Imprese e Territorio

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impresE territorio A R T I G I A N I O G G I

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DI CONFARTIGIANATO IMPRESE VARESE

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO LA PIATTAFORMA CHE ARRIVA DAL GOVERNO

NUMERI

IL RAPPORTO 2016 SULL’ECONOMIA VARESINA

madeinitaly la vera forza è nella rete interviste a:

Piero Bassetti, Oscar Farinetti, Stefano Micelli, Marco Bettiol, Federico Badaloni, Google Italia, Slow Wood, Angelo Senaldi, Lara Comi, Enzo Rullani

MERAVIGLIE DEL TESSILE

INNOVAZIONE

UNA TRAMA SENZA FINE

IL LABORATORIO ARTIGIANO AL SERVIZIO DELLE IMPRESE

SEGUICI SU ASARVA.ORG S P E D I Z I O N E I N A . P. 4 5 % A R T 2 C O M M A 2 0 / B L . 6 6 2 / 9 6 A R T 1 - 2 D P C M 2 4 / 0 2 D C V A R E S E E U R O 0 . 2 5



Svegliamoci Italici!

editoriale

piero bassetti

@FGBassetti Presidente Fondazione Giannino Bassetti

L’attualità della riflessione su come i modi di produrre si infuturano è ribadita dalle testimonianze di queste pagine. Mi è stato chiesto di commentarle a partire dall’esperienza della Fondazione che presiedo - impegnata da vent’anni sui temi dell’innovazione - e dei pensieri raccolti nel libro Svegliamoci Italici! Osserviamo infatti due fenomeni strettamente correlati, entrambi ispirati alle logiche del glocalismo. Il primo riguarda le conseguenze del digital manufacturing, ovvero la diffusione di strumenti di produzione con un’intelligenza digitale, consacrati nel 2012 da «The Economist» col titolo The third industrial revolution. Per effetto delle innovazioni che consentono di passare dal bit all’atomo - dai dati alla materia - il cambiamento è divenuto sistemico, non settoriale: il paradigma fordista è in via di superamento e si mettono in dubbio le logiche di scala. Nel 2013, durante la missione Innovating with Beauty (promossa in Silicon Valley da Fondazione Giannino Bassetti insieme a imprese artigiane, istituzioni e università) toccammo con mano ciò che il presidente Obama aveva esplicitato l’anno precedente, nello State of the Union Address: «3D printing has the potential to revolutionize the way we make almost everything». Ma era chiaro già allora che «produrre praticamente qualunque cosa» non descriveva completamente il processo avviato. Piuttosto, si affacciava un nuovo rapporto tra lavoro tecnologico e persona, suggerendo che l’innovazione del prossimo futuro non aprirà nuovi spazi solo alla produttività, ma anche - e soprattutto - alla creatività. Questo però ci consegna sfide non semplici, nè scontate da affrontare. Si può restare al centro delle economie creative

e produttive solo essendo capaci di alleanze su presupposti nuovi. Ecco il secondo fenomeno in atto. Le dinamiche dei modi di produrre si riflettono anche su quelli di comunicare, di abitare il territorio o pensare le città, di allocare le risorse. Si influenzano vicendevolmente con intensità inedita e sono perciò difficili da districare. Come è stato autorevolmente detto, non viviamo un’epoca di svolte, bensì una svolta d’epoca. Tanto chi produce, quanto chi si propone di organizzare la vita associata è di fronte alla sfida di comprendere qual è realmente la propria posizione nel mondo nuovo. Se è vero che la tecnologia cambia il rapporto tra ciò che è locale e ciò che è globale, allora la piena comprensione di quanto avviene in territori come i nostri è un passaggio fondamentale. “Svegliamoci Italici!” è uno sprone a attrezzarsi, a sostituire la glocalizzazione all’internazionalizzazione come principio ispiratore delle scelte, a ragionare di Made by Italics piuttosto che di Made in Italy. Possiamo dire che questo discorso sia pienamente percepito nei nostri ambiti, per le sue conseguenze di governance? Dobbiamo avere il coraggio di rispondere “No”: non può esserlo, perchè quelle descritte sono dinamiche rapide, mentre i processi culturali hanno tempi diversi, non comprimibili. Dalla Brianza del Sciur Brambilla alla proiezione nel mondo di un imprenditore italico che coniuga maestria e tecnologia, ripensando la bottega leonardesca, passa una distanza ben descritta nelle analisi di questa rivista. Ma constatare la quantità di strada da percorrere - soprattutto da parte delle organizzazioni che si propongono di rappresentare questo mondo - non ci autorizza a differire le nostre risposte.


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S

ommario

MAGGIO | GIUGNO 2016

I GRANDI NUMERI Varese, terra di impresa

L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE Le meraviglie del tessile

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EDITORIALE Svegliamoci Italici!

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INCHIESTA La vera forza è nella rete

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FOCUS Analisi finanziaria: la competitività passa da qui Caro rifiuto quanto mi costi

Al filo del tessile manca l’ago della politica

FOCUS Alternanza suola-lavoro, energia per il futuro INNOVAZIONE Prototipi a portata di mano

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AZIENDA E TERRITORIO Taglia e cuci: ecco il design dell’abito su misura

Listino prezzi dell’edilizia: uno strumento sempre utile

Bimestrale di informazione di Confartigianato Imprese Varese. Viale Milano 5 Varese Tel. 0332 256111 Fax 0332 256200 www.asarva.org asarva@asarva.org

AGENDA

INVIATO IN OMAGGIO AGLI ASSOCIATI ED ENTI VARI Autorizzazione Tribunale di Varese n.456 del 24/1/2002

CATEGORIE E MESTIERI Estetiste e acconciatori: ecco la vostra assicurazione multirischi

Direttore Responsabile Mauro Colombo Presidente - Davide Galli Caporedattore - D. Ielmini Redattore - L. Lazzari Copertina a cura di: D. Bevilacqua - Triibu Impaginazione S. Campiotti | S. Caldirola Hanno collaborato i colleghi: R. Brambilla, L. De Angeli, A. Galeone, E. Paganini, U. Rega, G. Pavan Interventi e contributi: P. Bassetti, O. Farinetti, S. Micelli, M. Bettiol, F. Badaloni, Google Italia, Slow Wood, A. Senaldi, L. Comi, E. Rullani , E. Pizzurno, M. Solbiati, A. Aliverti, S. Bottelli Stampa Litografia Valli Tiratura 11.589 copie Chiuso 3 Giugno 2016 Il prezzo di abbonamento al periodico è pari a euro 28 ed è compresa nella quota associativa. La quota associativa non è divisibile. La dichiarazione viene effettuata ai fini postali.


Confartigianato Imprese Varese ricorda il Presidente della Camera di Commercio.

Renato Scapolan: prima di tutto, l’impresa S

u Renato Scapolan ci sarebbe molto da raccontare perché quando un imprenditore spende una vita intera per la propria impresa, ma anche in quelle istituzioni dove l’impresa deve essere la vera protagonista, le azioni, le decisioni, le responsabilità rappresentano tutto sé stesso. Renato è sempre stato un uomo di punta dell’economia del nostro territorio: è nato e cresciuto con quell’Associazione Artigiani della Provincia di Varese che, oggi, è Confartigianato Imprese Varese (nel 2004 ne è vicepresidente vicario) ma anche con la Camera di Commercio di Varese (nel 1997 ne era consigliere e nel 2007 entra a far parte della Giunta fino a ricoprire il ruolo di vicepresidente). E poi gli incarichi a Promovarese, a Malpensafiere, nella Commissione Provinciale dell’Artigianato fino alla vicepresidenza di Unioncamere nazionale e nel consiglio delle Camere di Commercio italiane all’estero. Ma al di là di tutto questo, al di là degli impegni istituzionali, Renato Scapolan era un vero imprenditore e un vero uomo di associazione. Un combattente determinato, passionale, leale e

sempre pronto a difendere e sostenere prima di tutto l’interesse delle imprese e dell’istituzione che rappresentava. E questa forza, questo suo essere anche fuori dagli schemi, gli permetteva di generare altrettanto entusiasmo e convincimento nei suoi colleghi e nei suoi collaboratori. Le cose vere e difficili si realizzano così. Con chi, spesso da solo sulla barricata, provoca il confronto fra più persone e le costringe a prendere posizione, ad approfondire anche solo per confutare le proposte e le idee più improbabili per poi, insieme, arrivare alla decisione migliore: quella vera, quella di tutti. Confartigianato Imprese Varese ricorda ancora le tante iniziative che si sono potute realizzare spesso partendo da un’intelligente ostinazione di Scapolan, sempre pronto però a recepire le idee e a fare propri i suggerimenti di chi regolarmente interpellava, sentiva, cercava per un confronto. Sapeva sempre esprimere l’essenza del leader e dell’uomo artigiano, dell’imprenditore, senza mai risparmiarsi - anche fisicamente - davanti a tutto e senza distinguere la sfera personale e privata con quella pubblica, di uomo di impresa, di associazione. Di presidente della Camera di Commercio. Lui non faceva differenza tra tutti

questi ruoli perché riusciva a rimanere sempre e comunque sé stesso. E fu anche questa sua ostinazione costruttiva a portare Confartigianato Imprese Varese a quello che è oggi l’Associazione: una realtà aperta sul territorio grazie a quella voglia di scoprire, di capire, di portare alla conoscenza di tutti che era tipica di Scapolan. Le battaglie a favore dell’impresa – su tutti gli ostacoli che tolgono competitività, libertà e iniziativa imprenditoriale, anche serenità – ma soprattutto il suo inarrestabile impegno sulle nuove occasioni che le aziende possono cogliere dall’export. Questo è il tema che forse lo ha più appassionato, perché Renato pensava che l’internazionalizzazione fosse un aspetto fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle aziende. Aveva ragione. E questa sua insistenza – mai al di sopra delle righe – la praticava anche nei confronti delle istituzioni economiche e politiche del territorio: dalla sua Tradate in su. Perché per lui non era importante essere il “presidente”: un imprenditore fa gli interessi delle imprese. Ed è questo che ha sempre fatto Renato Scapolan l


6 GRANDI NUMERI

Varese, terra di impresa

L’analisi nel rapporto 2016 curato dall’osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia L

a provincia di Varese conta 21.956 imprese artigiane su 70.761 aziende presenti sul territorio (il 31% del totale). A dirlo è l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia su dati Unioncamere che, al 31 dicembre 2015, rileva anche un saldo negativo tra imprese nate (1.420) e cessate (1.717) di 297 unità. Il trend più marcato è nel comparto Manifatturiero, storicamente forte in provincia, con un calo del 2,6% rispetto al periodo di rilevazione precedente e in quello delle Costruzioni con un calo del 2,2%. Le piccole imprese che offrono Servizi alle imprese crescono invece dell’1,6%. Comuni: chi va bene e chi va male Busto Arsizio, Varese, Gallarate e Saronno presentano la concentrazione maggiore di imprese artigiane (6.076 aziende). Il peso maggiore dell’artigianato sul totale delle imprese si registra a Cislago (355 imprese), Cairate (223) e Malnate (384). Le migliori performance in termini di tasso di crescita, con segni positivi, spettano a Laveno Mombello, Olgiate Olona, Caronno Pertusella, Besozzo, Tradate, Lonate Pozzolo e Fagnano Olona. Il segno meno, invece, va ai Comuni di Bedero Valcuvia, Brissago Valtravaglia, Cuveglio, Porto Valtravaglia, Castelveccana, Maccagno con Pino e Veddasca. Manifattura In provincia di Varese il comparto conta 7.554 imprese registrate con 104.482 addetti; il 61,1%, pari a 4.619, sono artigiane con 17.443 addetti.

