Rosa Genoni mostra exhibition Tirano

Page 1

GENONI

ROSA

DA TIRANO ALL’EUROPA

1 8 6 7 1 9 5 4


Da Tirano all’Europa 1867 - 1954 Una donna alla conquista del '900 per la moda, l'insegnamento, la pace, l'emancipazione

Tirano, Sala mostre di Palazzo Foppoli 18 maggio-17 giugno 2018

Pattern di sovraccoperta ispirato ai campioni tessili raccolti da Rosa Genoni

Mostra a cura di Raffaella Podreider Progetto e allestimento di Fulvia Premoli Coordinamento di Anna Radaelli Guida alla mostra a cura della Fondazione Anna Kuliscioff Grafica di Roberto Gaggioni Fotografie di Ivan Previsdomini Organizzazione e segreteria Biblioteca Civica “Paolo e Paola Maria Arcari” L’Archivio dell’Associazione Amici di Rosa Genoni, insieme all’Archivio della Fondazione Kuliscioff e a quello della Società Umanitaria, mette in mostra e valorizza dal vivo la creatività e l’impegno profusi da Rosa Genoni in ogni ambito professionale.

In esposizione: abiti, ricami, foto, bozzetti, articoli di giornale, ricordi di famiglia, pagine d’epoca, memorabilia e i volumi scritti da Rosa Genoni: La storia della moda attraverso i secoli: dalla preistoria ai tempi moderni e Per una moda italiana: modelli saggi schizzi di abbigliamento femminile (1906-1909) Sezioni della mostra: famiglia, moda, insegnamento, militanza politica, pacifismo, tributi locali a Rosa Genoni © 2018 Comune di Tirano


Introduzione alla Mostra

Portare alla ribalta la personalità di Rosa Genoni a Tirano e in Valtellina ha un valore culturalmente fondante. Le radici sono fonte di creatività, conoscerle e interpretarle è ciò che crea innovazione: a 150 anni dalla sua nascita, Rosa Genoni è ancora un modello entusiasmante per le giovani generazioni, giovani donne in primis. Una donna che ha saputo riconoscere nel fenomeno della moda un veicolo rivoluzionario di emancipazione, che ha esplorato le tradizioni rielaborandole in un atteggiamento visionario, che ha unito il suo impegno professionale alle battaglie per l'indipendenza delle donne e che ha saputo comprendere ante tempo, con intuizione tutta femminile, il tema della sostenibilità in cui tutto è collegato. Una genialità femminile, audace e modernissima, nata a Tirano, che abbiamo voluto mettere al centro del nostro programma “Universi femminili”, realizzato grazie al contributo di Regione Lombardia, che indaga e propone alla riflessione pubblica il tema della parità femminile. In un’epoca in cui lo spazio sociale delle donne era relegato a ruoli subalterni, la creatività di Rosa Genoni sorretta da una determinazione non comune, ha conquistato il mondo, partendo da una sperduta valle delle Alpi e sviluppandosi di pari passo con la sensibilità verso chi era più debole e un impegno umanitario consapevole del valore irrinunciabile di un mondo equo e senza conflitti. La sua natura intraprendente e generosa ne ha fatto una donna d’avanguardia del ‘900 sia nella professione che nel campo sociale e politico. La mostra di Tirano, realizzata grazie alla preziosa collaborazione dell’Associazione Amici di Rosa Genoni e di molti altri Enti, è la (ri)scoperta di una donna eccezionale, ma anche l’occasione di riunire attorno a questa straordinaria figura tante realtà locali, l’artigianato artistico, le scuole, artisti, associazioni ed imprese del territorio e la nostra Biblioteca Arcari che hanno contribuito a riportare Rosa Genoni nella propria città natale con un significato estremamente contemporaneo. Rosa Genoni, la pioniera del Made in Italy, è un patrimonio culturale italiano e tiranese, di cui Tirano è orgogliosa.

Sonia Bombardieri Assessora alla Cultura e al Turismo



La famiglia

Se è vero che nei primi anni della vita si pongono le basi dell’esistenza futura, mi piace pensare che mia nonna, Rosa Genoni, proprio qui in Valtellina, tra Grosio e Tirano, abbia avuto dalle donne della valle quell’esempio di vita che le ha rafforzato il carattere, che le ha dato determinazione e costanza nell’impegno, voglia di cimentarsi e migliorare, coraggio e capacità di affrontare le sfide della vita.

