#settembre_ottobre 2012
QUALE IMPRESA
LA RIVISTA NAZIONALE DEI GIOVANI IMPRENDITORI
LETTERA DI JACOPO MORELLI AL SOLE 24 ORE IN PRIMO PIANO
INTERVISTA AD ARTURO CAPASSO: START UP AL SUD? YES WE CAN!
SPECIALE MELFI
RICOMINCIO DA SUD GIOVANI IMPRESA E TERRITORIO PER UN FUTURO MIGLIORE
QUALE WOMAN
FINANZA IN ROSA
SPECIALE APP
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intervista a
NOURIEL ROUBINI Imprenditori: ci sono 2,5 miliardi di Chindians che vi aspettano!
per i nostri clienti abbiamo progetti molto ambiziosi
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SOMMARIO SETTEMBRE|OTTOBRE|2012 LETTERA AL SOLE 24 ORE
dal territorio
LETTERA DeL PRESIDENTE DEI GIOVANI IMPRENDITORI JACOPO MORELLI
di Antonietta Sanseviero
02
EDITORIALE
04 Il Direttore 05 Il vice
22 I CINQUANT’ANNI DEL GGI DI NAPOLI 24 Le reti di impresa: opportunità strategica per il futuro
di Irene Rizzoli
26
STORIA DI COPERTINA
ARTE E IMPRESA PER AIUTARE LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO di Nicola Del Din
06 NOURIEL ROUBINI - “imprenditori: CI SONO 2,5 MILIARDI DI CHINDIANS CHE VI ASPETTANO!”
di Enrico Accettola
RUBRICHE
SPECIALE MELFI
12 Ricomincio dal Sud. Giovani, impresa e territorio per un futuro migliore.
di Anita Magno
in primo piano
16 INTERVISTA AD ARTURO Capasso:
START UP AL SUD? YES, WE CAN! di Ioanna Mitracos
18 GI E VODAFONE: UNA APP PER
INNOVARE E CRESCERE di Simone Colombo
past president GI
20 Carlo Patrucco, Imprenditori Di se stessi! di Alessandro Addari
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Giovani Imprenditori Confindustria
editore Servizio Italiano Pubblicazioni Internazionali S.I.P.I. SpA Via Pasteur, 6 » 00144 Roma tel. 06 5918856 » 5920509 Presidente » Daniel Kraus Amministratore Delegato » Luigi Paparoni stampa e spedizione Grafiche Antiga » Via delle Industrie, 1 » 31035 Crocetta del Montello (TV) » tel. 04236388 Rivista associata all’Unione della Stampa Periodica Italiana » Aut. Tib. Roma n. 15373 del 28|01|1974 Questo numero è stato chiuso in tipografia il 10|10|2012 pubblicità Per maggior informazioni ed eventuali prenotazioni di spazi pubblicitari sulla rivista Quale Impresa rivolgersi a: Alessandro Corda » Segreteria Nazionale Giovani Imprenditori Confindustria » Viale dell’Astronomia, 30 » 00144 Roma » tel. 06 5903731- fax 06 5914529 e-mail: a.corda@confindustria.it abbonamenti Italia Euro 37,00 » Estero Euro 47,00 » ccp 343509
LETTERA AL SOLE 24 ORE
LETTERA DEL PRESIDENTE DEI GIOVANI IMPRENDITORI JACOPO MORELLI Pubblicata sul Sole 24 Ore sabato 8 settembre 2012.
Caro Direttore, rappresento tredicimila di quegli imprenditori nelle cui mani, come ha detto pochi giorni fa il Presidente Monti, sta la sorte dei lavoratori e del Paese. Con una caratteristica che ci contraddistingue dal resto delle parti sociali a cui si è rivolto l’appello del Governo: siamo giovani. E per questo abbiamo la sfrontatezza di affermare che il futuro ci interessa ancora più degli altri. Perché è nostro. O almeno dovrebbe esserlo. Ma quale futuro? Le oltre 22mila imprese guidate da under 35 chiuse in un solo anno, un tasso di occupazione pari a solo il 2,7% fra giovani diplomati o laureati, una perdita di competitività di 30 punti in 15 anni rispetto alla Germania, ci raccontano una storia diversa. è vero, le sorti del Paese stanno nelle nostre mani, nell’impresa e negli imprenditori, ma, come insegna la lezione di Kindleberger, se l’instabilità economica non è la
regola, la storia dell’economia dimostra ampiamente che le crisi finanziarie si manifestano con frequenza, e per questo vi sono situazioni di patologia economica che il mercato non può risolvere da solo, senza l’intervento della politica. Nelle politiche economiche messe in atto fino ad adesso tuttavia, concentrate interamente sull’azzeramento del deficit e la riduzione del debito pubblico, si rischia di scambiare i mezzi con il fine. Perché se la riduzione degli sprechi nella spesa pubblica è essenziale per liberare risorse e garantire economicità e buon andamento all’attività amministrativa, non possiamo dimenticare però che la stabilizzazione dei conti pubblici è un meta obiettivo. L’obiettivo vero deve essere la creazione di occupazione attraverso le imprese. Oggi, mentre stiamo affrontando il tema start up, quelle che stanno soffrendo quotidianamente sono proprio le imprese più giovani, anche quelle dotate di tecnologia e capacità di innovazione. Le cause spesso sono la caduta verticale dei mercati, a partire da quello interno, la restrizione del credito, una dotazione infrastrutturale assolutamente inadeguata, e una pressione fiscale che ha da tempo superato il punto di non ritorno. L’evidenza empirica dimostra che Paesi credibili, come il nostro, possono sopportare, anche per un periodo non breve, deficit e un alto livello di debito pubblico, basta pensare alla Gran Bretagna e alla Francia alla fine del secondo conflitto mondiale o, adesso, agli Stati Uniti.
Non altrettanto vale per una alta disoccupazione di lungo periodo, perché, oltre ad innescare una pericolosa spirale recessiva, la disoccupazione diffusa e protratta nel tempo erode le fondamenta di una società e lo fa per una intera generazione. Di questo le leadership europee e internazionali devono prendere atto e agire subito. Come già nel 2009 ricordava l’economista Carmen M. Reinhart, i default vanno evitati ed i salvataggi vanno effettuati, in quanto il costo del mancato salvataggio può essere ben superiore a quello, pure alto, che bisogna sostenere per evitare il default. Ma la sola lotta al decifit spending segne-
rà la fine dell’euro se non sarà affiancata da investimenti mirati su produttività e competitività. è necessario, oltre al rigore, istituire un sistema condiviso di vigilanza finanziaria e un meccanismo che funga da prestatore di ultima istanza europeo, per garantire la stabilità dei debiti pubblici sovrani, calmierare i tassi d’interesse e spegnere l’incendio speculativo sugli Stati più deboli. E contestualmente dobbiamo attuare una vera integrazione dei sistemi produttivi dei Paesi europei. L’Italia può e deve farsi ancora di più promotrice di queste istanze, subito, non tra qualche mese, iniziando al proprio interno a costruire un contesto meno ostativo all’attività imprenditoriale: il carico fiscale su reddito da lavoro e sulle imprese va ridotto fin da ora e vanno premiate le imprese che reinvestono i profitti per aumentare l’innovazione e di conseguenza la produttività e l’occupazione. Come effetti, sul brevissimo potrebbe esserci una riduzione del gettito, ma sul medio breve anche l’erario ne beneficerebbe riattivando consumi e investimenti, percependo anche da quelle imprese che altrimenti non nasceranno e tornando ad attrarre capitale estero nel nostro tessuto produttivo. Sono proposte che come Giovani Imprenditori sosteniamo da sempre, accanto al necessario potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali per superare il gap digitale del nostro Paese e ad una revisione del sistema formativo per avvicinare il mondo della scuola e quello dell’impresa. La narrazione di una Italia di-
Siamo giovani. E per questo abbiamo la sfrontatezza di affermare che il futuro ci interessa ancora più degli altri.
visa, fra lavoratori e padroni, non ci appartiene più. Ho una notizia per voi: anche fra gli imprenditori c’è la precarietà, di chi ha impegnato tutti i propri beni personali per continuare l’attività e, in piena crisi, rischia di trovarsi senza niente. Chiariamoci: non ambiamo ad ammortizzatori sociali per imprenditori, ma ad un cambiamento culturale di mentalità che veda nel fallimento imprenditoriale non uno stigma ma una nuova opportunità. E anche fra i lavoratori c’è chi rinuncia alle proprie ferie per mandare avanti l’azienda o chi rinuncerebbe al posto fisso per vedersi riconosciuta una busta paga non dimezzata dal fisco. Perché siamo una sola generazione, con lo stesso sogno, quello di riappropriarci del diritto alla normalità. Crediamo sia normale lavorare e dare lavoro. Ecco perché da chi governa, cui riconosciamo merito e visione internazionale, o da chi sta pensando di candidarsi a governare l’Italia, vorremmo sapere cosa si propone di fare per rendere nuovamente possibile anche solo pensare ad una vita autonoma per una generazione di giovani che oggi non ha lavoro, non accede ai mutui per la casa, non riesce a rendersi indipendente dalla famiglia di origine. Questo è il vero deficit che fingiamo di non vedere, perché togliere ad una intera generazione le opportunità di “pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come recita la nostra Costituzione, significa non soltanto rinunciare a competenze, ad imprese che devono ancora nascere, ad entrate fiscali, innovazione e crescita demografica. Significa appunto rinunciare al futuro. Questa è la vera emergenza italiana, che deve stare al primo punto di ogni programma di governo, ma che, purtroppo, non è stata ancora percepita dalla classe politica, tutta intenta a equilibrismi di coalizione tanto da non riuscire a varare nemmeno una nuova legge elettorale. Come Giovani Imprenditori non rinunciamo a realizzare i nostri obiettivi e progetti, ed a sognare un Paese straordinario. Usciamo dall’emergenza. Torniamo almeno ad essere, per il momento, un Paese “ordinario”.
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editoriale
IL DIRETTORE addari@topsolutions.it LAVORO = IMPRESE = EUROPA = FUTURO - Questo assioma sembra finalmente essere stato compreso da molti. Occorre agire con velocità, lucidità e coraggio per scongiurare la desertificazione imprenditoriale e occupazionale della seconda potenza manifatturiera d’Europa, con particolare attenzione alle tanto citate, ma spesso trascurate, Piccole e Medie Imprese italiane.
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Noi imprenditori amiamo parlare con i numeri. E dalle ultime elaborazioni del rapporto Paying Taxes 2012 realizzato dalla Banca Mondiale in collaborazione con FWC emerge con chiarezza che il “calabrone” - così era stato definito il tessuto imprenditoriale italiano - non vola più, zavorrato dal carico fiscale complessivo più pesante d’Europa, arrivato al 68,5% contro il 46,7% della Germania e il 37,3% del Regno Unito; asfissiato da una burocrazia spesso autoreferenziale, basti pensare alle 285 ore l’anno per gli adempimenti fiscali delle società, in particolare per le tasse del lavoro che richiedono 214 ore; che investe poco sulle startup, straordinario volano di crescita e innovazione. Le migliaia di PMI chiuse nel primo semestre 2012 singolarmente non fanno rumore, ma è opportuno parlare del dato aggregato per comprendere la gravità della situazione. In questo quadro così complesso, il Centro Studi Confindustria ha di recente stimato per l’Italia lo spread reale a 164 punti, riconducibili ai divari tra Italia e Germania nel debito pubblico e nella crescita economica. Il maggiore spread, dovuto all’incertezza sul futuro dell’euro e la sfiducia nella capacità dei governi dell’Eurozona di gestire la crisi, causa, secondo i calcoli del CSC, perdite pari allo 0,9% del Pil e a 144mila posti di lavoro. Il progetto di riforma e integrazione dell’Europa dunque deve rimanere sempre in primo piano, per non rendere vani i sacrifici
cui tutti siamo e saremo chiamati nei prossimi anni. Noi imprenditori non dobbiamo tuttavia guardare solo all’esterno, ma occorre velocemente riprogettare i nostri modelli organizzativi e di business, sempre più in rete per fronteggiare insieme la tempesta, sempre più integrati in Europa, sempre più attenti alle dinamiche manageriali per rispondere ai complessi scenari globali. Ma non basta, oggi più che mai è fondamentale il ruolo dei corpi intermedi, come stimolo, proposta, controllo, nei confronti della politica. Le conseguenze dell’indifferentismo nei confronti della politica sono sempre più gravi, efficacemente stigmatizzate dal racconto di Piero Calamandrei nel ’55, nell’ambito di un discorso sulla Costituzione agli studenti, quello di due contadini su un piroscafo traballante, uno dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e, vista la burrasca in arrivo e il rischio che la barca affondasse, sveglia l’altro che gli risponde “che mi interessa se affonda, non è mica mia”. E, proseguiva Calamandrei, “la politica non è una piacevole cosa, però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Alessandro Addari
IL VICE e.accettola@emporioadv.it SIAMO IN PRIMA LINEA. MA NON PIÚ DA SOLI - Cari lettori di QualeImpresa, a distanza di pochi mesi dal nostro Convegno di Santa Margherita Ligure possiamo dire che qualcuno ci ha ascoltato, ci ha creduto e ha iniziato a seguirci. A distanza di tempo, continuiamo infatti a essere “In prima linea” e in molti si sono uniti al nostro esercito.
Il nostro essere in prima linea, un messaggio così forte e diretto, è supportato dal fatto che noi Giovani Imprenditori condividiamo il ruolo di avamposto in difesa dei principi su cui è necessario lavorare per costruire un domani democratico e giusto: l’Europa, come valore imprescindibile; l’innovazione, come leva per tornare a crescere; la legalità, come ecosistema per consentire lo sviluppo. Il domani che vogliamo costruire fa parte di un futuro in cui non ci si debba trovare più nelle condizioni di raccogliere i cocci e alleviare i danni causati da una classe dirigente disastrosa, che probabilmente annaspa ancora alla ricerca di una possibile interpretazione a quello che sta succedendo in Italia e nel mondo. La crisi che attraversiamo è una guerra sottile, subdola. Al di là dei numeri e dei dati, già di per sé drammatici, sono le conseguenze sociali ad apparire concrete. Ma il nostro messaggio “di rottura” è, come si suol dire, passato. È risultato talmente dirompente che politici, opinionisti, sociologi e liberi pensatori, hanno cominciato a usare il linguaggio militare per esprimere posizioni serie e concrete che vanno nella direzione della legalità e dell’innovazione. È stato così per il Presidente del Consiglio Mario Monti che, per buona parte del periodo estivo, ha usato espressioni di carattere militare, fino ad affermare “… Siamo in guerra…”, con riferimento alla lotta contro gli evasori fiscali. Ma non si tratta dell’unico caso di eccellenza: la metafora che abbiamo utilizzato e il relativo registro di comunicazione
hanno interessato le pagine delle riviste nazionali per un lungo arco di tempo, fino a essere ripreso in un articolo di Giorgio Galli, politologo di fama internazionale e penna importante nel panorama italiano, che così titolava uno dei suoi articoli di agosto “Un anno di guerra”. La Confindustria ritiene l’economia italiana vittima di una guerra. Cerchiamo di capire chi e perché l’ha combattuta…”. Dopo circa tre mesi, la nostra scelta e i valori che abbiamo veicolato durante il convegno di Santa Margherita Ligure, sono diventati di dominio pubblico, segno tangibile del fatto che portiamo avanti valori di una certa portata. Senza mezzi termini, utilizzando solo una figura retorica pertinente a quella che è stata la nostra visione d’insieme. Abbiamo saputo anticipare i tempi o semplicemente ne abbiamo dato voce. Con le parole e i toni giusti. Ora è il momento di rompere le righe e lasciare che siano gli altri a seguire la nostra strategia, perchè solo quando tutti saremo davvero in prima linea arriverà il momento della svolta e la crisi non farà più così paura.
