I Professionisti per l'Italia. L'agenda di Confprofessioni per le elezioni politiche 2022

Page 1

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu I FE I NI I E L'I ALIA CONFRONTO APERTO CON LA POLITICA C O N F P R O F E S S I O N I E L A G E N D A D I C O N F P R O F E S S I O N I P E R L E E L E I O N I P O L I T I C H E

6. Una riforma fiscale all’insegna della semplificazione pag. 8

1. Un piano choc per riportare i giovani nella libera professione pag. 11

5. Medicina di base, sostegno allo sviluppo professionale pag. 14

4. L’attuazione del PNRR, priorità del Paese pag. 7

Una forza economica e sociale al bivio pag. 11

2

7. La riduzione del costo del lavoro e salario minimo pag. 9

2. Equo compenso, ripartire per tutelare i professionisti pag. 12

1. Emergenza energetica, serve un piano straordinario pag. 5

8. Un nuovo modello per le politiche attive del lavoro pag. 10

Sommario

3. Il risanamento del debito pubblico e la spending review pag. 6

LE PRIORITÀ DEL PAESE

2. Un Piano nazionale per raggiungere la neutralità climatica pag. 5

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

I professionisti per l’Italia pag. 3

Da una politica dell’emergenza a una visione strategica di sviluppo pag. 5

5. Il ruolo dei professionisti nel PNRR pag. 8

LE PRIORITÀ DELLE LIBERE PROFESSIONI

3. Il riordino degli incentivi, pari dignità tra professionisti e Pmi pag. 13

7. Patrimonio naturale e paesaggistico, un asset del Paese pag. 16

6. Professionisti e autonomi in cerca di protezione sociale pag. 15

4. Promuovere i processi aggregativi per liberare la crescita pag. 13

L’Agenda di Confprofessioni Per le elezioni politiche 2022

Allegenerazioni.trasformazioni

sociali si accompagnano quelle economiche e culturali: digitalizzazione, transizione green, politiche energetiche, già declinate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), strumento imprescindibile per ammodernare l’Italia e assicurare una crescita economica sostenibile e inclusiva, grazie anche alle riforme della Pubblica Amministrazione, della Giustizia, del Fisco, della Semplificazione delle norme ambientali e degli appalti pubblici: riforme che per inciso hanno un forte impatto sulle attività professionali

L’attuazione degli obiettivi del PNRR e delle riforme ad esso collegate non sono in discussione; anzi, devono essere una priorità assoluta nella prossima legislatura, che dovrà potenziare la capacità delle pubbliche amministrazioni nel gestire gli obiettivi e l’erogazione delle risorse. In questa direzione, la devoluzione di funzioni pubbliche ai liberi professionisti, potrebbe contribuire ad alleggerire ed efficientare i processi amministrativi e rendere più accessibile e trasparente l’amministrazione per imprese e cittadini, nel rispetto degli obiettivi concordati con l’Unione Europea.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Si tratta di questioni cruciali per la tenuta socioeconomica del Paese che impongono una visione politica di lungo periodo, tesa a favorire la nascita di nuove iniziative economiche e lo sviluppo di innovativi modelli occupazionali in grado di aumentare la produttività e assicurare una prospettiva di benessere alle famiglie e soprattutto alle nuove

L’Italia è una delle principali regioni europee e l’Europa è il naturale approdo politico ed economico, che assorbe il 68% delle esportazioni italiane. Il conflitto in Ucraina e uno scenario geopolitico attraversato da forti tensioni globali rende

La fine della XVIII Legislatura ha colto il Paese in una fase molto delicata. Dopo i durissimi mesi della pandemia fronteggiati con misure straordinarie che hanno determinato conseguenze profonde sulla società, l’occupazione e l’economia del Paese l’Italia ha intrapreso un percorso di ripresa, trascinata dagli ingenti sostegni provenienti dall’Unione Europea canalizzati nel PNRR.

Il prossimo 25 settembre oltre 1,8 milioni di liberi professionisti si recheranno alle urne per contribuire ad eleggere un Parlamento che darà vita alla XIX Legislatura da cui scaturirà il nuovo Governo, che avrà un compito oggettivamente impegnativo sotto tutti i punti di vista: politico, economico e sociale.

3

I liberi professionisti italiani guardano con estrema preoccupazione a questo scenario sociale ed economico, che genera profonda incertezza Il nostro Paese è attraversato da complesse trasformazioni sociali che impattano sul mercato del lavoro e sulla tenuta del sistema previdenziale italiano. Il tasso di natalità in Italia non garantisce un ricambio di popolazione in equilibrio e il declino demografico strutturale è destinato a ridisegnare il profilo della forza lavoro. Le stime ci dicono che nel 2030 in Italia gli over 65 anni saranno oltre 16 milioni e la spesa pensionistica dovrebbe salire al 16,7% del Pil.

I professionisti per l’Italia

In quel contesto di ricostruzione del tessuto economico e sociale è poi intervenuto il conflitto in Ucraina, che ha ulteriormente destabilizzato le economie dei Paesi europei sotto il profilo dell’approvvigionamento e dei costi delle risorse energetiche e alimentari, innescando una spirale inflazionistica pericolosa per la tenuta del potere d’acquisto delle famiglie e per le filiere produttive, in un quadro macroeconomico segnato da un preoccupante rallentamento dell’economia e aggravato da un divario sociale e territoriale sempre più profondo.

come in questo momento è necessario che le forze politiche, nel pur doveroso confronto tra le diverse posizioni, si riconoscano negli interessi comuni del Paese Il Parlamento che sarà eletto avrà davanti a sé un quinquennio decisivo per le sorti dell’Italia: in una prospettiva collaborativa e di sostegno all’azione delle istituzioni, in questo documento vogliamo soffermarci su alcune priorità dell’agenda politica della prossima Legislatura, tratte dall’esperienza quotidiana dei professionisti italiani ed elaborate in un dialogo costante, interno alla nostra confederazione, mettendo in primo piano alcuni temi centrali per il Paese, nella prospettiva dei liberi professionisti, attori qualificati nella nostra società italiana, e alcune proposte ed esigenze di intervento per sostenere i liberi professionisti in un mercato dei servizi professionali sempre più integrato, competitivo ed incerto.

