Corriere Vicentino marzo 2013

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“Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza” - 0,42 E

Copia omaggio / anno XIV n.3 / marzo 2013

L’esercito dei volontari

Boom

sigarette elettroniche Una città in

17 mila foto

Birra artigianale

Valeri

Intervista

Bojinov

Toni Capuozzo

Fiera Lonigo


GRUPPO FIMAUTO AUTOGEMELLI Concessionarie esclusive BMW e MINI per le province di Vicenza e Verona

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editoriale Stefano Cotrozzi

sommario Inchiesta L’esercito dei volontari

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L’INTERVISTA Toni Capuozzo

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focus Il boom delle sigarette elettroniche

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Riflessioni in sala d’attesa Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 - Editrice Millennium s.r.l. 40.000 copie certificate Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Caporedattore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Caporedattore economia Elisabetta Badiello. Redazione: Giuseppe Signorin, Francesco Meneghini, Mario Piotto, Alberto Faedo, Silvia Maculan. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafico Amos Montagna. Stampa: Centro Stampa Editoriale Grisignano di Zocco (VI) Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 - 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Alberto Faccin 335 5319350 Alex Bertacche 349 5183614 Aristide Crema 320 0522400 Federico Hanard 335 5293582 Monica Dall’Omo 340 6717242 © 2013 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione. Questo giornale è stampato su carta certificata FSC. Il marchio FSC identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.

Le riviste nelle sale d’attesa non hanno tempo. Anche se datate hanno quel fascino di allontanare la noia di un brutto quadro appeso alla parete. Se sei fortunato trovi giornali interessanti, se la giornata è no allora ti fai una cultura su cataloghi di qualsiasi prodotto che possa esistere. L’altra giornata per me è stata sì. La rivista non era italiana e così mi sono evitato lo stress pre-elettorale, oltre al fatto ben più importante di essere stato catapultato in un lungo reportage su Maria Santos Gorrostieta. Maria era una bellissima donna messicana che viveva nel triangolo della droga in una delle zone più pericolose del suo paese, nello stato di Michoacàn. Dopo essersi laureata in medicina e avere iniziato a praticare la professione, a poco più di 30 anni ha deciso di candidarsi e diventare il sindaco del suo paesino, Tiquicheo. Coraggiosa come poche, affrontò i cartelli della droga. Nel 2009 il primo attentato, in cui lei sopravvisse ma il marito no. Con forza non si lasciò intimidire e riprese la sua attività. Tre mesi dopo, però, un gruppo di uomini mascherati e armati di fucili d’assalto le fecero un secondo attentato, in cui Maria venne gravemente ferita ma riuscì a sopravvivere. Alla fine, mentre portava una delle sue tre figlie a scuola, venne rapita, torturata e uccisa, e il suo corpo lasciato ai bordi di una strada come monito a tutti. Da quando è iniziata la guerra del presidente messicano Felipe Calderòn contro i cartelli della droga, nel 2006, 60.000 persone sono morte. Venti di queste erano sindaci che davano fastidio a quei cartelli che guadagnano milioni e milioni di euro con i vicini degli Stati Uniti. Ma questa è la storia di un’eroina del XXI secolo, di una donna che ha immolato la sua vita, la sua famiglia per un ideale di servizio verso gli altri. L’attesa continua, le pagine del giornale finiscono, torno in Italia e mi chiedo quante Maria esistano nel nostro paese e nessuno lo sa. Quante persone si dedicano agli altri in toto e nessuno lo scrive.

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arzignano Una città in 17 mila foto

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Chiampo Chi sarà il nuovo sindaco?

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Montebello Incrocio Padana: soluzione in arrivo

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Montecchio Il dramma di Remo Schiavo Brendola Rotatoria dell’Orna: ci siamo

Speciali 62

Fiera di Lonigo

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Birra Artigianale

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LONIGO Lavoriamo con le mani legate

ov vicest tinen o

a e arica r e b

sarego L’asilo di Meledo si farà a Monticello

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orgiano Il punto sulla viabilità

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Noventa Polizia Urbana: nuovo regolamento

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barbarano/albettone Stop alla cava, per adesso

calciO 91 Mister Paolo Beggio, il re Mida del calcio dilettanti SPEEDWAY 93 Addio a Gianni Tomba, il fotografo di traverso


Made in vicenza

vipera con garbo

Don Giovanni Sandonà*

Elisabetta Badiello

Al centro c’è l’altro

Il valore del tempo

*Direttore della Caritas Diocesana

Q

uando si parla di volontariato si intende la disponibilità gratuita in uno spazio di prestazione, quindi dare o fare qualcosa per qualcuno e in uno spazio di relazione incontrare/stare con qualcuno. La prima discriminante quando si parla di volontariato è dunque la gratuità. Spesso si confonde con il volontariato chi opera nel terzo settore, nella cooperazione sociale. Certo si tratta anche in questo caso di un’opera lodevole, perché si agisce nell’interesse del più debole, ma si tratta di un lavoro. Il volontariato, invece, esige la totale volontarietà della scelta e la totale gratuità del servizio, della prestazione e della relazione. La seconda grande differenza è tra la prestazione e la relazione. Nella prestazione da una parte c’è il volontario con la sua identità/ruolo, dall’altra la persona che ha appunto bisogno della sua prestazione gratuita. Ciò, al di là del fatto positivo della gratuità, racchiude in sé due punti deboli: l’univocità della prestazione e il fatto che talvolta non ci si pone in modo adeguatamente critico rispetto al perché del bisogno, con il rischio che il volontariato diventi funzionale alla ritirata del sociale. La dimensione più alta e importante del volontariato è invece quella della relazione gratuita, che significa imparare a stare accanto a qualcuno anche senza dargli niente. È un percorso di reciprocità in cui il volontario esce dal suo ruolo. Non è più quello che scodella la pasta, ma un nome e un volto che incontrano un altro nome e un altro volto. Per arrivare a questo servono grande capacità di ascolto ed empatia, ma anche una robusta formazione. Ed è fondamentale che i responsabili delle associazioni abbiano ben chiaro in testa il contesto antropologico del volontariato dentro a questo divenire formativo. Il volontariato non è solo dare o fare qualcosa, ma anche pensare, riflettere, far nascere degli interrogativi. Il volontariato non è mai autoreferenziale, non è fare qualcosa per sentirsi meglio, non è la caramella che lascia il dolce in bocca. È il bisogno dell’altro a dover essere centrale, in caso contrario il risultato è un cortocircuito.

D

i volontariato si parla ogni giorno. Un fenomeno che si sviluppa in una rosa di sfumature che abbraccia l’intera gamma cromatica, dalla politica alla dedizione pura, dall’interesse alla mera solidarietà. Definita una “prestazione di lavoro gratuita”, nella sua accezione comune è un’attività alla quale non viene dato un valore in denaro. Probabilmente proprio perché la sua importanza è di gran lunga superiore a ciò che la moneta potrebbe compensare. Il volontario dedica il suo tempo agli altri ma non soltanto il tempo libero. La sua disponibilità è infatti legata al bisogno degli altri. Proprio in questo periodo, all’Ospedale di Valdagno, ho apprezzato la dedizione di persone “volontarie” che contribuiscono a sollevare la pena della malattia. Organici ridotti, servizi non sempre puntuali, difficoltà di famiglie che spesso non possono permettersi l’assistenza privata vengono compensati dalla presenza di persone straordinarie che, riconoscibili da camice verde e nome impresso sulla targa in ottone affissa sul petto, varcano la porta della stanza con sorriso e disponibilità. Si avvicinano con dolcezza, con il tatto di chi ha scelto di dedicare il proprio tempo ad alleviare le pene degli altri. E non si tratta di signore benestanti e di bella presenza che cercano di dare un senso alla loro vita. Sono bensì donne e uomini di ogni età, ragazzi, studenti, disoccupati, che hanno in comune la capacità di saper ascoltare, disposti a mettere da parte la loro vita, almeno per un po’. Persone preparate. Sanno che magari anche soltanto tre ore del loro tempo hanno per qualcuno un valore inestimabile.

Ciao, a cosa stai pensando?

L’entusiasmo del cliente da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile. Vi preghiamo di provare più tardi. Ad esempio, tra un paio di mesi. Grazie. Denis Lotti

Che poi trovarsi a dover mettere la crocetta su un simbolo è stata una cosa che ho trovato sottilmente degradante e squalificante. Infantilizzante. Mi ero documentato, avevo due tre nomi di giovani ed ho subito chiesto se si potevano indicare nomi. Che tristezza! L’annoiato scrutatore persino se n’è accorto. E che ingenuo io! Uscendo mi sono ripetuto ‘Ahò a ‘ndo vivi, nel mondo delle preferenze?!’ Carlo Leonardi

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CENTRO STUDI DON MILANI TRISSINO (VI)

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Ragioneria Geometra Dirigente comunità Perito industriale (Meccanica meccatronica - elettronica - telecomunicazioni - energetica) Licei Ripetizioni pomeridiane aperte a singoli o a gruppi di persone

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Inglese, Francese, Spagnolo, Arabo, Cinese e Italiano per stranieri

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Autocad 2D, Autocad 3D, Solid Works, Formazione Aziendale (PLC, CNC) La scuola è qualificata e specializzata in Corsi di Recupero per conseguire il Diploma di Stato

I giovani studenti possono recuperare gli anni perduti. Chi lavora e sente la mancanza di un titolo di studio che gli permetta un futuro migliore, con noi può farcela.

La priorità per il Centro Studi Don Milani è una didattica valida e conforme alle esigenze dello studente

Chi è in possesso della Formazione professionale può iscriversi direttamente ai corsi di 3° e 4° (idoneità alla classe V).

Le iscrizioni sono ancora aperte Trissino (VI) - Viale dell’Industria, 74 (sopra supermercato G.B. Ramonda) Per informazioni Tel. 0445.963718


gianfrancorner

sport e dintorni

“Tenpo, culo e siori”

Eroi caduti

Gianfranco Sinico

S

comodo mio nonno per una sua ricorrente citazione: “Tenpo, culo e sióri, i fa quel che i vol lóri”. Sorvolo, con un gaudioso sospiro, sugli ultimi due soggetti e punto la mira sul Tempo, inteso come fenomeno climatico. Sulla sua variabilità non ci sono discussioni, ma la sua imprevedibilità non può più competere né con i sióri né tantomeno con il boffice: il rosso di sera e i nuvoloni dal Garda ormai sono soppiantati da stazioni meteorologiche che sfornano continui aggiornamenti su isolate precipitazioni, vento debole da sud sud-ovest, mare poco mosso, bassa pressione nella penisola iberica, temperatura in diminuzione al centro-sud, nebbia nelle pianure del nord (ma questo lo sappiamo da sempre), neve anche a basse quote… Sempre mio nonno, scrutando distrattamente l’almanacco appiccicato alla porta della cucina, sentenziava: “El Poiana, quando che no’l sbàlia, el gh’intiva!”. Invece adesso il notiziario meteo, seguitissimo in quotidiani e telegiornali, praticamente con qualche giorno di anticipo ci informa se dobbiamo uscire con l’ombrello, se sia consigliabile montare le catene o se sia meglio accamparci in casa davanti al camino con un buon brulè. Sbircio anch’io le previsioni e, sulla scorta delle esperienze passate, ho cominciato a temere l’arrivo di quello che è chiamato “bel tempo”. È stata forse caratterizzata da “bel tempo” la scorsa lunghissima estate, martoriata da vari anticicloni africani dai nomi spietati (Minosse, Caronte, Lucifero…)? Un caldo soffocante rendeva invivibili le giornate e interminabili le notti. Mi sto godendo in questo periodo qualche scroscio d’acqua, qualche centimetro di neve, un giro in bici sotto la pioggia, un po’ di zero gradi… gli ultimi giorni di effettivo “bel tempo”! Ho già visto in qualche mappa topografica comparire le sagomette del sole, in cucina è spuntata qualche formichina, comincia a fiorire qua e là il biancospino, a giorni faranno capolino dalle siepi le lucertole … e a breve, avvolti nell’afa sahariana, cominceremo ad attendere fiduciosi qualche perturbazione in arrivo da nord-ovest, scovando nomi nuovi per gli anticicloni estivi (Merkel? Schettino? Fornero?) e rimpiangendo le belle giornate in cui mio nonno mormorava: “Piove, governo ladro!”.

Stefano Canola

C

i siamo risvegliati da poco dal sogno nel quale un uomo, dopo aver sconfitto un tumore, aveva messo in fila anche gli avversari nella più massacrante corsa ciclistica del mondo, per sette anni di seguito. Non volevamo credere che per farlo Lance avesse usato farmaci proibiti, magari approfittando del suo status di ex malato, ma abbiamo dovuto rassegnarci alla realtà, dopo la sua confessione show. Adesso un’altra mazzata: proprio lui, l’Oscar delle piste d’atletica, l’uomo bionico che ha rovesciato il suo handicap facendolo diventare quasi una risorsa. Il simbolo per milioni di persone “senza qualcosa”, la riscossa di chi è in credito con la buona sorte e poteva sperare, come il sudafricano, di diventare non solo “normale”, ma addirittura una star. Un delitto, una fidanzata (bellissima, ovviamente) morta ammazzata, un’accusa pesantissima. Lasciamo che siano le aule dei tribunali, penali e sportivi, a stabilire le verità. A noi resta la tristezza per aver sopravvalutato questi uomini, che abbiamo eretto a simboli, novelli colossi di Rodi, ma che si sono rivelati giganti dai piedi d’argilla.

Dal Canto suo...

Intanto ha espugnato Verona e Brescia ed è un bel biglietto da visita. Da qui alla salvezza non sarà una passeggiata, ma il campionato è ancora lungo, come dicono i saggi del calcio. La serie C può aspettare.

Ciao, a cosa stai pensando?

Ora che le donne soldato USA combatteranno in prima linea, perché non riempire la base Dal Molin (visto che dobbiamo tenercela per forza) unicamente di ragazze statunitensi ventenni. Magari solo quelle carine. Senza precedenti penali (bè forse senza precedenti è voler troppo). Messer Oo Patrick

Sempre desiderato anch’io dimettermi in latino. Egregium Consortium Gambellarae vinorum, bene conscia ponderis huius actus plena libertate declaro me labori apud consortium vinorum renuntiare. Nunc est bibendum. Prosit! Priscilla Portinari

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interno 8 Alberto Fabris

(r)assicurazioni Uno scatto d’orgoglio, basta pagare l’assicurazione dell’auto semestralmente, come un poveraccio qualsiasi, adesso vado e gli dico a quelli lì: “Ragazzi, voglio cambiare la scadenza dell’assicurazione da sei mesi a un anno, mica sono così messo male, mica sono un pezzente che paga a rate una robetta così da poco!”. Mi guarda come se non avesse capito la mia richiesta poi, dopo un attimo di riflessione e un lampo nello sguardo che significa “ah, certo, sì”, il mio interlocutore si alza e si avvia sicuro e leggero verso una cassettiera, tornando dopo pochi secondi con un allarmante blocchetto di fogli formato A4. Il mio traballante e blando ecologismo anni ottanta sussulta per tanto spreco e tanta foresta amazzonica immolata sull’altare della burocrazia. Il bieco nemico dell’ecosistema forestale stende una ventina di fogli sotto al mio naso. Una firma qui, ecco una firma qui, e una firma lì, adesso una firma qui dove c’è una x, poi un’altra firma qui.... Poi una qui, adesso una lì... Poi una qui sotto e una qui sopra, una lì e qui per la privacy. Le ho contate, ho apposto dodici firme, dodici, le prime leggibilissime, quasi da bambino delle elementari, le ultime dei graffi incomprensibili e anche sghembi rispetto alle righe di competenza. Adesso sono seduto qui, interno 8, un po’ stordito con il mazzo di fogli in mano e il caffè che rumoreggia nella moka, e mi chiedo: come c%\\¥ si chiamava il Ministro per la Semplificazione?

Parola d’ordine fantasia! Vinicio Trend La fantasia aiuta chi ce l’ha: questo il mio motto, da sempre. Non ci si improvvisa event planner: estro e fantasia sono doti che vanno coltivate, così come il gusto e la giusta dose di preparazione. Come un “maestro di cerimonie” nel mio tempo faccio e disfo, penso e progetto. Nel periodo medioevale, in occasioni di matrimoni o ricevimenti importanti, il maestro di casa si occupava della scelta dei prodotti da cucinare, di imbandire la tavola e della coreografia del cibo da presentare. Nel periodo rinascimentale la figura del maestro di casa, as-

sunse il nome di maestro di cerimonie. Ancora oggi, la regola è questa. Semplice: egli curiosa curiosa curiosa. Studia, scruta, cerca, annusa, assaggia, viaggia, legge e rilegge. Alla base c’è tanta, tanta ricerca e la voglia di progettare, sempre. Open minded ogni giorno ad ogni ora, si guarda intorno, cattura quel particolare, osserva quella location, si appunta una musica appena sentita, scatta una foto a quel tavolo addobbato. Raccoglie e poi? Pianifica pianifica pianifica. Con disciplina. Sempre! Perché un evento non è una cosa semplice da gestire e realizzare. Mai si improvvisa, sempre si crea con cognizione di causa. Ricordate che gli input creativi non sono mai troppi: open your eyes, open you mind! Corriere Vicentino |

14 | Opinioni

Piccolo Skerno Lino Zonin

Inutile talento

Che brutta cosa, vedere un talento buttato via! Paolo Bonolis, per dire, che sarebbe così bravo e simpatico, perché mai si perde dietro le stupidaggini di “Avanti un altro”, quiz preserale di Canale 5? La risposta è già scritta: per i soldi, per il successo. Motivi più che validi ma assai mortificanti se applicati a uno che ha dimostrato di avere delle qualità e le sacrifica così, accettando di apparire più scemo di quello che è. Con quella sua faccia di romano sfrontato e saputello si era presentato come uno in grado di dare una svolta alla conduzione televisiva. Erudito quanto basta, spigliato, irriverente, aveva avuto la bella pensata di sovrapporre lo spirito del popolano a quello dell’intellettuale creando un divertente contrasto. Adesso, appiattito nella parte infima della sua ispirazione, si presta a squallidi doppi sensi di natura sessuale, fa finta di essere un tontolone che non capisce bene quello che gli dicono e che è talmente malridotto da chiedere aiuto a un tontolone vero, quel bradipo canterino di Luca Laurenti. E poi il quiz, ancora più tremendo dei soliti quiz, con quelle domande cretine che presuppongono risposte ancora più cretine e che fanno passare l’idea secondo la quale basta dire una kazzata qualsiasi per prendere una vagonata di soldi, così, senza merito, senza qualità. Un insegnamento deleterio, la cui unica attenuante è quella di venire diffuso da un network come Mediaset, al quale, di formare un minimo di coscienza in chi guarda i suoi programmi, non è mai interessato una mazza. i più famosi QUIZ CONDOTTI DA PAOLO BONOLIS

URKA! (Italia1) – 1991 LUNA PARK (Rai1) – 1995-1996 TIRAE MOLLA(Canale5) – 1996-1998 AFFARI TUOI (Rai1) – 2003-2005 AVANTI UN ALTRO! (Canale5) – 2011


Gli utenti premiano i nostri servizi

Per il sesto anno consecutivo Acque del Chiampo s.p.a ha concluso il 2012 pubblicando il “Customer Satisfaction”, ovvero l’indagine sul livello di soddisfazione espresso dai Clienti della società. Quattro le aree di indagine che hanno coinvolto sia gli utenti privati sia le aziende e che riguardano prodotto, relazione, assistenza e personale per approfondire gli aspetti relativi alle abitudini di consumo, ai contatti con Acque del Chiampo, all’utilizzo del sito internet e all’interesse verso le attività informative promosse. Sono state 886 le interviste telefoniche realizzate a campione. La soddisfazione complessiva dei clienti è rappresentata in modo sintetico dal CSI (Customer Satisfaction Index) che per il 2012 registra un miglioramento al 94,4%, in crescita rispetto al 2011 (93,5%).

Una percentuale molto alta rispetto agli standard italiani (81,3%) e del Nord Est (89,6%). La soddisfazione globale “Overall” su tutti gli aspetti del servizio si consolida nel 2012 al 95,4 % che risulta dalla media tra il 95,2% dichiarato dalle utenze private e il 96,7% dichiarato da quelle aziendali. La qualità dell’acqua viene apprezzata dall’85,8% della popolazione mentre il 70,4% dei Clienti dichiara di bere frequentemente acqua del rubinetto. Premiata anche la rapidità di disbrigo delle pratiche tecniche che sfiora il 99% e la cortesia, professionalità e competenza del personale nel complesso (99,3%). Ancora poco utilizzato invece il sito internet di Acque del Chiampo, consultato nel 2012 dal 25,6% degli utenti.


sex in vicenza info@corrierevicentino.it Cari Elena e Paolo, mi sono innamorata di uno stronzo. Passi che non è particolarmente bello e si veste come un adolescente. Passi che a 35 anni vive ancora con mamma e papà (?!?) e non se la sente di dormire da me. Quello che non può passare sono i suoi ritardi. Mi dice che arriva per l’aperitivo e arriva a notte inoltrata. Mi dice che arriva per cena e si presenta al mattino con le brioches. Il tutto, naturalmente, tra mille scuse e mille giustificazioni. Succede almeno una volta al mese… ma è molto bravo a farsi perdonare! Come faccio a fargli capire che questi suoi ritardi sono un’assoluta mancanza di rispetto e sono insopportabili? Elisa da Montebello Elen

Feisbuc girl Lavoro Studentessa Hobby Sfilare e fare foto Cibo preferito Sushi Di cosa non puoi fare a meno... Sport

Nome Silvia Cutillo Età 19 anni Vive a Montecchio M. Situazione sentimentale Impegnata

a

Cara Elisa, dall’alto della mia esperienza (sono una ritardataria cronica!) sono quasi certa che oltre l’ora di attesa non si possa più parlare di ritardo. I lati positivi sono che succede “solo” una volta al mese e soprattutto si fa perdonare. Dubito anche che la causa sia “un’altra”, perchè di certo una donna, anche se amante, non si accontenterebbe di una volta al mese. Quindi, a conti fatti, direi che è un difetto sopportabile. Però hai ragione tu, deve capire che è mancanza di rispetto. Quindi la prossima volta che ti fa attendere più di un’ora non farti trovare. Un gesto a volte è più efficace di tante parole. Buona fortuna!

o P ao l Cara Elisa, secondo me stai sbagliando tu. Scusa, ma di cosa ti lamenti? Di uno che fa un errore una volta al mese e sa come farsi perdonare? Se arrivasse sempre in ritardo sarebbe veramente un problema, ma una volta al mese… e se poi non fosse neanche capace di farsi perdonare? Quello sarebbe veramente grave. A voi donne piace lamentarvi su argomenti poco importanti: pensa che secondo me sotto sotto, questo aspetto del tuo uomo tutto sommato non ti fa così schifo. Visto che lui su questo non cambierà, adeguati e cerca di vedere solamente i pro della situazione. Non sono così marginali, fidati.

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L’ Oroscopo

Le foto del Royal Shrovetide Football, una specie di partita a calcio che dura due giorni e si tiene ogni anno ad Ashbourne, in Inghilterra.

di Mago Merlino

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sentieri d i fe d e

In cammino sulle orme dei crociati

A ogni passo nasce un pensiero, re­ cita un adagio toscano. E allora avrà certamente parecchio di cui pensare il sovizzese Gianni Bruttomesso, 62 anni, buona parte dei quali trascorsi a mettere un piede davanti all’altro in giro per il mondo. Altro che pen­ sione in pantofole e vestaglia. Me­ glio la giacca a vento e le scarpe da trekking: dopo aver solcato il cam­ mino di Santiago, la via della Plata e la via Francigena, ora la destina­ zione è Gerusalemme, sulle orme dei crociati. Partenza in primavera, arrivo in 4 mesi, alla media di 35-40 km al giorno. Rigorosamente da ca­ valiere solitario.

Il prete che guarda la morte negli occhi Chi la fa, non è per lui, chi la compra non la usa, chi la usa non la vede. È quello che per anni ha preteso di in­ segnarci il ritrito indovinello della tomba. Almeno fino a scontarsi con don Amadio Bertuzzi. Il cappellano di Torreselle di Isola Vicentina, 90 anni e non sentirli affatto, ha deciso di ridere in faccia all’imprevedibili­ tà della spietata mietitrice organiz­ zandosi già il luogo del locale cimi­ tero dove andrà incontro all’eterno riposo - “tra le colline che amo tan­ to”, dice lui - con lapide, epitaffio e tutto; tutto eccet­ to, of course , la data della sua sepoltura: no, così oltre nem­ meno il suo lungimirante spirito avrebbe saputo vede­ re.

truffe

Il principe (al) verde Stappa, e vinci... Altro che principe azzurro, que­ sto qui era completamente al verde. Giorgio Pellegrin, 50enne goriziano, aveva promesso nozze da favola a una 38enne vicentina, spacciandosi come ricco rampol­ lo del Liechtenstein. Niente di tutto ciò che ha promesso però si è visto davanti alla chiesa. Nozze annullate all’ultimo secondo, e rabbia della sposa, ma soprattut­ to dei tanti fornitori destinatari di promesse e assegni a vuoto. Que­ sti sì sparsi come se piovesse.

Almeno 20 mila i vicentini che si sono fatti abbindolare, per una truffa telematca dal giro d’affari certamente di centinaia di migliaia di euro. Alla caccia della banda si è messa la procura di Vicenza. Di­ stribuivano coupon (praticamen­ te sempre vincenti) con un tappo di una bottiglia da grattare. Bello, peccato che per ritirare il premio (che poi non arrivava) c’era da tele­ fonare a un numero a pagamento, estero. E la mente di tutto sarebbe già in carcere.

