Imprese e Territorio

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impresE territorio A R T I G I A N I O G G I

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DI CONFARTIGIANATO IMPRESE VARESE

GRANDI NUMERI

MANIFATTURA 4.0: DIAMOCI UNA MOSSA

Varese guarda Milano, per strade e business SEGUICI SU ASARVA.ORG

INCHIESTA

SACCONAGO: SERVE UN’AREA SERVIZI

FOCUS

ARRIVA BASILEA 3

INNOVAZIONE

VERSIONE BETA: LA PALESTRA CHE METTE I MUSCOLI AL CERVELLO

S P E D I Z I O N E I N A . P. 4 5 % A R T 2 C O M M A 2 0 / B L . 6 6 2 / 9 6 A R T 1 - 2 D P C M 2 4 / 0 2 D C V A R E S E E U R O 0 . 2 5


Il segreto della mia impresa? Il tempo. Per l’esattezza due settimane.

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Sede di SARONNO Matteo Lagattolla Tel. 0332 256444 – Cell. 3920221682 matteo.lagattolla@confidisystema.com

Sede di GALLARATE Fabio Pantini Tel. 0332 256615 – Cell. 3920221502 fabio.pantini@confidisystema.com

Sede di TRADATE Marina Galli Tel. 0332 256453 – Cell. 3920360456 marina.galli@confidisystema.com

Sede di BUSTO ARSIZIO Carlo Enzo Montebello Tel. 0332 256522 – Cell. 3920447963 carlo.montebello@confidisystema.com Messaggio promozionale: Finanziamento soggetto a positiva valutazione istruttoria di Confidi


Manifattura 4.0 Più impresa, meno folclore In tutto il mondo si parla di Industry 4.0, ma bisogna fare un passo indietro per capire.

editoriale

giulio sapelli

Giulio Sapelli Economista, professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano

È da circa 40 anni, all’inizio per scopi militari e poi attraverso il perfezionamento dei sistemi di serializzazione e di unificazione tecnica dei materiali e delle macchine utensili, che ha preso vita un grande cambiamento nella lavorazione dei materiali e nell’uso dell’energia. Qual era l’obbiettivo? Quello di passare da una manifattura per estrusione ad una manifattura per addizione, un fatto questo più chiaro ad alcuni scienziati che agli industriali stessi. Cosa consentiva dunque questa adding manifacturing? Be’ innanzitutto di non avere limitazioni di spazio quando si doveva costruire qualcosa e soprattutto di trasmettere attraverso le onde elettromagnetiche, quindi online, regole standard con le quali lavorare i materiali. Il passo successivo avvenne quando si scoprì che il laser può colpire le cosiddette “terre rare”, cioè i derivati del Lattanzio, modellizzandole attraverso sistemi Cad Cam. Giusto per fare un esempio, se entrate in uno degli stabilimenti Avio Aero vedrete cubi di terre rare pressurizzate lavorate da operatori, periti o ingegneri - non più operai - che grazie a un sistema di controllo informatico trasformano le stesse in turbine ultra resistenti e leggere. E poi, cosa straordinaria, questo tipo di

tecnologie permettono l’assemblaggio di materiali diversi in cui un singolo pezzo può, ad esempio, sopportare 300 gradi centigradi mentre l’altra metà resistere senza problemi a -70. Di tutto questo eccezionale studio dei materiali e della tecnologia che in un certo senso ricorda il biblico racconto della creazione divina, si è fatta non dico una caricatura ma qualcosa di appetibile al grande pubblico, basti pensare alla tazzina da caffè o all’abitazione stampata in 3D. Questo tuttavia è l’aspetto più “folkloristico” della faccenda. Una grande economista inglese, Edith Penrose nel suo fondamentale “The Teory of the growth of the firm” anticipava l’impatto delle moderne tecnologie sulle aziende, circoscrivendo il limite dimensionale. Questo perché i nuovi strumenti avrebbero abbassato i costi di transazione del tempo e dello spazio e di conseguenza quelli dimensionali. La piccola impresa artigiana, che è nata per rispondere all’intrinseca imperfezione del mercato, può così prosperare in modo straordinario se in grado di lavorare con le nuove tecnologie. Dove risiedono dunque i limiti al pieno sviluppo di questa nuova economia in Italia? Da una parte nella capacità delle imprese di rinnovare le proprie risorse umane e competenze manageriali e dall’altra nella natura bancocentrica del nostro sistema finanziario. Due limiti che dobbiamo sforzarci di superare.


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S

ommario

LUGLIO | AGOSTO 2016

3 I GRANDI NUMERI Diamoci una mossa INCHIESTA Sacconago: ora più che mai serve un'area servizi FOCUS Banche e imprese: sconfinare è lecito?

6

Fabbricazione digitale: utilizzare, sperimentare, materializzare

L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE Parola d'ordine "Export"

10

Le meraviglie dell'Export

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ARTIGIANI NEL MONDO Teckell a Maison et Objet, un binomio vincente

Piccoli ma non soli Varese punta a Sud "Non abbiamo paura di Milano"

INNOVAZIONE Versione Beta, la palestra che mette i muscoli al cervello

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EDITORIALE Manifattura 4.0 Più impresa, meno folclore

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AZIENDA E TERRITORIO Dalla Crema rock al Calego: l'estate è gelato

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CATEGORIE E MESTIERI Impianti elettrici: un gioco di squadra per la sicurezza Arti e mestieri protagonisti di "L'Artigiano in Fiera 2016" (con il contributo)

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IL NOSTRO SERVIZIO AreaLavoro

Bimestrale di informazione di Confartigianato Imprese Varese. Viale Milano 5 Varese Tel. 0332 256111 Fax 0332 256200 www.asarva.org asarva@asarva.org INVIATO IN OMAGGIO AGLI ASSOCIATI ED ENTI VARI Autorizzazione Tribunale di Varese n.456 del 24/1/2002 Direttore Responsabile Mauro Colombo Presidente - Davide Galli Caporedattore - D. Ielmini Redattore - L. Lazzari Impaginazione S. Caldirola | S. Campiotti Hanno collaborato i colleghi: R. Brambilla, L. De Angeli, S. Bartolini, M. Baj, M. Resta Interventi e contributi: G. Sapelli, G. Albertini, M. Mancino, F. Gallucci, M. Bianchini, M. Giovannelli Stampa Litografia Valli Tiratura 12.033 copie Chiuso 29 luglio 2016 Il prezzo di abbonamento al periodico è pari a euro 28 ed è compresa nella quota associativa. La quota associativa non è divisibile. La dichiarazione viene effettuata ai fini postali.


Albertini: “Penso alle imprese come parte del territorio” I primi impegni nel programma del neo-presidente della Camera di Commercio “A

zioni fatte con cautela, approccio scientifico ai temi, voglia di documentarsi, responsabilità: l’esperienza di un imprenditore è importate per poter guidare bene la Camera di Commercio di Varese. La differenza tra chi è a capo di un’azienda e di un ente come questo, però, è sostanziale: qui, giustamente, non decidi solo tu!”. A dirlo è Giuseppe Albertini, eletto ai primi di giugno Numero Uno dell’istituzione varesina. Presidente orgogliosamente artigiano e che, con lo stesso orgoglio, succede a Renato Scapolan, il Presidente scomparso improvvisamente lo scorso 7 maggio. “Penso sia non solo importante ma necessario che la Camera di Commercio di Varese sia guidata da un imprenditore, artigiano o altro – prosegue Albertini – perché solo un imprenditore conosce i veri problemi delle imprese. E su questo territorio, di imprese ne abbiamo davvero tante”. Così tante che uno fra i suoi primi obiettivi dichiarati è quello di “preservare il patrimonio di imprenditorialità del nostro territorio”: come? Preservare le aziende e fare in modo che restino in questa provincia. E’ una questione di attrattività: come faccio a portare nuove imprese sul territorio? Quale è la moneta di scambio? Quali i vantaggi? Ho incontrato il sindaco di Varese, Davide Galimberti, e lui ha promesso l’apertura di un Tavolo di incontro a cadenza fissa, che coinvolgerà tutti gli attori di questo territorio (ma se occorrerà si andrà anche a livello regionale e nazionale), e con la verifica degli obiettivi. Insomma, deve essere un tavolo operativo per portare risultati veri. D’accordo, ma sul tappeto c’è la chiusura delle imprese, la disoccupazione giovanile, lo scollamento tra scuola e mondo del lavoro… Ci si è dimenticati del nostro passato e c’è confusione nel guardare al futuro. Oggi si parla di alternanza scuola/lavoro come se fosse una novi-

tà. Io a sedici anni passavo le mie vacanze estive in un’azienda disegnando o ripassando i progetti schizzati sui fogli. E’ stata la mia palestra di vita. Alcune scuole del nostro territorio sono arretrate, usano macchine museali, serve orientamento dei giovani. Soprattutto dobbiamo lavorare in squadra – questa è la parola vera – per fare rete tra Camera di Commercio, associazioni di categoria, imprese, scuole e sindacati: oggi si trova lavoro solo se i giovani sono formati su quello che serve agli imprenditori. Senza dimenticare che tutti noi dobbiamo imparare dall’innovazione, ma imparare a renderla pratica. Cita le associazioni di categoria: quale sarà il prossimo impegno che la Camera di Commercio affronterà insieme a loro? Sinergia, pragmatismo e schiettezza: voglio che tutti diano il loro parere in modo trasparente e contribuiscano alla crescita di questo territorio. Dobbiamo cambiare e aiutare le imprese ad innovare con gli strumenti giusti perché bisogna adeguarsi, ma bisogna farlo in fretta in relazione ai cambiamenti del mercato. E due sono gli argomenti che ho sul tavolo in questo momento: la no-tax-area e il credito. Parliamone… …Ci vogliono insediamenti produttivi nei quali le imprese siano agevolate nel loro lavoro. E sappiamo quanto le tasse incidano su quello che si fa tutti i giorni. Non si tratta di un’area a “tasse zero”, che è impensabile, ma una zona dove la tassazione sia bassa, sostenibile ed equilibrata. Poi il rapporto con gli istituti di credito. In un momento in cui il denaro ha un costo bassissimo, è importante che le banche si impegnino per immettere ossigeno nel sistema imprenditoriale. Incontrerò in prima persona ConfidiSystema e gli istituti del territorio, raccoglierò il maggior numero di informazioni, lavorerò come sempre in squadra

su idee realizzabili e poi ci sarà una proposta: questo è il progetto e ci sono queste regole. Chi ci sta? Continuità: lei si insedia dopo la scomparsa improvvisa di Renato Scapolan. Un progetto che porterà a termine nel suo nome? Scapolan, tra i tanti progetti, ne aveva uno che raccoglieva tutto: lavorare per il bene delle imprese. Nel segno della continuità con quanto fatto da Renato proseguirà la Sport Commission, che inizia a dare i primi risultati. Poi sono altri due i progetti sui quali lavorerò pensando a lui: da un lato la trasformazione del colle di Biumo Superiore in cittadella del turismo congressuale, espositivo, vacanziero, turistico. Camera di Commercio ha un patrimonio che non deve essere ceduto ma valorizzato. Dall’altro Malpensafiere, che ora è arrivata al pareggio di bilancio, è riconosciuta come polo fieristico non solo provinciale ed ha un potenziale ancora in parte inespresso l