ancor più evidente la necessità di una politica comune a livello europeo: approvvigionamento energetico e delle materie prime e debito comune europeo sono gli ultimi esempi che richiedono un impegno comune, che il nostro Paese è chiamato a promuovere e onorare in un’ottica di condivisione strategica e potenziamento delle istituzioni comunitarie, per costituire una base economica più solida che favorisca investimenti e processi di internazionalizzazione delle nostre imprese e delle nostre professioni.Mai

4

Auspichiamo che le nostre proposte possano essere discusse nell’ambito della campagna elettorale e divenire patrimonio comune dei programmi dei partiti.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Gli interventi straordinari mirati al contenimento dei prezzi delle risorse energetiche per le famiglie e le imprese, messi in atto dall’attuale Governo, non sono più sufficienti: l’inflazione all’8,4% e la speculazione sul prezzo del gas nei mercati finanziari rischiano di vanificare qualsiasi tentativo di sostegno. Serve uno sforzo enorme per reperire nuove risorse che potrebbero derivare dalle maggiori entrate di IVA, dal prelievo straordinario sugli “extra profitti” e da altre misure di contenimento della spesa corrente, senza ricorrere a indebitamenti fuori bilancio che esporrebbero il Paese a una nuova tempesta speculativa. In tale contesto, tuttavia, più che rinforzare il complicato meccanismo del prelievo straordinario sugli “extra profitti” riteniamo maggiormente efficace una revisione dei criteri di determinazione del prezzo dell’energia, volta a scongiurare a priori la stessa formazione di profitti “extra”, calmierando i prezzi al consumo.

Dopo due anni di pandemia, il conflitto russo ucraino ha acutizzato le debolezze strutturali dell’Italia e dell’Europa La crisi energetica e la necessità di reperire e diversificare nuove fonti di approvvigionamento sono il primo riflesso di anni di scelte politiche discutibili che oggi si abbattono inesorabilmente sulle famiglie e sul tessuto economico italiano, in una spirale dove il rallentamento dell’economia e l’aumento vertiginoso dell’inflazione si avvitano su un sistema sociale ed economico fragilissimo, con il rischio di pesanti ricadute sulla produzione e l’occupazione.

La crisi energetica è un’emergenza nazionale (ma anche europea) e non possiamo combatterla a colpi di decreti o ricorrendo a nuovo deficit: serve un piano energetico straordinario sul modello di quanto fatto durante la pandemia. L’intensificarsi delle tensioni geopolitiche richiede un intervento eccezionale che coinvolga tutti i partner europei per rilanciare l’ipotesi di un Recovery fund per le spese energetiche (frettolosamente abbandonato nei mesi scorsi dai leader europei), o quantomeno redistribuire nel più breve tempo possibile le risorse inutilizzate del Next generation EU.

LE PRIORITÀ DEL PAESE

I costi esorbitanti della bolletta energetica stanno mettendo in ginocchio famiglie, imprese e attività professionali. Quotidianamente tocchiamo con mano il grido di dolore che si alza da imprenditori e professionisti: in un’escalation che sembra non avere fine il dilemma è ricorrere alla Cassa integrazione per il personale dipendente o chiudere i battenti.

L’emergenza energetica sarà una priorità della prossima Legislatura e occorre lavorare, sin da subito, al varo di un piano energetico nazionale moderno ed efficiente, differenziato in termini di tipologie e fornitori, che renda il Paese più resiliente di fronte alle naturali oscillazioni dei mercati e agli eventi geopolitici. L’Italia deve puntare alla completa autonomia da forniture da Paesi ostili già dal 2023,

1. Emergenza energetica, serve un piano straordinario

Da una politica dell’emergenza a una visione strategica di sviluppo

2. Un Piano nazionale per raggiungere la neutralità climatica

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Condividiamo la proposta italiana di fissare un tetto al prezzo del gas russo e di separare i meccanismi di formazione del prezzo del gas ed energia elettrica, sulla quale sembra delinearsi una convergenza tra i Paesi europei, dopo la decisione del G7 di applicare un cap price al petrolio russo.

5

recuperando da forniture di gas liquido attraverso le intese proposte alla Spagna, paese con il maggior numero di piattaforme costiere, ottimizzando le forniture che entrano nei gasdotti al sud, accelerando l’estrazione dei giacimenti di proprietà di ENI, dando carattere di priorità al grande piano a sostegno dell’autoconsumo e delle comunità energetiche, quindi di energia da fonti rinnovabili. Queste misure, più volte annunciate, sono ancora in attesa del completamento dei decreti attuativi e in ostaggio di ritardi nelle autorizzazioni.Ilpuntodipartenza è la riconversione dell’attuale modello produttivo a modelli connotati da maggiore sostenibilità ambientale, in sintonia con gli obiettivi della transizione verde che discendono dall’European Green Deal per contrastare i cambiamenti del clima e ridurre le emissioni di gas e già codificati nella missione 2 del PNRR, che destina circa 60 miliardi di euro alla rivoluzione green e alla transizione ecologica.

I troppi vincoli paesaggistici e le troppe amministrazioni coinvolte rendono impraticabile il processo di sviluppo degli impianti, in un momento in cui, al contrario, abbiamo bisogno di consolidare la rete energetica delle rinnovabili e favorirne la diffusione. In questa prospettiva, il Legislatore ha previsto numerose agevolazioni fiscali volte a realizzare obiettivi di riqualificazione energetica e di recupero edilizio del patrimonio immobiliare.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

L’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 dovrebbe spingere l’Italia e l’Europa ad affrancarsi dalla dipendenza di importazione di gas, petrolio e carbone dalla Russia, accelerando il processo di decarbonizzazione, diversificando le fonti di approvvigionamento, ammodernando le reti di interconnessione del gas, dell’elettricità e dell’acqua e incentivando gli investimenti nelle energie rinnovabili, a cominciare da uno snellimento delle procedure autorizzative degli impianti.