Finti poliziotti in fuga con 10 mila euro Esibiscono il tesserino, spacciandosi per poliziotti in borghese impegna­ ti in una delicata operazione antidroga. In questo modo convincono due ignari agenti di commercio polacchi a fermare l’auto e a lasciarsi perqui­ sire. Succede tutto a Montecchio Maggiore, sulla variante alla sp 46. I falsi agenti trovano nella macchina 10 mila euro in contanti, che provvedono a far sparire, prima di darsi alla macchia con le chiavi dell’auto delle due vittime. Cui non è rimasto altro da fare che sporgere denuncia.

un mese di notizie in Breve

a cura di Mario Piotto

loni g o

Lonigo, giovane pasticcera assalita Pugni, calci ma alla fine per fortuna solo tanta, tanta paura. Sotto choc la 22enne dipendente della pasticce­ ria “Il chiosco” di Lonigo, aggredita alle spalle da un uomo che ha tentato di strapparle la borsetta. È successo tutto poco prima della mattutina apertura domenicale. La giovane è stata colta di sorpresa e strattonata a terra, con il malvi­ vente che le ha tappato la bocca e le ha dato addosso cercando di vincere le sue resistenze. Lei però,

Corriere Vicentino |

18| Notizie in breve

pur nel panico, non ha mollato la presa, e l’aggressore ha quindi preferito la fuga. La ragaz­ za sta bene, ora è caccia all’uomo.


braccia incrociate

Il giorno dei non-nati

A voler essere proprio pedanti, qual­ cuno che ha visto la luce per la pri­ ma volta comunque c’è stato: chiaro, mica si può piegare al proprio volere la natura, soprattutto in questi casi. Però ha il suo fascino pensare che il 12 febbraio sarà ricordato anche a Vicenza come il giorno dei non nati. Hanno voluto così le associazioni di categoria di ginecologi e ostetri­ ci, a braccia incrociate per chiedere garanzie di tutela legale verso una professione dal numero crescente di beghe davanti al giudice. E cosi lo sciopero ha risparmiato urgenze e travagli improcrastinabili. Per tutti gli altri… prego, ripassare domani.

Gay Pride

Sì dei commercianti Pollice in su per la parata più di­ scussa e chiacchierata che si prepa­ ra ad invadere Vicenza. Il sì senza riserve al gay pride è dei commer­ cianti cittadini, pronti ad aprire le braccia – e le porte dei negozi – al corteo del libero amore. E mentre gli organizzatori annunciano di voler marciare in 5 mila il prossi­ mo 15 giugno, è tempo di pensare al percorso migliore, per favorire la lotta degli ideali, e perché no gli affari. “Non passeremo davanti al Vescovado” annunciano i pro­ motori. Poco male, lì siamo fuori dall’area shopping.

vicen z a

Badante ubriaca, rissa con il nonno Completamente in preda ai fumi dell’alcol, tanto da fare andare su tutte le furie il 79enne che era pa­ gata per assistere. Protagonista una 44enne badante ucraina di Vicenza. È stato l’uomo, dopo l’ennesima lite – e sempre a quanto pare a causa del vizietto della donna - ad allertare il 113. All’arrivo i poliziotti non han­ no potuto fare altro che accompa­ gnarla al pronto soccorso, per farle passare la sbornia. Bastonà…e beco l’anziano, che dovrà pure pagare per averla assunta in nero.

la d ri “ fetici s ti ”

Sparite le cassette

Eravamo abituati a veder rubare tut­ to, ma questa in effetti mancava. Ad Altavilla infatti c’è qualcuno che si diverte a rubare le cassette utilizzate dai residenti per conferire la carta. Il “feticista” dei contenitori di rifiuti

(di valore economico sostanzial­ mente nullo) ne ha fatti sparire un centinaio in due diverse occasioni, ritirandoli porta a porta subito dopo il passaggio degli addetti incaricati allo svuotamento. Insomma, abbia­

mo legato le penne con lo spago, incatenato le bici a qualsiasi cosa, installato telecamere ovunque… e manco coi rifiuti possiamo stare tranquilli?


i n c h i e s ta

L’esercito dei volontari Storie di chi dona il proprio tempo e le proprie capacità agli altri con il solo obiettivo di migliorarne l’esistenza, senza chiedere nulla in cambio. di Nicoletta Mai, Giuseppe Signorin, Francesco Meneghini e Silvia Maron

Il bene va fatto bene

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Maria Grazia Storti fa volontariato da moltissimo tempo, ma solo da una decina di anni, da quando ha frequentato i corsi per volontari a Vicenza e a Montorso tenuti da don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas diocesana, ha capito quanto sia importante essere preparati. “Non si tratta solo di dedicare del tempo – ci racconta. Ci si trova a contatto con delle persone in grosse difficoltà, bisogna sapersi mettere nei loro panni. Il cuore e il coraggio di Sandonà mi hanno attratta fin da subito: la Caritas di Vicenza, dove ho prestato servizio notturno i primi periodi, è senz’altro un esempio da seguire: viene gestita da un migliaio di volontari, c’è libertà di azione e allo stesso tempo rispetto delle regole”. Ora Maria Grazia collabora con Casa Dalli Cani, ad Arzignano: è una specie di jolly, quando c’è bisogno lei si mette a disposizione. “Serve soprattutto gente che insegni agli ospiti della struttura a fare delle cose. L’anno scorso ho tenuto un laboratorio in cui abbiamo costruito ceste da vendemmia. Soldi non ce ne sono: in quel caso bastava andare a raccogliere dei rametti di legno. La difficoltà poi è riuscire a vendere i prodotti che facciamo: spero che per la Giornata della prossimità, a marzo, riusciremo a ottenere i permessi per farlo”. Cosa fanno gli ospiti durante il giorno? Vanno in giro in cerca di lavoro fino alle 15 e 30, quando riapre la casa. Non è facile. Quando è freddo dico loro di andarsi a scaldare in biblioteca o in ospedale, fingendo di aspettare il medico. La situazione è questa. Un esempio concreto di quello che si può fare? È venuto un signore, tempo fa, nel bar in cui lavoravo. Ha visto una delle corone che avevamo realizzato per la Pasqua, durante un laboratorio. Gli ho spiegato un po’ di cosa si trattava. Mi ha detto che suo figlio stava per ricevere la Cresima e ha chiesto se potevamo creare noi le bomboniere. Ci ha anche dato il materiale: tessuti di scarto, bottoni e cerniere che aveva in più grazie alla sua attività. I ragazzi hanno lavorato giorno e notte, con entusiasmo, e alla fine sono stati anche pagati. Queste sono le iniziative di cui c’è bisogno.

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20 | Inchiesta


Nella sola provincia di Vicenza le associazioni di volontariato iscritte al centro di coordinamento sono oltre 300. Secondo le stime, le persone coinvolte sono circa 250.000, ma il numero rimane approssimativo perché non sono quantificabili tutti coloro che svolgono servizi di volontariato al di fuori delle associazioni ufficiali.

Le dimensioni del fenomeno nel territorio vicentino sono pressoché uniche nel contesto dell’intero campo nazionale. Ne è un esempio l’associazione dei donatori di organi AIDO, che ha da poco rilasciato la tessera di iscrizione numero 60.000: quasi 10 persone su 100 nel vicentino fanno parte di questo gruppo, che non a caso è al primo posto anche nel Veneto.

Passando all’ambito nazionale, emergono alcuni dati numerici interessanti: risulta infatti che il 35% delle associazioni ha più di 100 soci, il 42% dai 25 ai 100 soci e il 22% ne conta meno di 25. Il 57% del campione, costituito da 2000 presidenti di altrettante associazioni di varie regioni italiane, dichiara che il numero dei propri volontari è in aumento. In Italia esiste quindi un vero e proprio esercito di persone che si danno da fare nell’ombra, tentando di rendersi utili nei confronti del prossimo.

Barbiere in corsia

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Ogni mattina alle 6 per le stanze e i corridoi dell’ospedale di Arzignano risuona una voce cordiale che sembra fatta apposta per riscaldare il cuore e mettere di buonumore. È quella di Olinto Fontana che puntuale si presenta per il servizio barba e capelli ai malati. “Quando lavoravo alle Poste mi alzavo alle 5, ora che sono in pensione diciamo che mi alzo un po’ più tradi – racconta Olinto. Questo servizio esisteva già una decina di anni fa, grazie a Rocco Pretto che è stato la mia guida. Era una persona squisita che rimpiango con affetto e così quando è mancato ho preso il suo posto. Ecco in cosa consiste questo suo impegno mattutino. “Comincio da neurologia, poi chirurgia, cardiologia e per ultima medicina. Faccio la barba, sistemo i capelli e non tralascio mai una spruzzata di colonia finale. Chiedo se vogliono un caffè o un giornale, ma soprattutto cerco di farli sorridere perché hanno bisogno di una battuta, d qualcuno che li aiuti a sdrammatizzare. Ho un ottimo rapporto con il personale e naturalmente con i malati tanto che mi chiedono di informarmi sulla loro salute, sulla diagnosi, di cercare di scoprire quando saranno dimessi”. Olinto ha una grande passione per i viaggi e il trekking, passione che lo ha portato a girare tutto il mondo. “All’ospedale, quando devo partire, comincio a preparare i miei clienti un mese prima e poi, quando torno, sono tutti a chiedermi di raccontare quello che ho visto”. È veramente un vulcano d’energia e ha un cuore grande che gli permette di fare tantissime cose. “Il Gruppo Volontariato Arzignano di cui faccio parte riunisce una sessantina di persone, di cui sei che operano nella casa di riposo. Il presidente è Maurizio Sabbadin mentre Rina Baldisserotto è la responsabile dei trasporti. Imbocchiamo gli ammalati, seguiamo i bambini extracomunitari portatori di handicap o con patologie nel loro percorso terapeutico e dall’anno scorso, in collaborazione con l’Associazione Angolo, portiamo i malati oncologici dall’Ospedale di Valdagno a quello di Montecchio per le terapie. C’è tanto bisogno di aiuto e spesso non riusciamo a soddisfare tutte le esigenze, così si cerca di intervenire con contributi economici. Fortunatamente abbiamo l’appoggio delle istituzioni; il Comune di Arzignano, per esempio, ci ha donato una Multipla”. Se state pensando a come Olinto riesca a trovare il tempo per tutto ciò, sarete stupiti nell’apprendere che c’è molto altro. Con l’Unitalsi ogni anno accompagna un malato a Lourdes e ne accompagna un altro per una settimana di vacanza al mare, misura la pressione a domucilio e va a fare il bagno a un malato di Alzheimer. “Mi denunceranno per abuso della professione medica” - scherza e aggiunge: “Mi dispiace di non trovare il tempo per andare a trovare tutte le persone con cui ho legato”.

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21 | Inchiesta


Via dal Vietnam Medico in Africa

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La guerra del Vietnam ci sembra una cosa lontana, che non ci riguarda. Nel tempo e nello spazio. Questo perché quasi nessuno sa che i primi immigrati arrivati nelle nostre zone sono proprio vietnamiti. Ci troviamo nella Chiampo degli anni 60. Giuseppe Stor­ ti sta guardando il telegiornale, in bianco e nero, quando vede delle immagini strazianti di giovani vietnamiti che fuggono, disperati. Scopre che nei dintorni di Roma sono stati allestiti dei rifugi di fortuna per molti di questi ragazzi che sono riusciti a scappare dal loro paese. È uno scout, non può stare a guardare senza fare niente. Viene a sapere che tramite la diocesi di Vicenza è possibile dare una mano a questi ragazzi. Si informa meglio e un bel giorno parte con un furgoncino per portarne a casa sei. “Erano ammassati in un grande capannone – ci racconta. Avevano solo una borsetta di plastica con dentro una camicia. Non si sapeva nulla di loro, a malapena capivamo i loro nomi. Io avevo un appartamento vuoto, all’epoca, e un allevamento di quaglie. Ero nelle condizioni di poter dare una mano”. La guerra del Vietnam ha significato quindici anni (dal 1960 al 1975) di scontri, imboscate, morti e torture, con conseguenze disastrose sulle persone che ne sono rimaste loro malgrado coinvolte. “Non era facile insegnargli a lavorare. Erano terrorizzati, non riuscivamo a farli uscire dall’appartamento. Per andare a fare la spesa doveva accompagnarli mia moglie. Per fortuna c’erano don Emilio e gli Scout di Chiampo, che la domenica li portavano alla Pieve. Cercavano di comunicare con loro, capire cosa volevano, che mestiere potevano insegnargli. Sono rimasti da noi circa un anno e mezzo, poi hanno trovato delle sistemazioni migliori e si sono gradualmente integrati. Uno di loro – abbiamo scoperto non appena ha imparato un po’ la nostra lingua – era un ingegnere. È l’unico con cui siamo rimasti in contatto: si è trasferito a Genova ma ha continuato a scriverci per anni”.

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“Il desiderio di essere utili, di dare qualcosa, di mettere a disposizione le proprie competenze e al tempo stesso di arricchirsi dal punto di vista umano” - Alessandro Mecenero, medico cardiologo all’Ospedale di Arzignano, spiega così la sua decisione di operare con il Cuamm, una tra le maggiori organizzazioni non governative per la promozione e la tutela della salute in Africa. Qual è stata la sua prima esperienza con il Cuamm? È dal 2005 che periodicamente vado in Mozambico. La prima volta sono rimasto là un anno e mezzo e con me c’era mia moglie, medico anche lei. In seguito sono stati viaggi più brevi, di qualche settimana una volta all’anno. Mi occupo della formazione del personale medico, tecnico e infermieristico all’Università di Beira e mi alterno con altri due medici per completare il modulo di cardiologia che dura sei settimane. Com’è la situazione? In Mozambico ci sono solo due università e i frequentanti, una quarantina per corso, vengono da tutto il paese. Per quanto riguarda l’insegnamento bisogna tener conto delle strumentazioni disponibili, diverse da quelle alle quali siamo abituati. Inoltre ci sono patologie specifiche, ad esempio le malattie cardiologiche legate alla febbre reumatica, da noi quasi scomparse e là invece diffusissime. Cosa vuol dire fare il medico in Africa? Si sperimenta fino in fondo l’essenza dell’essere medico, cioè il fatto di poter essere utile. È una vera sfida perché bisogna riuscire a lavorare con poco, sfruttando le risorse disponibili, pensando molto e operando per priorità. Un’economia di risorse che per altro sta diventando buona anche da noi. Il suo impegno in Africa sarà costellato di tantissimi ricor­ di. Certo, legati a esperienze positive e purtroppo anche negative. Casi risolti positivamente con grande soddisfazione date le risorse limitate e casi che proprio per queste risorse limitate - e non intendo solo mancanza di risorse economiche ma anche difficoltà logistiche e organizzative - si sono chiusi male: a volte per poco si perdono delle vite umane.

22 | Inchiesta


Erano gli anni...

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La storia del Centro Accoglienza inizia verso la fine degli anni 80 e dura fin verso metà anni 2000, prima nella sede della vecchia Conceria Calbe in via Solferino e poi in quella delle Scuole elementari di Restena. Entrambe le strutture erano gestite in convenzione tra l’Amministrazione comunale e i volontari dell’Associazione Gruppo Accoglienza. Gli ospiti contribuivano con una retta di permanenza e si avvalevano del centro soprattutto come luogo-ponte per la ricerca della casa. La situazione economica e lavorativa era ben diversa da oggi: il nostro distretto produttivo richiamava già dai primi anni 80, con il flusso balcanico, la presenza di lavoratori stranieri. Più tardi arrivarono i maghrebini e i centrafricani. Per ultimi gli immigrati di etnia indiana. In poco tempo trovavano occupazione ma l’abitazione per loro era spesso un muro invalicabile Il volontariato di quei tempi, nato spontaneamente con l’immigrazione e poi organizzatosi attorno alla gestione del Centro Accoglienza, era sicuramente “pionieristico”. Tante cose materiali da fare, dal predisporre i turni di pulizia all’aiuto nella ricerca di una casa, fino alla “vigilanza” sui rapporti di buon vicinato tra i vari ospiti con turni serali e festivi di presenza. Le mansioni insomma erano le più varie, ma forse la cosa più importante era che il Centro Accoglienza costituiva per molte di queste persone l’unico vero punto di riferimento nel loro nuovo mondo.

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Terapie cellulari

Parlare di ricerca, in Italia, non è mai facile: tra finanziamenti che vanno e vengono e la poca stabilità, sono molti i ricercatori italiani che fuggono all’estero. Eppure non manca chi, con volontà e passione, riesce a far funzionare tante piccole realtà di ricerca, che spesso rappresentano delle vere eccellenze tutte italiane. Come nel caso dell’Associazione Donatori di Sangue “Pietro Trevisan”, attiva a Montecchio Maggiore dal 1969, e che oggi conta circa 730 associati. Oltre alla principale attività di donazione, l’Associazione si è impegnata a sostenere per i prossimi 3 anni la Fondazione Progetto Ematologia, realtà vicentina di ricerca sulle terapie cellulari avanzate. Legato a doppio filo a queste attività è il dottor Alfredo Amoroso, impiegato come medico presso il centro trasfusionale di Arzignano e come ricercatore nei laboratori vicentini del Progetto Ematologia: Di cosa si occupa la Fondazione? Principalmente le nostre ricerche si occupano di terapie cellulari, ovvero dei farmaci ottenuti manipolando le cellule dei donatori, per renderle capaci di combattere direttamente le malattie del sangue, come leucemie, linfomi e mielomi. Perché è importante il contributo degli enti privati e dei volontari? Ovviamente la materia prima delle nostre ricerche proviene dalle donazioni di sangue. Inoltre questi farmaci non sono brevettabili, quindi le grandi case farmaceutiche non sono interessate ad investire in questo settore di ricerca, che sopravvive grazie al sostegno dei privati.

Donare una parte di sé

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Quando si pensa al mondo del volontariato, il pensiero corre alla dedizione gratuita del proprio tempo in favore di qualcuno, ma difficilmente si pensa al dono gratuito di qualcosa di sé, inteso nel senso più fisico del termine. L’AIDO si pone come obbiettivo principale esattamente questo. A tal proposito, abbiamo sentito la giovane presidente dell’AIDO di Orgiano, Lara Pontalto. Perché ha pensato di entrate a far parte di questa particolare realtà? Ritengo fondamentale il messaggio che l’AIDO vuole portare avanti, che è quello di sensibilizzare la gente al tema del trapianto degli organi, dei tessuti e delle cellule, coinvolgendole in un’azione di grande importanza quale il poter donare la vita ad altre persone. A Vicenza si è superata una buona soglia di iscrizioni, forse la maggiore in Veneto, cosa ne pensa? Il lavoro promosso dal presidente provinciale Bruno Zamberlan è ottimo e ogni piccolo gruppo è attivo e promotore del messaggio. Inoltre i nostri centri ospedalieri sono all’avanguardia e dobbiamo anche essere consapevoli di avere nel territorio i migliori professionisti di trapianto. La cosa più importante nella vita è l’amore, il dono. Dobbiamo salvaguardare il nostro futuro e quello di chi si ama!

Via Circonvallazione 5, Lonigo (VI) 0444 830445


TONI CAPUOZZO Da ragazzo sognava di andar per mare. Una passione di famiglia, ereditata dalla nonna che faceva la cameriera nelle navi. Ma il destino poi ha deciso diversamente. Un viaggio in Nicaragua gli fa venire voglia di raccontare la repressione che ha visto. Ed è così che è diventato un giornalista.

di Luisa Nicoli

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oni Capuozzo, 64 anni compiuti a dicembre dello scorso anno, friulano doc, vicedirettore del TG5 e conduttore di “Terra!” settimanale di approfondimento della stessa rete, è diventato la voce di tanti conflitti internazionali, dal Medio Oriente all’Afghanistan, dall’ex Jugoslavia alla Somalia, ma non vuole essere identificato come “inviato di guerra”. Anche perché ci è arrivato quasi per caso. Maturità classica a Udine, laurea in sociologia all’università di Trento, “facoltà scelta senza pensare all’inserimento nel mondo del lavoro” precisa, e un viaggio in Nicaragua diventato decisivo per la sua vita professionale. “Mi ero preso un anno di aspettativa dal centro di formazione professionale in cui lavoravo per viaggiare – racconta Toni Capuozzo – in Nicaragua c’era la repressione e ho pensato di raccontare quello che avevo visto. Lì mi si è messa la pulce nell’orecchio di diventare giornalista. Soprattutto per viaggiare”. Ed è proprio così che inizia. Dalle prime collaborazioni al quotidiano “Lotta Continua” per cui segue l’America Latina a Reporter e poi periodici e televisione, fino ad approdare a Mediaset. “Non ho mai ambito alla scrivania e alla poltrona, in realtà neanche alla conduzione di un programma. La mia passione era viaggiare e raccontare. Inizialmente non ho scelto di occuparmi di luoghi di guerra. Ma è accaduto. Perché avendo iniziato a raccontare del Nicaragua, hanno pensato che sapessi cavarmela nelle situazioni di conflitto. Non ho mai fatto la gavetta del giornalismo locale, che è benedetta, ma ho iniziato da subito a fare l’inviato. Tirando la cinghia all’inizio, perché Lotta Continua era un quotidiano povero. Poi ho voluto continuare e lì è diventata una scelta”. Però non ama la definizione “inviato di guerra”. “No, perché dà l’idea di una persona che tiene pronto lo zaino e aspetta un conflitto per poterlo raccontare. Io mi sono occupato anche di cose diverse, anzi ho avuto cura di non essere un giornalista che si specializza, per non diventare parte di un fenomeno. Come chi si occupa di giudiziaria e diventa un piccolo procuratore o un avvocato senza laurea”. Qual è stato il conflitto che più l’ha colpita? “L’assedio di Sarajevo, perché era in Europa e quindi era più facile identificarsi. Io sono cresciuto a ridosso del confine, in Friuli, e se mi avessero chiesto di scommettere in una guerra europea, mai avrei pensato a Sarajevo. Quei bambini sarebbe-

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ro potuti essere i tuoi figli, gli anziani i tuoi genitori. E tutto ciò avveniva a nemmeno un’ora di volo dalle spiagge italiane”. Ha raccontato di guerre in ogni parte del mondo. “Dietro le guerre ci sono le follie di qualche dittatore o l’insipienza di qualche dirigente e spesso anche grandi interessi materiali. E questo vale anche per l’Occidente. L’esperienza mi ha insegnato che la guerra non è figlia di poche menti malate. La storia dell’umanità è segnata dai conflitti. La guerra è una conta dei morti, chi la regge più a lungo e chi ne distribuisce di più vince. Ma nell’uomo c’è questo istinto perché non è pacifico per natura. La pace non è una bandiera politica ma una conquista culturale faticosa. Un elemento forte dell’educazione dei cittadini. All’Europa è costata due conflitti mondiali”. E in Italia? “Il G8 di Genova. Nel 2001. Una parodia della guerra, che è costata una vita. Dopo i conflitti mondiali gli scontri di piazza ti sembrano una caricatura ridicola. Se non fosse per la tragicità di quello che è accaduto”. Lei ha rischiato spesso la vita. “Quasi dappertutto, ma non in circostanze eroiche. Spesso con me c’è un operatore e quindi mi devo occupare anche della sicurezza degli altri. A 30 anni sei meno prudente, poi con una famiglia pensi a quello che potrebbe succedere. Ho vissuto tante situazioni difficili, ma la paura che ho avuto più spesso è di essere sequestrato, in Afghanistan. Lì pensavo soprattutto ai miei figli, Pietro e Marta”. Come si fa a raccontare guerre e dolore? “Con l’esperienza hai la protezione di uno schermo professionale, perché sei lì a raccontare, ma non ci si fa mai l’abitudine. Perché non sei un chirurgo che deve essere freddo, senza pensare alla persona che sta operando”. Ha praticamente vissuto con la va­ ligia in tutti questi anni. E la vita personale? “Di certo ho consumato tante valigie, più che abiti. Ma ho sempre fatto questa vita, non l’ho scoperta a 40 anni. È come chi da Vicenza va a vivere a New York perché ha trovato un’opportunità professionale. Certo avrà molti vantaggi ma perde il posto ovattato in cui è cresciuto, gli amici di scuola. E a me è capitato più volte di finire il passaporto prima della scadenza naturale”. Capuozzo oggi guarda l’Italia e vede che… “Che spreca molte delle sue risorse, inchiodata a conflitti ideologici sempre più vuoti. Un’Italia che mi fa essere meno ottimista di quanto io sia. Quando vedo nelle statistiche Hong Kong e non Venezia tra le città con più visitatori al mondo vuol dire che c’è qualcosa che non funziona”. Corriere Vicentino |

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focus

Il boom delle sigarette elettroniche

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di Francesco Meneghini

Boom: non ci sono altri termini adatti a descrivere la crescita esponenziale del mercato della sigaretta elettronica. Si moltiplicano infatti i fumatori tecnologici, o “svapatori” come vengono definiti sui forum specializzati, che alimentano un mercato da 200 milioni di euro, destinato a raddoppiare entro fine 2013. Attualmente gli svapatori sono circa 400 mila, ma secondo le stime entro fine anno si toccherà la sorprendente quota di un milione, a fronte dei 12 milioni di fumatori tradizionali. Un bacino di consumatori che fa gola alle aziende produttrici di sigarette elettroniche, una decina in Italia, che si contendono la clientela dai sempre più numerosi punti vendita, al ritmo di circa 20 nuove aperture a settimana. Solo in provincia di Vicenza se ne contano una quarantina. Ma che cos’è esattamente una sigaretta elettronica? E come funziona? La sigaretta elettronica (o e-cigarette) sostanzialmente è un dispositivo a batterie, che vaporizzando una soluzione di acqua e altre sostanze replica la sensazione simile all’inalazione di fumo di tabacco. Il liquido all’interno della sigaretta può essere aromatizzato con varie essenze, e può essere addizionato con quantità variabili di nicotina. Il classico sbuffo di vapore prodotto dall’utilizzo, non essendo frutto di combustione, non sarebbe nocivo come il classico fumo di sigaretta.

