Informimpresa Udine 01/2021

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i/U Informimpresa Udine - Direzione, Redazione, Amministrazione - 33100 Udine - Via del Pozzo 8 - Tel. 0432 516611 - Telefax 0432 510286 - Aut. Trib. di Udine nr. 1/16 del 20.01.2016 - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, MBPA/NE/UD/011/2018 - Bimestrale - Anno 21 - Nr. 1/2021 - 0,50

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01/2021


Sommario Editoriale

PIÙ RISORSE PER IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE DIGITALE................ 4 UNA VITA SEMPRE PIÙ CONNESSA. A CHE PUNTO SIAMO IN FRIULI VENEZIA GIULIA?........................................... 6 IMPRESE CONNESSE. INDAGINE NELLA PROVINCIA DI UDINE...................... 8

Focus

La voce degli imprenditori

Storie d'impresa

DIGITAL DIVIDE, VERO E PROPRIO FRENO ALLA COMPETITIVITÀ........................................................................................ 10

MACOR SNC........................................................................................................13 PANIFICIO NONINO............................................................................................ 14 IMPRESA CANDONI........................................................................................... 15 METLAB SRL........................................................................................................ 17

IL VIRUS, UNA FORMIDABILE DROGA PER IL NOSTRO SISTEMA SOCIO-ECONOMICO.......................................................................................... 18 FRIULI ORIENTALE ALLE PRESE CON UNA NUOVA CRISI. IL COVID FARÀ SELEZIONE, RESTERANNO LE IMPRESE PIÙ FORTI............. 20 CONFIDI, NUOVE GARANZIE NEL 2021 PER SOSTENERE LE IMPRESE....... 22 MICROCREDITO: ORA ANCHE IN FVG CON PERMICRO SPA........................ 25 SICUREZZA: TEMA CENTRALE PER L’ARTIGIANATO..................................... 27

I fatti

Anap/Ancos

PERIODICO DELL’UNIONE ARTIGIANI PICCOLE E MEDIE IMPRESE CONFARTIGIANATO Autorizzazione del Tribunale di Udine n. 1/16 del 20.01.16 Anno 6 - Numero 1 - Gennaio/Febbraio

TRANSIZIONE DIGITALE, UN PATRIMONIO CONDIVISO.................................. 3

NUOVE REGOLE SUL DEFAULT BANCARIO. PENSIONATI ARTIGIANI SUL PIEDE DI GUERRA............................................. 29 COVID-19, SITUAZIONE PREOCCUPANTE PER IL RALLENTAMENTO DELLE VACCINAZIONI........................................... 30

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Marta Biasutti, Daniel Cuello, Hub Editoriale, Luca Nardone, Giulia Peccol, Oliviero Pevere, Angela Zamò

PROGETTO GRAFICO Milleforme www.milleforme.net

DIRETTORE RESPONSABILE Maura Delle Case

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE Via del Pozzo, 8 - 33100 Udine - Tel. 0432 516611

STAMPA Cartostampa Chiandetti Srl Reana del Rojale (UD) Via Vittorio Veneto, 106

COMITATO DI REDAZIONE Rachele Francescutti, Gian Luca Gortani, Nicola Serio, Giuseppe Tissino

EDITORE Cartostampa Chiandetti Srl Reana del Rojale (UD) - Via Vittorio Veneto, 106

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Editoriale

TRANSIZIONE DIGITALE, un PATRIMONIO condiviso Se pensiamo che appena due anni fa guardavamo con una certa dose

Ci ha in un certo senso addomesticati all’uso delle tecnologie, che erano già patrimonio dei figli, molto meno dei padri. Oggi credo di poter dire che quasi ogni reticenza si sia dissolta e che la consapevolezza dell’importanza della transizione digitale sia un patrimonio condiviso. E in parte già realtà grazie all’impegno che la Regione FVG ha messo per agevolare questo cambiamento, fornendoci l’infrastruttura, via via più evoluta, necessaria a dar gambe alla rivoluzione. Le politiche e risorse pubbliche sono in questo senso fondamentali. Non è un caso che la trasformazione digitale sia uno dei temi portanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il piano che ci dovrà assicurare l’accesso alle imponenti risorse europee del Recovery Fund, un’iniezione di Di: GRAZIANO TILATTI liquidità paragonata da Presidente molti al piano Marshall Confartigianato-Imprese per la grandezza dei Udine capitali messi in campo. In questo contesto, non potevamo che dedicare il primo numero di Informimpresa 2021 alla trasformazione digitale, raccontandovela da diversi punti di vista, quello della pubblica amministrazione e in particolare dell’Assessore regionale alle infrastrutture,

di diffidenza all’obbligo della fatturazione elettronica, sembra davvero sia passato un secolo. La pandemia ci ha letteralmente costretti ad abbracciare la digitalizzazione, che è entrata con prepotenza nelle nostre case, nelle stanze dei nostri ragazzi e naturalmente nelle nostre aziende.

Graziano Pizzimenti, e naturalmente quello delle aziende. Qualcuno di voi, magari titolare di una microimpresa artigiana, si domanderà se la digitalizzazione non sia una cosa da realtà strutturate. Concedetemi di tentare una parziale risposta. Io credo non sia così e che la digitalizzazione sia fondamentale per tutti. Grandi e piccoli. Le ragioni a mio giudizio sono tre: l’accesso rapido ai servizi pubblici, con l’aiuto delle associazioni di categoria, che consente di gestire con rapidità e semplicità il cassetto fiscale, quello previdenziale e le pratiche con i Comuni, poi la promozione e il marketing, che non possono più prescindere dall’uso della rete, infine l’attrattività del territorio, perché disporre di un ambiente digitale evoluto può favorire l’arrivo e la nascita di nuove imprese. Il 2021 sarà un anno di grandi cambiamenti, con l’avvio della campagna vaccinale speriamo di lasciarci alle spalle i momenti peggiori della pandemia, di poter tornare a stringerci la mano e a guardare con un po’ di fiducia al futuro che sarà, come detto, sempre più digitale.

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Focus

Nel corso del 2020 molte micro e piccole imprese italiane si sono trovate improvvisamente tagliate fuori dai propri dati aziendali, spesso cartacei o memorizzati nel Pc dell’ufficio, con canali di vendita non più funzionanti, nella difficoltà di non poter lavorare gomito a gomito con i propri colleghi. Superato lo shock iniziale e probabilmente grazie all’italica arte di dare il meglio nei tempi più bui, gli imprenditori hanno guardato in faccia la realtà e, facendo di necessità virtù, hanno fatto un balzo per loro tecnologicamente enorme,

Di: FABRIZIO PERESSON Presidente nazionale di Confartigianato Ict

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abbracciando il digitale. Erano pronte? Probabilmente no, ma ora si.


PIÙ RISORSE per il PROCESSO di TRASFORMAZIONE DIGITALE tra domanda e offerta lavorativa, con scuole e università che non preparano gli allievi sulle competenze richieste dalle aziende, con il doppio effetto di creare disoccupati e rallentare lo sviluppo del tessuto produttivo. Per sostenere le imprese nel processo di trasformazione digitale servono poi risorse economiche, ma al momento giusto. La Regione potrebbe mutuare i meccanismi del concluso SME Instrument di Horizon 2020, dove per presentare domanda di contributo c’erano 4 finestre ogni anno, conosciute in anticipo per sette anni, al contrario che nei bandi annuali Fvg, dove se si perde la finestra (unica) bisogna aspettare un intero anno (ammesso che i bandi vengano rifinanziati) il che impedisce di programmare gli investimenti. E questo vale non solo per l’innovazione più spinta, ma anche per la digitalizzazione, il marketing, la riorganizzazione aziendale e la formazione.

