Imprese e Territorio n.2/2020

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approfondimenti

L’allarme, il blocco dell’attività, 77 giorni trascorsi in casa, poi il primo giorno in ufficio e il difficile ritorno alla normalità: Lorenzo Mastrotto ci descrive la Cina di oggi, tra voglia di ripartire e difficoltà, anche nell’export

DA WUHAN VI RACCONTO la nuova speranza

LORENZO MASTROTTO MANAGER ITALIANO

Cautela e speranza. La prima parola risuona più frequente nei suoi discorsi, la seconda però con una forza tutta sua. Parla da Wuhan, Lorenzo Mastrotto – manager italiano che è potuto tornare sul posto di lavoro dopo 77 giorni di quarantena per l’emergenza Coronavirus – e lo fa con l’equilibrio di chi ha visto e vissuto settimane interminabili e drammatiche, ma vuole guardare oltre. Lorenzo è veneto, vive in Cina e vola una volta all’anno solitamente nel nostro Paese: questa volta la visita ai familiari dovrà tardare. Ma l’emozione di sedersi ancora in ufficio a Wuhan, Lorenzo la racconta così: «Il 7 aprile, sono ritornato perché i miei suoceri sono potuti uscire, hanno tenuto i bambini e mi hanno dato l’auto, così ho portato anche mia moglie Anny al lavoro. Di andare in metropolitana non sono ancora molto convinto». Lui ha la capacità di comunicare la situazione con serietà, senza però soffocare quei piccoli particolari capaci persino di far sorridere: «Ho trovato le decorazioni natalizie in ufficio. Si stava avvicinando il Capodanno cinese». Dal 21 gennaio, tutto si era fermato. All’inizio, gli italiani seguivano Lorenzo su Linkedin per esprimere la vicinanza quando il Coronavirus squarciava l’esistenza della città cinese, poi per capire cosa sarebbe potuto toccare a loro. Le immagini spesso raccontano e uniscono meglio delle parole: «Ho visto le foto del Papa in piazza San Pietro, che fanno molto

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riflettere. L’assenza completa di persone. Ma anche qui a fine gennaio, uno si affacciava e vedeva la gente che stava a distanza. Eppure, per contrasto, alla fine le persone sono state molto solidali, cercando di aiutare, ad esempio gli anziani che non potevano uscire di casa. Come succede in Italia». Il 20 gennaio, cambia tutto in Cina e anche nel mondo corre la paura, che non è finita: «Perché questo virus è ancora abbastanza sconosciuto. A fine gennaio comunque l’ambasciata ci ha convocati chiedendo se volessimo partire. Siamo rimasti una decina e non è stata una scelta facile. In Europa allora la situazione sembrava sotto controllo, con quello che è accaduto poi mi dico: per fortuna, perché non saremmo potuti più rientrare in Cina». Il mondo è bloccato, scandisce Lorenzo Mastrotto, e così fotografa cosa comporterà, cosa sta già comportando per la vita delle imprese e delle persone. «A Wuhan siamo ripartiti – spiega – Però io che faccio il venditore e vado in giro per il Nord Asia, facevo un centinaio di viaggi all’anno, adesso sono bloccato. Sì, sono tornato in ufficio e sono contento, ma è un modo di lavorare a metà. Mi chiedo quando potrò ricominciare con la R maiuscola». Come le nostre aziende, gli diciamo, che non si nascondono il problema: molti clienti sono esteri, come si farà? «In Cina sta accadendo lo stesso – risponde – A


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