Tabacco contro E-Cigarette L’esplosione della sigaretta elettronica ha colto alla sprovvista ed è ancora difficile orientarsi tra le normative recenti che mirano a regolamentare il fenomeno. Qualche amministrazione locale ha provveduto a vietarne l’utilizzo nei locali pubblici, mentre in molti attendono direttive direttamente dal Ministero della Salute per fare chiarezza. Un emendamento alla recente Legge di Stabilità proponeva l’equiparazione delle sigarette elettroniche al normale tabacco (un bottino ghiottissimo per il monopolio di stato, considerando che sul prezzo delle sigarette tradizionali l’accisa incide per circa il 58%), ma in seguito alla rivolta dei produttori l’emendamento è stato cassato. Visto il florido mercato che le sigarette elettroniche hanno conquistato su internet, c’è chi paventa nuovi rischi per l’acquisto di liquidi aromatici scadenti o dannosi.


Il parere del medico L’introduzione della sigaretta elettronica è talmente recente che ad oggi non è stata eseguita nessuna ricerca accurata riguardo agli effetti che l’utilizzo può provocare. Abbiamo chiesto un parere al dottor Giorgio Gentilin, che oltre al sindaco di Arzignano svolge l’attività di medico pneumologo: “Parlo da pneumologo e convinto antitabagista, e credo che la sigaretta elettronica possa essere un valido strumento per allontanarsi dal tabacco, sicuramente molto dannoso”. Dunque niente effetti collaterali? Nella mia esperienza finora non ho mai riscontrato ripercussioni sull’organismo legate all’utilizzo di questi apparecchi, né sui fumatori né sugli eventuali inalatori involontari. L’importante è utilizzare prodotti di qualità in conformità alle normative europee.

Chi le utilizza? Tracciamo il profilo dello svapatore tipo: tabagista accanito in cerca di un taglio al brutto vizio, giovane alla moda pronto ad accaparrarsi l’ultimo gadget tecnologico, o semplice fumatore medio spinto da curiosità? Abbiamo parlato con Marisa Righetti, che gestisce un punto vendita monomarca ad Arzignano e distribuisce sigarette elettroniche di una delle marche leader in Europa: “La clientela è estremamente omogenea: copre più o meno tutte le fasce d’età (con l’unica eccezione, imposta dalla legge, dei minori di 16 anni), uomini e donne in ugual misura, di qualsiasi estrazione sociale, perlopiù tabagisti in cerca di un buon metodo per smettere di fumare”.

Rivenditori biglietti

Dal 29 marzo al 1 aprile 2013

Pasqua in Costiera Amalfitana e400,00

Dal 25 al 28 Aprile 2013

Pellegrinaggio a Medjugorie e200,00

Dal 30 marzo al 2 aprile 2013

Pasqua a Medjugorie e260,00

25 aprile 2013

Giornata culturale: Torino storica e50,00

Dal 30 marzo al 1 aprile 2013

Pasqua a Siena, Montepulciano e Pienza e330,00

1 maggio 2013

Abbazia di Vallombrosa e Santuario della Verna e55,00

1 aprile 2013

Pasquetta all’Acquario di Genova e50,00

Dal 4 al 5 maggio 2013

Lago maggiore e trenino delle Centovalli e235,00

1 aprile 2013

Pasquetta al Lago Maggiore e Villa Taranto e55,00

26 maggio 2013

Giornata culturale: Milano Storica e45,00

7 aprile 2013

Lago d’Orta e Sacro Monte e65,00

Dal 22 al 27 aprile 2013

Tour della sardegna del Nord e670,00

Dal 11 al 18 agosto 2013

Tour alla scoperta della Romania e750,00

Dal 25 al 28 aprile 2013

Zagabria e Laghi di Plitvice e410,00

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Arzignano

Ovest vicen tino

Una città in 17 mila foto di francesco meneghini

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arzignano Salvatore, eroe di guerra

CHIAMPO Chi sarà il nuovo sindaco? Chiampo Un miele da favola

MONTEBELLO Incrocio Padana: soluzione in arrivo! MONTECCHIO Il dramma di Remo Schiavo

MONTECCHIO Irene segreta

BRENDOLA Rotatoria dell’Orna: ci siamo

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ggigiorno, con l’avvento della fotografia digitale e di internet, si è persa la magia di raccontare per immagini, e grandi pezzi di memoria collettiva restano chiusi nei cassetti. È con l’obiettivo di recuperare questa memoria che è nato il progetto “Una storia in Comune”, facendo lavorare fianco a fianco giovani ed anziani, ricostruendo i tasselli di un grande puzzle fotografico. Tutto ha inizio con la scoperta e l’acquisizione, da parte dell’associazione “Il Grifo e il Leone”, dell’archivio del fotografo arzignanese Ceretti, circa 17 mila immagini d’epoca, molte impressionate su lastra di vetro, e la volontà di catalogarle per rendere

pubblico questo patrimonio di storia di Arzignano. Ce ne parla Luca Peruzzi, uno dei responsabili dell’iniziativa: In cosa consiste il progetto “Una sto­ ria in Comune”? Il lavoro si divide in due fasi: grazie ad un contributo europeo abbiamo acquistato uno scanner speciale, in grado di digitalizzare le immagini dai negativi, che vengono poi accuratamente archiviate in un computer. Abbiamo cercato di coinvolgere i giovani per questo compito, affidandoci a cinque studenti universitari, che a loro volta gestiscono gruppi di lavoro formati da ragazzi volontari. Tra questi hanno partecipato anche diversi figli di cittadini stranieri, scoprendo così le radici lontane della città in cui vivono.


L’Associazione “il Grifo e il Leone”, fondata ad Arzignano nel 2010 da cittadini desiderosi di salvare il patrimonio culturale locale e sviluppare progetti, si è occupata di acquistare e recuperare le oltre 17 mila foto oggetto di archiviazione.

A questo punto ci siamo messi in contatto con gli anziani della città, principalmente dall’Università adulti-anziani e dalla casa di riposo. Durante gli incontri abbiamo sottoposto loro le foto, per raccogliere informazioni sulle persone e i luoghi ritratti. È stato sorprendente vedere ultranovantenni ricordare con precisione i volti così lontani nel tempo, riconoscendo magari il parroco dell’infanzia o i compagni delle elementari. I giovani invece, all’inizio un po’ spaesati maneggiando le lastre con impressionate le foto, alla fine sono rimasti

affascinati venendo a contatto con una realtà così diversa dalle immagini che scattano con i loro cellulari. Alla fine del progetto verrà creato un database consultabile in biblioteca, aperto a chiunque voglia contribuire con ulteriori immagini, racconti e ricordi. Come procede il lavoro di ar­ chiviazione? Le foto sono tantissime e il tempo a disposizione è poco (il progetto terminerà a giugno). Per ora stiamo lavorando con una trentina di volontari, ma chiunque voglia unirsi a noi e dedicare un po’ del proprio tempo a questa iniziativa è il benvenuto!

VIENI ANCHE TU! Stiamo cercando volontari! Le foto sono tantissime e il tempo è poco. Se ti interessa il progetto e vuoi contribuire con un po’ del tuo tempo facci un fischio. Telefona al 328 1084328 oppure 335 8086680

Buona Pasqua di gusto Per il pranzo di Pasqua la rosticceria Mazzocco ha in serbo prelibatezze che condiranno di buon gusto e raffinatezza la tavola della festa. Ecco le nostre proposte. È gradita la prenotazione.

Antipasti

Colombine salate ai porcini e alle zucchine e tartufo Radicchio al lardo di colonnata Carpaccio di spada affumicato alla crema di porcini Capasanta gratinata con gamberi Flan assortiti

Primi piatti

Crespelle con i porcini agli asparagi e alla siciliana Pasticcio alla bolognese Radicchio, salsiccia e julienne di provolone affumicato e ai formaggi, speck e tartufo Cannelloni alla Rossini e alla ricotta e spinaci Fondi per risotti e sughi a richiesta

Secondi Piatti

Capretto e agnello al forno Arrosto di agnello ripieno di salsiccia, pinoli ed erba cipollina Bracioline di agnello scalzate e ripiene al rosmarino Tagliata di agnello al rosmarino Quagliette in salsa ai fegatini Stinco di vitello o maiale Faraona ripiena ai porcini Coscette di faraona al brandy Cappello del prete di vitello Medaglioni di vitello al pepe Filetto di maiale in crosta Carrè di maiale al latte Rosetta di vitello al tartufo Bocconcini di vitello ai porcini Capriolo, lepre e fagiano Contorni a scelta


arzignano Sanità

Ospedale, primari vacanti

A.

A.A. Stimata azienda ospedaliera della zona cerca personale da inserire con incarico dirigenziale. È caccia al primario mancante negli ospedali della Ulss 5 Ovest Vicentino: sono 9 le caselle ancora vuote su 38 complessive, due delle quali all’ospedale di Arzignano, cardiologia e ostetriciaginecologia.

Incidenti

Nomine bloccate dalla Regione in attesa della riqualificazione del comparto, sussurrano a Venezia. Intanto ci si accontenta del “facente funzione”, aspettando l’autorizzazione al via di concorsi in deroga e coprire così almeno una parte degli incarichi mancanti. Astenersi perditempo.

Danni al ponte di San Zeno

S

i era allontanato come nulla fosse, dopo essersi schiantato con l’auto contro il ponte di San Zeno, rimettendoci mezza macchina e abbattendo un lampione e un parapetto della struttura. Protagonista un 32enne arzignanese, uscito di strada nella notte tra l’uno e il due di febbraio. Rimessa la vettura su strada se n’è andato, lasciando solo gli effetti della sua sbandata. Sulle sue tracce però si sono messi gli agenti della polizia locale, che hanno battuto le carrozzerie della zona: in una di queste hanno trovato un’auto con danni compatibili, proprio la sua. L’uomo ha ammesso l’accaduto e ora dovrà pagare i danni, oltre a una multa da 294 euro e 4 punti sulla patente.

Fuga di monossido, salvi per miracolo

L’

assassino silenzioso li ha graziati. È ciò che potrà raccontare una famigliola ghanese, residente da 10 anni ad Arzignano in via Padre Giuliani, dopo l’intossicazione da monossido di carbonio che ha condotto all’ospedale la madre, i tre figli e un’amica di famiglia. I primi sintomi attorno alle 22 e 40 della sera, quando il padre era al lavoro. Fortunatamente erano tutti ancora in piedi. Immediata la richiesta di soccorso, restano da capire le cause: esclusa la presenza di bracieri, si sospetta un malfunzionamento della caldaia.

Ambiente

Si può bere di più...

È

boom di consumi per le sei casette dell’acqua installate in altrettanti Comuni della vallata da Acque del Chiampo. Anche se il contributo di Arzignano ad oggi è minimo. La città del Grifo, seconda dietro a Chiampo nel computo delle erogazioni complessive – 19.460 litri la stima del primo mese e mezzo – in

realtà è ultima in proporzione al numero degli abitanti, 2,5 litri ogni 100. Insomma, si può dare di più è il messaggio, se si vogliono vedere nel territorio alcuni degli altri impianti che la società ha intenzione di installare. Il rischio è che finiscano tutti agli assetati di Altissimo, primi in classifica col loro 9,1.

Corriere Vicentino |

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Arzignano: lotta alle malattie rare

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uerra aperta alle malattie rare. Arzignano lancia una delibera senza precedenti in Italia, invitando la Regione Veneto a un sodalizio con l’Istituto Bird di Longare, fondato dall’associazione Baschirotto, per il monitoraggio nel territorio di tali patologie. Tra gli obbiettivi, quello di accelerare l’iter per il riconoscimento di queste come “malattie sociali”, per meglio indirizzare diagnosi, cure e percorsi di integrazione.

Scuola

Il bidello assenteista

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on si sa se fosse un appassionato di Molière, ma se l’è cavata comunque alla grande come malato immaginario. Ne è convinta la procura di Verona, che sta indagando sul 51enne Carmelo Genta, accusato di truffa ai danni dello stato e falsità materiale. L’uomo, residente a Caserta, nel 20072008 ha lavorato come bidello per una scuola superiore di Arzignano. Formalmente, almeno. Perché in realtà non si è mai presentato, mandando al suo posto certificati medici che attestavano cadute e ricadute di medesime malattie. Un giochetto andato avanti per tre anni, dal 2005, anche in altri istituti della zona. Ora, quanto a queste assenze “strategiche”, sarà interrogato. E non a scuola, ahilui.



arzignano

Salvatore, eroe di guerra di giuseppe signorin

S

alvatore Carratta, classe 1922, Capo di prima classe (l’equivalente del grado di Maresciallo per la Marina Militare Italiana), tre Croci di Guerra al Valor Militare, una Croce al Merito di Guerra e il Riconoscimento delle Campagne di Guerra fra il 1940 e il 1945. “Sono partito da Taranto nel gennaio del 1941, avevo appena diciannove anni”, ci racconta Salvatore, pugliese di nascita ma arzignanese ormai da 25 anni. “Mi hanno portato prima a Pola, per un corso di addestramento di due mesi, e poi a Pantelleria, in Sicilia. Mi hanno imbarcato in una delle Flottiglie MAS (motoscafi anti-sommergibili), la 551. C’erano diciotto uomini per ogni mezzo. Il nostro compito era dare la caccia ai sommergibili. Giravamo la notte e il giorno lo passavamo a fare rifornimento e riposarci. Sono rimasto in Sicilia venti mesi. Poi un giorno gli aerei inglesi hanno affondato il nostro mezzo. Per fortuna non eravamo a bordo, ma siamo rimasti senza niente. La Marina ci ha trasferiti a Venezia, dove stavano allestendo una motosilurante, la MS

74. L’8 settembre del ’43 c’è stato l’armistizio e ci siamo alleati con gli inglesi, contro i tedeschi. La vera guerra è iniziata allora”. Salvatore Carratta non è un uomo qualunque: quando è stato presentato per la prima volta al Circolo dei Marinai di Arzignano, nel 1989, si sono alzati tutti in piedi. È l’unico residen-

te nella nostra zona a essere decorato con delle medaglie al valore. “Da Venezia, per non rimanere prigionieri dei tedeschi, siamo scappati a bordo della nostra motosilurante nel corso della notte e ci siamo diretti verso sud, destinazione Bari, prima, e Taranto subito dopo, che era già sotto il dominio inglese. Lì è iniziato un periodo di missioni molto pericolose, in

particolari nelle Coste Albanesi, nelle Acque di La Spezia e nelle Acque di Genova, che mi sono valse le Croci di Guerra al Valore Militare sul campo”. Riportiamo, a mo’ di esempio, parte del documento relativo a una di queste medaglie, ottenuta per la missione di La Spezia avvenuta fra il 21 e il 22 giugno del ‘44: Partecipava a bordo della propria Unità al trasporto di mezzi d’assalto alleati fino a brevissima distanza dalle ostruzioni della nostra principale Base Navale occupata dai tedeschi contribuendo con il suo contegno fermo e coraggioso al successo dell’operazione. Salvatore ha lavorato per la Marina Italiana fino al 1987. Poi si è trasferito con la moglie, Stella, nella nostra provincia: è stato un anno a Montecchio Maggiore e il resto del tempo ad Arzignano. Il gran numero di marinai presenti da queste parti l’ha fatto subito sentire a casa, grazie anche alla sua innata simpatia. “Durante una cerimonia, qualche tempo fa – ci dice in conclusione – c’erano gli allievi che non appena vedevano le medaglie sulla mia divisa si mettevano sull’attenti. A un certo punto ho nascosto le medaglie, ero stufo di vedere tutti quei ragazzi che sbattevano le mani sulla fronte”.


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Un centro d’oro di mario piotto

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incere grazie alla forza di chi ormai non ha nulla da perdere. L’arma in più che ha regalato a Ilaria Zambon, ad appena 15 anni, il titolo di campionessa italiana di tiro con l’arco (specialità nudo indoor 18 metri) sta tutta in questa massima psicologica quasi banale ma non così scontata. Visto che in realtà, da perdere, alle gare svoltesi a Rimini il 31 gennaio scorso, c’era ancora tutto. Merito dell’astuta strategia della sua allenatrice. “Durante la sfida decisiva – svela la giovane atleta arzignanese – mi ha mentito, dicendo che sarei arrivata probabilmente terza, e così ha smorzato l’ansia del giocarsi il primato”. Un giochetto che fa centro, tanto quanto Ilaria. “Non me l’aspettavo, ma ov-

viamente sono stata contentissima”. Meno, forse, la rivale diretta “Mi guardava malissimo, e non capivo perchè, essendo io convinta di arrivare al massimo terza. E invece poi ho capito che le ero passata davanti!”. E dopo quasi due ore di nervi tesi, il traguardo che riempie d’orgoglio anche gli Arcieri Arzignano, la squadra di Ilaria, che ha cominciato a scagliare frecce affascinata dai più grandi 5 anni fa. “Adesso sono già al lavoro, per prepararmi al prossimo torneo al tiro di campagna. I prossimi traguardi? Chissà, vedremo un po’ alla volta”.

Verso i mondiali di GIUSEPPE SIGNORIN

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anno iniziato tre anni fa quasi per gioco. Ora sono una ventina di scatenate dodicenni, si chiamano Baby Tribe e a maggio avranno la possibilità di classificarsi per i mondiali di ballo hip-hop a Las Vegas. “Abbiamo partecipato al concorso Danzasì di Roma, a settembre dell’anno scorso – ci racconta Roberta Calibri, la loro insegnante e coreografa. Già passare le selezioni ci sembrava un sogno e alla fine ci siamo piazzati pure al terzo posto… Qualche mamma per poco non sveniva… Come se non bastasse, un giudice aveva

a disposizione una borsa di studio per uno dei gruppi, a sua discrezione. L’ha data a noi e ai primi classificati. Metà a testa. La borsa di studio consiste nella possibilità di fare le selezioni per i prossimi mondiali in America…”. Di solito l’esibizione dura tre o quattro minuti. Ad accompagnare il ballo un missaggio di musiche hip-hop. “Questa avventura sta richiedendo alle ragazze un notevole sforzo. Nel periodo che precede le gare fanno tante ore di allenamento extra e spesso i fine settimana sono in giro per i concorsi. Anche per i genitori l’impegno è notevole, ma l’entusiasmo è tale che si mettono a disposizione più che volentieri”.

Il covo di J.

di giuseppe signorin

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cotolati è l’artista vicentino più divertente e multato della nostra provincia. Per le sue performance si avvale di diversi collaboratori, che chiama complici. “Abbiamo conosciuto Scotolati nel luglio del 2011 – ci racconta J. La notte stessa l’abbiamo accompagnato a Vicenza, per aiutarlo a mettere un coccodrillo rosso (finto...) nella rotatoria di Viale Milano. Nella mia squadra, oltre a mia figlia, ci sono un paio di mie dipendenti. I nostri nomi in codice sono: Scheletrina, Calamity Dent, Carla Corna e Solito Estero. Siamo le amazzoni, ci ha definite così Scotolati stesso”. Il covo di J. e delle altre amazzoni è ad Arzignano. Chiediamo alla capoamazzone quando entrano in azione. “Sempre e solo di notte. In una delle spedizioni siamo state su tutti i ponti del Bacchiglione, a Vicenza, dopo l’alluvione. Abbiamo attaccato alle ringhiere dei cartelli con delle scritte umoristiche e provocatorie... Nuove spedizioni? “Ce ne sono diverse... Ma non ne sappiamo granché neanche noi. Scotolati ci chiama il pomeriggio stesso...”. Non ci fa il regalo di svelarci i vostri veri nomi? “Magari in futuro... Chissà, un giorno potremmo anche uscire allo scoperto...”.


arzignano

La storia del mio lavoro di Nicoletta Mai

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a ricchezza del nostro territorio è fatta di realtà artigiane che rappresentano delle vere eccellenze e che, pur essendo spesso nascoste, sono in grado di travalicare i confini locali e magari anche nazionali per essere riconosciute in tutto il mondo. Così è stato per Maria dal Bian­ co, con un percorso iniziato nel dopoguerra quando ha saputo trasformare in attività imprenditoriale una passio-

Cercasi poeti

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l Bar Mattarello di Arzignano si sta organizzando per avere un momento di cultura permanente. L’obiettivo di Michele Cisco, il gestore, è di avere ogni giovedì un appuntamento con l’arte e la cultura in generale. Sono già diverse le iniziative in corso, con grande affluenza di pubblico. Quello che rimane ancora da realizzare è una serie di incontri di letteratura. Chiunque avesse la passione di scrivere, soprattutto racconti e poesie, e volesse partecipare, può contattare Cisco alla sua email michele.cisco@alice.it o al suo cellulare, 3356179111. g.s.

ne nata quand’era solo una bambina. L’incontro di Maria con i telai avviene all’eta di 11, nella filanda dove vive con la sua famiglia. Lei rimane incantata ad osservare l’intreccio dal quale il tessuto si forma e impara presto il mestiere. Dopo la parentesi degli anni difficili della guerra, quando Maria è ormai una giovane donna, i telai diventano la sua scommessa per il futuro. Mette in piedi un’attività che a metà degli anni 50 arriva ad avere fino a 50 lavoranti. Poi, all’improvviso, nonostante gli affari vadano bene, l’imposizione di lasciare lo stabilimento che costringe a chiudere tutto. Ma non si dà per vinta e riparte, questa volta con la maglieria, fino ad arrivare nel mondo dell’alta moda: Valentino, Givenchy, Oscar De la Renta... Oggi Maria ha deciso di raccontare la sua esperienza in un libro, “A 11 anni ho imparato questo lavoro”, che sarà presentato in Biblioteca Civica ad Arzignano sabato 9 marzo alle ore 15.30. (Per partecipare bisogna dare la propria conferma in Biblioteca).

Buon Cuore L

a buona salute si costruisce quando già la si possiede. È il mantra che gli Amici del Cuore vanno ripetendo a chiunque incontrino sulla propria strada. Un’associazione sorta nel 2012, in sodalizio con il reparto cardiologia della Ulss5 Ovest Vicentino, con duplice intento: promuovere stili di vita consapevoli fin da giovani e lavorare alla ricerca di finanziamenti per strumentazione all’avanguardia nella cura dei problemi cardiovascolari. “Anche se il sogno sarebbe quello di non doverli usare mai, questi apparecchi – racconta il presidente Silvano Ceresato – ma da questo punto di vista c’è molto da fare, quanto a prevenzione e informazione. Cresce l’interesse sui problemi della salute, ed è un bene. Però questo interesse va indirizzato, e noi siamo qui per questo”. Già oltre 400 i soci che hanno aderito alle iniziative di Amici del Cuore: incontri con le scuole e collaborazioni con le farmacie per misurazioni gratuite della pressione. In cantiere molteplici incontri e attività, con particolare attenzione anche alla tematica, spesso sottovalutata, delle buone emozioni, veicolo per una salute psichica ma non solo. m.p.

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Chi sarà il nuovo SINDACO? all’interno dell’attuale coalizione per la scelta del candidato sindaco – spiega – ma le mie richieste sono rimaste inascoltate”. E poi c’è un altro esponente dell’antica alleanza di centrodestra, il commercialista Andrea Dal Maso, ex assessore nella giunta Confente. Ha appena fondato l’associazione “Viviamo Chiampo”, “un laboratorio di cui fanno parte decine di persone – sottolinea – che punta soprattutto alla formazione dei giovani”. Lui non lo dice apertamente, ma potrebbe essere l’embrione di una nuova lista civica. Sui giovani punta anche Matteo Macilotti, avvocato e ricercatore universitario di 32 anni, fratello di Luca, attuale esponente della maggioranza in consiglio comunale. Anche lui ha messo in piedi una lista civica, chiamata “Nuova Chiampo”: “Non facciamo riferimento ai partiti – spiega – puntiamo tutto sulla formazione e siamo pronti a collaborare con altri gruppi se anche loro decideranno di investire sull’innovazione”.

di guido gasparin

O

ra che le elezioni politiche sono alle spalle, a Chiampo si inizia a fare sul serio. Entra nel vivo la competizione elettorale in vista delle prossime amministrative, che decreteranno il nome del nuovo sindaco e la composizione del nuovo consiglio comunale. E già circolano i nomi dei candidati, ufficiali o meno. Il sindaco uscente Antonio Boschet­ to ha deciso di restare in campo, “con una lista civica – dice – aperta alle persone di buona volontà, senza specifiche appartenenze politiche e rivolta in particolare ai giovani e alle donne impegnati nella società”. Deciso a correre per la carica di primo cittadino anche il suo ex braccio destro nonché vicesindaco Alessandro Tonin. Ormai consumata la rottura con Boschetto, Tonin spiega di aver dato la propria disponibilità a mettersi in gioco se si creeranno le condizioni per un gruppo a suo sostegno: “Avevo lanciato l’idea delle primarie

Quelli che non si sono ancora espressi... Per il momento stanno alla finestra sia la Lega Nord che il Partito Democratico. La segretaria locale del Carroccio Tiziana Pulvirenti spiega che “la sezione sta lavorando da mesi, sia per la stesura del programma elettorale sia per l’individuazione dei candidati in consiglio comunale. Siamo pronti anche a correre da soli, ma attualmente ci stiamo guardando attorno sulla possibilità di un accordo con formazioni civiche già da tempo attive”. Sulla stessa linea d’onda la segretaria del Pd Sandra Benetti: “Siamo ancora in una fase di work in progress e saranno decisive queste settimane che seguono le elezioni politiche”. Insomma un centrodestra frammentato e un centrosinistra ancora indeciso sul da farsi. Per ora a Chiampo si vive una campagna elettorale quanto mai indecisa.

