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INTRODUZIONE La Guida, ideata dai docenti e realizzata dai ragazzi della Secondaria di 1° Grado del Comprensivo “G. Falcone” di Copertino, si inserisce nel piano di valorizzazione dei Beni artistici della Città, ma soprattutto nel programma di celebrazione del 350° Anniversario della morte del Santo di Voli. Essa si propone come strumento di conoscenza e di informazione a servizio di coloro che visitano i luoghi cari a San Giuseppe, ma tende anche essere espressione dell’amore di noi ragazzi per la bellezza e la storia del nostro paese. Abbiamo preso in considerazione i luoghi copertinesi più significativi che hanno segnato la vita del nostro Santo: il SANTUARIO DI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO, che ingloba la “stalletta” dove è nato, la CHIESA MADRE, luogo del suo battesimo, la CHIESA DELLE CLARISSE, testimone di alcuni suoi mirabili voli e il SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GROTTELLA, luogo della sua formazione religiosa e del suo ministero sacerdotale copertinese.
Sulla copertina e alle pagine 62 - 63: disegni tratti dal fumetto “Un volo d’amore” realizzato dai ragazzi della Scuola Secondaria di 1° Grado del 4° Comprensivo nell’anno scolastico 2003/04
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1. Santuario “S. Giuseppe da Copertino” 2. Basilica Pontificia “S. Maria ad Nives” 3. Chiesa di Santa Chiara (delle Clarisse) 4. Santuario “S. Maria della Grottella”
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SAN GIUSEPPE DA COPERTINO: CENNI BIOGRAFICI Il 17 giugno 1603, in una stalla a ridosso delle mura del paese, dove Franceschina Panaca si era rifugiata per sottrarsi alle perse‐ cuzioni dei creditori del marito Felice Desa, nacque Giuseppe Ma‐ ria. La struttura, le cui pareti verticali erano realizzati da conci in‐ formi, aveva il tetto a capanna coperto con canne e tegole e al suo interno conteneva un camino, oltre a due vani di accesso. In un angolo, a sinistra entrando dal vano principale, Franceschina par‐ torì Giuseppe Maria, ultimo di sei figli. Prima di lui, infatti, avevano visto la luce Brigida, nata nel 1587 e morta infante. Nel 1591 nac‐ que Pietro che morì anch'egli in tenerissima età. Il 16 giugno 1596 fu battezzata Margherita ed anche questa morì giovanissima. Nel 1598 nacque il quartogenito che fu chiamato Pietro, ma che morì in gioventù. Nel 1601 vide la luce Livia che si sposò e sopravvisse ai genitori. Infine nacque Giuseppe che fu battezzato da don Delfino Fulino nella chiesa Matrice. La sua fu un’infanzia segnata dagli stenti e dalla malattia. Giovanissimo, infatti, il suo corpo subì l’invasione di piaghe purulenti e della scabbia. Più volte quel corpo fu portato tra le braccia di mamma Franceschina nella chiesa del convento di S. Francesco sperando in un miracolo. Ed effettiva‐ mente la sua guarigione avvenne grazie all’intervento di un mona‐ co cappuccino di Galatone. Ripresosi dalla convalescenza, i genito‐ ri cominciarono ad occuparsi della sua educazione e lo affidarono allo zio francescano, padre Franceschino Desa, il