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QUADERNO TECNICO PER IL PROFESSIONISTA
QUADERNO TECNICO PER IL PROFESSIONISTA
In questo numero L’impermeabilizzazione è il tema di questo quinto fascicolo della collana “I quaderni tecnici BigMat”, collana che affronta le tematiche più importanti per la costruzione, realizzata dai distributori BigMat per offrire uno strumento utile, completo e facilmente consultabile, ideale per il professionista dell’edilizia. In queste pagine troverete informazioni utili sulla normativa vigente, sull’impermeabilizzazione delle fondazioni, del tetto, dei balconi e dei terrazzi.
IMPERMEABILIZZAZIONI CON TELI BENTONITICI
04
IMPERMEABILIZZAZIONI CON GUAINE CEMENTIZIE
06
GIUNTI BENTONITICI E FUSIBILI STRUTTURALI
08
IMPERMEABILIZZARE L’INTERRATO: L’ITER REALIZZATIVO
10
RIUSO EDILIZIO: IMPERMEABILIZZAZIONE DI AMBITI INTERRATI CON INFILTRAZIONI
18
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
20
SCHERMI E MEMBRANE TRASPIRANTI
20
Come evitare la condensa
20
Le soluzioni:
26
Tetto in legno ventilato ermetico all’aria a risparmio energetico
26
Tetto in legno con micro ventilazione sottotegola
28
Tetto in calcestruzzo con posa diretta del manto di copertura
29
LE MEMBRANE BITUME POLIMERO
30
Gli elementi distintivi delle membrane bituminose
30
Come scegliere una membrana bitume-polimero?
31
La marcatura CE delle membrane impermeabilizzanti bituminose
32
Le soluzioni:
33
Il prodotto a marchio BigMat
33
Le membrane autoadesive
34
Le membrane leggere
37
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DI BALCONI E TERRAZZI
38
IL CALCOLO DELL’INTERASSE DEI GIUNTI
38
Ritiro igrometrico
38
Le forze in gioco
39
Le deformazioni del massetto
40
LE TENSIONI DI VAPORE ALL’INTERNO DEL MASSETTO
42
LE SOLUZIONI: LA POSA DEL SISTEMA IMPERMEABILIZZANTE
44
GLOSSARIO TECNICO
46
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L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI 04
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI L’approccio progettuale dell’isolamento dall’acqua è completamente diverso a seconda che si tratti di porzione edificata fuori terra o interrata. Nel caso di strutture interrate devono considerarsi come predominanti, ai fini della protezione e impermeabilizzazione, le problematiche di sollecitazione strutturale derivanti dalla presenza di acqua. Nel terreno si rilevano varie possibilità di presenza di acque che vanno dalla falda permanente a quella periodica (per irrigazioni o stagionalità) a quella temporanea (in occasione di eventi meteorici eccezionali).
IMPERMEABILIZZAZIONI CON TELI BENTONITICI L’impermeabilizzazione di strutture interrate può essere ottenuta con l’impiego di speciali teli contenenti bentonite di sodio naturale in forma granulare in grado di realizzare un ottimo auto confinamento per la bentonite in essi contenuta.
La speciale modalità costruttiva di questi teli conferisce loro la capacità di realizzare, quando su di essi vengono realizzati i getti, un fortissimo autoaggancio agli stessi realizzando così le condizioni ideali per il perfetto sfruttamento delle caratteristiche di rigonfiamento e impermeabilità della bentonite contenuta. I teli vengono semplicemente srotolati • sul magrone di fondazione, • su o attorno a eventuali pali di fondazione,
• su opere provvisionali presenti attorno allo scavo, consentendo quindi sensibili economie e abbattimenti dei costi di posa. La continuità del manto bentonitico impermeabile viene realizzata per semplice sovrapposizione dei teli ed essi, potendo essere tagliati, piegati, forati, permettono di ricoprire perfettamente tutte le superfici da impermeabilizzare, sigillando autonomamente le zone di sormonto grazie all’autoaggancio dei teli e alla naturale estrusione dagli stessi della bentonite di sodio contenuta. I teli sono confezionati in diversi tipi e, in funzione dell’utilizzo previsto, possono contenere una maggiore o minore quantità di bentonite (per
impieghi fino ai primi 5 metri di profondità o di falda) o essere accoppiati a membrane in MDPE per consentirne l’uso in qualsiasi condizione. Le dimensioni dei teli consentono, con i formati più grandi, sensibili economie di scala e, con i formati di pezzatura inferiore (teli medi o piccoli), anche lavori piuttosto particolari (ad esempio recupero vani esistenti, fosse ascensore, ecc.) oltre ovviamente ai normali cantieri (villette monofamiliari, case a schiera, ecc.). Queste impermeabilizzazioni risultano insensibili alle basse temperature e la normale qualità delle acque non altera le caratteristiche del gel bentonitico.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI
IMPERMEABILIZZAZIONI CON GUAINE CEMENTIZIE Una efficace e sicura impermeabilizzazione di superfici e strutture esposte al contatto con acque, facilmente realizzabile e dalle elevate prestazioni di tenuta anche dopo la formazione di fessurazioni della struttura, è quella offerta dall’impiego delle guaine cementizie elastiche. Queste sono costituite da materiali di ultima generazione definiti “cementi polimero modificati” che hanno la caratteristica, essendo formati da leganti cementizi miscelati con specifici polimeri acrilici, di mantenere, una volta completate le fasi di maturazione, un comportamento elastico e deformabile in grado di mantenerne l’integrità anche in presenza della normale formazione di fessurazioni post-getto (che è sempre bene, però, controllare con la predisposizione di specifici “fusibili strutturali” per limitarne l’ampiezza). Questa capacità di allungarsi e ricoprire le fessurazioni mantenendo l’impermeabilità (la capacità in pratica di comportarsi come una “pelle impermeabile” per le strutture) viene definita CBA (Crack Bridging Ability) e rappresenta il decisivo passo in avanti compiuto rispetto ai vecchi “cementi osmotici”, efficaci ma fragili e soggetti a possibili
rotture in caso di fessurazione del supporto che possono essere tollerate sino a 1 mm di larghezza. Essendo applicate in aderenza al supporto (ad esempio murature
interrate in c.a.) le guaine cementizie elastiche impediscono la possibilità di trasmigrazione dell’acqua tra impermeabilizzazione e struttura, rendendo identificabili e riparabili eventuali punti di infiltrazione (dovuti, ad esempio, ad una posa un po’ superficiale).
Prima dell’applicazione di questi materiali e di realizzare così lo strato impermeabile è necessario provvedere all’eliminazione (o chiusura) di tutti gli eventuali distanziatori di cassero presenti sulla struttura e loro ricoprimento con malta semirapida con la quale, inoltre, dovrà essere realizzata una guscia triangolare di raccordo tra muratura e piede di fondazione. Dopo aver accuratamente pulito le superfici di posa ed eliminato l’eventuale presenza di disarmante, è possibile applicare le guaine cementizie in modo pratico e veloce sia a pennello sia a rullo. L’ottima adesività di questi
materiali li rende idonei all’applicazione su molti tipi di supporto (ad esempio cemento, cotto, laterizio, cartongesso, plastica, ecc.) purché esso presenti una superficie compatta e priva di fenomeni di sfaldamento (ad esempio di laminazione). Questi prodotti rimangono elastici anche a basse temperature anche se la posa, come per tutti i materiali cementizi, non dovrebbe mai avvenire con temperature inferiori a 5 °C. Esistono varie tipologie di guaine cementizie elastiche per le diverse situazioni applicative che possono prevedere l’impermeabilizzazione in condizioni di:
• spinta idrostatica positiva > l’acqua schiaccia l’impermeabilizzazione contro la struttura che deve quindi sopportare il carico; • spinta idrostatica negativa > l’acqua tende a staccare l’impermeabilizzazione dal supporto (come ad esempio nel recupero di vani esistenti, impermeabilizzando cioè le strutture dall’interno). Oltre ai muri contro terra di fondazione, la versatilità di questo tipo di materiali li rende idonei all’impermeabilizzazione dei più svariati tipi di struttura quali ad esempio vasche, canali, piscine interrate e pensili, ecc..
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI
GIUNTI BENTONITICI E FUSIBILI STRUTTURALI A completamento dell’impiego dei sistemi impermeabilizzanti bentonitici e cementizi elastici vi sono una serie di accessori tra i quali i più comuni e indispensabili sono i cordoli waterstop bentonitici e gli elementi specifici per il controllo degli inevitabili fenomeni di formazione di fessurazioni da ritiro, noti anche con il nome di “fusibili strutturali”. Il concetto principale che sta alla base dell’impiego del sistema impermeabilizzante bentonitico è quello di aumentare la quantità di bentonite di sodio in corrispondenza di quei punti ove maggiore è il rischio di infiltrazioni. Tra questi punti, come detto, quelli più frequenti e che spessissimo sono causa di diatribe e contestazioni, vi sono i giunti che si formano tra getti eseguiti in tempi successivi, anche brevi, denominati giunti di ripresa di getto, e quelli spontanei, fessurazioni che si originano casualmente nelle strutture in c.a. specialmente quando queste si sviluppano lungo una direzione principale (ad esempio i muri interrati perimetrali di un edificio). Sfruttando le note caratteristiche intrinseche della bentonite di sodio,
che a contatto con l’acqua rigonfia formando un gel impermeabile, la sigillatura delle riprese di getto viene realizzata posizionando all’incirca alla metà dello spessore di una muratura (quindi tra i ferri d’armatura passanti) una certa quantità di bentonite di sodio assemblata in cordoli delle dimensioni di 25 mm per 20 mm, composti per il 25% di gomma butilica e 75% di bentonite di sodio. Questi cordoli vengono applicati con continuità, eventualmente accostando le parti terminali per alcuni centimetri, sulla superficie della ripresa realizzata (ad esempio l’estradosso della platea di fondazione dopo aver rimosso lo strato di bleeding superficiale e pulito accuratamente la superficie) e vengono bloccati con specifiche
• Operazione di fissaggio del waterstop per evitare spostamenti dello stesso durante la gettata del cls.
retine fornite con gli stessi e specifici chiodi in acciaio con rondelle posizionati all’incirca ogni 30 cm. Questi giunti hanno la funzione di saturare eventuali vuoti (ad esempio nidi di ghiaia, vespai, ecc.) che si possono formare alla base dei muri o lungo le estremità dei getti conseguentemente alle operazioni di scarico del calcestruzzo dalla betoniera. I giunti posseggono: • elevata capacità espansiva (sino a sei volte il loro volume iniziale); • elevata resistenza al carico idraulico; • praticità di applicazione (sufficiente un martello per fissare i chiodi). La loro eccezionale plasticità (hanno la consistenza della plastilina) permette una perfetta adesione al supporto mentre il loro comportamento ai cicli di idratazione intermittente risulta ottimale. La rete di fissaggio, inoltre, ne ritarda il rigonfiamento nel caso di accidentale contatto con acqua prima dei getti (pertanto è possibile il loro impiego anche in caso di pioggia) e mantiene fermi i giunti durante le fasi di
getto. I cordoli bentonitici fissati all’interno di un particolare manufatto plastico, studiato ad hoc, permettono la realizzazione del così detto “fusibile strutturale”. Tale “fusibile” viene inserito, in fase di getto, nella muratura stessa, a intervalli calcolati. Queste sono deputate a divenire delle sezioni predeterminate per la formazione delle fessurazioni da ritiro dei getti (che avverrebbe comunque ma in modo casuale), in modo tale che all’interno delle stesse siano quindi già presenti i
cordoli bentonitici necessari alla loro spontanea sigillatura in caso di infiltrazioni. L’interasse di questi manufatti può essere calcolato, in linea generale e in modo empirico, dividendo l’altezza del muro (espressa in metri) per il doppio del suo spessore (sempre espresso in metri), ottenendo così l’interasse cercato. È ovvio che ciò offre la possibilità alle maestranze di realizzare getti di lunghezza teoricamente infinita (limitata solamente dal numero di casserature a disposizione), senza la necessità di ricorrere a frazionamenti degli stessi o di dover riparare eventuali infiltrazioni (con costi aggiuntivi e risultati incerti) una volta terminati i getti. Quindi l’enorme vantaggio è che si riesce a pilotare nella posizione del “fusibile” (da cui il nome) l’inevitabile fessurazione del calcestruzzo, senza compromettere la continuità della gettata e quindi senza avere “giunti di lavoro”.
