SOLO
ma ri ka l o mb a rd i
oboe
SOLO
ma ri ka l o mb a rd i
J OHAN N SEBASTI AN BAC H C ARL P H I L I P P E MAN U E L B AC H MARI N MARAI S G E O RG P H I L I P P TE L E MAN N B RU N O B E TTI N E L L I B E N J AMI N B RI TTE N LASSE J ALAVA TOM J OHNSON BO ŽI D AR KU N C J O H N RU S H B Y- S MI TH RO B E RT S I B B I N G ØI S TE I N S O MME RF E L D T
oboe
CD 1
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685–1750) 1 2 3 4
Partita in La minore/A minor · BWV 1013 Allemande [2:19] Corrente [2:04] Sarabande [1:57] Bourée Angloise [1:33]
CARL PHILIPP EMANUEL BACH (1714–1788) 5 6 7
Sonata in La minore/A minor · Wq 132 Poco adagio [3:19] Allegro [2:33] Allegro [2:29]
MARIN MARAIS (1656–1728) 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26
Les Folies d'Espagne
Tema/Theme [0:50] Variazione/Variation II [0:23] Variazione/Variation III [0:23] Variazione/Variation IV [0:24] Variazione/Variation V [0:24] Variazione/Variation VIII [0:24] Variazione/Variation IX [0:31] Variazione/Variation X [0:22] Variazione/Variation XI [0:42] Variazione/Variation XII [0:31] Variazione/Variation XIII [0:31] Variazione/Variation XIV [0:24] Variazione/Variation XV [0:22] Variazione/Variation XVII [0:42] Variazione/Variation XVIII [0:23] Variazione/Variation XXIII [1:02] Variazione/Variation XXIV [0:34] Variazione/Variation XXV [0:32] Tema/Theme [1:00]
GEORG PHILIPP TELEMANN (1681–1767) 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39
Fantasia No. 2 · TWV 40:3 Grave [0:39] Vivace [1:16] Adagio [1:04] Allegro [1:07]
Fantasia No. 6 · TWV 40:7 Dolce [1:20] Allegro [1:09] Spiritoso [0:48]
Fantasia No. 8 · TWV 40:9 Largo [1:41] Spiritoso [1:12] Allegro [0:44]
Fantasia No. 10 · TWV 40:11 A tempo giusto [1:43] Presto [1:06] Moderato [0:37]
[Durata totale/Total duration: 41:25]
CD 2
BRUNO BETTINELLI (1913–2004) 1
Studio da Concerto (1977)
Andante moderato - Vivace - Allegro - Più calmo [4:16]
BENJAMIN BRITTEN (1913–1976) 2 3 4 5 6 7
Six Metamorphoses after Ovid, Op. 49 (1951) Pan [2:12] Phaeton [1:23] Niobe [1:55] Bacchus [1:58] Narcissus [2:15] Arethusa [2:16]
LASSE JALAVA (1951–) 8
Pirpana for oboe, Op. 23 No. 1 (1993) Giocoso [3:12]
TOM JOHNSON (1939–) 9 10 11
Tilework for oboe, “Three Crossings” (2003) I [2:52] II [2:51] III [2:36]
BOŽIDAR KUNC (1903–1964) 12
Dance for oboe solo, Op. 62 (1950) Moderato con moto [2:04]
JOHN RUSHBY-SMITH (1929–) 13 14
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Monologue for oboe/oboe d’amore (1970) I. Poco adagio [1:42] II. Tema con variazioni [1:20] Tema. Andantino Variazione 1. Poco più mosso Variazione 2. Allegro molto Variazione 3. Andantino III. Allegretto molto vivace [1:41]
ROBERT SIBBING (1929–) 16 17 18 19
Four Pieces for oboe or saxophone alone (1986) I. Languidly [1:30] II. Energetically [1:23] III. Pensively [1:33] IV. Joyfully [1:44]
ØISTEIN SOMMERFELDT (1919–1994) 20 21 22 23
Divertimento for oboe solo, Op. 41 (1974) I. Quasi rubato ed espressivo [1:50] II. Allegro [1:17] III. Quasi rubato ed espressivo [2:05] IV. Grazioso [1:11] [Durata totale/Total duration: 47:15]
EDITORI/PUBLISHERS Bettinelli: Ricordi 132819 · Britten: Hawkes & Son 17985 · Jalava: Artemusa, Helsinky, 22 · Johnson: Editions 75 · Kunc: Rongwen Music 2076 · Smith: Simrock, London (1977) · Sibbing: Tenuto Pubblications, 494-01623 · Sommerfeldt: Norsk Musikforlag, A.S. Oslo, 8868
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SOLO è un percorso musicale e artistico autobiografico, lungo le tracce di personali itinerari musicali e di uno specifico percorso interpretativo. SOLO è il suono dell'oboe nella sua purezza e nel suo canto malinconico. Ogni brano è uno spartito che ho amato per perfezione e complessità, a volte incontrato quasi per caso, tra un concerto e l'altro, in mezzo agli spartiti di un negozio di musica e di cui ho immaginato il suono. Alcuni dei brani di questo disco non sono mai stati registrati, altri fanno parte del Repertorio degli oboisti. Li ho suonati in concerto perché mi piacevano: sono piaciuti. Mi sembrava, quindi, interessante diffonderli. I due dischi