grafica Enzo Conte - stampa Auxiliatrix Arti Grafiche Benevento
Su Rosina ho soffermato un’attenzione particolare: lungi dai manierati atteggiamenti di certe letture che dirottano sbrigativamente questo personaggio verso una sorta di Serpina ottocentesca, ho voluto restituire una creatura veramente e letteralmente “oppressa e maltrattata”. Rosina, nel libretto sterbiniano, insiste spesso sul suo malessere, dichiarando di morire dalla noia e che la sua è “una vita da crepare”. E in Beaumarchais subisce un chiaro maltrattamento dal suo persecutore: ROSINA (A Bartolo) Finitela, dunque, signore: mi torcete il braccio. (P.A. de Beaumarchais Il barbiere di Siviglia, Atto II, traduz. Andrea Calzolari) Credo che Rosina non aspetti altro che l’occasione giusta per fuggire dall’inferno domestico che le ha confezionato Bartolo e quindi si getta nelle braccia del primo venuto che le dimostra attenzioni amorose. Lindoro/Almaviva le dà ad intendere di non essere ricco, ma è giovane, bello, intraprendente, focoso. E Rosina, pur seguendo il suo copione di ragazza beneducata (per esempio nella ritrosìa iniziale nel mostrarsi al balcone), non si crea troppi interrogativi sulle di lui intenzioni. Ignora che Almaviva, credendola moglie di Bartolo (circostanza cancellata a suo tempo dalla censura pontificia), sta di fatto cercando solo un’avventura galante. La vicenda, tra equivoci, travestimenti, lettere, biglietti, denari, scambi di persona, prende tuttavia una piega inaspettata e Almaviva finirà per innamorarsi davvero di Rosina fino a chiederle di sposarlo. Per Rosina la ruota ha girato finalmente nel verso giusto e si troverà a essere moglie addirittura di un Grande di Spagna. La scappatella progettata da Almaviva si trasforma in Amore e Fede eterna. Pablo Picasso - Guernica (particolare) Artefice di tutto questo un barbiere: Figaro. Non un barbiere qualunque. Rossini scaraventa sul pubblico il travolgente ritratto di un autentico self-made-man, esponente di una borghesia ormai autoreferenziale, danarosa, avida, arrogante, pronta ad accedere alle soglie inaccessibili del potere. Siamo a una distanza siderale dal servile Figaro paisielliano, astuto ma non intelligente, intraprendendente se e quanto il guinzaglio del padrone gli concede spazio. Emanuele Di Muro
MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA Direzione Generale per l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” di Benevento
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Caserta e Benevento
CITTA’ DI CASERTA Assessorato alla Cultura
Il Barbiere di Siviglia melodramma buffo in due atti libretto di Cesare Sterbini (dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais)
musica di Gioachino Rossini (Editore Ricordi, Milano - edizione critica a cura di Alberto Zedda)
Nana de Sevilla è di Federico García Lorca orchestrazione: Francesco Ivan Ciampa
Orchestra e Coro del Conservatorio Nicola Sala di Benevento cembalo Carla D’Onofrio
maestro concertatore e direttore d’orchestra Francesco Ivan Ciampa maestro del Coro Adriana Accardo
regia Emanuele Di Muro
Produzione:
Conservatorio Statale di Musica
Nicola Sala Benevento
Via Mario La Vipera Tel. 0824.21102 - Fax 0824.50355
www.conservatorionicolasala.eu
Mercoledì 7 settembre 2011 Teatro di Corte Reggia di Caserta ore 20.30
Produzione Conservatorio Statale di Musica Nicola Sala di Benevento
Il Barbiere di Siviglia melodramma buffo in due atti
libretto di Cesare Sterbini (dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais)
musica di Gioachino Rossini (Editore Ricordi, Milano; edizione critica a cura di Alberto Zedda)
Nana de Sevilla è di Federico García Lorca
Orchestrazione: Francesco Ivan Ciampa personaggi e interpreti Il Conte d’Almaviva Bartolo, dottore in medicina Rosina, pupilla di Bartolo Figaro, barbiere Basilio, maestro di musica Fiorello/Un Ufficiale Berta, cameriera di Bartolo
Gianluca Bocchino Luciano Matarazzo Angela Giovio Raffaele Raffio Davide Giangregorio Anton Gryvniak Mina Troiano
Orchestra e Coro del Conservatorio Nicola Sala di Benevento
Cembalo: Carla D’Onofrio maestro concertatore e direttore d’orchestra
Francesco Ivan Ciampa maestro del Coro Adriana Accardo regia
Emanuele Di Muro scene: Brunella De Laurentis realizzazione: Alessandro Calabrese costumi: Sartoria Angelina De Rita luci: M.A.C. Service di Francesco Giordano e Alessandro Caso collaboratori al Pianoforte: Rossella Vendemia, Tommaso Lepore, Carla D’Onofrio assistente alla regia: Maya Martini chitarrista in scena: Lorenzo Marino sound design: Massimo Varchione