• Sistema waterstop costituito da cordolo bentonitico per la sigillatura della ripresa di getto e fusibile strutturale per pilotare le crepe dei fenomeni di ritiro del cls.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI IMPERMEABILIZZARE L’INTERRATO: L’ITER REALIZZATIVO Di seguito si vuole ripercorrere il classico iter realizzativo dell’opera edile partendo letteralmente dalle sue fondamenta, con l’obiettivo di sintetizzare i principali concetti progettuali necessari alla realizzazione di esecutivi congruenti tra loro e compatibili con le
richieste della committenza, e le esigenze del contesto in cui si opera. Per iniziare viene proposto uno schema logico generale che esemplifica l’approccio al problema dell’interrato partendo dalla realizzabilità del cantiere prima ancora che dell’opera stessa.
Input dati iniziali e richieste della committenza
Stesura del progetto di fattibilità con predisposizione delle perizie geotecniche
Realizzazione delle perizie idrogeologiche e geotecniche
I dati raccolti sono sufficienti? NO SI
SI
Stesura del progetto di massima
Serve approfondire? NO
Stesura del progetto strutturale
Verifica della necessità di opere provvisionali di sottofondazione
SI
Progettazione opere provvisionali
NO
Progettazione sistema di aggottamento
SI
Verifica dell’esigenza di opere di aggottamento
Congruenza struttura e opere provvisionali SI
NO NO Congruenza emungimento
Stesura del progetto dell’impermeabilizzazione
Rinvio al dettaglio del progetto di impermeabilizzazione
Stesura del progetto degli impianti
Risultati del progetto di impermeabilizzazione
SI
e opere provvisionali
SI
Modifica impianti
NO
Compatibilità impianti impermeabilizzazione
NO
SI
Stesura del progetto esecutivo: opere provvisoriali + emungimento + strutture + impermeabilizzazione + impianti
Realizzazione dell’interrato
• Approccio metodologico all’opera interrata.
NO
Destinazione d’uso e contesto realizzativo Per prima cosa risulta necessario recepire le richieste della committenza verificandone la loro chiarezza e completezza. Spesso riformulando il contesto e i dettagli delle esigenze del cliente si possono eliminare forzature iniziali che portano alla realizzazione di progetti ottenuti per approssimazioni successive.
Di seguito vengono riportati alcuni casi, ad esclusivo scopo esplicativo, della rapportualità che deve essere considerata fra destinazione d’uso dell’interrato e “qualità complessiva” dell’impermeabilizzazione. DESTINAZIONE D’USO
PRESENZA D’ACQUA
PRESENZA DI UMIDITÀ
SALUBRITÀ AMBIENTALE
Cavedi tecnici e sottoservizi
Accettabile solo in caso di impianti compatibili a immersioni continue o occasionali, oppure per ambiti di aerazione e fuga.
Accettabile in funzione dell’impiantistica presente e comunque con grossi limiti di durabilità per quanto contenuto.
Assenza di acqua e umidità sono gli elementi necessari per la posa e gestione di impianti elettrici ed elettronici.
Parcheggio veicoli
Accettabile solo nei cavedi e nelle aree di aerazione grigliata con scarichi congrui. Esteticamente di difficile accettabilità la presenza continuativa anche in assenza di eventi meteorici.
Accettabile in funzione degli impianti d’illuminazione ed emergenza che devono avere le più ampie garanzie di funzionamento e di durabilità.
Ovunque vi sia una ricerca estetica e un impatto di piacevolezza finalizzata al commercio risulta importante anche la percezione di salubrità dell’aria anche per le aree di viabilità interna e di accesso.
Magazzino/deposito
Accettabile solo per rimessaggio di natanti o similari e per le aree predisposte alla loro veicolazione.
Accettabile solo in funzione di merci scarsamente igroscopiche e con idonee attenzioni per gli impianti di illuminazione ed emergenza.
Qualsiasi materiale stoccato in ambiente asciutto denota la più ampia durabilità e vendibilità, sia come funzionalità sia come aspetto.
Ambito residenziale e commerciale
Inaccettabile.
Inaccettabile se non per zone di passaggio e servizio normalmente non fruite.
Ovunque si pensi al soggiorno dell’uomo si deve tenere in massima considerazione la salubrità ambientale sia per la sua permanenza sia per la sua percezione (in funzione di ambiti commerciali).
Ambito tecnico specialistico
Inaccettabile.
Inaccettabile se non per zone di passaggio e servizio normalmente non fruite.
Necessaria sia ai fini della permanenza degli operatori e manutentori sia per l’ottimale funzionamento di impianti elettronici e computerizzati.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI
Territorio, ambiente, tecnologie e acque Sulla base delle richieste recepite e verificando il contesto disponibile in quanto a lotto edificabile si possono stendere i primi elementi utili a indagare il territorio su cui operare. È ben diverso infatti dover operare in pieno centro storico rispetto all’aperta campagna, sia per l’organizzazione del cantiere sia per le opere provvisionali necessarie. Vengono di seguito riportati solo alcuni esempi.
CONTESTO
AMBIENTE
ASPETTI TECNOLOGICI COLLATERALI
GESTIONE DELLE ACQUE
Città
Esiguità di spazi e necessità di costruire l’edificio usandolo come unica base per il cantiere (si lavora fino “in confine”).
Numerosità di sottoservizi ed eventuali sottopassi e metropolitane, presenza di edifici limitrofi di notevole altezza, possibilità di effettuare ancoraggi/tiranti in proprietà confinanti.
Adduzione acque in fognatura o canali con relative verifiche di attuabilità tecnica (portate) e giuridica (permessi comunali).
Litorale
Esiguità di spazi e difficoltà viarie. Da valutare e programmare attentamente tempi e inizio del cantiere anche in funzione dei periodi di necessaria chiusura (stagionalità).
Numerosità di sottoservizi ed eventuali sottopassi che si aggiungano alle problematiche viste per i centri cittadini.
Influenza delle maree o dei livelli idrici di invaso (laghi, bacini, ecc.) ai fini degli acquiferi in aggiunta a quanto sopra evidenziato.
Montagna
Esiguità di spazi e difficoltà viarie anche legate alle inclinazioni del piano campagna e dell’assetto viario stesso.
Necessità di stabilizzare il terreno sia nello stretto ambito del cantiere, sia per zone più ampie (smottamenti e importanti movimenti dei terreni circostanti, ecc.) che possano modificare il proprio equilibrio in funzione della modificata idrologia locale.
Possibilità di displuvio e drenaggio delle acque se a mezza costa o in cima con verifica delle criticità di invaso per i fondovalle, specie nelle stagioni intermedie.
La conoscenza del terreno risulta importante sia per la portanza e stabilità degli edifici sia ai fini realizzativi del cantiere stesso. La valutazione del contesto geologico (terreno argilloso, sabbioso, ghiaioso, ecc.) comporterà opere provvisionali e gestione delle acque (drenaggi, portate, falde) assai diverse.
Metodi costruttivi dell’interrato Avendo inquadrato la fattibilità dell’opera con eventuali rinvii ad approfondimenti e indagini ulteriori che si rendessero necessarie, si può procedere al progetto architettonico generale e a quello strutturale disponendo dei carichi in gioco. In questa fase è molto importante il coinvolgimento dei
continue, quali le platee, possono risultare convenienti dal punto di vista della portanza e della velocità delle lavorazioni oltre che rendersi indispensabili in caso di presenza di acquiferi (falde temporanee o permanenti) considerandone la probabilità di incidenza per la vita utile dell’opera.
vari specialisti per fornire tutti i dati utili allo strutturista che deve percepire tutte le problematiche sottese dal contesto in cui si opera e dal tipo di edificio richiesto. Il maggior onere economico al giorno d’oggi è la mano d’opera, non il costo dei materiali; e i veri raffronti tecnico/economici devono essere fatti in merito ai costi diretti e indiretti (cosa comporta una determinata scelta sulle altre lavorazioni) delle varie scelte progettuali. La realizzazione di strutture
Impermeabilizzare è proteggere anche la struttura oltre che gli ambiti interrati e quanto in esso contenuto. Il grado di esposizione delle strutture è un concetto finalmente normato a livello europeo (EN206) e cogente anche per l’Italia (DM 14/01/2008). Mettere un rivestimento protettivo all’opera edile significa preservarla dal degrado e garantirne la fruibilità nel tempo. Opere di grandi dimensioni (in pianta e sezione) comportano poi la necessità di prevederne gradi
di libertà sia per gli assestamenti sia per ragioni sismiche secondo la nuova normativa. Realizzare semplicemente e velocemente giunti di costruzione, assestamento e strutturali, con particolare riguardo anche alla loro sigillabilità, può richiedere una progettazione integrata delle varie tecnologie concorrenti. La progettazione degli impianti tecnologici comporta anche di predisporne spazi e forometrie di passaggio che, se pensate per tempo, consentono agevoli realizzazioni senza vincolare scelte architettoniche o strutturali in fase esecutiva. La sigillatura dei corpi passanti in interrati interessati da percolamenti o falde acquifere è poi una tematica specialistica che deve essere sviluppata di conseguenza con la progettazione strutturale, a cui si affianca anche per ferri di ancoraggio a pali e setti di sottofondazione armati per il miglioramento della portanza. Arrivati alla fase esecutiva si devono predisporre piani di posa protetti dai cedimenti dei terreni, opportunamente drenati per evitarne allagamenti con la realizzazione del cosiddetto magrone di fondazione. Normalmente, la prima lavorazione da eseguirsi partendo con sistemi classici bottom-up è la fossa d’ascensore, quale punto di minima quota dell’opera stessa. Trattasi di un piccolo ambito tecnico fortemente depresso rispetto al piano campagna e con l’esigenza di totale assenza di acqua (dovendo alloggiare gli impianti elettrotecnici e meccanici con valenza di sicurezza per la fruizione dei montacarichi/ascensori).
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI
Progetto esecutivo: l’impermeabilizzazione CONSIDERAZIONI GENERALI Come sempre la parte basilare della diagnosi è l’anamnesi, ovvero per sviluppare progetti risolutivi si devono conoscere i problemi, quindi l’analisi del contesto in cui si opera. Dai rilievi idrogeologici effettuati o reperiti si possono ricavare informazioni utili per analizzare il livello e la variabilità della falda dell’acqua e valutarne la quota rispetto al piano campagna in riferimento all’opera che si deve realizzare. Si deve inoltre porre estrema attenzione a valutare la quota di falda di progetto che influenzerà le scelte dell’impermeabilizzazione e la definizione dei carichi idraulici da trasmettere allo strutturista. Con la specializzazione del settore si assiste spesso anche alla parcellizzazione delle informazioni, con il conseguente rischio che non tutti i dati di partenza siano forniti a ogni specialista che lavorerà quindi su un sottoinsieme di informazioni incomplete e, talvolta, fuorvianti ai fini delle sollecitazioni.
Se il geologo deve ricevere chiare indicazioni per esaminare e fornire dati conformi all’opera da realizzare, così anche lo strutturista deve poter disporre di tutti i dati rilevanti per il suo operato. Non bastano quindi volumetrie dell’opera e portanze del terreno, ma deve conoscere anche eventualità di presenza di carichi idraulici permanenti o temporanei. Tali carichi permeano le opere provvisionali, già affidate a specialista esterno in grado di considerare i terreni sia in fase drenata sia satura, interessando il loro contenuto ovvero il costruendo edificio. La variabilità dell’acquifero e le quote di falda sono dati importanti per la definizione dei carichi di sottospinta idraulica per la struttura fondazionale e anche ai fini delle spinte orizzontali residue sui muri perimetrali. Tali strutture riceveranno sollecitazioni da direzioni diametralmente opposte a quelle usuali: dall’alto al basso
(classici pesi propri) e dall’interno verso l’esterno (spinte dei solai). Tutta questa importanza deriva da una semplicissima considerazione: la spinta idraulica è un carico molto elevato. Una spanna d’acqua (25 cm) corrisponde a un carico di 250 Kg/m2 che grava dal basso verso l’alto sulla platea di base della struttura. Un solo metro di altezza d’acqua genera ben 1.000 Kg/m2 e con luci libere di inflessione di almeno 5-6 metri si sviluppano momenti flettenti decisamente importanti che devono essere noti a chi sta progettando la struttura. Altro aspetto rilevante è l’importanza di progettare una struttura chiusa in presenza di falda o di ristagni d’acqua (dovuti a terreni a bassa permeabilità) che possano creare sifonamenti sotto il perimetro dell’edificio ripresentandosi come flusso dal basso verso l’alto in zone centrali. In queste condizioni la presenza di una platea, ovvero di un solaio
rovescio, a chiusura della base dell’edificio è l’unica scelta percorribile qualsivoglia sistema impermeabilizzante si scelga. Da sfatare poi un altro luogo comune in merito all’uso di fondazioni a plinti o continue in ambiti interrati: i vespai/drenaggi sottostanti i pavimenti non risolvono da soli i problemi d’acqua e possono funzionare ma devono essere nelle condizioni di veicolare velocemente l’acqua, anche semplicemente quella di pioggia, verso l’esterno e il basso. Questo risulta percorribile in strutture poste a mezza costa in montagna/collina oppure in vicinanza di grossi avvallamenti in pianura, oppure se il terreno sottostante è di tipo ghiaioso per molti metri di spessore e in assenza di falda. Anche eventi meteorici di lunga durata con terreno poco permeabile possono individuare falde temporanee di notevoli entità, da trattare, per il tempo
di permanenza dell’acqua, con le stesse considerazioni viste per la falda permanente. In aree agricole con irrigazioni di grossa entità e periodiche nell’anno si possono creare falde sospese che creano frequentemente fastidi ai primi interrati di edifici residenziali e industriali. A consuntivo di tutte queste considerazioni sugli acquiferi e sull’idrologia locale risulta evidente l’importanza di definire, in sede progettuale, un livello massimo della falda per la vita utile dell’opera, ovvero il massimo livello che l’acqua potrebbe raggiungere per un periodo di anni a venire paragonabile alla fruibilità del bene. Definita la quota della falda di progetto conosciamo il livello massimo raggiungibile dall’acqua in pressione, rimane ora da considerare anche l’influsso dell’acqua meteorica nella fase di percolazione lungo i verticali dell’interrato, ammesso che riesca poi a disperdersi nel terreno.