Il valore aggiunto dell’artigianato manifatturiero per abitante è di 1.318 euro, un dato che porta la provincia di Varese ad occupare il 27esimo posto su 110 nel ranking nazionale. Export manifatturiero Le vendite complessive verso l’estero dei prodotti Made in Varese, nel 2015, ammontano a 10,4 miliardi di euro, in salita del 5,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La vendita di prodotti manifatturieri rappresenta la quasi totalità dell’export con il 99,4% del totale e in crescita del 5,4%. I primi 3 mercati per l’export varesino sono la Germania (11,9%), la Francia (10,1%) e gli Stati Uniti (5,9%). L’export per le

micro e piccole imprese con meno di 50 addetti rappresenta il 20,1% dell’export manifatturiero; l’incremento è del 2,9%. Giovani, donne e stranieri capitani d’impresa I giovani under 35 alla testa di imprese artigiane in provincia di Varese sono 2.801, il 12,8% del numero complessivo di imprese artigiane presenti sul territorio. Di queste l’80,6% è gestito da uomini e il 19,4%, da donne. Nello specifico, il 52,3% delle imprese artigiane gestite da giovani under 35 sono imprese delle Costruzioni, il 21,5% sono imprese dei Servizi alle persone, il 14,8% sono imprese dei Servizi alle imprese e l’11% sono imprese del settore Manifatturiero.


Le imprese artigiane gestite da donne, invece, sono 3.445, il 15,7% del totale delle imprese artigiane della provincia. Il settore dei Servizi alla persona è quello in cui si concentra la maggior quota di imprese artigiane femminili, pari al 57,3% delle 3.445 imprese gestite da donne nell’artigianato; seguito dal settore Manifatturiero (22,8%), da quello dei Servizi alle imprese (14,2%) e dalle Costruzioni (5,5%). E gli stranieri? Sono titolari di 3.329 imprese, il 15,2% del totale delle imprese artigiane del territorio. Il settore nei quali si conta la loro maggiore presenza è quello delle Costruzioni (25,4% dell’artigianato) seguito dai Servizi alle persone (11,4%), dai Servizi alle imprese (7,2%) e dal Manifatturiero (6%).

fonte: Confartigianato Lombardia - Unioncamere

Il credito Nota dolente che da anni interessa le imprese di più piccole dimensioni. Lo stock concesso al totale delle imprese al 29 febbraio 2016 è di 8,4 miliardi di euro (1.538 milioni sono andati alle imprese con meno di 20 addetti, -3,6% rispetto a febbraio 2015) mentre quello dato all’artigianato varesino nel 2015 è di 709 milioni di euro, in calo del 4,9% rispetto al 2014. Il calo che ha interessato l’intero sistema produttivo è stato dell’1,4%, quello delle imprese con oltre 20 addetti ha segnato invece un -0,9%. Le sofferenza bancarie, a fronte di 9,8 miliardi di euro di finanziamenti, sono di 1,4 miliardi. Nell’ultimo anno sono cresciute di un +9,1%; se guardiamo al 2011 il loro incremento è stato addirittura del +54,4% seppur inferiore a quello regionale con un +103,1%. Ad incidere sull’andamento delle imprese è anche il tasso pagato sui finanziamenti: 5,12%. Questo supera di 8 punti base quello medio nazionale (5,04%) e di ben di 60 punti base quello regionale (4,52%) l

LE IMPRESE IN PROVINCIA DI VARESE NEL 2015


8 INCHIESTA

Internet, competenze digitali e alleanze tra attori diversi, sono sempre più indispensabili alle imprese, ma bisogna saperli usare

La vera forza è nella rete d Angera la Fa & Mi, una piccola azienda a conduzione familiare, produce torce da immersione considerate una garanzia da chi decide di esplorare e fotografare le meraviglie del “grande blu”. Il suo fondatore, Paolo Farinella, ci accoglie nella sede dell’azienda mentre poco distante il lago restituisce l’azzurro pulito di una giornata senza una nuvola. «Ho iniziato a lavorare da giovanissimo nell’attività di cablaggi e illuminotecnica fondata dai miei - racconta - e da sempre sono appassionato di immersioni. Quando 20 anni fa alcuni amici mi chiesero di riparare una torcia da sub, capì che sul prodotto c’erano margini di miglioramento sia in qualità che sul costo finale». Così, da una nicchia ricavata nell’azienda dei genitori, Farinella inizia a occupare uno spazio importante nei negozi specializzati di tutto il mondo. «Fino allo scoppio della crisi ordinativi e fatturati crescevano di pari passo. Poi, vuoi con la chiusura di tanti negozi, vuoi con l’avvento della concorrenza cinese e della grande distribuzione che ha imposto le sue condizioni, abbiamo dovuto ridimensionare l’attività». In poco tempo le torce in alluminio anodizzato dal colore e dalla qualità inconfondibili, sono costrette a fare i conti con le stesse difficoltà di tante PMI e MPI italiane. «Ora il core business dell’attività si è di nuovo spostato sui cablaggi e sugli impianti luminosi su misura per aziende e privati» conclude Farinella. Eppure la Fa & Mi ha tutte le carte in regola per essere un degno alfiere del Made in Italy: qualità, innovazione di prodotto, collaborazione tra più realtà imprenditoriali, passione artigianale.

I PAESI PIÙ AFFAMATI DI MADE IN ITALY

Export del Made in Italy verso paesi UE 28

137,5 mld

+3,2%

EXTRA EU

131,1 mld

+1,9%

fonte: ISTAT 2015

A


Un poker che tuttavia non basta a far crescere l’attività secondo le giuste aspettative. Ma cosa manca?

Il Made In? Niente di originale

t

Raccontare il Made in Italy Marco Bettiol, autore di “Raccontare il Made in Italy” e ricercatore all’università Ca’ Foscari di Venezia, ritiene che uno snodo fondamentale passi dalla comunicazione. «Dovremmo raccontarci meglio - dice a Confartigianato Varese -. Anche quello che ai nostri occhi può apparire poco rilevante è invece interessante se visto con la prospettiva del consumatore internazionale. Soprattutto quelli provenienti dai paesi emergenti che hanno caratteristiche diverse da quelli che hanno tradizionalmente acquisto il prodotto italiano in passato. I nuovi consumatori sono più giovani e ovviamente utilizzano con grande facilità i nuovi media digitali anche per l’acquisto di prodotti di lusso.

“Z

ottarella”, “spagetti”, “mortadela” e ancora “perisecco”, “kapeleti” e “cambozola”. A prima vista potrebbero sembrare errori ortografici, invece - purtroppo - sono i nomi dei falsi cibi italiani in cui ci si può imbattere girando tra gli scaffali dei supermercati di undici Paesi europei. A mostrare questa “galleria degli orrori” agroalimentari è stata Coldiretti, che a fine aprile ha riunito a Bologna oltre settemila agricoltori al grido “giù le mani dal Made in Italy”. Secondo il rapporto “Cosa mangiano di italiano in Europa”, redatto dall’associazione degli agricoltori insieme ai Nas, i nuclei antisofisticazioni e sanità dei Carabinieri, infatti, ben due prodotti su tre spacciati all’estero come italiani in realtà non hanno nulla a che fare con le nostre produzioni di qualità. “Un inganno che vale 60 miliardi di euro, quasi il doppio dei prodotti originali” ha denunciato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo (l’export dell’Italia nel 2015 ha registrato il record di 36,8 miliardi) e che fa perdere all’Italia ben trecentomila posti di lavoro. I dati Coldiretti si riferiscono al solo settore agroalimentare, ma il fenomeno della contraffazione dei prodotti italiani colpisce tutti i settori merceologici: dalle calzature (le più taroccate), ai capi d’abbigliamento, dall’elettronica ai farmaci, dai gioielli agli occhiali, e poi ancora profumi, sigarette, borse, giocattoli, cd e dvd. I falsari non risparmiano neanche gli oggetti religiosi: a Roma, in un magazzino nei pressi di San Pietro gestito da tre cittadini cinesi, la Guardia di Finanza ha scoperto 340mila

souvenir di Papa Francesco con il simbolo del Vaticano pronti per essere venduti a turisti e pellegrini, per un giro d’affari di 1,7 milioni di euro. Secondo le ultime stime dell’Ocse, il mercato parallelo del falso “made in” solo nel nostro Paese vale circa 7,5 miliardi di euro – 461 a livello mondiale – e sottrae ben 17,7 miliardi alla produzione legale causando una perdita di centomila posti di lavoro. L’Italia è il secondo Paese più penalizzato dal fenomeno, dopo gli Stati Uniti e prima della Francia. Di contro, la prima nazione da cui provengono i beni contraffatti è la Cina, che da sola produce il 63,2% del totale, seguita dalla Turchia con il 3,3%. Un fenomeno, quello delle imitazioni, praticamente senza limiti, se si considera che il rapporto dell’Ocse comprende tutti i beni fisici ma non la pirateria online. Sul fronte della lotta alle imitazioni dei cibi italiani, alla riunione del G7 agricolo di Niigata in Giappone, il 24 aprile, il ministro Maurizio Martina ha affermato di star lavorando “per irrobustire la tracciabilità degli alimenti” e di avere “già aumentato gli strumenti di contrasto anche sulla frontiera del web”. E sempre dalla rete arrivano i pericoli maggiori anche per le griffe del lusso e delle moda, tanto da indurre brand del calibro di Gucci America e Michael Kors, tra i più imitati, a lasciare per protesta la Coalizione internazionale contro la contraffazione (Iacc) che ad aprile ha accolto come membro il gigante cinese dell’e-commerce Alibaba, definito “l’avversario più dannoso” l


10 INCHIESTA La vera forza è nella rete

Per sapere quanto faccia veramente gola il Made in Italy nel mondo e quanto convenga alle imprese dotarsi di una solida competenza digitale, abbiamo chiesto a Google Italia qualche dato. «Secondo un’analisi condotta in 10 paesi con Google Trends - racconta Diego Ciulli, public publicy manager per l’Italia del colosso di Mountain View - nel 2014 le ricerche relative al Made in Italy effettuate sul nostro motore di ricerca sono cresciute, soprattutto grazie all’utilizzo dei dispositivi mobili. Le ricerche da smartphone e tablet hanno registrato un incremento a doppia cifra, +22% rispetto al 2013. Se Stati Uniti ed Europa sono le aree che hanno fatto registrare il maggior numero di ricerche, India, Russia, Germania ed Emirati Arabi mostrano la crescita più significativa. Si tratta di un trend in crescita negli ultimi tre anni e la ragione è duplice. In primo luogo il forte interesse verso il Made in Italy nei paesi “nuovi” come l’India, in secondo luogo il crescente cambiamento nelle modalità di ricerca che si stanno spostando sempre più online, ciò vale per i paesi “tradizionali” come la Germania. La Moda è la categoria in assoluto più cercata in Europa, Stati Uniti, Giappone, Cina ed Emirati Arabi. Il Turismo è invece il settore che registra i maggiori tassi di crescita relativa, specialmente in Brasile, Francia, Inghilterra e Cina, seguito da Food e Alimentare che registrano una crescita a doppia cifra in Russia, Emirati Arabi e India». Ma se Moda, Food e Turismo sono i più blasonati portabandiere del Made in Italy, più complesso è il discorso per settori dotati di meno fascino, ma capaci di esprimere grande qualità. Proprio per questo Google ha lanciato il programma “Eccellenze in digitale”. «Ci siamo resi conto che il potenziale del mercato italiano era altissimo - racconta ancora Ciulli - e abbiamo riscontrato nelle competenze digitali il punto chiave per far crescere il Paese. Così abbiamo dato vita al progetto “Made in Italy: Eccellenze in Digitale” promosso insieme a Unioncamere

