STEFANO VERONI
progetto AMP per il corso Teoria e metodo dei mass-media Stefano Veroni IED Milano Graphic Design 3A a.a 2016/2017
INDICE Premessa / 03 Graffiti / 04 Street-art / 10 Interviste / 14 Il medium / 22 I media ieri e oggi / 24 Conclusione / 29
BIBLIOGRAFIA Graffiti Writing-Alessandro Mininno, Mondadoriarte Trespass-Ethel Seno, Taschen
SITOGRAFIA schriftfarbe.com wikipedia.com facebook.com youtube.com findingthefreedom.com
PREMESSA L’oggetto della presente analisi cerca di cogliere analogie e differenze tra il movimento Street Art e il fenomeno dei Graffiti in relazione a episodi vandalici da parte di sostenitori del primo e del secondo ordine. Nella prima parte della trattazione affronto la questione relativa alla nascita dei graffiti e della street art nelle principali città americane. Tali questioni sono analizzate nell’ambito del rapporto che tali artisti hanno con il contesto urbano differenziandosi per i destinatari, le finalità espressive e la tipologia della loro arte. L’analisi prosegue poi con un’intervista ad esponenti di ognuno dei due movimenti, fino a definire le differenze che intercorrono tra entrambi i fenomeni dal punto di vista dello stile, del background culturale e delle interpretazioni che di tali soggetti fanno i media. Concludo poi l’analisi con delle considerazioni personali in cui espongo il mio punto di vista.
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Essendo immerso in questa tipologia di ambienti sin dalla prima infanzia, ho deciso di approfondire e commentare questo tema, analizzandolo con gli occhi di un ragazzo di 22 anni nato e cresciuto a Milano, una delle città più sviluppate ,“graffitisticamente” parlando, in Italia. Pur non avendo mai scritto sui vagoni di una metropolitana e mai realizzato disegni di enormi dimensioni sui muri di eco-mostri, una mia grande passione, i video, mi ha portato molto vicino a queste situazioni per filmarle.
GRAFFITI “il nome è il credo dei graffiti”
-Cay 161
Il gioco è semplice e le regole sono poche: scegliere un nome e descriverlo con lo stile originale. Spesso, ovunque e comunque. Il movimento del writing nasce in America intorno agli anni ’60. Il suo centro di sviluppo è a New York nei quartieri meno abbienti i cui ragazzi, riuniti in “crew” (gruppi di writer strutturati in modo da supportarsi e aiutarsi a vicenda) tramite pseudonimi marchiano con scritte i muri dei loro quartieri per farsi conoscere e delimitare il proprio territorio; mentre gli altri ragazzi spesso scrivono dediche o insulti. Lo scopo primario di ogni “graffittaro” è acquisire fama e notorietà all’interno della comunità dei writer, chi scrive il suo nome più volte, nei luoghi più inaccessibili o più pericolosi diventa una sorte di “eroe popolare” tra i suoi coetanei. Chiamano questo tipo di attività getting up, Ossia venire fuori, evidenziarsi, mettersi in mostra
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rispetto agli altri ragazzi e agli altri “scrittori”. Ognuno sceglie un soprannome che possa distinguerlo dagli altri, spesso corredato da un numero, come il numero della strada di provenienza, oppure il numero di una serie. La ricercatezza delle loro calligrafie è estrema e arriva fino al criptaggio. In principio lo strumento impiegato per firmarsi (taggare) erano i marker, ossia pennarelli con inchiostro indelebile. Successivamente con l’invenzione della bomboletta a vernice spray (1960 circa) i writers trovarono in essa il mezzo prediletto in quanto era ora possibile fare firme più grandi e colorate in modo molto rapido per evitare di essere scoperti dalle pattuglie della polizia, essendo questa un’attività illegale. Infatti questo fenomeno fu da subito contrastato e condannato dalla comunità cittadina considerandolo un atto totalmente vandalico e privo di contenuti creativi. Nel 1966 la città di New York stanziò 300 mila dollari per la
NYC subway, 1980
riqualifica dei quartieri imbrattati; questa decisione non ottenne i risultati sperati perché i writers si ritrovarono con i muri ripuliti a fungere da “tele bianche” pronte per essere nuovamente dipinte. Con l’invenzione delle bombolette spray vennero sperimentati i primi graffiti con lettere spesse campite con una o più tonalità di colore in modo da trasmettere un messaggio più artistico e personale rispetto alla classica firma. Però non tutti i writers furono entusiasti di questa novità stilistica in quando per realizzare un “pezzo” occorrevano come minimo due o tre spray, mentre per fare cinquanta firme bastava solo una bomboletta.
