Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 11, Giugno 2013 - Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999
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Taurianova:
sciolto il Consiglio Comunale Femminicidio
Oppido:
i nuovi Presbiteri
Tragedia italiana Polizie Urbane
Gioia Tauro
199° anniversario della Benemerita
Microcredito
Nova Spes
Canto di Fede
I vincitori
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Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663
Corriere della Piana del 5 Luglio 2013
sommario
Riceviamo e pubblichiamo
Intitolata a Isabella Loschiavo la sala lettura della Biblioteca Comunale di San Giorgio Morgeto
C
ome nomare l’assenza? Mi vengono in mente tanti modi con cui iniziare questo articolo, ma è la dicotomia assenza-presenza che sento renda di più una manifestazione tanto riuscita come quella tenutasi a San Giorgio. Come nomare l’assenza? Oh, in tanti modi: destino, chiamata, disegno. Ma se l’assenza sfuma via via nella presenza costante, meravigliosamente celebrata, allora smette di essere tale. E si fa dolcissimo ricordo. San Giorgio, nella figura del sindaco Carlo Cleri, ha voluto così solennizzare questo ricordo, dedicando la sala lettura della biblioteca comunale alla donna, insegnante e studiosa Isabella Loschiavo, che più di altri ha colto nella storia, nelle tradizioni sangiorgesi quello spirito di inconfondibile autenticità proprio di quei paesi dalla lunghissima storia, volendone scrivere a perenne memoria. Commossa e partecipata iniziativa, ricca di suggestioni: dalla proiezione del video tratto dall’opera di Ugo Verzì Borgese “Un Quindici di Luglio”, all’intervento del figlio dott. Giuseppe Prete, a quello del sindaco e di molti presenti. La serata ha snocciolato la voglia di cultura e la gratitudine, il ritrovarsi insieme per crescere come comunità, lo studio e la ricerca come armi insostituibili di sviluppo sociale. Può da una morte tanto sofferta trarsi tutto questo? Ebbene, sì. Il riconoscimento delle menti migliori, figlie dei nostri paesi, ha come un sapore di vittoria, un che di comunione. Isabella Loschiavo ha dato. Intellettualmente ed umanamente. Ed è come se, rendendogliene merito, ciascuno sentisse la responsabilità di fare, per come può, con le armi di cui gode: fare per il proprio Paese, la propria gente, i ragazzi. Io ne ho tratto questo insegnamento. E con esso ho, nella mia personalissima vicenda umana accanto alla Nostra, saputo commutare la dipartita in presenza dagli umanissimi tratti, da cui imparare sempre. I libri hanno una forza incredibile. Prima su tutte sopravvivere a chi li ha scritti. Se poi vi convivono, se poi si eternano in una biblioteca, in una libreria, il miracolo è compiuto. Eleonora Vinaccia
Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi
Hanno collaborato a questo numero: Mina Raso, Carmen Ieracitano, Antonio Annalisa, Antonio Martino, Giuseppe Naim, Ivan Pugliese, Paolo Martino, Cecè Alampi, Bibiana Nicolò, Mara Cannatà, Rosa Maria Pirrottina, Eleonora Palmieri, Francesca Carpinelli, Giosofatto Pangallo, Piera Maculotti, Diego Demaio.
Foto: Diego Demaio, Giovanni Musolino Nunzio Vadalà, Free's Tanaka Press
Grafica e impaginazione:
c r e a tde i vs ie gn Mariachiara Monea cell. 392 1128287 smartcreative@virgilio.it Copertina: Concept by Free's Tanaka Press Visual by Mariachiara Monea Stampa: litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 cordovaluigi@alice.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) e-mail: corrieredellapiana@libero.it La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 5-07-2013 Visit us on
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Editoriale
Politiche energetiche per il futuro dell'Europa
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Rischio idraulico: "Il modello Cittanova"
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Femminicidio
Polizia Municipale Prospettive di sviluppo L'arma dei Carabinieri: nei secoli fedele "Cittanova floreale"
Polistena mon amour! I love CP
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Microcredito, nova spes
Donazione degli organi, un si per la vita
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Lions club Prevenzione del cancro Unicusano: la multimedialità accademica Una scelta per la vita tre nuovi Presbiteri Preghiera di ringraziamento di Mons. Milito Melicuccà: festeggiato il Santo patrono
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Professione di fede L'importanza della solidarietà Fede e laicato Testimonianze di fede Giovani, spegnete telefonini e tablet! Neuropsicologia focus sul trauma cranico Storia dell'orchestra di Laureana L'orchestra di Laureana: eccellenza del paese
Premiati i vincitori de "il canto di fede"
In festa per una centenaria
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Il mio maestro elementare Foglietti ricorda Isa Miranda Il rione Santa Caterina a Reggio Calabria Un "germoglio di vento" dentro un sud antico Tra Bibbia e pitture il figliol prodigo La decorata cornice della Piana
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Editoriale Ultim’ora
Taurianova:
sciolto il consiglio comunale Per la terza volta la città paga colpe non sue di Luigi Mamone
E
fu così, in un assolato e quasi sonnolento pomeriggio di luglio che Taurianova per la terza volta in 22 anni, ha visto il proprio Consiglio comunale sciolto per il pericolo di condizionamento mafioso. A parte i trionfalismi degli oppositori della compagine del Sindaco Romeo, c’è – riteniamo – ben poco da gioire per un provvedimento che ancora per un nuovo lungo periodo vedrà una Commissione prefettizia sostituirsi alle rappresentanze elettive. Ciò anche perché fin quando non saranno resi noti i particolari del provvedimento di scioglimento nessuno fra i componenti del disciolto Consiglio potrà ritenersi immune dal pericolo di essere menzionato nel decreto con la conseguente futura incandidabilità: anche forse solo per qualche lontana parentela eccellente – comunque non ostativa alla candidabilità (o, in altri ambiti professionali, all’accesso a impieghi e carriere pubbliche) ma poi, spesso, determinante per motivare le richieste di scioglimento. Certo è che la città, ancora una volta, è messa all’indice. In tutti e tre gli episodi non mancano – a distanza di anni – motivi di recriminazione: la prima volta, nel 1991, la giunta del Sindaco Olga Macrì fu l’agnello sacrificale alla conclamata incapacità dello Stato di fronteggiare la sanguinosa guerra di mafia di quegli anni culminata nel tragico Venerdì Nero della morte di Peppino Grimaldi. La seconda volta – vero fu che il sindaco avesse subito un avvertimento quando ad Amato fu danneggiata a pistolettate la sua Mercedes
– ma altrettanto vero è che la sua maggioranza era poco tempo dopo autonomamente implosa – e non certamente per fatti di pressione mafiosa – ma più che altro per incompatibilità caratteriali endogene all’interno di quella maggioranza. L’ultima amministrazione, ancora a guida Romeo, con molti giovani, ventenni o poco più, alla loro prima elezione a fianco dei soliti nomi di lungo corso – non pare possa dirsi essere stata condizionata dalla mafia: molto di più – crediamo – dai vincoli di bilancio, dai patti di stabilità e della endemica difficoltà a reperire risorse che oggi tarpa le ali a tutti gli enti locali. Ha vissuto alla giornata, sperando nel tempo sereno, nella fortuna e nel lavoro grazie al quale recentemente erano stati ottenuti cospicui finanziamenti per opere pubbliche. Vero è che non erano mancati episodi inquietanti quali l’uccisione di Nerone, il cavallo andaluso del primo cittadino, quando in un suo terreno fu fatta esplodere una bomba. Ma questo episodio – che resta misterioso e fino ad oggi senza colpevoli o indiziati – non è riconducibile con certezza a pressione politico mafiosa. Se tanto fosse anche uno dei leader dell’opposizione, Giuseppe Rigoli, destinatario di qualche proiettile nello stesso periodo, dovrebbe essere considerato vessato dalle oscure forze dell’antistato. La realtà – a nostro parere – è che i due protagonisti della ultima campagna elettorale, che nel prosieguo hanno continuato a restare distanti e litigiosi abbiano, proprio per questa incapacità di aprire un dialogo costruttivo, contribuito a creare le condizioni di uno stallo fra le forze politiche. Non è pensabile che un Comune come Taurianova, ormai spogliato di tutte quelle prerogative che un tempo la resero capitale della Piana del Tauro fino a farla scadere all’attuale stato di paese-dormito-
rio veda ancora i leader politici comportarsi come il Paperino e l’Anacleto dei comics Disney: vicini eppur così distanti, litigiosi, riottosi, e pronti solo alla polemica. Ma tant’è. Paghiamo per l’ennesima volta lo scotto della incapacità di dialogo, dell’alterigia e della malafede. Della non accettazione della vittoria che nel sistema maggioritario – alla fine – vede necessariamente un vincitore destinato a governare e uno sconfitto al ballottaggio chiamato a vigilare, proporre e controllare e non solo a contestare nel tentativo di demolire. Tanto nella certezza che il futuro politico di Taurianova – per quando si tornerà a votare – dovrà vedere leader politici e non capi fazione, e persone responsabili e consapevoli di dover programmare il futuro di una città che non meritava quest’ennesima onta. Il futuro di Taurianova, quando le urne daranno alla città nuovi amministratori democraticamente eletti dovrà transitare attraverso la condivisione di un piano pluriennale di azione amministrativa e di sviluppo che dovrà essere condiviso da tutti coloro che faranno parte del nuovo Consiglio. Il futuro di Taurianova non dovrà vedere opposizioni prive di voce e maggioranze chiuse nella torre d’avorio ovvero, viceversa, oppositori protesi solo a contestare e a tentare di demolire l’operato della maggioranza. Non v’è più spazio per questa politica. Occorrerà buona fede e propositività. Nell’immediatezza non è opportuno aggiungere altro. Sarebbe solo sterile opinionismo. Attendiamo di conoscere le motivazioni del decreto di scioglimento non potendo ulteriormente rinviare – come siamo stati appositamente costretti a fare – l’uscita di questo numero del giornale: ritardo che i lettori ben comprenderanno e giustificheranno, in considerazione dell’eccezionalità dell’evento.
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Continua in Italia la strage delle donne di Mina Raso
E
’ una brutta parola; è brutto il suo stesso suono. E’ brutto il suo significato, ciò che evoca, che provoca. E’ orribile. Però è, purtroppo, parola tristemente ricorrente. Il termine, nato in occasione della strage delle donne di Ciudad Juarez, indica la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, contro la donna «in quanto donna» perché non rispetta il ruolo sociale impostole ribellandosi al ruolo impostole dalla tradizione, per decidere cosa fare delle propria vita, e per essersi sottratte al potere e al controllo del proprio padre, partner, compagno, amante… Per la loro autodeterminazione, sono state punite con la morte. Chi ha deciso la loro condanna a morte? Certo il loro carnefice e, un tempo, uomo, marito, spasimante o amante, ma anche una società codina, anodina, piccolo borghese. Il 60% delle vittime di femminicidio aveva già denunciato episodi di violenza o di maltrattamento. I numeri del fenomeno sono drammatici in Italia: nel 2006 su 181 omicidi 101 furono femminicidi nel 2010 ben 127 sui 151 totali. Un dato ci accomuna agli altri Paesi europei: l’uccisione della donna è l’atto ultimo di un continuum di violenza di carattere economico, psicologico o fisico. Le storie culminate in delitto cominciano sempre con uno schiaffo. Un piccolo episodio di violenza che spesso viene sottovalutato nella speranza che non accadrà ancora.E invece lo schiaffo si ripete: più forte. Sempre di più. Il rapporto pubblicato in questi giorni dalla Casa delle Donne di Bologna parla chiaro: almeno il 40% delle donne uccise per mano maschile nel 2012 aveva denunciato le aggressioni. In quasi tutte le società tradizionali le donne rispetto agli uomini hanno sempre vissuto situazioni di subordinazione e discriminazione. Che sia bestiale, inammissibile e disumano lo sanno tutti. Che dovrebbero essere condannati a pene senza fine quegli animali, lo pensano pure tutti. Ma non tutti ritengono che la violenza sulle donne sia un problema che riguardi l’intera collettività, che la colpa sia di tutti. Anche delle donne. E’ un quadro devastante. E allora davanti a una cultura così pervasiva da permeare anche talvolta quegli operatori che dovrebbero contrastarli, le Istituzioni hanno il dovere di domandarsi se è stato fatto tutto quello che si poteva fare, o se occorre un cambiamento più strutturale nelle azioni di contrasto alla violenza maschile sulle donne. C’è stato un tempo, una società, in cui la donna era l’emblema della perfezione. La donna non era un semplice oggetto del desiderio, ma l’amore per questa portava l’uomo a nobilitarsi. La donna era senza ogni dubbio superiore all’uomo, che non avrebbe mai e poi mai potuto raggiungerla. Egli poteva solamente tendere verso l’amata in un percorso che lo rendeva mi-
Femminicidio emblema del degrado morale della società moderna
gliore. Ciò accadde nel Medioevo. Sì, proprio nel Medioevo, nell’età buia per eccellenza! Nell’età buia, dove non vi era alcuna propensione per la scoperta ma solo un abbandono della ragione alle autorità, si rispettava la donna. Ora invece, che sembriamo vivere illuminati dalla ragione, che proclamiamo la totale tolleranza, che salvaguardiamo gli animali perché non divengano cavie... ecco oggi ci ammazziamo l’un l’altro. E andiamo a cercare la minoranza, coloro che non si possono difendere: le donne. Eccola, la vera età buia. Il problema sta tutto qui. L’uomo, nelle fosche atmosfere medievali, era mosso dall’amore. L’uomo, ora, è mosso da odio gratuito. Nell’età buia contava la gentilezza e la cortesia, mentre oggi conta l’apparenza. Nell’età buia si scriveva d’amore, c’era la “Vita nova” di Dante! Oggi campione d’incassi è “Cinquanta sfumature di grigio”! La donna-oggetto va di moda, è inevitabile che poi l’uomo si senta schifosamente autorizzato a metterle le mani addosso. L’Occidente ha conosciuto, negli ultimi decenni, un cambiamento repentino e radicale di ruoli e costumi. È possibile che il maschio occidentale viva un momento di disorientamento, di crisi di identità, in cui sente il proprio secolare potere vacillare al cospetto di donne sempre più autonome, emancipate e talvolta spregiudicate. La frustrazione, dicono i manuali di psicologia, genera aggressività e sembra possibile che la condizione di crescente insicurezza esistenziale, anche sul piano economico, in cui vive l’uomo contemporaneo, contribuisca ad accrescerne la distruttività... La “violenza domestica” – quella subita dagli uomini di casa, anche padri o fratelli – è la prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 e i 44 anni: più degli incidenti stradali, più delle malattie. Per questo dobbiamo subito liberarci dell’idea del mostro, o di tanti mostri, dobbiamo sottrarci a quella reazione immediata che ci porta a dire: io non sono così, noi siamo normali. La violenza sulle donne è una tragedia che parla a tutti, che riguarda tutti gli uomini. Ognuno può fare la differenza. “Si vis amari, ama” scriveva Seneca. Se vuoi essere amato, ama. Ama incondizionatamente, rendiamo insieme desueta la parola “violenza”. L’odio squilibra i rapporti e i ruoli, presidia la cultura e il linguaggio, cerca di riaffermarsi nelle scuole e nelle famiglie. Ora
noi sappiamo che non sarà un appello, una nuova Carta dei diritti, non saranno uno spettacolo, un documentario, un’inchiesta o un libro a fermare la strage delle donne; neanche le migliori leggi – pur necessarie – basteranno. Perché una donna al primo spintone, o anche alle prime parole selvagge, non allontana da sé per sempre l’uomo che la sta minacciando? Gli resta invece accanto, preferisce ripetersi «non sta succedendo a me» e prepararsi il giorno dopo a dire ai figli – poi ai colleghi, agli amici – che non è niente, che ha di nuovo sbattuto contro la porta. Denunciare… questo è il punto. Ma quando si denuncia e non si viene ascoltate, o peggio ancora non si viene credute? In Italia ogni 7 minuti un uomo stupra o tenta di stuprare una donna. Ogni 3 giorni nel nostro Paese un uomo uccide una donna. Non si può andare avanti così. Chi si rende colpevole di violenza sulle donne va punito severamente. Alda Merini scriveva: “Spiegami, Amore, come si fa ad amare la carne senza baciarne l’anima”. Basterebbe amare. “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E non importa se crediamo o no in Dio, non importa se siamo cristiani, atei o agnostici, importa creare una nuova società dove l’amore vinca sulla violenza contro chi è più fragile. Non siamo animali…Siamo uomini, e dobbiamo essere artefici del nostro destino, e costruttori di un mondo migliore. Basterebbe volerlo.