Tutti gli interventi di efficientamento energetico possono spingere l’Italia verso un risparmio delle risorse energetiche che potrebbe essere fondamentale nell’immediato futuro. La strada aperta dai precedenti Governi ha messo in campo numerosi strumenti che restano validi. Riteniamo dunque necessario continuare ad investire sul Superbonus 110% e sugli altri bonus edilizi sbloccando, in maniera definitiva, il meccanismo di cessione dei crediti ad essi collegati. Migliaia di imprese si trovano in gravissima difficoltà a causa delle continue modifiche normative.

6

Negli ultimi mesi l’Italia ha registrato un lieve miglioramento dei conti pubblici. L’espansione del Pil, cresciuto nel secondo trimestre del 2022 del 4,7% su base annua, e il calo del rapporto deficit/Pil che, secondo alcune stime, dovrebbe passare dal 6% registrato nel 2022 al 3% nel 2025, rientrando così nei parametri previsti dal Patto di stabilità, sono sicuramente segnali incoraggianti. Tuttavia, le incertezze legate alle tensioni sui costi energetici e sui mercati finanziari rappresentano un fattore di rischio che non possiamo trascurare.

In uno scenario economico caratterizzato da un debito pubblico che oscilla intorno ai 2 mila 750 miliardi di euro, un rapporto debito/Pil di circa il 150%, cresciuto di 300 miliardi in tre anni, la nuova compagine di Governo sarà chiamata anzitutto a garantire stabilità e sostenibilità dei conti pubblici insieme con l’attuazione delle riforme per rassicurare le istituzioni finanziarie internazionali ed evitare manovre speculative sui titoli del debito.

3. Il risanamento del debito pubblico e la spending review

In questo scenario, si sono riversati inevitabilmente gravi e significativi effetti anche sui professionisti, che il Legislatore ha individuato come i veri garanti degli interventi in ambito Superbonus 110% ed in quello degli altri bonus edilizi (le asseverazioni di congruità tecnica ed economica sono richieste ai professionisti, e solamente ai professionisti viene richiesta un’assicurazione che garantisca l’intero importo dei lavori realizzati).

7

Alla luce del contesto economico e della credibilità del nostro Paese nei confronti dell’Unione Europea, la messa a terra del PNRR e delle riforme ad esso collegate (il completamento della riforma della giustizia civile, penale e tributaria; la riforma degli appalti pubblici e le misure per la semplificazione amministrativa) dev’essere la priorità assoluta del prossimo Governo. Gli investimenti programmati dovranno essere tassativamente rispettati anche per evitare un aumento fuori controllo della spesa pubblica nei prossimi anni.

Il sistema delle professioni può essere uno straordinario volano per incrementare produttività, crescita e modernizzazione del Paese: in molti ambiti, la Pubblica Amministrazione opera in stretta connessione con il mondo delle professioni, ma occorre sincronizzare gli sviluppi tra le due realtà soprattutto in termini di adozione di processi in grado di velocizzare e migliorare la qualità delle prestazioni con il supporto delle nuove tecnologie digitali.

elaborato in un momento di grave crisi, e in tempi molto stretti, il PNRR ha raccolto e dato forma ad esigenze prioritarie del Paese, e rappresenta pertanto un’eccellente occasione per accompagnare il Paese verso la modernizzazione, l’efficienza e la sostenibilità. Le sei missioni individuate dal Piano, che ricalcano i pilastri del Next Generation EU e che si intrecciano con le priorità trasversali per ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere, tracciano la strada dello sviluppo del Paese, su innovativi percorsi di crescita che hanno attratto risorse per 191,48 miliardi di euro e in grado di attivare investimenti per 30,6 miliardi di euro.

Il rischio di una nuova “crisi dello spread” va scongiurato: l’indebitamento va contenuto e ricondotto progressivamente a livelli sostenibili e compatibili con gli standard europei. Per fare questo, senza compromettere la possibilità di interventi straordinari per fronteggiare crisi congiunturali come l’attuale, la via da seguire è quella di una rigorosa ed efficiente revisione della spesa pubblica, da condurre a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica, attraverso la riorganizzazione delle stazioni appaltanti e una governance più aderente alle reali esigente del tessuto produttivo e del Paese.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Sebbenesociale.

In questa direzione il processo di digitalizzazione e di transizione ecologica imboccata dal nostro Paese non può fermarsi. Malgrado gli sforzi prodotti da numerosi attori del rinnovamento, l’Italia è ancora in ritardo sulla corsa alla digitalizzazione, che non può prescindere dal pieno coinvolgimento del tessuto professionale, che quotidianamente abilita e garantisce il funzionamento e lo sviluppo del sistema Paese.

Essenziale diventa in questa fase potenziare la capacità di programmazione e gestione delle risorse da parte delle pubbliche amministrazioni, monitorando costantemente la spesa prevista e quella effettiva, che a fine febbraio 2022 registrava uno scarto di 10 miliardi di euro. In altre parole, il tasso di assorbimento dei fondi del Piano ammonta a un terzo di quanto finora pianificato: un fenomeno cronico e tristemente noto in Italia che non riesce a spendere le risorse che arrivano dall’Europa e che abbiamo già riscontrato, per esempio, nella programmazione 2014 2020 dei Fondi per lo sviluppo e la coesione (FSC), dove il tasso dei pagamenti non raggiunge il 10% del totale delle risorse disponibili.

La completa attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una condizione imprescindibile per elaborare ulteriori politiche di sostegno alla crescita economica e sviluppo

Il raggiungimento dei target indicati dal PNRR per il 2021 ha permesso all’Italia di incassare la prima rata da 24,9 miliardi di euro e nell’anno in corso si attendono finanziamenti per altri 40 miliardi di euro, se verranno conseguiti traguardi e obiettivi già condivisi con la Commissione europea.

4. L’attuazione del PNRR, priorità del Paese

5. Il ruolo dei professionisti nel PNRR

Riteniamo essenziale il completamento degli sforzi avviati nella precedente Legislatura nella direzione della riforma fiscale, già introdotta dalle misure approvate nella legge di bilancio 2022, tra cui l’abolizione dell’IRAP per le persone fisiche, l’intervento di parziale modifica dell’IRPEF e l’approvazione dell’Assegno unico e universale.

