di cristallo. Come secondo suggerimento, il libro spiegava che, per trovare tali singolari uccelli, dovevi superare il labirinto di cristallo opaco, che ti avrebbe condotto al nido di questi volatili rarissimi. Mary si mosse in direzione del sud, fino in Croazia, dove si imbattè in un gigante labirinto, le cui mura erano di cristallo tanto opaco che non ci si vedeva attraverso. Dopo tre giorni e tre notti, Mary riuscì ad attraversare il labirinto e, una volta uscita, vide il nido degli uccelli dalle piume di cristallo nel loro bellissimo splendore. Terminata questa splendida avventura, felice di aver esaudito il suo sogno, Mary condusse una vita felice, cristallina, contenta e soprattutto parlando con gli animali. 53
La pietra nera C’era una volta un bambino che aveva una famiglia molto povera e viveva con sua madre, suo padre e il suo fratello maggiore. Era così povero che non andava a scuola, non aveva vestiti puliti, aveva una casa piccola e i suoi genitori lavoravano tutto il giorno soltanto per procurarsi il cibo per sopravvivere. Un giorno, mentre il bambino passeggiava, gli si avvicinò un uomo coperto da un mantello nero. O meglio, il bambino pensava fosse tale, perché si vedeva solo il mantello, e per questo lui aveva qualche sospetto. L’Uomo gli disse: “So chi tu sei e so ciò che possiedi; anche cosa desideri: vorresti diventare ricco. E io ti posso aiutare. In cambio, però, tu mi devi dare il tuo portafortuna, la tua pietra nera”. Il bambino rimase un po’ stupito dal fatto che quell’Uomo lo conoscesse e sapesse della sua pietra. Gliela aveva donata il nonno e lui aveva promesso che non l’avrebbe mai data a nessuno. Ma se l’avesse scambiata… sarebbe diventato ricco! Il bambino non esitò oltre, gliela diede e subito l’essere scomparve, lasciando cadere il mantello. Il piccolo, intimorito, alzò il mantello e… sotto c’erano decine di monete d’oro zecchino! Egli corse a casa gioioso, portando con sé i soldi. La felicità dei genitori e del fratello era immensa. Ma, mentre stringevano al petto quelle monete, esse si sgretolarono e divennero cenere. Tutti rimasero basiti: erano ancora poveri. Si misero a piangere, in particolare il bambino che aveva dato il suo portafortuna, senza però sapere una cosa: quella pietra era magica. Se la si faceva illuminare dalla luna piena nel giorno più freddo dell’anno, essa apriva un varco per entrare e uscire dagli Inferi. L’Uomo dal nero mantello (che aveva dato il denaro finto per il portafortuna) era, in realtà, un demone fuggito dall’Aldilà, che cercava quella pietra, con la quale avrebbe liberato gli altri demoni e avrebbe terrorizzato e sottomesso la città. Nessuno sapeva niente di ciò, e questo avrebbe portato al caos totale. La sera, il bambino andò a prendere dei rametti nel bosco con suo fratello per fare il fuoco. Mentre cercavano, senza accorgersene, si separarono. Continuarono ancora a raccogliere rametti fino a che non ne ebbero abbastanza per fare un bel fuoco. Quando realizzarono di essere soli, andarono in cerca l’uno dell’altro. Mentre cercava il fratello, il 54
bambino sentì un fruscio e pensò di averlo trovato. E avrebbe preferito che fosse lui, invece si ritrovo davanti l’Uomo del nero mantello con la sua pietra in mano. Egli la innalzò verso la luna e si udì un tuono che colpì la pietra. Essa si crepò e si ruppe. Il cielo si squarciò e decine di demoni uscirono dal varco. Il bambino si nascose dietro un cespuglio mentre assisteva all’orribile spettacolo. Più di qualche centinaio di spiriti erano riuniti intorno all’Uomo ad ascoltare le sue parole, incomprensibili per il bambino. Che fare? Era solo davanti a chissà quanti orridi spiriti, era inutile tentare di far qualcosa, se non la cosa giusta. Il bambino, dopo aver capito la situazione, uscì dal cespuglio, spaventato ma senza mostrare paura. Con coraggio, saltò contro l’Uomo e lo fece cadere. Mentre cadeva, l’essere perse uno strano anello. Il bambino lo prese in mano e sentì un’anomala sensazione. L’anello era magico e chiunque lo avesse sarebbe riuscito a comunicare e a controllare gli spiriti. Il bambino, scoperto il potere dell’anello,
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lo usò contro l’essere, fermandolo. Ma la creatura riuscì in qualche modo a liberarsi dal potere dell’anello. Il bambino non sapeva che fare, fino a che non arrivò suo fratello, sbucato per caso, che prese l’Uomo e lo spinse nel varco. Lo stesso il bambino fece con l’anello. Si sentì un altro tuono, il vento si alzò e gli spiriti vennero aspirati dal varco. I frammenti della pietra si innalzarono e si riattaccarono, come un puzzle. Essa cadde a terra e il vento scomparve. Il colore nero che la copriva si sgretolò, mostrando il suo vero valore: era diventata un diamante di un azzurro cristallino, rivestito di scaglie d’oro! E quando i due fratelli lo presero in mano non si sgretolò, ma, anzi, divenne ancora più cristallino. Tornarono subito a casa e mostrarono ai genitori quanto avevano trovato. Quella pietra aveva un valore grandissimo, inestimabile, ed era poi bellissima: chiunque la guardasse rimaneva incantato. La notizia che quel bambino e suo fratello l’avessero trovata, fece subito il giro della città e arrivò al re. Egli, incuriosito, andò a vedere di persona… e rimase sbalordito! La volle subito comprare. Disse pure che per quella avrebbe pagato qualsiasi cifra. E l’affare fu fatto: il re ebbe la sua pietra e la famiglia del bambino divenne tra le più ricche della città. Ma il tesoro più grande era stato scoprire che insieme si può superare anche la più difficile tra le prove. Così vissero tutti felici e contenti.
