Recensioni Fumetti 2012/2013 by ComiXrevolution

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LE VOSTRE RECENSIONI ANNI 2012 / 2013

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La recensione del GENO

THOR DIO DEL TUONO Questa è la prima recensione che faccio su un fumetto di produzione non giappolandica, quindi vi chiedo di perdonarmi se la mia cultura di base e la mia conoscenza della materia non possono nemmeno avvicinarsi a quella che vi ha ben abituato il dott. Maccali. Per questa mia ardua impresa però voglio cimentarmi in qualcosa che su di me ha già un certo ascendente… Thor per l’appunto! Ah caro semidio biondo, l’ultima volta che ho scritto qualcosa su di te stavo componendo il testo di “Command: Charge!” per l’album Battlecry degli SpellBlast e ora.. eccoci qui a narrare le tue gesta sulla karta stampata! C’è da dire però che non capisco questa cosa dei comics… compro un fumetto che si chiama Thor e mi trovo a leggere una trentina di pagine scarse tra vichinghi e battaglie tra dei e il resto??? Che nessuno me ne voglia ma.. storie di cui veramente avrei fatto volentieri a meno (e che mai avrei comprato!).. Però devo anche ammettere che quelle pagine tra la terra ed Asgard valgono bene il prezzo del fumetto. Dei disegni davvero stupendi, quasi da graphic novel, una storia molto accattivante che mi ha conquistato dalle prime pagine, un intreccio della trama tra “passato” presente e “futuro” con tre immagini di Thor molto diverse tra loro che si dannano alla ricerca (o alla caccia) del macellatore di dei. Aspetto con ansia il prossimo numero e l’uscita di Thor Vikings e nel frattempo.. mi sa che darò un occhiata anche a occhio di falco..

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La recensione del GENO

HUNTER X HUNTER di Yoshihiro Togashi Era l’inizio di una calda estate e quello stanco sabato di Giugno di 9 anni fa mi ritrovai in fumetteria a fare la solita spesona e fu in quel momento che qualcosa attrasse la mia attenzione.. quella copertina che sembrava quasi rivolgersi a un pubblico di “bambini” attirò la mia attenzione per il titolo, Hunter X Hunter.. con la seconda ripetizione specchiata sulla prima.. Mi dissi che non dovevo perderci più che qualche secondo a sfogliare quel manga.. Ora 9 anni dopo ringrazio di averlo fatto. Un manga decisamente appassionante e talmente “contorta” da far apparire Death Note semplice e lineare come Creamy, e l’attribuzione dei poteri è una libera reinterpretazione di quanto già visto nel magistrale Yu Yu Hakusho (a proposito, cosa aspettano a ristamparlo? Voglio anche l’edizione deluxe!), la caratterizzazione dei personaggi è molto valida, il disegno semplice e accattivante.. anche se negli ultimi numeri la qualità era un po’ scaduta (un po’ tanto eh mister, cos’è non hai più voglia di disegnare???) ma.. dopo l’uscita del numero 31 settimana scorsa posso tornare a gridare al miracolo, bellissimo arco narrativo. La storia in breve, cacciatori (hunter appunto) con poteri attribuibili a diverse sfere, irrobustimento, proiezione etc. etc… mi stà venendo in mente anche il bellissimo Psyren.. cavoli quanta roba da rileggere.. chiusa la parentesi golosa, torniamo ai nostri cacciatori alle prese con nemici più o meno senzienti e a lotte intestine all’organizzazione stessa. Strategia, intrighi, tattiche, lotte furibonde, dove al contrario di Dragon Ball (che non finirò mai di lodare) ogni colpo e pensato e calibrato, molto ben pensato. I primi numeri sono disponibili in ristampa dopo eoni, approfittatene, non lasciatevi sfuggire qualcosa di veramente bello.

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La recensione del GENO

INJUSTICE Non ho mai nascosto il fatto che, sebbene sia un’autorità sulla conoscenza del mondo dei manga, di essere poco più che un novellino sul fantamondo dei comics e del made in USA in generale, certo, approfitto sempre di quei clienti più loquaci che non vivono il negozio come un “mordi e fuggi” per farmi erudire e qualcosa devo dire che mi avete convinto a comprare. Ovviamente le cose che ad oggi mi attraggono le potreste giudicare come le più… tamarre! E.. INJUSTICE è fortemente tra queste e subito mi ha attratto, pur non avendo mai giocato al videogame! Vuoi che sia il disegno, vuoi un meltin’pot pauroso di supereroi, vuoi che l’idea di un mantello rosso in stile Judge Dredd (e se ve lo steste chiedendo, si stò ascoltando “I Am The Law” degli Anthrax) vuoi che i disegni sono parecchio accattivanti.. e.. mi è scivolato nel proverbiale sacchettino del sabato (che oramai sembra sempre di più al sacco usato dal vecchio rosso per portare i regali a natale). Scelta azzeccatissima, al momento la trama è “leggerina” e un attento lettore mi ha fatto notare un paio di incongruenze abbastanza.. divertenti, che non vi toglierò il piacere di scoprire! La storia in brevissimo: Superman ha appena saputo che la sua amata porta in grembo suo figlio e.. il joker pensa che sia una buona idea trovare uno stratagemma per fare in modo che sia proprio mister mutande sopra i pantaloni a.. ucciderla. Ecco.. io lo avrei evitato, non deve essere troppo salutare la reazione che potrebbe avere il super uomo.. e poi.. e poi.. non lo so ancora.. è finito li il primo volume! Però se non sbaglio dovrebbe essere arrivato giusto ieri il numero 2!! Null’altro da aggiungere, vi aspetto per il consueto “Momento Condivisione”.

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La recensione del GENO

SPRITE Yugo Ishikawa Allora, se stai per fare del sarcasmo sulla sedicente bevanda gassata corri in bagno, riempi un catino di Vernel, immergici completamente la testa e fai due bei respiri profondi. Bene, ora che la spiritosaggine ti è passata e sei più predisposto all’ascolto iniziamo a parlare di questo manga dalle tinte oscure. Io provo a spiegarmi nel modo migliore possibile ma la trama qui è veramente surreale, argomento principale? Il tempo… che cade sulla gente sottoforma di una strana pioggia nera che solo in pochi sono in grado di vedere… E DI EVITARE! Se sfuggi a queste piccole “turbolenze” e sei abbastanza saggio da ripararti in un luogo “asciutto”.. puoi restare giovane per sempre.. almeno finchè uno tsunami temporale non investe il palazzo dove eri rifugiato con una decina di persone e.. ti ritrovi catapultato 50 anni in un futuro dove il genere umano sembra essere sopravvissuto a stento e terribili bestie insettoidi la fanno da padrone.. La “compagnia dell’anello” qui è composta da un NEET, un paio di ragazzine, uno yakuza, due gemelli tanto obesi quanto odiosi e.. compagine di contorno. Un thriller cupo, edito in patria (giappoland) dalla Kodansha, che di pubblicazioni controverse qual cosina ne sa.. Ad oggi sono usciti in Italia 4 numeri, un peccato perderseli.. l’avete fatto con “I AM A HERO” e vi siete mangiati le mani.. ora volete mangiarvi i piedi? Ci siamo capiti.

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

Spiderman – La Ragnatela Ingarbugliata Il volume raccoglie i primi sei numeri di “Spiderman - Tangled Web”, una miniserie fuori continuity che la Marvel ha pensato per dare l’occasione ad una serie di autori notevoli (non soliti a scrivere di Spidey) di narrare storie brevi (da un minimo di uno al massimo di tre numeri) sull’arrampicamuri (o meglio, sul suo universo, visto che spesso l’amichevole ragno di quartiere è solo una comparsa). L’esordio della collana è in mano alla premiata ditta Garth Ennis e John McCrea (collaboratori di lunga data sia su Hitman per la DC che su The Boys consigliatissimo - per la Dynamite), ed è la storia più lunga del volume, che ha come protagonista un bullo dei tempi del liceo di Peter, che si scopre aver conquistato dei superpoteri in modo simile a Peter, ma non con la stessa fortuna di Parker (di cui conosce il segreto), di cui è violentemente geloso da sempre. Una storia a metà tra l’action e l’horror, carina ma niente di eccezionale (Ennis, che è un grandissimo sceneggiatore, non si è mai trovato a suo agio a scrivere storie supereroistiche “classiche”, è cosa nota). Segue un’eccezionale storia singola scritta da Greg Rucka (attuale autore del Punitore) e magistralmente disegnata da Edoardo Risso (quello di 100 Bullets, recuperate pure quello ) con protagonista un uomo che è in debito con Kingpin che deve affrontare il proprio destino. Questa storia, da sola, è stata nominata agli Eisner Awards, ho detto tutto. Conclude quella che secondo me è la miglior storia del volume, scritto da quel grandissimo di Peter Milligan e disegnata da Duncan Fegredo e che ha come protagonista Rhino. Il rinocerontone si infatua della figlia di un boss che deve proteggere, e decide di sottoporsi ad un’operazione che lo renda più intelligente. A voi la continuazione della storia, che vi assicuro è di una dolcezza rara. Un volume consigliatissimo, e spero vivamente la Panini completi la serie con gli altri tre volumi (la miniserie è durata per due anni).

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La recensione del GENO

KEKKAISHI di Yellow Tanabe Iniziato nel lontano 2006 e ad oggi al 29 volume (si, ha subito una battuta di arresto davvero tosta) il nostro “acchiappa fantasmi” Yoshimori, a meta strada tra un Ichigo e un Rufy, è il guardiano di un terreno sacro dove uno strano potere pare “potenziare” gli spiriti che sono di passaggio inebriandoli di potere e rendendoli aggressivi ed è qui che, insieme alla sua amica di infanzia si svolgeranno le prime serrate battaglie per mantenere la pace nella città. Un manga davvero sottovalutato che dovrebbe stare a mio parere nell’indice di gradimento appena sotto One Piece e sicuramente sopra a Naruto e Bleach per complessità della trama, colpi di scena e caratterizzazione dei personaggi. La serie completa è composta da 35 volumi (terminata in patria) e recentemente la Panini ha iniziato la ristampa della serie.. l’ultima persona a cui l’ho consigliato un mesetto fa ha preso titubante il primo numero e.. nel giro di 2 settimane si è portata in pari con le uscite.. Se ti fidi del gusto del Geno questo devi provarlo, poi passerai a ringraziarmi, ma.. non lasciartelo scappare. Fidati.. se leggi Shonen questo lo devi avere. Non aggiungo altro.

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La recensione del GENO

BAKUMAN Tsugumi Ohba / Takeshi Obata Mi stò chiedendo come mai abbia atteso che arrivasse all’ultimo numero per recensire questa fantastica serie.. sono passati oramai 3 anni ed eccoci qui.. con in mano l’ultimo volume, mi sento un po’ come quando dovevo leggere il manga conclusivo di Video Girl Ai.. non so come mai mi ha scaturito questo paragone ma.. quasi inconsciamente questa è la sensazione che mi stà assalendo. Non l’ho ancora letto e quindi non so ancora dirvi se si è concluso nella maniera brillante con cui si è sviluppato nei precedenti 19 numeri ma.. una cosa è certa, non sarà una di quelle serie che si dimenticherà facilmente, anzi.. L’abilità dei sensei Ohba e Obata è comprovata, ne hanno dato sfoggio in diverse occasioni e trattando tematiche molto diverse tra loro. Con Bakuman hanno ripreso ciò che in Manga Bomber (geniale) era già stato affrontato ma sono riusciti a renderlo talmente avvincente che.. ogni pagina è in grado di tenerti incollato dal principio alla fine del volume! E ammettiamolo.. la Ohba ne mette di dialoghi eh! La storia gravità tutta intorno a questi due giovanissimi mangaka che rincorrono i loro sogni, e come ci hanno abituato in death note (la Ohba deve essere una fan accanita di videogame in stile RTS) le macchinazioni, gli “inganni”, e gli stratagemmi condiscono ogni pagina dell’opera, il tutto corollato dal disegno molto curato di mr. Obata! Una coppia che scoppia e.. con questo manga è il caso di dirlo, il botto lo hanno fatto.

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La recensione del GENO

ALITA LAST ORDER Io ho sempre ammirato con completa abnegazione quei personaggi che, graziati da istanti di lucida follia, sono in grado di produrre opere che vanno ben oltre la mediocrità e si posizionano lassù in alto.. sullo scaffale dei consigliati vicino alla cassa intendo. Bene, a Luglio uscirà la nuova edizione di Alita Last Order, un opera che già di per se si piazza nelle prime 15 serie più belle che stò attualmente leggendo (e giusto sabato ho contato che stò seguendo 84 serie.. non perdo nemmeno tempo a contare quante serie concluse abbia seguito nel tempo). Fantascienza, ma non di quella leggerina e buttata li tanto per fare, sensei Kishiro ha letto Dragon Ball (tutti lo hanno fatto. E’ un assunto.) e deve essersi detto: “se mai disegnerò un manga io spiegherò tutto quello che i miei personaggi riescono a fare motivandolo con spiegazioni logiche più che fondate, ed è per questo che probabilmente deve essersi laureato in chimica, fisica, meccanica, bioteconologia, medicina e aver conseguito vari master e dottorati in teoria applicata sui wormhole e sulle nano macchine. E il giorno dopo ha iniziato a disegnare Alita e Alita Last Order. Combattimenti furiosi, sullo sfondo di mondi che collassano, una ambientazione che a tratti mi ricorda quelle tanto care al sensei Matsumoto (se anche qui non sapete chi è mr. Leiji andate su wikipedia, cercatelo e poi datevi uno schiaffo mentre state in ginocchio nudi sui cheerios vecchi di 2 anni), cura nei dettagli, un tratto moderno e accattivante poi rendono quest’opera un vero gioiello che non deve, NON DEVE mancare nella vostra collezione. Non lo dico per dire. NON DEVE MANCARE. D'altronde, il Geno vi ha mai deluso? Pochi sono i manga che consiglio indistintamente senza sapere cosa leggete, questo è uno di quelli che dovete leggere. Insieme a Dragon Ball ovvio.

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

SWAMP THING di Alan Moore Il problema più grosso con questa recensione è non sproloquiare. In due parole, lo Swamp Thing di Alan Moore è una delle cose migliori che abbia mai letto. Scritto tra l’84 e l’86, ha rappresentato l’effettivo debutto nel comicdom di quel dannato genio che è Alan Moore, che fino a quel momento aveva pubblicato solo su riviste inglesi, e si era appena fatto un nome in America con il suo “V per Vendetta”. Moore prende in mano una serie che non vendeva più creata da Len Wein e Bernie Wrightson, trasformandola nel capolavoro che è. Nella versione originale, Swamp Thing era la versione “mostruosa” di Alec Holland, coinvolto in un’esplosione che ha causato una sua fusione con il mondo vegetale. Moore stravolge la mitologia, rivelandoci che Holland è effettivamente morto nell’esplosione, mentre la creatura che vediamo è una pura manifestazione del Verde (entità rappresentante la natura vegetale) con i ricordi dello scienziato. Questo permette all’autore di creare un opera unica, e tremendamente avanti con i tempi, rompendo (praticamente per la prima volta) i confini tra letteratura e fumetto in una serie mainstream. La prosa del racconto adotta un registro alto come non mai, con segmenti di pura poesia come raramente mi è capitato di leggere, e che soprattutto è invecchiata benissimo. In queste pagine ha, tra l’altro, origine il personaggio di Constantine, che da lì a qualche anno avrebbe avuto la propria serie monografica, Hellblazer (la più longeva in assoluto sotto l’etichetta Vertigo). Ci sarebbero tonnellate di cose da dire su questa serie, ma vi consiglio caldamente di farla vostra e apprezzarla per conto vostro (e se non bastasse Moore ai testi, Bisette e Veitch alle matite tolgono il fiato). Sequenza che vale la pena sottolineare: all’inizio del terzo volume per una serie di circostanze che non vi sto a raccontare Swamp Thing va a Gotham City, e le dà a Batman. Di brutto. Da sola, quella sequenza di numeri vale l’acquisto dell’intera serie. Non è niente male (anzi) nemmeno la serie corrente, scritta da Scott Snyder, ma il paragone è decisamente impari. Da recuperare nell’unica edizione completa esistente in Italia, cioè quella della Planeta/Lion, costosa ma ben confezionata (e sinceramente sono soldi ottimamente spesi) in tre volumi absolute. Nota, giusto per sottolineare una cosetta: Watchmen è uscito a fine ‘86, e questo vuol dire che sostanzialmente ha scritto in contemporanea il finale di Swamp Thing e quello che è il suo capolavoro. Giù il cappello...

