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L’ONORE DEL LAVORO The honour of labour
In Francia, in epoca moderna, si sono giocate in anticipo partite che altrove sono accadute più tardi, si sono viste e sentite cose, si sono poste problematiche che, in altre parti del mondo occidentale, si sono rese evidenti con un certo ritardo. Nella cultura francese tra Ottocento e Novecento è possibile cogliere il presentimento profetico di un dramma oggi chiaro a tutti. Il disamore generale al lavoro – scriveva nel 1910 Charles Péguy – è la tara più profonda, la tara fondamentale del mondo moderno. Il grande scrittore francese, agli inizi del ventesimo secolo, era cosciente di qualcosa che oggi comincia ad essere una consapevolezza diffusa: la crisi economica che stiamo vivendo porta a galla un problema culturale più vasto e ci impone di ripensare al senso dell’esistenza e al significato del lavoro. Péguy sapeva che la nostra civiltà è debitrice al Cristianesimo di una concezione nuova del lavoro: nel mondo antico, il lavoro manuale era l’attività degli schiavi; con il Cristianesimo, esso diviene la creativa espressione dell’uomo libero.
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France, in the modern age, was already undergoing certain changes before they occurred elsewhere. Things were seen and heard, problems confronted, which in other parts of the western world materialized somewhat later. The French culture of the 19th and 20th centuries prophetically foreshadows a drama all too clear to everyone today. The general disaffectedness with labour – wrote Charles Péguy in 1910 – is the profoundest defect, the fundamental defect of the modern world. Already at the beginning of the 20th century, the great French writer was conscious of something that today is becoming widely recognized: with the current economic crisis, a wider cultural problem is now resurfacing and we are being forced to think again about our very existence, and the meaning of work. Péguy knew that our civilization owes a new conception of labour to Christianity: in the ancient world, manual labour was provided by slaves; with the advent of Christianity, it became a vehicle for
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J.F. Millet Le spigolatrici (particolare) The Gleaners (detail) 1857 MusÊe d’Orsay Parigi
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Nell’antica Legge, la legge del lavoro, il comandamento del lavoro procedeva come ogni servitù dalla caduta di Adamo. Era un castigo di giustizia. Tu avrai il tuo pane dal sudore della fronte. Gesù indossando per così dire questa legge e la legge dell’umiltà ne ha fatto un canone di amore. Così è nato il Lavoro nuovo. Da allora migliaia e centinaia di migliaia di botteghe cristiane non sono più state, non sono state altro che imitazioni della bottega di Nazareth. L’uomo oggi, tale è la nuova legge, tale è il nuovo statuto, l’uomo oggi che lavora non è più un forzato che sconta il suo periodo. Oggi l’uomo che lavora è un uomo che fa come Gesù, che imita Gesù. Il lavoro quotidiano non è più una pena, non è unicamente una pena, non è innanzitutto una pena. È oggi un’imitazione di un augusto lavoro quotidiano. (Charles Péguy, 1911) Questa dignità del lavoro, di ogni lavoro, anche quello più umile, ha reso grande la nostra civiltà. Péguy vedeva nella Francia del suo tempo il progressivo venire meno di questo senso del lavoro: se ne accorgeva innanzitutto per la progressiva perdita di letizia che avvertiva nei luoghi di lavoro, segnati ormai dalla recriminazione, dall’insofferenza e dalla violenza. Il lavoro – avvertiva Péguy – sta diventando una condanna, una servitù: al punto che uno non si realizza più lavorando, non trova soddis-
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the creative expression of free men. Under the old Law, the law of labour, the commandment of labour proceeded, as did all bondage, from the fall of Adam. It was a retribution of justice. You will earn your bread by the sweat of your brow. By clothing himself, so to speak, in this law and the law of humility, Christ made them a law of love. Thus, the new law of Labour came into being. Since then, thousands and hundreds of thousands of Christian workshops have been nothing if not imitations of the carpenter’s shop in Nazareth. Such is the new law, such is the new covenant, that the working man today is no longer a forced labourer ‘serving his