rappresentano due antipodi. Per me sono due stili nei quali mi riconosco espressivamente. L'idea motrice del disco dedicato alla musica contemporanea è il mio desiderio di far scoprire brani nuovi che amerei entrassero a far parte del Repertorio. Per quanto riguarda la parte barocca, invece, i brani registrati contribuiscono a illuminare prospettive musicali diverse su pezzi scritti in origine per altri strumenti (flauto, viola da gamba) e che nella versione per oboe generano articolazioni, sonorità, melodie ricche di un altro peso e un altro significato, senza togliere nulla alla bellezza delle composizioni originali. Per una precisa scelta personale e musicale ho deciso di non registrare tutte le variazioni delle Folies d'Espagne e non tutte le Fantasie di Telemann. Ho escluso quelle che non ritenevo felicemente trasponibili all'oboe perché troppo legate alla timbrica dello strumento d'origine. Infine, un filo conduttore sottile lega i brani dei due dischi: la danza. Tanto tempo fa, quando scelsi di diventare musicista abbandonai il sogno di diventare una ballerina classica. Ma è ancora la danza, il ritmo, che mi lega profondamente alla musica. Le incisioni che state per ascoltare, parlano anche di questo. Dedico SOLO alla mia famiglia che da sempre mi segue e mi sostiene. Ringrazio particolarmente mio fratello Sebastiano per avermi aiutato a realizzarlo e a lui dedico la parte barocca. Un grazie sentito anche a Michael Britton, Tom Johnson e a Jany Berthelot e a tutti coloro che hanno lavorato con me a questo progetto.
SOLO is an autobiographical journey that traces my own personal voyage of musical and artistic discovery. It therefore has a special interpretative approach. SOLO is the sound of the oboe in all its purity and alluring melancholy. Every piece on these CDs is my interpretation of a musical score whose perfection I love. While some pieces are well known to the public as part of the official oboe ‘Repertoire’, others I have found by chance while rummaging in music shops between concerts, and by simply reading them I could imagine how they would sound. Some have never before been recorded, but I have played them in my concerts because I liked them – and my audiences liked them too. So it seemed like a good idea to record them and allow these hidden gems to become known to a wider audience. The music on these two CDs, baroque and contemporary, are poles apart, yet I can identify with both periods and enjoy expressing myself musically in either style. It is no secret that the CD dedicated to contemporary music is inspired by my desire for people to discover exciting new works worthy of becoming a part of the official oboe Repertoire. As for the baroque disc, recording these pieces has helped me to open up new musical perspectives for works that were originally written for other instruments, such as the flute or the viola da gamba. It has been possible by transposing these works for the oboe to introduce a new range of tones and melodies for an enriched musical experience without detracting from the beauty of the original compositions. Although, in the case of Les Folies d’Espagne by Marais and Telemann’s Fantasias, I deliberately excluded those variations that I felt could not be successfully transposed for the oboe because they rely on the timbre of the instrument for which they were originally written. Finally, a silken thread links all the pieces on the two discs: that of dance. Long ago when I chose to become a musician I gave up my dream of becoming a ballet dancer. But it is still dance and rhythm that give me a deep and intimate bond to music, and I hope that the recordings you will hear on these CDs communicate this profound feeling. I dedicate SOLO to my family who have always encouraged and supported me. I especially thank my brother Sebastiano for helping me to achieve this goal, and I dedicate the baroque recordings to him. My heartfelt thanks also go to Michael Britton, Tom Johnson and Jany Berthelot and to all those people who have worked with me on this special project.