Raffaella Podreider

Nella vita di Rosa Genoni ha sempre avuto un ruolo fondamentale la famiglia: lo stretto legame con i genitori e i fratelli, l’unione profonda con il marito, l’Avvocato Alfredo Podreider, con il quale ha condiviso le scelte politiche e da cui è sempre stata sostenuta nelle sue battaglie sociali. Tirano, 16 giugno 1867: nasce Rosa Genoni, primogenita di diciotto figli, da Luigi Genoni un calzolaio della Valtellina e da Anna Margherita Pini una sarta di Grosio. Ancora piccolissima Rosa è stata affidata per un anno alla nonna materna che viveva a Grosio, nonna per la quale ha mantenuto sempre affetto, tanto da ricordarla nella rivisitazione del costume tradizionale grosino in un abito elegante da passeggio. Nel 1893 trasferisce a Milano i genitori ed i fratelli, di cui si è sempre presa carico. Ed è a partire da quell’anno che Rosa, appena riesce ad accantonare 300 lire, riesce a mandare i fratelli e le sorelle in Australia, dove per primo, nel 1888, era emigrato Emilio, il fratello secondogenito, e dove tutti loro hanno potuto così costruirsi una posizione. Riconoscendo il talento artistico di Ernesto, il fratello di vent’anni più giovane, Rosa ed il marito Alfredo gli offrono la possibilità di

studiare all’Accademia di Brera e diventare così un pittore di talento, di cui conserviamo ritratti di Rosa e di Fanny. Ernesto raggiungerà i fratelli in Australia e siccome si era interessato di Antroposofia, seguendo l’esempio di Rosa, porta nel nuovissimo continente il metodo Biodinamico di Coltura ideato da Rudolf Steiner. Rosa Genoni e Alfredo Podreider con grande gioia diventano nel 1903 i genitori di Fanny, che sarà sempre molto vicina agli interessi della madre, non solo nell’arte ma seguendola anche nella stagione pacifista. Laureata in Storia dell’Arte, nel 1928 pubblicherà Storia dei tessuti d’arte in Italia. Alfredo, alla morte della madre Carolina, desidera onorarne la memoria e chiede consiglio a Rosa: da qui si concretizza il progetto di un laboratorio sartoriale per le detenute del Carcere di San Vittore a Milano (1925). Nel 1928 verrà istituito un asilo nido per i figli delle detenute e un ambulatorio ginecologico. Le iniziative sono state sostenute finanziariamente da Alfredo Podreider e, alla sua scomparsa, dalla famiglia Podreider fino ai bombardamenti del 1944 che distrussero parte del Carcere di San Vittore.


La moda A Tirano Rosa frequenta tre anni di scuola elementare; lascia la famiglia a dieci anni ed è accompagnata dal padre a Milano, dove conclude il primo ciclo alle scuole serali, studia il francese alla scuola domenicale, già consapevole che quella lingua le sarebbe servita per occuparsi di moda, e comincia a lavorare come piscinina nel laboratorio di sartoria della zia Emilia Genoni: inizia quel percorso che la porterà, come indica il titolo della mostra, da Tirano all’Europa. Ancora giovanissima frequenta con un cugino circoli politici dove comincia a prendere coscienza dei problemi delle lavoratrici. Nel 1884 va a Parigi con una delegazione del Partito Operaio e, terminato il congresso, Rosa decide con grande coraggio di fermarsi nella Ville Lumière. Rosa è sola, ha pochissimo denaro, ma grandissima determinazione: vuole scoprire il motivo del successo della moda francese e proprio lì comincerà a sognare di dar vita ad una moda del tutto italiana, sovvertendo i canoni parigini. Studia e lavora duramente, da una piccola sartoria passa a lavorare per case di moda sempre più grandi e famose in Rue de Paradis dove ha l’opportunità di veder vestire grandi dame e artiste come Sarah Bernhardt e, sempre in cerca di nuove esperienze

lavorative, si reca a Londra per alcuni mesi per imparare a lavorare i tessuti “maschili” da utilizzare per i tailleur da signora, interessandosi anche agli abiti di corte e alle divise militari. Ritorna a Milano nel 1888 perché la ditta Bellotti le offre la posizione di Maestra nella sua sartoria. In Italia all’epoca si usava il metodo di lavoro delle sartorie parigine, cioè copiare da figurino i modelli e imitare gli stili e la progettazione francese. Rosa vuole rivoluzionare questo approccio e prendere come fonte d’ispirazione l’arte italiana: è un sogno e dovrà pazientare per tradurlo in realtà. Nel 1895 Rosa inizia la sua collaborazione con Casa Haardt che ha un solo “occhio” di negozio al 28 di Corso Vittorio Emanuele II; quando Rosa la lascerà dopo vent’anni, la Haardt occuperà ben cinque piani di atelier con duecento lavoranti e succursali in Italia e Svizzera: Rosa ne sarà la première prima e la direttrice poi. All’inizio della sua collaborazione, viene mandata a Parigi due volte all’anno a comprare i nuovi modelli francesi poi, lentamente, fa in modo di cambiare l’offerta, proponendo le sue creazioni originali. Insofferente alla sudditanza stilistica, formale

