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Immagini, Tracce, Racconti dei nostri Comuni

ALLEGATO - N.08/2012

Comune di Ortezzano Le chiavi della città Saluto del primo cittadino di Ortezzano Giusy Scendoni

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envenuti a Ortezzano, il “Fiore” della valle dell’Aso, un piccolo centro di circa ottocento abitanti ricco di sorprese: la popolazione vivace, creativa e laboriosa, amante del proprio territorio, si spende tutti i giorni dell’anno per preservare e valorizzare le sue bellezze ambientali, storiche, artistiche e eno-gastronomiche. In cima ad un pendio collinare che domina la sponda sinistra dell’antico fiume Aso, il borgo medievale di Ortezzano, che ancora oggi conserva la struttura urbanistica del castello originario, è dominato dalla torre ghibellina a base pentagonale, la più imponente testimonianza che resta del castello del XIV secolo. Dentro e fuori le mura, Ortezzano è ricco di beni storici e culturali unici: tappe fondamentali per scoprire e apprezzare in pieno la sua bellezza artistica ed architettonica. L’economia del paese è da sempre legata all’agricoltura, alla quale sono connesse molteplici iniziative di trasformazione e commercializzazione dei prodotti qui coltivati. Anche il turismo, in crescente sviluppo, è peculiare ad Ortezzano, grazie alle sue eccellenze ma soprattutto alle attività ricettive e di ristoro, che si contraddistinguono per la qualità del servizio offerto, la cordialità e l’accoglienza, e dove è possibile gustare i piatti della tradizione e i prodotti del territorio. Oltre alla bellezza dei luoghi e al fascino della storia, la forza di Ortezzano risiede nei suoi cittadini: una popolazione fortemente radicata nella tradizione, ma allo stesso tempo proiettata in avanti. Intraprendenti, capaci di creare ed innovare, in grado di distinguersi nei settori più svariati raggiungendo l’eccellenza, gli ortezzanesi, ed in particolar modo due gruppi folclorici, fieri della propria identità e della propria tradizione culturale si sono adoperati per conservarle e tramandarle attraverso le proprie attività annuali e l’impegno per la fondazione del Centro Studi sul folklore piceno. La sensibilità e l’attenzione verso la cultura popolare del nostro territorio è molto forte ad Ortezzano ed abbraccia tutte le età, dai veterani ai più giovani, e proprio con quest’ultimi si alimenta il fervore della riscoperta del patrimonio culturale promuovendo con esso l’intero paese. La cultura diventa così una grande risorsa e un’occasione di sviluppo. Durante l’anno numerose sono le opportunità per lasciarsi conquistare dal fascino di Ortezzano, soprattutto nella calda stagione, con eventi divenuti importanti quali: il “Festival Internazionale del Folclore” e l’ormai consolidata “Festa del Vino”.


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Storia/Un lungo viaggio che parte dagli antichi Piceni

Alla scoperta del paese di Hortentius

Le origini di Ortezzano si perdono indietro nel tempo, fino al periodo dei Piceni (IX - III sec. a.C.): alcuni rinvenimenti archeologici dimostrerebbero, infatti, l’esistenza di un abitato piceno nel territorio del Comune. Tuttavia la mancanza di scavi archeologici e di uno studio accurato non permettono ancora di definire l’esatto periodo di occupazione dell’abitato, la sua estensione e l’importanza, tranne che per la sua esatta ubicazione: dalla concentrazione dei rinvenimenti in contrada Cisterna, infatti, si presume che quello sia il luogo d’insediamento piceno. Dopo la sconfitta dei Piceni da parte di Roma, mediante il sistema della centuriazione, vengono distribuite le terre picene ai veterani e ai molti soldati che diventano così coloni-contadini. Se è vero che il nome di un luogo contiene preziose indicazioni di natura storica che spesso non sono individuabili in altri materiali, questo per Ortezzano vale ancor di più, in quanto sul significato e l’origine di questo paese, nonostante molte siano state le

