Imprese e Territorio - n. 02/2019

Page 1

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - LO/VA

M A G A Z I N E D I I N F O R M A Z I O N E D I C O N F A R T I G I A N AT O I M P R E S E VA R E S E

Scenari d’impresa

Dove siamo Dove stiamo andando

Lucio Fontana “Ambiente spaziale con neon” 1967/2017, veduta dell’installazione in Pirelli HangarBicocca, Milano, 2017. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. ©Fondazione Lucio Fontana | Foto: Agostino Osio

02


areaimpresa

COME ADEGUARSI AL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO?

PRIVACY PRIVACY

19 MAGGIO 2019, FINE DEL

“PERIODO DI GRAZIA” COSA STAI ASPETTANDO? L’obbligo di adeguamento privacy riguarda tutte le aziende di ogni ordine e grado, anche nella semplice gestione delle fatture elettroniche o dei dati dei dipendenti.

GDPR

Il Servizio Privacy offre consulenza e assistenza alle imprese in tutte le fasi:

Il decreto prevede che fino al 19 maggio 2019 venga riconosciuto un “PERIODO DI GRAZIA”: nell’applicazione delle sanzioni il Garante si impegna a tener conto di questa prima fase di attuazione, ma le sanzioni possono essere già applicate.

Affidati ai nostri esperti. CONTATTACI PER SAPERNE DI PIÙ W W W. A S A R VA . O R G / S E R V I Z I O - P R I VA C Y T E L : 0 3 3 2 2 5 6 1 1 1 | E - M A I L : A S A R VA @ A S A R VA . O R G

1 ATTIVITÀ DI AUDIT PIANO ADEGUAMENTO

2 PERSONALIZZATO 3 MONITORAGGIO COSTANTE


editoriale

Apriamo l’agorà delle proposte

IL FUTURO DAVIDE GALLI PRESIDENTE CONFARTIGIANATO IMPRESE VARESE

ha bisogno di scelte

Le “rivoluzioni veloci” del nuovo Millennio impongono comprensione del contesto nel quale avvengono, rapidità d’azione e attitudine alla resilienza. Mai come oggi consapevolezza, coraggio, responsabilità, ascolto e dialogo camminano di pari passo con la velocità decisionale. Lo dimostrano le storie di chi ha maturato i cambiamenti necessari a resistere alla grande recessione del decennio 2008-2018. E lo dimostra l’impatto che tale atteggiamento ha avuto sulla politica e la società civile. Forti di tale consapevolezza, e mutuando la solida concretezza dell’imprenditorialità varesina e varesotta, abbiamo fotografato con uno studio commissionato a The European House - Ambrosetti lo stato di salute della provincia di Varese, cercando di porre le basi per identificare le azioni utili a garantire un rinnovato benessere alle imprese e alle persone che la abitano. Attraverso lo studio “La Provincia di Varese, scenari di futuro” (disponibile integralmente sulla piattaforma www.asarva.org) intendiamo coagulare le sinergie indispensabili a combinare la consapevolezza di ciò che siamo con la costruzione di ciò che dobbiamo diventare per affrontare le sfide della specializzazione, della sostenibilità,

dell’attrattività e della relazione con la città metropolitana, il Canton Ticino, le province limitrofe e l’Europa. Lo studio è anche un atto di responsabilità sociale utile a traghettare i giovani in un futuro positivo almeno quanto quello consegnato nelle nostre mani. Considero la fiducia un valore imprescindibile per l’economia, i territori e le persone. E la grande partecipazione alla presentazione pubblica del 13 marzo scorso a Ville Ponti ha testimoniato la fiducia che molti ancora ripongono in questo territorio. Non possiamo permetterci di disperdere un patrimonio del genere e quello, inestimabile, rappresentato dall’imprenditorialità locale. Apriremo dunque un “tavolo di territorio”, una sorta di “piazza digitale” attraverso la quale raccogliere idee e suggerimenti, coinvolgere persone, storie e professionalità tra loro diverse e complementari. Una agorà virtuale, e al contempo reale, in grado convogliare il confronto sugli scenari di futuro della provincia di Varese alla quale invitiamo tutti a diventare parte attiva e propositiva.


SOMMARIO editoriale

APRIAMO L’AGORÀ DELLE PROPOSTE. IL FUTURO HA BISOGNO DI SCELTE __________________03

primo piano LA PROVINCIA DI VARESE SOTTO I RIFLETTORI ASCOLTO, DIALOGO E PROGETTI PER TROVARE UNA NUOVA IDENTITÀ ______________________05 PUNTI DEBOLI E PUNTI DI FORZA. CONOSCERLI È IL PRIMO PASSO PER MIGLIORARE__________08 I 7 MEGATREND CHE CAMBIERANNO VARESE____________________________________________ 15 PROPOSTE DI SVILUPPO. DESTINAZIONE FUTURO _______________________________________ 18 LA REGIONE SI CANDIDA A GUIDARE IL TERRITORIO ______________________________________20

Inchieste TRASPORTO E LAVORO: CANTON TICINO IN PRESSING SU VARESE _________________________22 CONCORRENZA LEALE E TUTELA DEL MERCATO. LA SVIZZERA VUOLE GARANZIE ____________24 DOVE FINIRÀ L’EUROPA? _____________________________________________________________26 L’EUROPA DEI FORTI HA SCHIACCIATO I PICCOLI _________________________________________28 PICCOLE OGGI DIVENTA DIFFICILE. PAROLA DI ZINGALES __________________________________30

approfondimenti PROGRAMMARE PER VIVERE __________________________________________________________32 IL 2019 È L’ANNO DEL “DIALOGO DIGITALE” _____________________________________________34 L’ETICA IN AZIENDA FA BUSINESS _____________________________________________________36 NO AGLI “ETERNI BAMBINI”ANCHE I PICCOLI DEVONO CRESCERE __________________________38 NUOVA CULTURA E NUOVA PRODUTTIVITÀ. IL WELFARE OGGI È AZIENDALE E DI TERRITORIO ____40

rubriche

L’IMPRESA DELLA STORIA ____________________________________________________________42

Magazine di informazione di Confartigianato Imprese Varese. Viale Milano 5 Varese - Tel. 0332 256111 - www.asarva.org INVIATO IN OMAGGIO AD ASSOCIATI E ISTITUZIONI Autorizzazione Tribunale di Varese n.456 del 24/1/2002 Direttore Responsabile - Mauro Colombo Presidente - Davide Galli

Caporedattore - Davide Ielmini Progetto grafico e impaginazione - Confartigianato Imprese Varese Stampa Litografia Valli Tiratura, 8.500 copie - Chiuso il 19 Aprile 2019 Il prezzo di abbonamento al periodico è pari a euro 28 ed è compreso nella quota associativa. La quota associativa non è divisibile. La dichiarazione viene effettuata ai fini postali


primo piano

La Provincia di Varese sotto i riflettori

ASCOLTO, DIALOGO E PROGETTI per trovare una nuova identitĂ

Presentato il 13 marzo il rapporto realizzato da The European House - Ambrosetti per Confartigianato Imprese Varese

imprese e territorio |5


primo piano

DAVIDE IELMINI

Il sociologo Aldo Bonomi, tempo fa, ha scritto che «mai come oggi la parola territorio è usata e abusata». Lo dice guardando agli intrecci geopolitici e geoeconomici che da tempo stanno interessando non solo la “casa europea” ma anche gli equilibrismi di Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna. Il territorio è un’entità in movimento, e proprio sul locale – che sempre più si misura, si confronta e si modifica respirando i venti globali – ci si deve interrogare per riflettere su come il rilancio, la trasformazione, lo sviluppo territoriale dipendano da una serie di fattori non individuali ma collettivi. Si potrebbe parlare, semplicemente, di lavoro di squadra ben sapendo che il lavoro si costruisce con determinazione, passione ma anche con una forte predisposizione alla condivisione di pensieri, idee, progetti e obiettivi. Non è un caso, quindi, che “un territorio in movimento”, riferito in questo caso alla provincia di Varese, sia il leitmotiv posto con forza al centro del convegno organizzato da Confartigianato Imprese Varese, il 13 marzo scorso, a Ville Ponti per la presentazione dello studio che l’associazione ha commissionato a The European House - Ambrosetti: “La Provincia di Varese, scenari di futuro”. Risulta superfluo, se non scontato, chiedersi il perché di questa urgenza. È il bisogno di cambiare e di mutare, di agire e di cooperare a favore del futuro di questo territorio, e dei suoi attori, che ha convinto Confartigianato Imprese Varese a intervenire con un’analisi ad ampio raggio su ciò che va e non va qui. È una questione di credibilità, di affidabilità e di attrattività della provincia. Ecco perché Confartigianato non ha rinunciato all’autocritica per interrogarsi sulle possibili riflessioni e soluzioni che si devono mettere in campo. È stato Mauro Colombo, direttore generale dell’Associazione di viale Milano, a chiarire le ragioni dello studio: «Le tante di06 | imprese e territorio


primo piano

Si deve partire da un processo di ingaggio e coinvolgimento Valerio De Molli

L’idea di organizzare una sorta di pensatoio è da attuare Attilio Fontana

L’importante è far partire la riforma in direzione dell’autonomia del Nord Dario Galli

versità di cui si compone questo territorio sono un suo punto di forza, ed è per questo che dobbiamo far conoscere le sue positività per farle diventare un esempio. Perché sappiamo che sulla nostra provincia le caratteristiche positive e attrattive ci sono e sono diffuse nell’industria manifatturiera, nei servizi, nella cultura e nell’istruzione. Esiste dunque un gap di “visibilità” del quale prendere atto con la massima urgenza e da affrontare selezionando e facendo emergere, tra le peculiarità, quelle più “resilienti” rispetto alle dinamiche dell’economia e della società del futuro. Peculiarità sulle quale fare leva per attrarre interessi, risorse e professionalità nuove e vincenti». Non si parla né di riscatto e né di rivincita di un territorio, ma di riposizionare quelle eccellenze che possono trasformare questa provincia in un’eccellenza. Il punto dal quale ha preso il via lo studio, è principalmente uno: ci sono segnali, di certo non trascurabili, di perdita di competitività e di capacità di stare al passo con i migliori. Ma il territorio ha dato prove, negli anni, di saper comporre filiere di saperi, distretti creativi, imprese voraci di innovazione e novità raggiungendo primati a livello lombardo e nazionale.

scenari

L’area Nord della Provincia ha bisogno di infrastrutture Emanuele Antonelli

Si stanno delineando cambiamenti interessanti per anticipare il futuro Davide Galli

terrogarsi su come si ponga il sistema economico-produttivo varesino all’interno di uno scenario complesso come quello della Lombardia e, più in generale, dell’Europa». L’amministratore delegato di The European House - Ambrosetti, Valerio De Molli, e il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli, hanno evidenziato l’importanza di questo studio con due diverse definizioni della provincia: «Una bella addormentata» per il primo; «una ricca signora che si sta impoverendo», per il secondo. Per uscire dallo stallo, si deve arrivare a una messa a sistema dei confronti che avverranno in un prossimo futuro con la costituzione del tavolo di lavoro “Think Tank Varese 2030” oppure con l’apertura di una sorta di agorà virtuale per la raccolta di progetti, proposte, suggerimenti e riflessioni.

«Come si pone il sistema economicoproduttivo varesino in uno scenario così complesso?»

La tradizione della provincia, a vocazione manifatturiera, è fatta dunque di modelli lungimiranti e facoltosi la cui importanza può ancora esplodere, ma solo se si sarà in grado di «innestarsi in una nuova dimensione sovra-territoriale, fortemente integrata con le aree limitrofe e accentuando ogni forma di collaborazione e di interesse per le dinamiche e le progettualità dei territori confinanti, in particolare per quello di Milano. Serve allora in-

Il fine è quello di «concretizzare una visione unificante per l’eccellenza dello sviluppo della provincia di Varese» in quell’ampio contesto sovra-territoriale di cui parlava il dg Colombo. Individuando «le azioni e i progetti portanti per la crescita economico-sociale, creando le condizioni per superare il “provincialismo” e rafforzando le relazioni con il sistema-Lombardia e le Province/territori limitrofi». Il coinvolgimento del territorio – imprese, scuole, università, sindacati, terzo settore, istituzioni, associazioni di categoria – risulta quindi di primaria importanza. Solo così si potranno fornire i giusti stimoli e i contributi più adatti per arrivare a delineare le azioni di sistema necessarie per massimizzare, e rendere concreto, il potenziale di questo territorio. Favorendone la visibilità per farne una destinazione ottimale per le scelte di investimento e localizzazione. imprese e territorio | 07


primo piano

Perché un’impresa, o chi ha talento, dovrebbe trasferirsi in provincia di Varese? Perché i poli d’eccellenza non mancano, le infrastrutture neppure, il benessere è diffuso e i paesaggi sono unici. Bastasse questo. Un territorio attrattivo deve possedere quelle tre “T” elencate da Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House - Ambrosetti, in occa-

sione della presentazione dello studio “La provincia di Varese, scenari di futuro”: tecnologia, talenti e tolleranza. Averne una sola non basta. Ma per recuperare terreno, l’analisi del territorio deve partire dai dieci punti che lo rendono forte e dai dieci che lo stanno indebolendo.

