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RATE, CONDIVISIONE, DIALOGO. IL FISCO DEL FUTURO È SMART E VELOCE

Il Fisco del futuro è smart e veloce

Andrea Carinci

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Professore ordinario del Dipartimento di Scienze Giuridiche all’università di Bologna Abbiamo chiesto ad Andrea Carinci, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Giuridiche all’università di Bologna e docente di Diritto tributario di sintetizzare in cinque punti una buona riforma fiscale

Andrea Camurani

Riforma, è forse un’esagerazione, parola «abusata». Meglio un riferimento ad un possibile «intervento». Perché un conto è la teoria, o la rivoluzione del fisco «parlata»; un altro è la proposta di addetti ai lavori che oltre a studiare a livello accademico i fenomeni tributari e fiscali, ne sono protagonisti in quanto cittadini italiani, quindi bersagliati da promesse, proposte e perenni riforme annunciate. Dunque ad Andrea Carinci,

professore ordinario del Dipartimento di Scienze Giuridiche all’università di Bolo-

gna e docente di Diritto tributario, abbiamo chiesto cinque punti su cui focalizzare i bisogni del Paese. Esercizio di sintesi e pratica per chi si è occupato di procedimento e di processo tributario, con attuali interessi di ricerca rivolti al tema della tassazione delle imprese digitali. Il professor Carinci è inoltre impegnato in progetti di ricerca nazionali e internazionali, autore di numerose pubblicazioni, ed è editorialista su quotidiani economici nazionali. Ecco le sue proposte.

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RATEIZZARE I DEBITI FISCALI

«Nel nostro sistema, la rateazione del debito fiscale è prevista solo in casi particolari, caratterizzati da un originario inadempimento del contribuente. Non è invece prevista, se non in misura marginale, una rateazione del debito per il caso del versamento spontaneo e tempestivo del contribuente. Ciò ha portato molte imprese, per finanziarsi, a non pagare il debito alle scadenze previste, proprio per aspettare l’avviso dell’Agenzia delle entrate che offre la possibilità di pagare a rate. Se il pagamento a rate venisse generalizzato, questi problemi non ci sarebbero. Al contempo, lo Stato avrebbe sicuramente più adempimenti spontanei, dove il ritardo dell’incasso sarebbe compensato dagli interessi, e dovrebbe fare minore attività di recupero».

«Un grave deficit dell’azione delle autorità fiscali è che hanno grandissime banche dati che, però, non comunicano tra loro. Lo stesso vale per gli enti locali. Si tratterebbe di mettere in condivisione queste banche dati con software predisposti per una lettura congiunta delle stesse»

INCENTIVARE DIALOGHI PREVENTIVI CON LE AGENZIE FISCALI

«Si era provato alcuni anni fa, poi il progetto è abortito.

Invece, sarebbe opportu- 3

no prevedere la possibilità di concordare con l’Agenzia un debito per un certo numero di anni

(2/3), in modo che si abbia la certezza di quanto pagare e, anche la tranquillità con l’Agenzia. Semmai, si tratterebbe di contrastare comportamenti meramente opportunistici (so che debbo realizzare una grossa plusvalenza, allora mi accordo sul reddito medio degli ultimi anni)».

PROMUOVERE LE AGGREGAZIONI TRA IMPRESE MA ANCHE TRA STUDI PROFESSIONALI

«La dimensione micro delle nostre imprese come anche delle realtà professionali può diventare

un problema. Il mercato oramai è mondiale, ma se così è, le dimensioni non possono più essere locali. Sarebbe quindi opportuno incentivare le aggregazioni tra realtà produttive per realizzare soggetti in grado di competere, ad armi pari, sui mercati internazionali».

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IMPLEMENTARE LA CONDIVISIONE DELLE BANCHE DATI, ANCHE CON GLI ENTI LOCALI

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FISSARE REGOLE MENO FARRAGINOSE PER I PROGRAMMI DI “RICERCA E SVILUPPO“

«Le imprese dovrebbero essere spronate ed incentivate ad investire in ricerca. Le attuali regole sono assai farraginose, complicate e si prestano a troppi dubbi applicativi, che creano incertezze e timori.

Bisognerebbe semplificare la disciplina, renderla più chiara e meno interpretabile».

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