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La recensione del GENO

MXZERO di Yasuhiro Kano Era da parecchio tempo che non mi capitava tra le mani un manga che mi divertisse come MxZero! Confesso che non conoscevo minimamente l’autore e non avevo nemmeno idea di che cosa parlasse ma.. sistemandolo sugli scaffagli gli ho dato una rapida passata e il disegno mi ha subito colpito! Capiamoci, stiamo parlando di uno shonen targato shonenjump, non è esattamente proprio privo di referenze.. Ma passiamo alla trama, un ragazzo si trova in una scuola dove insegnano.. LA MAGIA! Nono aspetta, non stò parlando di un novello Harry, piuttosto di un giovane teppista alla ricerca della ragazza che gli ha rubato il cuore e.. che si trova immerso in una spirale di equivoci che lo porterà a dover usare oltre che i muscoli anche l’ingegno per sopravvivere in una scuola dove lui è l’unico senza poteri magici! Fantastica anche la contrapposizione con il docente di magia migliore dell’istituto che guarda caso è anche il padre della ragazza di cui il nostro eroe si invaghisce! In tutto sono 10 volumi, le premesse perché si guadagni un posto tra i CONSIGLIATI della ComiXrevolution ci sono tutte, stiamo a vedere come proseguirà la storia! Intanto il primo volume ha passato la “prova Geno” a pieni voti! Unica pecca se mi è concesso dirlo.. la scelta della copertina.. che caxxo avere fatto Goen???

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

SUPERMAN TERRA UNO Il progetto “Terra Uno” è la controparte DC (ma questo non lo diranno mai) dell’universo Ultimate della Marvel. Di base l’idea è la stessa, un effettivo reboot (e non un semplice starting point come un “New 52” o un “Marvel Now”), finalizzato a svecchiare i propri personaggi facendo piazza pulita della continuity e approcciandosi a loro con un punto di vista più moderno. A differenza della Marvel però la DC ha creduto decisamente poco nel progetto, visto che di Superman esistono solo due volumi, uno di Batman (scritto da Geoff Johns e disegnato dall’eccellente Gary Frank), e un attesissimo ma continuamente rimandato volume di Wonder Woman, scritto da sua maestà Grant Morrison, che dovrebbe (ma ci si crede poco) uscire nel corso di quest’anno. La DC li ha pubblicati come fossero degli elseworld, senza creare un universo completo come la controparte. Il perchè di questa scelta mi è abbastanza oscuro. Quello che c’è da attestare è però la tiepida accoglienza che ha ricevuto il primo volume di Superman scritto, come questo, da J. Michael Straczynski e disegnato da Shane Davis. Non perchè fosse brutto, ma semplicemente non diceva nulla di interessante. Al contrario, il Batman di Johns (recentemente ristampato dalla Lion) ha fatto il suo discreto lavoro, senza strafare ma facendo le cose fatte bene (Johns in questo è impeccabile). Questo volume due di Superman mi ha invece particolarmente soddisfatto. Dopo la delusione del capitolo precedente sono partito molto prevenuto, ma sono stati fatti parecchi passi avanti. L’approccio al personaggio è decisamente più interessante: il protagonista è più Clark Kent che la sua controparte svolazzante, un Kent giovane e decisamente sofferente, costretto controvoglia a rimanere nascosto per non fare scoprire il proprio potere, invece manifestato con enorme potenza una volta in divisa. Si vedono i problemi che questa vita gli porta, tra problemi sentimentali a problemi... pratici (non vi dico di cosa si tratta di proposito Una sceneggiatura fatta meglio però non è bilanciata nella parte grafica: Davis è notevole, ma in alcuni frangenti è ancora un po’ acerbo, sopratutto nelle parti più dinamiche, in cui è fors eun po’ granitico. Un altro punto negativo è il villain scelto, che sostanzialmente ha la funzione di pungiball per l’uomo d’acciaio, un personaggio poco significativo e decisamente non contestualizzato. Nonostante non sia per nulla perfetto, è una lettura che consiglio, anche perchè è leggibile tranquillamente anche se non si è letto il primo volume (le conoscete le origini di Superman, no?). Nota finale, la comicità in cui la Lion è riuscita a cannare il layout del volume. Confrontare con il primo per credere.

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

WE 3 – NOI 3 We3 è un gioiellino firmato da Grant Morrison e Frank Quitely, edito dalla mai abbastanza lodata Vertigo. La trama è abbastanza esile: un gruppo di tre animali (un cane, un gatto e un coniglio) viene utilizzato dall’esercito americano come arma vivente dotandoli di una potente armatura (di ispirazione evidentemente giapponese), una ragazza che lavorava nel laboratorio li fa scappare divorata dai sensi di colpa e loro devono lottare per la sopravvivenza, inseguiti dall’esercito, persi in un mondo che non conoscono. Il fattore principale per cui è conosciuta quest’opera è senza minimo dubbio lo stile grafico, studiato ad hoc dall’affiatatissima coppia di autori (probabilmente in pieno trip da acidi, ma gli vogliamo bene lo stesso, visto i risultati) per spingere più in là la concezione stessa di dinamismo nei fumetti, rompendo la bidimensionalità della vignetta con effetti tridimensionali, o usando le parole dello stesso Morrison, “pop up”. Spiegare a parole cosa vuol dire mi viene complicato, ma vi basti sapere che non è uno stile che si vede abitualmente. Legato a questo stile grafico c’è una una sceneggiatura eccellente (di un Morrison che è purtroppo ormai raro ritrovare), che pur sviluppando una trama semplice, raggiunge dei livelli di inquietudine rari. I tre protagonisti infatti non sono umanizzati nel modo in cui ci si può aspettare, ma bensì rimangono fedeli al loro stato animale, con unito un imitato dono della parola. Il livello di violenza (più emotiva forse che visiva) è decisamente alto, e sicuramente non è un qualcosa che lasci indifferente. Potrei analizzarlo ulteriormente (e le tematiche che va a toccare son parecchie), ma vi annoierei. Leggetelo, e fatevi una vostra opinione. Tutto un’altro discorso, ben meno elogiativo, va fatto alla Lion, che ha scelto di ristampare questo volume (dopo l’ormai introvabile, ma ben più onesta, edizione Magic Press) nell’edizione Hardcover Deluxe, sicuramente ottima per godere a pieno delle potentissime tavole di Quitely, ma con un prezzo (e un formato) poco adatto alla diffusione che quest’opera si merita (seppur, una volta tanto, con un rapporto prezzo/edizione onesto). Soprattutto si sente la mancanza di un’introduzione decente, nonostante non manchino, alla fine, numerosi contenuti speciali, tra tavole, schizzi, copertine e characters design.

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

MONSTER Monster è un dannatissimo capolavoro. Conosciuto come uno dei migliori lavori di Naoki Urasawa (stesso autore di Billy Bat, che ho già recensito, 20th Century Boys, Happy e molti altri) è un devastante thriller/poliziesco ambientato tra il Giappone, la Germania e la Cecoslovacchia. Si possono trovare tutti gli stilemi di Urasawa: il gusto per le trame complesse (e l’innegabile capacità nel gestirle), la profondità psicologica dei personaggi, il gusto cinematografico nella costruzione delle scene... La storia narra di un chirurgo, Kenzo Tenma, e della sua infinita lotta contro Johan, un bambino che aveva salvato dalla morte, che aveva poi scoperto essere un maniaco serial killer (mentre il resto della gente imputava a lui la colpa dei delitti). La sua fuga dal Giappone lo porta in Europa, dove piano a piano affiorano i dettagli della vita di Johan, rivelando un background decisamente complesso, che coinvolge organizzazioni di estrema destra, servizi segreti, formule di condizionamento mentale... La struttura ha molto in comune con Billy Bat, entrambe utilizzano molte storie all’interno della storyline principale, ma strettamente legate ad essa (e, soprattutto, mai superflue), ma mentre Billy Bat è spaziato nel tempo, qui le storie sono generalmente in contemporanea (a parte qualche necessario flashback). Decisamente notevole lo stile grafico, capace di un dinamismo e una cura dei dettagli magistrale (il fulmine presente nel primo tankobon sembra uscire dalla pagina da tanto è potente). E’ molto chiaro che la storia è stata concepita per essere letta in volume più che ad episodi (come quasi tutti i manga è stato pubblicato serializzato in origine), tanto che quasi ogni tankobon ha una sua storyline secondaria che inizia e si conclude. E’ stato pubblicato da Planet Manga nei suoi 18 tankobon originali, poi raccolti in nove lussuosi (e abbastanza costosi) volumi deluxe (già mezzi esauriti pure quelli) che ne raccolgono due alla volta. Potrebbe non essere semplicissimo recuperarlo (sia nella prima che nella seconda edizione), ma vi assicuro che ne vale lo sforzo. Decisamente consigliato!

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

SAGA Saga è il nuovo lavoro firmato da Brian Vaughan e Fiona Staples, pubblicato in America dalla Image Comics e da noi dalla Bao. Questa serie è l’ennesima conferma che la Image sta davvero maturando, dopo averci “allietato” per anni con uomini super muscolosi (e deformi, quando li disegnava Liefeld) e donne... ehm.... prosperose negli ultimi anni sta tirando fuori delle cose davvero carine (il mega successo The Walking Dead e Morning Glories, per nominarne un paio), e insieme alla Dark Horse si sta conquistando quella fetta di pubblico adulto che la Vertigo sta perdendo (purtroppo) nel corso degli anni. Saga è una storia dichiaratamente a metà fra fantasy e fantascienza, in cui due novelli Romeo e Giulietta appartenenti a due fazioni contrapposte (un pianeta e il suo satellite principale), scappano dalla cattura insieme alla loro neonata, che nella storia assume anche il ruolo di narratrice. L’ambientazione è decisamente curiosa, visto che mescola elementi provienienti da più fonti: l’aspetto dei protagonisti (deei simil-demoni) e le creature nei boschi dal fantasy, astronavi e armi futuristiche, oltre all’inquietantissimo aspetto dei nemici (umani con una televisione come testa, che trasmette del contenuto nei momenti di forte emotività) dalla fantascienza con alcune piccolezze realistiche (tipicamente nei dialoghi), creando uno sfondo decisamente particolare alle vicende narrate. I dialoghi sono molto moderni e frizzanti (come Vaughan ci ha ben abituato), anche se forse in alcuni passaggi risultano fin troppo realistici (ma probabilmente è una scelta stilistica). Ho trovato davvero niente male l’apparato grafico, che oltre ai bellissimi disegni della Staples sceglie di rappresentare le didascalie direttamente nel contesto della vignetta, cosa abbastanza poco usuale nei comics. Nonostante l’apparente troppa carne al fuoco, il tutto è decisamente scorrevole e mette parecchia curiosità sullo sviluppo della vicenda. Unica nota dolente (per i fissati come me) è il formato stranamente più piccolo dello standard TPB, vizio che la BAO persevera nell’avere...

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La recensione del GENO Bene mia legione di fedeli combattenti, sarà che oggi sono un po’ girato, che la merce non è arrivata, che sono le 23:00 e ci sono ancora una marea di cose da fare e la sveglia sembra già sul punto di suonare per andare a lavorare. Forse anche i gentili Testament che mi martellano nelle orecchie con la loro DNR – Do Not Resuscitate (non poteva esserci periodo dell’anno più azzeccato eh?) mi portano a essere più “tenero” perciò oggi vi parlerò de:

L’ATTACCO DEI GIGANTI Ci troviamo nel bel mezzo di un ipotetico medioevo, il genere umano decimato e costretto a rinchiudersi tra enormi mura che fanno apparire la muraglia cinese un macchiettino scomposto di ciottoli, e una minaccia quantomeno desueta.. I GIGANTI! Queste curiose creature sembrano trovare nel divorare gli umani il loro passatempo preferito e.. ci riescono anche piuttosto bene, perciò i nostri prodi guerrieri armati di spade che ricordano i taglierini a lame intercambiali odierne e di un sistema di movimento tridimensionale (se credete che vi spieghi di cosa si tratta.. state freschi!) devono ingegnarsi non poco per riuscire a sconfiggere queste aberrazioni con il loro unico punto debole.. sulla nuca. Si, esatto sulla nuca.. indi per rendervi più chiara la situazione immaginatevi armati di un cucchiaino da burro e di dover abbattere un elefante a digiuno (povera bestia) che vi vede come una arachide gigante colpendolo… sulla nuca.. bene ora vi siete fatti un idea del grado di sfida che devono affrontare i nostri eroi. Il colpo di scena.. ovviamente non ve lo dico ma.. ai “vecchi saggi” lascio un suggerimento.. “Gordian”… chi capisce.. capisce.. gli altri.. capiranno se vorranno leggere il manga (e se non conoscete chi è Gordian avete diritto a un buono “sberla” che potrete usare alla cassa del negozio per ricevere il vostro premio). Se non sbaglio è uscito anche l’anime (o deve uscire) e dal trailer direi che è di quel tipo che ti fa cadere le sopracciglia nel caffelatte mentre lo guardi la mattina e te ne accorgi solo la sera quando il tuo PIL (prodotto interno “lordo”, nel senso lato della parola) esce con i baffi. Cercatevelo su youtube, era stato anche linkato sul faccia libro della ComiXrevolution. Mi è venuta voglia di ascoltare la sigla di Gordian.. indi vado a sentirmela mentre preparo la mailing list… …..ogni pugno è una roccia che taglia, ogni colpo tremendo va giù, ogni missile freccia di fuoco che brucia di piùùùù… …aaahhhhh che bei tempi andati….

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

X-STATIX Peter Milligan è uno di quegli autori che vengono sempre dimenticati quando si citano i Grandi. Eppure, zitto zitto, ha uno dei curriculum più corposi del comicdom, con alcune punte di eccellenza, come questo X-Statix. Nata da X-Force, creata dall’anticristo dei comics Rob “machièchetifaancoralavorare” Liefeld all’inizio degli anni ‘90 (periodo non esattamente felice per il buon fumetto supereroistico...) il ciclo di Milligan inizia quando ormai la serie era in via di chiusura per calo di lettori, condizione che ha permesso alla Marvel di concedere all’autore una briglia molto più sciolta del solito (con enormi vantaggi a livello artistico), così tanto da rinunciare all’approvazione del Comics Code Authority (organo censorio per fortuna oggi non più esistente che vigilava sul contenuto dei comics) a causa del suo contenuto non esattamente adatto a tutti, sia per il livello di violenza che per i riferimenti molto poco politically correct a parecchie tematiche (razzismo, omofobia, idolatria...). La squadra che componeva X-Force (in questo ciclo) era sostanzialmente un’accozzaglia di personaggi facenti parte dell’universo degli X-Men, controllati da un magnate televisivo privo di scrupoli (con le fattezze di Liefeld, tra l’altro) che viveva, come in un gigantesco reality, sotto gli occhi delle telecamere. I componenti, oppurtunamente “rimaneggiati” (eufemismo per sterminati e riformati) dalla formazione precedente da Milligan, sono tutto fuorchè degli eroi, tutti con grossi problemi personali (o con i propri poteri) e in continua caccia di fama e di approvazione dal pubblico. La serie, che dopo una decina di numeri cambierà nome da X-Force a X-Statix, racconta le loro avventure, con continui cambi di formazione, ma mantenendo intatto lo spirito della serie grazie alla continuità di Milligan ai testi e il favoloso e adattissimo Mike Allred alle matite. L’edizione che ho letto è la più recente (ed eccellente sotto ogni punto di vista, aggiungo) pubblicata dalla Panini in sette volumi brossurati (due di X-Force, quattro di X-Statix e uno speciale con una mini inedita conclusiva), che raccoglie per la prima volta in versione completa e cronologica tutto il ciclo, dal passaggio di testimone a Milligan fino all’inevitabile (e abbastanza definitiva) conclusione. Vale una menzione speciale l’ultimo volume, che molto ironicamente prende in giro la gestione delle morti nell’Universo Marvel poichè, come è risaputo, “L'aldilà, nell'universo Marvel, ha le porte girevoli” (Stan Lee). www.comixrevolution.com

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La recensione del GENO Questa volta sono davvero combattuto su quale manga recensire… Sottomano ho Air Gear (atomico) e Claymore (apocalittico)… meriterebbero di essere recensiti entrambi ma è ancora presto per giocarsi la carta della “doppiarecensionedevastanteoltrechespiazzante”, quindi, complici anche i Van Canto di sottofondo con la cover di Primo Victoria.. andiamo con:

CLAYMORE Se amate Berskerk non dovete farvi scappare l’occasione di leggere almeno i primi tre numeri di Claymore, se invece non amate Berserk il vigile di quartiere vi riempirà di multe la macchina (parcheggiata nel vostro garage) e il gatto del vicino vi farà cadere dalle scale.. spingendovi addosso un pianoforte. A coda. Con pianista annesso. Chiarito questo punto focale scendiamo subito sul campo di battaglia al fianco di delicate, dolci, amorevoli, raffinate.. guerriere con sangue di demone in grado di brandire con una mano una spada che pesa almeno quanto il vostro frigorifero 2 giorni prima di Natale.. la Claymore appunto! Se nelle vostre vite precedenti siete stati guerrieri delle Highland scozzesi sapete di cosa stò parlando e probabilmente ne avrete brandita qualcuna, altrimenti no problema.. “google immagini -> Claymore” e passa la paura. Dicevo.. cavoli stasera mi perdo via davvero un sacco.. è almeno la terza volta che faccio ripartire la canzone.. ecco appunto.. Queste guerriere create da un’organizzazione che ha come scopo l’annientamento degli Yoma (mostri mostruosi che si nascondono tra gli uomini) si riveleranno molto più pericolose della minaccia da cui dovrebbero proteggere l’umanità. Il tutto ambientato in un lontano medioevo dove superstizione e pregiudizio serpeggiavano.. non come oggi che siamo tutti di mentalità aperta e mai nessuno giudica se ci si veste in cosplay o dark… stasera mi sa che sono polemico! Colpa dell’adrenalina o di una tv in lontananza che passa Amici/un reality qualunque dove il più talentuoso meriterebbe l’esilio se non che in questo periodo sia visto come un premio l’andarsene dall’Italia (i Savoia stanno ridendo.. ah come se la ridono!). Ok, se non vi ho convinto a provare Claymore con questa recensione beh.. venite, leggetevi il numero uno e se non vi piace siete autorizzati a lanciarmelo sul bancone inneggiando canti di rivoluzione mentre uno zampognaro accompagnerà le vostre invettive.. ma occhio.. che io una claymore in macchina c’è l’ho.. e non il manga. Avvisati.