tesi avanzate, quella che risulta più attendibile diventa testimonianza storica fondamentale: il nome di Ortezzano deriva da quello di Hortentius, un gentilizio romano che avrebbe avuto dei possedimenti terrieri in questo territorio (-anum). In generale nelle campagne dell’intera valle dell’Aso prevale il sistema della “villa fattoria”, di cui la villa rustica in contrada San Massimo ne porta testimonianza: un criterio di distribuzione a carattere sparso che rallenta il processo di formazione urbana. È nell’Alto Medievo che si assisterà ad una riorganizzazione civile e che getterà le basi per le strutture comunali, rimaste pressoché invariate fino ad oggi. Con l’avvento del Cristianesimo infatti le antiche forme amministrative ed insediative romane vengono sostituite da insediamenti religiosi. I Farfensi organizzano così tutta l’area della valle dell’Aso in curtes: un sistema d’origine monastica di possedimenti di terreni e boscaglie ridotte a coltura, all’interno dei quali esistono case rurali e chiese facenti

capo, a volte, ad un insediamento raggruppato al centro della corte. Il Vescovo di Fermo controlla invece le pievi del territorio fermano: dal latino plebs, “popolo”, si tratta di una chiesa rurale dotata di battistero detta chiesa matrice o plebana, sita al centro di una circoscrizione territoriale civile e religiosa con alle dipendenze altre chiese e cappelle prive di battistero. Nel territorio di Ortezzano, allora, si trova traccia della curtis di Santa Marina/Maria, presumibilmente situata nell’attuale contrada Castelletta, della pieve di San Massimo e di numerose chiese, tra cui alcune erette dai monaci avellaniti, come la chiesa di S. croce in Pede Asi. Il castello di Ortezzano viene costruito nel 927 d.C. e nel 1060 d.C. ha il governo Comunale. Dal XII secolo fino alla fine del XVIII Ortezzano mantiene la denominazione e la funzione di castello di Fermo. Il castrum nasce come centro di difesa ed è un luogo, come altri, conteso tra i Farfa ed il Vescovo di Fermo, pertanto scenario di continue lotte e scontri. La storia ortezzanese si caratte-

rizza da qui in avanti di episodi cruenti e distruttivi. Nel 1415 il Castello di Ortezzano subisce un grave incendio ad opera di Carlo Malatesta di Cesena, che contendeva il dominio delle terre fermane a Ludovico Migliorati. Nel 1440 si ha notizia di una carestia e nel 1528, colpita dalla peste, viene saccheggiata dalle truppe del generale francese Lautrec diretto a Napoli. Nel 1534 scoppia tra Fermo e Ascoli una guerra che porterà pesanti danni a molti dei comuni fermani e quello di Ortezzano non rimane immune. Le vicende storiche di Ortezzano, poi, seguono quelle del Fermano e quelle dello Stato Pontificio, di cui fa parte fino alla riunificazione d’Italia. Ortezzano, comunque, forse per la sua dimensione ridotta, forse per la sua posizione più periferica rispetto ad altri, è stato sempre più in ombra rispetto ai centri maggiori che hanno invece dominato le vicende della grande storia. Tuttavia è riuscito nel corso dei secoli a mantenere una sua precisa identità.


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Beni culturali/Le tante ricchezze di Ortezzano