PUNTI DEBOLI E PUNTI DI FORZA Conoscerli è il primo passo per migliorare I 10 PUNTI DI FORZA » I settori eccellenti Metallurgia e meccanica pesano per il 30,5% dell’export provinciale (più di 3 miliardi di euro nel 2017) e posizionano Varese al quinto posto tra le province lombarde (7,2% del totale regionale); nella chimica-farmaceutica la provincia è quarta in Italia per numero di addetti e quarta in Lombardia per l’export, mentre il distretto della plastica è uno dei più importanti in Italia. » Alta densità d’impresa e “cultura del lavoro” La Provincia di Varese è terza in Lombardia per concentrazione di imprese manifatturiere (7,2 per chilometro quadrato) e di imprese artigiane (17,6 ogni chilometro quadrato). » Presenza di poli di ricerca di eccellenza Il Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea a Ispra è il terzo più grande centro di ricerca dopo quelli di Bruxelles e Lussemburgo. Poi ci sono la Cittadella di Scienze della Natura “Salvatore Furia” a Varese e centri di eccellenza per la produzione, la ricerca industriale e la formazione. » Elevata vocazione all’export Nel 2017, il territorio è terzo in Lombardia (subito dopo Brescia e Bergamo) con un saldo commerciale positivo di 3,82 miliardi di euro. In termini pro-capite, l’export manifatturiero varesino negli ultimi otto anni è stato superiore a quello italiano. » Dotazione infrastrutturale e posizione strategica per la logistica 08 | imprese e territorio

È il territorio più infrastrutturato della Lombardia: si trova al centro del Corridoio ferroviario Ten-T Reno-Alpi che collega, attraverso i valichi di Domodossola e Chiasso, il Nord Europa al porto di Genova. Strategica la presenza dell’aeroporto di Malpensa e dell’interporto Hupac di Busto Arsizio. » Benessere diffuso nel territorio La provincia è prima in Lombardia e decima in Italia per spesa media per famiglia in beni durevoli; prima in Lombardia e seconda in Italia per spesa pro-capite in viaggi e turismo. » Crescente attenzione alla Green Economy La provincia è tra le prime venti in Italia per quota di imprese (sul totale) che investono nel green e terza in Lombardia. » Servizi pubblici efficienti e di qualità Varese è la prima provincia in Lombardia, e tra le prime venti in Italia, dell’Institutional Quality Index con un punteggio di 743,4 rispetto allo 704,5 della Lombardia e allo 596,9 dell’Italia. » Patrimonio naturalistico e artistico di eccellenza Sul territorio ci sono quattro siti Unesco (che collocano la provincia prima in Italia), ospita il 10% dei beni in Italia e il 37,5% dei beni in Lombardia tutelati dal Fai. » Ampia offerta sportiva Unica provincia italiana ad aver ospitato per due volte i campionati mondiali di ciclismo; seconda in Lombardia per indice di sportività nel volley, nuoto, tennis e sport d’acqua; quarta in Lombardia per numero di società sportive.


primo piano

scenari

Un territorio attrattivo deve possedere le tre “T” elencate dal Ceo di The Europan House - Ambrosetti Valerio De Molli: tecnologia, talenti e tolleranza

I 10 PUNTI DI DEBOLEZZA » Invecchiamento accelerato della popolazione Performance peggiori rispetto a quelle di Lombardia e Italia per quanto riguarda le nascite (7,5 ogni mille abitanti; 7,9 in Lombardia e 7,6 in Italia), l’età media (45,5 anni; 45 in Lombardia e 44,9 in Italia) e l’indice di dipendenza strutturale (58,7%; 56,8% in Lombardia e 55,8% in Italia). Si sta riducendo anche la quota di popolazione in età lavorativa. » Dinamicità economica in rallentamento Il territorio è nel gruppo delle quattro province lombarde che hanno impiegato più tempo (otto anni) per recuperare i livelli pre-crisi. » Deindustrializzazione progressiva del territorio Varese è la seconda peggiore provincia lombarda per contrazione dell’incidenza sul Pil della manifattura (-5,7%) rispetto al 2000. Al primo posto c’è Monza e Brianza con -7,1%. » Deterioramento del mercato del lavoro L’occupazione nell’industria manifatturiera si è ridotta del 16% rispetto alla situazione del 2008. Però il manifatturiero continua a coinvolgere il 27,5% dell’occupazione provinciale. » Scarsa vitalità imprenditoriale Varese è penultima in Lombardia per numero di start-up innovative ogni mille società di capitali.

» Bassa attrattività Il territorio non è competitivo nell’attrarre, dall’estero, studenti universitari e imprenditori. » Scarsa vivacità culturale e tessuto sociale in sofferenza La provincia di Varese è nona in Lombardia, e tra le ultime dieci in Italia, per numero di librerie ogni 100mila abitanti; nona in Lombardia e ottantesima in Italia per numero di spettacoli ogni 100mila abitanti. Anche la tenuta del tessuto sociale si sta indebolendo: il territorio è primo in Lombardia per numero di delitti legati a stupefacenti e tentati suicidi. » Potenziale turistico sottovalorizzato Non si capitalizzano in pieno i flussi turistici con un conseguente gap nella capacità di attrazione di visitatori e spesa turistica. » Polarizzazione del territorio con crescenti livelli di disparità Varese è seconda in Lombardia per disparità di ricchezza all’interno del territorio tra i cinque Comuni con la maggiore ricchezza pro-capite e i cinque con la minore ricchezza. » Gap di visibilità e percezione del territorio Il web monitoring dice che il territorio di Varese tende a risultare poco distintivo, senza una chiara identificazione associata a specifiche competenze o fonti di attrazione. D. IEL. imprese e territorio | 09


primo piano

LA PROVINCIA DI VARESE OGGI: IL QUADRO DI INSIEME Il valore aggiunto provinciale e il Pil pro-capite nella Provincia si sono ridotti rispettivamente dell’1,3% e del 4,6% tra 2008 e 2016, mentre la quota di popolazione in età lavorativa (15-64 anni) al 2018 si è contratta di 4,1 punti percentuali rispetto alla situazione del 2015 (in misura maggiore rispetto ai -3,5 punti percentuali in Italia)

DENSITÀ DI IMPRESA Il territorio si distingue per l’alta densità di impresa e la cultura del lavoro. La provincia di Varese è, infatti, terza in Lombardia per concentrazione di imprese manifatturiere (7,2 ogni chilometro quadrato) e di imprese artigiane (17,6 ogni chilometro quadrato)

INCIDENZA SUL PIL DELLA MANIFATTURA 2000-2016 Il settore manifatturiero ha risentito della crisi: Varese è la seconda peggiore provincia lombarda per contrazione dell’incidenza del Pil della manifattura rispetto al 2000. Il progressivo processo di deindustrializzazione ha determinato una perdita rilevante di occupazione nell’industria manifatturiera con una riduzione del 16% rispetto alla situazione del 2008

10 | imprese e territorio


primo piano

scenari

EXPORT MANIFATTURIERO 2017 Quasi il 60% delle esportazioni manifatturiere della provincia di Varese si rivolge al mercato europeo. I “Big 3” europei (Germania, Francia e Regno Unito) e gli Stati Uniti d’America sono i principali mercati di destinazione della produzione manifatturiera del territorio

PRIME 5 PROVINCE LOMBARDE TRA LE TOP 20 ITALIANE PER QUOTA DI IMPRESE CHE INVESTONO NEL GREEN SUL TOT. La provincia di Varese sta costruendo una leadeship sullo sviluppo sostenibile: è tra le prime venti in Italia per quota di imprese che investono in green sul totale, e terza in Lombardia, e vede l’affermazione dei modelli di sviluppo sostenibile (terza provincia Lombarda per quota di raccolta differenziata di rifiuti urbani sul totale)

OFFERTA CULTURALE La provincia di Varese sconta ancora una carenza di offerta culturale: è nona in Lombardia e tra le ultime dieci in Italia per numero di librerie ogni centomila abitanti; è nona in Lombardia e ottantesima in Italia per numero di spettacoli ogni centomila abitanti

imprese e territorio | 11


primo piano

ANNI IMPIEGATI PER TORNARE AI LIVELLI PRE-CRISI

Varese è una delle province lombarde che ha sofferto di più la crisi e ha impiegato più anni (ben otto) a colmare il gap in termini di valore aggiunto perduto. Siamo nel gruppo delle quattro provincie più lente. Come noi Bergamo, Brescia, Lecco e Pavia

WEB MONITORING THE EUROPEAN HOUSE - AMBROSETTI

Esiste un gap di visibilità nel confronto con le altre province lombarde: dal web monitoring effettuato, il territorio di Varese tende a risultare poco distintivo, senza una chiara identificazione associata a specifiche competenze o fonti di attrazione

12 | imprese e territorio


primo piano

scenari

I DIECI PUNTI DI FORZA DEL TERRITORIO

I DIECI PUNTI DI DEBOLEZZA DEL TERRITORIO

imprese e territorio | 13


primo piano

DOTAZIONE DI INFRASTRUTTURE ECONOMICHE Con un indice di dotazione di infrastrutture economiche pari a 258,9 (Italia = 100), la Provincia di Varese è il territorio più infrastrutturato della Lombardia (anche grazie al sistema aeroportuale e ferroviario). Varese ha il potenziale per rafforzare il proprio ruolo strategico di snodo di connessione tra l’Europa continentale e l’Italia settentrionale

LE RELAZIONI CON GLI ALTRI TERRITORI/1 La provincia di Milano rappresenta un importante magnete economico per la Lombardia e il Nord Italia avendo contribuito in media per il 77% alla crescita del Valore Aggiunto regionale negli ultimi dieci anni. Fondamentali anche le sinergie con le altre province lombarde, sopratutto per quanto riguarda particolari filiere, e con il vicino Canton Ticino

14 | imprese e territorio


primo piano

scenari

7

i

MEGATREND che ci cambieranno

Sono sette le forze che stanno orientando le tasformazioni nel mondo. E con queste sette forze deve fare i conti anche la provincia di Varese

imprese e territorio | 15


primo piano

«Disruption tecnologica, nuove conoscenze e competenze, nuovi modelli di comunicazione, sostenibilità, cambiamenti socio-demografici, globalizzazione 2.0, urbanizzazione» sono i punti sui quali concentrarsi per superare la chiusura che ha caratterizzato il territorio negli ultimi decenni. Dunque, a che punto siamo? Qui un’istantanea del territorio varesino scattata da The European House - Ambrosetti per Confartigianato Imprese Varese.

LA DISRUPTION TECNOLOGICA Sul nostro territorio, la presenza di start up innovative ogni mille abitanti è del 3,3%: -48,5% se si confronta il dato con quello lombardo. Il differenziale di crescita del valore aggiunto nel settore manifatturiero, nell’arco temporale 2010-2016, è di 7,7 punti percentuali se rapportato con la Lombardia e del 4,1% se si guarda all’Italia. Insomma, in fatto di “disruption” dobbiamo ancora lavorare. Lo deve fare l’Italia: in Corea del Sud ci sono 533 robot industriali ogni 10mila dipendenti; nel nostro Paese solo 160. Nel 2030 i dispositivi connessi saranno 26,3 miliardi, e l’impatto atteso al 2025 dalle tecnologie disruptive sarà colossale: trilioni di dollari dall’Internet mobile, dall’automazione e dall’Intelligenza Artificiale. La sfida interessa tutti: le filiere produttive richiedono automazione e digitalizzazione, emergono nuovi mestieri che necessitano di una formazione diversa, si affermano nuovi modelli di business ed ecosistemi aziendali che includono start-up innovative e fintech.