e psicologica nei confronti della moda francese, lei si ispira a forme, linee, volumi e decorazioni dell’arte nazionale italiana, soprattutto alle opere dei grandi pittori del Rinascimento, non copiando la moda cinquecentesca, ma traendo spunti ed elaborando decorazioni e disegni. La sua principale preoccupazione è la vestibilità di un abito, l’adattare il modello alle proporzioni del corpo femminile, badando anche alla salute e alla comodità della donna. A Parigi aveva visto che le sartorie si servivano di molti manufatti italiani, ovvero pizzi, merletti, ricami, passamanerie, nastri, per decorare gli abiti: tutte opere di bravi artigiani che erano mal retribuiti, quando poi le creazioni parigine venivano vendute in Italia a caro prezzo. Rosa crede nel valore e nelle capacità tecniche e artigianali italiane e conduce una costante sensibilizzazione dell’opinione pubblica per il rilancio di uno Stile Italiano, insistendo nel volere più istruzione nelle maestranze coinvolte nel processo della produzione, una produzione che deve soprattutto essere valorizzata in patria. Nel 1893 rappresenta la Lega di Resistenza Lavoranti Nastrai al II Congresso del Partito


Socialista e fa parte della Lega Promotrice degli Interessi Femminili. All’Esposizione Internazionale di Milano del 1906, Casa Haardt non vuole rischiare esponendo modelli italiani, ma concede a Rosa di allestire una vetrina a suo nome, pagata da lei, e da lei del tutto ideata, nel padiglione delle Arti Decorative: esporrà otto modelli, da giorno, da sera e da ballo, ispirati a Donatello, Tiziano, Raffaello e Botticelli; anche i manichini sono di fattura italiana così come le parrucche e tutto l’arredo. Inaugurata a inizio maggio dal Re Vittorio Emanuele II e da Giolitti, l’Expo’ attira moltissimo pubblico, la vetrina della Genoni è molto ammirata e la stampa le dà molto risalto. Il 6 Agosto scoppia un incendio che divora il Padiglione delle Arti Decorative, il Padiglione dell’Architettura e quello Ungherese: un vero disastro che avrebbe gettato nella disperazione chiunque! Rosa, dopo una prima reazione di sconforto si rimette al lavoro con quattro aiutanti e, impegnandosi senza tregua, in quaranta giorni riproporrà sei modelli tra cui l’abito da ballo ispirato a Flora dal quadro La Primavera del Botticelli. Per le sue creazioni riceverà il Gand Prix della Giuria.

Quell’abito e il mantello ispirato a Pisanello, uniche creazioni sopravvissute a guerre e traslochi, sono state donate nel 1983 dalla figlia Fanny Podreider alla Galleria del Costume a Palazzo Pitti a Firenze, assieme a settanta cartelle di esempi di ricami e tessuti che Rosa aveva collezionato nell’arco di trent'anni, con la speranza di aprire un Museo di Arti Decorative in Italia. Nel 1908 a Roma, al Primo Congresso delle Donne Italiane, Rosa indossando quello che sarà il suo abito simbolo, il Tanagra, illustra il suo progetto di Moda Italiana, auspica il risveglio delle Arti Decorative e conclude il suo discorso dicendo: “il costume come il linguaggio segna il genio di un popolo, è ora che la donna italiana possa scegliere quelle linee e quelle forme adatte al gusto moderno, ispirate ai grandi capolavori, ai costumi regionali e al mondo della natura”. Al Garden Party, organizzato al termine del congresso, la principessa Letizia di Savoia vuole conoscerla e le chiede consigli di moda. Il suo intervento suscita un ampio dibattito sulla stampa che, usando termini incredibilmente attuali, definisce Rosa Genoni fondatrice del Made in Italy. Nel 1909 pubblica il suo libro Per una Moda Italiana, una raccolta di bozzetti di sue

creazioni e di fotografie di alcune sue clienti famose, felici di farsi fotografare indossando i suoi abiti, come l’attrice Lyda Borelli, la baronessa Von Linderberger, la signora Bocconi e Carla Erba, moglie di Giuseppe Visconti di Modrone. Nel 1910 Rosa propone dalle pagine della rivista “Vita d’Arte” un concorso per un abito da sera di “puro stile Italiano”, stimolando giovani creativi a cimentarsi nell’impegno, e mette a disposizione un cospicuo premio di ben 500 lire. Vince un ceramista di Faenza, Francesco Nonni, con un modello intitolato “Serpenti”. Dal 1905 è insegnante e responsabile della sezione Sartoria delle Scuole Professionali Femminili dell’Umanitaria, dove imporrà l’insegnamento anche di Storia del Costume attraverso la Storia dell’Arte. Nel 1918 incarica la società Minerva di Torino di produrre duecento vetrini, da proiettare con la lanterna magica, per poter meglio illustrare alla sue allieve l’evoluzione del costume dall’antichità all’epoca contemporanea. Lasciato il mondo della moda nel 1915, continua l’insegnamento, e nel 1925 pubblica, con i tipi delle Arti Grafiche di Bergamo, la Storia della Moda attraverso i Secoli, primo volume di una trilogia che non verrà mai completata.