quale lo tenne con sé come fratello laico all’epoca in cui si costruiva il convento della Grottella. Ma Giuseppe, che palesava essere un mezzo inci‐ trullito, fu rimandato a casa. I coetanei, quelli più aspri e pungenti, non mancarono di affibiargli il soprannome di "Pippi boccaperta" per averlo sorpreso più volte con la bocca semichiusa e le braccia aperte in forma di croce dinanzi alle immagini sacre della chiesa di San Francesco. In realtà, questo era il preludio delle sue mistiche ascensioni. Più tardi si rivolse ai Riformati di Casole, ma nemmeno questi vollero saperne della sua vocazione. Non rimanevano che i Cappuccini dove fu accettato in qualità di fratello laico. Stette pri‐ ma a Copertino e poi a Martina Franca, dove fu mandato per l'an‐
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Qui vestì il saio e lo chiamarono fra Stefano. Era il 1620. Un giorno, però, il maestro di noviziato lo chiamò per dirgli di tornare al mondo perchè non era vocato per quell'Ordine in quanto cagio‐ nevole di salute, sempre distratto al punto da apparire un pò de‐ mente. Amareggiato, deluso, scalzo e seminudo partì da Martina Franca per raggiungere la sua Copertino. Raggiunta la casa pater‐ na subì i rimproveri dei genitori e, in seguito a questi, scappò per rifugiarsi nuovamente nella chiesa della Grottella. Dinanzi all'im‐ magine della Vergine pianse amaramente e pregò a lungo invo‐ cando l'aiuto della Madonna. Grazie all'amore di qualche frate, gli fu trovato un giaciglio in un sottoscala dove, nascostamente, alcu‐ ni frati gli portavano da mangiare. Di notte usciva per recarsi di‐ nanzi all'immagine della Vergine per piangere e flagellarsi. Spiato continuamente e visto in estasi dinanzi all'immagine sacra, finalmente, dopo sei mesi di "latitanza", fu accettato come fratello oblato e indossò l'abito francescano. Era felice. La Vergine aveva esaudito le sue preghiere. Il 1625 Giuseppe fu accettato come chierico e affiliato al convento della Grottella sotto la re‐ sponsabilità dello zio, padre Donato Caputo. Alla Grottella fece il suo anno di noviziato e nel 1627 emise la professione religiosa. Il 30 gennaio di quell'anno mons. Girolamo De Franchis, vescovo di Nardò, gli conferì la tonsura e gli Ordini Minori. Il 27 febbraio, sen‐ za esami, fu ordinato suddiacono. Il 20 marzo passò al diaconato dopo aver tenuto un esame che sbalordì tutti. Per un anno si pre‐ parò all'ordinazione sacerdotale che di fatto avvenne a Poggiardo per mano del vescovo di Castro, mons. Giovanni Deti. La sua povertà, ma soprattutto la fama dell'indiscutibile carica umanitaria, la sua eccezionale fede religiosa e i suoi prodigi supe‐ rarono i confini cittadini e quelli provinciali. La sua prima levitazio‐ ne è documentata il 4 ottobre 1630 al rientro in chiesa della pro‐ cessione di San Francesco. Giuseppe, infatti, si sollevò da terra fino all'altezza del pulpito, immobile sotto gli occhi di una folla in delirio. Da allora la sua vita cambiò. Le estasi divennero sempre più frequenti. Bastava un ragionamento su Maria o su Gesù per‐ chè restasse inerte o cadesse a terra come un cadavere.