1

NUOVE CONOSCENZE E COMPETENZE La popolazione con almeno un diploma universitario, in provincia di Varese, è pari al 10,9%. Inferiore al valore nazionale – dell’11,5% - e con un gap dell’8,5% rispetto al dato medio lombardo. L’incidenza dei Neet sul totale degli studenti è del 17,9%: il dato (2,1 punti percentuali in più rispetto alla performance lombarda) classifica Varese come terzultima provincia in Lombardia. Dati che fanno riflettere alla luce di un cambiamento drastico anche in questo settore: entro il 2024, le mansioni che richiederanno skills digitali cresceranno del 12% a livello globale; il 65% dei ragazzi che iniziano oggi la scuola, in età lavorativa svolgeranno mansioni che oggi non esistono; entro il 2022 più del 54% degli occupati avrà bisogno di azioni di re-skilling e up-skilling.

3 16 | imprese e territorio

2

NUOVI MODELLI DI COMUNICAZIONE Sul web, il territorio varesino registra una bassa distintività e l’assenza di una chiara identificazione. Tra le 11 province lombarde, Varese si pone all’ottavo posto. Non basta la presenza in rete per costruirsi una reputazione. A maggior ragione oggi, in un mondo dove gli utenti internet sono 4 miliardi, quelli attivi sui social network 3,2 miliardi mentre quelli che usano i social media da mobile sono arrivati ai 3 miliardi. E i trend sono in continua crescita. Nuove relazioni e modalità di interazione impresa-client-fornitori, disintermediazione dei canali tradizionali di comunicazione, nuovi strumenti per la valorizzazione delle informazioni raccolte e crescente importanza della reputation online fanno dei nuovi modelli comunicativi un elemento fondamentale non solo della competitività aziendale ma anche di quella territoriale.


primo piano

scenari

SOSTENIBILITÀ Interrogarsi sul futuro del pianeta Terra è un atto etico e responsabile. Per tutti. Varese è ottava, nella graduatoria lombarda, per qualità dell’ecosistema urbano e sesta per il numero di aziende con autorizzazione integrata ambientale. I siti contaminati, a Varese, sono l’8,9%: il nostro territorio è terzo nella classifica delle province lombarde con l’aggiunta di Milano. Dal 2005 al 2017 gli investimenti diretti esteri in progetti green annunciati sono aumentati del 47,4%. Da parte delle imprese cresce l’attenzione verso l’efficienza energetica e l’impatto ambientale, verso il raggiungimento di un benessere sociale diffuso ed equo, nei confronti dell’economia circolare. Tutto questo migliora la reputazione aziendale e del brand.

5

CAMBIAMENTO SOCIO-DEMOGRAFICO In provincia di Varese la popolazione residente è cresciuta meno della media lombarda: +4,3% contro un +6%. La nostra provincia è ultima in Lombardia per quota di popolazione in età lavorativa: è passata dal 65,9% del 2008 al 63% del 2018 (la media lombarda è del 63,9%). Bisogna ridiscutere strumenti e ganci attrattivi. Perché nel 2050 la popolazione mondiale sarà di 9,6 miliardi di persone, l’aspettativa di vita alla nascita sarà di 76 anni (nel 2017 era di 72) ma il tasso di fertilità diminuirà del 12%. Quindi la quota di lavoratori over 55, nel 2030, sarà pari al 22%. Inoltre, entro il 2020 oltre un terzo della forza lavoro sarà occupata dai Millennials (più di un terzo di questi pensa di lavorare anche dopo i 65 anni), per i quali è fondamentale possedere le skills necessarie per rimanere competitivi sul mercato.

GLOBALIZZAZIONE 2.0 La provincia di Varese è tra le peggiori in Lombardia per tasso di imprenditoria straniera: 6,5 titolari di impresa stranieri ogni mille abitanti che portano il gap provinciale a -29,2% rispetto alla media lombarda. Il gap interessa anche la presenza di studenti stranieri: nel 2016, sul nostro territorio erano il 3,5% contro il 7,7% della media lombarda. Strategie di attrattività delle risorse scarse (umane, finanziarie, produttive), multiculturalismo, ribilanciamento dei mercati di produzione e consumo globali, posizionamento strategico nelle global value chain, diffusione di politiche economiche ispirate al protezionismo e ridisegno delle filiere di produzione, rischio geopolitico: lo scacchiere mondiale preme anche sulle dimensioni locali.

7

4

6

URBANIZZAZIONE La popolazione residente nel Comune di Varese nel 2015 era di 80.799 persone; nel 2030 scenderà a 74.695. Il 3,9% della popolazione del territorio, nel 2005, aveva spostato la propria residenza all’estero; nel 2016 la percentuale era salita al 6%. Tra il 1960 e il 2017 la popolazione urbana è cresciuta del 66% e nel 2050, nelle aree urbane del mondo, ci saranno 6,3 miliardi di persone. L’urbanizzazione porterà ad una gerarchizzazione competitiva dei sistemi territoriali (quelli di minori dimensioni si dovranno specializzare), ad un aumento del livello di interdipendenza tra i sistemi, alla ridefinizione del ruolo delle aree non metropolitane, a politiche per la gestione delle diseconomie di aggregazione e a nuove modalità di gestione dei crescenti flussi logistici di merci e persone. imprese e territorio | 17


primo piano

A volte “fuori asse” con quanto richiesto dai megatrend che stanno spostando gli equilibri mondiali, dotata di eccellenze sulle quali insistere ma impoverita anche da debolezze insostenibili, la provincia di Varese non può più permettersi di nicchiare sulle sue indecisioni e sulle sue chiusure. Servono, piuttosto, uno sprint, una rete di partnership collaborative, interventi decisionali che rilancino l’imprenditoria locale e una visione prospet-

Il che si traduce in una proattività nei confronti della formazione. Che deve essere continua e sempre più votata all’acquisizione di soft skill e competenze di tipo trasversale. È per questo che un’attenzione particolare deve andare alle nuove generazioni: da orientare su indirizzi di studio che aprano le porte alle professioni tecnico-informatiche e da guidare in percorsi di alternanza scuola-lavoro, e mobilità, in grado di sfruttare anche le

PROPOSTE DI SVILUPPO Destinazione futuro

tica e sovra territoriale che aiuti il territorio ad agganciare le opportunità offerte dall’area metropolitana milanese, le province limitrofe, il Canton Ticino e l’Europa. Ma non solo. Dalla collaborazione tra The European House - Ambrosetti e Confartigianato Imprese Varese sono nate proposte agli attori del territorio sulle quali lavorare per rilanciare la provincia nell’economia contemporanea. E farne una realtà territoriale “completa” capace di giocare la sua partita sui tanti fronti aperti dalla globalizzazione. Anche perché, al pari delle tre “T” già citate in queste pagine, anche i sette megatrend sono legati fra loro dalla logica della competitività: affrontarli distrattamente, o non riuscire ad agganciarsi al treno del cambiamento, non sarà d’aiuto. Nel mondo iper tecnologico e connesso, la disruption non è più teorizzata ma praticata. Il territorio varesino potrà entrare nel pieno di questa rivoluzione ricollocando le produzioni che rischiano di non distinguersi in qualità, aggiornando la propria offerta (soprattutto quella di Pmi e imprese artigiane), ripensando il modello di business nelle piccole e medie imprese manifatturiere e dei servizi alla luce delle tecnologie 4.0, promuovendo reti per lo sviluppo dell’imprenditoria, anche giovanile, in settori ad alta intensità di conoscenza (manifatturiero avanzato, Ict…). 18 | imprese e territorio

occasioni offerte dai programmi di collaborazione internazionale (per esempio il Canton Ticino). A completamento di questo percorso, non si può non pensare a figure manageriali adatte da inserire nelle imprese e a piani in grado di dare maggior forza agli incubatori e agli acceleratori locali. La “rottura” della nuova economia, però, pone sullo stesso piano la trasformazione dei processi produttivi alla capacità di raccontarsi. Un territorio calamita investimenti e persone anche attraverso uno storytelling incisivo delle sue produzioni e delle sue eccellenze. Progettare un “brand Varese”, e promuoverlo in Italia e all’estero, diventa sempre più una priorità di marketing territoriale. Ma senza dimenticare il vantaggio che potrebbero ottenere le imprese dallo sviluppo di meccanismi di ingaggio e fidelizzazione degli stakeholder (dipendenti, clienti e fornitori) attraverso la leva delle nuove tecnologie digitali e dei social media. Anche perché la trasformazione economica è una realtà a più teste. E una di queste, la sostenibilità ambientale, sta crescendo anche grazie al ruolo giocato dalle aziende varesine. Migliorare si può: puntando a modelli sostenibili per la mobilità e la logistica, basati sul trasporto a ridotto impatto ambientale (pubblico urbano e a lunga percorrenza) e sulla mobilità con-


primo piano

divisa; sviluppando il contenimento e l’efficientamento dell’utilizzo degli input produttivi (energia, materie prime…) per la manifattura di semilavorati e prodotti finiti, e ottimizzando la gestione degli scarti industriali. La parola che fa la differenza è “economia circolare”: su questa necessita un approccio comune ma, soprattutto, la creazione di network efficienti tra le imprese.

scenari

cambio di passo al quale è impossibile sottrarsi. Un cambio di passo che vedrà protagonista anche Varese, solo se questa sarà in grado di dare il via ad iniziative capaci di valorizzare la rete infrastrutturale e logistica, costituire collaborazioni con territori e/o network internazionali in grado di stimolare l’arricchimento sociale grazie allo scambio culturale e di know how, adottare piani per l’internazionalizzazione delle Pmi. Grazie a questi, le imprese potranno aumentare la loro presenza sui mercati esteri a più alti tassi di crescita.

Dall’analisi di TEH Ambrosetti per Confartigianato Varese emergono ipotesi di lavoro Atto primo: fare sistema per il cambiamento

Un’altra sfida con la quale fare i conti – ed è per questo che si insiste a lungo sulla formazione, sui giovani, sull’efficientamento produttivo – è quella socio-demografica. L’invecchiamento della popolazione così persistente in alcuni Paesi, le nascite al ribasso ma anche il popolamento che attende il pianeta Terra, portano a riflessioni sempre più urgenti. Anche sul territorio varesino. Dove, secondo lo studio “La provincia di Varese, scenari di futuro”, si dovrà arrivare ad ottimizzare l’offerta di servizi connessi con l’ageing society (mobilità, assistenza sanitaria, servizi della PA…), alla definizione di politiche attive di age management aziendale e a percorsi di “mentoring incrociato” e di talent management multigenerazionale tra lavoratori senior e giovani. La globalizzazione 2.0, di cui si parlava precedentemente, richiede dunque un

Infine, un territorio diventa stimolante se riesce a controllare e a rendere funzionale anche il suo grado di urbanizzazione. Come? Per esempio potenziando i servizi di trasporto pubblico con i territori limitrofi; privilegiando il trasporto su rotaia o mezzi stradali a basso impatto ambientale; creando un sistema di incentivi/disincentivi per minimizzare i potenziali effetti negativi legati all’aumento del traffico e della congestione all’interno dei centri urbani; sviluppando piani di governo del territorio che migliorino la vivibilità degli spazi urbani. Su alcuni di questi temi, Varese c’è. Su altri, ci dovrà essere. D. IEL. imprese e territorio | 19


primo piano

Avanti tutta anche con la proposta di aumentare il netto in busta in favore dei lavoratori nelle aziende di confine. Focus sulla formazione: «Senza non si ha la marcia in più»

LA REGIONE si candida a guidare il territorio

Migliorare la formazione, portare avanti il progetto di legge Aree di Confine, istituire il Think Tank Varese 2030, impegnarsi a rendere più efficienti le infrastrutture, creare un hub tecnologico e garantire maggiore autonomia nella gestione delle risorse alle regioni del Nord. Queste le prime proposte emerse a margine della presentazione dello studio “La Provincia di Varese – Scenari di Futuro”

(Varese, 13 marzo 2019) che Confartigianato Imprese Varese ha commissionato a The European House - Ambrosetti. Una ricerca importante, che ha messo in luce forze e debolezze del nostro territorio, con l’obiettivo di rilanciarlo e renderlo più competitivo sia nel sistema Paese, sia a livello internazionale. Quali sono le macroaree su cui agire subito? Quali proposte avanzare per uscire da una fase che, bisogna ammetterlo, a tratti può dirsi di stagnazione per il nostro territorio?