Enrico Accettola
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storia di copertina
“imprenditori: CI SONO 2,5 MILIARDI DI CHINDIANS CHE VI ASPETTANO!” | di Enrico Accettola | Vice Direttore Qualeimpresa
L’economista-superstar Nouriel Roubini, ospite in Italia del Premio Pilosio “Costruire la Pace”, invita il settore privato ad aprirsi al mondo diventando il primo grande attore della crescita del sistema.
07 Nel 2006 aveva lanciato l’allarme, diagnosticando al mercato immobiliare made in Usa una brutta malattia che avrebbe poi contagiato l’intero sistema finanziario mondiale. Nel momento in cui le sue profezie si sono avverate, l’opinione pubblica di tutto il mondo gli ha affibbiato diversi soprannomi: Doctor Doom (Dottor Catastrofe) è il più comune fra i tanti. Ma quello che più conta è che Nouriel Roubini, grazie alla sua capacità di cogliere appieno le evoluzioni dei mercati, è diventato uno dei più ricercati, ascoltati e autorevoli esperti in materia di economia e finanza mondiali. Grande ospite di un premio indetto dalla Pilosio, tipica espressione di moderna azienda italiana fortemente votata all’export, Roubini spiega ai lettori di QualeImpresa perchè ritiene buono il lavoro svolto da Mario Monti (di cui è stato assistente molti anni fa alla Bocconi), perché la recessione mondiale non è ancora finita, che cosa e in quale modo il mondo dell’imprenditoria può contribuire al rilancio dell’economia.
Professor Roubini, domanda scontata: a quando la ripresa? La crisi dell’eurozona non è ancora risolta. Reputo la crescita degli Stati Uniti troppo lenta e il prossimo anno ci sarà un dirupo fiscale che potrebbe comportare nuovi tagli. Non è tutto: la Cina sta crescendo in modo troppo disordinato e i Paesi emergenti, da dove oggi proviene una quota importante del Pil mondiale, sì crescono, ma negli ultimi due anni hanno mostrato segni di rallentamento. Detto questo, la grande crisi avrebbe potuto causare una recessione disastrosa, anche peggiore di quella tragica del 1929, ma le politiche messe in atto dai governi nazionali hanno evitato tutto ciò. Dico che esiste, quindi, una luce in fondo al tunnel, che la ripresa sta iniziando ma la strada è ancora lunga e tortuosa. E soprattutto differenziata da Stato a Stato, non organica. Attenzione: una importante variabile alla piena ripresa del sistema, risiede nell’incertezza politica che nel 2013 potrebbe derivare dalle elezioni politiche in Italia, negli Usa e in Germania.
Nouriel Roubini, grazie alla sua capacità di cogliere appieno le evoluzioni dei mercati, è diventato uno dei più ricercati, ascoltati e autorevoli esperti in materia di economia e finanza mondiali.
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Il nostradamus dell’economia mondiale
ECONOMIA GLOBALE
2006 Prevede che Italia, Spagna, Grecia e Portogallo rischiano di uscire dall’eurozona in pochi anni se non attueranno serie riforme economiche.
Grazie agli studi effettuati, il Roubini Global Economics monitor è stato in grado di predire numerosi eventi economici internazionali.
ECONOMIA U.S.A.
Settembre 2006 Previsione della fine della “Bolla Immobiliare”
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2009 Prevede una grave recessione per Europa, Canada e Giappone. I subprime non sono più un problema solo degli Stati Uniti, ma mondiale.
Agosto 2009 Stila un prospetto sostenendo che gli Stati Uniti sono destinati a crescere solo l’1% annuo per i prossimi anni.
Maggio 2009 Contrariamente agli altri economisti predice che la recessione durerà almeno altri 24/36 mesi
2010 Prevede la crisi della Grecia. Il problema del debito privato si trasforma in pubblico.
2011 Introduce il concetto di “G-ZERO World”, in cui nessun paese ha influenza politico/economica per guidare un programma veramente internazionale.
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La tanta agognata ripresa italiana stenta a mettersi in moto, tanto che anche il prossimo anno il Governo prevede un calo del Pil dello 0,2%. Quali le ricette per invertire la rotta? L’Italia deve affrontare una dolorosa austerità per tagliare il deficit. Il vostro reddito pro capite è ormai fermo da molti anni. Per questo motivo servono riforme strutturali, che per creare crescita e occupazione sono sempre più necessarie. Bisogna ridurre la spesa pubblica, aumentare la produttività del Paese e fare in modo che le politiche fiscali siano sostenibili. Solo così il Paese si può salvare. Questo significa che giudica positivamente quanto fatto dal Governo Monti? Certo, il contributo che Mario Monti ha dato al vostro Paese è stato di buon livello, soprattutto considerando l’esigenza di conciliare le posizioni dei vari partiti politici. Si è impegnato a fondo per rassicurare i mercati e varare le riforme necessarie. Quella del vostro premier attuale è una voce autorevole: lui, assieme al suo staff di tecnici, è molto ascoltato in Germania e nello scenario europeo. Chiunque vincerà le elezioni del prossimo anno non potrà prescindere da un governo nell’ottica del “montismo”. Se l’Italia continuerà sulla scia della strada indicata da Monti non avrà bisogno del fondo Salva-Stati, a meno che altre crisi internazionali (attenzione a Israele e Iran) non destabilizzino il quadro.
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Dico che esiste una luce in fondo al tunnel, che la ripresa sta iniziando ma la strada è ancora lunga e tortuosa. Nouriel Roubini con Enrico Accettola, vicedirettore di QualeImpresa.
Giovani Imprenditori Confindustria
GLI INCARICHI
GLI SCRITTI
GLI STUDI
Docente di economia alla New York University
gli articoli 70 Esuoltre, importanti
cum Laude in 1982 Laurea economia all’Università
Presidente di RGE Monitor (società economica specializzata in analisi finanziaria)
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@GIConfindustria
questioni politiche e macroeconomiche
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Libri riconosciuti a livello mondiale
Bocconi di Milano
in International 1988 PhD. Economics all’università di Harvard
Quale può essere, a suo avviso, il ruolo degli imprenditori in questo contesto? Il settore privato deve essere il primo grande attore della crescita del sistema mondiale. Quello che è fondamentale, tuttavia, è modificare completamente il punto di osservazione: le economie emergenti non devono essere viste come un nemico, anzi schiudono mercati enormi per chi sa aprirsi e scommettere sull’innovazione dei processi produttivi e su settori meno maturi rispetto ad altri, su tutti Ict, biotech e green economy.
Non solo: anche se gli occidentali non lo accettano, sono proprio i Paesi emergenti che, oggi, fungono da prestatori per i debiti sovrani dei Paesi europei, del Giappone e degli USA per la ristrutturazione delle loro compagnie in crisi. Il G8 oggi è diventato obsoleto e la vera sede del confronto planetario è il G20, dove non sono solo rappresentati i 2 miliardi e mezzo di “Chindians”, dai cui consumi dipenderà il trend del commercio mondiale, ma anche gli altri nuovi attori dell’America Latina, dell’area del Golfo e dell’Africa mediterranea e subsahariana.
Le economie emergenti schiudono mercati enormi per chi sa aprirsi e scommettere sull’innovazione dei processi produttivi .
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CHI è NOURIEL ROUBINI Nouriel Roubini, docente ed economista statunitense di origini ebreoiraniane, è presidente e cofondatore della Roubini Global Economics, una società indipendente che si occupa di macroeconomia e ricerca marketing. Il Business Week, Forbes, The Wallstreet Journal e l’Economist hanno giudicato il sito della società, Roubini.com, una delle migliori fonti a carattere economico del web a livello mondiale per attendibilità e autorevolezza. Roubini è noto per le sue previsioni di crisi finanziaria mondiale all’IMF nel 2006, dove fu accolto con scetticismo, ma nel 2008 gran parte di queste si sono poi avverate. Ha ricevuto inviti a parlare di fronte ad organismi importanti come il Congresso degli Stati Uniti e il Council on Foreign Relations. Nouriel Roubini,
attualmente docente di economia alla New York University’s Stern School of Business, vanta una grande esperienza politica. Dal 1998 al 2000 ha lavorato come consigliere del dipartimento economico per gli affari internazionali alla Casa Bianca e successivamente come consigliere del sottosegretario per gli affari internazionali al Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, contribuendo a risolvere questioni come la crisi asiatica e il crollo finanziario mondiale. Il suo background in ambito economico e della consulenza viene ulteriormente arricchito dalle sue esperienze in importanti istituzioni pubbliche e private tra cui il Fondo Monetario Internazionale e la World Bank. Ha pubblicato oltre 70 articoli su importanti questioni politiche e macroeconomiche, è co-
autore dei libri “Political Cycles: Theory and Evidence” (MIT Press, 1997) “Bailouts or Bail-ins? Responding to Financial Crises in Emerging Markets” (Institute for International Economics, 2004) “Ceisis Economics: A Crash Course in the Future of Finance” (Penguin Press, 2010). Stimato dai media, viene spesso invitato in programmi che trattano temi di business a livello mondiale. Hanno scritto di lui le maggiori testate di affari e finanza e il suo profilo è stato trattato dal New York Magazine ed il Financial Times gli ha dedicato uno speciale. Per quanto riguarda la sua formazione accademica, dopo aver frequentato per un periodo la Facoltà di Economia a Yale, si è laureato alla Bocconi di Milano e conseguito successivamente un dottorato ad Harvard.
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SPECIALE MELFI 28 LUGLIO 2012
Ricomincio dal Sud. Giovani, impresa e territorio per un futuro migliore | di Anita Magno | Comitato di Redazione Qualeimpresa
Il 28 Luglio a Melfi il Comitato Interregionale Giovani Imprenditori del Mezzogiorno ha chiamato a raccolta i GI per riportare l’attenzione di tutti sul Sud Italia. Perché per rilanciare il Paese si deve ripartire dalla questione meridionale.
12 Melfi è una cittadina di diverse migliaia di abitanti situata nel Nord della Basilicata, dotata di un affascinante centro storico e, soprattutto, di un bellissimo castello normanno, talmente bello che l’imperatore Federico II, lo stupor mundi, se ne innamorò e lo volle restaurare per consegnarlo ai posteri il più integro possibile. Proprio in questo luogo dalle radici antiche eppure ben piantato nel presente si è svolta buona parte del convegno “Sguardo a Sud: giovani, impresa e futuro”, organizzato dal Comitato Interregionale dei Giovani Imprenditori del Mezzogiorno. Parafrasando il titolo, parlare di futuro si può e si deve, ma questa volta con un focus sui giovani imprenditori del Sud. All’ombra di una crisi che sembra non dare cenno di miglioramento, che continua a svilire il quotidiano e i bilanci finali della stragrande maggioranza delle aziende italiane e mondiali, è ora di ripartire “dal basso”, dal Mezzogiorno, «non più corpo separato da puntellare» come dice nel suo discorso di benvenuto il Presidente dei GI Basilicata Lorenzo Pagliuca, ma, al contrario, avanguardia del rinnovamento nazionale. Con questi presupposti, uno degli ospiti più attesi è il Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, chiamato a un dialogo che individui le tracce risolutive ai molti proble-
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mi da affrontare. E infatti i numerosi interventi susseguitisi durante l’incontro hanno svelato alcuni dei temi più caldi e attuali del dibattito nazionale: meritocrazia, infrastrutture, trasparenza. Quel che è certo è che serve prima di tutto «un piano d’azione verso una reale coesione territoriale» - come fa notare il Vicepresidente Energia e Ambiente GI Leonardo Licitra - a cui dovrà seguire un urgente sostegno a startup e imprese. Ma quali sono le speranze? Secondo il Ministro Barca, un governo unito e armonico nelle scelte politiche nazionali e internazionali è un presupposto necessario, un governo che smetta di fare valutazioni a breve termine e inizi a ragionare a lungo termine. Gli errori di contenuto sono stati fatti e la crisi della politica è tangibile, a cominciare dalle derive di corruzione e burocrazia. Nondimeno, «non bisogna dimenticare di essere più grandi di quello che siamo, e che la nostra è e rimane un’industria forte». Il grande spettacolo dell’acqua -una suggestiva rappresentazione svoltasi poco lontano da Melfi (presso il lago di S.Pietro) e interamente dedicata a San Gerardo Maiella- interrompe piacevolmente i lavori, offrendo originali coreografie di fiotti d’acqua e bravissimi ballerini. Il giorno dopo, le riflessioni sollevate durante
13 Il castello di Melfi
L’invito di Morelli è di considerare l’Europa meno periferica, ponendola al centro dei dibattiti e delle soluzioni.