per diffondere le competenze digitali tra le imprese italiane aiutandole a promuoversi al meglio in Italia e all’estero, mettendo a disposizione 132 borse di studio per altrettanti giovani digitalizzatori della durata di 9 mesi nelle Camere di Commercio di tutta Italia». Costruire la propria rete Sapersi raccontare è dunque una chiave per conquistare nuovi mercati e “costruire” un’identità capace di attrarre nuovi clienti. Ma quali errori bisogna saper evitare? Secondo Federico Badaloni, tra i massimi esperti di comunicazione digitale in Italia, responsabile della funzionalità e dell’usabilità dei siti internet del Gruppo editoriale l’Espresso e autore di “Architettura della Comunicazione”, «Il racconto che interessa di più è quello che colma un bisogno. Da questo punto di vista - spiega Badaloni a Confartigianato Varese - è molto utile che un’azienda eviti di cadere in tre tranelli: il primo è quello di considerare che il proprio prodotto serva a colmare

soltanto il bisogno per il quale è stato concepito, magari anche molto tempo addietro. La realtà è mutata da quando la rete innerva gli oggetti della vita quotidiana. Il secondo è pensare di sapere quali siano i bisogni reali delle persone alle quali l’azienda si rivolge, magari perché si è fatta tempo fa una ricerca di mercato, magari perché si confonde la propria conoscenza del mercato con la conoscenza delle persone. I bisogni delle persone si ridefiniscono di continuo in questo nuovo ecosistema. Il terzo è mirare a un utente medio ideale. A tutti coloro che osservano il modo in cui funziona oggi la società e la distribuzione

dell’informazione attraverso la rete è chiaro da tempo che più aumentano le persone interessate a un prodotto, a un sito, a un’applicazione, più esse si polarizzano in gruppi che presentano dinamiche e profili molto distanti fra loro. In un contesto di questo tipo, mirare all’utente medio per concepire la comunicazione o anche il raffinamento del proprio prodotto, scontenta tutti. La chiave è condurre ricerche etnografiche frequenti (che fra l’altro hanno un costo molto più basso delle ricerche di mercato classiche) per mantenere una mappa aggiornata delle comunità che ruotano attorno al proprio brand. La massa si raggiunge attraverso la somma di nicchie». Non si può fare tutto da soli. Se è imprescindibile un impegno diretto dell’impresa sul fronte digitale, alcune esperienze imprenditoriali traducono nella pratica quanto raccontato dai nostri intervistati. Tra queste c’è Slow Wood (guarda la videointervi-

sta su www.asarva.org), azienda fondata nel 2014 da Gianni Cantarutti, artigiano capace e grande conoscitore di legni ed essenze provenienti da tutto il mondo, insieme a Marco Parolini e a un team composto da comunicatori, designer e project manager. Un’azienda innovativa che propone soluzioni in legno per l’edilizia e l’arredamento con qualità e competenze totalmente Made in Italy. «Slow Wood è organizzata in modo molto semplice - spiega Cantarutti -. Ha una struttura flessibile e di supporto alla rete costituita da designer, architetti, artigiani, selezionati nel tempo e che conosciamo personalmente. t

La rete diventa quindi il luogo privilegiato dove incontrare il consumatore. Ancora oggi le nostre imprese interpretano la loro presenza digitale come qualcosa che completa le attività comunicative e commerciali di tipo tradizionale. Invece dovremmo vedere il digitale come il punto di partenza delle attività di comunicazione, gestendo il resto di conseguenza».


Ciò che serve per valorizzare il nostro saper fare è un unico marchio Italia Il fondatore di Eataly parla a Confartigianato Varese rilanciando l’idea di fare sistema per esaltare il vero Made in Italy

Oscar Farinetti

Signor Farinetti, lo scorso ottobre è stato premiato alla terza edizione del Made in Italy Awards di New York. A questo punto della sua carriera si sente più imprenditore o ambasciatore del saper fare italiano? «Sento di incarnare entrambi i ruoli perché nel mio caso un aspetto non potrebbe prescindere dall’altro. Il modo migliore di rappresentare l’Italia all’estero è fare impresa». Tra gli “autocomandamenti” di Eataly, il quarto fa esplicito riferimento al vostro target di riferimento: “tutti”. Crede davvero che il Made in Italy sia alla portata di ogni tasca, o al contrario si stia avviando verso nicchie ristrette di facoltosi clienti in grado di acquistare buon cibo, bei vestiti e oggetti esclusivi? «Il Made in Italy nel campo del food costa fin troppo poco! Oggi si può dire che sia alla portata di moltissimi, se non proprio di tutti. L’obiettivo dei prossimi anni è arrivare invece a meritarci prezzi superiori per poter pagare meglio gli artigiani e i contadini che operano in questo campo». Merito di Eataly è stato quello di fare rete con produttori che avevano difficoltà ad entrare nella grande distribuzione, comunicando la loro eccellenza. Crede che questo sia possibile anche per l’artigianato italiano? «Per l’artigianato è più difficile. Andrebbe sostenuto maggiormente». Alcuni pensano che accettando il compromesso offerto dall’Italian sounding (vedi il caso Parmesan), il Made in Italy ne esca rafforzato. Lei cosa pensa? «Ovidio diceva: “non è felice chi non è invidiato e imitato”. Detto ciò, dobbiamo senz’altro darci da fare per fare in modo che il mondo possa distinguere il vero Made in Italy. Per fare questo la soluzione è un unico “marchio Italia”» l


12 INCHIESTA La vera forza è nella rete

Artigiani scelti in base alla loro capacità e disponibilità e con una passione comune che si tramuta in un’opportunità di business se presentata nelle giusta sede e comunicata nel giusto modo». Cultura e business sono i due volti di questa attività che ha fatto della tradizione artigiana e della conoscenza dei nuovi strumenti digitali i suoi alleati più preziosi. «Al nostro artigianato manca fare rete - ammette Cantarutti - ognuno di noi pensa che fare da solo nel proprio piccolo sia alla lunga vincente. Non è così. Ognuno deve fare il suo e deve farlo concentrato per dare il meglio, ma deve considerare di interagire poi con chi è in grado di presentarlo a dovere, con chi sa venderlo. Creare una rete significa proprio questo». E proprio la rete tra diversi attori è alla base del pensiero che anima il dibattito sul futuro dell’artigianato e della piccola impresa italiana. Secondo Enzo Rullani (vedi intervista a pag. 16), professore di Strategia di impresa ed Economia a gestione della conoscenza all’università Ca’ Foscari di Venezia, le aziende italiane devono saper aggregarsi in un sistema di “filiera” per reggere alle nuove sfide dei mercati. «La filiera, non più l’impresa singola, diventa il nuovo organismo produttivo - spiega Rullani - un organismo che genera valore attraverso la co-produzione, il co-investimento, e la collaborazione a rete di più imprese, specializzate in funzioni e competenze diverse. Queste imprese, pur essendo autonome nelle decisioni, lavorano in modo interdipendente,

distribuendo il lavoro in lunghe catene trans-territoriali e trans-settoriali, che superano i confini di quello che una volta era la filiera tipica del distretto industriale: una filiera addensata in un solo luogo e specializzata in un solo settore. La nuova filiera post-2000 organizza la divisione del lavoro cognitivo e operativo tra tanti operatori e tanti luoghi diversi, finalizzandoli alla generazione di valore. Essa nasce dalla convenienza di ciascuno a ricercare nella rete globale/digitale le conoscenze, i prodotti, i servizi, e i mercati più convenienti, uscendo dai confini della propria azienda, del proprio territorio, della propria tradizione settoriale».

Un processo a cui Stefano Micelli, collega di Rullani all’università veneziana e curatore della mostra New Craft, in corso alla fabbrica del vapore di Milano, aggiunge un passaggio. «Il problema di molti nostri artigiani è ampliare e dilatare una rete di rapporti che non è necessariamente con altri colleghi o con persone che fanno la stessa attività, ma con persone che fanno attività diverse: con dei designer, con dei tecnologi, con dei comunicatori, con degli esperti di internazionalizzazione. Questo oggi è lo sforzo di costruzione in termini di nuove reti e di nuove opportunità economiche. Abbiamo molto lavorato sulla possibilità di organizzare l’incontro fra artigiani che fanno lo stesso mestiere, oggi ci rendiamo conto che dobbiamo assolutamente valorizzare le complementarietà tra professioni che abbiamo percepito come lontane e che in realtà fanno parte di una modalità competitiva che, vista nel suo insieme, ha decisamente la sua forza». Le sfide che attendono il Made in Italy rimangono dunque impervie, ma se il successo di alcune settori - primo tra tutti quello della moda che secondo una recente elaborazione di Intesa SanPaolo su dati Eurostat, Istat e Baci, ha aumentato il proprio export dal 2008 ad oggi di 1,5 miliardi di euro con un avanzo commerciale nel 2015 di 17,7 miliardi di euro - insegnano qualcosa è che è dalla filiera, dal saper far rete e dal miscelare competenze diverse che dobbiamo passare per garantire un futuro al Paese l


Vi porto nel futuro L’autore di Futuro Artigiano ha curato la mostra New Craft in corso alla Fabbrica del Vapore di Milano In occasione della XXI Triennale di Milano la Fabbrica del Vapore ospita NEW CRAFT, la mostra curata da Stefano Micelli professore di Economia e gestione d’impresa all’Università Ca’ Foscari di Venezia e fresco autore di “Fare è innovare”. «La mostra New Craft mette in mostra un Made in Italy che già oggi dimostra le possibilità dell’incontro tra un saper fare di matrice artigianale con una cultura del progetto e del design proiettata nel futuro; soprattutto grazie al potenziale delle tecnologie che oggi definiamo “Digital Manufacturing” o manifattura digitale di cui la stampante 3d è l’emblema più vistoso - spiega Micelli a Confartigianato Varese -. Questo incontro è stato a lungo sottovalutato, oggi però ci rendiamo conto che molte aziende eccellenti, e non solo nel nostro paese, hanno già imparato a combinare, a mescolare questi ingredienti in maniera molto originale e i risultati sono spesso sorprendenti, inattesi. Parlano di un’economia che vive di varietà e di personalizzazione che ha rinunciato all’idea di economia di scala e che fa della cultura un valore aggiunto molto particolare che si traduce in connessioni sociali, relazioni, riferimenti anche in giro per l’Europa». Ma ciò che si vede in New Craft è una nicchia, o piuttosto l’affermazione di uno standard produttivo che sta conqui-

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stando il proprio spazio? «Nel nostro Paese abbiamo costruito un modello di manifattura molto particolare, saldato su un tessuto di piccole e medie imprese che per ragioni ovvie non hanno potuto contare su grandi investimenti di capitali e su economie di scala legate alla capacità di produrre oggetti in forma seriale. Abbiamo ragionato sulla varietà, sulla personalizzazione sul “su misura”, questo modello oggi viene amplificato dalle nuove tecnologie non solo perché le stampanti 3D e tutte le tecnologie della manifattura digitale consentono di sviluppare a costi contenuti questo potenziale, ma perché internet, il commercio elettronico, le piattaforme di comunicazione permettono di raccontare questa varietà in forme molto economiche e molto persuasive. Possiamo immaginare di continuare su questo percorso, dilatando quanto fatto finora? Alcuni settori ci dicono di sì, per esempio quello del vino. In Italia è un’esperienza che parla di un mondo di piccoli produttori che si è proposto a un pubblico internazionale raccontandosi in maniera originale e che trova propria in una divisione internazionale del lavoro una sponda importante per crescere ed alimentarsi. Possiamo come Made in Italy continuare a prosperare a condizione di incontrare nuovi mercati e nuove sensibilità» l

Stefano Micelli


14

Da Roma a Bruxelles, il

Un sistema di etichettature da leggere via smartphone racconterà ai consumatori l’origine del prodotto che hanno acquistato