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Politiche energetiche
per il futuro dell’Europa Samuele Furfari illustra le prospettive geopolitiche dello sviluppo sostenibile Prof. Samuele Furfari.
di Carmen Ieracitano
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n’ospite illustre e sorprendentemente brioso ha portato il proprio contributo al convegno “Le politiche attuali sull’energia in Europa - Quali prospettive per la Calabria?”, tenutosi il 5 giugno presso il Polo Solidale per la Legalità di Cittanova. Cittanovesi sono anche le origini di Samuele Furfari, professore di Geopolitica dell’Energia all’Università Libera di Bruxelles, dove si è laureato in ingegneria chimica nel 1982: anno nel quale entra a far parte della Commissione Europea, dove si dedica allo studio e alla programmazione di politiche energetiche, attività da sempre indirizzata alla redazione di un piano di condivisione comune delle politiche energetiche per l’intero sistema comunitario, e promotrice del concetto di agenzie locali e regionali dell’energia che hanno reso le autorità comunali, provinciali e regionali protagoniste dirette nello sviluppo sostenibile, evolvendosi nel cosiddetto “Patto dei Sindaci”, al quale oggi aderiscono 4600 città dell’Unione Europea. Al convegno cittanovese Furfari ha illustrato gli obiettivi definiti 20/20/20 da raggiungere entro il 2020: ri-
durre del 20% le emissioni di gas a effetto serra aumentare l’energia proveniente da fonti rinnovabili a una percentuale del 20% ridurre del 20% lo spreco di energia. In tema di risparmio energetico Furfari ha però e sue idee ben chiare: ridurre drasticamente l’apporto di energia significa fermare la crescita dell’economia, detto così in parole povere, ma il tutto è ben spiegato con numerosi esempi che vanno dalla fisica all’anatomia umana, ma rendono bene il concetto. “Abbiamo bisogno di energia, di tutta l’energia che riusciamo a produrre, da qualsiasi fonte essa provenga. E anche se l’incremento di quella proveniente da fonti rinnovabili è tra i nostri obiettivi primari, non possiamo minimamente pensare a rinunciare a quella proveniente dai fossili”. Per Furfari va bene tutto; dell’annunciata fine di risorse petrolifere e fossili in genere dice: “Una falsità. Ogni giorno vengono scoperti nuovi giacimenti con risorse disponibili per almeno 70 anni”. Non disdegna il nucleare “Anche se l’Italia ha fatto una scelta diversa, da questo punto di vista”. Elogia il gas metano, più pulito, e gli impianti di rigassificazione così tanto contestati nella Piana, da quando è sorta la querelle di quello in installazione a Gioia Tauro, che consentono di introdurre concorrenza nel mercato energetico e ridurre così i costi. Grafici alla mano ed esempi di una tale semplicità da consentirne la comprensione anche a un bambino, Furfari, passo dopo passo
smonta i luoghi comuni e le convinzioni che ruotano attorno agli impianti così violentemente contestati. Rischio sismico? “Il Giappone è la più grande fossa sismica del mondo, e possiede 22 impianti di rigassificazione, contro i 2 attualmente presenti in Italia, nessuno dei quali ha subito danni durante l’ultimo terremoto.” Inceneritori produttori di diossine? “E’ sufficiente rispettare le direttive in termini di temperatura e tempo di permanenza, per rendere i termovalorizzatori assolutamente puliti e sicuri, alleati della sostenibilità ambientale e della cultura del riciclo.” E delle polemiche che circondano gli impianti di Gioia Tauro, personificate nelle presenze di molti noti contestatori, tra cui il sindaco di Melicuccà e presidente dell’Associazione Città degli Ulivi, Emanuele Oliveri, dice soltanto con un sorriso arguto: “Se proprio non lo volete non fatelo, altrove lo faranno. Perché nel GNL risiede il futuro del trasporto, soprattutto quello marittimo, molto meno inquinante del gasolio di uso attuale ad alto tenore di zolfo. La sostenibilità ambientale passa per il giusto utilizzo delle risorse esistenti, non per il loro abbandono attraverso il quale passa soltanto il crollo dell’economia. Gli impianti di rigassificazione permettono di uscire dalla schiavitù dei corridoi obbligati e dei costi abnormi ai quali questi ci obbligano. Costruirli significa risparmiare e crescere. E i primi a capirlo saranno anche i primi a beneficiarne”.
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Incontro internazionale sul rischio idraulico e gestione sostenibile delle acque meteoriche urbane
“Il modello Cittanova”
Comune pilota nel Sud Italia in merito alla ricerca applicata di Antonio Annalisa
I
l 21 giugno 2013 si è tenuto a Cittanova un importante convegno internazionale che ha visto la presentazione del “modello Cittanova”, relativamente alla ricerca applicata per una corretta sostenibilità delle acque meteoriche urbane. Il coordinatore dei lavori, Geom. Giovanni Sergi (dirigente settore tecnico Comune di Cittanova), ha sottolineato il significato scientifico e operativo degli studi sul rischio idrogeologico causato sopratutto dai fenomeni alluvionali. Lo studio presentato ha l’obiettivo di una pianificazione futura che comprenda: a) ambiente b) urbanistica c) lavori. Il sindaco di Cittanova, dott Alessandro Cannatà ha salutato i presenti e rivolto un “grazie anche all’ufficio tecnico il quale ha avviato un dialogo con esperti sia della Università di Reggio Calabria, sia di quella di Rio de Janeiro”. Per il dott Giusepe Dangeli (assessore ai lavori pubblici del Comune di Cittanova), “è l’inizio di una ricerca su come affrontare i problemi del territorio con particolare riferimento alla sistematicità delle calamità naturali.” Dopo i primi interventi di rito, la parola è quindi passata ai relatori con il primo intervento, quello dell’ing Andrea Nardini (responsabile ricerca e cooperazione internazionale del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale-CIRF) che ha approfondito la questione della riqualificazione fluviale per la mitigazione del rischio idraulico presentando il CIRF. Il CIRF ha avviato una proficua collaborazione con i Paesi dell’America Latina che comprende casi studio quali ad esempio il “Caso Cittanova”. La riqualificazione fluviale proposta dal CIRF si sostanzia in un corretto riequilibrio ambiente-uomo grazie ad azioni calcolate e normative adeguate, garantendo una maggior sicurezza dal punto di vista del rischio idraulico e morfologico, ed un contenimento dei costi per ciò che concerne la gestione amministrativa. Il professore brasiliano Marcelo Gomez Miguez della Universidad Federal de Rio de Janeiro, ha presentato il modello di flusso urbano sviluppato in Brasile noto anche come MODCEL. Il MODCEL permette di rappresentare un bacino articolando il sistema di drenaggio con gli elementi tipici del paesaggio rurale ed urbano basandosi sul concetto di cella di flusso che coniuga il modello idrologico a quello idrodinamico. I due casi di studio MODCEL esaminati sono stati quelli del
risultati, dei quali ne beneficerà tutta la comunità cittanovese.
Nella foto: Il tavolo dei relatori.
«la programmazione è necessaria alla difesa del territorio dal rischio idraulico» fiume Sarapuì (area metropolitana di Rio de Janeiro) ed il bacino del fiume Cabuçu. L’intervento si è chiuso con l’intervento dell’Ing Fabio Scionti della Università Mediterranea di Reggio Calabria, il quale ha elencato i punti chiave del “caso studio Cittanova”. Secondo l’ingegnere di origini taurianovesi, tale prospettiva “è nata da una ricerca universitaria e si sta sviluppando grazie alla collaborazione del comune di Cittanova il quale può vantarsi di essere comune pilota nel Sud Italia in merito alla ricerca applicata da non confondere con un progetto, sul rischio idraulico e la gestione sostenibile delle acque meteoriche urbane”. Il comune di Cittanova ha dimostrato capacità di programmare, affidandosi a dei tecnici che, con le loro competenze, riusciranno certamente ad ottenere degli ottimi
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Polizia Municipale
Attualità e prospettive di sviluppo
In alto: Il tavolo dei relatori.
Un meeting coordinato da “La Voce dei Vigili Urbani“
di Luigi Mamone
I
l 21 e il 22 giugno l’Istituto Saveri di Gioia Tauro ha ospitato il meeting annuale delle polizie municipali, promosso e coordinato dalla rivista la voce dei Vigili Urbani. L’Happening è stato di altissimo livello per il numero delle delegazioni presenti da tutta Italia e per la qualità dei contributi offerti dai relatori che hanno fatto il punto sulle nuove frontiere di una attività – quella dell’Operatore di Polizia Municipale – divenuta sempre più poliedrica e sempre più specializzata. Non solo blocchetto delle contravvenzioni e fischietto; oggi il Vigile è una figura che in determinati ambiti deve esprimere specializzazione. Nelle foto: Il Sindaco di Giaia Tauro, Avv. Renato Bellofiore, premia alcuni operatori di Palmi.
Non a caso si parla di polizia scientifica, di discovery, di tecniche di rilevamento dati, di fonometria, di calcolo istantaneo delle velocità, di tecniche di rilevazione del tasso alcoolico, di problematiche di permesso di soggiorno, di polizia scientifica, di controllo della viabilità, di primo soccorso, di interventi di emergenza e chi più me ha, ne metta. Il mondo della polizia Municipale si rivela un crogiuolo magmatico. Gli operatori devono anche in molti casi operare in deifesa dell’ambiente e prevenire o reprimere attività che dall’abuso edilizio alle aggressioni all’ambiente rendono la presenza del vigile indispensabile soprattutto in quegli ambiti nei quali la presenza delle forze di Polizia Giudiziaria è carente o insufficiente. Il convegno è stato fortemente voluto – a Gioia Tauro – dal sindaco Bellofiore che ha voluto così porre – con un iniziativa di altissimo spessore informativo, divulgativo e scientifico culturale, la città di Gioia Tauro al centro di una progettualità nuova che potrebbe presto vedere le Polizie Municipali di molti comuni integrarsi, far rete e creare un comando territoriale su base intercomunale capace di esprimere potenzialità maggiori rispetto alle attuali espressioni a livello municipale. Il responsabile del giornale la Voce dei Vigili Urbani, magazine specialistico per gli operatori del settore, Luigi Gambino – ha espresso la propria soddisfazione per lo svolgimento dei lavori e le qualifica presenza che il meeting ha registrato.
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L’Arma dei Carabinieri: orgoglio dell’Italia
Nei secoli fedele Il 199° Anniversario della “Benemerita” di Francesco Di Masi
L
’Arma dei Carabinieri, la “Benemerita”, festeggia il 199° anniversario dalla sua costituzione avvenuta il 13 Luglio del 1814 per volontà del Re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia, Il corpo fu inizialmente denominato “Carabinieri Reali”. Nei suoi ormai due secoli di vita l’Arma dei Carabinieri si è sempre distinta per la fede ai propri principi costitutivi, considerandosi sempre in servizio a qualsiasi ora ed in qualsiasi circostanza, mantenendo sempre un contegno distinto, urbano, fermo, dignitoso e calmo oltre alla imparzialità e umanità. Il Battesimo del fuoco dei Reali Carabinieri avvenne nella battaglia di Grenoble, durante l’ultima campagna di Napoleone Bonaparte il 6 Luglio del 1815, contribuendo decisivamente alla vittoria, così come è scritto nell’ordine del giorno del successivo 7 Luglio: “il valore dei Carabinieri è dichiarato maggiore di ogni elogio”. Durante il Risorgimento la bandiera del Corpo fu insignita per la prima volta di Medaglia d’oro al Valor Militare. Memorabile rimane è la famosa carica di cavalleria decisiva per le sorti della battaglia di Pastrengo, il 30 Maggio 1848, dove con onore si distinsero i Carabinieri a cavallo e alla quale partecipò anche il Re. Con l’Unità d’Italia, i Carabinieri Reali, entrarono oltre la breccia di Porta Pia insieme ai Bersaglieri e diventarono la Prima Arma, distinguendosi per la lotta al brigantaggio ma anche nel servizio di soccorso civile alle popolazioni vittime del tremendo terremoto che colpì Reggio e Messina nel 1908.Nei primi anni del secolo i Carabinieri svolgono in maniera encomiabile compiti di Polizia Militari in scenari internazionali e in Giappone E’ in quella occasione che L’Arma fu definita “Benemerita”. Si distinsero eroicamente nelle due guerre mondiali, e nella lunga epopea coloniale nel corso della quale negli scenari di Libia e Etiopia (Cirenaica) scrissero pagine di eroismo e di grande umanità verso le popolazioni indigene: esempi luminosi di spirito di abnegazione fino al sacrificio della vita hanno esaltato i valori fondativi dell’arma: Salvo D’Aquisto, Giotto Ciardi, i Carabinieri della stazione di Fiesole, di San Benedetto del Tronto e i 12 Carabinieri del presidio di Bretto di Sotto. Negli anni quaranta e cinquanta si distinsero nella lotta contro il terrorismo separatista. Dal 1962 al 1966 degno di nota è Giovanni De Lorenzo nominato Comandante Generale che riorganizza e ammoderna l’Arma che si trovava in uno stato di indigenza economica e in
«una storia inimitabile e
Gen. Angiolo Pellegrini
ineguagliabile lunga due secoli» uno stato istituzionale confusionario. Negli anni settanta e ottanta i Carabinieri sono impegnati nel contrasto al terrorismo eversivo dove si distingue Carlo Alberto Dalla Chiesa che poi diverrà Prefetto di Palermo dando nuovo impulso alla lotta contro la criminalità organizzata e la mafia. In questo contesto, per arrivare ai giorni nostri, si inseriscono le molteplici recenti missioni di pace all’estero dal Kossovo all’Afghanistan, all’Irak pagando anche qui elevati tributi di sangue – come a Nassyria – al loro voler essere garanti della pace. Dopo questo breve excursus storico, vorremmo far rilevare come l’Arma oltre ad essere capillare a livello nazionale, estrinseca le sue attività anche all’estero collaborando ed intervenendo nell’ambito internazionale. Nel rispetto del motto “Nei Secoli Fedeli”, anche dopo la fine del servizio, i veterani dell’arma si sono costituiti in associazioni varcando i confini dell’Italia. Per festeggiare il 199° anniversario della loro costituzione, a Roma, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale il Comandante Generale dell’Arma Leonardo Gallitelli accompagnato da una rappresentanza di allievi degli istituti di formazione, per una sobria cerimonia, all’insegna dell’uso sobrio delle risorse disponibili, allo stesso modo gli altri festeggiamenti nei comandi regionali e provinciali. L’ANC (Associazione Nazionale Carabinieri), in Italia e all’Estero, con le loro delegazioni hanno festeggiato la ricorrenza, come l’associazione di Toronto (Canada), che oltre al 199° ha festeggiato il 40° anniversario della sua costituzione come ANC. La sezione di Toronto Intitolata al Maresciallo Maggiore Concezio Marchionne, ha iniziato i festeggiamenti con la deposizione di una corona al monumento al Carabiniere intitolato alla Medaglia d’Oro Alberto La Rocca. Presenti alla cerimonia commemorativa, oltre all’Associazione Nazionale Carabinieri e all’Associazione Nazionale Alpini, il Generale Angiolo Pellegrini (nostro stimato collaboratore) ed il Vicesindaco di Vaughan Gino Rosati. Il pensiero va ora necessariamente al prossimo I Carabinieri in conged anniversario: quello del secono di Toront nel corso della do secolo di vita. Orgoglio, at- cerimonia di deposizione della coroona . tesa ma anche preoccupazioni perché sempre più insistentemente si parla dell’unificazione sotto una unica sigla di tutti i corpi di Polizia italiani: evento questo che potrebbe mettere fine alla storia inimitabile e ineguagliabile originalità della Arma dei Carabinieri.
Momento della fiera all'interno della Villa Comunale di Cittanova (foto di Giovanni Musolino).
di Carmen Ieracitano
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onostante il tempo inclemente la Fiera Botanica “Cittanova Floreale”, giunta alla quinta edizione ha aperto i battenti venerdì 31 maggio per intrattenere, in un crescendo di successo, i numerosi visitatori fino a domenica 2 giugno. Parecchie le novità in quella che rimane l’unica manifestazione di questo tipo in Calabria, come ricordano orgogliosamente gli organizzatori dell’Associazione pro-fondazione “Carlo Ruggiero”, dal nome del fondatore della Villa Comunale, che ne gettò le basi nel 1880. La più eclatante senz’altro la presenza della Butterfly House, il museo vivente delle farfalle curato da Antonio Festa, dove è stato possibile ammirare decine di esemplari provenienti da tutto il mondo vivi e liberi tra gli ambienti naturali ricreati per loro. “La nostra è una piccola azienda – spiega Antonio Festa – con un grande amore per la natura. Alla base della sua attività la realizzazione di progetti
Grande successo per la fiera campionaria botanico-floreale promossa dalla Ass. “Carlo Ruggiero”
“Cittanova Floreale” Novità assoluta la Butterflyhouse
didattici e mostre itineranti che possano sensibilizzare un vasto pubblico, scolastico e non, verso le meraviglie che la natura ha da offrire e verso la biodiversità.” Un approccio che, soprattutto, si propone di contribuire a sviluppare una coscienza ambientale che è presupposto fondamentale per un nuovo atteggiamento nei confronti della natura e, quindi, dell’intero Pianeta, che non fa altro che lanciare, inascoltato, il suo grido d’aiuto…”Nella fiera vera e propria, naturalmente, nel cuore del Giardino Botanico, stands provenienti da ogni parte d’ Italia, piante fiori di tutti i tipi, grasse, da vaso, da giardino, rampicanti e da frutto. Ma non solo; anche prodotti tipici, salumi, formaggi, pane, biscotti al profumo di fiori e poi vasellame, artigianato, prodotti d’erboristeria e cosmetica naturale e, per chi ama letteralmente “sporcarsi le mani”, la possibilità di partecipare ai corsi tenuti del maestro giardiniere Carlo Pagani su “L’Orto Biologico”, “Cura e difesa dell’orto”, oppure “Come realizzare un orto sul balcone di casa” o “Cura e difesa delle piante ornamentali”, con la partecipazione di Mimma Pallavicini, giornalista della rivista specializzata del settore florovivaistico “Gardenia”.Ormai una consuetudine invece la partecipazione di Radio Eco Sud e di numerose altre associazioni cittadine con le “Infiorate”, installazioni artistiche a base di fiori e foglie a cui hanno partecipato l’Avis Comunale di Cittanova, il CSI Diocesi di Oppido-Palmi, la ludoteca Il Giardino dei Bimbi di Mimma D’Agostino, il Liceo Artistico di Cittanova e l’Istituto Statale d’Arte di Locri nonché Spazio di Aggregazione, a cura di Giuseppe Guerrisi che, per diversificare la propria opera, ha scelto di installare sugli alberi con l’uso di cavi fluorescenti che al calar della sera creano disegni luminosi nel buio tra i rami. Sabato pomeriggio, 1 giugno, è stato presentato il bando di concorso per il “Festival internazionale dei Giardini 2013/2014”, mentre il viale della villa veniva completamente infiorato a cura della stessa Associazione ProFondazione “Carlo Ruggiero” in collaborazione con la prof. Maria Teresa Marzano e dei volontari dell’Avis Cittanova per la Processione del Corpus Domini, concomitante alla chiusura della manifestazione, domenica 2 giugno, giornata in cui la manifestazione è stata anche allietata dal concerto del “Complesso Bandistico Città di Cittanova” diretto dal maestro Giovanni Romano, e ancora il Forum delle Associazioni di Cittanova e Tropea, con programmazione delle attività per il 2014.
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Polistena mon amour!
