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Sanità, istruzione, lavoro: i diritti dei detenuti

I GARANTI: DUE nuove FIGURE in PUGLIA

SANITÀ, ISTRUZIONE, LAVORO: I DIRITTI DEI DETENUTI

“Entrare in relazione con tutti gli enti pubblici e privati per aiutarli a concepire migliori procedure di riflessione e d’intervento ed essere collettore di finanziamenti per sostenere idee progettuali solide”. Gli obiettivi di Pietro Rossi, Garante dei diritti dei detenuti

[Oriana Discornia]

È del 12 luglio 2011 la nomina del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. La Puglia è la terza Regione in Italia ad essersi dotata di questa figura di difesa della libertà e della umanità dei detenuti. Sovraffollamento, assistenza sanitaria insufficiente, segregazione in spazi fisici al di sotto della soglia di vivibilità, negazione del diritto al lavoro, condizioni igieniche non sempre adeguate e assistenza sociale ridotta ai minimi termini. Questi secondo Pietro Rossi i problemi della carcerazione in Italia a cui non si sottrae neanche la Puglia. “Il problema dei problemi è il sovraffollamento che determina dei carichi funzionali spaventosi -dichiara Rossi - per cui viene meno la possibilità di seguire in maniera adeguata i detenuti dal punto di vista dell’impegno sociale, educativo e psicologico. Inoltre, la riduzione del numero degli esperti e dei tempi dedicati, in ragione delle difficoltà economiche contingenti nazionali, non consentono di lavorare con il necessario presidio per contenere certi tipi di problemi e, per quanto possibile, prevenirli”. A settembre erano infatti 4.500 i detenuti nelle carceri pugliesi, quasi il doppio della capienza degli istituti, il che significa che dove devono stare 3 persone ne stanno 12, che ognuno ha a disposizione 1,7 mq calpestabili e quindi che si può stare in piedi uno per volta, che si dorme in letti a castello a 4 livelli con la persona che dorme in cima a soli 15 cm dal soffitto e a ben 3 mt dal pavimento. Il Garante dovrà tutelare i diritti costituzionali delle persone sottoposte alla limitazione della libertà personale - coloro i quali sono sottoposti

a trattamento sanitario obbligatorio, i migranti, i minori, chi ha scelto misure sostitutive della carcerazione e sottoposte ad un trattamento ablativo della libertà, come chi segue un percorso comunitario terapeutico -“Si tratta di un arcipelago di competenze molto complesse e stimolanti che ci mettono nella condizione di guardare a tutto tondo la dimensione della libertà” continua Rossi che si occuperà di recupero e reinserimento sociale, della salvaguardia della salute, dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro dei reclusi. L’obiettivo è anche “di entrare in relazione con l’Amministrazione Penitenziaria, coll’Ufficio Scolastico Provinciale, con gli Uffici di Esecuzione Penitenziaria Esterna, con le Asl, con il privato sociale, con l’associazionismo organizzato, con l’Università per aiutarli a concepire migliori procedure di intervento, di azione e di riflessione e di propormi come collettore di finanziamenti per sostenere idee progettuali solide”. Altro fronte di intervento del Garante sarà la diffusione della cultura dell’accoglienza presso le comunità locali. “Ritengo - afferma Rossi - che sia di estrema importanza attivare la dimensione culturale dell’impegno civile prima ancora che quella sociale e di politica sociale, bisogna far breccia nel cuore delle persone parlando di cultura dell’accoglienza e di diritti. Bisogna moltiplicare le occasioni per parlare di carcere nelle scuole, nelle università, negli ambienti culturali: penso che il teatro, il cinema, la narrativa, la letteratura a tal riguardo siano strumenti di una efficacia straordinaria. Questo percorso, in cui l’associazionismo organizzato sarà una sponda utilissima aiutandomi a penetrare capillarmente il territorio, mi vedrà fortemente impegnato da un lato nella facilitazione delle connessioni inter-istituzionali e dall’altro nell’applicazione di tutti gli strumenti per anticipare la soglia di ingresso, e quindi della socializzazione attraverso il lavoro, sin dall’esperienza intramuraria”.

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