Angelo Senaldi

Con un passato in azienda e il cuore nella laboriosa provincia varesina, l’onorevole Angelo Senaldi è il primo firmatario della proposta di legge per la tracciabilità dei prodotti Made in... Approvata alla Camera, la legge permetterà di risalire a tutta la filiera del prodotto acquistato grazie a un sistema di etichettatura intelligente. Un progetto che ha richiesto quasi tre anni di gestazione a causa dell’ostilità di Bruxelles nel concedere finanziamenti (Al momento è previsto un plafond di circa 20 milioni di euro) che “sfavoriscano” la libera concorrenza all’interno dell’UE a 28. «L’iter non è concluso - conferma Senaldi a Confartigianato Varese - ma sul fronte europeo siamo riusciti a far comprendere le nostre ragioni a favore dei consumatori che ora potranno conoscere l’origine di ciò che acquistano e contro la contraffazione. Ora dobbiamo solo aspettare i tempi del bicameralismo, che tende ad allungare questioni che potrebbero essere risolte in breve». Perché il Made in Italy e i consumatori ci guadagnano? «Perché con il sistema previsto da questa legge si ha la garanzia che i prodotti sono trattati in paesi che hanno regole precise e che non utilizzano materiali né tossici, né nocivi. Inoltre lascia libero il consumatore di decidere cosa comprare; e sapere di aver acquistato un prodotto Made in Italy equivale ad avere la certezza di aver acquistato qualcosa fatto bene». Che costo avrà per le imprese questo nuovo sistema di etichettatura? «L’incremento di costo secondo alcune stime è nell’ordine del millesimo per ogni etichetta, davvero di poca cosa» l


Made in Italy è varesino La commisione europea non ha più scuse Il Parlamento Europeo ha dato il suo “via libera” alla Strategia per il Mercato unico interno di beni e servizi. Relatrice del rapporto di iniziativa legislativa al Parlamento è l’eurodeputata varesina Lara Comi, che con questo risultato assesta un colpo ai Paesi del Nord – Germania in testa - da sempre contrari alle norme sulla obbligatorietà dell’indicazione di origine dei prodotti di esportazione e importazione in Europa. Il percorso è ancora lungo ma, dice l’eurodeputata, “questa vittoria è stata fondamentale perché era l’ultima chance: o si vinceva, o si perdeva il Made In per tutta la legislatura Junker. Nel ruolo di responsabile del dossier ho chiesto alla Commissione Europea di presentare una nuova proposta sul Made In: con un risultato così favorevole (l’art. 84 sulle differenze normative all’interno dell’Europa sugli obblighi di etichettatura ha raccolto 367 voti favorevoli e 160 negativi) il suggerimento alla Commissione è veramente caldo: ora possiamo dire che l’Europa non è tedesca”. Con il rapporto di iniziativa presentato da Lara Comi, si chiede con particolare determinazione alla Commissione europea di presentare una nuova proposta sul Made In. L’obiettivo è quello di premiare le aziende, “soprattutto quelle di piccole dimensioni” che hanno sotto controllo l’intera filiera, e soddisfare le richieste dei consumatori che vogliono sapere come è fatto un prodotto. Gli articoli del provvedimento che si concentrano sul Made In sono quattro: 53, 82, 83 e 84. » Con l’art. 53 si invita la Commissione a presentare una proposta legislativa per introdurre un sistema europeo unico di protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti non agricoli nell’UE, con un’attenzione su quelli dell’artigianato e delle micro e piccole imprese manifatturiere, come già richiesto dal Parlamento. Al centro dell’articolo l’esigenza di porre fine ad una situazione inadeguata ed estremamente frammentata in Europa e rendere esplicito il valore aggiunto di numerose produzioni locali con evidenti benefici per i produttori, per il territorio e per la consapevolezza del consumatore,

» Con l’art. 82 si rinnova la richiesta al Consiglio di adottare rapidamente il pacchetto relativo alla sicurezza dei prodotti e alla vigilanza del mercato e si invita la Commissione a trovare una soluzione in materia. Sotto i riflettori l’esigenza di fornire informazioni pertinenti sui prodotti destinati alla vendita al dettaglio, in particolare l’indicazione del paese di origine, fondamentale per tutelare i consumatori e rafforzare la lotta alla contraffazione; » Con l’art. 83 si invita la Commissione e gli Stati membri a inasprire le sanzioni in materia di contraffazione e a garantire la piena applicazione della legislazione dell’Unione in tale ambito; » L’art. 84 evidenzia che le differenze normative tra i vari Stati membri in relazione agli obblighi di etichettatura o di qualità creano inutili ostacoli alle attività dei fornitori di beni e alla protezione dei consumatori; sottolinea il valore aggiunto delle etichettature ecologiche; invita la Commissione a determinare quali etichette sono indispensabili e quali no per fornire ai consumatori informazioni essenziali, e a valutare la possibilità di istituire un sistema obbligatorio di informazioni essenziali sui prodotti artigianali ed industriali, come considerato ad esempio per il settore del mobile a livello dell’UE al fine di fornire ai consumatori informazioni rilevanti e a garantire una pari qualità dei prodotti nei diversi Stati membri. Un’iniziativa di questo tipo risulterebbe vantaggiosa per i consumatori, le industrie e gli operatori commerciali in quanto garantirebbe trasparenza, un adeguato riconoscimento dei prodotti europei e norme armonizzate per gli operatori nel mercato unico. “Ora sul Made In serve introdurre una norma che garantisca il nostro sistema produttivo e i consumatori. La valorizzazione delle produzioni di qualità ed il loro stretto collegamento con i territori rappresenta uno dei pilastri del nostro modello economico e sociale, che l’Europa deve tutelare pena l’irrilevanza nel mercato globale”, afferma Lara Comi l

Lara Comi


16 INCHIESTA La vera forza è nella rete

“Vi racconto le sfide che attendono il Made in Italy” Concorrenza asiatica, multinazionali, trasformazione del mondo del lavoro. Sono tante le insidie che le piccole imprese italiane devono saper fronteggiare

P

rofessor Rullani, lei sostiene che l’economia italiana sta vivendo una fase di “transizione”. Cosa intende? «Significa che il mondo intorno a noi sta cambiando trasformando i nostri modi di vivere e lavorare. Siamo di fronte all’emergere di un nuovo paradigma, un nuovo modo di generare valore, che promette di modificare le regole del gioco competitivo per i prossimi 20 o 30 anni». Su quali fronti devono lavorare le imprese per sopravvivere al cambiamento? «Per agire in questo nuovo mondo - che possiamo chiamare capitalismo globale della conoscenza in rete - non bastano più gli strumenti e le competenze che consentivano alle nostre imprese e ai nostri lavoratori, di agire con profitto nei circuiti di prossimità come i distretti industriali. Oggi bisogna accoppiare alle capacità pratiche e alle relazioni informali ereditate dall’epoca del capitalismo distrettuale post-fordista (19702000) i linguaggi formali e i codici che consentono alle imprese di muoversi nel mondo globale/digitale delle reti». Ovvero? «Alle imprese servono capacità analitiche che consentono di gestire conoscenze codificate come l’ingegneria, l’informatica, la chimica, la contabilità, il management, le procedure e le norme contrattuali/legali da rispettare nei diversi luoghi: conoscenze che non possono essere acquisite solo con l’esperienza pratica, sul campo».

Lei parla di un nuovo organismo produttivo, la filiera, come soluzione a una molteplicità di problemi. Quali? «La nuova filiera post-2000 è un organismo che genera valore attraverso la co-produzione, il co-investimento e la collaborazione a rete di più imprese. In questo senso la filiera organizza la divisione del lavoro tra tanti operatori e tanti luoghi diversi, finalizzandoli alla generazione di valore. Essa nasce dalla convenienza di ciascuno a ricercare nella rete globale/digitale le conoscenze, i prodotti, i servizi, e i mercati più convenienti, uscendo dai confini della propria azienda, del proprio territorio, della propria tradizione settoriale. Con tutte le conseguenze del caso». Un esempio? «Prendiamo Apple. Nel caso della multinazionale di Cupertino la filiera produttiva coinvolge operatori distribuiti in una cinquantina di paesi diversi, ma che accettano di usare i modelli replicabili, i codici di relazione e gli standard di produzione fissati dall’impresa capo-fila che rimane l’unico soggetto realmente insostituibile della rete». Ma così la filiera è sbilanciata a sfavore delle piccole aziende. «Non necessariamente. Un fornitore che presidia in modo eccellente un processo produttivo o di progettazione, un venditore che garantisce l’accesso ad un mercato difficile, sono ambedue preziosi. In questo sistema l’impresa mono-per-

Chi è Enzo Rullani Enzo Rullani insegna Strategie di impresa ed Economia e gestione della conoscenza presso la Facoltà di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. È presidente del centro Tedis della Venice International University di Venezia, in cui svolge attività di insegnamento e di ricerca sull’economia della conoscenza, sull’evoluzione dei distretti, sulle nuove tecnologie nei settori emergenti. Coordina le attività di ricerca di Laboratorio Network RLN, centro di studi e di consulenza su comunicazione, distretti e nuove tecnologie di Venezia, fa parte del Comitato Scientifico di Fondazione Rete Imprese Italia e del Comitato Scientifico del Centro Studi di Confindustria, è poi membro del Comitato Scientifico della Fondazione Nordest e del Comitato Tecnico Scientifico del Centro Studi Luigi Cerutti (CSC) di Verona che sviluppa attività di ricerca sul mondo del credito cooperativo e dell’impresa. Ha lavorato in alcuni dei principali atenei italiani. È autore di numerosi saggi sul mondo delle imprese e sull’economia della conoscenza.


sonale deve diventare pluri-personale, accettando il contributo di altri: nuovi soci, lavoratori, fornitori, clienti ecc. Bisogna avere, inoltre, personale più istruito e meglio qualificato nell’uso dei linguaggi formali e nella pratica dei cluster creativi. Bisogna, infine, diventare costruttori di reti progettuali e di sistemi di relazione ampi». Da dove si comincia? «Si può partire dalla costruzione di una rete tra imprese complementari finalizzata ad un progetto comune di innovazione; o dalla creazione di stili di vita e significati che, una volta condivisi, danno valore alle esperienze dei consumatori, ad esempio la moda, o dallo sviluppo di gruppi che condividono online interessi e progetti convergenti.

Oppure si può concentrare la propria attenzione sullo sviluppo di idee forti, da cui nascono le cosiddette comunità di senso: comunità che avvicinano persone che assegnano lo stesso senso all’alimentazione, al lavoro, alla salute, al divertimento, alla lettura dei libri o alla visione di certi programmi tv».