time’. Today, the working man is a man who emulates Christ. Imitates Christ. Daily labour is no longer a punishment – not solely a punishment – indeed it is not a punishment at all. Today, it is the imitation of a dignified daily commission. (Charles Péguy, 1911) This dignity of labour, every kind of labour, even the most humble, has made our civilization great. Péguy saw in the France of his time a progressive decline in this sense of noble endeavour: he noticed it first and foremost in the steady loss of joy that was apparent in places of work, which by now were becoming scarred by recrimination, intolerance and violence. Work, warned Péguy, was becoming a sentence, a servitude, to
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J.F. Millet Partenza per il lavoro (particolare) Going to Work (detail) 1850-51 Art Gallery and Museum Kelvingrove Glasgow
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fazione nello svolgere bene il suo compito. Scriveva infatti nel 1913: Lo si creda o no, noi siamo stati allevati nel seno di un popolo allegro. Un cantiere era allora un luogo della terra dove gli uomini erano felici. Oggi un cantiere è un luogo della terra dove gli uomini recriminano, si odiano, si battono; si uccidono. Ai miei tempi tutti cantavano (me escluso, ma io ero già indegno di appartenere a quel tempo). Nella maggior parte dei luoghi di lavoro si cantava; oggi vi si sbuffa. … Lo si creda o no, fa lo stesso, abbiamo conosciuto operai che avevano voglia di lavorare. Abbiamo conosciuto operai che, al risveglio, pensavano solo al lavoro. Si alzavano la mattina – e a quale ora – cantando all’idea di andare al lavoro. E cantavano alle undici, quando si preparavano a mangiare la loro minestra. Nel lavoro stava la loro gioia, e la radice profonda del loro essere. E la ragione stessa della loro vita. Vi era un onore incredibile del lavoro, il più bello di tutti gli onori, il più cristiano, il solo forse che possa rimanere in piedi. Per questo ho potuto dire come esempio che un libero pensatore di allora era più cristiano di un devoto dei nostri giorni. Un devoto dei nostri giorni è difatti necessariamente un borghese. E oggi tutti sono borghesi, tutto il mondo è oggi borghese. Abbiamo conosciuto un onore del lavoro
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the extent that one could no longer be fulfilled by working; no longer find satisfaction in a job well done. In 1913, in fact, he writes: Believe it or not, we were raised in the bosom of a cheerful people. A yard or a site was once a place of the land, where men were happy. Today such a place is somewhere that men recriminate, hate one another, fight one another, kill one another. In my time everyone sang (except me, but I was already unworthy of belonging to that time). In the majority of workplaces, people sang; today they snort. … Believe it or not - it is all the same - we knew workers who were willing to work. We knew workers who, on waking, thought only about work. They got up in the morning - very early - singing at the idea of going to work. And they sang at eleven o’clock, as they prepared to eat their midday meal. In work, they had their joy, and the deep roots of their being. And their very reason for being. There was an unbelievable honour in labouring, the greatest of all honours, the most Christian, perhaps the only one that could last. It is because of this that I have been able to say, by way of example, that a free thinker of that former time was more Christian than a faithful believer of our times. In effect, a faithful believer of our times is necessarily a bourgeois. And today everyone is bourgeois -
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J.F. Millet Contadino che innesta un albero (particolare) Farmer Inserting a Graft on a Tree (detail) 1855 Neue Pinakothek Monaco
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identico a quello che nel Medio Evo governava le braccia e i cuori. Proprio lo stesso, conservato intatto nell’intimo. Abbiamo conosciuto l’accuratezza spinta sino alla perfezione, compatta nell’insieme, compatta nel più minuto dettaglio. Abbiamo conosciuto questo culto del lavoro ben fatto perseguito e coltivato sino allo scrupolo estremo. Ho veduto, durante tutta la mia infanzia, impagliare seggiole con lo stesso identico spirito, e col medesimo cuore, con i quali quel popolo aveva scolpito le proprie cattedrali. Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali. Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto. …