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Anche gli episodi di sollevamento da terra durante la celebra‐ zione della messa divennero frequenti. Il Santuario della Madonna della Grottella, quindi, divenne ben preso un porto di mare so‐ prattutto nei giorni festivi. Chi esclamava, chi piangeva, chi chie‐ deva misericordia all'Onnipotente. Tutti circondavano l'altare, toccavano il "santo", lo osservavano da ogni lato, facevano esperi‐ menti delle sue sensibilità con spilli e con candele accese, finchè non interveniva il padre guardiano a riportare la calma. San Fran‐ cesco era divenuto il punto fermo della vita di fra Giuseppe. Nel 1631, chiesto ed ottenuto un pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi non potè compierlo a causa delle strade chiuse al transito per il diffondersi della peste. A Giuseppe obbedivano non solo gli uomi‐ ni, ma anche gli animali. Cominciò a profondere miracoli i quali si pubblicano per la prima volta da Domenico Andrea Rossi nel 1767. Il Ministro Generale dei Minori Conventuali, infatti, in quell'anno, per i torchi di Giovanni Zampei, dette alle stampe il "Compendio della vita, virtù e miracoli di S. Giuseppe di Coperti‐ no". Ma la diffusione dei suoi miracoli non tardò a richiamare l'at‐ tenzione del Sant' Offizio di Napoli. Le accuse partirono da Giovi‐ nazzo dove il Nostro, al termine di una levitazione fu accusato di truffa. Sicchè il 26 maggio 1636 partì l'accusa formale. Secondo la procedura il fascicolo fu inviato a Roma dove la commissione car‐ dinalizia del tribunale inquisitoriale discusse il caso. Nel 1638 a Napoli iniziò il suo calvario. In attesa di nuove prove di santità fu deciso di tenerlo segregato e fu mandato esule e triste ad Assisi. Era il 1643 e i suoi miracoli si susseguivano anche in Assisi dove gli fu consegnata la cittadinanza onoraria. Era il 4 agosto del '43. Ad Assisi padre Giuseppe visse quattordici anni e rivelò anche in quel‐ la città le sue doti profetiche tra cui la morte di Urbano VIII antici‐ pata tre giorni prima. Ultimo carisma fu quello della scienza. Sem‐ plice di lingua, zoppicante in calligrafia, trepido nella lettura, ma quando parlava di Dio "aveva tanta fecondia nei discorsi teologici che pareva dotto e intelligente". Una scienza infusagli da Dio, so‐
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Le sue messe continuavano ad essere stracolme di fedeli in attesa dei suoi prodigi. Sicchè, dinanzi a tale fenomeno non potè restare immobile la Santa Inquisizione. Era il 1653, infatti, quando il domenicano Vincenzo Pellegrini ne dispose il trasferimento a Pietrarubbia , presso l'eremo di S, Lorenzo. Giuseppe fu consegna‐ to al padre guardiano con l'ordine di non farlo uscire dalla cella. Ma della sua presenza si accorsero anche gli abitanti di quelle contrade che, pur di vederlo continuarono ad assieparsi tra le mura della chiesa. Sicchè fu ancora una volta trasferito tra i Cap‐ puccini di Fossombrone. Anche qui padre Toedoro da Cingoli ebbe severe disposizioni circa la sorveglianza di padre Giuseppe. Nel 1657 Giuseppe fu tra i Conventuali di Osimo dove visse fino al 1663 per essersi ammalato. Pazientemente si sottopose alle scelte del cerusico. Il suo stomaco rifiutò ogni forma di cibo. La febbre lo divorò. L’8 settembre gli fu somministrata la comunione sotto forma di viatico. Verso sera implorò l’estrema unzione. La sera del 18 il suo volto cominciò a risplenedere. Un quarto d’ora prima di mezzanotte chiuse la vita terrena con un lungo ineffabile sorriso. Fu proclamato beato il 24 febbraio 1753 e, il 16 luglio 1767, anniversario della canonizzazione di San Francesco d’Assisi, Cle‐ mente XIII lo proclamò Santo. (dal sito www.sangiuseppedacopertino.it)
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Il Santuario è stato costruito subito dopo la beatificazione del Santo avvenuta il 24 febbraio 1753, su disegno del copertinese Adriano Prete, inglobando la stalletta dove nel 1603 era nato il futuro Santo, fu completato nel 1758. Il piccolo Santuario meta di continui pellegrinaggi venne ingrandito con l’aggiunta dell’abside e del coro nel 1872. L’edificio a pianta centrale è un piccolo gioiello dell’architettura settecentesca, con facciata concava nella parte centrale scandita verticalmente da quattro fasci di paraste. Il cornicione divide in due ordini la facciata: un’inferiore e una superiore più stretta, al centro di quest’ultima vi è una nicchia vuota con conchiglia. Fantasioso il timpano con cartella centrale a coronamento dell’edificio. 9
Entrando nel Santuario a sinistra si trova la “Stalletta”, luogo in cui è nato S. Giuseppe Il modestissimo ambiente, che conserva la reliquia del Santo, ha una copertura con travi di legno e pareti prive d’intonaco. Il cuore di San Giuseppe da Copertino
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Abside con copertura a cupola su tamburo ottagonale a pianta semicircolare; sullo sfondo la statua di San Giuseppe con ai lati quattro vetrate ovali riproducenti: San Sebastiano, Sant’Antonio da Padova, la Madonna e Santa Lucia. La superficie muraria scandita da toni di diverso colore è impreziosita da bassorilievi e stucchi dorati, dalle linee sinuose e curve. In primo piano l’altare maggiore rifatto una prima volta nel 1845 e poi ancora successivamente. E’ decorato con marmi policromi volute e angeli.