Per definire la quota del manto impermeabilizzante si devono considerare entrambi gli aspetti: falda e percolazione. L’impermeabilizzazione è una barriera che evita l’ingresso di tutta l’acqua esterna; per gli interrati è come una sorta di pelle protettiva che deve evitare non solo la permeazione dell’acqua verso l’interno ma anche il suo contatto con il cemento armato. L’acqua è il miglior solvente in natura e trasporta ormai frequentemente aggressivi chimici (UNI EN 1504) sia negli eventi meteorici (piogge acide, ecc.) sia nei suoi flussi nel terreno (sostanze chimiche derivanti da impianti industriali, uso agricolo, ecc.) con conseguente possibilità di degrado della parte esterna delle strutture. Le strutture interrate soffrono anch’esse di questi problemi pur risultando meno visibili rispetto a quelle in elevazione e, conseguentemente, meno percepite come deteriorabili/deteriorate.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI
IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE MURATURE Nell’impermeabilizzazione delle strutture verticali su opere provvisionali si possono usare teli impermeabilizzanti bentonitici autoaggancianti e autoconfinanti, ottenendo così il duplice scopo di non richiedere particolari accorgimenti di regolarizzazione del supporto eccezion fatta per macrovuoti o cavedi veri e propri e di avere una “pelle impermeabile” esterna alla struttura e a essa vincolata/agganciata in modo meccanico a protezione permanente dell’edificio. Sono da rammentare le necessità di trattamento di tutti i giunti (strutturali, di assestamento, di costruzione) orizzontali e verticali con interconnessione dei sigillanti o delle bande protettive (se si impermeabilizza l’esistente o per strutture senza platea perché non in falda). Nella realizzazione delle bocche di lupo si devono poi prevedere impermeabilizzazioni su quelle realizzate in opera e sigillanti
idroespansivi in tutti i giunti, anche di quelle prefabbricate, al loro appoggio sulla muratura. Gli scarichi perdenti delle bocche di lupo sono ammissibili solo in caso di assenza di falda, mentre si dovranno collegare le pilette di fondo a tubazioni sigillate e convoglianti l’acqua in pozzetti interni nel caso di acquifero esterno. In concomitanza delle bocche di lupo si riscontrano poi rastremazioni strutturali per la presenza delle finestrature che provocano normalmente fastidiose e dannose fessurazioni di assestamento. Per evitare tali problematiche si devono realizzare interruzioni di getto con relativo waterstop in concomitanza della forometria oppure si possono usare, in modo più pratico ed economico, dei preformatori di giunto di assestamento autosigillanti per le murature con getti molto lunghi. Un classico errore è quello
di non sigillare la testata dei muri all’imposta del solaio a piano campagna. In questi casi l’infiltrazione si presenterà alle prime piogge. Finché ci si trova in fase cantieristica senza giardini e con marciapiedi e vialetti incompleti, l’acqua troverà facilità di permeazione e drenaggio allontanandosi velocemente. A lavori completati e cantiere finito il livello del terreno sarà maggiore, l’irrigazione dei giardini e le finiture completate creeranno le condizioni di ristagno per l’innesco delle infiltrazioni citate. Per evitare tali problemi si devono considerare anche gli innesti dell’ultimo solaio e dei marciapiedi (battiscopa/spiccato del muro) quali possibili vie di ingresso dell’acqua trattandoli con idonei sigillanti nella massa (waterstop bentonitici e mastici sigillanti) per la correa/solaio e con coating cementizi elastici per le superfici esposte alle intemperie (marciapiedi e spiccato muri).
insieme nel muro, non sono state sigillate a dovere. Pensare sempre a un “fuori” relativamente a un “dentro” rispetto a un edificio o a un impianto è un’abitudine saggia e ripagante. Tornando nello specifico, negli interrati si suggerisce il passaggio di tubazioni singole con sigillatura ad anello della tubazione nella massa del getto con mastici idroespansivi così come descritto per i corpi passanti in platea. Avere più tubi contigui genera l’impossibilità di chiudere gli anelli di tenuta intorno ai singoli tubi con rischio di infiltrazioni nella mezzaria del “fascio” di elementi.
Da evitarsi tubazioni flessibili o facilmente deteriorabili mentre, almeno per il passaggio nella muratura, sono da preferirsi elementi metallici o prefabbricati. Nel caso di passaggio di impianti a getti eseguiti si dovrà porre particolare attenzione a sigillare sia il perimetro del tubo sia quello della ripresa di getto tra riempimento e muro esistente. Nel primo caso si realizzerà un anello di tenuta come precedentemente descritto mentre per la ripresa di getto si dovrà garantirne comunque la chiusura su se stessa con idonei sistemi idroespansivi.
IMPIANTISTICA Sempre più frequentemente le case presentano tecnologie e impianti, ma anche nei progetti più tradizionali si riscontra l’esigenza di avere varie linee di tubazioni (acqua, gas, energia, telefonia, ecc.) che connettono lungo percorsi interrati l’interno dell’interrato con l’esterno. Anche se non si tratta di interrato in falda è sempre buona norma predisporre sistemi di piping/ tubazioni chiusi isolando pozzetti ed edificio dal terreno esterno. In caso di fenomeni meteorici potrebbero rilevarsi permeazioni d’acqua attraverso corrugati elettrici o tubazioni affiancate che, passando
APPROCCIO METODOLOGICO DEL PROGETTO DELL’IMPERMEABILIZZAZIONE INTERRATA Realizzazione dell’interrato
Input dati iniziali e richieste della committenza
Stesura del progetto di fattibilità con predisposizione delle perizie geotecniche
Realizzazione delle perizie idrogeologiche e geotecniche
Stesura progetto esecutivo: strutture
Stesura progetto esecutivo: impianti
Progetto sigillatura scarichi e imp. vasche di raccolta
Raccolta acque di scolo (interne) e relativi scarichi
NO
Stesura del progetto di massima
Progetto sigillatura corpi passanti SI
Impianti e corpi passanti l’impermeabilizzazione?
Stesura del progetto strutturale Progetto e dettagli di impermeabilizzazione giunti di costruzione e loro interconnessione
Progetto e dettagli di impermeabilizzazione post-getto Stesura del progetto esecutivo: opere provvisionali + emungimento NO
Murature contro opere provv.? Stesura del progetto esecutivo: impermeabilizzazione
Rilevamenti idrogeologici del terreno
NO
Collegamento a opere provv.? Presenza acquifero (falda)
SI
SI
NO
SI
Analisi del livello massimo di falda raggiungibile per la vita utile dell’edificio
NO
Ribassi fondazioni
SI
Definizione della quota superiore del manto impermeabile Quota interrato
Definizione livello massimo acqua
Piano campagna
Verifica dei carichi idraulici del progetto
NO
Sottofondazioni (pali, setti,...)?
SI
Definizione delle superfici di posa e accesso alle strutture verticali
Progetto e dettagli di impermeabilizzazione pre-getto
Definizione delle sollecitazioni e conseguenti tipologie di collegamento con le opere provisionali per iperstaticità...
Progetto sigillatura connettori, testate, tiranti ...
Definizione di platee nervate, fosse d’ascensore, cavedi...
Progetto impermeabilizzazione dei ribassi con studio dei giunti costruttivi
Definizione delle sollecitazioni e conseguenti tipologie di collegamento con le opere sottoplatea
Progetto sigillatura pali, setti di diaframma e connettori relativi
Definizione delle sollecitazioni e deformazioni/ assestamenti
Progetto sigillatura giunti strutturali e di assestamento
Minima
Differenza quota imp. e piano campagna Notevole
Rilievi pluviometrici dell’ultimo decennio
Definizione drenaggi e displuvi superficiali
NO
Giunti strutturali di movimento?
SI
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE FONDAZIONI
RIUSO EDILIZIO: IMPERMEABILIZZAZIONE DI AMBITI INTERRATI CON INFILTRAZIONI Un elemento spesso centrale in interventi di riuso edilizio di ambiti interrati è il risanamento dell’immobile interessato da presenza di umidità o infiltrazioni. LE SUPERFICI VERTICALI NEL RIUSO EDILIZIO È importante cominciare a definire al meglio il problema di fondo in quanto se si tratta di umidità per contatto tra muratura e terreno (o di suzione capillare), lo strumento idoneo al risanamento è un trattamento corticale che favorisca l’asciugatura della muratura in superficie evitando efflorescenze saline e conseguenti creazione di muffe o danneggiamenti delle finiture. In buona sostanza il fenomeno naturale della risalita capillare e della suzione di materiali porosi come laterizi e malte di allettamento in murature miste può combattersi in modo ottimale non certo cercando di contrastarlo ma sfruttandone i medesimi principi con intonaci macroporosi risananti e resistenti ai sali. L’umidità veicolata nell’ambiente dovrà trovare poi idoneo sfogo nella ventilazione forzata o naturale delle stanze evitando quella percezione di ristagno di umidità nell’aria tipico di certi scantinati chiusi. Nel caso si abbia permeazione di acqua attraverso la muratura il fenomeno può avere momentanei eccessi in concomitanza di eventi piovosi, anche alcuni giorni dopo i medesimi causa permeazione rallentata
dal terreno, o per oscillazione di falde superficiali influenzate da eventi meteorici o da situazioni contingenti come irrigazione agricola o periodico innalzamento dell’acquifero per stagionalità. In tali casi si possono avere allagamenti o percolazioni decise oppure permeazioni diffuse dalla superficie (specie in caso di c.a.) che devono considerarsi come fenomeni da contrastare con uno sbarramento continuo e chiuso realizzato con manti impermeabili idonei e congruenti con l’edificio. In presenza di muratura storica si deve operare con manti impermeabili che consentano la realizzazione di un involucro in grado di sopperire all’eventuale spinta idraulica pur in presenza di scarsa resistenza a trazione del supporto di aggrappo. Tipicamente in tali situazioni si può operare con intonaci impermeabili a spessore, opportunamente ancorati al supporto con tasselli e reti di acciaio come ripartitori di carico, oppure con manti impermeabili isolanti con un contromuro a contrasto della spinta che si scarica sull’impermeabilizzazione. In quest’ultimo caso l’impiego di sistemi impermeabilizzanti bentonitici consente una forabilità progettuale del manto che rende possibile una stretta collaborazione tra muro e controstruttura limitandone gli spessori necessari. LE SUPERFICI ORIZZONTALI NEL RIUSO EDILIZIO In orizzontale normalmente ci si trova ad affrontare superfici in terreno o con “croste” cementizie o pavimenti che non sono affidabili come supporti strutturali e che spesso conviene usare come appoggio per il manto impermeabile o, addirittura, conviene rimuovere per guadagnare in altezza ai fini
del calpestabile finito. In tali casi la posa di un manto impermeabile opportunamente raccordato con i verticali consente di completare il “catino” impermeabile isolando l’interrato. Sopra a tale manto dovrà realizzarsi una platea con valenza strutturale idonea in funzione delle sottospinte e comunque con spessori minimi realistici. Spesso si incorre infatti nell’errore di valutare le strutture minime di progetto solo ai fini teorici, non considerando come 12-15 cm di spessore, ad esempio, siano irrealizzabili su superfici non perfettamente planari come avviene spesso in cantiere (non si ha mai “un biliardo” su grosse superfici) e come, alla luce di armatura e copriferro, gli spessori geometrici minimi consigliati siano nell’ordine dei 20 cm o maggiori. Le considerazioni fatte sono di tipo assolutamente pratico e devono ovviamente essere rivalutate, carichi alla mano, sotto il punto di vista del calcolo strutturale. L’utilizzo di malte autolivellanti o pompabili di estrema fluidità e resistenza consente spessori minori ma è un capitolo a parte da considerare solo in situazioni limite, per costi e differenza di realizzazione rispetto alle normali competenze presenti in cantiere. Se si tratta di strutture in c.a. la questione è in un certo senso più semplice disponendo già di supporti normalmente più resistenti e omogenei che consentono, oltre agli approcci già descritti e comunque validi, anche trattamenti corticali cementizi a basso spessore. In tal caso la preparazione dei supporti è essenziale dovendo demandare la resistenza a “spinta negativa” dalle guaine cementizie. Per “spinta negativa” si intende il carico idrostatico che agisce tentando di distaccare l’impermeabilizzante cementizio dal supporto che deve essere estremamente stabile per
resistere. I sistemi impermeabilizzanti applicabili in tali ambiti devono avere resistenza all’acqua in pressione, aggrappo idoneo alle superfici e capacità di coprire lesioni postume anche con spinta idraulica “negativa”. In tal senso si possono superare i ben noti limiti delle pur oneste malte cementizie rigide già da anni presenti sul mercato. Per gli orizzontali normalmente ci si trova di fronte ad assenza di struttura o a pavimenti in cls che devono considerarsi, come già visto, per le murature storiche come semplici supporti e come tali trattati. Impermeabilizzazione e nuova struttura dovranno quindi lavorare tra i verticali con eventuali connettori a queste per garantirne l’iperstaticità. Un errore tipico delle realizzazioni “fai da te” è quello di calcolare al meglio le strutture e realizzarle inserendovi poi tutti gli elementi scomodi ma necessari alla gestione dell’interrato, come impianti elettrici e soprattutto scarichi idraulici. Tubazioni di raccolta acque di scarico di bocche di lupo e di pozzetti vengono normalmente inserite nello spessore della platea, senza considerare che un tubo, ad esempio, del diametro di 10 cm in una platea di spessore 20 cm, la dimezza come sezione resistente, individuandone una zona preferenziale di rottura per cedimento a sollecitazione o come assestamento. Gli impianti elettrici con i suoi tubi corrugati sono poi temibili drenaggi per l’acqua che vi viaggia sia internamente sia esternamente. Se posizionati internamente al “catino impermeabile” dovranno essere fissati ad altezza congrua secondo normative e con le dovute attenzioni se i verticali sono stati trattati con impermeabilizzanti a basso spessore come le guaine cementizie che non devono essere forate.