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Johann Sebastian Bach (1 685–1 750) Partita in La minore, BWV 1 01 3
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La Partita in La minore fu scritta, con ogni probabilità, tra il 1 71 7 e il 1 723 quando Bach era a Köthen, dove sicuramente venne a conoscenza dell'esistenza del flauto traverso: uno strumento che sino ad allora non aveva preso in considerazione e che cominciava a diventare uno strumento pilota come il violino, il violoncello e il clavicembalo. Sono stati sollevati molti dubbi sull'autenticità del brano, ma successive analisi stilistiche sembrano non lasciare dubbi sul fatto che sia stato effettivamente scritto da Bach. I quattro movimenti rappresentano ciascuno uno stile differente ben preciso: lo stile germanico nell' Allemande; lo stile italiano nella Corrente; lo stile francese nella Sarabanda, lo stile inglese nella Bourée Angloise. L'Europa intera, dunque, si trova racchiusa in un capolavoro di contrappunto e di geometria musicale. Anche la destinazione strumentale, nonostante la chiara indicazione riportata nell'unico manoscritto superstite dell'opera, è stata messa in discussione. La Partita potrebbe quindi essere stata scritta per qualche altro strumento e poi trasferita sul flauto. La composizione è comunque sostanzialmente eseguibile all'oboe anche se risulta particolarmente faticosa per il fatto che non contempla respiri. L'oboe, infatti, ne ha bisogno almeno quanto il flauto ma richiede un diverso modo di respirare, necessita di più tempo, più spazio. Il finale dell' Allemande, inoltre, non si può interpretare suonando il La alla terza ottava per l’oboe, una nota che appartiene solo al repertorio oboistico contemporaneo estremo. Pertanto, ho scelto di non fare i ritornelli né di suonare l'ultima misura alla terza ottava, bensì alla seconda.
Carl Philipp Emanuel Bach (1 71 4–1 788) Sonata in La minore, Wq. 1 32
Come già accennato, Carl Philipp Emanuel è stato sicuramente ispirato dalla Partita in La minore BWV 1 01 3 quando si accinse a scrivere questa Sonata nella stessa tonalità (La minore: una tonalità non difficile, ma inusuale per il flauto traverso dell'epoca), seppur con una forma e una struttura molto diverse, quasi opposte a quella espressa tempo prima da suo padre. Entrambi i Bach usano i registri estremi dello strumento, con salti di ottava e molti cromatismi. La partitura fu composta nel 1 747 a Berlino, durante un periodo in cui Carl Philipp Emanuel scrisse moltissima musica da camera con flauto. Sembra che tutto ciò che il compositore espresse per flauto all'epoca, fosse scritto per il suo signore, Federico II il Grande, o per il suo maestro Johann Joachim Quantz. I movimenti sono tre (e non quattro, come nel caso della Partita di Bach padre). Lo stile diametralmente diverso di questa sonata è certo dovuto ai radicali cambiamenti nella visione della musica del tempo: da imitazione
della natura, è ora diventata linguaggio delle emozioni. È l'inizio del cosiddetto linguaggio musicale “retorico”, nel quale si tende a imitare il linguaggio verbale con lo strumento, ampliandone l'ambitus vocale, la rapidità e l'esattezza. Il motivo del primo movimento viene usato nei due allegri successivi come filo conduttore. Rispetto al modo usato all'epoca di suonare il flauto (o un altro strumento a fiato), le articolazioni e i colori giocano un ruolo importantissimo, in una continua ricerca di contrasti e di progressione.
Marin Marais (1 656–1 728) Les Folies d'Espagne
Le variazioni proposte sono tratte dal secondo libro delle Pièces pour Violes, scritte a Parigi nel 1 701 . Lo stesso Marin Marais (virtuoso della viola da gamba alla corte di Luigi XIV e di Luigi XV) annota di aver composto queste variazioni pensando di poterle far eseguire anche con altro strumento (l'oboe, per esempio?). Il tema della sarabanda della Follia (molto popolare a quel tempo) è originariamente in Do minore. Nelle variazioni, come di costume all'epoca, si può cambiare tonalità e articolazioni, a seconda dello strumento con cui si eseguono, per cercare comunque di rispettare l'effetto voluto in un'esecuzione per viola da gamba e trasformando, soprattutto, gli accordi in arpeggi. Ho utilizzato uno spartito trascritto per flauto solo, che comprende il tema e venticinque variazioni; da esso ho tratto le variazioni che più si addicevano all'oboe.