In questo periodo per tale motivo ci furono due diverse correnti di pensiero nel mondo del writing, una che cercava di distaccarsi stilisticamente per proporre qualcosa di nuovo e trasmettere un messaggio artistico e l’altra che invece era ancora basata sul concetto di espansione del territorio. Fu nel 1970 che questo fenomeno raggiunse una rapida diffusione, in quanto moltissimi giornali riportavano quotidianamente notizie di arresti e dati sul danneggiamento urbano arrecato dalle crew.
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Solow Dreams
La metropolitana come cartellone pubblicitario in movimento: In questo periodo molti writers passarono dalle strade dei quartieri alle stazioni della metropolitana nelle quali, nei pochi istanti a disposizione, dovevano disegnare sui vagoni. All’inizio degli anni 70, la pratica di scrivere il proprio nome sulla metropolitana è ormai dilagata: tra i tanti nomi possiamo ricordare Phil T. Greek, Bronson 1, Tree 127, Thor 191, Bubba 161, Hitler II, Tan 144, Coco 144, El Cid, Lee 163, Phase II e molti altri. Si ricorreva molto a questa pratica in quanto una volta che il “pezzo” era impresso sulle fiancate del vagone, grazie alle estese linee metropolitane esso girava per tutta la città e permetteva di far viaggiare il proprio marchio all’interno di tutti i quartieri di New York.
NYC subway, 1981
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Rehab NYC,1973
Alcuni sostengono che il movimento del treno conferisca ai graffiti una componente stilistica in più, un effetto dinamico difficilmente ottenibile sul muro. Anche i colori risaltano meglio sulla lamiera di un treno. La metropolitana di New York serve tutta la città con 466 fermate, le linee preferite dei writers sono la 2 e la 5, perché servono una vasta area della città, diffondendo il nome dei writers su un territorio più ampio. Successivamente ci si accorse che dipingendo nei depositi dei treni (hangar) si limitava il rischio di essere scoperti e aumentava il tempo a disposizione per “pittare”. Tuttavia ad operare in questi luoghi essere arrestati non era l’unico rischio, in quanto anche essere investiti dai treni in corsa e finire fulminati inciampando sul binario dell’alta tensione (“the live rail” a 600 volt) erano gravi conseguenze delle quali tener conto. La nascita vera e propria del graffiti writing possiamo collocarla agli inizi del 1970 quando centinaia di ragazzi sono ormai ossessionati dalla
ricerca della fama e “colpiscono” con tenacia qualunque superficie a disposizione. Il nome diventa subito essenziale come affermazione di identità. L’unica regola non scritta, tramandata nelle crew era quella del rispetto; coprire altre firme, copiare il nome, lo stile o le lettere di un altro writer era considerato un gesto indegno, punibile anche con conseguenze fisiche. A partire dagli anni ’90 il writing si sposta per le strade della città, abbandonando la metropolitana a favore dei muri. Ancora oggi i writers scendono nel tunnel per dipingere i treni anche se nessuno vedrà mai i loro pezzi, che quasi sempre vengono cancellati subito dopo. Le opere vengono però documentare con fotografie e filmati per dimostrare che “fare” la subway è ancora possibile. Infatti la metropolitana di New York subisce ancora tra le 3500 e le 4000 incursioni vandaliche ogni anno, per lo più dovute, a quanto si dice, a “turisti” europei in visita alla Mecca dei graffiti.
