Imprese e Territorio n.2/2020

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dialoghi sul futuro

Cambiano i paradigmi, assicura l’economista Suor Alessandra Smerilli, consigliera dello Stato del Vaticano: «Il bosco ha bisogno di specie diverse: del grande albero che fa ombra e dell’arbusto più piccolo. Un sostegno reciproco, per il quale serve l’aiuto di tutti. Credo che questo valga come metafora di remare nella medesima direzione»

Dagli animali alle piante L’impresa imparerà a decentrare e collaborare L’emergenza sanitaria ha messo a nudo le nostre debolezze. Ci ha ricordato quanto sia necessario saper collaborare, saper assumere decisioni per il bene proprio ma anche della collettività. Qualcosa di nuovo? Per nulla. Perché in realtà abbiamo ogni giorno, davanti a noi, un esempio concreto di quanto il tanto raccontato “fare rete” possa essere una possibile soluzione anche per l’economia: stiamo parlando della natura, del mondo vegetale. E attenzione, non si tratta assolutamente di una provocazione. A dimostrarlo è Suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, docente di Economia Politica alla Pontificia facoltà di scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma, consigliera dello Stato del Vaticano, componente del comitato di donne per le Pari Opportunità voluto dalla ministra Elena Bonetti per il dopo emergenza sanitaria: «Finora, in ef-

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fetti, i paradigmi che l’economia ha scelto sono stati quello animale e della fisica, non quello vegetale che pure avrebbe molto da insegnarci. Il 99% della biomassa terrestre è fatta da piante. Vuol dire che al regno animale e quindi anche all’uomo rimane meno dell’1%. Siamo circondati dal regno vegetale, che ha saputo evolversi e adattarsi così bene da popolare quasi tutto il pianeta. Ma conosciamo poco, quasi nulla di questo regno. Anche perché si muove a una velocità molto minore della nostra: spesso occorre ammalarsi o invecchiare, rallentare, per intonarsi con la vita delle piante». Quando 500 milioni di anni fa l’evoluzione si biforcò in piante e animali - prosegue Suor Smerilli - «le piante decisero di star ferme. Da questa fissità dipende molto, quasi tutto, della differenza tra animali e piante. Vivendo sempre nello stesso luogo, le piante devono imparare a conoscere

perfettamente l’ambiente. Hanno oltre venti sensi, e non cinque come noi, per poter resistere. Hanno poi dovuto imparare a svolgere tutte le nostre funzioni ma senza organi: le piante sentono, vedono, decidono, ma con tutto il loro corpo. Di fronte ai problemi nell’ambiente circostante, gli animali posso muoversi, le piante no, e quindi devono trovare altre soluzioni per sopravvivere. La loro intelligenza è diffusa in ogni cellula degli organismi vegetali: una pianta può perdere il 90% delle proprie radici e del proprio corpo e riuscire a sopravvivere e a comunicare con gli altri. Ogni estremità della radice di una pianta può rilevare almeno 15 diversi tipi di parametri chimici e fisici». Siamo di fronte a un eccezionale esempio di resilienza. Cosa può quindi insegnare il mondo vegetale all’economia? «Le imprese dei secoli passati si sono strutturate sul modello animale: una forte divisione fun-


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