Georg Philipp Telemann (1 681 –1 767) Fantasie n. 2, 6, 8, 1 0
Quattro delle dodici Fantasie per flauto solo di Georg Philipp Telemann. La scelta è stata fatta seguendo il gusto personale e, come per le variazioni di Marin Marais, in accordo con un criterio “strumentale”. Queste Fantasie per strumento senza basso rispecchiano davvero lo stile dell'epoca e il nome “Fantasie”. Con questo termine si intende “libertà”: il loro carattere d'improvvisazione, infatti, è messo in rilievo da libertà di forma, misura e struttura tonale. I movimenti sono spesso rapidi e animati; i colori possibili, infiniti; e le forme, estremamente diversificate e divise. È questa caratteristica di improvvisazione non improvvisata (perché, in realtà, obbligata dalla partitura), che mi ha affascinata; così come la perfetta complessità architettonica del contrappunto in un brano per strumento solo. Queste caratteristiche ne fanno per me (come per molti altri esecutori), un autentico capolavoro della musica da camera per strumento solo.
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Bruno Bettinelli (1 91 3–2004) Studio da concerto (1 977)
Bruno Bettinelli ha scritto uno studio da concerto per quasi tutti gli strumenti. Ogni studio cerca di mettere in evidenza le caratteristiche tecniche e di tessitura timbrico-melodica dello strumento per il quale è stato scritto. Lo spazio strumentale di Bettinelli risulta puro e mai melodrammatico. Lo strumentista si confronta con un ritmo e con evoluzioni continue, all'interno di un discorso lineare, nel quale risulta prioritario il suono. Le influenze di Stravinskij e Hindemith si avvertono in tutte le cellule ritmiche e nelle linee melodiche, prive assolutamente di drammaticità romantica, ma tese, intense, espressive grazie al modo armonico con il quale sono trattate. Questo spartito mi è capitato tra le mani a New York nella primavera del 2009 e, a quanto ne so, è quasi del tutto sconosciuto agli oboisti.
Benjamin Britten (1 91 3–1 976) Six Metamorphoses after Ovid, op. 49 (1 951 ), dedicate a Joy Boughton
Uno degli spartiti per oboe più conosciuti e praticati dagli oboisti. Scritto nel 1 951 , mette in risalto la capacità espressiva e la vicinanza al canto tipiche dell'oboe. I ritmi, i respiri, le articolazioni raccontano una storia. Compositore amante della musica corale, della musica da camera e dello stile medievale, molto interessato al testo e al rapporto tra testo e musica, Britten giunge a racchiudere in questa opera tutti gli elementi caratteristici del suo comporre.
12 Lasse Jalava (1 951 –)
Pirpana for oboe, op. 23 n. 1 (1 992-1 993)
Il finlandese Lasse Jalava è un compositore autodidatta dalle influenze più disparate. Si è interessato negli anni '70 alla musica araba, dopo essere stato ispirato dai Beatles. Negli anni '60 ha dapprima intrapreso lo studio della chitarra per poi passare alla viola. Il suo paradigma musicale è rappresentato da Gustav Mahler. Nel brano scelto che fa parte dei Pieces for wind instruments op. 23 (che dovevano essere quattro ma sono attualmente solo tre) il tema è arabeggiante e in ritmo di 7/8 come quello di una “marcia ondulando il bacino”. Pirpana fu scritto originariamente per sassofono con accompagnamento di chitarra, pianoforte, basso e percussioni, ed è diventato un pezzo “classico” per oboe solo nel 1 993. Il titolo significa “scugnizzo”. Jalava ha scritto, fra l'altro, quattro sinfonie, sei sinfoniette, due concerti, tre quartetti d'archi e molto altro ancora. Ho trovato questo spartito quando ho organizzato un concerto all'Istituto Finlandese di Parigi.
Tom Johnson (1 939–) Tilework for oboe, “Three Crossings” (2003)
Tom Johnson è un compositore americano minimalista. I suoi lavori sono basati su una struttura logica e matematica, dove anche uno strumento monodico come l'oboe può giocare di contrappunto su due linee melodiche, usando i silenzi e i salti di ottava come elementi melodici e ritmici. Le Tilework series, pubblicate nel 2003, sono composte da 1 4 pezzi per strumento solo. In essi ciascun ritmo si associa all'altro per creare una sequenza musicale senza simultaneità. Nei silenzi si avverte la melodia, il gioco, che continua tacitamente ad avanzare. Lo spartito è bello già allo sguardo, perché mette in evidenza la struttura matematica della composizione e forma un disegno geometrico. Avendo avuto la fortuna di incontrare personalmente l'autore ho voluto rendergli omaggio, registrando questi componimenti per oboe solo, di cui apprezzo moltissimo la linearità e l'assoluta freddezza.
