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LA BARCA SENZA SCHELETRI. LA FIBRA DI LINO, SE NON SERVE, SI SCIOLGIE

La barca senza scheletri

La fibra di lino, se non serve, si scioglie

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Barche sostenibili, realizzate con un composto di fibre di lino, che a fine vita possono essere “sciolte” o riutilizzate come materiale di recupero, senza lasciare “scheletri” nell’ambiente. L’idea è di un gruppo di ragazzi tutti giovani, in parte legati al gruppo di Northern Light Sailing Team, con alle spalle 10 anni di regate d’altura in tutto il Mediterraneo. E in parte ingegneri che hanno studiato a Padova, Bologna e Milano, specializzandosi in nuovi materiali sostenibili. Già in ambiente universitario – specialmente a Torino, Milano, Trieste e Padova - sono stati aperti laboratori tesi a creare imbarcazioni con materiali nuovi e resine innovative. Forti di questa esperienza, il project mana-

ger Fabio Bignolini, insieme all’ingegner Andrea Pada-

no e a Piernicola Paoletti che si occupa della parte finanziaria, hanno fondato nel dicembre 2019 un’azienda a Monfalcone, che hanno chiamato NlComp (Northern Light Composites). «Appena partiti è arrivato il Covid – spiega Bignolini – Ma siamo riusciti comunque a lanciare un piccolo dinghy per i giovani velisti e una barca eco-racer da 7 metri e 79 centimetri, che è il vero progetto su cui puntiamo per farci conoscere. L’abbiamo presentata nel giugno 2020, e ad settembre sarà al Salone di Genova. Attualmente è in cantiere per le ultime finiture». La barca è costituita da un composto riciclabile in resina termoplastica. Questo la differenzia dalle tradizionali resine termoindurenti, che una volta solidificate non possono più essere portate allo stato precedente. La barca è costituita da fibre di lino e di carbonio riciclato, che provengono da scarti. L’anima – ovvero il materiale che distanzia le fibre – è riciclabile e ha anche il vantaggio di aumentare la resistenza del composto. Rispetto alla vetroresina, il composto a base di fibre di lino ha costi più alti. «Si parla del 10-20 per cento in più – spiega Bignolini – Stiamo però lavorando per ottenere fibre meno costose. Pensiamo che un piccolo aumento dei costi sia giustificato, se il vantaggio che si ottiene è quello di non avere più imbarcazioni in vetroresina abbandonate nell’ambiente, problema di cui qualcuno dovrà farsi carico a breve». Le barche di NlComp, quando hanno finito il loro ciclo di vita, possono essere riciclate grazie a processi industriali già esistenti. L’ obiettivo a cui i ragazzi stanno lavorando è quello di ottenere, sempre attraverso un processo chimico, una materia prima seconda che potrebbe essere utilizzata per costruire oggetti di uso comune, come parti di arredamento o qualsiasi manufatto attualmente prodotto con plastiche tradizionali. A. Mor.

La barca è costituita da un composto riciclabile in resina termoplastica. Questo la differenzia dalle tradizionali resine termoindurenti, che una volta solidificate non possono più essere portate allo stato precedente. Tutto è partito da un’intuizione in ambiente universitario

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