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NYC subway, 1980
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STREET-ART “Avevo 16 anni la prima volta che sconfinai lungo i binari di una ferrovia per graffitare su un muro le iniziali della mia crew, che era costituita solo da me. Dopodiché accadde l’incredibile: assolutamente nulla. Non mi vennero sguinzagliati addosso i dobermann, Dio non mi fulminò dal cielo, e mia madre non si accorse nemmeno che ero uscito. Fu quella notte che scoprii che si poteva essere un writer e farla franca”. -Banksy
La street-art, o urban-art, è un movimento artistico recente, nata indicativamente negli anni ’50 quando giovani ragazzi americani ed europei decisero di cambiare l’aspetto delle grigie strade cittadine, realizzando disegni, sculture e poster da affiggere ai muri. C’è chi sostiene che la Street Art sia la madre del graffitismo e chi invece sostiene che sia stata quest’ultima corrente a dare inizio a tutte le altre. Di fatto è difficile affermare dove esattamente l’arte di strada sia nata, ma possiamo partire dalla certezza che questa forma d’arte si sia formata grazie all’influenza della parte. Non sapendo con precisione chi sia stato a dare il via a questo movimento, la sua origine è collocabile intorno agli anni ‘80 New York. Infatti, tra i primi street-artist moderni, troviamo Haring. È solo però dal 2000, con l’arrivo sulla scena di Banksy, che il fenomeno è esploso a livello mondiale. Se con il termine street-art si vuole intendere tutto quell’insieme di opere creative
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che nascono dalla strada, penso sia importante dire che finalmente pure in Italia si sia cominciato a prendere atto del fatto che il contesto urbano abbia generato un nuovo capitolo dell’arte contemporanea, e che ben presto oltre che parlarne su blog, fanzine e libri di questo settore, se ne tratterà anche sui libri di storia dell’arte. Il fascino di questa nuova cultura risiede nel fatto che gli artisti “pionieri” che gli han dato vita son stati in passato attivi illegalmente negli spazi pubblici, venendo ricercati, arrestati o colpevolizzati per anni. È essenziale che uno street-artist abbia un background, un percorso illegale e creativo a sua volta che l’abbia spinto ad operare in situazioni rischiose per potersi affermare all’interno del contesto urbano. In mancanza di un background culturale si rischia di parlare di “fake”, falsi street-artists che “sfruttano” la cultura e la tendenza della streetart per affermare un nome senza alcuna provenienza.
Shepard Fairey
Anche nel caso della street art un’invenzione che accelerò senz’altro l’espandersi del movimento fu l’invenzione della bomboletta aerosol, o più comunemente detta bomboletta spray. Col susseguirsi degli anni, con lo sviluppo della tecnologia e di nuove invenzioni, gli artisti adottarono nuove tecniche e raffinarono quelle già esistenti per esempio con stencil più precisi con molteplici livelli, adesivi più resistenti, video-proiezioni, sculture plastiche ecc… Quando parlando di street-art si cita la parola “muralismo” si intende la realizzazione di disegni di enormi dimensioni sulle pareti di vecchie fabbriche, ferrovie o locations di questo tipo. La street-art nell’ultimo decennio ha ottenuto un vasto riscontro da parte del pubblico e i suoi autori si sono professionalizzati. Con l’avvento del muralismo la sua commercializzazione ha raggiunto l’apice. Le istituzioni culturali iniziano a investire sulla streetart, senza capirne la cultura e la provenienza, ma solamente perché è sempre più apprezzata ed
accettata dal pubblico. Nella maggior parte dei casi con queste opere decorative si vogliono trasmettere messaggi di tipo sociale, satirico, contestando fenomeni negativi dei quali si sente parlare tutti giorni. Gli street-artist in molti casi non hanno la totale libertà espressiva, ma sono tenuti a sottostare ad alcune “regole del gioco” quali la censura collettiva e toni politicamente corretti che non turbino la cittadinanza e le politiche locali. Molte istituzioni, sponsor, galleria fanno oggi della street-art un mestiere rispettabile, tanto che sono nati festival nei quali gli artisti partecipano per realizzare le loro opere. In questo vedo l’enorme problema dell’annullamento della libertà di espressione, dell’indipendenza degli artisti, dovute alla nuova pratica semi-istituzionale voluta dai galleristi, dai curatori e dagli sponsor. Bisogna quindi sperare che il muralismo non stravolga del tutto le origini della street-art trasformandola in un’arte decorativa e priva di contenuti polemici.
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Blek le Rat
Space Invader
Blek le Rat
C215
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INTERVISTE “Dopo aver introdotto velocemente in questa prima parte di elaborato cosa sono, e da dove provengono i graffiti e la street-art, prima di analizzarne i messaggi contenuti e relazionarli coi mass media, ho trovato interessante inserire delle interviste che ho personalmente realizzato volte a dar voce ai protagonisti del mio AMP�
ALSO Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? All’etá di 13 anni, conobbi una persona di un paio d’anni piú grande, che mi fece conoscere il mondo del writing. Da lí a poco tempo iniziai a riempire fogli e quaderni di scritte, perfezionando la tecnica. Infine trovai un “nome” e iniziai a portarlo sui muri e poi sui vagoni dei treni. Quale è la soglia tra arte e vandalismo? Arte é ciò che abbellisce qualcosa, che crea scalpore. Vandalismo può essere divertente ma crea degrado. C’è un messaggio che volevi/vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo è cambiato? Disegnavo lettere sui muri semplicemente per soddisfazione personale, per creare qualcosa di “figo” e appagante per me stesso. Sapere che alla gente piace quello che fai é comunque una grande soddisfazione, ma secondaria. Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Chiunque passi e sappia apprezzare qualcosa di nuovo, qualcosa che viene da dentro, senza blocchi o restrizioni In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... Per me i graffiti sono lettere ed evoluzione di esse, senza messaggio, solo stile. La street art contiene dei concetti e messaggi e spera che il pubblico riesca a decifrarli Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / street-art, e come li interpretano? Purtroppo i graffiti oggigiorno sono messi in cattiva luce da coloro che non ne conoscono la storia, coloro che sporcano i muri soltanto per moda, per creare danno alla societá e denunciare qualcosa di cui non fanno parte.
