CARLO GIUSEPPE CAISSOTTI
BREVE DICHIARAZIONE DELLO
STATO DI TENDA (1765)
EDIZIONE
a cura di
FRANCESCO CORVESI
2016
CARLO GIUSEPPE CAISSOTTI
BREVE DICHIARAZIONE DELLO
STATO DI TENDA (1765)
EDIZIONE
a cura di
FRANCESCO CORVESI
2016
INTRODUZIONE
F. CORVESI
II
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
Tenda e la sua storia 1 Repertorio di fonti sulla scrittura documentaria di un centro alpino
Tenda è stata nel passato il capoluogo di una grande signoria che nei secoli ha influenzato la politica di buona parte delle Alpi Marittime. Posta a sentinella dell’omonimo passo che controllava l’accesso all’Italia Settentrionale, Tenda costituì un importante punto strategico economico e militare. Sotto di essa transitava la cosiddetta via del Sale che riforniva i paesi nord europei del prezioso minerale che giungeva dalle coste nizzarde. Uno Stato, quello della Contea di Tenda, al cui vertice si erano imposti i conti Ventimiglia Lascaris: la più antica e potente famiglia di tutta la zona. Già nell’anno 1000 questi Conti dominavano un territorio che si estendeva da Monaco a Sanremo e dalla costa fino ai possedimenti piemontesi di Limone e Vernante. Quando i Conti di Ventimiglia dovettero cedere i feudi situati sulla costa (tra cui la stessa città di Ventimiglia da cui ne assunsero il nome) si ritirarono nelle anguste gole delle Alpi Marittime e rafforzarono il proprio dominio su questo luogo di confine 2. Tenda può vantare una storia millenaria, oggetto della pratica di raccolta documentaria, condotta da eruditi locali che si susseguirono nel corso dei secoli. Purtroppo molte di queste cronistorie, che bisogna precisare non furono mai pubblicate, sono andate disperse. Di alcune abbiamo solo dei riferimenti, mentre altre raccolte ci sono pervenute sotto forma di copie eseguite da studiosi che fortunatamente poterono consultarle.
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F. CORVESI, Tenda e la sua storia. Repertorio di fonti sulla scrittura documentaria di un centro alpino, in « Intemelion - Quaderno annuale di Studi Storici dell'Accademia di cultura intemelia », 22 (2016), pp. 159-167.
2
G. BELTRUTTI, Briga e Tenda. Storia antica e recente, Bologna 1953, pp. 50-52. III
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Queste opere sono particolarmente interessanti agli occhi degli storici perché oltre a contenere notizie acquisite consultando documenti che oggi sono andati dispersi, spesso raccolgono le testimonianze orali che gli abitanti, in questo caso i tendaschi, tramandarono nei secoli circa gli eventi più importanti del proprio passato. Alcune ovviamente sono contaminate dalla fantasia “campanilistica” o per meglio dire dal “nazionalismo” con cui certi avvenimenti venivano ingigantiti o nobilitati. I principali autori di queste cronistorie furono per lo più ecclesiastici, in alcuni casi parroci oppure letterati appartenenti al ceto notabile come avvocati o notai, altre volte segretari della Comunità. Questi testi in gran parte noti hanno costituito delle fonti su cui gli storici moderni si sono confrontati 3.
Historia di Tenda (sec. XVII ?): un manoscritto dei Conti di Ventimiglia 4 Il più antico riferimento di una monografia sulla storia di Tenda lo si ritrova in un documento del XVII secolo riguardante le proprietà che possedeva il conte Giacomo Maria di Ventimiglia, ultimo signore di Caravonica e Dolcedo, morto nel 1685 5. Il notaio Mainero, in seguito alla 3
Tra essi si ricordano gli studi di: E. TISSERAND, Chronique de Provence, histoire civile et religieuse de la cité de Nice et du Département des Alpes-Maritimes, Nizza 1862; P. DEGIOVANNI, Gli eretici di Tenda, Briga, Sospello nei secoli XV e XVI, Firenze 1881; G. ROSSI, Storia della Città di Ventimiglia, Oneglia 1886; H. PANISSE-PASSIS (DE), Les comtes de Tende de la maison de Savoie, Parigi 1889; G. BELTRUTTI, Tenda: tra due frontiere, Cuneo 1947; E. HILDESHEIMER, Tende et La Brigue sous les seigneurs de la Maison de Vintimille, in « Nice Historique », 139 (1948), pp. 11-19; G. BELTRUTTI, Briga e Tenda, cit; P. STUYF, La vie economique a Tende au XVe siecle, in « Recherches Régionales Côte d’Azur et contrées limitrophes », 2 (1977); M. ORTOLANI, Tende, 1699-1792: destin d'une autonomie communale, Breil-sur-Roya 1994; B. PALMERO, Communautés, enjeux de pouvoir et maîtrise de l’espace pastoral aux confins du comté de Nice (Tende, La Brigue et Triora) en époque moderne. Une approche microhistorique, thèse doctorat Aix-Marseille I, 2005.
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G. DE MORO, Gli ultimi Ventimiglia del Maro. Una liquidazione feudale del XVII secolo, in La Storia dei Genovesi. 6. Atti del Convegno di Studi sui Ceti dirigenti nelle Istituzioni della Repubblica di Genova, Genova, 25-26-27 aprile 1985, Genova 1986, p. 414. G. MONNERET, Sulla famiglie nobili della monarchia di Savoia, Torino 1837, vol. IV, p. 310: « Giacomo Maria de’ signori di Caravonica, Lucinasco, Larseno, Carpassio. Questi moriva verso il 1685 senza prole alcuna, e succedette a lui il marchese di Ceva, di Noceto ed il conte Caissotti di Cuneo, figli di due sorelle, onde nel medesimo conte Giacomo
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morte del suddetto Conte, venne incaricato di redigere l’inventario di tutte le proprietà a lui riconducibili, allegando tra l’altro, un dettagliato descrittivo dell’archivio privato, compresa la biblioteca personale 6. In esso si evince che il nucleo più importante della raccolta si trovava nella casa di Dolcedo (IM), dove si conservano libri di diritto, filosofia e religione. Mentre nel palazzo di Caravonica (IM) si trovavano i libri della Bibbia Sacra ed una preziosa Historia di Tenda forse manoscritta e di cui non è indicato l’autore 7. Tale volume, identificato con le parole “preziosa” e “manoscritta”, dà l’idea che non si tratti di un semplice manoscritto, in quanto con il termine “preziosa” il notaio intende probabilmente la finitura dei materiali con cui è stata rilegata (utilizzando cioè cuoio pregiato e caratteri d’oro). Ne è un esempio la stessa espressione usata dallo scrivano per descrivere il volume precedente inventariato di Emilio Fenon: fasciata di coio con inscritture d’oro al di fuori 8. Su questa “Historia di Tenda” di cui non sappiamo ne l’anno di redazione ne l’autore, purtroppo si sono perse le tracce 9. La rarità dell’esemplare è indicata anche dal fatto che l’erudito Sigismondo Alberti,
Maria si estinse la discendenza per la linea maschile del suddetto conte Oberto, fratello di Filippo ed Enrico, figli del conte Filippo I ». 6 G. DE MORO, Gli ultimi Ventimiglia cit., p. 414: « Di eccezionale interesse era l’archivio privato di famiglia contenente oltre 400 pezzi distintamente inventariati: atti singoli, volumi, quadernetti, filze, ‘involti’, pacchi di maeteriale eterogeneo, originali, copie, pergamente. La distribuzione cronologica era diretta conseguenza delle difficoltà conservative: 10 pezzi del XIII secolo, 28 del XIV secolo, 47 del XV, 44 del XVI, e quasi 300 del XVII. Il pezzo datato più antico era un pergameno del 22 maggio 1214, ma non pochi erano i documenti ‘vecchi’, ‘rotti e consonti’, o ‘lacerati’ caratterizzati da grafia ‘obscura et inintellegibilis’, ‘antichissima e non intelegibile’… La biblioteca, concentrata nella casa di Dolcedò, conteneva circa un centinaio di volumi rilegati: 18 tomi legali di diverse materie, 29 testi parte in iure civili e parte concernenti la conscienza, 4 libretti de filosofia manuscritti, molti libri di devotione, 5 libri diversi d’historia ». 7 Ibidem p. 415. 8 9
Ibidem. Sono state controllate le biblioteche pubbliche di Genova, Nizza, Ventimiglia, diocesana di Albenga e Caravonica. V
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autore della storia di Sospello nel 1728 10 non lo menziona tra le fonti che consultò per la redazione delle proprie opere.
Il manoscritto del canonico Lanteri 11 Si inserisce all’interno delle fonti storiche su Tenda il manoscritto del canonico Giovanni Battista Lanteri Gaglio. Nato il 22 novembre del 1722 12 a Briga (La Brigue) dal notaio Luca e da Maria Lanteri 13, ha vissuto nella seconda metà del Settecento tra Briga e Ventimiglia. L’inizio della carriera curiale risale all’anno 1741, all’indomani dell’elezione del nuovo vescovo di Ventimiglia, il benedettino mons. Pier Maria Giustiniani. Il Vescovo, richiamandosi ai decreti del concilio tridentino e a quello metropolitano di Milano, impose il riordino di tutto l’archivio della diocesi. A tal fine chiamò ed elesse presso di sé il Lanteri a cui affidò il compito di amanuense e notaio con l’incarico di trascrivere in voluminosi registri ogni atto dei suoi predecessori e quelli da lui emanati. Impose buona grafia e chiarezza di lettere. S. ALBERTI, Istoria della Città Sospello, contessa di Molineto e di Castiglione, in Torino MDCCXXVIII per Gio. Francesco Mairesse. (Centro limitrofo ai territori di Briga e Tenda, oggi Sospel – nell’alta val Bevera – nella sua storia passa dal dominio dei conti di Ventimiglia, a quello dei conti di Provenza e diventa un capoluogo di vicaria nel 1258). 11 Archives Municipales de Tende. La trascrizione e lo studio di tale manoscritto è presente nella tesi di dottorato di J. LASSALE, Entre Provence, Ligurie et Piémont: litiges territoriaux et conflits d’alpages de la haute vallèe de la Roya (XII – XVè siècles), sous la direction de M. BOURIN, 2008, Paris I. Per l’inquadramento nel contesto storico dell’erudizione delle Alpi Marittime, v. B. TINELLI, master I Université de Chambery. Vedi anche B. PALMERO, Le Diocèse de Nice. Histoire et identitès d’une terre de contrastes, sous la direction de G. Bouis, Nice 2015. 12 ADAM, Etat Civil, La Brigue, Paroisse de Saint Martin, Baptêmes (1720 – 1733): Iohannes Baptista Lanterius Gallius filius Domini Luce notarii et Maria Lantera natus hodie baptizatus est a me C. Lanterio presbiter. Patrinus (fuit) domino Iulius Cesar Baruchius matrina Catarineta. Vedi anche C.F. FENOGLIO, Brigasques illustres et notables, in « Nice Historique», I (1948), p. 50. 13 ADAM, Etat Civil, La Brigue, Paroisse de Saint Martin, Mariages (1670 – 1733), p. 108: 1708 die 20 Iuni. Dominus Luccas Lanterius Gallius filius Petri et Maria Lantera filia Ioannis ambo huius loci dispensati tribus consuetis denunciationibus contraxerunt matrimonium in capella Sancti Philippi coram admod. Reverendo domino Lucca Barucchio assistente pro me C. Lanterio preposito et admod. d. Iohanne Baptista Philippi et Iohanne Baptista Lanterio testibus. 10
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BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
Alla morte del vescovo, avvenuta nel 1765, l’opera di trascrizione e raccolta fu completata, consistente in sette grossi volumi in folio dal titolo “Regestrum Ecclesiae Vintimiliensis” 14. Il collegamento del cancelliere con il manoscritto tendasco avviene nel 1762 quando al Lanteri venne assegnato il canonicato di San Salvatore, nella collegiata di Santa Maria del Bosco di Tenda 15. Il Lanteri gravitava già nei centri della valle del Roia, tenendo conto che nel 1758 venne eletto Priore del beneficio di Nostra Signora del Castello e di Santa Sabina in Sospello 16. L’interesse per i documenti antichi e per la storia patria caratterizzò questo letterato settecentesco che raccolse memorie e documenti in ben quattordici volumi in folio con il titolo di “Miscellanea” conservato, dopo la di lui morte avvenuta nel 1792 17, presso i suoi discendenti. Tra essi è possibile identificare una raccolta intitolata “Sommario di documenti riferiti ai Conti di Ventimiglia” da cui Girolamo Rossi trasse notizie per la sue monografie su Ventimiglia 18 e Dolceacqua 19. L’ultima opera del Lanteri fu la catalogazione e lo studio dei documenti conservati nell’abbazia di Saint Pons a Nizza. Attività che purtroppo non portò a termine 20, causa la morte avvenuta in Briga il 22 N. ALLARIA OLIVIERI, Atti dei vescovi ventimigliesi nei sec. XVI-XV-XVI in Sospello, in « Recherches régionales », 43, 161 (2002), p. 39-62. 15 ADAM, Senat de Nice, b. 01B 0211. 16 Ibidem. 17 ADAM, Etat Civil, La Brigue, Deces (1752 - 1799): 22 Septembris 1792 - Rev. Dom. Iohannes Baptista Lanteri Gagli filius quondam domini notarii Lucae et Mariae Lanteri Daron iam a secretis illusstrissimi et reverendissimi domini Petri Mariae Iustiniani monaci Monte Cassini et episcopi Vintimiliensis eiusque secretarius seu cancellarius usquem ad annum 1768; quo obiit dictus episcopus et tunc temporit canonicus Tendae sub titolo Sancti Salvatoris licet nunquam personalem depositionem dicti Canonicatus. 14
18
G. ROSSI, Storia della Città di Ventimiglia, Oneglia 1886, p. 84.
19
G. ROSSI, Storia del Marchesato di Dolceacqua e dei Comuni della Val Nervia, rist. II ed., Bordighera 1966; I ed., 1862; II ed., 1902, p. 46.