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Un miele da favola di giuseppe signorin

Q

uello che è successo all’Apicoltura Il Favo di Roberto Zarantonello e Adriano Pie­ ropan ha davvero dell’incredibile. Ci siamo fatti raccontare dettagli e retroscena dai diretti interessati. “Ci siamo certificati bio lo scorso anno, perché crediamo in un’apicoltura sana e rispettosa dell’ambiente. Il veterinario dell’ICEA, l’ente che ci ha certificati, ci ha detto dell’esistenza di un concorso internazionale, il BiolMiel, invitandoci a partecipare. Quasi per scherzo, all’ultimo giorno utile abbiamo deciso di inviare i campioni del miele Melata di Bosco, che ci sembrava venuto bene, per capire a che livello qualitativo stavamo lavorando, dato che avrebbero fatto tutte le analisi. Speravamo semplicemente che ci dicessero che il nostro miele

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è di buona fattura. Abbiamo quindi spedito i campioni per posta e poi non abbiamo sentito più nulla. Sabato 16 febbraio, mentre eravamo su internet, ci è venuto in mento il concorso e abbiamo cercato su Google chi avesse vinto il VI premio BiolMiel… Il primo sito comparso riportava la notizia che a Norimberga, alla BioFach, l’Apicoltura Il Favo si era aggiudicata il primo posto… Subito abbiamo pensato che ci fosse qualche altra azienda apistica ad avere lo stesso nome, anche perché non avevamo ricevuto nessuna notizia ufficiale… Ma poi, accedendo al sito, abbiamo capito che si trattava proprio di noi… Siamo rimasti sulle spine fino al lunedì successivo, quando abbiamo ricevuto la conferma”. Conferma che ha riempito di soddisfazione anche l’assessore alle Attività Produttive Francesco Fochesato: “Stiamo lavorando a una

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nuova De.Co intercomunale. Il premio vinto dall’azienda di Zarantonello e Pieropan ci inorgoglisce e incoraggia ad andare avanti su questa strada”.

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crivi scrivi quanto ben che stemo de fora, al fredo”, afferma un pensionato che, con altre due persone, attende fuori dalla porta. All’interno del piccolo ufficio postale, una decina di persone strette in pochi metri quadri, in piedi, in attesa. Questa è la situazione che si incontra spesso a Nogarole, da quando lo scorso dicembre Poste italiane ha deciso di ridurre l’apertura dell’ufficio comunale a soli tre giorni a settimana. “Abbiamo raccolto ben 600 firme a sostegno della nostra causa – spiega Fiorenzo Dotto, presidente del nuovo Comitato Mantenimento Servizi Nogarole –. Le difficoltà economiche ci sono per tutti, ma le poste sono prima di tutto un servizio pubblico che come tale non può seguire solo la lo-

gica del profitto. Pare che la ragione sia il basso numero di operazioni effettuate, ma in un ufficio così piccolo la privacy non esiste per cui è ovvio che la gente sia scoraggiata a sbrigarvi i propri affari”. “Già tempo fa abbiamo proposto a Poste italiane di trasferirsi nei nuovi ambienti del centro servizi, dove già si trovano farmacia e ambulatorio medico, a due passi dal municipio – spiega il sindaco Mario Negro Mar­ cegaglia –. Grazie anche all’azione del Comitato, finalmente siamo riusciti a ottenere un sopralluogo da parte dell’azienda”. A questa visita ha preso parte anche Antonio Mondardo, membro vicentino del c.d.a. di Poste italiane. “Come collega sindaco, anche lui conosce bene la necessità di questo servizio per la popolazione – continua il primo cittadino di Nogarole – e ci ha

confermato che il nostro ufficio non sarà chiuso. Per trasferire l’ufficio e magari collocare un postamat all’esterno, chiedono però che la gente non vada in posta solo per pagare i bollettini”. “Le 600 firme raccolte non sono solo una protesta ma anche un segno di affetto verso il servizio postale – conclude Dotto –. La nostra comunità potrebbe essere considerata un bacino di clientela da coltivare, facendo conoscere meglio il servizio globale che Poste italiane offre. Da parte della nostra amministrazione c’è tutta la disponibilità, e dopo la verifica sul campo attendiamo la risposta dalla direzione aziendale Triveneto”.

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In bici lungo il chiampo di davide dalla barba

N

el 2013 verrà realizzata una pista ciclabile lungo gli argini del torrente Chiampo, in prosecuzione dell’esistente pista che congiunge Montebello a Chiampo. Il nuovo tratto attraverserà i Comuni di San Pietro, Altissimo e arriverà fino a Ferrazza nel Comune di Crespadoro. Il costo complessivo dell’opera è di 1.571.428 euro di cui 1.100.000 euro provenienti da fondi europei. Per il momento verranno però realizzati solo alcuni tratti dell’intero percorso. A Chiampo la pista interesserà via Mazzocco e via Marmi. A San Pietro 1000 metri di pista ciclabile collegheranno via Lore a via Massanghella, sfruttando la sponda destra del fiume. Un tratto di 250 metri verrà co-

struito anche a Molino, sulla sinistra Chiampo, parallelamente a via Garavoglia. A Crespadoro, invece, la pista si svilupperà parallelamente a via Valletta per 175 metri e si collegherà al marciapiede ciclopedonale già esistente.

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La nuova pista ciclabile esalterà la bellezza della nostra valle, lungo gli argini del Chiampo.

A sinistra il luogo in cui verrà realizzata la pista ciclabile a San Pietro Mussolino. Sopra invece dove verrà realizzata a Crespadoro.

Il Consorzio Bacino Imbrifero Montano dell’Adige è stato nominato soggetto pubblico capofila del progetto, al quale le quattro amministrazioni comunali coinvolte hanno già provveduto a versare la quota di cofinanziamento di competenza. Appena sarà pronto il progetto definitivo-esecutivo, verrà indetto il bando pubblico per scegliere la ditta che eseguirà i lavori. Come mai si è scelto di creare solo alcuni pezzi e per di più sconnessi tra loro? “Ci sono due ragioni – spiega il sindaco di Crespadoro Giampietro Dalla Costa. La prima economica: realizzare tutta la pista richiederebbe una disponibilità monetaria che mai riusciremo ad avere. La seconda è geografica: in alcuni punti è impossibile

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garantire la continuità del percorso ciclopedonale: la valle è stretta, ci sono costruzioni esistenti o difficoltà geologiche. Questo che verrà realizzato è il primo tassello. Step by step completeremo l’opera”. L’opera è senza dubbio uno stru­ mento di valorizzazione del territo­ rio. “Certamente – afferma il sindaco di san Pietro Mussolino Mirella Piazza. La pista, lontana dalle strade trafficate, esalterà la nostra ricchezza paesaggistica. Chi la percorrerà potrà apprezzare la serenità donata dal gorgoglio del nostro torrente e dal canto degli uccellini. La quota di fondi europei per il singolo Comune è proporzionale alla quota impegnata. San Pietro, avendo una possibilità di spesa pari a 175.000 euro, ha ricevuto 425,000 euro”.


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La situazione dei rifiuti nell Ovest Vicentino Chi è Agno Chiampo Ambiente Srl

Agno Chiampo Ambiente Srl è una società ad intero capitale pubblico costituita da 22 comuni soci dell’Ovest Vicentino e si occupa della raccolta dei rifiuti e dei servizi di igiene ambientale per conto di 19 comuni dell’area dell’Ovest Vicentino. I comuni serviti sono: Altissimo, Arzignano, Brendola, Brogliano, Castelgomberto, Cornedo Vicentino, Creazzo, Crespadoro, Gambellara, Montebello Vicentino, Montecchio Maggiore, Monteviale, Montorso Vicentino, Nogarole Vicentino, Recoaro Terme, San Pietro Mussolino, Sovizzo,Trissino, Zermeghedo. Il sistema di raccolta dei rifiuti solidi urbani, adottato da diversi anni, è quello del porta a porta per le varie tipologie di rifiuto, affiancato dagli ecocentri per il conferimento diretto da parte dell’utenza di quei rifiuti non conferibili ai servizi di raccolta domiciliari.

Composizione dei rifiuti domestici I rifiuti domestici prodotti nell’area servita da Agno Chiampo Ambiente sono mediamente composti per il 62% di materiali riciclati e per il restante 38% di materiali che non possono essere recuperati in alcun modo (rifiuto residuo). Del rifiuto residuo fanno parte il secco (65%), i residui della pulizia delle strade (20%) e i rifiuti ingombranti conferiti dai cittadini nei vari ecocentri (15%). La percentuale di rifiuti recuperati supera il 65% su quasi la metà dei comuni serviti; per altri comuni tale obiettivo sarà raggiunto entro breve tempo. Recenti analisi hanno dimostrato che all’interno della frazione secca, raccolta nei territori serviti da Agno Chiampo Ambiente e avviata a smaltimento, ci sono ancora dei discreti quantitativi di materiali riciclabili che dovrebbero opportunamente essere conferiti mediante gli appositi canali. Si stima infatti che oltre il 25% del secco sia costituito da carta e il 17% circa da plastica. La maggior attenzione alla corretta separazione dei rifiuti domestici potrebbe significare il recupero di importanti quantitativi di materiali che oggi, purtroppo, ancora finiscono a smaltimento. Allo scopo di aiutare i cittadini a selezionare meglio i propri rifiuti, nel mese di dicembre 2012 Agno Chiampo Ambiente ha prodotto e distribuito a tutte le utenze un “vademecum” specifico, che focalizza l’attenzione proprio su queste due tipologie di rifiuto oggi ancora largamente presenti nella frazione secca. Si spera dunque di poter osservare un miglioramento ulteriore delle capacità di riciclaggio nel bacino servito da Agno Chiampo Ambiente con le prossime analisi che saranno presumibilmente condotte durante la prossima estate. Va comunque evidenziato che nel periodo 2010 - 2012 la produzione di “umido” è aumentata mediamente del 6% mentre, al tempo stesso, la produzione di “secco” è diminuita del 10%. Ciò significa che nel corso di questi due anni l’attenzione della popolazione verso una corretta separazione dei rifiuti domestici è cresciuta, togliendo dal “secco” frazioni estranee precedentemente conferite impropriamente.


per informazioni: www.agnochiampoambiente.it Info@agnochiampoambiente.it per segnalazioni sui servizi:

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La crisi osservata attraverso i rifiuti

Il periodo particolarmente critico per l’economia nazionale ha prodotto effetti ben osservabili anche sulle dinamiche di produzione di alcune tipologie di rifiuti. Chiaramente, le ridotte capacità di spesa della famiglia media hanno fatto orientare diversamente gli acquisti e hanno portato a programmarne maggiormente gli investimenti. Se infatti qualche anno fa si osservava una vera e propria “escalation” di conferimenti di materiali ingombranti ed elettrodomestici, oggi questo flusso risulta notevolmente diminuito, riportandosi sui valori medi registrati più di cinque anni orsono. In particolare, la produzione di rifiuti ingombranti conferiti agli ecocentri tra il 2011 e il 2012 è calata di quasi il 34%, mentre quella degli elettrodomestici è calata nello stesso anno di oltre il 16%. Nello stesso periodo altre frazioni di rifiuto significative come, ad esempio, il secco non hanno manifestato cali di produzione o, almeno, non si sono osservate variazioni così rilevanti. Cosa significa? Tristemente, anche la produzione dei rifiuti conferma le criticità economiche che stanno attraversando il paese, unitamente ad un generale clima di incertezza per il futuro che induce il cittadino ad essere più accorto nelle spese e a dare priorità ai generi di sussistenza, evitando necessariamente acquisti per mobilia ed elettrodomestici che oggi vengono sostituiti solo quando ciò si renda strettamente indispensabile.

Costo dei servizi nell’area Agno Chiampo Ambiente Di fronte ad un periodo così critico Agno Chiampo Ambiente si è impegnata a mantenere le proprie tariffe invariate negli ultimi quattro anni, nonostante il rilevante aumento di alcune voci di costo quali, ad esempio, l’acquisto del carburante e l’adeguamento contrattuale del costo della manodopera. Da fonti ARPAV riferite all’anno 2011, nella regione Veneto il costo abitante per i servizi di igiene ambientale è di circa € 128,69 all’anno, inclusi i costi di smaltimento e recupero dei rifiuti. Nei comuni serviti da Agno Chiampo Ambiente il costo medio dei servizi di igiene ambientale, comprensivi degli oneri per lo smaltimento e/o recupero dei rifiuti, si attesta attorno agli € 81 per abitante/anno.

REGIONE VENETO e128,69 per abitante Fonte: ARPAV - anno 2011

In pratica i costi applicati da Agno Chiampo Ambiente sono inferiori dei costi mediamente applicati in regione di circa il 37%.

COMUNI A.C.A.

Pur sapendo che questo “risparmio” è poca cosa se rapportato alle attuali condizioni socio economiche alle quali spesso le famiglie si trovano a far fronte, siamo orgogliosi di poter comunque presentare questo risultato, frutto dell’impegno costante operato dalla società e della collaborazione con le amministrazioni comunali che in essa credono.

e81,00 per abitante Dati anno 2012


montebello

Soluzione in arrivo! di ilaria boscardin

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renderà presto il via l’importante progetto della rotatoria in località Padana a Montebello Vicentino. Un’opera attesa da anni per porre finalmente fine al problema dell’incrocio, teatro di incidenti gravi e spesso mortali, tra la regionale 11 e le due provinciali della Favorita e di Sorio. La decisione di partire con i lavori è stata presa lunedì 18 febbraio, durante una riunione operativa, tenutasi in comune a Montebello, tra Regione, Veneto Strade e Comune di Montebello Vicentino. All’incontro erano presenti, infatti, l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il segretario alle infrastrutture Silvano Vernizzi, il consigliere regionale Costantino Toniolo e il sindaco Fabio Cisco con gli assessori ai Lavori Pubblici Giuseppe Rigon e alle Finanze Alberto Maria Maggio. “Questa rotatoria è un progetto su cui abbiamo fatto molta pressione come Amministrazione comunale – commenta il sindaco di Montebello Fabio Cisco – si tratta di un annoso problema che andava risolto. Finora i fondi per la realizzazione non sono stati utilizzabili a causa del patto di stabilità regionale, ma ora, se non ci

saranno intoppi futuri, i lavori partiranno e saranno finalmente portati a termine nel minor tempo possibile”. Il costo del progetto, che prevede anche l’abbattimento della casa cantoniera situata vicino all’incrocio, ammonterà a circa un milione euro. Per quanto riguarda i tempi, gli uffici regionali hanno assicurato che già

a fine aprile si arriverà al progetto definitivo e in autunno a quello esecutivo, mentre la gara d’appalto sarà indetta ad inizio 2014. “È importante andare avanti con la progettazione – aggiunge il Sindaco – questo snodo è davvero importante, per cui contiamo di partire con i lavori già all’inizio del nuovo anno”.

SAON si aggiudica l’Oscar del design

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ineabeta, azienda di arredobagno, eccellenza del territorio, ha da poco vinto il premio “iF Design Award” per la categoria bagno e wellness con il suo prodotto SAON 3905. Considerato anche come l’”Oscar del design”, dal 1953 l’iF design award è un premio riconosciuto a livello mondiale a cui partecipano aziende del calibro di Samsung, Braun e molte altre. Il prodotto vincitore, SAON 3905, è un dosatore di sapone in plastica ABC e silicone morbido progettato da un gruppo di designer cinesi. La particolarità del prodotto è data dal funzionamento: non c’è un meccanismo di pompaggio che faccia uscire il sapone ma il tutto avviene con la sola aria emessa. Dall’azienda ci dicono di essere felicissimi di questo riconoscimento per il duro lavoro svolto, che fonde in sé innovazione, qualità produttiva e creatività. f.g.

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Il futuro della casa di riposo di federico gobetti

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ue anni fa avevamo già parlato dell’argomento: il rinnovamento della casa di riposo di Montebello, la quale sarebbe stata dislocata in una nuova strut-

tura al posto delle ex scuole medie. Ora che in paese circola la voce di un blocco del progetto, è il caso di fare chiarezza sulla questione con il sindaco Fabio Cisco. Innanzitutto è vero che il progetto si è arenato? “No. Bisogna fare chiarezza. Lo scorso 31 dicembre è scaduto il contratto tra Comune e Casa di riposo, quindi l’Amministrazione ha restituito i 100.000 euro di acconto che l’istituto aveva versato per l’acquisto dell’area delle vecchie scuole medie di Montebello”. Quindi? Quindi non è cambiato niente. La restituizione dell’acconto

è avvenuta per “forza burocratica”. Ora si procederà a stipulare un nuovo contratto”. Ma i lavori sono comunque fermi. “Sì. Quello è un problema dall’alto: finché la Regione non da il nulla osta per la mobilitazione del patrimonio immobiliare della casa di riposo i lavori non possono procedere”. Si sa qualcosa sui tempi? “Finché la Regione non sblocca i fondi possiamo solo sperare. Comune e casa di riposo però continueranno a lavorare congiuntamente perché le cose si muovano più in fretta possibile. I fondi regionali sono pochi, e da Venezia non ci sono segni di vita. Speriamo che nell’anno nuovo il progetto prosegua”.

montorso

In attesa Di novità N ulla si muove, in attesa di un incontro in programma nelle prossime settimane. Sul futuro di Villa da Porto a Montorso Vicentino si devono confrontare il Comune e la famiglia Cielo, entrambi proprietari, assieme alla Regione Veneto, di una porzione dello storico edificio: le pubbliche amministrazioni posseggono la parte nobile della villa e i privati la colombara e le barchesse, ossia la parte più deteriorata del complesso architettonico. Una

sua ristrutturazione garantirebbe una rivalutazione complessiva della villa ai fini turistici e culturali. “Si tratta di un progetto complesso e particolarmente costoso – spiega il sindaco Diego Zaffari – che avrà bisogno dell’avvallo dei beni ambientali ed architettonici. C’è inoltre la necessità

di un custode che garantisca le visite del pubblico almeno due volte la settimana”. La bellissima Villa da Porto è dunque in attesa di un futuro migliore che sicuramente merita. g.g.


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Il dramma del professore di giuseppe signorin

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rano le 17 e 10 di giovedì 7 febbraio, quando la signora Rosalia Tomasi, vicina di casa del professor Remo Schiavo, in quel momento in cucina assieme a lui, ha sentito il fumo provenire dal piano superiore. Le fiamme erano partite dalla termocoperta, nella camera da letto, e stavano divorando il resto. La signora Rosalia ha provvidenzialmente cercato di fermare il professore, che voleva a tutti i costi andare di sopra per salvare il salvabile, non appena si era accorto dell’accaduto. Invece è stato portato fuori a forza, verso la casa della signora stessa, proprio di là della strada, in via Conti Gualdo. Non c’era più niente da fare: i mobili antichi, i vasi cinesi, la collezione di ventagli, i


La casa era un museo perfetto. È andato distrutto tutto.

disegni di Agostino Pegrassi, alcune tele del ‘600. Tutto era già perduto. Sarà poi il cugino del professor Schiavo, Giovanni Longo, ad avvisare i vigili del fuoco e a raccontarci i fatti tristemente salienti di quel giorno. Il professore è molto stanco, ci confida di avere poco fiato e di essere ancora profondamente addolorato. L’incendio gli ha causato dei problemi polmonari; il giorno in cui ha preso fuoco la casa, era appena stato dimesso dall’ospedale di Arzignano per problemi di salute. Ma qualcosa, anche se con un filo di voce, riusciamo a far-

ci dire. “La casa era stata costruita nel 1925. Mio padre l’aveva pagata 125 mila lire, terreno compreso. Nel tempo era diventata un museo perfetto. Ora è andato distrutto tutto. Avevo fatto solo una piccola assicurazione, quando ero giovane, ma mi sa che non recupererò quasi niente”. Quindi ci chiede di lasciarlo riposare e si stende su una poltroncina a leggere il giornale. Dopo l’incendio, il professor Schiavo ha passato qualche notte dal cugino Giovanni, fino a quando gli amici di sempre non hanno sistemato l’appartamento accanto alla casa, che era libero e che ora chiama significativamente il suo rifugio. Qui si è fatto portare molti dei quadri e delle sculture uscite indenni. Non c’è centimetro di muro libero nella sala in cui ci accoglie. “I miei amici han-

no salvato anche l’orologio a pendolo che era di mio padre e a cui tenevo tanto, oltre al lampadario”, e ci sorride, ascoltando i rintocchi allo scoccare dell’ora. Le opere d’arte sono state l’amore della sua vita, perderle in un modo così drammatico gli ha lasciato dentro una ferita difficile da rimarginare. “Non mi hanno ancora lasciato andare di là perché hanno paura che faccia un infarto”, ci confida da dietro il giornale. La passione per il suo lavoro però è rimasta intatta: il professore sta infatti lavorando ad alcuni testi di carattere storico su come vivevano una volta i poveri di Montecchio Maggiore e ha in progetto le Strenne di Natale per fine 2013, curate dall’amico Nevio Zanni e dedicate all’artista tragicamente scomparso Nereo Quagliato.

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montecchio

Non solo manutenzione alle cappelle della zona sopraelevata saranno infatti sostituiti da rampe di accesso, che permetteranno i moviMontecchio Maggiore si inmenti senza ostacoli anche da parte veste nell’ampliamento e di chi si sposta in carrozzella. nella manutenzione dei ciIntanto sono ormai giunti a metà del miteri. percorso gli interventi nel cimitero Nella frazione di Valdimolino è stadel capoluogo, ideati per realizzare to affidato, su una base d’appalto di nuovi loculi e migliorare l’accessibi132 mila euro, un intervento atteso lità alla struttura. da molti anni, che comporterà una Il progetto, coperto da una voce di significativa rivisitazione degli spaspesa di 300 mila euro, prevede la zi interni. È prevista la realizzazione parziale demolizione del muro di di 18 nuovi loculi, 24 cellette ossacinta sul lato rie e 3 tombe di famiglia (da 6 posti nord ovest l’una). L’area per consentiprescelta è re l’ampliaquella che mento come si trova sulcontinuità la destra, a della struttufianco del ra esistente. vialetto d’inAl termine gresso del dei lavori cimitero. Per saranno ricavare gli disponibispazi sarano poluog ero del ca it im c l li altri 80 a no esumate le corso Lavori in loculi, 4 tombe interratombe di famiglia e 28 cellette te attualmente ossario. esistenti, verrà demolito il muro “Si tratta di un ampliamento impordi contenimento, che presenta alcuni tante - commenta l’assessore ai Lavosegni di cedimento, e verrà sbancato ri Pubblici Gianfranco Trapula – per il terreno alle sue spalle. il nostro cimitero sul quale non si L’intervento non riguarderà soltanto interveniva da anni. In questo modo l’ampliamento del cimitero, ma anrisponderemo soprattutto alle richieche la realizzazione di opere finalizste dei cittadini in attesa di loculi o zate all’abbattimento delle barriere tombe di famiglia per i propri cari”. architettoniche: i gradini che portano di Mario Piotto

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L’acqua raddoppia

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quasi un anno dall’inaugurazione delle due case dell’acqua in piazza Marconi e in piazzale Don Milani ad Alte, l’Amministrazione comunale ha deciso di attivare altri due impianti di erogazione di acqua microfiltrata, refrigerata, liscia o frizzante ad un prezzo simbolico di 5 centesimi al litro in località Valle e in piazza Carli. L’installazione avverrà nella prossima primavera. I consumi hanno finora registrato dati record: i litri erogati dai due impianti in 316 giorni sono stati 486.593. Considerando che il costo medio di un litro di acqua al supermercato è di 20 centesimi, i cittadini di Montecchio in quasi un anno hanno risparmiato circa 73 mila euro. E a beneficiarne è anche l’ambiente: i kg di plastica non immessi nel circuito della raccolta differenziata sono circa 13.000 e 15.138 quelli di anidride carbonica. m.p.

Il centro anziani inaugura la nuova sede

aglio del nastro per la nuova sede del centro anziani in via San Pio X a Montecchio Maggiore. Il sindaco Milena Cecchetto e gli assessori Claudio Beschin e Loris Crocco hanno partecipato all’inaugurazione, assieme al presidente del centro Carlo Acco e a molti rappresentanti dei 400 anziani che frequentano la struttura, condivisa con il gruppo Alpini. La riqualificazione dell’ex scuola Pascoli, resa possibile grazie al recente scambio di immobili con la Provincia, è iniziaCorriere Vicentino |

ta nel 2011, con l’insediamento della banda “Ceccato” e della scuola della musica. La seconda fase dei lavori si è conclusa nel luglio 2012 con la sistemazione delle aule e dei servizi messi a disposizione delle associazioni di volontariato. La spesa complessiva è stata di circa 180 mila euro, di cui 51 mila finanziati dalla Regione. Una nota: la ritinteggiatura dei locali eseguita grazie al contributo dei dipendenti comunali e dei lavoratori socialmente utili. m.p.