l’incontro del pomeriggio precedente tornano a galla sin dal primo intervento, quello del Presidente Pagliuca. «L’idea è quella di dar vita a un progetto coordinato che, partendo dal Sud, sia finalizzato al rilancio di tutto il Paese». L’intenzione è chiara a tutti i partecipanti: il Mezzogiorno non è più disposto a farsi trainare, sia nelle acque quiete dei tempi di pace, sia nei torbidi acquitrini di una crisi logorante. Il Mezzogiorno è pronto per lavorare insieme e aver posto attivo e propositivo alla guida di un progetto unitario ma non uniformante, impegnativo ma non impossibile. Come? Semplice, dice Pagliuca a nome di tutti i GI del Sud: garantendo la legalità, acquisendo criteri meritocratici, favorendo la competitività e incentivando chi ha il coraggio di rischiare, gli imprenditori. Gli da ragione il Presidente Morelli, intervenuto subito dopo, che assicura tutto l’appoggio del Movimento già dalle prime parole: «la vostra vittoria è la nostra vittoria». Morelli poi prosegue sottolineando che l’alto tasso di disoccupa-
zione che coinvolge tutta l’Italia da Sud a Nord è un altro punto su cui soffermarsi. La disoccupazione deprime la produttività, il che conduce a una rapida, inevitabile contrazione dei mercati. L’invito è triplice: agire da leader; incoraggiare la speranza dei cittadini italiani ed europei in direzione di un futuro possibile; considerare l’Europa meno periferica, porla al centro dei dibattiti e delle soluzioni. «Oggi chiediamo dal Mezzogiorno a chiunque abbia responsabilità dirigente», termina Morelli «di lavorare in un’unica forte direzione per lo sviluppo, perché l’Europa assuma nel mondo un ruolo di punto di riferimento civile, sociale e culturale». Tutti sul palco e in platea concordano con Vito De Filippo, Presidente della Regione Basilicata, che giornate come queste di Melfi sono salutari e antibiotiche contro l’esitazione generata dallo scetticismo diffuso; e inoltre se è vero, come risulta dai grafici dell’Osservatorio Giovani Imprenditori che ha illustrato il direttore del Centro Studi per il Mezzogiorno
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Massimo De Andreis, che la percentuale di nuove imprese dell’ultimo anno al Sud è il 39% - la quota più alta d’Italia - appare evidente che il peso specifico degli imprenditori meridionali rispetto a tutto il territorio nazionale è decisamente rilevante. Questo è un dato tutt’altro che scoraggiante. Certo, il tasso di sfiducia è altissimo in tutto il Paese, Sud compreso (non dimentichiamo a tal proposito il picco di suicidi di imprenditori strozzati dai debiti, raggiunto dall’inizio del 2011 fino ad a oggi), eppure un altro dato confortante lo fornisce sempre l’Osservatorio Giovani Imprenditori, secondo cui il Mezzogiorno, considerato come macroarea assieme al Nord Ovest, al Nord Est e al Centro Italia, raggiungerebbe il 44,1% di sfiducia sull’andamento attuale dell’economia, contro il 93,9% del Nord Est. Per tirare le fila: lasciare che le crisi lacerino il tessuto territoriale nazionale provoca un frazionamento improduttivo che va contro l’idea di stato unitario sano e funzionante. La soluzione è altrove, ed è nella convinzione che non siamo soli e che attorno a noi e alle nostre singole difficoltà si muove una comunità che
deve iniziare a proteggersi, allacciando relazioni, facendo rete, scoraggiando qualsiasi dislivello territoriale. Si parte col cercare un’intesa tra i tanti, tantissimi imprenditori del Sud d’Italia, si arriverà – si spera - anche a un dialogo nazionale. Ed ecco che con queste premesse prende avvio la tavola rotonda dal titolo «Da Sud A Sud. Per un nuovo patto territoriale». Ospiti dell’incontro sono Alessandro Laterza, (Vice Presidente per il Mezzogiorno di Confindustria), Antonio Marzano (Presidente Cnel), Francesco Minotti (Capo direzione territoriale Centro-Sud Banco Popolare), Patrizia Iaccarino (Amministratore delegato Manpower Italia), Antonio Campanaro (Presidente BDO Italia). A moderare, Oreste Lo Pomo, giornalista caporedattore del Regionale Rai Basilicata. Arrivati a questo punto nessuno dubita che, come sostiene Marzano, «il Sud è una delle unità incompiute». Adesso tocca trovare il bandolo, o i bandoli, della matassa. Per esempio partendo dalla convinzione, come dice Laterza, che per colmare una lacuna c’è bisogno anche di alzare il livello delle aspettative; non deve essere più automatico pensare a una ripresa del Sud
I componenti del Comitato Interregionale GI a colloquio con il Ministro Barca.
giovanimprenditori.org
Lasciare che le crisi lacerino il tessuto territoriale nazionale provoca un frazionamento improduttivo che va contro l’idea di uno stato unitario sano e funzionante.
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Da sinistra: Sebastiano Caffo, Dario Polignano, Silvia Cianciullo, Lorenzo Pagliuca, Leonardo Licitra, Silvio Ontario e Carlo Barbagallo.
legata esclusivamente al settore agricolo, turistico e del terziario commerciale: bisogna puntare anche ad altro, alla cultura ad esempio, alla formazione e all’informazione. Ma non basta, serve stimolare il capitale umano, quello che propone Francesco Minotti di Manpower. «La forza del potenziale umano è necessaria e va valorizzata e indirizzata. Il talento stesso va raccolto e vagliato per non essere presuntivo - ma bisogna prima di tutto mettere competenze e conoscenza a disposizione». Per Minotti poi il futuro va costruito con le banche dalla propria parte, alleate con imprese e istituzioni che giocano alle stesse regole e per il benessere di tutti. È l’unico modo per uscire dal clima di paura e diffidenza che si intuisce dai bilanci 2011, come sottolinea Campanaro di BDO Italia. A chiusura dell’assemblea, le sensazioni insistenti sono di piacevole stupore per aver partecipato a un evento che ha effettivamente rafforzato la coesione dei Giovani Imprenditori, meridionali e non solo; ma anche di maggiore fiducia, laddove i discorsi intrapresi fuori e dentro le assemblee sono riusciti nel loro intento. Sentirsi uniti e meno isolati, in un’impresa comune che regna sopra ogni altra individuale: costruire insieme un futuro migliore.
I NUMERI DELL’OSSERVATORIO GIOVANI IMPRENDITORI Se si seguono gli studi dell’Osservatorio Giovani imprenditori appare evidente che il peso specifico degli imprenditori meridionali rispetto a tutto il territorio nazionale è decisamente rilevante.
La percentuale di nuove imprese al Sud nell’ultimo anno
Livello di sfiducia sull’attuale andamento dell’economia al Sud
Livello di sfiducia sull’attuale andamento dell’economia al Nord Est
qualeimpresa.org
IN primo piano
START UP AL SUD? YES, WE CAN! | di Ioanna Mitracos | Comitato di Redazione Qualeimpresa
Una recente ricerca denominata The Global Venture Capital and Private Equity Country Attractiveness Index 2011 pone il nostro Paese al 30° posto nel ranking mondiale per attrattività degli investimenti di Venture Capital e Private Equity, in discesa di due posizioni dal 2008. Secondo lo studio, l’Italia perde terreno rispetto ai Paesi concorrenti soprattutto a causa del basso grado di protezione degli investitori, della rigidità del mercato del lavoro e dell’elevato livello di corruzione, condizioni che, secondo il sentire comune, nel Mezzogiorno d’Italia sembrano essere profondamente radicate e quasi ineliminabili. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto al prof. Arturo Capasso, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso la Facoltà di Economia dell’Università del Sannio e consigliere di amministrazione di Vertis SGR, società di gestione del risparmio con sede a Napoli, specializzata nell’assunzione di partecipazioni in nuove PMI del Centro – Sud Italia.
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Prof. Capasso, lei è a contatto con il mondo delle startup e con gli ostacoli che gli aspiranti imprenditori meridionali trovano nel tentativo di dare vita ad una nuova impresa. Concorda con gli esiti della ricerca? Parzialmente. Ritengo che ci siano una serie di fattori per i quali l’Italia non è né tanto svantaggiata né tanto avvantaggiata nella produzione di nuove imprese. Innanzi tutto la concorrenza – oggi in costante calo – del mercato del lavoro tradizionale, che in passato ha ridotto lo stimolo dei nostri laureati di talento a rischiare la strada imprenditoriale. Un altro aspetto importante è l’organizzazione del sistema economico, finanziario e giuridico del nostro Paese. Dal punto di vista economico, uno dei problemi maggiormente avvertiti è, ad esempio, la difficoltà nel superare gli ostacoli legati al sistema dei brevetti e della protezione del capitale intellettuale. Abbiamo dei bravissimi ricercatori ed una grande capacità di trasformare i soldi della ricerca in buone idee, ma siamo meno bravi a trasformare le buone idee in soldi. Un altro importante limite allo sviluppo delle startup riguarda taluni aspetti della legge fallimentare italiana, che considera il fallimento come un’”onta” indelebile, laddove per le startup,
Giovani Imprenditori Confindustria
rientra nella logica delle cose. Importanti ricerche internazionali sul tema dell’imprenditorialità hanno dimostrato che le startup di successo nascono molte volte proprio da imprenditori che hanno saputo capitalizzare gli insegnamenti di precedenti insuccessi. C’è “voglia di startup” al Sud? Al Sud c’è molta “voglia di startup”. È necessario incanalare le forze positive dei giovani in percorsi ad hoc – le Startup Cup sono uno dei tanti esempi – che li abituino a pensare allo sviluppo dell’idea in chiave imprenditoriale, coniugando l’aspetto puramente scientifico a quello commerciale. A tal fine un ruolo chiave riveste la sinergia, ancora da raggiungere pienamente, tra i mondi dell’università e dell’impresa. Quali sono i punti di forza da potenziare per motivare i giovani di talento a creare nuove imprese nel Mezzogiorno? Tre punti. Primo: non far loro trovare lavoro! Secondo: immaginare qualcosa che sostituisca quello che nei manuali americani è denominato “Family, Friends and Fools financing”, ossia l’aiuto finanziario da parte dell’entourage del neo imprenditore, che possa accompagnare la startup dalla fase embrionale
Abbiamo dei bravissimi ricercatori ed una grande capacità di trasformare i soldi della ricerca in buone idee, ma siamo meno bravi a trasformare le buone idee in soldi.
alla fase più avanzata in cui può ricevere fondi di venture capital. Occorre dunque potenziare il cosiddetto “seed financing”, che ad esempio negli Stati Uniti viene svolto da business angels, magari prevedendo benefici fiscali per gli investitori. Terzo: adottare strumenti di flessibilità che incentivino gli spin off nati in contesti di lavoro dipendente o in ambito accademico. Concludendo, Startup e Sud: il binomio è possibile? Startup e Sud non è soltanto un binomio possibile, ma è un binomio assolutamente necessario. È necessario perché qualora venisse meno questa
forza innovativa, al Sud resterebbe poco su cui puntare. Dobbiamo far nascere al Sud un’industria che abbia significative barriere alla concorrenza. E ciò possiamo farlo soltanto mettendo a frutto il cospicuo capitale culturale di cui disponiamo per cambiare le regole di un gioco che altrimenti vede il Sud perdente. Il risultato è che ne beneficeranno anche i settori economici tradizionali. Il messaggio importante da dare è che i giovani di talento ci sono, le buone idee ci sono e che, in un mercato dalle scarse disponibilità di finanziamento a titolo di capitale di credito, esistono molti fondi di finanziamento per imprese innovative. Bisogna soltanto osare!
Occorre dunque potenziare il cosiddetto “seed financing”, che ad esempio negli Stati Uniti viene svolto da business angels, magari prevedendo benefici fiscali per gli investitori.
IL FONDO VERTIS VENTURE E LE SUE PARTECIPAZIONI
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CHI è ARTURO CAPASSO Nato a Napoli nel 1962 e laureato in Economia e Commercio presso la Federico II, ha conseguito il MBA presso la Columbia University di New York. Dottore di Ricerca in Finanza Aziendale, è attualmente Professore Ordinario di Corporate Governance nell’Università del Sannio e di Business Valuation nell’Università di Napoli Federico II. Consigliere di Amministrazione in Vertis SGR e in Napoli Servizi. È stato Visiting Professor/Researcher presso la Columbia University di New York, la Gdansk School of Banking, il Private Equity & Venture Capital Club della London Business School.
Augusto Bandera è nato a Busto Arsizio il 4 Novembre 1969, è sposato e ha due figlie. è Direttore Corporate Sales di Vodafone Italia da aprile 2012. In Azienda dal giugno 2007, ha ricoperto ha ricoperto il ruolo di Direttore Large & Multinational Accounts e la posizione di Direttore Vendite Corporate prima per il Centro Italia e poi per il Nord Ovest. Membro supplente del Consiglio di Amministrazione MAF, dopo essersi laureato in Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, ha iniziato la sua carriera professionale nella consulenza di direzione in Value Partners, lavorando in Italia, in Germania, in UK e Sud America.
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IN primo piano
GI E VODAFONE: UNA APP PER INNOVARE E CRESCERE | di Simone Colombo | Comitato di Redazione Qualeimpresa
Il 2011 segna l’anno della svolta, le vendite degli smartphone hanno superato quelle dei PC ed il divario tra vendite di device mobili e PC è destinato ad aumentare in modo significativo nei prossimi anni, secondo uno studio di BI Intelligence, tanto che per il 2016 si stima che il rapporto sarà di 4 ad 1. Il crescente utilizzo di smartphone e tablet come strumenti di lavoro in azienda sta delineando un nuovo scenario che alcuni analisti hanno ribattezzato “Post PC Enterprise”, caratterizzato da un insieme eterogeneo di device a supporto delle attività lavorative. Vodafone gioca un ruolo da protagonista in questa evoluzione, non solo con un’offerta integrata di servizi voce, connettività, device e piattaforme di device management, ma anche come partner delle aziende per lo sviluppo di mobile applications a supporto dei processi di business. Abbiamo incontrato Augusto Bandera, Direttore Corporate Sales di Vodafone, per farci raccontare come le nuove tecnologie possono aumentare la competitività delle imprese. Connettività ed interazione, come si traducono in opportunità di business per le aziende? La tecnologia cambia il nostro modo di vivere e di lavorare, stiamo quindi assistendo ad un’evoluzione più profonda, il cui paradigma si articola su tre aspetti: mobilità, collaboration, social. L’avvento della Post PC Enterprise richiede il ripensamento di infrastrutture, architetture e modelli di governance IT, ma offre soprattutto alle aziende la possibilità di re-ingegnerizzare i propri processi di business, sfruttando i vantaggi offerti dalle tecnologie mobili. Le mobile applications di Vodafone, in particolare, permettono di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi interni ed offrono alle aziende nuovi canali di interazione con i loro clienti, fornitori e stakeholder aziendali.
dell’infrastruttura aziendale, insomma della propria value chain. In un contesto macroeconomico particolarmente sfidante come quello attuale, che spinge le aziende a scegliere con maggiore attenzione i propri investimenti, le mobile applications sono una soluzione che consente il raggiungimento degli obiettivi di efficienza ed efficacia interna in breve tempo (in molti casi l’investimento di ripaga in poche settimane), il miglioramento dell’immagine aziendale, la soddisfazione dei dipendenti e dei clienti stessi. Tutto questo non solo per le aziende. Le mobile applications rappresentano anche uno dei tasselli principali delle Smart Cities perché offrono alla PA l’opportunità di offrire servizi evoluti ed innovativi ai cittadini migliorando al contempo la propria efficienza interna.
In quali settori i maggiori benefici? L’adozione delle mobile applications consente alle aziende di generare più valore sia nelle attività primarie come logistica, marketing, vendite, sia nelle attività di supporto, ad esempio nella gestione delle risorse umane,
E quella sviluppata per l’evento? La soluzione realizzata da Vodafone per il meeting dei Giovani Imprenditori, che abbiamo lanciato in occasione dell’appuntamento di giugno a Santa Margherita Ligure, è la concreta realizzazione di come anche per l’organizzazione di eventi le mobile apps
possono diventare un utile supporto. Durante l’appuntamento di Capri, avremo nuovamente la possibilità di utilizzarla (ovviamente in versione ulteriormente evoluta) consentendo cosi’ a tutti i partecipanti di interagire e fruire dei contenuti in modo innovativo, veloce e “social”.