20
G. ROSSI, Cais e Saige, Cartario dell’Abbazia di S. Ponzio, in « Regia Deputazione Toscana di Storia Patria », XXXII, 1903, pp. 190-192. « Con maggiore competenza e con mire affatto disinteressate succedeva in questo utile lavoro, alcuni lustri dopo, il segretario del dotto cassinese Pier Maria Giustiniani, vescovo di Ventimiglia, per cui mandato aveva VII
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Settembre 1792 21. Girolamo Rossi ebbe la possibilità di consultare i suoi scritti a fine Ottocento 22, e secondo lo stesso storico ventimigliese, ad inizio secolo una copia del manoscritto Lanteri si trovava nella disponibilità del cav. Alessandro Guidi di Tenda 23, proveniente da un estratto che un suo antenato, il notaio Giovanni Battista Guidi segretario comunale 24, aveva copiato ed autenticato 25. L’importanza del atteso in addietro a raccogliere le antiche carte del suo vescovato, ordinate in lunga serie di volumi in folio, col titolo di Regesta. Si fu questi il canonico Gio. Batta Lanteri di Briga, il quale alla morte del suo mecenate, perseverando nel cammino fin qui battuto, volle illustrare la storia d’un monastero dei più antichi della Liguria, e che era stato alle sue cure affidato. Il vescovo di Nizza infatti, tratto dalla fama della rara coltura del Lanteri, di cui si annunziavano prossime ad andare in istampa le Antichità liguri, avevalo scelto a canonico amministrator della Badia di S. Ponzio. E nelle solitarie celle di quel decaduto chiostro prendeva egli a scriverne la storia, corredandola di un numero di documenti tre volte maggiore di quello lasciato dal Torrini, riparando così con tali apografi alla distruzione delle pergamene originali, che pochi anni dopo dovevano andar distrutte, durante il periodo rivoluzionario del 1792. Grazie alla generosa comunicazione dei volumi autografi, posseduti dal conte Gabriele Alberti di Briga e dei signori Adolfo e Leonardo Lanteri, pronipoti del canonico, potè il Cais dar opera alla coordinazione del suo Chartrier, passato alla sua morte, come già si disse, nelle mani di Gustavo Saige ». 21 C.F. FENOGLIO, Brigasques illustres et notables, in « Nice Historique», I (1948), p. 50. 22 G. ROSSI, Gli statuti della Liguria, in « Atti della Società ligure di storia patria », XIV, 1878, p. 47. « Nel 1792 soggiornando in Nizza, come beneficiato della antica abbazia di S. Ponzio, pubblicava il manifesto di pubblicazione della sua opera le Antichità Liguri; ma ne fu impedito dalla morte, che lo toglieva ai viventi nel settembre dello stesso anno. Fra i suoi manoscritti, uno in folio piccolo, contenente transunti di atti riguardanti i Conti di Ventimiglia, ci fu gentilmente dato in prestito dal signor Adolfo Lanteri, ricevitore del Registro in San Remo ». 23 G. ROSSI, Un matrimonio nel castello dei Lascaris: Beatrice di Tenda, in « Giornale della società storica lombarda », IX (1908), p. 133 in nota 1: « Questa pregevole carta… è stata da noi estratta da un volume dì apografi trascritti dall’illustre cultore di cose storiche liguri, il canonico Gio. Batta Lanteri da Briga (1722-1797), ed ora posseduta dal sig. cav. Alessandro Guidi di Tenda ». 24 G. ROSSI, Documenti sopra il contado di Ventimiglia, in « Giornale storico e letterario della Liguria », VI, 1905, p. 69: « Il sovrascritto instrumento… è stato fedelmente estratto da pergamena esistente nell’archivio di questa Comunità di Tenda di mano propria e carattere del Sig. Canonico D. Gio. Batta. Lanteri della Briga, perito degli antichi caratteri e fattane collo stesso la dovuta collazione si è trovata concordare. In fede, Tenda li 12 luglio 1784 – Giovanni Battista Guidi notaro per le Regie Patenti del 10 aprile 1770 e Segretario di detta Comunità ». 25
Ibidem, p. 67: « Essendoci venuto alle mani (non ha molto) un volume manoscritto in folio di documenti, di proprietà del cav. Alessandro Guidi di Tenda, estratti e autenticati dal suo antenato, notaro Gio. Batta Guidi, da apografi lasciati dall’erudito canonico Gio. Batta Lanteri di Briga… ».
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manoscritto consiste nel fatto che raccoglie e conserva le trascrizioni delle più antiche pergamene depositate nell’archivio della comunità di Tenda e in quelle dell’archivio parrocchiale. Molti di questi originali andarono dispersi a causa del naturale decorrere del tempo, della deperibilità dei materiali, delle sottrazioni e delle spoliazioni che nel tempo si sono succedute.
Il manoscritto Caissotti 26 Il manoscritto Caissotti è una preziosa raccolta di annotazioni riguardanti la storia della Contea di Tenda scritta dal prevosto del luogo, il reverendo Carlo Giuseppe Caissotti, nel 1765. Carlo Giuseppe Caissotti nasce nel 1738 a Tenda da Carlo Orazio e da Vittoria Vassallo 27. All’età di 23 anni è annoverato tra i canonici della collegiata tendasca, di cui ne assumerà la titolarità nel 1761 28. La sua presenza nella parrocchia di Tenda durerà dieci anni quando, nel 1771, verrà chiamato a curare le anime della vicina comunità di Saorgio 29, nella quale rimarrà fino al 1791. In seguito verrà trasferito nella parrocchia di San Michele in Sospello il 24 giugno 1798 con il titolo di
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Archives Municipale de Nice, Fond Manuscript, Abbè Joseph Bonifacy, Chronique, 1 MI 43/4. < http://www.intemelion.it/testi/caissotti.pdf > 27 ADAM, Etat Civil, Tende, Baptêmes (1684 - 1766): Ego infrascriptus baptizavi infantem natum 10 ex d.d. Carolo Oratio et Victoria coniugibus de Cassiotti, cui (impositum est) nomen Carolus Ioseph. Patrini fuerunt D. Martinus Michel Angelus Gribaldi ex urbe di Chieri, e D. Maria Angelica Guidi. 28
ADAM, Etat Civil, Tende, Baptêmes (1684 - 1766): Il primo atto che porta la sua firma è datato 30 gennaio 1761. 29 ADAM, Etat Civil, Saorge, Baptêmes (1764 - 1777): Il primo atto che porta la sua firma a Saorgio è del 03 luglio 1771. IX
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arciprete, località nella quale si spense il 22 settembre 1806 all’età di 68 anni 30. Il manoscritto Caissotti è stato redatto nel periodo in cui il reverendo tenne la rettoria di Tenda negli anni che andarono dal 1761 e 1771. Più precisamente si può dire che la data esatta della sua conclusione corrisponda al 1765 anno in cui il chierico Pietro Paganetti, autore della “Istoria ecclesiastica della Liguria” 31, richiese un contributo per integrare le informazioni riguardanti le vicende storiche-religiose della Contea di Nizza. Il testo, probabilmente custodito inizialmente all’interno della parrocchia di S. Maria del Bosco di Tenda, aveva come titolo “Breve dichiarazione dello Stato di Tenda” e confluì, dopo la scomparsa dell’autore, in qualche raccolta privata locale. Essendo un’opera non pubblicata, si ritiene che sia esistito un unico esemplare, l’originale appunto, che fortunatamente venne analizzato e studiato dall’abate Giuseppe Bonifacio 32 (l’Abbè Bonifacy) di Nizza a metà dell’Ottocento. Dobbiamo ringraziare il cronista nizzardo che copiò lo studio del Caissotti inserendolo all’interno della sua monumentale raccolta documentale sulla storia delle Alpi marittime 33. Nell’VIII tomo della sua “Cronique” sono riportati in ordine alfabetico le schede di tutti i centri dell’allora Contea di Nizza contenenti una serie di informazioni storiche e statistiche. All’interno sono presenti anche i comuni che attualmente si trovano nella parte italiana di tale antico limite territoriale, come ad esempio i centri del Marchesato di Dolceacqua
ADAM, Etat Civil, Sospel, Deces (1800 - 1807): Du mardì vingt-septienne jour du mois de Mai Mille Huit Cent Six. Acte de deces de Charles Ioseph Caissotti decedé hier a cinq heures et demi du soir, Curé de la paroisse de Saint Michel de cette ville (de Sospel), agé de soixante huit ans, né a Tende, canton de la Briga, departemente des Alpes Maritimes, et domicilié en cette ville, fils aux feu Charles Horace Caissotti, et Victoire Vassalla, ses pere et mere. 31 P. PAGANETTI, Della istoria ecclesiastica della Liguria descritta e con dissertazioni illustrata, in Genova MDCCLXV per Bernardo Tarigo in Canneto. 32 Per dettagli sul Bonifacy si rimanda allo studio di L. IMBERT, L’abbé Joseph Bonifacy, chroniqueur niçois (1771-1842), in « Nice Historique», I (1963), p. 1. 33 Archives Municipale de Nice, Fond Manuscript, Abbè Joseph Bonifacy, Chronique. 30
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Per ogni comune il Bonifacy inserisce una serie analitica di date (anni) seguita da note di diversa natura. Per alcune di queste località, come nel caso di Tenda, allega alla fine del capitolo, documenti che ne ampliano il dettaglio. Per Tenda il Bonifacy trascrive appunto il testo del Caissotti aggiungendo al termine un “Sommario”, ossia un indice, nel quale annota tutti i riferimenti (Fonte/Capitolo) utilizzati all’interno dei volumi della sua Chronique che trattano della storia tendasca. L’indice, nel suo complesso, non è di facile comprensione in quanto lo storico nizzardo utilizza un proprio metodo di catalogazione in cui indica, con la lettera dell’alfabeto l’iniziale della fonte (“A”, “S”, “C”) e con il numero susseguente, il capitolo assegnato. Nel nostro caso, per esempio, il codice S9 corrisponde al capoverso n° 9 della “ Storia di Tenda ”. La “Storia di Tenda” del Caissotti risulta avere una certa importanza perché oltre a presentare le vicende più importanti della storia della comunità, contiene i riferimenti documentali che ha utilizzato come fonti per la stesura dell’opera. Sovente sono elencate le pergamene a cui il prevosto ebbe accesso - per la sua indiscussa autorità - sia nelle raccolte della Comunità sia in quelle ecclesiastiche.