LE FOSSE DI ASCENSORE Essendo la parte più ribassata di una struttura è normalmente la prima a essere interessata da allagamenti o infiltrazioni da falda acquifera. La piccola dimensione porta spesso a sottovalutare quello che in realtà è un insieme di problematiche: presenza di struttura in c.a., elementi in acciaio, impiantistica idraulica ed elettrica, ecc.. Il trattamento di un elemento costruttivo come questo è da considerare per i suoi elementi costituenti, ovvero ogni elemento estraneo alla struttura in c.a. deve essere sigillato con idroespansivi in grado di compensare la differenza di comportamento dei due materiali specie in presenza delle guide della cabina per l’extra corsa. Tali elementi in acciaio sono infatti soggetti anche a sollecitazioni meccaniche di tipo dinamico che male si sposano con sigillature a incollaggio o per accostamento. La possibilità di lavorare in spazi ridotti con bassi spessori rende poi i trattamenti cementizi resistenti in controspinta un plus spesso risolutivo. Tali materiali possono poi risultare ulteriormente performanti se di tipo deformabile, con la possibilità di assorbire senza lesioni cavillature generatesi per le vibrazioni di cui sopra che fessurerebbero sistemi rigidi. In caso si debba poi rinforzare la struttura esistente l’impiego di pannelli bentonitici forabili rende possibile lavorare con controstrutture decisamente snelle come lamiere e carpenteria fissata l’un l’altra con saldature a filo continuo e idonei rinforzi di irrigidimento con angolari metallici a rompitratta. Come per le realizzazioni sul nuovo, le sigillature dei giunti di costruzione e di movimento devono essere realizzate con appositi waterstop idroespansivi che, grazie alle intrinseche capacità di recupero, possono essere di estremo aiuto anche nel recupero delle difettosità dei getti.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO I progressi degli ultimi decenni in campo edile hanno modificato il tradizionale tetto inclinato. Di seguito vengono trattati i vantaggi tecnici e la normativa vigente relativi all’utilizzo dei teli sottotetto.
SCHERMI E MEMBRANE TRASPIRANTI Come evitare la condensa La soffitta – una volta inutilizzata che con il suo rilevante volume d’aria circolante provvedeva a compensare in modo continuo temperatura e umidità – ha trovato nel telo sottotetto una protezione supplementare contro la polvere penetrante, la pioggia battente e la neve. Le normative tecniche riconosciute prevedono espressamente l’uso di teli impermeabili e
traspiranti per ovviare ai problemi di condensa nel sottotetto, migliorando così il comfort abitativo generale. Prevedendo un adeguato isolamento che trattenga il calore, gli spazi sottotetto possono essere oggi trasformati e utilizzati a scopo abitativo. L’utilizzo dei teli sottotetto infatti garantisce una importante serie di vantaggi.
Una barriera efficace che scherma il calore e mette al riparo dall’umidità. Per mantenere costante il “clima” nei sottotetti convertiti ad abitazione, sia l’isolamento sia la struttura del tetto devono essere protetti del tutto dall’umidità.
Uno schermo all’aria e al vapore applicata verso la zona abitativa impedisce la penetrazione nello strato isolante dell’aria umida presente nell’ambiente.
All’esterno, una membrana impermeabile e traspirante impedisce invece che pioggia battente, neve e aria penetrino a livello dell’isolamento.
La Norma DIN 4108 “Isolamento termico nell’edilizia” prevede espressamente, sia per i tetti ventilati sia non, quali condizioni di massima debbano essere rispettate relativamente alla protezione dell’isolamento termico dall’umidità generata dalle diverse condizioni ambientali.
CONVEZIONE DEL VAPORE Le leggi della fisica insegnano che l’aria calda può contenere più vapore acqueo dell’aria fredda prima di raggiungere il livello di saturazione. Quindi, durante la stagione fredda, possono insorgere gravi problemi di condensa causati dal passaggio di rilevanti quantità d’aria umida attraverso le strutture esterne di
un’abitazione. Se gli elementi costitutivi il sottotetto non garantiscono la tenuta ermetica, la differenza di pressione tra l’ambiente interno ed esterno l’abitazione causa una fuoriuscita d’aria. Ciò si può verificare, ad esempio, in presenza di aperture nelle giunzioni di schermi all’aria e al vapore, oppure
attraverso i raccordi perimetrali a livello dei muri o degli elementi strutturali del tetto. L’aria calda che dall’interno si disperde attraverso il tetto si raffredda e l’umidità in essa contenuta, condensandosi, ristagna e danneggia l’isolamento del tetto stesso.
Il valore fondamentale caratteristico della diffusione del vapore acqueo viene espresso dal coefficiente adimensionale μ, che indica la resistenza al passaggio del vapore offerta dai materiali da costruzione rispetto a quella di riferimento dell’aria (dove naturalmente μ = 1).
Il valore di diffusione del vapore di un materiale è rappresentato da uno strato d’aria di spessore Sd, con capacità di diffusione equivalente, e si calcola moltiplicando μ per lo spessore d (in metri) del materiale stesso:
DIFFUSIONE DEL VAPORE ACQUEO Il passaggio di vapore acqueo per diffusione è un fenomeno tipico di tutti i materiali da costruzione: esso dipende dalla differenza di pressione del vapore. Un discorso analogo a quello dell’aria che tende a spostarsi da zone con temperatura più alta verso quelle più basse.
Sd = .d (m) Spessore (mm)
Valore Sd (m)
24
≈ 0,96
Lastre in cartongesso
12,5
≈ 0,10
Lastre in fibra di legno
18
≈ 0,09
Intonaco in calce
15
≈ 0,15
Lana minerale
140
≈ 0,14
Polistirolo espanso
120
≈ 3,60
Pellicola di PE
0,2
≈ 20
Pellicola di PVC
1
≈ 20/50
Telo bituminoso
4
≈ 240
Materiale Legno di conifera
• Valori fisici caratteristici dei materiali edili più comuni nelle coperture.
spessore strato d’aria coefficiente adimensionale spessore del materiale espresso in metri
“Le parti strutturali esterne devono essere realizzate in modo da risultare impermeabili all’aria sulla base delle più recenti applicazioni tecniche. Non devono in alcun modo contribuire alla comunque necessaria ventilazione degli edifici. L’isolamento permanente delle superfici non ermetiche va realizzato in conformità alla norma DIN 4108-7.”
Citazione tratta dalla Norma DIN 4108-2: 2001-03 Isolamento termico e risparmio energetico negli edifici, Punto 4.2.3.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
PROTEZIONE DALLA CONDENSA NEI TETTI Il vapore acqueo che si forma nel tetto ventilato deve essere evacuato attraverso la camera di ventilazione. Una zona di aerazione di 2 cm di spessore è già sufficiente per lo smaltimento del
Temperatura esterna
vapore acqueo prodotto. Un’ulteriore sicurezza della non formazione di condensa è fornita dalla posa di uno schermo al vapore sotto l’isolante stesso.
Altezza dell’intercapedine 2 cm 5 cm
+ 10 °C
13,5 g/m2h
33,8 g/m2h
0 °C
7,0 g/m2h
17,4 g/m2h
-10 °C
3,1 g/m2h
7,8 g/m2h
• Capacità massima di evacuazione del vapore acqueo dalla camera di ventilazione con un’umidità relativa dell’aria esterna pari all’80% e velocità del vento v = 0,1 m/s.
Se si elimina la camera di ventilazione, è necessario ridurre l’intensità del flusso di vapore proveniente dall’interno dell’abitazione. Ciò può essere fatto tramite la posa di uno strato che funge da schermo per il controllo del vapore applicato opportunamente sotto l’isolamento. In abbinamento si dovrà applicare una membrana sufficientemente traspirante, questa volta applicato al di sopra dell’isolamento stesso. Il sistema di calcolo previsto dalla Norma DIN 4108 consente di individuare la possibile formazione di condensa relativamente ai tetti inclinati non ventilati.
Se, con la scelta di teli effettuata, ci si trova nel campo verde “I”si ha la certezza di non avere formazione di condensa. Nel campo giallo “II” la condensa accumulatasi durante i mesi invernali riesce a evaporare nel periodo estivo. Nel campo rosso “III” si ha formazione di condensa e l’evaporazione non è sufficiente a mantenere asciutto l’isolamento. Applicando uno schermo per il controllo del vapore caratterizzato da un valore Sd di circa 2 metri in abbinamento a una membrana traspirante con Sd pari a circa 0,02 metri la struttura è protetta dai fenomeni di condensa anche in assenza di camera di ventilazione.
3,0 2,0
1,0 0,8 0,6 0,5 0,4
II
III
0,3 0,2
0,1 0,08 0,06 0,05 0,04
I
0,03 0,02 0,2 0,3
1,0
2,0
10
20 30
• Campo di funzionalità delle membrane a elevato potere traspirante.
MARCATURA CE Dall‘1° gennaio 2007 è scattato l’obbligo della Marcatura CE degli schermi e delle membrane traspiranti secondo le normative: EN 13859-1:2005 Membrane flessibili per l’impermeabilizzazione. Definizione e caratteristiche dei sottostrati. Parte 1: Sottostrati per coperture discontinue (M/102). EN 13859-2:2004 Membrane flessibili per l’impermeabilizzazione. Definizione e caratteristiche dei sottostrati. Parte 2: Sottostrati murari (M/102).
EN 13984:2004 Membrane flessibili per l’impermeabilizzazione. Strati di plastica e gamma per il controllo del vapore. Definizioni e caratteristiche (M/102). L’utilizzo di prodotti non marcati CE significa non rispettare la legge italiana.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
GLI EFFETTI NEGATIVI DELLA PERMEABILITÀ ALL’ARIA La permeabilità all’aria regola la modalità e la quantità di aria che fluisce attraverso un sistema costruttivo. Questo concetto viene spesso confuso con la traspirazione che invece regola la capacità di smaltimento del vapore acqueo per esempio attraverso gli strati funzionali del tetto. Come è noto, nei tetti in legno, la combinazione di uno schermo al vapore posato sotto l’isolamento termico e di una membrana altamente traspirante come strato sottotegola consente di prevenire
l’insorgere di fenomeni di condensa all’interno del materiale coibente, garantendone il mantenimento delle caratteristiche termiche e delle prestazioni a lungo termine. Tutto ciò sfruttando le diverse proprietà di diffusione del vapore che viene regolato attraverso il materiale che costituisce gli schermi e le membrane traspiranti. Al contrario, il flusso incontrollato di aria per convezione dall’ambiente più caldo a quello più fresco attraverso giunti aperti, anche se minimi, comporta gravi problemi
sia dal punto di vista termico sia di condensa: l’aria umida, raffreddandosi repentinamente, diminuisce la capacità di immagazzinare vapore sotto forma di gas e raggiunge facilmente la saturazione. Il risultato è appunto la formazione di condensa all’interno dell’isolamento termico. La mancata impermeabilità all’aria favorisce l’ingresso di polvere all’interno del tetto e veicola la rumorosità proveniente dall’esterno.