L’APP CONFINDUSTRIA GIOVANI IMPRENDITORI Oltre alle informazioni sul Convegno, come l’agenda degli interventi e le schede dei relatori, l’app presenta due sezioni di particolare interesse: l’area Vodafone, per favorire il coinvolgimento dei Giovani Imprenditori, e l’area social per l’interazione con Twitter, che consente a tutti i partecipanti del Convegno di condividere in tempo reale tweet, immagini e video. L’app, disponibile per iPad/iPhone ed Android, è scaricabile dal sito: http://dea.clxeurope.com
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INTERVISTA CON I PAST PRESIDENT GI
CARLO PATRUCCO, imprenditori di se stessi! | di Alessandro Addari | Direttore Qualeimpresa
Ripercorriamo una ulteriore tappa del nostro movimento con Carlo Patrucco, Piemontese, di Casale Monferrato, che ha guidato i Giovani Imprenditori dal 1982 al 1984, dopo la Presidenza Abete e prima di Giorgio Fioruzzi, per poi ricoprire, a soli 37 anni e per due mandati, la carica di Vice Presidente di Confindustria per i rapporti sindacali.
20 Lanciai lo slogan “imprenditori di se stessi”. Il messaggio si basava sull’uscita dalla logica assistenziale, per fare impresa autonomamente senza chiedere aiuti all’esterno.
GIConfindustria
può ricostruire il contesto degli inizi degli anni ’80, nel paese e nel movimento? Erano anni difficili per i rapporti tra associazioni imprenditoriali e sindacati. Per i Giovani Imprenditori di allora, non era facile realizzare i propri progetti. Confindustria ebbe un ruolo importante per cambiare il quadro che si era delineato nel Paese. La politica contava molto e non ci era certo vicina. Ricordo con particolare piacere, durante il mio primo anno di presidenza, il convegno di Milano organizzato da Confindustria sotto la presidenza di Vittorio Merloni in cui mi fu chiesto di fare un intervento. In quella occasione lanciai lo slogan “imprenditori di se stessi”. Il messaggio si basava sull’uscita dalla logica assistenziale, per fare impresa autonomamente senza chiedere aiuti all’esterno e invitando i giovani, imprenditori e non, ad assumere il rischio di impresa per sviluppare il Paese. Ricordo inoltre i convegni dei Giovani Imprenditori come momenti fondamentali per lanciare proposte e progetti per il Paese. Voglio anche dirvi che ho un particolare legame con QualeImpresa perché è proprio grazie alla mia prima presenza ad un convegno organizzato dai Giovani Imprenditori di Alessandria che conobbi l’allora Presidente dei Giovani Piero Pozzoli, il quale al termine del dibattito mi chiese di far parte del Comitato di Redazione di Quale Impresa. Accettai la proposta e successivamente, dopo due anni, divenni
suo vice presidente per i rapporti economici. Ancora oggi il suo ricordo è forte e la sua volontà di modificare l’assetto di Confindustria e del Paese e’ rimasto un esempio indelebile. a 37 anni vicepresidente per i rapporti sindacali, qualche ricordo… Fu un incarico del tutto imprevisto. Al termine della Presidenza di Vittorio Merloni venne nominato alla Presidenza Luigi Lucchini. Il mattino della nomina dei suoi Vice Presidenti fu convocata una riunione in cui Lucchini fece presente che non era ancora stato individuato il Vice Presidente per i Rapporti Sindacali. A quella riunione erano presenti tutti i Vice Presidenti gia’ nominati, fra cui Carlo De Benedetti, Franco Mattei, Mario Schimberni, Luigi Orlando oltre al Presidente della Piccola Industria e al sottoscritto. Sostenni in termini anche un po’ duri che era necessario individuare figure giovani e con esperienza del mondo confindustriale e che la figura più adatta era Luigi Abete. Ne seguì un dibattito acceso e ad un certo punto Lucchini mi chiese di uscire. Dopo qualche minuto il Presidente mi chiamò, chiedendomi di accettare la carica di Vice Presidente per i Rapporti Sindacali. Con il Presidente Lucchini costruimmo un gioco di squadra straordinario fatto di fiducia e delega. Erano gli anni delle grandi battaglie sulla scala mobile e sull’indennità di contingenza. L’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi
aveva “sterilizzato i punti di indennita’ di contingenza” e, per contro, le organizzazioni sindacali avevano deciso di promulgare un referendum per eliminare quanto deciso dal Governo. Il sabato precedente all’apertura dei seggi sulla prima pagina del Corriere della Sera apparvero due articoli di cui uno a firma di Luciano Lama e l’altro a firma del sottoscritto che esprimeva la nostra forte posizione tesa a modificare la politica del lavoro, dichiarando che “non ci interessano affatto i decimali di contingenza”. La domenica sera il Presidente Lucchini mi telefonò dandomi appuntamento per il lunedì in prima mattinata in Confindustria. Quando arrivai nel suo ufficio mi disse “Questo pomeriggio
alle ore 14 in punto, ad urne chiuse, disdettiamo la scala mobile e lo spieghi tu ai giornalisti”. Fu una giornata difficile. La sala di Confindustria era colma all’inverosimile e quando il Presidente Lucchini iniziò il suo intervento si alzarono dai giornalisti di area di estrema sinistra urla e insulti che furono fermati dalle forze dell’ordine. La riunione terminò in un clima di forte tensione, ma noi avevamo la convinzione di aver posto le basi per il cambiamento delle relazioni industriali nel Paese. Se poi si pensa che in quella stessa giornata gli elettori chiamati alle urne risposero negativamente al referendum indetto dalle organizzazioni sindacali il risultato fu davvero positivo per il Paese e per Confindustria.
Ricordo la prima pagina del Corriere Della Sera in cui espressi la nostra forte posizione tesa a rifare la politica del lavoro: “non ci interessano affatto i decimali di contingenza”, poi la nostra posizione fu recepita, contribuendo a realizzare quella che fu una svolta per il Paese.
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IN UNA AUDIZIONE AL SENATO DEL 6 FEBBRAIO 1986 SULLA POLITICA IDUSTRIALE, NELLA SUA RELAZIONE INDIVIDUAVA, TRA GLI ALTRI, DUE PUNTI CHIAVE: LO sviluppo e, quindi, il peso della competitività e del costo del lavoro, TEMI ANCORA OGGI ATTUALI… Certamente sì. Durante quella audizione sottolineai che il tasso di sviluppo del sistema economico italiano dipende principalmente dal tasso di sviluppo del commercio mondiale e, all’interno di quest’ultimo, dalla percentuale che riusciamo ad acquisire e posi una domanda: vi siete chiesti qual è il peso che ha
il costo del lavoro all’interno di una politica di sviluppo? Il problema è rapportare questo elemento e capire oggi come vanno destinati gli incrementi di produttività. Questo è l’elemento fondamentale su cui la Confindustria si muove. La scelta è molto semplice: o noi alziamo il livello di produttività e il rapporto tra il costo del lavoro e livello di produttività è destinato agli investimenti e alla competitività dei prezzi, oppure, pensare che le nostre quote all’interno dell’interscambio mondiale possano aumentare, e quindi garantire al sistema economico italiano un tasso di sviluppo più elevato, è una pia illusione.
IN UNA INTERVISTA DEL 26 GENNAIO 1992 METTEVA IN GUARDIA DALLA “DEGENERAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA ASSISTENZIALE E CLIENTELARE”. Espressi delusione nel senso che i problemi veri di competitività non costituivano il terreno sul quale si stava concentrando il dibattito della campagna elettorale di allora. Programmi che avessero come tema centrale il risanamento dell’ economia e che rispondessero a domande precise: cosa vuol dire far funzionare i servizi pubblici, mettere ordine nei conti dello Stato, ridurre l’ inflazione? Tutte domande, purtroppo, ancora molto attuali.
DAL TERRITORIO
I CINQUANT’ANNI DEL GGI DI NAPOLI | di Antonietta Sanseviero | Ufficio Stampa Unione Industriali Napoli
Il Gruppo Giovani partenopeo festeggia mezzo secolo di vita tra ospiti illustri e nuove proposte.
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“Cinquant’anni di attività all’insegna di proposte, confronti e iniziative per chi fa impresa, per il sistema Paese. Un cammino impegnativo, ricco di soddisfazioni, intrapreso con grande senso di responsabilità e la creatività, la determinazione e un pizzico di sana follia solo in parte ascrivibili al dato anagrafico”, ha ricordato Vincenzo Caputo, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Napoli, dal palco dell’Assemblea annuale dell’Associazione Imprenditoriale partenopea. Lo scorso 28 giugno, infatti, in occasione del tradizionale appuntamento della territoriale napoletana, si è svolta la celebrazione per quest’importante compleanno che vede protagonisti gli under 40. Dopo un coinvolgente intervento sui temi della meritocrazia, della semplificazione, della responsabilità e dell’etica e cultura d’impresa, alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, e degli illustri ospiti intervenuti all’Assemblea, Caputo ha premiato i suoi predecessori: Giulio Albano (1968-1971), Riccardo Bachrach (1971-1972), Isidoro Balsamo (1979-1982), Antonio D’Amato (1984-87), Marilù Faraone Mennella (1987-1989), Pasquale Romano (1990-1994), Giuseppe Rocco (1995-1999), Andrea Manto (1999-2003), Rossella Paliotto (2003-2005) e Andrea Bachrach
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Il Gruppo ha riservato un ringraziamento particolare al presidente dell’Unione Industriali Paolo Graziano per il suo attivo sostegno offrendogli la presidenza ad thonorem degli under 40.
(2008-2011). Assenti per motivi di lavoro Eugenio Buontempo (1964-1967) e Antimo Caputo (2005-2008), ai quali è andato il saluto e il ringraziamento del Presidente in carica. La premiazione ha offerto l’occasione per ricordare anche i due past president scomparsi, Vincenzo Carola (1962-1963) e Paolo De Luca (19731976), che con il loro operato hanno contribuito fortemente alla costruzione di un Gruppo che conta, oggi, circa 250 associati. Ai premiati sono state consegnate una spilla in argento con il logo del cinquantennale del Gruppo Giovani Imprenditori e una pubblicazione che ricorda le principali iniziative portate avanti nell’arco degli anni dalle diverse presidenze. Un ringraziamento particolare, da parte di tutti gli under 40 dell’Associazione Imprenditoriale partenopea, è andato, poi, al Presidente dell’Unione Industriali, Paolo Graziano, sempre pronto a riconoscere il contributo determinante offerto dai giovani per lo sviluppo e la competitività dei territori e del sistema produttivo. Al presidente Graziano, il Gruppo guidato da Caputo ha voluto fare un omaggio simbolico, offrendogli la presidenza ad honorem degli under 40. Tante le proposte avanzate dal Gruppo Giovani per la ripresa dell’economia: dal rilancio della finanza privata, con attenzione
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Per Caputo un fattore chiave per lo sviluppo è il senso di comunità che ha “impatti potentissimi sull’economia, il fare impresa, la competitività dei territori”.
crescente al mondo del venture capital, alle misure di accompagnamento per le nuove imprese – seed financing – destinate a valorizzare e incentivare le start up, agli investimenti in innovazione, elemento fondante delle imprese del futuro. Il Presidente del Gruppo Giovani, nella sua relazione, ha evidenziato un fattore chiave per lo sviluppo: la coesione, il senso di comunità. “Tema che può sembrare umanistico, teorico, - ha spiegato Caputo - e che invece ha impatti potentissimi sull’economia, il fare impresa, la competitività dei territori. La coesione, il senso di comunità, il recupero del capitale sociale, della reciproca fiducia non ha costi e può essere perseguita solo grazie alla fattiva collaborazione di chiunque, per il
ruolo che svolge. È un processo che passa necessariamente per l’applicazione di alcuni concetti chiave: la meritocrazia, la responsabilità, la semplificazione”. La giornata di festeggiamenti si è poi conclusa a Villa Caracciolo con una cena a cui hanno partecipato i past president del Gruppo, molti degli associati dell’Unione Industriali di Napoli, tra cui i Vice Presidenti Amedeo Giglio, Guglielmo La Regina e Luigi Cacciapuoti, il Vice Presidente Energia e Ambiente GI Leonardo Licitra e il componente della Presidenza nazionale con delega alle Infrastrutture e Competitività, Mario Giustino, i Presidenti di diverse territoriali italiane e il Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli.
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DAL TERRITORIO
Le reti di impresa: opportunità strategica per il futuro | di Irene Rizzoli | Vice Presidente GGI Parma
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Motivazione, passione, preparazione tecnica, voglia di mettersi alla prova. Ma anche l’amarezza di veder fuggire tanti talenti. Al convegno del 2 luglio a Parma si è respirato tutto questo, unitamente ad un generale entusiasmo ed una forte intraprendenza. Perché il vero mestiere dei giovani è uno solo: fare in modo che le cose cambino.
Era quello che gli organizzatori si attendevano e così è stato: le giovani leve dell’impresa, del sindacato e della politica, si sono confrontate senza retorica e senza tacere problemi e responsabilità, in merito ad un tema cruciale per il Paese e per i suoi giovani: il lavoro. È ciò che è successo al convegno nazionale “Lavoro 2012. Il Paese che vorrei!” che si è svolto a Parma il 2 luglio scorso. L’evento è stato organizzato dal Gruppo Giovani dell’Unione Parmense degli Industriali, insieme al Comitato regionale Giovani Imprenditori dell’Industria dell’Emilia Romagna e al Comitato Education e Lavoro del Giovani Imprenditori di Confindustria, ed ha visto la partecipazione di un folto pubblico, non solo parmense. Tanti i giovani presenti in platea e tanti al tavolo dei relatori, a rendere tangibile quanto il tema del lavoro stia a cuore alle nuove generazioni. Perché sono loro che, oltre ad essere pesantemente colpite dalla disoccupazione, si tro-
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veranno anagraficamente a “pagare” le scelte compiute oggi in materia di mercato del lavoro. Per questo era necessario e urgente chiamarle a confronto. E ne è uscito un dialogo aperto e costruttivo, in cui tutti sono stati concordi nell’affermare che il futuro e la sopravvivenza del Paese passano attraverso le capacità dei suoi giovani, che sono tante ma che, per uno strano gioco perverso, il nostro stesso Paese non ha la capacità di riconoscere dal punto di vista economico e sociale. Lo sanno bene due dei tanti cervelli in fuga che questo riconoscimento lo hanno ottenuto fuori dall’Italia, giovani talenti intervistati via Skype dal moderatore del convegno Sergio Nava di Radio 24: Morena Bernardini, che a 29 anni in Francia è il più giovane membro della divisione strategica di una società attiva nel settore aerospaziale e nella difesa, e Gianluca Pettiti, 34 anni, CEO di una multinazionale leader nel mercato Biotech in Brasile.