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Sono i comuni di Dolceacqua, Perinaldo, Apricale e Rocchetta Nervina. XI
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BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA sì Ecclesiastico, che Secolare dalla sua fondazione fino al presente
Raccolta dal prevosto di esso luogo D. Carlo Giuseppe Caissotti nel 1765 per informativa all’autore dell’Istoria Ecclesiastica Ligure
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BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
STORIA DI TENDA
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Tenda fondata in mezzo alle Alpi Marittime, alle radici del famoso Colle di Cornio, dall’esercito dell’Imperador Probo, mentre dalla Francia facea passaggio in Italia negli anni del Signore 285, come narra un autore chiamato Flavio Vopisco, crebbe tanto col processo del tempo, che divenne città famosa e ben popolata numerando sino a 18 mila abitanti come si ha dagli Autori, dalla Tradizione, e dal Sistema in cui si trova al presente, mentre abbenché ora non conti che 1400 anime eccettuati i forastieri pure è assai ampla sendo però una gran parte disabitata, e vedendosi molte roine, nelle quali si son poi coltivati orti, e giardini.
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Ella comprende nel suo vastissimo territorio 26 Alpi, dove l’estate pascolano moltissimi guardiani d’armenti, ed il monte chiamato Monbego monte altissimo, uno dei quattro più alti del mondo, da dove si scoprono la Provenza, il Genovesato, il Piemonte, la Savoja, ed altri paesi; all’intorno di questo monte vi son molti laghi d’acque, cioè: uno nella regione di Fontanalba di circuito mille ducento circa piedi; poco più sopra un altro di simil larghezza; nella regione attigua detta Valmasca tre laghi distanti l’un dall’altro un tiro d’archibuggio di larghezza uno di 3600 piedi, l’altro 2400 e l’altro simile a questo; mezz’ora più distante vi è un altro lago chiamato Agnello di circuito 3600 piedi, con un altro piccolo al di sopra di 200 piedi; in un’altra regione chiamata Inferno evvi un lago detto il Longo di circuito 1700 piedi, da cui sbocia il fiume Biogna, ed un altro lago parimenti ivi trovasi denominato il lago Carbone pel la di lui nerezza proveniente dal fondo, essendo però l’acqua limpida, di circuito 1400 piedi, più altri cinque laghi di 300 piedi caduno di circuito.
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In una regione al piè di detto monte trovasi una miniera d’argento aurifico dove di presente dalla primavera sino all’inverno abitano 130 circa lavoranti, e nell’inverno circa 40 con molte fabbriche, ed una cappella sotto il titolo di Santa Barbara fondata nel 1759. In un’altra regione denominata le Meschie vi è un’altra miniera di rame, ed un quarto d’ora longi dalla Villa va altra di ferro, quali però non si travagliano. 1
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Raccontasi che nell’anno 1185 circa, avendo nel suo passaggio per Tenda l’esercito dell’imperator Federico Barbarossa fatto diversi insulti agli abitanti, fu da medesimi nel suo ritorno con tal bravura assalito in mezzo alle montagne vicine alla region di San Dalmazzo, che si vidde disfatta una parte del suo esercito; onde egli con quella furia, con cui avea distrutta affatto la famosa città di Milano, giunto alla città, mise fuoco alla porta del ponte del Rio che passa in mezzo, e va a sboccare nel fiume Roja, ed abbrucciò una parte di detta città, e l’avrebbe del tutto ridotta in cenere, se diversi particolari non consapevoli dell’insulto a lui fatto da’ patrioti, non gli avessero somministrato quantità di barili di vino pel di lui esercito.
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Non ostante questa prima disgrazia, fiorì tuttavia la città sinché nel 1620 sopravvenne il contagio, da cui nuovamente nel 1631, 1632, 1633 fu quasi affatto distrutta mentre durò detti tre anni, e fu così fiero, che constrinse la gente a rifuggiarsi alla campagna, ed anche ad abbandonar la parrocchia, e servirsi in luogo di essa della Capella di S. Rocco situata vicino al convento de’ cappuccini fuori del luogo, come si ricava dal libro dei matrimoni di tal tempo, essendo economo un certo don Bartolomeo Guidi. Ammaestrati però li Tendaschi increduli agli avvisi d’un certo medico Salvagno, che in tal tempo gli fece [avvertite] del contagio scopertosi alla contrada di Sandolla, ammaestrati dico, dalla propria rovina nel 1719 in cui si temeva la peste inoltratasi sino a Tolone di Francia. Si mostrarono più diligenti, onde animati anche dagli ordini del Sovrano, attorniarono tutta la Villa di barriere, e la chiusero in modo aggiontevi anche le guardie, che niuno poteva uscire, facendo far quarantena anche a forestieri, che sopragiongevano, e mediante il divino aiuto, e queste diligenze dopo due anni di barriere ne restò libera.
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A questa seconda disgrazia del contado si aggionse nel 1707 l’invasione degli Ussari, che quantumque collegati col Duca di Savoia nostro sovrano contro la Francia, nulla di meno ammutinatisi per esser stati da detto Duca richiamati dalla città di Tolone, dove si erano già innoltrati, fecero gravissimi danni ne’ di lui Stati, ed in specie la in Tenda, ridussero gli abitanti quasi all’estrema miseria. Si tralasciano altre influenze e calamità, che han ridotto a poco numero gli abitanti, sicchè per tutte le sopradette disgrazie la città si è ridotta ad una Villa poco popolata.
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA 7
Tenda dopo esser stata sino al 476 sotto il dominio degli Imperatori Romani, e da detto anno sino al 493 sotto il dominio del Re d’Italia di nazione degli Eruli, e da detto anno sino al 570 sotto li Re d’Italia Goti, e da detto anno sino al 774 sotto li Re d’Italia Longobardi, da quali tutti soffrì infiniti danni, come raccontan il Gioffredi, il Bocca, Paolo Diacono etc. Finalmente nel 775 restò sotto il dominio del Conte di Vintimiglia chiamato Guido Guerra nobile Ligure, e famoso capitano dell’imperator Carlo Magno, che distrutti i Longobardi lo investì di quel contado quale stendevasi dal mare sino alla valle Vermegnana in vicinanza di Cuneo nel Piemonte, cioè per cinquanta circa miglia, e comprendeva sotto di se anche la valle di Lantosca, e quantumque il lodato imperatore riservasse per se solo l’alto dominio, lasciandolo nel resto affatto libero nulla di meno i di lui descendenti, che si chiamavano anche marchesi delle Alpi Marittime. In tempo di Carlo Crasso ultimo rampollo di Carlo Magno uomo da poco cioè circa l’anno 890 si resero affatto liberi senza veruna soggezione, ed abbenchè nel 996 Ottone I imperator Germano riservasse di nuovo per se l’alto dominio ciò non ostante nel 1004 circa in tempo che guerregiavan fra loro per cagion dell’impero gli italiani con i germani si ridussero di bel nuovo in perfetta libertà, e dopo aver indi dominato pacificamente sino al 1200, in cui molti luoghi del Contado di Vintimiglia si sottomisero al Re Alfonso II d’Aragona conte della Provenza, e [così] fecer a Raimondo Berengario VI conte della Provenza, e terre adiacenti nel 1218 altri luoghi di detto contado, e nel 1220 anche la città di Vintimiglia. Finalmente nel 1257 Guiglielmo conte di Ventimiglia cedè a Carlo conte di Provenza in mani del senesciallo Gherardo de Locevo le ragioni, che il fu suo padre aveva sopra le terre della Valle Lantosca, e del Contado di Vintimiglia, mediante che Carlo dasse in Provenza altre terre, le quali fruttassero cinque milla soldi, come racconta il Nostradamus nell’istoria di Provenza. In tal maniera i Conti di Vintimiglia si ridussero in Tenda, e restarono solo sul dominio della Briga, Limone, Alvernante.
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Questi conti che anche dopo perduta Vintimiglia, si chiamavano con tal titolo, e battevan moneta, presero il nome di Lascaris per aver Guiglielmo Pietro uno d’essi Conti sposata nel 1258 Irene figlia di Teodoro Lascaris il giovine imperator di Costantinopoli, e sorella dell’Imperator Gioanni rifuggiatasi in queste parti per esser stato suo fratello privato degli occhi, e dell’impero dal tiranno Michele Paleologo, come racconta monsignor Chiesa nella Corona Reale di Savoia nell’istoria de’ Concilii Ecumenici 3
F. CORVESI tenutisi per la divisione della chiesa greca dalla latina leggesi che la secondo genita dell’imperador Teodoro Lascaris il Giovine, e sorella del pupillo Gioanni si chiamò Eudossia, e che fu maritata a Guiglielmo conte di Vintimiglia dal Tiranno Michele Paleologo per non ritenere nell’usurpato impero li cognati del tradito pupillo, che col tempo avrebbono potuto darli dei disturbi avendo maritate per tal fine la maggiore in Francia e la minore in Bulgaria. 9
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Il sopradetto Guiglielmo Pietro oltre l’aver già ceduto nell’anno 1257 a Carlo Re di Napoli e Conte di Provenza le ragioni che suo padre aveva sopra le terre della Valle di Lantosca, e Contado di Vintimiglia, come si è detto di sopra, giurò di più fedeltà e si sottomise al medesimo assieme a suo fratello Pietro Balbo nel 1278, ma poi essendo il re Carlo morto li 7 febbraio 1285, ed essendo anche (in) prigione Carlo prencipe di Salerno suo figlio in mano degli Aragonesi, vollero sottrarsi dalla passata soggezione: a questo effetto si unirono con la città di Cuneo, ma il Senesciallo della Provenza ordinando a sospellesi, ed altra soldatesca del suo distretto di attaccare i conti di Tenda nel tempo stesso, che lui coi provenzali, e barcellonesi scendeva nella valle di Stura, e di Gesso contro li cuneesi, strinse talmente i detti conti, che non potendo essi essere soccorsi da veruno, prestarono di nuovo omaggio nel 1285 a Carlo II Re di Napoli, e conte di Provenza e terre adiacenti in mani del senesciale Filippo di Laverno, da cui però col processo del tempo ne restarono affatto liberi cioè nel 1346, nel qual tempo la regina Giovanna di Napoli contessa di Provenza per aver fatto appiccare suo marito Andreaso d’Ungheria perseguitato da Ludovico re d’Ungheria se ne fuggì in Provenza. Dopo aver già ricuperata la lor libertà nel 1318 in tempo del re Roberto padre di detta regina Gioanna, e benchè giurassero a questo di nuovo fedeltà ed omaggio nel 1369, ed al re Carlo III di Durazzo, che avea fatto strangolar la Regina siccome essa avea fatto al suo primo marito Andreaso nel 1383, nulla di meno nel 1388 in tempo che il re Ladislao occupato a difendere il Regno di Napoli pervenutoli da Carlo III, suo padre, di Durazzo dal Principe della casa d’Angiò che lo pretendeva, diede licenza a quei del contado di Nizza, e vicaria di Sospello, e valle di Lantosca di sottomettersi spontaneamente ai reali duchi di Savoia, i conti di Tenda si resero affatto liberi.
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA 10
Nel 1426 li 3 luglio Amedeo VIII duca di Savoia conte di Nizza comprò da Ludovico Lascaris la terza parte della Briga, e la sesta di Limone indi li 17 dicembre medesimo anno tutto il luogo della Briga prestò omaggio.
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Nel 1430 li 26 gennaio un certo Rainero discendente da questi Conti [investì] Carlo, e Luchino suoi figliuoli della Signoria d’una parte della Briga, che già trovavasi sotto l’alto dominio di Savoia. Da Carlo venne Pietro, e da questo Gioanni, che acquistò la signoria di Gorbio; da Luchino venne Celestino da cui discendono li presentanei Conti Lascaris consignori della Briga, e di Gorbio essendo Gorbio devoluto ai discendenti di questo per mancanza di descendenti del sopradetto Gioanni.
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Da sunomati Conti di Tenda venne un certo Onorato figlio d’Antonio, che circa il 1450 presa per moglie Margarita del Carretto de’ marchesi di Finale, la quale nel 1489 acquistò la signoria, e dominio del Maro, e Prelà, in questo tempo cioè nel 1463 la Comunità di Tenda fece convenzione con le castellanie di Cusio, Mendaiga, Montegrosso, e Pornasio, che sono sotto la Diocesi di Albenga concedendoli la facoltà boscandi, pascendi, seminandi in un fisso territorio con riservarsi a suo favore un annua decima di tante gerbe, che [servano] ancora al presente.
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Al suddetto Onorato successe Giovanni Antonio, che del Duca di Savoia fu investito della Signoria di sua parte della Briga, riservato però l’alto dominio e lasciò solo Anna sposata nel 1501 con Renato marchese de Villar, Sommaviva, e altri feudi, figlio naturale di Filippo II duca di Savoia.