Che ruolo gioca invece il territorio nella costruzione della filiera? «I territori con i loro addensamenti locali di imprese e persone che possono entrare in relazione diretta e fidarsi anche grazie alla condivisione culturale, mantengono un ruolo importante nelle filiere globali/digitali: sono i nodi che alimentano le reti di conoscenza “generativa”, cioè la conoscenza che serve per generare il nuovo. Ma devono saper attrarre talenti e conoscenze». E le istituzioni? «Prima di tutto servono infrastrutture connettive efficienti: una rete di comunicazione e una rete logistica coerenti con il nuovo paradigma e queste, in Italia, sono in ritardo rispetto ad altri paesi; Secondariamente servono una scuola e un sistema della ricerca che fornisca il capitale umano e soluzioni innovative ai problemi. Infine bisogna investire nella generazione di idee e competenze distintive, che possano qualificare l’apporto del luogo nelle filiere di appartenenza, rendendolo non sostituibile. Inoltre c’è un’altra sfida che incombe». Quale? «La globalizzazione che apre i mercati ai paesi low cost, e la digitalizzazione che assegna uno spazio sempre maggiore alle macchine intelligenti (modello Industry 4.0) stanno mettendo in grande difficoltà il lavoro di fabbrica o di ufficio. Questi saranno assegnati a robot, algoritmi digitali o trasferiti a lavoratori “cinesi” che costano dieci volte meno dei nostri. La sfida è dunque quella di organizzare insieme un grande investimento nello sviluppo del capitale umano: compito che deve essere assegnato alle imprese che devono innovare, ma che, per arrivare a qualche risultato, deve anche coinvolgere i lavoratori, che devono rendersi disponibili a co-innovare insieme ai loro datori di lavoro. Il lavoro deve infatti diventare più autonomo nelle decisioni da prendere, più responsabile, assumendo una parte dei rischi relativi alle decisioni prese e più intelligente, più disposto ad investire tempo, denaro e attenzione nell’apprendimento del nuovo e nella sua sperimentazione pratica» l


18 L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE

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Da sapere Le imprese artigiane del settore tessile in provincia di Varese al I trimestre 2016 sono:

Le voci delle imprese raccolte da Confartigianato Varese nel suo viaggio tra le imprese del tessile, un settore che in provincia può ancora dire la sua

Al filo del tessile, manca l’ago della politica I

nnovazione, creatività, gestione aziendale accorta e attenzione al prodotto. Queste in estrema sintesi, le caratteristiche che accomunano le piccole aziende artigiane intervistate nel nostro tour tra le “meraviglie del tessile”. Partiti dalla grande tradizione cotoniera bustocca con la tintoria Maino, siamo arrivati alle etichette tessute della Decatex di Cairate, passando per calzifici, tessiture e ricamifici sparsi sul territorio. Un viaggio attraverso realtà produttive in grado di esprimere eccellenze assolute, pur mantenendo dimensioni ridotte e di attrarre aziende leader, multinazionali della moda e clienti esteri affamati di Made in Italy. Così pur avvalendoci di un campione ristretto, a fronte delle 737 imprese artigiane del tessile dalla nostra provincia (che occupano 5.202 addetti), abbiamo potuto constatare alcune caratteristiche che accomunano queste piccole realtà; nel bene e nel male. Se da una parte infatti la dipendenza verso pochi clienti, o i tempi ancora troppo lunghi nel pagamento delle fatture si rivelano elementi di debolezza, dall’altra la capacità di verticalizzare i processi produttivi, gli investimenti in macchinari e tecnologie e il desiderio di esplorare nuovi mercati, dimostrano una notevole vitalità per un settore l’anno passato, solo nella nostra provincia, ha esportato 934 milioni di euro con un aumento dell’1,3% sul 2014.

389

(737 quelle con meno di 50 addetti),

20% del settore è presente in Lom-

il bardia,

2%

il del totale delle imprese artigiane è gestito da donne, da giovani under 35 e da stranieri.

4,5% 4,9%

Sulla base dei dati forniti dall’Istat si stima che il fatturato delle imprese tessili a Varese ammonti a 1,5 miliardi di euro nel 2015, con un export pari a 528 milioni di euro con un saldo positivo tra import ed export di 300 milioni. Varese è tra le maggiori province esportatrici di prodotti tessili in Italia. Elaborazione dati Osservatorio MPI Confartigianato Imprese

Ma cosa serve alle imprese del tessile? I nostri imprenditori lamentano una disattenzione delle istituzioni nei loro confronti e un carico fiscale e burocratico troppo oneroso. Eccessivo è poi il costo dell’energia che per imprese che hanno cicli produttivi lunghi come quello del tessile si traducono in bollette da migliaia di euro al mese, mentre carenti sono, a detta delle aziende, gli investimenti delle autorità in formazione tecnico scientifiche, necessaria per garantire continuità a un settore che deve puntare su ricerca e innovazione di prodotto per competere sui mercati globali. Una competizione che oggi si nutre, come detto, del grande patrimonio di conoscenze e maestranze che agli occhi del mondo mantengono intatto l’appeal del Made in Italy. In questo senso più di un’impresa ha sottolineato a Confartigianato Varese il ritorno di clienti importanti dopo anni di delocalizzazioni e trasferimenti produttivi, segnale che la qualità dei nostri artigiani rimane un punto di riferimento indiscusso e riconosciuto. Altro spunto di riflessione è il tentativo da parte dei più piccoli di sviluppare prodotti e linee

di accessori propri da lanciare sul mercato e la capacità di intercettare nuove nicchie settoriali a cui proporsi anche senza avvalersi di agenti di commercio e intermediari (in questo senso internet si rivela un alleato sempre più indispensabile per i piccoli). Indicativo in questo senso il caso della Decatex e delle etichette tessute realizzate per il settore vino e cosmesi. Urgente e comune a tutti i nostri artigiani rimane poi la richiesta della piena deducibilità degli investimenti e la richiesta di continuità per quanto riguarda gli incentivi promossi negli ultimi due anni dal governo Renzi l



20 L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE

Le Meraviglie del Tessile Leggi tutte le interviste ed entra nelle “Meraviglie del tessile” grazie ai nostri video. Vai su www.asarva.org e seguici sui nostri canali Facebook, Twitter, Instagram e Youtube Tintoria Filati Maino

Tessitura Valdolona

Calzificio Lualdi

Una delle poche tintorie rimaste a Busto Arsizio, è gestita oggi dai nipoti del suo fondatore, Pietro Maino. La tintoria, ci spiegano i titolari, Piero, Antonio e Marco Maino, si è specializzata nella lavorazione di filati tinti per il settore dell’abbigliamento tecnico/sportivo e di quello protettivo, nello specifico quello ignifugo che necessita di fibre speciali come le aramidiche, kevlar e miste.

Una realtà unica sul territorio. La tessitura Valdolona produce tovaglie e tovaglioli per il settore alberghiero e non solo. Ecco come riassume l’attività il suo giovane titolare, Alessandro Ciapparelli: «Compriamo i filati all’estero, se necessario li facciamo tingere da un terzista, poi passiamo all’orditura, li tessiamo e procediamo al finissaggio interno. Infine si passa al confezionamento del prodotto ed al controllo della qualità. Attualmente la nostra produzione si aggira sui 900mila metri lineari di tovaglieria all’anno».

Con una produzione media di circa 600mila paia di calze all’anno, il Calzificio Lualdi è una bandiera della tradizione tessile bustocca. Grazie a un moderno impianto di trattamento aria, la produzione di questa piccola impresa ha umidità e temperature controllate, indispensabili per produrre calze preventive riposanti in grado di migliorare la circolazione di chi le indossa.

Tintoria Filati Maino srl Viale Giuseppe Borri 67 Busto Arsizio (VA) tel. e fax. 0331 321465 email: info@tintoriafilatimaino.it www.tintoriafilatimaino.it

Tessitura Valdolona srl via Piave 68 | Olgiate Olona (VA) tel. 0331 649994 | fax. 0331 642524 email: tessitura@valdolona.it www.valdolona.it

Calzificio Lualdi srl Via Olgiate Olona 5 Busto Arsizio (VA) tel. 0331 639119 fax. 0331 622281 mail: calzelualdi@libero.it www.calzificiolualdi.it


Tutte le imprese intervistate nel nostro tour

Framax - Asmoni

Decatex

Microazienda specializzata nella lavorazione al laser dei tessuti, la Framax di Besnate oggi serve i settori dell’Automotive, della nautica, dell’arredamento, oltre a quelli dell’abbigliamento e della moda. Sta lanciando un brand di accessori, bracciali, orecchini, collane e cinture, in alcantara: Asmoni.

Piccolo gioiello della nostra provincia, l’azienda dei fratelli Della Canonica disegna e realizza etichette tessute per grandi marchi dell’abbigliamento e dell’arredamento. Negli ultimi anni ha saputo diversificarsi andando a intercettare nicchie come quelle del packaging, dell’Automotive e più recentemente del food & wine. Al suo interno ha sviluppato un proprio Ufficio stile, attraverso cui è in grado di suggerire alla propria clientela nuove idee.

Framax srl Via Ciro Menotti Besnate (VA) tel. 0331 274127 fax. 0331 272132 www.framaxsrl.it

Decatex S.r.l Via P.Togliatti 5 Cairate (VA) tel. 0331 310930 fax. 0331 310484 www.decatex.it

Ricamificio Albiati Lavorare sulla qualità più che sulla quantità. È questa la filosofia del ricamificio fondato da Lorenzo e Maria Carla Albiati. Un impegno costante che fa sì che dal centro di Brunello escano ogni settimana circa 50 campioni destinati agli Uffici Stile dei più blasonati marchi della moda e dell’arredamento italiani. Campioni che in gran parte diventano produzioni del ricamificio e poi parti integranti di capi firmati di eccezionale qualità. Ricamificio Albiati Via Verdi 5 Brunello (VA) tel. 0332 890345 fax. 0332 458502 www.ricamificioalbiati.it


22 FOCUS

Confartigianato Varese e LIUC hanno elaborato un supporto, semplice ma funzionale, adatto tanto alle aziende quanto alle banche.

Analisi finanziaria: la competitività passa da qui I

n azienda i debiti sono certi, i crediti incerti. E questo perché da una parte l’emissione e l’invio di una fattura ad un cliente genera un credito di cui non sempre si ha la certezza dell’incasso, dall’altra parte ci sono debiti in scadenza - come quelli verso le banche, l’Erario o i fornitori - che un’azienda sana deve onorare alla scadenza. Obiettivo impresa: avere i conti in ordine C’è poi un altro aspetto delicato: è quello del rapporto tra impresa e banca. Negli ultimi anni le imprese hanno imparato a loro spese che la stretta creditizia ha impattato sull’operatività. Un dato è significativo: nel 2015 i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti di oltre 15 miliardi di euro, nonostante la domanda di credito delle aziende sia aumentata quasi del 3%. E nel 2016 non ci si attende ancora un’inversione di tendenza. In entrambi i casi la soluzione per lavorare bene con clienti, fornitori e collaboratori da un lato e sistema bancario dall’altro è “avere i conti in ordine”. Un’impresa ha i conti in ordine quando dispone ogni mese delle risorse per far fronte ai pagamenti o, in termini tecnici, ha un risultato finanziario positivo, inteso come differenza tra entrate e uscite di cassa del mese.

La pianificazione finanziaria: i vantaggi di un’analisi accurata Lo strumento che consente di conoscere e, successivamente, controllare i flussi di cassa è la tesoreria a budget, o tesoreria a preventivo: questo strumento di pianificazione finanziaria di breve termine consente all’imprenditore di capire quanta liquidità verrà creata o assorbita nel periodo considerato. L’orizzonte temporale della tesoreria a budget è tipicamente sui dodici mesi e questo strumento consente di pianificare mese per mese. Sulla base di questa previsione è poi possibile prendere le decisioni operative più opportune. Come aiutare le imprese Confartigianato Imprese Varese può oggi fornire alle imprese proprio questo servizio, per aiutarle ad analizzare meglio i fabbisogni finanziari e capire con quali strumenti finanziari coprirli. Il che significa, da un lato potersi presentarsi alle banche con le idee più chiare ed in condizioni di conoscere in anticipo ed esattamente le proprie necessità finanziarie e quindi poter sostenere un rapporto banca-impresa più professionale e meno oneroso (in termini di tassi d’interesse e garanzie). Dall’altro pagare regolarmente collabora-


tori, fornitori e l’erario e non dovere gestire le criticità operative e legali dei mancati pagamenti. Come funziona il software La tesoreria a budget può essere agevolmente gestita con il software co-sviluppato da Confartigianato Imprese Varese e dall’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness della LIUC di Castellanza. Uno strumento con una struttura semplice, ma efficace, che consente di raccogliere in modo rapido e completo i dati ed elaborare quindi i flussi di cassa futuri. L’output del budget di cassa è costituito dal prospetto mensile che riporta le seguenti informazioni: » il saldo mensile cioè la differenza tra entrate ed uscite complessive del mese; » il saldo progressivo, cioè la giacenza di cassa al termine del periodo, che tiene in considerazione anche il saldo dei mesi precedenti. Per ottenere questo risultato servono alcuni input che originano da: » la gestione caratteristica, ricavi e i costi operativi (i dati si elaborano a partire dal bilancio dell’anno precedente, a meno che l’impren-

ditore non indichi variazioni importanti per l’anno successivo) » la gestione finanziaria e fiscale, entrate e uscite della gestione finanziaria e di quella fiscale-tributaria (servono quindi i dati relativi ai debiti e crediti finanziari e tributari pregressi) » la gestione straordinaria, investimenti e disinvestimenti o finanziamenti (i progetti futuri dell’imprenditore). Il software acquisisce le informazioni e mette in evidenza in anticipo e con accuratezza: » la fattibilità finanziaria dei nuovi progetti dell’impresa; » le eventuali criticità (importi e date) e quindi il fabbisogno esatto di mezzi liquidi da reperire con aumenti di capitale o con l’indebitamento; » il grado di utilizzo delle linee di affidamento di cassa e per gli effetti in portafoglio; » la disponibilità di eventuali mezzi liquidi eccedenti, per programmare una più efficace politica di investimenti. Un piccolo sforzo per la raccolta e la sistematizzazione dei dati fornisce quindi un grande supporto alla competitività delle imprese artigiane l

di Emanuele Pizzurno Direttore dell’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness della Liuc di Massimo Solbiati Professore incaricato dell’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness della Liuc