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UNTO Quando, e cosa ti ha A 14 anni ho mi sono inizialmente facendo scolastico in cui mi scritte.
spinto a iniziare a fare i graffiti? approcciato al mondo dei graffiti, soltanto tag. A spingermi fu il contesto trovavo (liceo artistio) pervaso di
Quale è la soglia tra arte e vandalismo? Un writer nasce con l’idea di affermare il proprio nome, quindi pervadere ogni luogo della propria firma. Non se lo pone neanche il problema se sta vandalizzando o facendo arte. La differenza la coglie poi chi la legge. C’è un messaggio che volevi/vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo è cambiato? Nessuno messaggio, solo spingere il mio nome Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Disegno per me stesso, non mi interessa chi sia il mio pubblico anche se so che l’unico vero pubblico di un writer sono gli altri writer. In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... Dipende sempre di chi si sta parlando, i writer verranno sempre visti come dei vandali, perché obiettivamente è quello che sono ed è giusto che sia così. Mentre gli streetartist hanno fatto un cambio di bandiera per essere accettati, è un po come rinnegare da dove sei nato. Senza i graffiti la streetart non esisterebbe.
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SALPE Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? Ho iniziato a 15 anni , non so cosa mi ha spinto, mi ci sono ritrovato, forse è stata la voglia di sfogarsi, la voglia di far casino di ribellarsi. Era piu un fatto di trasgredire, di far qualcosa di emozionante. Quale è la soglia tra arte e vandalismo? Secondo me l’arte dovrebbe trasmettere qualcosa, non tutti i graffiti trasmettono qualcosa, anche perche alla base dei graffiti ci sta il pensiero di far vedere prevalentemente il proprio nome. C’è un messaggio che volevi/ vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”?Se sì quale? Nel tempo è cambiato? All’inizio, quando ho
iniziato a fare i graffiti l’unico senso era quelloi di far vedere il proprio nome, di essere presente in piu posti possibili e basta. era solo questo e la ricerca di far lettere fighe e colori fighi ecc ecc… Ora preferisco far delle tele, preferisco trasmettere dei messaggi facendo dei quadri, e penso che siano una cosa piu personale piuttosto che far delle lettere e scrivere il proprio nome e basta. Penso abbia più senso trasmettere qualcosa che vada oltre a un nome. Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Non disegno per un cazzo di nessuno, l’ho sempre visto come uno sfogo, una liberazione, disegno
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più per me stesso che per qualcun’altro. In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... Alcuni graffiti sono arte perchè hanno un senso estetico molto figo e ti trasmettono qualcosa, però dipende, alcuni non hanno nessun fondo artistico ma son fatti solo per il solito motivo di essere presenti, di far vedere il nome e basta. Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / street-art, e come li interpretano? Ormai penso che i graffiti siano diventati quasi commerciali per i media, qualche anno fa erano considerati in maniera molto più negativa, ora sono quasi una moda.
RADEN Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? Non c’è una cosa precisa che mi ha spinto a iniziare a fare graffiti. Ho sempre disegnato fin da piccolo qualsiasi cosa e vedendo i graffiti in giro per la mia città ho iniziato a disegnarli anche io inizialmente solo su carta. Erano per me un qualcosa di estremamente più interessante e più complesso del disegnare. Quando avevo 14 anni ho conosciuto altri ragazzi con la mia stessa passione e a quel punto insieme a loro ho smesso di disegnarli su carta e ho iniziato effettivamente a fare graffiti.
arte danneggi qualcosa che non ti appartiene hai superato la soglia.