Da gennaio a novembre 2020 sono triplicate le imprese che hanno adottato sistemi digitali di comunicazione interna come video conferenze e chat, che si sono dotate di dispositivi per lo smart working, che hanno spostato i propri dati e software in cloud, che hanno iniziato ad utilizzare strumenti di collaborazione online tra colleghi e approcci nuovi per mantenere coinvolti i propri clienti inviando newsletter, erogando webinar, tutorial, corsi e consulenze online. Anche i canali di vendita sono cambiati, con il raddoppio delle imprese che vendono via email, social network e landing page, o che hanno un proprio e-commerce sul sito internet aziendale. Sul commercio elettronico merita attenzione un dato: mentre le vendite tradizionali non-food crollavano del 12,4%, le vendite online decollavano con un +35% di media annuale balzato negli ultimi mesi oltre il 50% a dimostrazione che il mercato italiano è propenso ad acquistare online e che semmai la carenza è da ricercarsi nell’offerta.

Chi ha sperimentato questo cambio di paradigma, verificando l’efficacia del mezzo digitale nell’aumentare la produttività ed ottimizzare alcuni costi, difficilmente tornerà indietro anche al termine della pandemia: manterrà i benefici del digitale ritrovando quelli del riavvicinamento sociale.

E probabilmente, molti imprenditori che non hanno ancora effettuato una vera digitalizzazione, la faranno guardando i risultati ottenuti dai colleghi.

Ora che è partita la corsa alla trasformazione digitale, quello che devono fare le istituzioni è rimuovere tutti gli ostacoli e gli attriti che rischiano di frenare le imprese. A partire dalla banda ultra larga con copertura capillare della regione, che dovremmo dare per scontata nel 2021 ed è indispensabile in una società 4.0. Un altro scoglio importante è costituito dalla difficoltà di reperire competenze avanzate sul mercato del lavoro. Nonostante l’aumento della disoccupazione generale, migliaia di posti lavorativi restano vacanti per mancanza di candidati adatti. In Italia, il 30% delle competenze richieste dalle aziende sono difficili da trovare (in Friuli Venezia Giulia addirittura il 38%), che sale al 59% se si tratta di competenze informatiche avanzate. Queste ultime sono fondamentali in una regione come la nostra, che è al terzo posto in Italia per densità di aziende ICT. C’è un evidente problema di allineamento

La categoria ICT di Confartigianato sta preparando un evento informativo specifico sul Piano Nazionale Transizione 4.0, che offrirà ulteriori opportunità sotto forma di credito d’imposta e sarà adatto anche a imprese artigiane di piccole dimensioni.

Le imprese dei vari settori possono trovare supporto alla crescita anche nella fitta rete nazionale di Digital Innovation Hub di Confartigianato, che ha una sede anche a Udine, i cui funzionari sono in grado di metterle in contatto con imprese ICT e università, che hanno il know how richiesto. informImpresa Udine

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Focus

La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale chiedendo a imprese, famiglie e studenti di spostare un po’ della propria «quotidianità» sulla rete. Abbiamo visto i lavoratori spostare i propri uffici a casa, abbiamo imparato il significato dell’acronimo DAD, che ha portato i nostri ragazzi a far lezione davanti a un pc e ci siamo tenuti in contatto con i nostri cari rassegnandoci a vederli dallo schermo di un tablet. Abbiamo scoperto quanto vitale sia oggi la rete. Indispensabile, ma anche sufficientemente strutturata in FVG? Lo abbiamo chiesto all’assessore regionale all’infrastrutture e territorio,

Intervista a: GRAZIANO PIZZIMENTI Assessore regionale all’infrastrutture e territorio

Graziano Pizzimenti.

Una VITA sempre più CONNESSA. A che PUNTO SIAMO in FRIULI VENEZIA GIULIA? Assessore Pizzimenti, il Covid ha accelerato la trasformazione digitale, ma il FVG era pronto sotto il profilo infrastrutturale? «In Friuli Venezia Giulia la trasformazione digitale e la banda ultra larga sono sempre state una priorità, tant’è che nel nostro territorio, è stata fatta una precisa scelta – comune solo a poche altre regioni italiane – di investire sotto il profilo infrastrutturale, con la realizzazione di una Rete Pubblica Regionale in fibra ottica, che oggi serve oltre 1.250 sedi della pubblica amministrazione, collega tutti i municipi (tranne Sappada ma ci stiamo arrivando), tutti gli ospedali e oltre 400 scuole di ogni ordine e grado. Sul tema delle scuole va inoltre ricordato che la giunta regionale, lo scorso 30 dicembre, con due delibere del valore complessivo di 19 milioni di euro, ha avviato i lavori per potenziare l’infrastruttura di rete e collegare in fibra ottica ulteriori 600 plessi, intervenendo in 39 comuni e completando così il collegamento di tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado della regione». A che punto è oggi la copertura della rete in fibra ottica in FVG? «La Rete Pubblica Regionale si estende per 1.675 km di fibra ottica di dorsale, ai quali si aggiungono oltre 180 km di rete di distribuzione nei quattro capoluoghi di provincia e oltre 350 km di rete di distribuzione nelle aree dei distretti e delle zone industriali. Dal 2018, inoltre, sono partiti i lavori del piano aree bianche, del valore di complessivi 100 milioni di euro, con l’obiettivo di garantire un collegamento ad almeno 100 Megabit al secondo nella gran parte delle aree oggi non servite da altri operatori di telecomunicazioni (e ad almeno 30 Megabit al secondo alle case sparse per le quali sarebbe un onere troppo elevato arrivare con la fibra ottica). A oggi, il piano aree bianche ha informImpresa Udine

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aperto cantieri in 112 comuni ed ha terminato i lavori in 70 comuni, di questi 50 risultano già collaudati e in 54 comuni la popolazione può richiedere e ottenere un collegamento in fibra. Entro il 2021 verrà inoltre completata tutta la progettazione esecutiva, mentre l’intero piano dovrà concludersi nel 2022. Proprio allo scopo di accelerare l’acquisizione dei permessi e consentire un rapido avvio dei cantieri la Regione ha scelto di utilizzare l’istituto della Conferenza di servizi, che oggi prevede un iter amministrativo della durata massima di 60 giorni». Fino a qualche anno fa si parlava con grande insistenza del progetto ERMES, che fine a fatto? «Il progetto ERMES è stato quello che ha portato alla realizzazione della Rete Pubblica Regionale di cui facevo menzione prima ed oggi è più vivo che mai. Anzitutto va detto che la rete rappresenta l’infrastruttura di fondo che interconnette tutte le sedi della pubblica amministrazione della regione e non dimentichiamo il ruolo di Insiel, che realizza i servizi che viaggiano su questa rete e garantiscono sia un’economia di scala nella realizzazione ed acquisizione degli applicativi, sia soprattutto la piena interoperabilità tra gli enti locali e le aziende sanitarie del territorio. È inoltre fondamentale sottolineare che il piano aree bianche, che sta completando la rete di accesso in tutti i comuni del FVG, sta procedendo più rapidamente che nelle altre regioni grazie proprio all’esistenza di una rete di dorsale capillarmente distribuita e che è stata posata proprio con il progetto ERMES. Il progetto ERMES e il piano Banda Ultra Larga sono infatti complementari e si integrano a vicenda, come fanno le reti autostradali e quelle comunali, con la differenza che la fibra,