6 GRANDI NUMERI

Diamoci una mossa L’indagine su industria 4.0 presentata dalla Commissione alle Attività produttive della Camera segna il gap che separa il Paese dai nostri competitors “L’

Italia, a differenza dei Paesi che si sono già dotati di piani e programmi finalizzati espressamente ad individuare una strategia unitaria per affrontare la quarta rivoluzione industriale, non ha un programma organico in tal senso”. Questa la conclusione dell’indagine conoscitiva su Industria 4.0, presentata il 30 giugno scorso dalla X Commissione permanente alle Attività produttive, commercio e turismo del Parlamento. Un lavoro corposo durato quattro mesi, da febbraio a giugno 2016, con 13 sedute complessive, 37 audizioni totali e tre “missioni fuori porta”, tra cui un soggiorno in Baden-Wurttemberg, dove imprese, istituzioni e società civile hanno siglato un vero “patto per la crescita” rilanciando settori maturi come l’Automotive e Pmi del tutto simili alle nostre. Proprio dallo spunto implicito di quest’indagine - consultabile sul sito della Camera - il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda chiede ora una cabina di regia che fornisca immediata risposta alla mancanza di cui sopra e che metta insieme: Ministero dello Sviluppo economico, dell’Istruzione, dell’Economia, presidenza del Consiglio, Cnr, Politecnico di Milano e Torino, Confindustria e Cassa Depositi e Prestiti. Un’accelerazione proporzionale alla distanza che separa l’Italia dai suoi competitors internazionali - Germania in primis - e sui cui esiti si

gioca buona parte del futuro del Paese. Se infatti è terminata da tempo l’illusione di una flessibilità in grado di farci attraversare indenni qualsiasi congiuntura, rimane concreto il gap da colmare con chi (tedeschi, giapponesi, americani, svedesi, etc...) sta facendo dell’automazione del processo di produzione, della trasmissione dei dati sui prodotti che passano attraverso la filiera manifatturiera e dell’uso di robot configurabili, il paradigma del XXI secolo. Possibilità inimmaginabili sino a qualche anno fa che vanno dall’analisi dei dati, alla realizzazione di una varietà di diversi prodotti nello stesso stabilimento di produzione e in grado di concretizzare una mass customization che permetta la produzione di piccoli lotti (anche come singolo oggetto) grazie alla possibilità di configurare rapidamente le macchine, adattandole alle specifiche fornite dal cliente. È così che “nello stabilimento Bosch in Baviera si producono sulla stessa linea, con velocità simili alla produzione tayloristica, ben 12mila varianti di impianti ABS per automobili. Una flessibilità che favorisce anche l’innovazione, poiché prototipi o nuovi prodotti possono essere realizzati rapidamente senza complicate riconversioni o l’installazione di nuove linee di produzione”.

Risultati possibili anche grazie alla sinergia tra pubblico e privato che in Baden-Wurttembergh dove la manifattura impiega 304mila lavoratori, ha il suo fulcro nella sede del Ministero dell’economia. Qui è nata Allianz 4.0, un network di imprese, camere di commercio, associazioni, istituti di ricerca e partner sociali, fondato e sponsorizzato dallo stesso governo regionale per orientare e sostenere le PMI nei processi di produzione e innovazione digitale che attraverso RAMI 4.0, una piattaforma a disposizione delle imprese, agevola la collaborazione tecnologica, di marketing e dell’evoluzione dei modelli organizzativi. Un modello, quello tedesco, che sta facendo scuola nel mondo e che sulla scuola ha puntato per rinnovare e facilitare l’accesso di risorse umane qualificate all’interno delle proprie aziende, configurando un ruolo strategico all’industria digitale in termini di sostenibilità ambientale e di economia circolare. Un’industria “caratterizzata da una produzione in piccoli lotti, con bassi o zero scarti, realizzata in impianti di non grandi dimensioni localizzati vicino al consumatore che dovrebbe comportare una riduzione di inquinamento, fabbisogno energetico, costi di trasporto merci e scarti da imballaggio e dunque pienamente coerente con gli obiettivi che l’Unione europea si è posta [...]” l


Da sapere Il settore manifatturiero italiano rappresenta il 15% del P.I.L. generato nel nostro Paese con un fatturato di circa 900 miliardi di euro e un valore aggiunto di circa 200 miliardi di euro, cui corrisponde un’occupazione di quasi 4 milioni di lavoratori (23% della forza totale) e un numero di oltre 400 mila imprese. Per ciascun addetto si stima inoltre un’occupazione supplementare nei servizi associati pari al doppio. L’Italia è tra i primi sei Paesi al mondo per valore aggiunto generato dal manifatturiero, in una graduatoria entro la quale i primo 10 Paesi rappresentano ben il 70% del valore aggiunto mondiale. Oltre che un fondamentale driver di innovazione di processo per tutti i settori industriali, l’approccio Industria 4.0 è per l’Italia un primario indirizzo per l’innovazione di alcuni dei prodotti più competitivi del nostro sistema quali l’industria aeronautica e aerospaziale, la farmaceutica, la meccanica e l’automotive.

“La trasformazione digitale richiede investimenti in aree tecnologiche ben definite al fine di realizzare quella revisione dei processi industriali manifatturieri che abilita la creazione di nuovi prodottiservizi e di nuovi modelli di business. Queste tecnologie, introdotte dal paradigma del digitale e dalla disponibilità della rete internet, rendono possibile sia la necessaria integrazione verticale ed orizzontale dei sistemi sia la loro completa interoperabilità”.


8 Diamoci una mossa

ROBOTICA

MANIFATTURA 3D

Applicazione di robot specializzati in grado di ottimizzare il lavoro umano.

Processo nel quale si arriva alla creazione di un prodotto solido mediante un software.

INTERNET DELLE COSE IOT

Prodotti che scambiano in modo autonomo informazioni con altri oggetti via rete.

25.880.200

EPPUR

qualcosa SI

muove

L'analisi presentata in questa infografica è stata promossa dalla Direzione politiche economiche di Confartigianato con la partecipazione di 382 imprese piccole e micro sui territori di Bergamo, Como, Vicenza, Lecco, Modena, Brescia e Ravenna. Il punto focale dell'indagine riguarda la conoscenza ed utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle MPI per aumentare produttività e competitività sui mercati. In particolare si è chiesto alle aziende se utilizzano/applicano stampanti 3D, internet delle cose, cloud computing, realtà aumentata, robotica e materiali intelligenti. I risultati sono stati presentati durante l'Assemblea nazionale di Confartigianato, svoltasi a Roma il 28 giugno 2016. quali settori di impresa sono piu’ digitalizzati

MECCANICA

47.7%

COMUNICAZIONI - ICT

28.5%

le imprese artigiane e la tecnologia

60%

30%

conosce almeno una tecnologia digitale

non utilizzera’ una tecnologia digitale

6%

29.6%

conosce e ha intenzione di utilizzarne almeno una

conosce e ne utilizzA almeno una

ALTRI MANIFATTURIERI

24.2%

L’uso di almeno una tecnologia passa dal 27.8% delle microimprese al 50.3% delle imprese tra i 10 e i 19 impiegati.

fatturati a confronto Interessante il confronto fra la crescita dei fatturati tra imprese digitali e imprese tradizionali. Il confronto parla chiaro, assegnando alle imprese digitali la corona.

DIGITALI

TRADIZ.

38%

27%


REALTA’ AUMENTATA

Gestire online applicazioni e attività lontani dai classici uffici o aziende.

Sovrapposizione di elementi virtuali alla percezione visiva tramite dispositivi terzi.

vr

REALTA’ VIRTUALE Immersione sensoriale nel mondo del virtuale, tramite visori e controller.

NANOTECNOLOGIE

LE TECNOLOGIE MAGGIORMENTE UTILIZZATE

Ramo della scienza applicata che si occupa degli interventi sulla materia a livello molecolare.

INTERNET DELLE COSE - 43.2% manifattura 3d - 41,7% social management - 39,3% RA - 14,4% VR - 14,4% 7,0% 5,4%

NANOTECNOLOGIE ROBOTICA

I BENEFICI PER LE AZIENDE...

+

INNOVAZIONE

Le imprese digitali hanno una piu’ alta propensione a innovare e fare ricerca. il 13 % possiede un marchio o un brevetto (il 10% in piu’ rispetto alle tradizionali.

FLESSIBILITA’ DELLA PRODUZIONE

MAGGIOR CONTROLLO DEI PROCESSI

RIDUZIONE COSTI DI PRODUZIONE

MAGGIOR EFFICIENZA ENERGETICA

IOT - DOVE VIENE MAGGIORMENTE UTILIZZATO Nell’ambito delle tecnologie digitali una specifica rilevanza è data proprio all’Internet delle cose. SI STIMA CHE I RICAVI PER IL 2020 SARANNO DI

1.81,6 MILIARDI di EURO PARI AL 7% DEL PIL DELL’ UNIONE EUROPEA

ANCHE IN ITALIA LA CRESCITA SARA’ NOTEVOLE tra il 2014 e il 2020 i ricavi IOT triplicheranno

+205% In questo arco di tempo il mercato degli oggetti connessi in rete in Italia, crescerà del 20.4% ogni anno.

Infografica a cura di: Chiara Trombetta

CC

CLOUD COMPUTING


Da sapere

10 INCHIESTA

Sacconago: ora più che mai serve un’area servizi

La superficie occupata da aziende e capannoni nell'area industriale di Sacconago è di circa 350mila metri quadrati. Le imprese sono 147 e più di un migliaio le persone che ogni giorno si muovono da e per Sacconago. Nonostante questi numeri, il centro produttivo è sprovvisto di un'Area servizi che soddisfi le esigenze di imprenditori e lavoratori.