Quale è la soglia tra arte e vandalismo? L’arte è legale, non danneggia fisicamente oggetti o proprietà altrui. Il vandalismo è illegale e implica il danneggiamento fisico di oggetti o proprietà altrui. Nel momento in cui per fare
In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... L’elemento fondamentale su cui si basano i graffiti sono le lettere. Fare graffiti vuol dire disegnare delle lettere in strada. Se stai disegnando qualsiasi altra cosa in strada allora
C’è un messaggio che volevi/ vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo è cambiato? Non ho mai voluto trasmettere alcun tipo di messaggio. Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Non ho mai cercato un pubblico, disegnare e fare graffiti sono cose che ho sempre fatto solo ed esclusivamente per me stesso.
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stai facendo street-art. Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / street-art, e come li interpretano? Negli ultimi anni ho notato un tentativo da parte dei media di rendere la street-art più conosciuta ed accettabile a livello sociale rispetto alle altre forme di arte tradizionali. Per quanto riguarda i graffiti invece ho da sempre notato una forte considerazione negativa e un continuo tentativo di condanna e di repressione da parte dei media senza nessun tentativo esplicativo riguardo a questo fenomeno. Spesso mi è capitato di leggere articoli ridicoli che tentavano di spiegare i graffiti in maniera completamente infondata e questo succede appunto perchè a mio parere i media hanno sempre voluto condannare e mai voluto interpretare il fenomeno dei graffiti.
ASINO Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? Ho iniziato fare i graffiti perché durante la mia adolescenza la moda hip hop andava per la maggiore, e ognuno sceglieva la propria disciplina, non ero ne un ballerino ne un cantante e mi piaceva l’ idea della crew e dell illegalità, quindi... Quale è la soglia tra arte e vandalismo? La soglia fra arte e vandalismo è il concetto e il lavoro che cè dietro al risultato finale, possono sembrare simili a volte, ma il valore concettuale di un opera d arte sarà sempre superiore a quello di un atto vandalico. C’è un messaggio che volevi/ vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo Non cera un particolare messaggio, era spingersi al limite, più scrivevi in un punto estremo e difficile da raggiungere più eri realizzato
Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Il pubblico era principalmente chi riusciva a “capire”, ossia i writer stessi, più o meno una gara a chi si faceva vedere di più In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... La differenza fra graffiti e street art è ancora da definire, secondo me la street art porta più concetti concreti e sicuramente è qualcosa di più studiato e meno incentrato sul vandalismo. Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / street-art, e come li interpretano? Se non si è mai stati attivi all’interno di questo mondo penso sia molto difficile interpretarlo, di sicuro c’è molto disprezzo nei confronti dei writer più scellerati che tendono a imbrattare ogni superficie.
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ZOOR Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? Mi piaceva l’idea di essere famoso grazie a delle firme in strada, io iniziai nella mia scuola ero in prima. A media al.primo anno. Dopo un anno avevo praticamente taggato tutta la scuola... li mi accorsi che tutti erano a cercare quel nome a cercare di scoprirmi. Ecco li ho capito che tutto questo faceva per me; e decisi di diventare il più famoso possibile. Quale è la soglia tra arte e vandalismo? Per l’artista non esiste soglia per lui è tutta arte. C’è un messaggio che volevi/ vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo è cambiato? Ho sempre voluto esprimere il mio odio contro la società che non approvava la nostra arte , pensai a
cosa fare di originale per farmi conoscere , li pensai a essere ossessivo, se un Writer in una via faceva 2 firme io dovevo farne almeno 10. Anche perché non sono mai stato uno da linee pulite e lettering ricercati. La mia regola era che qualsiasi persona, da bambino a vecchietto sarebbe riuscita a leggere e memorizzare il mio nome. Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Come dicevo prima il mio pubblico sono tutti , scrivo lettere grosse in stampatello ben leggibili così da far capire a chiunque il mio nome. Riguardo al fatto di disegnare per le vie delle città... l ho usato sempre come hobby e sfogo e mi ha sempre dato.dato soddisfazioni. In tre righe la differenza tra graffiti e street-art...
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Sono “graffiti” commerciali. L’ultima fase di un graffittaro... far ciò che piace a gli altri. Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / street-art, e come li interpretano? I mass media negli ultimi 10 anni hanno dato un tocco finale alla esaltazione che si provava hai tempi... “spaccavi e finivi sul giornale “ , la vedo come un incitamento ( dato che per un ragazzino di 16/18 anni finire sul corriere della sera per dei disegni era molto eccitante ) Per la street art i media non si apporciavano come con i graffiti , anzi la approvano sempre e la pubblicizzano al meglio...( ovviamente perché nella street art girano soldi ) quindi non si può parlarne male più di tanto, perché vende tanto quanto le altre arti.
