Imprese e Territorio n.2/2020

Page 42

rUbriche ELENA BARAZZETTA RICERCATRICE

Il part-time è superato Il futuro è flessibile Una indagine di inizio 2019 riferisce che i giovani sarebbero disposti a rinunciare a 3000 euro di stipendio lordo annuo per poter godere di una flessibilità oraria. E sperimentarlo è stato utile Part-time: un tema spesso affrontato con riferimento ai lavoratori e alle esigenze imposte loro dalla società. Ma lato imprese: può la misura del part-time essere considerata ancora attuale e in grado di inserirsi nei processi di innovazione? A quanto pare, non esattamente. Lo conferma Elena Barazzetta, ricercatrice per Percorsi di Secondo Welfare, laboratorio di ricerca nato nell’aprile 2011 su iniziativa del Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e il Corriere della Sera. Autrice di “Genitori al Lavoro. Il lavoro dei genitori”, ed. Este. Professoressa Barazzetta, le aziende come devono comportarsi? È sempre più chiaro che il part-time non è uno strumento che risponde pienamente alle esigenze di lavoratori e aziende, si apre così un grande tema è quello della flessibilità organizzativa. Questa è la direzione in cui si sta andando: credo che il part-time sia una formula rigida e ormai superata. Si tratta, a conti fatti, del retaggio di un’im-

42 | imprese e territorio

postazione di stampo fordista, legata alla pratica del “timbrare il cartellino”, di seguire orari standard e di rispettare una logica legata al presenzialismo e al controllo, anche visivo, da parte del superiore. Il part-time è una sorta di compromesso di questa impostazione rigida. La sfida del futuro, per le aziende che hanno l’esigenza di gestire la flessibilità, in una logica “win win” è la ricerca di soluzioni, sostenute anche da strumenti tecnologici, che possano generare ricadute positive. Pensiamo anche alla mobilità, nel senso che si possono avere meno persone in movimento in quanto, in alcune giornate, lavorano a distanza. L’azienda inizia a gestire i lavoratori non in una logica di controllo ma di raggiungimento degli obiettivi.

so anche da un punto di vista appunto culturale, che riguarda i manager, i lavoratori ed eventualmente i colleghi di chi lavorerà in modo flessibile, questo perché altrimenti - come tutte le svolte culturali - senza adeguata comunicazione e monitoraggio lo strumento può nuocere più che giovare. Ma i dati ci dicono che lo smart working funziona: il lavoratore produce di più, è soddisfatto e ha migliori rapporti con il capo, e anche lato manager si hanno riscontro positivi. Lo stereotipo “se stai facendo smart working non stai lavorando” viene smentito dai fatti. Sta anzi diventando, questo, un elemento di attrattività da parte dei giovani: sempre di più le nuove generazioni guar-

Al centro, come spesso accade, c’è un cambiamento culturale: è così? Senza dubbio. La sfida per le aziende è quella di dover andare a ripensare i propri paradigmi organizzativi ponendosi il tema di come comunicare e governare il proces-

dano alla flessibilità. Una ricerca di inizio 2019 riferisce addirittura che i giovani sarebbero disposti a rinunciare a 3000 euro di stipendio lordo annuo per poter godere di una flessibilità oraria.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.