Božidar Kunc (1 903–1 964) Dance for oboe solo, op. 62 (1 950)
Il compositore e pianista croato Božidar Kunc ha scritto molto per voce e pianoforte (probabilmente, perché sua sorella, Zinka Milanov, era un grande soprano), oltre a due concerti per violino e orchestra, un'ouverture e alcuni Salmi. Influenzato da temi popolari, questa Dance suscita un effetto straordinario nell'eseguirla e nell'ascoltarla. Semplice in apparenza, il brano comporta alcune difficoltà tecniche che, rimanendo ancorati alla lettera della partitura, possono alterare lo spirito del pezzo che deve invece restare danzante e cantato. Fu scritto negli anni '50 e pubblicato negli Stati Uniti. 13
John Rushby-Smith (1 929–) Monologue for oboe/oboe d'amore (1 970), dedicato a Jennifer Paull
Originariamente cantante di coro, l'inglese John Rushby-Smith è diventato nel 1 966 il responsabile delle registrazioni alla BBC Radio 3. Compositore poco conosciuto, ma di indubbio valore, ha scritto questo monologo per oboe o per oboe d'amore negli anni '70. Il brano presenta una bellissima unità di stile tra i tre movimenti e una conclusione “a specchio”, come spesso si ritrova nella musica da camera od orchestrale di Benjamin Britten. Il tema del secondo movimento sembra evocare una ninna-nanna russa. Jennifer Paull ha registrato con l'oboe d'amore questo brano nel 1 995 per il CD The Oboe d'Amore Collection Volume I.
Robert Sibbing (1 929–) Four pieces for oboe or saxophone alone (1 986)
Compositore, sassofonista e clarinettista americano, Robert Sibbing è Professore onorario
di sassofono alla Western Illinois University e clarinettista della Knox-Galesburg Symphony. Lo spartito è scritto per oboe o per sassofono ed è datato 1 986. Quattro movimenti, quattro quadri molto diversi, eseguendo i quali l'interprete ha veramente l'impressione di pronunciare un discorso. Il compositore, grazie ad un uso molto appropriato delle articolazioni e all'impiego di particolari melodie, riesce a creare dei “dialoghi musicali”, pieni di spirito e di ironia, scritti in uno stile semplice e piacevole. Ho scoperto questo spartito alla Juilliard School di New York.
Øistein Sommerfeldt (1 91 9–1 994) Divertimento for oboe solo, op. 41 (1 974) – dedicato a Brynjar Hoff
Direttore di coro e compositore, il norvegese Øistein Sommerfeldt ha studiato a Parigi con Nadia Boulanger. Molto legato al folclore e, soprattutto, a temi popolari religiosi, ha scritto numerosi pezzi per voce e piano, e per strumenti solisti. Il Divertimento, in quattro movimenti, è stato scritto nel 1 974 e fa parte di una serie di Divertimenti per strumenti a fiato solisti. Nel primo movimento, la parte centrale è costruita su un tema popolare della valle di Hallingdal (Norvegia). Anche in questo caso l'uso delle articolazioni, dei colori e dei ritmi appare perfetto per mettere in evidenza le qualità “discorsive” dell'oboe. Lo spartito viene direttamente da Oslo. [M. L.]
14 Marika Lombardi si è diplomata presso il Conservatorio G. Verdi di Milano con il Maestro Sergio
Possidoni. Dal 1 988 vive a Parigi dove si è perfezionata ottenendo altri tre diplomi superiori in oboe (con i Maestri R. Casier, M. Giboraud e D. Roussel) e il diploma di stato per l’insegnamento. Ha inoltre seguito corsi di grandi Maestri quali Pierre Pierlot, Maurice Bourgue, Sergiu Celibidache, Jacques Tys, Hansjörg Schellenberger, Ingo Goritzki e Lothar Koch. È direttore artistico del Festival “Oboe” di Parigi e dell’Accademia e Festival Internazionale di Lasino (Trento) “Risonanze Armoniche”. Tiene concerti in tutta Europa e negli U.S.A., sia in duo con la pianista Nathalie Dang sia con la pianista Dora Cantella, con la quale forma dal 1 999 il “Duo Cantabile”. Suona inoltre in diverse formazioni da camera, in orchestra e come solista. Nel corso della sua carriera ha ottenuto numerosi primi premi in concorsi internazionali di musica da camera tra i quali un Premio Speciale al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Parigi e una laurea per la musica da camera dalla Fondazione Cziffra. Marika Lombardi insegna in diversi Conservatori parigini. Ha inoltre insegnato per otto anni alla Schola Cantorum di Parigi e per due anni al Conservatorio Nazionale Regionale di Aubervilliers. Attualmente si sta perfezionando in oboe barocco a Parigi con il Maestro Guillaume Cuiller. Suona su un oboe Howarth-London.