Modelli di Rosa Genoni ispirati a opere di pittori italiani, eseguiti in Casa Haardt tra il 1906 e il 1910



L’umanitaria "Ci pregiamo comunicarle che il consiglio dell’Umanitaria deliberava di nominare la S.V. al posto di dirigente la sezione sartoria della nostra Scuola professionale femminile per un anno di esperimento salvo riconferma. Lieti che la nostra scuola rispondente ad un sentito bisogno della classe lavoratrice femminile non meno che dell’industria si inauguri anche mercè il prezioso appoggio della S.V. in modo degno e lusinghiero. Auguriamo che Ella possa trovare, nei risultati che indubbiamente la Scuola saprà dare, un confortante compenso all'opera intelligente e amorosa che la S.V. si è proposta di dedicare alla nostra Istituzione". Comincia così, il 4 novembre 1905, il rapporto che Rosa Genoni manterrà ininterrottamente con la Società Umanitaria legando il suo insegnamento, decisamente innovativo, al suo sogno di creare una moda mai più soggetta al modello francese. La scelta operata dall'Umanitaria era stata ben ponderata. Rosa Genoni rappresentava il prototipo di chi, caparbiamente, aveva segnato il proprio destino attraverso un'opera di riscatto e di emancipazione, perché le umili origini non ne avevano fiaccato lo spirito di sacrificio e l’operosità, ma le avevano dato la carica per “rilevarsi da sé medesima” attraverso il lavoro

e l’istruzione, al pari di altri protagonisti della storia della città di Milano (come Giovanni Broglio, l’architetto dei poveri, oppure Luigi Buffoli, il patron dell'Unione Cooperativa). Un punto di contatto con l’Umanitaria era sicuramente venuto dall’amica Anna Kuliscioff, la compagna di Filippo Turati, l’esponente socialista che all’inizio del secolo era già stato coinvolto dall’Umanitaria nell’opera sociale ed educativa svolta dalle Biblioteche popolari. Un altro aspetto non trascurabile di vicinanza alle idealità dell'Umanitaria era la sede delle scuole, ubicate in via Goldoni 10, a pochi passi dall’abitazione della giovane première, via Kramer 6, vicinissima alla Scuola del Libro, un’altra istituzione che avrebbe fatto la storia della grafica, della fotografia e della comunicazione visiva in Italia. L’impronta data dalla Genoni alla Sezione di sartoria è palese, frutto di un lungo tour per studiare le migliori scuole professionali a Parigi, Berlino e Amsterdam, in linea con quanto vuole fare la benemerita istituzione milanese, cioè preparare le “piscinine” rendendole delle operaie capaci di entrare degnamente nei laboratori e atelier: tutte le allieve dovevano acquisire teoria e pratica, ispirandosi sempre all'osservazione del vero e traendone i

motivi, le composizioni, le interpretazioni che sarebbero servite poi nella professione che svolgeranno. "..così le ricamatrici, le sarte, le lavoranti in biancheria, cercheranno nello studio del vero quelle decorazioni, quegli abbellimenti vari della biancheria e del vestiario che oggi sono generalmente pensati ed eseguiti sulla scorta di un manierismo assolutamente privo di genialità e di bellezza" (come si legge nel numero "L'Umanitaria" del febbraio 1906). Appena le scuole si trasferiscono nell'odierna sede di via San Barnaba, l'ambiente dove la Genoni si troverà a lavorare è straordinario: ci sono i maestri d'arte come Alessandro Mazzucotelli, Edoardo Saronni, Eugenio Quarti impegnati nelle Scuole d’Arte Applicata all’ìndustria; c’è Alessandrina Ravizza alla Casa di Lavoro per disoccupati; c’è Maria Montessori e le Case dei Bambini, e perfino un giovane Umberto Boccioni, che tra il 1910 e il 1911 si troverà ad occupare uno studio dove preparare la famosa opera "La città che sale". L’incarico di Rosa Genoni durerà ininterrottamente fino al 1933- quando si dimette in netto contrasto con la presidenza fascista- e non sarà solo legato alla sartoria, perché Rosa si occuperà anche di corsi di taglio (1908) e di