“L’Italia paga una scarsa diffusione dell’istruzione tecnica, una grave carenza di capitale umano misurata in base al titolo di studio che resta troppo basso, un grave sottoutilizzo delle donne nel mercato del lavoro, un basso investimento nella creatività” Luca Paolazzi, Direttore del Centro Studi di Confindustria.
Lo evidenziano anche i dati di confronto tra il mercato del lavoro italiano e tedesco, presentati da Luca Paolazzi, Direttore del Centro Studi di Confindustria, in apertura del convegno. “L’Italia paga una scarsa diffusione dell’istruzione tecnica, una grave carenza di capitale umano misurata in base al titolo di studio che resta troppo basso, un grave sottoutilizzo delle donne nel mercato del lavoro, un basso investimento nella creatività”. Occorre dunque accelerare sulle riforme per frenare que-
sto spreco generazionale e a questo tema è stata dedicata la tavola rotonda “Il Paese per cui stiamo lavorando” cui hanno preso parte il vicepresidente del Gruppo Parlamentare del PDL Simone Baldelli, il Responsabile nazionale per sviluppo industriale e finanza d’impresa del PD, Matteo Colaninno, l’europarlamentare Lara Comi, la responsabile delle politiche giovanili della CGIL Ilaria Lani e l’imprenditrice Rossella Po, Presidente della Angelo Po Grandi Cucine Spa. A pochi giorni dall’appro-
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Da sinistra: Rossella Po, Simone Baldelli, Sergio Nava, Matteo Colannino e Ilaria Lani.
vazione, è stato poi il vice ministro Michel Martone a passare in rassegna la riforma del lavoro; oltre che difenderne i principi ispiratori, il viceministro ha affermato con forza l’importanza di avere coraggio e spirito d’iniziativa. “Molto spesso i giovani sembrano paralizzati dalla paura di sbagliare. Al contrario devono sapere che la cosa grave non è sbagliare ma non averci mai provato”, aggiungendo un quanto mai vero “Il Paese ha bisogno di loro”. E per finire un pensiero, che raccoglie l’approvazione di tutti i presenti “Conclusa l’era del debito, inizierà quella del merito”. Al Presidente nazionale Jacopo Morelli, è spettato poi il compito di presentare le
priorità da seguire in termini di politica economica per invertire la rotta in tema di lavoro. Maggiore flessibilità in entrata, abbassamento della tassazione sul lavoro per ridare potere di acquisto e stimolare la domanda interna, alleggerimento degli oneri burocratici, per creare un mercato del lavoro più dinamico e forte. E poi, non meno importante, l’assoluta necessità di introdurre meccanismi per stimolare la nascita di nuove imprese, di startup, per ridare vitalità all’imprenditorialità di questo Paese. La tabella di marcia è pronta, ora occorre passare dalle idee ai fatti. E i giovani auspicano che questo succeda al più presto!
Tra le priorità da seguire in termini di politica economica, il Presidente Morelli ricorda la necessità di introdurre meccanismi per stimolare la nascita di nuove imprese per ridare vitalità all’imprenditorialità.
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DAL TERRITORIO Erano più di 400 i Giovani Imprenditori che lo scorso 6 luglio, avendo raccolto l’invito del Presidente G.I. del Veneto, Giulio Pedrollo, hanno deciso di partecipare alla Festa d’Estate nella splendida e magica cornice di Villa da Schio a Castelgomberto. Assieme ai 7 Presidenti dei Gruppi GI territoriali veneti - Matteo Cielo (Vicenza), Matteo Zoppas (Venezia), Federico Pompeo (Treviso), Enrico Berto (Padova), Andrea Pernigo (Verona), Jury De Col (Belluno) e Andrea Pascucci (Rovigo), c’erano tanti Giovani Imprenditori veneti ma anche
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lombardi, piemontesi, friulani, emiliani, per un evento che ha davvero abbattuto le barriere geografiche. La Festa d’estate è un appuntamento ormai entrato nella tradizione del Movimento dei G.I. ma quanto accaduto sulle colline vicentine in quella tiepida sera di inizio estate ha davvero dello straordinario. Quest’anno c’era un motivo in più per fare festa, anzi è stata proprio questa la ragione che ha spinto molti a partecipare: aiutare chi è stato duramente colpito negli affetti e nella vita professionale, chi di fronte alla
ARTE E IMPRESA PER AIUTARE LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO | di Nicola Del Din | Comitato di Redazione Qualeimpresa
Un evento innovativo per aiutare gli amici dell’Emilia Romagna, con un’asta di beneficienza dedicata alla raccolta di fondi per contribuire a far ripartire le zone colpite dal sisma. Questi gli ingredienti della festa d’estate dei GI del Veneto.
La somma è stata raccolta grazie ad una sottoscrizione interna e ad una lotteria ma, soprattutto, attraverso un’asta di beneficienza che, facendo eco al “Business speed date” organizzato solo qualche mese prima a Cortina, è stata subito denominata “Art speed date”.
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tragedia del terremoto vuole ripartire, vuole ricostruire, vuole ritrovare al più presto quella serena normalità che troppo spesso diamo per scontata e che rappresenta invece la prima vera grande ricchezza per continuare a vivere, sperare, fare progetti per il domani. Aiutare gli amici dell’Emilia Romagna, con questo obiettivo il Vice Presidente regionale Vittorio Pavin e la Vice Presidente di Vicenza, Maria Marangoni, insieme al loro gruppo, in una corsa contro il tempo, hanno organizzato l’evento. È stata una vera e propria gara di solidarietà, grazie alla quale alla fine della serata sono stati raccolti 7.500 euro, subito
trasformati in un assegno che i G.I. del Veneto hanno consegnato nelle mani di Giusy Sassi, arrivata a Vicenza in rappresentanza dei G.I emiliani. Come al solito, la fantasia imprenditoriale ha dato i suoi frutti: la somma è stata raccolta, infatti, grazie ad una sottoscrizione interna e ad una lotteria ma, soprattutto, attraverso un’asta di beneficienza che, facendo eco al “Business speed date” organizzato solo qualche mese prima a Cortina, è stata subito denominata “Art speed date”. In pratica, in un’asta dai ritmi serrati nella quale sono state battute opere di 11 artisti veneti, destinando l’intero ricavato all’aiuto concreto
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Giulio Pedrollo e Giusy Sassi.
alle popolazioni emiliane colpite dal sisma. Perché, come ha sottolineato il Presidente Pedrollo, il denaro raccolto confluirà nel fondo per la ricostruzione delle scuole distrutte dal terremoto ed è bello pensare che se in questi giorni alcuni bambini emiliani potranno ritornare in una scuola “normale” lo si deve anche a questo piccolo contributo. Da sempre i G.I. si occupano di Education, pertanto, destinare quanto raccolto proprio alla ricostruzione delle scuole, è la naturale prosecuzione di un impegno entrato nel DNA del Movimento. Grande soddisfazione nelle parole di Giusy Sassi che, ricevendo il contributo raccolto, ha dichiarato: “porteremo nel cuore i vostri volti e la vostra generosità”. E grande soddisfazione anche nelle parole di Giulio Pedrollo che è riuscito nell’intento di
Da sempre i GI si occupano di Education, pertanto destinare quanto raccolto alla ricostruzione delle scuole è la naturale prosecuzione di un impegno entrato nel DNA del Movimento.
riunire le feste d’estate territoriali in un unico grande evento regionale, perdipiù con un nobile obiettivo. Questa festa, ha dichiarato con orgoglio il Presidente dei G.I. veneti, dimostra come quando ci si compatta e si concentrano le energie su progetti meritevoli ed aggreganti, si superano gli ostacoli ed i personalismi ed i risultati arrivano. Ed anche la politica intelligente è pronta a collaborare: alla serata era presente l’Assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro, Elena Donazzan, che, nel ricordare la quotidiana collaborazione con i G.I., ha riservato loro parole di elogio ed incoraggiamento. Insomma, proprio un bel risultato per un Veneto che si conferma unito, solidale e con tanta voglia di lavorare per il futuro.
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CONTRATTI DI RETE: STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE | di Alessandro Addari | Direttore Qualeimpresa
Abbiamo dedicato ampio spazio ai Contratti di Rete, un importante strumento teso a incrementare la competitività e la capacità innovativa delle imprese, la cui disciplina è stata di recente integrata con il D.L. 83/2012, articolo nr. 45, convertito con modificazione nella L. n.134 del 7/08/2012. Tra tutte una novità sostanziale: la facoltà che la rete acquisti soggettività giuridica laddove sussistano determinate condizioni. Di recente La Fondazione Bruno Visentini (FBV), nell’ambito del laboratorio sulle reti diretto da Fabrizio Cafaggi, ha intrapreso una ricerca, promossa da RetImpresa-Confindustria e Unioncamere, dal titolo: Contratti di Rete, un’analisi comparativa.
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Professor Cafaggi, quali sono i principali settori coinvolti e il numero medio di imprese? I settori sono molto diversificati già nell’ambito della manifattura per così dire tradizionale: dall’automotive all’edilizia, dall’alimentare al tessile-abbigliamento, per fermarsi agli ambiti principali. I contratti di rete sono inoltre stipulati in agricoltura (specie se collegati al turismo), nel comparto dei servizi turistici, in quello dei servizi avanzati alle imprese, ambito che esprime un elevato numero di adesioni a iniziative di rete nonché in settori emergenti quali le biotecnologie e il biomedicale. Le reti costituite in questi anni sono prevalentemente composte da un numero di imprese da tre a nove. Le reti bilaterali rappresentano una quota complessivamente minoritaria ma tuttora rilevante. Restano poche le reti con più di dieci membri e un’eccezione isolata quelle con più di cinquanta. Il programma di Rete costituisce il “cuore” del contratto, quali attività sono maggiormente perseguite? Tra gli obiettivi principali dei programmi di rete spicca quello di rafforzare la competitività delle imprese sotto il profilo dell’accesso al mercato e della commercializza-
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zione di prodotti e servizi; di qui la grande enfasi sulle attività connesse alla promozione commerciale, alla creazione di marchi collettivi, spesso connessa alla definizione di standard di produzione, al coordinamento di un’offerta integrata tra i partecipanti da destinare al mercato. Parimenti rilevante è la produzione di servizi alle imprese aderenti, dalla logistica, al marketing, alla certificazione. Meno diffusa è la focalizzazione sulla realizzazione di un singolo progetto molto specifico o sulla produzione di un singolo prodotto, mentre attenzione ancora contenuta ma crescente assume il modello della rete multi-progetto destinata a coordinare una serie di progetti collegati dal perseguimento di un obiettivo comune. Quanti contratti di rete in media adottano un organo comune e si dotano di un fondo comune? Si tratta della scelta assolutamente prevalente, benché, com’è noto, la legge consenta di costituire reti senza fondo e senza organo comune. Tra quanti non prevedono tale istituzione, alcuni la contemplano come possibile futura istituzione, segno di una gradualità nelle scelte organizzative e patrimoniali che talora potrebbe incoraggiare la formazione di reti.
“Tra gli obiettivi principali dei programmi di rete spicca quello di rafforzare la competitività delle imprese sotto il profilo dell’accesso al mercato e della commercializzazione di prodotti e servizi” spiega Fabrizio Cafaggi, professore di diritto comparato Istituto universitario europeo, visiting professor University of Pennsylvania law school.
I diritti di proprietà industriale solitamente entrano nel fondo comune? Si tratta di casi ancora isolati e relativi al conferimento di marchi più che di brevetti o altri diritti. Non si può tuttavia dire che i contratti di rete si disinteressino delle modalità di assegnazione di diritti sulla conoscenza, sia nuova che pregressa, posto che un certo numero di essi, benché contenuto, ne regoli l’assegnazione. In prospettiva v’è da augurarsi che le parti disciplinino puntualmente la modalità di allocazione dei diritti di proprietà intellettuale e industriale e del loro sfruttamento perché la rete può costituire un volano per l’innovazione solo se vi è una chiara definizione ex-ante degli incentivi individuali delle imprese partecipanti.
Quali ritiene potranno essere ulteriori sviluppi in termini di evoluzione dei modelli di contratti di Rete? Le grandi sfide dell’innovazione organizzativa sono affidate all’autonoma iniziativa delle imprese stesse nello sperimentare l’uso del contratto per la formazione di c.d. macro-reti, o reti di reti, e di reti multi-progetto: in queste trova spazio una progettualità di tipo flessibile, dove l’autonomia dei singoli o di singoli raggruppamenti si coniuga con la ricerca di sinergie sempre nuove nell’ambito di programmi coerenti di sviluppo imprenditoriale. In parte, tale evoluzione sarà influenzata dalla riforma appena approvata in Parlamento. Un impatto forse maggiore potrà essere dato da una integrazione della disciplina degli appalti volta a contemplare i contratti di rete tra i meccanismi di aggregazione ammessi alla partecipazione delle gare pubbliche, come pure si discute nelle sedi politiche. Il vero futuro dovrà essere scritto in Europa dove lo sviluppo delle reti trans europee costituirà un volano per la crescita, l’innovazione e la competitività.
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BRASILE, OPPORTUNITà PER LE IMPRESE ITALIANE | di Alessandro Addari | Direttore Qualeimpresa
Abbiamo chiesto a Luciano Feletto, Presidente della Camera di Commercio Italo Brasiliana e al Consigliere Fabio Ceroni, di fornirci un quadro sintetico sulle opportunità e i rischi per le imprese italiane nell’approccio al “gigante” Brasile.
30 Quali sono i settori chiave con maggiori opportunità per le nostre imprese? I settori trainanti per i prossimi 10 anni sono l’Energetico (Oil & Gas), Infrastrutture e l’indotto del Sistema Automotive. Il Brasile ospiterà i Mondiali di calcio 2014 e le Olimpiadi 2016. La Federazione ha investito, a completamento e sviluppo sociale del Paese, risorse proprie per 60 Miliardi di US$, escluse le opere dedicate agli eventi. I settori che ne trarranno beneficio saranno quello delle infrastrutture e tutti i servizi collegati (viabilità, automazione, TLC, etc.), coinvolgendo realtà internazionali con l’apporto di tecnologie, adeguate allo sviluppo del Paese, ove, spesso, le imprese italiane e il Made in Italy sono assenti per mancanza di consonanze con il Paese e il suo modo di operare. Il Brasile è il primo produttore al mondo di bio-diesel, a seguito delle recenti scoperte di risorse petrolifere e gas, il Governo ha autorizzato l’azienda di stato Petrobras a stanziare, sino al 2019, risorse per 190 miliardi di US$ per sostenerne lo sviluppo. Oltre gli
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“Il Brasile è il primo produttore al mondo di bio-disel, a seguito delle recenti scoperte di risorse petrolifere e gas ” spiega Luciano Feletto.
aspetti legati alle prospezioni che sono già stati assegnati alle più importanti società del settore a livello mondiale, il Made in Italy potrebbe essere protagonista nell’indotto, in tutte le sue forme e attività, non solo industriali. Il Brasile è il quarto produttore mondiale di automobili e veicoli leggeri, con investimenti strategici delle più importanti realtà internazionali insediatesi nel Paese, ove il Gruppo FIAT è uno dei leader da diversi anni, con due nuovi stabilimenti in via di realizzazione. Le opportunità sono molto elevate, se si considera che si importa ancora il 40% dell’indotto, creando quindi concrete opportunità per quelle imprese che, in forma organizzata e strutturata, volessero valutare l’occasione. Citati i settori trainanti, è evidente che lo sviluppo economico e sociale del Paese ne beneficerà, anche se in forma diversa da Stato a Stato (in base alle singole potenzialità e risorse territoriali), creando opportunità ove la maggior parte delle imprese italiane è in grado di diventare partner attivo del Paese nelle più diverse categorie merceologiche.