Johann Sebastian Bach (1 685–1 750) Partita in A minor, BWV 1 01 3
The Partita in A minor for solo flute was probably written between 1 71 7 and 1 723 when Bach was in Köthen, where he certainly became aware of the existence of the flute: an instrument that until then he had barely considered, but that was at that time becoming an important solo instrument like the violin, the cello and the harpsichord. The authenticity of the piece was once questioned, but subsequent stylistic analyses seem to prove that it was in fact written by Johann Sebastian Bach himself. Each of the four movements represents a precise style: the Germanic style in the Allemande, the Italian style in the Corrente, the French style in the Sarabande, and the English style in the Bourée Angloise. The whole range of Europe is therefore encapsulated within this masterpiece of counterpoint and musical geometry. Some doubts have also been raised about the specific instrument that the piece was originally written for, despite the clear indication for the flute given in the only surviving contemporary manuscript of the work, because the Partita could in fact have been written for another instrument and then transcribed for the flute. The composition can be performed relatively easily on the oboe although it is particularly demanding due to the fact that it does not allow for many breaths. The oboe needs just as much breath as the flute, but it requires a different way of breathing and it needs a bit more time and space. The finale of the Allemande, moreover, should not be performed by playing the A of the third octave on the oboe, which is a note that belongs only to the contemporary extreme oboe repertoire. I therefore chose not to play the a capos at the end of the piece and to play the last bar not in the third octave, but in the second.
Carl Philipp Emanuel Bach (1 71 4–1 788) Sonata in A minor, Wq. 1 32
As I have already mentioned, Carl Philipp Emanuel was certainly inspired by the Partita in A minor BWV 1 01 3 when he wrote this Sonata for solo flute in the same key (A minor: a key that is not particularly difficult, but that is unusual for the flute at that time), although this piece has a form and structure that are almost the opposite of those adopted some thirty years earlier by his father. Both composers nevertheless used the extreme registers of the instrument, with octave jumps and many chromatic effects. The score was composed in Berlin in 1 747, during a period in which Carl Philipp Emanuel wrote a great deal of chamber music featuring the flute. It seems that everything that he created for the flute at the time was written for his lord, Frederick II the Great of Prussia, or for his teacher and maestro Johann Joachim Quantz. The piece has three movements (rather than four as was the case for the Partita by Johann Sebastian Bach). The completely different style of this sonata is certainly due to the radical changes in the way
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music was conceived at the time: from being the imitation of nature, it had now become the language of emotions. This period marks the beginning of the so-called “rhetorical” musical language, in which there was a tendency to imitate verbal language and vocal qualities with the instrument, extending its ambitus (or range), speed and accuracy. The motif of the first movement is used as the basic element for the two allegros that follow. Compared to the way the flute was usually played at the time (or any other wind instrument for that matter), the articulations and colours play an important role in the context of a continual search for contrasts and progression.
Marin Marais (1 656–1 728) Les Folies d'Espagne
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The seventeen variations I have proposed are taken from the second book of Pièces pour Violes, written in Paris in 1 701 . Marin Marais himself (a virtuoso of the viola da gamba at the court of Louis XIV and then of Louis XV) notes that he composed these variations with the aim of being able to perform them with various other instruments (perhaps also the oboe). The theme of the Sarabande of the Follia (very popular at that time) was originally in C minor. While executing such variations, according to the usual custom of the period, it is possible to modify the colours and articulations, depending on the instrument, while still trying to respect the original desired effect for the viola da gamba, especially by transforming the chords into arpeggios. I used a score that was arranged for solo flute, consisting of the theme and twenty-five variations, and I took from it those variations that were the most suitable for the oboe.