quando arriva sotto casa, consente di “correre” comunque alla massima velocità disponibile che oggi può arrivare anche a 1 Gigabit al secondo». Ormai l’accesso alla rete rappresenta un fattore essenziale ai fini della competitività d’impresa, cosa sta facendo la Regione per far sì che possano giovarsene tutte le imprese FVG? «La rete posata con il progetto ERMES è stata volutamente sovradimensionata rispetto alle necessità della pubblica amministrazione, proprio allo scopo di garantire la diffusione della banda ultra larga nelle aree soggette a digital divide infrastrutturale. Dal 2014 ad oggi sono stati infatti pubblicati e conclusi 6 avvisi per le tratte di dorsale e 5 avvisi per le reti di accesso nelle aree industriali e nel comune di Nimis. È inoltre attivo un avviso a sportello per consentire agli operatori di telecomunicazioni di ricevere in concessione l’uso di tratte di dorsale per il collegamento degli utenti finali. Le principali aree industriali e artigianali della regione risultano quindi già connesse in fibra ottica e proprio alle imprese, inoltre, è stata assegnata un’ulteriore priorità, con la prossima erogazione di un voucher per la connettività – a valere sui fondi FSC – per un valore complessivo di circa 4,4 milioni di euro. Inoltre, la seconda fase del Piano Banda Ultra Larga – il cosiddetto piano aree grigie – che avrà lo scopo di collegare a 1 Gigabit quelli che per l’Europa sono considerati i motori dello sviluppo socioeconomico: pubblica amministrazione, ospedali, scuole – e qui la Regione è già perfettamente allineata – ma anche le imprese che necessitano di un elevato consumo di banda, per le quali si prevede uno specifico intervento nelle zone dove non siano

presenti – o di prossima realizzazione – infrastrutture in fibra ottica di proprietà degli operatori». Qual è il territorio a suo avviso maggiormente svantaggiato in questo momento sotto il profilo della connettività? «Più della metà del territorio regionale è collinare e montano: nelle zone di pianura risiede ben oltre la metà della popolazione totale (il 59,3%) mentre in territorio collinare e montano la densità abitativa media scende ad appena 102 ab/kmq. I 4 capoluoghi di provincia (Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone) sono localizzati in zone pianeggianti e in tali zone sono concentrati tutti gli interessi anche del mercato delle telecomunicazioni, mentre gli ambiti collinari e montani, in relazione alla loro scarsa densità abitativa, alle difficili condizioni orografiche (le infrastrutture in zone non pianeggianti sono oltretutto notevolmente più onerose) e alla maggiore debolezza economica, sono scarsamente interessanti per il mercato. Proprio dalle aree montane è infatti partito il piano aree bianche e a ottobre del 2019, il comune di Ampezzo è stato il secondo comune in Italia ad essere stato attivato da Open Fiber mentre la quasi totalità dei cantieri fin qui completati si concentrano in area montana e pedemontana. Paradossalmente, quindi, oggi si naviga più veloci in alcune aree della montagna che in pianura e gli anni che verranno saranno quindi finalizzati a garantire la più ampia copertura all’intero territorio regionale, tenendo conto ove possibile delle specifiche esigenze di connettività, che con il passare del tempo non potranno che essere sempre maggiori». informImpresa Udine

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Focus

COLLEGAMENTO INTERNET per gli IMPRENDITORI FRIULANI La QUALITÀ è DA MIGLIORARE Di: NICOLA SERIO Ufficio Studi Confartigianato-Imprese Udine

l sondaggio flash sulla soddisfazione degli imprenditori per la banda larga fissa e Mobile, svolto dal nostro Ufficio Studi con un questionario online tra il 22 e il 28 gennaio 2020, ha evidenziato dei livelli di soddisfazione medio bassi, da parte degli artigiani e delle PMI, per la qualità del collegamento ad Internet nei comuni della provincia di Udine. Va un po' meglio la rete Mobile (voto medio 6,5) rispetto alle connessioni con rete fissa, che hanno ricevuto una valutazione insufficiente (voto medio 5,6). Il 3% degli imprenditori non ha la possibilità di accedere ad Internet da rete fissa, percentuale che scende all’1% per l’accesso con rete mobile. L’8% dei rispondenti ha sopperito alle difficoltà con un collegamento wireless aggiuntivo o sostitutivo della fibra/Adsl. Focalizzando l’attenzione sulla rete fissa, un imprenditore su cinque (20%) ha espresso un giudizio gravemente insufficiente (voto 1-3), il 18,1% un voto insufficiente (4-5), il 27,6% un giudizio sufficientediscreto (6-7), ed infine il 31,4% è risultato molto soddisfatto con un voto ottimo (classe modale: 8-10). In generale per la connessione Mobile la distribuzione dei giudizi è maggiormente spostata sui voti positivi. Sul territorio la qualità di accesso ad Internet da rete fissa è molto diversificata: in media la soddisfazione è maggiore nel capoluogo Udine e nei comuni della cintura (voto 6,6), segue l’Alto Friuli con una sufficienza piena (voto 6). Nell’area montana, come nel resto della regione, il fatto che un comune risulti raggiunto dalla fibra non significa che tutto il territorio comunale sia coperto: è il caso ad esempio di Ovaro, che risulta raggiunto dalla fibra, ma un imprenditore della frazione Entrampo segnala la totale mancanza di copertura di rete. Mediamente insufficienti il Friuli orientale (voto 5,32), la Bassa (voto informImpresa Udine

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5,29) e in particolare il Friuli occidentale (voto 4,9); molti imprenditori lamentano lo stato di abbandono in cui sono lasciati i paesi più piccoli e decentrati di queste zone di pianura.

La percentuale di cittadini del Friuli-Venezia Giulia con accesso in banda ultra larga, ovvero con velocità media di connessione pari ad almeno 100 Mbps, è pari al 20% nell’ultimo biennio, collocando la nostra regione nella parte medio-bassa della graduatoria nazionale e con un’evoluzione nel tempo peggiore rispetto ad aree della penisola.

Dall’inizio della pandemia, si sono infatti manifestati due fenomeni contrapposti: da un lato un’accelerazione nella posa della fibra e nell’adeguamento delle infrastrutture, dall’altro lato una crescita esponenziale nell’uso delle reti, dovuto ai lock down e all’esplosione del fenomeno “smart working”. Con riferimento al campione di imprese che hanno partecipato al nostro sondaggio online, la quota che può usufruire della banda ultra larga è pari a solo il 7%, segnale che spesso nelle zone industriali e artigianali la qualità delle reti è peggiore rispetto a molte aree residenziali con utenze domestiche.


IMPRESE CONNESSE Indagine nella provincia di Udine

QUALITÀ DEI SERVIZI DI ACCESSO A INTERNET Campione: 105 imprese

39%

SODDISFAZIONE PER COLLEGAMENTO INTERNET

5,6

20%

6,5

18,1%

12,4%

9,5% 2,9% Rete fissa

31,4%

27,6%

(1-10)

1%

Internet non disponibile

Rete mobile

38,1%

Gravemente insufficiente

Insufficiente

Sufficiente Discreto

Ottimo

DISTRIBUZIONE DELLA VELOCITÀ DI CONNESSIONE (download Mbit/s) Campione: 75 imprese

31,9%

38,9%

0-10

10-50

22,2% 50-100

4,2%

2,8%

100-500

500-1000

QUALITÀ ACCESSO DA POSTAZIONE FISSA Voti medi per artigiani e micro-piccole imprese della provincia

PERCENTUALE CITTADINI CON ACCESSO IN BANDA ULTRA LARGA, MEDIA 2019-2020 Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato Imprese Udine su speed test SoS Tariffe rilascio dicembre 2020

Calabria Puglia Valle d’Aosta Basilicata Abruzzo Toscana Campania Lazio Sicilia Veneto Emilia R. Umbria Friuli V.G. Trentino A.A. Marche Lombardia Liguria Sardegna Molise Piemonte

Alto Friuli

34% 29% 29% 27% 26% 25% 24% 23% 22% 22% 20% 20% 20% 20% 20% 19% 19% 19% 17%

6,00 Friuli Orientale

Zona Udine

5,32

Friuli occidentale

4,87

20%

Basso Friuli

5 Fonte: indagine online Ufficio Studi Confartigianato-Imprese Udine 23-25/01/2021

6,63

5,29 6

6,5


La voce degli imprenditori

I cantieri per garantire la fibra a tutti sono aperti un po’ ovunque, anche in Fvg, ma nonostante questa grande vivacità, la rete ad alta velocità resta per molti un miraggio. Ci sono realtà in provincia di Udine che da anni si barcamenano tra un gestore e l’altro cercando una soluzione al digital divide che per chi fa impresa rappresenta un vero e proprio freno alla competitività. Il grado di soddisfazione sulla banda fissa e mobile è ancora medio basso. A dirlo sono i 100 imprenditori che hanno partecipato al sondaggio online promosso a gennaio dall’ufficio studi di Confartigianato-Imprese Udine sulla soddisfazione che le aziende hanno rispetto alla velocità di trasmissione dei dati. Il risultato? A loro la parola.

