Festa dell’Ascensione Gerusalemme, 13 maggio 2015 “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avete forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Sono le ultime parole, riportate negli Atti degli Apostoli, pronunciate da Gesù prima di essere elevato in alto. Come e fino a che punto gli Apostoli abbiano compreso questo discorso e l’immediata Ascensione del Signore Risorto, non possiamo immaginarlo. Ne abbiamo la certezza e un’infinità di prove documentarie e storiche che perdurano fino ai nostri giorni. Gli Apostoli rimasero a Gerusalemme per accogliere il “Dono” dello Spirito che insegna ogni cosa. Hanno compreso che la missione di Gesù nella carne è conclusa e incomincia la sua vita nello Spirito (cf. 1Pt 3, 18). Forti di questa certezza si dedicano alla missione del suo Corpo, che è la Chiesa. Diventano annunciatori e, soprattutto, testimoni della Buona Novella di salvezza e di vita nuova non solo per i loro contemporanei, ma per ogni uomo fino alla fine dei tempi. Gesù seduto alla destra del Padre non li abbandona mai: “ Il Signore operava insieme a loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano”. Non dall’alto del suo trono, ma con la presenza di Maestro e di guida sicura: “ … quando vi consegneranno non preoccupatevi di come e di cosa direte … non sarete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10, 19-20). Quando Saulo scatena la persecuzione contro i credenti, Gesù che gli appare alle porte di Damasco è lui stesso oggetto di persecuzione: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (At 9, 4). Le difficoltà di spazi, tempi e mezzi, non arresteranno mai l’opera di salvezza voluta dal Padre e operata da Gesù presente tra i suoi. La missione di quelli che crederanno sarà accompagnata da segni prodigiosi: nel Suo nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro alcun danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Cari fratelli, anche noi oggi riuniti su questo Monte degli Ulivi, luogo testimone dell’episodio che festeggiamo, vorremmo comprendere ancora di più il mistero dell’Ascensione, sentire la presenza del Signore che accompagna la nostra vita e la nostra missione e, allo stesso tempo, rafforzare la nostra fede nel fatto che dove è asceso Lui, saremo anche noi. 1
Forse, la tradizionale considerazione con cui il cielo era percepito come spazio misterioso e vuoto che sta sopra la terra e in cui dimora Dio, potrebbe lasciarci impassibili, scoraggiati o addirittura farci sentire non responsabili della missione che ci è stata affidata. Invece lo Spirito di verità che ci è stato donato quando diventammo credenti ci comunica che con Gesù anche tutti noi siamo ascesi con la speranza e la promessa che un giorno saremo con il nostro Signore e Maestro presso Dio. La strada e, allo stesso tempo, la condizione sono una sola: essere discepoli di Gesù come: “Coloro che mettono in pratica la parola che è stata seminata in noi e non soltanto ascoltatori che illudono loro stessi” (cf. Gc 1, 22). Credenti e uniti a Gesù anche noi, giorno dopo giorno, siamo invitati a essere impegnati nella testimonianza. Come allora, anche oggi, il mondo e gli ambienti in cui viviamo hanno bisogno di essere liberati dal demone dell’invidia, della malizia e dell’odio. Forse sarà difficile apprendere diverse lingue per comunicare con molti, ma è semplice parlare una lingua nuova compresa da tutti: la lingua della carità e dell’amore fraterno insegnataci da Gesù stesso. Parlando questa lingua nessun veleno al mondo potrà danneggiare la comunione e la felicità di sentirci “figli nel Figlio”. Di fronte alle mani stese con carità qualsiasi malattia si libera dalla sofferenza di essere abbandonato ed escluso. Scendiamo dunque anche noi, come una volta i discepoli, da questo Monte con rinnovato impegno e con la certezza che nella Casa del Padre ci sono molti posti, Gesù è andato a preparare un posto per ognuno di noi e quando ritornerà, ci porterà con sé perché anche noi siamo dove è Lui. (cf. Gv 14, 2-3). P. Dobromir JASZTAL OFM Vicario Custodiale
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