all’Opera Storie vere di personaggi e protagonisti della ricostruzione
Consorzio: Consorzio Branconio Luogo: Piazza San Silvestro
Personaggio: Leonella Laurenzi Ingegnere, Direttrice dei lavori
IMPRESA ATERNO COSTRUZIONI
IL RICHIAMO DELL’AQUILA Una Donna tra i cantieri “Il vicolo delle streghe non ha porte. Un’antica leggenda racconta che sulle facciate della stradina fossero dipinte delle streghe bruttissime: per questo, gli aquilani non hanno mai aperto finestre sul vicolo. Speravamo di vederle, le streghe, nella fase di restauro e pulitura degli intonaci, ma non le abbiamo ritrovate”. Il Consorzio San Silvestro guarda la chiesa di San Silvestro, sull’omonima piazza. Di lato, il palazzo affaccia su quel vicolo misterioso, tra le leggende più intriganti che L’Aquila ha saputo raccontare negli anni. “Questo è il primo palazzo della famiglia Branconio, nella fase d’impianto vivevano qui”, spiega l’ingegner Leonella Laurenzi, direttore del cantiere affidato alla ‘Aterno Costruzioni’ di Emiliano Mililli. “Fino al terremoto del 1703 è stato un palazzo nobiliare, si racconta fosse molto affrescato: il sisma dell’epoca lo ha parzialmente distrutto e,
successivamente, non fu mai restaurato ma semplicemente ristrutturato, per ospitare la servitù”. All’inizio del 1800, Leosini scrive di affreschi già deteriorati: “a noi - racconta Leonella - sono arrivate pochissime tracce, rinvenute nel rinfianco di una volta. Stiamo cercando di riportarle alla luce, con l’aiuto della Soprintendenza. Così come stiamo lavorando all’Oratorio dell’abate Branconio: abbiamo ripristinato la spazialità della stanza che, in realtà, era stata trasformata in un appartamento”. Leonella parla con entusiasmo del suo lavoro. “La giornata del direttore di cantiere non è semplice: faccio continui sopralluoghi nei cantieri dell’impresa, parlo con i capo-cantieri, organizzo il lavoro, tengo i rapporti con la direzione lavori, sorveglio e controllo le lavorazioni e, alle 17, quando i cantieri stanno chiudendo, torno in ufficio per sbrigare il lavoro amministrativo.
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Nella foto a sinistra Upidit ipietur, sitiae in ressinitinci quia dolorro reicientis quunt que vellabo. Porro quam sust est eaquam qui
E’ un lavoro bellissimo, certo sacrificato: è un lavoro duro che richiede energia e forza fisica, tra coperture e ponteggi. Mi sveglio ogni mattina, però, felice di andare al lavoro”. Una donna, in un ambiente ancora molto ‘maschile’: “Mi trovo benissimo. E’ stata dura, comunque: se fossi partita dall’Aquila, come direttore cantiere, forse non ce l’avrei fatta perché la mentalità è ancora un pò limitata. Partendo da Firenze, invece, è stato molto più semplice: ho imparato, mi sono fatta le ossa e, così, tornare in città con una esperienza e una competenza consolidata mi ha aiutato moltissimo”. Dopo la laurea, Leonella ha lavorato a Roma e, dunque, a Firenze, come direttore di cantiere di edifici vincolati per una importante società del settore, specializzandosi in restauro strutturale e dell’apparato decorativo. Nel 2009
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Nella foto a destra Upidit ipietur, sitiae in ressinitinci quia dolorro reicientis quunt que vellabo. Porro quam sust est eaquam qui
però, il richiamo della sua città è stato irresistibile, ed è tornata a L’Aquila. “La società per cui lavoravo ha deciso di aprire un ufficio a L’Aquila e ho chiesto immediatamente di essere trasferita: si trattava della mia città, ferita dal terremoto, e per me era importantissimo partecipare alla sua ricostruzione. Non solo. Il mio pallino fisso - fin dall’Università - sono le costruzioni in zona sismica che rappresentano qualcosa di molto particolare: abbiamo ancora tanto da studiare ma, con il progredire della ricerca, stiamo andando sempre meglio e stiamo cancellando parte degli interventi di recupero riferibili agli anni ‘80. Abbiamo combinato molti danni, in passato”. Danni che si possono toccare con mano, ogni giorno. “Quando abbiamo aperto il cantiere, ci siamo ritrovati a dover consolidare le murature. Spicconando l’intonaco,
però, non abbiamo praticamente trovato i muri: la situazione peggiore era ai piani superiori, per le canne fumarie e gli scarichi costruiti nel corso degli anni dentro le murature stesse, e soprattutto per il passaggio degli appartamenti da un proprietario all’altro che ha determinato continue modifiche interne, con l’apertura di porte senza che venissero chiuse strutturalmente le vecchie. All’ultimo livello, le murature erano ridotte a piccoli pilastri. Sono sconvolgenti i danni causati dal terremoto, così come i danni generati dai rimaneggiamenti successivi”. Murature, consolidamento delle volte, rifacimento delle coperture e dei solai. I lavori procedono senza sosta, e riservano anche sorprese: “Facendo le demolizioni
preliminari per le lavorazioni successive, abbiamo ritrovato dei piccoli presidi antisismici dell’epoca, tipici del 1600, delle slitte sulle quali poggiavano le capriate delle coperture, libere di scorrere, con un perno che ne impediva movimenti eccessivi”. Si possono ancora vedere. Tra dieci anni, il centro storico dell’Aquila sarà bellissimo, sussurra Leonella: “Non l’abbiamo mai visto come lo vedremo tra qualche anno. Alcuni particolari, alcuni elementi decorativi dei palazzi storici non li abbiamo mai notati, altri ne stiamo scoprendo con il progredire dei lavori e, in molti casi, si sta lavorando alla loro valorizzazione. L’Aquila sarà una città bellissima”.
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