Imprese e Territorio n.2/2020

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dialoghi sul futuro

GUAI A SPEZZARE LA “CATE Iniziamo una serie di interviste ad esperti per capire come affrontare un evento di portata storica e come fronteggiare le conseguenze economiche per trasformare un dramma in oppotunità

Ripartire sì, ma come? Il distanziamento sociale rischia di trasformarsi in allontanamento o strappo: clienti e fornitori, se durante questo lockdown sono rimasti attivi, hanno bisogno di un punto fermo. Nella vita di un’impresa non esiste la funzione “pausa”. C’è una catena del valore, tra le tante, da mantenere attiva: quella della continuità che si basa anche sulla fiducia. Catena che, di fronte alla pandemia, rischia la rottura perché può accadere che partner fidelizzati si rivolgano ad altri fornitori. Abbiamo chiesto a Alessandro De Nicola – avvocato, economista e presidente della Adam Smith Society – di partire da qui. Avvocato, una piccola impresa come può mantenere relazioni stabili e forti di fronte al lockdown? In realtà è più semplice di quanto si posa pensare e di quanto sarebbe stato qualche anno fa. Oggi i mezzi di comunicazione rendono il contatto più semplice: basta un Pc e un Wi-fi. Il vero problema è un altro… Quale?

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Per ripartire, l’azienda deve avere la disposizione una certa liquidità che non deve mancare neppure al cliente: in caso contrario, non si produce e non si vende. Al Governo basterebbe un provvedimento molto semplice, da attuare senza troppo sforzi, per lasciare nelle tasche degli imprenditori una parte di liquidità che, oggi, se ne va con le tasse.

L’economista della Adam Smith Society: «Il numero più ampio di persone deve rimanere all’interno del circuito del lavoro». Recuperiamo voucher e contratti che diano flessibilità Vecchia storia: si parla spesso di tagliare, non crede? Io dico di eliminare quelle tasse che non hanno a che fare con il profitto: l’Irap e l’Imu

(su immobili commerciali e industriali). Pagare oggi l’Imu non ha alcun senso: quante imprese non sono e non saranno più in attività dopo questa crisi? Quanti ristoranti? Allora mi devo tenere una tassa su un immobile che non serve più? Per cancellarle basta un tratto di penna. Certo lo Stato avrebbe qualche soldino in meno, ma spendere soldi in modo macchinoso è molto peggio che non incassarli in modo semplice. Nell’ultimo Focus realizzato dall’istituto Bruno Leoni, del quale lei è co-autore, si scrive che “occorre rendere a lavoratori e imprese la libertà di contrarre sul mercato del lavoro, senza camicie di forza”. Cosa blocca le imprese? Penso subito ai voucher, che sono stati cancellati: con quelli le imprese davano lavoro senza che ci fosse il nero. E senza alcun obbligo: chi voleva, li poteva usare. Poi la post-riforma dell’articolo 18: il demansionamento ci deve essere. Questo non vuol dire licenziare, ma affidare ad una persona un ruolo diverso in azienda. A volte capita che chi raggiunge un certo livello diventi svo-


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