FORMAZIONE SEMPRE Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, non ha dubbi: bisogna puntare sulla formazione e rendere più efficienti i rapporti tra scuole e mondo delle imprese. «Formazione dei ragazzi – spiega - ma anche formazione continua dei nostri dipendenti. Un fattore culturale che deve servire a rilanciare le nostre imprese, che hanno sì una forte connotazione di resilienza, e sono quindi portate a reagire anche ai momenti di grande difficoltà, ma hanno bisogno di qualcosa in più per rilanciare il motore».

DAVIDE GALLI

GABRIELE NICOLUSSI

20 | imprese e territorio

PROGETTO AREE DI CONFINE Ritorna, attraverso le voci delle istituzioni, anche l’importanza del progetto di legge Aree di Confine, messo a punto da Confartigianato Imprese Varese e già depositato in Parlamento (proposta di legge “Introduzione di un regime fiscale incentivante per i lavoratori residenti nelle aree di confine e dipendenti di imprese aventi sede nelle medesime aree”). Secondo la vicepresidente del consiglio regionale Francesca Brianza, «occorre pensare a una Svizzera che, se in alcuni casi ci dà dei problemi, dall’altra può essere una fonte di grandi risorse. Ma è necessario che i nostri territori vengano trattati in modo particolare e adeguato. Ci deve pensare Regione Lombardia, ci deve pensare il Governo, ci deve pensare anche l’Europa». Perché, lo ricorda Alessandra Miglio, assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Luino, «è fondamentale poter pagare un po’ di più i nostri dipendenti, che altrimenti una volta formati scappano in Svizzera». E la proposta di legge, lo sottolinea Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, «potrebbe essere davvero la vera svolta da un punto di vista economico per la nostra fascia di confine».

MASSIMO MASTROMARINO

ALESSANDRA MIGLIO

FRANCESCA BRIANZA


primo piano

scenari VALERIO DE MOLLI

ATTILIO FONTANA

VERSO IL 2030 La proposta è stata fatta nel corso della tavola rotonda, ma il managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti Valerio De Molli tiene a ribadirlo: «Per scaricare a terra le suggestioni che sono state lanciate dal nostro studio, penso si dovrebbe partire da un processo di ingaggio e coinvolgimento, il Think Tank Varese 2030 che, attraverso un comitato scientifico di grandi esperti anche internazionali da chiamare a raccolta nella nostra bella provincia, possa generare questo cambiamento. Va sottolineata l’importante autocandidatura di Attilio Fontana, che da quando ha detto che sarà il partecipante numero uno». Un outing confermato dal presidente di Regione Lombardia, ex sindaco di Varese: «L’idea di organizzare una sorta di pensatoio, nel quale vedere le proposte che meglio si possono realizzare nel nostro territorio, è sicuramente da fare».

ISABELLA TOVAGLIERI

EMANUELE ANTONELLI

POTENZIARE LE INFRASTRUTTURE E poi ci sono le strade. Il territorio provinciale, tra laghi e montagne, per la sua conformazione non è dei più semplici. Emanuele Antonelli, presidente dell’Amministrazione Provinciale, ricorda: «La parte Nord di Varese e la zona dei laghi hanno bisogno di molte più infrastrutture di quante non ce ne siano oggi. Attualmente sono poche e limitano soprattutto le attività economiche». Tanto più a fronte del fatto che Varese rappresenta, a Nord come a Sud, uno snodo importante a livello internazionale. «Parliamo – è la sottolineatura di Isabella Tovaglieri, vicesindaco di Busto Arsizio - della vicinanza con Malpensa e di Alptransit, che viaggia sull’asse Svizzera-Milano. Bisogna sfruttare le potenzialità infrastrutturali, fondamentali per fare impresa al giorno d’oggi».

RAFFAELE CATTANEO

TECNOLOGIA PER LA SOSTENIBILITA’ C’è poi la tecnologia. «Quello che mi ha colpito di più – svela Raffaele Cattaneo, assessore regionale varesino all’Ambiente e Clima - è la possibilità che Varese si qualifichi come un hub di tecnologie per la sostenibilità, all’avanguardia per le tecnologie al servizio dell’economia circolare e la decarbonizzazione, che saranno decisive per superare il cambiamento climatico e chi le svilupperà per primo, le venderà in tutto il mondo».

DARIO GALLI

PIU’ RISORSE, PIU’ EFFICIENZA Ritorna infine una battaglia di lunga data. La ricorda Dario Galli, viceministro allo Sviluppo Economico: «Una cosa importante è far partire finalmente la riforma nella direzione di una maggiore autonomia delle regioni settentrionali, che non toglie niente agli altri territori, ma permette a nostri di gestire le risorse che si sono sempre spese, ma che finora sono gestite a livello centrale con un’efficienza che è sicuramente più bassa di quanto sarebbe se le risorse fossero gestite direttamente».

imprese e territorio | 21


inchieste

Siamo vicini di casa, con loro condividiamo relazioni commerciali, professionalitĂ e attivitĂ imprenditoriali. Ma che rapporti reali abbiamo con il cantone elvetico di lingua italiana? Ne parliamo con Claudio Zali e Christian Vitta

MARILENA LUALDI

Trasporti e lavoro

CANTON TICINO in pressing su Varese

22 | imprese e territorio


inchieste

confini

Proposta di legge “Aree di confine”, albo Lia, collegamenti transfrontalieri. Ciò che unisce oggi Varese e Canton Ticino è più di ciò che divide. Ma da sempre le relazioni non sono semplici. Nostro confronto con il consigliere di Stato Claudio Zali e con il presidente del Consiglio di Stato, Christian Vitta Come definirebbe oggi i rapporti tra il Ticino e l’Italia, in particolare con la provincia di Varese? Al netto di problematiche che riguardano entrambi che dobbiamo risolvere se possibile in comune, nelle quali vi sono divergenze d’interesse - dice Claudio Zali, Consigliere di Stato e titolare del dipartimento del territorio - i rapporti rimangono sicuramente buoni a livello istituzionale, siamo aperti al dialogo e alla collaborazione. Quali sono i punti di collaborazione e quelli critici invece? Non ci sono punti critici nella collaborazione con gli enti vicini, viene percepito come legittimo da entrambe le parti che ognuna di esse tenda a privilegiare i propri interessi. Non vi è nulla di male e questo non preclude al tentativo di trovare soluzioni condivise in materia di trasporti e fiscalità. Vorrei sfatare la cattiva credenza che vi sono dei cattivi rapporti istituzionali tra i nostri due paesi.

ne, anche se è immaginabile che sarebbe la parte italiana a dare quest’ultima disdetta. La considerazione da cui parto è che la situazione odierna è totalmente diversa da quella del ’74. Quando cambiano profondamente le situazioni quadro mi sembra normale che le parti abbiano a rivedere il contenuto dei loro accordi. Se ciò non avviene come in questo caso si creano delle situazioni di tensione e che in qualche modo andrebbero risolte proprio nell’interesse di una futura collaborazione e dei buoni rapporti. Non è un segreto che quell’accordo era il prezzo del mantenimento del segreto bancario che ora non esiste più. Quindi dal nostro punto di vista è venuta a mancare qualsiasi controprestazione per il ritorno alla parte italiana di una quota fiscale.

Il progetto di legge? Ben venga ma bisogna vedere quale sarà la disponibilità di posti di lavoro in provincia di Varese

Che cosa servirebbe per migliorare i rapporti e la mobilità tra Ticino e Varesotto? Occorre il potenziamento dell’offerta del trasporto pubblico che è avvenuto con la linea ferroviaria Varese-Arcisate-Mendrisio che sta funzionando bene e che ha ancora margine di crescere molto soprattutto se da parte italiana verranno messi a disposizione posteggi per i pendolari. Inoltre, c’è ancora margine di migliorare le possibilità della condivisione della vettura da parte degli operatori frontalieri. Infine, sarebbe auspicabile che vi siano delle linee bus transfrontaliere per portare questi operatori in zone dove non è possibile far capo al servizio ferroviario.

Ampliando il campo, il nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia è fermo al palo: lei è per la disdetta di quello del ’74? Ma questo non avrebbe conseguenze economiche negative per entrambi? La vicenda non è per niente facile dal profilo giuridico perché la disdetta dell’accordo sui frontalieri non significa automaticamente anche la disdetta dell’accordo sulla doppia imposizio-

L’albo Lia è un capitolo chiuso. Ci sono altre azioni che intende adottare sul fronte delle imprese? Parallelamente all’abrogazione della Legge sulle imprese artigianali che ha mostrato dei limiti, si è deciso di intervenire maggiormente nel controllo del mercato del lavoro e quindi nella ricerca degli abusi di chi opera sul nostro territorio. Si effettueranno dunque maggiori controlli pratici con l’intensificazione del controllo del rispetto delle normative sul lavoro.

Che cosa pensa della proposta di Confartigianato Varese sulle aree di confine per limitare la partenza dei frontalieri? Ben venga se la parte italiana comprende che questo importante travaso di lavoratori verso il nostro mercato porta anche alla perdita di competenze che potrebbero essere preziose lì dove questo personale abita ed è stato formato. Quindi mi sembra sensato fare il possibile per trattenerli. Constato però che la differenza salariale rimane importante, e nonostante questo incentivo la proposta potrebbe non suscitare un grande effetto. Bisogna vedere quale sarà la disponibilità di posti di lavoro, poiché il vero dilemma per l’operatore frontaliere non è quello di un confronto tra salari ma quello di dire: in patria non trovo un’occupazione, in Svizzera sì. imprese e territorio | 23


inchieste

Concorrenza leale e tutela del mercato del lavoro La Svizzera vuole

GARANZIE Che 2019 si è aperto dal punto di vista economico per il Ticino? Gli ultimi dati disponibili sono relativi al terzo trimestre 2018 – spiega il Presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, Christian Vitta - Rispetto al primo semestre, in cui il rasserenamento a livello globale aveva vivacizzato l’economia nazionale e cantonale, da luglio in avanti l’improvviso rallentamento globale ha influito anche sulle dinamiche economiche ticinesi. Alcuni segnali di difficoltà sono arrivati nello specifico dai comparti economici maggiormente esposti al mercato globale, in particolare dall’industria d’esportazione e dal comparto turistico. Complessivamente, guardando al 2019, i fondamentali dell’economia ticinese restano positivi: diversi indicatori rilevano una capacità dell’economia cantonale di continuare a investire nell’innovazione – pilastro della competitività su cui puntiamo con le nostre politiche di sviluppo economico – e a creare occupazione.

Le relazioni tra il Ticino e l’Italia hanno profonde radici storiche e il nostro Cantone interpreta da sempre un ruolo di ponte della Confederazione verso l’Italia: in questo contesto, da un punto di vista economico la vicinanza con la provincia di Varese, che ospita oltre il doppio degli abitanti del Cantone, comporta opportunità e sfide importanti per il Ticino. Occorre pertanto gestire le relazioni bilaterali attraverso il dialogo, in modo collaborativo ed efficace, affinché entrambe le parti possano reciprocamente sfruttare il potenziale generato da questa prossimità: a questo proposito ricordo che, lo scorso dicembre, il Cantone Ticino e la Regione Lombardia hanno siglato la “roadmap” sulle materie transfrontaliere di interesse comune. Questo risultato servirà come base per un percorso volto ad aumentare ulteriormente la vicinanza e la comprensione reciproca tra Ticino e Lombardia. Ritengo inoltre interessante citare un progetto, portato avanti per l’Italia dall’Università degli Studi dell’Insubria e per la Svizzera dalla Fondazione Centro di studi bancari, che ha l’obiettivo di rispondere sia ai bisogni di crescita del sistema economico del Nord Italia che a quelli di riorientamento della piazza finanziaria ticinese.

Segnali di difficoltà sono arrivati anche oltreconfine dai comparti economici maggiormente esposti al mercato globale

Come sono oggi i rapporti tra il Ticino e l’Italia, in particolare la provincia di Varese, sempre dal punto di vista economico? 24 | imprese e territorio


inchieste

confini

Si tratta di un buon esempio di coordinamento tra una rete transfrontaliera di attori, volto a intrecciare conoscenze economiche e finanziarie e, soprattutto, a migliorare la competitività dei rispettivi territori.