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Recensione a cura di Jenny “Rogue” Ratti

BATMAN.. so far… Per la gioia dei miei lettori, ritorno su queste pagine dopo lunga assenza per commentare e presentarvi alcune delle serie regolari dell'harem della DC Comics e iniziamo spendendo due parole sulla serie regolare di Batman edita, in Italia, dalla RW-Lion edizioni. Breve premessa: come ormai di consueto nello Stivale, lo spillato di Batman che troverete sugli scaffali della ComixRevolution contiene, in realtà, tre serie statunitensi, ossia (i) la serie di Batman vera e propria magistralmente scritta da Scott Snyder (non confondetelo con il regista di alcuni stupendi cinefumetti: quello è Zack) (ii) il Detective Comics di Tony Daniel e (iii) Nightwing di Kyle Higgins, serie che racconta le avventure del primo pupillo dell'uomo pipistrello, ormai cresciuto e supereroe indipendente. Tutte e tre le serie sono inserite in quel marasma ehm... intendevo dire “progetto razionale” conosciuto come “New 52” ossia il grande reboot iniziato nel settembre 2011 in casa DC che ha invaso gli scaffali di tutte le librerie con ben 52 serie regolari mensili. E si.. avete letto bene: 52-serie-mensili-52! Ma procediamo per gradi. (i) Batman Come in qualsiasi buon re-inizio che si rispetti, il primo numero di Batman è estremamente introduttivo: in 24 pagine ci viene presentato il mondo dell'uomo pipistrello, ma con Greg Capullo a dare vita alle storie scritte da Snyder, la DC Comics ha fatto Jackpot: nonostante sia una “storia conosciuta”, la lettura risulta molto coinvolgente ed intrigante... in fin dei conti Snyder è garanzia di qualità! Grazie anche all'abilità del disegnatore riscopriamo, anzi ritroviamo, attraverso gli occhi e la mente di Bruce, una Gotham più oscura che mai, misteriosa e pericolosa. Il Batman di Snyder risulta essere molto riflessivo ed introverso estremamente dedicato alla propria causa e con niente altro per la testa. Il primo ciclo di storie è incentrato sulla “corte dei Gufi”, una setta di Assassini la cui origine si ritrova nelle favole raccontate ai bambini Gothamiani, ma che – come i peggiori incubi – non solo si dimostra più che reale, ma sembra essersi infiltrata ovunque in Gotham. La storia dei Gufi ci accompagnerà fino al primo grande evento post-reboot: “la notte dei Gufi” (che inizia con il n. 9). (ii) Detective Comics Il reboot di Detective Comics è incentrato su uno dei più affascinanti e intriganti nemici del nostro Bruce, ossia il Joker. Tony Daniel (nel doppio ruolo di scrittore e sceneggiatore) reinventa questo personaggio e ci porta mano nella mano a scoprirne nuove sfaccettature che, comunque, si amalgamano fluidamente con i tratti distintivi che caratterizzano da sempre Joker. (iii) Nightwing Arriviamo all'ultima parte, dove riscopriamo e ritroviamo Dick Grayson la cui storia ci viene presentata tramite riflessioni e flashback. Ma non temete, gli amanti dell'action adoreranno questa sezione dell'albo. Il buon Dick, infatti, non si fa mancare mai una buona dose di azione tra una riflessione e l'altra sulla propria vita e sulla propria evoluzione come uomo mascherato: da spalla del più grande detective del mondo a supereroe indipendente con i propri problemi e misteri da risolvere. Per come è strutturato lo spillato e per la qualità delle storie contenute, Batman, a mio modesto parere, vince a mani basse il premio come miglior serie contenitore della DC attualmente pubblicata: per la modica cifra di 3,70 Euro vi portate a casa tre/quattro belle storie (ben scritte, ottimamente dirette ed egregiamente disegnate). Inoltre, vista la concomitanza con il grande reboot della DC (ossia: dimenticatevi tutto ciò che è successo fino a ieri, da oggi ripartiamo da capo), questa è una occasione golosa anche per i neofiti del personaggio per iniziare a leggere le avventure dell'uomo pipistrello e dei suoi comprimari.

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La recensione del GENO

I AM A HERO Zombie, zombie ovunque.. ciclicamente il mondo dell’animazione e del fumetto viene travolto dallo tsunami dei morti viventi. Ammetto che a questo giro sono state fatte le cose in grande. The walking dead si è rivelato (grazie soprattutto alla serie televisiva) un “must” ma.. io oggi vi parlo della variante Nipponica che si presenta in maniera particolare a partire dalla copertina del primo volume. I AM A HERO! Il protagonista è quel vostro compagno di scuola un po’ sfigato (parecchio), è il vostro vicino di casa che quando lo incrociate sulle scale ha la testa china, infossata tra le spalle e non mi saluta affrettando il passo, è quella persona insignificante sull’autobus che stà in piedi davanti alla porta di uscita anche se la metà dei posti a sedere è vuota, insomma è tutt’altro che un eroe, anzi.. è l’anti eroe per eccellenza.. ed è per questo che come me prima lo odierete e poi.. lo idolatrerete. Esatto, staccate dalle pareti i vostri poster di Justin Bieber e fate posto a Hideo, assistente mangaka complessato, inadatto alla vita sociale, insignificante nullità.. un fallito.. che farà un culo così agli zombie! Al solito nel mondo inizia non si sa bene come questa apocalisse zombie che in meno di 3 giorni ha già paralizzato tutte le più grandi città e l’umanità è in ginocchio. Ed è qui che entra in gioco il meccanismo del darwinismo al contrario dove sembra sopravvivere il più stupido, Hideo grazie ai suoi mille complessi riesce in qualche modo a cavarsela e.. a divenire una guida! Aggiungiamoci poi una ragazzina mezza zombie che sembra averlo preso in simpatia e in qualche modo la loro bizzarra simbiosi sembra produrre effetti.. stupefacenti. Riassumiamo, dimenticate scene “maschie” alla walking dead, qui Hideo se la cava come se la caverebbe qualsiasi altro essere umano medio, goffamente e in maniera quasi irritante, poi, è un dato di fatto che i giapponici sappiano come si realizzano i più angoscianti horror movie.. e il maestro Hanazawa sottolinea il concetto con dei disegni.. da paura! Quindi, se cercate emozioni forti e una storia “zombesca” tutt’altro che banale, affrettatevi… a prenotarne una copia!! Eccezionalmente dopo quasi 2 anni stà per andare in ristampa (il numero 1 dopo pochi mesi era già esaurito e non è mai stato ristampato!) in una versione con cover variant! Ascoltate il consiglio del Geno, prendetevene una copia, ovvio, se invece preferite i poster di Justino sul muro non fate caso a quello che ho detto e continuate a godervi il vostro film dell’orrore personale. Probabilmente in confronto a voi Hideo è figo come Triple H.

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Recensione a cura di Erika e Daniela

HIYOKOI - IL PULCINO INNAMORATO Ciao a tutti!!!! Questa è la nostra prima recensione, siate clementi!!! Abbiamo deciso di iniziare parlandovi di un manga in corso di pubblicazione che abbiamo entrambe in comune. Il manga in questione è Hiyokoi, partiamo dalla storia, questo manga tratta le vicende di Hiyori Nishiyama una liceale un po "particolare" perché alta 1,40 m ed estremamente timida. Hiyori dopo essersi persa più di metà anno scolastico torna a scuola e si ritrova in classe Yuushin Hirose, il suo esatto opposto, un ragazzo alto 1,90 m e molto estroverso. Hiyori inoltre si accorge di essere anche sua compagna di banco ed è subito attratta dal suo modo di comportarsi e relazionarsi così diverso dal suo. Lei cercherà di superare le sue paure e le sue insicurezze tentando di conquistare il cuore di Hirose. Da questo punto in poi ne succederanno di tutti i colori.... I disegni li abbiamo trovati molto armoniosi e dolci, il tratto è pulito e l'autrice è riuscita a dare le giuste proporzioni d'altezza tra i due protagonisti. Per essere il suo primo manga pubblicato in Italia bisogna dire che ha avuto un notevole successo anche per la tematica trattata, essendo un argomento molto discusso in ambito psicologico, viene usata dall'autrice con naturalezza e dolcezza. In conclusione consigliamo questo manga ai lettori che cercano qualcosa di diverso e particolare, curiosi anche di scoprire se Hiyori riuscirà a superare la sua timidezza, a confessare il suo amore e se questa "relazione" avrà mai lieto fine... Buona lettura!!!.... Ciao Ciao

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

IL BOIA DI PARIGI – LE STORIE 1 “Le storie” è una collana della mai troppa lodata Sergio Bonelli Editore, che da cinque mesi a questa parte propone mensilmente dei numeri autoconclusivi di genere disparato scritti e disegnati dal meglio dello staff Bonelli (e non è dir poco), continuazione ideale della collana degli anni’70 “Un uomo, un avventura”. Venduto a prezzo decisamente popolare (3,50 €) ogni numero contiene 110 pagine di ottimo fumetto, confezionato perfettamente, come poche casi editrici sanno fare, con il tocco di classe della copertina ruvida. Il Boia di Parigi è scritto da Paola Barbato (“Dylan Dog” e “Davvero”, edito da Star Comics e che consiglio caldamente, uno strano e secondo me riuscitissimo esperimento ibrido fra un bonellide e un shojo) e magistralmente rappresentato da Giampiero Casertano (“Dylan Dog”), ed è ambientato in piena rivoluzione francese. La storia ha come protagonista Charles-Henri Sanson, uno dei boia più famosi dell’epoca, personaggio reale (come buona parte della storia narrata) che ha vissuto a cavallo fra la Rivoluzione e il Terrore, guadagnandosi una fama ambigua fra eroe e macellaio. Circondato da leggende, è un personaggio coperto da un velo di mistero, di cui si conosce poco e ancora meno di effettivamente affidabile. Partendo da questo scarso materiale la Barbato ricostruisce in maniera romanzata ma efficace la vita di Sanson in quegli anni, raccontando il tutto dal punto di vita curioso del boia, un personaggio ricco di sfaccettature, assolutamente non macchiettistico o banale. Il boia era famoso per il grande rispetto che aveva verso il suo ruolo, ma era ancora più conosciuto per il suo rapporto con i condannati, per cui provava sempre un grande rispetto e di cui cercava in tutti i modi di preservare la dignità negli ultimi momenti. Questo potrà suonare strano, ma la sapienza della Barbato non solo rende il personaggio convincente, ma addirittura porta il lettore a simpatizzare per lui, coinvolto in un periodo di altalenante moralità, a cui ha partecipato in sordina, influenzandone addirittura gli eventi (anche se questo è probabilmente più farina dell’autrice che effettiva realtà). Mirabile davvero l’affresco storico che se ne ricava, descritto con coerenza e intelligenza (chiaramente nei limiti di quello che può essere una rappresentazione di questo tipo). Inutile andare più a fondo di così, è un fumetto che va assaporato, non pesante ne complesso ma ottimamente realizzato, in pieno stile Bonelli. E, nel dubbio, dare soldi alla Bonelli è sempre cosa buona e giusta. www.comixrevolution.com

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

BILLY BAT Chiunque conosca i miei gusti fumettistici, sa che leggo pochissimi manga (e con pochissimi intendo due di numero). La sola esistenza di questa recensione rende l’idea di quanto mi sia piaciuto questo Billy Bat. Conosco Naoki Urasawa solo di fama, come l’autore di una serie di cose che prima o poi dovrò leggere, di cui sento parlare solo bene (in particolare Monster, 20th Century Boys e seguito, Pluto...), ma che la mia consueta diffidenza verso i manga, mi ha sempre impedito di leggere. Questo è un mea culpa. Billy Bat è un fumetto che ho divorato. Sceneggiato e disegnato in maniera magistrale, privo di quelle caratteristiche tipiche dei manga che faccio fatica a digerire, con una storia ricca e intrigante di cui non vedo l’ora di leggere il seguito. Il primo numero si apre con un estratto del (fittizio) fumetto Billy Bat, scritto da Kevin Yamagata (protagonista della storia, un giapponese naturalizzato americano), un fumetto che si rifà palesemente al noir/hardboiled degli anni ‘30-40. La storia che leggiamo sfuma nel finale, spostandosi (in una sequenza splendida) sul tavolo da lavoro del suo autore. Quando un agente di polizia, guardando il suo lavoro, gli fa notare una somiglianza con un personaggio che aveva conosciuto in Giappone, l’autore parte per un viaggio in madrepatria per capire la fonte del suo plagio involontario. Qui riattacca contatti con sue conoscenze nell’esercito, con cui aveva collaborato durante la guerra (la storia è ambientata alla fine degli anni ‘40). Il fumettista riesce a rintracciare Zōfū Kurama, mangaka autore della strip vagamente ricordata dal poliziotto ed estremo ammiratore del lavoro di un’altro mangaka suo contemporaneo di nome Osamu Tezuka (non vi insulterò dicendo di chi si tratta). Kevin si ritroverà poi coinvolto in una misteriosa cospirazione, con appunto il pipistrello da lui disegnato come filo conduttore, evidente simbolo di qualcosa di molto più grande di quello che sembra, il tutto contestualizzato nella feroce lotta contro i dissidenti comunisti tipica del periodo maccartista, e in un Giappone segnato dal peso della guerra appena persa e nella difficoltà della ricostruzione. Tutto questo prima di una meravigliosa (e spostata avanti nel tempo) sequenza finale, preludio di quello che si scoprirà andando avanti (non sbirciate, ve lo consiglio). Una sorpresa piacevolissima!!

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali THE GOON Vi piacciono le storie di mostri? Le storie di zombi? Le storie piene di cose bizzarre? “The Goon” fa per voi! La serie è scritta e disegnata da Eric Powell e distribuita dalla Dark Horse (anche se la serie è nata per la Avatar). Per avere un’idea della serie... leggetela. Non riesco davvero a definirla. Una serie crime con gli zombi? Una serie horror ma raccontata come una storia comica? Entrambe le cose? Quello che è certo è che è una lettura divertentissima, di cui non vedo l’ora di leggere il seguito. I due protagonisti sono il Goon del titolo, ex sgherro e ora erede dell’impero criminale di un tale Labrazio, e il suo fidato compare Franky, che combatte i suoi avversari in affari. Tra gli avversari il più pericoloso è il temibile Prete Zombi (chiamato anche Senza Nome), con il suo esercito di sottoposti (tra i quali appunto zombi, mostri vari, uomini pesce, simil-Frankenstein...) che scatena contro il Goon saputa la sua recente salita di grado. In tutto questo, i protagonisti combattono contro i fantasmi di una casa infestata, polipi giganti, ragni giganti parlanti, mostri della palude posseduti... Si, c’è un sacco di roba in questo fumetto, più di quanto abbia senso raccontare qui. Unica nota “negativa” è l’uso abbastanza banale delle finte pubblicità per interrompere la narrazione. Giochino forse abusato, ma io ne vado matto e le mie belle risate me le sono fatte ( con “Il Kit della lobotomia di Billy” sono morto...). Memorabili le battute al fulmicotone messe in bocca a Franky, senza contare quelle del narratore. Consigliato caldamente a chi piacciono le storie bizzarre, o anche solo a chi vuole farsi delle sane risate con un fumetto d’autore ottimamente scritto e altrettanto ben disegnato (con uno studiato stile cartoonesco che fa un grande effetto). Nota a margine, David “Seven, Fight Club, The Social Network” Fincher si è accaparrato da anni i diritti per trasporlo in un film animato. Io non vedo l’ora...