ü assicurare l’equità orizzontale del prelievo fiscale sui redditi di lavoro, equiparando il regime delle detrazioni per lavoro dipendente e lavoro autonomo. In tale contesto occorre introdurre una specifica agevolazione, sotto forma di una detrazione maggiorata, per i giovani under 35 che intraprendono una attività di lavoro autonomo o dipendente, in modo da incentivare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro utilizzando la leva fiscale per promuovere autoimprenditorialità e assunzioni;

ü universalizzare l’utilizzo degli strumenti digitali al fine di ridurre la numerosità e la farraginosità degli adempimenti fiscali, razionalizzandoli, con l’obiettivo di efficientare il sistema e favorire il contrasto all’evasione fiscale;

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Questi gli obiettivi fondamentali e imprescindibili individuati da Confprofessioni per la riforma dell’IRPEF e, più in generale, delle imposte sui redditi:

8

ü riequilibrare il rapporto tra amministrazione fiscale e contribuente, attraverso l’elevazione dello Statuto del Contribuente a rango costituzionale;

Il ricorso ai servizi professionali di consulenza ai soggetti privati, lungi dal rappresentare un costo di intermediazione, potrà garantire una maggiore capillarità delle azioni e un’ottimizzazione della loro efficacia. Per questo, occorre vigilare affinché i bandi e i progetti pubblici contemplino sempre il finanziamento anche dei costi di consulenza nella progettazione: più in generale, il ricorso alla consulenza dei professionisti andrebbe incentivato attraverso forme di premialità fiscale per chi si sia avvalso di attività rese dai professionisti a diverso titolo coinvolti nei progetti.

6. Una riforma fiscale all’insegna della semplificazione

Come accennato, i liberi professionisti possono contribuire a migliorare le performance di spesa della P.A., ma i bandi e i provvedimenti attuativi del PNRR dovranno valorizzare il loro ruolo di intermediari con la pubblica amministrazione e la società. I liberi professionisti svolgono funzioni di consulenza nell’intermediazione tra privati e pubblica amministrazione in tutte le fasi di implementazione del Piano, dalle domande di partecipazione a bandi e progetti alla rendicontazione e gestione degli stessi.

È al contempo sempre essenziale rimarcare la necessaria distinzione di ruoli tra personale tecnico delle amministrazioni pubbliche e liberi professionisti: una distinzione che negli ultimi anni, ed anche in fase di abilitazione del PNRR, si è persa di vista. Ribadiamo, invece, l’importanza di separare le funzioni degli uffici tecnici delle amministrazioni, che concernono la pianificazione delle opere e il controllo di gestione, dalle attività di competenza dei liberi professionisti, che vanno dalla progettazione alla direzione dei lavori e al collaudo delle opere. Senza questa rigorosa demarcazione di compiti, si rischia di rinnovare inefficienze e opacità che tanto hanno pesato sullo sviluppo del Paese in passato, generando fenomeni di cattiva amministrazione.

7. La riduzione del costo del lavoro e salario minimo

L’esigenza di mettere in campo una nuova governance politica ed economica che sappia coniugare sviluppo, produttività e salari deve necessariamente fare i conti con il vertiginoso aumento dell’inflazione, alimentato dai costi energetici e delle materie prime, che erode sensibilmente il potere d’acquisto di famiglie e lavoratori (come pure di imprese e professionisti).

La recente proposta di Direttiva sui salari minimi della Commissione Europea ha acceso i riflettori sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti anche in Italia. La Costituzione ci ricorda che la retribuzione dev’essere garantire al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Ed è sempre la Carta a ricordarci che la via maestra sono i contratti collettivi nazionali di lavoro. Sul tema del salario minimo, quale parte sociale datoriale non possiamo che affermare la necessità di valorizzare il ruolo della contrattazione collettiva sottoscritta dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, che attribuisce ai lavoratori diritti e tutele che vanno al di là degli aspetti meramente retributivi. In questo senso il CNEL può svolgere un ruolo determinante per misurare la rappresentatività

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu 9

ü ricondurre l’estrema frammentazione normativa in campo tributario a specifici testi unici, in modo da ridurne la complessità; ü razionalizzare il calendario fiscale, con l’obiettivo di superare la “transitorietà temporale” dei relativi termini.

Se da una parte, anche per sostenere l’occupazione stabile, rimane centrale il tema della riduzione a regime del cuneo fiscale e contributivo; dall’altra occorre più coraggio per contrastare le conseguenze delle dinamiche contingenti. Riteniamo che l’ipotesi di un taglio del cuneo fiscale sia un’arma a doppio taglio per gli effetti che si determinerebbero sulla finanza pubblica. Esiste però una seconda ipotesi sostenuta da Confprofessioni che può fronteggiare la perdita del potere d’acquisto delle famiglie e lavoratori, conciliare nel medio periodo retribuzioni e produttività, senza aggravare un costo del lavoro già insostenibile: la detassazione e la decontribuzione degli aumenti salariali concordati dalle parti sociali.

I rinnovi contrattuali devono rispondere all’esigenza di adeguare i redditi dei lavoratori dipendenti rispetto all’andamento dell’inflazione, senza ignorare la condizione di straordinaria pressione ed incertezza in cui versano i datori di lavoro, che durante la pandemia hanno stretto i denti, spesso indebitandosi, e che ora vedono minacciata la ripresa da uno scenario geopolitico indecifrabile. Il caso dei professionisti datori di lavoro è emblematico, giacché il settore è stato caratterizzato negli ultimi anni da un robusto calo dei redditi medi in termini reali ( 15%), aggravato in misura decisiva dalla pandemia.

La dinamica dei redditi determinata dai rinnovi contrattuali che deve svolgersi nel rispetto rigoroso dell’autonomia delle parti sociali può essere sostenuta da una strategia politica indirizzata ad agevolare il rinnovo dei contratti collettivi più rappresentativi, arginando la piaga del dumping contrattuale che, oltre a rappresentare un elemento di concorrenza sleale per imprese e studi professionali, comprime tutele e dinamiche salariali dei lavoratori. In questo ambito il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), osservatorio privilegiato del mercato del lavoro e punto di incontro delle rappresentanze delle forze sociali del Paese, svolge una funzione determinante nel monitoraggio della contrattazione collettiva e della programmazione economica e sociale, che dovrebbe essere ulteriormente valorizzata.