Ritengo sia un accordo importante, sia per l’economia svizzera

Quali sono i punti di collaborazione e quali da migliorare? Accanto alla firma della già citata “roadmap”, vi è il Programma di cooperazione Interreg V-A Italia Svizzera, uno strumento che, sulla base dei bisogni comuni ai due versanti della frontiera, ha tra gli obiettivi lo sviluppo di progetti transfrontalieri. La collaborazione e l’unione delle forze sono inoltre centrali anche nell’ambito della Comunità di lavoro Regio Insubrica, di cui il Ticino e la Provincia di Varese sono membri fondatori, dove è possibile affrontare, da una prospettiva privilegiata, temi d’interesse transfrontaliero, così da integrare le rispettive forze e risorse. Proprio lo scambio di informazioni, una maggiore reciprocità e una visione più prospettica e progettuale sono, in ottica futura, gli aspetti su cui concentrarsi maggiormente.

degli impegni presi.

Che cosa ne pensa dell’attuale situazione dell’accordo fiscale al palo tra Italia e Svizzera?

ticinesi e lombarde e a tutela del mercato del lavoro svizzero e

che per le zone frontaliere, e che la sua firma faciliterebbe anche le relazioni bilaterali transfrontaliere. Da parte della Svizzera e del Ticino vi è la volontà di firmarlo a breve nel rispetto

E dell’andamento del lavoro e dei frontalieri

Gli oltre sessantamila lavoratori frontalieri sono una risorsa ma generano pressione sul mercato del lavoro cantonale

in Ticino? Gli oltre sessantamila lavoratori transfrontalieri italiani che, giornalmente, varcano la frontiera per venire a lavorare in Ticino rappresentano una risorsa ma, nel contempo, generano pressione sul mercato del lavoro – in termini di livelli salariali – e sulla mobilità. Proprio il tema del mercato del lavoro, e più precisamente lo scambio di informazioni tra le rispettive autori-

tà di sicurezza sociale, è stato fortemente considerato nell’ambito della roadmap, con l’obiettivo di implementare delle misure concrete comuni, a favore della concorrenza leale tra aziende italiano e dei lavoratori.

MA. LU. imprese e territorio | 25


inchieste

Effetto Brexit, Quantitative Easing, elezioni e tensioni. Cerchiamo di capire quali riflessi avranno sulle imprese le rivoluzioni Ue

Dove finirĂ

L’EUROPA?

026 | imprese e territorio


inchieste

europa

Finita l’era Draghi, che cosa cambierà nelle politiche della Bce? E con quali riflessi per le nostre imprese? E ancora, cosa dobbiamo attenderci dall’Europa nei prossimi mesi tra elezioni e tensioni? Roberto Perotti, professore ordinario di Economia politica all’Università Bocconi, delinea questo scenario: «Sicuramente finirà il Quantitative Easing, ma questo era già stato annunciato. La Germania sta già dando chiari segni di rallentamento. La domanda da un milione di dollari è, se sarà un rallentamento duraturo o breve. Non so la risposta, ma se sarà il primo caso, per l’Italia sarà durissima». Insomma, se il freno resterà tirato, il nostro Paese potrà pagare un prezzo particolarmente salato. Ma intanto la preoccupazione corre anche per la vicenda Brexit: il mercato britannico è prezioso per molte delle nostre imprese. Qui il professor Perotti ritiene che non sia il caso di preoccuparsi più di tanto: «A mio avviso, l’effetto sarà limitato. Già ora le Borse sono indifferenti a qualsiasi notizia sulla Brexit. La Gran Bretagna è una economia molto più piccola della Cina – precisa - e la Brexit non significa che export e import con la Gran Bretagna finiranno».

verno o comunque rilevanti. È migliorabile, certo, ma pensiamo una cosa: il fatto che il Paese meno integrato in Europa, il Regno Unito, uscendo ne avrà un costo, su cui non esiste una stima sicura, la dice lunga. Anche quanti ripetono che l’euro ha fatto aumentare i prezzi… non è vero, lo dimostrano i dati Istat». Soprattutto, aggiunge il docente, bisogna guardare a cosa sia veramente l’Europa: «L’accesso a un mercato di 500 milioni di persone. Vogliamo escluderlo? Torniamo al Governo britannico, ha diffuso un decalogo per i loro produttori per gestire la Brexit, suggerendo di fare le scorte nei supermercati. La risposta è stata: scusate, ma non avete capito come lavoriamo, sono anni che non abbiamo più i magazzini, tutto just in time». Lavorare di più si può e si deve. Tenendo conto che «anche il problema che sta disgregando i rapporti in Europa, quello dei migranti, è perché si coopera poco. Bisogna darci più strumenti che p possano favorire una maggiore collaborazione».

«L’Italia è il Paese a maggior vocazione manifatturiera ed è tra quelli che guadagnano di più dal mercato europeo»

Con questi e altri problemi che si aprono però - prima di tutto quello sempre tenace della burocrazia - Perotti non crede che nelle prossime settimane i dibattiti delle elezioni europee affronteranno ciò che sta più a cuore alle imprese. Al contrario, si resterà su altri argomenti, e altri toni, prevede il docente: «Immigrazione e sicurezza saranno i temi dominanti, perché sono quelli che hanno fatto aumentare i consensi alla Lega e mi sembra solo naturale che vogliano continuare a battere il ferro finché è caldo – e precisa - Ci sono due temi cari alle imprese: ridurre le tasse e ridurre la burocrazia. Sul primo si farà, forse, qualche intervento di facciata. Sul secondo non si farà niente, come non ha fatto niente nessuno governo passato». Insomma, su questo fronte si possono abbandonare le speranze. Ma ascoltiamo l’analisi di Emilio Colombo, professore di Politica Economica all’Università Cattolica di Milano. Che invita anche a mettere da parte i preconcetti diffusi a volte sull’Unione Europea: «Dopo Draghi non bisogna aspettarsi di per sé cambiamenti dalla Bce, ricordiamo che le decisioni sono collegiali, si adottano a maggioranza. Anche sull’Unione Europea siamo spesso prigionieri degli slogan portati avanti dai partiti, di Go-

Al di là dei pregiudizi, Colombo insiste: con l’euro ci abbiamo guadagnato, oggi lo spread sarebbe ben più pesante, solo i tassi di interesse ci hanno fatto risparmiare. Il problema è un altro: «Se abbiamo risparmiato fino alla crisi 100 miliardi, poi ne abbiamo fatto un pessimo uso perché siamo riusciti a non diminuire la spesa pubblica, né le tasse».

Si confondono, secondo il docente, cause ed effetti. E si cerca un agile capro espiatorio. Ciò non toglie gli errori commessi dalla Ue: «Ma non si parla più veramente di austerity dal 2013. Certo che sei, sette mesi di annunci roboanti sul mercato ci hanno dato un costo rilevante… come quello stanziato per il reddito di cittadinanza. Avremmo potuto spenderlo così. Ricordando che non tutto è imputabile all’attuale Governo, perché c’è il debito ereditato. Ma stiamo molto attenti, anche adesso con i dibattiti sulle Europee. Siamo il Paese con maggiore vocazione manifatturiera e quindi tra quelli che guadagnano di più dal mercato europeo». Anche l’insistenza sull’Europa dei burocrati, ci fa dimenticare in realtà quanto siano i politici – dunque eletti da noi – a varare le decisioni. Di qui anche un consiglio del docente per le elezioni: «Documentiamoci, non fermiamoci allo slogan. Ci sono molti strumenti per capire la situazione». MA. LU. imprese e territorio | 27


inchieste

L’Unione dei

NICOLA ANTONELLO

FORTI PICCOLI ha schiacciato i

Vittorio Emanuele Parsi critica la disattenzione dell’Ue nei confronti delle PMI: «Sono prevalsi gli interessi più forti, nel mercato e sul mercato. Abbiamo assistito a meno concorrenza o, addirittura, alla sua scomparsa»

28 | imprese e territorio

Lo scriveva nel 2003 Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario all’università Cattolica di Milano, dove insegna relazioni internazionali. Il suo concetto vale ancora oggi con l’elezione di Donald Trump e i sovranisti che bussano alla porta del Parlamento Europeo? «Questa situazione – dice il docente – è in parte a rischio perché il modo in cui Trump interpreta il ruolo di presidente mette talvolta in dubbio quei principi liberali fondanti degli Stati Uniti. Un fenomeno in atto anche in Europa, più nei singoli Paesi che nell’Unione». Tuttavia, ciò che resta saldo nel cosiddetto Occidente, «è l’elemento centrale, ovvero il rapporto fra potere politico e sistema economico in cui, in questa zona di mondo, gli assetti proprietari sono protetti dal diritto. Mentre per Russia, Cina, Paesi del Golfo o Venezuela, la proprietà privata è esposta alla continua minaccia del potere politico. In quelle nazioni, insomma, il capitalismo è sotto il controllo politico e quindi è impossibile il multilateralismo: lo si vede chiaramente in questioni chiave, come il 5G e Huawei. Un esempio: il Pentagono ha chiesto dei dati a Facebook, ma un giudice ha negato la richiesta. Se la stessa richiesta provenisse dal Governo cinese, a un’azienda cinese, l’esito sarebbe scontato, al contrario». E l’Europa? «L’Unione Europea – continua Parsi – non è stata basata sulla sostituzione delle sovranità nazionali, ma sulla


inchieste

europa

«Se ciò che preme è un ordine giusto, quello tra Europa e Stati Uniti rappresenta il solo multilateralismo possibile»

Mentre per quanto concerne le piccole e medie imprese «è indubbio – aggiunge l’esperto della Cattolica – che l’Ue le abbia tutelate poco. Peggio è andata alle microimprese perché, realizzando una sorta di mercato unico della finanza, ciò ha sbilanciato in maniera incredibile il rapporto a favore di chi ha grandi mezzi finanziari e può attirarli. È come se si siano costruite delle rotaie in un posto dove ci sono le ruote. Chi non le ha, inciampa». Tornano alle pmi, «queste aziende hanno faticato enormemente ad avere continuità sulla leva finanziaria. Perché quando il mercato creditizio diventa enorme, si accorpano le banche e si distruggono quelle del territorio più attente al finanziamento delle pmi, queste ultime vengono lasciate da sole in un ambiente ostile».