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La recensione del GENO

EDEN Avete presente quella sensazione di magnificenza che potete provare solo di fronte a opere complete in ogni aspetto, partendo da una storia così abilmente concepita e impreziosita da un tratto decisamente magistrale? Ecco il manga che vi presento oggi ha la caratterista di avermi portato a spendere per avere un numero (ah.. quanto l’ho cercato!), poco più di 10 volte del suo valore di copertina dato che era esaurito. “Eden, it’s an endless world” così si presenta questa bellissima opera in cui collidono fantascienza, thriller, azione e commedia portandovi un salto in un futuro prossimo dove corporazioni e cartelli della droga si contendono il potere a braccetto con la politica. Sul campo di battaglia vediamo scontrarsi cyborg e veterani di guerra insieme a prezzolati gangster mentre una “minaccia aliena” incombe sul pianeta terra. Un manga dalle tinte forti che vi terrà incollati dalla prima all’ultima pagina facendovi simpatizzare per “i cattivi ragazzi” trovandovi a non capire più cosa sia il “giusto” di fronte al presagio di un’apocalisse. Ricordo ancora quel sabato di inizio estate che entrando in fumetteria mi trovai con solo 2 manga nel mio sacchettino, pochi per arrivare al fine settimana successivo e mi imbattei nel primo numero di Eden (che nel frattempo aveva già raggiunto quota 7 volumi). Morale della favola? Il Lunedì successivo ero nuovamente in negozio a prendere tutti gli altri numeri mancanti (tranne quel maledetto numero 5) perché non vedevo l’ora di rituffarmi in quel mondo tanto “cattivo” quanto affascinante. Non fate anche voi l’errore di sottovalutare questa opera e acquistarla solo per noia perché.. potresti trovarvi a dover pagare a caro prezzo questa “pigrizia”! Approfittatene ora che sta venendo ristampata in un bellissimo formato Deluxe!

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

RASL Jeff Smith è un autore che conosco solo di fama. E’ famoso principalmente per il suo lavoro più impegnativo (l’ha portato avanti per tredici anni), Bone, un fumetto fantasy applaudito da critica e pubblico, e esaltato come una delle migliori storie fantasy di sempre, recentemente ristampato dalla grandissima Bao in un’eccezionale volume completo (che sarà mio a breve ). RASL è la sua seconda serie continuativa, ideata durante la stesura di Bone e rimandata a dopo la sua conclusione. La serie è iniziata nel 2008, ed è ancora in corso, con cadenza irregolare (tendenzialmente bimestrale). La Bao lo ha pubblicato nello stesso formato della raccolta TPB americana, in formato oversized e il primo volume (per ora, di quattro) raccoglie i primi tre numeri. Non vorrei raccontare l’intera storia (piuttosto breve, ad essere oggettivi) per non rovinare la lettura. Detta in soldoni, narra di questo ragazzo, soprannominato Rasl, dotato di un dispositivo per viaggiare tra gli universi e di una forza ostile che vuole rubarglielo. Il dispositivo lo fa muovere tra gli universi, che come nella letteratura tipica sull’argomento (qualcuno ha detto Fringe?) si differenziano nelle piccolezze (qui, per esempio, il protagonista si rende conto di essere nell’universo sbagliato perchè Bob Dylan non si chiama così ma usa il suo nome di battesimo anzichè il nome d’arte con cui è conosciuto). Rasl è braccato da un misterioso tizio con un aspetto non umano, simile a una lucertola, nei vari universi, che fa parte chiaramente di una storia che è ancora tutta da raccontare. Nonostante la brevità, vengono messi in gioco numerosi elementi della trama, introducendo il lettore all’universo di Rasl senza bombardarlo di informazioni o personaggi. Il tono della narrazione è decisamente diverso da Bone, e ha un’impostazione tipicamente noir/fantascientifica (non a caso l’ispirazione più evidente e evidenziata dall’autore stesso è Blade Runner). I disegni sono semplici ma decisamente efficaci e dinamici, con un preciso uso delle chine e del bianco e nero che contribuisce in maniera netta a tracciare lo spirito della storia. Nella storia confluiscono direttamente le suggestioni che vengono dalla potenzialità delle scoperte di Nikola Tesla, Maxwell e altri scienziati, senza risultare mai pedante. Questo primo numero mi è piaciuto parecchio, sono molto curioso di vedere gli sviluppi della storia. Infine applausi alla Bao, non solo per essersi accaparrata i diritti del tutto, ma per averli stampati con questa qualità impeccabile e, soprattutto, ad un prezzo più che onesto (questo a 12 euro, e 35 euro per Bone integrale, prezzo incredibile visto la notevole grandezza del volume).

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La recensione del GENO

REAL Per l’occasione mi stò sparando nelle orecchie a un volume pari a quello dell’esplosione di Krakatoa (se non sapete di cosa stò parlando usate wikipedia e leggetevi l’interessante storiella, ne vale la pena, un po’ di cultura generale non vi farà sicuramente male!) la sigla iniziale di Slam Dunk! Come sospettavo l’ascoltarla mi riporta alla mente quando ancora studentello delle superiori al fantastico ITIS di Dalmine, il martedì sera ad aspettarmi su MTV (o era ancora tmc2?) c’erano Trigun e Slam Dunk.. che momenti ragazzi.. devo dire che i manga mi hanno sempre offerto un ottimo rifugio per le mie frequenti fughe dal grigiore della realtà.. e 12 anni dopo continuano ancora a farlo! Ma veniamo a noi, si parla di Real e di sensei Inoue indi non spenderò nemmeno una parola per descrivere la cura con cui sono realizzate le tavole, se passate in negozio siete autorizzati a prendere in mano una copia di Vagbond o Real e sbavarmi sul parquet, poi ovviamente pulirete strofinando la vostra felpa con il gomito (non fate gli spiritosi venendo senza la felpa o a maniche corte, perché l’alternativa che ho in mente sarebbe molto spiacevole). La storia in brevissima: tutto ruota intorno alle vicende di due ragazzi appassionati di sport, un teppista giocatore di basket che si trova all’ultimo anno delle “superiori” e l’altro un astro nascente della corsa. In Jappoland una volta finite le superiori e le attività dei circoli sportivi vi sono pochissime occasioni per praticare il proprio sport preferito se non si è professionisti, ed è questo il dramma del nostro mediocre giocatore di basket. Dall’altra parte una brutta malattia porta il corridore a perdere una gamba e a dover così abbandonare tutti i suoi sogni fino a che.. una palla da basket gli ruzzola tra le mani. Cosa porta i nostri due ragazzacci sulla stessa strada? Il teppistello purtroppo in un incidente in moto causa la paralisi alle gambe alla ragazza che stava in sella con lui e… qui iniziano a intrecciarsi le fitte trame. Un manga adulto, che vi farà riflettere e che al termine di ogni lettura vi “lascerà qualcosa dentro”, qualcosa in grado di smuovere le vostre emozioni. Non mancano ovviamente i frangenti spassosi a cui mr. Takehiko ci ha abituato in Slam Dunk ma il tema trattato non è sicuramente dei più facili ed è proprio qui che risiede la forza di quest’opera. Il prezzo? Abbordabile, sono 5,50 € (il primo numero) per 224 pagine, sovraccopertina e pagine iniziali a colori, dal punto di vista del “oggetto fisico” che avrete in mano il prezzo è coerente, ma nessuno potrà dare un prezzo alle emozioni che vi regalerà!

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Recensione a cura di Jenny "Rogue" Ratti

MORNING GLORIES Cosa potranno mai avere in comune una teenager biondina, carina ed intelligente di Chicago, Illinois; una cheerleader indiano-americana particolarmente pungente; l’adorkable nerd figlio di un genitore single; uno studente belloccio e molto ricco, proveniente dalla “Manhattan-bene”; un secchione giapponese e un giovane emo? Beh questi sei ragazzi, oltre ad incarnare alcuni tra gli stereotipi adolescenziali più usati ed abusati, sono riusciti ad entrare in una prep-school (http://en.wikipedia.org/wiki/University-preparatory_school) particolarmente elitaria che nasconde segreti sinistri e mortali: benvenuti nella “Morning Glories Academy”, dove i vostri peggiori incubi potrebbero diventare realtà. Descritta dallo scrittore Nick Spencer come “Runaways (per chi non sapesse cosa sia Runaways http://en.wikipedia.org/wiki/Runaways_%28comics%29) incontra Lost” (per chi non sapesse cosa sia Lost: ma in che mondo vivete???), questa serie è stata strutturata per essere sviluppata in 100 uscite e per avere un finale definito (almeno, così è nelle intenzioni degli autori). Il primo volume raccoglie le prime sei uscite statunitensi (negli USA il fumetto è edito dalla Image Comics, che è sinonimo di qualità) e nel corso della lettura veniamo trasportati in questo mondo dove nulla è come sembra, dove si accumulano infiniti misteri e dove dietro ad ogni risposta fornita al lettore si nasconde un segreto. Nelle prime tavole ci vengono introdotti i sei protagonisti della storia (nell’ordine, Casey, Zoe, Hunter, Ike, Jun e Jade): la caratterizzazione è una delle meglio riuscite e tra le più efficaci che mi ricordi; bastano pochissime vignette (due pagine a testa) e pochissime parole per farci inquadrare i ragazzi. Veniamo poi catapultati nella scuola nella quale assistiamo a metodi di "insegnamento" a dir poco estremi e violenti (ti rifiuti di rispondere ad una domanda? Allora noi ti buttiamo, con alcuni dei tuoi compagni, in una stanza che si allaga pian piano: questi professori hanno guardato un po' troppi film di spionaggio). A questo punto i nostri dubbi sono confermati: ebbene si, questa accademia dalla facciata perfetta (fin troppo perfetta) non è propriamente la classica scuola. In questo preciso istante, quando abbiamo questa piccola intuizione, la storia compie la sua magia e ci intrappola come un serpente nelle sue spire: non solo non vorremmo più smettere di leggere (ma purtroppo le 190 pagine del volume passano in fretta), ma inizieremo a sviluppare mille e mille teorie e pensieri su cosa si nasconde dietro all’accademia e su come potrebbe svilupparsi la trama. Esattamente come facevamo al termine di ogni episodio di Lost (se un fumetto si giudicasse solo in base all'attesa con la quale si aspetta l'uscita successiva, non c'è dubbio: Morning Glories è una tra le pubblicazioni seriali migliori che ci siano attualmente in giro). Ma questo fumetto non si distingue solo per l'eccellente sviluppo di trama (che tiene letteralmente incollati alla pagina) e per la sua ampiezza di genere (la storia spazia dal genere action, al giallo, al teen drama), ma anche per i più che ottimi disegni che esaltano la storia e che sono talmente realistici che, nel corso della lettura, ci permettono senza troppi sforzi di sentirci immersi nella storia. Riassumendo in una frase: consigliato per gli amanti del buon fumetto, consigliato per i divoratori di misteri e consigliato anche per gli amanti delle storie un po' alternative. Infine vi propongo un piccolo gioco: vi invito a scovare ed indovinare tutte le citazioni contenute nei volumi. Lo scrittore è un nerdaccio da paura e sembra divertirsi ad inserire citazioni a go-go. Ce lo vedo Nick alla scrivania a pensare "ah ah questa non la indovineranno mai!"

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Recensione a cura di Isaia "Bestia" Isaia

DEVIL E I CAVALIERI MARVEL Dopo aver recensito un po’ di pubblicazioni “impegnative”, passiamo a qualcosa di più leggero. “Devil e i Cavalieri Marvel” è una collana ombrello che raccoglie le nuove serie di Daredevil, Punisher e Ghost Rider (e nonostante il nome non ha una relazione diretta con la linea Marvel Knights, se qualcuno se lo chiedesse). “Nuove serie” significa semplicemente “nuovi numeri uno”, pensati per conquistare nuovi lettori. La continuity permane, ma sono costruiti come starting point. La scelta della Panini è stata intelligente (una volta tanto), raggruppando tre personaggi “dark” che possono piacere ad un target abbastanza uniforme. Premetto che ho letto solo il primo numero, perciò la mia è un’opinione decisamente parziale (al momento siamo all’undicesimo numero). Daredevil mi è piaciuto un sacco, Mark Waid (“Kingdom Come”, tra le altre cose) non è esattamente uno sprovveduto e si vede. La scelta di spogliare il personaggio del suo alone deprimente e dark risulta curiosamente (visto i precedenti del personaggio) vincente, con una narrazione spigliata e divertente unita ai splendidi e colorati disegni di Paolo Rivera. In particolare mi è piaciuto moltissimo il secondo episodio (co-scritto e co-disegnato da Waid e Marcos Martin), che usa sapientemente la struttura delle vignette per raccontare la storia, con la presenza multipla dei personaggi in movimento che crea un dinamismo notevole (con uno stile che mi ha vagamente ricordato Allred). La storia del Punitore è firmata da Greg Rucka (ormai un veterano sul personaggio), e mentre narrativamente è abbastanza standard ho trovato decisamente niente male la parte grafica, a opera del Nostro Marco Checchetto, che tolte alcune fuori luogo ispirazioni manga (che detesto nei comics, ma è ormai una tendenza, soprattutto alla Marvel...) ha un ottima costruzione della tavola e dei colori e un intelligente uso del ritmo. Decisamente insipido invece Ghost Rider (anche perchè è oggettivamente il personaggio meno interessante), sia a livello narrativo, con una trama decisamente insipida e prevedibile, che nei disegni piuttosto banalotti. Riassumendo, consiglio l’acquisto anche per il solo Daredevil, sperando che la qualità regga (e nel caso di Punitore e Ghost Rider, migliori) anche nei numeri seguenti.

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Recensione a cura di Jenny "Rogue" Ratti

LA LEGA DEGLI STRAORDINARI GENLEMEN - CENTURY Di ritorno dalle scorpacciate natalizie, eccoci a recensire un altro di quei volumi “di peso” che, a mio modesto parere, ogni libreria dovrebbe contenere. Stiamo parlando de “La Lega degli Straordinari Gentlemen – Century” terzo (e, per ora, ultimo) capitolo dell’omonima saga degli Straordinari Gentlemen. Probabilmente basterebbe citare i nomi degli autori (Alan Moore e Kevin O'Neill, che di certo non hanno bisogno di presentazioni) per convincervi a spegnere il pc e dedicarvi alla lettura di quest’opera, ma fatemi contenta e permettetemi di illustrarvi meglio questo piccolo gioiello della letteratura. La pubblicazione della serie degli Straordinari Gentlemen inizia nel lontano 1999 ad opera della ABC/DC Comics ed è costituita da due mini-serie da 6 numeri ciascuna (in Italia l’opera è stata raccolta in due volumi brossurati dalla Magic Press) e uno speciale del 2007 (“The Black Dossier”, che rappresenta una sorta di “bibliografia”/”libro-fonte” delle vicende dei personaggi della Lega), ancora inedito in Europa a causa di problemi legati al diritto d’autore di un personaggio - presente nel Dossier - ampiamente ispirato a James Bond. A 10 anni di distanza dalla pubblicazione del primo numero, Moore riprende in mano le vicende degli “Uomini Straordinari” e nel 2009 viene alla luce, per la Top Shelf, la terza miniserie, “Century” appunto, suddivisa in tre capitoli ciascuno ambientato in un anno diverso del XX/XXI secolo (1910, 1969 e 2009). La Lega degli Uomini Straordinari è nata come una sorta di “supergruppo” operativo nell’Inghilterra Vittoriana che difende il mondo intero da minacce di vario genere (per lo più di stampo occulto). La particolarità della storia è data dal fatto che i membri della Lega sono, in realtà, dei personaggi “letterari” già conosciuti dal pubblico in quanto protagonisti di famosi romanzi dell’epoca Vittoriana: nella prima “formazione” della Lega troviamo, infatti, il Capitano Nemo (http://it.wikipedia.org/wiki/Capitano_Nemo), il Dott. Jekyll (http://it.wikipedia.org/wiki/Henry_Jekyll), Mina Murray Harker (http://it.wikipedia.org/wiki/Mina_Harker), Allan Quartermain (http://it.wikipedia.org/wiki/Allan_Quatermain) e Hawley Griffin (http://it.wikipedia.org/wiki/L%27uomo_invisibile) e nel corso delle prime due miniserie troviamo, inoltre, quali co-protagonisti il professor Cavor, Moriarty, Mycoft Holmes, John Carter e il Dottor Moreau. Alan Moore, come solo lui sa fare, prende questi “volti noti” della letteratura mondiale e, prelevandoli dal loro “habitat” naturale, li fa interagire in un universo narrativo parallelo le cui vicende, pur prendendo spunto dai vari romanzi di cui gli “Straordinari Gentlemen” sono protagonisti (ad esempio, la prima miniserie è storicamente collocata al termine delle vicende narrate nel romanzo “Dracula” di Bram Stoker, mentre la seconda si colloca nel corso degli eventi narrati da H.G. Wells ne “La Guerra dei Mondi”), si sviluppano in modo autonomo e inaspettato. La vicenda narrata in Century approfondisce il tema dell’occulto: la storia ruota intorno ad una setta di stregoni che vuole far “risorgere” un fantomatico “Figlio della Luna” che, sulla base delle interpretazioni fornite in alcuni scritti, potrebbe rappresentare l’Anticristo. Ma se la trama si può “semplicisticamente” riassumere in due righe (sono stata molto breve di proposito, lascio a voi scoprire ciò che si nasconde dietro le pagine di questo volume), servirebbero pagine e pagine per riassumere e cercare di carpire le migliaia di citazioni e i migliaia di riferimenti letterari, artistici, musicali e cinematografici con cui quest’opera è farcita. Esattamente come per i primi tre capitoli della saga, il lettore si trova di fronte ad una storia tecnicamente brillante, magistralmente diretta e magnificamente disegnata, ma questo è quasi “scontato” quando si parla di Moore& O'Neill. La novità, a mio avviso, è che, mentre altre opere di Moore richiedono una concentrazione non indifferente nella lettura e una conoscenza piuttosto approfondita dell’argomento che l’autore di volta in volta tocca (penso non solo a Watchmen, ma anche – ad esempio – a From Hell), la Lega Century è un romanzo che può essere tranquillamente letto ed apprezzato senza particolari sforzi. L’unico suggerimento che mi permetto di dare è che, per comprendere in pieno quest’ultimo capitolo sarebbe bene recuperare anche i primi due volumi della saga. E no, il film del 2003, pur essendo liberamente ispirato a questo fumetto, nulla ha a che vedere con quest’opera (non a caso è nella top 5 dei peggiori film tratti da fumetti).