Si tratta di una operazione di assoluto rilievo strategico, in particolare per le piccole e medie strutture (come appunto gli studi professionali); ma anche di un’opportunità per riorientare in maniera più equa ed efficace le risorse che finora si sono perse tra mille rivoli (e incentivi spesso ingiustificabili) verso settori produttivi in agonia, in una prospettiva economica condivisa con le parti sociali.

La missione “Inclusione e Coesione” del PNRR prevede il Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (Gol) e il potenziamento dei CPI e Servizio Civile Universale. L’insieme di questi interventi dal 2024 dovrebbe accrescere dello 0,6% l’occupazione dei giovani. Il target da conseguire per Gol è di 3 milioni di beneficiari entro il 2025. Di questi, almeno il 75% dovranno essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55.

Il tema di una governance politica ed economica per favorire lo sviluppo del Paese non attiene soltanto ai salari, ma coinvolge inevitabilmente la produttività e la competitività del sistema produttivo e professionale, che rappresentano un asset strategico per il Paese. In questa direzione sono necessari interventi strutturali per investire sul capitale umano tesi ad assecondare il processo di transizione verso nuove competenze tecnologiche e digitali che sta attraversando il mercato del lavoro.

Come dimostrato dalle esperienze più efficienti dei Paesi europei, un’efficace riforma delle politiche attive passa necessariamente attraverso una maggiore collaborazione tra associazioni di settore e CPI. Il modello da seguire è quello di un partenariato che determina da sempre ottimi risultati e che può contribuire, da un lato, a rendere meno burocratizzate le amministrazioni coinvolte in questo servizio e, dall’altro, a rispondere alle reali esigenze delle imprese e dei lavoratori.

In questo senso è necessario promuovere un coordinamento tra fondi interprofessionali per la formazione continua e fondi di solidarietà bilaterali per la riqualificazione dei lavoratori interessati dalle misure di sostegno al reddito

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Il fenomeno nasce nel mondo della formazione e solo in un secondo luogo si riversa nel mercato del lavoro vero e proprio: le ragioni del mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro risiedono nella bassa integrazione tra sistema formativo di qualsiasi livello (scuola, università, istituti tecnici, scuole di specializzazione) e mondo del lavoro.

8. Un nuovo modello per le politiche attive del lavoro

Il mismatch domanda offerta di lavoro e del mancato incontro tra esigenze occupazionali delle aziende e professionalità/forza lavoro è da sempre una questione centrale nel dibattito pubblico.

Tuttavia, l’assetto istituzionale delle politiche attive non è stato oggetto di riforme e rimarranno pertanto immutate le problematiche istituzionali che caratterizzano il nostro sistema e che derivano in primo luogo dalla complessa distribuzione delle competenze tra livello nazionale e regionale.

Appare quindi opportuno puntare sullo sviluppo di percorsi di riqualificazione e accompagnamento al lavoro fondati sul più ampio grado di personalizzazione, supportando la persona, ed in particolare i giovani, attraverso attività di orientamento che prendano in considerazione tutte le opportunità di crescita professionale, incluse quelle legate all’esercizio della libera professione.

non tanto delle parti sociali, quanto invece dei contratti maggiormente applicati, che non superano i 100 rispetto ai 1.010 registrati nell’archivio nazionale dei contratti e sono tutti firmati dalle parti sociali che oggi risultano maggiormente rappresentative. Inoltre, è da conferire particolare rilievo alle diverse forme di welfare contenute nei contratti collettivi. A tal fine riteniamo imprescindibile che nella prossima legislatura sia finalmente varata una legge sulla rappresentanza

10

11

Il primo e più urgente intervento di sistema è ricondurre i giovani nella libera professione. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo registrato un flusso crescente di neolaureati verso forme di lavoro dipendente e, contestualmente, un preoccupante calo di iscritti agli albi professionali, soprattutto nell’area tecnica e legale Un paio di esempi aiutano a comprendere il fenomeno Tra il 2011 e il 2020 il numero di ingegneri dipendenti è cresciuto di oltre il 35%, mentre chi svolge l’attività in forma indipendente segna una flessione dell’1,6%. Le stesse dinamiche si registrano tra gli architetti e nell’area legale, dove nello stesso periodo il numero di avvocati è cresciuto rispettivamente del 23% e del 10% come attività “dipendente” e autonoma.

Nella nuova Legislatura, l’attenzione della classe politica verso il mondo della libera professione si misurerà sulla capacità del Legislatore di creare un ambiente favorevole alle spinte evolutive che caratterizzano il nostro settore, rimuovendo gli ostacoli che finora hanno frenato il pieno sviluppo delle attività professionali, agevolando i processi di crescita in un mercato sempre più competitivo ed eliminando gli squilibri tra lavoro autonomo e dipendente.

Da questo punto di vista le rigidità normative e ordinamentali rappresentano un freno allo sviluppo della libera professione. L’assenza di una visione strategica sul ruolo delle professioni nella nostra economia e nella nostra società ci condanna a un ruolo marginale nel processo di transizione che il Paese sta attraversando e, soprattutto, ci impedisce di governare i cambiamenti in atto nel nostro mondo. Le misure finora messe in campo rendono bene l’idea di come la politica interpreti il nostro mondo: una nicchia dell’economia che si cura con politiche emergenziali e logiche difensive, ancorate a vecchi stereotipi della professione, senza cogliere però l’essenza e le potenzialità di un settore nevralgico per la ripresa del Paese.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

LE PRIORITÀ DELLE LIBERE PROFESSIONI

I liberi professionisti sono oggi al centro di un profondo processo evolutivo, sospinto da trasformazioni economiche e sociali che stanno ridefinendo gli assetti del mercato del lavoro e dell’organizzazione degli studi professionali. In uno scenario fortemente condizionato dalla pandemia prima e dalle conseguenze economiche del conflitto in Ucraina, l’impatto della digitalizzazione e delle nuove tecnologie e la necessità di reinterpretare l’organizzazione e il modello di business degli studi hanno polarizzato i punti di forza e di debolezza dei liberi professionisti.