DIGITAL DIVIDE, vero e proprio FRENO alla COMPETITIVITÀ

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«La nostra azienda è in aperta campagna e l'unico modo per aver connessione internet è con l’uso di chiavette il cui costo però è nettamente superiore rispetto a un collegamento via cavo che non possiamo avere perché la fibra arriva a un chilometro di distanza». Marco Caeran titolare dell’omonimo mulino di Codroipo, dove gestisce anche una rivendita diretta, le ha provate un po’ tutte. «Quando parli con i gestori loro fanno le classiche verifiche, ti dicono che la fibra può arrivare, ma la linea è dissestata, piena di rattoppi fatti con gli anni, l’unico modo per avere un po’ di rete è la chiavetta. Farne a meno oggi non si può. Internet serve per il registratore telematico, per inviare mail e documenti». In qualche caso è condizione sine qua non per consentire la produttività. Come se lavori per Fca (ex Fiat). «Se non hai almeno una banda da 20 mega non ti prendono nemmeno in considerazione. Ormai lavoriamo costantemente collegati con Milano e Torino. Se c’è un malfunzionamento si blocca il lavoro. Pensiamo ai trasferimenti di file per riprogrammare le centraline, senza banda sei bloccato» racconta dal canto suo Renato Aita, della Aita snc, 5 persone al lavoro (compreso il titolare) e 53 anni di storia alle spalle.

«Noi ci arrangiamo con Eolo anche se siamo ad appena 200 metri dalla cabina di derivazione sulla Ss13, ma a causa di un vecchio problema dovremmo attaccarci alla cabina centrale, che dista 2,5 chilometri, il che significherebbe, considerate le tante dispersioni lungo la linea, poter contare alla fine su 5/6 mega». Indubbiamente pochi, ancor meno se ci si sposta nella zona industriale di Paderno di Premariacco, dove la fibra non c’è proprio. Massimo Cantarutti, titolare dell’Idrotermoelettrica, si è affidato anche lui a Eolo garantendosi una banda, sulla carta, fino a 100 mega. Non è la fibra ma è già molto. «E funziona bene» aggiunge Cantarutti che ha fatto la stessa scelta di Cesare Cano, il titolare della Lapein di Pavia di Udine, storica azienda produttrice di sedie. «Nella gran parte del nostro comune non è disponibile non solo la fibra, ma neanche l’Adsl e nemmeno il vecchio 640k - racconta Cano -. Per fortuna, anche grazie a un nostro interessamento, sopperiamo a questa mancanza tramite connessioni wireless: dal 2003 con la Ditta Wipex, ora con Eolo. Certo - conclude - la fibra sarebbe meglio».

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Storie d'impresa

“Siamo riusciti a trasferirci a Teor i primi di dicembre, nella nostra nuova sede, in un anno così incerto come il 2020”. L’orgoglio e la soddisfazione di Sandra Macor si percepiscono immediatamente, appena inizia a raccontarci la storia della sua Azienda, che è fortemente intrecciata con la sua famiglia e con la sua vita. “Mi viene da sorridere se penso a quanto eravamo giovani. Mio marito aveva un altro lavoro, ma avevamo bisogno di un’altra entrata economica per mantenere la nostra famiglia, e quando abbiamo fondato l’Azienda, lui mi ha insegnato la saldobrasatura e insieme abbiamo imparato a gestire l’attività” ci racconta Sandra Macor che oggi si occupa dell’amministrazione finanziaria, mentre il marito Armando Burato gestisce la produzione e la formazione dei dipendenti. Infatti, grazie ad una intuizione e all’iniziativa del marito, colonna portante e punto di riferimento dell’azienda, nel 1989 fondano la ditta MACOR Sandra, che nel 2014 è diventata MACOR snc, affittando una piccola stalla smessa a Pocenia, proprio adiacente al cortile della casa in cui vivevano con la famiglia. L’azienda da allora si è specializzata nella lavorazione in conto terzi di componenti in rame per il settore della refrigerazione e condizionamento, ed è la crescita costante che poi ha permesso loro di trasferirsi prima in un primo capannone in affitto a Muzzana del Turgnano, e poi nel 1997 nel capannone di Rivignano,

MACOR snc Rivignano Teor dove sono cresciuti fino ad arrivare ad avere 18 dipendenti. “Essere riusciti a ristrutturare l’attuale capannone di Teor per noi è stato un grande passo, che ci ha impegnati molto negli ultimi due anni.” Il 2020 è stato un anno molto difficile per il mondo imprenditoriale, ma fortunatamente la Macor snc ha fatto un brevissimo lockdown, in quanto producendo componenti per clienti del settore medicale, ha potuto riprendere la produzione quasi subito. Il mercato di riferimento è essenzialmente quello Regionale e Nazionale. Scambiatori di calore, collettori, raccordi, assiemi, semilavorati, spirali di capillari e tubi di varie misure in rame impiegano sia lavori manuali sia lavori con macchinari automatizzati di livello “Industria 4.0”. Sono queste le lavorazioni che rendono la ditta Macor snc una solida realtà tra le aziende del Friuli Venezia Giulia. Da alcuni anni inoltre, anche i figli di Sandra e Armando hanno iniziato a

seguire le orme dei genitori, per poter dirigere in futuro l’azienda. “Un altro passo per noi molto importante, che siamo pronti ad affrontare come famiglia e come imprenditori, forti dell’entusiasmo e della tenacia che contraddistingue nel lavoro gli artigiani”.

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Storie d'impresa

Ha da poco festeggiato 60 anni il Panificio Nonino di Tarcento. Anniversario che è coinciso con i 70 anni di lavoro del suo fondatore, Silvano Nonino. Silvano Nonino nasce nel 1936 a Pradamano in una famiglia di umili origini, composta da mamma, papà e sei figli. All'età di 14 anni, nel 1950, inizia a lavorare nel forno D'Agosto a Udine come porta pane. Tutti i giorni percorreva in bicicletta i 18 chilometri che lo portavano al lavoro e altrettanti ne faceva per tornare a casa, senza contare tutti quelli che doveva percorrere per portare il pane ai clienti. La caparbietà e la forza caratteriale che lo contraddistinguono l'hanno portato, dieci anni più tardi, a diventare anche lui un fornaio. Nel frattempo, a 25 anni, sposa Nerina e insieme a lei apre il suo forno a Tarcento. È il 1961. Inizia così una lunga storia che continua ancora oggi. Una storia di sacrifici

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Panificio NONINO Tarcento ma anche di grandi soddisfazioni, di momenti memorabili ma anche difficili, come quando, nel 1976, è costretto a ricostruire il panificio crollato quasi completamente per colpa del terremoto. Silvano ha anche un'altra passione, quella della radio, che lo porta a fondare Radio Spazio 103 che dirige per un decennio e nella quale lavora insieme alla sua famiglia. Racconta ancora con grande orgoglio di quando accompagnò per una settimana Madre Teresa di Calcutta, standole sempre accanto, durante la sua visita in Friuli Venezia Giulia. Altro grande amore per Silvano Nonino sono i bambini che per anni, insieme alle scuole, andavano a trovarlo e insieme a loro faceva il pane, raccontandogli tutti i passaggi, dall'impasto alla lievitazione, alla cottura e mentre il pane cuoceva si sedeva con loro nel mezzo del laboratorio e gli raccontava un sacco di storie. Oggi Silvano Nonino ha 84 anni ma, come dice lui, “Non è ancora arrivato il momento di mettermi da parte”. Ancora oggi alle volte si sveglia presto la mattina per andare in laboratorio e tutti i giorni consegna personalmente il pane nelle rivendite da loro fornite. Continua a fare il suo lavoro, Silvano, nonostante l'attività sia stata rilevata dalle due figlie, Sonia e Laura che nel panificio si occupano di tutto, dalla produzione, alla vendita, alla contabilità. Nel panificio Nonino lavorano inoltre due fornai, una pasticcera e due commesse part-time. Sonia e Laura sono nate e cresciute in mezzo a farina e lievito, fin da piccole hanno aiutato papà e mamma nel panificio e quindi il passaggio a titolari dell'attività è stato semplice e naturale. Hanno raccolto l'eredità paterna alla quale uniscono tradizione e un pizzico

di modernità. Il punto forte della loro produzione è senza dubbio la Gubana che oggi “hanno portato nel 2021, mantenendo la tradizione”. Segreto di questo dolce, innovazione portata dal signor Silvano è, insieme al ripieno, l'uso della zucca nell'impasto, che la rende più morbida. L'uso della zucca, in tutti i prodotti da forno, è senza dubbio la caratteristica che contraddistingue il Panificio Nonino.