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Altare della Madonna Immacolata, stile Rococò, decorato con stucchi, tarsie marmoree, finti marmi, riccioli, lesene, frange a mò di baldacchino e trabeazioni sporgenti. 14
Altare di San Francesco ricalca le forme e le decorazioni dell’altare della Madonna. Inizialmente dedicato a San Salvatore in ricordo della vecchia chiesetta demolita nel 1754. 15
Medaglione dipinto sul lato destro dell’abside riproducente l’estasi di San Giuseppe durante la processione del Corpus Domini.
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Medaglione dipinto sul lato destro dell’altare della Madonna riproducente il miracolo della croce.
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Di fronte alla facciata esterna del Santuario sorge la casa paterna di S. Giuseppe composta da una sola stanza, una porta d’ingresso con sopra una finestrella ad arco. Il santo è noto come il “santo dei voli”. L’aviazione cattolica anglosassone e i paracadutisti cattolici della NATO lo hanno eletto loro patrono. Gli studenti di tutti il mondo lo invocano come protettore. 18
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La costruzione della Chiesa Matrice, dedicata alla Madonna della Neve, è stata iniziata per ordine di Goffredo il Normanno nel 1088. Fu ripresa per volere di Manfredi di Svezia, principe di Taranto e conte di Copertino, e completata solo nel 1311. L'edificio ha subito notevoli rifacimenti a partire dal 1563. La chiesa ha una pianta longitudinale divisa in tre navate con transetto sporgente e abside pentagonale. La facciata principale rileva caratteristiche romaniche con disegno a frontone. Il portale maggiore, piÚ alto di quello laterale, è delimitato ai lati da lesene decorate con bassorilievi e capitelli corinzi. Al di sopra vi è inquadrato il finestrone centrale; lateralmente si notano archetti pensili medioevali. Due piccoli rosoni sono situati ai lati della facciata. 21
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Al centro del lato sinistro della Chiesa vi è il portale laterale composto da due colonne scanalate con rispettivi capitelli corinzi. Sull'architrave è inciso il titolo del sacro tempio dedicato alla Madonna della Neve. In alto, nella parte centrale, il rosone con il timpano triangolare spezzato e al centro la statua della Madonna col Bambino. In basso ai lati i due leoni lapidei forse di epoca precedente.
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Imponente torre campanaria eretta alla fine del XVI secolo è decorata da mezze colonne addossate, separate da nicchie. Tra una colonna e l'altra vi sono medaglioni con ritratti alcuni illustri personaggi e nicchie con all'interno il classico motivo a conchiglia.
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L'interno della Collegiata è a tre navate con transetto sporgente e coro pentagonale In origine l'edificio era sostenuto da colonne che, nel settecento, sono state inglobate in pesanti pilastri. Nel 1720 tutte le pareti, incluse quelle delle volte, sono state ricoperte da eleganti stucchi a bassorilievo da Saverio Pino.
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Abside con copertura a cupola su tamburo pentagonale. Visibile il coro ligneo posto alle spalle dell'altare maggiore. 28
Celebre tavola dello Strafella che rappresenta la deposizione di Nostro Signore, del 1563.