Una forza economica e sociale al bivio

1. Un piano choc per riportare i giovani nella libera professione

La convergenza di questi fattori, unita al generale arretramento della nostra economia, ci riporta alla cruda realtà di un settore economico che invecchia e dove permangono ancora profonde differenze generazionali e di genere, che richiedono importanti interventi strutturali per invertire la rotta. Il più urgente ruota intorno ai giovani. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei neolaureati predilige forme di lavoro dipendente rispetto alla libera professione e il progressivo calo di giovani professionisti, molto accentuato soprattutto nell’area tecnica e in quella legale, è un sintomo che non possiamo trascurare per molteplici ragioni. Da una parte c’è, in prospettiva, la tenuta degli assetti previdenziali che regolano le diverse categorie professionali; dall’altra, la necessità di creare le condizioni non solo per un ricambio generazionale all’interno degli studi, ma anche per investire nelle nuove generazioni e creare un modello professionale orientato sulle nuove tecnologie, sulle competenze multidisciplinari e sui mercati internazionali.

Sono solo alcune misure che possono creare un ambiente favorevole per attrarre le nuove leve nella professione. Ma non bastano, perché a monte occorre risolvere altre annose questioni che si trascinano da anni e ripristinare le condizioni di parità tra il lavoro autonomo e dipendente, incrementando le tutele dei soggetti meno garantiti e rimuovendo tutti i vincoli che impediscono al libero professionista di accedere agli incentivi e alle misure di sostegno previsti dal legislatore.

Per i liberi professionisti italiani, è di primaria importanza giungere quanto prima ad una normativa che conferisca piena vigenza al principio dell’equo compenso delle prestazioni professionali. Il diritto all’equo compenso rappresenta infatti un ineludibile strumento di attuazione della Costituzione nella prospettiva di uguaglianza tra lavoratori e, ancor prima, un impegno per l’affermazione della dignità della professione. Non solo, l’equo compenso è anche la cifra del livello di trasparenza nei rapporti tra Pubblica Amministrazione e professionisti.

tuttavia avere ben chiaro, come d’altronde segnalato dalle rappresentanze delle associazioni professionali e dagli stessi ordini, che il testo esaminato nella precedente Legislatura necessita di una serie di modifiche e correttivi, che riteniamo imprescindibili per renderlo aderente alle reali esigenze dei professionisti e garantire al contempo un corretto equilibrio nei rapporti tra imprese, P.A. e professionisti: ci limitiamo a menzionare l’ampliamento del perimetro di applicazione della normativa, l’abolizione delle incomprensibili sanzioni disciplinari a carico del professionista e la rimozione dei poteri di regolazione del mercato conferiti agli ordini, che risultano del tutto incoerenti con la libera concorrenza e le stesse funzioni istituzionali degli ordini professionali. In questa direzione andavano, d’altronde, anche le segnalazioni formulate dalla Consulta del lavoro autonomo del CNEL, il

Si tratta di un piano straordinario di ampio respiro che, partendo dalle università e dalla necessità di programmare nuovi corsi di laurea più aderenti ai trend del mercato del lavoro e alle mutate esigenze della società, mira a favorire e agevolare l’inserimento di giovani neolaureati nella realtà della libera professione, individuando interventi, strumenti e sostegni mirati che favoriscano l’inclusione delle nuove generazione nel mercato del lavoro: nuovi modelli formativi per lo sviluppo di competenze tecniche, iper specializzazione e soft skill; accesso agevolato al credito, incentivi per le start up professionali e le nuove tecnologie digitali, credito d’imposta sugli investimenti in beni strumentali, tutele di welfare contrattuale e politiche che favoriscano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

2. Equo compenso, ripartire per tutelare i professionisti

La disciplina vigente in materia, risalente al 2017, si è rivelata timida, incongruente e di complessa applicazione, e ha dato luogo a sviluppi giurisprudenziali incoerenti.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Le ragioni di tale tendenza sono numerose e strettamente correlate alle attuali condizioni in cui versa la libera professione. Redditi sempre più in contrazione, una fiscalità penalizzante e una burocrazia asfissiante spostano inevitabilmente l’ago della bilancia verso forme di lavoro dipendente. Non è un problema esclusivo del mondo professionale, ma un’emergenza che investe l’intero Paese, già oggi costretto a importare liberi professionisti dall’estero, come dimostra la recente decisione della Regione Calabria di assumere 497 medici cubani per far fronte alla carenza di personale negli ospedali.

12

Al prossimo Governo chiediamo l’impegno di varare un piano choc per favorire l’occupazione giovanile nella libera professione, per non disperdere quel patrimonio di competenze economiche, tecniche, scientifiche e culturali che hanno sostenuto il sistema produttivo e sociale del Paese.

Auspichiamo, pertanto, che nella prossima Legislatura possa essere varata una legge in tal senso, anche riprendendo e aggiornando l’impegnativo lavoro già svolto dalle Camere sul disegno di legge recante “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” (AS 2419), nella XVIII Legislatura.Occorre

3. Il riordino degli incentivi, pari dignità tra professionisti e Pmi

Negli ultimi mesi, il Governo aveva messo in cantiere un processo di revisione sistematica degli strumenti di incentivazione delle attività produttive, che negli ultimi anni si sono in effetti moltiplicati e sovrapposti, determinando la disorganicità del quadro regolativo. Si tratta di un obiettivo condivisibile, cui occorre mettere mano non solo nella prospettiva di un ripensamento delle esigenze prioritarie di sostegno alla modernizzazione del tessuto produttivo, ma anche nella consapevolezza che l’attuale sistema ha determinato sperequazioni e discriminazioni tra i soggetti economici che non appaiono più tollerabili.

28 ottobre 2021, che mirano a non vanificare l’obiettivo primario di garantire un equo compenso ai liberi professionisti e ad evitare l’introduzione di strumenti punitivi che rischierebbero, paradossalmente, di penalizzarli.

Come già accennato, professionisti e lavoratori autonomi sono frequentemente esclusi da incentivi e agevolazioni concessi ad altri soggetti economici, in quanto la partecipazione ai suddetti bandi è subordinata vuoi in sede legislativa, vuoi in sede di attuazione al requisito dell’iscrizione alle Camere di Commercio. Un requisito che, di fatto, esclude i professionisti iscritti a un albo professionale.