Tra chiese, fonti, torri e monumenti Ortezzano è oggi un vivace borgo, immerso in un paesaggio di grande suggestione da un punto di vista panoramico, dove si notano ovunque i segni dell’operosa e antica presenza dell’uomo. Il suo centro storico conserva urbanisticamente le tracce del medioevo, dove all’interno di un tessuto urbano molto serrato, racchiuso nell’antica e oggi ormai persa cinta di fortificazione, strette vie si aprono all’improvviso su piccole ma seducenti piazze, svelando la presenza di vere perle architettoniche: chiese, antichi palazzi, imponenti resti del castello, abitazioni quattrocentesche, tutte impronte che parlano della vita sociale di quei tempi e raccontano della devozione, delle speranze, della fatica, dell’ansia del vivere e delle gioie della gente di allora. Tra tutti gli edifici spicca il simbolo di Ortezzano, la sua Torre Ghibellina, che lo distingue dagli altri comuni a chilometri di distanza per la peculiarità del profilo. Il torrione, la più imponente testimonianza che ci resta dell’antico castello del XIV secolo, costituisce un raro esempio di costruzione militare a pianta pentagonale irregolare aperta con merli ghibellini a coda di rondine. Alto 15 metri, questo monumento aveva la funzione di difendere il castello dagli attacchi provenienti dalla vallata sottostante. Ma in seguito, intorno alla metà del XIX secolo, venne trasformato in campanile. Dalla torre, oggi, è ancora possibile dominare tutta la vallata dell’Aso. Altro elemento di notevole valore architettonico è rappresentato dall’antica porta d’accesso al castello, detta da Sole, un pregevole esempio in stile gotico, con arco a sesto acuto e volta a

crociera ogivale, che conserva la ghiera dell’arco con impresso lo stemma del paese. Ortezzano annovera, nel suo territorio, numerose chiese, urbane e rurali, alcune di modeste dimensioni altre di rilevante interesse storicoartistico. La chiesa di San Giuseppe, è ancora una chiesa suburbana, in quanto ubicata al di fuori della porta del castello, che conserva all’interno un solo altare murato e nel 1771 i lati est ed ovest erano ornati con 7 quadri (4 nel lato ovest e 3 nel lato est). Sul lato est della chiesa vi era un piccolo campanile, sormontato da una croce di ferro e l’effigie di San Giorgio. La chiesa di Sant’Antonio da Padova, nella quale per antica consuetudine si solennizzava la festa di Sant’Antonio, divenne nel 1863 da piccola chiesa rurale a chiesa cimiteriale. Il prof. Giuseppe Carboni trovò riposo qui, dove ancora oggi vi è la sua tomba. La chiesa del Carmine, o del Suffragio (17151725 - foto), unisce lo stile barocco con quello più lineare neoclassico. Chiesa ad uso cimiteriale, fu edificata dai fratelli Filippo e Luigi Papetti, conserva un Carlo Maratta e le Via Crucis Xilografiche del Ceschini. Il campanile è del 1847. La chiesa di San Girolamo, oggi patronale, compare già nel 1290, come si legge nelle “Rationes Decimarum” del Sella, ma l’attuale disegno è una ricostruzione del 1767-1773. La casa parrocchiale risale al 1794. Il quadro sull’altare maggiore è una copia del Pavese su Domenichino. La balaustra in ferro battuto fu eseguita dal Rutili. Nel 1861 il Municipio intervenne sul pessimo e pericoloso stato della

torre restaurando anche la scala. La Chiesa di Santa Maria, o della Beata Vergine delle Grazie o del Soccorso o di Piazza, di origine farfense, fu ricostruita verso il 1450 a croce greca, nel 1585 fu ingrandita, e nel 1759 fu eretto il campanile. Conserva un dipinto su tavola di Giovanni e Vincenzo Pagani (1509), una via Crucis di Sebastiano Conca da Gaeta, un frammento di affresco del ’400, un’opera di Carlo Maratta, un’opera di Antonio Liozzi, un organo (1747) dell’organaro Attili di Ortezzano, vetri policromi e scritta dantesca in oro sul cornicione. Tra gli edifici urbani ed extraurbani di interesse storico-architettonico rientrano le fonti, che sebbene abbiamo perso la loro importanza come fonte idrica, tuttavia costituiscono una risorsa turistica notevole. Fonte Tre Cannelle, Fonte da Bora, Fonte de Mara’, in particolar modo, situate in campagna e utilizzate fino agli anni ’70, sono quelle riportate a nuova luce con restauri volti a garantirne lo stato conservativo.