Dopo la nostra videoinchiesta, lo chiediamo, ancora una volta, al Comune

Q

uale destino attende l'area produttiva di Sacconago? Dopo la pubblicazione della nostra video-inchiesta (vedi canale YouTube di Confartigianato Varese) su tutti i principali media locali, torniamo a chiedercelo in nome di oltre 140 imprese e delle centinaia di lavoratori che operano quotidianamente in quest'area. Presentata come un fiore all'occhiello lombardo, basta una rapida occhiata per accorgersi dei tanti problemi che affliggono il centro industriale di Sacconago: incuria, collegamenti inefficienti alle arterie autostradali e un interscambio ferroviario realizzato e "misteriosamente" mai attivato. Ma per le imprese la questione urgente rimane una, l'Area servizi prevista da tre Piani di insediamento produttivo - i cosiddetti PIP - succedutisi in 30 anni e mai realizzata. Una promessa non mantenuta che pesa sulla quotidianità di aziende e dipendenti che devono spostarsi verso il centro di Busto Arsizio ogni qualvolta ne abbiano la necessità, e che è doppiamente grave alla luce degli oneri di urbanizzazione secondari versati dagli imprenditori all'amministrazione comunale. Trenta euro e trena centesimi al metro quadro

(l'importo è soggetto all'andamento dell'indice Istat sui prezzi al consumo e quindi variabile ndr.) versati dalle imprese al Comune "all'atto di rilascio del permesso di costruire [...] sul lotto di terreno ceduto" e destinati alla realizzazione della suddetta area. Una cifra consistente se consideriamo la superficie totale occupata dalle aziende dell'area industriale di Sacconago, circa 350mila metri quadrati. Ad oggi (25 luglio 2016 ndr.) interrogata sulla vicenda, la nuova amministrazione bustocca - nella figura del sindaco Emanuele Antonelli non è stata in grado di fornirci un quadro dettagliato della situazione. Non si sa dunque in cosa consista la bozza di "bando che sfrutta la possibilità di investimento pubblico-privato" che la precedente amministrazione e in particolare l'ex primo cittadino Gigi Farioli, sostengono di aver lasciato in eredità alla nuova giunta. Sulla questione si esprime anche il Partito Democratico che per bocca del presidente del consiglio comunale, Valerio Mariani, racconta a Confartigianato Varese di non sapere nulla della bozza di bando di cui fa cenno Farioli nella nostra videointervista. «Spero che il sindaco Antonelli - aggiunge Ma-


riani - apra un tavolo di confronto convocando la commissione consiliare alle Attività produttive nella quale dare informativa della situazione e delle azioni che intende attivare. Noi siamo pronti ad una serie di proposte, come peraltro già fatto in campagna elettorale con una lettera che avevamo inviato a tutti gli imprenditori della zona industriale». Dunque mentre le imprese continuano indefesse le loro attività, la confusione politica sotto il cielo di Sacconago rimane alta; così come la nostra attenzione sul futuro di un'area vitale per lo sviluppo e l'occupazione del territorio l

GUARDA LA NOSTRA VIDEO-INCHIESTA SU YOUTUBE "SACCONAGO, PERIFERIA DELLE IMPRESE"


12 L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE

WWW.ASARVA.ORG

Mai così bene l’export della provincia di Varese. Nel 2015 abbiamo esportato merci e prodotti per 10,4 miliardi di euro. Ecco le voci di alcuni protagonisti di questo risultato

Parola d’ordine “export”

Da sapere Nel 2015 la provincia di Varese ha esportato per 10,4 miliardi di euro. Un dato in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 5,5%, con un saldo commerciale (differenza tra l’export el’import) positivo per oltre 4,2 miliardi di euro. Secondo l’Istat e la Camera di Commercio di Varese i comparti più dinamici sono il metalmeccanico, con oltre 4,4 miliardi export, i mezzi di trasporto con 2,2 miliardi di euro esportati e dal chimico farmaceutico con 1,1 miliardi. Sempre secondo l’organo camerale la prima merce esportata, con un valore pari al 17,4% del totale, è rappresentato dagli Aeromobili e dai veicoli spaziali. I tre principali mercati di sbocco del nostro “Made in…” manifatturiero nel 2015 sono stati:

Germania (11,9%) Francia (10,1%) Stati Uniti (5,9%) Notevole la crescita della domanda di manufatti prodotti a Varese proveniente da:

I

risultati ci sono. L’export delle imprese del varesotto ha segnato nel 2015 il suo record storico. Una performance che vede i suoi campioni nei settori metalmeccanico (4,4 miliardi di euro), in quello dei mezzi di trasporto (2,2 miliardi) e chimico farmaceutico (1,1 miliardi) e che posiziona la nostra provincia al decimo posto tra le più attive in Italia. Ma se inserirsi in filiere lunghe - quelle cioè che travalicano il tradizionale rapporto tra fornitori e imprese locali per sfruttare le potenzialità del mercato globale - è prerogativa di pochi e se i requisiti per un corretto processo di internazionalizzazione sembra appartenere esclusivamente ad aziende strutturate, le sfide per piccole e micro imprese rimangono ardue. Proprio per questo Confartigianato Imprese Varese ha attivato un servizio dedicato alle aziende che vogliano sondare i mercati esteri. È così che è nata la figura di un Export manager capace di valutare la migliore soluzione caso per caso e in grado di monitorare attentamente i maggiori eventi fieristici internazionali per cogliere tutte le potenzialità a disposizione del made in di qualità. Di più. Per offrire una panoramica dei risultati e delle difficoltà che stanno affrontando i tanti associati della provincia, abbiamo effettuato una ricognizione tra alcune aziende del territorio alle prese con fiere, strategie di e-commerce e viaggi intercontinentali. Sei aziende della nostra provincia, sei storie per tratteggiare una sintesi

di ciò che le accomuna e che potete leggere sul nostro sito www.asarva.org nella sezione dedicata a Impresa delle Meraviglie. In primis emerge la diffidenza, se non la vera e propria avversione, nei confronti di enti preposti - o presunti tali - a facilitare l’accesso delle imprese italiane all’estero. Su tutti l’ICE, l’Istituto per il commercio estero, recentemente al centro di un profondo riassetto organizzativo per volontà del governo Renzi e del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che hanno posto al vertice dell’Istituto Michele Scannavini (ex manager Galbani, Ferrari, Fila, Coty Prestige). L’auspicio comune è dunque quello di poter contare su un’efficienza pari se non superiore, a quella su cui possono far riferimento i nostri competitors europei. Di contro rimane sorprendente la capacità dei piccoli di intessere rapporti con distributori e agenti di commercio all’estero, merito di un’eccellente qualità espressa in prodotti unici e di un’instancabile propensione al rischio. Rischio che, come sottolineano i nostri intervistati, dovrebbe essere ammortizzato sul fronte dei costi con misure e incentivi adeguati. Se infatti partecipare a una fiera internazionale rappresenta

Australia (+117,9%) Emirati Arabi Uniti (+94,5%) Israele (+60,6%) Elaborazione dati Istat e Camera di Commercio di Varese

ancora il miglior biglietto da visita per entrare nei mercati esteri, di contro le spese sostenute rimangono un freno per troppe piccole e medie aziende. Una soluzione, ancora una volta trovata dalle imprese, è quella di fare rete per ripartire le spese di un unico evento tra più aziende. Ma è chiaro che su questo punto è necessario aumentare l’attenzione di governo, enti e associazioni di rappresentanza. Interessante infine è la capacità di comprendere le potenzialità del commercio elettronico per vendere i propri prodotti online. Se, come raccontato nella nostra ultima inchiesta sul Made in Italy (vedi n° 3 di Imprese e Territorio) il mondo ha fame d’Italia allora i canali digitali sono sempre più indispensabili per saziare, almeno in parte, questo appetito l



14 L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE

Le Meraviglie dell’Export Leggi tutte le interviste ed entra nelle “Meraviglie dell’Export” grazie ai nostri video. Vai su www.asarva.org e seguici sui nostri canali Facebook, Twitter, Instagram e Youtube Stm

(Sistemi Macchine e Tecnologie) L’azienda guidata da Francesco Marcon è un punto di riferimento nella produzione d’impianti di macinazione e dosaggio a secco dei più svariati prodotti utilizzati in campo industriale, ecologico e alimentare. I molini della Stm sono scelti da grandi nomi come la multinazionale della chimica Solvey, di cui è partner ufficiale. Anche grazie a questa collaborazione l’impresa di Ternate ha raggiunto clienti e mercati esteri tra cui gli Stati Uniti, in cui ha aperto una sede in New Jersey. Stm srl Via G. Mazzini 66 | Ternate (VA)
 Tel. 0332 943411 | Fax. 0332 961585 www.stmimpianti.com

Cortellezzi Primo e C. Srl

FA & MI diving torches

Con 60 anni di esperienza, la Cortellezzi Primo e C. produce nottolini e cilindretti di sicurezza per il settore civile e industriale. L’azienda di Tradate ha iniziato a esportare agli inizi del Duemila e da allora ha esplorato mercati quali Brasile, Grecia, Portogallo e Russia. Qui ha partecipato con un proprio stand a Mosebuild, il più importante evento fieristico del settore Casa. La capacità dell’azienda di proporre prodotti adatti alle diverse esigenze, ha consentito alla Cortellezzi di ritagliarsi uno spazio anche negli Emirati Arabi Uniti, dove quest’anno sarà presente alla fiera The Big Five di Dubai.

Produce torce per subacquei e fotografi professionisti. È tra le prime aziende italiane ad aver ottenuto la certificazione ISO 9001 e tra i marchi più apprezzati al mondo dagli amanti delle immersioni. Oggi vende online i propri prodotti e offre ai clienti un servizio di riparazione e assistenza. Nata da una costola della Alpaled, azienda specializzata nell’illuminotecnica e nella realizzazione di cablaggi elettrici, FA & MI è sinonimo di qualità.

Cortellezzi Primo & C. S.r.l. Via Podgora 7 | Tradate (VA) tel. 0331 849149 | fax. 0331 810525 mail: info@cortellezziprimo.it www.cortellezziprimo.it

FA & MI Via San Gottardo 100 | Angera (VA) tel. 0331.931412 mail: assistenza@fa-mi.com facebook: FA&MI-diving torches www.divingtorches.it


Tutte le imprese intervistate nel nostro tour

Miluna Srl

GS Italia Srl

L’impresa di Cardano al Campo offre una serie di servizi sempre più indispensabili alle aziende del settore Moda. Dalla stiratura alla logistica, Miluna si propone come un vero e proprio fashion partner a servizio di grandi e piccoli brand. Proprio grazie all’esperienza maturata e ai risultati conseguiti negli anni, Miluna sta pensando oggi di offrire una serie di servizi dedicati a imprese e professionisti esteri affamati di made in Italy. Come? Creando e favorendo sinergie tra maestri artigiani italiani e start up e piccole imprese straniere.

L’impresa di Marnate è leader di mercato nella produzione di macchinari per la preparazione e il confezionamento di alimenti freschi, pastorizzati e surgelati. Negli anni la GS Italia si è specializzata nella produzione di dosatori e linee per la preparazione e il confezionamento di alimenti tra i più svariati: dalle insalate russe ai tramezzini, dai sughi per la pasta, alle pizze, fino ai formaggi, ai salumi, alle maionesi e ai prodotti etnici. Oggi esporta con successo i propri prodotti in 29 Paesi. Un risultato in cui la nostra tradizione culinaria gioca un ruolo fondamentale.