I Love CP Un cuore grande d’amore per la propria terra
nell’iniziativa di tre polistenesi doc di Carmen Ieracitano
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’hanno chiamata “I love CP”, con un grande cuore rosso a sostituire eloquentemente la parola “Love”, come sulle magliette comprate dai turisti a New York, come lo scriveresti sul muro di scuola alla fidanzatina. Si tratta però di una neonata creatura del mondo associazionistico e quel CP sta per: Città di Polistena. Un amore semplice e verace raccontato davanti a un buon piatto di “stroncatura” della migliore tradizione locale, alla famosa trattoria “Donna Nela”, da quattro bravi ragazzi ormai cresciuti e che dall’ottimo obiettivo di essere anche bravi padri hanno tratto lo spunto per essere questo e qualcosa di più. Così hanno cominciato Giampiero Pecora, Gianluca Versace, Michele Mobrici, e Michelangelo Nasso: quattro storie e quattro vite diverse, un ristoratore, un gioielliere, un medico, un ottico, accomunati dall’essere cresciuti osservando la propria città con gli occhi un po’ più aperti di tanti altri, quell’apertura tale che ti consente di pensare in positivo e quindi di “voler fare”, forse anche grazie a quello spirito da “scout” che palesemente emerge non solo nelle loro parole, ma soprattutto dall’entusiasmo con il quale le parole
servono qualsiasi argomento, che sia la tenerezza o la goliardia di un ricordo, la soddisfazione per un successo ottenuto di recente o l’anima di un progetto futuro, che sia anche la semplice voglia di comunicarlo agli altri lo stesso entusiasmo, sperando in un “contagio” positivo; quello spirito, che sia stato vissuto attivamente lungo tutto il percorso anche “gerarchico” dall’interno o respirato accanto ad altri, c’è. E su tutti e quattro ha lasciato il proprio segno. La volontà non è quella boriosa, più che altro accusatoria ma in realtà poco propositiva, che troppo spesso esplode in discorsi politici di qualunque colore, con la volontà di arrivare al cambiamento epocale tra strepiti di piazza. Solo semplicemente di ripristinare un po’ il concetto di “buona azione quotidiana”, proprio dello scoutismo appunto, vivendolo attivamente e allargandolo, partecipandolo Nelle foto: due momenti della manifestazione. quanto più possibile, con un occhio di riguardo soprattutto verso i più piccoli, i cittadini del futuro, che con un indirizzo già saldamente tracciato divengono automaticamente un futuro migliore, e tutto questo proponendo semplicemente delle piccole migliorie nel quotidiano, da realizzare e di cui usufruire con l’aiuto di tutti. Ecco allora i progetti: parcheggi “rosa” per le donne in gravidanza nei punti strategici (supermercati, farmacie, scuole), cestini posacenere da posizionare all’esterno delle attività commerciali, parcheggi per le biciclette, info point per turisti e cittadini, e uno in particolare, già avviato con successo durante una giornata dimostrativa di lavoro collettivo, la realizzazione di panchine costruite con materiali di riciclo da posizionare nelle scuole o in vari punti della città. Di una semplicità disarmante, proprio quella semplicità dietro la quale spesso suole celarsi la genialità. Auguri.
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Una chiave di lettura per combattere la crisi
Microcredito, nova spes Al centro di un convengo promosso dal Soroptimist di Palmi
di Luigi Cordova
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ell’ambito re l’inserimento lavorativo stabile delle delle attività donne e delle fasce deboli della società, di per l’anno come sviluppare l'inserimento lavorativo sociale in delle categorie in condizioni di svantaggio corso, il Service Club occupazionale e di marginalità sociale, rafSoroptimist di Palmi ha forzando la cultura delle pari opportunità organizzato un conveper prevenire e combattere ogni forma di gno sul tema del Microdiscriminazione nella società e nei posti di credito, nell’incantevolavoro. Dopo i saluti del Sindaco della citle scenario pianigiano tadina ospite, Giovanni Barone, l’incipit ai offerto dal Grand Hotel lavori è stato dato dal consulente in materia Stella Maris. Il conveeconomico-aziendale Dr. Antonio GargaDa sinistra: Dott. Giuseppe Calabrò, Dott. Antonio Gargano, gno è stato fortemente Dott.ssa Luisa Agresta, Dott. Giovanni Barone, Dott.ssa Patrizia no. Nella sua relazione sul microcredito voluto dalla Presiden- Morano (foto di Dott. Nunzio Vadalà). inteso come linfa vitale per l’economia, te, Luisa Agresta Calaegli ne ha ripercorso storicamente la nascibrò, sempre attenta nei confronti dei ta, parlando delle prime attività intraprese dall’ideatore, il bengalese economista e banchiere disagi delle fasce sociali più debo- Muhammad Yunus, e da come tale strumento sia stato ripensato per l’Europa e, in particolare, li, soprattutto quando poi si discute per l’Italia. Poi è stata la volta del Direttore Assi-Confidi di Reggio Calabria, Giuseppe Caladi problematiche inerenti le donne. brò, il quale ha trattato il ruolo che i Confidi svolgono nel processo di attuazione delle azioni L’intento organizzativo è stato infatti del microcredito e delle criticità da superare nell’esecuzione dei bandi. Infine, ha relazionato quello di dare una descrizione chiara la Vice-Presidente regionale e Componente del Consiglio Nazionale dei Giovani di Confae di taglio pratico di questo importan- gricoltura, Caterina Patrizia Morano, su come il microcredito venga applicato e realizzato in te strumento per stimolare nuove idee Calabria. Si è parlato del fondamentale ruolo di Fincalabra SPA, società in house della Redi microimpresa e fornire conoscen- gione Calabria, che ha il compito di gestire non solo il fondo di garanzia a disposizione delle za rispetto agli strumenti attuativi. A azioni, ma anche l’importo destinato al pagamento degli interessi una volta che il progetto tal fine si è parlato di come sostenere viene approvato e finanziato. Inoltre, è stato affrontato il tema dell’efficacia del bando attuale, la creazione di impresa e di forme di degli intenti migliorativi nei confronti del prossimo e dell’ammontare dei fondi al momento lavoro autonomo, di come favori- impegnati, per mezzo dell’approvazione di ben 1300 pratiche presentate.
Conferenza AIDO a Taurianova di Antonio Martino
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i è tenuto lo scorso 15 giugno 2013, presso l’aula consiliare di Taurianova, l’incontro di formazione intitolato “La donazione degli organi, un si per la vita”, organizzato dal gruppo comunale AIDO “Nino Perri” di Taurianova. In apertura dei lavori, il dr. Antonino Martino, dopo una brevissima introduzione, ha passato la parola per un saluto al presidente del gruppo, Dott. ssa Miriam Sorace, la quale si è detta compiaciuta per la riuscita di questa straordinaria iniziativa, ricordando i nomi dei soci del direttivo che si sono impegnati in tal senso e la figura di Giorgio Brumat, fondatore nazionale dell’AIDO nel lontano 1973. Per l’amministrazione comunale, ha poi rivolto un saluto ai presenti il V. Sindaco prof. Roberto Bellantone, che ha ricordato ai presenti, su sollecitazione
Donazione degli organi per la vita un
si
del moderatore dr. Antonino Martino, come in data 27 marzo 2003, il Comune di Taurianova, tra i primi in Italia, sia divenuto socio onorario AIDO; da allora, per le amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo, l’AIDO ha sempre rivestito un punto di riferimento importante per il tessuto sociale taurianovese, come ricorda la targa ancora esposta nell’aula consiliare. L’intero incontro, comunque, si è principalmente incentrato sulla relazione svolta dal dr. Pellegrino Mancini, taurianovese di nascita e residente a Reggio Cal. per motivi di lavoro, da sempre Coordinatore regionale per i trapianti e la donazione degli organi. Dopo avere brillantemente illustrato ai presenti le caratteristiche scientifiche del delicato argomento, il dr. Mancini ha poi fatto proiettare un significativo filmato. Ne è nato un brillante dibattito con numerose richieste di chiarimento del numeroso pubblico presente in aula, con toccanti testimonianze di chi ha vissuto in prima persona l’esperienza della donazione: Silvana Conti, come donatrice degli organi del proprio compagno Nino Perri, Francesco Larosa, come donatore degli organi del padre Pasquale e il dr. Carmelo Loprete, il quale vive attualmente una vita quasi normale grazie ai reni di un anonimo donatore. In chiusura, il dr. Martino si è provocatoriamente augurato che l’AIDO possa chiudere: ciò vorrebbe dire, infatti, che la donazione degli organi dopo la morte non ha bisogno più di essere promossa perché tutti i cittadini hanno recepito il messaggio per il quale tuttora si prodigano tantissimi volontari in tutta l’Italia; la richiesta di organi, infatti, è da sempre superiore alle disponibilità e la cultura della donazione e della solidarietà ancora fatica a far breccia nella cultura e nell’anima della nostra società.
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Riuscito service del Lions Club
“La Prevenzione del Cancro colo-rettale” di Luigi Cordova
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l 6 giugno scorso si è tenuto a Palmi (RC), nella sala consiliare del Municipio, il service “La Prevenzione del Cancro colo-rettale” organizzato dal Lions Club di Palmi e che ha visto la presenza, quale relatore, del Dott. Giuseppe Naim che, per l’anno sociale in corso, ricopre l’incarico di Coordinatore dell’Area Sanità per l’8^ Circoscrizione del Distretto 108 YA. I lavori sono stati aperti dall’Avv. Saverio Crea, Presidente del Lions Club di Palmi, al quale vanno sentitissimi ringraziamenti per avere prontamente aderito all’importante iniziativa proposta dal Coordinamento circoscrizionale. Sono seguiti quindi i saluti dell’Avv. Carmelo Ciappina, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale di Palmi, e l’intervento, come sempre brillante ed arguto, del Past Governatore Avv. Armando Veneto. Il Cancro colo-rettale (CCR), neoplasia più comune dell’apparato gastrointestinale, rappresenta una delle principali cause di mortalità per tumori in tutti i Paesi occidentali e, in Europa, costituisce il tumore più frequente nei non fumatori. In Italia una stima di incidenza è di 35-40.000 nuovi casi all'anno e, a causa della malattia, ogni anno muoiono circa 18.000 persone. Nelle statistiche per mortalità i tumori del colon-retto risultano oggi al 2° posto per frequenza sia tra i maschi, dopo il cancro del polmone, che tra le femmine dopo la mammella. Nell’ambulatorio di ogni medico di medicina generale (1000-1500 assistiti) si stima un’incidenza di 1-1,5 nuovi casi all’anno. Questi numeri sono impressionanti e fanno capire come sia fondamentale la prevenzione al fine di abbassare l’incidenza e la mortalità di questa gravissima malattia. In molte regioni italiane non è stato ancora adottato, per svariati motivi, uno screening sulla popolazione per la diagnosi precoce di questi tumori. Ciò è assurdo ed inaccettabile se si pensa che oggi la prevenzione è
inserita nei LEA (livelli essenziali di assistenza) e quindi avviare lo screening per le malattie tumorali non è un optional ma è un dovere per tutte le Aziende Sanitarie. Occorre diffondere nella popolazione del territorio di appartenenza le informazioni che possano aiutare a fare prevenzione partendo prima di tutto dai cittadini che devono imparare a conoscere meglio le malattie più diffuse ed insidiose, a consultare tempestivamente il loro medico di famiglia. Perché ogni cittadino dev’essere sempre il primo medico di sè stesso: in tal modo, sarebbe certamente possibile fare più tempestivamente diagnosi e più facilmente prevenzione. La maggior parte dei CCR origina da un polipo adenomatoso attraverso un processo multipstep che coinvolge fattori genetici ed ambientali. Alcuni fattori aumentano il rischio di cancerizzazione degli adenomi che da un epitelio normale portano ad un epitelio iperproliferativo e ad un piccolo polipo che aumenta di dimensioni fino a cancerizzare (la cosiddetta “sequenza adenoma-carcinoma”, della durata di circa 10 anni). La prevenzione secondaria del tumore implica l’identificazione dei polipi adenomatosi (la colonscopia è la metodica diagnostica di prima scelta) e la loro rimozione endoscopica (polipectomia) che è possibile eseguire nella maggior parte dei casi senza eccessive difficoltà e con un bassissimo rischio di complicanze. In tal modo viene interrotta la progressione del polipo verso uno stadio istologicamente avanzato (displasia severa) che può poi evolvere fino al carcinoma invasivo. La prevenzione primaria è rivolta alla popolazione generale ed è focalizzata sull’adozione di misure e comportamenti in grado di evitare o ridurre l’insorgenza e lo sviluppo della malattia. Si basa su numerosi fattori a partire dalla dieta che deve prevedere una netta riduzione delle proteine e dei grassi ed un aumento del consumo di fibre. Risulta fondamentale ridurre il sovrappeso ed evitare l’obesità e la sedentarietà, praticando un’atNella foto: Giuseppe Naim e Saverio Crea.
«La prevenzione
tività fisica costante, abolire il fumo e ridurre drasticamente l’assunzione di alcoolici. E poi oggi unanimamente riconosciuta l’azione preventiva, basata sull’attività antiossidante da parte dei radicali liberi sul DNA delle cellule, di molte sostanze vitaminiche (vitamina A, C, D, E, acido folico, selenio) e di alcuni farmaci antinfiammatori (inibitori selettivi COX2, aspirina). La prevenzione secondaria, rivolta invece alla popolazione a rischio, si riferisce alla diagnosi precoce della patologia e mira ad intervenire precocemente ma non evitando la comparsa della stessa. La sua attuazione varia a seconda del grado di rischio, a sua volta legato a fattori come l’ereditarietà, il tipo di familiarità e la natura della neoformazione. Il rischio è considerato “medio” in tutta la popolazione al di sopra dei 50 anni in quanto il CCR insorge per lo più dopo i 50 anni di età, con un aumento esponenziale del rischio in base all’età, con una lieve prevalenza del sesso maschile rispetto a quello femminile. Il rischio è invece “elevato” nei pazienti con familiarità semplice, cioè con un parente di 1° grado affetto da CCR (dove il rischio è fino a due volte superiore rispetto alla popolazione generale), o con storia personale di malattie infiammatorie croniche intestinali. Il rischio è infine “molto elevato” nei pazienti con familiarità complessa, cioè con due o più parenti di 1° grado affetti da CCR o con un parente di 1° grado con CCR diagnosticato prima dei 50 anni (rischio 3-4 volte superiore rispetto alla popolazione generale) e in quelle, per fortuna rare, forme ereditarie come la Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP) e nel Cancro colo-rettale non poliposico ereditario (HNPCC).
per abbattere il tasso di mortalità del cancro colo-rettale»
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Unicusano:
la multimedialità accademica
Attivati i nuovi corsi di laurea di Ivan Pugliese
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ono già operative le nuove offerte formative dell’Unicusano (Università Telematica “Niccolò Cusano” di Roma), che ha attivato nuovi Corsi di Laurea relativi alle Facoltà di Ingegneria e Psicologia. Le due nuove “sorelle” vanno ad aggiungersi alle ormai storiche ed avviate realtà di Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche e Scienze della Formazione. Nello specifico, da qualche settimana è possibile effettuare l’iscrizione alle seguenti Facoltà: Corso di Laurea triennale in ”Scienze psicologiche del lavoro e delle organizzazioni” e Corso di Laurea Magistrale in “Psicologia delle organizzazioni e dei servizi”. Quindi è stata attivato il Corso di Laurea Magistrale in “Relazioni internazionali” per quanto riguarda la Facoltà di Scienze Politiche. Ampia e varia la scelta di studio relativa ai Corsi di Laurea della Facoltà d’Ingegneria che si suddividono in: Corsi triennali in “Ingegneria Civile Ambientale” ed “Ingegneria Industriale”; quindi i Corsi di Laurea Magistrali: “Ingegneria Civile”, “Ingegneria Elettronica” ed “Ingegneria Meccanica”. Una realtà in continua espansione quella dell’Unicusano, che registra un trend di crescita delle immatricolazioni nel corso degli ultimi anni che si attesta attorno al 12%. I numeri del Polo didattico di Palmi raccontano di oltre 800 iscritti che mensilmente si recano nella cittadina tirrenica per svolgere gli esami presso la sede ubicata in via Antonio Altomonte 32. Studenti provenienti da oltre 30 province, sparse su tutto il territorio nazionale, che rappresentano più di
Nella foto: l'Avv. Eugenio Crea, al centro, Coordinatore dei Tutor dell'Unicusano.
10 Regioni da Nord a Sud; studenti che, di mese in mese, di sessione in sessione, giungono a Palmi per effettuare i rispettivi esami. Numeri che dimostrano sempre più l’importanza conquistata negli anni dal Polo diretto dal dott. Vincenzo Carbone. Un risultato alquanto prestigioso, che posiziona la cittadina tirrenica al centro di un vero e proprio polo culturale universitario. A rafforzare il tutto, un dato molto eloquente: si attesta infatti a circa il 90%, la percentuale relativa agli studenti che concludono il proprio percorso di studi in corso. Fondamentale il continuo supporto che viene fornito agli studenti fin dal momento dell’immatricolazione e sino al conseguimento della Laurea. Tutor specializzati, coordinati dall’avv. Eugenio Crea, forniscono un completo sostegno didattico e psicologico agli iscritti al fine di superare qualsiasi difficoltà che può sorgere nel corso del percorso di studio ed individuare il metodo di studio più consono. I Titoli accademici rilasciati dall’Unicusano sono riconosciuti ed equipollenti a quelli delle università pubbliche. L’Unicusano è stata infatti riconosciuta con D.M. 10/05/06 (G.U. n° 140 – suppl. ord. n° 151 del 19/06/06). Lo studente può tranquillamente seguire le lezioni e scaricare il materiale didattico in qualsiasi momento. Le iscrizioni sono aperte tutto l’anno e a disposizione degli studenti ci sono ben 9 appelli con date prefissate con largo anticipo ed esami scritti in loco. Per venire incontro ad eventuali difficoltà sono a disposizione anche dei Tutor personalizzati. L’importo della retta è contenuto ed è detraibile dalle tasse. Un'aula di lezione. Infine, l’Università al momento dell’iscrizione riconosce i crediti per attività lavorativa e/o per esami sostenuti in altri atenei anche se si tratta di studenti decaduti o rinunciatari. Accanto alla sede di Palmi operano oramai da tempo anche i Poli remoti didattici di Reggio Calabria ubicato in Via Rausei 120 (di fronte Ospedali Riuniti) e di Messina in Via Garibaldi 85 (angolo Via I Settembre). L’Unicusano nazionale la scorsa estate ha inaugurato la nuova sede di Roma in Via Don Carlo Gnocchi. La realtà è in continua espansione ed oggi vanta circa 15.000 iscritti divenendo così la prima università telematica in Italia. Il personale docente, altamente qualificato, proviene dalle università pubbliche. L’Unicusano nasce pensando principalmente a chi è chiamato a conciliare lo studio e, quindi, la propria aspirazione a conseguire un titolo accademico con altre attività nell’arco della giornata. Tale offerta didattica è apprezzata anche da giovani in età universitaria (20/25 anni).