L'anno appena trascorso non è stato facile neanche per loro. Come tante altre realtà, soprattutto artigiane, almeno all'inizio il lavoro è diventato difficile e complicato. Sono un po' aumentate le precauzioni, le ansie e c'è stata ancora più attenzione nell'utilizzo dei prodotti per la sanificazione dei locali. La famiglia Nonino è però riuscita a trovare un equilibrio e a portare avanti l'attività senza troppi scossoni perchè, come dice Sonia Nonino “sono contenta di come sono andate le cose. Dobbiamo sempre guardare al futuro e andare avanti”.


Storie d'impresa

Pensare al rifiuto come ad una risorsa. Questo principio dell’economia circolare è molto caro all’impresa Candoni Sas di Tolmezzo. L’azienda, nata come impresa operante nel settore dei trasporti conto terzi e delle demolizioni per opera del nonno Luciano Candoni, è ora guidata dal figlio Oscar e dai nipoti Samantha e Patrick. Nel 2016, prima occupati nella fornitura di massi da scogliera e sassame per rivestimenti, decidono di dedicarsi alla gestione dei rifiuti speciali non pericolosi. Nasce così la necessità di aprire un impianto dove fosse possibile lo stoccaggio di inerti ed altri materiali. Nel 2017, dopo aver vinto il bando che metteva a disposizione l’area di proprietà di Carnia Industrial Park, l’impresa avvia l’iter per ottenere l’autorizzazione ambientale ed oggi gestisce l’impianto di raccolta e trattamento dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione (e non solo) nella zona industriale di Tolmezzo. Un impianto moderno, tecnologicamente avanzato, rispondente alle normative di sicurezza della gestione dei rifiuti. L’area in cui insiste occupa 13 mila 500 metri quadrati complessivi tra spazi di movimentazione, strutture per il deposito e la lavorazione. Oltre agli inerti tradizionali le aziende della zona possono conferire cartongesso e altri materiali (dalla carta ai rottami elettrici, dalle materie plastiche alle fibre sintetiche, a pneumatici, scarti di legno e sughero). L’impianto dispone di attrezzature e

Impresa CANDONI Tolmezzo strumentazioni innovative: sono presenti due sistemi di pesatura certificati, uno per mezzi pesanti e uno per piccoli conferimenti ed è attivo anche un servizio di consulenza per aiutare le imprese o i privati ad adempiere correttamente ai loro obblighi. Le normative in questo ambito sono in continua evoluzione e impongono di seguire precise procedure amministrative, che risultano molto impegnative e complesse per le aziende, ma al tempo stesso garantiscono una completa e corretta tracciabilità dei materiali. Negli ultimi anni la produzione di rifiuti è progressivamente aumentata e i problemi relativi allo smaltimento hanno assunto proporzioni sempre maggiori. Puntare sul concetto di “simbiosi industriale”, dove il rifiuto di un’azienda diventa la materia prima di un’altra diventa fondamentale. Il risparmio di risorse e di materie prime è infatti una delle principali sfide ambientali del futuro, realizzabile attraverso lo sviluppo dell’economia circolare. Affinché questo

sviluppo si concretizzi è necessario sensibilizzare tutti gli attori, in particolare i progettisti delle opere e dei prodotti per prevedere già in fase preliminare il reimpiego di materiale riciclato. L’impresa adotta una politica molto puntigliosa sui materiali in entrata esigendo sempre, nei casi previsti, le analisi chimiche e facendo una verifica visiva a priori attraverso la documentazione fotografica e a posteriori al momento dello scarico. Questo per poter fornire una materia prima secondaria certificata che possa essere giudicata idonea al riutilizzo. Favorire il reimpiego degli inerti e di altri materiali significa dunque arrecare un minor impatto sull’ambiente. L’impresa Candoni lavora proprio in questo senso ed è riuscita a fornire un’importante risposta al comprensorio montano, che da anni scontava l’assenza di impianti locali per conferimento e trattamento degli scarti da costruzione, diventando un punto di riferimento per le ditte dell’Alto Friuli.

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Si scrive Vertek, si legge Canon.

Vertek. Il Canon Business Center ufficiale del Friuli Venezia Giulia. www.vertekcenter.it


Storie d'impresa

“Conta ciò che si può contare, misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è.” Galileo Galilei Fabrizio Grion inizia il suo viaggio nel mondo della metrologia già nel 1998 quando si specializza nell’assistenza tecnica e nella verifica delle apparecchiature in dotazione alle autofficine di riparazione. Dopo quasi un decennio in questo campo, grazie alla fiducia arrivata da importanti realtà industriali del territorio, inizia a seguire il servizio di taratura dei macchinari di produzione e nel 2007 Grion fonda Metlab, divenendo pian piano un punto di riferimento in ambito metrologico. Oltre a Danieli, Cimolai e Fincantieri, altre industrie, soprattutto in campo automobilistico, si affidano a Metlab,

METLAB SRL Pradamano fino ad arrivare all’esperienza con Piaggio, che gli permette di aprire delle filiali anche fuori regione. “La presenza sul territorio rimane, comunque, un elemento fondamentale – ci spiega Fabrizio Grion – soprattutto per i servizi che curiamo per il settore artigiano, con la taratura delle apparecchiature F-GAS. È importante dare una assistenza veloce e altamente professionale agli artigiani che attraverso gli strumenti che ci affidano riescono a compiere un lavoro preciso con il cliente finale”. A giugno 2019 Metlab diventa Laboratorio Accreditato di Taratura per la temperatura: Centro LAT n. 280 nel campo di misura da - 40 °C a 1100 °C. “Un percorso lungo, che è durato tre anni e che arricchisce notevolmente il nostro lavoro – continua Grion- un traguardo importante per tutto il nostro team”. Il Laboratorio è dotato di quattro sale metrologiche, dove vengono utilizzati apparecchi e campioni riferiti

agli standard nazionali ed internazionali. La corretta esecuzione delle tarature viene garantita oltre che dai macchinari, dal gruppo di tecnici esperti addetti alle prove. Oggi Metlab conta, infatti, 14 collaboratori e 4 dipendenti nella divisione medicale MET-LIFE, iniziata nel 2019 e dedicata ai servizi di verifica di sicurezza elettrica e di mantenimento dei requisiti essenziali degli apparecchi medicali e alla commercializzazione di apparecchiature per la cardio protezione. Nel 2020, dopo un breve stop dovuto all’incertezza del primo lockdown, grazie alla collaborazione con la Croce Rossa – Comitato di Udine, sono riprese le attività di installazione dei defibrillatori diffusi sul territorio, creando un passaparola virtuoso che li sta portando ad aumentare questa attività per numerosi comuni del territorio. Concludiamo con una previsione sul nuovo anno appena iniziato, “Il 2021 è iniziato con la conferma di tutti i nostri contratti, segnale importante che ci permette di capire la soddisfazione dei nostri clienti e ci stimola a continuare ad investire in formazione e ricerca.”