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Pazzi per le bambole di jacopo xompero

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ppena entrati nel suo negozio di hair fashion si respira subito quell’aria dei Caffè del 700. Si parla di cucina, arte, moda, artigianato ed è prorio in questa atmosfera che Fio­ renza Bomitali ha creato la magia: bambole che hanno il potere di riscoprire il passato e riunire le persone, il tutto ripagato dalla semplice consapevolezza di aver fatto qualcosa di speciale per i bambini. Quando è nata l’idea di creare delle bambole? Tutto ha avuto inizio qui in negozio. Una cliente, che è anche un’insegnante e che conosce la mia passione per il lavoro a maglia, mi ha chiesto se mi andava di creare del materiale didattico per l’asilo. In

pratica si trattava di vestire vecchie bambole perchè i bambini potessero giocare e divertirsi a cambiarle. E così è nata la bambola mania… Il progetto ha preso piede e ha

coinvolto molte mie clienti che mi hanno procurato morbida lana di fine spola, bottoni in madreperla, tanto che con materiali tutti riciclati siamo riusciti

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a produrre abitini con filati assolutamente naturali e ricchi di particolari che rendono ogni pezzo unico. Cosa le sta lasciando questa espe­ rienza? Sicuramente mi ha fatto tornare un po’ bambina. Soprattutto sono felice di essere riuscita, con l’aiuto della comunità, a dare un contributo sociale rilanciando anche il ruolo dell’artigianato. Non dimenticherò mai quando, durante la festa natalizia all’asilo, sono state consegnate le bambole: tutti i bambini erano senza parole e la felicità si leggeva in viso! Il progetto continua? Proprio ora sono in lavorazione dei modelli che ricalcano lo stile orientale, africano ed eschimese. E qualcuno mi ha perfino chiesto di rivestire i seggioloni delle bambole per poter fare da corredo in casa!

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Irene segreta di giuseppe signorin

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rene ormai la conoscono tutti. Tutti sanno che è stata a Sanremo e che è stata, a detta dei più, ingiustamente eliminata. Molti probabilmente immaginano anche che sia un po’ pazza. Ma quasi nessuno sa fino a che punto. Noi l’abbiamo scoperto. “Mi dicono che sono troppo alternativa per essere pop e troppo pop per essere alternativa” esordisce. Poi inizia a raccontarci dell’albergo in cui alloggiava a Sanremo. “Ogni etichetta discografica aveva una sistemazione separata. Io ero con Max Gazzè e Nardinocchi, uno dei giovani. Max Gazzè è da sempre uno dei miei idoli. Mangiare con lui e vederlo arrivare la mattina in tuta da tennis per andare a farsi una partita, mi ha fatto capire che siamo tutti esseri umani… Mangia un sacco di carne e di pesce, Max, ordina sempre cose che sono fuori dal menù”. Qualcosa che non hai ancora raccon­ tato a nessuno? Le ore che hanno preceduto l’esibizione. Prima di mercoledì non avevo

A

avuto un attimo libero, ma dal tardo pomeriggio di quel giorno i discografici mi hanno lasciata da sola, per riposare. Quattro ore di vuoto di cui una passata tremando… letteralmente… L’Ariston ha camerini piccoli e non sono sufficienti per tutti gli artisti, così avevamo i turni. Il mio era alle 22.30. Alle 23 siamo stati convocati nel retropalco. Un’ora in piedi con il microfono in mano senza che potessi neanche riscaldare la voce… Il contrario di quello che dico di fare ai miei allievi… Ma anche questo fa parte del mestiere. A Sanremo ho capito soprattutto che fare la cantante è un mestiere, con tutta una serie di lavori di comunicazione che fanno da contorno alle esibizioni. Sanremo è così come si vede in tv? Direi di sì. Anche Fazio e la Littizzetto hanno un rapporto simile in scena e fuori. Poi c’è chi si costruisce un po’ di più il personaggio, come Maggio, il vincitore fra i giovani. Può sembrare una cattiveria, ma in realtà fa parte della sua musica. Anch’io in fondo costruisco uno spettacolo. Non si può dare in pasto al pubblico se stessi al

cento per cento, siamo dei professionisti, non c’è nulla di casuale sul palco. Siamo andati a sbirciare sulle tue pagine Facebook e abbiamo scoper­ to due cose: che non ti piacciono i Modà ma che in compenso ti piace il modo sgraziato in cui ti muovi. C’è qualche relazione fra queste due cose? Nulla di male, ovviamente, nell’ascoltare i Modà… È che io proprio non riesco… Non mi piace l’estetica del “dramma espressivo” che mette in scena ogni volta Kekko, il cantante. Per me conta molto il rapporto fra la forma e il contenuto, e quindi in un pezzo come “Baciami?” quei movimenti leggermente spastici che faccio mi sembrano adatti… È abbastanza psicopatica come risposta?

Un aiuto per le famiglie con un solo genitore

llo scopo di alleviare le difficoltà che possono sorgere in situazioni di disagio e in considerazione dell’attuale crisi economica, il Comune di Montecchio Maggiore ha deciso di intervenire con una serie di contributi economici riservati alle famiglie monogenitoriali o che vivono in condizioni di disoccupazione. È l’aiuto che il Comune di Montecchio maggiore ha messo in campo per garantire l’educazione e la formazione dei figli piccoli: i contributi stanziati prevedono, infatti, la copertura fino al 50% delle rette di frequenza relative all’anno solare 2012 nelle strutture autorizzate e accreCorriere Vicentino |

ditate per i servizi alla prima infanzia e nelle scuole materne paritarie. Si tratta di forme di supporto mirato a favore delle famiglie con minori in cui sia presente un solo genitore, quindi monoreddito, o a favore di quelle famiglie che, pur contando su entrambi i genitori, hanno visto diminuire per effetto di una situazione lavorativa ridimensionata o precaria le loro entrate economiche, fino al di sotto della soglia dei 12 mila euro di ISEE riferito ai redditi dichiarati nell’ultimo anno. Il bando, che scade il 31 marzo, conta su un contributo complessivo di 10 mila euro. m.p.

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Brendola

Rotatoria dell’Orna: Ci Siamo di francesco meneghini

S

i avviano alla conclusione i passaggi burocratici per l’apertura del cantiere della tanto attesa rotatoria dell’Orna, nel punto di accesso chiave a Brendola afflitto da problemi viabilistici irrisolti da anni. Soddisfazione per il sindaco Rena­ to Ceron: “Dopo 5 anni di fatiche burocratiche finalmente abbiamo portato a casa l’assegnazione definitiva e la

partenza dei lavori. Su quel tratto di strada, di competenza provinciale, nulla si sarebbe mosso se non avessimo preso l’iniziativa come Amministrazione. Questo dimostra come con la giusta decisione e volontà i problemi si risolvono concretamente”. L’inizio dei lavori è previsto per i primi di marzo, con una durata complessiva stimata in 150 giorni, durante i quali si provvederà a costruire la rotatoria, con manto erboso ed irrigazione,

oltre ad una serie di opere collaterali: in particolare si sposterà l’attuale fermata dell’autobus, sostituendola con una nuova, con pensiline rialzate e attraversamento sfasato. Verranno anche posizionati dei cordoli rialzati per incentivare il rallentamento dei veicoli, il tutto completato da nuova illuminazione e nuova segnaletica stradale. Saranno inoltre rinnovati gli accessi alle attività che si affacciano sull’incrocio per non ridurre gli spazi adibiti a parcheggio. La somma totale stanziata per l’opera è di 435.000 euro, di cui 400 mila in arrivo dalla Provincia.

Il mio quiz via app di simone bedin

A

ll’alba fa colazione con pane e smartphone. Di mattina studia all’Itis Marzotto e il pomeriggio crea applicazioni per cellulari di ultima generazione. Si chiama Francesco Bisognin, 20 anni e abita a San Valentino. È l’inventore di “Quiz musicale 2” che oggi vanta ben 21 mila download. Una soddisfazione enorme per uno che ha iniziato solo per gioco. Ma è sempre così che iniziano i più grandi innovatori della storia: Bill Gates e Steve Jobs. “Ho cominciato un anno e mezzo fa - racconta - con piccoli e semplici progetti tanto per per sperimentare, poi mi sono posto l’obiettivo di trasformare in qualcosa di concreto ciò che mi insegnano a scuola. Quando hai iniziato a progettare “Quiz Musicale 2” e come si gioca? “Ho iniziato un anno fa. Quando ho partorito l’idea, cercavo dei giochi

musicali, e pur avendone trovati alcuni, non erano abbastanza funzionali come volevo io. Il gioco è molto semplice: c’è una base musicale e l’utente deve indovinare tra quattro opzioni di risposta il titolo della canzone”. Dove lo possiamo trovare? “Il mio gioco è stato sviluppato per il sistema operativo mobile Android e il mercato ufficiale è il Play Storie di Google, ma il mio quiz è da poco entrato anche nel canale di distribuzione Opera App Store proprio per i numerosi download”. Soddisfatto? “Certamente, non mi sarei mai nemmeno immaginato

un numero così alto di download e questo mi ha spinto a migliorare l’applicazione fino all’attuale versione, ma conto di continuare ad aggiornarla”. Sarà questo il tuo futuro? “Certamente. Questo lavoro sarà il futuro di tutti”. Come hai imparato a programmare? “A scuola avevamo iniziato un mini corso su Android, ma lo studio individuale extrascolastico ha senz’altro influito molto di più. A scuola non c’è il tempo di approfondire tutto, soprattutto nel mondo così vasto dell’informatica”. Qualcos’altro in cantie­ re? “Ho qualche idea ma per adesso rimangono tali”.


I tesori ritrovati alla Rocca dei Vescovi La Rocca dei Vescovi di Brendola, vista la sua importanza storica e la sua posizione dominante, sicuramente rappresenta un vero gioiello dei Berici. Negli ultimi anni è stata sottoposta ad importanti interventi archeologici, perlopiù finalizzati a verificarne le condizioni in vista dei prossimi restauri, ma che via via hanno portato alla scoperta di elementi fino ad ora non noti, estendendo così la durata dei lavori.

Il primo progetto di messa in sicurezza della struttura risale al 2007. Progetto questo rivelatosi successivamente poco lungimirante e impreciso: non era infatti stato richiesto alcun parere dalla Sovrintendenza Archeologica di Padova (particolare non di poco conto, visto che il mancato rispetto del parere della Sovrintendenza poteva portare al sequestro dell’intero cantiere), e i lavori previsti erano quantomai invasivi, da realizzarsi tramite la posa di putrelle in acciaio per consolidare la muratura.

Gli archeologi al lavoro

Nel 2009 la svolta amministrativa portò ad una rivalutazione dell’intero progetto, richiedendo il coinvolgimento della Sovrintendenza per la definizione degli interventi. La Rocca infatti presentava ancora molte zone mai sondate, ed un intervento affrettato avrebbe potuto danneggiare irreparabilmente i reperti. Ebbe così inizio la prima campagna scavi preventiva da parte di un team di archeologi che, inaspettatamente, durante un sondaggio nella parte interna alla cinta muraria portò alla luce un antico bacino di raccolta dell’acqua e un pozzo di mattoni, oltre ad altri particolari fino ad allora sconosciuti. In seguito a questi nuovi elementi, su suggerimento della Sovrintendenza, si decise di modificare radicalmente il progetto di restauro iniziale, organizzando inoltre nuove indagini.

to all’interno Il pozzo alla veneziana rinvenu a della cinta murari Corriere Vicentino |

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Un secondo intervento di scavi, concentrato stavolta sulla cinta muraria esterna, ebbe luogo nel 2011, e portò al rinvenimento di alcune strutture ad arco interrate, anche queste di grande interesse e sino ad allora sconosciute. A questo intervento si accompagnò la messa in sicurezza di tutta la cinta muraria.

e restaurata e consolidata

Porzione del muro perimetral

Gli ultimi scavi in ordine cronologico ebbero luogo nel 2012 ed ebbero come oggetto la torre della Rocca e le sue fondamenta sepolte e mai accuratamente indagate. Anche questi ultimi sondaggi portarono ad importantissimi rinvenimenti, apportando nuovi elementi per definire la storia della Rocca. In questa occasione venne trovata una fossa, scavata nella roccia, presumibilmente una tomba longobarda.

e della torre

La tomba rinvenuta alla bas

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Mille anni di storia

Le prime notizie certe dell’esistenza del castello di Brendola risalgono al X secolo, quando probabilmente fu costruito dai vescovi di Vicenza per difendersi dalle incursioni degli Ungari. Fu in quell’occasione che i vescovi assunsero compiti propri dell’autorità civile ed ottennero il titolo di “conte”. Bisogna però sottolineare che gli storici più seri sono convinti che il primitivo castello riguardasse esclusivamente la chiesa di S. Michele Arcangelo nei pressi dell’attuale parrocchia. D’altra parte, sia la natura del luogo che la struttura conferiscono alla soprastante rocca l’aspetto di una vera e propria fortificazione ad uso esclusivo dei soldati. Un episodio rilevante si verificò verso il 1108 col vescovo Torengo, contro il quale si ribellarono alcuni cittadini di Vicenza, per cui egli si adoperò a fortificare Brendola, dove aveva trovato rifugio nel suo castello, ma alla fine fu costretto a cedere alle richieste del Comune di Vicenza e a rinunciare al potere politico sulla Città. Le lotte tra vescovi e Comune, comunque, si protrassero per lunghi anni, fino ad assumere toni drammatici col vescovo Pistore che nel 1193 fu cacciato dalla Città e fu costretto a ritirarsi nel munito castello di Brendola. Anche il vescovo Zilberto nel 1227 si ritirò nel castello di Brendola per due volte, a motivo delle sanguinose lotte tra guelfi e ghibellini, dopo che Vicenza era divenuta dominio degli Ezzelini. Nel 1259 finì il dominio degli Ezzelini e il vescovo beato Bartolomeo di Breganze mise mano ad un nuovo riordino dei beni feudali: un atto del 29 dicembre 1262 narra che nella piazza presso la roccaforte, in assemblea generale presieduta dal prelato, vennero scelti sei uomini di Brendola affinché ponessero in chiaro la giurisdizione vescovile sul luogo. Dal castello di Brendola concessero investiture i vescovi Pietro Saraceni e Andrea de’ Mozzi, tra il 1287 e il 1296: dovrebbe essere questo il periodo di costruzione della rocca in alto. Nel 1311 il castello venne occupato dagli Scaligeri costringendo il vescovo Altegrado di Lendinara a fuggire a Padova. Nel 1313 i Padovani assediarono Brendola e l’espugnarono, ma, fortunatamente, diedero alle fiamme solo la rocca, risparmiando tutto il resto. Pur mancando una precisa documentazione a riguardo, si può ritenere che il castello sia stato attaccato e danneggiato dalle truppe di Pippo Spano nel 1413. Alcuni decenni più tardi Brendola fu ancora devastata, stavolta dalle soldatesche dei Visconti, che seminarono strage e bruciarono i borghi del territorio, in una guerra sanguinosa contro le posizioni prese e controllate da Francesco Sforza, capitano generale delle Venezie. Fu la Serenissima ad avere la meglio, ma il castello rimase in piedi solo fino al 22 luglio 1514, data in cui fu bruciato su ordine del capitano Bartolomeo d’Alviano, comandante dell’esercito della Repubblica Veneta, per evitare che venisse ancora occupato da truppe nemiche, data la posizione molto strategica.

a cura di don Antonio Marangoni

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Un castello da vivere Oggi la Rocca resta in attesa di poter accogliere nuovamente visitatori, visti anche gli interessanti reperti venuti alla luce con gli ultimi scavi. In programma ci sono ancora alcuni lavori di messa in sicurezza, oltre ad alcune opere in grado di valorizzare tutta la struttura, come spiega l’assessore ai Lavori Pubblici di Brendola, Stefano Meneghello: “Purtroppo la necessità di rivedere il progetto precedente, oltre ai numerosi rinvenimenti, ha prolungato di molto la durata degli scavi. Siamo convinti però che in questo modo il restauro che intendiamo compiere sarà ancora più accurato e rispettoso della struttura”.

Progetto realizzato dall’arch. dello studio VS Associati.

Giorgio Strapazzon

L’assessore alla Cultura Barbara Tamiozzo:

di

Brendola,

“Gran parte della Rocca è già stata risistemata, quindi i lavori si rivolgeranno principalmente alla torre. Questa verrà completamente messa in sicurezza, ripristinando la solidità della muratura esterna. Al suo interno poi vorremmo installare una scalinata, realizzata in acciaio e vetro, che permetterà di raggiungere la sommità. Idealmente vorremmo che la torre riacquistasse la sua funzione di punto di osservazione, godendo del panorama splendido che si presenta dalla cima del colle. Stiamo inoltre pensando ad alcune soluzioni per esporre immagini e materiali informativi all’interno della torre, una sorta di museo. Non sarà più un rudere da ammirare ma un castello da vivere. Intendiamo poi installare, sempre previa approvazione della Sovrintendenza, un nuovo sistema di illuminazione esterna per valorizzare adeguatamente la maestosità della Rocca anche di notte. Non vediamo l’ora di poterla restituire ai visitatori e ai brendolani, ma vedrete che varrà la pena attendere ancora un po’”.

e

La porta di ingresso della torr

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Chiesetta Revese un gioiello da tutelare

Non tutti sanno quanto sia preziosa la chiesetta Revese, progettata intorno al 1490 dall’architetto Alvise Lamberti di Montagnana che, dopo la realizzazione del nostro sacello e del santuario della Madonna delle Grazie di Lonigo, nonché dell’altare della Pietà nella Basilica di Monte Berico, ha spaziato nello scenario europeo, progettando, tra l’altro, la maestosa cattedrale di S. Michele Arcangelo al Cremlino di Mosca. Per tale motivo aumenta il numero di studiosi e turisti di quell’immensa nazione che chiede notizie e desidera visitare la chiesetta brendolana. Al suo interno, poi, si può ammirare una serie di affreschi di Giovanni Buonconsiglio, soprannominato Marescalco, di Montecchio Maggiore, discepolo di Bartolomeo Montagna ed esponente di spicco della pittura vicentina tra il ’400 e il ’500, abile nel dominio dello spazio e nella ricerca di particolari realistici, le cui opere sono esposte in numerosi musei, da quello vicentino di Palazzo Chiericati al Louvre di Parigi. Purtroppo, come tanti altri monumenti, l’oratorio Revese ha bisogno di urgenti lavori di

restauro per conservare alla comunità tutta, ma specialmente al nostro paese, questa reliquia insigne sopravvissuta per oltre cinque secoli alle calamità naturali e all’incuria degli uomini. Gli affreschi, in particolare, si stanno progressivamente sollevando e staccando a causa dell’umidità. Risulta indispensabile, dopo un’attenta ispezione della superficie, ridonare coesione all’intonaco, rimuovere i sali, visibili sia sulla superficie che all’interno delle pitture, ripristinando infine le parti pittoriche perdute grazie alla realizzazione di un tratteggio, sottile e visibile, eseguito con acquerelli, che permetterà di dare un legame tra le parti originali e le parti mancanti, L’Amministrazione Comunale, consapevole della delicatezza del restauro e dell’importanza di questo Oratorio, ha incaricato l’Impresa di restauro Arcart srl (di Montecchio Maggiore come l’autore degli affreschi), con l’autorizzazione e le prescrizioni della competente Soprintendenza, ad intervenire nell’importante recupero di questo gioiello di Brendola. a cura di don Antonio Marangoni


Tutto pronto per la nuova guida rico Centro Sto

nti sili monume e di i principa fascino scoprire ra ricco di rmette di rcorso pe dola, anco pe en to Br es di o Qu ric . the hicentro sto nza architettonica tuati nel situated in va ctural monuments grande rile at archite the main edifici di

Si avviano alla conclusione i lavori di preparazione della nuova guida turistica dedicata a Brendola, realizzata in collaborazione con Terranostra Vicenza. La guida, in formato tascabile, facile e veloce, sarà abbinata ad una doppia carta dove saranno mappati esaustivamente i percorsi storico-turistici e i sentieri naturalistici, con caratteristiche, tempi di percorrenza e luoghi di interesse. 22

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a ore in circ 3h 30m del Donat Durata: Piazzetta ni, svoltan a: nz te di Via Rossi ar P ncipale l’incrocio strada pri raggiunto

e, esta è la del Donator metri in vese. Qu Piazzetta po pochi re Via Re Partiti da bitato. Do a percorre avanti chia dell’a a si inizia poco più la parte vec vese 8 e do a destr so Re ver la Torre che porta rge ese sco pa si l a de vese 6 sulla destr Re ita, a sal ett leggera dida Chies a la splen sulla sinistr llina, è di della co do ata ai pie situ , se edificio tar ve 8 Torre Re ane di un complesso a Revedella famigli età quanto rim pri a costiturat tesco di pro ad en qu ec qu cin re a pianta compren nente tor villa, che se. L’impo a grande schiera. sso di un ’ampia pe iva l’ingre erati e un 6 ni, viali alb 1490 deva giardi attorno al , costruita ll’ara Revese gioiello de Chiesett è un vero imento. asc a Revese, igli Rin fam dalla del primo presenta vicentina nunciata, chitettura eMaria An gevoli affr a Santa bata. I pre Dedicata facciata trilo e vicentino tor nte pit ga al ’ele uiti un sono attrib tosi sugli rno ma for inte schi all’ glio, artista rocento. Buonconsi del Quatt Giovanni veneziana lla pittura esempi de

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do Piazz raggiungen a sinistra ergono e si svolta secolari si In seguito i tra alberi Qu 2. ato del Vicari ttonico. hite arc pregio di grande sa del V rge la ca ato, vi so secolo, co 2 del Vicari te al XIV Piazzetta zzo e risalen sta in rial mina la pia do e ch cario, po ccio sorge etto massi cancellata il suo asp ciata ’imponente fac un la n tro llo, co zetta. Die d Villa Page a e ornata centesca poi la sei a di famigli a Villa Ma dallo stemm st si ammir coronata Verso ove sull’antic . tue nto ce sta vasi e dell’Otto pe uita alla fine noscibile luta, costr Rocco, rico dicato a S. color ocra. oratorio de a a fasce tinteggiatur re ola rtic pa

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Ristorante Golf Colli Berici

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Antichi Sapori Veneti

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Amadeus SUI COLLI HIKING ON THE HILLS AUSFLÜGE AUF DEN HÜGELN ESCURSIONI La prima parte della guida conterrà indicazioni 4

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Da Stecca

Ristorante Strada Monti Comunali 2 0444 601550 chileseaugusto@hotmail.it | www.antichisaporiveneti.it

generali sulla storia, dai primi abitanti paleoveneti fino al suo destino di zona strategica in età romana e Medioevo, legato a doppio filo con le sorti della Rocca dei Vescovi, che torreggia imponente sulla valle. Vi saranno poi indicazioni sull’ambiente naturale e la sua posizione privilegiata all’interno del comprensorio dei Berici.

Pizzeria Trattoria Via Scarantello 5 0444 400119 stecca45@libero.it

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Becast Caffè Cucina

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Monkey’s Cafè

Pizzeria Caffè Piazza Marconi 6 0444 601087 mirkorezzante@alice.it

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La guida conterrà poi tre itinerari turistici, realizzati in collaborazione con la sezione Pro Loco, che si snoderanno per le vie del paese e le aree verdi, permettendo di ammirare i monumenti più significativi, seguendo percorsi tematizzati. Gli itinerari, ciascuno caratterizzato da un colore, verranno illustrati nella cartina allegata alla guida, snella e di facile consultazione, permettendo ai turisti italiani e stranieri (grazie alla legenda multilingue) di orientarsi con agilità tra le vie del paese.

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Visto il grande impegno profuso dall’Amministrazione nel valorizzare i sentieri delle colline brendolane, è stata realizzata ed inserita nella guida una nuova cartina escursionistica, che permetterà ad appassionati e turisti di scoprire gli splendidi percorsi immersi nella natura.

Una visita a Brendola non sarebbe completa senza una degustazione dei genuini prodotti enogastronomici che questa terra offre. Una sosta in uno dei tanti ristoranti e agriturismi, oppure direttamente dai produttori locali e cantine che propongono i vini tipici del territorio.