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Da Anna Lascaris di Tenda, e da Renato di Savoia morto nel 1526 nacquero Claudio, ed Onorato. Claudio fu Conte di Tenda, Maro, e Prelà, e Sommariva. Questi lasciò una figlia unica chiamata Renata sposata con Giacomo Pagliardi marchese d’Urfè, e Onorato altro figlio di Renato Conte pur anche di Tenda, morì senza prole, essendo Governatore della Provenza nel 1572, onde nel dominio di Tenda, e nel governo della Provenza li successe Onorato suo zio figlio di Pietro figlio di Onorato assieme a Gioanni Antonio padre di Anna sposata con Renato di Savoia come sopra. Questo Onorato Governatore della Provenza morì in Parigi nel 1573 lasciando Enrichetta unica maritata li 3 luglio 1576 con Carlo di Lorena duca du Maine. Guerreggiando questi due, cioè il marchese d’Urfé e il duca du Maine per
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F. CORVESI il dominio di Tenda finalmente a richiesta del Duca di Savoia Emanuele Filiberto contrattarono con esso lui il domino di Tenda col di lei contado nel 1579 li 21 ottobre, e Sua Altezza Reale li diede in cambio Mirabello, e Santonay nella Bressa, e Lojete nel Bugei dopo aver peranche nel 1575 li 16 novembre assegnato a Renata marchesa d’Urfé Bauge nella Bressa, e Rivoli nel Piemonte in cambio del Maro, e Prelà riservando però sempre l’alto dominio, e padronanza. In tal modo cessò il supremo dominio dei Conti di Tenda, che molti secoli aveva durato.
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All’antica dignità dei Conti, di cui fu adornata Tenda deve anche aggiongersi un castello forte e delizioso situato sopra detto luogo in un eminenza, e quantumque non sappiasi di certo la di lui fondazione, ciò non ostante può benissimo argomentarsi, che sia antichissima, perché trovansi memoria, che sussisteva già nel 1200 circa. Fu distrutto assieme alla capella, che dentro l’avea, da francesi nel 1691, e se ne vedono ancor adesso le vestigie, muraglie altissime, e un torrione ancor intiero, ed altre rovine.
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Per longo tempo fu Tenda colle terre circonvicine molestata da Saraceni, ossia mori di Spagna cioè dal 731 sino al 736 in cui parte furono tagliati a pezzi da due eserciti Francese e Longobardo, parte furono sforzati a ritirarsi nelle loro spiaggie. Nel 806 di nuovo comparirono per queste parti, ma ne furono scacciati nel 840. Venuti di nuovo nel 869 dopo aver fatte diverse scorrerie, s’impadronirono nel 890 della fortezza di Frassineto vicino a Nizza dietro a cui è una rocca, sopra la quale S. Ospizio menò vita eremitica, oggidì Villa Franca, e con questo forte ricovero costrussero per queste medesime Maritime Alpi altre fortezze, e per longo tempo infestarono malamente quei contorni, sinché il gran Beroldo di Sassonia primo progenitore della casa di Savoia nel 999 coll’esercito dell’Imperadore, e coll’aiuto di quei abitanti, affatto li distrusse, come raccontan diversi autori, il Gioffredo, la Corona Reale, il Nostradami, il Bocca, ed in specie Gioanni Bullando con queste formali parole: “per testimonianza di più storici abbiamo, che nel nono secolo li saraceni di Spagna approdarono a lidi del ligustico mare, ove espugnato Frassineto vicino a Nizza, vi fissarono la sede, e per longo tempo infestarono molto quel mare, e quelle spiaggie. Frassineto era un luogo vicino ad un porto dietro a cui è una Rocca, sopra la quale San Ospizio condusse vita eremitica. Da esso, ora detto
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA Villa Franca, li Saraceni mettono in rovina non solo li più vicini Castelli, ma Nizza, Sospello, e gli altri luoghi postati tra il mare, e l’Apennino, indi vanno a Tenda situata alle radici dell’Apennino e passato il Colle entrano nella Liguria piana”. 18
Alle scorrerie dei mori Saraceni s’aggiunsero quelle dei Turchi nel 1555 circa dalle quali per diffendersi gli abitanti di questi paesi costrussero in ogni Villa sino al mare su d’una montagna una vedetta per darsi col fumo il segno della gionta de’ Turchi, e ne fa di ciò fede in questo luogo una ridotta fabricata su d’una rocca tutta nuda all’intorno, vicino alla cappella di San Salvadore, dove stava una guardia, che al vedere della vicina montagna di Saorgio alzarsi il fumo in segno del vicino nimico, avvisava la guarnigione ed i terrazzani per la difesa.
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Una spelonca detta l’ “Alma delle Cauvette” vicino alla cappella di San Salvatore ed alla sopradetta ridotta, incavata nella rocca viva con sua scala di calcina al di fuori, e due pulpiti l’uno dirimpetto all’altro pur di calcina, di circuito 40 circa piedi, rende assai probabile d’esser stata una volta il ricettacolo di alcuni eretici ostinati, che costretti ad uscire dal paese circa il 1565, ivi come raccontasi si ricoverarono, e ne fan fede alcune famiglie, che ritengono ancora il cognome Calvini dall’empio Calvino, che per queste parti fece qualche dimora, e dopo sua morte seguita in Geneva nel 1564 lasciò alcuni suoi seguaci, quali parte si convertirono, parte furono scacciati, sicchè per la Dio Grazia ne restò il paese affatto libero.
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Tenda credesi che abbia ricevuta generalmente la Santa Fede, per la predicazione di San Martino Vescovo Turonese circa l’anno 353 perché egli faticò per il Vangelo nella Subalpina, e nella Liguria, e non si trova che di poi del 285 in cui fu fondata, altri abbian predicato in que’ contorni.
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La prima parrocchia, che vi fu fabbricata si ha per tradizione, che fu la chiesa di San Lazzaro in vicinanza della Villa un tiro d’archibuggio, dove dicesi che era anticamente un piccol convento de’ Padri Benedettini, quel però che si sa di certo si è, che nel 1025 li 28 ottobre correndo la lettera dominicale fu consecrato della chiesa di San Lazaro da un certo Bartolomeo Vescovo di Vintimiglia, così attestando una scrittura, che si trovò nella cappella delle reliquie sita nell’altare di detta chiesa quando 7
F. CORVESI dopo esser stata molto tempo derelitta, e mal in ordine fu fatta ristorare, e benedire da Gioanni Caraballona nel 1727 (isc. Tend. N° ). Al presente detta chiesa quantumque sia ancora in piedi, e ben costrutta all’antica, è di nuovo derelitta e in pessimo stato e senza quadro, perché gli eredi del Carabalona non l’han più potuta mantenere per mancanza d’ogni reddito.
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Essendo però cresciuto il popolo col processo del tempo fu eretta altra Cura sotto il titolo di San Michele nel borgo del piano, e benchè non sappiasi precisamente il tempo della fondazione si suppone nulla di meno antichissima, perché fu abolita quando fu fondata nel luogo la nuova parrocchia. Siccome però detta chiesa di San Lazzaro e San Michele erano discoste dal luogo fu perciò fondata l’attuale parrocchia dedicata ad onore della gran Vergine Assunta in cielo, col titolo di Santa Maria del Bosco, perché nel di lei sito trovavansi per avanti folte boscaglie, e cos’ furono abolite le altre due, e quella poi di San Michele fu nel 1600 concessa dalla Comunità ai Padri Cappuccini, che vi fondarono un Ospizio.
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La fondazione di questa nuova parrocchia seguì circa l’anno 1300 in tempo del conte Gioanni Lascaris, come si vede dall’iscrizione posta su la porta attigua al cimitero, e scolpita su d’una pietra lavorata, che nella riedificazione di detta parrocchia fu ivi lasciata per memoria a’ posteri: nella suddetta iscrizione si leggono a caratteri gotici le seguenti parole: HOC OPUS FACTUM FUIT DOMINANTE EXCELSO, MAGNIFICO, AC POTENTI DÑO JOANNE LASCARIS COMITE TENDAE 35; e quantonque si trovi un altro Gioanni figlio del conte Pietro Balbo II Lascaris, che fiorì circa il 1403; pure si argomenta, non esser stata in tempo di questo Gioanni fondata la parrocchia, perché questo non fu conte assoluto di Tenda, e per conseguenza non tanto potente come si legge nella sopradetta inscrizione, essendo accompagnato da diversi altri fratelli, uno de’ quali chiamato Antonio ebbe la contea di Tenda, Briga, Limone, Alvernante, e fece testamento nel 1440, e i di lui figlioli furon sempre li dominanti, ed all’incontro l’altro sopradetto Gioanni si trova, che fu conte assoluto, e potente come si intitola, e senza altri fratelli. Comunque però siasi, questo è certo, che nel 1506 fu redificata detta
Secondo il Beltrutti: “Hoc opus factum fuit dominante excelso ac magnifico potente D.M.O. Io. Ant. Lascaris comite Tendae” (G. BELTRUTTI, Briga e Tenda. Storia antica e recente, Bologna 1954, p. 189).
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA chiesa nel medesimo sito, e in maggior ampiezza, come si prova dall’iscrizione posta e scolpita su d’un altra pietra lavorata che resta sotto la sopradetta continente l’iscrizione del conte Gioanni, la quale in caratteri gotici dice così: MCCCCC DIES XXV JUNII AD LAUDEM DEI ET MARIAE VIRGINIS M. LAZARIUUS GENUAE 36.
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In questo tempo signoreggiava in Tenda Renato figlio naturale di Filippo II Duca di Savoia, che avea sposato Anna Lascaris figlia unica del conte Gioanni Antonio, ed era Governatore della Provenza a nome del Re di Francia e per questo pose su la detta porta, e sopra la detta iscrizione in mezzo l’arma di Francia, da un canto l’arma Savoia, e dall’altra l’arma dei conti di Tenda, e l’istesso fece nella volta della navata più alta di detta chiesa, in cui si vedono queste tre arme gentilizie assieme a quella della Comunità.
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Affinchè nulla mancasse al decoro di questa chiesa, oltre l’esser stato di già eretta in Collegiata, fu per anche nel 1518 li 20 aprile consecrata dall’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Alessandro Fregosi vescovo di Vintimiglia, ed abbenchè un autore chiamato Ughelli dica che il lodato vescovo rinunciò nel 1502, nulla di meno dovrebbe credersi il contrario, perchè da certo don Bartolomeo Guidi Prevosto di detta collegiata nell’anno 1646 notò in un foglio del libro de’ batezzati le seguenti parole, ricavate cred’io da qualche altro libro, che ora più non trovasi: 1518 DIE 20 APRILIS ECCLESIA COLLEGIATA TENDAE CONSECRATA FUIT AB ILL.MO ET REV.MO ALEXANDRO FREGOSIO EPISCOPO VINTIMILIENSI.
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La chiesa dunque è superbissima, ampla, fatta all’antica con tre navate, con sue colonne di pietra al di dentro, e mezze colonne pur di pietra attaccate alle muraglie al di fuori, con una facciata alla porta grande attigua alla contrada, tutta di pietra e lavorata a perfezione, cioè nei due piedistalli vedonsi scolpiti le immagini d’un arcivescovo, e d’un vescovo; sopra questi due leoni di alto rilievo, che sostengono sulla schiena due colonne pur di alto rilievo, e tutte di un pezzo una per ciascheduno, quali alzarsi
Ibidem, p.189: “MCCCCC dies XXV Iulii ad laudem dei et Mariae Virginis m. Lazariuus Henricus de Genua fecit”.