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Il boscaiolo e il suo sogno C’era una volta un giovane boscaiolo di nome Raffaele; viveva con la sua famiglia, in un paese lontano. Lui, il padre e i suoi fratelli erano tutti boscaioli e trascorrevano le giornate tagliando legna nella foresta. Raffaele era felice di essere un taglialegna, ma, quando arrivava sera e tutti dormivano, poteva finalmente sognare una vita diversa, in cui essere un principe e vivere in un meraviglioso castello. Una notte gli comparve in un sogno una bellissima fanciulla: aveva lunghi capelli neri e indossava un abito bianco ricoperte di rose. Quando Raffaele si svegliò, la ragazza era sparita, ma, vicino al letto, c’erano delle rose. Lo stesso sogno tornò per molte notti di seguito e Raffaele si sentiva già innamorato della fanciulla, così decise di salutare la sua famiglia e di partire per cercarla.
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Dopo aver viaggiato per molti giorni, arrivò in una foresta e lì, tra gli alberi, sentì gridare forte: “Aiuto!”. Corse e trovò un vecchietto spaventato; tre ladri gli avevano rubato delle monete d’oro e ora non sapeva come fare. Chiese aiuto al giovane e così Raffaele decise di andare a cercare i ladruncoli scappati. Ma, prima di correre via, ricevette dal vecchietto un’ascia magica, che, con un solo tocco, riusciva ad abbattere un albero secolare. Mentre il giovane inseguiva i malintenzionati cercandoli attraverso il bosco, vide un cavallo rimasto impigliato in un ramo, così tagliò velocemente il legno con l’ascia e lo liberò. Il cavallo, libero e felice, lo condusse in un laghetto, vicino al quale ritrovò anche le monete d’oro del vecchio; le prese e le riportò al proprietario. Arrivato nel posto in cui l’aveva lasciato, si guardò attorno; dopo un po’ sentì un canto di una ragazza e, incuriosito, decise di andare a vedere. Lo stesso canto lo sentì anche Lord Rospetto, che, come Raffaele stava cercando la fanciulla. Il giovane dal ridicolo cognome disse: “Mio caro, io ti aiuterò a cercarla, ma tu, in cambio, dovrai farmi diventare famoso, così nessuno potrà ridere più del mio nome”. Raffaele accettò. Passarono alcuni giorni e… trovarono la ragazza: era bellissima, ancor più che nei sogni. Durante la notte, però, il falso amico Rospetto rapì la fanciulla. Allora il cavallo condusse Raffaele dal Re Dei Sogni. Visto che conosceva bene il sogno del giovanotto, gli riportò la ragazza. Dopo un anno si sposarono ed ebbero sei figli, uno più bello dell’altro, e vissero felici e contenti. Quanto a Lord Rospetto… il Re Dei Sogni gli impose un nuovo nome: Lord Rispetto, perché si ricordasse sempre come comportarsi con gli altri.