Miluna srl Via San Rocco, 99 | Cardano al Campo (VA) tel. 0331 1832117 | fax. 0331 1832164 mail: miluna@milunasrl.it www.milunasrl.it

GS Italia Srl Via Stelvio 193 | Marnate (VA) tel. 0331.389142 | fax. 0331.389143 mail: info@gsitalia.com www.gsitalia.com

B.lab Italia Srl e Teckell Nata da una costola dell’azienda dell’architetto Gianfranco Barban, vero creativo e grande innovatore di prodotto, la Teckell si sta ritagliando uno spazio importante nei più importanti eventi dedicati al design e all’interior design. Con i suoi biliardini, tavoli da biliardo e orologi da muro, l’impresa di Gallarate sta accrescendo i propri fatturati e parallelamente la propria notorietà in mercati maturi e legati al Made in Italy di lusso. B.lab Italia Srl Via Marmolada 20 | Gallarate (VA) tel. 0331 774445 | fax. 0331 734844 www.teckell.com


16 FOCUS

Banche e imprese: sconfinare è lecito? Con Basilea 3 il credito all’economia reale diminuirà ancora di più. Con effetti immaginabili sulle aziende “L

e nuove regole non ci mettono al riparo dal rischio default anzi, lo accentuano”. L’affermazione di Laura Zaccaria, responsabile della direzione norme e tributi di Abi (Associazione bancaria italiana), si basa su un calcolo difficilmente contestabile. Se con Basilea 2 fatto 100 il patrimonio di vigilanza della banca, il credito erogato era di 1.250 euro, con il passaggio a Basilea 3, fatto 100 il patrimonio di vigilanza, il credito erogato sarà di 606 euro. Questo significa che il credito all’economia reale diminuirà ancora di più (si è praticamente dimezzato nel giro di pochi anni) con effetti immaginabili sulle imprese, soprattutto le più piccole che in genere hanno meno potere contrattuale nei confronti del sistema bancario. Diffidenza preventiva: che cos'è? Le cattive notizie, come è noto, non vengono mai da sole. Lo scossone dato dall’ultima crisi finanziaria ha innescato un meccanismo di “diffidenza preventiva” che ha influito molto su chi ha scritto le nuove regole in fatto di valutazione dei crediti e le eventuali rettifiche da anticipare in bilancio. Si è infatti passati da un concetto di perdita da “eventi verificati” a quello di perdita da “eventi attesi”.

Posto che bisogna limitarsi - e per fortuna all’ambito delle probabilità e non a quello delle possibilità, rimane comunque una valutazione molto complicata e discrezionale perché il riconoscimento di una maggiore rischiosità del credito dovrà essere fatto servendosi di una serie di informazioni più articolate che possono riguardare anche le mutate condizioni del contesto macroeconomico, come l’andamento del Pil o il tasso di disoccupazione, per fare degli esempi. Condizioni che, solo indirettamente, potrebbero influire sulla capacità di adempiere del debitore alle proprie obbligazioni. In teoria un imprenditore, pur essendo un buon pagatore, puntuale a ogni scadenza e con sufficienti garanzie patrimoniali, potrebbe veder azzerato il proprio merito di credito per ragioni che non dipendono dall’andamento della sua attività. Questo aumento delle rettifiche di valore del credito costringerà a loro volta le banche a fare più accantonamenti con maggiore assorbimento di capitale a discapito della capacità di erogazione. UE sempre più severe Dal 2008 in poi abbiamo assistito a progressivi inasprimenti della regolamentazione europea sui rischi di credito ai quali le banche nostrane si sono dovute adeguare senza tener conto però

della particolare situazione di contesto in cui operano le imprese italiane, rispetto a quelle di altri paesi europei. In pratica si è voluto far parti uguali tra diseguali, generando così una profonda ingiustizia. Rischio default o sottoaffidamento? Per Claudio Grossi, professore incaricato ai corsi di programmazione e controllo e analisi finanziaria dell’università Cattolica di Milano, le regole di Basilea, secondo cui lo sconfinamento di conto è da considerare alla stregua di un credito scaduto, eludono la vera domanda fondamentale che il regolatore europeo avrebbe dovuto porsi: ma l’imprenditore sconfina perché è a rischio default o perché è sottoaffidato rispetto alle sue necessità finanziarie fisiologiche? “In quelle regole - spiega il docente - non c’è la misurazione e la definizione della capacità di credito globale di un’impresa e dell’equilibrio della stessa. La Bce ha prodotto parametri di valutazione dello stato di salute uguali per tutti. Quando un’impresa sconfina viene automaticamente considerata malata o a rischio default e quindi da segnalare alla centrale rischi, con effetti disastrosi sull’economia reale”. Con queste regole si devono confrontare anche quelle imprese che lavorano con la pubblica am-


ministrazione italiana i cui ritardi nei pagamenti sono notoriamente biblici se paragonati ai maggiori paesi europei, anche nei casi considerati virtuosi rispetto al resto del Paese, come avviene nella sanità pubblica dove si passa dai 794 giorni della regione Calabria agli 80 giorni del Trentino Alto Adige (dati del 2014). Il risultato è che le pmi e le micro imprese italiane sono mediamente quattro volte più indebitate di quelle svedesi, tre volte di più di quelle tedesche e francesi e due volte e mezza rispetto alla media europea. Una cura sbagliata Sarà ben difficile rifiutare l’applicazione degli asset quality review (Aqr), cioè quegli indici che hanno decretato che le nostre imprese sono tra le peggiori d’Europa, così come le varie regolamentazioni europee, perché la norma è per sua natura astratta e generale. Però è altrettanto vero che partendo da una diagnosi sbagliata si è prescritta una cura che rischia di peggiorare le condizioni del paziente perché si applica un sistema di regole di chiara impronta anglosassone a un sistema levantino come quello italiano. La regolamentazione europea ha condizionato a tal punto la politica del credito alle banche che si

parla già di evoluzione darwiniana del rapporto tra banche e imprese. Se da una parte, le prime sono condannate al credito, dall’altra, le seconde subiranno sempre di più le nuove regole sulle esposizioni scadute, sconfinate e deteriorate, alle quali ora si aggiungono le tollerate (Forborne exposures), cioè quelle a cui è consentito “sconfinare” gli accordi contrattuali con la banca. “Alcuni rimedi si possono applicare subito - conclude Grossi - come vietare l’uso della Centrale rischi nei sistemi di rating, abolire l’equiparazione tra sconfinamento e default, riscrivere la legge 192 del 2012 e vietare di regolare transazioni commerciali oltre 60 giorni dalla data della fattura, con rilevanza penale per il mancato rispetto della stessa. Infine, bisogna riformare tutte queste regole partendo dalle realtà delle singole economie e facendolo fare a chi ne capisce” l

di Michele Mancino Vicedirettore Varesenews @micmancio


18 FOCUS

Il 22 luglio allo Sheraton di Malpensa Confartigianato Varese e PwC hanno presentato la ricerca “Varese-Mondo: andata e ritorno” Con un obiettivo: cercare nei flussi la destinazione per il rilancio del territorio

Piccoli ma non soli Varese punta a Sud “Non abbiamo paura di Milano” P

er chiacchierare di futuro, immaginarselo migliore, più ricco di opportunità, funzionale allo sviluppo delle imprese, vivo e attrattivo possono bastare una tazza di caffè, il bancone del bar e qualche buona idea da condividere. Ma per riempire quel futuro di contenuti, progettualità, investimenti, scelte consapevoli, condivisioni, “compagni di strada” pronti a remare nella direzione del benessere e della crescita e sinergie territoriali anche inedite serve qualcosa di più. Una mappa per orientare le scelte Confartigianato Imprese e PricewaterhouseCoopers (Pwc) l’hanno capito. E hanno iniziato a pianificare la mappa del domani - con una ricerca prima e un convegno poi - a partire da quelli che, già oggi, sono i nodi, le interazioni, le reti, i collegamenti viari e digitali, le debolezze, i bisogni della provincia di Varese (890mila abitanti e 70.716 aziende perlopiù di piccole e medie dimensioni che ne sono la spina dorsale). E dalle energie che la rendono competitiva (l’avanzata del turismo digitale e della manifattura 4.0). Insieme… a chi? Il tutto anche alla luce dei grandi interrogativi posti dalle riforme amministrative che bussano alla porta. A cominciare dalla legge Delrio, che

prevede l’abolizione delle province e l’introduzione dei nuovi enti di area vasta, con relativo riordino delle autonomie locali e riassetto dei confini provinciali (il dibattito in Regione è apertissimo e non senza strascichi polemici). Il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli, su questo ha chiesto e chiede un confronto aperto e schietto con gli stakeholder. Perché reti, nodi e flussi di questa provincia possono già indicare la strada per aggregazioni e integrazioni future. E dietro l’angolo il primo che s’incontra è il cartello “Milano città metropolitana”. Qualcuno ha paura di Milano? Confartigianato, le imprese, no. “Interpretare le relazioni di un territorio e cogliere la direzione verso la quale si muovono i flussi che lo intercettano è indispensabile per riflettere sulle scelte economiche, politiche e amministrative più opportune e posizionare il territorio di Varese” ha sintetizzato il direttore generale di Confartigianato Imprese Mauro Colombo, nello spiegare il perché della ricerca che ha rappresentato l’asse portante del convegno “Varese-Mondo: andata e ritorno”, organizzato dall’associazione venerdì 22 luglio allo Sheraton Hotel di Malpensa.


Una ricerca che ha posto sotto la lente di ingrandimento i movimenti di persone (1,6 milioni di spostamenti al giorno, per un indice di mobilità del 74%), merci, idee, capitali, turisti (anche business) e professionalità che attraversano la provincia di Varese. Qualche volta per scivolare via rapidamente, altre volte per trattenersi, altre ancora per diventarne parte integrante. Sono i flussi che correranno sempre più su ferro (i corridoi Reno-Alpi e Mediterraneo, da supportare con l’ultimo miglio) o che si alzano in volo dalla brughiera oggi più che nel recente passato (+1,8% il tasso medio di crescita negli ultimi tre anni). Flussi che viaggiano su strade e autostrade (Pedemontana e tangenziali le opere da completare) e che movimentano merci grazie alle due piattaforme logistiche di Gallarate e Busto. Flussi che sfruttano le connessioni digitali (sempre più efficaci, ma forse non ancora quanto dovrebbero) o che seguono le direttrici del bello e della cultura, motori del turismo. Sfruttiamo il mondo che ci interseca Squadernare i risultati, sintetizzati in 48 pagine di cifre, analisi, prospettive e indicazioni per lo sviluppo, ad imprenditori, amministratori pubblici, opinion leader ed esponenti del mondo

della politica e delle istituzioni è stato quindi lo snodo decisivo. Ed è così che l’aeroporto internazionale di Malpensa, s’è trasformato a fine luglio in un palcoscenico per la rappresentazione del territorio così come è oggi e in un osservatorio privilegiato per immaginarlo nel futuro, con un’identità nuova, capace di sfruttare quello che lo circonda e di farsi contaminare da quanto di positivo c’è al di là dei suoi confini. “Varese-Mondo: andata e ritorno. Le potenzialità della nostra provincia per diventare crocevia di idee, persone e merci”, il convegno promosso da Confartigianato Imprese Varese, è stato l’occasione per non chiudere l’estate con un “arrivederci e grazie”, ma per porre sul tavolo (e mettere sotto l’ombrellone), temi che da settembre si riveleranno prioritari. Perché l’impresa, l’ha rimarcato più volte il presidente Galli, in quanto tale è “pragmatica, veloce e consapevole che, se il territorio dove produce sta bene, anche l’impresa starà bene, potrà crescere e generare valore aggiunto, un valore aggiunto che già oggi, per abitante, è pari a 1.318 euro”. Amministratori e imprenditori del territorio E allora perché, è stata la provocazione di Galli al termine dello speech dei tre analisti di Pwc,