La più evidente debolezza organizzativa delle attività professionali in Italia consiste nelle loro ridotte dimensioni, sia dal punto di vista del numero dei professionisti occupati negli studi, sia dal punto di vista del capitale finanziario disponibile per interventi di sviluppo infrastrutturale ed economico.

A ciò si aggiungono ostacoli di ordine pratico che sovente riscontriamo, quali obiettivi di intervento non adeguatamente tarati sulle esigenze specifiche del settore professionale, o l’individuazione di soglie minime di finanziamento che non si conciliano con le dimensioni ridotte degli studi professionali.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

4. Promuovere i processi aggregativi per liberare la crescita

13

Riteniamo dunque necessario affermare in via legislativa il principio generale di piena equiparazione tra professionisti e imprese, mettendo sullo stesso piano l’iscrizione dei liberi professionisti ad albi, collegi e ordini professionali a quella delle imprese alla Camera di Commercio Questa è d’altronde l’unica direzione compatibile con il diritto europeo e con la consolidata giurisprudenza sovranazionale, che accomuna la nozione di microimpresa e libero professionista: in particolare, la Raccomandazione della Commissione Europea n. 2003/361/CE del 6 maggio 2003 considera «impresa» qualsiasi entità, «a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che svolga un’attività economica, incluse in particolare le entità che svolgono un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che svolgono regolarmente un’attività economica». L’equiparazione tra libero professionista e PMI accolta dal diritto europeo fatica tuttora ad essere recepita nel nostro ordinamento giuridico nazionale, contrariamente a quanto accade negli altri paesi membri dell’Unione. Il mancato allineamento del quadro regolatorio italiano, al diritto europeo, determina una ingiustificata limitazione nei confronti dei liberi professionisti dalla quale consegue una grave discriminazione e una mancanza di concorrenza.

Al contrario la competitività dei liberi professionisti, e la loro capacità di concorrere in un mercato sempre più complesso e articolato, passano inevitabilmente attraverso processi di aggregazione, finalizzati a costituire soggetti organizzati in grado di raccogliere sfide sempre più impegnative. La multidisciplinarietà può rappresentare una risorsa preziosa, non limitata peraltro alle professioni

Ø eliminare il vincolo della doppia contribuzione integrativa sulle prestazioni rese da professionisti soci di STP;

La pandemia ha reso evidenti i limiti strutturali del sistema sanitario nazionale, derivanti soprattutto dalla progressiva riduzione delle risorse destinate al settore. Al contempo, è emersa con chiarezza l’importanza del servizio sanitario pubblico e convenzionato, e della rete dei medici di base in particolare, per far fronte alle esigenze della popolazione in un momento tanto drammatico.

La diffusione di reti e società di capitali nel settore ha infatti minato la libertà di scelta del paziente e sovente compromette la libertà del professionista e la qualità del servizio reso. Sono dunque urgenti interventi normativi di regolazione del fenomeno, nella prospettiva di mettere i professionisti e le loro iniziative al centro dei processi di aggregazione, impedendo la loro subordinazione a soggetti economici estranei ed impermeabili alla responsabilità e alla deontologia professionale.

Siamo convinti che una riforma sistematica delle forme di aggregazione tra professionisti possa promuovere la crescita dimensionale delle attività professionali senza abbandonare il settore alle turbolenze del mercato e all’iniziativa di imprese guidate dall’esclusivo interesse al profitto. In alcuni settori professionali il rapporto tra attività di impresa e libera professione ha assunto conformazioni al limite dell’abusivismo: è evidentemente il caso dell’odontoiatria, in cui sono in gioco i diritti dei pazienti, che sono assicurati dalla centralità del rapporto tra odontoiatra e paziente in ogni aspetto dell’esercizio delle attività odontoiatriche.

Ø prevedere politiche fiscali che favoriscano l’aggregazione tra professionisti, stabilendo la neutralità fiscale del passaggio da uno studio monoprofessionale a STP, e che abbiano l’obiettivo quello di sostenere la crescita dimensionale delle attività professionali, individuando regimi fiscali di vantaggio anche per le nuove società tra giovani professionisti, in particolare nella fase di start up;

Sono riforme che implicano un impegno straordinario, e non si può pensare di portarle a termine senza investimenti mirati destinati all’incremento del fondo destinato alla stipula degli Accordi Collettivi Nazionali della Medicina Generale, al fine di finanziare funzioni e compiti innovativi per l’assistenza sanitaria territoriale, quali l’incentivazione al lavoro di equipe, telemedicina, tele consulto e tele monitoraggio, diagnostica di primo livello presso lo studio medico, organizzazione di campagne di

5. Medicina di base, sostegno allo sviluppo professionale

14

Ø riformare e rilanciare lo strumento delle Società tra Professionisti (STP), la cui mancata diffusione come strumento per l’esercizio collettivo della professione è collegata a incongruenze connesse non solo allo scenario normativo ma anche ad aspetti fiscali e contributivi;

tradizionali, ma aperta agli apporti di nuove professionalità, con competenze in settori quali l’IT, la consulenza strategica, la progettazione per l’accesso a bandi e fondi pubblici, la formazione del personale. Per raccogliere sfide tanto impegnative è necessario:

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Ø revisionare il quadro regolativo relativo alla partecipazione dei professionisti ai contratti di rete, prevedendo anche per i liberi professionisti iscritti ad ordini professionali la possibilità di accedere allo strumento delle reti miste.

Ne è derivata una riflessione sullo sviluppo dei servizi sanitari pubblici, in parte raccolta dal PNRR. I medici di base sono oggi al centro delle prospettive di riforma impostate dal PNRR quale strategia di consolidamento del servizio sanitario: tanto con riferimento allo sviluppo dei servizi di telemedicina quanto con riferimento alla realizzazione di servizi di prossimità territoriale, i medici di base rappresentano il motore dell’organizzazione di questi servizi.