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Ortezzano

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Economia/Dal passato ad oggi la natura come prima ricchezza del paese

Il “fiore” della Valdaso Il terreno di Ortezzano, fin dalle epoche più remote, conosce un’economia preminentemente basata sull’agricoltura. I rapporti tra proprietario terriero e le famiglie di contadini che lavorano l’appezzamento assegnatogli erano regolati dall’unica moneta possibile, “lo grà”, il grano, mentre i rapporti tra vicini era sigillato da quello che veniva chiamato “lu ‘rajudu”: una sorta di forma solidale con la quale i contadini si aiutavano, appunto, reciprocamente per svolgere i grandi lavori nei campi per i quali la famiglia da sola non bastava. Durante la mietitura, ad esempio, in base all’occorrenza, in genere proporzionale alla vastità del terreno, i mezzadri chiamavano in aiuto altri contadini con i quali condividevano tutto: dalla fatica del giorno, ai pasti quotidiani, fino ai balli di fine giornata. Una volta finita la raccolta, il lavoro per tutti continuava da un’altra famiglia, fino a quando tutto il grano, in questo caso, non veniva raccolto. Questo sistema di solidarietà si riscontrava anche nella gestione della vita familiare: tutti avevano un compito proprio in casa, i bambini, le donne e gli uomini avevano ognuno i propri ruoli e le proprie mansioni, ma quando era necessario chiunque “correva” per aiutare l’altro. Nonostante le condizioni particolarmente dure e svantaggiose per i contadini e i non rari momenti di difficoltà, la vita nei campi è sempre andata avanti nel rispetto della terra e dell’uomo, così in passato e, anche se in forme diverse, così ancor oggi. Il paesaggio ortezzanese, immerso in una

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vallata fertile e rigogliosa, è meravigliosamente caratterizzato da diversi tipi di colture: mentre in collina sono molto diffuse la viticoltura, l’olivicoltura ed è presente, anche in misura minore, la cerealicoltura, a valle predominano i frutteti, soprattutto pesche, prugne, mele, kiwi. Una certa importanza assume anche l’orticoltura. Le piccole e medie aziende agricole ortezzanesi sono in genere a conduzione familiare e per tanto riescono a mantenere prodotti con uno standard di qualità molto alto: eccellenti sono i vini e gli oli prodotti da questa terra, insieme a marmellate preparate con ogni frutto della terra. Attorno a queste gravitano alcune attività artigianali e commerciali che sono di riferimento per l’intera provincia. Esistono inoltre attività artigianali di trasformazione e commercializzazione di carni suine, oltre a qualche allevamento ovicoli, ecc. In questi ultimi anni, nonostante il costante e ine-

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sorabile abbandono di parecchi casali, si assiste ad un rinnovato interesse verso il recupero di una cultura ambientale ancorata alle tradizioni e alle caratteristiche dei luoghi. Si riscopre così l’importanza dell’architettura rurale come patrimonio culturale al pari dell’architettura urbana. Oggi questo borgo, che si staglia sul fondo dei monti Azzurri, dove aleggia ancora il mito della fata Sibilla, pur conservando la sua tradizionale vocazione agricola sta scoprendo anche le proprie grandi potenzialità turistiche, grazie alla sua infinita ricchezza, fatta di arte, storia, enogastronomia, cultura e natura. Ortezzano, nel cuore del Piceno, in un territorio articolato da borghi medievali, case rurali, vecchie querce, gelsi, frutteti, è l’ambiente ideale per chi ama ed apprezza le eccellenze della tradizione eno-gastronomica, per chi cerca una vacanza a contatto con la natura, senza tralasciare il divertimento, il relax o il benessere del proprio corpo e dell’animo. È la natura protagonista ad Ortezzano, che lascia godere lo sguardo di un paesaggio bucolico ben preservato e cangiante in base alle stagioni, dai mille colori e dalle mille sfumature, che le politiche comunali insieme alle strutture ricettizie hanno saputo preservare e valorizzare allo stesso tempo. Si può concludere dicendo che il comune di Ortezzano rientra in un contesto socio-economico, che ha origine dalle sue caratteristiche morfologiche e storiche, caratterizzato da una grande vitalità e identità.