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FOCUS

Caro rifiuto quanto mi costi

TARI: ecco cosa fare Assistiamo gli imprenditori per la verifica delle cartelle comunali della tassa rifiuti e richiedere la detassazione. Per appuntamento: www.asarva.org

Sulla tassa rifiuti qualche amministrazione si dimostra sensibile. Ma la Tari resta comunque un problema di Andrea Aliverti @AndreaAliverti La Provincia di Varese

I

l 2016 ha segnato per certi versi una svolta in tema di tassazione locale, grazie ad una Legge di Stabilità che, a fianco di una nuova misura che strizza l’occhio alle famiglie (si sa, le imprese non votano) quale l’abolizione della Tasi sulla prima casa, ha introdotto il blocco degli aumenti dei tributi e delle addizionali per l’anno 2016, rispetto ai livelli deliberati per il 2015. Purtroppo il blocco non riguarda il vero “tallone d’Achille” della fiscalità locale per le imprese, la tariffa rifiuti (Tari). Qualcosa sul territorio però si muove lo stesso. Sindaci come quello di Uboldo Lorenzo Guzzetti, che ha fronteggiato l’impopolarità di un incremento della Tari sulle famiglie per quote tra i 10 e i 40 euro, per poter a riequilibrare un rapporto che l’anno scorso era 51% imprese-49% famiglie: «Dato che le imprese strapagano un servizio che usano in modo marginale, abbiamo pensato che in forza del taglio della Tasi alle famiglie era giusto riequilibrare». A Jerago con Orago, il sindaco Giorgio Ginelli ha fatto «una scelta di campo»: l’aumento di 50mila euro negli incassi dell’addizionale Irpef, dovuto all’incremento dei redditi dei cittadini, non si è tradotto in nuove spese, ma è stato interamente riversato sulla riduzione di Tasi e Tari (in media del 13% sulle utenze non domestiche, di più su quelle domestiche). A Malnate il nuovo sistema di tariffazione dei rifiuti, introdotto nel 2013 (tariffa puntuale con il microchip sui sacchi della raccolta indifferenziata), ha portato ad un risparmio di oltre un milione e mezzo di euro che si è tradotto in riduzioni della Tari. «Prima sulle utenze residenziali, da quest’anno anche sulle imprese» fa sapere il sindaco Samuele Astuti. Il passaggio alla tariffazione puntuale (si paga in base alla quantità di rifiuti prodotti), avviato

anche a Cassano Magnago, Castellanza e Caronno Pertusella, è una delle strategie con cui le amministrazioni locali cercano di efficientare il servizio per rendere la raccolta dei rifiuti meno dispendiosa. Del resto, visto che la legge impone che la tariffa, pagata da famiglie e imprese, copra al 100% i costi di gestione, l’unica strada da perseguire (anche se spesso alcuni costi imputati nel “pacchetto” rifiuti risultano impropri) per ridurre l’impatto della Tari è quella della diminuzione dei costi di gestione del servizio. Come è successo a Gallarate, dove le economie di scala generate dall’aggregazione della raccolta rifiuti nella società Aemme Linea Ambiente (in cui sono confluiti i rami di igiene ambientale delle ex municipalizzate di Gallarate, Legnano e Magenta) hanno prodotto un risparmio di 446mila euro sul costo complessivo (8,25 milioni, inclusa la quota ad Accam per lo smaltimento). Tradotto in risparmio sulla Tari, «una riduzione del 5,49%», modulata sulle diverse categorie fino a toccare un risparmio dell’8%. A Busto Arsizio, dove l’aggregazione in ALA è stata rimandata, i risparmi di gestione sono stati introdotti lo scorso autunno, riducendo il numero dei turni di raccolta: così con il consuntivo il tasso di copertura dei costi di

gestione del servizio rifiuti è arrivato al 99,93%. Quest’anno invece le tariffe sono rimaste «inalterate», come spiega il sindaco Gigi Farioli. Uno sforzo l’ha fatto anche Varese, che nel bilancio 2016 ha ritoccato all’ingiù le quote fisse e variabili della Tari per le attività artigianali, tra il 2,24 e il 2,39%. Piccoli passi, che mostrano come anche sulla tassa rifiuti un altro “mondo” sia possibile l


26 FOCUS

Alternanza scuola - lavoro, energia per il futuro Che cos’è e come funziona la “nuova” metodologia didattica introdotta dal Governo C

he cos’e’? La “Buona Scuola”, ora legge 107/2015, ha reso obbligatoria l’alternanza scuola – lavoro per tutti gli studenti iscritti alle scuole secondarie superiori, di qualsiasi indirizzo. Per alternanza scuola – lavoro si intende una nuova metodologia didattica che si basa sull’integrazione tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese. Concretamente, i giovani dovranno svolgere alcune ore di formazione in aula, presso qualsiasi istituto superiore, e alcune ore di formazione pratica realizzate in collaborazione con le aziende. I vantaggi per le imprese Perché un’azienda dovrebbe ospitare uno studente in alternanza? Ci sono almeno tre buoni motivi per cui uno studente in azienda può essere una risorsa. In primo luogo, fare alternanza significa lavorare con le scuole sulle competenze dei ragazzi. Vuol dire formare il capitale umano del futuro, uno dei principali fattori di competitività per le imprese. In questo modo, le aziende hanno la possibilità di trovare più facilmente le figure professionali di cui hanno bisogno, quelle giuste e meglio preparate. Poi, partecipare a progetti di alternanza può creare un rapporto più solido tra l’azienda e l’area territoriale in cui opera; permette certamente alle imprese di avere una maggiore riconoscibilità, promuovendo il proprio ruolo sociale e la propria funzione formativa.


Da ultimo, le spese per ospitare un ragazzo sono davvero esigue: le scuole copriranno i principali costi dei percorsi, tra cui anche il trasporto verso l’azienda, l’assicurazione INAIL e la polizza per la responsabilità civile verso terzi. A carico dell’azienda rimane, pertanto, l’obbligo formativo e i soli costi della formazione specifica sulla sicurezza.

Le piccole imprese: che ruolo possono avere? Le piccole imprese sono un attore fondamentale per il successo dell’alternanza e già in molti territori sono le più impegnate nelle relazioni con le scuole. Le dimensioni dell’impresa non sono un ostacolo; le aziende possono scegliere quali attività di alternanza scuola - lavoro portare avanti sulla base delle loro specifiche caratteristiche. A ciò si aggiunga che è pur sempre possibile partecipare all’attivazione dei percorsi in forma aggregata, insieme ad altre imprese del territorio. ConfartigianatoImprese Varese La nostra Associazione può facilitare l’incontro tra scuole e imprese: a noi possono rivolgersi sia i dirigenti scolastici che intendono invitare le imprese ad aderire alle convenzioni sull’alternanza, sia le imprese che possono manifestare la propria disponibilità. Come attivare l’alternanza scuola – lavoro I percorsi di alternanza sono progettati insieme da scuola e impresa, con la firma di una convenzione, in cui vengono definite le rispettive responsabilità, la durata, gli orari e i tutor, a cui si affianca la stesura di un progetto formativo, personalizzato sulle esigenze del singolo studente. Scuola e impresa sono libere di scegliere la durata della convenzione sulla base delle rispettive esigenze. La durata può essere pari a un anno, a tre o anche superiore. L’età degli studenti coinvolti nei progetti varia tra i 16 e i 19 anni (dal terzo al quinto anno di scuola superiore). Tutti i percorsi di alternanza prevedono la presenza di due tutor, un tutor scolastico e un tutor aziendale, entrambi coinvolti nell’affiancamento dello studente. Il tutor aziendale può essere un dipendente dell’azienda o un collaboratore esterno ed è la persona che seguirà lo studente una volta inserito in azienda. Concretamente, dovrà accogliere gli studenti, assegnare loro i compiti, supervisionarne l’attività e verificare i risultati. Quanto dura l’alternanza La legge 107/15 prevede 400 ore di alternanza obbligatoria sul triennio (classi terze, quarte e quinte) degli istituti tecnici professionali e 200 ore sul triennio del liceo. Queste soglie, però, non si riferiscono al monte ore da trascorrere all’interno delle aree produttive delle imprese, ma riguardano l’insieme delle attività in cui si articolano i percorsi di alternanza. Nulla vieta, pertanto, che il ragazzo trascorra in azienda un tempo inferiore o superiore alle 400/200 ore l


28 INNOVAZIONE

Artigianato e nuove tecnoclogie. Assolutamente possibile.

Prototipi a portata di mano A

rtigianato e nuove tecnologie, mani e stampa 3D, il sapere della tradizione legato all’Internet of Things: Faberlab è il laboratorio digitale dove tutto questo prende forma. Un luogo che richiama quella giovinezza del lavoro artigiano, che passa dal dialogo tra l’uomo e il digitale, presentato alla Fabbrica del Vapore, in occasione della XXI Triennale di Milano, da Stefano Micelli (l’ultimo suo libro per “Il Mulino” è “Fare è innovare. Il nuovo lavoro artigiano”) con la mostra “New Craft”. Al Faberlab, questa idea del “new craft” è all’ordine del giorno. Di fronte a clienti che sono sempre più esigenti, a gusti che cambiano e a concorrenti sempre più aggressivi, l’impresa deve trovare nuovi modi per soddisfare i propri clienti, stupendoli. La stampa 3D è un’ottima soluzione per tagliare i tempi e ridurre i costi.

vative. E’ un incubatore di idee per valutarle, sostenerle, promuoverle attraverso il crowdfunding e valorizzarle fino alla realizzazione del progetto e del prototipo. » Formazione. FaberLab è dare forma alle idee, promuovere l’impollinazione del sapere digitale grazie alla condivisione delle competenze, all’accessibilità delle risorse e alla ricerca permanente e orizzontale. Faberlab educa le imprese alla conoscenza e all’utilizzo delle nuove tecnologie e le accompagna in un percorso di crescita fatto di confronto e di scoperte con corsi, seminari e workshop dove la teoria si accompagna alla pratica.

Cosa è Faberlab? » Hub. FaberLab è creatività e sperimentazione. Un’arnia digitale in cui si incontrano e si connettono imprese, professionisti, designer, studenti, makers e università. Ogni celletta un’idea, ogni idea un’impresa possibile. Faberlab risponde alla domanda di innovazione delle imprese, le aiuta a trovare sempre nuove soluzioni e le guida anche in percorsi non sempre tradizionali per sviluppare la loro competitività attraverso le modalità “open”. » Idea. FaberLab è il nettare del futuro artigiano e dell’impresa del domani. È supporto e promozione di progetti creativi e start-up inno-

Per informazioni o per un preventivo: Scopri quello che puoi fare con Faberlab. Vieni a trovarci a Tradate - Viale Europa 4/A www.faberlab.org


Faberlab è il laboratorio di progettazione, modellazione, prototipazione e stampa 3D.

ma è anche Produzione

A tutti gli effetti un’officina dove le imprese possono soddisfare le loro più diverse esigenze nel campo dell’innovazione. FaberLab è convergenza di vecchie e nuove tecnologie (stampa 3D, laser cut, Arduino, social media): dall’analogico al digitale, dall’idea al prototipo, alla produzione alla comunicazione sul web. Mettiamo a frutto la creatività e l’idea di impresa.