VITTORIO EMANUELE PARSI PROFESSORE ORDINARIO ALL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO

loro armonizzazione. È qui che si è perso un equilibrio a causa del dilagare della logica del mercato e dell’assenza di adeguati contrappesi. Sostanzialmente, quindi, sono prevalsi gli interessi più forti, nel mercato e sul mercato. Quindi abbiamo assistito a meno concorrenza o, addirittura, alla sua scomparsa. Sulla telefonia, per esempio, ci sono delle posizioni dominanti che hanno cercato e ottenuto protezione politica».

imprese e territorio | 29


«Una partecipazione femminile al lavoro non risolverà domani i nostri problemi ma a lungo termine ci aiuterà a crescere. Uno studio ha documentato in banca che le donne sono più produttive»

approfondimenti

LUIGI ZINGALES ECONOMISTA, PROFESSOR OF ENTREPRENEURSHIP AND FINANCE ALL’UNIVERSITÀ DI CHICAGO BOOTH SCHOOL OF BUSINESS

MICRO DIFFICILE oggi diventa

Parola di Zingales

30 | imprese e territorio


approfondimenti

Siamo un Paese debole. E, per crescere veramente, bisogna azionare delle leve che non hanno effetto immediato ma sono determinanti per un futuro più forte. Luigi Zingales, di recente intervenuto al workshop “Lo scenario dell’economia e della finanza” di The European House - Ambrosetti, è economista, professor of Entrepreneurship and Finance all’Università di Chicago Booth School of Business. Approfondiamo con lui alcuni punti messi a fuoco a Cernobbio, ma facciamo anche uno zoom sulle piccole imprese. Perché in una visione di fragilità così diffusa sono queste che pagano in prima battuta il prezzo più alto. Cosa serve per garantire il loro futuro? Piccolo è bello, ma è ancora possibile in uno scenario globale? «Oggi il mondo sta andando in quella direzione – afferma il professore – per cui è sempre più difficile essere piccole imprese. Però ciò che si può fare è puntare sulle reti, allora ci si può muovere in questo contesto». Fa poi un esempio: «Guardiamo il food italiano. Oggi le imprese fanno cose meravigliose, abbiamo prodotti di eccellenza. Quello che consiglierei io è di unirsi, con un taglio cooperativo: ciò eviterebbe che i margini andassero a terzi, che siano i colossi della Rete o Eataly, per fare un esempio». Anche perché oggi esiste una opportunità che si chiama internet. Opportunità, ma appunto anche pericolo, luogo dove poi prevalgono i grandi. Il che è un controsenso, perché si tratta di una formula accessibile. «Anche qui tuttavia – rileva Zingales – quando si parla di vendite attraverso Internet, basta che un gruppo di produttori si uniscano, un computer decente e si può cogliere l’occasione. Non ci vogliono miliardi. L’aspetto rilevante dei nostri tempi è questo. La tecnologia è nelle possibilità di queste aziende, forse loro non se ne rendono conto, non sanno come fare. Ma anche le associazioni di categoria e il pubblico dovrebbero favorire tutto ciò». E a proposito di pubblico, cita un esempio: «A Chicago, per rispondere a Uber, il sindaco ha creato un’area taxi che faccia la stessa cosa. Si può fare facilmente, occorre solo che si coordini. Visto che ormai il Governo non ha i soldi, queste cose almeno si possono fare». Un discorso che vale anche per l’ancora di salvezza delle micro aziende oggi: l’export. «Finché si vende in Germania o altri Paesi europei, va bene – sottolinea – ma quando aumenta la

distanza fisica, da soli non si può andare. Pensiamo a quanto è successo a Dolce&Gabbana in Cina con la loro pubblicità e parliamo di un gruppo come il loro. Immaginate le difficoltà che possono trovare i piccoli in un Paese così…». Del resto, la principale preoccupazione è rappresentata dal rallentamento che ha toccato anche Paesi inossidabili, mercati importanti o potenziale per le imprese: «C’è quello abbastanza forte della Germania, da cui dipendiamo per le nostre esportazioni. Le sorprese. La Cina sta rallentando, ma non sappiamo di quanto. Poi vediamo come va avanti la Brexit… rischiamo un salto nel buio. Ma in questo contesto il nostro Paese è debole. Il vero problema è che abbiamo una situazione a rischio, per il debito elevato. Poi si soffia sul fuoco dello spread… Mentre vorrei che si focalizzassero altre cose. Non dico di spendere o spandere, ma il punto è che non cresciamo. E per farlo, bisogna distinguere ciò che ha effetto immediato da ciò che ne procura di duraturo e importante. Già, le cose più importanti da fare non hanno subito un ritorno». E una di queste azioni, il professor Zingales l’ha in mente con chiarezza. Non è certo il reddito di cittadinanza, su cui pur non dà una bocciatura tout court: «Distinguere tra manovra economica e obiettivo politico. Non farà crescere il Pil, ma se un partito lo mette nel programma elettorale e vince le elezioni, be’ questa è la democrazia». Non nasconde, peraltro, Zingales di essersi stupito a Villa d’Este per la contrarietà al Governo espressa dalla stragrande maggioranza degli imprenditori presenti, ribaltando il verdetto di un anno fa: «Mai visto nulla del genere. Anche perché non è che veniamo da Churchill…».

«Finché si vende in Germania o in altri Paesi europei, va bene ma quando aumenta la distanza fisica, da soli non si può andare. Pensiamo al caso di Dolce&Gabbana in Cina»

Ma tornando alla crescita, di leve per favorirle, Zingales ne vede. Una più lunga e importante di altre: «Una partecipazione femminile al lavoro non risolve domani i nostri problemi, ma a lungo termine sì, ci aiuta a crescere. Uno studio ha documentato in banca che le donne sono più produttive eppure vengono pagate molto meno. Il che è molto grave. Uno studio messo in un cassetto, mentre dovremmo arrivare almeno a un livello di partecipazione da media Ocse».

MA. LU. imprese e territorio | 31


approfondimenti

Il mercato chiede segnali chiari. Misure in grado di generare contraddizioni, al contrario, rischiano di complicare ulteriormente la vita delle imprese già chiamate a rispondere alle molteplici sfide di oggi. Ma la ricetta giusta esiste, ed è fatta di certezze, semplificazione, visione d’insieme. La parola a Giuseppe Vegas, già Viceministro all’Economia tra il 2005 e il 2006 e tra il 2009 e il 2010, oltre che presidente della Consob dal 2010 al 2017

No agli “eterni bambini” Anche le Pmi devono

CRESCERE

32 | imprese e territorio


approfondimenti

GIUSEPPE VEGAS EX PRESIDENTE CONSOB

Professor Vegas, in passato a più riprese ha evidenziato la necessità di proporre incentivi fiscali a sostegno delle imprese. A che punto siamo a suo parere? C’è la cosiddetta flat tax per le Partite Iva fino a 65mila euro, che può essere positiva. Ma porre un limite di 65mila euro, che diventeranno 100mila il prossimo anno, significa spingere le imprese a non crescere, o peggio farle crescere in nero. L’Italia ha sofferto già in passato l’eccessiva presenza di soglie, questo a mio parere è sbagliato. Amo i bambini - sorride Vegas - ma è bene che possano anche loro diventare grandi e maturare. Condannare a una forma di nanismo determinate iniziative non è la soluzione. Quindi, se da un lato questa proposta contiene elementi positivi, dall’altra pone dei limiti. Segnali contraddittori. Il che non è il massimo, perché il mercato chiede chiarezza. Penso anche al superamento dell’Ape, che in realtà funzionava. Riscontro una certa preoccupazione, perché soprattutto in un momento di incertezza come questo la direzione del timone deve essere ben chiara, altrimenti si crea confusione.

Qual è la sua posizione sul tema del rischio d’impresa? Si tratta di un elemento fondante della nostra società. All’italiano piace rischiare, essere padrone del proprio futuro. Faccio un altro esempio, legato al nuovo Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza, con gli indicatori che entreranno in vigore tra 18 mesi. L’obiettivo dichiarato è quello di far fallire meno imprese. E fin qui potremmo essere tutti d’accordo. Ma andrà a cessare il discorso legato alla separazione tra l’impresa e il patrimonio personale di imprenditori e amministratori. Se questi non hanno adottato tutti i provvedimenti possibili per abolire il rischio d’impresa, ne rispondono con il proprio patrimonio, e ciò vale per le realtà con un giro d’affari superiore ai due milioni, quindi moltissime. In tal modo si va a disincentivare la voglia di fare impresa. Banalmente, qualcuno potrebbe pensare di lasciar perdere, piuttosto che rischiare. Ma così si rischia di impoverire il Paese nel suo complesso.

Per l’ex presidente della Consob Giuseppe Vegas ci vorrebbe una sorta di statuto per alleggerire il carico amministrativo delle Pmi: «Regole diverse dalle grandi realtà»

In questo contesto si è parlato anche del possibile aumento dell’Iva. Attraverso le clausole di salvaguardia questo incremento è stato spostato. Tutto bene, quindi? Può darsi. Ma proviamo a ragionare: forse aumentare l’Iva e diminuire la tassazione personale potrebbe anche essere un qualcosa di più equo, sotto molti aspetti. Rinviare comunque al futuro l’aumento non risolve i problemi, perché di certo nel 2019 non potrò comprare tutto quello che mi servirà nel 2020 e nel 2021. Magari potrò acquistare qualche bene di consumo durevole, ma non andrò molto oltre. Il rinvio dell’aumento può tornare utile al consumatore, ma non necessariamente al produttore, che potrebbe anche pensare di chiudere perché preoccupato dall’impatto sul mercato del futuro incremento dell’Iva.

Cosa dovrebbero quindi chiedere le Pmi, secondo lei, per iniziare a guardare con maggior fiducia al domani e a un mercato incerto? Le imprese dovrebbero in primis ricevere chiarezza circa le politiche che verranno adottate nei prossimi anni e sulla regolamentazione. Ci vorrebbe una sorta di statuto delle Piccole e Medie Imprese che vada ad alleggerire il carico amministrativo, in quanto oggi molto spesso occorre rispettare le medesime regole delle grandi realtà. Ma si tratta di mondi diversi. Secondo: servirebbe un’azione che ricostruisca il rapporto tra Fisco e contribuente, e che magari per un periodo di tre anni vada ad alleggerire in maniera sostanziale il carico fiscale. Penso ad esempio alle start-up. Anche, se necessario, aumentando l’Iva, ma dicendolo prima. Perché l’Iva può pure rappresentare una forma di difesa nei confronti delle imprese estere, che evadono le imposte ma l’Iva la devono pagare, il che va a smorzare un meccanismo di concorrenza sleale. Non occorre quindi chiedere la Luna, ma attenzione sì. E una cultura pro-impresa. E. D. M. imprese e territorio | 33


approfondimenti

PROGRAMMARE PER

VIVERE EMANUEL DI MARCO

Come gestire la fase di recessione tecnica? Come comprendere le reazioni alla frenata economica di quel 50% di imprese che è ancora in fase di transizione dopo la batosta della crisi? L’analisi del giornalista economico Dario Di Vico

34 | imprese e territorio


approfondimenti

DARIO DI VICO CORRIERE DELLA SERA

Un mercato di complessa lettura, il ricambio generazionale, un’immagine da ricreare. Tante le sfide per gli imprenditori di oggi. Ne abbiamo parlato con Dario Di Vico, inviato del Corriere della Sera e tra i fondatori del blog “La nuvola del Lavoro”. «Non dobbiamo dimenticare – evidenzia il giornalista - che abbiamo avuto sette anni di recessione e due anni e mezzo, quasi tre, di ripresa. E in questo lasso di tempo ci siamo detti che si è creata una polarizzazione del sistema delle imprese: un quarto di queste ha “svoltato”, nel senso che ha capito gli insegnamenti della crisi, mentre un quarto è stato messo fuori mercato. Al tempo stesso, un corpo corrispondente al 50% delle imprese è risultato ancora in una condizione transitoria. Quindi, quando ragioniamo sul ciclo economico che ci si pone davanti, dobbiamo avere un occhio per questo corpo e capire che tipo di reazione ci potrà essere a un eventuale ciclo negativo di cui noi non sappiamo la lunghezza. Oggi si parla di recessione tecnica per dire che non sarà una recessione fattuale, ci dobbiamo perciò interrogare su che tipo di comportamenti, reazioni e adattamento è in grado di maturare quel 50%, composto ovviamente in gran parte da Pmi». Le prospettive incerte dal punto di vista del ciclo economico impongono di “navigare a vista”? Tutt’altro, secondo Di Vico: «Penso a una persona che nuota a pelo d’acqua, ma che di fronte a un’ondata rischia di non aver programmato la gestione a questo evento... Proprio perché il ciclo economico risulta più imprevedibile rispetto al passato sono molto importanti elementi di programmazione della vita aziendale più orientati a capire cosa accadrà non solo oggi, ma anche domani e forse dopodomani. Ad esempio, in molte aziende si pone il problema della staffetta generazionale: va introdotta una certa programmazione. A un certo punto occorre decidere cosa si vuole fare, valutare tempi, modi, magari programmare l’appoggio esterno di un manager. Serve appunto programmazione, altrimenti si vive solo in funzione del ciclo economico». Interessante, a tal proposito, può essere l’interazione tra imprenditore e associazioni di categoria: «Quell’elemento programmatorio lo possono introdurre le associazioni, non entrando evidentemente nelle scelte privatistiche ma dando vita a una serie di servizi e magari forme di cooperazione di

impresa che possono aiutare quel tipo di programmazione. Le associazioni possono porsi un passo avanti rispetto al ciclo in atto, trovando quel delta di ulteriore legittimazione». Sul fronte del ricambio generazionale, Di Vico aggiunge: «Parliamo sì di un tema di natura anagrafica, ma non va sottovalutato l’aspetto culturale. Legato, oggi, alla padronanza delle nuove tecnologie. In sede di pianificazione della vita aziendale, d’altronde, non è più possibile essere miopi dinanzi alla questione della digitalizzazione. Perciò il ricambio generazionale, se dal punto di vista della discontinuità delle esperienze può rappresentare un punto interrogativo, su quello delle culture digitali native, questo è certo, diventa un’opportunità. Laddove un’azienda deve realizzare quel tipo di transizione, un figlio parte innegabilmente più avanti del padre». Oggi, più che in passato, l’immagine stessa degli imprenditori risulta in difficoltà. Perché? «Siamo di fronte a una novità rispetto al passato, con alcune parti del sistema politico intente a produrre una distruzione della figura imprenditoriale presso i giovani. Se a ciò aggiungiamo una maggiore complessità del sistema, ecco che comprendiamo quanto sia difficile in questa fase essere imprenditori. E può risentirne la natalità delle imprese stesse. In questo momento si nota una sorta di solitudine dell’imprenditore, eppure ci vorrebbe maggiore comprensione di quanto sia importante la dimensione del rischio d’impresa nella nostra società». Mutato, ma questa volta forse non in senso negativo, anche il rapporto tra imprenditore e lavoratore: «Sono convinto che l’epoca del conflitto tra lavoro e impresa sia superata. Rimane ovviamente la tutela dei reciproci interessi, che deve essere garantita. Ma è un “gioco” tra persone che però hanno gli stessi obiettivi, cioè creare valore. Che va poi, evidentemente, distribuito in maniera equa.