non chiedere ad amministratori e politici di trasformarsi in “imprenditori del territorio” per discutere utilizzando un linguaggio comune e agire sfruttando strategie ben rodate? “Da imprenditore, se dovessi darvi un consiglio vi direi di cercare clienti per questo territorio, gente che abbia il piacere di viverci, piccoli e grande imprese che possano trovare le condizioni migliori per il proprio business, università, centri di ricerca, scuole. Una provincia ricca, attrattiva, ben posizionata, capace di lasciarsi contaminare dagli stimoli del ciò che la circonda, propensa a innovare, è il miglior affare per tutti. Ed è un affare che deve coinvolgerci tutti”. Perché piccoli si può anche essere belli, ma soli no. Non in questa fase storica: “Mettere a sistema domanda e offerta è un valore aggiunto e dà un vantaggio competitivo a chi riesce a farlo. Ma per centrare l’obiettivo bisognerà mettere in relazione sistemi che spesso non si sono, almeno fino ad ora, neppure parlati. E anche governi territoriali differenti, che operano su diverse scale, che dovranno imparare a collaborare e a mettersi a sistema” ha sottolineato Alessandro Di Stefano, director Pwc, al tavolo con Domenico Agnello (director Pwc Digital Innovation) e Gabriele Caragnano (partner Pwc


20 FOCUS

Advisory). “Oggi, da soli non si va da nessuna parte” ha incalzato Davide Galli. Rimarcando l’assenza, talvolta palpabile, “di una azione di coordinamento tra Regione, enti intermedi e comuni che, se al contrario ci fosse, porterebbe alla creazione di aree omogenee più efficaci nella relazione tra loro e a beneficio delle imprese”. Le grandi imprese? Nostre alleate Aziende che, dal canto loro, combattono da anni per chiedere più servizi e meno scartoffie, accesso al credito più semplice e meno “lumachismo” decisionale, apertura al mondo per rafforzare l’export (il valore delle esportazioni supera i nove miliardi all’anno, con una bilancia commerciale sempre positiva) ma anche per migliorare il benessere interno.

Perché un territorio con poche grandi imprese (e l’attualità, in questo periodo, ci racconta di trasferimenti imminenti e crisi in atto nell’industria), un tasso migratorio elevato in uscita e una forte dispersione di cervelli, s’inaridisce e perde valore, fino a impoverire chi ci vive o ne muove l’economia. “L’impresa glocal ha bisogno di un territorio glocal” le parole di Galli. Di un territorio capace di farsi contaminare dal cambiamento e dalle rivoluzioni che le bussano alla porta. Il dopo Expo è un’opportunità Quella dell’area Expo, tanto per cominciare, che si sta configurando come polo della ricerca e dell’innovazione e che si propone di trasformare entrambi i settori nelle nuove vocazioni del Nord Ovest lombardo.

Lasciarsi scappare il treno che passa sotto casa sarebbe più che una beffa. Sarebbe la sconfitta della capacità di pianificazione e della lucidità di visione. La passerella… del turismo E poi c’è il turismo, un comparto che si sta sviluppando in un’ottica di integrazione e cooperazione tra pubblico e privato. La mancanza di una offerta turistica completa, organica e integrata, e la presenza di informazioni frammentate resta tuttavia, come evidenziato dall’analisi di PwC, un freno da rimuovere, sfruttando anche gli strumenti offerti dal digitale, prima che altri (magari con una passerella firmata Christo installata su qualche altro lago) procedano al sorpasso sulla corsia di marcia lenta l

I NOSTRI PUNTI DI FORZA

I NOSTRI PUNTI DEBOLI

Manifattura

Manifattura 4.0

Più del 30% del fatturato delle industrie manifatturiere del territorio proviene dalla vendita di beni all’estero

Difficoltà a sopportare i costi relativamente alti collegati a un’attività di Ricerca e Siluppo strutturata

La percentuale di export di produzioni specializzate e hightech (2013) colloca la provincia di Varese al 60,5%, al di sopra della media lombarda (46,1%) e nazionale (42%)

Cultura “manageriale” poco propensa all’innovazione (più vocalizzata sul processo produttivo o prodotto)

62.132

imprese

(51,7 numero di imprese per Km2)

9mld

22mld

di Export

Valore di produzione

94%

MPI con > 10 addetti

dati anno 2014

Le esportazioni del territorio di Varese hanno una distribuzione a livello globale molto estesa (circa il 50% dei prodotti è diretto in Europa)

Maggiori difficoltà negli investimenti in innovazione (più orientati al business-assusual) e maggiori difficoltà all’accesso al credito


Il nostro invito alle istituzioni Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, in occasione della presentazione della ricerca sul territorio allo Sheraton Malpensa ha rivolto alle istituzioni presenti un invito diretto alla collaborazione a tutto tondo e alla condivisione di progetti e idee. Al centro dell’attenzione, il futuro dell’impresa sempre più legato alla ritrovata attrattività della provincia di Varese. Con l’augurio di potersi incontrare nuovamente nel nuovo anno con piani e azioni a favore del territorio. I punti sui quali riflettere: » comunicare ai potenziali investitori non solo le bellezze paesaggistiche del territorio ma anche le eccellenze imprenditoriali e i vantaggi logistici ed economici di un posizionamento in provincia di Varese. La forza del nostro territorio nasce dalle sue tante diversità: mettiamole a sistema, » non fare della politica il manager delle imprese ma il facilitatore dell’imprenditoria varesina. Questo signi-

Il valore del Made In Italy? Cercatelo nelle imprese

Giorgio Merletti

fica conoscere le aziende, agevolarle nel loro lavoro quotidiano e sostenerne gli obiettivi. E’ un impegno che tutti gli amministratori locali, ma non solo, devono inserire nella loro agenda, » procedere con un taglio netto alle tasse e alla burocrazia definendo nuove politiche capaci di rendere interessante e attrattivo il territorio. L’obiettivo è quello di trasformarlo in luogo migliore dove poter collocare nuove attività imprenditoriali e nuove ricchezze, » creare un ponte tra Confartigianato Imprese Varese, Comuni, Provincia e Regione per definire piani di azione volti a ripopolare il territorio di nuovi investimenti e nuove intelligenze.

Se c’è un valore che, negli anni, ha caratterizzato e contraddistinto la provincia di Varese, quel valore si chiama manifattura. Un valore artigianale, umano, sociale e culturale strettamente connesso al territorio nel quale s’è sviluppata, garanzia di qualità e di vero Made in Italy. E proprio di tutela di Made in Italy, del settore manifatturiero che lo ha reso patrimonio internazionale e della provincia di Varese, che ne è capitale indiscussa, ha parlato venerdì 22 luglio allo Sheraton Hotel di Malpensa Giorgio Merletti. Il presidente nazionale di Confartigianato, varesino, ha aperto il convegno “Varese-Mondo: andata e ritorno”, organizzato da Confartigianato Imprese Varese con PwC, con un monito: “L’identità del Made In deve essere non solo protetta attraverso il riconoscimento in Europa dell’obbligo di indicazione del marchio su ogni prodotto, ma deve diventare patrimonio collettivo, affinché tutti – istituzioni, società

Davide Galli civile e cittadini – arrivino ad avere la chiara e diffusa consapevolezza del suo valore”. E del valore dei territori che ne sono punto di riferimento. Merletti ha poi allargato lo sguardo, andando diritto al punto di svolta (dopo tante battaglie, condotte in prima linea dall’associazione varesina): “L’economia di un Paese non può crescere soltanto grazie all’export delle sue imprese. Lo scatto in avanti ci sarà, e sarà determinante, solo nel momento in cui il Paese sarà a sua volta in grado di diventare un riferimento per altri mercati, attirando capitali, nuove imprese e investimenti”. Perché di una cosa il numero uno nazionale degli artigiani è sicuro: “Quando creeremo i presupposti per restituire fiducia collettiva nella capacità delle imprese che sono il motore del Made in Italy di creare ricchezza, e di redistribuirla, il nostro Paese ritroverà parte di quell’unità sociale che, nei fatti, oggi sembra in parte perduta” l


22 FOCUS

L’indagine in pillole Appunti per il futuro Cosa produciamo… e cosa produrremo La percentuale di export di produzioni specializzate e high-tech (2013) colloca la provincia di Varese al 60,5%, ovvero al di sopra della media lombarda (46,1%) e nazionale (42%). Le esportazioni hanno una distribuzione a livello globale molto estesa (circa il 50% dei prodotti è diretto in Europa). Il tessuto produttivo è a forte vocazione manifatturiera ed è costituito da aziende di piccole dimensioni (94% di microimprese , 46% di addetti). In questo contesto è sensibile la presenza d’imprese artigiane (22.215, il 35,8% sul totale), la cui percentuale è superiore al dato nazionale (26,6%). Oltre il 30% del fatturato delle industrie manifatturiere del territorio proviene dalla vendita di beni all’estero.

Noi e Milano La densità abitativa in Lombardia è concentrata attorno a Milano, e nei capoluoghi, che restano generalmente, tra loro, isolati. L’area di Varese, assieme a Como e Monza, è in continuità con l’area metropolitana di Milano. Più di un quarto delle persone che abbandona Varese si trasferisce sotto la Madonnina e, dopo Monza-Brianza, la nostra provincia è la seconda area lombarda con il maggior numero di spostamenti da e per la città capoluogo di regione.

Produzione&Digitale Nei prossimi cinque anni si registrerà una fortissima propensione alla digitalizzazione e integrazione all’interno del settore produttivo nazionale. Gran parte dell’industria italiana stima una crescita dei ricavi nel prossimo quinquennio proprio attraverso questo processo. Risultati più significativi si registrano per quanto riguarda le aspettative di riduzione dei costi e crescita dell’efficienza.