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Recensione a cura di Jenny "Rogue" Ratti

BATMAN NATALE Natale si avvicina e sembra proprio il momento adatto per recensire “Batman Natale” (“Batman Noël” nella versione originale), Graphic Novel scritta e disegnata da Lee Bermejo e pubblicata negli Stati Uniti nel novembre del 2011, recentemente resa disponibile per il pubblico italiano dalla RW Lion. Che cosa è? Beh, in poche parole è una trasposizione in chiave “batmaniana” del più classico tra i classici racconti natalizi (nonché opera letteraria tra le più citate, adattate e/o trasposte): il “Canto di Natale” di Charles Dickens. Non solo: è la prima “prova” alla tastiera di Bermejo che si dimostra essere un solido scrittore oltre che un eccelso disegnatore (se volete “rifarvi gli occhi” su alcune delle tavole disegnate da Lee, vi consiglio di visitare il suo blog http://leebermejo.blogspot.it/: non potete non ammirare questi capolavori). Ma facciamo un passo indietro (e un brevissimo riassunto) per chi non avesse letto il “Canto di Natale”. Questo romanzo breve di Dickens narra della conversione del signor Scrooge (ricco ed avaro banchiere di Londra) da persona “arida” e senza cuore (infastidito dallo spirito natalizio) a persona “generosa” e disponibile verso il prossimo; conversione avvenuta grazie alla visita che un fantasma (il fantasma di un suo vecchio socio di affari, Marley, morto anni prima, ed ora “incatenato” da dei lucchetti rappresentativi di tutto ciò che in vita lo aveva trattenuto dal far del bene) e tre spiriti (lo Spirito del Natale passato, lo Spirito del Natale presente e lo Spirito del Natale futuro) porgono al signor Scrooge alla vigilia di Natale. Bermejo (alla prima prova come autore) decide di rileggere lo scritto dickensiano intrecciandolo con la storia di Batman. Il signor Scrooge è rappresentato dal nostro amato cavaliere oscuro (sinceramente, in tutto il mondo del fumetto a stelle e strisce non credo che esista personaggio più adatto di Bruce Wayne a vestire questi panni): persona dall’animo tormentato che cerca di perseguire a tutti i costi la Giustizia a discapito della propria vita del rapporto con le persone. Il fantasma di Marley è diventato quello di Jason Todd (secondo teenager a vestire i panni di Robin: la sua fine come “spalla” è stata raccontata nella tragica storia di “una morte in famiglia” nella quale Jason muore ucciso dal Joker), mentre (tramite l’utilizzo di un intelligente espediente narrativo) i tre Spiriti sono rappresentati da Catwoman (il passato), Superman (presente) e il Joker (futuro). La storia ripercorre la stessa struttura dell’opera originaria, ma non per questo può dirsi banale o scontata, anzi! Un chiarimento: questo non è un fumetto “supereroistico” nel senso classico del termine. Si è vero, abbiamo vari personaggi dell’universo DC Comics coinvolti nella storia, ma questo racconto coinvolge e approfondisce il lato “umano” di Batman: il costume e i superpoteri non sono i protagonisti questa volta. Ed è questo uno motivi per i quali questo volume può essere tranquillamente consigliato, letto ed apprezzato anche da chi non è un fanatico del mondo dei supereroi. Vi do tre (spero) ottime ragioni per regalare e regalarvi quest’opera: 1) i disegni. Non ce n’é: Bermejo sa dare vita alle chine e alle matite, sa far trasparire emozioni da un pezzo di carta come pochi altri; 2) la storia molto avvincente, profonda e commovente: diciamo che d’ora in poi, quando qualcuno mi dirà la classica frase “ma perché leggi fumetti, sono roba per bambini”, potrò prestargli anche questo lavoro per dimostrare l’esatto contrario. In più non preoccupatevi se non siete degli habitué dell’universo del pipistrello (o se la persona a cui volete regalare questo volume non lo è): questo fumetto prescinde dalla continuity e può (anzi deve) essere apprezzato come storia a se stante; 3) beh perché quando è inverno e la neve cade tranquilla tranquilla fuori dalla finestra, non c’è nulla di meglio che una tazza di cioccolata calda in mano, un camino acceso e una buona lettura con cui accompagnare la serata. E, credetemi, questa è davvero una lettura più che consigliata (nella mia personale classifica dei volumi letti in questo 2012, Batman Natale si posiziona tranquillamente nella top 5!!!)

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Recensione a cura di Isaia "Bestia" Maccali

NEIL GAIMAN’S MIDNIGHT DAYS Potrei riassumere questa recensione con una serie di (virili) cuoricini dedicati a Gaiman, dico solo questo. Il volume di cui parlo è “Neil Gaiman’s Midnight Days” (poi Lion mi spiegherai perchè nella costina hai scritto il nome senza spazio, ma questo è un altro discorso), volume edito nel 1999 e arrivato purtroppo solo ora da noi, nel contesto del recupero di cose difficili da trovare ma da avere che la Lion sta perseguendo (“Animal Man” di Grant Morrison, grazie ). Neil Gaiman è (fra le altre cose) l’autore di Sandman, che a parere di chi scrive non solo è la migliore serie a fumetti mai pubblicata (la lotta con Watchmen è dura, ma credo la spunti Sandman), ma una delle opere letterarie a tutto tondo più interessanti che abbia mai letto (potrei parlarne per ore, mi fermo qui ). Le storie contenute in questo volume raccolgono sei storie brevi che Gaiman ha realizzato per la DC/Vertigo in contemporanea a Sandman: un annual di Swamp Thing (composto da più storie) più uno speciale, un numero di Hellblazer, un intro per un volume di House of Mystery e Sandman Midnight Theater. La connessione (anche a livello personale) fra Neil Gaiman e Alan Moore è cosa nota, tanto quanto il reciproco rispetto (e parlando di Alan Moore, è una cosa più unica che rara). Questo rispetto traspare chiaramente nell’annual di Swamp Thing, che si rifà pesantemente (ma non pedissequamente) allo stile dell’autore di Northhampton, e anche nella chicca “il Verde Jack”, storia scritta nell’1984 ma disegnata in occasione di questo volume dal disegnatore (straordinario, anche se qui meno in forma) del ciclo di Swamp Thing di Moore, Steve Bissette. Dall’Annual è assolutamente da citare la breve storia con protagonista l’Uomo Floronico disegnata da niente di meno che Mike “Hellboy” Mignola, qui nella sua prima e purtroppo unica collaborazione con Gaiman. Tra l’altro questo Annual doveva essere preludio ad un ciclo ella Cosa dalla Palude gestito da Gaiman e Delano, poi mai realizzato (sigh). Sicuramente degno di nota anche il suo primo e unico numero di Hellblazer, realizzato come “riempitivo” nei tre mesi di pausa durante il ciclo di Delano (per la cronaca gli altri due “riempitìvi” erano di un certo Grant Morrison, forse qualcuno lo conosce, mi han detto che è bravo :-)). Alle matite Dave McKean, storico collaboratore e amico di Gaiman, qui con un tratto meno anarchico del solito, ma di potente effetto. La chicca Sandman Mystery Theater è scritta a quattro mani con Matt “Grendel” Wagner, e rappresenta un curioso “crossover” tra il personaggio di Sandman originale (un bizzarro detective con una maschera antigas che spara un gas verde soporifero) e quello di Gaiman. Personalmente l’ho trovato un po’ confusionario a livello narrativo (per la cronaca, Morfeo -il Sandman Gaimaniano- si limita ad un piccolo cameo) ma di effetto a livello grafico. L’intro ad House Of Mystery è una collaborazione con Sergio Aragones, famoso vignettista di Mad (fra le altre cose), simpatica ma niente di esaltante. Riassumendo, è un volume che consiglio caldamente, anche se credo possa essere apprezzato al 100% solo da chi ha dimestichezza con l’autore e con i personaggi usati (in particolare i personaggi di Swamp Thing). Appello personale: Lion, c’è troppa gente che non ha ancora letto Sandman, ed è un crimine contro il buon fumetto, bisogna rimediare.

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Recensione a cura di Isaia "Bestia" Maccali

DEVIL – BRIAN MICHAEL BENDIS COLLECTION All’inizio degli anni duemila, un pelatone dell’Ohio, Brian Michael Bendis era uno scrittore (e disegnatore) di storie noir, pubblicate principalmente dalla Image (e, per la cronaca, praticamente introvabili in Italia). La Marvel non si è fatta scappare l’occasione, e l’ha “fatto suo” affidandogli l’importantissimo compito di “rilanciare” Spiderman con la serie Ultimate Spiderman (un ciclo splendido che il sottoscritto ritiene l‘entry point ideale per chi non ha mai letto comics, soprattutto per il pubblico più giovane). Per la cronaca quest’uomo al momento è uno degli autori più apprezzati (e straordinariamente prolifici) della scena, nonchè uno dei demiurghi principali alla Casa delle Idee. Circa un anno dopo il debutto di USM la Marvel, su consiglio di David Mack, decide di affidargli la serie regolare di Daredevil, personaggio decisamente nelle sue corde (tanto quanto il Punitore era nelle corde di Garth Ennis), dopo il rilancio della serie da parte di Kevin Smith, Joe Quesada e David Mack stesso (fra gli altri). Bendis chiede di poter avere come disegnatore Alex Maleev, suo talentuosissimo amico. L’unione di questi due talenti ha creato uno dei cicli di Daredevil più belli di sempre, che oltre ad aver vinto un Eisner Award come migliore serie in corso, è stata spesso paragonata al miglior ciclo di Daredevil in assoluto, quello di Frank Miller (anche se, parere personale, a quel livello di eccezionalità manca ancora molto). L’autore è rimasto sul personaggio quasi cinque anni, firmando un ciclo praticamente impeccabile, che unito all’adattissimo e tremendamente affascinante tratto di Maleev lo rende una delle cose più belle che abbia mai letto in ambito supereroistico classico (intendo di un personaggio mainstream nella sua collana regolare). La Panini ha raccolto tutto il ciclo in cinque corposi volumoni da dieci numeri americani circa l’uno, che comprendono tutti e dieci i cicli (“La Cupola”, “Scoperto”,”Il Processo del Secolo”, ”Spregevole”, ”Hardcore”, ”Il Re di Hell’s Kitchen”,”La Vedova”, ”L’Età dell’Oro”, ”Decalogo” e “Le Carte di Murdock”), in un formato praticamente identico a quello in cui sta ristampando il fondamentale ciclo del Punitore di Garth Ennis. Fulcro della trama è destabilizzazione di entrambe le identità del personaggio: l’identità dell’alter ego del supereroe viene resa pubblica (mettendo in serio pericolo la gente vicina a Matt), mentre Daredevil inizia un rovinoso cammino di trasformazione personale che lo porterà a prendere il ruolo di Kingpin di Hell’s Kitchen, mentre Wilson Fisk è in galera. Percorso pericoloso che porterà Matt ad uno scontro (praticamente solo verbale, ma di una potenza rara) con i Vendicatori. Inoltre, il ritorno delle due donne della sua vita (brutte, brutte, brutte), Elektra e Vedova Nera, unito alla nuova donna nella sua vita, Milla Donovan. E’ un ciclo molto ricco, complesso ma perfettamente fruibile (e parlando di un fumetto in continuity, non è una cosa da prendere alla leggera), che consiglio più che caldamente.

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Recensione a cura di Isaia "Bestia" Maccali

WATCHMEN Siamo nella metà degli anni ‘80, anni in cui il fumetto americano stava vivendo una svolta epocale. Grazie ad alcuni oculati editor, la DC si rese conto che era ora di dare qualcosa di nuovo al comicdom, e che l’unico modo di uscire da quella situazione di stagnamento che stava facendo invecchiare velocemente il medium fumetto, stava fa sarebb...e stato quello di guardare fuori dall’America. Iniziò così la cosiddetta British Invasion, in cui le due big (DC in primis,una volta tanto) iniziarono a portare a lavorare ai loro fumetti autori dalla “vecchia” Inghilterra, dando una spinta creativa come mai prima (e, va detto, nemmeno dopo). Uno dei primi nomi di spicco è assolutamente Alan Moore. Lo scrittore di North Hampton, famoso per il suo talento (fino a quel momento apprezzato solo su riviste inglesi) ma anche per la sua personalità decisamente particolare, fu chiamato a ridare linfa ad una serie morente della DC Comics, “Swamp Thing” (ristampata in Italia dopo anni di attesa grazie al lavoro della Planeta e della RW-Lion). Il successo di critica e pubblico della serie fu enorme, e trasformò una serie destinata inesorabilmente alla chiusura e al dimenticatoio in una delle pietre miliari della storia del fumetto americano. Dopo la fine della lunga run (1984-1987) sulla Cosa dalla Palude, Moore iniziò a lavorare con il collega e compatriota Dave Gibbons a quello che è a parere di chi scrive (e non solo) il suo capolavoro, “Watchmen”. Mi perdonerete la lunga introduzione, ma per capire l’importanza di quest’opera un po’ di contesto è necessario. Impossibile ignorare l’uscita, negli stessi anni, di uno dei massimi capolavori del Fumetto tutto uscito quasi in contemporanea, “Il Ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller, la prova definitiva che il fumetto supereroistico poteva avere un valore intrinseco e letterario del tutto paragonabile ad opere narrative di stampo classico. “Watchmen” uscì l’anno dopo, e distrusse ogni dubbio possibile sul potenziale del fumetto come medium narrativo. Concepito inizialmente come un tributo ad eroi ormai dimenticati della Golden Age, in corso di sviluppo si trasformò in quella che è considerata la prima (e, aggiungo, la migliore) graphic novel supereroistica. Sviluppata in dodici capitoli e corredata di imprescindibili extra (pubblicità, articoli di giornale, capitoli di un libro...) è in tutto e per tutto un romanzo di fantascienza distopica, premiato addirittura, caso più unico che raro per un romanzo a www.comixrevolution.com

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fumetti, con uno Hugo (un prestigiosissimo premio dato alle migliori produzioni fantasy e fantascientifiche). L’idea parte da un concetto piuttosto semplice. Come sarebbe il nostro mondo se esistessero davvero i supereroi (nota, questo termine nell’opera non viene mai usato, al suo posto si preferisce il termine “vigilanti”)? La narrazione inizia in medias res, negli anni ‘80 (e dunque in una versione parallela del mondo in cui il fumetto è uscito) con l’omicidio del Comico, uno degli ultimi sopravvissuti dei Minutemen, una squadra di vigilanti attiva anni prima. In seguito a questo omicidio Rorschach, un altro membro della squadra e l’unico ancora attivo dopo il decreto antimaschere che ha messo al bando i vigilanti, inizia a seguire la sua indagine per riuscire a catturare questo “Killer di Maschere”. La struttura narrativa del tutto è interessantissima, con frequenti cambi di prospettiva e un uso non lineare del tempo narrativo, supportato da una rappresentazione grafica notevolissima da parte di Gibbons, con un tratto che anche dopo trent’anni non sente minimamente il passaggio del tempo, mentre a livello narrativo va a toccare, con una classe impareggiabile, un decisamente ampio numero di temi decisamente adulti (omosessualità, droga, violenza, fascismo, controllo dei media...). E’ un’opera che si legge più come un (ottimo) libro che come un fumetto, e personalmente sconsiglio una lettura tutta d’un fiato, e mi sento di consigliare una sua divisione in almeno tre parti (è un opera che va assaporata). La RW-Lion sta riproponendo Watchmen nel suo formato comic book originale (12 spillati da 48 pagine) rispetto alla “tradizionale” edizione in volume, scelta coraggiosa e discussa ma che ha come scopo quello da far conoscere una pietra miliare come questa ad un pubblico più vasto possibile. Se non l’avete letto, non può mancare assolutamente nella vostra collezione!!