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segnavia – trail marker – Wegweiser percorso segnalato – marked route gekennzeichnete Strecke partenza/arrivo – departure/arrival Ausgangs/Zielort direzione – direction - Richtung

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scala - scale - Masstab

1:25.000

strada bianca non-asphalt road – unbefestigte Strasse

punto panoramico – panoramic view Aussichtspunkt

carrareccia – cart track – Karrenweg

area di sosta – picnic area – Rastplatz

sentiero – path – Fussweg pista ciclabile – cycle track Fahrradstrecke

Bosco - terreno aperto - pianura Wood - open land - plain Wald - freies Feld - Ebene

ferrovia – railway – Eisenbahn

Edifici – building – Gebaude

corso d’acqua – water stream – Fluss

curve di livello equidistanza 25m contour lines interval 25m Röhekurven Äquidistanza 25m

sorgente/fontana – spring/fountain – Quelle/Brunnen

autostrada – motorway – Autobahn

quota – height – Hohenpunkt

info point turistico - tourist information point – Fremdverkehrsamt golf club – golf club – Golfclub escursioni a piedi hiking – Wanderungen escursioni in mtb mtb tours –Mtbtouren

sbarramento – barrier – Absperrung

escursioni in bicicletta bycicle tours – Fahrradtouren

impianto sportivo – sports centre – Sportanlage

maneggio – riding school – Reitschule


Andar per Erbe Una rassegna dedicata alle erbe spontanee e ai fiori in cucina. L’idea è di Terranostra- Campagna Amica Vicenza, l’associazione per gli agriturismi del territorio berico. Protagonista sarà il raccolto dei campi, dalla collina alla montagna vicentine, che tra marzo e aprile ritroverete nei menu degli agriturismi Terranostra- Campagna Amica. I Colli Berici e le montagne vicentine sono ricchi di erbe e fiori. E soprattutto ora, che finisce l’inverno e inizia la primavera, cresce la voglia di piatti freschi e nuovi. I ristoratori degli agriturismi TerranostraCampagna Amica propongono per la bella stagione un menu che vedrà ricette, della tradizione e di innovazione, con le erbe spontanee e i fiori. Insoliti abbinamenti cromatici e di gusto, studiati dai ristoratori insieme ad Alessandro Tannoia, chef impegnato nel valorizzare i prodotti a Km 0, come principio di rispetto dell’ambiente e della salute. Le erbe spontanee sono infatti una fonte naturale di benessere. C’è il tarassaco, ad esempio, che è ottimo per depurare reni e fegato. O l’erba maresina, utile come antinfiammatorio, digestivo e calmante. Raccogliere i prodotti nella loro stagione permette di rimanere legati a una dimensione del cibo connessa alla stagionalità e alla cura della materia prima. La Rassegna delle Erbe spontanee sarà da marzo ad aprile negli agriturismi Terranostra- Campagna Amica dei Colli Berici. Info www.terranostra.it

I fiori in cucina Abitualmente si pensa ai fiori come ornamento. Ma i fiori sono anche ingredienti virtuosi da utilizzare in cucina. Quella del mangiare fiori è infatti una pratica perduta, risale a 3000 anni a.C., viene dall’antico Egitto. Oggi siamo abituati a vedere nel fiore qualcosa di diverso dal resto della pianta, però, ad esempio, mangiamo il carciofo che è un fiore, come anche

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Tutti gli agriturismi a portata di mano, ovunque voi siate… Di recentissima uscita l’applicazione ufficiale di Terranostra, scaricabile su tablet e smartphone, che permetterà di accedere in pochi secondi all’archivio agriturismi. Come sono, cosa c’è intorno, quanto costano, cosa si mangia, quel che si vede, divisi per regione e per provincia, con un bel sistema di ricerca per trovare subito il vostro prossimo week end, la vostra cena o la vostra vacanza in tutt’Italia.

www.terranostra.it/app anche su Facebook

www.facebook.com/terranostra. vicenza il cavolfiore. Con i menu della Rassegna delle erbe spontanee e dei fiori di Terranostra- Campagna Amica si riscopre nei menu di primavera degli agriturismi questo uso antico dei fiori in cucina. Delizie come gli Gnocchi di ricotta e parietaria al burro e margherite, la Crema Catalana ai fiori di Lavanda, l’Insalata di orzo al Fiordaliso con menta e gamberetti. Senza dimenticare i benefici dei fiori in cucina. C’è il Fiordaliso, detto anche garofano del grano, ottimo contro dolori reumatici, ulcere corneali, congiuntiviti e orzaioli. O la Margherita, dalle proprietà diuretiche, toniche, depurative; utile nelle infiammazioni e irritazioni delle vie respiratorie.

A spasso per i colli Non occorre andare lontano per scoprire posti incantevoli. A pochi passi da Vicenza è facile perdersi tra la bellezza dei Colli Berici alla ricerca di erbe, tra campi e boschi. Luoghi perfetti per recuperare i piaceri di un tempo. Tra castagni e ulivi, covoli e ville sarà bello concedersi una passeggiata primaverile a

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piedi, in bicicletta o a passo d’asino. Partite dai sentieri che si snodano nella zona di San Valentino, a Brendola, per arrivare a quelli che si incontrano nei dintorni di Mossano e Lumignano. Da non perdere una visita alla grotta di San Bernardino o all’eremo medievale di San Cassiano. Sorprendenti poi le fontane, viva testimonianza della civiltà contadina di questi luoghi. Ognuna originale nella forma, costruite per lo più con elementi in pietra tenera, tipica della zona. Senza dimenticare le ville, così numerose in queste colline. Come Villa Fracanzan Piovene di Orgiano, costruita dal Muttoni, con la sua famosa cucina che Napoleone voleva portare al Louvre e un interessante museo sulla vita contadina. O Villa Pisani, a Bagnolo di Lonigo, opera senza tempo del Palladio. Fate sosta negli agriturismi che incontrate. Potrete assaggiare i prodotti della zona come l’olio extra vergine, il tartufo nero, i piselli di Lumignano. In abbinamento un bicchiere di Tai Rosso e una grappa, a fine pasto.

Lo chef Alessandro Tannoia svela una ricetta con erbe e fiori di Primavera. Da provare anche a casa, dopo una passeggiata all’aria aperta per raccogliere gli ingredienti.

Insalata di orzo al Fiordaliso con menta e gamberetti Ingredienti per 5 persone: 250 gr orzo perlato già cotto 250 gr pomodorini 25 gr Fiori di Fiordaliso

25 foglioline di Menta spontanea 35 gamberetti da 4-5 cm. 50 gr di Olio extra vergine di oliva Dop del Garda 5 gr Sale delle Paluder Mettere in bagno l’orzo la sera prima o utilizzare quello precotto. Cuocerlo quindi in abbondante acqua salata con sale marino integrale 20 minuti (10-12 minuti in pentola a pressione). Se integrale prolungare la cottura a 1 ora e 30 minuti. Sgusciare e pulire i gamberetti e lessarli 3 minuti in acqua bollente salata. Tagliare i pomodorini in 4 spicchi. Pure il Fiordaliso e spezzettare le foglie di menta. Una volta che l’orzo si è raffreddato aggiungere tutti gli ingredienti sopra. Condire con olio Extra Vergine di oliva del Garda Dop. Servire fredda. Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2007 – 2013, Asse 4 – Leader Organismo responsabile dell’informazione: Associazione Provinciale Terranostra Vicenza Autorità di gestione: Regione del Veneto - Direzione Piani e Programmi del Settore Primario

Corriere Vicentino |

61 | Speciale GAL


527 Fiera di Lonigo a

Il materiale grafico è stato fornito da AF Studios sas

Tutto pronto per l’edizione 2013 della Fiera di Lonigo che si apre all’insegna dell’ottimismo. “Le previsioni sono buone - afferma il consigliere Luca Piccotin - come dimostra l’assegnazione di tutti gli spazi espositivi. È un evento che vanta una tradizione molto antica e sicuramente aiuta il fatto di essere una fiera campionaria e di portare in campo le eccellenze del nostro territorio. E poi, naturalmente, c’è l’inserimento ogni anno di novità che accrescono l’attrattiva”. Quest’anno, la grande novità ha il sapore di un ritorno alle origini. “La fiera nasce come Fiera dei cavalli e così, accogliendo anche il desiderio della gente, abbiamo pensato di creare una vera e propria vetrina zootecnica - spiega Piccotin -. In collaborazione con l’Associazione Allevatori, porteremo bestiame, gli asini, i pony e naturalmente i cavalli, finora presenti solo per l’inaugurazione. Ci sarà un’area ad hoc per farli passeggiare e magari anche per delle esibizioni. Lo spazio è dietro al padiglione della viticoltura”. Qualche aggiornamento riguarda anche la disposizione logistica. “Dato il gradimento del pubblico e grazie ad una ottimizzazione degli spazi, il percorso dedicato al tempo libero e

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Con oltre 300 espositori e un ricco programma di eventi, la Fiera si conferma un appuntamento economico, culturale e ricreativo di riferimento per l’intera area. Quando era la Fiera della Madonna e dei Cavalli di Lonigo all’edilizia passerà a ferro di cavallo anche attorno al salone dell’agricoltura. L’Oro della Terra Leonicena, la mostra mercato dedicata ai vini e ai prodotti tipici del vicentino, nella quale saranno presenti anche le nostre De.Co, è stata spostato in posizione centrale dove avviene l’inaugurazione. Tutto per cercare di valorizzare al massimo il lavoro del territorio”.

Le cartoline storiche dell’800 testimoniano il forte legame della città con i cavalli. A Lonigo veniva lo stesso esercito regio per scegliere i cavalli e le corse che si disputavano qui erano le migliori del Regno Lombardo Veneto. Fino a 60 anni fa i cavalli erano molto importanti per l’economia, dato che venivano impiegati sia nel lavoro dei campi sia nel trasporto della merce, e di conseguenza erano anche i protagonisti di tante manifestazioni. L’Ippodromo o “Circo per le corse del cavalli” fu costruito proprio per trasferirvi le gare che prima si svolgevano nelle attuali via Roma e via Zara. E i piloncini di pietra che si vedono nella rotatoria davanti al Duomo un tempo servivano per legare i cavalli. In ricordo di questo legame ogni anno l’edizione della Fiera si apre con cavalli, carrozze e figuranti in abito storico.

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Aspettando la Fiera Manifestazioni e iniziative animano la città nei due fine settimana precedenti la Fiera Campionaria.

9/10 marzo, Parco Ippodromo Comunale

16 marzo, Siti del Centro storico e frazione di

23ª Mostra scambio di auto, moto, cicli e ricambi d’epoca organizzata dalla Pro Loco di Lonigo.

dell’antiquariato - negozi aperti.

Madonna “Lonigo e le sue Fiere Capitolo I°: Le Origini” - visite guidate itineranti alla scoperta dei luoghi che fanno parte della storia di Lonigo e della Fiera, organizzate dall’Associazione Terre Narranti e L’Archibugio Compagnia Teatrale.

15/16/17 marzo,

17 marzo, dalle ore 9.00 alle ore 19.00 -

10 marzo, Centro storico Mercatino Parco Ippodromo Comunale “DEGUSTIBEER & FOOD” - organizzata da GU & GI Equipe s.a.s. Esposizioni Birrifici Produzione Artigianale del nostro territorio.

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Roma Il Mercato del Forte - Forte dei Marmi - esposizione di prodotti tipici della Versilia.

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23 marzo ore 10: il via ufficiale Il cuore della Fiera sarà l’Ippodromo dove si concentrano gli spazi espositivi. Ma anche le piazze e le vie del centro saranno teatro di numerose manifestazioni. 22/25 marzo, Parco Ippodromo Comunale ESPOSIZIONE DI ARTIGIANATO, COMMERCIO, AGRICOLTURA, ZOOTECNIA, MACCHINE E ATTREZZI AGRICOLI, BOSCHIVE DA GIARDINAGGIO, MACCHINE EDILIZIA E TEMPO LIBERO 15° SALONE DELLA MECCANIZZAZIONE INTEGRALE E SOSTENIBILITA’ IN VITICOLTURA - organizzata dall’Istituto Tecnico Agrario “A. Trentin” di Lonigo, con la collaborazione di Collis Veneto Wine Group. 13ª MOSTRA MERCATO “L’ORO DELLA TERRA LEONICENA” - vini e prodotti tipici tradizionali locali, DE.CO del territorio e della Bottega di Campagna Amica in collaborazione con Coldiretti Vicenza. Corriere Vicentino |

“CAVALLI IN FIERA” - esposizione di Cavalli e altri animali. Realizzata da Eurometalcostruzioni di Enrico Michelazzo.

Prodotti De.Co Il riso di Bagnolo, il pisello nano dei colli di Lonigo, i salumi De.Co e il mandorlato De.Co di Lonigo: sono questi i prodotti De.Co che i visitatori potranno trovare e apprezzare in fiera. Un disciplinare approvato ha messo nero su bianco le caratteristiche di questi prodotti. Il documento, studiato da esperti del settore agroalimentare, rappresentanti della ristorazione e delle aziende agricole, identifica la zona di produzione, gli elementi storici e il legame del prodotto con il territorio, le sue caratteristiche, le modalità di coltivazione, la raccolta e la preparazione.

67 | Speciale Fiera Lonigo


22/25 marzo, Piazza Garibaldi Spazio

22/25 marzo, Piazza San Marco

L’artigianato si mette in mostra - attraverso una scenografia multimediale dedicata alla casa e all’alimentazione. A cura di Confartigianato Vicenza, Mandamento di Lonigo, Noventa Vic. e Barbarano Vic.

Stand Gruppo Alpini Lonigo Vini e prodotti tipici del nostro territorio

23/24 marzo, Piazza XX Settembre “Golosissima e Artigianato” esposizione e vendita di prodotti tipici.

18 marzo - 06 aprile, Piazza Garibaldi Giardino in Piazza “Architecture and nature, an oasis of peace”

23/24 marzo, Via Ognibene,Via Del Mercato,

22/25 marzo, Piazza Matteotti Stand

Piazza XX Settembre e Via Garibaldi “Il Borgo degli Artisti” - mercatino dell’hobbistica e biologico.

della birra e prodotti tipici Bavaresi - della città gemellata Abensberg (D)

23 e 24 marzo dalle ore 17.00 alle ore

22/25 marzo, Piazza IV Novembre, Piazza

19.00 e dalle ore 20.30 alle ore 23.00 Visita al Torrione di Lonigo

Garibaldi e Via Garibaldi Esposizione di veicoli industriali, autovetture e moto

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24 marzo (mattina) Gara di pesca alla Trota - nel fiume Guà. Partecipazione libera a tutti.

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Lavoriamo con le mani legate di Lino zonin

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Lonigo Er testaccino de Lonigo

Alonte 75 Washington, per tutti “il nonno”

Sarego 82 L’asilo di Meledo si farà a Monticello

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Orgiano Il punto sulla viabilità

Noventa Polizia Urbana: si cambia il regolamento

barbarano Casa del fascio: il Demanio ha detto sì

Barbarano/ albettone Stop alla cava, per adesso

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Se vado a leggermi il progr elettorale di tre anni lo trovo ambizioso ma Poi tutto si è accanito a cominciare dal patto di sta

erto, che la xe dura”. Giuseppe Boschetto si lascia fuggire un commento dei suoi, agitandosi sulla sua poltrona di sindaco e pensando ai tre anni passati dalla primavera del 2010, quando tornò per la terza volta a capo della pubblica amministrazione leonicena.

Cominciamo da qui. Si è penti­ to di quella rinnovata discesa in campo? Pentito no, perché io sono abituato a guardare in faccia la realtà e ad accettare tutte le sfide. Però non pensavo davvero di trovare un momento così difficile, di dover penare in questo modo per fare anche la più semplice delle cose.

Ormai siamo oltre la metà della le­ gislatura e si possono tirare le prime somme. Com’è il bilancio? Deludente, è inutile che ci giriamo attorno. Ogni tanto vado a leggermi il programma elettorale di tre anni fa e lo trovo ambizioso ma realizzabile, considerando le risorse e le potenzialità della nostra città. Ma poi tutto si è accanito contro di noi: la crisi economica, i mancati trasferimenti dello Stato, il maledetto patto di stabilità che non ci consente di spendere praticamente niente. Abbiamo in cassa 5 milioni di euro che non possiamo toccare: ce ne lasciassero adoperare almeno uno, potremmo fare qualcosa, invertire la tendenza, dimostrare ai cittadini che siamo vivi e che ci occupiamo di loro. Ma restare così, con le mani legate, è davvero frustrante. Qual è l’intervento che più degli altri le spiace non poter realizzare? Anche se si possono individuare altre priorità, è la mancata apertura del bar Borsa. Quello è il punto nevralgico delCorriere Vicentino |

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la città, è la nostra Basilica palladiana e vederlo così vuoto e abbandonato mi fa male al cuore. Possibile, mi dico, che non si riesca a metterlo a posto e a riaprirlo, a restituire alla città un luogo così ricco di storia e di tradizioni? Sono convinto che, ripartendo il Borsa, tutta la città riceverebbe una sferzata di energia in grado di invertire la tendenza. Glielo chiedo anch’io: possibile che non si possa fare niente? A forza di pensarci, forse una soluzione l’ho trovata. Il Comune possiede la maggioranza delle quote della farmacia di Madonna. Cedendole al gestore, che forse potrebbe accettare l’acquisto, si troverebbero delle risorse fresche da utilizzare per il restauro del Borsa. È un progetto appena abbozzato e bisogna capire se si può fare ma è una pista interessante. Altri investimenti che si potrebbero fare da qui alle prossime elezioni? Qui davanti, attorno al piazzale del municipio, ci sono le vecchie barchesse di villa Mugna. Sono restaurate a metà ma non ancora agibili. È un peccato che un posto del genere, perfetto per ospitare una quantità di servizi, resti incompleto, con il rischio di rovinare e rendere inutile il lavoro che è stato già


amma fa, realizzabile. contro, bilità.

compiuto. Se riusciremo ad avere un po’ di soldi, cercheremo di completare il progetto. Il calendario dei prossimi interventi prevede poi l’asfaltatura di strade e marciapiedi del centro, la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici, le misure per moderare la velocità dei veicoli in transito e l’adozione del Pat, lo strumento urbanistico che disegna la Lonigo dei prossimi decenni. E nel campo dei servizi? Questo è un settore che, compatibilmente con la situazione finanziaria in essere, abbiamo cercato di non ridurre. Continuiamo a sostenere l’asilo nido, le scuole materne, i trasporti e le mense scolastiche, elargiamo contributi a decine di associazioni sportive, culturali e sociali, siamo concretamente vicini a

tante persone in difficoltà aiutandole a superare questo momento difficile. Il tutto, con un organico ridotto di 20 persone rispetto a 15 anni fa e con 2.500 cittadini in più. Non mi stancherò mai di ringraziare i dipendenti comunali per la qualità e l’abnegazione che mettono nel loro lavoro. Come sono i rapporti con i consiglieri comunali di opposizione? Buoni dal punto di vista personale, perché io non litigo mai con nessuno, ma decisamente migliorabili sotto il profilo politico. Io non sarò un genio, ma è impossibile che tutto quello che faccio sia sbagliato, come le minoranze vanno continuamente dicendo. Mi sembra che ad animarli sia il concetto del “tanto peggio, tanto meglio”. Come dire, se va male a Boschetto andrà bene a noi.

Questo è un atteggiamento sbagliato e scorretto che non fa onore a coloro che lo praticano e non va certo nella direzione indicata dai cittadini che li hanno votati. Non pretendo solidarietà ma almeno che si decida di remare tutti dalla stessa parte, per il bene generale della città e non per seguire dei miseri interessi di parte. Primavera 2013: ci sarà ancora Boschet­ to candidato alla poltrona di sindaco? No, basta. “Curta la xe bela e lunga la stufa” e la mia esperienza non è stata neanche così corta. Lasciamo spazio ai giovani, meglio se di sesso femminile. Mi auguro davvero che la prossima volta Lonigo sia governato da una “sindaca”.


lonigo

Recitare contro l’alzheimer di stefano canola

L’

Alzheimer oggi non si sconfigge, ma si può ritardare la sua vittoria: anche un laboratorio teatrale, in sintonia con le capacità recitative degli insoliti attori, può servire alla causa. Ad allestire questo originale “teatro dell’assurdo” è l’IPAB Villa Serena, che nella sua struttura Nucleo Ciliegio segue una ventina di persone nello stadio centrale della malattia. “Siamo partiti nel tardo autunno 2012 e strada facendo l’entusiasmo è aumentato, dopo qualche diffidenza iniziale – spiegano la psicologa Paola Erbusti e l’animatrice Samira Martorana, elementi di punta dello staff leoniceno –. Il palcoscenico è la riproduzione del classico salotto di mezzo secolo fa. Noi arriviamo dall’esterno, fingendo di essere ospiti e lasciando ai pazienti il ruolo di padroni di casa, portando ogni volta un oggetto del passato: una pentola di

rame, un macinacaffè, una macchina da cucire… Gli anziani vengono invitati a raccontare quanto ricordano a proposito dell’oggetto in questione, nel rispetto dei tempi e della naturalità della conversazione”. Ne escono collegamenti spesso frammentari, che solo apparentemente seguono l’improvvisazione ma in realtà si snodano su un canovaccio preparato dagli operatori. “Ci siamo accorti che il set teatrale è usato anche quando noi non ci siamo, gli ospiti hanno preso confidenza con quest’area e noi siamo convinti che riportare a galla i ricordi, con i limiti del caso, aiuti a tener vivi quei meccanismi mentali che la malattia purtroppo tende a spegnere – dicono ancora a Villa Serena –. Non parliamo di miglioramenti, ma che la tranquillità generale sia aumentata è un dato di fatto”.

Sopra: il salotto allestito al Nucleo Ciliegio. Di fianco: la psicologa Paola Erbusti

Complementare la proposta delle fisioterapiste Angela e Daniela. Ginnastica dolce con cadenza settimanale, movimenti semplici e ripetitivi che l’8 dicembre scorso hanno coinvolto un cerchio più grande del solito, con la musica e le parole di “Aggiungi un posto a tavola”. Sempre con l’obbiettivo di togliere posto all’Alzheimer.

Il glutine non fa La pIZZa! D ecidere di andare a mangiare una pizza con gli amici può essere un problema se si fa parte della schiera, sempre più numerosa a quanto pare, delle persone intolleranti al glutine. La celiachia è stimata in Italia in un soggetto ogni 100 persone e ogni anno vengono effettuate 10.000 nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 10%. È stato proprio per rispondere alla richieste dei clienti che a Lonigo la pizzeria The Bridge è diventata un DS Pizza Point. “Circa un anno fa ci siamo informati presso l’associazione Italiana Celiachia, poi abbiamo fatto dei corsi ottenendo tre mesi fa la certificazione di locale affiliato Ds Point” - raccontano i fratelli Samuele e Mauro Rizza. “Le procedure sono rigorose e bisogna

essere molto scrupolosi: il forno, gli sto tipo di preparazione” ci spiegano i utensili e gli ingredienti per le pizze Rizza prima di partire per Rimini dove devono infatti essere separati da quel- affronteranno il campionato mondiale li usati per le altre pizze, proprio per di pizza senza glutine... n.m. evitare ogni contaminazione con il glutine”. Poi c’è il capitolo pizze dolci, e in questo caso l’assenza di glutine diventa addirittura un vantaggio. “Le nostre pizze dolci sono senza glutine perché essendo più friabili sono particolarSamuele e Mauro Rizza mente adatte a que-

Corriere Vicentino |

72 | Area Berica


lonigo

I soliti INCIVILI! di silvia maron

S

e è vero che passeggiare all’aria aperta è un toccasana sia per la mente sia per il corpo, è altrettanto vero che la vista di immondizie abbandonate non aiuta ad apprezzare la bellezza della natura. Percorrendo a piedi il tratto di strada che congiunge Bagnolo a Lonigo si passa attraverso appezzamenti coltivati a vigneto. Ed è qui che ci si imbatte spesso in sacchi colmi di rifiuti, resti di cibo, scarpe vecchie, vestiti, scatole, lattine, tutto abbandonato dentro ai fossi. “Gli agricoltori di quelle terre - precisa l’assessore all’ambiente Dario Fasolin - ci chiamano quando la situazione di-

venta insostenibile, oppure raccolgono in grandi mucchi l’immondizia, così con un unico giro raccogliamo tutto. Il costo d’uscita degli addetti per questo tipo di raccolta è un servizio a parte, quindi un costo ulteriore che ricade sull’intera collettività, anche su quei cittadini virtuosi che compiono la differenziata in modo corretto”. E di cittadini virtuosi ce ne sono a Lonigo! Restando agli ultimi dati, Lonigo ha superato l’81% di raccolta differenziata con un costo pro capite che si aggira attorno all’86-87 euro contro i 127 euro a livello regionale! “Con la raccolta porta a porta - prosegue l’assessore - raccogliamo umido, secco, plastica, vetro e lattine, perché allora tanta inciviltà?!”

Polacco fa il bis di mario piotto

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ino Polacco è stato riconfermato presidente della Strada dei Vini dei Colli Berici. “I grandi risultati non si ottengono dall’oggi al domani - racconta a caldo - e quindi all’inizio di quest’avventura, tre anni fa, ci siamo dati un tempo di seiotto anni per vedere gli effetti del nostro lavoro”. Già adesso però qualcosa si comincia a intuire, come testimonia il successo degli eventi organizzati dall’associazione enoturistica, su tutti Gustus Itineris. “Ora c’è da proseguire sul solco tracciato, con la guida enoturistica e la promozione attraverso i social network. Perché promozione fa rima con tradizione, ma anche innovazione”.

Premio Giacomello

L

o spettacolo della compagnia teatrale Solaris (nella foto) ha accompagnato la consegna del 27’ Premio Gigliola Giacomello, proposto dal Centro Aiuto alla Vita leoniceno: vincitrice una mamma-coraggio di Cernusco sul Naviglio. Assegnato a una ragazza madre della nostra zona un generoso contributo in memoria di Medea Mizzon. s.c.

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Er testaccino de LOnigo di Lino zonin

S

guardo fiero, passo deciso e, sotto il braccio, una copia fresca di edicola del “Messaggero”: ecco a voi Bruno Vitale, romano de Lonigo. “Sbajato”. Come sbagliato, lei non è di Roma? A giornalista, nun ce provà a darme der lei, che ce conossemo da quand’eri pischello e giocavi alle marmore ar Circolo. Vabbè, Bruno, dimmi allora cosa ho detto di sbagliato. Nun è che tte sei sbajato proprio. È che nun sei stato preciso. Cioè?

vorava all’Alfa Romeo de Roma, dove lavoravo pure io. M’ha invitato a venì quassù in vacanza, io ce so’ venuto, ho incontrato sta regazza che me piaceva, io je so’ piaciuto a lei e alla fine se semo messi insieme. E tu, che abitavi nella stessa strada, me vedevi, quando d’estate la venivo a trovà. Eh, ti vedevo sì! E rosicavi, perché ‘sto fusto de romano ve stava a portà via la Perla der Circolo. Vabbè. Andiamo avanti. Nel 1968 io e Gabriella se semo sposati, lei è venuta ad abità a Roma e per quasi 34 anni avemo vissuto ne la più mejo

Io so’ lupacchiotto ar cento per cento, de quelli che ... Dovevi da dì: ecco a voi er testaccino de Lonigo. Perché tu sei nato nel quar­ tiere Testaccio, no? E ddove se no? Alla contrà de Sora? E com’è che stai qua, in mezzo a ‘sti polen­ toni? Vabbè, famo finta ch nun lo sai. Allora: ce stava uno de Lonigo che la-

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città der monno. Poi nel 2002 so’ annato in pensione, lei c’aveva norstargia de casa ed eccome qua. Hai sposato una di Lonigo, vivi qua da oltre dieci anni e ancora parli come Alberto Sordi? Ma che vvoi da me? Che me metta a fa’ er burino che dice “ciò”, “scoltame” e “va in mona”? Io parlo come magno, come m’hanno insegnato a parlà li genitori mia. E la lingua che parlo è – nun so se t’è entrato ne la capoccia er concetto – è quella de la Capitale. Caso mai dovrei essere io a cchiede a quelli de Lonigo com’è che continuano a parlà sto dialetto strano. A Brù, nun t’allargà. Io so che a qual­ cuno questa tua romanità ostentata dà fastidio. Ma no, so’ regazzi, fanno pe’ scherzà. Anzi, so’ convinto che sotto sotto a quelli de Lonigo je piace de sentì ‘sta parlata così bbella. ‘Sta vostra cittadina me piace proprio e qua c’ho solo degli amichi. Oddio, co’ qualcuno c’ho avuto da ridì ma più che altro per storie de pallone. Perché, se non sbaglio, tu sei laziale. Mortacci… Ando’ scappi? Vie’ qua che tte meno. Laziale a me nun me lo devi da dì neanche pe’ scherzo, hai capito? Io so’ lupacchiotto ar cento per cento, so’ de quelli che c’hanno solo un capitano: er Pupone nostro. Ma dimme un po’: come va er Vicenza quest’anno?.