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I fatti LUCIO CARACCIOLO

Direttore di Limes, capo della redazione

politica di Repubblica e docente alla Luiss

Il VIRUS, una FORMIDABILE DROGA per il nostro SISTEMA SOCIO-ECONOMICO Virus, scontro Usa-Cina, ruolo dell’Europa e posizione dell’Italia. Se n’è parlato, durante l’incontro online voluto e organizzato dal consiglio zonale di Udine lo scorso mese di gennaio. Introdotto da Eva Seminara, presidente di zona e Paola Colombo, presidente dell’Associazione VicinoLontano, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, già capo della redazione politica di Repubblica e docente alla Luiss, è considerato uno dei maggiori geopolitologi in Italia. Di seguito alcune pillole del suo intervento per Confartigianato-Imprese Udine.

FUSO VIRALE «Nell’ultimo anno il virus è stato un inatteso e non gradito. Contrariamente però a quanto ci raccontiamo non si tratta di una pandemia, ma di una importante, grave e seria epidemia, molto selettiva, che colpisce non tutto il popolo (pandemos), ma colpisce selettivamente in tempi, modi e spazi diversi i vari Paesi, le diverse potenze. Oggi come oggi, la Cina, il paese da cui è originato il virus, è in una posizione di vantaggio rispetto al resto del mondo e in particolare agli Stati Uniti e all'Europa.

Le ultime cifre sono evidenti, ci dicono che la Cina ha ripreso a correre, con una crescita del 6,5%, cose che ci sogniamo. Qui siamo tra depressione e recessione, in Cina più o meno ai tassi di crescita pre epidemia, se non superiori.

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Nell’aprile dell’anno scorso, nella prima fase del virus, in Cina la situazione era meno acuta, in Europa sta scoppiando, negli Usa erano già in piena crisi. Immaginiamo lo spostamento del virus lungo le grandi direttrici della globalizzazione come una Giostra diabolica che gira come un fuso orario, dall’alba al tramonto. Non sappiamo quanti giri del mondo farà questa epidemia, ma certo non ce ne liberemo in un paio di mesi. Oggi la Cina risulta libera dalla minaccia epidemica. Ha fatto una scelta strategica molto chiara, con un lockdown militare durato diversi mesi che ha prodotto risultati. La situazione è invece ancora molto grave in Europa, fuori controllo negli Usa, dov’è stata superata la soglia dei 400mila morti ufficiali».

POST COVID «Non dobbiamo immaginare che la fine dell’epidemia ci riporti allo status quo ante. Scopriremo alla fine, speriamo ravvicinata, che il virus è stata una formidabile droga per

il nostro sistema socio-economico, che ci ha obbligato a un grado di autodisciplina e di


disciplina comunitaria cui non eravamo affatto addestrati. Ancora una volta gli italiani, senza una specifica preparazione, hanno affrontato forse meglio di altri questa crisi, dimostrando un buon senso che a volte manca in altre nazioni. Una volta finite le somministrazioni di denaro o le protezioni sociali che sono state improvvisate e che produrranno inevitabilmente una formidabile crescita del nostro debito, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare, l’Italia sarà però molto più esposta dal punto di vista economico e finanziario a delle ricadute molto serie, in particolare per quanto riguarda la finanza pubblica. Non immaginiamo che tutto possa rimanere, dopo la fine dell’epidemia, a questo livello di indebitamento galoppante e atteggiamento molto più lasco e liberale delle autorità di controllo europeo o che la Bce continui a finanziarci all’infinito o che le agenzie di rating continuino a trattarci come un Paese da finanza pubblica accettabile. Questo è un problema enorme con cui dovremo fare i conti una volta esaurito questo metadone che ci stiamo somministrando».

FRONTIERE «Il motivo per cui la Germania, in un momento di apparente slancio di generosità, ha deciso di scommettere sull’Italia e di arrivare a un compromesso sulla carta per noi apparentemente favorevole nella partita del Recovery Fund, dove si parla di cifre mirabolanti che mi sento di dice con certezza “non vedremo”, è duplice. A proposito dei fondi, sono soldi che arriveranno diluiti nel tempo, anche in molti anni.

Scopriremo poi che dovremo pagare qualche prezzo, che il Recovery Fund non sono esattamente delle regalie, dovremo renderci conto che il vero problema di questo Paese consiste nel fatto di non disporre delle tecnostrutture burocratiche di cui dovrebbe disporre un Paese delle dimensioni e dell’importanza dell’Italia.

In parole povere, non siamo in grado di fare progetti credibili. E la nostra fama in questo campo, che già ci ha causato danni gravissimi nella gestione dei fondi Ue, ora che questi sono diventati macro lo diventano anche i nostri limiti. E confermano nei nostri partner nordici, tedeschi in particolare, l’idea che di noi non ci si possa fidare. Perché allora i tedeschi ci hanno fatto un'apertura di credito? Dicevo per due ragioni: primo perché la Germania si è auto-identificata con l’Europa, secondo per difendere i propri interessi nazionali. E L’Italia a nord della linea gotica, in questo senso, è strettamente legata alla catena del valore tedesco: c’è interesse a garantirsi una connessione stretta tra i servizi che offriamo e la loro industria manifatturiera e automobilistica». informImpresa Udine

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I fatti

Non è nuova alle difficoltà la zona del Friuli Orientale, vittima nel corso del tempo di crisi cicliche seguite puntualmente da una rinascita, nel segno della reinvenzione, della qualità dei prodotti, grazie alla capacità imprenditoriale e alla determinazione della gente di queste parti.

GIUSTO MAURIG Presidente zonale Friuli Orientale di Confartigianato-Imprese Udine

Il 2020 ha segnato un nuovo episodio di questa crisi periodica, il terzo dopo la recessione del 2008 e della crisi che nell’alba del nuovo millennio ha portato alla chiusura di decine di aziende. «In ognuna di queste nefaste occasioni la nostra zona, trainata dalle imprese del settore legno-arredo, ha saputo riprendersi, abbracciando l’innovazione, la qualità, il design. Sono certo che sapremo rialzarci anche da questo momento di grave difficoltà» afferma il presidente della zona del Friuli Orientale di Confartigianato-Imprese Udine, Giusto Maurig. «Le aziende sono allo stremo, in particolare quelle che lavorano nel segmento del contract. I grandi alberghi e in generale i locali pubblici hanno chiuso a lungo e di conseguenza congelato gli investimenti, anche quelli in corso, con effetti a cascata sulla filiera dell’arredamento e sulle imprese, sempre più numerose, che lavorano per questo segmento. Se la sono invece cavata meglio le realtà che operano per il mercato privato - sottolinea l’imprenditore -, che hanno come cliente finale la famiglia». La riscoperta della casa, divenuta nel corso dell’ultimo anno non solo nido famigliare, ma anche aula studio, ufficio, ristorante e spazio di relax ha spinto molti a metter mano al portafoglio. «Quel che non si è speso per le vacanze, per cambiare l’auto o per rinfrescare il guardaroba lo si è messo sulla casa e questo ha consentito alle aziende che lavorano nel retail di archiviare un anno andato ben oltre le aspettative» conferma Maurig dipingendo uno scenario fatto di luci e ombre a Manzano e dintorni, dove le imprese fanno i conti con i soliti, vecchi problemi, se possibile aggravati dalla situazione pandemica. Uno su tutti: la difficoltà a trovare manodopera. «Quella formata è un miraggio, ma lo sono anche i giovani alle prime armi - denuncia Maurig -: preferiscono cercare (e non trovare) lavori d’ufficio con il minimo impegno orario e il informImpresa Udine

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weekend libero. Cerchiamo personale e non lo troviamo, complice il fato che per molti la pandemia è divenuta un alibi per stare a casa». Dietro l’angolo c’è la scadenza degli ammortizzatori anti-Covid. Strumento utile, necessario nel momento dello stop, ma non risolutivo seconda l'artigiano. «Spero che il governo riprenda in mano un ragionamento sul filo dello sviluppo piuttosto che del mero assistenzialismo. Al Paese ci vuole debito buono, gente che vada al lavoro, che si impegni perché l’Italia torni a macinare Pil. Sono convinto che abbiamo le carte in regola per farlo, perché come ogni crisi anche questa qualcosa di buono dietro a sé lo lascerà. Ci ha costretti a dar corso ad alcune trasformazioni - evidenzia il dirigente di Confartigianato -, quella digitale su tutte, ma anche a cambiare abitudini.