BRASILE: ALCUNI DATI Indicatori di Business Climate: • Doing Business 2012 - 126° su 183 paesi • Index of Economic Freedom 2012 99° su 184 • Corruption Perceptions Index 2011 73° su 183 Nel 2011 il PIL brasiliano ha raggiunto quota 2.500 miliardi di dollari, facendo del Brasile la sesta potenza economica mondiale. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha tagliato le stime di crescita per l’economia del Brasile al 2,5% per il 2012 e al 4,5% per il 2013. Gli abitanti sono oltre 200 milioni, il 30% ha meno di 14 anni e solo l’8% ha più di 65 anni.
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In Brasile Esistono quattro zone economiche speciali o di libero commercio: • Manaus e Tabatinga, nello Stato di Amazzonia; • Macapá/Santana ad Amapá; • Guajaramirim, nello Stato di Rondônia, al confine con la Bolivia. Sono in corso di attivazione anche a Bonfim e Paracaìma in Roraima, Brasiléia in Acre e Epitaciolândia in Rondônia.
Consigli pratici per gli imprenditori che volessero approcciarsi al mercato, criticità e rischi. L’approccio con un Paese continentale come il Brasile deve essere affrontato in forma strutturata, utilizzando le risorse di conoscenza di chi come la Camera di Commercio si applica dal 1954 a sostegno del Made in Italy, evitando iniziative superficiali. Il Paese è una Federazione di 27 Stati autonomi, con proprie leggi e re-
gole. Il Brasile offre grandi opportunità, ma la forte concorrenza internazionale porta ad applicare regolamenti rigidi che nella maggior parte dei casi nulla hanno di simile ad altri Paesi. Sbagliare l’approccio significa perdere tempo e denaro, cosa che a nostro parere le imprese italiane non si possono permettere. Uno dei punti critici più evidenti nei rapporti commerciali sono le barriere doganali: imposte d’importazione elevate, aspetti tecnici diversi da tutto il mondo e proce-
dure burocratiche precise e molto rigide. L’errore più evidente che le imprese italiane fanno abitualmente, è quello di tentare d’agire in Brasile basandosi su altre esperienze e realtà. Ciò è sbagliato perché le leggi societarie, fiscali e legislative in genere sono completamente diverse. Pur essendo parte integrante del “Sistema Italia” e dei suoi organi collegiali, la Camera, si contraddistingue all’interno del sistema per la sua forma d’agire a supporto delle imprese e del Made in Italy.
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quale COMMUNICATION L’evento “L’Italia non è finita. L’export ci salverà”, svoltosi nella sede di Palazzo Lombardia a Milano e di cui QualeImpresa è stata media partner, è stato suddiviso in due giornate ricche di spunti e di riflessioni: durante il “primo round” di giovedì 28 giugno sono andati in scena i workshop “I grandi poteri internazionali in campo: il fantasma della sovranità”, “L’export di impresa fra la Cina e gli Usa”, “Le banche e il credito all’export”. Il secondo giorno, 29 giugno, sul palco esperti e relatori sono stati i protagonisti dei seminari di approfondimento “Il governo dello sviluppo economico”, “Regole e legalizzazione” e “Il turismo”. Insomma, un
vero compendio dell’internazionalizzazione, un vademecum sull’export e su come affrontare i mercati esteri. “Oggi una politica a sostegno del lavoro produttivo è una politica a sostegno dell’esportazione. Solo le imprese orientate ai mercati internazionali riescono a crescere, viceversa le società stanziali, comprese quelle dei servizi, sono sempre più compromesse del generale quadro recessivo - ha spiegato Antonio Rizzo, giornalista, scrittore e membro del Comitato accademico dello IASSP. Creare e diffondere cultura sui temi economici e giuridici legati a una politica tesa all’export è, a nostro avviso, un fattore decisivo per
TUTTI A SCUOLA DI EXPORT! | di Enrico Accettola | Vice Direttore Qualeimpresa
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L’Italia non è finita. Sono ben 1593 i prodotti per i quali l’Italia detiene una posizione di leadership mondiale e occupa tra il primo e il quinto posto nel ranking dell’export. Ma sarà necessario non autodistruggersi, umiliando la nostra rinascimentale capacità di costruire eccellenze anche in un deserto sistemico. è su queste basi che IASSP - Istituto di Alti Studi Strategici e Politici per la Leadership, gli scorsi 28 e 29 giugno ha dato vita a un ciclo di seminari sul tema dell’internazionalizzazione con interventi di autorità politiche e istituzionali, imprenditori, docenti, giornalisti, consulenti e opinion leader.
“Senza cultura e formazione non c’è futuro, e in questo caso il futuro è legato a doppia mandata con una strategia delle esportazioni” ha spiegato Antonio Rizzo, membro del Comitato Accademico di IASSP.
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contribuire alla rinascita del Paese. Senza cultura e formazione non c’è futuro, e in questo caso il futuro è legato a doppia mandata con una strategia delle esportazioni.” Fra i tanti interventi di interesse della due giorni milanese, la presentazione di una ricerca effettuata da PwC, che ha raccolto le prospettive di oltre 1200 top manager internazionali di aziende pubbliche e private (oltre 40 gli italiani), di settori e dimensioni diversi, sulle tendenze economiche globali e nazionali degli ultimi mesi del 2011 e sulle prospettive dei prossimi anni con particolare focus sul 2012. Fra i punti salienti dell’indagine, spicca l’immutata fiducia degli stessi sulle prospettive di crescita a tre anni rispetto al 2010, crescita il cui driver è sempre più l’innovazione di prodotto/servi-
zio e la conquista di nuovi mercati geografici piuttosto che l’espansione sui mercati presidiati. Lo sviluppo di nuovi mercati geografici e nuovi prodotti e servizi sono infatti la priorità per le aziende italiane, mentre i colleghi manager statunitensi, tedeschi e dell’Europa Occidentale si stanno focalizzando sull’incremento delle quote nei mercati presidiati. La presenza italiana all’estero appare ben bilanciata a livello mondiale ma con un grado d’internazionalizzazione inferiore a quello tedesco, mentre le aree di maggior crescita internazionale prospettica per le aziende italiane sono il Sudamerica e l’Asia. Dalla ricerca emerge come i Paesi Brics vengano considerati le aree maggiormente strategiche per la crescita delle aziende nei prossimi dodici mesi, anche
Quello che è emerso dai workshop è che la possibilità di uscire dalla crisi è ancora affidata alla capacità di un Paese di “fare sistema”.
se l’Italia presenta un appeal inferiore rispetto a Francia e Germania. Se i numeri danno una fotografia reale di come il Sistema Italia si pone sui mercati esteri, è interessante anche capire i dati dei mercati stessi. Un dato che Assomoda, nel corso del workshop, ha illustrato tracciando un identikit dei potenziali clienti delle aziende italiane all’estero, mettendo sul piatto il fatto che nel 2017 si stimano 192 milioni di nuovi ricchi in più rispetto al 2011. Già oggi nel mondo se ne valutano 90 milioni, di cui un terzo sono cinesi. Ciò che va sottolineato è il fatto che non c’è solo la crescita continua della domanda di lusso, ma che si riscontra a livello mondiale una “crescita del gusto”. I principali nuovi mercati
compreranno dal mondo prodotti Bbf (acronimo di bello e ben fatto), cioè beni del food, abbigliamento-homewear, calzature e arredamento di fascia medio-alta, in misura sempre maggiore. Quello che è emerso dai workshop è che la possibilità di uscire dalla crisi è ancora affidata alla capacità di un Paese di “fare sistema”, ossia di difendere istituzionalmente i propri interessi commerciali, di favorire la ricerca e lo sviluppo delle migliori performance produttive e creative rivolte ai nuovi mercati. Sempre che Ministeri, Camere di commercio, consolati, enti, associazioni di categoria e authority rispondano a una regia sistemica, senza forzare le scelte e le determinazioni di ogni libera intrapresa.
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COS’é IASSP IASSP - Istituto di Alti Studi Strategici e Politici per la Leadership è una scuola di alta formazione che si pone l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una nuova classe dirigente politica e amministrativa. La mission è quella di coinvolgere dirigenti, quadri e neolaureati per prepararsi a sviluppare una carriera nell’ambito della Pubblica Amministrazione e governo della politica. IASSP promuove seminari, eventi e incontri per fornire contenuti di elevato spessore alla futura classe dirigente e agli opinion makers del domani. Il corpo docenti è altamente qualificato, formato da eccellenze provenienti dal mondo politico e accademico, nazionale e internazionale. www.iassp.it
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FINANZA IN ROSA | di Manuela Andreani | Comitato di Redazione Qualeimpresa
Viene naturale pensare che una donna ai vertici di Borsa italiana debba avere rinunciato, per affermarsi professionalmente, alla propria dimensione femminile, di donna, di mamma. E invece Barbara Lunghi, Head delle Small e Mid Cap italiane in Borsa Italiana, è una professionista determinata e dolce a un tempo, che è riuscita a realizzarsi come donna senza sottrarsi al proprio percorso professionale, anzi, percorrendolo pienamente e introducendo un importante esempio di come una donna possa vivere e integrare entrambe queste dimensioni.
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Dott.ssa Lunghi, nella Sua esperienza è stato possible integrare la dimensione femminile di donna e mamma all’interno di un percorso lavorativo sicuramente impegnativo, caratterizzato da responsabilità elevate? E operando proprio all’interno del sistema finanziario milanese è riuscita a non rendere la dimensione lavorativa totalizzante? Il messaggio che vorrei dare a tutte le donne è che conciliare un percorso lavorativo anche impegnativo con i bambini è possibile. Spesso siamo noi donne a tirarci indietro, non è il contesto che lo richiede. In quasi 20 anni di lavoro ho visto segnali di cambiamento, ma il processo necessita un’ulteriore spinta. Le donne nel mondo della finanza sono tante e spesso professionalmente valide, ma quando subentrano i figli a volte arretrano. La mia esperienza è emblematica: le due promozioni sono arrivate in concomitanza con le mie maternità. Volevo rinunciare, poi ho avuto la lucidità di accettare. Tutto questo è stato possibile anche grazie a responsabili uomini che sono stati lungimiranti e flessibili, dandomi la possibilità di coniugare lavoro e famiglia.
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È possibile dunque. Ma che cosa ha comportato accettare maggiori responsabilità senza rinunciare a se stessa e alle proprie esigenze di donna e mamma? Si tratta di calibrare quotidianamente l’equilibrio raggiunto (anche faticosamente!) ridefinendo, quando necessario, le priorità. Non solo: accettare maggiori responsabilità significa delegare. Le donne, essendo abituate alla gestione domestica, sono naturalmente più portate a prendere decisioni velocemente puntando al risultato e non a balletti di potere. Avanzare in un percorso di carriera professionale e accettare responsabilità maggiori significa fare le stesse cose, anche meglio, in tempi minori. In che senso ritiene importante che le donne non si tirino indietro ed inneschino un simile cambiamento? È importante che le donne raggiungano livelli decisionali rilevanti e diano il proprio contributo perché questo influenzerà una società fatta di uomini e donne. Ad esempio, una donna non fisserà mai una riunione di routine alle 6 di sera. Occorre rispettare le esigenze personali oltre a quelle professionali.
Quale ritiene possa essere il contributo che possono dare le donne, in che cosa le donne possono fare la differenza? Le donne si contraddistinguono per la capacità di creare consenso, per la morbidezza con cui riescono ad amalgamare punti di vista diversi, per leadership (la esercitiamo tutti i giorni in famiglia) e per grande efficienza e pragmatismo, rimanendo così focalizzate sul risultato. Passando in maniera specifica a quanto la vede impegnata professionalmente, quali sono i mercati dedicati alle Small e Mid Cap italiane? Borsa Italiana da anni è impegnata nella semplificazione del percorso verso la quotazione delle pmi e dell’accesso ai capitali. Per questo oltre alla piattaforma principale, l’MTA, abbiamo creato un mercato dedicato alle PMI: Aim Italia - Mercato Alternativo del Capitale. Si tratta di un sistema di negoziazione regolamentato e gestito da Borsa Italiana caratterizzato da un processo di ammissione agevole. Aim Italia - Mercato Alternativo del Capitale ha una riconoscibilità internazionale, una comunità di professionisti dedicata e specializzata che
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Barbara Lunghi.
consente di accedere a un bacino di investitori sia professionali che retail. Grazie alle recenti modifiche del regolamento si è reso più immediato l’accesso al mercato attraverso un rapporto equilibrato tra adempimenti richiesti alle società e tutela dell’investitore. “Il messaggio che vorrei dare a tutte le donne è che conciliare un percorso lavorativo anche impegnativo con i bambini è possibile. Spesso siamo noi donne a tirarci indietro, non è il contesto che lo richiede”.
Qual è la natura delle nuove società quotate e delle nuove debuttanti? Nonostante il momento di mercato particolarmente complesso, la Borsa rappresenta uno strumento fondamentale per reperire i capitali necessari alla crescita. Le società neo quotate sono realtà in crescita, caratterizzate da trasparenza informativa e da tassi di sviluppo costanti. Ogni società ha motivazioni diverse e non si può certo generalizzare: molte aziende di successo che hanno un piano di nuovi investimenti
da finanziare o vogliono affrontare un ricambio generazionale valutano l’ipotesi di quotarsi in Borsa, come risposta a queste sfide e come scelta-chiave per il futuro dell’azienda. In generale possiamo dire che l’accesso al mercato dei capitali tramite la quotazione è uno strumento importante per tutte le imprese che desiderano confrontarsi in scenari sempre più competitivi che richiedono visione strategica, piani industriali solidi e importanti capitali per realizzarli. Quante sono le imprese che sino ad oggi si sono quotate nei mercati a loro dedicati? Su Aim Italia e Mac oggi ci sono 28 società quotate. Negli ultimi 10 anni sui mercati per le PMI si sono quotate circa 150 aziende che hanno raccolto oltre 10 miliardi di euro.