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the whole world today is bourgeois. We have known an honour of labour identical to that which in the Middle Ages ruled the hands and hearts of people. The very same honour, preserved intact in the soul. We have known a diligence taken to perfection, solid all round, solid in the minutest detail. We have seen this well-fashioned cult of labour pursued and cultivated with absolute meticulousness. During my childhood, I saw rush chair seats woven with the same spirit, and the same heart, as that with which people had carved the stone of their cathedrals. There was a time when workers were not slaves. They worked. They cultivated an honour that was absolute, as befits an honour The leg of a chair had to be well made. It was natural, it was understood. It was an achievement. It was not for the pay that it had to be well made, or in proportion to the pay. It did not have to be well made for the master, or for connoisseurs, or for the master’s customers. It had to be well made for its own sake. For the thing that it was. Tradition born of and matured from the essence of race, history, absolute integrity, honour… all these demanded that the chair leg should be well made. And every part of the chair hidden from view was made with the same perfection as the parts exposed to view. The same principle as for the cathedrals. It was not a question of being
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J.F. Millet Madre che dĂ da mangiare ai figli (particolare) Feeding the Young (detail) 1850 MusĂŠe des Beaux-Arts Lilla
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Ogni cosa, dal risveglio, era un ritmo e un rito e una cerimonia. Ogni fatto era un avvenimento; consacrato. Ogni cosa era una tradizione, un insegnamento; tutte le cose avevano un loro rapporto interiore, costituivano la più santa abitudine. Tutto era un elevarsi, interiore, e un pregare, tutto il giorno: il sonno e la veglia, il lavoro e il misurato riposo, il letto e la tavola, la minestra e il manzo, la casa e il giardino, la porta e la strada, il cortile e la scala, e le scodelle sul desco. Dicevano per ridere, e per prendere in giro i loro curati, che lavorare è pregare, e non sapevano di dire così bene. A tal punto il lavoro era una preghiera. Qualche decennio prima, un artista francese Jean-François Millet aveva fatto del lavoro il tema prediletto della sua pittura: nei suoi dipinti esplode la sua simpatia profonda per la quotidiana fatica degli uomini. Il lavoro in Millet ha il valore di un’epopea che, mentre salva la dignità personale, partecipa all’opera corale della trasfigurazione della terra. Millet è particolarmente colpito dal lavoro dei campi, da quello che egli chiamerà “Il grido della terra”: contadini, pastori, taglialegna sono i suoi eroi, gli umili protagonisti della storia da lui raccontata. Millet era un uomo che da quel mondo contadino veniva e a quel mondo era voluto tornare, abbandonando la città per il piccolo villaggio di Barbizon. In questa sua scelta, sembra riecheggiarsi un’altra intuizione di Péguy:
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seen or unseen. It was the work itself that had to be well done... Every single thing, from waking onwards, followed a rhythm, a ritual and a ceremony. Every fact was an event; consecrated. Every notion was a tradition, something taught and learned; all things had an interior relationship, establishing the holiest of customs and habits. The whole of life was a lifting of inner spirits, an act of prayer, all day long: sleeping and waking, work and measured repose, bed and board, soup and beef, house and garden, the door and the street, the yard and the steps, and the bowls on the table. They would say in jest, and to make fun of their curés, that to work is to pray, little knowing how truly they spoke. At this point, labour was indeed a prayer. Some decades earlier, a French artist, JeanFrançois Millet, had chosen work – labour – as the preferred subject matter for his paintings: and in effect, his works are charged with a sincere depth of feeling for the daily toil of humankind. Labour as depicted by Millet has an epic quality which, while safeguarding the dignity of the individual, contributes to the common purpose of transfiguring the land. Millet is especially moved by labour in the fields, by what he would call “the cry of the earth”: peasants, shepherds and woodsmen are his heroes, the humble protagonists of the story told through