costume (anni Venti), collaborando con l’Ente ad ulteriori progetti didattici, come quello di un Museo d’Arte Decorativa Moderna che fosse d'ispirazione alle scolaresche nelle loro creazioni e nei loro studi, educando "al buon gusto e ad una speciale conoscenza degli stili e di quanto si è fatto sino ad oggi nelle diverse epoche" (lettera del 17 ottobre 1906). Augusto Osimo, stimatissimo Segretario Generale dell’Umanitaria all’epoca, scrisse a Rosa Genoni in una lettera del 28 luglio 1908 “L’ influsso esercitato dal suo insegnamento, nutrito di esperienza, di genialità, di fervore sulle giovani menti delle nostre allieve per l’opera Sua, educate in tal guisa da produrre i migliori frutti…". Camillo Boito, in un lungo articolo su "L’Arte Italiana decorativa e industriale" del 1907, commentando il modus operandi vigente nella scuola professionale femminile, scrive:"Il suo ufficio consiste nell'educare le alunne, per quanto sia possibile, all'eleganza del gusto, alla bellezza delle forme, tratte dagli elementi naturali e dagli intrecciamenti geometrici. Far bene, ecco il punto, e lasciar che si svolga l'indole artistica delle alunne, senza pretendere di rifare il mondo". Nel 1925 quando pubblica La storia della moda attraverso i secoli, esige che sotto al

suo nome compaia la dicitura insegnante storia del costume nelle scuole professionali dell’Umanitaria, per far capire quale fosse lo scopo della pubblicazione, finalizzata all’insegnamento della Moda. Gusto, genialità, fervore, rinnovamento: Rosa Genoni ha rappresentato la sintesi perfetta di scuola, riscatto sociale, responsabilità e innovazione, e il suo è stato un esempio felice di tecnica raffinatissima e cuore, esempio che anche oggi andrebbe seguito.

A cura della Società Umanitaria


Pro Umanità

1914 Il 6 agosto le truppe tedesche invadono il Belgio neutrale e i lavoratori italiani, emigrati a migliaia, sono costretti alla fuga e Rosa Genoni li vede arrivare alla Stazione Centrale di Milano, in condizioni disperate dopo anche venti giorni di viaggio. Immediatamente si attiva: si fa assegnare il nuovo padiglione annesso alla Casa degli Emigranti, struttura di assistenza dell’Umanitaria alle spalle della stazione. Rosa, coadiuvata da molte volontarie, rivolgendosi al buon cuore dei milanesi riesce a procurare latte per i bambini, cibo, biancheria, abiti, letti, e tutto il necessario per allestire un posto di accoglienza e ristoro, facendo addirittura installare una serie di bagni e, con il sostegno della cittadinanza, riesce ad assicurare la continua presenza di un medico e di alcune infermiere. Conosciuto dal racconto dei fuggiaschi tutto l’orrore della guerra, Rosa, con il marito Alfredo, rivolge tutta la sua attività nella propaganda anti interventista, decidendo di fondare la Pro Umanità; il 14 Dicembre 1914

il sodalizio viene fondato con gli esponenti socialisti che condividono i loro ideali umanitari e pacifisti; la sede sarà in casa di Rosa, in Via Kramer 6 a Milano, ed è lei la Segretaria, mentre alla Presidenza viene designato l’On. Bossi. Rosa Genoni organizza incontri e dibattiti, invita oratori illustri, parla ella stessa con grande trasporto e competenza, raccoglie migliaia di firme a favore della neutralità operosa. La Pro Umanità stampa due numeri del giornale “Per la Guerra o per la Pace?” che verrà sequestrato dalla Questura e chiuso perché considerato antipatriottico e disfattista.

1915 Il 24 maggio l’Italia entra in guerra a fianco dell’Intesa, Francia, Inghilterra e Russia: ogni speranza di pace è vanificata e non resta che aiutare i giovani al fronte e le vedove e gli orfani in patria. Rosa Genoni scrive in questo periodo molti articoli su “La Difesa delle Lavoratrici”, il giornale fondato e diretto da Anna Kuliscioff, auspicando che l’orribile carneficina abbia fine al più presto.

E anche quando scrive di moda denuncia che il solo colore degli abiti di madri, spose e sorelle nelle prossime stagioni sarebbe stato il nero!

1916 A Milano la polizia impedisce alle mogli dei prigionieri in Austria di manifestare contro la Croce Rossa ritenuta responsabile di non recapitare i pacchi inviati dalle famiglie ai detenuti di guerra. Questo episodio dà l’avvio ad una campagna di raccolta firme per la liberazione di tutti i Prigionieri da parte della Pro Umanità.

1917

Inviare “pane per i Prigionieri Italiani” diventa una missione per Rosa Genoni: raccoglie donazioni e fondi, stampa migliaia di cartoline, cerca madrine per i soldati rinchiusi nei campi di prigionia e continua instancabile fino a che la Croce Rossa non le impedisce le spedizioni se non attraverso i suoi canali.