2015

+ 4,6%

2020

+ 5,0%

+ 8,0% traffico

+ 6,7%

+ 1,2% traffico

traffico europeo traffico domestico

da vettori low-cost

da vettori full-service

31%

Percentuale di crescita degli arrivi internazionali in provincia di Varese (2009 - 2014)

Presenze in provincia di Varese nel 2014 (+ 6% in totale, + 8,4 % presenze straniere)

460 2014

+ 21,3%

merci courier

660

1.117.891

Numero di turisti in territorio varesino nel 2014 (539.206 nel 2004)

+ 6,2%

2020

(Fonte Indagine Confartigianato Imprese-Pwc)

18,5

LA SCALATA D EL TU RI

2 milioni

MALPENSA PRENDE IL VOLO

23,2

Le criticità Il contesto industriale italiano presenta una grande varietà di attività, che ostacola l’allocazione dei finanziamenti sull’industria 4.0 e, conseguentemente, il suo sviluppo. L’industria 4.0 porterà comunque in futuro forti cambiamenti nei modelli di business tradizionali. Per un efficace processo di attuazione, le imprese dovranno però sviluppare una forte «cultura digitale» ed essere guidate nei cambiamenti da un chiaro indirizzo «verso» il cliente. Non è la tecnologia – o l’abilità nell’utilizzo della tecnologia - o l’analisi dei dati che impedisce lo sviluppo dell’industria 4.0, ma la mancanza di una cultura digitale e di competenze delle risorse umane l

O SM

Le strade degli affari Il completamento dei progetti di infrastrutturazione strategici (apertura dei trafori e upgrade delle infrastrutture ferroviarie e aeroportuali) porterà maggiore competitività al sistema di trasporto territoriale e, nello specifico, una più facile accessibilità e connessione ai mercati internazionali a supporto del settore produttivo della provincia di Varese, maggiore disponibilità di capacità (incremento «tracce» disponibili, riduzione progressiva tempi di percorrenza/km, maggiore lunghezza treni) e un livello di servizio crescente, soprattutto per il trasporto merci Import – Export (collegamenti europei) grazie alla progressiva crescita delle performance della rete (affidabilità, puntualità, ecc).


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24 INNOVAZIONE

Versione Beta, la palestra che mette i muscoli al cervello N

on si smette mai di imparare, vero. Ma la domanda è: come si può imparare meglio e più in fretta per mettere in pratica da subito quello che si apprende in aula? Versione Beta – con questo nome, in informatica, si definisce un programma che è in perenne evoluzione - offre una soluzione a tutti. Perché nella Scuola di Formazione di Confartigianato Imprese Varese, si combinano le neuroscienze con un modello didattico del tutto nuovo che risolve l’annoso problema dell’attenzione dell’alunno e della memorizzazione delle informazioni. Con Versione Beta non si dovrà più subire un’enorme quantità di informazioni (che il cervello non è in grado di immagazzinare), ma l’assimilazione dei concetti più importanti avverrà direttamente in aula senza ulteriori elaborazioni. Francesco Gallucci – Professore di Marketing Emozionale al Politecnico di Milano e relatore a Busto Arsizio nella sede di Confartigianato Imprese Varese in occasione della inaugurazione di Versione Beta il 17 giugno – sostiene che “le nuove tecnologie non sono una moda: più si conosce e più aumenta il controllo sul proprio ambiente, si riducono le inefficienze e si migliora la propria capacità di relazionarsi”. Le parole chiave di Versione Beta fanno parte del vocabolario di ogni imprenditore: formazione, competenze, abilità, acquisizione di nuove tecnologie. In poche parole, mettersi in gioco. Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, non manca di sottolineare quanto “la formazione sia un requisito indispensabile per essere sempre più competitivi sul mercato.

Un mercato che cambia in fretta le regole del gioco e che vuole persone in grado di portare in azienda conoscenze e creatività”. Competenze che Versione Beta offre nei settori manageriale, tecnico e della sicurezza. Sfruttando l’esperienza quinquennale di www.corsimpresa.it (la piattaforma di e-learning di Confartigianato Imprese Varese), la Scuola di Formazione è in grado di cambiare il metodo didattica, la modalità di erogazione dei corsi e la cura nei confronti degli allievi. Come? Innanzitutto tra allievo e docente si instaura un “patto d’aula” che fa leva sulla libertà di espressione, sul confronto e sulla trasparenza degli obiettivi del percorso formativo. Poi il docente non trasferisce semplicemente, ma scambia conoscenze ed esperienze con gli allievi per facilitare lo sviluppo delle loro abilità professionali e personali. La metodologia di Versione Beta, però, è anche social: la rete tra docenti, allievi, staff e partner si svilupperà attraverso un’offerta dedicata alla crescita personale (self-improvement) e all’acquisizione di competenze individuali (soft-skills). E’ qui che entra in gioco il professor Gallucci e l’Associazione Italiana di Neuromarketing (Ainem): “Ogni giorno ci troviamo circondati da una gran quantità di informazioni, quindi il modo di apprendere deve essere sempre più sistemico e lo stesso docente apprende mentre spiega”. Le neuroscienze si basano su questi concetti senza dimenticare il peso che emozioni, comportamenti e decisioni hanno sulla persona e, di conseguenza, sui lavoratori l


di Francesco Gallucci Presidente di Ainem (Associazione Italiana di Neuromarketing) Professore di Marketing Emozionale, Politecnico di Milano

Neuroscienze: conoscersi per imparare meglio Conoscere vuol dire aumentare il numero di connessioni nel cervello. L’apprendimento è paragonabile all’esercizio fisico che aumenta le potenzialità dei muscoli: c’è il fitness per il corpo e il fitness per il cervello (brain fitness). Una parte consistente della didattica sperimentale proposta da Confartigianato Imprese Varese con Versione Beta, la Scuola di formazione di Busto Arsizio, si avvale proprio delle più avanzate conoscenze delle neuroscienze applicate ai processi attenzionali, di apprendimento e self-improvement. Una scuola nella quale si è messo a punto un modello formativo originale che mette al centro l’allievo e ne favorisce lo sviluppo delle capacità e dei talenti, così come il superamento dei limiti e delle carenze sul piano più strettamente psicologico. Seguono, a questo punto, alcune intuizioni fondamentali delle neuroscienze che in futuro potrebbero portare a grandi trasformazioni nel campo della didattica e dell’apprendimento. Ma non basta. Alcune evidenze apprese sui metodi di apprendimento del cervello, grazie alle neuroscienze, sono rilevanti per lo sviluppo nel prossimo futuro e l’uso in chiave didattica delle tecnologie di misurazione delle attività del cervello anche a distanza, come ad esempio l’eeg-biofeedback, grazie all’integrazione tra tali tecnologie e quelle digitali. Tale integrazione potrà offrire la possibilità di creare maggiori opportunità di apprendimento dentro e fuori l’aula, e per tutta la vita, per numeri più ampi di persone con effetti a catena sul benessere, la salute, sull’occupazione e sull’economia l

Francesco Gallucci

Eccole in breve: _ le neuroscienze suggeriscono che i risultati dell’apprendimento non sono determinati esclusivamente dall’ambiente; _ i fattori biologici svolgono un ruolo importante per l’individuazione delle differenze di capacità di apprendimento esistenti tra gli individui; _ le neuroscienze stanno scoprendo il motivo per cui alcuni tipi di apprendimento sono più gratificanti rispetto ad altri; _ il cervello cambia costantemente come risultato dell’apprendimento e rimane “plastico” per tutta la vita; _ le neuroscienze hanno dimostrato che l’apprendimento di una abilità cambia il cervello, e che questi cambiamenti possono tornare allo stato iniziale quando la pratica costante delle abilità cessa. Quindi lo slogan usalo o lo perdi è un principio importante per l’apprendimento permanente (long life learning); _ la resilienza, ovvero la nostra risposta adattiva allo stress e alle avversità, può essere costruita e potenziata attraverso l’educazione, con effetti per tutta la vita fino all’età avanzata; _ l’acquisizione di nuove informazioni e la padronanza delle tecniche di autoapprendimento, attraverso una conoscenza sempre più profonda di se stessi, accresce l’autostima e l’autocontrollo; _ l’applicazione delle neuroscienze alla didattica svolge un ruolo chiave nell’aumentare la potenza indagatrice del cervello


Massimo Bianchini Dipartimento di Design Politecnico di Milano

26 INNOVAZIONE

Fabbricazione digitale: utilizzare, sperimentare, materializzare C

osa cambia con le nuove tecnologie digitali in settori strategici per il nostro made in come Architettura e Design? Se ne è parlato giovedì 23 giugno, al Faberlab di Tradate, il laboratorio digitale di Confartigianato Imprese Varese, durante un workshop dedicato a professionisti e curiosi dal titolo: “Fabbricazione digitale per architetti e designer”. Relatore del seminario è stato Massimo Bianchini, ricercatore al Politecnico di Milano e tra i fondatori insieme a Stefano Maffei di Polifactory, il laboratorio digitale inaugurato dall’Università milanese l’anno scorso. Qui di seguito ospitiamo proprio un intervento di Massimo Bianchini, che entra nel dettaglio di una collaborazione – quella tra architetti e designer – sempre più votata a cambiare la relazione tra professionisti, imprese e clienti. E tutto grazie ad un uso ancora sperimentale, ma mirato, delle tecnologie digitali. L’epoca dell’industrial design e dell’architettura dei grandi maestri si sta chiudendo, per lasciare spazio a un nuovo Millennio che porta con sé opportunità e incognite ancora da decifrare. » Negli anni ‘60 il rapporto numerico tra progettisti e committenti pubblici e privati era nettamente sbilanciato in favore dei secondi. » Dagli anni Ottanta ai Duemila la costante crescita del numero di architetti e designer, unita alla globalizzazione del mercato e alla digitalizzazione delle tecnologie per progettare e produrre, hanno reso questo rapporto più vario, competitivo e incerto (anche precario) alla ricerca di opportunità professionali in un mercato caratterizzato dall’iper-offerta di beni e servizi. Il rapid prototyping si diffondeva negli studi di progettazione contribuendo a moltiplicare e accelerare i processi di sviluppo

Perché è così importante, per architetti e designer, applicare la digital fabrication alla creatività

dei prodotti lasciando ai progettisti più tempo nella costruzione di reti di relazioni indispensabili per procurarsi nuovi lavori. » Oggi design e architettura sono professioni di massa che operano in un mercato di personalizzazione di massa. Grazie anche alle tecnologie per la fabbricazione digitale, che da un lato vanno verso il mondo della produzione industriale e artigianale e dall’altra verso il mondo della fabbricazione personale grazie a dispositivi sempre più semplici da usare e alla comparsa di luoghi come i makerspace e i fab lab. Qui professionisti delle industrie creative, piccole imprese, artigiani, cittadini e studenti possono accedere in modo semplificato e diretto ai processi di materializzazione delle cose, toccando con mano il potenziale della fabbricazione digitale" Quindi non solo sperimentazione con le tecnologie, ma anche stimolo a sviluppare progetti basati su aggregazioni inedite di soggetti che si incontrano per la prima volta nei fab lab e makerspace. Un approccio che può suggerire nuove opportunità per associazioni e ordini professionali superando gerarchie, regole e convenzioni.