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PER SAPERNE DI PIÙ Da Hortentius a Ortezzano, Nuove ricostruzioni e proposte storiche di Giusy Scendoni, Andrea Livi Edizioni, Fermo, 2008 www.festadelvino.net www.ortensiafolk.it www.mazzamurelli.it

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Folklore/Organetto, stornelli e saltarello: la tradizione popolare picena si perpertua

Storie da suonare, cantare e ballare! Le tradizioni popolari, quelle legate agli usi e ai costumi di una civiltà appartenente ad un tempo che non c’è più, ad Ortezzano non solo non hanno mai smesso di essere perpetuate, ma sono diventate un vero e proprio patrimonio culturale da salvaguardare, diffondere, valorizzare e scambiare. Molto più che in altri paesi, infatti, qui gli elementi del passato invece che andare perduti, si sono integrati con i nuovi stili di vita fino, addirittura, a rafforzarsi. Il Piceno, che comprende quella parte del territorio marchigiano che si estende tra i fiumi Chienti e Tronto e tra i monti Sibillini e il mare Adriatico fonda la sua tradizione su una società contadina, a cavallo del XIX e XX sec., caratterizzata dalla mezzadria, economicamente molto povera e segnata dalla dura fatica dei campi, dove ogni momento è buono per un canto, uno stornello, una risata e un buon bicchiere di vino e quando, poi, c’è il suono dell’organetto è impossibile trattenere le gambe. Quest’ultimo, di cui le origini si perdono nella leggenda, è uno strumento che diventa subito protagonista nella vita contadina e nelle feste di paese perché non richiede conoscenze musicali né particolari studi, ma il suo apprendimento risulta abbastanza facile. In accompagnamento alla musica si cantano gli stornelli: componimenti in rima usati che potevano essere “amorosi”, “a pitocco” o “a dispetto”. Si cantava per dichiararsi alla prescelta, con doppi sensi maliziosi che la facevano arrossire e sorridere, per rendere allegri e meno faticosi i lunghi spostamenti di coloro che a piedi si recavano a mietere nei campi o di quelli che andavano ai mercati nei paesi limitrofi per lo scambio delle merci, ma anche mentre le donne facevano il bucato si sentiva cantare lungo il fiume. Sovente, poi, si arrivava anche ai duetti tra due uomini, spesso confinanti in lite, fatti di battute offensive sempre più pungenti che finivano quando si cadeva esausti senza più un fil di voce. Questi canti si accompagnavano spesso a danze, tra le quali spicca il “saltarello”. Il saltarello ha origini molto antiche e trova la sua diffusione soprattutto nelle regioni dell’Italia centrale, dove, a seconda delle zone, la struttura coreografica, pur restando simile, si caratterizza di passi e figure diverse. Quella marchigiana è una danza che si fa a coppie e a seconda delle combinazioni assu-