Documenti dell'associazione Pro UmanitĂ fondata da Rosa Genoni e Alfredo Podreider (Fondazione Anna Kuliscioff)


I Congressi, la Pace

1908

Roma 23 - 30 aprile

Rosa Genoni partecipa al Congresso delle Donne Italiane a Roma, convocato dal Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, dal periodico “L’Alleanza” e dall’Unione Femminile. Presidentessa onoraria la Regina Elena. I lavori sono organizzati in sei sessioni teoriche, all’interno delle quali si discute su ogni relazione presentata dalle partecipanti. Rosa Genoni, delegata dalla Società Umanitaria, fa parte della sezione Arte e Letteratura presentando una relazione intitolata “L’arte nell’abbigliamento”, in cui sostiene la necessità di emanciparsi dai modelli francesi per dare vita ad una “Moda di Pura Arte Italiana”. Insiste anche sulla grande maestria degli artigiani italiani dell’abbigliamento che deve essere valorizzata e riconosciuta.

1915

Aja 28 marzo - 1 aprile

In Olanda si apre il Primo Congresso Internazionale Femminile con 1187 delegate

di dodici nazioni belligeranti e non. Al tavolo della Presidenza, tra altre leader, siede Rosa Genoni, unica delegata italiana, incaricata da Teodoro Moneta, dalla Pro Umanità, dall’Associazione Femminile Pro Pace e dall’Associazione delle Donne di Roma. Rosa Genoni affronta la questione di Trento e Trieste e chiede che la risoluzione venga affidata all’esercizio democratico del plebiscito, non alla guerra o alla rivoluzione; inoltre insiste sull’educazione delle giovani generazioni, secondo i principi di una pace giusta: “è più facile educare i giovani che convincere gli adulti”. Due gruppi di delegate, tra cui Rosa Genoni, ricevono l’incarico di recarsi a perorare la causa: il 7 maggio incontrano all’Aja la Regina d’Olanda, il Primo Ministro e il Ministro degli Esteri; si recano poi a Londra dove incontrano il Ministro degli Esteri. Da questi incontri ottengono solo belle parole vuote di significato. Il 15 maggio Rosa, demoralizzata e sconfitta, rientra in Italia. All’Aja era stata decisa la nascita di comitati nazionali: Rosa offre come sede la sua casa a Milano, dove promuove iniziative in collaborazione con la Sezione Femminile del

Partito Socialista e continua a mantenere i contatti con l’Olanda e Ginevra. Per questa attività è considerata dalle Questure una fiancheggiatrice del nemico, un soggetto pericoloso; subisce perquisizioni e confische e un’azione persecutoria di vigilanza che continuerà fino ai suoi settant'anni.

1916

Zurigo 12 -17 maggio

Al Congresso di Zurigo nasce la WILPF (Women International League for Peace and Freedom) e per l’Italia partecipa Rosa Genoni, che sarà una delle delegate scelte per presentare le proposte alla Conferenza Ufficiale della Pace di Parigi. È sollevato il problema di un’educazione mondiale alla cittadinanza e presentate proposte di scambi di insegnanti e allievi per incoraggiare la conoscenza di altre culture. Rosa propone una riforma dei manuali scolastici che dia più spazio agli aspetti economici e socio culturali, piuttosto che a quelli militari e politici.


1921

Vienna 10 - 16 luglio

In occasione del Congresso di Vienna, la sezione italiana della WILPF manda alle socie una lunga lettera spiegando fini ed intendimenti del Congresso. Tra le firmatarie Rosa Genoni, che parteciperà al Congresso, portando con sé la figlia Fanny e la nipote Clelia.

1922 Rosa Genoni, amareggiata e triste per la situazione politica italiana, in una sua lettera alla Segretaria Generale della WILPF, Emily Balch, spiega che, per ragioni di sicurezza, deve annullare la Summer School già organizzata in tutti i suoi dettagli a Varese. Le incursioni fasciste avevano distrutta la sede prescelta e il regime imponeva la sostituzione di alcuni oratori non graditi. Fortunatamente Lugano avrebbe accolto l’iniziativa dal 19 agosto al 2 settembre e i prestigiosi oratori da Rosa invitati avrebbero potuto partecipare, tra di loro Gaetano

Salvemini, Bertrand Russel, Herman Hess e Herman Von Baravalle. Per l’organizzazione Rosa coinvolge la giornalista Virginia Piatti Tango, in arte Agar, che rimarrà socia attiva e fedele nella WILPF fino ad essere inviata nel 1924 come rappresentante italiana a Washington.

1948

Rosa Genoni, premonitrice, scrive un’accorata lettera al Conte Bernadotte, mediatore ONU per la questione palestinese, in cui esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione conflittuale tra Ebrei e Arabi, auspicando il raggiungimento di un accordo pacifico.

Roma, 1908 Rosa Genoni indossa il Tanagra al Primo Congresso delle donne italiane


Le amicizie, gli incontri Nella vita di Rosa Genoni, nello svolgere il suo impegno politico e sociale, sono stati importanti anche gli incontri, in alcuni casi profonde amicizie, con personalità dell’epoca, come Anna Kuliscioff, Filippo Turati, Camillo Prampolini, Angelica Balabanoff, Pietro Gori, Lina Schwarz e Laura Orvieto.