Cosa si fa?

PROTOTIPAZIONE Si realizzano prototipi, pezzi unici e personalizzati a basso costo in gesso, polimeri e resine. Ma si è attrezzati anche per far fronte a richieste di oggetti in altri materiali con assoluta professionalità e precisione.

CONSULENZA Si affiancano le imprese con un’attività di consulenza per suggerire all’imprenditore il miglior modo per sviluppare un’idea, o un nuovo prodotto, con professionisti che lavorano a stretto contatto anche con ingegneri e designer

MODELING Si realizzano disegni e progetti anche per la modellistica industriale: stampa 3D di interi impianti, o parte di essi, ad alto impatto visivo che servono all’imprenditore per scopi dimostrativi.


30 AZIENDA E TERRITORIO

Un capo, un tessuto, una lavorazione italiana è sinonimo di qualità e bellezza. Quasi uno status.

Taglia e cuci: ecco il design dell’abito su misura È

forse proprio il settore della moda, dei prodotti tessili e di tutto ciò che gravita intorno a loro a definire la più riconosciuta e accreditata etichetta del Made in Italy che è riuscita a conquistare ogni angolo del mondo. Un capo, un tessuto, una lavorazione italiana è sinonimo di qualità, di bellezza. Quasi uno status: che i maestri artigiani hanno saputo creare ed alimentare nel tempo. Ma attenzione, non tutto può andare nel calderone ed appropriarsi di questa prestigiosa definizione: «Il vero prodotto Made in Italy è quello che sa raccontare una storia fatta di passione, di qualità, di ricerca dei tessuti, quello che sa esprimere il sentimento per il lavoro manuale che c’è dentro quel capo» racconta Cinzia Dominelli della Petite Maison di Saronno che crea e ripara abiti su misura. «Ho imparato fin da piccola a cucire – racconta Dominelli – prima da mia mamma, in seguito ho studiato modellismo, design, confezione, ho lavorato in numerosi atelier, in piccole botteghe e in grandi aziende anche all’estero. Poi ho voluto aprire il mio laboratorio: nei miei capi i miei clienti trovano tutta la mia passione. Quando mi affidano un abito sanno che verrà trattato come fosse mio: la cura dei dettagli, i tessuti, il lavoro manuale che c’è dietro ogni attività lo rendono unico». Un lavoro fatto per passione che col tempo si trasforma in maestria: Gianni Cleopazzo è un sarto «perché non ne può fare a meno», realizza abiti su misura da uomo nella Sartoria Vergallo di Varese e racconta che i suoi capi «sono made in Italy in tutto, dalla materia prima a tutto ciò che concerne la realizzazione, dai bottoni alle fodere». I suoi abiti «vengono cuciti

con ago e filo da cinquant’anni, abbiamo ancora la vecchia macchina da cucire: i tessuti e le materie prime sono sempre più innovativi, ma la riconosciuta qualità dei nostri capi sta in tutto questo, nel lavoro sartoriale fatto ancora con le mani e con tutta l’esperienza che le guida». Cleopazzo ha clienti a Londra che visita ogni mese: «La ricerca della nostra tradizione sartoriale la ritrovo sempre lì: i clienti inglesi vogliono il prodotto italiano ma soprattutto vogliono il sarto italiano». Ma come aggiunge Maria Grazia Scianna, di M.G. Laboratorio Tessile di Busto Arsizio che lavora nell’ambito della moda e del tessile per la casa «non tutto è sinonimo di qualità solo perché prodotto in Italia». Per lei il suo prodotto tessile «è legato fortemente al nostro territorio dove troviamo persone e imprese che vogliono continuare a fare bene». Maria Grazia Scianna ha aperto a Busto un nuovissimo spazio, Bottega Artigiana, proprio per dare voce alla storia, ai progetti e alle notizie di tutto il mondo tessile «dove maestri artigiani possano esporre le loro creazioni e per creare un ponte tra passato e presente». Perché proprio qui sta la vera innovazione: «Il sapersi mettere in sinergia, la capacità di creare gruppo per trovare obiettivi comuni. Laddove il lavoro, come nel mio caso, avviene ancora quasi tutto con ago e filo la vera innovazione è di tipo sociale». Ed è proprio così, l’importanza della tradizione con uno sguardo sempre al futuro a fare del “made in” un plus, come racconta l’Atelier

Unipel di Magnago, dove “artisti artigiani” come si definiscono loro, creano capi e accessori in pelle, realizzando prodotti “Full Made in Italy”: «Il piacere dell’indossare ha il sapore di un viaggio che inizia entrando in una bottega artigiana, respirandone l’atmosfera, ascoltando i consigli di chi vi lavora, toccando i tessuti e i pellami tinti nel rispetto della nostra salute, scegliendo i modelli e i colori più adatti alla nostra persona, al nostro stile di vita». «Vestire bene non è solo un fatto economico – ricorda l’Atelier Unipel - dietro il lavoro degli artigiani, ci sono capacità manuali e intuizioni stilistiche innovative, competenze tecnologiche e tanto buon gusto: un patrimonio di valori che appartiene alla nostra cultura e che da sempre distingue il gusto Italiano nel mondo» l


Le sartorie della provincia di Varese

» Atelier Unipel Magnago (Busto Arsizio) » Le Petit Maison Saronno » Sartoria Vergallo Varese » Mg Laboratorio Tessile Busto Arsizio

di Silvia Bottelli “La Provincia di Varese” @silviabottelli


32 CATEGORIE E MESTIERI

Estetiste e acconciatori: ecco la vostra assicurazione multirischi

Cosa vorreste da un’assicurazione? Sicuramente che costi poco, e, soprattutto, che garantisca una copertura completa, sicura e su misura per la tvostra attività. Per questo abbiamo definito con Assiteca, il più grande gruppo italiano di brokeraggio assicurativo, una Polizza Multirischi per estetiste e acconciatori, che comprende garanzie per incendio, furto e responsabilità civile a terzi e dipendenti.

A cosa serve questa Polizza? Facciamo qualche esempio pratico. Una cliente ha una reazione allergica dopo un trattamento, si scotta dopo una doccia solare, macchia un indumento facendo la tinta... Rubano un’apparecchiatura, magari affittata o in prova... Una dipendente ha un incidente a causa di un apparecchio malfunzionante... Può succedere. Assicurarsi contro questi rischi non significa dubitare della propria professionalità, al contrario è un segnale di massima attenzione per la propria attività e per i clienti. La Polizza Multirischi di Assiteca è rivolta alle imprese del settore benessere (estetiste, acconciatori, esclusi tatuatori e piercing) e comprende le seguenti garanzie: » incendio (sia per immobili di proprietà che in affitto, sia per attrezzature e arredamento), » furto (dei beni dell’impresa di proprietà, in affitto o in prova e anche dei clienti), » responsabilità civile terzi e dipendenti (questa garanzia copre i danni a terzi compresi i danni corporali conseguenti all’applicazione di prodotti cosmetici e ai trattamenti di bellezza che non richiedano un preventivo controllo medico, e copre anche i danni ai dipendenti). I nostri consulenti assicurativi sono a disposizione per proporvi la miglior soluzione per la vostra attività al miglior costo. Per tutti gli approfondimenti: www.asarva.org/convenzioni/assiteca-acconciatori-estetiste/ Per tutte le informazioni e richiedere un preventivo: rivolgersi agli Assistenti di Impresa presso le nostre sedi | Tel. 0332 256111

E’ disponibile online sul nostro sito e sul sito della Camera di Commercio di Varese il Listino Prezzi delle opere compiute per l’edilizia – 2° semestre 2015. Grazie al lavoro svolto dalla Commissione Prezzi Edilizia e dai Comitati Tecnici – composti da esperti dei diversi settori segnalati dalle associazioni di categoria e dagli Ordini e Collegi professionali – ogni sei mesi viene pubblicata la nuova versione del Listino disponibile anche in formato cartaceo (ma solo l’aggiornamento del 1° semestre dell’anno: le imprese interessate possono ritirarlo gratuitamente nelle nostre sedi). Da anni ormai il Listino è uno strumento di grande utilità non solo per le imprese, ma anche per i cittadini, che lo possono consultare quando devono fare i conti con la sistemazione dell’impianto elettrico o idraulico di casa piut-

Listino prezzi dell’edilizia: uno strumento sempre utile

tosto che con la costruzione di strutture edili. Ricordiamo anche che è disponibile sul sito della Camera di Commercio di Varese un utilissimo strumento, il Computo Metrico, una tabella che sulla base delle cifre indicate dal Listino permette di scoprire quale sia il prezzo giusto di un’opera.

Per scaricare il Listino in formato Pdf e Excel: www.asarva.org/2016/05/online-il-listino-prezzi-edilizia-2-semestre-2015/ Per la gestione online del Computo Metrico: www.va.camcom.it/Edilizia_opere_compiute/312


Nuova Sabatini: contributi per l’acquisto di beni strumentali Vuoi acquistare nuovi macchinari, impianti e attrezzature? Puoi presentare la domanda per accedere ai contributi in conto interessi della Nuova Sabatini. Possono accedere all’agevolazione le imprese che intendono investire, anche mediante operazioni di leasing, in impianti e beni strumentali nuovi ad uso produttivo, nonché in tecnologie digitali e in nuovi mezzi per gli autotrasportatori. Per semplificare, il contributo ammonta a circa il 7,7% dell’importo finanziato (su 100.000 euro è previsto un contributo di 7.717 euro). Il contributo della Sabatini è compatibile con il Super ammortamento previsto dalla Legge di Stabilità 2016 per le aziende che investono in beni strumentali (possibilità di ammortizzare fiscalmente il bene al 140% in luogo del 100%). Alle imprese che vogliono richiedere il contributo offriamo il Servizio di gestione completa della domanda, compresa la consulenza sul Super ammortamento. I Consulenti credito sono inoltre a disposizione per le richieste di finanziamento garantito. Per tutti gli approfondimenti: www.asarva.org/2016/05/nuova-sabatini-al-via-contributi-beni-strumentali/

Giada Pavan giada.pavan@asarva.org tel. 0332 256539

Sicurezza, inglese, Linkedin: vuoi imparare con lo sconto? Anche quest’anno Confartigianato Imprese Varese realizza corsi su misura per le imprese approfittando del contributo economico messo a disposizione dalla Camera di Commercio di Varese e quindi a costi particolarmente vantaggiosi. Occasioni formative da non farsi sfuggire soprattutto in un momento in cui l’aggiornamento rappresenta un valore aggiunto sia per un’impresa che vuole restare competitiva che per ciascun individuo che vuole restare I corsi “scontati” (del 25%) quest’anno sono particolarmente interessanti: molti infatti riguardano la sicurezza in azienda, e pertanto sono perlopiù obbligatori per l’imprenditore e i dipendenti. Un altro corso finanziato riguarda la conoscenza, in ottica business, di Linkedin, il social professionale più importante al mondo di cui non si può più fare a meno per trovare contatti e lavoro. Non manca infine il corso di inglese, tarato sul livello di ciascuno. Per l’elenco dei corsi e il calendario: www.asarva.org/2016/05/sicurezza-inglese-linkedin-vuoi-imparare-con-lo-sconto/

Umberto Rega umberto.rega@asarva.org tel. 0332.256201

Unioni civili: i riflessi sui rapporti di lavoro

Sistri: arriva il nuovo Testo Unico con qualche novità

Con l’entrata in vigore della nuova legge sulle unioni civili ci sono significativi effetti per i lavoratori. Per quanto riguarda le unioni civili di soggetti dello stesso sesso, i lavoratori potranno godere di una serie di vantaggi: alla costituzione dell’unione sorge il diritto al congedo concesso in caso di matrimonio, le dimissioni entro l’anno devono essere soggette a convalida e il licenziamento in concomitanza dell’unione è considerato nullo. Anche le norme del divorzio vengono applicate in caso di cessazione dell’unione a favore del titolare dell’assegno di mantenimento. E’ possibile usufruire ai permessi della Legge n.104/92 in caso d’infermità dell’altra parte. Una grave malattia può permettere all’altro componente di usufruire del congedo (anche per lutto). In caso di morte, il superstite ha diritto ad accedere al TFR e all’indennità sostitutiva del preavviso. Dai punti di vista fiscale e previdenziale, sono previste le detrazioni familiari, gli assegni familiari, la rendita Inail in caso di morte per infortunio sul lavoro e la pensione di reversibilità. Per le convivenze di fatto le conseguenze sono di minor portata.