VEGAS Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? Principalmente la figa, quando in seconda liceo sei alla ricerca di un’identità guardi i ragazzi più grandi, o comunque quelli che frequentano le tue compagne di classe. Nel mio caso stavano esplodendo i graffiti e lo skate Io ero scoordinato ma disegnavo bene La scelta era obbligata
Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Alla gente comune
Quale è la soglia tra arte e vandalismo? I graffiti sono un connubio di arte e vandalismo, ma è una arte masturbatoria Che parla principalmente agli stessi che la praticano
Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / streetart, e come li interpretano? Ormai i giornali hanno un’immagine unitaria di street art e graffiti Credo che ormai tutti pensino a Banksy. Ma Banksy è un genio, i graffittari di solito sono degli skizzati che amano respirare solventi. Il graffito è una dipendenza fisica, non serve avere un’idea o un pensiero per farlo. Si può farlo e basta come una sega o la droga.
In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... La street art invece è qualcosa che viene fatto pensando al pubblico e al messaggio. Il lato vandalistico è quasi inesistente
C’è un messaggio che volevi/vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo è cambiato? Il graffito comunica principalmente disagio sociale, incapacità dello stato nel presidiare il territorio. Con i miei pezzi volevo comunicare “io sono qualcuno, guarda il mio nome che viaggia mentre io sto fermo!”
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TRAP Quando, e cosa ti ha spinto a iniziare a fare i graffiti? Quasi sicuramente l’emulazione, vedevo persone più grandi (che stimavo molto) che lo facevano, fra cui mio fratello maggiore i suoi amici. Ho iniziato circa a 13 anni, e a spingermi è stata anche la voglia di manifestare la mia libertà di espressione, e di lottare contro il grigio della periferia. Quale è la soglia tra arte e vandalismo? Non c’è esattamente una soglia per me, ma sicuramente esiste per la società. La soglia tra arte e vandalismo per me non c’è perchè scritte o disegni molto belli sono stati fatti “vandalizzando” spazi pubblici, almeno a quanto dicevano i più (la società). Quindi per me molto semplicemente è arte ciò che è bello, o ciò che lancia un messaggio. Certo è che forse ciò che è bello per me potrebbe non esserlo per altri, per fare un esempio concreto: io avendo una particolare affezione per le
lettere ho sempre amato le tag, forse l’elemento dei graffiti più disprezzato dalla società, le famose “scritte” o “scarabocchi” che tanto fanno arrabbiare gli amministratori di condominio, o chi pulisce i mezzi ATM. Mentre per la società, oltre al gusto personale, nel determinare cosa è arte è cosa no concorre sicuramente anche l’affermazione nel panorama artistico di un dato writer, o banalmente, quanto il fare quell’opera d’arte è intervenuto nella loro sfera privata, o meno. C’è un messaggio che volevi/vuoi trasmettere con i tuoi “pezzi”? Se sì quale? Nel tempo è cambiato? Si può dire che abbia attraversato diverse fasi: All’inizio era un po’ come gridare al mondo “IO ESISTO!” ed è stato decisamente il punto in cui, in quanto a stile e messaggio, mi sono avvicinato di più al vandalismo, in seguito si è trasformato in un più pacato “sono qui, e questo è quello che penso” e così anche i posti in cui mi ritrovavo a scrivere diventarono diversi, all’inizio treni
e banchine, in seguito muri legali o zone industriali. In ultima battuta è diventato qualcosa del tipo: “si felice, goditi la vita, ma resta sveglio!”. Per chi “disegni”? Quale vuoi che sia il tuo pubblico? Ora principalmente disegno per le aziende, facendo io il grafico a tempo pieno, ma quando torno a disegnare i muri disegno per tutti, come ho sempre fatto, anche se sono cosciente che per ragioni prettamente culturali è un metodo comunicativo che colpisce principalmente i giovani o gli adolescenti. Ma forse meglio così, perchè sono quelli che forse hanno la speranza di cambiare qualcosa in questo mondo malato. In tre righe la differenza tra graffiti e street-art... La differenza per me è principalmente che chi fa i graffiti si interessa più alle lettere e alla forma di queste ultime, mentre chi fa lo street art spinge principalmente il suo stile illustrativo. La differenza per la società, principalmente per decreto di Sgarbi, o di qualche altro