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Recensione a cura di Jenny "Rogue" Ratti

BEFORE WATCHMEN Credo che tutti voi sappiate cosa sia “Watchmen” (e se così non fosse, espiate a questo peccato andando a leggete la fantastica recensione di Isaia pubblicata su queste “pagine” qualche giorno fa e, subito dopo, correndo in ComixRevolution a recuperare una copia di questo capolavoro del fumetto) e, a partire da settima scorsa, tra i suoi scaffali della troverete anche il Prequel di quest'opera titolato - in un eccelso sforzo di fantasia - “Before Watchmen”. Ma che cosa è questo Prequel? Di cosa parla? Da dove esce? Bene, andiamo con ordine. Correva il lontano luglio 2010 quando nel mondo del fumetto a stelle e strisce si è iniziato a parlare di questo progetto (http://www.wired.com/underwire/2010/07/alan-moore-watchmen) e, dopo mesi di rumors e notizie più o meno incerte, in una fredda e nebbiosa mattina del 1° febbraio 2012 Dan DiDio e Jim Lee salirono sul tetto della sede della DC Comics ed annunciarono al mondo che, ebbene si, “Questo Prequel s'ha da fare” (http://www.comicbookresources.com/?page=article&id=36724). Mentre Dave Gibbons, disegnatore di Watchmen, pur non partecipando al progetto, dava il suo benestare a questa nuova impresa (dichiarando che: “La serie originale di Watchmen è la storia completa che Alan Moore ed io volevamo raccontare. Tuttavia, sono consapevole delle ragioni sottostanti a questa iniziativa e della volontà di tutti gli artisti e scrittori coinvolti di rendere omaggio al nostro lavoro.”), Alan Moore – con il solito aplomb che lo contraddistingue – si è dissociato completamente da questa scelta della DC Comics (credo che le parole esatte siano state che l'intero progetto è “completamente senza vergogna”). Non appena la serie è stata ufficializzata, il mondo del web si è scatenato nel commentare (qui potete trovare una raccolta dei 30 tweet più divertenti delle prime ore successive all'annuncio http://www.uproxx.com/gammasquad/2012/02/best-of-before-watchmen-twitter-reactions/attachment/before-watchmen-twitter-reactions-01/),

nel prendere posizione e – soprattutto – nel gridare allo scandalo: perché questo “sfruttamento” dell'idea originale di Moore va esattamente contro tutto ciò che Watchmen ha insegnato, perché questa scelta non è “moralmente” corretta “tradisce” il significato stesso dell'opera e mina la sua integrità, perché Watchmen è un capolavoro e non si tocca e per mille altri motivi. “Ma come è stato possibile tutto ciò?” vi chiederete voi. “Moore non poteva semplicemente dire di no e bloccare tutto? In fin dei conti Watchmen è una storia sua.” Ebbene no, perché Alan Moore, nonostante sia riconosciuto universalmente come l'ideatore, il creatore, LA mente geniale sottostante Watchmen, non detiene i diritti su quest'opera. Questi diritti sono nelle mani della DC Comics che, quindi, può fare fondamentalmente ciò che vuole delle storie e dei personaggi nati dalla penna dello scrittore inglese. Per spiegarci, volendo può perfino creare una serie TV dalla fotografia smarmellata con un giovane Rorschach come protagonista (proporrei Tom Welling per la parte), oppure una serie animata da far interagire con i Looney Tunes (lo so, entrambi gli scenari, ad essere sinceri più il primo del secondo, fanno venire gli incubi anche a me). Ma, allora, perché siamo qua a parlarne? Molto semplicemente perché alla DC Comics lavorano delle persone tutto sommato intelligenti che hanno ritenuto opportuno affidare questo progetto non ai primi due scrittori beccati a fare una pausa alle macchinette del caffé, ma ad un team di scrittori e disegnatori che...

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beh diciamo un team in possesso di attributi notevoli. Non appena rivelati i nomi delle persone coinvolte i vari “assolutamente no” si sono pian piano trasformati in “ah beh, ma allora se scrive Tizio e disegna Caio sarà sicuramente una garanzia” e “Before Watchmen” si è pian piano rivelata una serie piena di piacevoli sorprese e, tutto sommato, una lettura non così banale o “cattiva” come ci si poteva aspettare. Anzi, tutt'altro! A mio avviso, niente esprime meglio la contraddizione di questa situazione delle parole di Damon Lindelof: “A. I am profoundly upset about the WATCHMEN prequels. B. I'm buying every single one of them.” che mi sento di sottoscrivere in pieno. Cioè... è vero, siamo tutti arrabbiati perché hanno fatto un Prequel di Watchmen, però visto e considerato il livello degli autori coinvolti sarà decisamente un must-have. E dopo la lettura del primo numero di “Minuteman” non posso che confermare questa impressione. “Before Watchmen” è composto da otto mini serie (Minuteman, il Comico e Ozymandias da 6 uscite ciascuna; Silk Spectre, Nite Owl, Rorschach e Dottor Manhattan da 4 uscite ciascuna e Moloch da 2 uscite) e da 2 One-shot (Dollar Bill e l'epilogo): è anche se è vero che ciascuna miniserie è stata scritta e disegnata da autori diversi, voci di corridoio indicano che l'intera struttura del progetto sia stata realizzata da Darwyn Cooke, le cui doti di incredibile narratore e “architetto” delle storie non possono essere certamente messe in dubbio. La lettura del Prequel, dicevamo, inizia con la serie dedicata a “Minutemen” (scritta e disegnata dallo stesso Cooke) che analizza ed approfondisce le storie ed il background dell'originale gruppo dei vigilantes. Cooke abilmente ci introduce nuovamente a questi personaggi che noi già conosciamo da Watchmen, fornendoci dei brevissimi flashback sul passato di ognuno (non solo sul loro passato come vigilantes, ma anche – e soprattutto – sulla loro identità “sotto la maschera”) che non solo non stridono con quanto già sappiamo di loro, ma in sole 32 pagine riesce a dare ai personaggi di Nite Owl, Sally Jupiter, Eddie Blake e agli altri una nuova e maggiore profondità. Inoltre Cooke rende omaggio all'opera originale (mi aspetto di trovare omaggi di questo genere disseminati un po' ovunque lungo tutta la serie) riprendendo sia in modo palese (la storia prende vita da Hollis Mason che cerca di vendere il proprio romanzo, che è lo stesso che ritroviamo pubblicato in stralci in Watchmen, nonostante il diverso adattamento in italiano; le due pagine finali della maledizione del corsaro) che in modo meno evidente (l'orologio, l'elmo originale del Dottor Manhattan e beh... la stessa foto dei Minuteman al completo) alcuni elementi caratteristici di Watchmen. Non abbiamo la sfera di cristallo e non possiamo sapere come questa serie si evolverà, ma se il buongiorno si vede dal mattino, decisamente queste pagine sono un inizio più che promettente. Minutemen #1 è sorprendentemente splendido dalla prima all'ultima pagina e, nonostante tutto, non sfigura accanto a Watchmen, anzi, ha il potenziale per costituirne un “compendio alla lettura” più che suggerito. Concludendo: ai vari detrattori di questo Prequel mi sento di consigliare di non farsi offuscare da come il progetto è nato; date una possibilità a quest'uscita che vi stupirà senza ombra di dubbio e che probabilmente potrebbe rivelarsi uno dei prodotti migliori del mercato editoriale d'oltreoceano di quest'anno (ok, diciamo nella top 10). A chi non dovesse ancora aver letto Watchmen consiglio, caldamente, di recuperare prima l'opera di Moore e Gibbons e poi darsi alla lettura di questo Prequel (che ci accompagnerà per sei mesi almeno). A tutti gli altri auguro buona lettura: queste pagine non potranno non colpirvi per la loro bellezza.

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VINLAND SAGA Prima di iniziare a leggere questo manga e catapultarvi tra le fredde lande del nord europa ficcatevi nelle orecchie il vostro I-saitucheca**o dopo avervi caricato Twilight Of The Thunder Gods degli Amon Amarth e aver cancellato qualsiasi altra cosa ci fosse sopra, anche il firmware per non correre rischi. Ora alzate il volume un pò sopra il massimo consentito e dopo aver messo in loop perpetuo la canzone scassate i tasti (o il touch screen) per non interrompere erroneamente la riproduzione. L'avete fatto? Ottimo, siete quasi degni di poter proseguire nella lettura e scendere sul campo di battaglia al fianco di Thorfinn.. se poi durante il riff iniziale sentite l'irrefrenabile necessità di fare un furioso headbang allora il posto piů adatto a voi è probabilmente tra le schiere di Thorkell ma.. andiamo con ordine.. per Odino! Siamo nell'anno 1002 d.c. (no, non è una bestemmia!), sperduti e isolati in una minuscola cittadina finlandese circondata dalla neve, qui il nostro baldo giovane Thorfinn, un moccioso di sette anni vive con la sua famiglia. Le giornate trascorrevano tranquille (che cosa vi aspettate di fare in un villaggio di una quarantina di anime, sepolto nella neve e con le ore di luce ridotte a 6 ogni 24 ore?) finchè una nave con a bordo un manipolo di guerrieri danesi approda nel piccolo porto. Si scopre qui che il padre del giovane era un tempo un temutissimo guerriero di una armata d'elite i Jomsvikingar, che erano certamente in grado di sconfiggere un'intero plotone di Seals odierni armati solo di spada e scudo.. di legno. Non mi dilungo oltre perchè di momenti epici se ne gode appieno già dalle prime pagine e non vi voglio rovinare la sorpresa, fatto sta che il giovane Thorfinn si ritrova imbarcato su una nave di pirati vikinghi e inizia così il suo viaggio alla ricerca della nobil vendetta che lo porterà a calcare piů di una volta il campo di battaglia in mezzo a furiose guerre per la conquista dell'Inghilterra e a finire poi... in schiavitù. OK, ok basta spoiler, lasciatemi solo dire ancora un paio di cose sull'autore. Sono stupito che un giapponese sia stato in grado di rendere omaggio in maniera tanto brillante ai prodi Vikinghi (ricordate: i guerrieri del nord erano predatori, violenti, sanguinari e senza onore, massacravano chiunque gli si parasse davanti e rispettavano solo la forza). Il nostro bravo mangaka ha sapientemente mixato tra di loro avvenimenti storici e parti romanzate, creando cosě una delle piů avvincenti saghe di avventura degli ultimi anni. Detto questo, se amate il metal (viking, pagan, epic e mettiamoci anche il power) allora non dovete assolutamente perdervelo e mentre lo leggete mettetevi su un cd dei bravissimi Rebellion, se per malaugurata sorte non li doveste conoscere, compratevi Kagome Kagome e rimettete nel lettore mp3 i vostri amati Tokio Hotel perché altro non meritate. Altrimenti se siete alla ricerca di una saga storico/epica che vi tenga con il fiato sospeso e vi faccia ribollire il sangue nelle vene mentre scariche di adrenalina vi attraversano da capo a piedi allora.. passate a comprarlo.. e poi tornare a dirmi grazie. Se il disegno manga non vi causa orticaria, mi permetto di consigliarlo (ergo siete obbligati a prenderlo e a leggervelo!) anche a tutti coloro che non sono consumatori abitudinari delle opere made in giappoland. Parental advisory: durante la lettura tenete lontano da voi l'ascia bipenne che usate durante i larp e... no, la cotta di maglia non serve per andare a scuola o al lavoro, dubito che incorrereste in una scorribanda di pirati danesi nella zona industriale di Arcene. ...Jormungandr twists and turns, mighty in his wrath, the eyes are full with primal hate...

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GIANT KILLING GOOOOOOOOOOOOOL! Ebbene si, un manga sportivo sul calcio! Nonostante io appartenga a quella generazione che crede che dopo Holly e Benji (Captain Tsubasa) non ci sia molto altro da dire.. ebbene io vi dico: VI SBAGLIATE! E di grosso anche! Premetto che fino a 16 anni amavo il gioco del calcio e tutto ciò che gli giostrava attorno (fantacalcio compreso), poi quando ho smesso di giocarlo (le mie doti atletiche erano tali che potevo ricoprire ogni ruolo, dal portiere all’ala sinistra – si esatto, facevo il jolly perché non ero bravo da nessuna parte) mi sono pian piano discostato da quel mondo che oggi guardo con occhio critico per le torbide acque in cui si deve annaspare per “venire a galla”… Ma non siamo qui per parlare di questo, torniamo a bomba su questa fantastica opera che ben poco ha da spartire con i bambini nipponici capaci di farsi maratone e poi spiccare il volo in area di rigore. Giant Killing parla di un giocatore che abbandonò la sua squadra per fare l’allenatore all’estero e le sue gesta mirabolanti giunsero in patria convincendo proprio la dirigenza della squadra che aveva lasciato a volerlo alla guida dell’ETU! Sottili tattiche ed escamotage al limite della sopportazione riusciranno a far brillare nuovamente l’ETU caduto nel frattempo nel baratro della mediocrità? Le tifoserie riusciranno a perdonare il novello mister per averli abbandonati nel momento del bisogno? Una commedia calcistica davvero molto molto divertente, tutt’altro che scontata. Da provare! Ah.. ci sarebbe anche Angel Voice da non farsi scappare ma.. questa è un'altra storia..

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RAOH – IL CONQUISTATORE DEL CIELO Forse i meno giovani non lo conoscono così bene ma.. è indubbio che “Ken il guerriero” sia uno di quei manga che è entrato a forza nella leggenda. Se non ricordo male, devo aver letto da qualche parte, che in assoluto è stato finora il manga che ha raggiunto la percentuale di gradimento più alto nei sondaggi della Shonen Jump! (se volete dei chiarimenti su come funzionano questi sondaggi… leggete Bakuman! :D) Una minisaga di 5 volumi che va a integrare l’opera somma di Buronson e Testuo Hara, narrando le gesta di un “giovane” Raoh alle prese con la sua conquista del potere per poter creare un mondo libero da “soprusi” (un po’ contorta la visione di Raoh eh!). Chi si è fatto carico di questo ambizioso progetto è mr. Osada, che ricordiamo per Toto e Tribal 12, due opere secondo me molto sottovalutate dal grande pubblico! Il disegno a primo acchito mi ha fatto un po’ storcere il naso, le atmosfere cupe tipiche dell’opera originale sono molto smorzate dal tratto più shonen che seinen dell’autore ma.. i personaggi sono ben caratterizzati e la storia è decisamente avvincente! Però oggi non sono qui per convincervi che valga la pena leggero, semplicemente, se siete fan di Ken Shiro, allora DOVETE averlo, altrimenti, passate pure la mano e dedicatevi ad altre letture! Ah.. Ken il guerriero stà uscendo con cadenza settimanale giusto ora. Se non lo avete letto, bene, quello DOVETE leggerlo. Non riesco ancora a capire come faccia a vendere di più Naruto (che leggo anche io) di Ken.. mistero.

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La recensione del GENO

YAKEE-KUN & MEGANE-CHAN Se ben vi ricordate tempo fa (circa quattro mesetti) vi avevo detto che mi sarebbe servito del tempo per capire se consigliarvi o meno questo manga perché il primo numero era.. molto borderline! Comicità nonsense e un tratto decisamente Fairytailesco (non per nulla l’autore lavora come assistente di sensei Mashima) giocavano a suo favore ma.. i primi episodi “autoconclusivi” stentavano a lasciare il segno se non addirittura infastidivano. Ora, arrivati al quarto numero posso dire che.. ve lo consiglio, assolutamente, con l’ingresso di due nuovi personaggi nel precedente duo le storie prendono una piega più divertente e ancor più non sense (come se questo fosse possibile). Al tutto aggiungiamo una spruzzatina di rosa tra i due protagonisti e.. ora le premesse ci sono tutte per potervi dire: IL GENO VE LO CONSIGLIA! Certo, se leggete solo Berserk e L’immortale o Death Note e Doubt lasciate perdere, non fa per voi ma.. se Bakuman e Silver Spoon sono tra le vostre letture preferite, bene, non fatevi scappare questo bellissimo manga!

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LIAR GAME Stasera prima di chiudere il negozio avevo detto a due affezionati clienti che avrei fatto la recensione su Mushibugyo ma.. Martino probabilmente aveva altri programmi in mente visto che mi ha obbligato a portarmi a casa il numero uno di Liar Game e a leggermelo (come se non avessi già la mia bella pila di fumetti da aggredire). Risultato? Mi sono ritrovato ad ordinarmi tutti i numeri fin ora usciti (sette) di questo manga decisamente avvincente e con quel pizzico di strategia che caratterizza titoli come Death Note / Hunter X Hunter / Mirai Nikki etc.. e che mi intriga parecchio. La storia in breve, a una ragazza fin troppo onesta vengono consegnati 100 milioni di yen (circa un milione di euro) e le viene indicato un avversario designato che ha ricevuto la stessa cifra. In un mese entrambi dovranno cercare di entrare in possesso dei soldi dell’altro perché al termine del tempo prestabilito entrambi dovranno restituire i 100 milioni e tenere/compensare l’eventuale differenza. La giovane eroina viene subito raggirata e si ritrova a dover chiedere l’aiuto di qualcuno che possa aiutarla e chi meglio di… un truffatore che ha fatto fallire una compagnia multimilionaria può essere la persona adatta? Bello, avvincente e psicologico, ammetto che il tratto è piuttosto particolare e forse è proprio questo che mi ha tenuto lontano così a lungo da questo titolo ma la storia in sé.. ha già vinto.