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F. CORVESI sino alla metà dell’alta muraglia di detta facciata e sostengono una macchina tutta d’un pezzo, e attorniata dalle sue cornici fatta a mezza luna, nella di cui parte inferiore vi sono le statue dei 12 apostoli col Redentore in mezzo sotto dei quali leggonsi queste parole: 1562.16. MAII MASTRI PETRUS ET BARTHOLOMEUS VARENCES FRATRES A GENUA FECERUNT 37. Nella metà di detta machina vi è scolpito in rilievo l’imagine della Vergine Assonta in Cielo, e nella parte superiore vi è l’arma gentilizia de’ Conti, rappresentante anche quella di Savoia sopra della quale pel passato trovavasi una bella corona pur di pietra, qual fu diroccata diversi anni fa da un tiro d’archibuggio mentre nella piazza del Trabe dirimpetto di detta chiesa faceasi lo sparro nella processione del Corpus Domini; nell’una e nell’atra parte di detta machina trovansi due statue d’un altezza ordinaria nel cui ventre vedonsi le arme della Comunità con questo motto scolpito sopra di esse: I D P O T U I T U N I T A S , il che da a conoscere non esser detta chiesa opera dei soli Conti, ma bensì di tutto il popolo, trovandosi anche nei libri della comunità, che essendo soliti i particolari facoltosi distribuir ogni anno una sontuosa e publica elemosina, si tralasciò quell’usanza per costuire con quelle limosine la sopradetta chiesa. Il campanile poi di questa collegiata è d’una bella altezza, che contiene in se oltre una campana assai grossa sotto il titolo di Santa Maria benedetta nel 1655 da monsignor Mauro Promontorio di ritorno da Torino, e nella sua prima visita. Anticamente nel campanile era la torre della Città, e perciò vedesi ancora sopra la sagrestia l’antico campanile. 27
Dal 1728 sino al 1745 si è rimodernata, e abbellita detta chiesa, fatti diversi travagli, ed in specie si è fabbricata una nuova sagrestia ampla, e magnifica con la volta tutta dipinta, e vagamente adornata, e si sono aggionte ed aggiustate con politezza due stanze alla casa parrocchiale.
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Tenda dopo esser stata soggetta a vescovi di Vintimiglia sino al 1357, allora restò soggettata al vescovato di Sospello eretto per la potenza dei Re di Napoli conti della Provenza presso i Papi in Avignone sedenti, che fu consegnato al vescovo fra Pretorio soggettandoli le terre del contado di Vintimiglia suddite della Provenza inclusivamente al contado di Tenda, qual
37 Ibidem, p. 190: “1562 XV Maj. mastri Petrus et Bartholomeus Varenses fratres a Genua fecerunt”.
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BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA restò soggetto in tempo del vescovo Bertrando successo a Pretorio l’anno 1370, e del vescovo Pietro successo a Bertrando l’anno 1390. 29
Nel tempo del vescovo Pietro la Comunità di detto luogo di Tenda convenne con vescovo di Vintimiglia Benedetto di pagare a lui le decime, che sin allora avea pagato a Pietro vescovo di Sospello, come alla distesa leggesi nel seguente istrumento ricevuto da Gioanni Daniele di Tenda: ANNO DÑI MILLESIMO QUATERCENTESIMO SECUNDO, INDICTIONE DECIMA, DIE DECIMA QUARTA APRILIS. VEN.IS DOMINUS FR. BARTHOLOMEUS CALLIMARIUS DE ORDINE S. BENEDICTI, VICARIUS GENERALIS ET PROCURATOR VEN.IS ET REV.DI IN CHRISTO PATRIS DOMINI BENEDICTI DEI GRATIA ET APOSTOLICA SEDIS EPISCOPI CIVITATIS VINTIMILII DEDIT, TRADIDIT ET DONAVIT OMNES ECCLESIAS CAMPESTRES TERRITORII
TENDAE FRANCISCO CORVESIO ET IOANNI DANIELI FILIO JOANNIS, SINDACIS ET SINDICATORIO NOMINE HOMINUM UNIVERSITATIS TENDAE, USQUE AD ANNOS NOVEM PROXIME VENTUROS AD HABENDUM, TENENDUM, ET
QUONDAM
POSSIDENDUM CUM OMNIAM ET REQUISITIONE DICTIS ECCLESIIS MODO ALIQUO PERTINENTIBUS INFRA PRAEDICTUM TERMINUM: TALI PACTO, ET CONDITIONE RESERVATIS, QUOD DICTI SINDACI, VEL EORUM SUCCESSORES DICTAE
UNIVERSITATIS
DEBEANT, ET
TENEANTUR CONSTRUERE, REPARARE ET COOPERIRE DICTAS ECCLESIAS, VEL ALIQUAS EARUM, QUAE SUNT DIIRUPTAE, ET DISCOOPERTAE.
ITEM
D. BARTHOLOMEUS SINDICOS UNIVERSITATIS TENDAE DE
PRAEDICTUS FRATER
NOMINE QUO SUPRA, ABSOLVIT, ET AQUITAVIT DICTOS NOMINE
SINDICATORIO
DICTAE
DECIMIS, QUAE FUERUNT IN TEMPORE
ELAPSO DATAE ET
EXHIBITAE DÑO FR. PETRO EPISCOPO CESPITELLI, FACIENS DICTIS
SINDACIS
FINEM, REMISSIONEM, ET AQUITATIONEM, ET PACTUM
DE ULTERIUS NON PETENDO ABSOLVENS, ET LIBERANS EOS OMNI MODO ET FORMA, ET IURE, QUIBUS MELIUS POTEST.
VICEVERSA DICTI SINDACI PROMISERUNT SOLENNI STIPULATIONE DARE, ET SOLVERE DECIMAM IN FESTO S. MICHAELIS PROXIME VENTURI PRAELIBATO R. D. BENEDICTO EPISCOPO VINTIMILII, VEL DÑO FR. BARTHOLOMEO EIUS VICARIO, ET PROCURATORI TALI PACTO, ET CONDITIONE RESERVATIS, QUOD DICTUS D. 11
F. CORVESI BARTHOLOMEUS VICARIUS, ET PROCURATOR DICTI DOMINI EPISCOPI PROMISIT, ET CONVENIT PRAEDICTOS SINDACO NOMINE SINDICATORIO COMMUNITATIS TENDAE DEFENDERE, ET SUBSTINERE, ET EOS CONSERVARE ILLAESOS, ET INDEMNES AB EPISCOPO CESPITELLI DE EORUM GRAVAMINE, DAMNIS, ET INTERESSE, ET EXPENSIS, QUAE, VEL QUAS PATIENTUR HOMINES DE TENDA, VEL ALIQUI EORUM IN ALIQUO LOCO TAM ECCLESIASTICO, QUAM SAECULARI. ALIOQUIN SI EPISCOPUS CESPITELLI, VEL EIUS PROCURATOR DETINERET, VEL ARRESTARET HOMINES DE TENDA, VEL ALIQUEM EORUM REALITER, VEL PERSONALITER IN CESPITELLO, IN NICIA, IN PROVINCIA, VEL IN ALIO LOCO OCCASIONE DICTAE DECIMAE; TUNC PRAEDICTUS DOMINUS FR. BARTHOLOMEUS NOMINE QUO SUPRA, SI NON POSSET EOS HOMINES, VEL ALIQUEM IPSORUM CONSERVARE ILLAESOS, ET INDEMNES, PROMISIT, ET CONVENIT SOLEMNI STIPULATIONE, QUOD ABSOLVET, ET REMITTET DECIMAM SINDICIS COMMUNITATIS TENDAE; ET NULL MODO DICTI SINDACI VEL EORUM SUCCESSORES PRAELIBATO DÑO EPISCOPO VINTIMILII, NEC EIDEM DÑO FR. BARTHOLOMEO EIUS VICARIO ET PROCURATORI DARE ET SOLVERE DEBEANT, NEC TENEANTUR. ACTUM TENDAE IN DOMO MEI NOTARII INFRASCRIPTI PRAESENTIBUS DÑO PRESBYTERO IOANNE GIBELLO, ET CORRADO ABO DE CIVITATE VINTIMILII, ET DÑO PRESBYTERO IOANNE PASTORELLO DE BRIGA.
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Morto il Vescovo di Sospello Pietro fu questo Vescovato unito a quel di Vintimiglia.
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Sei sono i canonicati compreso il Prevosto, che al presente si trovano in detta Parrocchia eretta in colleggiata con i tre primi canonicati nel 1440 circa dai Conti di Tenda. Il quinto canonicato fu fondato nel 1662 dal Sig.r Onorato Arnolfo allora governatore del castello di questo luogo. L’ultimo fu fondato nel 1762 dal Sig.r Canonico D. Gioan Battista Molineri.
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Nel 1758 il sig.r Cavaliere Francesco Antonio Pagliari di Tenda abitante nel Messico fece donazione alla prevostura di esso luogo, che ne era assai bisognosa di tutti i suoi beni ivi esistenti, con obligazione d’alcuni
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA anniversari, e di far nel giovedì Santo la lavanda de’ piedi a 12 poveri locali, con dar a ciascuno di essi una fissa limosina. 33
Otto altri benefizii trovavansi anticamente in detta Collegiata detti volgarmente le Cappellanie del Carmine, perché li beneficiati officiavano la metà dell’anno in una Capella dedicata alla Santissima Vergine del Carmine propria de’ Conti posta in detta chiesa, dove trovansi ancora le arme gentilizie, e la sepoltura di detti Conti, sulla di cui lapide conservata anche nella reedificazione della chiesa vedonsi scolpite a caratteri gotici queste parole: HIC IACET MAGNUS ET POTENS MILES HONORATUS COMES XXMILII ET TENDAE AC QUI OBIIT DE ANNO MILLESIMO QUADRINGENTESIMO SEPTUAGESIMO
QUARTO
DIE
PRIMA
FEBRUARII
VENENATU
A
PETRINUM PALP 38.
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Quattro di questi benefizi erano del Prevosto, e dei tre antichi Canonici il reddito de’ quali non si sa precisamente qual fosse. Trovasi però, che il prevosto aveva ogni anno cento fiorini. Questi benefizi instituiti dal Conte Renato o sia Rainero di Savoia, marito d’Anna Lascaris, furono abolite per giusti titoli circa il 1637 da madama Reale Cristina vedova di Vittorio Amedeo I°, e madre tutrice di Franesco Giacinto, e poi di Carlo Emanuele II duchi di Savoia.
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In detta Collegiata vi sono in tutto dodeci altari, cioè l’altar maggiore in cui fu eretta: I. la Compagnia del Corpus Domini sin dalla fondazione della Parrocchia; II. la Compagnia dei SS. Apostoli Pietro e Paolo nel 1661 li 6 gennaro approvato da monsignor Mauro Promontorio vescovo di Vintimiglia gli 8 ottobre medesimo anno; III. la Compagnia del Crocefisso nel 1725 approvato da monsignor Mascardi; IV. Una rettoria sotto il titolo di Santa Caterina vergine e martire fondata dalla Casa Angelleri. Dalla parte del vangelo è l’altare della Beata Vergine da Monte Carmelo in
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Il Beltrutti annota: “Hic iacet magnus et potens miles Honoratus Lascaris comes Vintimilii et Tendae qui obiit anno MCCCCLXXIIII die V februari venenatu a Petrinu Palpag…”.
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F. CORVESI cui è eretta: I. la Compagnia sotto tal titolo nel 1659, come si vede da una iscrizione posta sull’ancona di detto altare: DEIPARAE DE MONTE CARMELO, DD. LUDOVICI GALLIAE REGI ET AMEDEO SABAUDIAE DUCI IN REGIO SABAUDORUM SACELLO
[ANN…] CAROLO EMANUELE II SUB DIE XXVI FEBRUARII ANNO DOMINI MDCLIX CAPITANEUS [LUCHINUS] CASTANEA POSUIT, ET EIUSDEM BEATA MARIA VIRGINIS SODALITIUM EXCITAVIT; II. una Cappellania del fu Claudio Cabagno nel suo ultino testamento degli 8 marzo 1665; III. una Cappellania dal Rev.o F. D. Luca Alberto nel 1735; 37
L’altare di San Giuseppe eretto nel 1618 li 2 agosto, come si vede dall’iscrizione posta in esso, di gius patronato dei Grilli, Corvesi, Cacciardi chiamato anticamente la Madonna di Grazie.
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L’altare di Santa Lucia di gius patronato dei Caissotti dotato con obligo di messe nel 1685 li 6 febbraro dal fu Gioan Battista Gallarato nel suo ultimo testamento.
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L’altare della Concezione di gius patronato dei Caraballona, e Bosii dotato per instromento dei 10 giugno 1665 dai signori Gioan Francesco e Michelangelo fratelli Cotta; in cui nel 1752 fu eretta una Capellania dal fu Gioanino Chianea [Megiola], della quale ne hanno la nomina il Prevosto pro tempore, e gli eredi Chianea di detto Gioanino.
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L’altare di Santa Agata di gius patronato dei Chianea, in cui fu eretta una Capellania dal fu R. D. Antonio Chianea poi cappuccino nel suo testamento delli 12 gennai 1601.
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L’altare di Santa Brigida di ius patronato dei Cotta fondato nel 1622 come si vede dall’iscrizione posta nel quadro, dotato dal fu fra Guglielmo Cotta agostinaino nel 1677.