Quindi il passaggio libero di aria, per esempio attraverso una fessura, può facilmente produrre i seguenti inconvenienti. Perdita di calore d’inverno per convezione libera di aria calda e per l’entrata di aria fredda dall’esterno. Ingresso di calore d’estate. Condensa in inverno quando l’aria interna più calda si raffredda negli strati esterni del tetto. Condensa in estate, ove l’aria esterna calda umida incontra aria più fredda nell’ambiente climatizzato. Riduzione drastica delle prestazioni dell’isolamento termico. Ingresso di polvere nel sottotetto. Insorgenza di muffe e inestetismi negli elementi di finitura. Riduzione del comfort interno per gli spifferi dovuti al vento. Aumento del dispendio energetico sia estivo sia invernale. Passaggio di rumore.
LA NORMATIVA UNI 9460: 2008 Le membrane traspiranti sottotegola trovano, dopo anni, un riscontro normativo, come già da tempo accade in Germania e in Francia, grazie alla nuova edizione della norma UNI 9460:2008 “Coperture discontinue - Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione di coperture realizzate con tegole di laterizio o calcestruzzo”, che aggiorna l’omonima norma del 1989. La norma UNI 9460:2008, oltre a riportare i termini e le definizioni dei prodotti che compongono la copertura, introduce il possibile uso delle membrane traspiranti in riferimento alle seguenti tematiche.
Impermeabilità Le coperture discontinue realizzate con tegole devono essere impermeabili agli agenti atmosferici; per impedire il passaggio dell’acqua all’interno della copertura in aree nelle quali è prevedibile attendere fenomeni atmosferici di eccezionale entità è opportuno prevedere una membrana impermeabile sottotegola. In caso di forte vento, nubifragi, azione gelo/disgelo il libero deflusso di acqua può essere impedito con il risultato che l’acqua può tracimare all’interno della copertura. Pertanto tali fenomeni devono essere considerati già in fase di progetto, in particolare per le sovrapposizioni, e può essere richiesto l’impiego di membrane sottotegola. Protezione contro neve, sabbia e pulviscolo con azione del vento L’ingresso di neve, sabbia e pulviscolo con azione del vento non può essere completamente impedito a causa delle modalità di posa delle coperture discontinue e dei giunti risultanti tra i singoli elementi. Ciò deve essere ridotto o impedito mediante specifiche soluzioni, per esempio attraverso particolari sistemi sottotegola. Protezione dalla penetrazione del vento Lo strato di tenuta delle coperture discontinue non può in generale
essere reso impermeabile al vento. L’impermeabilità all’aria della superficie esterna di ambienti riscaldati deve essere ottenuta usando misure addizionali. Resistenza agli agenti chimico-fisici Le coperture discontinue hanno un ruolo marginale nel garantire prestazioni di isolamento termico e acustico. La funzionalità di prodotti per coperture discontinue non deve essere compromessa dall’effetto dei raggi UV e dalle influenze ambientali. Durabilità e manutenzione I fattori significativi che possono influenzare il funzionamento delle coperture discontinue devono essere tenuti in conto nella fase di progettazione e nella scelta dei prodotti da utilizzare. Composizione delle soluzioni conformi Vengono descritti i materiali e i componenti utilizzati per ogni elemento o strato funzionale per la realizzazione di soluzioni conformi per coperture isolate/ non-isolate e ventilate/nonventilate. Si definiscono pertanto le caratteristiche delle varie tipologie di tegole e gli elementi di supporto, i materiali per lo
strato di isolamento termico e, in particolare, vengono menzionati gli elementi sottotegola con funzione di tenuta all’aria, schermo al vapore, barriera al vapore, strato di impermeabilizzazione traspirante. Gli strati di barriera al vapore, schermo al vapore, tenuta all’aria, strato impermeabilizzante e traspirante, possono essere realizzati mediante strati a base di microfibre impermeabili all’acqua e al vento, ma permeabili al vapore d’acqua che consentono cioè il passaggio del vapore dall’interno all’esterno della struttura. Sono posizionati con sovrapposizione e fissati meccanicamente con chiodi e graffe. Le principali proprietà degli schermi e membrane traspiranti come la massa, le resistenze meccaniche (anche dopo invecchiamento artificiale), la permeabilità al vapore acqueo, l’impermeabilità all’acqua e classe di resistenza al fuoco sono definite attraverso la marcatura CE secondo le norme EN 13859-1 e EN 13984 obbligatorie già dal 1° gennaio 2007.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
Le soluzioni TETTO IN LEGNO VENTILATO ERMETICO ALL’ARIA A RISPARMIO ENERGETICO Copertura Listello Controlistello
Membrana impermeabile, traspirante DELTA®-ENERGY Tavolato esterno Listello ventilazione Membrana traspirante DELTA®-VENT S PLUS Isolante termico Schermo al vapore DELTA®-FOL PVG PLUS Tavolato interno Travatura a vista
DELTA®-ENERGY
Materiale
Termomembrana traspirante impermeabile altamente resistente allo strappo con superficie riflettente il calore. Con doppia banda adesiva integrata.
Applicazione
Termomembrana sottotetto traspirante riflettente il calore per tetti ventilati o non ventilati. Adatto per la posa su supporti continui e discontinui anche a diretto contatto con l’isolamento termico.
Caratteristiche
• Aumenta il risparmio energetico delle case, secondo le normative vigenti, sia d’estate sia d’inverno. In particolare, dopo il DM del 26 luglio 2009, per gli edifici superiori a 200 m2 è diventato obbligatorio indicare le performance dell’involucro anche in relazione alla climatizzazione estiva. • Riflette calore per irraggiamento fino al 70%. • Valore Sd di 0,07: il più alto oggi esistente sul mercato. • Impermeabilità all‘aria grazie alla doppia banda adesiva integrata. • Superficie riflettente (non abbagliante). • Alta resistenza all’abrasione.
DELTA®-VENT S PLUS Materiale
Telo a 3 strati PP composto da non tessuto in monofili continui resistente allo strappo e membrana aperta alla diffusione del vapore.
Applicazione
Per tetti inclinati su superfici continue o discontinue. Ideale su isolamento.
Caratteristiche
All’es All ’estterno ’es • Grazie all’alta permeabilità al vapore (valore Sd ca. 0,02 m) l’umidità residua viene portata verso l’esterno. • Protegge all’esterno in maniera sicura dalla pioggia, dall’aria e dalla neve. All’int All ’interno ’int erno • Strato di dispersione del vapore acqueo dall’interno verso l’esterno. • È composto da una combinazione PP di non tessuti e membrana aperta alla diffusione e resistente allo strappo. • Impedisce fastidiosi riflessi abbaglianti attraverso lo speciale trattamento superficiale. • Con doppia banda adesiva integrata per un fissaggio ermetico delle sovrapposizioni colla su colla. Per un più alto risparmio energetico e una posa ancora più veloce e sicura.
DELTA®-FOL PVG PLUS Materiale
Combinazione di tessuto non tessuto con membrana traspirante e impermeabile.
Applicazione
Per tetti inclinati.
Caratteristiche
• Schermo al vapore, controlla il passaggio dell’umidità dall’interno verso l’esterno. Con doppia banda adesiva integrata. • Composto da 3 strati. Uno strato permeabile al vapore e impermeabile all’acqua, tra due tessuti non tessuti di protezione. • Impermeabile. Protezione sicura da neve di riporto, pioggia e polvere. Adatto come freno al vapore posto sotto l’isolamento. • Grazie alla sua speciale struttura superficiale garantisce un’alta resistenza all’abrasione. Antisdrucciolo. • Con doppia banda adesiva integrata per un fissaggio ermetico delle sovrapposizioni colla su colla. Per un più alto risparmio energetico e una posa ancora più veloce e sicura.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
TETTO IN LEGNO CON MICRO VENTILAZIONE SOTTOTEGOLA Copertura Listello Controlistello
Membrana impermeabile, traspirante della DELTA®-FOXX PLUS Isolante termico Schermo al vapore DELTA®-FOL PVG PLUS Tavolato interno Travatura a vista
DELTA®-FOXX PLUS Materiale
Tessuto non tessuto in PES altamente resistente allo strappo con strato impermeabile aperto alla diffusione del vapore acqueo.
Applicazione
Tetti in pendenza su supporti stabili.
All’es ’estterno ’es Caratteristiche All • Pone termine all’umidità spiacevole sotto il tetto. • Protegge l’isolamento termico dall’entrata di aria, polvere e sporco, pioggia, neve da riporto e umidità. Così l’isolamento termico rimane asciutto e sempre funzionante. Sottot Sott otett ot etto ett o impermeabile impermeabile • Assicura anche in caso di pendenze inferiori alla norma l’esecuzione di un sottotetto impermeabile. Ciò significa che non solo il telo stesso è impermeabile, ma che anche tutti i raccordi e le sovrapposizioni sono sigillate in modo sicuro. • Robusto grazie al suo peso di 270 g/m2, grande sicurezza di posa senza deformazioni, rigonfiamenti e disallineamenti. • Garantisce attraverso l’eccellente valore Sd di ca. 0,02 m il passaggio dell’umidità residua all’esterno del tetto. • È impermeabile e durevole grazie all’induzione speciale altamente traspirante. • Offre un’eccellente resistenza allo strappo, al calpestio e all’usura. Il telo estremamente robusto è calpestabile senza problemi su tavolati di legno. • Grazie al trattamento anti-abbagliamento, impedisce la fastidiosa riflessione anche in caso di forte irraggiamento solare. • Grazie alla sua elevata resistenza alla temperatura e stabilità ai raggi UV è indicato in interventi di ristrutturazione di alta qualità. • Con doppia banda adesiva integrata per un fissaggio ermetico delle sovrapposizioni colla su colla. Per un più alto risparmio energetico e una posa ancora più veloce e sicura.
DELTA®-FOL PVG PLUS Vedi scheda del prodotto a pagina 27.
TETTO IN CALCESTRUZZO CON POSA DIRETTA DEL MANTO DI COPERTURA Copertura
Membrana impermeabile, traspirante della DELTA®-LITE PLUS
Isolante termico
Massetto in calcestruzzo
DELTA®-LITE PLUS Materiale
Membrana impermeabile e aperta alla diffusione del vapore fra due non tessuti speciali.
Applicazione
Per tetti inclinati in cls, legno e polistirene.
Caratteristiche • Nei tradizionali sistemi di impermeabilizzazione si corre spesso il rischio che l’umidità non trapassi e si possa così formare una condensa d’acqua. Ciò porta alla creazione di umidità nell’isolamento termico e nella struttura, fino alla corrosione dell’armatura del cemento armato. Attraverso la sua alta permeabilità al vapore, in ogni caso “prende” l’umidità dall’interno e la evacua in maniera sicura all’esterno. • Non crea barriera al vapore grazie alla sua grande traspirazione (valore Sd ca. 0,02 m). Anche in condizioni climatiche critiche non si corre il rischio di formazione di condensa. • Lascia “respirare” il tetto. Di conseguenza aumenta notevolmente il comfort abitativo. • Viene posato senza fiamma ma facilmente attraverso l’uso della speciale colla DELTA®-LITE Pren o con fissaggio meccanico. • Rende possibile la posa diretta delle tegole con malta, colla, a secco o su listelli e controlistelli come di consueto. • Può essere posato senza lunghi tempi d’attesa. Il tetto è subito protetto dagli agenti atmosferici. Ciò aumenta la sicurezza e diminuisce i costi. • Grazie al trattamento anti-abbagliamento, impedisce la fastidiosa riflessione anche in casi di forte irraggiamento solare. • È calpestabile e resistente allo strappo. • Può essere posato anche sugli isolamenti in polistirene (XPS). • Con doppia banda adesiva integrata per un fissaggio ermetico delle sovrapposizioni colla su colla.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
Le applicazioni del bitume avvenivano per sfruttamento delle caratteristiche naturali del bitume ovvero la sua termo-plasticità e la sua impermeabilità. Il bitume non è né solido né liquido pertanto veniva riscaldato in caldaie, colato caldo sulle superfici da trattare, lasciato raffreddare. Si creavano così manti impermeabili continui. Inoltre l’applicazione del bitume riscaldato impiegava parecchie persone per l’applicazione. Queste soluzioni tuttavia non garantivano resistenza meccanica, resistenza alle basse o alte temperature, sicurezza degli operatori, gradevole estetica e durata nel tempo. Il bitume lasciato all’esposizione solare tendeva a rilasciare sostanze organiche volatili che tendevano a far seccare il manto creando
delle screpolature che non davano continuità al manto e facevano inevitabilmente passare le acque. La chimica ha fatto grossi passi in avanti nella ricerca di prodotti sempre più sofisticati e prestazionali. Le tecnologie moderne sono molteplici e vengono proposte al mercato sotto varie forme. Lo spartiacque tra l’applicazione del bitume colato e dei moderni sistemi risale al 1954 ovvero all’operato del Professor Natta con la storica invenzione del Polipropilene Isotattico. Da questo momento nascono i moderni sistemi impermeabilizzanti ovvero le guaine bituminose. I prodotti prefabbricati sono gli artefici della piccola rivoluzione industriale delle impermeabilizzazioni.