Georg Philipp Telemann (1 681 –1 767) Fantasias No. 2, No. 6, No. 8, No. 1 0
These are just four of the twelve Fantasias for solo flute by Georg Philipp Telemann. I chose them according to my personal taste and also based on an “instrumental” criterion, as was the case for the variations of Marin Marais. These Fantasias for an instrument without a bass accompaniment faithfully reflect the style of the period and the name “Fantasia” is particularly appropriate for them, since this term implies liberty and the improvisational nature of these pieces is, in fact, emphasised by their freedom of form, measure and tonal structure. Most of them are lively and up-tempo, with a near-infinite range of possible colours, and their forms are very diversified. It is the improvisation-like character of this piece (which is in fact not improvised at all, because it is specifically required by the score) that fascinated me, as well as the perfect architectural complexity of the counterpoint in a piece for a solo instrument. In my opinion (as well as that of many other performers) these characteristics make it a genuine masterpiece of chamber music composed for the solo instrument.
Bruno Bettinelli (1 91 3–2004) Studio da concerto (1 977)
Italian Composer Bruno Bettinelli wrote concert studies for almost every possible instrument. Each of these tries to highlight the technical characteristics and the qualities of timbral-melodic interweaving of the specific instrument for which it was written. Bettinelli’s instrumental space is pure and never melodramatic. The performing musician has to bring out a sense of rhythm and emphasize the continuous developments, within a linear discourse, while always giving priority to the quality of the sound. The influences of Stravinsky and Hindemith are present in all the rhythmic cells and in the melodic lines, which are absolutely devoid of any romantic drama, but are nevertheless tense, intense and expressive, due to the harmonious way in which they are treated. I came across this score in New York in the spring of 2009 and, as far as I am aware, it is almost entirely unknown to most oboists.
Benjamin Britten (1 91 3–1 976) Six Metamorphoses after Ovid, Op. 49 (1 951 ) – dedicated to Joy Boughton
One of the best known and most popular pieces for the solo oboe, the Six Metamorphoses after Ovid was written in 1 951 and it highlights the expressive qualities and proximity to song that are typical of the oboe. The rhythms, the breaths and the articulations all seem to tell a story in these compositions. The composer was particularly fond of choral music, chamber music and the mediaeval style, and he was very interested in the written word and the relationship between the text and music. In this piece Britten was thus able to include all of the elements that were characteristic of his style of composing. 17
Lasse Jalava (1 951 –) Pirpana for oboe, Op. 23 No. 1 (1 992-1 993)
Lasse Jalava is a self-taught Finnish composer who has taken his inspiration from many contrasting sources. In the 1 970s he became interested in Arabic music, after initially being inspired by the Beatles. In the ‘60s he first studied the guitar and then he switched to the viola. One could perhaps say that in many ways Gustav Mahler is his musical paradigm. In the piece I have chosen, one of the Pieces for wind instruments, Op. 23 (there were originally intended to be four but so far only three have been composed), the theme is Arabic in style and the time signature of 7/8 is that of a “march while swaying your hips.” Pirpana was originally written for the saxophone accompanied by guitar, piano, bass and percussion, and it became a “classic” piece for the solo oboe as soon as it was released in 1 993. The title means “street urchin”. Jalava has written four symphonies, six sinfoniettas, two concertos, three string quartets and much more. I first came across this score while I was organizing a concert at the Finnish Institute in Paris.
Tom Johnson (1 939–) Tilework for oboe, “Three Crossings” (2003)
Tom Johnson is an American minimalist composer. His works are based on a logical and mathematical structure, within which even a monophonic instrument like the oboe can create the counterpoint-like effect of two separate melodies, by using silences and octave jumps as melodic and rhythmic elements. The Tilework Series, published in 2003, consists of 1 4 pieces for solo instruments. Each rhythm is associated with the next so as to create a musical sequence without simultaneity. In the silences one still seems to hear the playful melody, which continues to advance silently. The score has a pleasant appearance to the eye, because it highlights the mathematical structure of the composition and forms a geometric pattern. Having had the good fortune to meet the composer personally I wanted to pay homage to him by recording these compositions for solo oboe, the linearity and absolute coldness of which I appreciate very much.