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La bambina che voleva salvare il mondo C’era una volta una bambina di nome Lucrezia, detta Lucky. Ogni sera i suoi genitori le raccontavano una storia, e pian piano, crescendo, volle ascoltare storie sempre più complesse come quelle sul riscaldamento globale o l’inquinamento sul pianeta Terra. Affascinata da queste letture, un giorno decise di trovare un modo per salvare il mondo, e così scappò di casa. Viaggiò a piedi per tre giorni e tre notti, senza mai fermarsi, nemmeno per mangiare, fino a quando non trovò delle noci e le divorò. Camminò ancora per una settimana e poi, esausta, si fermò. Dormì così profondamente che neanche una bomba l’avrebbe svegliata, ma durante il suo sonno profondo venne rapita nel bosco dalla strega Lampona. Per poter essere liberata, la bambina doveva affrontare una prova: scalare il monte Everest. Ma Lucky si rifiutò di farlo, perché sapeva che altri erano morti da quanto era faticoso, quindi accettò di diventare l’apprendista della strega. Passarono i mesi e Lampona e Lucky diventarono amiche, perché entrambe avevano lo stesso sogno di aiutare la Terra. Così, un giorno, la strega Lampona insegnò con molta calma alla piccola Lucky a costruire una “macchina gigante aspira rifiuti”. Dopo un anno l’invenzione fu pronta e così Lucky iniziò ad andare in giro per il mondo ad aspirare i rifiuti. Quando ebbero finito, con una pozione magica, teletrasportarono tutti i rifiuti nel centro della Terra, che, essendo fatto di lava, li bruciò tutti. Dopo qualche anno, Lucky, ormai sedicenne, decise di lasciare la sua amica strega per tornare a casa sua. Quando i suoi genitori la videro, la riconobbero subito e festeggiarono il suo ritorno per sette giorni. L’ottavo giorno Lucky accese la tv e come prima trasmissione vide il telegiornale, che diceva che le persone usavano troppa plastica e che, anche se per uno strano motivo molti rifiuti erano scomparsi, si continuava a usare e buttare troppa plastica. Allora Lucky si accorse che l’impresa compiuta con la strega Lampona era stata straordinaria e titanica, ma, per salvare il mondo, ognuno deve, ogni giorno, fare un po’ la sua parte.
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La perla nera e la perla bianca C’erano una volta due perle, una nera e una bianca. Quella nera rappresentava il male mentre quella bianca il bene. Il bene e il male erano sempre in conflitto tra loro perché volevano essere ciascuno superiore all’altro potere. Esse si trovavano sulla cima della montagna e a fianco a loro c’erano un angelo con le ali bianche e un demone con le ali nere. Un giorno, però, un eroe, che aveva sconfitto molti mostri e che aveva risolto molte faccende, volle tentare l’impresa di vincere il male. C’era un unico modo per farlo, cioè distruggere la perla nera, e doveva farlo in fretta, perché il male stava aumentando smisuratamente e la perla bianca stava diventando nera. L’eroe allora prese il cammino per la montagna, che era molto insidioso e pieno di pericoli. Andando a caccia per procurarsi del cibo, l’eroe si imbattè in un troll enorme e infuocato, che cominciò a lanciare sassi, che, appena li toccava, diventavano ardenti. L’eroe, però, non si fece abbattere e con uno scatto tirò fuori la spada e gliela conficcò nel cranio. Il troll, però, non era ancora morto, allora l’eroe prese il pugnale e gli sferrò due colpi decisi. A quel punto il colore del troll da rosso fiammante diventò grigio spento e la malvagia creatura cadde a terra. L’eroe proseguì il suo cammino, ma, arrivato davanti alle montagne, si spaventò perché erano altissime, ma ancora una volta non si fece abbattere e continuò l’impresa. Cominciò a scalare la montagna, ma era talmente stanco che cadde nel vuoto, quando, all’improvviso, il dio del vento lo sollevò in aria e lo fece arrivare vicino alle perle. L’eroe si avvicinò alla perla nera ma all’improvviso il demone dalle ali brune cominciò a lanciargli contro palle di fuoco. Allora l’angelo bianco si buttò addosso all’angelo nero, affrontandolo in un’irruenta lotta. L’eroe approfittò del momento per avvicinarsi alla perla nera e, con un colpo deciso, prima che la perla bianca si scurisse del tutto, la distrusse. Tutto il male se ne andò. A questo punto davvero tutti vissero felici e contenti.
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Sommario Introduzione .............................................................................................................. 3 Fiabe tra boschi e paesaggi innevati ............................................................... 4 Alice e Bianca ............................................................................................................6 Il Temerario e l’aiutante ....................................................................................... 9 Il regno di neve ...................................................................................................... 11 Il potere della fortuna.........................................................................................13 Night e Day ..............................................................................................................15 La Persona................................................................................................................18 Una strana avventura .......................................................................................... 20 La caverna dei Quiliut ......................................................................................... 22 Il duo ......................................................................................................................... 25 Fiabe di principesse strane e ribelli.............................................................. 27 La ragazza diversa ............................................................................................... 28 La principessa ribelle ...........................................................................................31 Le avventure di Bennonia ................................................................................... 33 Una famiglia speciale .......................................................................................... 36 Cenerentola ............................................................................................................. 38 Fiabe in libertà........................................................................................................41 Il contadino eroico ............................................................................................... 43 La casa abbandonata........................................................................................... 44 Jimmy e la pianta magica .................................................................................. 46 La ragazza e il mago............................................................................................ 48 Fiaolo in prigione................................................................................................... 50 Mary Dolittle .......................................................................................................... 52 La pietra nera......................................................................................................... 54 Il boscaiolo e il suo sogno ................................................................................. 57 La bambina che voleva ........................................................................................ 59 salvare il mondo .................................................................................................... 59 La perla nera e la perla bianca ....................................................................... 61
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