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Washington, Il NONNO

di NIcoletta mai

E

ra arrivato quattordicenne in Italia dall’Argentina alla fine degli anni 80, su una nave assieme a tanti altri compagni. Così inizia la storia di Washington, per tutti il “nonno”, un cavallo che si è da poco spento alla veneranda età di 38 anni, dopo essere stato per tanto tempo la mascotte del maneggio Boston Club

di Alonte. “Già da bambina avevo la passione per l’equitazione – racconta la proprietaria di Washington Chiara Polacco – ma 30 anni fa trovare un maneggio in zona era piuttosto difficile. Così ad un certo punto decisi di comprare un cavallo per fare delle passeggiate. Venni a sapere che a Bergamo c’era un grosso importatore di cavalli argentini: animali robusti, abituati al lavoro e proprio per questo ben addestrati. Ricordo ancora benissimo il primo incontro con Washington. C’era un recinto pieno di questi cavalli che, essendo meticci, erano di colori e fattezze diversi. Chiesi all’importatore di scegliermene uno e lui con il lazo tirò fuori un cavallo che a prima vista mi sembrò troppo grande per me. Non mi ci volle molto però per cambiare idea. Appena salita sono

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riuscita subito a galoppare e quasi non volevo più scendere. Quello era il mio cavallo e dato che veniva dalle Americhe decisi di chiamarlo Washington. Quando lo portammo a casa piacque subito a tutti e così nel giro di dieci anni è nato il maneggio di cavalli argentini”. “Washington mi ha portato in giro per tutta Italia e con lui hanno imparato a cavalcare in tantissimi – continua Polacco – . Poi, all’incirca 16 anni fa, ha cominciato ad avere problemi alla schiena e così è stato messo a pascolo. Ma fino alla fine sono rimasti immutati il suo carattere indipendente e l’amore per gli spazi aperti, tanto che appena poteva si apriva il box da solo”. “Il nonno – aggiunge - era un bravissimo baby sitter. Gli affidavamo i puledri e lui insegnava loro il rispetto delle distanze e delle gerarchie o come posizionarsi all’aperto per proteggersi dalle intemperie. Con autorevolezza, da vero saggio”.

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Ci stiamo arrivando anche noi, pur con il nostro solito, endemico ritardo all’italiana; ma d’altro canto, a nostra parziale discolpa possiamo dire che noblesse oblige, per il Paese che è re del vino a livello mondiale. Ad ogni modo, stiamo finalmente capendo il valore e il giusto prestigio che può ricoprire sulla nostra tavola, e ovviamente nel nostro bicchiere, una buona birra. Meglio se artigianale, ci affrettiamo subito ad aggiungere, la sola in grado di fare del bene non solo al palato. Perché si dice, e si ridice: vita lunga a chi più ne beve, destinato a campare cent’anni. E ora pure la scienza medica, che certo non azzarda simili previsioni numeriche e non lo dice apertamente, in parte concorda. La birra viva, venerata fin dall’antichità – gli egiziani la somministravano ai bambini come integratore alimentare – in molti casi può essere meglio di un farmaco, coi lieviti che fanno bene alla pelle e ai capelli, il silicio e i fitoestrogeni che fortificano le ossa, la diffusione nell’organismo di colesterolo buono e di sostanze che puliscono le coronarie, e che, udite udite, contrastano le rughe per la presenza di antiossidanti. Occhio: prima di firmare il contratto per una fornitura a vita e farsi di birra mattina, mezzogiorno e sera, meglio leggere le righe in piccolo. Come tutto, nella vita, la virtù sta nel consumo moderato, a bilanciare la variabile alcolica, che dà ebbrezza, ma prima o poi fa pagare il conto a chi esagera.

Beer

Vabe’, sembra un compromesso onesto, che peraltro consente di lasciarsi (in parte) alle spalle la brutta epoca del consumo smodato, di un prodotto per troppo tempo considerato solo il succedaneo economico degli altri alcolici con cui sballare il sabato sera. La lezione che ci stanno dando i tempi moderni va nella direzione, al contrario, di una bevanda oggi quasi più da sorseggiare, da gustare a poco a poco imparando a riconoscere le sue caratteristiche, da scoprire anche per la storia che lo racconta.

Triplice fischio quindi per il derby tra calice e boccale: con buona pace dei puristi, le due tradizioni, italo francese da una parte e teutonica dall’altra, sembrano più due modi di intendere il bere consapevole, se fatto ad arte, non poi così alternativi tra loro. E quindi, prosit!

Corriere Vicentino |

77 | Speciale Birra Artigianale


Si fa presto a dire “Artigianale” La birra artigianale non esiste, sappiatelo. Spieghiamo meglio: non esiste a livello legislativo alcuna definizione chiara e univoca che stabilisca quali siano le caratteristiche da possedere per fregiarsi o meno di tale titolo. Questo in Italia, dove quindi due birre possono riportare sull’etichetta la dicitura prodotto artigianale pur avendo caratteristiche e procedure di produzione completamente differenti tra loro; accade il contrario per esempio degli Stati Uniti, dove invece il processo di produzione, laddove artigianale, è sottoposto al rispetto di rigidi criteri. Tutto ciò, dicono gli addetti ai lavori di casa nostra, a scapito dei veri artigiani e mastri birrai eredi della tradizione manuale, e a vantaggio così delle aziende di grande distribuzione, che magari si limitano alla produzione per conto terzi aggirando l’ostacolo nominale. “Una vera birra artigianale – racconta Matteo Pajola dell’Osteria Beerbante di Sossano – non può essere infinita, ma per sua natura deve andare incon­ tro a stagionalità e rotazione”. Diffidate dunque dalle imitazioni sempreverdi che spesso propinano gli scaffali del supermercato. “Noi ad esempio –continua Pajola andiamo personalmente in Belgio dove molte famiglie producono birra per sé e hanno cominciato anche ad esportare. L’ assaggiamo e ci affidiamo al passaparola, fondamentale perché le fiere sono ancora poche, per una cultura al contrario fortunatamente in crescita”.

Unemployed re-porter Quando abbiamo scovato la sua storia sul web - quasi per caso, sulle tracce di malto e luppolo nel mondo per questo speciale – non abbiamo potuto trattenere un sorriso amarotico, nonché molto, molto solidale. Lui si chiama Jon Campbell, è un giornalista freelance a stelle e strisce alle prese con le difficoltà della professione comuni anche oltre l’Atlantico. Appassionato di birra (non solo nelle vesti di consumatore) dopo che è stato silurato dalla società di comunicazione per cui lavorava, si è inventato la Unemployed Re-Porter, letteralmente la birra del reporter di­ soccupato, che si descrive come “la prima realizzata da giornalisti per i giornalisti”. Un gioco di parole con lo stile, quello di una Porter inglese, “nera, tanto nera – si legge nell’etichetta – come il futuro dell’informazio­ ne statunitense”. Eccezionale la scelta del marchio, un giornalista chino e sconsolato sulla macchina da scrivere. Lo stile Porter, duttile ed economico, era molto in voga tra gli scaricatori di porto inglesi (i porters, da cui prende il nome), e così la Unemployed si fa a mano, “in omaggio a una professione ugualmente condannata a declivio e irrilevanza”. Il grado alcolico? “Abbastanza elevato da addormentare il dolore di un transito lento, ma inesorabile verso l’oblio”.

BIRRERIA CON CUCINA APERTA A MEZZOGIORNO E SERA AMPIA SELEZIONE DI BIRRE ANCHE DA ASPORTO


Una o centomila? Parlare di una classificazione degli stili di birra è impresa quanto mai lunga e tortuosa. Questo perché davvero, è un trionfo della fantasia di chi la produce, e ogni prodotto è qualcosa di unico, non necessariamente così somigliante alle “parenti”. Qualcuno però ci ha provato. La macro-distinzione, sulla base della fermentazione, è tra le Ale e le Lager. Le prime sono birre ad alta fermentazione: un processo più veloce e ad alte temperature, che dà birre dolci e dal corpo pieno e fruttato, generalmente bilanciate da spezie amarognole. Uno stile più tipicamente british. Tutto l’opposto invece riguardo alle Lager, le tipiche birre teutoniche, che nascono a basse temperature, come da tradizione dei rigidi inverni germanici quando venivano prodotte per durare tutta l’estate successiva. Generalmente frizzanti, con una vasta gamma di colori e gradazioni alcoliche, e mediamente

Speciale Birra dal sapore luppolato. Poi ci sono le Lambic, gruppo a sé stante, delle birre a fermentazione spontanea. Infine i puristi considerano fuori dal ramo genealogico le birre prodotte con cereali diversi dall’orzo, il cui malto è la materia prima più utilizzata. “La scelta è davvero più ampia – conferma Carlo Zulian del bar birreria Perla di Arzignano – e va di pari passo con la maggiore conoscenza del prodotto da parte dei clienti. Da noi vanno forte le tedesche alla spina, anche se non mancano gli appassionati delle specialità belghe.” Il futuro? “Decisamente…amaro – prevede Samuele Gallico del birrificio Lucky Brews di Montecchio Maggiore – un amaro sostenuto, meglio se profumato e bilanciato dal malto caramellato. E poi con le birre non si finisce mai di imparare…e sperimentare. Per dire, ora noi stiamo lavorando con luppoli sconosciuti fino a ora alla produzione birraia locale.”


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Buona e sana la birra veneziana

La gradazione gentile; il gusto familiare ed esotico; la netta sensazione di avere nel bicchiere un prodotto che parla di territorio, e ricette da scoprire. No, per una volta il vino non c’entra. Parliamo di birra, così come la intende il Birrificio Artigianale Veneziano. Passione divenuta professione negli ultimi due anni, per lo stabilimento veneziano di Maerne di Martellago – unico micro birrificio artigianale della provincia lagunare. Un migliaio di giorni dopo, i numeri parlano di una produzione quintuplicata fino a un centinaio di ettolitri al mese e l’obbiettivo di arrivare a tre volte tanto. Rigorosamente non filtrata, non pastorizzata, rifermentata in bottiglia, per dirla con il linguaggio dei tecnici; buona, riassumerebbero tutti gli altri; sana, aggiungiamo noi, come tutte le birre artigianali, un alimento completo e estraneo alla chimica industriale. E come da filosofia del Birrificio Artigianale Veneziano, ce n’è per tutti i gusti. Le “storiche”, sono le birre della linea Furia: la classica bionda in stile tedesco, la nera che ricorda gli oscuri e fumosi pub inglesi, e la rossa dalla morbida dolcezza belga. La linea lanciata la scorsa estate è invece la Venexiana, quella per intenditori. Qui si va dalla fruttata Pale Ale con aroma dal sentore floreale, al secco amarotico, ma quasi caramellato, della Bitter, fino all’erbaceo e speziato che accompagna la germanica Pilsner. E poi, chi l’ha detto che una buona birra sia fuori luogo per brindare alle occasioni speciali? Per crederlo, chiederlo a Unika, la birra novità, esclusiva perché realizzata con luppoli freschi del territorio. Insomma, se è vero che chi beve buona birra campa cent’anni e che dietro a ogni birra c’è una storia, non resta che ingannare il tempo nel suo racconto. Potrebbe esserci descrizione migliore?

Birrificio Artigianale Veneziano| B.A.V. srl via Cavino, 24/E 30030 Maerne di Martellago (VE) Tel. 041 5030168 Fax. 041 5038843 info@bavsrl.it | www.bavsrl.it | www.facebook.com/bavsrl


Speciale Birra

Curiositadalmondobirra L’oscura origine della scura …e lo chiamavano “affitto” - La Guinness, birra irlandese nera per eccellenza, è prodotta a Dublino dal 1759. In quell’anno il lungimirante 34enne Arthur Guinness – non senza una buona dose di fiducia in sé stesso, aggiungiamo noi – decise di entrare nel mercato prendendo in affitto gli stabilimenti utilizzati tutt’oggi con un contratto da 45 sterline al mese (oggi poco meno di 60 euro) per…9000 anni. Per poter concordare una nuova cifra, pregasi ripassare nel 10.759.

La sete? Ci fa un baffo

- La Stout (lo stile della Guinnes di cui qui a fianco, per intenderci) è la tipica birra nera: compatta, cremosa, senza bollicine, dal retrogusto amaro con richiami di caffè. Secondo la leggenda nacque a seguito del grande incendio che distrusse Londra nel 1666: il re Carlo II decise di far usare lo stesso l’orzo bruciac­ chiato degli stabilimenti ridotti in cenere: ne nacque uno degli stili più conosciuti a livello mondiale.

Correva l’anno 1942, quando il commendator Leo Menazzi Moretti, titolare dell’omonima industria friulana di produzione di birra, passando per caso davanti a una trattoria di Udine fu letteralmente rapito da un baffuto cliente seduto a uno dei tavoli, perfetta immagine, pensò, per rappresentare la sua birra. Gli chiese quindi il permesso di fotografarlo, e quale ricompensa volesse in cambio.: “Cal mi dedi di bevi, mi baste” – si sentì rispondere in lingua friulana “Mi dia da bere, a me basta”. Il resto è storia.

Quiz…chi ne beve di più? - Non c’è storia, la Repubblica Ceca ci batte tutti, con quasi 157 litri pro capite consumati all’anno. Il podio è completato dai soliti noti, Irlanda (131,1) e Germania (115,8), dopodiché a sorpresa si inserisce l’Australia (109,9) schiacciata tra tantissima Europa. E l’Italia? Siamo ancora lontani, nonostante una lieve crescita, con il nostro 31,1.

Si chiama DegustiBeer&Food ed e l’appuntamento con la birra artigianale per veri cultori in programma a Lonigo il 15 16 e 17 marzo prossimi. Una fiera di sapori in boccale alla scoperta di gusti stili e abbinamenti culinari.

La Prima Vera birra!

LuckyBrews ha un obiettivo: DISSETARE SBALORDENDO. Lottiamo da sempre contro l’appiattimento dei gusti e dei sapori per questo produciamo birre spettacolari, profumate ed assuefacenti per ricordare al mondo che c’è un altro modo di vedere la birra artigianale. Ci affacciamo a stili di birra mai scontati, aggiungendovi un forte carico di personalità. Perché la fortuna non ve la regala nessuno, la si conquista bevendo LuckyBrews.

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sarego

L’asilo si farà a monticello di giovanni salviati

L

a nuova scuola materna di Meledo si farà a Monticello di Fara. E forse sarà già operativa da settembre, vale a dire dall’avvio del prossimo anno scolastico. Lo ha deciso l’Amministrazione comunale, che ha già affidato l’incarico per la realizzazione del progetto definitivo ed esecutivo, da presentare in Regione entro il 22 marzo prossimo. L’opera consisterà sostanzialmente in un ampliamento della scuola dell’infanzia di Monticello, in fondo a via Palladio. Per il nuovo edificio verrà utilizzata una parte dell’ampio giardino dell’asilo. Oltre alla decisione sul sito, la novità dell’operazione consiste nei finanziamenti. “La Regione Veneto – spiega il sindaco Roberto Castiglion – finanzierà circa il 75% dell’opera, con 500mila

Per il nuovo edificio verrà utilizzata una parte dell’ampio giardino dell’asilo

La scuola d’infanzia di Monticello di Fara


Orgiano euro sul costo previsto di 680mila. L’adesione al bando regionale prevede però la consegna del progetto esecutivo appunto entro il 22 marzo. Per il Comune è un risparmio enorme, di oltre 800mila euro, rispetto al progetto della nuova scuola a Meledo, che prevedeva un contributo regionale sempre di mezzo milione, ma a fronte di un costo di un milione e mezzo”. Ma, oltre a queste ragioni economiche (comunque decisive, visti i bilanci pubblici attuali) l’amministrazione ha scelto la soluzione Monticello anche per altri obiettivi, malgrado la distanza da Meledo di un paio di chilometri. “A Sarego – osserva Castiglion – con i suoi 6700 abitanti, ci sono ben sette plessi scolastici. La nuova opera punta a costituire l’inizio di una cittadella scolastica unificata, che razionalizzi l’edilizia dei plessi con alcuni evidenti vantaggi in termini di servizi agli alunni e di costi”. Il nuovo edificio verrà realizzato in prefabbricato di legno. È meglio coibentato, antisismico e permette una costruzione

rapida, una volta deciso tutto. Inoltre, la tecnica costruttiva e il sito daranno al nuovo edificio il vantaggio di essere facilmente ampliabile al bisogno. Infatti, ora la scuola materna di Meledo ospita 82 bimbi, ma in futuro questo numero potrebbe aumentare per entrambe le frazioni. Ultima sottolineatura del sindaco, la viabilità: “Per incanalare e razionalizzare l’aumento del traffico stiamo pensando ad alcune soluzioni, fra cui il senso unico per quel tratto di via Palladio. I camion provenienti dalla zona industriale e tutte le auto provenienti da sud e dirette alla statale 500 verrebbero deviate lungo via Marchi”. Questa soluzione, dunque, è sembrata alla Giunta, sentito anche il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Meledo, preferibile alle altre indagate, come l’ampliamento della scuola materna di Sarego, o le sedi che restassero a Meledo, considerate per diversi motivi impraticabili.

Cucina con noi

Q

uotidianamente veniamo tempestati da qualsiasi tipo di format televisivo, che parli di cucina: da La prova del cuoco a Masterchef, dalle semplici ricette della Parodi a Hell’s Kitchen, dalle torte lussuose al cioccolataio belga. Anche ad Orgiano si è voluti rimanere al passo organizzando un corso base di cucina con insegnante, aperto a tutti e rivolto a ogni età. “Cucina con noi”, organizzato dalla Biblioteca Civica e dalla Pro Loco, ha messo in programma cinque appuntamenti, dove si imparerà a cucinare la pasta, i risotti, la carne ed il pesce, i contorni ed i dolci per i più golosi. Il primo appuntamento sarà il 6 marzo dalle 20 alle 22.30 e continuerà con cadenza settimanale presso le cucine della Pro Loco. s.m.

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Orgiano

Il punto sulla viabilità di Silvia maculan

“U

n’altra tragedia annunciata” questa la frase che si è sentita dire ripetutamente negli ultimi tempi parlando di uno dei punti più pericolosi delle strade orgianesi, teatro di un ennesimo incidente stradale mortale. Abbiamo voluto incontrare il sindaco Marco Zecchinato per capire a che punto siamo con i lavori sulla viabilità, le risposte dalla Provincia e quali potrebbero essere le misure da prendere per evitare o perlomeno ridurre l’incidentalità. Il 23 maggio scorso si è concluso l’iter per l’opera prioritaria della variante all’abitato di Orgiano. Che novità ci sono? Purtroppo non ci sono notizie. Attualmente il bilancio regionale è fermo per via delle prossime elezioni.

Dovremmo aspettare marzo per capire se ci saranno dei finanziamenti. Per quanto riguarda in­ vece la nuova rotatoria nell’incrocio sulla strada provinciale Berico-Euga­ nea? Nel 2012 abbiamo partecipato al bando della Regione Veneto per l’assegnazione dei contributi e ci sono stati riconosciuti 100.000 euro su un costo complessivo di 195.000. Confidiamo di realizzarla nel corso di questo 2013 e di mettere, così, in sicurezza un incrocio pericoloso e cercare di ridurre la velocità sulla provinciale. Avete in mente altre misure di pre­ cauzione? Per quanto riguarda la zona di San Giovanni, sul tratto della provincia-

le Berico-Euganea, luogo dell’ultimo tragico incidente, abbiamo chiesto alla Provincia più volte di metterlo in sicurezza. Dal canto nostro, abbiamo già iniziato la procedura per l’installazione a breve di tre speed check. Questo investimento servirà anche per testare l’utilità di questi strumenti e, nel caso, installarli anche in altri punti critici.

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orgiano

Un altro cervello in fuga di silvia maculan

U

na valigia con una specializzazione in Ingegneria e Fisica dei plasmi presso l’Università di Padova e un master a Marsiglia, l’orgianese Silvano Gne­ sin otto anni fa è partito alla volta di Losanna, dove ha ultimato la parte sperimentale del master ed un dottorato presso il Politecnico. Attualmente lavora come fisico nell’ospedale universitario di Losanna dove si sta formando in fisica medica. Un altro cervello in fuga? “Dopo il master - ci racconta in poco tempo ho ricevuto una risposta positiva dal Politecnico di Losanna per lavorare su un progetto di sviluppo di un sistema di rivelatori di raggi X. I giovani italiani con una laurea tecnico-scientifica, se motivati, non hanno difficoltà a farsi apprezzare per le competenze acquisite”. Che progetto stai seguendo? Lavoro nel campo della fisica

medica: mi occupo di ricostruzione d’immagine ed analisi dati in medicina nucleare. La medicina nucleare, come altri campi della fisica applicata, trae beneficio dagli sviluppi della fisica fondamentale, quella praticata al CERN per esempio. Inoltre partecipo assieme al personale medico alla pianificazione di terapie antitumorali basate sulla somministrazione di una sostanza radioattiva al paziente e svolgo attività didattica all’università”. Come vedi il tuo lavoro in Italia oggi? Mi è successo di discutere con colleghi italiani e da quanto recepisco devo ritenermi soddisfatto di quello che ho qui. Cosa consiglieresti ai giovani che stanno per laurearsi? Che si dedichino ai loro studi con vera passione. Un’esperienza all’estero, poi, è consigliabile, anche per un arricchimento personale. Anche se poi è difficile tornare indietro. Non pensi ad un futuro rientro in Italia? Non prendo in considerazione questa possibilità almeno per i prossimi cinque anni... Però se potessi avere le stesse condizioni di lavoro che ho qui, non esiterei. Quello che mi manca di più sono la famiglia e gli amici di sempre, internet aiuta ma non sostituisce il contatto umano diretto.