Orchestra del Conservatorio “Nicola Sala” Flauti Vittorio Coviello* Erica Parente Oboi Massimiliano Fuschetto* Valentina Strino Clarinetti Alessandro Verrillo* Agostino Napolitano Fagotti Luciano Corona* Ugo Montenigro Corni Gabriele Massaro* Vincenzo Parente Trombe Alessandro Fusco* Andrea Verrengia Timpani Sandro Verlingieri Percussioni Sandro Verlingieri Christian Di Meola Violini Primi Mariarosa Grande** M° Marco Serino Stefania Lubrano Giovanni Russo Massimo Testa Gianluca Falasca Lidia Nikolle
Violini Secondi Laura Quarantiello* Biancamaria Quarantiello Vincenzo Iovino Alessandra Ruggiero M° Annamaria Bonsante Lorenza Maio Alessandra Rigliari Federica Sarracco Francesco Norelli Viole Eduardo Caiazza* M° Luigi Pandolfi Carmine Matino Violoncelli Sergio De Castris* M° Luca Signorini Emilio Mottola Raffaele Rigliari Contrabbassi Valerio Mola* Gianluigi Pennino Corno Inglese Valentina Strino Sax Soprano Massimiliano Fuschetto Fisarmonica Pasqualino Bao
** Violino di Spalla *Prime parti
Coro del Conservatorio Nicola Sala Benedetto Chianca, Giuseppe Colarusso, Guglielmo De Maria, Lucio Maioriello, Federico De Lauro, Giancarlo Torone, Domenico Venditto.
NOTE DI REGIA Il Laboratorio Lirico-Orchestrale del Conservatorio Nicola Sala, iniziato nel 2009 con Prima la musica e poi le parole di Antonio Salieri e proseguito lo scorso anno con L’italiana in Londra di Domenico Cimarosa, ha scelto quest’anno di far cimentare i propri studenti con un’opera del grande repertorio: Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Questo allestimento cercherà di coniugare lo spirito rossiniano con l’esperienza della Guerra Civile Spagnola. Lo svolgimento della vicenda si immagina avvenga il 20 agosto 1936, giorno in cui Radio Siviglia annuncia la morte del poeta e drammaturgo Federico Garcìa Lorca, assassinato dalla ferocia falangista. Nell’annuncio ci si preoccupò di celare la verità, affermando che la morte di Garcìa Lorca avvenne in conseguenza di “ferite prodotte per azione di guerra”. Nel nostro Barbiere la vicenda di Figaro-RosinaFederico Garcìa Lorca Almaviva convive con la Guerra Civìl e con la tragica, simbolica soppressione di un artista. Credo che il Finaletto dell’opera, “Amore e Fede eterna”, acquisti così un respiro ancora più universale. Ciò assunto, a costo di alterare di poco la scansione temporale degli eventi, è venuto consequenziale inserire nella scenografia un frammento di Guernica, quello che ci è sembrato il più drammaticamente evocativo: il cavallo agonizzante, simbolo della violenza cieca e brutale della guerra. Infine, come omaggio a Garcìa Lorca, si è pensato di sostituire l’aria di Rosina del II atto, detta “della lezione”, con una romanza da camera dello stesso Garcìa Lorca: Nana de Sevilla (Ninna nanna di Siviglia). Tale licenza - avallata da un’antica prassi delle interpreti rossiniane che, in questo punto, erano solite eseguire arie di bravura del proprio repertorio - è qui ripresa e coerentemente contestualizzata nel quadro dell’allestimento. Approfittando dello sfondo tragico in cui è stata calata la vicenda rossinianana, abbiamo cercato di far emergere gli aspetti psicologicamente più drammatici e tormentati di un’opera solo apparentemente leggera. Lo spirito rossiniano è stato a volte travisato e ridotto a un discutibile umorismo da “torte in faccia”. La vittima più ovvia di questo malvezzo è Bartolo, sovente rappresentato come un vecchio rimminchionito, gottoso, decrepito, ciangottante, bersaglio di assurdi scherzi e dileggi da parte degli altri personaggi. Nulla di più lontano dalle intenzioni di Sterbini/Rossini. Bartolo è un uomo maturo e sicuro di sé, non esattamente un’aquila d’ingegno, ma nemmeno un tonto alle spalle del quale sbellicarsi. È un uomo crudele e persecutorio e in questa lettura diventa un esponente della borghesia sostenitrice del regime militare falangista. Accanto a lui guizza il prete Basilio, consigliere fraudolento, un Tartufo pronto per trenta denari a cambiare schieramento e modalità di azione. La celebre Calunnia non lascia spazio a equivoci: Rossini, sul modello di Beaumarchais e di Paisiello, crea un grandioso, universale manifesto dell’ipocrisia e della maldicenza.