Lettera di Rosa Genoni a Paolo Arcari, 1910 (Archivio dei corrispondenti di Paolo Arcari conservato presso la Biblioteca Civica Paolo e Paola Maria Arcari di Tirano)



Tributi locali In mostra sono presenti i lavori realizzati da artigiani, associazioni e scuole del territorio ispirandosi a Rosa Genoni.

ARTIGIANATO ARTISTICO DI CONFARTIGIANATO IMPRESE SONDRIO

POLO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE DI SONDRIO CON RIRI SA

FIORI DI SPARTA CON ANTONELLA DELLA BOSCA E RIRI SA

La storia dell’artigianato italiano si misura da sempre con la sua tradizione culturale ed artistica; allo stesso modo Rosa Genoni intendeva la moda italiana: come estensione di una lunga tradizione culturale, estetica e artistica. In questo spirito, i Maestri Artigiani di Confartigianato Imprese Sondrio hanno voluto onorare la pioniera del made in Italy con una collezione di opere a lei ispirate. Diversi i materiali e le lavorazioni: legno, pietra ollare, tessuto, ricami, rame, pietra, vetro e ceramica. La categoria dell’Artigianato Artistico mostra la bellezza e la maestria di una produzione artigianale valtellinese di grande qualità e creatività che, come la Genoni, prende ispirazione dal proprio territorio. Artigianato Artistico presenta le opere di dieci espositori: Davide Ruffoni, Fabiano Scuffi, Maurizio Bresesti, Giovanni Pirondini, Piero De Piazza, Valentina Tuia, Vetreria Fanoni, Vincenzo Tonelli e Barbara Trimarchi.

Il Polo di Formazione Professionale Valtellina e la ditta RiRi SA unità produttiva Tirano come due lembi di una cerniera si sono uniti nel progetto Rosa Genoni. Nel corso di studi per sarta e modellista, il PFP Valtellina forma le giovani che intendono lavorare nel campo della sartoria, della moda e dello spettacolo. La Riri è una realtà industriale presente a Tirano dagli anni’70 che opera nel settore tessile ed è parte del gruppo svizzero RiRi SA con sede in Ticino; produce cerniere di alta qualità a cui fanno riferimento i nomi più prestigiosi del lusso e dello sport. Durante il percorso alternanza Scuola-Lavoro 2017/2018 le giovani del PFP, ispirandosi ai bozzetti di Rosa Genoni, hanno realizzato abiti e accessori con cerniere Riri, con risultati sorprendenti e innovativi.

L’Associazione Fiori di Sparta è un coordinamento famiglie con disabili del tiranese ormai quasi ventenne. Da sempre è impegnata per favorire l’integrazione e una equa partecipazione ed accesso dei ragazzi disabili attraverso varie attività che spaziano dallo sport alla cucina e la creatività. Guidati dall'artista tiranese, decoratrice e restauratrice Antonella Della Bosca, quest'anno i ragazzi di Fiori di Sparta si sono cimentati con il design della moda e hanno dato vita ad una mostra dedicata alla stilista Rosa Genoni. I pezzi elaborati utilizzando anche scarti di produzione della ditta Riri sono stati dapprima esposti al Family Day nello stabilimento, e successivamente hanno trovato il loro posto nella mostra a Palazzo Foppoli.


ISTITUTO COMPRENSIVO DI TIRANO SCUOLA PRIMARIA “LUIGI CREDARO” Sotto la guida sapiente dell’artista e artigiana Barbara Trestini Trimarchi, bambini e bambine di due classi della scuola primaria “Credaro” di Tirano si sono cimentati con quell’arte manuale del ricamo, che per tutta la vita catturò l’attenzione di Rosa Genoni. Realizzazioni semplici che raccolgono proprio quello spirito di semplicità estremamente moderno che fu proprio della Genoni. Con le maestre Fiorella Elia, Lina Piardi, Antonella Sartoris e Cristina Testini gli alunni hanno scoperto l’affascinante storia di Rosa Genoni che hanno trasposto in una biografia per testi e immagini visibile nella presentazione digitale in mostra. Barbara Trimarchi, sostenitrice e componente dell'Artigianato Artistico della Valtellina , si è molto spesa nella divulgazione a livello locale della figura di Rosa Genoni, realizzando anche per la mostra di Milano alcuni splendidi ricami rappresentativi della vita e degli ideali di Rosa Genoni.