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Una scelta per la vita
Ordinati tre nuovi presbiteri
Mons. Milito: premiata la loro vocazione
di Filomena Scarpati
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l percorso della nostra vita è segnato da scelte rispetto alle quali non deve mancare la convinzione, ma una in particolare muove da forte passione, la stessa che si ritrova nell’innamoramento di una giovane coppia che aspira al matrimonio. Traslati da questo ardere che pervade le membra, l’anima, il cuore e la mente, si arriva a Dio che chiama coloro i quali rispondono “Eccomi” con senso di responsabilità ed elevata dignità ad un percorso, tortuoso per certi versi, rasserenante per altri, che assicura la felicità eterna e la pace interiore. Le famiglie sembrano indirizzare i propri figli esclusivamente verso professioni che garantiscano guadagni elevati e successo personale, ciò nonostante, ancora sono tanti i giovani che rispondono positivamente alla chiamata del Signore. L’affidamento del popolo di Dio al “Buon Pastore”, genuinità della quale, nonostante gli scandali che hanno messo in allerta anche Papa Bergoglio fin dall’inizio del “Suo Mandato Apostolico”, con lanetta intenzione di restituire alla Chiesa quella Luce per la quale è sorta, e verso la speranza che il vero credente non perde mai. Il sorriso sincero, trascinante, senza scopi reconditi, che esprime solo gioia, di tre giovani “Ordinati Presbiteri” nel pomeriggio di domenica 30 Giugno, è la testimonianza che, nonostante le difficoltà del cammino, non subentra sconforto o scoraggiamento alcuno, quando la guida viene direttamente da Cristo. Sconforto che potrebbe alterare il normale equilibrio tra quel “popolo” a cui si faceva riferimento e guide spirituali, se la fede non fosse radicata in maniera forte nella vita del cristiano. E’ anche vero che il bene e il male, camminano assieme, si sfiorano sempre, ma non si toccano mai. Quando nel sacerdozio si cela il bisogno di potere, prima o poi gli altarini costruiti su principi malsani di uomini perversi crollano e i mass media, fanno affari d’oro con la cronaca inaspettata. La perversione di pochi, che rispondono positivamente alla tentazione, non può essere generalizzata, né tanto meno si può non tener conto dei più che al Sacerdozio si avvicinano con purezza d’animo e cuore sincero. Polemica? No! E’ solo un guardare in faccia la realtà dopo l’annuncio di qualche scandalo, che non deve confonderci le idee. Ci sono uomini giusti e uomini ingiusti, così come esistono preti che onorano il loro sacerdozio e preti che lo disonorano. Ed è anche
vero che Il male si concentra maggiormente lì dove esiste il bene, diversamente non si parlerebbe di tentazione. Nessuno si meravigli, quindi, se gli scandali si verificano anche nell’ambiente ecclesiale. Come realtà invece contraria ed opposta, viviamo momenti di gioia nell’osservare la purezza d’animo e la semplicità che sgorga dagli sguardi e dai sorrisi di tre giovani sacerdoti come contrasto al male dilagante oggi tangibile ovunque. Don Antonio Nicolaci, Don Giuseppe Papalia e Don Domenico Loiacono, ordinati Presbiteri domenica 30 Giugno, siano per noi la testimonianza di quanta bontà d’animo e genuinità Evangelica ancora esiste all’interno della Chiesa. Le indicazioni a condurre bene le loro missioni sono state date da Mons. Francesco Milito Vescovo della Diocesi di Oppido – Palmi che ha presieduto il rito Eucaristico. Direttive che non sono scaturite da prassi consolidata durante l’omelia che ha anche assunto toni forti, sicuramente imputabili al particolare momento che la Chiesa sta vivendo. Pur richiamando l’attenzione di un’infinità di fedeli presenti nella Cattedrale di Oppido Mamertina, dove è avvenuta la celebrazione, su tutti i momenti che si sono susseguiti, il riferimento alle mani dei Presbiteri che si devono obbligatoriamente esimere dal compiere azioni peccaminose, ed essere sempre protese a compiere il bene delle comunità loro affidate, è stato il richiamo più forte all’attenzione. “I presbiteri – ha commentato ancora Mons. Milito – si dovranno primariamente dedicare alla preghiera, all’ascolto e alla proclamazione del Verbo e al servizio dei poveri e dei sofferenti. Dal contatto quotidiano con la Parola di Dio, ha aggiunto il Vescovo riferendosi a Don Nicolaci, Don Papalia e Don Loiacono, attingerete un profondo spirito di fede e di conversione, che vi renderà più fedeli a Cristo e più idonei alla guida delle comunità che nel tempo vi saranno consegnate”. Dalla preghiera di ordinazione è scaturita invece la raccomandazione ad essere buone guide e pro-
«restituire
alla chiesa quella luce per la quale è sorta»
motori della vita spirituale del popolo in virtù del “Mistero” posto nelle loro mani, di cui devono essere imitatori, per servire e non per essere serviti.” Il rito dell’ordinazione è proseguito con l’“Eccomi” che è la risposta alla chiamata di Cristo” dei tre Ordinati, con la promessa d’obbedienza a Mons. Francesco Milito e a tutti i Vescovi suoi successori, con l’imposizione delle mani sul capo degli eletti da parte del Celebrante e di tutti i Presbiteri della diocesi, la vestizione degli abiti sacerdotali avvenuta con l’aiuto degli stessi Presbiteri ad indossare la stola al modo sacerdotale e la casula, l’unzione del palmo delle mani col Sacro Crisma e la consegna del pane e del vino da parte dei genitori degli Ordinati per l’Eucarestia. Il Pane è passato poi nelle mani di ciascun Ordinato, assieme alla patena con l’ostia e al calice con il vino. Alla fine del Sacro rito, Don Antonio Nicolaci, Don Giuseppe Papalia e Don Domenico Loiacono, sono stati accolti da un applauso scrosciante della moltitudine di fedeli presenti in Cattedrale. Nella stessa giornata ricorreva il primo anniversario dell’ ingresso in Oppido M. del Vescovo Mons. Francesco Milito e per l’occasione gli è stato regalato dalla diocesi di provenienza di Rossano-Cariati, un quadro che ritrae la sua immagine. Dulcis in fundo, Sua Eccellenza ha fatto sapere che Don Antonio Nicolaci continuerà ad essere il suo segretario personale, pur dando la disponibilità ad aiutare per la pastorale i parroci che intenderanno invitarlo, mentre Don Giuseppe Papalia, Don Domenico Loiacono assieme a Don Antonello Messina andranno a studiare nella capitale per specializzarsi in quei settori di cui la diocesi ha maggiormente bisogno. Altri incarichi sono stati
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In alto e in basso a destra: due momenti del solenne rito liturgico dell'ordinazione.
annunciati dal Vescovo per Don Giuseppe Acquaro, Vicario Generale, al quale si aggiungerà la carica di consulente dei medici cattolici della Diocesi e per Don Mimmo Caruso, Vicario Foraneo di Oppido-Taurianova, al quale è stata affidata la carica di consulente dei giuristi cattolici della Diocesi avendo compiuto studi giuridici, conseguendo la laurea in Diritto Canonico. A Don Letterio Festa, è andato il rettorato della Cattedrale e del prossimo Santuario dell’Annunciata e Don Demetrio Calabrò da Luglio sarà l’amministratore parrocchiale sia della Cattedrale di Oppido Mamertina che della chiesa del Calvario e dell’abazia; allo stesso andrà anche la carica di Cancelliere della diocesi dal prossimo Settembre, tenuta per 20 anni da don Gildo Albanese. A Don Benedetto Rustico invece rimarrà il Santuario della Madonna delle Grazie di Tresilico. Per l’importanza della
Nella foto: i nuovi Presbiteri col Vescovo.
celebrazione, nel prossimo numero sarà riportata l’omelia del Vescovo della diocesi Oppido Palmi Mons. Francesco Milito accompagnata da un Suo commento.
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Preghiera diRingraziamento a Nostra Signora di Fatima nel 1°anniversario dell ’ordinazione episcopale I
n quel Vespro mirabile di un anno fa, quando una goccia di eternità è stata distillata dall’Alto per consacrarmi successore degli Apostoli del tuo diletto Gesù, nell’offrirGli un motivo di gioia per il bene che a Te vogliamo, ricambiato con materno sguardo di bontà per l’amore che portiamo a Lui, la promessa di ritrovarci a Fatima, nei giorni della Solennità dell’Immacolata e nel primo grande pellegrinaggio diocesano durante l’Anno della fede, come a Maestra eccelsa, per ringraziarti di quel giorno da Te scelto per l’inizio di un messaggio di amore per le sorti del mondo nel XX secolo e oltre, e scelto per Te, per affidarti il mio episcopato e la diocesi di Oppido-Palmi, tutta mariana, e per implorare un’efficace radicale conversione interiore per il rispetto della vita umana, sempre, nella nostra zona. Profumato dal Santo Crisma e invaso dalla grazia sacramentale, ti chiedevo che, come un giorno al Pastorello Francesco, rivelasti pensieri di cielo per la salvezza dei fratelli, illuminassi e sostenessi un altro Francesco, appena costituito pastore del gregge di Tuo Figlio in Oppido-Palmi per averne come Lui cura grande, sollecita e totale fino al compimento del mandato.
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Fatima, o Beata Vergine, mantenendo la promessa, son venuto con altri Tuoi figli, attenti e devoti ad accogliere nell’itineranza dei luoghi, da Te benedetti con l’apparizione ai tre Pastorelli, la luce e il messaggio riservati ad ognuno. Da quella spianata della Basilica,ove riposano i Pastorinhos, e donde lo sguardo abbraccia la folla dei Pellegrini, dall’amore per Te uniti nel canto e nella preghiera, al Sagrato di questo Tempio, solenne nuova Casa di Nazareth, dove, Annunziata, ci insegni la libertà, la gioia, l’obbedienza del "Sì” e lo stesso amore che ci ha convocati e riuniti oranti.
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lto, profondo, commosso, convinto, Ti offro, o Maria, il ringraziamento e la riconoscenza per questo primo anno di episcopato. Vorrei che l’accogliessi come la corsa di un bambino verso sua mamma, inghirlandato da tutti i colori della vita e dall’olezzo dei fiori in germoglio, in dono da un cuore, che forte ha avvertito accanto il Tuo Immacolato in momenti, giorni e circostanze, quando l’insidia e l’attacco di mali improvvisi avrebbero potuto fiaccarlo e ferirlo, debilitandolo in quella energia necessaria per proseguire in fedeltà la guida sicura a sostegno della Comunità. Tu, saldissima nell’affidamento al Signore, mi hai confermato nel non concedere al timore, che assale la pace e la serenità, che più pronte rendono il servizio, nessun attimo di possesso dopo il disturbo del primo sconcerto. Tu, abitata dalle consolazioni della Trinità Santissima e ferita dalle apprensioni di un mondo ostile al Tuo Figlio,
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hai indicato nella pazienza silente e operosa l’alba dei giorni luminosi, dopo le ombre della sera e il primo buio della notte. i ringrazio per il nostro popolo. Porta con dignità ferite che non si vedono e ha imparato a vivere e, nello sforzo eroico a non convivere, in clima pesante limiti e condizionamenti,spinte all’assuefazione, indebolendone la speranza in un futuro migliore. Ma, soprattutto, è depositario e custode dell’opera con cui l’hai plasmato. Generoso nel sovvenire ai bisogni, pronto e disponibile a collaborare per ogni progetto bello e valido, affettuoso, sensibile e delicato in gesti di rispetto e di amore filiale, saldo nella fede e radicato nelle tradizioni dei padri,aperto ad un cambiamento radicale e un avvenire virtuoso. Fa' che si rafforzi, cresca e diventi stabile il rapporto di empatia nella fede che è andato crescendo in questi mesi ed insieme, con la grazia del tuo Figlio, nella festa della fede, a vivere le nostre gioie terrene orientandole a quelle eterne.
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T
i ringrazio per i responsabili della cosa e dell’ordine pubblico: i sindaci, i corpi militari; per i Dirigenti scolastici e il Personale Docente; per il mondo della cultura e delle arti, tutte; per tutti gli operatori dei Presidi Sanitari e i medici.
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li incontri, le intese, le attese, nello spirito del comune servizio al Territorio, secondo le specifiche competenze e responsabilità, sostienile Tu, che sei Maestra del silenzio operoso e vincente. In modo particolare, come Mamma premurosa e attenta, trattieni sotto la tua salvatrice prevenzione i bambini, i ragazzi, i giovani da tutti quei pericoli che l’ingenuità, l’età, i miraggi facili, i cedimenti a promesse, immediate ma malvagie, predispongono ad una vita confusa e irta di pene per sé e i propri cari. Il Tuo Gesù sia la compagnia, l’amico, il sostegno, l’angelo custode dei loro giorni e del tempo bello delle giovinezza.
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i ringrazio dei laici impegnati nei Gruppi, nei Movimenti, nelle Associazioni ecclesiali per la responsabilità e la competenza nell’espletare i ruoli previsti negli incarichi ricoperti o nella gioiosa appartenenza ad una famiglia unita da vincoli di ideali comuni e di apostolato. Abbi cura speciale nell’Azione Cattolica, palestra privilegiata di formazione ecclesiale e sociale, fucina di personalità forti e sante; di chi si trova nel Cammino Neocatecumenale, itinerario vero di fede; nel Rinnovamento nello Spirito, filtro dei carismi ricevuti; nell’AGESCI, sistema armonica di educazione integrale; in Comunione e Liberazione, sintesi di studio e di azione; nelle Confraternite, protese ad un rinnovamento al passo con i tempi e delle esigenze che ne ispirano l’operato.
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Te, Madre di Gesù Taumaturgo e Maestro, il “grazie” per le professioni sociali più cariche di responsabilità: i medici del corpo perché vi intravvedino e ne servono l’anima; gli uomini del diritto perché difendano la giustizia base della legalità e del rispetto di ogni persona; i docenti e i ricercatori perché dischiudano le intelligenze alla verità e alla passione dell’investigazione, faticosa ma necessaria, della complementarietà tra la scienza e la fede. Tu, Panaghìa, capolavoro di Dio, sii modello agli artisti della penna e del pennello, del canto e della musica, dell’armonia e della polifonia, delle orchestre e delle botteghe d’arte. In Te, umana sintesi perfetta del bello di Dio, possa fermarsi e formarsi ogni produzione che eleva lo spirito alla bellezza increata fonte di quella sublime, ma fugace quaggiù.
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Te, la Consacrata in origine e dall’Eterno pensata, la riconoscenza per i religiosi e le religiose, viventi nella Comunità di preghiera, di accoglienza e di servizio per i nostri Paesi,
per intere generazioni, per il bene silenzioso, discreto, di prossimità fraterna e materna, di luce e di pace.
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n grazie e una grazia di specialissima intensità per i Confratelli presbiteri e per tutti gli Alunni dei nostri Seminari. Tu, Madre del Sommo Sacerdote e Apostolo del Padre, Gesù, ne conosci l’intimo, le aspirazioni, i desideri alti, l’intima sofferenza quando l’incorrispondenza al dono ricevuto o all’amore offerto è trattenuto dal limite e dal peccato, che tarpano le ali e predispongono a stili e atteggiamenti, dal più profondo non voluti e sofferti. Ti ringrazio dell’affetto, della fiducia, della stima, della collaborazione, dell’intesa, della sintonia spirituale e pastorale progressivamente cresciute e maturate già dai primi confidenti incontri a Rossano, a pochi giorni dalla nomina a Vescovo, ininterrottamente continuati e alimentati e programmati e anche ritardati in attesa del giorno possibile. Lo zelo e 1’inventiva apostolica per le loro comunità, la confidenza e la cordialità, stile nei nostri rapporti per l’edificazione per il Regno, sono fasci di luce per il mio servizio episcopale. Sostienici nelle difficoltà, e talora nelle violenze, da fronteggiare per comportamenti di frontiera nel richiamo permanente all’unione delle forze ed alla fiducia in colui che ci dà forza. A Te, salute degli infermi e aiuto dei cristiani, affido i Confratelli malati e anziani, provati nel fisico ma non piegati nello spirito perché vivano questo presente nella luce della sofferenza redentrice. Si sentano, in tale stato di precarietà e di dolore, vicini a quanti nelle case, negli ospedali, nelle case di cura, nella solitudine di un aiuto che manca e che attendono invano, Grazie per tutti gli Alunni dei nostri Seminari: Tu che hai allevato Gesù per i futuri compiti della missione, accompagna tutti i passi dell’itinerario formativo per un discernimento chiaro e sicuro, il “Sì”, convinto e senza riserve, l’intenzione pura, il cuore limpido.