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FAIRY TAIL Mi ero portato a casa l’atteso numero 1 di Guardiani della Galassia con l’intenzione di divorarmelo e farci una recensione con i controfiocchi ma.. sono stato prepotentemente rapito da un altro fumetto che troneggiava sull’ormai non più immensa pila di “pratiche” ancora da evadere.. Stò parlando di Fairy Tail 34. Ammetto che rispetto a Rave che era un continuo crescendo, Fairy Tail strada facendo ha perso un po’ del mordente che ti porta a saltare addosso a un fumetto appena esce un numero nuovo ma.. questo nuovo arco narrativo.. BABBA BIA! Il buon sensei Mashima ci ha messo dentro tutto quello che serviva per farmi gridare al miracolo ogni volta che in fumetteria arriva il nuovo fairy tail.. mr. Akira Toriyama ha insegnato la ricetta e il nostro buon Hiro l’ha rispolverata e ha messo tutto gli ingredienti nell’ordine giusto, ci ha persino inserito i livelli di potenza (e si… c’è chi va OVER 9000!!), un fighissimo Tenkaichi e lotte tra generazioni. Ovviamente non mancano i personaggi sbruffonissimi e questo numero.. mi ha quasi commosso. Attualmente nella scala di gradimento degli shonen lo posiziono al primo posto insieme a One Piece. Se non ha ancora trovato posto sulla vostra libreria non aspettate altro tempo (con il rischio di perdervi per strada qualche numero), garantisce il Geno. E ora vado a leggermi i guardiani della galassia!

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GUARDIANI DELLA GALASSIA Ha rischiato anche questa settimana di venire slittata la recensione di questa bellissima opera targata Marvel.. Colpa di un cliente che passa in negozio e, dopo essersi innamorato di Vinland Saga (c’è un motivo se la consiglio a tutti, se non l’avete ancora letta vi state perdendo un capolavoro), mi dice: “Geno ma.. l’autore di Vinland Saga non ha fatto altri manga?”. In quel momento mi sono sentito un cog****e. Non ci avevo mai pensato.. perciò armato di forza, coraggio, buona volontà e wikipedia mi sono subito documentato e scopro che.. c’è un opera edita in formato deluxe di PLANETES che porta la firma di Makoto Yukimura, non c’è bisogno di aggiungere che appena mi è arrivata me la sono divorata giusto? Però le promesse sono promesse, è sebbene si parli sempre di spazio e viaggi planetari.. è con piacere che vi parlerò de “I guardiani della galassia”. Sicuramente l’attesa è stata ben ripagata, anche se avrei voluto fin da subito più azione col procione (che fa anche rima), ma per il momento dobbiamo accontentarci degli antefatti delle avventure dei Guardiani e di Nova, la seconda storia che completa questo volumetto. Entrambe con un retrogusto malinconico sapranno entrambe condurvi in un mondo dove i confini sono molto più ampi di quelli che siamo abituati a considerare, lo spazio aperto con i suoi innumerevoli nemici (e ti pareva) e i suoi fantastici compagni di avventure. Premetto che conosco davvero NULLA delle storie di Nova e dei Guardiani ma.. questo non ha fatto altro che aumentare la mia curiosità e il piacere nel leggere queste due storie che hanno incontrato il mio pieno consenso fin dalla prima lettura, e sapete bene che in fatto di comics ho dei gusti difficili! Adesso aspetto di sapere cosa ne pensate voi, sono curioso. www.comixrevolution.com

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

DEVILMAN WOW. Semplicemente, WOW. Ho appena finito l’ultimo numero della serie e sono senza parole. Per chi non lo conoscesse, Devilman è considerato uno dei pilastri della storia del manga, ed è stato scritto nel lontano 1972 da Go Nagai (creatore, tra l’altro, di Mazinga). La jPOP lo ha appena ristampato nella sua edizione definitiva in cinque volumetti (con cofanetto), con una cura grafica notevole, mantenendo i colori dove erano presenti nella versione originale, e inserendo anche “Time Travellers”, una sorta di spinoff, come terzo volume, comprendendo così tutta la serie. La trama in breve: Akira Fudo è un ragazzo come tanti, a cui viene rivelato dal suo amico Ryo che i demoni sono presenti sulla Terra e stanno pianificando un attacco agli umani. L’unico modo per combatterli è quello di unire se stessi con un demone, creando un essere ibrido con l’aspetto e la forza di un demone ma con un animo umano. Akira accetta l’incarico, trasformandosi così in Devilman e iniziando a combattere i demoni, che nel frattempo stanno preparando l’apocalisse… La storia è semplice ma decisamente ben strutturata, con dei passaggi davvero epici e un finale coraggiosissimo che lascia senza fiato. Sul disegno è un capitolo a parte, più che altro perchè sono combattuto… Sembra che sia disegnato da due persone diverse, una che si occupa delle parti più tranquille (in cui il tratto è grezzissimo) e una che si occupa delle parti più movimentate (in cui i disegni sono così potenti che sembrano esploderti in mano). In globale, comunque promosso a pieni voti. Non è sicuramente un manga per ragazzi, è parecchio violento, sfiorando la truculenza in alcune parti, sessualmente ambiguo e in generale decisamente impegnativo. Ma è una lettura da fare e un manga da avere assolutamente, sopratutto in questa ottima edizione, con un prezzo forse un po’ altino (un paio di euro di troppo a volume secondo me) ma sicuramente ottimamente curata.

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La recensione del GENO

SILVER SPOON Sono in negozio a caricare gli ordini per i fumetti che usciranno a Novembre (tra cui delle chicche come Somnia, Last Exile, Ruroni Kenshin..) e ho notato che Silver Spoon… viene sottovalutatissimo!!! E’ mio obbligo morale fare qualcosa per permettervi di avvicinarvi a questo stupendo manga, perché non voglio che un domani ci sia qualcuno che dica: ma il Geno non me l’aveva detto che non comprando Silver Spoon avrei fatto la figura del fesso (al tempo lo feci anche con “L’attacco dei giganti” ma finchè non è uscito l’anime.. nisba.. e ora tutti alla ricerca come ossessi delle prime edizioni eh? IO VE L’AVEVO DETTO!) Iniziamo con il dire che il tratto ci è ben familiare (sfido io si tratta della Arakawa di “Fullmetal Alchemist”e.. a proposito esce il Character Guide a Novembre) e in questo manga l’autrice sfoggia tutta la sua potenza bellica in fatto di comicità. Una commedia scolastica moooolto diversa dal solito dato che si svolge tra mucche, maiali e cavalli.. in una scuola superiore di agraria! Il nostro protagonista è uno studente modello proveniente da una delle più prestigiose scuole medie del giappone ma.. che per ribellione nei confronti della famiglia si è iscritto in questa scuola tutta particolare. Avrà modo di confrontarsi in maniera poco ortodossa con la quotidianità della vita nella fattoria, di partecipare alla attività extrascolastiche del club di equitazione e.. di prendere una cotta per una delle sue compagne. Un manga divertente che vi farà passare dei momenti davvero spensierati e vi appassionerà di sicuro, garantisce il Geno al 100%. Un peccato non leggerlo.. e siete ancora in molti a non farlo ma.. sono certo che rimedierete presto! Non volete perdervi qualcosa di bello.. vero (e farmi poi ripetere nuovamente VE L’AVEVO DETTO)? www.comixrevolution.com

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

DEVIL – GLI ULTIMI GIORNI La fine dei giorni è un gioiellino per i lettori di Devil. Il gruppo di autori che hanno realizzato la mini sono fra i più grandi e importanti autori della storia del Diavolo di Hell’s Kitchen: alla sceneggiatura Brian Michael Bendis e David Mack, alle matite Klaus Janson (il disegnatore dell’impareggiabile ciclo di Frank Miller), alle chine e ai dipinti Bill Sienkiewicz (in splendida forma), alle copertine il divino Alex Maleev. Insomma mancano giusto Frank Miller (che è impazzito) e Kevin Smith (che conoscendolo avrebbe finito di scrivere nel 2020) per fareen-plein. Ambientato avanti nel tempo, si apre con la morte del Diavolo per mano di Bullseye, in un feroce scontro nel mezzo della città. In punto di morte l’eroe pronuncia la parola “Mapone”, dal significato misterioso. Ben Urich, storico amico di entrambe le facciate di Murdock decide di intraprendere un’indagine per capire cosa nasconda quell’ultima parola, andando ad intervistare le persone più vicine all’avvocato (facendo dare una sbirciata al lettore al futuro dell’universo Marvel), in particolare la sfilza di donne con cui ha avuto una relazione (che, guarda caso, hanno tutte dei figli che somigliano a Matt in maniera sospetta). Come i più cinefili avranno intuito, il modello su cui è costruita la trama è, esplicitamente, “Quarto Potere” di Orson Welles (se non l’avete mai visto, recuperatelo). Croce e delizia della miniserie è quella di essere pienamente apprezzabile solo dai lettori di Devil (almeno delle sue saghe più importanti), risultando forse un po’ ostico per i neofiti. Questo però non intacca, secondo me, il valore della mini, scritta con sapienza (Bendis, quando ci si mette, è proprio bravo), disegnata in maniera eccezionale (Janson non è forse in forma come un tempo, ma è ancora notevole, e mescolato con i dipinti di Sienkiewicz e Mack è una goduria). La storia è semplice ma ottimamente gestita e con un finale più che soddisfacente, che lascia (volutamente) un sacco di punti aperti all’interpretazione del lettore (a quanto pare la storia originale era più completa, ma hanno preferito sforbiciarla per concentrarsi sul lato emotivo della vicenda, scelta azzeccatissima. Consigliatissimo!!!

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

THE BOYS Garth Ennis odia i supereroi. Questa serie ne è la prova più schiacciante. Nonostante abbia lavorato con le big two praticamente da sempre, non a caso non gli sono (quasi) mai state assegnate storie supereroistiche convenzionali. Non è pane per i suoi denti. A Ennis piace la violenza grottesca, esagerata, sempre al di fuori dei limiti. Non a caso una dei suoi lavori più famosi, il suo ciclo del Punitore per Marvel Max, ne è pregna. E classificarla come storia supereroistica è decisamente duro… The Boys è il suo lavoro più recente su una serie regolare (più di 70 numeri), che si è appena conclusa in Italia, edito in America dalla Dynamite Comics, casa indipendente specializzata (come la IDW) in fumetti tratti da serie, film e videogiochi e che con The Boys ha realizzato una delle sue prime serie originali. Alla sceneggiatura Ennis, alle matite un fantastico Darick Robertson (Transmetropolitan, fra le altre cose - capolavoro, giusto se servisse sottolinearlo), perfettamente adatto al tono della vicenda, in bilico fra il tragico e il farsesco. I protagonisti sono i Boys del titolo, un gruppo non ufficialmente controllato (ma è un parolone) dalla CIA per controllare i supereroi. Eh già, il “Who watches the watchmen” ha una risposta. In un mondo in cui i supereroi sono una massa di esaltati che fanno più danni che benefici, l’unica risposta è mettergli contro della gente altrettanto fuori di testa (e dotati, tramite un composto, di una forza comparabile). La storia ha questa premessa, ma la sua evoluzione è molto più interessante, sforando nel complotto politico e nella relativa degenerazione morale dei protagonisti. Ennis prende l’ideale del supereroe e lo fa a pezzi, mostrando questa gente che con i propri poteri non fa altro che alimentare il proprio ego e i propri piaceri (in tutti i sensi, si veda alla voce “Herogasm”), con assoluto menefreghismo sulle conseguenze. I riferimenti agli universi delle Big Two si sprecano (che i Sette siano la JLA e i G-Men gli X-Men è palese), ma quello che è il fulcro della storia è ben altro. C’è davvero tanta roba in questa serie, e Ennis ha retto la qualità fino alla fine senza grosse sbavature, cosa che non si può dire di quello che è oggettivamente il suo capolavoro, cioè Preacher, e nemmeno del ciclo del Punitore (figherrimo, ma oggettivamente ripetitivo). Lo potete recuperare sia in formato TPB (19 volumi, completa) o in spillato (ancora in corso). Consigliatissimo sia, ovviamente, ai fan di Ennis come il sottoscritto, sia a chi volesse leggere una storia supereroistica assolutamente non convenzionale, in cui la violenza sia solo parte della storia e non solo il suo sterile fulcro (ho sentito Kick Ass 2?)

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La Recensione del Geno

PROPHECY di Tetsuya Tsutsui Se fai parte della schiera dei proseliti del Geno allora sicuramente hai già avuto modo di apprezzare questa opera (ergo te la sei trovata in casella senza aver possibilità di rifiutarla), e quindi il tuo parere sarà utile a confermare o confutare (stai molto attento, sono parecchio suscettibile e so essere diabolicamente vendicativo) quanto andrò a scrivere. La storia in breve: una “nuova” sezione della polizia nipponica si occupa dei cyber crimini e si trova per le mani una bella gatta da pelare, quello che a prima impressione sembra un mitomane in cerca dei suoi 15 minuti di notorietà annunciando sul web delle “rappresaglie” prima che si avverino, si rivela poi essere un vigilante/vendicatore pronto a prendere le parti di chi subisce delle “webaggressioni”. Una sorta di mr. V dei tempi moderni, senza la profondità del personaggio creato da Alan Moore, ma con una carica aggressiva e una freddezza che danno spessore al (o ai?) protagonista. Una miniserie conclusasi in giappoland con il terzo volume (peccato) mentre in Italia è uscito il primo volume, edito dalla J-pop che ultimamente mi stà molto molto garbando per le uscite azzeccate che propone. Potrei dilungarmi oltre nel trovare argomentazioni per convincervi a comprarlo ma, non lo farò. Se vi fidate dei gusti del Geno venite in negozio e mi chiedete: “Geno ho letto la recensione su Prophecy, fa per me?” e io vi dirò, in base a ciò che leggete, se può essere nelle vostre corde o meno. Poi non lamentatevi però se va esaurito e non lo trovate più! Attendo i vostri graditi pareri su questo manga!

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La recensione del GENO

AGE OF ULTRON Signori, l’era di Ultron, il tramonto degli eroi e la fine del mondo come lo conosciamo oggi. Partorito dall’ingegno di Hank Pym, il super “robot” aveva già seminato diverse volte il terrore e la distruzione sul pianeta terra per essere sempre ricacciato nell’oblio dagli Avengers ma per poi tornare ogni volta più forte ed evoluto di prima! Si può dire che, quando non sono impegnati a fare da poliziotti e rimettere in riga gli X-men, Ultron rappresenti il nemico più potente contro cui i nostri vendicatori si siano mai trovati a schiantarsi. Stavolta però sono cacchi amari, lo scenario che ci si presenta fin dal primo volume e post apocalittico, gli “uomini capaci” della terra sono stati decimati, grossissime perdite si sono registrate in tutto il mondo e un piccolissimo manipolo di eroi dovrà trovare il modo di uscire da questa crisi. Impagabile l’immagine di un capitan America seduto a terra disperato con la testa china tra le ginocchia, lo scudo giace spezzato in un angolo. Anche l’indomito cap. è stato piegato. Due parole anche sulla copertina della versione variant: dal Maggio del 2012 (quando ha aperto il punto vendita di Treviglio) questa è di gran lunga la cover più bella che abbia avuto il piacere di vedere. Ogni numero ha poi due versioni delle copertine, Heroic e Ultron, entrambe veramente ben realizzate, ti fan venire voglia di acquistarle entrambe. Maledetti! La minisaga si compone di sei numeri e di una decina di Tie-In (degli approfondimenti) sulle varie testate del Marvel Now, ammetto che alcune di queste non le seguo (vedi I Fantastici Quattro) ma mi sono recuperato il numero con il Tie-In e devo dire che.. è davvero ben fatto (e molto triste), quello poi su Superior Spider-man è magnifico, disegnato in maniera davvero magistrale e colorato anche meglio. In ultimo, mr. Ultron sarà il nemico che i nostri vendicatori dovranno affrontare nel prossimo film di casa Marvel, non penso di dover aggiungere altro per convincervi a recuperarlo… se non lo avete già fatto!