«Ci vorrebbe maggiore comprensione di quanto sia importante la dimensione del rischio d’impresa nella società»

Tutti gli elementi che consentono al lavoratore di condividere gli obiettivi di medio periodo dell’impresa sono importanti. In sostanza, oggi, ciò che divide il lavoratore dall’imprenditore è di gran lunga inferiore rispetto a ciò che divide l’imprenditore dal finanziere». Una sorta di “patto”, quindi, è assolutamente possibile. imprese e territorio | 35


approfondimenti

Il 2019 è l’anno del

“DIALOGO DIGITALE” TOMASO BASSANI

36 | imprese e territorio

Dalle connessioni più veloci all’internet delle cose: gli oggetti comunicheranno sempre di più e sempre meglio. L’obiettivo, per le imprese, è quello di imparare ad ascoltare


approfondimenti

Per un imprenditore guardare all’innovazione significa soprattutto avere la consapevolezza che non tutte le novità tecnologiche delle quali si sente parlare sono utili o a portata di mano. Tuttavia, un imprenditore altrettanto accorto sa bene quanto sia importante tenere alte le antenne non solo sulle novità che riguardano il proprio settore ma anche sulle grandi innovazioni di sistema. Per questo nell’anno in corso è importante tenere gli occhi puntati su alcune importanti evoluzioni che, partendo dal mondo digitale, confluiranno nella realtà quotidiana di chi fa impresa.

terpretano enormi quantità di dati e prendono decisioni. L’approccio su un tema così complesso spesso non è alla portata delle risorse in ricerca e sviluppo che possono permettersi le piccole e medie imprese ma sempre di più l’intelligenza artificiale sarà contenuta in device, macchinari e servizi che sono alla portata anche delle piccole realtà. Quello dell’intelligenza artificiale è dunque il vero elemento di rottura dei prossimi anni. Gli algoritmi sono destinati ad automatizzare sempre di più nodi della produzione e dei servizi, e su questi si stanno concentrando gli investimenti dei grandi player.

SVILUPPO INFRASTRUTTURALE Da questo punto di vista è iniziato un biennio cruciale durante il quale il paradigma della connessione digitale è destinato a entrare in una nuova era che darà il via a una serie di cambiamenti sempre più grandi. Su questo versante le parole da tenere d’occhio sono fibra ottica e 5G, due temi dei quali questo magazine si è occupato approfonditamente. I lavori infrastrutturali che sono in corso, anche in Italia, porteranno alla fioritura di una nuova capacità di trasmissione di dati. La vera novità è che le conseguenze principali non saranno sulla semplice navigazione p g web ma sullo sviluppo dell’Internet of Things.

REALTÀ AUMENTATA Se il terreno da gioco principale dell’augmented reality è quello dell’intrattenimento (il mondo dei videogame è l’esempio più lampante) anche le imprese dovranno guardare con sempre più interesse in questo campo. La realtà aumentata è la tecnologia che, attraverso un visore, permette di riprodurre visivamente degli oggetti virtuali in una commistione tra digitale e reale che circonda chi la usa. Tra i campi di applicazione più noti nel mondo delle imprese ci sono quello delle manutenzioni, con elaborazioni a tre dimensioni che possono guidare un operatore a distanza senza che si rendano necessarie le trasferte dei tecnici, e quello dei rendering 3D, che possono restituire un’idea esatta di un prodotto prima ancora di lanciarlo in produzione.

INTERNET DELLE COSE Si tratta della nuova possibilità che gli oggetti hanno di trasmettere informazioni e comunicare fra di loro. Se ne parla da anni e molte imprese vivono già da tempo la quotidianità di macchinari che producono dati e lavorano in rete con il resto del sistema produttivo. Il 2018 è stato anche l’anno nel quale abbiamo visto entrare nel mercato domestico sistemi di domotica o elettrodomestici intelligenti, tra i quali gli emblematici sistemi di intelligenza vocale di Amazon e Google. Tutto questo è destinato ad affrontare una nuova accelerazione per tre motivi: perché la tecnologia è entrata in una fase di maturazione, perché gli sviluppi infrastrutturali di cui sopra apriranno possibilità tecniche che spazzeranno via i tanti limiti del passato e, infine, perché si affaccia in maniera sempre più dirompente un altro elemento che andrà tenuto d’occhio: l’intelligenza artificiale.

Sempre di più l’intelligenza artificiale sarà contenuta in device, macchinari e servizi che sono alla portata delle piccole realtà

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE Quando si dice che gli oggetti “parlano” tra loro si intende che essi producono e si scambiano una quantità enorme di dati. Milioni e milioni di record, quelli che ogni imprenditore ha imparato a conoscere come big data, che ad ogni secondo della giornata registrano tanti piccoli fatti. Il vero valore aggiunto è saper leggere, analizzare e interpretare tutti questi dati per poter prendere decisioni aziendali. Quando però i file sono così tanti non basta la capacità analitica dell’uomo per unire i punti, servono le macchine dell’intelligenza artificiale. Tanti piccoli meccanismi automatici guidati da algoritmi che leggono e in-

DIGITALIZZAZIONE 4.0 L’elenco delle innovazioni da tenere d’occhio è molto lungo. Possiamo citare, ad esempio, gli sviluppi attesi nella stampa 3D e a tutto quello che sta dietro la manifattura digitale, con sempre maggiori materiali di stampa a disposizione; oppure l’evolversi del quadro normativo che spianerà la strada alla blockchain in tanti aspetti che riguardano le transazioni e che vanno ben oltre le criptovalute. O ancora lo sviluppo del cloud computing, strettamente legato all’incremento delle infrastrutture di trasmissione dei dati; la necessità di investimenti in cyber security, un nodo che è diventato fondamentale in realtà aziendali sempre più connesse ed accessibili; la nascita di nuove startup, vero motore dell’innovazione e bacino di brevetti utili al cambiamento; gli sviluppi, seppur timidi, della pubblica amministrazione digitale. Questi e tanti altri aspetti, visti dal punto di vista delle imprese, ricadono tutti sotto il cappello dell’impresa 4.0, la quarta rivoluzione industriale basata sul digitale, che gli imprenditori hanno da tempo cominciato a conoscere. Il processo di digitalizzazione dell’organizzazione aziendale ha il compito di coordinare e integrare tutto questo sistema di innovazioni. imprese e territorio | 37


approfondimenti

L’etica in azienda fa

BUSINESS «Se faccio welfare, buone pratiche di customer, contratti e pagamenti adeguati, sono un sant’uomo o sono riuscito a rendere il profitto più sostenibile? Parliamo ancora una volta di bene comune»

38 | imprese e territorio

Fare impresa etica vuol dire generare business dentro e oltre le proprie mura. Un valore aggiunto forse, ormai, imprescindibile. Si pensi alla tutela ambientale, tema centrale nelle cronache internazionali. La parola a Massimo Folador, docente di Business Ethics della Liuc Business School: «Sarebbe bello - esordisce - se le persone, prima delle aziende, arrivassero alla tutela ambientale per una scelta volontaria. Pensiamo al Laudato si’, la seconda enciclica di Papa Francesco, dove non si dice che occorre preservare il creato per una questione di business, ma perché si tratta di un qualcosa di sacro, quanto e più delle creature che lo hanno abitato e che lo abitano. Ben sapendo che la logica del profitto aziendale supera talvolta il buonsenso e una visione di medio e lungo termine di bene comune, mi verrebbe da dire che oggi, per “fortuna”, abbiamo qualche problema con il creato, e questo sta facendo aprire gli occhi a molta gente». Occorre quindi un cambio di visione: «Questo è chiaro, perché farebbe bene a noi stessi, in prima persona. D’altronde, mentre gli effetti della plastica oggi non li vediamo perché sono nell’oceano Atlantico, quelli del clima li abbiamo sotto gli occhi. Ci stiamo quindi indirizzando rapidamente verso una certa attenzione al creato perché, nuovamente, c’è dietro un vantaggio individuale. Banalmente, gli effetti climatici ci stanno sulle scatole...». Ma un cambiamento è già in atto, e riguarda soprattutto le nuove generazioni: «I giovani oggi, per fortuna, comprano già da chi è attento al creato, e le aziende di domani devono da subito partire con prodotti e packaging sostenibili, con l’attenzione


approfondimenti

MASSIMO FOLADOR DOCENTE DI BUSINESS ETHICS DELLA LIUC BUSINESS SCHOOL

verso i rifiuti e il riciclo. Questo comunque non sta più riguardando solo i più giovani: si parla di un 62% di persone che oggi risultano mediamente attente all’eticità dei consumi e al bene comune. Fanno attenzione a chi ha realizzato un determinato prodotto, con qualche uso di energia, che tipo di azienda è». Cosa si intende per etica? «È una parola antica, uguale da sempre. Fa riferimento - afferma il professor Folador - a ciò che facciamo per il bene comune. Questo è tanto più valido in azienda, che è un bene comune totale. Due esempi: pensiamo a Taranto e Alba. Nel primo caso abbiamo una città squassata da un’azienda, nel secondo una località rinvigorita e valorizzata dalla Ferrero. Il tema per l’imprenditore è: sono interessato al bene comune? E questo bene in capo a chi è? Analizziamo le tre “P”: Profit, Planet e People. Chiediamoci prima di tutto se il nostro profitto è equo. Ce n’è per me, per i fornitori, per i collaboratori, per lo Stato in termini di tasse? Io sono imprenditore, prima che docente, e credo che accanto al profitto esiste l’equa distribuzione di esso». Punto due, il pianeta. «C’è un equilibrio in ciò che faccio? Occorre pensare all’ambiente come al luogo che ci contiene». Terzo, le persone. «Come mi rivolgo a clienti, fornitori, collaboratori? Se faccio welfare, buone pratiche di customer, contratti e pagamenti adeguati, sono un sant’uomo o sono riuscito a rendere il profitto più sostenibile? Parliamo ancora una volta

di bene comune, e non dimentichiamo che noi siamo un pezzo di questo. Lo dicono i fatti - ammonisce Folador - dietro ai grandi scandali degli ultimi anni, pensiamo alle banche, ci sono attentati al bene comune, la messa in atto di sperequazioni». In tutto ciò, le piccole e medie imprese rappresentano elementi portatori di valori positivi: «Si tratta di realtà calate nei territori, nei quali si crea un circolo virtuoso. E così scopriamo che è più produttivo un collaboratore sereno, un fornitore che trattiamo bene. Sono banalità assolute, ed è incredibile trovarci oggi a dovercelo ancora dire». In ultima battuta, un’analisi circa la figura stessa dell’imprenditore: «Tanti imprenditori in gamba si sono trovati a dover far fronte a un’immagine negativa, generata però da altri che si sono comportati in maniera errata». Ci sono comunque segnali confortanti: «In Italia circa il 22% delle aziende ha un atteggiamento positivo verso il bene comune. Siamo in Europa il Paese con il maggior numeri di “B Corp”, una certificazione che riguarda la sostenibilità, e l’unica nazionale nel continente ad avere l’istituto giuridico della benefit corporation». Perché impresa vuol dire anche, in fondo, agire “pro” e non “contro”. Essere elementi positivi e propositivi di una società, quella attuale, che non può fare a meno della visione degli imprenditori. E. D. M.