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Dalla parte dell’Epistola: L’altare di San Michele di gius patronato degli Arnulfi fondato nel 1524 li 19 maggio, come si vede dall’iscrizione posta sotto i piedi del Santo, in cui fu eretto il canonicato sopradetto dal sig.r Governatore Arnolfo. L’altare di San Gioanni Evangelista, prima dei signori Cassii, poi da esso
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BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA ceduto al sig.r capitano Gioanni Chianea, e da questo ristorato, come si vede dall’iscrizione posta nel quadro: COELORUM REGINAE, DIVO IOANNI EVANGELISTAE IOANNES CHIANEA COMES D. 39 STEPHANI DUX PATRIAE MILITIAE PIE DICAVIT ANNO DOMINI 1624. In quell’anno fu dal medesimo ivi pur anco eretta una Capellania.
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L’altar del Rosario in cui fu eretta: I. la Compagnia sotto tal titolo per bolla del padre Serafino Sicco procuratore, e Vicario Generale dell’Ordine di San Domenico nell’anno 1612 li 21 giugno; II. una Capellania de fu signor Luchin Davevo li 26 agosto 1632; III. una Capellania del fu Lorenzo Brocco circa nel 1635.
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L’altar del Suffraggio, in cui è eretta: I. una Compagnia sotto tal titolo la di cui più antica memoria si è nel 1656 in cui furono approvati i di lei capitoli, essa però è la più antica dopo quella del Corpus Domini, aggregata all’arciconfraternita di Roma detta della Morte, come si vede da una lettera scritta in istampa dai Governatori, e Guardiani di detta Arciconfraternita ai fratelli della Compagnia del Suffraggio di questo luogo li 13 settembre 1724, in cui si invitano ad andar a Roma per l’Anno Santo imminente; II. una Capellania fondata per meglio adempir agli oblighi di messe fatti alla compagnia provenienti da diversi legati di particolari; III. altra Capellania istituita dal sig.r Capitano Giacomin Chianea nel suo ultimo testamento delli 13 marzo 1678; IV. altra capellania del fu sig.r Capitano D. Gio. Antonio Salvagno sotto il titolo di Sant’Antonio nel suo ultimo testamento dei 21 maggio 1735 qual dopo morte del Capellano presentanoe resterà unita al canonicato antico posseduto dal sig. D. Domenico Lanza; V. l’altra cappellania del fu Sig.r D. Gioannino Daveo prevosto di questa Colleggiale nel suo ultimo testamento del 22 settembre 1745 con obligo di nominar un capellano della discendenza dei Cassii, qual hanno il giuspatronato.
È scritto “D.” ma si intende “S.” per Santo Stefano.
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F. CORVESI
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Per l’ultimo l’altare di San Carlo in cui fu eretta: I. l’una Compagnia sotto il titolo di M(aria) Vergine del Buon Consiglio nel 1756; II. una capellania del sig.r capitano Giorgio Castagna.
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In detto luogo vi sono due confraternite, una sotto il titolo della Santissima Annunciata dei disciplinati, la cui fondazione non si sa per esser anchtichissima, vedendosi la capella antica a canto della nova tutta dipinta conforme usavasi anticamente; ha questa confraternita un Monte di Pietà di cento e più staja di granaglie, quale nella primavera in tempo dei bisogni si distribuiscono a poveri con obligazione di restituirne un altrettanto al novo raccolto.
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L’altra confraternita è sotto il titolo della Misericordia, la cui capella è dedicata a San Gio. Battista fondata li 26 marzo 1592, in cui fu pur anche fondato il monte di pietà di cento e più staja granaglie, che si distribuiscono come sopra: il tutto si vede dal libro di detta confraternita, segretaro Luchin Cotta e l’anno 1675 fu costrutto l’oratorio che ora si trova nella piazza, sendo stati sin da allora nella Capella di S. Spirito posta sovra la parrocchia pochi passi distante.
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A questa contraternita fu aggregata nel 1758 assieme al suo monte di Pietà del medesimo sistema degli altri la confraternita della Santissima Trinità aggregata a quella di Roma fondata nel 1596 perché più non poteva sustistere per il poco numero de’ fratelli.
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Al fin della villa verso il Piemonte attigua alla porta antica della città, v’è una capella della comunità sotto il titolo della Santissima Annonciata, in cui fu eretto un benefizio ecclesiastico circa il 1690 del fu sig.r Canonico D. Marc’Antonio Mollineri.
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Nel borgo detto il Piano verso Piemonte dove sta la soldatesca col comandante vi è una capella sotto il titolo di S. Gaetano di gius patronato dei Guidi, perché da essi fondata, e dotata nel 1706, e benedetta dal P. Maestro Daveo li 12 settembre.
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Poco più sopra vi è il convento de’ padri Capuccini, come dalle notizie inviate dal Padre Guardiano. I padri Capuccini dopo essere stati qualche
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA tempo alla Briga se ne vennero in questo luogo nel 1600, e fondarono un Ospizio sendoli stata concessa dalla Comunità la chiesa sotto il titolo di San Michele Arcangelo, indi nel 1635 fondarono il convento, qual dopo esser stato un tempo vicaria, fu poi eretto in guardiania nel 1[…]. 53
Vicino ad esso Convento vi è la capella di San Rocco della Communità fondato molto tempo avanti il contagio, accaduto nel 1631, perché in tal tempo serviva di parrocchia.
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Poca discosta da questo trovasi la Capella di San Bernardo pur della Communità di cui si vedono le arme nella facciata.
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Vicino a questa è la capella di San Giacomo dei Guidii, fondata li 15 giugno 1611 con obligo di nominar un Capellano.
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Vicino poi di questa è la capella di San Sebastiano dei Chianea fondata dopo il contagio, cioè nel 1634, qual serve ora di ridotta per li soldati, che vi fanno d’inverno la guardia per le contrabande.
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Tre quarti d’ora più lontano sulla strada reale del Piemonte trovavasi una Capella sotto il titolo di San Pancratio ristorata nel 1652 da m. Orazio Chianea fu capitan Gioannino, e benedetta li 11 maggio dal prevosto d. Bartolomeo Guidi di commisione di monsignor Lorenzo Gavotto, e finalmente dotata dalla fu Sig.ra Margarita Chianea nel suo ultimo testamento del 6 Agosto 1693. Fu questa capella distrutta dal vallone che li resta di sopra nel 1745 li 27 novembre in cui cadde un tal diluvio d’acque, che poco mancò, che non distruggesse anche il [……..].
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In una regione ivi vicina detta Canaresse fu nel 1717 fondata e dotata dai Sig.ri Guidi una capella sotto il titolo di San Pietro d’Alcantera.
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Un quarto d’ora più sopra nella region di Vicula trovasi la cappella della Beata Vergine sotto il titolo della Visitazione proprià della Communità, che per voto fatto in tempo del contagio sudetto la fondò, e di più si obbligò a far la di lei festa, ed una novena di processioni nove domeniche avanti, il che si pratica ogni anno ancor di presente da confraternite, e quantunque sia stato rilasciato dal Pontefice il voto di far la festa di precetto ciò non ostante d’ordinario si fa, ed in tal giorno vi và in processione anche il Capitolo ed il Clero. 17
F. CORVESI
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Un’ora circa lontano da questo Santuario vicino al famoso colle Cornio così pericoloso nell’inverno, e sulla strada regia, trovasi una capella sotto il titolo della Santissima Trinità con un ampio palazzo quartier de’ Soldati, dove pur anche sta di continuo un ostriere per commodo de’ passeggieri. Questa fabrica essendo per lo passato angusta, e poco commoda fu dai Cavalieri di Santi Maurizio e Lazzaro, che ne sono i padroni con tutti i beni ad essa annessi sotto titolo di Commenda. Fu disfatta da fondamenti, e fondato detto ampio palazzo, e quartier de’ Soldati nel 1758, e nell’anno seguente fu parimenti disfatta la capella, e di nuovo fabbricata con miglior garbo, e benedetta. Communemente dessa chiamasi la casa di Corni, come dicesi da un certo Cornelio Papa, che fuggendo le persecuzioni ivi si nascose in una vicina caverna. La commenda ivi eretta era anticamente un benefizio, e Clemente VIII con bolla dei XV giugno 1604 la incorporò all’ordine militare de Santissimi Maurizio e Lazzaro della città di Torino, unito da Gregorio XIII sub regula cisterciensi.
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In un’altra regione verso il piemonte detta Riofreddo trovavasi una volta una Capella sotto il titolo di San Domenico dei Sig.ri Guidi fondata, e dotata nel 1694 li 28 luglio, ma ora non se ne vedono più nemeno le vestigie. Per commodo però de’ Guardiani di armenti, che in numero competente pascolano nelle circonvicine montagne in tempo di estate fu fondata in una prospettiva sita in detta regione per industria del signor Canonico D. Gio. Battista Molineri nel 1761, e dal medesimo dotata un’altra capella sotto il titolo della Consolata.
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In un’altra regione ivi vicina detta Avame vi è una cappella sotto il titolo della Madonna della Neve propria dei Signori Cassii fondata e dotata nel 1692 circa dal fu signor Michel’Angelo Cassio.
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Un ora più sotto verso Tenda in una regione detta della Pia trovavasi per il passato una Capella sotto il titolo di san Giuliano distrutta da poi del 1720.
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Sopra della villa su d’una scoscesa montagna trovasi la Capella di San Salvatore dove fondata e dotata da un certo canonico Molineri, alla quale vanno in processione le confraternite la seconda [festa] di Pasqua. Questa Capellania ora è annessa ad un canonicato antico della colleggiata d’esso luogo.
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA 65
Vicino alla villa verso Marina, ma fuori della strada reale vè una Capella sotto il titolo di Santa Caterina, qual derelitta dalla Comunità trovandosi senza dote fu dal Signor Preposto D. Paolino Vassallo dotata nel suo ultimo testamento dei [..] giugno [1711].
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Dopo più sotto, ma sulla strada reale vi è una Capella sotto il titolo di S. Croce derelitta dalla Comunità, e ristorata, e dotata dal fu mastro Gio. Battista Gallarati, e benedetta dal sig. preposto D. Bartolomeo Guidi nel 1655 li 12 giugno. Questo Gio. Battista per aver fatto voto di reedificar quella capella nell’anno del contagio sopradetto, fu da esso preservato con tutta la sua fameglia.
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Vicino ad essa trovasi una Capella sotto il titolo della Madonna della Neve, e de’ santissimi Giuseppe ed Antonio fondata nel 1660 circa dal fu Signor Agostino Vassallo dopo Governatore del Castello di Tenda, quale per anche nel suo ultimo testamento dei 3 giugno, e codicillo dei 13 agosto 1678 fondò un beneficio laicale con nome di Priorato, e sotto il titolo de’ Santissimi Giuseppe ed Antonio indipendente da qualunque Vescovo o Magistrato con obligo al beneficiato di una messa quotidiana, e col peso di alloggiare nel loro passaggio i Padri Osservanti Riformanti di San Francesco, avendo il ius nominandi il padre guardiano del Convento di Saorgio di detto ordine.
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Un quarto d’ora più lontano da queste trovasi un’altra capella sotto il titolo di San Gerolamo fondata e dotata dal fu sig. Luchino Contes nel 1659, qual ora è annessa ad un canonicato antico della colleggiata di esso luogo.
69
Mezzo’ora più lontano da questa Capella pur anche verso Marina, e sulla strada reale, torvasi un Convento de’ Padri Eremitani di S. Agostino fondato nel 1490 con l’industria de’ padri, e con l’aiuto della Communità, e particolari del luogo, e dandone il sito il Conte Petrino Lascaris, come il tutto si vede dai libri della Communità essendo vicario Gioanni Cotta, e sindaci Pietro Arnolfo e Onorato Guido. La chiesa però sotto il titolo di San Dalmazzo fu fondata molto tempo avanti, come appare da una bolla d’Innocenzo IV li 2 dicembre 1246 in cui nomina questa chiesa con queste parole “in diocesi Vintimiliensi ecclesia S. Dalmatii de Berzegio” questa regione di Berzegio si vede dai libri della Comunità che è quella 19
F. CORVESI regione, che è vicina a detto Convento, vedendosi anche l’istesso da un instromento autentico, che trovasi nella casa parrochiale sotto li 7 maggio l’anno 1519 in dizione 7, in latino per certe differenze tra detti Padri ed Antonio Guidi accomodate avanti il prevosto di questa collegiata D. Bernardino Fenogli e il Sig.r Luca Salvagno ricevuto dal notaro Daveo e ricavato diversi anni dopo dal suo protocollo dal Notario Gioanni Curoni in tempo della Contessa Anna Lascaris vedova di R(enato) di Savoia, e del conte Claudio di lei figlio.