Sono in vigore dall’8 giugno le disposizioni del nuovo “Testo unico” Sistri (il Decreto 30 marzo 2016, n. 78). Il nuovo Regolamento mira a riordinare le norme del sistema di tracciabilità informatica dei rifiuti, ponendo le basi per una sua ottimizzazione. Per l’attuazione delle novità più interessanti ed attese, quali la riduzione dei contributi d’iscrizione per le imprese che aderiranno al Sistri volontariamente, oppure l’abbandono dei dispositivi elettronici come le chiavette USB e le black box, bisognerà attendere i futuri decreti attuativi. Qualche novità comunque c’è. In particolare: » la conferma dell’obbligo di iscrizione al Sistri da parte di enti e imprese con più di dieci dipendenti, produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi; » per i produttori e trasportatori di propri rifiuti è confermata la possibilità di adempiere agli obblighi con modalità semplificata tramite le rispettive associazioni imprenditoriali. Sono stati tolti i limiti di produzione annua di rifiuti che limitavano la possibilità di delega; » la riduzione dell’entità dei contributi per chi aderisce volontariamente. Resta invece disattesa la promessa del Ministero, a seguito di esplicite richieste di Confartigianato, di riduzione del contributo per i soggetti obbligati all’adesione.

Per tutti gli approfondimenti: www.asarva.org

Alfonsina Galeone alfonsina.galeone@asarva.org tel. 0332.256265

Servizio Ambiente e Sicurezza ambiente@asarva.org tel. 0332 256249


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GL

ANALISI SU CAMINI - VERIFICA PERIODICITÀ (ANNUALE/BIENNALE) ANALISI SU CAMINI DI EMISSIONI DA VOSTRO SCADENZIARIO CONTABILITÁ E ASSISTENZA FISCALE - TERMINE ULTIMO CONSEGNA DOCUMENTAZIONE RELATIVA AL MESE DI MAGGIO AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE - RITIRO CEDOLINI INVIO TELEMATICO VERSAMENTO UNITARIO F24 - DELLE IMPOSTE (LAVORO DIPENDENTE - RITENUTE - IVA - CONTRIBUENTI MENSILI - IMPOSTE SOSTITUTIVE) E DEI CONTRIBUTI, RELATIVI AL MESE PRECEDENTE, DOVUTI ALL’LNPS (CONTRIBUTI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI - CONTRIBUTO DEI CO.CO.CO. E CO.CO. PRO), VERSAMENTO A FONDO EST, ELBA, SAN.ARTI,CADIPROF, EBIPRO, ENTE BILATERALE TERZIARIO PUBBLICI ESERCIZI E TURISMO – CONTRIBUTI INPS PER LAVORO DIPENDENTE AGRICOLO (IV TRIMESTRE 2014)

LUGLIO

01

01 03 04 14 11 16 13 15

CCIAA (CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA) - VERSAMENTO DIRITTO ANNUALE SENZA MAGGIORAZIONE

CASSA EDILE - VERSAMENTO CONTRIBUTI PERIODO MAGGIO INVIO TELEMATICO DENUNCE MENSILI UNIEMENS MAGGIO DITTA E LAVORATORI DIPENDENTI, PARASUBORDINATI, ASSOCIATI IN PARTECIPAZIONE (ESCLUSI AGRICOLI E COLF) AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE - TERMINE ULTIMO CONSEGNA FOGLIO ORE MESE DI GIUGNO DENUNCIA IMU/TASI - SCADENZA PRESENTAZIONE DENUNCIA

30 21

TARI: PRESENTAZIONE DELLE DENUNCE DI VARIAZIONE DELLE METRATURE E/O CONDIZIONI DI UTILIZZO DEI LOCALI SOTTOPOSTI A TASSAZIONE PER I QUALI SI CHIEDE UN DIVERSO AMMONTARE DEL TRIBUTO. CAIT - CONSEGNA D.A.M. MESE PRECEDENTE

FONDAPI - VERSAMENTO CONTRIBUTI MESI DI MAGGIO E GIUGNO

25

AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE - CONSEGNA FOGLIO ORE DI LUGLIO ENPAIA - DENUNCIA DELLE RETRIBUZIONI, IMPIEGATI AGRICOLI E PAGAMENTO CONTRIBUTI IVA COMUNITARIA - PRESENTAZIONE DEGLI ELENCHI INTRASTAT MESE DI GIUGNO PER CONTRIBUENTI CON PERIODICITÀ DI INVIO MENSILE E 2° TRIMESTRE 2016 PER I SOGGETTI CON PERIODICITÀ DI INVIO TRIMESTRALE

29

CASSA EDILE - VERSAMENTO CONTRIBUTI PERIODO GIUGNO AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE - RITIRO CEDOLINI CAIT - CONSEGNA D.A.M. MESE PRECEDENTE RIDUZIONE ACCISA AUTOTRASPORTO - TERMINE ULTIMO PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE DI RIMBORSO ALLA CIRCOSCRIZIONE DOGANALE RELATIVE AL II° TRIMESTRE 2016

PRESENTAZIONE MODELLO UNICO PERSONE FISICHE NON OBBLIGATE ALL’INVIO TELEMATICO - MODELLO CARTACEO DA PRESENTARE IN POSTA TARI: PRESENTAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DI INIZIO DEL POSSESSO O DELLA DETENZIONE DEI LOCALI E DELLE AREE ASSOGGETTABILI AL TRIBUTO ATTIVATE NELL’ANNO PRECEDENTE.

FONDO PENSIONE BYBLOS - SCADENZA VERSAMENTO CONTRIBUTI 4° TRIMESTRE ANNO PRECEDENTE

20

IRES - IRAP - VERSAMENTO SALDO 2015 1° ACCONTO 2016 - SOGGETTI CON PERIODO D’IMPOSTA CHIUSO AL 31/12/2015 E BILANCIO APPROVATO NEI TERMINI

27

AMMINISTRAZIONE DEL PERSONALE - RITIRO CEDOLINI

FONDO INTEGRATIVO COMETA - SCADENZA VERSAMENTO 2° TRIMESTRE AGRIFONDO - SCADENZA VERSAMENTO GIUGNO CASSA EDILE - PRESENTAZIONE DENUNCE CONTRIBUTIVE AZIENDE EDILI PREVINDAI - VERSAMENTO CONTRIBUTI DIRIGENTI INDUSTRIALI 2° TRIMESTRE CONAI - DICHIARAZIONE MENSILE/TRIMESTRALE (GIUGNO 2016/2° TRIM 2016) DEI PRODUTTORI/IMPORTATORI DI IMBALLAGGIO MOD 6.1/6.2/.610

IRPEF - IRAP PERSONE FISICHE E SOCIETÀ DI PERSONE - IMPOSTA SOSTITUTIVA MINIMI - VERSAMENTO SALDO D’IMPOSTA 2015 E VERSAMENTO 1A RATA ACCONTO 2016. VERSAMENTO CON MAGGIORAZIONE (PARI ALLO 0,4% PER MESE O FRAZIONE DI MESE SUCCESSIVA AL 16 MARZO) DEL SALDO ANNUALE IVA 2015

ENPAIA - DENUNCIA DELLE RETRIBUZIONI, IMPIEGATI AGRICOLI E PAGAMENTO IVA COMUNITARIA - PRESENTAZIONE DEGLI ELENCHI INTRASTAT MESE DI MAGGIO PER CONTRIBUENTI CON PERIODICITÀ DI INVIO MENSILE

CONTRIBUTI COLF - VERSAMENTO 2° TRIMESTRE – CASSA COLF DIRIGENTI D’AZIENDE COMMERCIALI - VERSAMENTO 2° TRIMESTRE CONTRIBUTI FONDI NEGRI E BESUSSO/PASTORE

INVIO TELEMATICO VERSAMENTO UNITARIO F24 - DELLE IMPOSTE (LAVORO DIPENDENTE - RITENUTE - IVA - CONTRIBUENTI MENSILI - IMPOSTE SOSTITUTIVE) E DEI CONTRIBUTI, RELATIVI AL MESE PRECEDENTE, DOVUTI ALL’LNPS (CONTRIBUTI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI - CONTRIBUTO DEI CO.CO. CO. CO.CO.PRO), VERSAMENTO A FONDO EST, ELBA, SAN.ARTI,CADIPROF, EBIPRO, ENTE BILATERALE TERZIARIO PUBBLICI ESERCIZI E TURISMO FONDO PENSIONE FONTE - SCADENZA VERSAMENTO CONTRIBUTI 2° TRIMESTRE CCIAA (CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA) - VERSAMENTO DIRITTO ANNUALE CON LA MAGGIORAZIONE DELLO 0,40% IRPEF IRAP PERSONE FISICHE E SOCIETA’ DI PERSONE – IMPOSTA SOSTITUTIVA MINIMI – VERSAMENTO SALDO IMPOSTA 2015 E 1° ACCONTO 2016 CON MAGGIORAZIONE DELLO 0,40% - VERSAMENTO DEL SALDO ANNUALE IVA 2015 CON MAGGIORAZIONE PARI ALLO 0,40% PER MESE O FRAZIONE DI MESE SUCCESSIVA AL 16 MARZO IVS ARTIGIANI – COMMERCIANTI E GESTIONE SEPARATA PROFESSIONISTI – SALDO 2015 E 1° ACCONTO 2016 SUI REDDITI ECCEDENTI IL MINIMALE CON MAGGIORAZIONE DELLO 0,40% IRES - IRAP - SOGGETTI CON ESERCIZIO COINCIDENTE CON L’ANNO SOLARE E BILANCIO APPROVATO NEI TERMINI - VERSAMENTO SALDO 2015 E 1° ACCONTO 2016 CON LA MAGGIORAZIONE DELLO 0,40%

IMU/TASI - TERMINE PER PAGAMENTO DELL’IMPOSTA DOVUTA (UNICA SOLUZIONE O ACCONTO) PER L’ANNO 2016

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CONTABILITÁ E ASSISTENZA FISCALE - TERMINE ULTIMO CONSEGNA DOCUMENTAZIONE RELATIVA AL MESE DI GIUGNO

18

IVS ARTIGIANI - COMMERCIANTI E GESTIONE SEPARATA PROFESSIONISTI - SALDO 2015 E 1° ACCONTO 2016 SUI REDDITI ECCEDENTI IL MINIMALE.

CASSA EDILE - PRESENTAZIONE DENUNCE CONTRIBUTIVE AZIENDE EDILI AGRIFONDO – SCADENZA VERSAMENTO MAGGIO CONAI - DICHIARAZIONE MENSILE (MAGGIO 2016) DEI PRODUTTORI/IMPORTATORI DI IMBALLAGGIO MOD 6.1/6.2/6.10

ANALISI SU CAMINI - VERIFICA PERIODICITÀ (ANNUALE/ BIENNALE) ANALISI SU CAMINI DI EMISSIONI DA VOSTRO SCADENZIARIO

AGENDA

GIUGNO


4


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