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È ancora difficile quotarsi e avere accesso immediato ai capitali per le PMI italiane e, se sì, per quale motivo? L’accesso ai capitali, anche grazie ai mercati disegnati su misura di pmi e nati dal lavoro congiunto con l’Advisory Board presieduto da Vincenzo Boccia della Piccola Industria di Confindustria, è adesso molto più agevole. Anche lato investitori stiamo lavorando per creare un bacino di liquidità nel quale ancorare le aziende destinate a quotarsi sul listino. L’aspetto delicato riguarda la resistenza culturale che spesso gli imprenditori hanno nei confronti della quotazione e le difficoltà a strutturare l’azienda per aprire il capitale. Per aiutare gli imprenditori in questo abbiamo lanciato il progetto ELITE. È un’iniziativa che si propone di sostenere in modo concreto la crescita delle PMI italiane attraverso un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale volto a rendere imprese già meritevoli e orientate alla crescita ancora più competitive e più visibili nei confronti degli investitori. ELITE offre infatti alle aziende una piattaforma di strumenti e servizi pensata per reperire capitali e cogliere nuove opportunità di networking facilitando così la crescita e l’avvicinamento culturale delle imprese ai mercati finanziari. La prima fase è stata lanciata ad aprile, con le prime 30 società selezionate. La seconda, invece, partirà in ottobre.
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Accettare maggiori responsabilità senza rinunciare alle proprie esigenze di donna significa calibrare continuamente l’equilibrio raggiunto ridefinendo, quando necessario, le priorità.
Quanto è seducente l’Italia per gli investitori stranieri, quanto cioè sono presenti gli investitori esteri nel capitale delle Piccole Medie Imprese italiane? Le aziende italiane, soprattutto quelle appartenenti ai settori in cui all’Italia viene riconosciuta una leadership a livello internazionale, sono considerate attraenti all’estero. Il Made in Italy è infatti garanzia di qualità ed eccellenza. Un dato molto significativo è quello relativo al segmento STAR di Borsa Italiana, dedicato al quelle piccole e medie imprese che si impegnano a rispettare requisiti di eccellenza in termini di trasparenza, liquidità e corporate governance, dove il dato degli investitori esteri nel capitale è pari al 90% degli investitori istituzionali. Quali sono i requisiti imprescindibili che deve avere una PMI per essere quotata nei mercati dedicati alle Small e Mid Cap? Per quotarsi su Aim Italia - Mercato Alternativo del Capitale le società devono avere un flottante di almeno il 10% ma non è richiesta nessuna capitalizzazione minima. Le aziende devono inoltre dotarsi di un Nomad (Nominated Advi-
sers), che dovrà essere mantenuto per tutta la permanenza sul mercato e sottoporre il proprio bilancio a revisione contabile. Tutto ciò, ovviamente, in una prospettiva di crescita sostenibile nel medio-lungo periodo. Perché investire nelle Small e Mid Cap italiane può essere un’opportunità interessante nell’attuale situazione di mercato? La crisi finanziaria riporta l’attenzione sul contributo che il sistema finanziario e borsistico può apportare all’economia reale. Come rilevato da uno studio condotto dall’Università Bocconi, rispetto all’intera economia, le imprese quotate crescono e occupano di più e meglio, investono di più in ricerca e sviluppo, sono dotate di strutture finanziarie più equilibrate e maggiormente votate a realizzare fusioni e acquisizioni. Questo si traduce in impatti positivi a livello macroeconomico per Il nostro Paese, che la Bocconi ha quantificato in un incremento del Pil reale (variabile tra lo 0.9% e l’1.5%) un aumento dell’occupazione di 37.000 unità in un anno e in un aumento del gettito fiscale di 2.85 miliardi di euro. Sempre uno studio della Bocconi identifica un sovra-rendimento medio
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Le donne si contraddistinguono per la capacità di creare consenso, per la morbidezza con cui riescono ad amalgamare punti di vista diversi, per leadership (al lavoro ed in famiglia) per grande efficienza e pragmatismo.
dei titoli a minore capitalizzazione rispetto a quelli a maggiore capitalizzazione, facendo delle simulazioni di portafoglio sia con orizzonti temporali di breve che di lungo periodo. Vede realtà di successo dai percorsi di crescita interessanti all’interno dello scenario attuale delle PMI italiane quotate in borsa? Molte delle Pmi che si sono quotate negli ultimi anni e che hanno raccolto capitali da investire nella crescita e nell’internazionalizzazione del
loro business possono vantare storie di successo dal punto di vista industriale, pur non sempre riconoscibili nella performance del titolo di breve periodo, fortemente influenzata dallo scenario macro-economico complessivo. Alcune tra le società ammesse ad ELITE ci hanno chiesto supporto per valutare se la Borsa possa essere o meno lo strumento adatto a perseguire con maggiore convinzione e spalle più robuste il loro piano di sviluppo e ci auspichiamo che alcune di esse possano concretizzare operazioni di quotazione di successo.
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BUSINESS MODEL CANVAS | di Matteo Giudici | Comitato di Redazione Qualeimpresa
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Ogni volta che in azienda pensiamo di sviluppare un nuovo business o di rimettere in discussione la nostra organizzazione ed il nostro modo di approcciare il mercato, cerchiamo sempre di perseguire la massimizzazione del valore attraverso un processo spesso destrutturato e lasciato molto al nostro intuito e al brainstorming con il management. Grazie all’introduzione del business model canvas, questo processo può essere governato da una metodologia strutturata e da un approccio collaborativo. Oggi cercherò di spiegarvi semplicemente questo metodo.
Il business model canvas è uno strumento e una metodologia con cui mappare il business model e permette di sintetizzare e formalizzare l’intero modello aziendale in un’unica “tavola”.
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Innanzitutto chiariamo che il business model è qualcosa di estremamente differente dal business plan. Quest’ultimo consiste in un progetto dettagliato che prende in considerazione tutte le aree di attività di un’impresa, permettendo di valutare in modo sistematico tutti gli effetti connessi ai comportamenti aziendali e i loro effetti fiscali, offrendo quindi la verifica di fattibilità economica e finanziaria delle proprie decisioni, nonché un’accurata valutazione dei risultati attesi. Per molto tempo ha rappresentato il modo più efficace per presentare all’esterno il progetto imprenditoriale e permettere ai potenziali investitori di valutare la validità dell’idea da finanziare. Tuttavia, con le attuali dinamiche di mercato, in cui diventa sempre più complesso l’accesso al capitale di rischio, aumenta l’importanza di affiancare tale documento con il business model, che può essere invece definito come un punto di contatto tra tecnologia, organizzazione e strategia, con lo scopo di descrivere come un’organizzazione trae valore da
una tecnologia e la sfrutta come sorgente di vantaggio competitivo nel tempo. Il business model costituisce un metodo per mettere in discussione la propria azienda per massimizzarne il valore, mentre il business plan descrive formalmente che cosa, quanto tempo e quante risorse serviranno ad un’azienda per mettere in pratica il proprio business model. Il business model può essere applicato ad aziende appartenenti a qualunque settore, dalle più grandi alle più piccole, tuttavia è importante ricordare che la sua definizione perde significato se riferita semplicemente al modo in cui un’azienda conduce le proprie attività e genera profitti. Il modello, per essere efficace, deve far riferimento al settore e al mercato in cui si opera. Il business model canvas è uno strumento e una metodologia con cui mappare il business model e permette di sintetizzare e formalizzare l’intero modello aziendale in un’unica “tavola”. Tale tavola è compilata dal gruppo di lavoro preposto, che spesso inizia applicando dei
post-it su una bacheca che rappresenta l’attività d’impresa. Si parte dunque da un brain storming in cui si favoriscono il dialogo, il dibattito e l’associazione di idee tra i partecipanti, per poi arrivare a definire sempre più nel dettaglio il modello finale. Il business model canvas si struttura su nove elementi chiave: i clienti, dove vengono elencati i principali acquirenti dei prodotti; il valore, dove si spiega come è strutturata l’offerta dell’azienda e quali bisogni soddisfa; i canali, in cui si definiscono i canali adottati dall’azienda e quali siano i più efficaci; le relazioni, dove è descritto il tipo di rapporto che lega l’azienda con i propri clienti; i ricavi, dove vengono illustrate le principali fon-
ti di revenue e quanto i clienti siano disposti a spendere per l’offerta proposta; le risorse, in cui sono indicati le mezzi necessari al funzionamento dell’azienda; l’attività, dove vengono elencate le operazioni chiave dell’azienda; i partner, dove sono indicati i “compagni di viaggio” dell’organizzazione ed infine i costi, dove è spiegata la struttura delle spese che caratterizzano l’azienda e quali sono i principali investimenti da sostenere. Questi nove elementi devono interagire tra di loro, non possono prescindere l’uno dall’altro, e devono contribuire all’unisono alla generazione di valore per l’impresa migliorandone le performance. La realizzazione di un business model permette
svariati vantaggi: il processo di modellizzazione e la costruzione di un framework di riferimento aiuta a comprendere e ad identificare gli elementi rilevanti e le loro interrelazioni in un contesto specifico. Il modello inoltre aiuta i manager a comunicare più facilmente e a condividere con gli stakeholders le proprie intuizioni sul futuro del business e a confrontarsi meglio con possibili scenari, simulando scelte strategiche, senza per questo intaccare l’organizzazione. Il vero vantaggio di un business model ben fatto è che può essere modificato facilmente senza stravolgere il funzionamento dell’impresa, e il metodo canvas per la sua definizione è sicuramente un buon punto di partenza.
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QUALE BOOKS NAPOLEONE IL COMUNICATORE
AUTORE Roberto Race » Editore Egea » Euro 16,00 C’è un filo rosso che attraversa tutta l’epopea di Napoleone. Dalla spedizione italiana alla missione in Egitto, fino ai trionfi di Ulm o Austerlitz, alle successive disfatte e al doppio esilio. È la sua straordinaria, modernissima, visionaria, profetica capacità di comunicare. Ma in che modo e con quali risultati? Roberto Race autore di questo volume, con la capacità di analisi di un giornalista e comunicatore di alcune delle più dinamiche imprese italiane, esplora e propone una “riflessione di natura storica
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fortemente legata al presente che permette di focalizzare l’attenzione sull’agire comunicativo consapevole e finalistico degli attori politici, sull’uso consapevole della comunicazione”, come afferma Mario Rodriguez nella postfazione. Napoleone ha inventato l’opinione pubblica così come siamo abituati a intenderla oggi. Ha utilizzato per la prima volta il merchandising, ha saputo promuovere la sua immagine mentre guidava la Grande Armée alla conquista di mezza Europa. “Sin dalle prime
battute” afferma Luigi Mascilli Migliorini nella sua prefazione, “la capacità di comunicare di Napoleone era apparsa virtù istintiva di un ventisettenne generale che annunciava in sé, visibilmente, le incertezze di un eroe di Stendhal e le arroganze di un personaggio di Balzac”. È un libro utile sia a chi intenda approfondire le radici delle tecniche moderne di comunicazione, sia a chi voglia entrare in contatto con una dimensione ancora non completamente esplorata di una delle figure più originali della storia moderna.
MANIFESTO CAPITALISTA Una rivoluzione liberale contro un’economia corrotta Autore Luigi Zingales » Editore Rizzoli » Euro 18,00 Una delle prime vittime della crisi economica è stata la fiducia: chi aveva creduto che libertà e uguaglianza fossero raggiungibili grazie al libero gioco del mercato si è ritrovato amaramente deluso. Ma come è successo, e quando, che il sogno di prosperità per tutti del capitalismo si trasformasse in un incubo di ingiustizia e povertà degno del peggior comunismo sovietico? Quando si è diffusa l’idea che “fare impresa” voglia dire orientare le scelte politiche per favorire
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l’interesse di pochi a scapito della collettività, anziché impegnare il proprio talento nella ricerca di un futuro migliore, aperto a tutti? Se non rispondiamo a queste domande, abbandonandoci al populismo naif con il suo generico rifiuto dei meccanismi economici, rischiamo di perdere quello che rimane il migliore dei sistemi possibili: con tutti i suoi difetti, offre pur sempre le migliori opportunità al maggior numero di persone. Alla degenerazione del
capitalismo finanziario, alimentato anche in Italia da nepotismo, corruzione e incompetenza, Luigi Zingales contrappone idealmente il liberalismo delle origini, l’antidogmatismo e la fiducia nell’armonica convergenza di interessi individuali e collettivi; difende il mercato come regno delle opportunità e della produzione di ricchezza al servizio dei cittadini, purché ripulito da lobby e monopoli che fanno pagare alla comunità i disastri che hanno provocato.
LINEE GUIDA DI EUROPROGETTAZIONE Fondi Comunitari Diretti Autore Ivan Sgandurra » Editore Cleup » Euro 28,00 “Linee guida di Europrogettazione” è il manuale che racchiude e sintetizza dieci anni di attività del Centro di Formazione in Europrogettazione di Venice International University. Il suo approccio operativo ne fa una valida fonte di supporto tecnico e di ispirazione progettuale. Il testo si propone infatti di guidare il lettore, potenziale progettista, attraverso tutto il ciclo di vita di un progetto, dalla sua concezione iniziale fino alla presentazione, facendo riferimento alla casistica e alle
procedure più comuni, ma anche cercando di dare risposte concrete ai vari “dilemmi” che si possono presentare nelle varie fasi della progettazione. Pensato per i fondi direttamente gestiti dalla Commissione Europea e dalle sue Agenzie Esecutive, il contenuto del libro introduce pratiche e metodologie manageriali che possono essere applicate con successo anche al di fuori della progettazione europea, e in generale delle application forms che riguardano le attività founded. Il punto di partenza
di tutte le attività didattiche e divulgative realizzate dal Centro di Formazione in Europrogettazione è che la metodologia di cui si serve la progettazione europea risponde ad una logica oggettiva, decisamente moderna, per cui apprenderla conferisce un valore aggiunto sostanziale al bagaglio professionale di una persona, al di là del fatto che poi si abbia la concreta opportunità o la volontà di spenderla all’interno di un bando europeo.
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“NON CI POSSIAMO PIÙ PERMETTERE UNO STATO SOCIALE”. FALSO! AutorE Federico Rampini » Editore Laterza » Euro 9,00 “Tutta l’Europa viene associata a un sistema statalista e assistenziale, che deprime l’iniziativa individuale e la creatività, condannandosi a una perpetua stagnazione. L’idea che “Europa = declino” è diventata in America un luogo comune. Il paradosso è che anche molti tra gli europei condividono questa lettura pessimistica del loro modello ed è sorprendente osservate quanto siano poco europee le soluzioni proposte in Europa per affrontare la crisi. Nonostante la scarsa
simpatia o attrazione verso un mercato libero all’americana, con i conseguenti eccessi di flessibilità e dunque di insicurezza, molti in Europa pensano ormai che lo stato sociale a cui sono stati abituati e la tradizione di spesa pubblica keynesiana siano condannati. Ma che cosa succederà se i governi europei finiranno con il convincersi che gli Americani hanno ragione? E come è possibile che perfino la Germania, la nostra prima della classe in quanto a efficacia del modello
sociale che si prende cura dei cittadini dalla culla alla tomba, stia costringendo i suoi partner europei a smantellare molte delle conquiste legate alla sanità, alle pensioni, alla pubblica amministrazione?”. Siamo sicuri che sia questa la strada giusta?