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J.F. Millet Raccolta del grano saraceno, estate (particolare) Buckwheat Harvest, Summer (detail) 1868-74 Museum of Fine Arts Boston
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Noi vogliamo toccare il fondo, il rude; il reale. E abbiamo l’impressione di toccare il fondo solo quando tocchiamo il popolo. Il resto è secondario. Il popolo solo è primario… Il popolo solo è la terra profonda… Il popolo solo garantisce l’eroe. Il popolo solo garantisce il santo. Il popolo solo è abbastanza fermo. Il popolo solo è abbastanza profondo. Il popolo solo è abbastanza terra (Charles Péguy, 1911). Era già accaduto che nelle cattedrali francesi medioevali, i quotidiani gesti del lavoro occupassero portali, vetrate e guglie: nella pittura di Millet, i personaggi umili riconquistano il primo piano nella scena della storia. Nelle pagine che seguono, sono raccolti dipinti di Millet che hanno come protagonisti uomini e donne al lavoro: il percorso si snoda in quattro sezioni, sottolineate da osservazioni dello stesso pittore. Nell’ultima sezione, è accennato il fecondo rapporto tra l’opera dell’artista francese e quella di Van Gogh, che percorse genialmente la strada aperta da Millet.
his canvases. Millet was a man who came from that world of soil and toil and preferred to return there, leaving the city for the little village of Barbizon. This is a decision that seems to evoke another intuition expressed by Péguy: We want to touch the depths, the raw, the real. And we have the impression of touching the depths only when we touch the people. All else is secondary. Only the people are primary… Only the people are deep earth… Only people can produce a hero. Only people can produce a saint. Only people are sufficiently resolute. Only people are sufficiently deep. Only people are sufficiently of the earth. (Charles Péguy, 1911) It had already happened in the mediaeval French cathedrals, where the daily acts of labour were concerned with doorways, stained glass and spires: in the paintings of Millet, humble folk once again take centre stage in the enactment of history. The following pages show paintings by Millet in which the protagonists are men and women at work: the pictures are organized in four sections, accompanied by the painter’s own remarks. The final section touches on the prolific interplay between the work of Millet and that of Van Gogh, who brilliantly explored the path opened up by the French painter.
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VAN GOGH, FIGLIO DI MILLET Van Gogh, son of Millet
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J.F. Millet La tosatura Shearing Sheep 1852-53 Museum of Fine Arts Boston
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V. Van Gogh La tosatura (da Millet) The Sheep-shearers (after Millet) 1889 Van Gogh Museum Amsterdam
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J.F. Millet I primi passi The First Steps 1858 Bibliothèque Nationale de France Parigi
V. Van Gogh Primi passi (da Millet) First Steps (after Millet) 1890 Metropolitan Museum of Art New York
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V. Van Gogh Contadini in siesta (da Millet) The Siesta (after Millet) 1890 MusÊe d’Orsay Parigi
J.F. Millet Il riposo di mezzogiorno Noonday Rest 1866 Museum of Fine Arts Boston
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J.F. Millet Donna con un rastrello, Woman With A Rake 1856-57 Metropolitan Museum of Art New York
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V. Van Gogh Contadina con un rastrello (da Millet) Peasant Woman With A Rake (after Millet) 1889 Collezione privata Private collection
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V. Van Gogh Due contadini (da Millet) Two peasants digging (after Millet) 1889 Stedelijk Museum, Amsterdam
J.F. Millet I vangatori The Diggers 1835-1875 Found in the collection of the British Museum Londra
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J.F. Millet, Serata di inverno - Winter evening - 1867 - Museum of Fine Arts, Boston
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V. Van Gogh, Sera: la Veglia (da Millet) - Evening: the Watch (after Millet), 1889 - Van Gogh Museum, Amsterdam
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