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Monumentale battistero sormontato da una tela dell'Immacolata decorato da bassorilievi e colonne corinzie.
Qui San Giuseppe ricevette il Sacramento del Battesimo subito dopo la nascita
Atto di Battesimo di San Giuseppe da Copertino
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Chiesa conventuale di S. Chiara del 1545 fondata dalla famiglia dei Granai Castriota cresciuta progressivamente su se stessa fino a divenire un’isola circondata da tutti i lati da strade. La chiesa, integralmente ricostruita a partire dagli ultimi decenni del ‘600, è a pianta longitudinale senza transetto, come gran parte delle chiese clariane. La facciata della chiesa è barocca e si affaccia sul più antico tratto di vie del centro storico detto “Lo chiancato”, è suddivisa in due ordini architettonici da un cornicione sporgente. La parte inferiore, in pietra leccese più ricca e decorata, presenta pregevoli bassorilievi. Tra i gruppi di lesene scanalate si colloca il portale d’ingresso, composto da due raffinate colonne con capitelli corinzi. Lateralmente al portale vi sono nicchie con semicupola a conchiglia.
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L’ordine superiore della facciata è molto semplice e costruito in tufo, è scandito da lesene, nicchie e un finestrone centrale con arco a sesto ribassato. La navata rettangolare è ricoperta da un’alta volta di conci di tufo disposti a stella le cui punte convergono e poggiano su di un robusto cornicione che separa nettamente in due ordini i fianchi. 34
In alto, le due lunette per lato, raccolgono altrettante monofore lievemente strombate. Al di sotto del cornicione, i fianchi sono percorsi da una coppia di arcate dove in ognuna è allogato un altare barocco in pietra leccese. 35
Il primo altare che s’incontra sul lato destro, è dedicato a S. Chiara, la cui statua in pietra, campeggia nella nicchia centrale. 36
Di notevole imponenza scenografica, esso è costituito da più ordini di trabeazioni le cui estremità poggiano sui capitelli di tre colonne riccamente intagliate e di cui la terza, realizzata in un secondo momento, è tortile.
Spesso la mamma del Santo portava il piccolo Giuseppe in questa chiesa che al suono dell’organo restava assorto e attratto verso Dio e la Madonna
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Più avanti, nell’arcata successiva, vi è l’altare dedicato a San Francesco. Nel 1939, il medesimo, venne dedicato anche a S. Antonio da Padova. Sul lato sinistro, di fronte all’altare di San Francesco, vi è quello tardo ottocentesco dedicato all’Annunziata, eretto certamente dalla confraternita dei Nobili. Al centro, campeggia un dipinto sagomato coevo di autore ignoto, raffigurante l’Angelo che porta l’Annuncio alla Vergine.
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Al suo fianco, vi è l’altare dedicato al SS. Crocifisso che, date alcune analogie scenografiche, ancorché stilistiche con quello di S. Chiara, 40
è opinabile che fu realizzato in contemporanea con quest’ultimo e dalle medesime maestranze. Al centro, predomina un pregevole Crocifisso ligneo del ‘700, alloggiato in una nicchia affrescata che allude ad uno scialbo paesaggio golgotiano.
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Santuario della Grottella edificato nel 1577 dove in una “Grotticella” fu rinvenuta l’immagine della Vergine col Bambino. Nel 1613 fu affidato ai Minori Conventuali che iniziarono (1618) la costruzione del loro convento; qui il futuro Santo vivrà per quasi diciassette anni (circa 10 dall’ordinazione sacerdotale, nel 1628). Il Santuario a pianta longitudinale, conserva all’esterno la semplice facciata cinquecentesca con la tipica copertura a capanna, sul lato destro si apre l’ingresso secondario.
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Portale sormontato dalla statua della Madonna col Bambino, sopra un ampio rosone decorato in pietra leccese.