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er figli e fratelli deviati, per quanti, nel labirinto del male e nel groviglio di reti ingannevoli si trovano coinvolti su strade sbagliate e che conducono alla morte, se non in tempo abbandonate e, nel pentimento e nella conversione sincera, non ne invertono e abbandonano la rotta, ti pregheremo alla fine di questa Veglia con un Rosario di pausa, al ricordo della preghiera e della raccomandazione fatta a Giacinta, Francesco e Lucia per i peccatori. I Fanciulli di Fatima ci ricordano la santità delle loro famiglie, che ci spinge a pregare per le nostre; la loro carità che ci riporta all’opera splendida, permanente, esemplare svolta dalle nostre Caritas; al dono del Diaconato permanente, che della carità è segno e profezia nell’azione liturgica e nelle azioni di bene; ai fratelli immigrati, provvidenza impegnativa ma reale offerta ai nostro compito di samaritani. Di tutto questo mondo, vario, complesso ma bello, di questi figli e fratelli, Ti ringrazio al volgere di questo primo anno di episcopato. Lo sentivo già forte il 13 maggio del 2012, unitamente alla mia Chiesa Madre di Rossano e dei Confratelli nell’Episcopato di Calabria e di altre Chiese. L’avverto più poderoso in questo 13 maggio 2013 con il vigore di un altro Francesco, grande Pastore e non pastorello, a cui va, come appello di unione di intenti e di preghiera, l’ultimo pensiero di questo ringraziamento perché diventi il primo nell’orizzonte della Nuova Evangelizzazione, campo di un servizio che vuole continuare, sotto il tuo presidio, o Maria, Madre e speranza, Maestra di preghiera nel Cenacolo di noi Apostoli. Amen. Oppido Mamertina, 13 Maggio 2013, h. 19:00 Chiesa Cattedrale
Francesco Milito, Vescovo
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Melicuccà:
festeggiato il Santo Patrono San Giovanni Battista
Culto millenario grazie ai Monaci Basiliani ed ai Cavalieri Templari In alto: panorama di Melicuccà.
di Paolo Martino
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La statua di S. Giovanni Battista.
i è celebrata anche quest’anno la festa di San Giovanni Battista Patrono di Melicuccà: un appuntamento sorretto da oltre mille anni di storia da quando i monaci Basiliani ne introdussero il culto e da oltre cinque secoli da quando i Cavalieri di Malta istituirono la “giurisdizione commendale” riducendo ad una sorta di unità morale oltre ché giurisdizionale gli aspetti privati e pubblici della convivenza ed esercitando un decisivo influsso sui costumi della piccola popolazione di Melicuccà. Il culto per San Giovanni Battista, nel corso dei secoli, ha assunto e conservato caratteristiche locali diverse rispetto a quello riservato ad ogni altro santo. Già intorno al 1650 era entrata nella prassi della comunità di Melicuccà, dare una duplice forma alla venerazione riservata a san Giovanni: quella liturgica per onorare il Precursore di Gesù e santo Patrono
del paese, e quella civile per onorare la sua figura storica assunta come simbolo dell’identità civica e, pertanto, come modello ispiratore dei costumi locali familiari, sociali e morali. Alla celebrazione civile viene consacrata la giornata del 23 giugno di ogni anno, vigilia della festa liturgica, in tale giorno si celebra la “santa messa civica” così denominata perché celebrata alla presenza delle maestranze commendali (oggi gli amministratori) riuniti in assemblea con tutti i capo famiglia (oggi gli amministrati), ad essa fu data una particolare rilevanza anche sul piano pastorale per l’obbligo che venne fatto a tutti i sacerdoti nativi della parrocchia di essere presenti. Col trascorrere dei decenni e dei secoli la manifestazione popolare assunse sempre più l’aspetto di una specie di omaggio ufficiale dovuto al santo Patrono dal sindaco e dalle autorità comunali in apertura della festa liturgica; essendo tuttavia memoria di fatti e avvenimenti in cui si è costituita l’ identità di Melicuccà e sono emersi in modo forte i valori su cui essa poggia, la parrocchia e l’amministrazione comunale vogliano continuare, come hanno fatto i loro padri, guardando al presente e proiettati già nel futuro. In questo anno di grazia la comunità civico-religiosa di Melicuccà ha accolto e salutato il Pastore della Chiesa che è in Oppido Mamertina-Palmi S.E.Mons. Francesco Milito che personalmente è intervenuto ad accogliere il tradizionale “Corteo”, celebrare la “Santa Messa Civica” e presenziare all’esposizione del quadro di san Giovanni sui ruderi dell’antico Castello. Giorno 24 giugno i cittadini e i fedeli si sono ritrovati nella Chiesa Madre per rendere devoto culto a san Giovanni Battista, per affidare alla sua celeste intercessione tutti i melicucchesi residenti o emigrati in ogni angolo della terra ma con il cuore e la mente certamente presenti nella comune fede nel Cristo Risorto e nella devozione a san Giovanni Battista. La sera della festa un popolo, immagine di una comunità tutta presente insieme alle autorità, ha accompagnato in processione il santo Patrono e Protettore per le vie del paese.
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Si consolida a Varapodio la presenza del Terz’ordine Carmelitano
Professione di Fede
Mons. Milito: attingiamo a quel cuore che ha tanto amato il mondo di Filomena Scarpati
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i è conclusa la scorsa domenica, in un’autentica atmosfera Mariana, la professione perpetua di fede del Terz’Ordine Carmelitano di Varapodio. La celebrazione Eucaristica in cui ulteriori due carmelitane, Rosa Giuliani e Caterina Carbone, hanno pronunciato i voti di obbedienza e castità secondo il proprio stato, è stata officiata da Don Mimmo Caruso, Parroco del paese e fondatore nel 2008 dell’Ordine laico del luogo. Lui stesso ricordiamo, in primis ha pronunciato i voti lo scorso 3 Maggio assieme a molti altri aderenti, tra i quali Anna Maria Tripodi, Nuccia Silipigni, Angela Papalia, Mimma Raso, Tita Del Grande , Pina Tomas, Rosina Scarpari, Francesco Pellegrino e Lina Raccosta. Mentre per Teresa Germanò ha avuto inizio il percorso da novizia. Un segno dal cielo è stata la stessa fondazione dell’Ordine che costituisce un legame indissolubile dei varapodiesi alla Vergine del Carmelo. Una celebrazione dedicata contemporaneamente anche a giovani coppie di fidanzati alle quali sono state benedette le fedine ai piedi dell’altare e consacrate in Cristo a due giorni da quella presieduta dal nostro Vescovo per la solennità del Sacro Cuore di Gesù, il 7 Giugno nella chiesa di San Nicola. Per l’occasione mons. Milito ha invitato tutti ad attingere a quel cuore che ha tanto amato il mondo. Ciascuno dovrebbe bruciare di quell’amore che non è altro che carità. “Una cerimonia insolita, è stata quella di domenica 9 Giugno – ha detto il celebrante durante l’omelia – in cui si sono coniugati tre aspetti diversi, ma fondamentali della vita dell’uomo. Due vocazioni di cui una al matrimonio, l’altra alla vita consacrata e una
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Nelle foto: La consacrazione dell'Ostia, Don Mimmo Caruso e la statua della Vergine del Carmelo.
ricorrenza che ha rievocato la morte che nella Resurrezione che è vita eterna, trova il suo culmine la cristianità”. In un certo senso, questi momenti celebrativi delle coppie che si apprestano a divenire future famiglie, sembrano essere l’antitesi alla crisi del matrimonio, punto dolente di una società che, vivendo lontana da Dio, nella sua evoluzione non può che vantare cancrene e piaghe sociali. L’intento del Parroco, infatti, è solitamente quello di sfatare ogni possibile tensione e problematica che si sottopone alle attenzioni soprattutto della Chiesa Romana, da cui don Caruso ha sempre attinto per la sua attività pastorale. Tornando alla professione di fede carmelitana avvenuta ai piedi della Madonna del Carmelo nella chiesa di Santo Stefano Protomartire dinanzi a Marisa Fotìa di Palmi, presidente dell’ordine laico della provincia napoletana, e al Parroco che ha ricevuto delega dal padre generale per la formalizzazione delle professioni, è bene spiegare che il ruolo di coloro che appartengono all’ordine, non è solo di preghiera e formazione, ma soprattutto di solidarietà verso i meno abbienti. Solidarietà che non si estrinseca allo stesso modo di paesi come Rosarno con elevato numero di immigrati, dove le necessità e le emergenze sociali richiamano maggiormente questa forma di carità cristiana. Le nostre condizioni locali non lo richiedono, ma al pari, l’impegno nell’intensità della preghiera nobilita lo scopo per cui è nato l’ordine stesso a Varapodio, che si allaccia alla storia sacra del luogo che ha inizio con la costruzione di un convento agostiniano nel lontano 1571 e la storia dei miracoli dei secoli successivi.
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ogni momento della nostra vita è buono per cambiare rotta e imboccare la retta via della conversione
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L'importanza della solidarietà Laicato e testimonianza della verità Il decalogo anticrisi della Commisione Episcopale Calabra
di Cecè Alampi
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i è svolto lo scorso 1 giugno scorso, presso l’Auditorium del Centro per il Laicato di Gioia Tauro, un partecipatissimo e interessante Convegno organizzato dalla Caritas Diocesana, sul tema: «L’IMPORTANZA della SOLIDARIETA’». Dopo la preghiera, guidata dal Vicario Generale della Diocesi, Don Giuseppe Acquaro, ha introdotto e coordinato i lavori il Diacono Cecè Alampi, Direttore della Caritas Diocesana di Oppido Palmi, il quale dopo aver ringraziato Mons. Francesco Milito, Vescovo della diocesi, per l’apporto all’impegno della Caritas Diocesana, ha evidenziato l’importanza del Convegno che conclude il percorso di approfondimento della nota dei vescovi di Calabria, per rilanciarne gli aspetti salienti: la testimonianza della carità e della solidarietà, il senso della giustizia sociale, l’etica della responsabilità ed una sempre rinnovata vicinanza, alla sofferenza, alla fragilità dei più poveri e dei meno tutelati, soprattutto in questo periodo di crisi profonda che la Caritas tocca con mano ogni giorno. Di seguito la Dott.ssa Maria Giovanna Ursida, Dirigente Nazionale del Dipartimento Servizi Sociali e Pari Opportunità, dopo aver approfondito i vari aspetti della solidarietà e fatto un’attenta analisi delle fragilità del nostro sistema di assistenza alle persone e alle comunità, con grande competenza si è soffermata sull’importanza del lavoro in rete e sui punti in comune tra le aspettative del terzo settore e il documento della CEC e ha chiesto, con forza, che questi due soggetti, possano essere parte attiva durante la programmazione sociale della Regione Calabria, per una promozione ed a una organizzazione efficace della solidarietà in Calabria. Ringraziandola per l’intervento, il Direttore della Caritas, si è soffermato sul compito pedagogico della Caritas e sul suo servizio di prossimità alla tendopoli/baraccopoli di San Ferdinando-Rosarno, dove tutto l’inverno scorso hanno vissuto, nella più assoluta povertà più di 1500 immigrati africani, assistiti premurosamente, insieme ad altri 1500 di altre zone della diocesi, dalla rete della Caritas Diocesana di Oppido Mam. – Palmi, promossa e sostenuta dal Vescovo Mons. Francesco Milito, che ha coinvolto quasi tutte le Comunità parrocchiali insieme all’Azione Cattolica Diocesana, tanti altri gruppi e associazioni ecclesiali, anche di altre diocesi e, soprattutto, insieme a tante altre associazioni laiche, con le quali sono stati instaurati rapporti nuovi di collaborazione e di sostegno reciproco. Ha concluso i lavori il Vicario Generale della
Nella foto: Don Giuseppe Acquaro, Vicario generale della Diocesi, la Dott.ssa Maria Giovanna Ursida, Dirigente Nazionale Pari Opportunità, il Diacono Cecè Alampi, Direttore della Caritas diocesana Oppido-Palmi.
Diocesi Don Giuseppe Acquaro, il quale sottolineando come la solidarietà può trovare soluzione solo con una chiara presa di coscienza, personale e comunitaria, ne ha evidenziato gli aspetti teologici e pastorali ed ha invitato tutti a promuovere l'elaborazione di progetti condivisi, atti a garantire finalmente un sistema di strutture e di interventi, ispirati alla solidarietà, al fine di un sostegno concreto non solo alla qualità della vita di tutti, ma soprattutto alla tutela e alla promozione delle persone più fragili e delle famiglie più povere. LE 10 PROPOSTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CALABRA PER FRONTEGGIARE LA CRISI 1) Il Consiglio Regionale della Calabria s’impegni a fornire un’adeguata copertura finanziaria alle politiche sociali. 2) La Regione Calabria recepisca celermente e interamente la legislazione sociale italiana ed europea, e dia compiutezza alle sue stesse leggi sociali, in particolare a quelle riguardanti il compimento del Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. 3) Gli Enti locali calabresi, compreso l’Ente regionale, cessino di destinare agli interventi socio assistenziali la somma più bassa di tutte le regioni d’Italia e prendano provvedimenti coraggiosi per innalzare l’importo della spesa sociale pro capite, parificandolo almeno al livello della media nazionale effettiva (di 111,00 Euro annui pro capite). 4) Presso la Presidenza della Giunta Regionale, o presso altro Soggetto istituzionale competente, venga costituito un tavolo regionale di concertazione e di pro-
grammazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali in Calabria. 5) I fondi europei vengano considerati anche come possibili risorse per fornire risposte efficaci nel campo delle politiche sociali. 6) I Comuni e le Provincie, per quanto di loro competenza e al fine di innovare il comparto sociale, diano immediata attuazione: a) alla legge 328 del 2000 istitutiva del Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali; b) alla legge regionale n. 23/2003 e c) al Piano sociale regionale del 2009, avviando effettivi tavoli di programmazione dei Piani di Zona. 7) Le comunità ecclesiali si facciano carico in maggior misura delle situazioni di povertà. 8) Le diocesi e le parrocchie offrano efficace testimonianza di carità, sia attraverso le tradizionali modalità di elargizioni economiche, alimentari o di vestiario, sia inventando nuove forme di sostegno al reddito (come il microcredito cosiddetto familiare o sociale). 9) Le nostre chiese sostengano costantemente e in tutti i modi possibili il patrimonio dei servizi socio-sanitari ed educativi, nati sotto le loro dirette responsabilità o di ispirazione cristiana, riconoscendoli come “opere segno” che testimoniano sul territorio l’attenzione evangelica della Chiesa alle persone in difficoltà. 10) Le comunità cristiane, e così le famiglie, assumano e curino le dimensioni educative necessarie a vivere e diffondere relazioni umane sempre più aperte ed accoglienti, operando insieme con le componenti della società e alle istituzioni civili calabresi, per promuovere al meglio accoglienza e solidarietà verso tutti.
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di Bibiana Volo Nicolò
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Palmi, il 22 giugno scorso, presso la casa della cultura “Leonida Repaci”, si è tenuto un interessante convegno, sul tema: “Fede, laicato e testimonianza della verità”. L’incontro è stato promosso dall’Associazione Maria Immacolata Fonte di Grazie, con il Patrocinio e la collaborazione del Comune di Palmi. Dopo l’introduzione di Luciana Cannatà, Missionaria della Preghiera, che svolge – ormai da anni – da Rosarno - il suo incessante apostolato. Ha fatto seguito l’intervento di Don Pino Strangio, Parroco di San Luca e Rettore del Santuario di Polsi, il quale si è soffermato sulla dimensione teologica e pastorale del laicato, mettendo in risalto importanti aspetti di natura specificamente ecclesiale. Successivamente, il Prof. Domenico Siclari, Docente di diritto pubblico presso l’Università per stranieri “Dante Alighieri”, di Reggio Calabria che ha ripercorso gli aspetti fondamentali del laicato, alla luce delle sollecitazioni scaturite dal Codice di Diritto Canonico. Quindi Mimmo Petullà, sociologo e antropologo delle religioni, che si soffermato sulle problematiche socio pastorali del laicato, a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II. In tutti gli interventi è stato possibile cogliere e focalizzare non poche problematiche, che agitano la vita della Chiesa di oggi: sia nelle sue dinamiche interne, sia nella specificità delle relazioni con il
Convegno alla casa della cultura
Fede e Laicato Testimonianze di Fede
Il sociologo Domenico Petullà, Don Pino Strangio, Rettore Santuario di Polsi, Luciana Cannatà, Missionaria della Preghiera, Prof. Antonino Monorchio, Pres. Associazione, Prof. Domenico Siclari.
mondo esterno. In questa prospettiva, è stato posto l’accento sulla necessità di unire le forze, nel comune intento di portare la Chiesa – unitamente alla ricchezza di tutte le sue espressioni – sempre più vicina alle intenzioni di Cristo e alle complesse esigenze della realtà, anche la più periferica. L’incontro ha, senza ombra di dubbio, consentito di richiamare l’attenzione sulle tematiche del laicato ancora oggi piuttosto dibattute nella Chiesa cattolica e sulla capacità d’intercettare e seguire gli sviluppi dell’impegno del laicato, percependone non solo la portata spirituale, ma anche la sua importanza pratica.Nelle conclusioni Luciana Cannatà ha evidenziato come la santità sia risultato della continua preghiera e debba coinvolgere tutti i cristiani
Sanità al paradosso a Taurianova
Dialisi, una eccellenza da difendere
e, di fatto, la soppressione. Il malcontento avverso questa decisionesoprattutto fra i 54 pazienti dializzati e le altre centinaia in terapia – è palese. La struttura, allocata nei locali dell’ex Ospedale di Taurianova, è un gioiello di funzionalità e i pazienti si domandano perché l’ASP non abbia inteso provvedere alla messa in norma dei locali. Ciò se fosse realmente vero che il provvedimento di chiusura sia legato a questa problematica apparirebbe fatto di gravità inusitata in quanto – secondo indiscrezioni trapelate – il sopralluogo dei Vigili del fuoco con la prescrizione di una serie di attività necessarie ai fini della messa in norma – risalirebbe ad oltre un anno fa e sarebbe stato tempestivamente segnalato dai vertici del presidio ai competenti uffici dell’ASP. Se a distanza di un anno o giù di lì la situazione è rimasta immutata le conseguenze non devono ora essere fatte cadere su una utenza che esprime piena soddisfazione per la qualità del servizio che riceve – al punto che sono moltissimi i dializzati che vorrebbero ottenere un posto a Taurianova per i loro periodici trattamenti. Intanto – in una città realmente smarrita – dopo il terzo incomprensibile commissariamento sta per sorgere un Comitato di Cittadini che si impegneranno a segnalare nelle sedi politiche e istituzionali preposte, l’inopportunità, l’illogicità e il grave danno economico, per la Città e per la Stessa ASP, se il reparto gioiello della dialisi (e anche l’ex reparto medicina nel quale oggi viene svolto un qualificato servizio di endoscopia e che in altra parte ospita il servizio farmaceutico) dovessero essere trasferiti in altra sede con costi peraltro elevatissimi – e stante le attuali ristrettezze non opportuni. Lo scorso 4 giugno il reparto è stato visitato dall’On. Tilde Minasi che si è a lungo intrattenuta con i pazienti e il personale medico e infermieristico dichiarando alla stampa il proprio incondizionato appoggio in difesa di una struttura che merita solo di essere valorizzata.