me significati diversi: da rito propiziatorio oppure di ringraziamento per il buon raccolto, diventa ballo di corteggiamento per eccellenza, o di schermaglia amorosa tra i giovani contadini, che si esibivano in una coreografia ammiccante e seducente. Grazie all’azione di alcune persone, allora, sono nate delle realtà uniche e lungimiranti che da Ortezzano sono partite e oltre i confini nazionali hanno portato il nome del proprio comune, anzi in generale quello delle tradizioni popolari di tutta l’area del Piceno. Il gruppo folklorico “Ortensia” (foto in alto) è composto da circa 50 elementi, dai 5 agli 80 anni, provenienti da diversi paesi che si affacciano sulla media valle dell’Aso, suddivisi tra ballerini, suonatori e stornellatori. Dal 1983 i suoi fondatori iniziarono l’avventura di far rivivere quel mondo passato a cui tanto erano legati ed orgogliosi di appartenere e nel 2001 formalizzarono e consolidarono in un’associazione culturale la loro passione e la loro forza aggregativa. Questo gruppo folklorico, in cui l’età media è di 16 anni, non ha mai smesso di ricevere il plauso del pubblico delle numerose piazze e teatri in cui si è esibito. Da Ortezzano al fermano, passando per vari comuni della regione Marche e del nostro Bel Paese, dopo aver partecipato a trasmissioni televisive nazionali e satellitari, il gruppo Ortensia ha ricevuto premi nei più prestigiosi concorsi e festival del folklore anche oltre i confini nazionali, arrivando nel 2012, dopo aver girato tutte le migliori piazze d’Europa, anche in Cina. Le danze che il Gruppo presenta sono allegre, veloci e trasmettono entusiasmo e gioia di vivere e tutti i brani del repertorio si basano su musiche e coreografie originali, come i costumi indossati dai componenti, che ricalcano quelli indossati dai loro bisnonni nei giorni di festa. Tutto ciò per far rivivere le tradizioni popolari sottoforma di spettacolo. Tra le innumerevoli iniziative di questo gruppo, oltre alla partecipazione per la realizzazione dell’unico Centro di Studio sul Folklore Piceno, che si occupa di raccogliere valorizzare e divulgare il materiale inerente le tradizioni popolari ed il folklore in generale dell’area picena, degna di una nota speciale è il “Festival Internazionale del Folklore”: unico festival di settore della Regione Marche (insieme ad Apiro e Matelica) che ospitando sempre diverse realtà folkloristiche

da tutto il mondo diventa occasione di conoscenza a trecento sessanta gradi della propria cultura e di quella degli altri. Nella tradizione folkloriko-fiabesca dell’area picena, tra Marche e Abruzzo, compare una creatura fantastica, un folletto di montagna detto “mazzamurello”, figura questa che da l’idea per il nome di una seconda associazione culturale ortezzanese, “Li Mazzamurelli de li Sibillini” (foto in basso) appunto. Nel 2006 un gruppo di giovani provenienti da una lunga esperienza Folkloristica informale, nazionale ed Europea, dove hanno imparato ad apprezzare il valore delle tradizioni popolari decidono di volerle

proteggere e tramandare, come un bagaglio prezioso, attraverso l’immagine vivente di canti, di danze tipiche, di costumi fedeli alla tradizione, dei suoi strumenti tipici e quant’altro meglio ed autentico sia possibile reperire nel patrimonio artistico/popolare italiano. Lo scopo del gruppo è quindi, quello di ricercare, aver cura e diffondere, attraverso le attività di spettacolo e di formazione, aneddoti, canti, balli, costumi e cibi che animarono la vita dei loro avi. Una mentalità quella ortezzanese legata al proprio passato e che nel presente continua a iscrivere la sua storia per le generazioni future, di tutto il mondo.

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Personaggi/I nomi che hanno fatto la storia

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Gli Ortezzanesi illustri Ortezzano ha dato i natali a diversi personaggi che, per le loro doti morali, intellettuali e artistiche e per l’impegno civile e la passione profusi, hanno lasciato e continuano a lasciare un segno indelebile nella storia. Nel centro storico del paese è ancora visibile la casa natale di Giuseppe Carboni. Nato nel 1856, fin da subito Carboni mostra grande interesse per la lingua latina. Dopo gli studi a Recanati e a Fermo, torna ad Ortezzano dove, per sedici anni, è maestro di scuola elementare. Dopo aver insegnato per undici anni al Ginnasio di Fermo, nel 1903 si trasferisce a Roma. Qui vive il periodo più fecondo della sua attività di latinista e riceve numerose onorificenze. Nel 1925 torna ad Ortezzano dove muore nel 1929. Nel 2012 il Comune gli intitola la biblioteca, in cui sono custodite le bozze della prima edizione del vocabolario Campanini-Carboni, pubblicato dal 1911. Il maestro Marcello Savini nasce ad Ortezzano nel 1928. Da giovane, durante la Seconda guerra mondiale, insieme al padre aiuta alcuni prigionieri americani a sfug-