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Orgiano

n o v e n ta

Arriva il Si cambia regola GIro I D di silvia maculan

a Caravaggio a Vicenza, questa sarà la 17° tappa del Giro d’Italia. Mercoledì 22 maggio il Giro, infatti, transiterà anche nel territorio di Orgiano. Il gruppo arriverà dal passo di San Feliciano, supererà la rotatoria del Crosaron imboccando la provinciale Berico-Euganea e attraverserà il centro storico nella direzione di Sossano. “Si vorrebbe creare un momento di festa, che possa avere un seguito anche nei giorni precedenti” - ci spiega il

sindaco Marco Zecchinato. E le idee non mancano. I ciclisti del Centro Sportivo si sono proposti per un cicloraduno provinciale aperto ai tesserati “Aspettando il Giro” e il Comune , in collaborazione con la Pro Loco locale, nei giorni del giro vorrebbe far degustare piatti tipici cucinati con i prodotti De.Co; in collaborazione con le associazioni e le scuole, inoltre, si promuoverà la cultura della bicicletta. E naturalmente il 22 maggio l’intero paese sarà imbandierato di rosa! s.m.

regolamenti comunali di polizia urbana dei nostri comuni sono spesso molto datati. Quello di Noventa Vicentina, ad esempio, era datato 1953 e di certo in questi sessant’anni molte cose sono cambiate. Così all’ultimo consiglio comunale l’Amministrazione ha sentito il bisogno di modificarlo. “In questi anni sono subentrate nuove normative, ma anche bisogni diversi e c’era la necessità di adeguarci ai tempi” - racconta il sindaco Mar­ cello Spigolon. “È stata tolta la limitazione del trasporto di letame nel centro abitato, cosa che ora non è più un problema spiega la comandante della Polizia Urbana Stefania Lazzaretto. Abbiamo invece limitato nel centro abitato l’apertura di nuovi allevamenti di bovini, suini ed equini, consentendo solo quelli già esistenti, sempre se l’area risulta idonea. Inoltre il reato di accattonaggio non esiste più, questo è possibile solo se non dà intralcio ai pedoni o non causa fastidi ai cittadini”. Quali sono i nuovi aspetti che avete affrontato? Abbiamo sentito il bisogno soprat-

tutto di regolamentare il rispetto della quiete pubblica, limitando l’uso di aspirapolveri ed elettrodomestiti rumorosi nell’uso di abitazioni private in certi orari o l’utilizzo di macchinari agricoli, come i decespugliatori o i tagliaerba, diversificando dall’estate all’inverno per le regole del buon vicinato. Il lavoro notturno, quando disturba la quiete pubblica, non sarà permesso senza autorizzazioni. I dispositivi antifurto, inoltre, non devono superare i tre minuti di suono e chiunque li utilizza deve impedire il difettoso comportamento (in tal caso sarà obbligo esporre all’esterno dei condomini o locali il nome di un referente o amministratore a cui rivolgersi). Importanti sono gli orari da rispettare durante gli spettacoli e l’intrattenimento serale, e sono stati riconfermati alcuni atti vietati, come imbrattere i muri, in modo da far rispettare il decoro. Una novità di questo millennio? Sarà vietato il mestiere girovago. Questo nome che abbiamo coniato e che può far sorridere si rivolge soprattutto a quei “lavori”, come i lavavetri o gli accompagnatori dei carrelli della spesa. Purtroppo spesso si tratta di extracomunitari, la fascia più debole, ma è un fastidio sentito dalla popolazione.


barbarano

n ov e n ta

A pieno Il Demanio Regime ha Detto sì F inalmente operativi, possiamo dirlo. I due nuovi palazzetti dello sport di via Frassenara, accanto alle scuole ed in zona Saline, funzionano a pieno regime dallo scorso dicembre. Le due opere, dopo mesi dall’inau-

di Silvia maculan

Q gurazione ufficiale, vengono ora utilizzate da diverse associazioni e da gruppi spontanei di giovani che lo richiedono al Comune. “Le strutture non vengono utilizzate solo dai noventani, ma anche da gruppi esterni al territorio comunale e questo non può farci che piacere” - spiega il sindaco Marcello Spigolon. La mattina sono presenti quasi esclusivamente le scuole, mentre è possibile prenotare per le ore pomeridiane e serali, sia per un’ora che per periodi lunghi, a cadenza settimanale. “Le tariffe sono ancora provvisorie - continua il Sindaco - crediamo comunque che queste strutture stiano diventando un polo sportivo importante e centrale per l’area”. s.m.

uando si dice meglio tardi che mai… Dopo ben tre anni dalla richiesta all’Agenzia del Demanio e alla Direzione per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, l’ex Casa del Fascio di Barbarano è diventata proprietà comunale. L’accordo è stato firmato a fine gennaio e il programma di valorizzazione per l’immobile prevederà la trasformazione del bene in un centro per la promozione della conoscenza del patrimonio culturale ed enogastronomico del territorio berico. Il progetto esiste e a giorni l’Amministrazione comunale, dichiaratasi felicissima della notizia, completerà una prima domanda di contributo per circa 100-150 mila euro. Il primo stralcio prevede la risistemazione della facciata con le prime due stanze, mettendole in sicurezza. Questo intervento comprende l’istituzione di un museo e di una sala per l’espo-

sizione dei prodotti tipici locali che verrà gestita dalla Pro Colli Berici. L’immobile verrà interamente messo in sicurezza, secondo le norme antisismiche, rifatti i solai ed il coperto. “La prima parte dei lavori sarà sostanzialmente strutturale. Con il secondo stralcio dovremmo già finire il piano terreno. Abbiamo dieci anni di tempo per fare i lavori ma abbiamo già parlato con alcuni politici per riuscire ad ottenere ulteriori contributi” - spiega il sindaco Roberto Boaria. Al piano terreno verrà realizzata anche la sala consiliare e polivalente di 150 mq ed una sala per gli anziani, con annessa cucina. Questa può essere utilizzata dal circolo o a seconda degli interessi dei cittadini. Al primo piano verranno creati tre miniappartamenti per anziani autosufficienti. Questi saranno convenzionati con la casa di riposo di Barbarano con cui l’Amministrazione ha già un accordo. Sempre al primo piano verrà ricavata anche un’altra sala riunioni, più piccola, per una trentina di persone.


b arb arano / albettone

Stop alla cava, per adesso di SILVIA MACULAN e luca trissino

L

a Commissione Regionale di valutazione sull’impatto ambientale ha sospeso a tempo indeterminato il progetto di cava sul Monte San Giorgio di Albettone. Soddisfatto il Comune di Barbarano che si è espresso sempre in maniera chiara e categorica sui motivi della contrarietà alla cava: “La zona è di notevole interesse pubblico per la presenza di ville storiche e la cava avrebbe interferito nettamente con parte della popolazione di Barbarano - spiega il sindaco di Barbarano Roberto Boaria. Rumori, polveri, tutto va ad intaccare l’impatto ambientale. La strada di uscita dalla cava è di proprietà del Comune di Barbarano: un errore di progettazione dell’azienda cavatrice, che non ha avuta nessun tipo di concessione!”. Per qualche mese si potrà stare tranquilli, ma sempre in guardia. Il progetto non è stato bloccato definitivamente e c’è sempre la possibilità della presentazione di uno nuovo,

fatto con le opportune modifiche. Il comitato di difesa del territorio continuerà la campagna di sensibilizzazione mentre Boaria rassicura che dal punto di vista politico ci saranno ancora pressioni. Come ha valutato questa decisione il sindaco di Albettone Joe Formaggio? “Se mi garantiscono che non si farà più neanche una cava ad Albettone sono la persona più felice del mondo - afferma Formaggio. Se invece in un futuro prossimo acconsentissero altri progetti da qualche altra parte o, peggio, approvassero i due vecchi che sono ancora in attesa, la cosa è sbagliata. Comunque aspettiamo di avere documenti ufficiali in mano perché con chiacchere e volantini si fa politica per la strada.” Il Monte San Giorgio resterà, dun­ que, per sempre indenne alle cave? Questo non lo so - continua Formaggio. Finchè non ci sarà un Piano Regionale delle cave, dove Albettone verrà considerato “territorio che ha già dato”, la parola indenne mi sembra un po’ azzardata.

La mia vita in eCuador di luca trissino

U

nire il tirocinio con la conoscenza di una nuova cultura e con l’esperienza del volontariato. È stata la scelta di Federica Magrin, ventunenne di Albettone iscritta al corso di laurea in Scienze dell’educazione all’Università di Padova. Per tre mesi ha lavorato in un asilo a Quito, la capitale

dell’Ecuador. “Oltre alla solarità dei bambini - racconta - non dimenticherò mai l’aver vissuto in una casa senza elettricità nell’Amazzonia, presso una comunità indigena, dopo uno spostamento di tre ore in canoa, e l’aver visto la pace e la lentezza che dominano sulla costa del Pacifico. E, non da ultimo, vedere i miei genitori usare Facebook e Skype!”. Che idee hai per il futuro? Dedicherò la tesi di laurea all’esperienza che ho vissuto e poi mi piacerebbe partire di nuovo verso altre esperienze.

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Il palazzo è una meraviglia di SILVIA MACULAN

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arbarano, terra ricca di bellezze naturalistiche e paesaggistiche e di prodotti pregiati, ma anche paese impregnato di storia e di cultura, ha ricevuto un riconoscimento ufficiale: il Palazzo dei Canonici, esistente già nei documenti del 1187 ma ricostruito nel primo cinquecento, è stato dichiarato Meraviglia d’Italia. Si tratta di un’iniziativa promossa dal Forum Giovani, con il patrocinio della Camera dei Deputati, dei Ministeri dei Beni ed Attività Culturali, della Gioventù e del Turismo. Il premio è stato ritirato

presso il centro congressi Roma Eventi dall’Assessore alla Cultura Elena Gaspari e dalla Presidentessa della Biblioteca Milena Padrin. È stato scelto tra le mille meraviglie italiane per la sua perfetta conservazione e tutela del patrimonio storico ed artistico,

barbarano

M

Nasce lo spazio mamme

olto spesso le donne durante il periodo della gravidanza o nei primi mesi di vita dei loro figli sentono il bisogno di un sostegno per affrontare dubbi e paure. Ecco perché, su imitazione di una realtà già esistente in altre zone, anche a Ponte di Barbarano è nato da gennaio lo Spazio Mamme, completamente gratuito e aperto ogni mercoledì dalle 16 alle 18 presso le sale parrocchiali, vicino alla Chiesa di Ponte di Barbarano. L’idea è nata da un gruppo di donne che hanno voluto mettere a disposizione la propria esperienza personale o professionale di maternità, rispondendo anche a quello che era un desiderio espresso dalle neomamme della zona. La Parrocchia ha offerto lo spazio e il Comune ha permesso un’ampia divulgazione del progetto. “Si tratta di uno spazio libero di confronto - spiegano le volontarie. Offriamo sostegno all’allattamento al seno con il controllo settimanale dell’accrescimento del neonato, cercando anche di risolvere dubbi e perplessità. Le mamme possono venire con i piccoli che avranno libertà di muoversi, di giocare, di mangiare o di essere cambiati. Il riscontro per ora è positivo, confidiamo anche nel passaparola delle stesse fruitrici del servizio e nella curiosità delle mamme ”. s.m.

Corriere Vicentino |

che è tra l’altro sede della Biblioteca, ma anche del Consiglio Comunale ed ospita nelle sue sale esposizioni d’arte. I documenti presentati hanno voluto dimostrare la storia del Palazzo ed i diversi restauri, che fu dimora di numerosi arcipreti e cardinali, e che fonde in sé elementi gotici, ma anche rinascimentali o barocchi e segni fatti durante la Rivoluzione Francese. “Un riconoscimento che verrà pubblicato nelle guide italiane di turismo e finalmente la conoscenza di questa bellezza avverrà a livello nazionale. Orgogliosi di aver raggiunto questo traguardo, speriamo venga preso in considerazione dai turisti e viaggiatori” - conclude il sindaco Roberto Boaria.

villaga Dal rampuzzolo a Raperonzolo

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ltre cento partecipanti hanno animato la cena organizzata dall’associazione Terre Narranti alla trattoria Berica di Pozzolo di Villaga nell’ambito della rassegna intitolata “La cultura con gusto”. Ampio e variegato il programma della serata, iniziata con alcune fole di una volta raccontate dalla poetessa Mirella Brojanigo, fedele custode delle antiche tradizioni beriche. È seguita la lettura della fiaba dei fratelli Grimm “Raperonzolo” da parte delle attrici Dania Mizzon e Laura Fissolo, per l’occasione abbigliate con vesti di stile rinascimentale. Raperonzolo è il nome italiano del “rampuzzolo”, ortaggio dal pregiato sapore che ha ingentilito alcune elaborate pietanze, il cui significato gastronomico è stato illustrato da un esperto di Slow Food. l.z.

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di mario piotto

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l calcio è una seconda famiglia per Paolo Beggio. D’altra parte con una moglie e due figlie femmine – “ma ho buone speranze con i loro fidanzati” confida con un sorriso – il pallone meglio farlo rotolare fuori casa. Anche perché di… case adottive ne ha trovate parecchie. 46 anni, in panchina dal 2002, anno in cui ha deciso di smettere i panni del ruvido centrale che ha seminato tackle in molti campi della seconda categoria vicentina. “Mi sarebbe piaciuto girare di più e provare altre squadre – dice – perché crescita è cambiamento, ma erano altri tempi”. Una scelta indotta dall’amico e maestro Ruggero Ciani. “Gli devo molto, perché ha capito qual era la mia strada, e mi ha spinto a imboccarla nel momento giusto”. Così nasce uno degli allenatori più vincenti del calcio dilettantistico vicentino, un Paolo Beggio fin da subito abituato a respirare soltanto aria d’alta classifica. Salva in corsa la Seconda categoria dell’Elettraimpianti, l’allora team di Sant’Urbano di Montecchio Maggiore, e l’anno dopo lo porta a uno storico quarto posto. Dopodichè va a Sovizzo (Prima), a fare la spalla di Ruggero Ciani, prima di ritornarci da nocchiero solitario un anno dopo, e centrare così la cavalcata in Promozione. In mezzo, l’esperienza di nuovo in Seconda con La Contea.

Ripensando agli inizi oggi quanto si sente cambiato? Non posso dire di essere andato incontro a un’evoluzione tattica particolare: io credo molto nel gioco adattato ai giocatori. Certo, ho imparato Le vittorie di Beggio tanto confrontandomi con i giocatori stessi 2006 – 2007 e a studiare i colleghi Sovizzo prima categoria più esperti. Per il re- Promozione sto, per me ci sono tre 2007 – 2008 momenti da curare Trissino Promozione per vincere: il prima, Eccellenza il durante e il dopo la partita. Quest’ultimo, 2009 – 2010 dove conta l’aspetto Sarego Promozione psicologico dell’assor- Eccellenza bimento di quello che si è fatto, spesso viene 2010 – 2011 trascurato, mentre per Sarego Eccellenza me è il più importante. serie D Un biglietto da visita che gli vale il salto di qualità. Passa al Trissino, e anche qui prende l’ascensore verso l’Eccellenza, prima di un sofferto esonero l’anno successivo. A seguire la storia recente, quella delle due promozioni con il Sarego e la serie D, parentesi chiusa lo scorso anno dopo un esonero e un richiamo tardivo. Qualche sassolino nella scarpa? No. Tutto ha un inizio e una fine, e non sempre ci si lascia come si spera, a volte per fattori che centrano relativamente con il campo. Ma fa parte del gioco. Sono contento di aver Corriere Vicentino |

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lavorato in alcune delle migliori strutture della provincia. Se si guarda alle spal­ le, che immagine ha del mondo dilettanti? Troppo spesso manca la calma, il divertimento. Società che vivono sull’impulso, sul guardare gli altri piuttosto che sul raziocinio… Da questo punto di vista le esperienze che ricordo con più affetto sono quelle nelle categorie minori. I decantati progetti? Non esistono. Oggi è Arzichiampo. Arriva Beggio e la squadra schizza al primo posto in Promozione... È strano perché la squadra anche prima non giocava male. Sinceramente non so cosa mancasse, forse un po’ di autostima. La strada è ancora lunga, lavoriamo per restituire a questa realtà la categoria che merita. Cosa non può mancare nel futuro di Paolo Beggio? Una cosa che mi è mancata fino a oggi: lavorare con un settore giovanile. Mi piacerebbe allenare i bambini e non escludo un giorno di farlo.


calcio a5

I Tregnago e l’A-TEAM di Stefano testoni

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ette giornate al termine del campionato, dodici punti di vantaggio sulla seconda in classifica, miglior attacco con 135 gol fatti e miglior difesa con soli 52 gol subiti. Numeri da record per l’A-Team del tecnico Roberto Tregnago, che comanda con autorità il girone B di serie D dalla prima giornata. Una stagione esaltante che, a meno di scivoloni impensabili, regalerà la meritata promozione in C2 al team arzignanese, nato dalle ceneri del Cornedo Sport. Esperienza positiva per il tecnico, bandiera del Montebello degli anni d’oro, che ha la particolarità di allenare la squadra dove gioca suo figlio Davide, portiere classe 1993 che si è messo in evidenza in questa stagione. “Allenare mio figlio è stata un’esperienza molto particolare – spiega mister Tregnago. – All’inizio della stagione, quando la società lo ha voluto

qui con me, ci siamo parlati subito in modo chiaro. Il rapporto padre-figlio durante gli allenamenti o le partite dovevamo metterlo un attimo da parte, per comportarci come un qualsiasi mister fa coi propri giocatori. Io da lui ho sempre cercato il massimo perché non volevo che da fuori qualcuno potesse dire che giocava solo perché era mio figlio. Ha dimostrato di essere cresciuto molto e si è meritato le sue soddisfazioni”. Tra qualche settimana a brindare alla promozione, intanto a fare gruppo con un team unito: “Questa è una squadra praticamente tutta nuova, abbiamo sofferto un po’ all’inizio ma alla fine i risultati ci hanno dato ragione. In avvio di preparazione ho ricordato che si vince solo se si è squadra e i ragazzi hanno compreso in pieno”. Se dovessi pensare alla ciliegina sulla torta, cosa spereresti in questo finale di campionato? Di chiudere imbattuti. Non abbiamo mai perso, sorrido pensando che in

coppa siamo stati eliminati con una vittoria e un pareggio nel girone di qualificazione. Sarebbe un bel finale di campionato, dovremo tenere alta la concentrazione e giocare sempre al massimo. Futuro, cosa vi aspetta? Questa è una società con grandi ambizioni, arrivare in serie C2 è per noi un punto di partenza. Costruiremo una squadra per essere ancora protagonisti, l’appetito come dice il proverbio vien mangiando.

Chiampo BUONO IL SECONDO

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o avevamo sentito a dicembre, pochi giorni prima del big match con la Blue Team. Jody Fumarola, numero uno dello Sporting Five Chiampo aveva caricato a dovere la sua squadra ma contro la corazzata trissinese non ci fu storia. A distanza di due mesi la classifica vede gli uomini di mister Marchetto distanti otto punti dalla battistrada ma in piena corsa per il secondo posto, al pari dei colleghi veronesi dell’Areasport, al momento avanti di un solo punto. In porta per i chiampesi

c’è sempre Fumarola, un veronese che ha messo radici, calcisticamente parlando, nel territorio vicentino. “Qui mi trovo molto bene, per me scendere in C2 non è stato difficile perché la società mi ha fatto sentire subito come fossi un veterano del gruppo - spiega il player scaligero che continua analizzando il finale di stagione che l’aspetta. - Sarà un cammino lungo e ricco di insidie, ma noi non ci nascondiamo e cercheremo di finire la regular season in seconda posizione, obbiettivo sicuramente alla portata del mio team, magari da giocarsi nella sfida diretta del prossimo 5 aprile”. Al primo posto non ci pensate più?

Corriere Vicentino |

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Il gap è pesante e il Trissino sta dimostrando di avere un passo in più, con una rosa forte e rinforzata da due arrivi cadetti in inverno. Solo loro possono perdere il campionato. Finiamo parlando di C2: hai ritro­ vato tanti vecchi amici e allenatori, segno che la categoria si sta alzan­ do di livello. Ho rivisto da avversario mister Dottori e ora dovrò giocarmela con la squadra di Piccinin, che è stato mio capitano da giocatore. È una categoria in evoluzione con realtà che possono dire la loro in ottica futura. Tra queste metto anche il mio Chiampo, che sta facendo ottime cose con la testa sulle spalle. s.t.


lonigo personaggi

Gianni Tomba L’ultima foto di stefano canola

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ccolo qua il momento del contatto, lo vedi? È stato il pilota all’esterno a chiudere la traiettoria e a colpire con la sua ruota la moto dell’avversario”. Cronaca di una domenica pomeriggio di gara in pista S. Marina, un incidente in curva coinvolge due centauri, si fatica a capirne la dinamica. Gianni Tomba ha scattato a raffica con la sua fedele Nikon e ha colto, immancabilmente, l’attimo giusto. Non avremo più le sue istantanee a chiarirci le idee nella stagione della derapata che comincerà tra poche settimane, né la sua memoria storica, una sorta di wikipedia dello speedway. Da Andersen a Zetterstrom, dagli ovali di ghiaccio della Russia ai tracciati della California: tutti e dovunque lo conoscevano, avevano avuto a che fare con lui in 40 anni da

fotografo, giornalista, addetto stampa, dirigente del MC Lonigo. Ci fosse il segno dei suoi viaggi a seguire le finali mondiali prima, i Grand Prix dopo, le varie prove di qualificazione sempre, la cartina d’Europa sarebbe un unico fittissimo reticolo. Centinaia di migliaia di km dietro alla fusione di due passioni,

fermo immagine e movimento uniti indissolubilmente. Ha lasciato la macchina sul cavalletto una delle ultime sere di Carnevale, mentre i motori si stanno risvegliando dal letargo invernale e cominciano a scalpitare sui banchi prova delle officine. In molti hanno voluto salutarlo per l’ultima occasione, prima che la terra si chiudesse sopra di lui come il coperchio dell’obbiettivo dopo le premiazioni sul podio. Molti gli erano amici, per quel suo modo diretto e disponibile ad esaudire qualsiasi richiesta, se espressa nella giusta maniera. Qualcuno, magari per gli stessi motivi, gli ha tirato contro, a volte anche dalla sua stessa barricata. Forse era il prezzo da pagare, e Gianni l’ha pagato volentieri. Ora ce lo racconteranno le sue meravigliose fotografie, con quattro campioni in controsterzo nascosti uno dietro l’altro o con il pilota che sembra venirti incontro in sella al suo destriero da 500cc o...

L’Oscar del Granfondo

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ell’officina di elettrauto che gestisce col padre si muove tra i motori, ma per lui la scintilla è scoccata con le due ruote a pedali. Nelle Granfondo di ciclismo, categoria amatori sopra gli “anta”, tutti dovranno fare i conti anche quest’anno con Oscar Girardi, al decimo anno nelle competizioni. “Il 2012 è stato da incorniciare, con la maglia di vincitore in tre classifiche finali: Challenge Giordana, Criterium Leon d’Oro e Circuito dei Nobili – racconta il 42enne di Lonigo alfiere della New Line Rovolon Cicli Pozza.

– Frutto dell’impegno in una decina di prove, col successo di Marostica e i secondi posti a Vicenza, Asiago, Rivalta (BL) e Aprica (SO). Difficile puntare al bis in questa stagione, piuttosto spero di centrare qualche bersaglio importante come la Granfondo di Feltre a giugno”. A tifare per lui sulle salite la moglie Paola, a macinare insieme migliaia di km in allenamento, quasi tutti i giorni, gli amici Mario Bortoli e Manolo Contin. Gli avversari sono avvisati. s.c. Corriere Vicentino |

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approdato in Italia a soli 12 anni. E ha esordito in serie A che non ne aveva ancora 16. Di certo ha bruciato le tappe, in una carriera che l’ha portato da Lecce alla Fiorentina e poi alla Juventus, al Manchester City, a Parma, allo Sporting Lisbona, ancora a Lecce e poi a Verona. Valeri Bojinov, 27 anni festeggiati il 15 febbraio, bulgaro di Sofia, ora veste maglia biancorossa, arrivato al Vicenza Calcio nella “rivoluzione” del mercato di gennaio, che ha cambiato volto prima alla squadra e poi alla panchina, con l’esonero di Breda e l’arrivo di Alessandro Dal Canto. Per l’attaccante maglia numero 9 Vicenza rappresenta un’occasione anche di rilancio personale. Per ritornare a grandi livelli. Quelli che sognava a 12 anni, nel settore giovanile del Lecce, quando faceva anche il raccattapalle e guardava da bordo campo i grandi: Shevchenko, Vieri, Ronaldo e Zidane. “Non è stato facile lasciare la famiglia a 12 anni – racconta Bojinov – ne sentivo la mancanza ma al convitto a Lecce c’erano tanti ragazzi e la società non ci faceva mancare nulla, sono stato accolto come in famiglia. In Bulgaria però non riuscivo a tornare. Ricordo un Natale: la società non mi ha lasciato andare, temevano che potessi non tornare più”. A Lecce arrivano le prime soddisfazioni, il debutto in serie A contro il Brescia e il primo gol contro il Bologna: un sogno che si realizza per un bambino che a Sofia giocava col pallone in strada, sull’asfalto. “Ho avuto la fortuna di avere una possibilità tra migliaia di ragazzi. Delio Rossi a Lecce mi ha lanciato. Zeman poi è stato fondamentale. Con lui sono esploso. All’inizio ci faceva correre così tanto che mi chiedevo: qui più che andare avanti, si va indietro. Ci massacrava. Ma ha avuto ragione lui”. Da Lecce arriva la Fiorentina. E poi la Juventus. Non volevo andarci a Firenze, a Lecce stavo bene. Ma era un’offerta, oltre 13 milioni più metà cartellino di un giocatore, che la società non poteva rifiutare. A Firenze però non mi sono trovato bene, già dal mio arrivo.

Valeri

Bojinov Alla Juventus, anche se era serie B, non si poteva dire no. Davanti avevo calciatori con cui sognavo di giocare. Nedved in particolare. Era il mio compagno di stanza, avevo un ottimo rapporto con lui. E poi la Juve è una società blasonata. Ci ero andato per dare una mano ma soprattutto per vedere com’era stare in una grande squadra. Al Manchester City invece poca for­ tuna. Arrivato nel 2007 mi sono rotto subito il crociato del ginocchio. Poi quando mi sono ripreso, dopo il rientro, di nuovo un infortunio al tendine d’Achille. Tutti problemi con tempi lunghi di recupero. Quando va così, significa che devi cambiare aria. Così è tornato in Italia. Al Parma. Lì stavo benissimo, ero felice, non giocavo da due anni e avevo tanta voglia di ripartire. Ho fatto 9 gol, importanti. Il secondo anno invece un po’ di problemi, le cose non sono andate come dovevano. Il resto è storia recente: lo Sporting Lisbona e il ritorno in Italia. Fino al Vicenza. A Parma avevo 5 anni di contratto, ma ancora una volta per la società è arrivata una proposta importante e così sono andato via. Ma non ero felice. Poi sono tornato a Lecce e lo scorso anno a Verona. Mi sono trovato bene ma era una questione di spazio. Ne ho avuto poco, solo 14 presenze. Il 30 dicembre ho chiesto al presidente di trovare una soluzione. E’ arrivata la chiamata del Vicenza. Ci ho pensato ma poi la società, il dt Cristallini in particolare mi ha convinto. Altre possibilità? In Italia solo chiacchiere, qualche proposta dall’estero ma viste le esperienze precedenti non volevo andare. Corriere Vicentino |

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A Vicenza i tifosi si aspettano molto da Bojinov. Per me rappresenta un’occasione di rilancio. Ma voglio soprattutto dare una mano alla squadra. Vicenza è una società con una storia importante, merita la serie A. So che i tifosi si aspettano moltissimo. Spero di contribuire con gol importanti.


Riapre completamente rinnovato nei locali e negli arredi, in una splendida cornice affacciata sui Colli Berici. La nuova gestione della famiglia Zanella, con la chef Trentin Miresa (ex Antica Osteria al Bersagliere di Vicenza) prosegue la grande tradizione dei piatti e prodotti tipici del territorio, con un pizzico di innovazione.

telefono 0444 889548 347 8275992 info@vecchiaostariatonicuco.it via Arcisi, 12 Grancona (Vi)



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