Giovani Imprenditori Confindustria
quale happening | Melfi 2012 |
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L’innovazione è una questione mentale.
Testa o noce? Che vediate un cervello o un frutto secco avete comunque ragione. La realtà è complessa e non è mai univoca. Per questo oggi, per competere, occorre avere una visione di tutte le possibilità a disposizione. Compito dei professionisti della comunicazione è assicurarsi che siate capaci di farlo. Come? Calandosi nella vostra realtà lavorativa con uno sguardo oggettivo ed esperto, apportando soluzioni innovative ed efficaci che vi consentano di risolvere le problematiche del vostro business, strategiche e operative. Assicuratevi di questo quando sceglierete i vostri consulenti. Ma soprattutto verificate che vi forniscano tutti gli strumenti per essere vincenti. EMPORIO ADV IS: MARKETING_ADVERTISING_WEB & MULTIMEDIA_EVENTS_PRESS OFFICE
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UNITED WE GROW | di Giulia Bertagnolio |
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rinnovo cariche Cagliari
Catanzaro
TARANTO
Terni
L’Assemblea del Gruppo Giovani Imprenditori di Cagliari ha eletto all’unanimità Matteo Baire nuovo Presidente. Baire, che subentra a Simone Colombo, resterà in carica fino al luglio del 2014.
Marco Rubettino è il nuovo Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria della provincia di Catanzaro, nonché, secondo lo statuto, Vice Presidente della stessa Confindustria. L’Assemblea ha provveduto, inoltre, a rinnovare l’intero Consiglio Direttivo per il prossimo triennio, eleggendo otto componenti nell’ambito di 14 candidati.
è Luigi De Francesco, 37 anni, dirigente della SIM Società Immobiliare Meridionale srl, il nuovo Presidente del Gruppo Giovani Industriali di Confindustria Taranto. Lo ha designato l’assemblea dei soci nel corso di un’apposita riunione nel corso della quale sono stati nominati anche i componenti del neo consiglio direttivo.
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Francesco Struzzi è il nuovo Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Terni. Il rinnovo delle cariche sociali ha visto anche la nomina dei Vice Presidenti Giulia Posati e Marco Bedini e l’elezione del Consiglio Direttivo. Le linee programmatiche del Gruppo s’incentrano sul rafforzamento dello spirito associativo e su nuove iniziative di marketing associativo.
GIConfindustria
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agenda
TS
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21 GIUGNO TRIESTE I Giovani Imprenditori di Trieste hanno visitato il laboratorio chimico della Neweco, nuova azienda facente capo alla Italspughi Ecologia. L’innovatività nel campo delle analisi di laboratorio offerta dalla Neweco, unita ai servizi di ecologia applicata di Italspurghi, permette ai propri clienti di individuare esattamente le caratteristiche chimiche e fisiche dei rifiuti (civili e industriali) che devono trattare, e questo ai fini del corretto smaltimento o riutilizzo.
27 GIUGNO TRIESTE
TS
L’incontro tra il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trieste e il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini si è rivelato un’occasione unica, durante la quale il GGI ha avuto la possibilità di presentare la propria attività, con particolare attenzione alle iniziative rivolte ai giovani, come il progetto “L’imprenditore in classe”, il cui obiettivo è quello di far conoscere e diffondere la cultura d’impresa tramite degli incontri tra gli studenti degli istituti superiori delle provincia e i Giovani Imprenditori.
06 LUGLIO ABRUZZO Il Comitato Regionale dei GI di Confindustria Abruzzo, ha organizzato l’Assise dal titolo “Disegniamo il nostro Abruzzo, il Progetto dei Giovani Imprenditori”, presso il locale Bagno Marino di Martinsicuro. L’iniziativa ha rappresentato un importante momento di analisi e confronto e una occasione per ribadire a 360° le proposte dei Giovani Imprenditori, ed offre all’intero territorio una ulteriore importante occasione di confronto in una sempre più delicata fase economica, sociale e politica. Alle Assise hanno partecipato i Giovani Imprenditori della regione ed una rappresentanza dalle regioni limitrofe. In veste di relatori, tra gli altri, sono intervenuti, oltre al Presidente Regionale G.I. Mauro Barnabei, i quattro Presidenti territoriali dei Giovani Imprenditori di Confindustria, con le conclusioni affidate al Vice Presidente Nazionale GI, Simone Mariani.
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12 LUGLIO CUNEO L’assemblea annuale del Gruppo Giovani Imprenditori di Cuneo, riunitasi presso il Teatro Comunale di Monforte d’Alba (CN), ha previsto una prima parte durante la quale il Presidente Simone Ghiazza, rivolgendosi ai soli iscritti, ha illustrato loro le attività dell’ultimo anno e sottoposto all’approvazione il consuntivo 2011 e preventivo 2012. A ciò ha fatto seguito il convegno dal titolo “Back to future: storie di giovani imprenditori cuneesi nell’era della globalizzazione”. La tavola rotonda, che ha concluso l’evento, e preceduto la consueta festa d’estate di Palazzo Martinengo di Monforte d’Alba, si è infine collocata in piena continuità con il precedente convegno del 2011 tenutosi a Saluzzo, dal titolo “Should I stay or should I go? Riflessioni dei giovani imprenditori di Cuneo su un Paese che sembra dimenticarsi delle nuove generazioni”.
20 LUGLIO COMO Tour aziendale organizzato dal Gruppo Giovani Industriali di Como presso lo storico stabilimento della Maserati Spa, sito in Viale Ciro Menotti a Modena. Oltre alla visita delle linee di produzione, l’ultima giornata di formazione ha previsto l’utilizzo della metodologia Accelerated Solution Lab, basata su un processo di interazione intensivo che combina modalità razionali e creative di problem solving con tecniche di facilitazione dinamica in un ambiente fisico unico, appositamente studiato e testato.
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20 LUGLIO pordenone Il Teatro Giuseppe Verdi di Pordenone ha ospitato una serata speciale dedicata al Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Pordenone, invitati dal presidente dell’Ente teatrale Giovanni Lessio, nell’ambito di un più ampio accordo fra Teatro e Unindustria Pordenone. Guidati dal presidente del GGI Marco Camuccio, i giovani industriali hanno potuto appurare come il Teatro possa diventare strumento di valorizzazione del mondo imprenditoriale e delle sue eccellenze. La visita si è conclusa con un happy hour accompagnato dalla musica del pianista Bruno Cesselli, uno dei maggiori protagonisti della scena jazz italiana.
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27 LUGLIO BRESCIA
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Presentato alla stampa il progetto ISUP, acronimo di Italian Start Up, ideato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Brescia. L’iniziativa coinvolgerà 15 giovani selezionati con idee di impresa, ai quali verrà offerto un master gratuito di 280 ore che si terrà in uno spazio appositamente attrezzato presso la sede dell’Associazione Industriale Bresciana. Questo master consentirà ai giovani di talento di sviluppare la loro idea e di partecipare ad un percorso formativo atto ad apprendere i metodi di stesura del business plan e le tecniche di marketing, fino al contatto con potenziali investitori ed al lancio dell’impresa sul mercato.
28 LUGLIO PORDENONE 48
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Il Presidente del GGI Pordenone, Marco Camuccio, ha partecipato al convegno “Emigr@zione_3.0 - Discendenti degli emigranti e nuova emigrazione a confronto” nell’ambito del 35° incontro dei corregionali all’estero, organizzato da EFASCE - Ente Friulano Assistenza Sociale Culturale Emigranti, Provincia di Pordenone, Comune di Fiume Veneto, in collaborazione con Regione Autonoma FVG, C.C.I.A.A. Pordenone, BCC Pordenonese e Pordenone with Love. Il leitmotiv dell’evento, che ha tratto ispirazione dal successo ottenuto delle startup statunitensi, è stato l’importanza di avviare imprese in modo da creare nuovi posti di lavoro per i giovani italiani.
1 AGOSTO ANCONA Un pomeriggio davvero particolare quello organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Ancona presieduto da Maria Cristina Loccioni. Gli Imprenditori junior sono stati accolti insieme alle loro famiglie nella futuristica sede della Rainbow a Loreto: a fare da padrone di casa lo stesso Iginio Straffi che ha voluto raccontare alla foltissima delegazione la storia del suo successo. Presente all’incontro anche il presidente di Confindustria Ancona Giuseppe Casali che ha esortato i giovani a coniugare il loro entusiasmo con la prudenza dei senior. Entusiasta della visita il presidente dei Giovani Maria Cristina Loccioni: “Questa è la prima visita che facciamo nell’ambito del progetto di valorizzazione del nostro territorio, fatto di eccellenze imprenditoriali, di storie, di esperienze, che noi giovani vogliamo conoscere: siamo convinti che queste esperienze sono elementi vincenti che possono contribuire alla crescita di noi stessi, delle nostre imprese, del territorio in cui viviamo.
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7 SETTEMBRE RAGUSA
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Presentato nella sede dell’associazione degli industriali iblei dal presidente dei Giovani Imprenditori di Ragusa Mario Molé, alla presenza del presidente del Comitato regionale Silvio Ontario, e del vice presidente nazionale dei Giovani di Confindustria, Leonardo Licitra, il nuovo “Sportello ImprendiSicilia” fornirà assistenza diretta e completamente gratuita alle imprese ancora in embrione, nel loro percorso di sviluppo iniziale. Gli interventi previsti riguardano l’accesso al credito, la pianificazione d’impresa e un contributo all’abbattimento delle barriere burocratiche che spesso scoraggiano e limitano le possibilità di successo dei giovani imprenditori soprattutto nella complessa fase di startup.
8 SETTEMBRE PADOVA Presentata presso il centro On Space di Padova la nuova alleanza tra i Gruppi Giovani di 12 associazioni di categoria della provincia di Padova, con l’obiettivo di favorire opportunità di collaborazione tra le realtà economiche e sociali del territorio. Tra le priorità del Gruppo favorire lo scambio di esperienze e best practices tra i giovani delle singole associazioni, ma anche attivare rapporti di collaborazione tra associazioni di giovani a livello internazionale.
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8 SETTEMBRE MARCHE Corso di formazione organizzato presso la Riserva Privata San Settimio di Arcevia dal Comitato Regionale Giovani Imprenditori di Confindustria Marche e tenuto dal Dott. Lucio Zanca, A.D. delle UTREE Srl. Obiettivo del corso, i cui temi sono stati il Team Building, la gestione aziendale, ed un’introduzione ai concetti di Coaching e Team Coaching, è stato quello di sviluppare tematiche utili per affrontare cambiamenti ed evoluzioni con validi strumenti gestionali e di comunicazione.
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10 SETTEMBRE PORDENONE Si è tenuto presso la sede del Gruppo San Giacomo, realtà di riferimento nella produzione di arredamento della zona giorno, notte e cucine, il direttivo allargato del GGI Pordenone con l’obiettivo di approfondire la conoscenza reciproca fra gli imprenditori e i rispettivi settori e realtà produttive. La presentazione aziendale è stata curata dai fratelli Stefano, Loris e Maurizio Piovesana, imprenditori di seconda generazione, i quali hanno esposto la filosofia aziendale, l’organizzazione produttiva, e insieme con il loro collaboratore Michele Celotto hanno guidato la visita dello showroom interno con le ultime collezioni.
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14 SETTEMBRE MODENA Il Gruppo Giovani di Confindustria Modena ha partecipato da protagonista al Festival Filosofia 2012. La kermesse filosofica, che ha trattato il tema delle “cose”, ha ispirato i Giovani Imprenditori nella realizzazione di “Poiesis. Manifattura Made in Mo”, un progetto che ha riscosso grande successo sulla stampa e tra i partecipanti. Si trattava di un percorso di installazioni nelle piazze del Festival composto da tre macchine industriali, un tornio per lavorazioni meccaniche, una macchina tubolare per maglieria ed un cilindro per la decorazione di piastrelle, reinterpretati come opere artistiche ed espressione delle tradizioni manifatturiere di eccellenza del territorio emiliano. La quarta installazione, realizzata assemblando le macerie di alcune delle imprese più duramente colpite dal sisma dello scorso maggio, è stata curata dall’artista carpigiano Adolfo Lugli.
Giovani Imprenditori Confindustria
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17 SETTEMBRE MODENA Una delegazione del GGI Modena ha visitato lo stabilimento Metra di Rodengo Saiano (Brescia), realtà di eccellenza nella produzione di profilati in alluminio destinati al settore dell’industria, dell’edilizia e dei trasporti. Fondata dalle famiglie Zanetti, Marinelli, Giacomelli e Bertoli nel 1962, il gruppo conta più di 1.000 dipendenti, 7 stabilimenti in Italia, 1 in Canada e 1 in Polonia, nonché una capillare copertura del territorio italiano. La delegazione, accolta dal Presidente Bruno Bertoli, ha avuto la possibilità di visitare il reparto estrusione, il polo logistico automatizzato e il reparto verniciatura sotto la guida dal vicepresidente G.I. di Brescia Andrea Zanetti.
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19 SETTEMBRE COMO
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Confindustria Como ha organizzato dal tema emblematico “esserci in fiera o esserci sul web”. Obiettivo dei Giovani Industriali del comune lombardo era quello di riuscire ad identificare nuove strategie per il reperimento di nuovi mercati, capaci al tempo stesso di contenere l’investimento promozionale. Sul palco il consulente fieristico professionista Alberto Biffi, ed il guru del web, esperto in formazione e comunicazione Massimo Foletti, si sono confrontati, presentando i punti di forza dei rispettivi strumenti allo scopo di guidare gli imprenditori nella scelta di soluzioni più consone alle proprie aziende.
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SAVE THE DATE Nazionale
Territoriale
24 NOVEMBRE
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TREVISO
TREVISO
Visita aziendale A.C. Srl – Astoria Vini
Concerto di Natale - Auditorium Appiani. Cena degli Auguri Palazzo Giacomelli
Forum Interregionale del Centro
NOVEMBRE
Pesaro
13 DICEMBRE CENA DI NATALE GI
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NOVEMBRE NOVARA “Orientagiovani” Salone Borsa
Roma
14 DICEMBRE CONSIGLIO NAZIONALE GI
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NOVEMBRE PORDENONE Startup Opportunity- “Punto di Incontro”. Fiera di Pordenone
Roma
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NOVEMBRE MODENA “Trentesimo Anniversario Del Gruppo Giovani Imprenditori”. Auditorium Giorgio Fini
DICEMBRE
Abbiamo fatto il punto
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