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1. Complesso della Grottella 2. Uliveti intorno al Santuario 3.4. Resti dell’antico Convento 5. Piazzale antistante la Grottella 6. Affresco su S. Giuseppe 7. Cappella di S. Barbara dove il Santo si flagellava
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L’interno della Chiesa è costituito da un’unica navata; lungo le pareti laterali vi sono otto eleganti arcate, quattro per lato entro cui, in epoche diverse, sono stati inseriti pregevoli altari barocchi. Il soffitto originariamente a capriate di legno è stato sostituito da una volta in muratura. La navata termina con l’abside dominata dal maestoso altare della Vergine, sul quale si apre la cupola a base circolare
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Altare maggiore, del Chiarello, ha subito notevoli trasformazioni e custodisce l'immagine della Vergine recuperata miracolosamente. All’affresco fanno da cornice angeli a bassorilievo dorati e dipinti, racchiusi da due colonne scanalate con capitelli fantasiosi, una trabeazione accoglie l’iscrizione con la dedica alla Madonna e un crocifisso ligneo posto al di sopra di essa. Nella fascia interna dell’arcone sono raffigurati i Santi Oronzo e Francesco di Paola.
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Affresco della Vergine inserito in una ricca decorazione racchiusa tra due colonne scanalate. L’immagine da alcuni viene attribuita ai primi cristiani, altri ritengono sia di rito bizantino. 50
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A sinistra dell’altare nel sottarco vi sono affreschi, risalenti alla prima metà del secolo XVII distribuiti su tre livelli: nella parte alta è raffigurata S. Cecilia, in quella mediana il “Miracolo del rinvenimento dell’immagine della Vergine”, nella inferiore la “Visitazione” (dx) e “S. Francesco d’Assisi” (sx). 52
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Cappellone di San Giuseppe realizzato nel 1753 in occasione della beatificazione del Santo. E’ decorato con eleganti motivi a stucchi e bassorilievi. Sotto l’altare è esposta la cassa che conservò il corpo di San Giuseppe donata ai copertinesi dalla città di Osimo. Sulle pareti laterali vi sono due tele ovali raffiguranti miracoli del Santo.
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Altare dedicato a S. Antonio di Padova. Il dipinto ad olio su tela del XVIII secolo è attribuito al pittore gallipolino Catalano. Lateralmente sono dipinti sei medaglioni che riportano scene della vita del Santo. Nella lunetta superiore è affrescato “Dio con la Vergine” di Girolamo De Dominico (sec. XVII).
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Altare di S. Giuseppe che, insieme a quello di S. Francesco e S. Eligio, presenta gli stessi elementi barocchi tutti scolpiti dal leccese Giuseppe Longo. Hanno ai lati delle statue due colonne tortili in pietra leccese riccamente decorate, sormontate da una trabeazione sporgente settecentesca. Le lunette superiori sono affrescate come anche il sott’arco.
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Altare del Calvario (XVIII sec.) di autore ignoto, presenta una grande nicchia centrale con la volta ad arco, in cui è posto un crocifisso ligneo. Le statue in pietra dipinte delle due nicchie laterali presentano “Cristo alla colonna” e l’“Ecce Homo”.
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Questa semplice guida turistica nasce dall’esigenza di far conoscere sia alle scolaresche che ai turisti, che vengono a conoscere il nostro paese, le bellezze del nostro territorio. La guida ha impegnato i ragazzi prima di tutto a “scoprire” certi luoghi del loro paese, a farne una lettura approfondita e poi a condurci “dentro” i monumenti religiosi che hanno costituito tappe importanti per la vita del Santo.
Ideazione: Proff. Zecca Silvana, Giannelli Claudio Realizzazione: Alunni di Secondaria di Primo Grado (CIRFERA SIMONE 3C, FRISENDA ELISA 3C, PAGANO LORENZO 2C, LEO LUCIA 3D, MISSIONE GABRIELE 2B , CALASSO AURORA 3 A)
Dirigente Scolastico: Dott.ssa Ornella Castellano
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