La fabbricazione digitale offre ai progettisti la possibilità di realizzare prototipi di nuova generazione che fungono da “dimostratori” (dal vero o in scala) di prodotti, servizi, soluzioni abitative e costruttive. Prototipi “intelligenti” che incorporano tecnologie digitali, che usano/generano dati e possono inserirsi all’interno di scenari di servizio (pensiamo all’Internet of Things o alle smart cities). Implementare le competenze sulla fabbricazione digitale significa offrire un servizio di progettazione “su misura” in grado facilitare lo shift tra processi e sistemi di progettazione e produzione per adattarlo alle caratteristiche dei clienti: da analogico a digitale (e viceversa), da additivo a sottrattivo (e viceversa), da hi tech a low tech (e viceversa). Ma significa anche offrire al cliente un progetto concreto già testato che propone un prodotto e illustra la sua tecnica-processo-sistema di produzione/ costruzione. Per compiere questo passaggio i professionisti, o gli studi di progettazione, possono attrezzarsi con investimenti contenuti e/o rivolgersi a un crescente numero di service per la stampa 3D e il taglio o ai makerspace che fungono anche da aggregatori di comunità di esperti nel campo del fabbing, dell’elettronica o dell’informatica.

Per designer e architetti questa fase di cambiamento pone un interrogativo: continuare ad operare all’interno di contesti che si conoscono bene ma dove diventa sempre più difficile competere oppure esplorare anche contesti emergenti e promettenti che portano però incognite e richiedono un cambio di mentalità o modalità di lavoro? Con la fabbricazione digitale si possono percorrere entrambe le strade.

“Sperimentare” la fabbricazione digitale (per potenziare o innovare la propria attività) Uno studio di progettazione può integrare in modo strategico sistemi, processi o servizi per la fabbricazione digitale strutturando uno specifico filone di attività non solo finalizzato alla prototipazione ma che possa evolversi in attività che possono avere un peso economico. Lo studio può erogare servizi evoluti al cliente (progettazione-prototipazione-fabbricazione su piccola e piccolissima scala alle piccole imprese o agli artigiani), può usare o incorporare proces-

“Utilizzare” la fabbricazione digitale (per potenziare la propria offerta di servizi)


si e strumenti per la fabbricazione digitale per tentare la via (difficile) dell’autoproduzione (il design e l’architettura generativa permettono di progettare e produrre oggetti di arredo, lampade e suppellettili ma anche superfici e componenti per l’architettura) o della microproduzione. Può anche operare in partnership con le imprese stesse occupandosi dei servizi di personalizzazione dei prodotti oppure, senza per forza possedere i mezzi di produzione, può sviluppare sinergie con un makerspace o un fab lab per configurare una piccola rete di produzione. Infine può fare formazione, consulenza, ricerca. “Produrre” la fabbricazione digitale (per sviluppare nuove attività) Ma il progettista può inventarsi e sperimentare nuovi modelli di attività che integrano il design e l’architettura con la digital fabrication, con l’obiettivo di mettere sul mercato nuovi prodotti o per creare un nuovo servizio di progettazione-produzione. Stiamo parlando della stampa 3D di micro-architetture e di mobili ottenuta attraverso l’auto-progettazione e l’auto-realizzazione di una stampante ad hoc, oppure dellala modifica di robot e macchine industriali o, ancora, della messa a punto di nuovi materiali. In altri casi il progettista o lo studio configurano un proprio sistema di produzione basato da un lato sulla messa a punto di processi di progettazione che originano strutture e oggetti modulari o assemblabili in kit e dall’altro sulla creazione di una rete di produzione distribuita dove le macchine utensili sono dislocate presso artigiani, makerspace e fab lab. Reti in grado di attivarsi in prossimità del cliente quando il cliente richiede il prodotto senza aggravi per chi offre il servizio di produzione. Compiere questo passo significa maturare una visione imprenditoriale sulla fabbricazione digitale e operare attraverso la creazione di spin-off o start-up di microimprese agili e organizzate per sfruttare le opportunità di finanziamento che propone il mercato l

Per informazioni o per un preventivo: Scopri quello che puoi fare con Faberlab. Vieni a trovarci a Tradate - Viale Europa 4/A www.faberlab.org


lavoriamoci su:

28 INNOVAZIONE

tu chiedi, noi rispondiamo “Lavoriamoci su” è la rubrica dedicata al mondo del lavoro che Confartigianato Imprese Varese cura tutti i mercoledì sul quotidiano “La Provincia di Varese”. Qui sotto alcune fra le domande più frequenti che abbiamo ricevuto dalle nostre imprese. Scrivici anche tu a consulenza.arealavoro@asarva.org

Se installo le telecamere in azienda che riprendono anche i luoghi di lavorazione sono passibile di sanzione in caso di ispezione? L’impianto di videosorveglianza non autorizzato comporta sempre sanzioni nel caso in cui si accerti che l’installazione e l’impiego sono illeciti perché previsti per finalità di controllo a distanza dei lavoratori in orario di lavoro. Il Ministero del Lavoro, con una nota del primo giugno scorso, ha chiarito che gli impianti di audiovisione, e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale…


Le risposte integrali su: www.asarva.org

Caro capo, ti dico addio. Ma stavolta senza lettera Lettera di dimissioni posata sul tavolo del capo, addio. Ai tempi della rete, infatti, ci si lascerà solo ed esclusivamente per via telematica: tutto forse un po’ più freddo, ma sicuramente piuttosto semplice, perché, a questo punto, la scelta di eventuali parole “accessorie” e di accompagnamento non sarà più un problema. Ma attenzione al calendario: le dimissioni non telematiche, infatti, non sono più valide a partire dallo scorso 12 marzo. Tuttavia la lettera di dimissioni non è abolita, anzi è ancora oggi necessaria, poiché determina anche l’ultimo giorno lavorato ed il primo di non lavoro, date utili alla corretta comunicazione online. La novità fa parte del pacchetto che va sotto il nome di Jobs Act e vale sia per le dimissioni che per il caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro…

Ho scoperto, creando un profilo “fake”, che un mio lavoratore durante l’orario di lavoro “chatta” su Facebook, quali sono i provvedimenti che posso prendere? Si tratta di un quesito curioso, che accende una lampadina sia ai datori di lavoro che ai lavoratori: i primi perché sono interessati a scovare dipendenti “perditempo digitali” e i secondi perché devono stare attenti a non dare confidenza a sconosciuti dietro i quali, appunto potrebbe esserci proprio il capo. La risposta non lascia dubbi: anche se scoperto con un inganno il dipendente, colto così in flagranza, può essere licenziato. A dirlo è stata di recente la Cassazione, che ha dichiarato ammissibili quelli che vengono chiamati controlli difensivi “occulti” che il datore di lavoro può compiere in prima persona oppure tramite personale esterno per accertare comportamenti illeciti da parte dei dipendenti…

Quali sono i diritti che riguardano un dipendente che contrae una unione civile? E per le convivenze di fatto? Iniziamo col dire che la maggior parte degli istituti del diritto del lavoro e della previdenza si potranno applicare in caso di unioni civili, ovvero di quei legami tra due persone dello stesso sesso, unite civilmente mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile. La situazione è invece differente per chi sceglie la semplice convivenza di fatto, senza vincoli nè civili, né di matrimonio: in questo caso, infatti, i diritti previsti hanno un ambito decisamente più ristretto. La legge 76/2016, meglio conosciuta come legge sulle unioni civili, introduce, infatti, una serie di tutele per le coppie omosessuali e garantisce un minimo di protezione giuridica alle situazioni di convivenza di fatto…


30 ARTIGIANI NEL MONDO

Il brand gallaratese racconta la propria esperienza in una delle fiere più interessanti del settore Casa, offrendo più di uno spunto su eventi come questo

Teckell a Maison et Objet, un binomio vincente T

ra gli eventi principali che muovono il mercato del settore Casa, Maison et Objet è una fiera irrinunciabile per aziende e imprenditori che vogliano superare i propri confini. Con tre differenti edizioni, a Parigi, Miami e Singapore, spalmate su tutto l’arco dell’anno, la fiera francese ha saputo internazionalizzarsi e inserirsi in contesti più ampi come la settimana del Design di Parigi. In provincia di Varese, tra coloro che ritengono l’evento fieristico un acceleratore di possibilità imprenditoriali, c’è B.LAB Italia che con il suo brand Teckell presidia puntualmente l’appuntamento parigino. Abbiamo intervistato Jean Tolomio, sales account manager dell’azienda gallaratese. «Maison&Objet per noi è un appuntamento fisso ed imprescindibile - racconta a Confartigianato Imprese Varese, Tolomio - grazie a questa fiera abbiamo aumentato in maniera esponenziale l’accento internazionale della nostra attività. Ogni fiera tutela i propri iscritti, ma ho trovato in M&O una organizzazione particolarmente attenta alle nostre esigenze, un interlocutore professionale che ha capito Teckell e che ha saputo valorizzarla”. Dunque tutto facile, basta scegliere l’evento giusto? «Oggi l’internazionalizzazione è la regola per ogni azienda che lavori nel manifatturiero: il mercato è globale. Fatta questa premessa bisogna affrontarlo organizzandosi di conseguenza. Conoscere i partner commerciali ed i competitors è essenziale.

Studiare i giusti prezzi e non ultimo creare un corretto marketing mix sono elementi “basici” ma essenziali. Tutto ciò deve però poggiare su un prodotto valido e credibile e, non ultimo, ad una capacità produttiva adeguata”. Se dunque la formula tra prodotto e risorse economiche dedicate alla sua pubblicizzazione deve essere perfettamente bilanciata, Tolomio conclude: «Oggi le fiere sono, per fortuna, sempre più centrate su un focus specifico. Non esistono più le fiere campionarie e questo è un grande vantaggio perché si incontrano solo professionisti interessati o perlomeno del settore. La vetrina è immediatamente mondiale, mi riferisco alle fiere che ha citato, e di conseguenza in un attimo si viene proiettati in nazioni e mercati che altrimenti non avremmo potuto incontrare così facilmente. Il rovescio della medaglia è ovviamente che tutto è proporzionato all’investimento fatto. Le fiere costano. Costa l’affitto al metro quadrato, costa l’allestimento, costa la merce che si espone, costa il personale che vi partecipa, costano i trasporti e costa la gestione. Un investimento di questo tipo va pianificato con particolare attenzione; ma i ritorni - conclude Tolomio - possono essere eccezionali” l


Da sapere La fiera Maison et Objet si svolge a Parigi ogni settembre, in concomitanza con la Paris Design Week, e in gennaio. Nella passata edizione circa 70mila visitatori hanno affollato i padiglioni del Parc des Expositions Paris Nord Villepinte con un aumento stimato dagli organizzatori di circa il 3% di presenze francesi e del 4% di quelle europee e internazionali (dati relativi al 2015). L’interesse e la capacità degli organizzatori di internazionalizzare l’evento hanno trovato sbocco nelle edizioni estere dell’evento: quella americana, a Miami Beach (la prossima edizione si terrà dal 9 al 12 maggio 2017) e quella asiatica, a Singapore (la prossima edizione si terrà dal 7 al 10 marzo 2017).


Marco Giovannelli Direttore di Varesenews @marcogio59

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Sondaggio condotto recentemente da Eurisko.