critico, è invece che chi fa streetart è un “artista”. ah si, gli street artist sono mediamente anche più ricchi dei writer. Come secondo te i media (TV, Web, Giornali) considerano i graffiti / street-art, e come li interpretano? Essendo i media tradizionali gestiti principalmente da persone “senior” la considerazione dei graffiti è la classica che ha anche la sciura “quelli belli colorati sui muri legali mi piacciono, gli altri minga trop.” L’unica eccezione sono forse i portali web, che includendo la voce anche di chi i graffiti li fa in prima persona iniziano ad avere un approccio alla cosa più onnicomprensivo, ed intelligente. Il più grande errore che la società ha fatto nell’approcciarsi a questo fenomeno è che si è sempre pensato ai “writers” come un gruppo autogestito coeso e di amici magari, quando è quasi sempre stato il contrario. I “writers” sono un gruppo di persone molto diverse tra loro, con obbiettivi altrettanto diversi, e modi di vedere i graffiti totalmente
IL MEDIUM “I graffiti sono un calcio in faccia al sistema delle gallerie e musei, dove l’artista ha i suoi protettori, come una puttana nel sistema capitalista è considerato merce, un prodotto… La graffiti art è gratis, è lì da vedere, non è proprietà di nessuno, e di tutti”
-ESKAE
Quando si parla di street-art in molti casi, erroneamente, la si confonde con i graffiti a causa del fatto che entrambe prendono forma in strada, errore comune parlare dell’uno e dell’altro indistintamente. La street-art è una tendenza molto differente dal writing, sia a livello tecnico che concettuale, in essa è racchiuso tutto quello che riguarda stencil, poster, fotocopie e stickers. Una grande differenza tra graffiti e street-art risiede concretamente nella difficoltà di realizzazione del manufatto: uno stencil, una figura o un poster son molto più facili da realizzare e soprattutto più vendibili di un graffito, soprattutto con l’aiuto che oggi la tecnologia e i software ci offrono. Mentre i graffiti puntavano a non piacere, gli street-artist cercano di piacere e cercano di allargare quanto più possibile il proprio pubblico. Mentre i writers proteggevano la loro identità, gli street-artist mostrano il loro volto, perché cercano
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popolarità e visibilità. I writers deturpano lo spazio pubblico, mentre gli street artist lo abbelliscono con i propri lavori spesso commissionati da enti privati o pubblici. Mentre il writers per principio non si sono mai posti il problema della commercializzazione dei propri graffiti, gli street-artist questo fattore lo calcolano e in molti casi lavorano in funzione di questo per poi essere citati, e resi famosi all’interno di esposizioni e musei. Se parliamo di street-art occorre citare alcune sue parole chiave: soldi, sistema-arte, pubblicità, sponsor, gallerie, esposizioni e ancora soldi. Nulla a che vedere con la cultura writing, anche se solitamente i media fan volentieri confusione tra le due per ingigantire e colmare di street-cred (street-credibility, credibilità) ragazzi che non hanno nessun legame con la cultura dei graffiti.
I MEDIA IERI E OGGI “se un giorno autorizzano le tag, smetto”
o-Clock
I media ieri Il writing suscitò un intenso interesse mediatico solamente nel luglio del 1971: TAKI 183, un diciassettenne greco (il suo nome è Dimitrios), riempì di tag tutta New York e un reporter del “New York Times”, cercando di comprendere il significato delle sue firme, lo contatta e pubblica l’intervista “TAKI 183 Spawns Pen Pals” rendendolo una celebrità tra i suoi coetanei e aprendo la strada a molti imitatori.
dollari per eliminare i graffiti dai treni. In seguito a questa iniziativa il “New York Times’” cambia la sua posizione da favorevole a contraria sui graffiti, iniziando a definire i writers come “animali”, “giovani vandali”, “minaccia pubblica”. Sembra la fine ma non è così: per nulla scoraggiati dalla politica della MTA, i writers continuarono a dipingere ancor di più. I vagoni ripuliti dalle vecchie firme furono come delle tele bianche pronte per essere colorate.
Negli anni 70 l’ampio spazio concesso dai media al fenomeno (in questo periodo vengono pubblicati numerosi articoli sul “New York Times’” e su altre riviste) spinge i writers a dipingere ancora di più e soprattutto meglio. Apparire su una rivista procurava proprio ciò che cercavano, ovvero una fama immediata e ad ampio raggio.