Archivio Imper
LE MEMBRANE BITUME POLIMERO
Si è passati dall’utilizzo del bitume colato fuso realizzato in loco all’utilizzo delle membrane bitume polimero prefabbricate e quindi a quelle prodotte a livello industriale.
Gli elementi distintivi delle membrane bituminose LA MESCOLA È la parte impermeabilizzante del prodotto. Si chiama mescola perché è uno speciale formulato di bitumi selezionati e particolari polimeri. I differenti tipi di mescola si distinguono principalmente per la tipologia di polimero utilizzato. I principali polimeri utilizzati sono di seguito elencati. • SBS danno alla mescola caratteristiche di ottima lavorabilità a basse temperature, ottima resistenza alle sollecitazioni meccaniche e un ottimo comportamento elastico. Le mescole SBS vengono anche chiamate ELASTOMERICHE. Hanno il limite di essere instabili alle alte temperature e non sopportano i raggi UV. • APP danno alla mescola caratteristiche di ottima resistenza ai raggi UV, ottima stabilità alle alte temperature. Le mescole APP vengono anche chiamate PLASTOMERICHE. Hanno il limite di essere meno elastiche e meno flessibili alle basse temperature. • L’evoluzione dei polimeri ha portato a creare mescole cosidette ELASTOPLASTOMERICHE che riassumono le migliori caratteristiche dei polimeri SBS e APP pertanto sono mescole resistenti al calore, stabili ai raggi UV, elastiche e flessibili anche alle basse temperature.
Finitura faccia superiore
Mescola
Finitura faccia inferiore Armatura
Mescola
L’ARMATURA È la parte interna della membrane che sostiene la mescola. Possono essere: • • • •
velo vetro: conferiscono stabilità dimensionale e imputriscibilità al prodotto; poliestere da fiocco: conferiscono buone resistenze meccaniche; poliestere da filo continuo: conferiscono migliori proprietà meccaniche al prodotto; stabilizzate: tutte le armature di poliestere possono essere rinforzate con fibre di vetro per migliorare ulteriormente le caratteristiche di stabilità del prodotto.
LA FINITURA SUPERFICIALE È la parte a vista della membrana, e che quindi deve avere caratteristiche estetiche ma soprattutto protettive per il prodotto. La finitura può essere: • talcata: finitura tradizionale con inerti fini, può essere rifinita con apposite pitture colorate o alluminate; • ardesiata: finitura autoprotetta con scaglie di ardesia naturale, disponibile in vari colori, solitamente grigio naturale, rosso o verde; • lamina d’alluminio: finitura autoprotetta con foglio di alluminio accoppiato alla mescola, finitura di prestigio nei colori alluminio naturale, rosso verde o ramato; • textene: particolare finitura con film polimerico.
Come scegliere una membrana bitume-polimero? Le membrane bitume-polimero si differenziano, oltre che per le caratteristiche precedenti, anche per due fattori determinanti: peso/spessore e flessibilità a freddo. • Peso/spessore: le membrane bitume-polimero ardesiate si identificano per il loro peso (massa areica) e possono essere da 3,5 Kg a 4 Kg, o 4,5 Kg al m2. Le membrane nere si identificano per il loro spessore normalizzato 3 mm o 4 mm. Possono anche essere fornite a peso 3 Kg o 4 Kg. Lo spessore è un indice di qualità del prodotto. • Flessibilità a freddo: riassume le caratteristiche della mescola in base a prove di laboratorio normate (UNI-EN 1109). Non indica assolutamente la temperatura di posa del prodotto né tanto meno la sua temperatura di esercizio. La flessibilità a freddo è un indice di qualità del prodotto (es. -10 °C meglio di 0 °C).
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
La marcatura CE delle membrane impermeabilizzanti bituminose Dal 1° settembre 2006 vige l’obbligo di legge della marcatura CE per le membrane impermeabilizzanti in bitume-polimero, destinate a determinati campi d’impiego. Dal 1° settembre 2006 sono dunque vietate l’immissione sul mercato, la libera circolazione e l’utilizzo, su tutto il territorio della Comunità Europea, di membrane bituminose prive di Marchio CE (relativamente agli utilizzi per i quali l’obbligo è vigente). Il Marchio CE serve ad attestare l’idoneità della membrana agli usi specificati, e si prefigge la tutela del consumatore. È apposto dal fabbricante in base alla Direttiva Europea 89/16/CEE - Direttiva Prodotti da Costruzione, con la sorveglianza di un Organismo Notificato, di certificazione e controllo. NORME DI RIFERIMENTO
UNI EN 13707 Membrane bituminose armate per l’impermeabilizzazione di coperture.
UNI EN 13969 Membrane bituminose destinate a impedire la risalita dal suolo (Fondazioni e Tagliamuro).
UNI EN 13970 Strati bituminosi per il controllo del vapore.
UNI EN 13859-1 Sottostrati per coperture discontinue (Sottotegola).
Responsabilità del Fabbricante Organizzare e mantenere efficiente un sistema di controllo della produzione (FPC). Caratterizzare il prodotto con prove iniziali di tipo (ITT). Effettuare verifiche periodiche secondo uno specifico piano di prova.
Responsabilità dell’Organismo Notificato Effettuare direttamente eventuali prove iniziali (in base alle norme di riferimento). Certificare il sistema di controllo della produzione. Effettuare la sorveglianza del sistema di controllo.
Responsabilità dell’utilizzatore Deve scegliere la membrana adatta all’utilizzo previsto in base alle destinazioni d’uso indicate dal produttore. Deve accertarsi che il materiale ricevuto sia debitamente marcato CE.
Le soluzioni
B20 TEX Membrane impermeabilizzanti bitume polimero. Flessibilità a freddo -20 °C. Descrizione
Le membrane impermeabilizzanti prefabbricate B20 TEX sono ottenute per coestrusione di un compound a base di bitume-elastomero e di un’armatura in “non tessuto” di poliestere a stabilità dimensionale controllata con fibre minerali posizionate longitudinalmente, posta nello spessore della membrana. La superficie superiore è finita con il trattamento “Textene”, costituito da uno strato di fibre polimeriche tesaurizzate, preformate in film. La faccia inferiore è normalmente rivestita con il film termofusibile TERMOTENE®. Le membrane B20 TEX sono caratterizzate da un’elevata adesività che permette un miglior ancoraggio al supporto e una maggiore tenuta delle giunzioni fra i teli. Sono fabbricate in spessore da 4 mm; confezionate in rotoli nastrati, ciascuno corredato da un Certificato di Controllo.
Campi di applicazione
Le membrane B20 TEX sono di specifico impiego per la realizzazione di opere d’impermeabilizzazione in generale. In particolare, sono di specifico impiego in climi rigidi o durante le stagioni fredde. Inoltre, rispetto all’impiego sulle coperture e in fondazione sono utilizzabili con riferimento allo schema seguente.
Impiego(1)
Prodotti
Coperture (EN 13707) A vista Monostrato B20 TEX 4 mm
Sotto protezione pesante
Pluristrato Superiore
Fondazioni (EN 13969)
Inferiore
Monostrato
Pluristrato
Pluristrato
(2)
(1) In conformità alle norme applicabili e alle Linee Guida AISPEC-MBP. (2) Prevedendone la coloritura.
Modalità di posa
Le modalità applicative costituiscono un fattore determinante atto a caratterizzare le prestazioni del manto impermeabile stesso. A tale riguardo, ricordiamo di effettuare un’accurata preparazione e pulizia del supporto seguita dal trattamento di imprimitura con idoneo primer (applicato a spazzolone, rullo o spruzzo), con un consumo di 0,2÷0,3 l/m2 e comunque variabile con il grado di porosità del supporto stesso. La membrana sarà applicata con l’ausilio di un cannello a gas propano; particolare cura dovrà rivestire l’esecuzione delle saldature fra i teli sempre posati a giunti sfalsati: le giunzioni laterali saranno realizzate con sovrapposizione di 8÷10 cm, quelle di testa con sovrapposizione di 12÷15 cm.
Avvisi importanti
Le membrane B20 TEX sono conformi ai requisiti per la marcatura CE, ove prevista. Non contengono amianto, catrame, né altre sostanze pericolose.
PRODOTTO A MARCHIO
by
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
Le membrane autoadesive La facilità di posa su strutture delicate come il legno, l’applicazione sicura su pannelli isolanti sensibili alla fiamma o la semplicità di interventi di ripristino del manto impermeabile, costituiscono solo alcuni tra i vantaggi del sistema autoadesivo. I principali vantaggi delle membrane autoadesive sono elencati qui di seguito.
Applicazione sicura Le membrane autoadesive vengono applicate senza uso di fiamma. I dettagli o le zone non adesive possono comunque essere trattate con Leister ad aria calda, mastice o sfiammatura tradizionale. Applicazione facile L’applicazione dei prodotti è facile e veloce. I film monosiliconati asportabili e un allineamento preciso dei teli rendono il lavoro sicuro, piacevole ed esteticamente eccellente. Utilizzo su un’ampia gamma di superfici Le membrane autoadesive possono essere impiegate su tutte le superfici da impermeabilizzare, a condizione che esse siano pulite, asciutte e prive di umidità. Un ottimo campo di utilizzo è al di sopra di pannelli isolanti sensibili alla fiamma (es. polistirene espanso o estruso, poliuretano). Sono tuttavia da evitare i pannelli fibrosi o particolarmente polverosi. Prodotto ecologico Le membrane autoadesive rispettano l’ambiente. Durante l’applicazione non producono fumi, odori e rumori.
LE SOVRAPPOSIZIONI DELLE MEMBRANE La sigillatura delle sovrapposizioni longitudinale tra due rotoli di membrana con superficie granigliata, è sempre stata un’operazione difficile e problematica. Se la graniglia non viene riscaldata e spazzolata in modo adeguato, la zona di sovrapposizione può risultare poco sicura e di breve durata (effetto peeling). Un eccessivo riscaldamento invece, può provocare una riduzione della mescola bituminosa e di conseguenza può causare dei danni e delle deformazioni all’armatura di rinforzo. È fondamentale quindi la presenza di una particolare pellicola asportabile che permette di avere le zone di sovrapposizione libere da graniglia. Questa pellicola permette di ridurre in modo significativo il tempo e il lavoro necessario per realizzare sovrapposizioni perfette e sicure. Inoltre è importante che le cimose di sovrapposizione longitudinali e trasversali siano autoadesive per: • ottenere istantanea adesione tra membrane adiacenti, anche a basse temperature; • ridurre i tempi necessari per l’applicazione; • ridurre i costi di posa in opera; • ottenere immediata impermeabilità del manufatto. Non è necessario l’utilizzo di adesivi o mastici.
COME SI APPLICANO LE MEMBRANE AUTOADESIVE 1. Estrarre il rotolo dall’imballo di cartone. 2. Srotolare la membrana sulla superficie da impermeabilizzare e allinearlo a un punto di riferimento (muretto perimetrale, linea di gronda, ecc.).
3. Ripiegare il rotolo per metà della sua lunghezza (circa 50 cm).
4. Rimuovere il film in polietilene monosiliconato e ridistendere il rotolo sulla superficie da impermeabilizzare. Il film monosiliconato è pre-tagliato a metà. Rimuovere solamente la parte da applicare.