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70
In una regione ivi vicina detta Biogna verso il monte Monbego trovasi una Capella sotto il titolo dei Santissimi Antonio Abbate e (Antonio) di Padova restorata nel 1652 da Andrea Mascarello dotata dal fu suo padre Claudio nel 1646; benedetta li 13 giugno medesimo anno del Signore prevosto D. Bartolomeo Guidi di commissione di monsignor Lorenzo Gavotto, indi di nuovo reedificata, e benedetta nel 1706.
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In una regione vicina pur anche a detta Monbego lontana quasi cinque ore dalla villa detta Casterino trovasi una capella sotto il titolo di Santa Maria propria dei Cassii, in cui nella estate ogni festa celebrasi la santa messa per comodo dei guardiani d’armenti, che pascolano nelle montagne circonvicine.
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[Presente] in esso luogo, attiguo alla Confraternita dei disciplinati, un Ospedale antichissimo mantenuto alle spese della congragazione dei Carità, eretta nel 1723 dal m. R. P. Carlo Francesco S. Giorgio gesuita d’ordine e di commissione di Sua Maestà Vittorio Amedeo re di Sicilia, e di mons. Carlo Maria Mascardi vescovo di Vintimiglia li redditi presentanei di quasta congregazione che ora si spendono in pagar il predicatore della Quaresima, in mantener l’ospedale, e in soccorrer i poveri avanti detto anno 1723 erano della confraternita di S. Spirito e spendevansi in far la dona generale ogni anno nella seconda festa di Pentecoste, nella quale distribuivansi a tutte le famiglie del luogo pani, legumi, ed altro, e nella casa di S. Spirito, dove era una capella sotto questo titolo, facevansi diversi pasti, in cui erano due tavole una per gli uomini di prima, l’altra per quei di mezzana qualità. Sedeci sono gli uffiziali di questa congregazione, il capo de’ quali è il prevosto pro tempore, poi il Giudice, indi li sindaci e gli altri secutivamente, fra quali si scielgono li deputati per gli infermi, per li poveri, per li vergognosi, per li
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA passeggeri, per l’ospedale gli auditori de’ Conti, il procuratore, il tesoriere. Detta confraternita di S. Spirito ora ridotta in congregazione di caritàaccomprò gli 8 ottobre del 1544 di Giorgio Vivalda cittadino del Mondovì due cassine una detta del Botasso, l’altra delli Selli site nel territorio del luogo della Margherita vicina a Cuneo per il prezzo di scudi 1500, ma essendo poi accorse guerre, contagi ed altre calamità, che impediscono gli amministratori di detta Confraternita di poterli accudire, se ne perdettero per fin le memorie, talmente che, avendo detti amministratori nel 1671 intentata la lite contra il Conte della Margaria per queste cassine, non si potè mai provare la loro identità per quanti esami si facessero. 73
Il beato fr. Stefano capuccino da Tenda degli Arnulfi torvato o in Asti o in qualche villa circonvicina, intatto dopo diversi anni, che era morto. Questi mentre predicava nella valle di Lucerna, uscì illeso da una casa in cui fu messo il fuoco, benchè essa restasse incenerita. Così fu raccontato al fu signor senatore Granella mentre trovavasi in quelle parti.
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Il venerabile Antonio Lascaris vescovo di Reims, quale benchè non sappiasi di certo , se sia di Tenda, pure si suppone per esser dei Lascaris, che per esser stati un tempo Governatori della Provenza facilmente avrà avuto per qualche loro parente la cattedra di Reims.
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Il venerabile Giorgio Lascaris di Tenda, così afferma circa questi due un certo Antonio Pincinat curatore dell’Almanacco di Nizza intitolato “Aquila Russa” per il 1750.
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Il beato Andrea Lascaris, che fattosi certosino, benchè si impiegasse in uffizi vili, pure conosciuta la di lui umiltà e santità fu mandato priore a Pavia, e non volendo i monaci accettarlo per cagion degli uffizi vili, in cui si era sin allora esercitato, fu dal Pontefice fatto accettare. Il suo corpo trovasi nel convento de’ monaci certosini di Pesio, così affermano uomini degni di fede di esso luogo di Tenda.
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Il venerabile Nicola di Tenda Domenicano, come racconta l’autore A.R. benchè non noti i fatti, la morte e gli anni del Signore.
21
F. CORVESI 78
Il venerabile Rodolfo Lascaris Agostiniano come racconta il Gioffredo nel libro “Nicea Civitas”.
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Il venerabile Arcangelo Gallarati pure Agostiniano illustre per scienza, e santità, la di cui vera imagine si vede ancor al presente nell’altare di S. Nicola ai piedi di S. Agostino. Questo padre Galarati fondò il convento degli Agostiniani di Santa Maria dell’Olmo di Cuneo nel 1594, e quel di Cassano vicino a Fossano nel 1627. Il P. M. Arcangelo Daveo celebre per il sapere, e per bontà di vita morto nell’anno 1720 alli 20 agosto.
80
22
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Il P. M. Gio. Battista Cotta rinomato per la sua integrità, e scienza avendo dato diversi libri alle stampe, eletto vicario generale degli agostiniani nella provincia di Genova nel 1706, morto nel 1738 li 31 maggio.
82
Questi quattro ultimi Servi di Dio furono figliuoli del Convento degli Agostiniani di San Dalmazzo di Tenda.
83
Non si ha altra notizia de’ Vescovi nativi di Tenda, salvo del predetto V. Antonio Lascaris vescovo di Reims, d’un altro che fu vescovo in Sardegna, non sapendosene il nome; di Marco et Antonio figli di Antonio Lascaris Conte di Tenda, qual fece testamento nel 1440, quei furono l’un dopo l’altro vescovi di Rietz in Francia.
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Le reliquie che si trovano in questa Colleggiata, oltre un pezzetto del S. Legno della Croce, del velo di Maria Vergine, delle vesti di San Giuseppe, un dente di S. Gilberto, sono un braccio di San Massimo martire, una gamba di S. Teodora vergine e martire.
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Nel 1648, 24 agosto fu condotto da Sospello la statua della Madonna Santissima del Rosario, e coronato gli 8 settembre sendo priori Gio. Battista Gallarati e Antonio Arnaldo, e prevosto Sig. D. Bartolomeo Guidi, che conotò nel libro de’ batezzati. Sul batistero vi è l’arma di Savoia con questa iscrizione: 1582. 25 maj.
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
Sommario Storico di Tenda 40 (20 gennaio 1820)
Anni
40
Evento
Fonte
285
Fondazione di Tenda
S.20
353
Credesi che T(enda) abbia ricevuto la fede da San Martino di Tours
S.20
476
Comincia il dominio de’ Re d’Italia Eruli
S.7
493
Comincia il dominio de’ Re d’Italia Goti
S.7
570
Comincia il dominio de’ Re Longobardi
S.7
700
Il vescovo di Ventimiglia consacra la chiesa di San Lazzaro
731
Tenda molestata sino al 736 da Saraceni di Spagna
S.17
736
I Saraceni sono forzati a ritirarsi dall’eserciti longobardi
S.17
775
Qui comincia il dominio dei conti di Ventimiglia
S.7
806
Di nuovo compaiono i Saraceni per queste parti
S.17
840
Dopo una stazione di 34 anni i Saraceni sono scacciati
S.17
869
Nuove scorrerie de’ Saraceni
S.17
890
I conti di Ventimiglia detti anche marchesi delle Alpi Marittime si credono liberi affatto dalla soggezione dell’imperatore Carlo Crasso ultimo rampollo di Carlo Magno
AP.13
S.7
Il presente elenco include gli avvenimenti della storia di Tenda fino al 1526, anno della morte di Renato di Savoia. Per l’elenco completo si veda la trascrizione a cura di François-Xavier Asso, conservata presso la Bibliothèque de Cessole di Nizza, posizione BBMM5683.
23
F. CORVESI
I Saraceni s’impadronirono della fortezza di Frassineto e costruiscono vari punti di difesa in queste Alpi per stabilire così il loro soggiorno 990
996 1004 1026 1148
1163
1169 1185 1198
Il marchese Arduino concede propri statuti agli uomini di Tenda, Saorgio e Briga e li conforma altresì i loro privilegi, tra i quali leggesi quello di lignandi, aquandi et pascendi usque ad mare L’imperatore Ottone I nell’investitura data al conte di Ventimiglia si riserba di nuovo l’alto dominio di quelle terre incluso il contado di Tenda I conti di Ventimiglia approffittandosi delle dissenzioni dell’impero si mettono di nuovo nell’indipendenza dell’Imperatore Il vescovo di Ventimiglia per nome Bartolomeo consacra alli 28 d’Ottobre la chiesa di San Lazzaro che si credè essere stata l’antica parrochiale Tenda, e due signori vicini fanno lega per opporsi di commune consenso, se venissero mai da qualsivoglia nemico assaliti Sentenza del conte Gebaldo legato dall’imperatore Enrico in Italia sotto il giorno 5 di luglio per cui furono terminate le differenze vertenti fra le communità di Tenda e Briga per la divisione dei pascoli di Vellega, Baccialone, Seneche, e Malberga, e fu stabilito che quelle bandite sarebbero divise per metà costa Le differenze vertenti tra gli uomini di Tenda e di Saorgio per cagione dei confini vengono dissipati da sentenza arbitrale proferto dal vescovo di Ventimiglia, Steffano L’esercito dell’imperatore Barbarossa inquietato dai contadini di Tenda, e de’ luoghi vicini sotto a San Dalmazzo mise il fuoco alle porte di Tenda Convenzione tra li signori di Roccavione e la Comunità di Tenda
S.17
A.13
S.7 S.7 S.21 A.13
A.13.9
A.16 S.4 A.13
1200
Molti luoghi del contado di Ventimiglia si sottomettono al re Alfonso II d’Aragona conte della Provenza
S.7
1200
Trovasi nelle memorie di quell’anno che già esisteva il castello di cui se ne ignora tuttavia la fondazione
S.16
1204
(vuoto)
24
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
1218
Altre terre del contado di Ventimiglia prestano omaggio e passano sotto il dominio di Raimondo Berengario VI conte di Provenza
S.7
1220
La città di Ventimiglia si assoggetta al conte di Provenza
S.7
1221
I Consoli di Tenda, Briga, Saorgio, e Breglio si uniscono insieme per difendersi vicendevolmente e per impedire, che si edifichi verun castello
A.13
1238
Territorio confermato a Tendaschi
A.13
1246
(vuoto)
1257
Il conte di Ventimiglia Guiglielmo cede a Carlo conte di Provenza le ragioni che gli competevano sopra la valle di Lantosca e del contado di Ventimiglia mediante il contraccambio di altre terre, il frutto delle quali fosse di 5000 soldi. I conti di Ventimiglia si riducono in Tenda e non conservarono che il dominio della Briga, Limone, e Alvernante
S.7.9
1260
Il conte conduce in Tenda la nuova sposa Eudossia Lascaris
A.4
1266
Questioni tra Tenda e Limone per comporre le quali il Senesciallo invia loro il giurisconsulto Sardinia famoso legale a quei tempi
A.13
1271
Briga e tenda convengono tra loro sopra molte cose a mutuo vantaggio del loro commercio
A.13
1272 1274 1278
Si decide in isteccato tra Tenda e la Briga per li limiti e passaggi delle Alpi I Tendaschi si rimettono in obedienza de’ loro signori, e convenzione seguita tra loro Giuramento solenne di fedeltà e di soggezione fatta dal conte Guiglielmo Pietro assieme al fratello Pietro Balbo in favore del re Carlo conte di Provenza
1279
Lega fatta tra Pietro Balbo ed i cuneesi
1278
Giuramento solenne di fedeltà e di soggezione fatta dal conte Guiglielmo Pietro assieme al fratello Pietro Balbo in favore del re Carlo conte di Provenza
A.13 A.13 S.9 A.17 S.9
25
F. CORVESI
1282
1282 1284 1285
1290 1300 1301 1304 1319
1323
1327
26
Erano già signori di Tenda i Lascaris di Ventimiglia, nell’intervallo di [116] e quell’anno corrente si stabilì quella Signoria, ed i conti esigevano XII denari per ogni capo di casa, ed ogni anno portavansi per tre giorni a render giustizia a ciascuna persona, e che ivi avevano più il ius gladii in facinorosiis, come si scorge nella sentenza di Pietro Balbo proferta in quest’anno per confermazione di quella del 1169. I conti di Tenda erano parimenti signori della Briga, essi ricavavano altresì i XII denari per ogni casa, e vi amministravano la giustizia Sentenza in favore della Briga contro Tenda per li limiti. Procura della Comunità per trovar danari d’inprestargli al conte Gio. Lascaris di Ventimiglia. In quell’anno Pietro Balbo di Ventimiglia era podestà di Tenda. I conti di Tenda tentarono di sottrarsi dalla soggezione dell’Impero, ma sconfitta dai Sospellesi e da altre soldatesche alpine attaccarono d’ordine del Senesciallo furono costretti a prestare omaggio in mani del senesciallo Filippo da Laverno. Pietro Balbo marito di Eudossia Lascaris figlia dell’imperatore Teodoro il Giovine prese il nome di Lascaris Giovanni conte di Ventimiglia è nominato podestà di Tenda instrumento esistente ancora nell’archivio di Tenda nel 1752. Fondazione della nuova parrocchia di Santa Maria del Bosco Il Commune di Tenda rinoncia a Gioanni figlio di Guglielmo potente signore di esso luogo la facoltà che gli competeva di eleggere un console Fioriva in questi tempi Lascaris Pietro viguiere di Marsiglia carica onorevolissima e molto rilevante (font: not. Person di. N° 43) Uno della famiglia Lascaris Ottone di nome reggeva la sede vescovile di Ventimiglia (font: Ughelli, Lib. 10.4) Il Conte presentaneo di Tenda è Guglielmo Pietro. La Communità di Tenda con instrumento delli 18 Novembre per sicurezza di un credito di 3000 fiorini dovuto al conte Giovanni ipoteca i pascoli omnem potestariam et omne ius quod habet in alpiagiis et vel pascheriis Il signor di Tenda e Briga Guiglielmo Pietro Lascaris fa la pace tra quelli del Mondovì. Lettera in pergamena del marchese di Ceva a Pietro Lascaris conte di Ventimiglia Regio Ciambellano a favore della Comunità di Tenda perché possino mutuamente con quelli di Ceva commerciare fra di essi senza verun pericolo o timore.