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Recensione a cura di Cristina

PROMESSA D’AMORE (Titolo originale Nise no chigiri) E’ una breve serie in quattro volumi ambientata nell’epoca Sengoku. Questo periodo storico, che va suppergiù dal 1478 fino al 1605, ha sempre suscitato un certo fascino nel mondo dei manga e dell’animazione giapponese. Basti ricordare che la fortuna che hanno avuto, anche in occidente, titoli come Inuyasha oppure Brave 10. La storia inizia con un salto temporale: Mana, la protagonista, viene sbalzata nell’era Sengoku, finendo al cospetto di un dei generali più potenti dell’epoca, Uesugi Kenshin, al quale salverà la vita. Questi, credendola un messaggero di Bishamonten (divinità della guerra e dei guerrieri), le offrirà non solo ospitalità, ma anche la protezione dei suoi shinobi. Lo stile grafico è molto curato e accattivante, il tema del salto temporale ha sempre un suo fascino. Eppure non ci si riesce a scrollare di dosso la sensazione che il manga sia una sorta di “occasione mancata”. La storia ha del potenziale, ma rimane molto debole nel suo svolgimento e ciò è in parte dovuto all’origine di questo manga. Promessa d’amore infatti è tratto da una gioco per PSP rilasciato nel 2010 da Idea Factory, casa di videogiochi molto famosa tra il pubblico femminile giapponese soprattutto grazie alla sua linea Otomate, specializzata in visual novels. In queste ultime la protagonista/giocatrice, attraverso una serie di scelte multiple e mini-giochi, può decidere l’andamento della storia. È chiaro quindi che una simile struttura renda molto difficile una loro trasposizione in fumetto, soprattutto se si cerca di concentrare tutto il plot in soli quatto volumi. Il risultato è che la sceneggiatura presenta dei “buchi” che il lettore non riesce a colmare (e che, di solito, riguardano eventi approfonditi nel gioco) e le azioni a volte si susseguono senza una logica precisa. Anche i personaggi non riescono ad essere caratterizzati in modo approfondito, tanto che a volte si ha la sensazione di trovarsi di fronte al solito reverse-harem con la sua galleria di stereotipi (lo tsundere – aggressivo all’esterno e dolce all’interno -, lo shota etc.). In molti punti del manga ci si chiede ad esempio quale sia l’utilità della protagonista: in barba al suo ruolo di “messaggero della divinità”, infatti, rimane un personaggio molto passivo, la cui unica funzione sia quella di farsi insidiare/rapire dal cattivo di turno, in attesa che gli shinobi arrivino a salvarla (salvo poi riuscire a irritare anche questi ultimi con la frase/il gesto sbagliato). Ben tenendo presenti i suoi limiti, se si è alla ricerca di una storia scorrevole e non impegnativa che offra anche una bella grafica questo manga rimane comunque un’opera gradevole. Per sviluppare appieno le sue potenzialità avrebbe avuto bisogno di ben oltre che quattro volumi, ma bisogna ricordare che in patria esso è stato probabilmente concepito innanzitutto per pubblicizzare il gioco e attrarre nuove giocatrici. Al di là di tutte le riserve che si possono avere, bisogna comunque riconoscere alla Panini la lungimiranza per aver portato in Italia un titolo legato al mondo delle visual novels, un genere in gran parte ancora sconosciuto in occidente benché qualcosa si stia finalmente muovendo…

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La recensione del GENO RESSENTIMENT di Kengo Hanazawa Lo ammetto, mi accingo a scrivere questa recensione essendo completamente di parte, ma daltronde Mr. Hanazawa con dieci volumi di I AM A HERO mi ha totalmente rapito e trascinato nel suo mondo post apocalittico.. però oggi sono qui per parlarvi di un’altra sua opera moooolto particolare. Il paragone che stò per fare sono certo che mi procurerà alcune denuncie alla santa inquisizione per eresia da parte dei fan di Masakatzu Katsura ma.. non ho potuto fare a meno di ricordare Video Girl Ai quando ho terminato di leggere il primo dei quattro volumi che compongono questa opera. Se pensate che vi dica qualcosa della trama, beh smettete pure di leggere ora perché vi parlerò invece delle emozioni che mi ha suscitato questo manga. Sul disegno, nulla da dire, il sensei sa il fatto suo, il protagonista sfigatissimo (ricorda davvero tanto Hideo) ha fatto prima appello al suo lato “tragicomigrottesco”, poi mi ha messo a disagio e poi ancora rabbia e sdegno ma.. alla fine anche tenerezza, un bonaccione (arrapato) alla ricerca di qualcuno che accetti lui e il suo amore (attenzione, è fisicamente e moralmente ributtante) e.. non trova la videocassetta “Ai Amano – Io ti consolerò” [cit.] ma poco ci manca. In genere ti ho sempre consigliato manga abbastanza cattivi o avventurosi, con rare eccezioni per qualche commedia, questa volta il Geno ti consiglia un fantasy dalle tinte quaaaasi rosa. Dammi fiducia, è difficile che ti deluda.

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Recensione a cura di Cristina TORA & OOKAMI di Yoko Kamio In queste grigie giornate autunnali siete alla ricerca di tutto ciò che possa contribuire a creare, anche se in modo fittizio, un’atmosfera più calda e primaverile? Tora e Ookami è il fumetto che fa per voi. Dal pennino di Yoko Kamio (autrice già molto nota in Italia per Hana Yori Dango), questo manga propone una storia divertente e frizzante, la cui protagonista è Mii, una liceale che lavora nel ristorante della nonna e che tende ad essere emarginata dai suoi coetanei perché poco alla moda (una delle critiche mossele più di frequente dai compagni è che porti con sé a scuola l’odore dei piatti tradizionali giapponesi cucinati al ristorante…). Mii sembra non soffrire della cosa e supplisce alla mancanza di amicizie dedicando tutto il proprio tempo libero a un blog in cui parla di BL (Boys’ Love), per lei una vera e propria ossessione. Possiamo ben immaginare che effetto abbia sulla sua incontrollata fantasia l’incontro con due giovani universitari, Tora e Ookami. La profonda amicizia che lega i due diventa per Mii fonte di ispirazione continua per il blog. Le scene più divertenti sono senza dubbio quelle in cui la si “vede” ai margini della vignetta, concentrata a prendere appunti mentre Tora e Ookami vengono colti in un gesto o uno scambio di battute che lei interpreta in maniera equivoca. La verità è che i due finiranno con lo sconvolgere la vita tranquilla di Mii, soprattutto quando inizieranno a insegnare nel suo stesso liceo. Da quel momento la protagonista farà i conti con esperienze ed emozioni per lei fino ad allora sconosciute, quali l’amicizia, l’amore e il tradimento. Non si possono fare anticipazioni, ma basti sapere che ogni numero riserva piccole sorprese che non fanno che aumentare la voglia di passare al volume successivo. Benché il manga non si discosti eccessivamente dai tratti distintivi tipici dello shoujo, Tora & Ookami rimane una piacevolissima lettura, priva di quelle forzature che contraddistinguono molte opere dello stesso genere. Mii è una ragazza concreta e dall’animo semplice, le reazioni agli eventi di cui è protagonista sono verosimili e non si può fare a meno di provare simpatia e tifare per lei. Più stereotipati sono invece Tora, il classico tipo estroverso e – apparentemente - spensierato, e Ookami, tsundere dalla testa ai piedi. Il triangolo amoroso non si deve dare per scontato: qualcosa sembra delinearsi solo ora che siamo al quarto volume. Unica pecca, a mio parere, il tratto grafico che purtroppo non appare sempre curato e armonioso, soprattutto per quanto riguarda i personaggi maschili. In definitiva... il manga e' promosso, anche perché la storia si conclude in soli sei volumi. È bello sapere che non si dovranno attendere anni prima di leggere il finale!!!

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La recensione del GENO GREEN BLOOD di Masasumi Kakizaki Ogni tanto succede che tra le mani ti capiti uno di quei fumetti che non puoi fare altro che etichettarli come capolavori, e caro sensei Kakizaki, questo Green Blood ha tutte le carte in regola per aggiudicarsi il titolo. Ovviamente prima voglio vedere come andrà a finire la storia, troppo breve per i miei gusti a dirla tutta, cinque tankobon quando per lo spessore dei personaggi e il tratto ne avrei letti volentieri a vagonate ma.. le cose effimere sono anche quelle che acquisiscono più valore pagina dopo pagina. Siamo in America, fine 1800, ai Five Points.. hai presente il film con Leonardo di Caprio diretto da Scorsese “Gangs Of New York”? Se la risposta è no, prendi una bella manciata di sale e buttatela negli occhi, tanto da quello che ho capito li hai inutilmente. Per le strade le gang la fanno da padrone e l’equilibrio delle forze in gioco è fragilissimo, aggiungiamo alla miscela un codardo psicopatico affamato di potere che guarda caso è il figlio (scemo) di uno dei boss e un assassino tra i più spietati esistenti tanto da meritarsi il nome di Grim Reaper e avremo un composto altamente instabile pronto a esplodere. E.. non ci metterà nemmeno molto a farlo!! Il disegno è stupendo, la storia è accattivante ed è presentato in un doppio formato standard e deluxe, dove stavolta il deluxe è degno di esser chiamato tale, pagine con un punto di bianco molto alto, una sovra copertina con titolo in rilievo e alcune pagine a colori. Valgono la spesa, considerando che in tutto si parla di cinque volumi. Ascolta il Geno, anche tu che leggi solo comics, dagli una possibilità… prima che vada esaurito e poi ti trovo a piangere aggrappato alla sagoma del Gundam. Grazie.

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

WOLVERINE: VECCHIO LOGAN “Old Man Logan” è una mini pubblicata originariamente sulla serie regolare di Wolverine (più uno speciale) ma evidentemente pensata per essere letta a sè (nel mio caso, nell’edizione 100% della Panini, chiedete al Geno e vi sarà dato). Il presupposto da cui parte la serie è sostanzialmente lo stesso di Wanted (sempre del buon scozzese Mark Millar): i supercriminali dell’universo Marvel si accorgono di essere tanti. Ma proprio tanti. E decidono di organizzarsi, attaccando i supereroi che soccombono uno dopo l’altro schiacciati dall’inferiorità numerica e dalla ferocia dello scontro. Decenni dopo, vediamo il nostro Logan, uno dei pochissimi sopravvissuti, invecchiato, demoralizzato e con gli artigli appesi al chiodo. Il mondo (e con mondo si intendono gli Stati Uniti, ovviamente) è ormai dominato dai supercriminali, che comunque non hanno mai smesso di combattere fra loro, tanto che Magneto ci ha lasciato le penne, e reso ancora più inospitale dai nipoti di Bruce Banner, un gruppo di piccoli sadici Hulk che vivono di minacce, furti e omicidi. Logan decide, dietro un compenso a lui necessario per sopravvivere, di accompagnare Occhio di Falco in un viaggio lungo l’America, per consegnare un pacco. In questo viaggio on the road si verrà a scoprire il motivo per cui Wolverine per come lo conosciamo è morto ed è rimasto solo un vecchio e stanco Logan. La mini è scorrevolissima, pur essendo discretamente pesante a livello di contenuti. La violenza, sia visiva ma soprattutto psicologica non manca, l’ambientazione post-apocalittica è decisamente ben resa, sopratutto grazie all’eccellente lavoro di McNiven (già visto con Millar nel discusso Civil War e nel -mediocre- Nemesis), capace di rendere il tutto molto realistico senza strafare. Tra le scene memorabili è sicuramente da menzionare quella del (tentato) suicidio di Logan (spoiler: non è il finale ) nel tentativo di espiare le proprie colpe, resa con una potenza visiva e psicologica notevole. Forse poteva essere stato gestito meglio il finale, forse un pochino prevedibile, ma la cosa non compromette il lavoro di Millar. Non un capolavoro, ma un bel lavoro che può piacere anche a chi non è appassionatissimo dell’universo Marvel ma a cui piacciono le storie catastrofiche e postapocalittiche. Sicuramente, una delle migliori storie di Wolverine che mi sia capitato di leggere. Isa approved!

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La recensione del GENO RAINBOW di Masamumi Kakizaki Ci troviamo in un orfanotrofio/istituto correttivo in Giappone al termine della seconda guerra mondiale e qui, invece di addestrare i poveri orfani alla nobile arte della guerra, i ragazzi non se la passano bene tra abusi e privazioni al limite delle sopportazione umana. Eppure è proprio in un ambiente così ostile che nasce un’amicizia profonda tra i “detenuti” di una cella che uniti da uno spirito indomito si fanno coraggio e a testa alta affrontano una dopo l’altra tutte le prove a cui vengono sottoposti. Le vicende personali del passato di questi ragazzi, come tasselli di un intricato mosaico, andranno via via a comporre una trama, seppur cruda, molto avvincente e appassionante, il tutto sapientemente rappresentato dalle abili matite del maestro Kakizaki (tra le sue opere ricordiamo il bellissimo Green Blood e l’horrorifico Hide Out). Un manga profondo e diretto, oserei definirlo un seinen e quindi adatto a chi è in cerca di contenuti “maturi” anche se non mancheranno le scazzottate e l’adrenalina.. e poi.. l’autore è un giappo-metallaro, cosa chiedere di più?

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

BATMAN - URLA NELLA NOTTE Non c’è niente da fare, io al Cavaliere Oscuro non riesco a dir di no. Soprattutto quando vedo cosine come questa. “Urla nella notte” è una ristampa di una mini già uscita per la Play Press (grazie Google) scritta da Archie Goodwin (che è stato pure presidente della DC, mica pizze e fichi) e disegnato in maniera allucinante da Scott Hampton. E’impossibile rimanere indifferenti a queste vignette, realizzate con un acquerello incredibilmente oscuro e atmosferico quanto realistico, e perfettamente adatto alle tematiche della storia. Il blu dominante nei disegni trascina il lettore nell’atmosfera della notte e sopratutto quella intensa dettata dalla storia, che in modo abbastanza inusuale (purtroppo) per un racconto supereroistico va a toccare un tema decisamente serio come la violenza domestica, senza mai risultare pedante o didascalico ma rimanendo nello stile classico delle storie di Batman. Nella storia i protagonisti sono due e occupano praticamente lo stesso spazio, il Pipistrello e il fidato commissario Gordon. Interessante per gli appassionati dell’universo della batfamiglia vedere all’interno le dinamiche che hanno portato alla separazione del commissario dalla moglie e il conseguente allontanamento dal figlio (che diverrà in tempi più recenti un nemico di Batman, consiglio caldamente di recuperarvi i due figherrimi volumi di Detective Comics scritti da Snyder e disegnati da Jock e Francavilla, se non sbaglio il buon Geno li ha entrambi in negozio). La storia si dipana come una classica storia di investigazione di Batman, dopo il ritrovo di una famiglia massacrata e piste che conducono a giri di droga ma soprattutto a traumi familiari, portando il Pipistrello (e il lettore con lui) a confrontarsi con impegnative questioni morali. Un fumetto breve ma intenso, che vale assolutamente sia a livello di storia che a livello di grafica. Nota finale, un ennesimo vaffa alla Lion che come sempre fa pagare uno sproposito una ristampa di un fumetto di 96 pagine di dieci anni fa. Ma dopo la “promozione” Watchmen ormai non ci sorprende più nulla... www.comixrevolution.com

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Recensione a cura di Isaia “Bestia” Maccali

THE SPIRIT – LE NUOVE AVVENTURE Questo volumazzo targato Panini raccoglie tutta la miniserie da otto numeri “The Spirit - The New Adventures”, composta da una ventina di storie. Nomi che compaiono in questa raccolta: Alan Moore, Dave Gibbons, Neil Gaiman, Eddie Campbell, Mike Allred, Paul Pope, Joe Lansdale, Moebius. Per un lettore di fumetti medio, dopo questo elenco di nomi e il titolo dell’opera potrei fermarmi qui e dirvi di ordinarlo. Ma non lo farò. Per chi non lo conoscesse, The Spirit è stata l’opera magna di Will Eisner, uno dei più grandi fumettisti della storia del nostro medium preferito. Iniziata nel 1940 e proseguita per più di un decennio (per poi essere infinitamente ristampata e ogni tanto rivitalizzata) era una serie composta da storie brevi da sette-otto pagine che raccontavano le scapestrate avventure di Denny Colt, detective creduto morto e “risorto” come Spirit, un vigilante che insieme al vecchio amico detective Dolan di dedica a combattere il crimine. Le storie avevano un enorme varianza stilistica e di temi, e Eisner sfruttava questo formato per giocare con il media stesso e le sue potenzialità comunicative (per avere un idea, visto che recuperare la serie completa è economicamente pressochè impossibile, vi consiglio l’antologia pubblicata da RCS, decisamente più abbordabile). Questa mini è nata come tributo alla serie del Maestro, ed ha coinvolto nomi importantissimi della scena fumettistica internazionale (l’elenco di prima non è esaustivo). La qualità delle storie non è sempre eccellente, ma la stragrande maggioranza è di indiscutibile pregio, sia a livello di sceneggiatura che di disegno. L’opera è concepita in maniera evidente come tributo ad Eisner, e gli autori hanno messo da parte i loro stili per entrare completamente in quello della serie originale (ingenuità dovute ai tempi comprese, soprattutto su temi come razzismo e omosessualità). Su tutte quelle che mi sono piaciute di più sono quelle di Alan Moore (che ne ha scritte quattro, di cui le prime tre disegnate da Gibbons, non aggiungo altro), che è stato forse il più rispettoso anche a livello formale dell’opera originale (mentre le sue storie rispettano il numero di pagine originale, altri hanno sforato anche pesantemente). Consiglio comunque prima di questo di recuperare l’originale di Eisner almeno in parte, per apprezzarlo meglio. Oltre ad essere una pietra miliare del fumetto, è genuinamente divertente e graficamente geniale, oltre ad essere invecchiato benissimo. Ecco, e ignorate il film che ne ha tratto Frank Miller, facendo più un tributo a se stesso che alla serie originale...

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