Dedicazione della Basilica del Santo Sepolcro
Gerusalemme, 15 luglio 2014 Cari Fratelli. Siamo riuniti oggi in questo luogo per celebrare l’anniversario della Dedicazione della gloriosa Basilica del Santo Sepolcro (o della Risurrezione). Sappiamo che la Dedicazione di una chiesa, ossia un luogo santo, è un rito particolare con cui si destina il luogo stesso a un uso esclusivamente sacro, normalmente per bisogni pastorali. Una comunità di credenti ha bisogno di un luogo dove celebrare il culto, dove sentire la presenza del sacro, dell’infinito, dove trovare il modo per attingere alle fonti della salvezza e, forse il motivo più profondo, dove mettersi alla presenza di Dio per interrogarsi sul senso della vita come uomini e come credenti. I dati storici ci ricordano che questo luogo è stato Dedicato più volte, dopo ogni distruzione e ogni devastazione. Sempre sullo stesso luogo, che racchiude lo stesso centro, all’interno degli spazi dove si è consumato il mistero della nostra salvezza: il Calvario e la Tomba vuota. E’ qui che il Servo sofferente ha consumato la sua missione. Colui che a Sara, sterile, ha dato la discendenza innumerevole di figli, ha dato anche al suo Servo la discendenza di moltitudini di credenti. È ancora qui, come ci ricorda il discorso di Paolo, che: “Pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti…”. I testi biblici, raccontando questi episodi, insistono che ci furono testimoni di quanto avvenuto. Prima le donne, Maria Maddalena, Giovanna, Maria di Giacomo; poi, Pietro, Giovanni e forse altri che colpiti dalla loro testimonianza vennero alla Tomba vuota per avere conferma di quanto udito. Ma di quale testimonianza si tratta? Normalmente, il compito, la funzione di un testimone consiste nell’attestare quanto uno ha visto e niente di più. Non hanno valore probante interpretazioni o impressioni personali. Cosa potevano aver visto le donne impaurite e i primi arrivati? Di buon mattino si vede poco, giusto l’essenziale, la pietra ribaltata, l’assenza del cadavere, le bende disordinate… Quanto basta per accrescere l’incertezza e, al massimo, comunicare di un atto vandalico o di una profanazione della tomba. È, dunque, comprensibile che, sia questi primi testimoni, sia chi li ha ascoltati, siano rimasti disorientati, incerti e forse anche delusi. Forse, se ci fosse stato solo questo, tutto sarebbe finito lì, ma le donne sono soccorse da due uomini apparsi vicino. Di fronte 1
alla loro paura e incertezza affermano che colui che cercano è vivo e, senza perdere il tempo per spiegare come e quando, ricordano loro ciò che Gesù diceva quando era ancora in Galilea. La resurrezione s’intende solo tenendo conto della vita di Gesù e di tutto quello che Egli ha detto e compiuto. Tutto ciò che segue la scoperta della Tomba vuota è il contenuto e la verità di quello che era iniziato in Galilea. Per questo i testimoni della Resurrezione non sono semplici testimoni di quanto hanno sperimentato con i loro sensi, ma sono testimoni che hanno ricevuto la missione di trasmettere la testimonianza della loro esperienza dell’incontro con Gesù, di essere stati chiamati e soprattutto inviati ad annunciare la Sua Parola e il Suo Amore per ogni uomo. Anche noi potremmo discutere, più o meno efficacemente, sulla Resurrezione, celebrare solennemente i vari riti qui e in tanti alti posti sacri, ma, in fondo, senza essere sensibili al Mistero della Risurrezione. Potremmo essere capaci di indicare il male che succede intorno a noi, ingiustizia, guerre e tanti altre situazioni o fatti negativi, ma se la nostra testimonianza non è aiutata dall’alto, non è permeata dalla fede viva, da una testimonianza della nostra esperienza diretta con Gesù e dalla sua Parola accolta e vissuta, non saremo mai testimoni credibili della Sua Risurrezione. amo offeso. È liberarsi dall’egoismo e imparare ad amare come ha amato Gesù, morto e risorto, per la nostra salvezza.
P. Dobromir JASZTAL OFM Vicario Custodiale
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