gire ai tedeschi. Finita la guerra, si trasferisce a Milano dove compie studi artistici. Tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 disegna collezioni presso importanti case di moda e comincia la sua produzione artistica figurativa moderna. Nel 1963 si trasferisce ad Atene dove sviluppa nuove collezioni che simboleggiano la rinascita economica, culturale e civile della Grecia. Dal 1967 vive tra Roma, Parigi, New York e Milano e riceve numerosi riconoscimenti. Negli anni Settanta inizia a dedicarsi alla scultura e realizza opere soprattutto in bronzo. Ad Ortezzano si può osservare “Il Fiore” (foto), il monumento dedicato ai caduti che la Scuola del rame di Force ha realizzato su un suo bozzetto. Il comune della Valdaso ha generato anche due illustri uomini di scienza: Mariano Aleandri e Romolo Savini. Veterinario e uomo di cultura il primo, medico chirurgo di fama internazionale il secondo. E’ l’amore per i cavalli a spingere Mariano Aleandri a studiare veterinaria. Nonostante compia i suoi studi a Bologna ed eserciti tra Firenze e il capoluogo emiliano, mantiene un

l nuovo centro benessere è interno alla struttura, per offrire il relax più completo in questa oasi tra le verdi colline marchigiane.

legame molto forte con la sua terra d’origine. Le sue pubblicazioni scientifiche e la sua passione per la materia lo fanno diventare un punto di riferimento anche per istituzioni governative, al punto da contribuire alla definizione della riforma sanitaria in materia di sanità pubblica veterinaria. Chirurgo vertebrale, gli studi e l’esercizio medico di Romolo Savini si sono focalizzati sulla patologia della scoliosi. Nel corso della sua brillante carriera compie numerosi viaggi all’estero, nel corso dei quali frequenta seminari di luminari mondiali. Per farsi visitare ed operare da lui, in moltissimi, dall’Italia e dall’eDopo aver frequentato il seminario stero, arrivano all’istituto ortopedico di Fermo, nel 1947 viene ordinato Rizzoli di Bologna, dove dirige la sacerdote e, per dieci anni, è parsezione di Chirurgia della scoliosi. roco di Potenza Picena prima e di La bottega di Giuseppe Attili era Porto Sant’Elpidio poi. nel centro di Ortezzano. L’artigiano, Nel 1970 parte missionario per nel 1725, costruisce un Indaco organo di - Country Colle House il Brasile ma dopo tre anni viesei registri nella chiesa di Ss. Pietro Ortezzano (FM) - Contrada 5 - Tel. neIndaco, richiamato e 338.9564752 gli viene affidae Antonio di Monsampietro Morito l’incarico di vicario generale co, oggi sostituito, e nel 1727 uno dell’Arcidiocesi e di parroco di San in quella di Sant’Angelo Magno di Domenico. Nel 1976 papa Poalo Ascoli Piceno, oggi perduto. CostrutVI lo elegge vescovo della diocesi tore sopraffino, Attili era anche di Macerata, Tolentino, Recanati, manutentore e restauratore di organi. Cingoli e Treia. Tarcisio Carboni nasce nel1923.

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NUMERI UTILI Comune Pro loco Guardia medica – Petritoli

0734.779181 0734.779181 0734.658727

Croce Arcobaleno – Petritoli 0734.658727 Farmacia Cori 0734.779278 Ufficio postale 0734.779351

Ortezzano

Comunità/Un paese piccolo ma ricco di eccellenze e associazioni

La creatività innanzi tutto Gli ortezzanesi sono un popolo creativo, con tanta voglia di fare e di mettersi in gioco, per se stessi, per il proprio territorio, ma anche per gli altri. Numerose sono, infatti, le associazioni che confermano quanto appena dichiarato se si pensa che su appena ottocento abitanti, circa, se ne possono contare più di una decina. Oltre alle realtà legate al folklore già citate, dallo sport ai momenti di svago, grazie alle strutture sportive per il calcio, calcetto, tennis e bocce, fino alle manifestazioni pubbliche, confraternite religiose e gruppi di volontari offrono un’ampia scelta durante tutto l’anno per chiunque voglia dedicarsi a una passione, regalarsi giornate ricreative e godersi tutto il bello di un “piccolo grande” comune. La Pro Loco, in testa, per l’amministrazione comunale diventa una colonna portante nell’organizzazione e nella ben riuscita del calendario degli eventi. Rimarchevole ad Ortezzano è la grande partecipazione corale dei cittadini stessi alle iniziative, come la “Rievocazione della passione e crocifissione di Gesù”, la “Festa del Vino”, il “Festival Internazionale del Folklore”, la “Sagra dell’agnello arrosto cò vattuto”, la “Festa del Voto” con infiorata delle vie del centro stori-