Al contempo, occorre istituire un fondo ad hoc destinato all’incentivazione degli investimenti da parte dei medici di medicina generale e/o delle forme organizzative di riferimento per lo sviluppo tecnologico, telematico e infrastrutturale degli studi di medicina generale: senza le adeguate risorse tecnologiche gli studi medici non saranno in grado di assicurare il previsto potenziamento dell’assistenza domiciliare.

15

Nella scorsa Legislatura, anche su nostro impulso e su proposta del CNEL, è stato varato l’ISCRO, l’ammortizzatore sociale per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata INPS. In attesa del completamento del triennio di sperimentazione, sono già emerse alcune esigenze di correzione dello strumento: in particolare, va ridotta l’aliquota contributiva da versare all’INPS per finanziare la

6. Professionisti e autonomi in cerca di protezione sociale

prevenzione, vaccinali e di screening, integrazione funzionale con le attività che si svolgeranno presso le Case della Comunità previste dal PNRR.

Infine, sfide tanto impegnative nella direzione dell’innovazione dei metodi e delle tecnologie, nonché della stessa capacità organizzativa ed imprenditoriale dei medici, rende sempre più urgente una riforma del corso di formazione in medicina generale al fine di aggiornare i programmi formativi, fermi al 1994, e consolidare la formazione lavoro sia come opportunità formativa, sia come incentivo alla stabilizzazione del ruolo, sia come risposta alla carenza di personale medico

La crescita e le trasformazioni, anche reddituali e di composizione sociale, del settore delle libere professioni impone, in tutti i Paesi europei, una riflessione sulla protezione sociale dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti. In un settore che ha oramai perso le sue tradizionali sicurezze e che è esposto alle radicali pressioni trasformative imposte da un mercato dinamico, integrato e molto popolato, il libero professionista non può essere lasciato solo a fronteggiare improvvise crisi di mercato dipendenti da fattori contestuali, o da situazioni di fragilità personale e di ordine familiare.

Una politica di rafforzamento degli strumenti di protezione sociale dei lavoratori autonomi dovrebbe anzitutto far leva sulla sussidiarietà tramite il coinvolgimento e la valorizzazione degli attori sociali, dei corpi intermedi, degli strumenti bilaterali, dei fondi mutualistici, strumenti nati in seno ad ogni categoria e che meglio possono interpretare bisogni, esigenze e specificità di ogni settore professionale. A questo scopo come già sottolineato occorre ristabilire condizioni di equità tra lavoratori dipendenti e autonomi con riferimento al sostegno pubblico all’iscrizione a casse ed enti a carattere mutualistico, istituiti all’interno della contrattazione collettiva, finalizzati all’integrazione delle spese socio sanitarie del nucleo familiare.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Per i liberi professionisti iscritti agli ordini professionali, un impegno rafforzato sul fronte della protezione sociale è richiesto alle Casse professionali, che devono poter sviluppare i loro piani in condizioni di autonomia, nel rispetto delle specifiche condizioni della platea di riferimento. Per raggiungere tale obiettivo, da anni chiediamo che venga abolita (o quantomeno ridotta) l’iniqua doppia tassazione sui rendimenti che grava sugli enti previdenziali privati, il cui obiettivo primario è quello di garantire le pensioni dei professionisti.

La pandemia ha messo in luce le fragilità e i divari strutturali del nostro sistema di protezione sociale per le categorie di lavoratori autonomi. I dati del nostro Osservatorio mostrano che il comparto del lavoro indipendente ha perso nei primi sei mesi del 2020 circa 170.000 unità ( 4,1% su base annua), di cui 30.000 liberi professionisti, mentre le le domande di indennità per il reddito di ultima istanza presentate dai professionisti sono oltre 455.000

Alle tutele che devono essere predisposte e messe in campo dalle Casse professionali per i professionisti ordinistici, si accompagnano le tutele che vanno invece approntate dalla legge per coloro che sono iscritti alla Gestione separata Inps.

misura, poiché i primi monitoraggi hanno attestato un ricorso molto inferiore rispetto a quanto preventivato nella relazione tecnica di accompagnamento alla legge di bilancio 2021, generando così un differenziale tra il gettito acquisito e le prestazioni erogate. Allo stesso tempo, l’analisi delle cause di diniego evidenzia la necessità di rivedere i requisiti richiesti per accedere all’indennità, che al momento appaiono eccessivamente restrittivi.

Riteniamo doveroso dare piena attuazione all’art. 9 della Costituzione, che tutela i valori della cultura e della ricerca, ed impegna a proteggere l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico e artistico del Paese.Sono valori a cui si dedicano molti liberi professionisti dell’area tecnica, del territorio e della cultura, le cui prestazioni sono sovente sottovalutate in termini di remunerazione dei loro servizi da parte delle amministrazioni pubbliche. Oltre ad intervenire in via legislativa per impedire fenomeni di vero e proprio sfruttamento del lavoro professionale, occorrerebbe approntare moduli collaborativi tra amministrazioni e libera professione, per rendere più agile e frequente la cooperazione pubblico privato in funzioni prioritarie per le esigenze del Paese, quali la mappatura dei rischi a scopo di prevenzione del dissesto idrogeologico del territorio italiano e la gestione del patrimonio forestale ***

7. Patrimonio naturale, paesaggistico, artistico e archeologico: un asset del Paese

È dall’esperienza delle libere professioniste e dei liberi professionisti che sono emerse le priorità che abbiamo qui sintetizzato. Le affidiamo alle forze politiche perché diventino, a partire dalla XIX Legislatura, patrimonio comune per il rilancio del Paese.

16

Da oltre cinquant’anni, Confprofessioni è la principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti italiani: a partire dal nucleo tradizionale della rappresentanza dei professionisti ordinistici, sono ora partner della confederazione anche le associazioni delle nuove professioni riconosciute dalla legge 4/2013. Una platea di oltre 1,8 milioni di lavoratrici e lavoratori altamente qualificati, che contribuisce al PIL nazionale per oltre il 12,5%, dando lavoro a dipendenti e collaboratori degli studi professionali e alimentando il Paese di competenze avanzate e sapere professionale.

Confprofessioni viale Pasteur, 65 00144 Roma |Tel: 06/54220278|info@confprofessioni.eu

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.