In Italia il 22% delle aziende ha un atteggiamento positivo verso il bene comune. Siamo in Europa il Paese con il maggior numero di “B Corp”

imprese e territorio | 39


approfondimenti

Da una parte cambiano le aziende. Dall’altra cambiano la società e, di conseguenza, le persone. Ecco che allora si pone con forza, in modo eluttabile, la necessità di trovare strumenti di relazione nuovi per integrare le necessità delle une (le imprese) e i bisogni degli altri (i lavoratori). Il sostantivo chiave è welfare. Il suo rafforzativo è aziendale. Insieme, queste due parole, si trascinano una storia che, dalla “città ideale del lavoro” di Crespi d’Adda – frazione di Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo diventata dalla fine dell’’800 un simbolo dell’idea di lavoro in grado di eliminare il

i pochi realmente efficaci, per integrare (e non, si badi bene, sostituire) il ruolo statale nel far fronte all’invecchiamento progressivo della popolazione, alla cronicizzazione delle patologie, alle crescenti necessità di assistenza e al bisogno di governare diversamente il tempo a disposizione delle persone. Il welfare aziendale è questo, lo dicono il rapporto Adapt-Ubi Welfare e i contratti collettivi: produrre benessere, rispondere ai nuovi bisogni, coinvolgere i dipendenti nello sviluppo e nella produttività aziendale e redistribuire sul territorio i benefici non solo dei servizi erogati sfruttando gli incentivi fiscali ma

Nuova cultura e nuova produttività Il welfare oggi è

SARA BARTOLINI

AZIENDALE E DI TERRITORIO conflitto sociale – arriva fino all’oggi. E, di qui, a quel nuovo modo di fare impresa in grado di generare valore che sta permeando il tessuto economico nazionale. La certificazione di un processo irreversibile, al quale non sfuggono le Pmi, è nelle 400 pagine del rapporto “Welfare for People” sul welfare aziendale e occupazionale in Italia, promosso dalla Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di Adapt (fondata dal giuslavorista Marco Biagi) e dall’Osservatorio Ubi Welfare di Ubi Banca, al quale aderisce anche Confartigianato Imprese Varese.

di prestazioni attraverso le quali rispondere in modo efficace a bisogni che cambiano. Succede in ogni epoca storica, succede anche nella quotidianità: la necessità di comunicare sempre e comunque ha portato alla diffusione del cellulare, l’urgenza di salvaguardare l’ambiente e, al contempo, di muoversi ha dato vita a fenomeni come Tesla, l’esigenza di far fronte a un nuovo modo di lavorare ha dato origine alla rivoluzione culturale del welfare aziendale. Spiega il coordinatore scientifico di Adapt, Michele Tiraboschi: «Il welfare va oltre l’incentivo fiscale e non è da considerarsi un surrogato rispetto all’arretramento del welfare pubblico, ma è la risposta ai cambiamenti del mondo del lavoro e delle relazioni industriali». Nel settore metalmeccanico i contratti collettivi aziendali ne hanno sperimentato la validità facendo esplodere (dal 16 al 30% in un anno) la welfarizzazione del premio di risultato. Si badi bene, prosegue il docente di diritto del lavoro: «È fondamentale distinguere tra welfare occupazionale, inteso come concessione di servizi sulla spinta dell’incentivo fiscale e welfare aziendale, che rappresenta un uso consapevole di incentivi finalizzato a ripensare il modo di produrre». Ne viene fuori una visione moderna di impresa «in grado di unire – si legge nel rapporto – in un quadro unitario le ragioni della produttività con quelle della redistribuzione del valore creato».

Presentato il secondo rapporto “Welfare for People” promosso da Adapt e Osservatorio Ubi Welfare al quale aderisce anche Confartigianato Imprese Varese

Perché welfare? E, soprattutto, perché welfare aziendale e non solo occupazionale? Domande che bussano alla porta delle aziende intenzionate a crescere, aumentare la produttività, avviare cambiamenti tecnologici, migliorare le proprie performance e, al contempo, coinvolgere in tutti questi processi il “core” stesso della propria esistenza: i dipendenti. E, con essi, i territori nei quali sono inseriti. Per dirla fuor di metafora, un territorio sano è quello dove operano aziende sane e dipendenti soddisfatti. Benessere pervasivo e diffuso in grado di trasformarsi in quello che Letizia Moratti, presidente del consiglio di Gestione di Ubi Banca, definisce «ecosistema nel quale combinare una utilità sociale con la sostenibilità economica, ambientale e finanziaria». Un unicum, tra 40 | imprese e territorio


approfondimenti

MICHELE TIRABOSCHI COORDINATORE SCIENTIFICO ADAPT

Un «benessere collettivo e una crescita economica antitetici alle logiche di relazioni industriali di stampo prettamente conflittuale». Il rapporto sintetizza il tutto con cinque parole: laboratorio dinamico di innovazione sociale. Un laboratorio che sarebbe erroneo ricondurre a una semplice piattaforma. La piattaforma – creata da UbiBanca e adottata da Confartigianato Artser per le aziende associate – è uno strumento valido

ma, mutuando il pensiero del vicedirettore generale e chief wealth & welfare officer Ubi Banca Rossella Leidi «è soprattutto un modo per mettere a disposizione un ecosistema territoriale di protezione e welfare» passando, per esempio, da fornitori locali in grado di rispondere alle richieste di ogni specifico e singolo territorio. Ascoltare il territorio per credere che, quella indicata, è la strada giusta.

VARIABILE TIPOLOGICA CONCETTO DI WELFARE (-/+)

PT

Destinati al singolo lavoratore

» » » »

Destinati al singolo lavoratore con finalità “concessiva”

» buoni acquisto / flexible benefit

1

Destinati alla collettività dei lavoratori e a supporto della “vita quotidiana”

» mensa e buono pasto » trasporto collettivo

2

Non riconducibili agli ambiti nè titolo III, nè titolo II

» attività ricreative/tempo libero

3

NON riconducibili agli ambiti titolo III, parte I, Cost., ma riconducibili al titolo II

» assistenza ai familiari e cura » educazione/istruzione

4

Riconducibili agli ambiti titolo III, parte I, Cost.

» Flessibilità organizzativa » Formazione del lavoratore

5

Ricondicibili all’art. 38 Cost.

» previdenza complementare » assistenza sanitaria » assicurazioni

6

NON riconducibili a finalità sociale ex art.100 TUIR

Fonte: elaborazione ADAPT

CATEGORIA DI MISURE

Riconducibili a finalità “sociale” (educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto) ex art. 100 TUIR

concessione di alloggio beni uso promiscuo azioni prestiti a tasso agevolato

/

imprese e territorio | 41


rUbriche

L’IMPRESA DELLA STORIA Cambia il mondo e le aziende ci raccontano come si cambia Sessanta imprese, ottanta pagine e quattro frasi famose: come siamo cambiati in questi ultimi dieci anni? Soprattutto, come sono cambiati gli imprenditori adattando sé stessi ai cambiamenti dettati dalla Storia? Tante domande, con altrettante risposte, le trovate ne “L’impresa della storia” di Confartigianato Imprese Varese. Un libro dedicato al racconto, attraverso la voce delle imprese, di quello che è successo all’economia dal 2008 al 2018: dall’arrivo delle grandi crisi (la bolla immobiliare e quella finanziaria) ai grossi cambiamenti richiesti dai mercati. Con un obiettivo: capire come si sono trasformate le piccole e medie imprese del territorio, come si sono adeguate, come hanno pianificato riorganizzazioni e investimenti, come si sono messe in discussione e come sono rinate. Le imprese della storia sono quelle che raccontano la Storia. Quelle che non si sono mai arrese, che hanno anticipato i tempi, che non hanno avuto paura della Cina e dei mercati emergenti, che hanno dato un nuovo valore al Made in Italy. “L’impresa della storia” – dice il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli - «è l’essere micro-storia che testimonia come la Storia non sia elemento astratto ma parte integrante della quotidianità di ciascuno. La storia siamo noi. È per questo che ognuno si sentirà in qualche modo chiamato in causa dalla storia che questo libro ricostruisce e da ciò che è stato fatto, nel micro come nel macro, per interpretarla e innescare i cambiamenti necessari ad assecondarla». Con fatica, sacrifici, stanchezza e delusioni. Ma anche entusiasmo e orgoglio. La storia che si racconta in queste ottanta pagine è, prima di tutto, una storia umana. Quella di chi si è attrezzato, giorno dopo giorno, per fronteggiare l’altalena dei mercati, le volatilità finanziarie, le frizioni internazionali e che cerca risposte vere, con idee e progetti capaci di rispondere ai cambiamenti repentini e attuabili in breve tempo. E’ questo che fanno le imprese, ed è questo che abbiamo raccontato. Un libro fatto di riflessioni e che, proprio per questo, aiuta a capire meglio cosa è accaduto e cosa si è fatto in questi ultimi dieci anni: quando le imprese ci sono accorte che il mondo non sarebbe più stato lo stesso. 42 | imprese e territorio


arealavoro

FINANZIA LA FORMAZIONE PER LA TUA AZIENDA

Formazione continua

Con i Fondi Interprofessionali puoi finanziare la formazione. Approfitta delle risorse a tua disposizione e crea un piano formativo a costo zero.

IINTERPROFESSIONALI FONDI

LE OPPORTUNITÀ DEI FONDI » Accresci la competitività dell’impresa » Riduci i costi aziendali per la formazione » Partecipi attivamente alla costruzione di piani formativi adeguati ai bisogni della tua azienda » Valorizzi le competenze dei tuoi dipendenti e aumenti il know-how aziendale » Nessun costo aggiuntivo

COSA FACCIAMO PER LA TUA AZIENDA » Analisi delle esigenze e redazione del Piano » Valutazione dei contributi dei vari Fondi e dei requisiti per ottenerli » Presentazione del Piano formativo » Gestione del Piano e assistenza continua » Rendicontazione finale per ottenere la liquidazione del contributo

CONTATTACI PER SAPERNE DI PIÙ | info@vbeta.it | Telefono 0332 256378 WWW.VBETA.IT/FINANZIA-LA-FORMAZIONE-PER-LA-TUA-AZIENDA/

VERSIONE BETA SCUOLA DI FORMAZIONE PERMANENTE: ALTA FORMAZIONE, STRUMENTI DEL LAVORO E SICUREZZA PER LE IMPRESE

I NOSTRI CORSI

SICUREZZA, FORMAZIONE CONTINUA, STRUMENTI DEL LAVORO, ORGANIZZAZIONE AZIENDALE E ABILITÀ INDIVIDUALI (SOFT SKILLS). ANCHE ONLINE

CONSULTA IL NOSTRO CALENDARIO CORSI WWW.VBETA.IT


RECUPERO CREDITI

Vicini al tuo business GSM Solution esperienza e professionalità per il recupero e la gestione del tuo credito. Il nostro servizio è pensato e costruito su misura per tutte le tipologie di imprese. Garantiamo conformità normativa dei processi operativi, ai sensi del TULPS (Testo Unico della Legge di Pubblica Sicurezza). Il nostro team di professionisti comprende e valorizza le vostre relazioni commerciali. Troviamo le soluzioni più vantaggiose, privilegiando la definizione extragiudiziale della controversia, con il recupero dell’insoluto in tempi rapidi. Garantiamo inoltre, dove necessario, il recupero crediti giudiziale tramite studio legale interno (diffida, pignoramento mobiliare, presso terzi e immobiliare, esecuzione immobiliare, fallimento).

PLUS 1

Recupero crediti, anche di piccoli importi, senza vincoli di posizioni

2

Recupero crediti verso la Pubblica Amministrazione

3

Recupero crediti in Italia e all’Estero

4

Nessun costo fisso, % sull’importo effettivamente recuperato

5

Nessun vincolo temporale e attivazione “on demand” del committente

RISERVATO AI SOCI Sconto del 15% su tutte le attività in esclusiva per gli associati Confartigianato Imprese Varese Per un primo contatto: Stefano Volpe - tel. 0332 256779 - stefano.volpe@asarva.org

GSM SOLUTION - via Carducci 7 - 20856 Correzzana (MB) - www.gsmsolution.it - info@gsmsolution.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.