Festa per l’Esaltazione della Santa Croce
Gerusalemme-Santo Sepolcro, 14 settembre 2014
L’anno scorso, celebrando la stessa liturgia, abbiamo ricordato tra altre cose, che la Chiesa ha scoperto progressivamente il significato del segno della Croce e la grandezza del suo mistero. Infatti, stiamo di fronte a un mistero cosi grande che non finiremo mai, almeno in questa vita, ad approfondirlo in modo esauriente per gustarne profondità e bellezza. Fulget Crucis mysterium, è il versetto-annuncio proprio di questo Luogo. Non perché si canta ogni giorno durante la Processione, non perché anche oggi lo ripeteremo in modo solenne, cantando a più voci, ma perché da questo posto Risplende il Mistero della Croce, dal giorno in cui si è compiuta la salvezza per il mondo e per ogni uomo della storia. “Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Cari fratelli, il mistero della Croce comporta ed esprime il mistero d’amore e salvezza. Due realtà misteriose che colmano e realizzano pienamente l’esistenza umana. Per questo, la Buona Novella annunciata dagli Apostoli attraverso l’opera di evangelizzazione, è la rappresentazione di “Cristo Crocifisso”. “Predico Cristo e Cristo Crocifisso…Di null’altro mi vanto, se non della croce di Cristo”, afferma S. Paolo parlando della sua predicazione. Tutti quelli che hanno accolto la fede cristiana, hanno accolto anche il segno della Croce. E’ difficile trovare un cristiano che non porti su di se il segno della Croce. Non esiste una Chiesa cristiana, anche la più riformata, che non riunisca i suoi fedeli sotto il segno della Croce. E, tutto ciò, perché ognuno di noi è stato segnato con questo segno al momento del battesimo, perché salvati dal Figlio di Dio morto sulla Croce. Praticanti o meno, inchiniamo il capo e pieghiamo le ginocchia davanti alla Croce. La Croce però non salva in modo astratto o magico, non è un talismano. Essa salva veramente, comunicando a tutti la vita nuova, diversa da quella che il mondo ci propone e, spesso, ci impone. Essa è la “Strada”, la “Via” su cui Gesù vuole condurci. È la “Voce” dell’Eterno Padre Creatore e di Suo Figlio Gesù Salvatore, in contraddizione con la mentalità del mondo. Se il Cristianesimo è stato rifiutato lungo i tempi ed è rifiutato e combattuto anche oggi, non è per motivi religiosi. Da sempre ci sono state differenze e ci sono ancora. Una religione in più non ha mai costituito un problema. Il Cristianesimo è rifiutato proprio a causa della Croce. Secondo il mondo la Croce parla di sacrificio, è segno di negazione della vita. Invece noi vogliamo la vita intera senza 1
restrizioni e senza rinunce. Vogliamo vivere tutta la vita e non vogliamo lasciarci limitare da precetti e divieti, vogliamo vivere nella ricchezza e nella pienezza. Com’è simile, questo linguaggio, a quello usato dal serpente: “Non abbiate paura, non morirete! Mangiate pure i frutti di tutti gli alberi del giardino!” (cf. Gn 3, 4). Invece Gesù con la sua morte in Croce ci mostra che è la Croce il vero albero della vita, che non si trova la vita impadronendoci di essa, ma donandola. L’amore è un donare se stessi. Per questo è la Via della vita vera simboleggiata dalla Croce. (Benedetto XVI, 9/4/2006). Essa non limita nessuno, ma a tutti consente di comunicare e donare l’amore ricevuto. Ancora dalla Croce Gesù ci insegna che la vita vera è quella vissuta nella pace e nella libertà. Il mondo non ha ancora compreso questa lezione. “Si vis pacem, para bellum”. Un principio applicato dagli antichi, accolto dalla storia e utilizzato anche ai nostri tempi. Tutto il mondo sembra impegnato a costruire la pace, ammassando le armi e inventandone sempre più sofisticate e letali. “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). È la voce di Gesù che della Croce fa segno di riconciliazione e amore, più forti dell’odio e della morte. Dio non ha creato l’uomo per la guerra, ma per la pace e la fraternità. Dalla Croce impariamo che il male non si vince con il male, la violenza non si placa con altra violenza. Per vivere la pace è necessario sradicare il nostro nemico più intimo, il nostro egoismo, imparando da Gesù a donarsi agli altri. “La pace è il dono messianico per eccellenza che Gesù risorto ha portato ai suoi discepoli; la pace è la salvezza degli uomini e la riconciliazione definitiva con Dio. La pace di Cristo è anche la pace dell'uomo, ricca di valori umani, sociali e politici che trova il suo fondamento nelle condizioni di verità, di giustizia, di amore e di libertà che sono i quattro pilastri su cui si regge la casa della pace” (Giovanni XXIII, Pacem in terris). Oggi sono tanti, noi compresi, che pregano per la pace nel mondo, per la pace tra i popoli e tra le persone. Spesso s’invoca la pace chiedendo il ritiro di uno o il disarmo di un altro. Raramente si pensa ad accogliere la pace di Cristo dentro di noi, viverla veramente con chi ci sta intorno, opponendosi così al maligno. La pace di Cristo non è come quella del mondo. Gesù dalla Croce ci fa gustare la sua pace e ci indica anche tutti i mezzi per viverla. Ogni volta che facciamo il segno della Croce, ricordiamoci che apparteniamo a Cristo, che siamo stati salvati dal Suo amore, che dobbiamo vivere la vita vera nella pace e nella libertà dei figli di Dio. Il legno della Croce non salva senza l’Amore di chi è stato crocifisso e continua a donarsi a tutti coloro che vogliono vivere nell’amore.
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P. Dobromir JASZTAL OFM Vicario Custodiale
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