contro le spinte dei nemici dei cittadini che la vorrebbero chiudere
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ale l’allarme contro la paventata soppressione del reparto dialisi dell’Ospedale di Taurianova. Quella che era una voce sussurrata a mezza bocca da qualche giorno, sta diventando una indiscrezione sempre più – apparentemente – accreditata. Auspice il contestuale scioglimento del Consiglio Comunale di Taurianova, unico organo che in questa fase avrebbe potuto realmente e incisivamente opporsi, pare che i vertici dell’Asp, atteso il mancato adeguamento della funzionalità di alcuni impianti del reparto – che solo poche settimane or sono il Dott. Maurizio Ciccarelli, Presidente della S.I.N. Calabria, massimo organismo in tema di nefrologia e dialisi aveva definito un gioiello per l’intera regione e per tutto il meridione – abbiano deciso di decretarne la chiusura
di Luigi Mamone
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Capacità d’apprendimento a rischio di Mara Cannatà
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he cosa succede nella scuola? Al di là della lista delle mancanze endemiche a cui tutti potrebbero contribuire, insegnanti e studenti si trovano ad affrontare un nuovo modello di apprendimento dove, anche se tablet e Lim, le lavagne multimediali, non sono arrivati in tante classi, molto è cambiato e non sempre in meglio. Uno degli allarmi che arriva da insegnanti e presidi riguarda proprio la capacità di lettura degli studenti delle scuole superiori spesso compromessa da un’abitudine a una comunicazione veloce, per immagini. Ragazzi che non sanno più ascoltare, leggere, scrivere ma anche parlare in modo corretto, dotati di un vocabolario ridotto e strutture sintattiche elementari. È un problema segnalato da molti, non soltanto insegnanti e non soltanto in Italia. La deconcentrazione continua è una vera patologia: i ragazzi sono sottoposti a ripetuti attraversamenti di altri linguaggi. Si è passati da una concezione classica della lettura in cui è necessario silenzio, solitudine, continuità a quella attuale che si basa sull’interruzione e sull’impazienza. La lettura è diventata un’attività frammentaria, come la scrittura. I giovani fanno le loro ricerche in Internet: prevalgono il copia-incolla e il leggi e salta. Il fatto è che e mail, forum, sms, Facebook, Twitter contengono un’abbondanza di testi non argomentativi, sconnessi gli uni dagli altri per cui, la scrittura diventa l’espressione di un pensiero simultaneo, non una pratica controllata. Il fatto è che un processo come questo non è reversibile. Il problema è che la scuola è il luogo della conservazione, quindi intrinsecamente incapace di rispondere alla
Giovani spegnete telefonini e tablet! provocazione costituita dalla mediasfera. Non può precedere il cambiamento delle conoscenze, essendo il suo ruolo piuttosto quello di seguirlo. Il rischio è che i tentativi che si fanno vadano nel senso di un’accoglienza superficiale e perciò sostanzialmente inutile, se non dannosa. L’enfasi con cui si accoglie l’introduzione delle nuove tecnologie nelle classi significa che ci stiamo arrendendo. Mentre sarebbe necessaria una seria riflessione e pensare a progressivi cambiamenti nella didattica. Servirebbero anche forme diverse di approcci ai testi, studiare iniziative semplici che coinvolgano gli studenti e i testi in modo attivo. Insomma dovremmo interrogarci su che cosa viene proposto per creare un’abitudine alla lettura. Per esempio è pochissimo praticata la lettura ad alta voce. La lettura, appare in contrasto con quelli che sembrano i bisogni degli adolescenti di oggi: Il testo complesso viene rifiutato perché si legge in modo soltanto funzionale, per dare una risposta rapida. La lettura richiede solitudine, silenzio, ritorno alla propria intimità mentre la caratteristica delle nuove generazioni sembra invece il bisogno di relazionalità, di confronto pubblico. La lettura è strettamente legata alla scrittura: avvicinare i giovani al piacere del diario, magari anche attraverso la creazione di gruppi che permettano l’esercizio di questa spinta al la relazionalità, sarebbe un modo per rimotivarli verso il testo. Se ci si basa soltanto sulle Lim e sui tablet ci allontaniamo sempre di più dall’obiettivo. È vero, molte cose sono cambiate, c’è una velocità nella comunicazione che vent’anni fa non c’era, i nuovi linguaggi potrebbero addirittura favorirli. Naturalmente non si può generalizzare: tutti sappiamo che ci sono ragazzi capaci di grandi riflessioni e con alte competenze.
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Neuropsicologia: focus sul trauma cranico di Rosa Maria Pirrottina Neuropsicologa
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n generale, le sindromi neuropsicologiche e le relative metodiche riabilitative sono state per larga parte derivate, sia storicamente che più recentemente, da studi ed interventi su pazienti affetti da lesioni cerebrovascolari. Queste lesioni, per loro natura, coinvolgono generalmente un’area circoscritta dell’uno o dell’altro emisfero cerebrale producendo così una perdita funzionale “focale” in un contesto per lo più conservato. Nel presente articolo non si farà riferimento ad una singola funzione (come il linguaggio, la memoria o altro), ma ad un ordine eziopatogenetico: la traumatologia cranica. In ragione della complessità e della rilevanza, anche sociale, del tema trattato si è preferito suddividerne in due parti la trattazione. In traumatologia cranica raramente si producono isolate sindromi di tipo “focale”, mentre quasi sempre si manifestano quadri lesionali di tipo “diffuso”, conseguenti al contemporaneo coinvolgimento di più aree cerebrali. Da un punto di vista epidemiologico la suddetta problematica acquisisce una duplice dimensione. La prima in termini di incidenza, per l’impressionante aumento dei traumi cranici in seguito alla rapida espansione della motorizzazione in tutti i Paesi occidentali. La seconda per la sua dimensione sociale, legata al prevalere di tale patologia in giovani di età compresa tra i 15 e i 30 anni in più del 70% dei casi, un’età in cui il reinserimento socio-familiare e socio-lavorativo si impone come drammatico imperativo. A seconda delle caratteristiche del trauma è da prevedersi un’ampia variabilità per quel che riguarda la gravità e le forme cliniche. Per quanto concerne la gravità vi è un continuum sindromico che procede da traumi “lievi” a traumi di crescente gravità, mentre, le forme cliniche possono essere molto variabili. I sintomi più spesso osservabili nei traumatizzati cranici sono prevalentemente rappresentati da disturbi: dell’attenzione, della memoria, della capacità di elaborazione delle informazioni e di programmazione ed esecuzione di azioni finalizzate. Ciò è imputabile essenzialmente al coinvolgimento dei lobi frontali e dei lobi temporali, specie nelle loro zone basali, perché maggiormente a contatto con le strutture ossee del cranio. Da un punto di vista comportamentale e affettivo si osserva invece: disinibizione, irritabilità, disforia, aggressività, inadeguatezza, mancanza di autocritica, apatia, inerzia e scarsa consapevolezza dei deficit. I suddetti sintomi, non necessariamente compresenti, si manifestano, ovviamente in base alla gravità del trauma, solo successivamente, nella fase definibile post-acuta. E’ solo da questo momento in poi, che sarà possibile ipotizzare la presa in carico di tali pazienti. In questa fase, definibile “secondaria”, gioca un ruolo di elezione la riabilitazione neuropsicologica, quel settore delle neuroscienze che si occupa della riabilitazione delle persone affette da patologie cerebrali focali o diffuse, che determinano la compromissione di una o più funzioni cognitive e/o comportamentali. L’ipotesi teorica alla base della riabilitazione neuropsicologica è la plasticità cerebrale, ovvero l’idea che l’organizzazione del sistema nervoso non sia fissata alla nascita ma passibile di modificazioni alla base della ripresa funzionale del paziente. Il protocollo riabilitativo neuropsicologico prevede: • la raccolta anamnestica relativa alla storia clinica, alle manifestazioni patologiche intervenute dopo la lesione e alla loro evoluzione nel tempo; • l’utilizzo di test validati e scientificamente comprovati che esplorano le singole funzioni cognitive, il comportamento emotivo e le funzioni intellettive generali, fase di screening; • una fase di approfondimento in cui lo studio si concentra su quelle aree risultate deficitarie nella fase di screening; • stesura del progetto riabilitativo incentrato sul miglioramento delle abilità residue in modo da ottenere un livello di autonomia il
più possibile prossima al livello pre-trauma; Data la complessità del tema proposto, il seguito della trattazione, troverà spazio nel prossimo articolo di questa rubrica.
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Storia dell’Orchestra di Laureana di Eleonora Palmieri
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’Orchestra Giovanile di Fiati “Paolo Ragone”, nata ufficialmente il 4 gennaio 2009, in seno all’omonima Associazione Culturale, formata da circa 70 giovani musicisti, è uno dei più grandi vanti musicali e non solo della nostra regione. Il vasto repertorio musicale spazia tra musica originale per orchestra di fiati, trascrizioni dalla grande musica classica e musica da film. L’Orchestra ha partecipato, ottenendo primi premi e primi premi assoluti a diversi concorsi nazionali: a Lamezia Terme all’AMA Calabria; al Concorso Musicale Nazionale “Salvuccio Percacciolo” di Sant’Agata di Militello; ai concorsi di Città di Castello e di Todi in Umbria; a Castiglione delle Stiviere (MN), al “Nettuno d’Oro” di Cetraro (CS), Riva del Garda (TN), Sinnai (CA) e Favignana (TP). L’Orchestra ha avuto il prestigio di accompagnare musicisti di fama in-
Nelle foto: i componenti l'ensamble "Paolo Ragone".
1 (TG1, UnoMattina e UnoMattinaWeekend), RAI 2 (Sereno Variabile), RTV, Rai International, Rai 3 (Tgr, Il Settimanale, Buongiorno Regione), Rai Radio 1 (News Generation); Il Resto del Carlino, La Gazzetta del Sud, Il Quotidiano, Cn24, La Gazzetta di Modena, CalabriaOra, L’Unità, Confidenze, Mondobande online, RTV News, La Piana, che hanno dedicato molta attenzione alla formazione musicale calabrese. Nel 2010 ricordiamo: a gennaio l’esibizione a Reggio Calabria alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; nel mese di marzo una tournée a Malta; il 22 maggio il conferimento del Premio “Città del Sole” attribuito asce a Seminara, e sin da bambino respira aria di musica, da chi per primo gli insegna a vivere, il proprio paall’Orchestra dai Rotary Club della Cadre, sassofonista e bandista. Si diploma al Conservatorio prima labria e in agosto l’istituzione del Prein clarinetto, poi in Direzione d’Orchestra di fiati col massimo mio Borrello – Una Vita per la musica. dei voti e la lode, col Maestro Angelo De Paola. Nell’aprile del Sempre nel 2010 il gemellaggio con 2008, la casa editrice Nuove Edizioni Barbaro, ha pubblicato un l’Orchestra Giovanile “John Lennon” di suo libro dal titolo Al di qua del faro – La Banda musicale nel Mirandola (MO) in collaborazione con il reggino, la storia si ripete. Teatro Comunale “Pavarotti” di Modena. Nel luglio del 2008 è stato nominato, dall’Ufficio Scolastico Il 22 ottobre 2011 i ragazzi si sono esibiti Provinciale, coordinatore delle Scuole Medie ad Indirizzo Musinella prestigiosa Brucknerhaus di Linz cale della provincia di Reggio Calabria. Maestro-Direttore e fondatore dell’Orchestra Giovanile di (Austria) partecipando in qualità di unico Fiati di Delianuova (2001), dell’Orchestra Giovanile di Fiati di gruppo italiano al Concorso InternazioLaureana di Borrello (2009) e della Concert Band di Melicucco nale Jugend-Blasorchester Wettbewerb, (1997); inoltre è Maestro-Direttore stabile dell’Orchestra Gioconquistando un prestigioso e storico 3° vani Fiati Reggini (2008), della Laurel Brass di Laureana di Borposto. rello (2009); dell’Orchestre degli Istituti d’Istruzione Superiore Recentemente ha partecipato alla “Piria” di Rosarno (2011) e “Pizi” di Palmi (2012). Con queste 16ª edizione del Concorso Internazioformazioni orchestrali ha conseguito primi premi in ben 25 Connale Città di Fiuggi, classificandosi al corsi nazionali ed internazionali. 2° posto assoluto. All’Evento Muti del E’ stato tra i principali protagonisti dell’Evento Muti del 31 31 Luglio 2012 a Reggio Calabria, con Luglio a Reggio Calabria, trasmesso da RAI 1, insieme al M° Riccardo Muti. E’ fondatore e Direttore Artistico di alcune preil maestro Riccardo Muti per l’Orchestigiose manifestazioni musicali nazionali, tra le quali: Il Constra formata da 300 giovani musicisti, corso Nazionale Musicale “Suoni in Aspromonte”, Il Festival il gruppo di Laureana è stato il più nuall’interno di CatonaTeatro Ebani & Ottoni e il Concorso Naziomeroso. L’Orchestra, inoltre, collabora nale per le Scuole Primavera in Musica. con importanti Associazioni Nazionali Lo scorso 3 maggio, in presenza del Presidente del Senato come: Unicef, Save the Children, LiberaPiero Grasso, il Presidente del Consiglio Regionale della CalaNomi e numeri contro la mafia, l’AISLA bria Francesco Talarico, gli ha consegnato il prestigioso premio (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Gerbera Gialla. Il comitato che lo ha insignito del premio ha Amiotrofica). E’ diretta fin dalla sua fondetto di lui: “Direttore d’Orchestra di precoce ed enorme talento, che unisce una conoscenza e un orecchio di rara finezza. Figlio dazione dal Maestro Maurizio Managò. di questa terra, esempio di grande capacità e notevoli qualità, Oltre all’Orchestra giovanile, c’è la Juche ne contraddistinguono l’esaltante percorso professionale nior Band, formata da bambini di scuola in Italia e nel mondo. La sua musica antimafia aggrega ed unielementare e media. In questa composce, abbattendo pregiudizi, per costruire una vera cultura della sizione scolastica, il Maestro Managò è legalità”. Maurizio Managò, che con obiettivo formativo, oltre affiancato dalla preziosa collaborazione che artistico, ha perseguito la musica, insieme ai suoi ragazzi è dell’insegnante di flauto della scuola meartefice del motto “Chi banda, non sbanda”. dia, Maria Spanò.
Maurizio Managò:
un legame atavico con la musica
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Nella foto: il M.o. Maurizio Managò
ternazionale quali: Gabriele Cassone, Calogero Palermo, Gianluca Gagliardi, Steven Mead, Pasquale Morgante, Vittorino Naso, Francesco Salime, Gabriella Corsaro, Fabrizio Meloni, Nello Salza, Mariateresa Leva, Monica Garrido Ibaez, Gianluigi Trovesi ed il tenore Francesco Anile. Ha collaborato con i seguenti direttori d’orchestra: Fulvio Creux, Angelo De Paola, Lorenzo Pusceddu, Michele Netti, Francisco Grau Vegara e Jan Van Der Roost. Le testate giornalistiche e televisive regionali e nazionali, si sono interessate a questa bella realtà. Ricordiamo, RAI
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L’orchestra di Laureana: eccellenza del paese
Potremmo non ammirare la musica, la giovinezza e la follìa?!
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ontinua incessantemente l’attività musicale dell’Orchestra Giovanile di Fiati “Paolo Ragone”, guidata con dedizione estrema e spiccata professionalità dal loro direttore, il M° Maurizio Managò. Dopo i numerosi riconoscimenti ai vari Concorsi regionali, nazionali e internazionali; negli ultimi mesi, con la tenacia di sempre, il gruppo musicale ha raggiunto altri grandi traguardi. Orgoglio per la comunità laureanese, vittoria dell’arte sulla caducità della vita quotidiana. Le manifestazioni e i concorsi a cui l’Orchestra partecipa sono davvero tanti, che non si può che citare i più rilevanti degli ultimi mesi. Il 25 aprile scorso, al Parco dei Taureani, in mezzo a natura e arte, i ragazzi si sono esibiti davanti alle telecamere della trasmissione Sereno Variabile, di Rai 2. Un successo alla luce del sole, abbagliati e riscaldati dai suoi raggi e dalla gente che li circondava, come sempre. Nel mese di maggio, per l’Orchestra, la partecipazione al Concorso Bandistico Internazionale di Fiuggi, “La Bacchetta d’oro”, aggiudicandosi il secondo posto. A giugno, la partecipazione al Concorso Nazionale AMA Calabria, a Lamezia Terme, aggiudicandosi il primo posto assoluto col soddisfacente risultato di 96/100. Anche la Junior Band ha ottenuto il primo posto assoluto allo stesso concorso, col punteggio di 99/100, su ben 17 formazioni della stessa categoria. A luglio, parteciperanno al Ravenna Festival, ospitati da Riccardo Muti, da cui i ragazzi hanno avuto l’onore di essere diretti il 31 luglio 2012 al maestoso Evento Muti, organizzato dall’AMA Calabria, e con la partecipazione di altri sei maestri direttori, tra cui Maurizio Managò. L’Orchestra ha dal 2010 è gemellata con l’Orchestra di Mirandola, paese colpito dal terremoto. Proprio in quell’occasione, l’Orchestra ha
dimostrato le doti di solidarietà, inviando ai loro colleghi e amici coetanei beni di prima necessità. Rapporto di complicità artistica e umana che si rafforza sempre più. Non è tanto dai numeri che si evince la grandezza di un maestro e dei suoi allievi, quanto dalla sti- Nelle foto: momenti di un concerto. ma, dall’orgoglio e dall’emozione che suscitano. La loro forza sono l’impegno e l’entusiasmo di ogni singolo membro, il sostegno delle famiglie e di tutti coloro che collaborano per far crescere questo sogno. In primis, la forza è di colui che li dirige. Per spiegar meglio, bastano le parole di Francesco Antonio Pollice (direttore artistico dell’AMA Calabria), che ha detto: “Con emozione, parlo di una di quelle persone che non si incontrano spesso nella vita; un maestro come ce ne sono pochi, che decide di dedicare la propria esistenza ad un’idea. Ad un’idea che non è quella di portare avanti il proprio nome, ma lega la sua vita a un progetto, che è quello della cultura musicale e dello sviluppo della cultura bandistica”. Oltre ad essere un grande professionista, Maurizio Managò è un insegnante a 360° per i ragazzi e i bambini; gioisce con loro e li guida ovunque con l’occhio vigile di un adulto. E’ diventato un loro amico, un loro familiare. Dedica il proprio sapere a loro, ma anche il proprio tempo libero. E il tempo è la cosa più preziosa che si possa donare. Egli glielo regala, amandoli attraverso la musica. Il Maestro non è compensato dai soldi, ma dalla luce negli occhi dei giovani musicisti, indice della loro stima e del loro affetto. L’ingrediente che esalta il sapore della nobile arte esercitata dall’Orchestra è la tinta accesa della loro giovinezza. Quello del loro Direttore, l’infinito entusiasmo; egli “pretende” le cose con la forza di un bambino! E i bambini realizzano sempre i loro bellissimi e folli sogni.