Božidar Kunc (1 903–1 964) Dance for oboe solo, Op. 62 (1 950)
Croatian composer and pianist Božidar Kunc has written extensively for voice and piano (probably because his sister, Zinka Milanov, was a great operatic soprano), and he has also composed two concertos for violin and orchestra, an overture, and some arrangements of psalms. Influenced by popular themes, this Dance produces an extraordinary effect when one is performing it and listening to it. Apparently simple, the piece has some technical difficulties that 18 risk altering the spirit of the piece and thus, if the performer wants to respect the spirit of the score, they require special attention in order for them to be resolved. In fact this piece must communicate a feeling of dancing and singing. It was written in the 1 950s and was published in the United States.
John Rushby-Smith (1 929–) Monologue for oboe/oboe d'amore (1 970) – dedicated to Jennifer Paull
Originally a choir singer, in 1 966 John Rushby-Smith became Senior Music Studio Manager of BBC Radio 3. A little-known composer, but of unquestionable worth, he wrote the Monologue for oboe or oboe d'amore in the 1 970s. The piece has a beautiful unity of style in all three movements and a “mirroring” conclusion, as is often to be found in Benjamin Britten’s chamber or orchestral music. The theme of the second movement seems to evoke a Russian lullaby. In 1 995 Jennifer Paull recorded this piece with the oboe d'amore for a CD entitled The Oboe d'Amore Collection Volume I.
Robert Sibbing (1 929–) Four pieces for oboe or saxophone alone (1 986)
A composer, saxophonist and clarinettist, American Robert Sibbing is an honorary professor of saxophone at the Western Illinois University and a clarinettist in the Knox-Galesburg Symphony orchestra. The score, dated 1 986, is written for oboe or saxophone. These four compositions are very different one from the other and when performing them one really feels as if one were giving a speech. The composer, thanks to a very appropriate use of articulations and the use of some very particular melodies, has succeeded in creating some “musical dialogues” full of a witty and ironic spirit, written in an easy and enjoyable style. I came across this score at the Juilliard School in New York.
Øistein Sommerfeldt (1 91 9–1 994) Divertimento for oboe solo, Op. 41 (1 974) – dedicated to Brynjar Hoff
Øistein Sommerfeldt is a Norwegian choir director and composer who studied with Nadia Boulanger in Paris. Greatly influenced by folklore and inspired above all by popular religious themes, he has written numerous pieces for voice and piano, as well as for solo instruments. The Divertimento in four movements was written in 1 974 and is part of a series of Divertimenti for solo wind instruments. The central part of the first movement is based on a popular theme from the valley of Hallingdal (Norway). Also in this case the use of articulations, colours and rhythms is perfect for bringing out all the “discursive” qualities of the oboe. The score comes directly from Oslo. [M.L.] 19 Marika Lombardi graduated from the G. Verdi Conservatory ofMilan under Maestro Sergio Possidoni.
Since 1 988 she has lived in Paris where she has specialized in the oboe. Apart from attending the courses ofgreat masters such as Pierre Pierlot, Maurice Bourgue, Sergiu Celibidache, Jacques Tys, Hansjörg Schellenberger, Ingo Goritzki and Lothar Koch, Marika’s qualifications include three superior diplomas for the oboe (studying under R. Casier, M. Giboaud and D. Roussell) in addition to the state diploma for teaching. She is the artistic director ofthe Festival ‘Oboe’ ofParis and ofthe Academy and International Festival, ‘Risonanze Armoniche’ ofLasino, Trento. Marika gives concerts throughout Europe and the USA, in duo with the pianists Nathalie Dang and Dora Cantella, with whom she formed the ‘Duo Cantabile’ in 1 999, as well as performing with various chamber ensembles and orchestras and as a soloist. During her career she has won numerous first prizes in international chamber music competitions, including a Special Prize at the International Chamber Music Competition ofParis and a degree in chamber music from the Cziffra Foundation. For eight years Marika taught at the Schola Cantorum ofParis and for two years at the Conservatoire National de Région d’Aubervilliers. Today she teaches in several conservatories in Paris, and specialises in baroque oboe under Guillaume Cuiller. She plays a Howarth-London oboe.
Produced by Marika Lombardi Executive producer for CONTINUO RECORDS: Massimo Galli Digital recording 24 bit/88 KHz Recorded at Baroque Hall/SMC Records, Ivrea (Italy) - April 1 2-1 3, 201 1 Recording direction, editing, mixing and mastering: Renato Campajola & Mario Bertodo - www.smcrecords.it - Ivrea Cover photo: Marika Lombardi Artist photo: Olivier Gascoin English translation: Tristram Bruce Cover & typography: CONTEMPOARS P
&
C
201 2 - CONTEMPOARS S.R.L.