Lavori in mostra: Fiori di Sparta, Scuola Primaria di Tirano “Luigi Credaro”, PFP Sondrio. (Dall’alto verso il basso)


Lavori in mostra: Artigianato Artistico di Confartigianato Imprese - Sondrio



Rosa Genoni a pioneer of Italian fashion, a peace and women's rights activist Raffaella Podreider Rosa Genoni (1867-1954) had an extraordinary life. She was a leading figure in the field of Italian Fashion, a journalist, an activist for women’s rights, a teacher of History of Costume, a pacifist and much more. Rosa had a strong character, an unbroken will, and a great human passion for helping deprived people. First of eighteen children, she was born in Tirano (Sondrio) a small village in the Alps, where she went to school for three years. At nine, she was taken to Milan to become a dressmaker’s apprentice a “piccinina” in the laboratory of her aunt. She worked hard, but she was able to finish elementary school by attending evening classes and French classes on Sunday. In 1888 she qualified as a “maestra” in dressmaking. As a teenager, she joined socialist workers’ clubs and learned much about their problems and aims. In 1884 Rosa was invited to participate in a workers’ Congress in Paris where she remained two years to improve her French and her knowledge of art, fashion and style. After the French experience she began to think that Italy also could have a National Fashion and this was her aim and goal. In 1903 she became Première and Director of “Maison Haardt and Fills” where

she started her revolution proposing creations that moved away from the French style, favouring lines and materials derived from the Italian Renaissance paintings and traditions. In 1906 at the Expo in Milan, she presented eight wonderfully elegant dresses in her own original style in a pavilion that was burnt to the ground. In forty days Rosa reproduced six creations. The International Jury awarded Rosa the Grand Prix in Decorative Art Section for those creations in pure Italian style. Two of these creations the ball dress inspired by “La Primavera di Botticelli” and the Court Mantel inspired by Pisanello survived two world wars and were donated by Fanny Podreider Rosa’s only daughter (1903-1992) to the Costume Gallery at Palazzo Pitti in Florence in 1983. In 1908 at the First National Women Congress in Rome she spoke about the relationship between fashion and decorative arts. She insisted and emphasised the importance, both economically and traditionally, of the artisan art of Italian women. As an activist Rosa spoke in favour of children and women’s rights and wrote articles in “La Difesa delle Lavoratrici” the paper of Anna Kuliscioff: the two women

became good friends and fought many social battles together. As a teacher in 1905, she was asked by the “Società Umanitaria” to organise the Girls Professional School: to do the best and learn from their experiences, she visited professional schools in Berlin, Paris and Amsterdam. For nearly thirty years she was responsible for the Dressmaking Department and thought History of Costume. She only resigned when asked to swear loyalty to the Fascist Regime, which she refused to do. In 1908, Rosa took part in the First Congress of Italian Women in Rome wearing her Tanagra Dress that has become the symbol of her creativity. At the Congress Rosa explained her ideas about creating a Pure Italian Fashion: her proposal was warmly accepted by the women and also many journalist wrote about Rosa’s dream and supported it. As a pacifist in 1915, at the First International Women Congress in The Hague, among 1136 participants Rosa was the only Italian delegate. With Aletta Jacobs she visited politicians in London, Holland and Belgium. After the WWI her house in Milano was the locations of the Women’s International League for Piece and Freedom for many years.


Bibliografia Rosa Genoni nella Biblioteca Arcari di Tirano Scritti di Rosa Genoni Al visitatore: opuscolo dell'Esposizione Internazionale. Sezione Abbigliamenti femminili, Milano : Tip. Cantarella, [1906] Per una moda italiana: relazione al 1° congresso nazionale delle donne italiane in Roma (sezione letteratura ed arte) della signora Rosa Genoni delegata della Società Umanitaria di Milano, Milano, Tip. Balzaretti, 1908 Per una moda italiana: Modelli saggi schizzi di abbigliamento femminile: 1906-1909, Milano, Alfieri & Lacroix, 1910 “Per una moda italiana”, in La coscienza nazionale in Italia. Voci del tempo presente raccolte ed ordinate da Paolo Arcari, Milano, Libreria editrice milanese, 1911

La storia della moda attraverso i secoli: dalla preistoria ai tempi odierni, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, [1925] Pagina web dedicata a Rosa Genoni sul Catalogo delle Biblioteche della provincia di Sondrio - Biblioteca di Tirano: http://biblioteche.provinciasondrio.gov.it


GENONI

ROSA


Da Tirano all’Europa 1867 - 1954


GENONI

ROSA

DA TIRANO ALL’ E U R O P A

1 8 6 7 1 9 5 4

Un’ iniziativa di

Città di Tirano Assessorato alla Cultura

Con il patrocinio di

Provincia di Sondrio

In collaborazione con

Programma “Universi femminili_Storie di donne che hanno fatto la Storia” realizzato nell'ambito dell'iniziativa regionale “Progettare la Parità in Lombardia-2017”


ROSA GENONI

DA TIRANO ALL’EUROPA

1 8 6 7 1 9 5 4

Pattern di sovraccoperta ispirato ai campioni tessili raccolti da Rosa Genoni

GENONI

ROSA


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.