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di Francesca Carpinelli
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ttimo risultato per l’iniziativa letteraria promossa dal Liceo Ginnasio “San Paolo” di Oppido Mamertina in collaborazione con l’Associazione Culturale “Geppo Tedeschi” e con il patrocinio della Diocesi di OppidoPalmi. Il concorso “Canto di Fede” ha ricevuto 68 adesioni da parte di studenti provenienti da 19 diversi istituti pianigiani e questa è, come ha detto Nadia Silipigni, vicepreside della scuola organizzatrice, “una risposta più che lusinghiera e uno sprone a continuare negli anni a venire”. Vincitrici della sezione dedicata agli alunni delle terze classi delle scuole secondarie di primo grado sono state: Arianna Gangemi (3°classificata) e Maria Rosaria Bartuccio (2°classificata insieme a Chiara Natale) dell’Istituto Comprensivo OppidoVarapodio-Molochio ed Emilia Ciardullo (1°classificata) dell’Istituto “Brogna” di Polistena. Per la sezione riservata agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, invece, riconoscimenti per: Melissa Gerace (3°classificata) del “Piria” di Rosarno, Angela Nava (2°classificata) del Li-
Premiati i vincitori de il “Canto di Fede” Il concorso poetico promosso dal Liceo San Paolo e dalla Ass. Geppo Tedeschi
ceo Scientifico di Oppido Mamertina e Francesca Macrì (1°classificata) del Liceo Ginnasio “San Paolo” di Oppido Mamertina. Le prime classificate sono state premiate dal vescovo Francesco Milito, le seconde da don Alfonso Franco e Nadia Silipigni, preside e vicepreside del “San Paolo” e le terze da Maria Frisina, presidente Nella foto: la giuria del premio. dell’Associazione “G.Tedeschi”. Menzioni speciali per Riccardo Roselli e Carlo Maria Lorenzo Gambacorta. Monsignor Francesco Milito ha definito la poesia “canto dell’anima”, mentre don Alfonso Franco l’ha dipinta come “il linguaggio più congeniale all’uomo.” L’assessore provinciale Eduardo Lamberti Castronuovo ha plaudito al connubio musica e poesia, il sindaco Bruno Barillaro ha elogiato il talento dei ragazzi. La premiazione è avvenuta il 3 giugno nella Cattedrale di Oppido Mamertina ed è stata allietata dagli intermezzi musicali del quintetto di ottoni dell’Orchestra Giovanile “Giuseppe Rechichi”.
Oppido come Limone Piemonte: record per la longevità
Ancora festa per una centenaria Il segreto: vita sana e microclima che allunga la vita
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alla neo-centenaria gli augul 2013, per Oppido ri della comunità ecclesiale e Mamertina, è l’andon Letterio Festa ha dato letno delle centenarie. tura della bolla di benedizione Dopo Annunziata apostolica del Sommo PonteZappia e Maria Gerardina Trifice Francesco. Due le targhe podi che hanno festeggiato le consegnate dalle autorità civili cento primavere nei mesi di a suggello della giornata: una febbraio e marzo, è stato il turdel sindaco di Oppido Mamerno di Maria Antonia Vaccari, tina, Bruno Barillaro, e l’altra originaria di Delianuova e redell’assessore provinciale Dosidente a Tresilico, di spegnere menico Giannetta. Tra lo stule ambite cento candeline. La pore generale, la signora Maria nonnina, emigrata col marito a Antonia Vaccari, come simboNella foto: Maria Antonia Vaccari e il Sindaco Barillaro. Lavello in provincia di Potenza lo della sua devozione a Dio e nel 1932 e ritornata nel paese alla sua Chiesa, ha donato a Sua Eccellenza Milito lo stemma araldico del suo natìo nel 1962, è la capostipite di una famiglia ormai episcopato, realizzato da lei stessa in filet. Il pastore della Diocesi di Oppidoformata da 5 generazioni: ha 4 figli e 16 nipoti, è 19 Palmi ha omaggiato la vegliarda di una coroncina del rosario benedetta da volte bisnonna e 4 volte trisavola. Stretta nell’abbracPapa Francesco. Una giornata emozionante per la signora Maria Antonia Vaccio di amici e parenti, la signora Maria Antonia ha cari, in cui ha ringraziato Dio per le gioie di una vita vissuta nella pienezza partecipato alla celebrazione eucaristica officiata dal della fede e dell’amore per la sua numerosa famiglia, la Chiesa, e per la sua vescovo Monsignor Francesco Milito, concelebrata adorata Tresilico. Il record di longevità che interessa il comprensorio mada diversi presbiteri nel Santuario “Maria Santissima mertino, sta suscitando l’interesse degli studiosi che vorrebbero comprendere delle Grazie” di Tresilico e allietata dal Coro Parroc– se come – nel caso di Limone Piemonte – oltre all’aria pulita, i cibi genuini chiale e dal soprano Gabriella Corsaro. Al termine del e il microclima pedeaspromontano sussistano fattori genetici che favoriscono rito, il parroco don Benedetto Rustico ha indirizzato la straordinaria longevità degli abitanti.
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Il mio maestro elementare di Luigi Mamone
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’intitolazione dell’Aula “Magistri” agli insegnanti emeriti delle scuole elementari e la fine dell’anno scolastico, lo scorso 15 Giugno, con la festa di fine corso (di commiato e d’addio) dei bambini delle quinte classi hanno ispirato sulle ali del ricordo, un momento di riflessione che giustifica la proposizione, condensata, di un capitolo di un nostro libro ancora inedito con cui vogliamo ricordare con affetto filiale il Prof. Domenico Barreca ringraziandolo per la sua opera di maestro e di educatore.
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In alto: il Prof. Barreca con i ragazzi della V^ elementare del 1969.
l primo ottobre del In basso: il Prof. Domenico Barreca. 1964, di pomeriggio, alto un soldo in ogni tipo di gara. E di gare il Prof. Barreca, (che di cacio, …varcai ritrovo splendidamente ogni qualvolta analizzo Johanil portone della scuola. La mia nes Huyzinga e il suo Homo Ludens) ce ne faceva fare prima aula era a piano tera iosa: la gara di Storia, quella di Poesia, quella di Letra, ...Vi era la lavagna, nera e tura, quella di Aritmetica, quella di Geometria, quella solenne nella sua struttura di di Geografia, insegnandoci ad utilizzare nel modo più legno; vi era la cattedra, poco proficuo possibile quel grande dono che è la memoria. più moderna, di quel legno coDi quanto grandi e importanti siano state quelle ore lore giallo ministeriale e con di studio, protese a ben figurare in gara e a compeil piano di formica verde; vi tere per la vittoria, lo dimostra il fatto che a decenni erano i banchi, vecchissimi e di distanza – senza che mai quello studio mnemonico tutti di legno con la panca che fosse stato per noi momento di cruccio – ricordiamo era collegata in un tutt’uno al ancora perfettamente interi brani delle poesie studiatavolo e il foro per il calamaio. te alle elementari. Il momento solenne, che assumeva Papà mi presento al “Professoper il professore una connotazione quasi sacrale e sare”. Sì, “Professore”. Perché cerdotale, era quello del coro. Il professore portava un per me e per tutte le generaziogiradischi che poggiava sulla cattedra collegandone la ni di studenti che prima e dopo spina alla più vicina presa di corrente, poi tutti venidi me e della mia classe ebbero vamo spostati, in piedi, in fondo alla stanza, davanti la fortuna di averlo per maeall’attaccapanni e sistemati su due file: dietro i più stro, il Prof. Domenico Barrealti e davanti gli altri. Poi attaccava la musica che era ca fu e rimane il “professore” sempre e soltanto quella del “Va pensiero “di Verdi. e mai un maestro. Il professoIl brano, che già conoscevamo a memoria, avevamo re era, ritengo, quarantenne o imparato a cantarlo abbastanza bene anche se a dire il vero io ero fra i meno poco più, abbronzato e un po’ stempiato. Era vestito bravi della classe. Va pensiero / sull’ali dorate… va ti posa sui clivi e sui di grigio. Papà gli raccomandò se fosse stato possi- colli / ove olezzano tenere e molli / l’aure dolci del suolo natal… La musica bile farmi sedere ai primi banchi… Il Professore mi verdiana iniziava a riempire la classe dal giradischi poggiato sulla cattedra e fece una carezza e la sua mano era calda e rassicuran- pervadeva la nostra mente e i nostri sensi con un trasporto e una capacità di te. Fui fatto sedere al primo banco insieme a Tonino coinvolgimento catartico che veramente ci trasportava in un momento senza Condello, il figlio della bidella Grazietta, che da quel tempo di pura sublimazione, che si levava da quel coro di voci infantili… giorno fino a tutta la quinta elementare rimase il mio L’ultimo anno della scuola elementare, il 1969, fu l’anno in cui l’uomo avrebcompagno di banco. Se oggi, sono qui, a scrivere e be messo piede sulla luna… A scuola si parlava anche di questo ma non solo... ad amare la scrittura, grande merito va al professore Un bel lavoro, nel periodo che precedette la Pasqua, fu una ricerca di gruppo, Barreca. Che dire? Ancor oggi a quaranta e più anni di con la realizzazione di figure di solidi geometrici in cartone e perfino di una distanza il professore Barreca – che incontro, sempre rudimentale bussola... A primavera, quando già si parlava dell’esame di fine più anziano ma ancora, e speriamo per lunghissimo anno e di scuola media, venne fuori il progetto di una grande recita scolastica. tempo, attivo e forte – fu tutto per noi. Io e la mia Un impegno corale che avrebbe dovuto coinvolgere più classi. Il programma classe fummo dei fortunati e dei privilegiati. I miei era intenso, una pièce con tanti personaggi che purtroppo, alla fine si rivelò figli e i loro coetanei forse, oggi, con nuovi metodi molto impegnativa e non fu portata in scena. Peccato... Giunse così la fine educazionali e d’insegnamento, con equipe e teams, dell’anno scolastico. Giunsero gli esami e fu l’ora del primo commiato. Non con multimedialità e modernismi vari, non potranno potevamo capire che il saluto dell’ultimo giorno di lezione, per qualcuno fra da grandi dire di aver avuto la stessa fortuna. Il prof. noi forse sarebbe stato un addìo e che non ci saremmo più rivisti... Per questo, Barreca, fece di noi non solo una classe, ma un gruppo ogni qualvolta incontro il mio maestro – l’ultimo affetto della mia infanzia compatto di amici capaci di crescere, di confrontarsi, che a ben vedere oggi mi è rimasto – dopo la fine della mia famiglia d’origine di studiare e di mantenere intatto nel tempo l’affetto e – sento sempre più spesso un senso di grande nostalgia per quella mia lontana il ricordo di quei cinque magnifici anni nel corso dei infanzia, nella quale il mondo a tutti noi sembrava sorridere: con il colore del quali imparammo a leggere e a scrivere, a fare i com- sole, del cielo, terso e senza nubi, e dell’innocenza; con il fascino della magia piti, a tenere in ordine gli appunti delle lezioni, ognu- dell’avventura e con l’aura protettiva delle presenze-guida che ci seguivano no sul nostro “quadernaccio” e a competere lealmente ed erano al contempo genitori e maestri ma anche amici e compagni di gioco.
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In un piccolo prezioso volumetto
Foglietti ricorda Isa Miranda Una narrazione coinvolgente grazie al magistrale uso di un linguaggio fortemente evocativo
di Luigi Mamone
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’omaggio a Isa Miranda che il giornalista Mario Foglietti ha inteso proporre nel suo ultimo libro, “La Signora di tutti” edito da Rubbettino, è una perla che prende il lettore, lo affabula e lo trascina in una lettura che non può e non deve essere interrotta. Non è un libro corposo, ma un pamphlet di poco più di 50 pagine nelle quali magistralmente Foglietti riesce a condensare non una storia ma un insieme di atmosfere che calano il lettore in una dimensione di assoluta partecipazione allo spirito del narrato. La storia di Isa Miranda, grande attrice, sogno di un innocente erotismo per i ragazzi della generazione di Foglietti, quelli nati poco prima della 2^ grande guerra e che vissero l’adolescenza fra rovine di bombardamenti e speranze di rinascita è la parafrasi di una generazione e di una intera società che visse nel mito della cinematografia e di quei protagonisti che ne furono espressione vera e pulsante: figure irraggiungibili, da idealizzare, o – con afflato certamente culturale – come fa Foglietti, da amare. Ed è proprio un atto d’amore quello che Foglietti, a 30 anni dalla morte della Miranda, ha voluto proporre. Lo dice chiaramente – e non v’è significato diverso sotteso in ciò. Nell’intellettuale raffinato, nel giornalista di successo, nel critico teatrale, nell’inviato di guerra con dentro l’anima il ricordo del Vietnam e dei Vietcong, convive e sopravvive, eterno fanciullo, il ragazzo calabrese, di Catanzaro, avido di letture e di film nel ridotto dell’antico teatro Masciari e che nella visione della Miranda identifica valori importanti. Il ragazzo calabrese coi pantaloni alla zuava folgorato dalla bellezza androgina della Miranda sentirà così 30 anni dopo o giù di lì la necessità di ricercare e, a concretamento di un atto culturale d’amore, a dar nuovamente vigore ad una figura leggendaria ormai caduta nell’oblio dell’effimero dopo aver goduto di successo planetario e di momenti di notorietà incommensurabili. Il ragazzo di Catanzaro nascosto nel corpo del giornalista Mario Foglietti la cerca, la vuole conoscere e il giornalista che nasconde dentro se il fanciullo la vuole dirigere in un film, cogliendo così l’occasione per dimostrarLe il suo amore fatto di ammirazione verso la sua arte, di comprensione e rispetto verso la grande dignità che traspare in
ogni gesto ed ogni parola della ormai anziana attrice, che vive nella serena consapevolezza che la vita sia fatta di gioie e di dolori, entrambi da accettare, vivendo la fine della carriera anche interpretando ruoli secondari che comunque non le impediranno mai di esprimere la grandezza di un’arte che non fu mai offuscata dalle troppe rinunce, spontanee o forzate, di ruoli importanti che pur le venivano offerti dai potenti delle varie epoche della sua lunga stagione, con i quali mai intese scendere a compromessi che – in nome della carriera – avrebbero nuociuto al vincolo di fedeltà verso l’uomo che le fu fedele compagno per l’intera vita. Il racconto di Foglietti, dalle iniziali atmosfere americane del prologo, si snoda con una sintesi magnifica di un linguaggio sostanzialmente televisivo, fatto di parole che evocano immagini e delle trascrizioni di brani di un’intervista del 1978 nella quale Isa Miranda parla di se stessa e della sua vita con serenità e distacco ma che, per chi sa leggere, tocca il cuore e le corde più profonde del sentimento evocando atmosfere intrise di una “saudade” che finisce per prendere il lettore, costringendolo ad una lettura senza interruzioni del pamphlet che, al di là dell’omaggio e dell’atto d’amore postumo, è soprattutto un’operazione culturale raffinatissima che Mario Foglietti ha compiuto, riuscendo a ridar luce a una figura importantissima del teatro del ’900, troppo velocemente dimenticata dall’incedere degli eventi di un secolo, il XX, sanguinoso e sanguinario dentro il quale la gioventù di Foglietti e di quella Catanzaro del dopoguerra, in cui visse e che magistralmente evoca, appaiono vive e vitali.