I media oggi Negli ultimi tempi, dopo l’avvento e l’affermarsi di molti streetartists, sempre di più i grandi media parlano settimanalmente di arte di strada, pubblicizzando gallerie, artisti, aste, “musei a cielo aperto” attraendo sempre un maggior numero di interessati che talvolta ancora non conoscono la differenza tra le culture street. I media comodamente raggruppano graffiti, istallazioni, muralismo, stencil, affissioni sotto l’importante termine “street-art”; molto comodo,
Nel luglio 1974 David Yunich, presidente di MTA (azienda che gestiva le metro di NYC), annuncia una campagna da dieci milioni di
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Articolo del New York Times su TAKI 183
son d’accordo, ma secondo me più che chiarire confonde. Graffiti 2.0 La rapidissima globalizzazione di internet ha senz’altro svolto un ruolo decisivo nell’espansione del fenomeno dei graffiti. Mi ricordo quando ero alle scuole medie che durante l’ora di informatica anzi che impratichirmi con Microsoft Office trascorrevo l’intera lezione fisso con gli occhi spalancati su Graffiti Creator, un sito internet dove si potevano disegnare i graffiti direttamente online con dei setup pre impostati. A parte questa piccola parentesi della mia infanzia, internet è senza ombra di dubbio uno strumento importantissimo per i nuovi aspiranti writers, che per potersi ispirare ed informare sui pionieri americani ed europei, possono facilmente guardare foto dei “pezzi” e video
delle “actions” online; mentre prima potevi farlo solamente acquistando i fanzine dedicati nei negozi di graffiti. Questo era possibile se avevi la fortuna di abitare in una città grande e “graffitisticamente” aggiornata, altrimenti dovevi limitarti alle solite notizie di arresti e di totale discordo dei giornali locali, fatta eccezione di qualche sporadico articoletto qua e là che sosteneva il movimento. Un altro importante ruolo di internet è stata la possibilità di condividere i propri lavori sui forum dedicati, dove altri appassionati del genere avevano la possibilità di guardare i tuoi graffiti, commentarli, dare preziosi consigli o insultarti. Street-art 2.0 Instagram, Tumblr, Facebook e Youtube al giorno d’oggi sono i motori di ricerca, e i motori motivazionali preferiti dagli street-artist.
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Persone fotografano uno stencil di Banksy el Bronx
A differenza dei writers, è molto difficile che a lavoro finito uno street-artist non pubblichi una foto dell’elaborato su un social network; questo si ricollega al discorso affrontato precedentemente, dove sottolineavo la differenza di target: al writer interessa solo il riconoscimento degli altri writers, lo street-artist vuole invece sedurre quanti più spettatori possibili. Lusinga il gusto del pubblico, senza contrariarlo mai. Anzi, talvolta ne asseconda l’ego invitandolo a partecipare. Numerosi appassionati fotografano le opere, gli modificano sfumature e contrasti dallo smartphone, le firmano e le condividono sulle proprie pagine personali intasando i social networks, perché si illudono di prendere parte a un movimento dall’aspetto libertario. Ognuno si sente un po’ artista.
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CONCLUSIONE Penso che il modo più completo e interessante per poter affrontare temi di un certo “peso” come protrebbe benissimo essere quello di questa ricerca che sta volgendo al termine, sia quello di analizzare, sventrare questi argomenti per poterne esaminare ogni loro particolarità. Per farlo in modo efficace, a mio avviso, bisogna dar voce in prima persona a coloro che ne prendono parte in modo attivo, senza lasciarsi ingannare dalle false tesi che sostengono coloro che si limitano a commentare questi fenomeni. Bisogna accogliere i punti di vista dei protagonisti, senza censura, arricchendoli con elementi importanti della storia del “movimento” per poter incorporare anche un aspetto culturale alla tesi che si sostiene. Appunto per questo motivo ho lasciato nelle interviste e negli
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incisi all’inizio di ogni capitolo le parole vere e sincere come mi son state direttamente riportate, perchè soltanto con la verità si può comprendere la realtà dei fatti. Come precedentemente detto nella premessa, non son mai stato parte attiva nè del movimento del writing, tanto meno in quello della streetart, ma con la mia passione per il video-making mi sono avvicinato molto a queste realtà diverse. Non mi schiero nè da una ne dall’altra parte, lo scopo di questo mio AMP era quello di analizzare da vicino il messaggio e dar voce alla realtà di queste culture, o sub-culture, dipende dal punto di vista...