5. Ripiegare la membrana dal lato opposto ed eseguire la stessa operazione del punto 4, evitando la formazione di possibili bolle. 6. Le operazioni d’incollaggio della membrana, vanno eseguite con cautela. Rullare le sovrapposizioni con l’apposito rullo metallico al fine di esercitare una pressione costante sul prodotto. 7. In caso di basse temperature (comunque superiori ai 5 °C), per aumentare l’adesione delle sormonte, è possibile riscaldare la parte superiore delle cimose con strumento ad aria calda (Leister) o con bruciatore a gas propano senza fiamma. 8. Tutti i particolari tecnici (bocchettoni, esalatori, angoli interni ed esterni, ecc.) vanno realizzati con Leister ad aria calda e rullino pressatore.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DEL TETTO
9. Sulle superďŹ ci piane, la stesura delle membrane deve avvenire sempre con le sovrapposizioni nel verso dello scorrimento delle acque. Vanno evitate le sovrapposizioni in contro pendenza.
NO
10. La posa delle membrane deve essere sfalsata a correre.
SI 11. Tutte le membrane del secondo strato impermeabile, devono essere posate in opera nello stesso verso di quello del primo strato, a cavallo delle sovrapposizioni sia di testa sia laterali.
12. Nel caso di utilizzo della barriera al vapore, a ogni pluviale di scarico, va collegato un bocchettone in metallo o gomma.
I RISVOLTI VERTICALI 1. Tutti i risvolti verticali sia del perimetro sia dei corpi emergenti dalla copertura, vanno eseguiti senza soluzione di continuitĂ . 2. Risvoltare i teli per almeno 30 cm sopra il livello massimo previsto per le acque meteoriche. 3. Fissare meccanicamente il telo impermeabile nella parte superiore con una scossalina metallica (inox, rame o lamiera zincata preverniciata), debitamente sigillata.
4. Per risvolti verticali superiori ai 30 cm, si consiglia il fissaggio meccanico del telo sotto sormonta, mediante tassello e rondella metallica, da ricoprire con il telo successivo (sotto sormonta). 5. Se utilizzato su coperture in falda, lo strato termocoibente andrà fissato meccanicamente o incollato. Il posizionamento dei teli deve seguire la linea di pendenza. Alla sommità della falda, la membrana deve essere risvoltata per circa 20-30 cm ed essere fissata meccanicamente. Per coperture con pendenza superiori al 30% il fissaggio meccanico deve essere previsto anche sotto sormonta. 6. Nelle coperture a falda con barriera vapore biadesiva lo strato coibente dovrà essere incollato alla membrana stessa.
LE MEMBRANE LEGGERE Oggi è possibile, grazie a un approccio produttivo innovativo, che rivoluziona le tradizionali tecniche di mixing e produzione dei compound bituminosi, raggiungere un eccellente rapporto peso/spessore delle membrane impermeabilizzanti. Questi compound chimicamente innovativi hanno un peso impossibile da ottenere con le tradizionali metodiche di inversione di fase. Questa tecnologia porta ad avere le seguenti caratteristiche: Facilità di posa in opera Questi prodotti contengono maggiore miscela bitume polimero (fino al 30% in più), rispetto ai prodotti tradizionali garantendo un radicale miglioramento delle modalità di applicazione in cantiere: maggiore lavorabilità e facile movimentazione. Leggerezza del prodotto La speciale formula Reoxthene Technology consente di creare membrane bitume polimero di elevato spessore ma di peso ridotto fino al 40%. Questo vantaggio si traduce in una migliore lavorabilità del prodotto e in un’alta resa nella posa giornaliera, con minori costi di trasporto e movimentazione. Mantenimento caratteristiche del prodotto
Reoxthene Technology mantiene nel tempo le principali caratteristiche chimiche di prodotto. In funzione delle diverse caratteristiche ambientali si può inoltre scegliere il prodotto più adatto (Alta/Bassa Temperatura).
Migliore resa giornaliera nella posa
La riduzione di peso del prodotto, a parità di spessore, si traduce in una migliore movimentazione dei rotoli. Questo significa maggiore facilità di trasporto e sollevamento in quota e quindi la possibilità di applicare ogni giorno più vaste superfici di posa.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DI BALCONI E Per definire come impermeabilizzare balconi, terrazzi o superfici orizzontali esterne è spesso necessario determinare l’interasse dei giunti.
IL CALCOLO DELL’INTERASSE DEI GIUNTI La realizzazione della rete di giunti di frazionamento e dilatazione ha lo scopo di dividere le superfici continue in modo che le tensioni massime si ottengano nelle sezioni dei giunti, determinando le fessurazioni lungo allineamenti prestabiliti, non compromettendo il risultato estetico-funzionale. L’interasse dei giunti si calcola analizzando tre fenomeni che si innescano a causa del ritiro igrometrico nella fase di indurimento del massetto e a causa di dilatazioni e contrazioni da escursione termica durante l’intero ciclo di vita.
Ritiro igrometrico Le variabili che influenzano l’entità del ritiro igrometrico sono: • condizioni climatiche di cantiere (temperatura, umidità, ventilazione); • composizione dell’impasto (dosaggio e tipo di legante, rapporto acqua/cemento, rapporto inerte/cemento, natura mineralogica, distribuzione granulometrica e assortimento degli inerti); • tecniche di applicazione (finitura superficiale, compattazione); • tecniche di maturazione (copertura, irraggiamento).
Durante la fase di maturazione del massetto si verificano stati tensionali di trazione in quanto l’attrito all’interfaccia massetto-supporto, generato dalla rugosità della superficie di contatto e dal peso proprio del manufatto, impedisce il libero movimento di ritiro igrometrico dovuto alla perdita d’umidità. Pur adottando tutti gli accorgimenti utili a diminuire l’entità del ritiro, la contrazione di volume genera stati tensionali di trazione sempre superiori alla resistenza del massetto nella fase di maturazione.
TERRAZZI
Non è, quindi, possibile impedire la fessurazione del massetto; si rende necessario, pertanto, realizzare un reticolo di giunti di frazionamento allo scopo di indebolire le prestazioni meccaniche lungo allineamenti prestabiliti, dove si innescheranno le fessurazioni. La profondità dell’incisione deve essere compresa tra ¹/ e ¹/ dello spessore del massetto con una larghezza massima di 5-6 mm per evitare lo sbrecciamento dei bordi dell’incisione in caso di carichi in movimento o concentrati. Per valutare quando effettuare l’incisione si confrontano, nel diagramma sforzo/tempo, la curva dello sforzo indotto dal ritiro igrometrico (blu) e la curva della resistenza a trazione (rosso) del massetto. Nel momento in cui lo sforzo supera la resistenza
a trazione, rappresentato dall’intersezione delle due curve, si innesca la fessurazione. 0 12 24 36 48 Tempo (ora)
Rottura
Resistenza a trazione
Sollecitazione Sforzo MPa da ritiro • Diagramma delle tensioni interne a un massetto in funzione del tempo.
Il periodo trascorso dalla stesura del massetto è di circa 8-24 ore; entro questo intervallo è necessario effettuare le incisioni. La consistenza del massetto permette di effettuare l’incisione anche a fresco non appena ultimata la finitura superficiale.
Le forze in gioco Le forze che agiscono sono: • Forza agente: prodotto delle tensioni unitarie da ritiro impedito per attrito per la superficie del massetto a contatto con il supporto; • Forza resistente: prodotto della resistenza a trazione per l’area della sezione verticale del massetto.
Larghezza
Tensioni da ritiro impedito
Spessore
Interasse Forze resistenti
L’interasse massimo tra i giunti si calcola ponendo la condizione d’equilibrio tra Forza resistente e Forza agente.
fDUL spessore Interasse = Cin
• Schema degli sforzi che agiscono in un massetto. resistenza caratteristica a trazione del massetto tensione tangenziale tra massetto e sottofondo fattori correttivi che tengono conto dell’attrito, del ritiro e dello spessore del massetto
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DI BALCONI E
Le deformazioni del massetto Durante la maturazione la maggiore perdita d’umidità in superficie produce la massima contrazione di volume, scendendo in profondità l’evaporazione diminuisce fino ad annullarsi a contatto con il supporto nel caso questo sia impermeabile. Il ritiro differenziato tra estradosso e intradosso produce un imbarcamento del massetto definito “curling”.
Raggio di curvatura
La deformazione del massetto per effetto del curling è assimilabile a un arco di circonferenza. Il dislivello tra i vertici sollevati del massetto e il centro della campitura prende il nome di freccia d’imbarcamento e deve risultare inferiore al valore massimo ammissibile.
Interasse =
Freccia • Deformazione concava da ritiro igrometrico (curling) di un massetto.
' ɉ t
F freccia d’imbarcamento ρ raggio di curvatura = spessore / ritiro differenziale Deformazione termica Le variabili che influenzano l’entità della deformazione termica sono: • condizioni climatiche (escursione termica, irraggiamento diretto, riverbero e ventilazione); • coefficiente di dilatazione termica lineare del massetto; • conducibilità termica dei materiali presenti nel sistema struttura-massettopavimentazione.
Durante il ciclo di vita del massetto il raffreddamento e il riscaldamento diurno e stagionale generano fenomeni ciclici di contrazione e di dilatazione termica. Lo scopo dei giunti di dilatazione è di assecondare questi movimenti, svincolando il massetto dalla struttura e dagli elementi accessori circostanti ed evitandone la rottura per eccessivi stati tensionali. Trazione/compressione da escursione termica Le forze che agiscono durante
le fasi di contrazione da raffreddamento sono: • Forza agente: prodotto delle tensioni unitarie da ritiro impedito per attrito per la superficie del massetto a contatto con il supporto; • Forza resistente: prodotto della resistenza a trazione per l’area della sezione verticale del massetto. L’interasse massimo tra i giunti si calcola ponendo la condizione di equilibrio tra Forza resistente e Forza agente. La contrazione termica dovuta a
TERRAZZI
una diminuzione di temperatura sollecita il massetto a trazione ed è quindi una condizione di calcolo più gravosa rispetto alla dilatazione termica dovuta a un aumento di temperatura che lo sollecita a compressione. Il giunto di dilatazione deve
essere realizzato per tutto lo spessore del massetto al fine di permettere dilatazioni e contrazioni cicliche.
l’interasse dei giunti di frazionamento e di dilatazione.
La contrazione da ritiro igrometrico risulta il fenomeno più gravoso per determinare
La determinazione degli interassi massimi considera le variabili di progetto dello spessore del massetto e del tipo di contatto con il supporto.
La seguente tabella permette di individuare in sicurezza le dimensioni massime del massetto galleggiante in assenza di giunti considerando il diverso attrito generato dal sottofondo. Diversi tipi di attrito Spessore del massetto (cm)
Su cls scabro o guaina bitume (m2)
Su cls liscio (m2)
Su fogli in polietilene o PVC (m2)
4-6
20
25
35
6-8
15
20
30
Per quanto riguarda invece la posa del massetto in aderenza con ponte di adesione la stessa deve essere fatta con uno spessore del massetto maggiore di 2 cm e la dimensione massima del massetto, in assenza di giunti, non deve essere superiore a 10 m2. I valori della tabella si riferiscono a massetti realizzati con Massetto Pronto ad Asciugamento Rapido BigMat, massetto pronto ad alta resistenza e asciugamento rapido, ritiro compensato, elevata conducibilità termica. Per avere maggiori informazioni a riguardo richiedete al vostro Distributore BigMat la scheda tecnica del Massetto Pronto ad Asciugamento Rapido BigMat.
I GIUNTI Giunti perimetrali di desolidarizzazione
Indipendentemente dallo spessore del massetto e dal tipo di contatto con il supporto è indispensabile desolidarizzare il massetto dagli elementi costruttivi verticali (muri, colonne, parapetti, ecc.) per permettere i movimenti differenziali dovuti anche ad assestamenti, vibrazioni e movimenti accidentali.
Giunti strutturali
È necessario rispettare tassativamente eventuali giunti presenti nella struttura portante su cui viene realizzato il massetto e riportarli come posizione e larghezza originaria nell’intero spessore del massetto e in tutte le applicazioni successive previste dal sistema (impermeabilizzazione, pavimentazione).