«un’operazione
raffinatissima che ridà luce ad un’artista importante del cinema del '900»
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Il rione Santa Caterina a Reggio Calabria Nel ricordo di Fortunato Aloi
di Giosofatto Pangallo
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ortunato Aloi, parlamentare, scrittore e pubblicista di spessore, in questo volume, venti racconti, più la premessa e l’introduzione di Teresa Malavenda Madera, propone “figure, episodi e vicende” sempre attuali nella loro dinamicità storica, perché desidera che la loro memoria non si disperda e, soprattutto, “per un debito di riconoscenza” verso Santa Caterina, il rione di Reggio Calabria, dove è cresciuto e vive tuttora. Questo lavoro, rappresenta un ritorno al passato vissuto in quel rione, che ha caratterizzato la sua crescita e il formarsi della sua personalità. L’opera affronta la quotidianità del rione negli anni immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale. A contatto con la gente, Aloi è assorbito pienamente dalla vita del rione e osserva qualsiasi cosa accade, come se fosse un piccolo paese, dove tutti si conoscono, e non in una città. Sulle ali di una prodigiosa memoria ricorda la vita di allora: i giochi dei ragazzi, i mestieri, i vari personaggi, tutti dignitosi e parecchi, anche, generosi, nonostante fossero anni di ristrettezze. I giochi erano frutto della creatività dei ragazzi, che s’industriano per godere qual-
semplici e con tanta bontà, che, a volte, nascondono una sofferenza interiore che non esprimono, come l’Americano, o che evidenziano, come il vecchio Michele, che tra un bicchiere di vino e l’altro tenta di superare la propria solitudine, un profondo studio psicologico dell’umanità che lo attornia e della vita di quel quartiere periferico. Prende consapevolezza, che non bisogna approfittare dell’altrui bontà e che l’uomo, come nel racconto Le nuvole e la pioggia mancata, affermando la propria dignità, reagisce con compostezza e con forza di carattere a un appena accennato tentativo di sopruso. Da ciò, capisce che la realtà va sempre affrontata tempestivamente e che, a volte, si sbaglia quando, per un presunto quieto vivere, si lasciano passare tante cose, anche offensive, piuttosto che prevenirle. L’autore si rende conto, da ragazzo, che l’eccessiva severità spesso è segno di frustrazioni passate e, nel racconto Carrette e ‘motopattini’, esprime l’amarezza per gli sbagli fatti e per non aver soddisfatto i propri desideri ludici. Avere una bicicletta, anche a nolo, è una cosa singolare, è un sentirsi importante. E, in quell’epoca di miseria, qualche bambino che desidera questo mezzo di divertimento e, piangen-
Legnano, la Bianchi o la Wolsit, le migliori marche allora in commercio. Sovente, nel “tutto scorre”, che ricorre in Aloi, si evidenzia questo passato di stenti e di privazioni, di tante cose scomparse, come il giro ciclistico di Santa Caterina, che allieta e mobilita tutto il rione, rimane la “memoria storica” o, come dice l’autore, “il fuoco sempre vivo dei ricordi di ieri”. Un modo di conoscere la vita da vicino e di trascorrere il tempo è frequentare le “forge”, il “sellaio”, “Feba”, dai capelli rossi e con il viso cosparso di efelidi, “u luppinaru”, il negozietto dove si regala una caramellina; giocare, per strada, “u ligneddu” o “a rumbula”; assaltare piante di gelso nero, per fare scorpacciate di more, o altri alberi fruttiferi. Probabilmente, i genitori, memori del loro passato, tollerano le marachelle, si divertono e, in cuor loro, ridacchiano per le azioni dei figli. E intanto i ragazzi, che si muovono nel rione, di cui conoscono luoghi, persone e circostanze, crescono, smettono le usuali abitudini, presi da altri interessi. L’insegnamento che si ricava dall’opera è che l’uomo dev’essere sempre sé stesso, legato saldamente alle sue radici e deve sapere risolvere ogni Nella foto: l'On Fortunato Aloi, autore del libro, l'Ing. Riccardo Carbone e il Prof. Giosofatto Pangallo. cosa senza intermediazioni e compromessi. Il libro, con illuche ora di svago sereno, marachelle che, do, chiede ai genitori di averne uno tutto strazioni dei vari episodi trattati, è avvinanche quando sembrano pesanti, sono, in per lui, insoddisfatto, è lasciato, finché si cente e si legge per la sua scorrevolezza effetti, semplici e innocenti, tanto che chi è addormenta, disperare, mentre è scherni- con gusto, ritrovando, a tratti, la propria oggetto della burla lo capisce benissimo e to dai suoi cugini, che, con sarcasmo, gli adolescenza. sta al gioco. Aloi descrive tanti personaggi propongono la scelta della bicicletta, tra la
Poesie. L’ultima silloge di Paolano Ferrantino
Un “Germoglio di vento” dentro un sud antico di Piera Maculotti
U
na grande lezione di bellezza e di vita. È l’alto apprezzamento che il critico Giorgio Bárberi Squarotti indirizza alla nuova produzione poetica di Paolano Ferrantino. Un’esplorazione sapientissima delle forme esemplari del mondo e del pensiero, aggiunge a proposito di «Germoglio di vento» (Iride Edizioni, gruppo Rubbettino, pp.74, € 8) la nuova raccolta di poesie scritte tra il 2008 e il 2010. Visioni luminose, versi lievi, musicali suggestioni: «l’eco di un volo», «un velo di vento» …«minuscoli lumi o un ritaglio d’ombra» e «ricami di una foglia». È il segreto di un mondo passato che – con segni minimi, impercettibili e saldi – si respira tra questi versi. È il profumo di una volta che ritorna nell’odore del fieno invecchiato, del fumo, delle tegole, delle foglie; è «l’odore stanco del mare» che sale attraverso la piccola via, su nella «piazzetta asciutta di pioggia», dove, tra «la prima erba» spunta ancora «l’eco del tuo passo». Un tu femminile schivo e vivo, col suo silenzio pensoso, col soave, timido sorriso, è il centro – anzi il cuore – del paese innocente che con rara
finezza Ferrantino disegna tra queste righe. Un Amore che è intensa Presenza/Assenza, metafora della Perdita come seme che vive, lievita e rigermoglia sempre. Attorno c’è l’aspro mondo contadino di ieri, un sud di viottoli spogli e fossi, sparse terrazze e pendìi di una terra desolata, dura da dissodare. E i lenti perenni riti: nelle sere d’estate, per via, «piccole storie affiatate in un cerchio» mentre, davanti alle porte, giovani donne dalle «piccole mani sicure» ricamano «mute», altre rattoppano quell’ingorgo di panni vecchi e stinti. Per l’io lirico del libro è anche l’incanto della verde età fiorita dentro uno spazio sospeso tra sogno e ricordo: canne e frasche, malve e ortiche tra crepe e polvere e pannocchie, e tanti passeri e pettirossi e colombelle. Un sud antico che ha il sapore del mito, vivo e intatto nell’animo di chi oggi abita la nebbia e l’asfalto del nord dove – tra «poca erba senza odore» – «le foglie si abbracciano per non morire». Anche il mondo del poeta non muore, finché resta abbracciato alla musica delle sue parole, luminose e forti come quei fili d’erba che Paolano Ferrantino scorge intenti «a tessere la luce»… Nel vento di una Poesia che sa farsi Germoglio.
Il tuo silenzio, chissà Attraversa tutte le stagioni oblique il tuo silenzio e a volte anche me lo immagino pensoso in qualche riva più piccola solo coi primi raggi che a un tratto forse avvistano una viola. Qualche foglia trascurata o che sboccia talora la guardo quando penso che dura dove arriva appena l’odore stanco del mare
Una volta
a separare quel fianco della tua finestra dal polline freddo.
Una volta si guardava alle spalle desolate
Il tuo silenzio, chissà
della pioggia
mi sembra vicino a un germoglio di vento.
mentre schiariva solo il trambusto verde delle canne più vecchie.
Altre volte abbasso un po’ gli occhi in quella piccola via
O dietro il gelo
dove tu passavi
i segni delle spine che cadevano a piccoli tratti.
per vedere se è rimasto lì.
Durava qualche rigo di polvere stanca a un lato della porta e talora anche l’odore bianco di un raggio in punta a un giro di frasche più sottili che il vento poi ad ogni angolo appena addormentava. Una volta. Si riconosceva ancora il profumo spento delle tegole quando le accarezzava un passero deserto. Ma chissà, se si potevano proprio sentire quasi tutti i fili d’erba mentre cominciavano a tessere la luce.
O davanti a qualche frammento di quella piazzetta asciutta di pioggia quando spuntava l’eco timida di un volo sulla prima erba.
Nota biografica
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aolano Ferrantino è nato a Monsoreto (Vibo Valentia) nel 1953. Laureato in Pedagogia a Messina nel 1980, insegna lettere nella scuola media statale di Martinengo (Bergamo). Ha lavorato in Germania e in Svizzera e insegnato nei corsi per lavoratori a Winterthur e a Zurigo. Ha scritto due saggi sul suo paese natale: Monsoreto: la storia, la memoria e l’incanto (1988) e Monsoreto: campagne nei dintorni di una volta (1995), nonché diverse raccolte di poesie: Il pane lontano (1986), Lettere marine (1994), Fermate a parte (2002 , premio Montale), Poco prima dell’inverno (2005), Diario tra sentieri (2009) e Germoglio di vento (2011).
«L’Associazione Culturale Dante Alighieri» in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Vibonese e la Soprintendenza Archeologica della Calabria invitano alla presentazione della nuova raccolta del poeta calabrese vincitore del «Premio Montale», Paolano Ferrantino, Germoglio di vento (Iride Edizioni, Gruppo Rubbettino 2010), che si terrà mercoledì 24 luglio alle ore 18 nei locali del Castello Normanno. Interverranno: Giovanni Timpano, moderatore Maria Liguori Baratteri, presidente dell’Associazione Culturale Dante Alighieri Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese Giacinto Namia, presidente dell’Associazione di Cultura Classica-delegazione di Vibo Valentia Merys Rizzo Spasaro, interprete di poesia e Vice Direttore della Rivista «I fiori del male» (Roma) Francesco Fioretti, scrittore Maria Teresa Iannelli, direttrice del Museo Archeologico V. Capialbi Alberto Romanò, insegnante Adriana Naccari Iovine leggerà alcune poesie della raccolta, con commenti musicali del chitarrista Giuliano Macrì. Sarà presente l’autore
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Tra Bibbia e pittura: il Figliol Prodigo
Interpretazione artistica della parabola cristiana più famosa
E
’ un caldo pomeriggio del giorno che precede il solstizio d’estate. Le strade sono quelle di Rosarno. L’interno è una villa. Le stanze sono un calembour di oggetti e colori. Tavoli, divani e suppellettili creati da mani originali. Quadri che appaiono sospesi tra astrattismo e surrealismo. Le finestre vengono aperte per far circolare l’aria. La luce
di Eleonora Palmieri
dialetto calabrese, ed arricchite con qualche termine sui generis; molto ironiche. Questo “scioglie l’afa”. Don Vincenzo Alampi, diacono impegnato nella Caritas diocesana, che umilmente si lascia chiamare Cecè, rivolge il saluto dei Francescani Pace e bene, “per esordire nella
ciassettesimo secolo, Rembrandt. Egli rappresentava scene tratte dalla Bibbia, per la conoscenza dei relativi testi e per l’osservazione della popolazione ebrea di Amsterdam. Don Cecè spiega che, per buona parte della sua vita, il pittore si è identificato col figlio di cui tratta la parabola del Vangelo secondo Luca, in quanto conduceva vita da dissoluto. Indice che potrebbe essere “autobiografico” il dipinto, come spesso succede; gli artisti lasciano trapelare, dietro l’apparente distacco dall’opera, molto del proprio essere. Molti critici sostengono che sia un autoritratto. Il padre è cieco, “volto di un uomo che ha condotto una vita di sofferenze, tra cui perdere un figlio. E’ il ritratto della propria esperienza umana e spirituale. Il padre misericordioso, che riaccoglie il figlio, rimanda al sacramento della riconciliazione.” Ambra Miglioranzi, Presidente dell’Associazione MedmArte, fa notare che il quadro è scuro, quasi monocolore, perché è stato dipinto un anno prima che il pittore morisse, quando era diventato quasi cieco. Continua Don Cecè: “probabilmente vuol rappresentare il lato spirituale”. Le mani del padre sono una maschile e una femminile, “aspetto di Dio che sa essere al contempo padre e madre”. Un piede è nudo, con la scarpa logora, e anche l’altra scarpa è quaIn alto: il Diacono Cecè Alampi e Ambra Miglioranzi, Pres. dell'associazione MedmArte. si consumata, “perché aveva sperperato tutto”. Il fratello maggiore è in piedi, guaraccentua la bellezza dei quadri e di tutto dimensione più universale di Dio, che è da la scena con distacco, con orgoglio; le l’ambiente, e rende l’atmosfera piacevol- quella dell’amore”. Tema della serata è la sue mani giunte sono un segno di chiusura. mente ebbra, come in contesti in cui non ci parabola del figliol prodigo nell’arte. Il ri- Sul volto del padre c’è una luce maggiore sono ingegneri, ma artisti. Nel Salotto let- torno del figlio prodigo è il titolo della tela (è il padre che guida), che illumina le spalterario Dante Alighieri, ci sono due quadri su olio che si trova all’Hermitage di San le del figlio, come per proteggerlo. La rache rappresentano una scena del Purgato- Pietroburgo, del pittore olandese del di- satura del figlio rappresenta la condizione rio e una del Paradiso della Divina Comdi bassezza, la schiamedia. Si inizia a discorrere come se ci si vitù a cui è disposto In basso: La parabola del figliol prodigo nel quadro di Rembrandt trovasse tra amici. a sottoporsi, pur di esposto all’Hermitage di San Pietroburgo. Un diacono, un essere perdonato professore di itadal padre. Ma ha liano, una pittrice conservato la spada, e altre persone atemblema di dignità, torno. Di “diveranche se appena visa provenienza”, sibile. Le figure in accomunate dalle penombra lasciano bramosia di cultuspazio alla fantasia e ra e dal confronto alla libera interpretache questa suscizione di chi guarda il ta. Nell’attesa che quadro. La figura al arrivino tutti, il centro, molto sfuoProfessore Ugo cata, magari indica il Verzì Borgese, inpittore che, prossimo trattiene leggendo alla morte, si immacon enfasi alcune gina già nella vita delle sue favole di ultraterrena e guarda Fedro. Sue perché dall’alto la scena. tradotte da lui, in C’è grande spirituaetà giovanile, in lità in questo quadro.
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La Decorata Cornice della Piana 9 Montalto d’Aspromonte
di Diego Demaio
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er noi pianigiani la verde (o bianca se innevata) PIRAMIDE del Montalto, visibile da quasi tutti i sottostanti paesi del comprensorio, rappresenta la VETTA per antonomasia che, prima o poi, si deve assolutamente raggiungere anzi “conquistare” La non difficile scalata all’inconfondibile “cono” di quasi 2000 m., dominante sull’intero Aspromonte, sarà pertanto l’ambita meta del nostro itinerario che ci farà sentire emuli del mitico alpinista Reinhold Messner. Nell’impossibilità di giungere alle alte quote del bivio di Monte Fistocchio, poco sopra i vicini Piani di Junco di Scido, a causa di alcune profondissime ed annose buche che precludono il passaggio alle normali automobili, si opterà (allungando purtroppo di quasi una quindicina di chilometri) per il meno rovinato percorso che sale da Gambarie. Ripetendo quindi lo scorso itinerario, sino ai 1593 m. del largo bivio di Tre Limiti, si andrà stavolta dritto (non piegando a destra verso la Diga sul Menta) per transitare da Monte Nardello. Su questa nota località era installata, sin dal 1966, la strategica Base U.S.A.F. (comunemente conosciuta come Base N.A.T.O.) dai giganteschi radar, che veni-
Il redentore, il pilastrino trigonometrico e la Rosa dei Venti sulla vetta di Montalto (foto di Diego Demaio).
"Mont'Alto sopravanza tutto: volle forse un antico Iddio piantarlo lì come un Gigante che avesse voluto dar la scalata al Cielo." Corrado Alvaro
va poi smobilitata nel 1993 per essere di recente completamente demolita. Procedendo sulle dure rampe si arriverà, attraversando rigogliose foreste, all’aprica radura di Materazzelli (1825 m.) contraddistinta da una diruta casetta rosa, alla sinistra della digressione che scende al grande Rifugio Canovai. Proseguendo ancora in avanti di qualche chilometro si scollinerà per giungere in breve, 100 m. dopo la tra-
scurabile diramazione a sinistra per la bella radura di Tabaccari ed il sopra menzionato bivio Fistocchio, ai 1852 m. della segnalata base di Montalto, dove si parcheggerà la macchina. Nell’intraprendere la scalata finale (si raccomandano a tal proposito idonee scarpe di gomma) si potrà scegliere tra i due inizialmente attigui sentieri esistenti alla destra dell’asfalto che confluiscono entrambi alla Sacra Vetta. Quello destro di quasi 700 m., caratterizzato da una malridotta staccionata ed intervallato da preziose panchine ormai purtroppo quasi inesistenti, e quello sinistro più antico, più breve, più largo (sovente usato per la Via Crucis) ma anche più ripido con i suoi 33 malmessi gradoni. La relativa “fatica”, comunque profusa, verrà abbondantemente ripagata dall’improvvisa e suggestiva APPARIZIONE del maestoso REDENTORE, indicante la Santissima Trinità, sul litico basamento che riporta frontalmente l’epigrafe latina JESU CHRISTO DEO RESTITUTAE PER IPSUM SALUTIS – ANNO MCM – BRUTII (A GESU’ CRISTO DIO - NELL’ANNO 1900 - DALLA PER LUI RICUPERATA SALUTE - CALABRIA) dettata da Papa Leone XIII. Fu proprio lo stesso coltissimo Pontefice che, in occasione del Giubileo del 1900, volle la posa di 19 (poi diventati 20) omaggi al Redentore su altrettante vette delle regioni d’Italia, come devoti ringraziamenti per i trascorsi secoli della Cristianità. Il bronzeo monumento (probabilmente opera dell’insigne artista polistenese Francesco Jerace) è stato inaugurato dal Cardinale Gennaro Portanova il 23 settembre del 1901, alla presenza (secondo le cronache del tempo) di oltre 2000 fedeli osannanti. La scultura, fusa dalla ditta Rosa-Zanazio di Roma, era stata anzitempo sezionata in vari pezzi per venire trasportata da Delianuova a dorso di mulo. Ricomposto sulla sommità del Montalto il Redentore, che misurava 4 metri compresa la Croce, era stato collocato su un piedistallo di ben 10 metri. Purtroppo, forse per l’eccessiva altezza del basamento, la statua subiva nel tempo la quasi completa distruzione per colpa dei fulmini e delle intemperie. Di conseguenza, alla fine del 1974, veniva opportunamente rimossa per essere rimodellata (dalla vita in su) dall’illustre scultore taurianovese prof. Michele Di Raco che l’anno successivo concludeva la mirabile ricostruzione. Il 7 settembre del 1975 il bronzeo Cristo, benedetto a Gambarie dall’arcivescovo di Reggio Mons. Giovanni Ferro, veniva suggestivamente elitrasportato dai Marines della vicina Base N.A.T.O. e ricollocato, su un piedistallo stavolta più basso, sulla maggiore cima dell’Aspromonte. La stessa vetta, alta esattamente 1955,92 m. (dalla sommità del pilastrino trigonometrico che segna anche il punto estremo meridionale della rete geodetica peninsulare) e condivisa territorialmente dai limitrofi comuni di San Luca e Samo, offrirà una visuale incantevole spaziando verso l’Etna, lo Stromboli e le montagne sottostanti. Per tal motivo, a cura del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte e di altre associazioni reggine, il 20 agosto 1994 è stata posta, a pochi metri dal Salvatore, una utilissima Rosa dei Venti che consentirà di “decollare” con le ali della fantasia, in compagnia dei possibili volteggi della rara Aquila del Bonelli, verso ogni angolo del pianeta. E sempre in riferimento allo straordinario paesaggio sarà d’obbligo infine percorrere, alle spalle del Cristo, la brevissima distanza che porta, tra i peculiari “serpentelli” (faggi contorti dalle abbondantissime nevicate) al belvedere naturale che si affaccia sui due mari, sulla Piana, sul Dossone della Melia, sulle Serre e, in certe limpidissime giornate, anche sulla Sila. Dallo stesso punto panoramico, con l’auspicabile (da mettere in atto almeno una volta nella vita) programmato pernottamento nell’indispensabile tenda, si potrà godere della pittoresca e decantata “Alba dal Montalto”, dove l’argento sconfinato di miliardi di stelle (che durante la notte supera addirittura il nero dello spazio) farà posto a quella policroma LUCE, semplicemente INFINITA, che è il REGALO quotidiano di DIO. Arricchiti comunque di Emozioni, sempre con la E maiuscola, si l'ombra della piramide di Montalto magicamente saluteranno “dall’alto” proiettata sul mare Jonio (foto di Diego Demaio). tutti gli uomini di Calabria (esclusi eventuali escursionisti sul più alto Pollino) e, tanto umilmente “dal basso”, il benedicente Redentore per scendere sulla strada, risalire in auto e fare ritorno, sempre da Gambarie, nella nostra Piana.
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