FOCUS La Festa del Vino

co, “Il Leccabaffi”. Tutte occasioni queste, per il visitatore, non solo per evadere dalla routine quotidiana, ma anche per ritrovare il gusto ed il sapore delle specialità ed eccellenze locali, come i vincisgrassi, l’agnello, il castrato, la porchetta, i salumi e gli insaccati, il vino, le pesche, le mele. Oltre alle date prefissate e oltre al patrimonio storico-artistico precedentemente descritto, interessanti appuntamenti con Ortezzano possono essere presi per andare alla scoperta dei suggestivi percorsi naturalistici. Lungo il fiume Aso e alla foce del torrente Indaco s’incontra la tipica vegetazione riparia umido-fluviale con residui di macchia mediterranea; le numerose vedute panoramiche del paesaggio medio-collinare appaiono solcate dalle caratteristiche strade bianche di campagna; qua e là gruppi di querce secolari e di pioppi. Grazie alle numerose strutture ricettive, a conduzione famigliare, quindi intime e a misura d’uomo, sorte recuperando magari vecchi casolari di famiglia e dotandoli dei più moderni confort, il soggiorno ad Ortezzano diventa una vera e propria pausa rigenerante, per il corpo e per la mente, una villeggiatura oltre il tempo.

La Festa Del Vino trasforma l’intero paese di Ortezzano in una grande locanda e osteria, dove i profumi del mosto, del mistrà e del vino cotto, gli aromi e i sapori delle specialità gastronomiche, che possono essere gustate in stand itineranti, raccontano dei sapori e degli odori della nostra cultura passata. Fra canti, balli e musiche, legati al passato fino a quelli più moderni diversi ogni sera, si allestisce ogni anno la “rievocazione della pigiatura”, che ricostruisce le fasi della vendemmia, dalla raccolta dei grappoli alla spremitura effettuata con i piedi, fino

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Appuntamenti Venerdì Santo - Rievocazione della Passione e Crocifissione di Gesù, solenne Via Crucis 1° Maggio - Escursione ecologica: dalla foce del torrente Indaco alla Castelletta fino in centro storico. 3ª domenica di maggio Fiera Ortoflorovivaistica Periodo Scolastico - Certamen Latino “Giuseppe Carboni” concorso per la salvaguardia della lingua d’origine 2ª domenica di giugno - Festa del Voto, in onore di Santa Maria del Soccorso Ultima domenica di luglio Sagra dell’agnello arrosto co’ vattuto AGOSTO - 1° fine settimana: Festival Internazionale del Folklore - 3ª domenica: Il Leccabaffi, degustazioni gastronomiche 3ª domenica di Settembre - Festa del Vino, rievocazione storica della pigiatura Natale - Concorso di Presepi aperto a tutti, grandi e piccini, e concerto Gospel

alla bollitura del mosto che diventerà vino cotto. Uno spaccato della vita contadina autentico e interpretato dagli abitanti del luogo che si improvvisano attori, traendo dai racconti fatti dagli anziani e dagli aneddoti legati al rapporto padrone-contadino, lo spunto per delineare, con freschezza ed ironia, le condizioni sociali ed economiche della famiglia contadina dell’epoca. Un tuffo nel passato in una festa contemporanea, alla riscoperta di antiche e genuine tradizioni popolari, delle buone cose di una volta mai dimenticate.

3° Fine Settimana di Settembre

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