Il Sacro Bosco

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IL SACRO BOSCO CRISTIANO MORBIDELLI


Pier Francesco Orsini

“TU CH'ENTRI QUA PON MENTE PARTE A PARTE E DIMMI POI SE TANTE MERAVIGLIE SIAN FATTE PER INGANNO O PUR PER ARTE”


Il sacro bosco di Bomarzo Il Parco dei mostri di Bomarzo ha rappresentato per me, fin da bambino, un luogo magico, un giardino nel quale lasciar correre gambe ed immaginario. Da adulto non ho perso l’occasione di ritornare più volte in una delle maggiori attrazioni della Tuscia (trovando sistematicamente sempre più turisti qui che nel capoluogo). I visitatori si apprestano a visitare il parco muniti di macchina fotografia al collo e li vedi meravigliarsi di fronte alla varietà e alla grandezza delle sculture incontrate durante il percorso. Fotomunito ho tentato anche io di realizzare una sorta di viaggio fotografico in questo bosco cinquecentesco, cercando di catturare quella vena onirica che ha incantato nei secoli artisti e registi. Questo il risultato, una ventina di scatti in bianco e nero che avevo il piacere di condividere con voi. Cenni storici “Nella seconda metà del Cinquecento, nella valle collinosa circondata dai Monti Cimini presso il lago di Vico, le grandi casate romane fecero sorgere una miriade di palazzi e parchi, meraviglie del manierismo per testimoniare sia la loro potenza politica sia la sapienza platonica ed ermetica trasferendo, nel tufo, le tradizioni ricevute dalle Accademie fiorentina e romana. In questi santuari si ammisero solo dèi pagani. Il motivo per la creazione del "giardino", venne dato a Pier Francesco Orsini da un funesto avvenimento: nel 1560 infatti moriva Giulia Farnese, la sua adorata consorte. Il duca iniziò la costruzione del parco per rendere viva e tangibile la memoria della consorte che tanto egli aveva amato. I lavori si protrassero a lungo: dal 1550 fino alla morte dello stesso Duca avvenuta nel 1586. Il Sacro Bosco è un assemblaggio contrastante di vicende e desideri privati, un'avventura emotiva ed intellettuale, contraddittoria ma unitaria nel suo tragico e materiale amore per la vita. Costellato di colossali e stravaganti sculture realizzate con massi di peperino locali, dal colore grigiastro, e non facilmente comprensibili se non alla fantasia dell'eccentrico committente, è concepito con un disegno pienamente antirinascimentale.” CECILIA MARIA PAOLUCCI - http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00327.html

























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