Giunti di lavoro
Si definisce giunto di lavoro o di costruzione o ripresa di getto a freddo, il contatto tra massetti realizzati in tempi diversi causa interruzioni dei lavori superiori a 8 ore (fine giornata). Per evitare movimenti causa di problemi funzionali e differenze di quote è necessario effettuare un collegamento rigido tra le due lastre per garantire la continuità monolitica. Prima dell’interruzione dei lavori tagliare il massetto verticalmente e inserire, a metà spessore, tondini di acciaio ø 5 mm lunghi 50 cm ogni 20/30 cm avendo cura di non compromettere la planarità della superficie.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DI BALCONI E
LE TENSIONI DI VAPORE ALL’INTERNO DEL MASSETTO Un massetto si ottiene impastando cemento Portland e inerti di natura prevalentemente carbonatica e/o silicea con acqua. Il quantitativo di acqua necessario per l’impasto a consistenza “terra umida” dipende sostanzialmente dalla quantità di cemento utilizzato e dalla granulometria dell’inerte. Maggiore è la quantità di cemento e maggiore sarà l’acqua d’impasto. Al contrario, minore è la granulometria dell’inerte, maggiore sarà il quantitativo di acqua necessaria al raggiungimento della consistenza desiderata. L’acqua d’impasto non arriva mai a saturare i vuoti che vengono a crearsi nello scheletro solido del massetto, in quanto il volume disponibile è superiore al quantitativo d’acqua utilizzato per l’impasto. Questo quantitativo d’acqua è in parte disponibile a evaporare e a migrare, secondo i principi termodinamici verso strati più freddi. Durante le ore più calde del giorno il vapore migra verso il basso, ma durante la notte, quando la superficie esposta diviene più fredda della struttura sottostante, inverte la direzione e migra verso l’alto. Tale vapore si muove all’interno delle cavità capillari del massetto e solo quando attraversa cavità più grandi sfoga la sua tensione. Queste macro porosità risultano più o meno presenti in funzione della curva
granulometrica degli inerti e della compattazione effettuata in fase di posa. La parte di vapore che non incontra durante il suo percorso queste cavità, arriva a sfogare la tensione sulla superficie del massetto. Questo fenomeno produce sollecitazioni superiori a qualsiasi tipo di adesione meccanica provocando il distacco degli strati aderenti al massetto. Speciali membrane antifrattura sono quindi state progettate per garantire lo sfogo delle tensioni di vapore che raggiungono la superficie attraverso un reticolo di canali disposti lungo direttrici tra loro ortogonali. Il volume di questi canali si può calcolare sottraendo alla superficie totale della membrana l’area interessata dalle nervature cave circolari che formano la struttura
TERRAZZI
• Il volume dell’intercapedine d’aria permette lo sfogo della tensione di vapore proveniente dal sottofondo.
superiore. Misurata l’area totale dei canali la si moltiplica per l’altezza media per ottenere il volume totale della camera di compensazione delle tensioni di vapore per ogni m2. Tale volume permette lo sfogo delle tensioni di vapore che raggiungono la superficie del massetto durante le fasi più critiche di maggiore evaporazione. Il vapore, che attraverso la porosità capillare raggiunge le macro nervature cave circolari dei canali intercomunicanti, perde di pressione e tende a condensare lungo le pareti degli stessi che presentano una temperatura minore. Quando le gocce d’acqua raggiungono una certa dimensione, con il procedere della condensazione, la forza coesiva che le tiene attaccate alle pareti dei canali risulta inferiore al loro peso e quindi ricadono nel massetto.
L’umidità presente nel massetto sfogherà lentamente, annullandosi nel tempo, attraverso la porosità del solaio o della struttura, senza causare danni sulla pavimentazione.
L’IMPERMEABILIZZAZIONE DI BALCONI E Le soluzioni LA POSA DEL SISTEMA IMPERMEABILIZZANTE PREPARAZIONE DEL SOTTOFONDO • Pulizia da polvere, olii, grassi, parti friabili o debolmente ancorate, residui di cemento, calce, intonaco o pitture. • Verifica della planarità del sottofondo, delle prestazioni meccaniche finali, della consistenza superficiale, dell’umidità residua e della presenza di adeguate pendenze. • Ripristino di eventuali fratture con resina poliestere bicomponente ultrarapida. • Verifica dell’ancoraggio e della pulizia di vecchie pavimentazioni nei casi di sovrapposizione. Nota bene: si noti che la preparazione del sottofondo sopraccitata dovrà essere eseguita prima delle tre casistiche di impermeabilizzazione sotto riportate.
Impermeabilizzazione di balconi e terrazzi di piccole dimensioni che non richiedono giunti di frazionamento e dilatazione Impermeabilizzazione dei giunti parete-pavimento • Fissare i nastri impermeabili con impermeabilizzante monocomponente a pavimento e a parete. • Esercitare una forte pressione e lisciare per garantire l’incollaggio totale del nastro evitando la formazione di pieghe. • Curare l’impermeabilizzazione degli angoli interni ed esterni realizzando in opera pezzi speciali di nastro da fissare con l’impermeabilizzante. • In caso di risvolto a parete in bitume utilizzare un nastro adesivo in butile.
Impermeabilizzazione del sottofondo • Miscelare l’impermeabilizzante monocomponente con acqua pulita e regolare la fluidità dell’impasto in funzione delle condizioni climatiche e di cantiere. • Inumidire la superficie del massetto e applicare con spatola liscia in spessori di circa 1,5 mm premendo per ottenere la massima adesione al sottofondo. • A prodotto indurito, dopo aver rimosso l’eventuale condensa superficiale, applicare la seconda mano di impermeabilizzante per realizzare uno spessore continuo e uniforme di circa 2-3 mm a totale copertura del sottofondo.
TERRAZZI
Impermeabilizzazione di balconi e terrazzi di qualsiasi dimensione che prevedano giunti di frazionamento e dilatazione nel massetto Impermeabilizzazione dei giunti parete-pavimento e dei giunti di frazionamento/dilatazione • Incollare il nastro impermeabile con adesivo professionale cementizio, a pavimento e a parete. • Esercitare una forte pressione e lisciare per garantire l’incollaggio totale del nastro evitando la formazione di pieghe. • Curare l’impermeabilizzazione degli angoli interni ed esterni realizzando in opera pezzi speciali di nastro da incollare con l’adesivo. In caso di risvolto a parete in bitume utilizzare un nastro adesivo in butile.
Impermeabilizzazione del sottofondo • Miscelare l’impermeabilizzante monocomponente con acqua pulita e regolare la fluidità dell’impasto in funzione delle condizioni climatiche e di cantiere. • Inumidire la superficie del massetto e applicare con spatola liscia in spessori di circa 1,5 mm premendo per ottenere la massima adesione al sottofondo. • Inglobare, nell’impermeabilizzante fresco, specifica rete di armatura alcali resistente a maglia 10x10 mm. • A prodotto indurito, dopo aver rimosso l’eventuale condensa superficiale, applicare la seconda mano di impermeabilizzante per realizzare uno spessore continuo e uniforme di circa 2-3 mm a totale copertura della trama della rete.
Impermeabilizzazione di balconi e terrazzi di qualsiasi dimensione su fondi fessurati e con possibili tensioni di vapore senza giunti di frazionamento e dilatazione nel massetto Impermeabilizzazione del sottofondo • Applicare con idonea spatola dentata l’adesivo professionale monocomponente. • Stendere la nano membrana impermeabile sullo strato di adesivo fresco e premerla utilizzando un rullo caricato con un sacco di colla. • Applicare con spatola liscia lungo le giunzioni dei teli un sottile strato continuo di sigillante impermeabile monocomponente. • Stendere sul sigillante fresco il nastro impermeabile in polietilene rivestito su ambo i lati da polipropilene. • Esercitare una forte pressione e lisciare per garantire la sigillatura totale del nastro evitando la formazione di pieghe.
Impermeabilizzazione dei giunti parete-pavimento • Applicare un sigillante impermeabile monocomponente a parete e a pavimento con spatola liscia e fissare il nastro impermeabile. • Esercitare una forte pressione e lisciare per garantire l’incollaggio totale del nastro evitando la formazione di pieghe. • Curare l’impermeabilizzazione degli angoli interni ed esterni realizzando in opera pezzi speciali di nastro da fissare con il sigillante.
GLOSSARIO TECNICO
Armatura Componente essenziale o accessorio di una membrana o di un foglio, incorporato o accoppiato al compound, atto a conferire specifiche caratteristiche fisico-meccaniche al prodotto finito. Per esempio: non tessuto di poliestere (da filo continuo o fiocco), non tessuto di poliestere stabilizzato con filamenti di vetro longitudinali trasversali e longitudinali (rete di vetro), tessuto di vetro, velo di vetro rinforzato, film plastico, lamine metalliche, ecc.. L’armatura può essere costituita da uno o più strati compatibili (armature composite). Cimosa Bordo laterale della membrana privo di auto protezione apportata, eventualmente ricoperta con film asportabile o sfiammabile, avente la funzione di consentire la giunzione laterale delle singole membrane. Elemento di tenuta (impropriamente detto manto impermeabile, impermeabilizzazione, ecc.) Elemento realizzato in uno o più strati avente la funzione di conferire alla copertura una prefissata impermeabilità all’acqua meteorica, resistendo alle previste sollecitazioni fisiche, meccaniche e chimiche, indotte dall’ambiente esterno e dall’uso. Impermeabilizzazione (sistema continuo di impermeabilizzazione) Opera costituente elemento continuo di tenuta volta a
garantire l’impermeabilità di superfici sotto l’azione di acque meteoriche o derivanti da esercizio. Membrana Manufatto flessibile prefabbricato, costituente parte fondamentale dell’elemento di tenuta, armato o meno, in cui due dimensioni (lunghezza e larghezza) sono prevalenti sulla terza (spessore, comunque sempre 1 mm). Mescola (compound) Componente essenziale costituente la massa di una membrana o di un foglio. Scossalina Elemento di foglio metallico (acciaio zincato, inox, rame, alluminio, ecc.) eventualmente rivestito su una o su entrambe le facce con finiture particolari (zincature, film plastici, verniciature, ecc.) o in foglio di materiale plastico rigido (PVC, HDPE, ecc.), opportunamente sagomato e fissato al supporto atto a completare perimetralmente il sistema di copertura nel suo complesso al fine di assicurare la tenuta all’acqua. Tale elemento potrà al contempo assolvere a funzioni architettoniche, di fissaggio e/o di protezione. Stratigrafia impermeabile Insieme costituito da tutti gli elementi o strati primari e complementari, costituenti la copertura (elemento termoisolante, elemento di tenuta, elemento di protezione se leggera o auto protezione apportata, ecc.) a esclusione degli elementi strutturali,
costituenti il piano di posa primario e la protezione se pesante, mobile o fissa; in pratica tutta l’opera che normalmente viene eseguita in continuo. Strato Barriera al Vapore Strato posto sulla faccia calda dell’elemento termoisolante (quest’ultimo correttamente calcolato in funzione delle condizioni d’uso dell’ambiente coperto), avente il fine di ridurre a livelli non significativi l’ingresso del vapore d’acqua all’interno dell’elemento termoisolante del sistema di copertura. Strato di ventilazione Strato avente la funzione di contribuire alla regolazione delle caratteristiche termo igrometriche della copertura attraverso ricambi d’aria naturali o forzati (camera d’aria ventilata). Strato drenante Strato avente la funzione di favorire la raccolta e lo smaltimento dell’acqua pervenuta all’interno del sistema di copertura, ma sempre all’estradosso dell’elemento di tenuta. Strato Schermo al Vapore Strato posto sulla faccia calda dell’elemento termoisolante (quest’ultimo correttamente calcolato in funzione delle condizioni d’uso dell’ambiente coperto), avente il fine di limitare l’ingresso del vapore d’acqua all’interno dell’elemento termoisolante del sistema di copertura.
BigMat è il primo Gruppo europeo di distributori indipendenti di materiali edili. Un Gruppo diffuso su tutto il territorio nazionale con una rete di distributori efficace e capillare. Un punto vendita BigMat è un partner prezioso che offre ogni giorno soluzioni concrete, un vero punto di riferimento per gli artigiani, le imprese e i professionisti. In tutti i punti vendita BigMat trovate un vasto assortimento delle marche leader di mercato, disponibilità di merce in magazzino, e servizi efficienti per la costruzione, come la consegna rapida in cantiere e l’affiancamento nella scelta di prodotti e soluzioni. BigMat, esempio di un sistema moderno di distribuzione organizzata, offre servizi professionali e consulenza avanzata sui temi più attuali che coinvolgono il settore dell’edilizia. Per saperne di più sull’impermeabilizzazione e per avere approfondimenti sugli argomenti trattati in questo fascicolo, visitate il punto vendita BigMat più vicino alla vostra zona (l’elenco aggiornato è consultabile sul sito www.bigmat.it), troverete tutti i prodotti necessari per il vostro lavoro e una consulenza professionale su misura per le vostre esigenze.
Il materiale tecnico presente nelle pagine di questo fascicolo è stato gentilmente fornito da Dörken, Imper, KeraKoll, Polyglass, Volteco e redatto da BigMat. Si ringraziano le aziende sopraccitate per la consulenza tecnica, nell’ottica di un rapporto di collaborazione tra il Gruppo BigMat e i produttori leader di mercato per fornire ad artigiani, imprese e professionisti uno strumento utile e informazioni precise per lo svolgimento del proprio lavoro.
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