Post Covid acquisteremo in modo diverso e lo faremo senza che ci sembri strano usare la carta di credito, ci riuniremo più spesso online, ci muoveremo meno, chi ha fatto smart working continuerà a farlo almeno per una parte della settimana. Quel che non è cambiato purtroppo è la pesantezza della burocrazia, la lentezza della Pubblica amministrazione, che resta una palla al piede e oggi rischia di depotenziare l’effetto dei fondi europei in arrivo». Criticità e dubbi che non fanno perdere la speranza a Maurig. «Questa crisi finirà con un’ulteriore selezione tra le fila delle imprese, purtroppo è fisiologico, ma sono convinto che quelle che ce la faranno saranno più forti di prima».


FRIULI ORIENTALE alle prese con una NUOVA CRISI. Il COVID farà selezione, RESTERANNO le IMPRESE più FORTI

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I fatti

Roberto Vicentini, presidente di Confidimprese FVG, è stato confermato Consigliere di Fedart Fidi, la Federazione nazionale che riunisce tutti i Confidi del settore artigianale e allo stesso tempo è stato eletto vicepresidente del FIAF – Fondo interconsortile dell’Artigianato Fedart Fidi. Le nomine sono avvenute nel corso dell’ultima Assemblea nazionale svoltasi lo scorso 14 novembre a Roma.

Intervista a:

ROBERTO VICENTINI

Presidente Confidimprese FVG

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Fedart Fidi, operativo da oltre 25 anni, associa 102 Confidi operativi al livello nazionale che rappresentano a loro volta 668.000 imprese associate, con un volume di finanziamenti garantiti nell’ultimo anno che ammonta a 4,6 miliardi di euro con una dotazione patrimoniale di 745 milioni di euro. Una riconferma quella di Vicentini che attesta l'impegno e gli ottimi risultati ottenuti a livello regionale da Confidimprese FVG – Intermediario finanziario Vigilato da Banca d’Italia già dal 2009 – sempre più determinante nel sostegno delle PMI del territorio in questo periodo di emergenza sanitaria dovuta al covid-19 che rende assai complicata la gestione delle imprese.


CONFIDI, nuove GARANZIE nel 2021 per SOSTENERE le IMPRESE Quali sono state e quali saranno le iniziative a sostegno delle PMI regionali svolte da Confidimprese FVG in questo periodo di Pandemia? “La crisi che stiamo vivendo ha caratteristiche completamente nuove, una situazione assolutamente straordinaria che ancora ad oggi ci riserva solo incertezze. Pensavamo, speravamo, che tutto fosse alle

spalle, ma oggi siamo in uno scenario ancor peggiore rispetto alla scorsa primavera e non sappiamo cosa accadrà nei prossimi mesi, anche se confidiamo moltissimo sulle capacità e tenacia dei nostri imprenditori. Confidimprese FVG ha agito subito mettendo a disposizione un fondo da oltre 30 milioni di euro con sconti commissionali fino al 50% e garanzie fino al 80% che ha permesso l’erogazione di importanti volumi di credito a migliaia di imprese. Non solo. Tutte le moratorie, prima quelle al 30 settembre ed oggi quelle al 31 gennaio 2021, sono state concesse senza alcun costo. Si tratta di provvedimenti, unitamente alle operazioni garantite dal Fondo centrale al 100% per importi fino a 30.000 euro, che hanno permesso di sostenere in maniera importante la liquidità delle imprese. Ma non vogliamo fermarci e per questo ci apprestiamo a lanciare nuovi prodotti con percentuali di garanzia che andranno dall'80% al 100%, con ulteriore beneficio di riduzione commissionale fino all'80%, grazie ad un importante apporto Regionale. Agevolazioni a valere per le imprese che hanno subito danni dalla Pandemia, anche sugli affidamenti da rinnovare. Per chi non ha subito danni restano in vigore le attuali condizioni, già scontate. Questo ulteriore impegno a quali obiettivi potrà portare? “Auspichiamo che questi interventi possano permettere alle aziende di guardare con più serenità al futuro, potendo rinnovare le operazioni sospese a breve termine e beneficare inoltre di importanti operazioni a sostegno sia degli investimenti che della ristrutturazione debitoria aziendale. Una altra importante iniziativa promossa in collaborazione con Credit Agricole FriulAdria e Banca Intesa (stanno per aggiungersi anche le altre Banche) ha come obiettivo quello di supportare la liquidità per l’avvio di contratti/appalti legati agli interventi immobiliari previsti dalle agevolazioni quali

il superbonus 110% e altre agevolazioni correlate”. Nella vostra strategia operativa riveste un ruolo di primaria importanza anche la Regione Friuli Venezia Giulia... “Certamente. Per questo ringraziamo sempre l'amministrazione regionale ed in particolare l’assessore allo Sviluppo Economico Sergio Emidio Bini per l’importante sostegno ai Confidi regionali che sono strumento di politica economica a livello territoriale e anello di congiunzione tra le iniziative pubbliche e l’economia reale. Il sostegno Regionale permette di applicare i principi di mutualità, che sono la base dell’esistenza dei Confidi. Accogliamo per questo con favore anche gli emendamenti inseriti nell'assestamento di bilancio promosso dall'assessore alle finanze Barbara Zilli (d.l. 111 'Misure finanziarie intersettoriali') che prevedono la possibilità di utilizzare l'intera somma destinata nel 2020 ai Confidi regionali, pari a 4mln di euro, per abbattere fino all'80% l'importo dei costi delle commissioni delle garanzie rilasciate per l'accesso al credito bancario per le imprese danneggiate dalla crisi da Covid-19”. Affrontare l'oggi ma anche il domani. A tal proposito che cosa si intravede nel futuro del sistema dei Confidi? “Il futuro è legato alla necessità di creare un nuovo ruolo di Confidimprese FVG attraverso forme diverse di collaborazione con le banche e allo stesso tempo pure con gli altri Confidi in chiave di collaborazione. Il solo core business della concessione della garanzia non è più sufficiente.

Una sinergia tra banche e Confidi che passa attraverso un’integrazione dei processi di analisi e concessione del credito, con un’integrazione dei sistemi informativi ma passa anche attraverso la concessione di credito diretto alle imprese da parte del Confidi vigilato. Un progetto, questo, che vedrà la luce nei primi mesi del 2021 e permetterà l’erogazione di piccolo credito fino a importi di 30/50.000 euro a tassi interessanti. Obiettivi lungimiranti che prendono spunto dalla volontà di offrire sempre maggiore vicinanza ai nostri soci, differenziando e innovando i servizi”. informImpresa Udine

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1979/2019 - Cresciamo insieme alle aziende del FVG

Quarant’anni insieme agli imprenditori per garantire credito, sviluppo e futuro

Dalla nostra fondazione è cambiato molto, quasi tutto. Ma non è cambiata la nostra affidabilità e il continuo sostegno agli imprenditori del Friuli Venezia Giulia. In quarant’anni abbiamo garantito crediti per oltre 1,5 milardi di euro! Una tappa importante guardando al futuro.