A.9
A.9 A.13 A.11
S.9 A.16 A.9 S.23 A.13 A.4 A.4
A.9
A.9
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
1328 1330 1333 1337 1346 1352 1352 1353 1354 1357 1369 1376
1388 1393
1402
1402
Lettera del Senesciallo al conte Guiglielmo per la rattifica tra otto giorni di una sentenza arbitrale dell’anno precedente Procura fatta dal Consiglio di Tenda per obbligo di pagare lire 170 di Genova al conte Guiglielmo Lascaris signore e potestà di Tenda pel salario della podesteria del medesimo luogo
A.10 A.11
(riga vuota) La chiesa di Tenda stata sino a quell’epoca sotto il governo del vescovo di Ventimiglia passa insieme con tutto il suo contado sotto la nuova sede vescovile eretta in Sospello Arnaldo di Cotignac sottomette gli uomini di Tenda ribellatisi alla regina Givoanna Ia di Napoli Guerre de’ Tendaschi malcontenti d’essersi sottomessi alla reggia autorità e ricusano di [riprestare] omaggio Guiglielmo Flotte luogotenente del conte nel contado di Tenda Omaggio del conte di Tenda a quello di Provenza Il conte di Ventimiglia fa volontariamente omaggio al conte di Tenda in presenza del Re e della regina Gioanna 4 giugno: procura del consiglio di Tenda per la lite che gli uomini di Tenda avevano contro le castellanie di Cossio e di Pornasio Omaggio prestato alli 5 Luglio dai fratelli Lascaris al conte di Provenza per li luoghi di Tenda, e della Briga Fioriva in questi anni Ludovico Lascaris generale della regina Gioanna annoverato tra gli scrittori nostri Nizzardi (font: Trat. Delli Sc. Niz. pag…) I conti di Tenda si rendono affatto liberi dalla soggezione professata sino a quest’epoca ai conti di Provenza; come loro sovrano di cui in varie occasioni aveano riconosciuto con omaggio di fedeltà l’atto e supremo dominio Tenda ha per suo conte Pietro Balbo 18 Luglio: convenzione fra le università di Tenda e Limone. Protesta dell 28 Luglio fatta dal pubblico Consiglio di Tenda con quella di Limone per aver tagliato il fieno nel territorio indiviso ancor fra loro e controverso posto al di là del colle di Cornio Transazione passata tra la comunità di Tenda ed il vescovo di Ventimiglia per cui [quelli] convengono di pagare al suddetto vescovo le decime, che fino allora avean pagato a Pietro vescovo di Sospello
S.28 A.13 S.9 A.13 A.11 A.14 A.14 A.10 A.14 A.4
S.9 A.4
A.10
S.29 27
F. CORVESI
1403
5 Settembre: i sindaci con pubblico instrumento promettono di pagare fiorini 36 d’oro in adjutorium maritandi in occasione del matrimonio della figlia del loro signore m(agnifico) Pietro Balbo Lascaris 19 Novembre: procura della comunità di Tenda per lite che aveva co’ signori Pietro Balbo Lascaris di Ventimiglia e Guiglielmo Pietro Lascaris di Ventimiglia de’ signori del Conio. Fioriva Pietro Balbo II Lascaris
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1405
1411 1426
10 Luglio: Compromesso dei sindici di Tenda, e Limone per [unirsi] circa i convicini territori 6 Agosto: Convenzione seguite tra i tendaschi e limonaschi per il territorio fra essi conteso 16 Novembre: sentenza arbitrale pronunciata da san Vincenzo Ferreri nel territorio di San Remo nella lite vertente tra i signori di Tenda e Limone e gli uomini di Limone Transazione tra i tendaschi ed i brigaschi col marchese di Ceva per cui questi ottengono la facoltà di pascolare i loro bestiami nelle terre della chiusa 3 Luglio: Amedeo VIII conte di Savoia e Nizza compra da Ludovico Lascaris la terza parte della Briga e la sesta di Limone 17 Dicembre: tutto il luogo della Briga fa omaggio al Duca
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1430
1437
28
25 Agosto: convenzione per li confini e divisioni delle Alpi tra le signorie di Tenda e Briga e la Communità di Tenda dall’altra 16 Dicembre: quittanza dei signori di Tenda a favore della Comunità di detto luogo per lire 2000 a loro dovuto in virtù di pubblico instrumento e per sentenza di Gioanni de Conflans già governatore di Nizza Nella suddetta quittanza quattro fratelli Lascaris Guiglielmo Antonio, Lucchino, Tommaso e Gioanni si nominano tutti quattro in solidum signori di Tenda Li 26 Gennaio: un certo Rainero discendente da questi conti di Tenda investì Carlo, Luchino suoi figlioli della signoria d’una parte della Briga, che già trovavasi sotto l’alto dominio dei Savoia Carta di privilegio concesso alla Comunità di Tenda da Renato re di Sicilia e conte di Provenza, alle preghiere dei fratelli Antonio, e Gioanni Lascaris intitolati suoi amici e vassalli
A.10
A S.23 A.10 A.10 A.10
A.14 S.10 S.10 A.10
A.10 A.12 A.4 S.11
A.12
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
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1444
1447 1450
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1457 1460
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1474
Antonio Lascaris signore di Tenda, Briga, Limone, Alvernante fece suo testamento in quest’anno e li suoi figlioli furono sempre li dominanti Circa di questo tempo furono eretti tre canonicati e la chiesa parrocchiale venne decorata col titolo di Colleggiata oltre al prevosto per opera dei Conti 13 Giugno: sentenza arbitrale proferta sulle controversie territoriali fra le comunità di Tenda e quella di Limone dal p. Marcellino Lascaris de’ cartusiani priore di Pesio unitamente al Anonio Lascaris signore di Tenda e Limone eletti concordemente per arbitri dalle suddette communità Da un instrumento di questo anno ricavasi che regnava in Tenda Onorato I°, il quale morì poi alli 13 febbraio del 1474 Emanuele, Luchino e Pietro Guglielmo zio e nipoti Lascaris de’ conti di Tenda, fiorivano nella certosa di Pesio per bontà di costumi e per buon governo regolare 21 Dicembre: sentenza arbitrale proferta dal duca di Savoia nella causa vertente tra il conte Onorato di Ventiniglia signore di Tenda, e la communità di Sospello, Breglio, e Saorgio, in cui fra le altre cose vien stabilito quello che devono pagare i bestiami sì grossi, che minuti di Tenda, passando e ripassando nei territori dei [mentovali] paesi Morte di monsignor Nicola da Tenda religioso domenicano vescovo di Fermagosta ottimo teologo, personaggio destro nelli affari, intimo consigliere dell’Imperatore, del Re di Cipro, di santi costumi ed impareggiabile bontà di vita Matrimonio di Onorato Lascaris figlio di Antonio de’ conti di Tenda colla Margarita del Carretto de’ marchesi di Finale La Comunità di Tenda fece convenzione con le castellanie di Cusio, Mandaigo, Montegrosso e Pornasio che sono sotto la Diocesi di Albenga concedendoli la facoltà di boscandi, pascendi, seminandi in un fisso territorio con riservarsi a suo favore un annua decima di tante gerbe una, che perceve ancora nel 1763 Il conte di Tenda si unisce strettamente col marchese di Monferrato Il conte di Tenda si sottomette al Duca di Savoia Amedeo IX 18 Settembre: compromesso per sedare le gravi discordie ed inimicitie insorte fra Tenda e Limone pei confini, e per alcuni prati pretesi propri da particolari Morte dell’ultimo conte di Tenda di casa Lascaris ucciso di veleno da un certo Petrino Palp come leggesi ancor oggi nella lapide sepolcrale della chiesa di Santa Maria del Bosco all’altare della Beata Vergine del Carmine propria de’ Signori,
S.23 S.31
A.11
A.4 A.4
A.4
A.4 S.77 S.12
S.12
A.14 A.14 A.11 A.4 S.33 29
F. CORVESI quale morendo lasciò superstite una figlia unica come erede 1475 1475
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Margarita del Carretto tutrice insieme alli cognali Marco vescovo di Rietze, e Tommaso La sede di Ventimiglia è occupata dal vescovo Lascaris Gio. Battista Il conte Tommaso zio e tutore dell’erede contessa di Tenda domanda alla Comunità di Tenda soccorso contro Lamberto de’ Gebaldis armato contro il luogo di Mentone, luogo di ragione del conte Gio. Antonio Lascaris. La domanda fu fatta alli 20 marzo Sotto quest’anno dal pubblico consiglio della Communità fu ordinato di dividere l’archivio, e riunire con buona disposizione tutte le antiche pergamene 23 Ottobre: sentenza arbitrale per compor le vertenze tra quei di Tenda e Limone La vedova contessa di Tenda figlia de’ marchesi di Finale madre, e tutrice della erede del fu conte Onorato fece acquisto in quell’anno della Signoria e del dominio del Maro e Prelà Fondazione del Convento de’ padri eremitani di Sant’Agostino per opera de’ padri e con l’aiuto della Communità, e particolari del luogo dando il sito il conte Petrino Lascaris nella regione di Bersegio 24 Maggio: ordine fatto del conte Gioan Antonio alla Communità di Tenda di far deputazione di persone a portarsi a Villanova per prestare il giuramento di fedeltà a m(adama) Anna sua figlia, quale poi non ebbe luogo Anna di Tenda erede come figlia unica del fu conte Onorato si unisce in matrimonio con Renato gran bastardo di Savoia
A.4 A.4
A.12
A.5 A.11 S.12
S.69
A.12 A.4
1500
Anna e Renato di Savoia suo sposo regnano in Tenda.
A.4
1501
Il prevosto Caissotti nella sua dichiarazione Storica di Tenda [mette] soltanto in quest’anno il matrimonio tra Anna figlia del fu conte Gioanni e Renato figlio naturale di Filippo II duca di Savoia
S.13
1506
Si compisce la bella chiesa di Tenda
A.14 S.23
1518 1526
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Alli 20 di Aprile consacrazione della chiesa nuova di Tenda fatta dal vescovo di Ventimiglia Morte di Renato di Savoia conte di Tenda al quale succedette suo figlio che oltre il Contado di Tenda, ebbe anche il dominio di Prelà, Maro e Sommariva
S.25 S.14
BREVE DICHIARAZIONE DELLO STATO DI TENDA
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F. CORVESI
Fine
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