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Il rischio del “vuoto a perdere”
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[Marilena De Nigris]
Il rischio del “vuoto a perdere”
Nichi Vendola, governatore della Puglia: “Il potere pubblico sostenga le virtù civiche e il modello culturale del volontariato”
Fiumi di retorica travolgono il volontariato, un mondo di cui si fa un’apologia per giustificare la dismissione degli impegni dello Stato per la spesa sociale.
Da alcuni anni la spesa sociale e culturale è considerata improduttiva, una forma di parassitismo sociale. Il volontariato, in quest’ottica, rischia di diventare un esercito di vuoti a perdere se non restituirà al pubblico le responsabilità di cui si è fatto carico. Esso, infatti, offre generosamente un servizio per il bene della comunità e un alibi alle istituzioni per sfuggire a quelli che sono i compiti pubblici di integrazione tra pubblico e privato nel segno della sussidiarietà. Si prenda ad esempio il volontariato di protezione civile in Puglia: non comprenderne il valore, la ricchezza e il bisogno di attrezzature, collaborazione, formazione e coordinamento con gli apparati ufficiali di protezione civile significa avere un volontariato che si muove senza bussola. In questo senso, se il mondo del volontariato non è accompagnato, diventa un vuoto a perdere. Né si può pensare che il volontariato debba farsi carico sulla propria tasca di tutto ciò che comporta esercitare le virtù civiche che gli sono proprie. Ma il valore del volontariato sta anche nel far capire che si può intervenire prima che ci sia un danno perché i volontari hanno il termometro nel territorio. Per tutto ciò la qualità delle politiche pubbliche si misura anche attraverso il coinvolgimento pieno del volontariato.
I volontari sono portatori di una cultura controcorrente e relazionale, aperta ad ampi orizzonti e senza barriere.
I volontari sono controcorrente perché il modello relazionale che propongono non è in linea con quello che la storia di oggi ci propone. La corrente ci esorta ad esaltare il proprio ombelico, l’individualismo, a creare un mondo fatto di piccole patrie. Gli episodi di bullismo dilagante che sempre più vedono coinvolti i disabili non sono altro che il riverbero del bullismo della società, degli adulti, della comunicazione in cui c’è la sopraffazione del prossimo e l’annullamento della diversità. Il volontariato è controcorrente perché abbatte i pregiudizi, le barriere sociali e culturali ed è portatore dell’idea della convivenza e della società nel senso più nobile. Il volontariato, pertanto, stravolge il modello e propone una rivisitazione dei valori da mettere in cima alla scala.
eletti i nuovi membri dell’osservatorio regionale del volontariato e approvato il Documento programmatico 20112015. Unanime il bisogno di stringere nuove e solide alleanze tra tutti i soggetti pubblici e privati che operano per il bene della Puglia
Sono trascorsi cinque anni dall’ultima Assemblea del volontariato in Puglia e da allora lo scenario è cambiato notevolmente. È quanto è emerso dall’Assemblea 2011 che si è svolta sabato 28 maggio a Bari, presso l’Aula Magna “Attilio Alto” del Politecnico. La ricorrenza nell’Anno europeo del Volontariato aggiunge entusiasmo ad un incontro che ha messo a fuoco i notevoli passi avanti compiuti dal volontariato pugliese, così come è scritto nella ricerca “Il volontariato in Puglia”, voluta dalla Regione Puglia in collaborazione con il CsvPuglia.net e presentata dallo stesso presidente, Luigi Russo. Il passaggio dai 60.000 volontari del 2005 ai ben 90.000 del 2009 segna un cambiamento culturale che ha portato la Puglia ad essere la più virtuosa regione del mezzogiorno in tema di volontariato. Altrettanto notevole è il dato economico: ogni volontario, in media, è impegnato 9 ore