GOLA FRA

L’utilizzo di prodotti a km0 è praticato anche da la gelateria Gioria di via San Martino a Varese. “Da alcune stagioni utilizziamo prodotti locali come il miele varesino, la grappa Rossi d’Angera, la birra Poretti e i nostri clienti sono conten-

CCIOL A NO

Le gelaterie della provincia di Varese » Il Gelatiere di Marco Gabri Gallarate » La gelateria Gioria | Varese » La Gelateria Lupardi | Busto Arsizio » Rossamore | Busto Arsizio » Gelateria il Golosone | Porto Ceresio » La Gelateria di Martignoni Angela Besozzo » La Dolce Vita di Gualtiero Gelotti Gazzada Schianno » L’Angelato di Angela Terzaghi Gerenzano

% 27

Marco Garbi, titolare de Il gelatiere di piazza Risorgimento a Gallarate è il “veterano” tra i colleghi. “Ho aperto 19 anni fa e da allora il lavoro è cambiato molto sia nella produzione che nella vendita. Alcuni momenti di crisi sono stati superati proprio grazie alla capacità di stare al passo con i tempi. Oggi non si tratta solo di avere un prodotto di qualità, perché questa è la premessa per tutti, ma occorre saper comunicare e innovare. Questi, insieme con la passione per il lavoro, sono gli ingredienti principali per la nostra attività. Se credi di esser arrivato e non vuoi continuare a crescere professionalmente la pagherai cara. Su una solida base di gusti tradizionali, che sono ancora quelli vincenti, noi proponiamo continuamente scelte nuove. Tra queste i nostri punti di forza sono la Crema rock, con scorze di arancia croccante e un gusto fatto con la ricotta di pecora e il pistacchio. Produciamo le marmellate in casa e queste sono molto apprezzate”.

LA CCO TO O

% 20

Un quadro confortante che trova conferma anche nella nostra provincia e lo si scopre parlando con alcuni dei protagonisti. Artigiani del gusto e della qualità con esperienze diverse, ma tanti elementi in comune.

LIM

13% NE O

n questi anni la cultura del gelato è cresciuta in modo significativo. Da una parte abbiamo assistito ad una robusta diffusione dei punti di produzione e di vendita. Dall’altro le istituzioni si sono attivate per valorizzare il lavoro artigianale. Così, dopo un iter durato alcune stagioni, il 5 luglio 2012 il Parlamento Europeo ha istituito ufficialmente la “Giornata Europea del Gelato Artigianale” sottolinean-do, tra le motivazioni, che “tra i prodotti lattiero-caseari freschi, il gelato artigianale rappresenta l’ec-cellenza in termini di qualità e sicurezza alimentare, che valorizza i prodotti agro-alimentari di ogni singolo stato membro”. I consumi di gelato parlano chiaro sul suo gradimento. “A conti fatti, - come scriveva Il Sole 24 ore a chiusura del Gelato festival - il gelato artigianale venduto in Italia nel 2015 ha toccato le 170mila tonnellate, ottenute dall’utilizzo di 220mila tonnellate di latte, 64mila di zuccheri, 21mila di frutta fresca e 29mila di materie prime. Ma a crescere, oltre ai consumi, sono state anche le gelaterie che ormai superano quota 41mila, di cui 12mila “pure” e il resto con attività di bar e pasticceria. Il business del gelato artigianale, secondo l’Associazione italiana gelatieri, alimenta una filiera (compreso le macchine per il gelato, i banchi frigo, le materie prime) che vale circa cinque miliardi di euro, e che fa dell’Italia il paese leader mondiale del settore”. Tra le regioni poi è la Lombardia a farla da gigante e, con oltre seimila gelaterie, stacca in modo netto tutti gli altri territori.

TACCHIO IS

i gusti più apprezzati

% 12

Un viaggio tra i laboratori artigianali che, in provincia, propongono gusti classici e nuovi facendo sempre attenzione alla qualità delle materie prime, anche a Km. 0, e ai prodotti per celiaci I

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Dalla Crema rock al Calego: l’estate è gelato

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32 AZIENDA E TERRITORIO


ti. Sulla frutta poi abbiamo una politica molto determinata. Usiamo solo quella fresca senza preparati. Negli ultimi 4-5 anni c’è stata una esplosione di gelaterie. All’inizio ne abbiamo risentito un po’, ma poi il lavoro è ripreso bene”. La gelateria Lupardi di piazza Venzaghi a Busto Arsizio è una delle più recenti. “Noi veniamo da una tradizione di pasticceria e abbiamo pensato di buttarci sul gelato per aprire una prospettiva di lavoro per i figli. Abbiamo rilevato un locale già avviato e stiamo dando una svolta all’attività utilizzando prodotti di altissima qualità. Una scelta premiante perché arrivano clienti anche da lontano. Noi non facciamo cose orribili tipo il gusto al Puffo o simili dove si introducono solo coloranti”. Sempre a Busto Arsizio, nello stesso anno, il 2013, Francesco Russo ha aperto Rossamore in via Ponchielli. “Il nostro locale funziona anche come caffetteria e lavoriamo negli orari diurni. Il cremino a base di cioccolato è il nostro punto di forza”. Il Golosone di Alberto e Tina è aperto dal 1998 e a Porto Ceresio è ormai un vero punto di riferimento. “Il lavoro va molto bene e da due anni abbiamo scelto anche di allargarci territorialmente acquistando un Ape car attrezzato e andando a vendere il nostro gelato in giro per le feste della provincia. Abbiamo circa duecento ricette e la cosa curiosa è la gente che al mattino ci telefona chiedendoci gusti particolari. Cerchiamo di innovare sempre, ma crediamo che negli ultimi tempi si esageri molto. Il cliente è alla ricerca della novità, ma se gli proponi il gelato al risotto alla milanese, o agli spinaci, ne assaggia un po’ e poi non lo mangia. Il gelato è un piacere, non un esercizio. C’è tanta fuffa, ma alla fine vince il classico”. Nello stesso anno aveva aperto l’attività La gelateria di Angela Martignoni a Besozzo. “Siamo contenti del lavoro e abbiamo clienti che ci seguono sempre alcuni dei quali arrivano anche da lontano. Noi crediamo all’importanza dei prodotti naturali senza additivi e la menta è il nostro gusto di punta. Lo realizziamo utilizzando le foglie del prodotto. Insieme con questo anche il Calego, che è una nostra creazione ed è composto di un variegato allo zabaione con mandorle”. La Dolce Vita di Annalisa Leandri a Cassano Magnago è aperta dal 2009. “Il momento che

stiamo vivendo non è dei migliori perché si sente ancora la crisi e la gente fatica a spendere. In ogni caso noi ci difendiamo e cerchiamo sempre di cambiare e accontentare i clienti. I nostri migliori consiglieri sono i fornitori che hanno una grande esperienza nel settore. Insieme ai gusti tradizionali proponiamo spesso qualcosa di nuovo. Il nostro gelato speciale è Pino pinguino fatto di cioccolato, panna e altri gusti. Utilizziamo molto Facebook per promuovere la gelateria”. Angela Terzaghi con il suo Angelato è attiva a Gerenzano dal 2011. “Ho scelto questo lavoro perché mi piace stare con le persone positive e i clienti della gelateria sono contente. Tornassi indietro rifarei sicuramente questa scelta. Il mio locale è aperto tutto l’anno a parte qualche settimana di vacanza. In inverno lavoriamo di più con le crepes e altre proposte. Ci siamo specializzati su prodotti per celiaci anche con alcuni gusti di gelato. Il nostro punto di forza è il gusto Veleno, molto piccante e con tante spezie. I clienti apprezzano e arrivano per provarlo e tornano contenti” l


34 CATEGORIE E MESTIERI

Impianti elettrici: un gioco di squadra per la sicurezza

Un esempio di rete fatta nell’interesse di imprese e cittadini. Le “Linee Guida per la compilazione della Dichiarazione di Rispondenza”, volute e condivise da Confartigianato Imprese Varese, ATS dell’Insubria (Agenzia di Tutela della Salute), Collegio dei Periti Industriali e Ordine degli Ingegneri di Varese soddisfano i bisogni delle imprese del settore impianti elettrici e incontrano le esigenze dei cittadini.

Di che cosa si tratta? Il Decreto Ministeriale del 22 gennaio 2008 ha introdotto la Dichiarazione di Rispondenza da rilasciare quando un’impresa installatrice non avesse mai rilasciato la dichiarazione di conformità, o questa sia andata persa, di un impianto. Il Decreto, però, non offre alcuna indicazione operativa sul modello da utilizzare e su come compilarlo. Tra gli impiantisti c’è la preoccupazione di non trovarsi in regola in caso di controllo delle autorità competenti proprio perché la procedura esecutiva è sempre stata soggettiva. Le “Linee Guida per la compilazione della Dichiarazione di Rispondenza” offrono dunque agli imprenditori la sicurezza di muoversi in parametri certi, frutto di un lavoro comune, e ai cittadini la tranquillità di rivolgersi ad imprese certificate e a professionisti abilitati. Le Linee Guida verranno presentate mercoledì 14 settembre, alle ore 18.00, presso il Centro Congressi Ville Ponti di Varese in occasione di un evento interamente dedicato agli impianti elettrici. Per tutti gli approfondimenti: www.asarva.org/categoria/casa/impianti/ Per tutte le informazioni: Mario Resta mario.resta@asarva.org Tel. 0332 256216

E’ un appuntamento atteso da tutti. Sotto l’albero di Natale non può mancare il regalo acquistato al più grande mercatino dell’artigianato del mondo. Dal 3 dicembre 2016 all’11 dicembre 2016, presso i padiglioni di Fieramilano Rho-Pero, si svolgerà “L’Artigiano in Fiera”, la kermesse che ormai da 20 anni è uno degli eventi sociali e culturali più apprezzati dalla gente. Per facilitare la partecipazione come espositori delle imprese dei settori coinvolti (artigianato artistico oreficeria e gioielleria, moda, legno e arredo prima di tutto), la Camera di Commercio di Varese concede anche quest’anno un contributo che copre il 50% dei costi di partecipazione fino ad un massimo di 2.000 € per l’impresa che partecipa per la prima volta (1.500 € per le imprese che hanno già beneficiato per una volta negli ultimi 3 anni e 1.000 € per tutte le altre.

Arti e mestieri protagonisti di “L’Artigiano in Fiera 2016” (con il contributo)

Non potranno accedere al contributo le imprese che negli ultimi 5 anni hanno beneficato per 3 volte del contributo.

Per tutti gli approfondimenti: www.asarva.org/2016/07/contributi-per-la-partecipazione-a-artigiano-in-fiera-2016/

La domanda dovrà essere trasmessa online alla Camera di Commercio entro il 18 novembre 2016. Siamo a disposizione per l’assistenza alla predisposizione della richiesta del contributo.

Per tutte le informazioni: Monica Baj monica.baj@asarva.org tel. 0332.256214



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