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I fatti

MICROCREDITO: ora anche in FVG con PerMicro SpA

Cos’è il microcredito? Uno strumento finanziario riservato a chi non riesce ad accedere al credito tradizionale a causa di mancanza di garanzie reali oppure per insufficiente storico creditizio. PerMicro SpA è la principale società di microcredito in Italia ed opera su tutto il territorio nazionale. Il suo obiettivo è di creare occupazione e inclusione sociale attraverso l’erogazione professionale di crediti e microcrediti, l’educazione finanziaria e l’offerta di servizi di avviamento e accompagnamento all’impresa, il tutto in un’ottica di sostenibilità.

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PerMicro ha delle opportunità per chi sta avviando o sviluppando una piccola iniziativa imprenditoriale, per artigiani o professionisti che hanno bisogno di credito per acquistare beni o servizi strumentali, corsi di formazione con cui migliorare le capacità tecniche e gestionali. Da febbraio 2021 PerMicro è presente in Friuli Venezia Giulia con una propria filiale, creata in collaborazione con un partenariato composto da Confartigianato-Imprese FVG e Udine, Friulia SpA, Cassa Centrale Banca e Confidi Gorizia.

Filiale di PerMicro SpA in Friuli Venezia Giulia Udine - via del Pozzo, 8 (1° piano) [c/o Sede di Confartigianato-Imprese Udine]

Responsabile della filiale Gianluca Loffredo udine@permicro.it tel. 324 5969631

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I fatti

A partire dal 25 di gennaio 2021, Polo 626 Srl ha ridefinito il suo assetto societario, chiudendo definitivamente il rapporto di collaborazione con l’Ente di formazione FATA Soc. Coop. e con le società Criteria Srl, Friuli Coram Srl e New Coram Srl. La società oggi è interamente detenuta da ConfartigianatoImprese Udine che ha inteso investire sulla Srl convinta dell’importanza dei servizi che questa garantisce alle aziende e della sua strategici attuale e futura, a maggior ragione in questi tempi di pandemia, che hanno fatto capire una volta in più quanto centrale sia il tema della sicurezza. Polo626 Srl, ricordiamolo, gravita prevalentemente nel mondo delle piccole e medie imprese alle quali offre, con i suoi 10 dipendenti, servizi consulenziali e formativi in materia di sicurezza sul lavoro (D.lgs.81/2008), di gestione ambientale (D.lgs.152/2006) e di reputazione aziendale (D.lgs.231/2001). A oggi sono circa 1.000 le imprese della regione che si sono affidate a Polo 626 riconoscendone la serietà e la qualità della propria proposta operativa offerta oggi con impegno rinnovato, uguale e più di prima.

SICUREZZA: tema CENTRALE per L’ARTIGIANATO Ogni giorno, seguendo la logica del “miglioramento continuo”, la struttura è impegnata nell'elaborazione delle migliori soluzioni per accompagnare imprenditori e datori di lavoro delle aziende clienti in un percorso di crescita economica, sociale e ambientale, all'insegna dell'efficienza, della sostenibilità e della sicurezza sul lavoro.

Non ultimo della digitalizzazione come spiega l’amministratore delegato Enzo Gasparutti che tra le sfide del prossimo futuro indica anche il rinnovamento del modello organizzativo interno a Polo, in cerca di maggiori efficienza, semplificazioni e contenimento dei costi così da essere sempre più competitivi.

POLO 626 Via Napoleonica 62 33030 Campoformido (UD) e-mail: info@polo626.com Tel: 0432 69977 www.polo626.com Orari di apertura: lun-ven, 8:30 – 12:30 e 14:00 – 18:00

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Anap/Ancos

«Regolamento UE da cambiare subito. È iniquo in particolare per le fasce più deboli della popolazione»

PIERINO CHIANDUSSI Presidente di Anap Udine

NUOVE REGOLE sul DEFAULT BANCARIO. PENSIONATI ARTIGIANI sul PIEDE di GUERRA

Le nuove regole europee in materia di default mandano in subbuglio i pensionati di Confartigianato che nell’inasprimento delle norme relative allo sconfinamento in rosso del conto corrente leggono l’ennesima bastonata a danno della categoria. Dal primo gennaio le nuove regole europee hanno introdotto una nuova definizione di default che vale tanto per i singoli cittadini, pensionati compresi, quanto per le imprese: la classificazione scatta in caso di arretrati di pagamento superiori a 100 euro per i privati (e per le aziende con fatturati inferiori al milione di euro) e a 500 euro per le imprese, che rappresentino più dell’1% del totale delle esposizioni verso la banca, per oltre 90 giorni consecutivi. «Prendiamo il caso di un qualunque pensionato artigiano che nella maggior parte dei casi si ritrova a fare i salti mortali per far fronte alle spese di ogni giorno e non di rado finisce con il conto in rosso in attesa che venga accreditata la pensione, ebbene - tuona il presidente di Anap Udine, Pierino Chiandussi - ora gli sarà chiesto l’ennesimo salto mortale per evitare di finire in rosso sul conto perché viceversa correrà il rischio di veder compromessa la possibilità di accedere a nuovi fidi nel futuro. E Dio solo sa quanto bisogno c’è ancora, soprattutto oggi, dell’aiuto finanziario degli anziani che sono diventati vere e proprie stampelle finanziarie per i figli». Fino al 31 dicembre scorso le banche avevano limiti molti più elastici, oggi le regole diventano più stringenti e l’effetto è quello di moltiplicare per 2 la platea dei soggetti a rischio default: prima le

banche li stimavano intorno al 5% della clientela, oggi la percentuale sale al 10%. I pensionati non ci stanno. In Fvg gli artigiani in quiescenza sono circa 10mila, di cui 7mila in Friuli, e percepiscono un assegno medio mensile di 780 euro. «L’impressione è che l’Europa sia lontanissima dai problemi reali della gente – continua Chiandussi

– e in questo giro di vite abbia incastrato anche le banche, le quali hanno tutto l’interesse a fare credito». Ora invece quel meccanismo, anche fiduciario, tra istituti e clienti, viene messo a dura prova. Alla politica, regionale e nazionale – conclude il leader dei pensionati di Confartigianato – chiediamo di fare pressing affinché il regolamento europeo venga rivisto, allentando la morsa lì dove, ed è il caso dei pensionati, rischi di default non ce ne sono». informImpresa Udine

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Anap/Ancos

«Le istituzioni trovino un’alternativa a Pfizer e rivedano le priorità»

Anziani preoccupati per il rallentamento della campagna vaccinale in Friuli Venezia Giulia a seguito della riduzione della fornitura da parte dell’azienda Pfizer. Una situazione che può costare la vita di molti over 80. Le istituzioni devono attivarsi per trovare un’alternativa. La situazione sta allarmando molto anche gli associati ANAP. «Siamo allibiti per questa battuta d’arresto della campagna vaccinale – afferma il presidente regionale e provinciale Pierino Chiandussi -, perché ciò rallenterà il programma di copertura delle persone fragili come gli anziani, che anche in Friuli Venezia Giulia hanno pagato il prezzo più caro in questa pandemia». La notizia è giunta proprio quando si informImpresa Udine

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COVID-19, SITUAZIONE PREOCCUPANTE per il RALLENTAMENTO delle VACCINAZIONI cominciava a nutrire qualche speranza di uscire da questo tunnel. Anche per questo motivo Anap FVG continua a sollecitare sollecita le istituzioni affinché si faccia tutto il possibile per reperire sul mercato altri vaccini validati e in che si riveda il piano vaccinale nel senso di accelerarlo, incrementando i centri di somministrazione, l’orario e il personale dedicato. Insieme a Capla FVG, coordinamento associazioni pensionati lavoratori, l’Anap continua il dialogo con la Regione, a fine gennaio un incontro con vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, per la definizione delle strategie a favore degli anziani e delle persone fragili in campo sociosanitario.

L'esperienza maturata durante la pandemia ha evidenziato che sono necessari interventi specifici a favore delle strutture per anziani, nelle quali è divenuta fondamentale la figura del direttore sanitario, ma anche una revisione del ruolo dei medici di medicina generale, che sono i primi punti di riferimento e contatto delle persone con il servizio sanitario.




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